Pluralità - Centro Forestazione Urbana
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Pluralità - Centro Forestazione Urbana
ESTRATTO DA ACER Parchi e gestione © IL VERDE EDITORIALE MILANO economica 26 29 33 Come riescono i giardini storici, i parchi contemporanei e gli orti botanici a sopravvivere? Il confronto tra esempi virtuosi italiani e stranieri evidenzia luci e ombre di questo tema complesso. Sei articoli illustrano le strategie per un ritorno economico, culturale e turistico, nonché il ruolo svolto nella ricerca scientifica, di: Grandi giardini italiani (pag. 26); Parco de la Tête d’or di Lione (pag. 29); parchi londinesi (pag. 33); Orto botanico 39 45 49 di Catania (pag. 39); Giardino Garibaldi a Palermo (pag. 45); giardini di Pantelleria (pag. 49). Esperienze molto distanti tra loro, ma accomunate dalla certezza che i parchi storici e contemporanei rappresentano opportunità concrete di lavoro e reddito. Pluralità Nella gestione dei parchi contemporanei e dei giardini storici, la ricerca di pratiche per reperire i fondi per il loro sostentamento si sposa con la messa a punto di strategie per attrarre i visitatori e rendere tali luoghi fonte d’introito e di servizi. Tra le esperienze significative in questo senso il Fai e il Centro per la forestazione urbana di Milano Testo e foto di Diego Dehò, redazione ACER, Milena Bertacchi e Sergio Pellizzoni, Centro per la forestazione urbana - Italia Nostra. ACER 1/2010 • 20 ESTRATTO DA ACER PARLIAMO DI... © IL VERDE EDITORIALE MILANO Archivio Grandi giardini italiani Il Giardino Reinhardt a Tuoro sul Trasimeno (PG) fa parte del circuito Grandi giardini italiani. di approcci L 21 • ACER 1/2010 vo sociale, ambientale, didattico e ricreativo nel mondo odierno? L’analisi comincia dall’incontro con Judith Wade, fondatrice e presidente dei Grandi giardini italiani. Questo circuito, finalizzato alla messa in rete e alla valorizzazione di alcuni dei più bei giardini storici e parchi contemporanei del Paese, rappresenta un punto di incontro e sintesi di esperienze gestionali che trovano ispirazione in un approccio di tipo manageriale, che punta sul marketing e sulla comunicazione per accrescere il flusso turistico e la raccolta di fondi. Uno sguardo oltralpe ci porta al Parco de la Tête d’or di Lione, che si contraddistingue per un approccio rispettoso dell’ambiente (il Settore degli spazi verdi della città francese ha ottenuto la Certificazione ISO 14001) e improntato all’ottimiz- ▼ a congiuntura economica non favorevole riporta alla ribalta la grande attualità del tema della gestione economica del verde. I fondi scarseggiano, il reperimento di sponsorizzazioni si fa più complicato. Quali pratiche adottano i giardini storici, i parchi contemporanei e gli orti botanici per mantenersi, autofinanziarsi e continuare a svolgere un ruolo di rilie- ESTRATTO DA ACER PARLIAMO DI... © IL VERDE EDITORIALE MILANO Il Cfu e Boscoincittà In questo contesto, Boscoincittà è stato realizzato grazie a un contratto di concessione delle aree del parco, strumento attuativo di un’innovativa, ma consolidata, forma di collaborazione tra il Comune di Milano e l’associazione Italia Nostra, che ha costituito un’unità operativa ad hoc: il Centro per la forestazione urbana (Cfu). L’iniziativa si è sviluppata dal ’74 quando il Comune ha affidato a Italia Nostra 30 ettari intorno alla cascina San Roma- Il Castello di Masino a Carovino, teatro della “Tre giorni per il giardino”. Archivio Fai ▼ zazione dei costi, coperti quasi totalmente dalle tasse ma dovuti in parte anche ad attività commerciali al suo interno. Anche nel circuito londinese dei Royal Parks, l’analisi qualitativa connessa alla Certificazione ISO 14001 rende l’organizzazione di eventi (fonte rilevante di raccolta fondi e aspetto fondamentale di tali realtà assieme al massiccio ricorso al volontariato e al coinvolgimento di aziende esterne) compatibile con la gestione del verde, valutandone l’impatto e stimando i valori necessari alla compensazione. Il viaggio nella City continua a Kew Gardens, orto botanico di livello mondiale che investe sul marketing per tenere alto l’interesse dei visitatori (ogni anno sono quasi due milioni i paganti). Nel panorama italiano si pone l’attenzione su un progetto di ricerca dell’Università di Palermo, finalizzato a cogliere e attualizzare la “lezione” dei giardini panteschi: il microclima interno rende tali strutture, dall’elevato valore paesaggistico, autosufficienti dal punto di vista idrico in un’area caratterizzata dalla scarsità delle precipitazioni. L’Orto botanico di Catania conserva intatto il suo valore storico, unendo la finalità di esposizione al pubblico con la conservazione della biodiversità locale. Il Giardino Garibaldi a Palermo costituisce un eccellente esempio di verde pubblico storico da far rivivere in chiave contemporanea. Tra i parchi contemporanei è emblematica l’esperienza di Boscoincittà, un polmone verde di 120 ettari situato nell’area Ovest di Milano, zona caratterizzata da un’ampia dotazione di verde pubblico estesa su 1000 ettari tra parchi, attrezzature sportive e aree agricole, che va a costituire la Cintura verde Ovest Milano. Il parco come opera d’arte Il Fai si affida a sponsorizzazioni tecniche e a collaborazioni con aziende e punta su personale interno. Paola Candiani è la responsabile della gestione dei Beni, all’interno dei quali il patrimonio verde viene curato con la medesima attenzione e scrupolosità di quello storico-artistico al 1975, il Fondo ambiente italiano (Fai) gestisce, recupera e mantiene un vasto patrimonio architettonico, storico e naturalistico, che comprende castelli e complessi monasteriali, ville e case d’arte, giardini e luoghi di natura. Tutti i Beni del Fai sono, sebbene in misura diversa, legati al verde: per esempio il Castello di Masino a Caravino (TO) è immerso in un parco di 40 ettari circa. Abbiamo intervistato Paola Candiani, responsabile della gestione dei Beni del Fai. Qual è la strategia di gestione del patrimonio verde del Fai? La nostra scelta è di affidarci a personale interno, motivandolo e trasmettendogli il senso di appartenenza al Fai. Il sentimento di partecipare alla stessa causa genera una passione che non crediamo di ottenere affidando i lavori ad aziende esterne: il risultato sono maggiori risparmi e riduzione degli sprechi. Investiamo risorse per formare i nostri giardinieri, sia relativamente alla sicurezza e all’utilizzo dei macchinari sia con corsi di aggiornamento e perfezionamento: l’anno passato abbiamo partecipato a corsi di tree climbing e di stabilità degli alberi. Facciamo in modo che il personale “faccia squadra”, inviando i giardinieri operativi all’intero di Beni della stessa regione a collaborare sul campo e supportarsi a vicenda. Solo in casi estremi, per questioni di sicurezza, affidiamo in outsourcing alcuni lavori, come potature molto difficili o manutenzioni che richiedono mezzi non a disposizione nel Bene. D “Il sentimento di partecipare alla stessa causa genera una passione che non crediamo di ottenere affidando le cose in esterno” Dove reperite le risorse economiche necessarie per la gestione dei Beni? I Beni, sia il parco che gli immobili storici, vengono mantenuti al 70% con le entrate che ne derivano: biglietti d’ingresso, affitti, utilizzo come location per set cinematografici, sponsorizzazioni di aziende, enti pubblici o fondazioni bancarie. Molto interessante per noi è stata nel 2009 la sponsorizzazione tecnica della Stihl, che si è legata al Fai attraverso varie attività: venendo a svolgere corsi per i nostri giardinieri, campagne di comunicazione presso i Beni e accordandoci la fornitura gratuita di macchinari e materiali. Questo è il tipo di collaborazione ideale per noi, perché si crea una sinergia in cui gli interessi dell’azienda coincidono con quelli del Fai. Le sponsorizzazioni attraverso i ACER 1/2010 • 22 ESTRATTO DA ACER PARLIAMO DI... © IL VERDE EDITORIALE MILANO 23 • ACER 1/2010 Archivio Cfu-Italia Nostra Giardini storici in rete Il laghetto del Boscoincittà, a Milano. no, nel tempo ampliati e trasformati in verde pubblico: Boscoincittà. Da subito l’Associazione ha assunto alcuni criteri di riferimento che hanno animato e animano ancora l’azione del Centro, anche in altre realizzazioni, quali il Parco delle Cave (Milano, 1997-2009). In breve: • l’approccio globale tra progettazione, realizzazione, cura del parco e sensibilizzazione dei fruitori; • la riflessione relativa alla sostenibilità economica che si è tradotta nell’idea generale della tipologia di parco e nelle concretizzazioni di progetto; • l’essere assieme un parco naturale e uno spazio per l’uso quotidiano: un luogo caratterizzato da naturalità diffusa (boschi, zone umide) ma anche, nelle zone più prossime all’abitato, da servizi puntuali (orti, giardini, aree per cani, sport o feste). Anche la partecipazione dei cittadini è un elemento centrale. In oltre 30 anni sono state sperimentate e consolidate innumerevoli modalità come le attività con le scuole e i campi estivi, il lavoro volontario dei cittadini, che hanno piantato buona parte dei boschi, e degli obiettori, che hanno svolto nel parco il servizio civile, e ancora tirocini, tesi di laurea, gruppi di volontari che seguono operazioni mirate. La condivisione e la conoscenza del processo che regola la produzione del parco si realizza anche tramite l’organizzazione di viaggi studio (vedi articolo sui parchi di Londra, pag. 33) e visite guidate, la restituzione in termini divulgativi di studi e ricerche, un sito internet, un notiziario, una mailing list e la produzione di cartellonistica mirata in occasione di cantieri specifici. Le risorse finanziarie per lo sviluppo e la gestione dell’iniziati- ▼ privati vivono di iniziative sempre di grosso successo come “adotta una pianta” o “mantieni un’aiuola”: piacciono al pubblico e necessitano di piccole cifre. Quali le principali problematiche a livello gestionale? Cercare di mantenere un’alta qualità degli interventi. All’interno del Bene, il parco ha il medesimo valore dell’immobile. Di conseguenza, il livello di eccellenza che crediamo di avere sull’immobile cerchiamo di replicarlo nella cura del verde, che ha però una tempistica gestionale più complicata. Mentre le manutenzioni sulle ville possono essere eseguite in momenti diversi, la primavera arriva insieme in tutti i parchi, richiedendo l’impiego in contemporanea di tutte le risorse a disposizione. Altra difficoltà, a livello di programmazione, è prevedere il budget da destinare alla gestione di emergenze che ormai ogni anno danneggiano il patrimonio verde: lo straripamento, l’alluvione, il temporale o la nevicata eccezionale. Un esempio del ruolo primario svolto dal verde nei Beni del Fai? Una delle nostre manifestazioni più importanti è proprio sul verde. La “Tre giorni per il giardino” si tiene due volte all’anno nel parco del Castello di Masino, ormai da una ventina di anni, richiamando circa 35mila visitatori. I 150 espositori sono selezionati dall’Accademia piemontese del giardino, con un’offerta qualitativa d’eccellenza. Ci sono tante altre manifestazioni legate al verde, per esempio “Le giornate delle rose, ortensie e fucsie” e “Le giornate delle camelie invernali e delle bacche” a Villa Della Porta Bozzolo, e altre legate a frutta e verdura. Inoltre, una delle più recenti acquisizioni è il Bosco di San Francesco ad Assisi, attualmente in fase di recupero. Rappresenta un patrimonio storico, ambientale e culturale di grande fascino e immenso valore. In particolare ci occuperemo di fare il censimento del bosco per poi riqualificarlo e di restaurare gli edifici presenti. L’obiettivo è creare un luogo di ritrovo spirituale e un punto ristoro, per dare un servizio a tutte le persone “in cammino”. Speriamo così di veicolare un messaggio legato all’ambiente e fare da cassa di risonanza a un discorso sul rispetto del paesaggio. D.D. D alla sottoscrizione nel dicembre 2008, la Soprintendenza dei Beni architettonici e paesaggistici, gli enti, le università e gli istituti tecnico-scientifici aderenti hanno partecipato e partecipano con entusiasmo alle attività della ReGiS, Rete dei Giardini Storici, con forte interesse e vivacità anche da parte di cittadini riuniti in associazioni. L’idea di strutturare la ReGiS nasce dalla consapevolezza, maturata in questi anni, di potenziare l’identità culturale dei luoghi, dalla necessità di valorizzare la monumentalità storica di tali beni, senza tralasciare l’esigenza di trovare soluzioni di gestione e governo degli stessi. A fronte di carenze anche finanziarie, stante la situazione congiunturale economica, la Rete per ora si autosostiene mediante l’“autotassazione” di ciascun ente aderente, escluse le università, le scuole e le associazioni di cittadini. Progetti di strategia promozionale per ottenere finanziamenti di sostegno sono in corso verso Regione, istituti e soggetti privati, sulla base di un elenco di attività finalizzate al supporto finanziario dei comuni proprietari dei giardini, e alla realizzazione di un programma di diffusione culturale mirato ad aumentare la sensibilità educativa verso questi parchi e giardini storici. Una mostra itinerante sui giardini storici francesi, “I Giardini del Re Sole”, iniziata lo scorso autunno e già ospitata a Villa Ghirlanda di Cinisello Balsamo, Villa Tittoni Traversi di Desio e Villa Visconti Borromeo di Lainate, proseguirà presso tutti gli enti aderenti alla Rete. Sono inoltre in programma corsi di informazione e formazione, rivolti a studenti, appassionati e volontari curiosi di apprendere la cultura e la tecnica del giardino storico, ma che dovranno essere utili in primo luogo ai comuni stessi per governare con maggiore attenzione e cautela un patrimonio storico culturale che altrimenti andrebbe perso. Rossana Ghiringhelli direttore in staff Pianificazione territoriale, Provincia di Milano ■ www.retegiardinistorici.com ESTRATTO DA ACER PARLIAMO DI... © IL VERDE EDITORIALE MILANO La missione di far conoscere Arianna Ravagli Stefano Baia Curioni è il direttore del corso di laurea specialistica in “Economics and management in Arts culture media and entertainment” (Acme) all’Università Bocconi di Milano, con un laboratorio sul patrimonio culturale e la valorizzazione delle componenti ambientale e paesistica Il giardino di Villa Pisani Bolognesi Scalabrin a Vescovana (PD). ▼ va provengono principalmente, ma non esclusivamente, da un contributo ordinario del Comune di Milano (570mila Euro annui, corrispondenti a circa il 70% del bilancio). Negli anni il Cfu ha sviluppato la capacità di produrre risorse internamente al parco (servizi, attività, orti urbani) e ricercare finanziamenti esterni (contributi Provincia di Milano per la forestazione urbana, Parco Agricolo Sud per iniziative specifiche, bandi Fondazione Cariplo). È stata così attuata una politica di addizionalità delle risorse da parte di una pluralità di soggetti, che si integra con donazioni dirette di materiali, macchine o attrezzature. Importante valore aggiunto è l’apporto del volontariato, anche se non economicamente quantificato. Il personale e i collaboratori esterni impegnano circa il 50% del bilancio, perché il Cfu realizza direttamente i lavori per la cura del parco. La restante quota viene utilizzata per altre spese e opere direttamente connesse alla cura e alla manutenzione delle aree, e per lo sviluppo di attività e iniziative. Abstract Multiple approaches The economic management of historical gardens and contemporary parks is characterised by different approaches: Milan Cfu combines the ability of generating resources within the park with the search for external funds, Fai makes use of technical sponsorships and collaborations with companies and utilizes in-house staff to achieve savings on resources and reduce waste, while ReGis is based on regular contributions from member institutions. ome è variata in questi anni la fruizione dei parchi contemporanei e dei giardini storici? L’aumento della mobilità e della propensione al consumo culturale registratosi su scala globale negli ultimi 1015 anni ha influenzato anche la possibilità di fruire dei parchi, storici e non, sebbene con dinamiche meno pronunciate rispetto al patrimonio monumentale e pittorico. Nella misura in cui questo si è tradotto in eventi di grande rilievo, culturale ed emotivo, e di notevole afflusso di pubblico, i parchi ne hanno sortito effetti meno importanti, perché sono “beni” meno organizzati, fissi e C perciò meno organizzabili: un quadro si può spostare, un parco no. Quali sono le strategie per “far vivere” il parco, mantenendolo e valorizzandolo dal punto di vista territoriale, culturale ed economico? L’efficacia delle pratiche dipende dalle caratteristiche specifiche di ogni singolo parco, dal tipo di impegno e di sostenibilità che richiede. Un giardino “verticale” sul Lago di Como necessita di uno sforzo manutentivo molto intenso per esempio rispetto alla baia di Ieranto, la cui forte componente naturalistica implica costi di gestione e mantenimento non rilevanti. In un caso tipo Villa Carlotta, L’approfondimento Norme e indirizzi per la gestione dei parchi e dei giardini storici L a tematica della tutela e conservazione dei parchi e dei giardini storici si è assai sviluppata negli ultimi anni, coinvolgendo amministrazioni pubbliche e ampi strati della cittadinanza. Tanti importanti parchi e giardini di interesse storico sono stati oggetto di interventi di valorizzazione e restauro, tante sono le pubblicazioni specificatamente sul tema e ancor più numerosi i corsi, i convegni e le conferenze sulla storia e sul restauro dei giardini. A oggi, sono stati effettuati studi specifici, piani e progetti sui siti più importanti, mentre rimane ancora molto da fare per il governo dei tantissimi siti minori diffusi sul territorio, di proprietà privata o pubblica, spesso gestiti in modo non opportuno. Sottovalutati nella loro importanza architettonica e paesaggistica, sono in molti casi sottoposti a pressioni d’uso o progetti di trasformazione non sempre congruenti alle necessità di tutela e conservazione che presentano e anzi, talvolta, in grave contraddizione con essi. Risulta perciò importante definire criteri d’intervento per la tutela, conservazione e gestione dei parchi, dei giardini storici e anche di quegli impianti vegetali “minori” in cui la materia vegetale è componente fondamentale di un impianto architettonico progettato, quali viali, filari, piazze alberate, aree cimiteriali, passeggi pubblici, lungolaghi, lungofiumi ecc. Anche chi si occupa della loro salvaguardia spesso tende a confondere questioni sociali (il verde come area ricreativa), ambientali (come risorsa naturale) e culturali (come risultato di un progetto paesaggistico), accontentandosi di tutelare la presenza di elementi di naturalità (la vegetazione) indipendentemente da valutazioni relative alla conservazione dei caratteri compositivi, architettonici e percettivi, spesso assai delicati, dei vari siti. Un giardino è un’opera di architettura realizzata prevalentemente (anche se non esclusivamente) mediante l’impiego di materia vegetale, allo scopo di soddisfare una serie di funzioni: estetiche, ricreative, decorative, di rappresentatività sociale, ma anche produttive (di frutti, ACER 1/2010 • 24 ESTRATTO DA PARLIAMO DI... ACER © IL VERDE EDITORIALE MILANO “Parchi e giardini trovano il punto fondamentale nel farsi veicolo di conoscenza, devono far percepire il proprio genius loci” invece, bisogna far vivere il parco in modo più intenso perché più intensa è la dinamica economica che lo sottende. Oltre alle strategie che coinvolgono in maniera differente i singoli siti, ne esistono altre di rete, che andrebbero implementate in direzione del marketing. C’è innanzitutto il tentativo di creare delle fiori, legname e altri beni di consumo). Si tratta quindi di un’opera polifunzionale oltre che polimaterica, che acquista nel tempo una ricchezza di significati che via via si stratificano in essa: botanici, agronomici, politici, estetici, storici, tecnologici, ecologici ecc. La conservazione di tali significati è assai delicata, sia per la loro complessità sia per la precarietà dei materiali che costituiscono il giardino: materia vivente, in perenne evoluzione, sottoposta a malattie e intemperie, fortemente dipendente dai criteri di manutenzione e uso che via via si sono adottati nel corso del tempo. Gestire oggi un giardino storico comporta quindi l’affrontare varie problematiche per poter definire criteri di intervento finalizzati alla conservazione e valorizzazione del sito, prevedendo continue opere di manutenzione, per le quali è necessario predisporre uno specifico progetto e, soprattutto, un budget ad hoc. Il Codice per i beni culturali e il paesaggio Gli strumenti di cui si dispone in Italia per la tutela del patrimonio storico architettonico e paesaggistico, nel quale sono compresi i giardini storici, sono due leggi storiche del 1939 (L.1089/1939 e L. 1497/1939), poi unificate nel Testo unico 25 • ACER 1/2010 reti, penso ai Grandi giardini italiani e al Fai, che consentono un’attività manutentiva e di conservazione più rilevante. La seconda strada è rappresentata da un nuovo modello di sviluppo, che consiste nell’impostare politiche urbanistiche e di pianificazione territoriale in grado di valorizzare il territorio e il patrimonio paesaggistico culturale. Faccio riferimento a tutte le strategie di creazione dei distretti culturali, che hanno nell’impianto paesistico un asset cruciale. Quali sono le strade da percorrere per garantire a questi patrimoni verdi una resa di tipo economico? La prima strada è legata al radicamento con università e istituti di ricerca, per rendere il parco, o il giardino storico, il sostegno di un’attività con un valore istituzionale che non è la banalizzazione commerciale del patrimonio verde. La seconda possibilità è creare o inserirsi in sistemi di produzione di eventi, dinamica sicuramente più “rischiosa” considerando anche che siamo in una delle fasi più basse come possibilità d’interlocuzione con il pubblico. Non bisogna però dimenticare che il parco e il giardino trovano il loro punto fondamentale nel farsi veicoli di conoscenza, devono far percepire il proprio genius loci. In questo senso, il movimento dei parchi letterari è sicuramente interessante dal punto di vista culturale. Questo implica che chi gestisce un parco non ricopre solo una posizione da naturalista o cultore di una determinata disciplina ma sia anche un pedagogo, abbia una missione educativa. La relazione con la natura e con i modi di plasmarla va coltivata e questo, purtroppo, non ha una resa economica. Data tale difficilissima sostenibilità, la sopravvivenza è legata alla possibilità di integrarsi ad assi che veicolano risorse per motivi non direttamente legati all’attività educativa, ma a una scelta territoriale di plasmare un modello di sviluppo attorno ad asset culturali. D.D. n. 490/99 e oggi comprese e aggiornate nella vigente legge, il Codice per i beni culturali e il paesaggio, D.L. 42/2004 e ss.mm. Le leggi di tutela in Italia sono di carattere vincolistico, ossia nel riconoscere l’importanza di un bene impongono che ogni successiva trasformazione sia preventivamente autorizzata dalla competente Soprintendenza, mentre non forniscono criteri di intervento e indicazioni circa le modalità di conservazione, gestione e manutenzione. I vincoli peraltro non garantiscono la conservazione del bene, soprattutto per gli impianti vegetali per i quali è sufficiente un rallentamento o un abbandono della manutenzione per ridurre un sito a rudere o boscaglia inestricabile. Alle leggi nazionali si affiancano gli strumenti di piano che le varie normative nazionali e regionali consentono di mettere in atto. Le norme di piano hanno però raramente tutelato in modo specifico e completo i giardini storici, fornendo indicazioni propositive di intervento. Anche le Carte del restauro, specificatamente dedicate ai giardini storici degli inizi degli anni Ottanta, riportavano consigli sull’approccio teorico e metodologico del restauro dei giardini, più che al successivo programma di gestione. In proposito è invece opportuno ricor- dare che la Regione Lombardia nel 1994 ha predisposto un documento di indirizzo per salvaguardare e governare i giardini storici, la Circolare dal titolo Indirizzi per la tutela, conservazione e gestione di parchi, giardini e altre architetture vegetali storiche, pubblicata nel Burl (Bollettino ufficiale della Regione Lombardia), 3° Supplemento straordinario al n. 30 del 29 luglio 1994. È un importante strumento didattico-informativo (purtroppo poco divulgato e quindi poco conosciuto e applicato) per amministratori ed enti locali, proprietari privati, operatori e tecnici del settore. Pur non avendo forza di legge o norma, costituisce un punto di riferimento per gli operatori nel processo di conoscenza e governo di tale patrimonio. La Circolare è divisa in capitoli: dalla definizione di parchi, giardini e altre architetture vegetali storiche, all’analisi dei problemi di tutela, manutenzione e gestione, all’individuazione degli errori che più comunemente si verificano nella manutenzione e nel riuso dei siti, all’offerta di suggerimenti per il buon governo dei giardini e infine alla presentazione di alcuni indirizzi programmatici per la progettazione e gestione del verde storico. Alberta Cazzani architetto, Politecnico di Milano