Non voglio ammettere che ti amo
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Non voglio ammettere che ti amo
Barbara Perucca NON VOGLIO AMMETTERE CHE TI AMO Edizioni Helicon NON VOGLIO AMMETTERE CHE TI AMO Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale © Copyright Stampato in Italia / Printed in Italy Tutti i diritti riservati Edizioni Helicon s.a.s. Sede legale: Via Madonna del Prato, 119 - 52100 Arezzo Sede operativa: Via Roma, 172 - 52014 Poppi (Ar) Tel. / Fax 0575 520496 www.edizionihelicon.it [email protected] Il Sole declinava lentamente all’orizzonte: era già sera. Con la macchina gli ultimi metri: ecco il cancello ... posteggiato! “Finalmente la nuova casa! E l’inizio di una nuova vita ...” così pensava Elena, con un sospiro di sollievo, dopo aver tirato il freno a mano. Iniziava già a respirare un’aria diversa, lontano dallo smog della città e dallo stress della sua vita passata, la sua storia con Giuseppe, ormai un capitolo chiuso definitivamente: la fine di una convivenza di quasi due anni, per poi capire che non era lui la persona che avrebbe voluto accanto tutta la vita. Ma quanto c’era voluto per capirlo? E meno male che ancora non si erano sposati! E lei sempre a pensare che forse era solo stress, e che quello che non sopportava di lui ... insomma col tempo ci sarebbe passata sopra ... E invece finalmente la rivelazione! E come aveva potuto poi lui tradirla così con una sua collega d’ufficio ... Quante volte era stata presa in giro dagli uomini! Era stanca, stanca di lottare per qualcuno per poi vederlo andarsene così ... E lei che lo amava ancora? Ma forse no, forse era stato meglio così, lei non lo amava, gli voleva un bene infinito -5- Barbara Perucca NON VOGLIO AMMETTERE CHE TI AMO e aveva confuso quel grande sentimento di stima e amicizia per amore, ma quello no, non lo era ... e dopo due anni non avevano già più niente da dirsi, finita la voglia l’uno dell’altro, quella complicità nel cercarsi sempre, i giochi dell’intimità di coppia ... Eppure non si era accorta di niente: lui lentamente era cambiato, era tornato ad uscire di più la sera, partite a calcio con gli amici, cene ... Per Elena che usciva quasi tutte le sere era normale, ma per lui che era un vero pantofolaio ... ma lei lo aveva interpretato come un segno positivo perché lo vedeva più socievole, più sorridente ... Tutto sommato faceva bene a non restare sempre rinchiuso in casa, e spesso da solo quando non uscivano insieme ... Mai avrebbe potuto sospettare che quelle sue uscite così frequenti in realtà portassero un nome di donna: Stefania, una ragazza acqua e sapone che lavorava nel suo studio, ma che era da poco inserita nel giro dell’azienda ... “Perché? Cosa ha lei che io non ho? Perché non gli bastavo più? Quante donne si faranno queste domande.” pensava Elena. “Pazienza ... la vita continua ...” E certo a lei non mancava la grinta e la forza di ricominciare tutto da capo. Si era trovata una casettina appena fuori città, un vicinato tranquillo e poco rumoroso, tanto con la macchina anche d’inverno ci avrebbe messo poco ad arrivare al lavoro ... Poi lì finalmente aveva un orticello tutto suo e poteva anche permettersi di tenere un cane! Sì, il migliore amico dell’uomo, che almeno lui, speri non ti tradisca ... Il problema di Elena era che di persone serie ne aveva co- nosciute tante nel corso della sua vita movimentata, ma era sempre andata dietro alle persone sbagliate, sempre cercando chi non la meritava ... perché? Lei che era sempre leale e fedele e per gli altri dava l’anima ... Le rose ai porci, a volte si diceva, quando realizzava che quello che aveva fatto era buttato al vento. Eppure la vita è fatta così: non sempre si può vincere, spesso si cade ... L’importante non è non cadere, ma rialzarsi sempre: perché se non ti rialzi più è finita, getti la spugna e smetti di lottare ... La vita è unica, una sola carta che va giocata bene fino alla fine ... Elena lo sapeva, e anche se non voleva confessare a se stessa quanto stesse soffrendo, però voleva andare avanti e superare quel momento di panico e di vuoto che l’aveva sorpresa così, togliendole il respiro, quella mattina che era rientrata dal lavoro prima di pranzo, e che non aveva avvisato lui che sarebbe ripassata da casa prima di andare a sbrigare altre commissioni in città ... Che errore fatale, ma quale salvezza!!! Aprendo la porta di casa, subito si era accorta che c’era qualcosa che non quadrava, e l’odore di un’estranea era stato un istinto primitivo fortissimo, l’aveva percepito subito ... e non c’era stato niente da fare, no, non poteva proprio calmarsi: tutti e due fuori di casa così come erano ... e poi lui era rientrato poco dopo, ma solo per dirle addio, perché lei non voleva sentire ragioni, si sentiva tradita ed oltraggiata nel più profondo dell’animo, dall’unico uomo al mondo ormai che le doveva essere fedele, doveva essere il suo riferimento, la sua sicurezza mentre si muoveva a testa alta nel mondo, dentro di sé lei sapeva di non essere sola ... adesso no, non più. Adesso doveva di nuovo fare i conti con quella parola, solitudine, che affascina con la sua libertà sconfinata, ma spaventa e paralizza -6- -7- Barbara Perucca NON VOGLIO AMMETTERE CHE TI AMO regalandoti un’impotenza senza fiato e senza forze di azione. Il mondo ancora non l’aveva vista, e tutta la rabbia che aveva avrebbe dovuto sprigionare una quantità di energia tale da smuovere tutto ciò che la circondava ... Lei era forte, e lo sapeva. Doveva solo volere un po’ più di bene a se stessa, quello sì, perché alla fine lasciarsi è sempre un fallimento ... Perché finisce un amore? Lei pensava sempre fosse colpa sua, il suo carattere intrattabile, con le sue uscite irritanti che avrebbero fatto perdere la pazienza pure ad un santo! Ed ecco che la prima cosa che fece, quando arrivò agli sportelli della cucina, fu vedere se c’era un pacco di biscotti su cui potersi buttare ... Niente ... del resto la casa era nuovissima! Lei prima inquilina! Che sciocca: come poteva esserci roba in dispensa? Meglio così, almeno la tentazione passava ... sì perché il suo sfogo spesso era quello ... si puniva così, con il cibo che un po’ si forzava ad ingurgitare ... poteva essere un pacco di biscotti o una scatoletta di tonno: non faceva differenza ... Com’era buono quell’odore di nuovo ... lì tra quelle pareti appena imbiancate, in quelle stanze vuote e luminose ... Chissà cosa stava facendo Giuseppe in quel momento ... magari era con lei, e di nascosto si scambiavano complici sguardi di intesa tra i banchi dell’ufficio ... “È andata così ...” e un sospiro le uscì sonoro dai polmoni, dal profondo del cuore ... Il principe azzurro? Elena ci credeva come si crede alla favola di Babbo Natale ... “Ma no, ma forse sì, esiste davvero, ma non il mio, non per ora ... adesso no ... ancora è lontano ... ma non è che ha smarrito il mio indirizzo? Ma guarda che ho cambiato casa ... sono qui! Chissà se lo sa che mi sono lasciata con Giuseppe ... Lo aspetterò, e so che non tarderà a venire perché la vita ti offre sempre una via di riscatto, e si può sempre risalire ...” Lei aveva ben toccato il fondo ... Ora era lì ... Si lasciò cadere pesantemente sul divano, ancora con indosso il cappotto di velluto ... -8- -9- Neanche il tempo di sedersi, e squillò il telefono ... “Pronto?” “Buongiorno, la chiamo ... dalla porta accanto! Sono il suo miglior vicino di casa!” “Buongiorno ... ma scusi, perché migliore?” “Perché sono l’unico ... Gli altri inquilini hanno affittato l’alloggio, ma attualmente è disabitato, per il momento non c’è nessuno, a me hanno lasciato solo le chiavi, nel caso ci fosse urgente bisogno di qualcosa, sa un’emergenza qualunque, non si sa mai...” “Di solito le presentazioni non si facevano faccia a faccia? È assurdo che continuiamo a parlare e a spendere di bolletta se davvero basta trovarsi in cortile ...” “No ... è che ... non volevo disturbarla ...” Dopo neanche cinque minuti, erano già di sotto che chiacchieravano vivacemente ... Lui si chiamava Niccolò, era in quell’appartamento da ormai cinque anni da quando si era separato dalla moglie. Da allora aveva cambiato molto le sue abitudini: era diventato decisamente espansivo e socievole, e non si faceva più tanti problemi nemmeno per rivolgere parola agli estranei ... Lei d’altra parte era al limite del logorroico ... Due secondi in casa da sola ... veramente troppo ... troppo silenzio ... do- Barbara Perucca NON VOGLIO AMMETTERE CHE TI AMO veva rimediare subito! “Sa che è davvero simpatico? Parto bene ... intanto un vicino carino! Se mi si rompe qualcosa almeno so a chi rivolgermi per il primo soccorso ... Ma davvero lei si occupa di riparazioni? Ripara davvero tutto?” “Diciamo che ho inventato io il mio mestiere: in pratica prendo quello che la gente butterebbe via e vedo se gli si può far qualcosa ... ma questo per hobby ... ma mi dia pure del tu ... mi sento a disagio quando mi danno del lei ...” “Ok, allora la stessa cosa per te: dammi del tu!” “Ti dicevo ... quello è un hobby, seriamente faccio il gigolò ...” “Ma ... come ...” “Sì, l’appartamento vuoto in realtà è mio, ci organizzo i miei incontri “ricreativi”, così mi piace chiamarli ...” “Sì, c’è molto da “ricreare”... Immagino le donne che verranno da lei ...” “In che senso?” “Suvvia ... mi ha capito ...” “Intanto, se smette di darmi del lei ...” “Allora anche tu, va bene così? Dicevi? Non che giudichi male chi fa quello che fai tu, ma il mio giudizio va su chi si rivolge a te ...” “In realtà la mia è una clientela molto selezionata, si tratta sempre più o meno delle stesse persone, e quando ho qualche nuova entrata, prima organizzo delle cene per approfondire la conoscenza.” “Ma perché? Che bisogno hai di conoscere le persone con cui ...” “Puoi dirlo, non mi offendo ... vado a letto? In realtà vedi ...” E qui Elena storceva sempre di più il naso e pensava: “Ma cosa **** sta dicendo?” “Devi capire il motivo per cui queste donne, anzi queste signore, si rivolgono a me ... Sono persone frustrate che non hanno nessuno, o che non vengono comprese da chi hanno accanto, donne magari in carriera, ma con una famiglia da portare avanti e magari un marito vecchio stampo che piuttosto che stirarsi una camicia, la porta a lavare in tintoria ...” “Il mio fid ... ex fidanzato, lui si lavava e si stirava la roba da solo, non c’è mica bisogno di una laurea per farlo ... vabbè che aveva anche quella ...” “Sì ma torniamo al nostro discorso, mi fa piacere del tuo ex, nel senso per lui che è di aperte vedute, ma ti volevo finire di spiegare, anche perché sennò alla fine ... non vorrei tu avessi un’idea sbagliata di me ... Te la sei già fatta vero? Normale ... Pensa, pensa come se io fossi uno psicologo ... Il problema di queste donne è che hanno perso non solo il dialogo vero con la loro dolce metà, ma anche il dialogo fisico, del corpo, che ne è una diretta conseguenza ... quello che fanno con me è solo riscoprire che a toccare il loro corpo, in fondo, loro desiderano solo loro marito ... Sono come dei corsi, dove innanzi tutto imparano a riscoprire la sensazione di essere desiderate ... Se ti senti apprezzato già parti da tre gradini più in alto, poi passo per passo riscoprono il proprio corpo, e con una persona che non conosce le linee delle loro curve, capiscono meglio cosa desiderano, non si sentono condizionate perché io non sono qui per criticarle o giudicarle, ma solo per dir loro di non punirsi e non punire i loro mariti né a parole né a gesti. Devono capire che fare l’amore dovrebbe essere un gesto d’amore e non un esame, o un obbligo matrimoniale ormai di - 10 - - 11 - Barbara Perucca NON VOGLIO AMMETTERE CHE TI AMO routine come lavarsi i denti.” “Ma se loro alla fine capiscono che in realtà non vogliono il loro marito? È mai successo per esempio che qualcuna si innamorasse di te?” “No ... anche perché poi devi sapere ... insomma i loro mariti spesso lo sanno che vengono da me ...” “Come lo sanno?!?!” “Sì, ne sono al corrente, ma fa parte del gioco, serve per riaccendere in loro quel pizzico di gelosia che si perde, e per capire che chi hanno accanto è lì oggi, ma domani potrebbe anche non esserci ...” Come era vera quella frase ... lei che si vedeva ormai sposata ... tradita così ... ma forse un po’, ora che ci pensava, era anche colpa sua ... col tempo i loro momenti di intimità erano diventati sempre meno, d’altra parte lei aveva anche una vita impossibile ... poi in effetti ... sempre lo stesso cliché che si ripeteva ogni volta ... e lui che insisteva sempre ... anche quando lei non aveva tempo e magari doveva uscire dopo mezz’ora ... E lui che ne approfittava di quei momenti di cambio di vestiti, in cui lei sostava sognante per qualche decina di minuti davanti all’armadio, in lingerie ... e magari a volte doveva cambiar pure quella quando alla fine, in mezzo alle varie prove di combinazioni, optava per una maglia bianca ... il reggiseno non poteva certo essere nero ... alla fine però ... E qui Niccolò colse lo sguardo assorto di lei. Alla fine però era anche bello, quando lui la spingeva contro la parete dell’armadio, e magari le faceva cadere di mano i pantaloni o la camicetta che aveva deciso di indossare ... e la baciava ... e lei si ritirava sempre, un po’ scocciata che era di fretta, ma alla fine cedeva ... perché sì ... lo amava ... Per la prima volta stava usando questo verbo al passato ... “Ma io lo amo ancora ... no?” Per la prima volta cominciò ad insinuarsi nella sua mente il pensiero che adesso, dopo tutto quello che era successo, come si era comportato, le bugie ... No, adesso non doveva amarlo più ... Sentì una fitta allo stomaco ... sì, era il suo fisico che si ribellava ... il conflitto era ancora forte, i suoi sentimenti, il suo animo scosso da tutto, tutto successo troppo in fretta .... ancora le capitava di sognare che in realtà aveva solo immaginato tutto, che non era vero niente, che lui l’amava e lei aveva creduto ... aveva avuto paura di perderlo ... “Scusa ... ti sta squillando il telefono ...” “A me? Ah ... davvero ... grazie, sì, grazie ...” Elena, impacciata per quella improvvisa chiamata, riuscì a prendere al volo il telefono che ancora squillava. “Pronto? Oh ... ma ... ciao ... come stai?” “Ho saputo che hai cambiato casa e che oggi andavi ad inaugurarla ... com’è? Ti piace?” “Bellissima ... grazie, ma ancora ... sono arrivata da poco ... tu piuttosto?” E cercò di ricomporsi cercando di riprendere un tono più freddo e distaccato, ma in parte i suoi sentimenti ancora la tradivano, non voleva fargli capire che ancora lui per lei era qualcuno ... Giuseppe doveva lentamente e giustamente sparire dalla sua vita e dissolversi nella sabbia in cui era caduto con le sue stesse mani, non solo colpevole, ma pure perseverante nell’errore e convinto della strada intrapresa ... Ma che andasse pure a quel paese! “Fai come ti pare, ora non mi tocchi più ...” - 12 - - 13 - Barbara Perucca NON VOGLIO AMMETTERE CHE TI AMO Ma sapeva che non era vero ... “Sono arrivato ora a casa e ti volevo dire che ho incontrato tua madre, mi ha chiamato ... voleva vedermi ... mi ha dato ... il regalo di compleanno!!! Quello che tu non mi avevi fatto, direi giustamente .... però, c’è un piccolo problema ...” “Cioè?” “È un viaggio ... prenotato a nome mio e ... tuo ...” “Come mio e tuo?” “Sì, tua mamma sperava di riavvicinarci ...” “Ma perché si impiccia sempre della mia vita?” “Ok ... ok ...” E intanto il mezzo sorriso dell’inizio telefonata era completamente sparito. “Non ti preoccupare, vado io in agenzia e sistemo tutto ... domani però, oggi fammi riprendere dal trasloco ... devono ancora arrivare i camion con la roba ...” “Va bene, però, se non ti dispiace, vorrei passare anch’io in agenzia.” “Ok.” “In agenzia, la solita vero? Che si stupirà di vederci in separazione credo ... pazienza! Che ore facciamo? Va bene le 11? Così facciamo con calma.” “Benissimo.” “Allora a domani. Ciao. Buon pomeriggio ...” “Grazie ... anche a te.” “Telefonata lunghissima ... Chi era il tuo ex? Te l’ho letto negli occhi ... poi non volevo ascoltare la conversazione, ma essendo qui ... le orecchie non me le posso tappare ...” “Sì era lui ... Mia mamma ha fatto il solito casino ... Pensa di fare bene e invece ... Prima non entrava mai nella mia vita privata ... Adesso che ci stiamo lasciando definitivamente, si sta opponendo con tutte le sue forze, ma se non funziona più ... Io ora ho bisogno di stare un po’ da sola ...” “Ma non dicevi di essere sempre sincera ...?” “Sì perché?” “Perché questa frase che hai appena detto non corrisponde a verità.” “E tu che ne sai?” “Perché te lo leggo negli occhi il bisogno immenso di amore che hai e, dall’altra parte, il grande, grandissimo “Bene” che hai da donare agli altri; si vede che sei una di quelle persone buone e generose.” “Non faccio l’elemosina.” “Lo so. Non si dà mai gratuitamente niente: in cambio è la nostra gioia del cuore.” “È vero, ma tu ... Non sei tu il primo che si vende?” “Per me è una gioia poter aiutare le mie clienti, le rendo più felici e più vive perché la routine, i litigi domestici, tutto quello che non va avvelena se non lo si cambia: bisogna risolvere i problemi, non accantonarli, altrimenti si accumulano, così è con le questioni tra due persone ... poi ne risente anche l’amore perché si è frenati da tutti i blocchi e le risposte stizzite che si sono date ... E spesso la gente litiga e mette il muso per delle vere stupidaggini ...” “Sì, devo dire che sembri uno psicologo davvero ... Ti chiederei quasi di analizzarmi ...” “Non lo posso fare.” “Perché?” “Perché ancora emotivamente sei in una fase in cui qualunque risposta ti dessi sortirebbe l’effetto opposto. Avremo - 14 - - 15 - Barbara Perucca NON VOGLIO AMMETTERE CHE TI AMO modo di parlare e di fare autoanalisi ... Ora credo tu abbia da sistemare un po’ di cose, no?” “Non ho fretta ... ancora non sono arrivati i camion ... ho fatto molto prima di loro per la strada, poi dovevano passare a prendere anche due mobili che avevo fatto ordinare in negozio in città ...” “Ok, allora posso offrirti un drink?” “Dove? Nella casa degli appuntamenti?” “Non la chiamare così: sembra una casa chiusa ...” “Lo è.” “Permettimi di risponderti di no. Comunque non lì, ma da me, a casa mia, se ti fidi ... Vivo da solo ... o meglio, devo presentarti la mia dolce metà ... una gattina tigrata grigia ... si chiama Emy, me l’ha regalata una mia cliente che purtroppo è morta due anni fa dando alla luce la sua seconda figlia, hanno avuto delle complicanze ed è morta in sala operatoria.” “Mi dispiace ...” “La vita ... Però ... fino all’ultimo lei è stata una persona davvero solare, e mi ha sempre ringraziato tanto perché era grazie a me che aveva riscoperto l’amore con suo marito. Non è per lodarmi, ma davvero so quanto la mia presenza è stata importante per lei, ogni volta che ci penso, a come era prima che ci conoscessimo, e a come era diventata dopo ... mi si allarga il cuore.” “Sono senza parole ... In questi casi preferisco non fare commenti perché ogni frase sarebbe incompleta e fuori luogo.” “Allora che aspetti? Non entri?” L’appartamento era arredato in maniera davvero originale ... e che luce! C’era un’armoniosa commistione di antico e moderno: il caldo color panna del divano si sposava con la lucentezza moderna del tavolino di vetro ... “Complimenti! Hai davvero gusto! Hai mai pensato di fare l’arredatore?” “Dicono che dovrebbe riflettere il carattere ... Ci ho messo tanto per arrivare a ciò che vedi, ma ogni cosa ha la sua storia e il suo posto ... Ma vieni, vieni pure ... accomodati ...” E con un gesto ampio del braccio le indicò il divano. “Grazie, volentieri perché ora comincio a sentire un po’ la pesantezza della giornata, e il bello deve ancora arrivare! Tra poco arriverà la roba: scarica e sistema tutto ... Stasera vorrei avere il tempo e la voglia di pensare anche a cenare ... C’è un minimarket in zona? Così mi compro qualcosa ... Frigo ancora sul camion, sai com’è un trasloco ...” “Se non sono troppo molesto, potresti venire qui a mangiare qualcosa, così con la scusa ci facciamo compagnia ...” “Ma ... niente clienti stasera?” “No, nessuna: serata libera.” “Allora visto che ormai già un po’ ci siamo conosciuti ... buona occasione per approfondire ... Certo che però sei strano ... ripensavo al tuo “lavoro” di volontariato/beneficenza a pagamento ...” “Non ti va giù la cosa, vero?” “No, non è quello ... anzi ... sì, hai ragione ... sono cose che non riesco a capire ...” “Cosa ti posso offrire da bere?” “Un bicchier d’acqua volentieri ... grazie ...” La cucina era vicino all’ingresso. - 16 - - 17 - Barbara Perucca NON VOGLIO AMMETTERE CHE TI AMO “Posso venire a curiosare? Così almeno vedo con cosa verrò avvelenata stasera ... Scherzo!” “Vieni, vieni ...” La cucina era moderna, metallica, efficientissima: dal forno a microonde al tostapane, non mancava davvero niente. Si vedeva solo un sacchetto del pane, vicino alla zona fornelli, poi il vassoio della frutta con qualche mela rossa e gialla, il resto era tutto ben nascosto tra credenza e frigorifero. “Allora a che ora stasera? Ma devo venire in abito da sera?” chiese Elena mentre aveva già buttato giù mezzo bicchiere di acqua: che sete che aveva! “Le 9 va bene?” “Ok ... a dopo allora ... grazie!” rispose Elena finendo poi l’acqua e lasciando il bicchiere vuoto su un ripiano. Niccolò la accompagnò alla porta salutandola poi con un lieve sorriso, un’increspatura delle labbra che aveva un tono pacato, quasi riflessivo, come se mentre la salutava volesse entrare dentro il suo sguardo per leggervi qualcosa, oltre a quel ciao, detto a bassa voce prima di sparire dentro il portone. Tornò quindi nel suo appartamento e chiuse lentamente la porta dietro di sé. Ora doveva pensare alla cena e incominciò subito con i preparativi. I furgoni arrivarono poco dopo, e meno male che ancora Elena non si era buttata sotto la doccia, ma aveva avuto la buona idea di provare a sentire dove fossero ... Quando stava per telefonare li sentì arrivare da lontano, riattaccò il telefono e tornò fuori per accoglierli. “Perfetto ... questo lasciatelo pure qui. Grazie ... Allora al prossimo trasloco!” Ora sì, ora poteva rilassarsi, anche se erano già quasi le 8 ... “La cena! Ma perché gli ho detto di sì ... sarei sinceramente andata a letto molto più volentieri! Sono a pezzi!” L’acqua della doccia era calda e abbondante: un vero recupero! Adesso era quasi pronta ... Un filo di trucco, una sistemata ai capelli ... - 18 - - 19 - Niccolò la aspettava sulla porta con una rosa rossa in mano. “E questa da dove viene?” chiese Elena sospettosa di tanta galanteria. “Ce l’avevo ... mi avanzava ... stasera nessuna cliente ... Scherzo! Ho il mio amico che fa il fioraio e visto che doveva passare in zona gli ho chiesto se me ne portava una ... La regina dei fiori, una bella rosa rossa per una altrettanto bella donna.” “Grazie ... non so che dire ...” E mentre lo diceva avvicinò il volto al fiore, inspirando poi a pieni polmoni il suo profumo intenso, inebriante. La sala da pranzo era avvolta da una luce soffusa, lume di candela, sembrava un ristorantino, niente era fuori posto, e regnavano l’accoglienza e il silenzio della casa d’intorno. “Siediti ...” Niccolò sparì in cucina, ritornando poi subito con una bottiglia di vino bianco, un elegante Greco di Tufo delle Cantine Antonio Caggiano. “È di suo gradimento il vino?” “Ottimo ... Alla fine mi porti anche il conto?” “Ma non pagavi “in natura”? Scherzo ... ci rifaremo, vorrà dire che prossima volta mi ospiti tu, poi non conoscendo i tuoi gusti non sapevo neanche bene cosa prepararti, o meglio ero indeciso tra un paio di alternative ...”