Seconda verificazione TAR - nota dei tecnici di parte

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Seconda verificazione TAR - nota dei tecnici di parte
Deduzioni dei Consulenti Tecnici di parte in
relazione alla procedura di verificazione in corso
presso il TAR di Palermo (ricorso n. 1864/2011 di
cui all'Ordinanza Collegiale Istruttoria del 16
aprile 2014) affidata al prof. Marcello D'Amore
Massimo Coraddu1, Eugenio Cottone2, Fiorenzo Marinelli3, Valerio Gennaro4,
Angelo Levis5, Alberto Lombardo6, Marino Miceli7, Giuseppe Pace6, Cirino Strano8,
Massimo Zucchetti9
1 – Consulente del Politecnico di Torino
2 – Consiglio Nazionale dei Chimici
3 – CNR Bologna
4 – Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro, Genova
5 - Università di Padova
6 - Università di Palermo
7 – Medico di Medicina Generale, Niscemi
8 – Medico di Medicina Generale – Referente Regionale WWF Sicilia per il MUOS
9 - Politecnico di Torino
31 Luglio 2014
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INDICE
Indice ................................................................................................................................................ 2
Riassunto Non Tecnico – Situazione Attuale e Pregressa ................................................................ 3
Riassunto Tecnico............................................................................................................................. 5
I – Introduzione .............................................................................................................................. 10
II – Considerazioni sulla Relazione Finale di Verificazione del 24 Giugno 2013 ......................... 12
III – Considerazioni sulla Relazione dell'Istituto Superiore di Sanità . ......................................... 29
IV – Considerazioni sulla Campagna di Misurazione Congiunta Ispra e ARPAS Giugno 2013 ... 55
V – Considerazioni sulla Relazione dell'ENAV ............................................................................. 72
VI – Considerazioni Finali ............................................................................................................. 98
Documentazione Scientifica presa in esame…………………………………………………….106
Appendice - A............................................................................................................................... 108
Appendice – B .............................................................................................................................. 118
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RIASSUNTO NON TECNICO – SITUAZIONE ATTUALE E PREGRESSA
Il MUOS (Mobile User Objective System) è un sistema di comunicazioni satellitari per fini
militari. Il sistema MUOS è stato installato dalla Marina USA all'interno della zona A della
Riserva Naturale Orientata "Sughereta di Niscemi", istituita con Decreto Assessoriale n. 475
del 25.07.1997, in gestione all'Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana, sito di
importanza comunitaria (SIC ITA 05007) presso il Comune di Niscemi (CL), istituito ai sensi
delle Direttive Comunitarie 92/43/CEE e 79/409/CEE, ed area sottoposta a vincolo
paesaggistico ai sensi del D.l.vo n. 42/2004 (art. 142). Sullo stesso sito è operante fin dal 1991
la Stazione di Trasmissione Radio della Marina Statunitense (NRTF) ove insistono 44 antenne,
di cui 21 operative nella banda di alta frequenza (HF) e 1 antenna operante a bassa frequenza
(LF) di 46 kHz. L'impianto MUOS di Niscemi è una delle quattro stazioni di terra del mondo
(Australia , Hawaii, Virginia); esso sorge a circa 5 Km dal centro abitato, ed è costituito da tre
grandi antenne paraboliche, del diametro di m 18,4 e di due antenne elicoidali. Il territorio di
Niscemi ricade , insieme ai comuni di Gela e di Butera in un'area "ad elevato rischio di crisi
ambientale", dichiarata con deliberazione del Consiglio dei Ministri del 30.11.90 a causa della
presenza del complesso industriale Petrolchimico di Gela che ospita, tra l'altro, una Raffineria
e una Centrale Termo-elettrica, autorizzata all'incenerimento di pet-coke (DL n. 22/2002). La
costruzione del sistema MUOS si è conclusa in data 27.01.2014, mentre l'impianto è già al
presente (luglio 2014) funzionante e in condizioni di prova di emissioni elettromagnetiche. Negli
anni passati sono state sollevate molte preoccupazioni sui possibili effetti del MUOS
sull'ambiente e sulla salute della popolazione. La localizzazione del MUOS a Niscemi è
paradigmatica per l'applicazione del Principio di precauzione, ai sensi della Direttiva
Comunitaria 92/43 /CEE art.6, secondo la quale il principio va impiegato "nel caso in cui i dati
scientifici non permettano una valutazione completa del rischio”. La procedura autorizzativa
per il MUOS è stata costellata di pareri scientifici contrastanti, provvedimenti autorizzativi e
successive revoche. Non è stata considerata la localizzazione del MUOS nel contesto già
esistente, considerando gli impatti sull'ambiente e la salute umana derivanti dalla situazione
ambientale in cui versa attualmente il territorio di Niscemi, sovrapponendo gli effetti delle
antenne esistenti ed operanti fin dal 1991 nonché gli effetti inquinanti dello stabilimento
petrolchimico di Gela e della Centrale termoelettrica a pet-coke, e gli impatti che il sistema
MUOS potrebbe determinare una volta entrato in funzione. I campi elettromagnetici (CEM)
emessi fin dal 1991 dalle antenne NRTF a Niscemi hanno valori di poco inferiori, prossimi o
superiori ai livelli di attenzione stabiliti dalla Legge italiana, come si evince da misurazioni
effettuate da ARPA Sicilia negli anni, che sono in motivato contrasto con la recente campagna di
misurazione effettuata da ISPRA e citata nel Rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Sia
del Rapporto ISS che di quello ISPRA la presente Relazione mette in evidenza i limiti e le
incongruenze che li rendono praticamente inutili allo scopo di accertare la reale pericolosità del
MUOS. Sia per le antenne NRTF sia per il MUOS manca tuttora un modello previsionale atto a
determinare la distribuzione spaziale dei CEM, come previsto dalla Legge. Valutazioni teoriche
approssimate effettuate per il MUOS, seguendo la Normativa Italiana, indicano che il rischio
dovuto agli effetti a breve e lungo termine del MUOS è rilevante e ne sconsigliano l’installazione
presso NRTF Niscemi: effetti a breve termine dovuti ad incidenti, effetti a lungo termine dovuti ad
esposizione cronica, interferenza con apparati biomedicali elettrici, disturbo della navigazione
aerea. Tutti questi aspetti sono analizzati nella presente Relazione in dettaglio. La procedura
autorizzativa per il MUOS a Niscemi nel 2011 era completamente al di fuori delle prescrizioni
della Legge e venne giustamente revocata. Ogni proponimento di ripresa dei lavori doveva essere
a valle dell’eventuale esito positivo di una nuova procedura autorizzativa. La letteratura
scientifica recente conferma la sufficiente evidenza degli effetti dei CEM a lungo termine,
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soprattutto se si prende in considerazione quella indipendente e non viziata da conflitti di
interesse. Il precedente Rapporto del Verificatore del TAR supporta pienamente la sentenza del
TAR che parla di priorità e assoluta prevalenza del principio di precauzione (art. 3 dlg. 3.4.2006
n. 152), nonché dell’indispensabile presidio del diritto alla salute della Comunità di Niscemi, non
assoggettabile a misure anche strumentali che la compromettano seriamente. Lo stato di salute
dei Niscemesi, come anche rilevato nella Relazione ISS, presenta un quadro con alcune patologie
in maggior frequenza rispetto alla media, ivi comprese alcune patologie tumorali. Dette
patologie non possono essere messe in relazione al sistema MUOS, ma con ogni probabilità alla
situazione ambientale che insiste in un'area ad alto rischio qual è quella che riguarda Niscemi.
In particolare , è notorio che il territorio attorno a Gela soffre di criticità ambientali e sanitarie
soprattutto per l'operatività della Centrale termoelettrica di servizio alla Raffineria di Gela che
incenerisce coke da petrolio. Diversi studi hanno dimostrato in passato la stretta relazione tra la
presenza di sostanza cancerogene e teratogene nel territorio di Gela e l'incenerimento del petcoke. Questo ha determinato l'ingresso degli inquinanti chimici di cui è ricco il pet-coke
(arsenico, nichel, zolfo, vanadio, molibdeno) non solo nell'aria , ma anche nell'acqua , nei suoli e
nella catena alimentare. In particolare, dallo studio dell'ISS emerge che il territorio di Niscemi,
distante poco più di 10 Km dalla Raffineria di Gela, è interessato dalle sue emissioni inquinanti.
Nella presente relazione gli scriventi hanno svolto le loro deduzioni in merito alle fonti
rilevanti entrate a far parte, nel corso dell'ultimo anno, del procedimento giudiziario in corso
(ricorso n. 1864/2011 di cui all'Ordinanza Collegiale Istruttoria del 16 aprile 2014) sulle
autorizzazioni concesse alla realizzazione dell'impianto MUOS presso la base NRTF-Niscemi,
principalmente le Relazioni di ISS, ISPRA e ENAV: dall'esame della documentazione
presentata a giudizio e delle altre fonti proposte dagli scriventi non sono emersi elementi in
grado di sanare le lacune presenti nel progetto originale e nel percorso autorizzativo
conseguente, così come già evidenziato nella prima procedura di verificazione.
Si può quindi concludere constatando come la realizzazione dell'impianto MUOS presso la
base NRTF di Niscemi sia quanto mai inopportuna, come le concessioni per la sua
realizzazione siano state concesse in violazione formale e sostanziale della normativa vigente
per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti; e come le intense emissioni generate già dalla
base NRTF-Niscemi comportino, rischi per la salute delle persone e per l'ambiente tali da
dover essere al più presto ridotte a conformità.
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RIASSUNTO TECNICO
Nella presente relazione gli scriventi presentano al Verificatore le loro deduzioni in merito alle
fonti rilevanti entrate a far parte, nel corso dell'ultimo anno, del procedimento giudiziario in corso
(ricorso n. 1864/2011 di cui all'Ordinanza Collegiale Istruttoria del 16 aprile 2014) sulle
autorizzazioni concesse alla realizzazione dell'impianto MUOS presso la base NRTF-Niscemi,
pervenendo a conclusioni che confermano l’assoluta inopportunità della localizzazione
dell’impianto presso la base NRTF-Niscemi e la scorrettezza delle procedure autorizzative che
hanno portato alla costruzione e ultimazione dell’impianto, ora già completo e soggetto a prove.
Per quanto riguarda la precedente procedura di Verificazione:
Gli autori si dichiarano in accordo con il fatto che “L'indagine di conformità con finalità di
approvazione per gli effetti ambientali elettromagnetici dell'installazione del sistema MUOS, descritta
nel Rapporto finale dello Space and Naval Warfare System Center (NWSC), è priva del rigore e della
completezza necessari a garantire la piena validità dei risultati, indispensabile requisito di uno
studio che riguarda un sistema complesso nel Sito di Interesse Comunitario Sughereta di Niscemi,
in vicinanza del Comune di Niscemi, classificato in zona sismica ad elevata pericolosità, e di tre
aeroporti. Pertanto i risultati dell'analisi di conformita di NWSC non consentono di verificare il
rispetto dei limiti di campo elettromagnetico previsti dalla legge. Si rileva inoltre che le varie
articolate normative italiane in tema di insediamento di nuovi impianti di comunicazione a radio
frequenza non sono state considerate con la dovuta attenzione.”
La mancata verifica del rispetto dei limiti di campo elettromagnetico previsti dalla legge è una
conseguenza della mancata realizzazione del modello previsionale delle emissioni, come richiesto
dalla normativa ( DLGS 259/03 “Codice delle comunicazioni elettroniche”, art. 87 commi 1 e 2 e
allegato 13, mod. A). Tale modello non ha potuto vedere una realizzazione neppure nei recenti
rapporti ISS, ISPRA ed ENAV benché, in totale violazione, formale e sostanziale, della
normativa di sicurezza, l'impianto sia stato ormai interamente realizzato, e venga addirittura
sottoposto a prove di emissione. Il tema della sicurezza sismica dell'impianto, assente nel
progetto originale, non è stato affrontato neppure nella documentazione recente.
Si concorda col fatto che “I livelli del campo elettromagnetico a radio frequenza rilevati da ARPA
Sicilia con misure puntuali e monitoraggio continuo risultano in numerosi casi superiori ai limiti di
legge, in particolare in localita Ulmo.”. Infatti, nelle molteplici campagne di misura che ARPASicilia ha svolto dal 2008 al 2013 sono stati evidenziati numerosi casi di superamento dei limiti di
sicurezza a tutela della popolazione, già per le emissioni della base NRTF-Niscemi nella sua
attuale configurazione.
Si concorda con il fatto che “Per la verifica di conformità dell'impianto MUOS si rende necessario lo
sviluppo di una nuova rigorosa procedura di simulazione del campo elettromagnetico irradiato,
corredata da una piena e documentata informazione sul codice di simulazione che viene utilizzato,
sull'algoritmo alla base di tale codice, sui dati di ingresso al codice, sulle caratteristiche del segnale
emesso, sulle proprietà riflettenti del terreno e di eventuali superfici interessate, sulle ipotesi
semplificative eventualmente adottate. In modo analogo si dovrebbe procedere nella valutazione dei
possibili effetti elettromagnetici negli aeroporti interessati, in particolare in quello di Comiso, e in
aeromobili che attraversino il fascio elettromagnetico irradiato dai riflettori parabolici”, conclusione
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che risulta confermata e rafforzata dal fatto che la documentazione presentata recentemente non
contiene elementi atti a colmare le gravi lacune evidenziate.
Gli autori si dichiarano invece in disaccordo con il fatto che venga proposto un valore di attenzione, per
le emissioni in banda LF a 46 KHz, a un livello più alto di quello assunto dalla legislazione per
frequenze appena superiori. Si ritiene che sulla base delle conoscenze scientifiche e delle prove
sperimentali ottenute dagli autori attraverso l'esperimento descritto nell'appendice B tale soglia di
sicurezza vada fissata al medesimo valore assunto come valido per le frequenze da 100 KHz in su: 6
V/m per la componente elettrica del campo, 0,016 A/m per la quella magnetica. Gli autori sono anche in
disaccordo con il fatto che non vengano valutate le conseguenze della presenza simultanea di
inquinanti di tipo chimico e delle emissioni e.m. prodotte dalla base NRTF-Niscemi e dei loro
effetti di co-promozione, per i quali andrebbero valutati opportuni limiti di sicurezza, a un livello
anche più basso rispetto a quanto previsto in presenza della sola componente elettromagnetica.
Per quanto riguarda la relazione ISS:
Come indicato nel rapporto stesso, quello che esprime ISS è un parere scientifico autorevole, ma
privo del rigore scientifico richiesto dalla procedura autorizzativa prevista dalla legislazione
vigente: “Si è pertanto proceduto, come è uso corrente in radioprotezione (al di la di quanto
possano prevedere le norme tecniche citate nella legislazione italiana in materia di procedure
autorizzative che esulano dal compito assegnato all'ISS), ad utilizzare, sulla base di un'analisi
della letteratura scientifica e tecnica, procedure di calcolo semplificate che dessero indicazioni
affidabili secondo il criterio del “caso peggiore”, e ancora: “La natura puramente teorica delle
valutazioni qui riportate impone comunque la necessità di verifiche sperimentali successive alla
messa in funzione delle antenne del sistema MUOS, qualora quest'ultime vengano effettivamente
installate.”
Il rapporto, ISS, pur non contenendo elementi utili a colmare le gravi lacune evidenziate anche
nella precedente procedura di verificazione, fornisce comunque indicazioni importanti per la
valutazione dei rischi legati alla realizzazione del MUOS presso la base NRTF di Niscemi.
Le valutazioni effettuate dal dipartimento dell'AMPP sull'impatto della raffineria di Gela e quello
del CNESPS sullo stato di salute della popolazione di Niscemi, evidenziano un grave stato di
inquinamento dell'aria e uno stato di salute critico della popolazione del comune di Niscemi.
Le valutazioni effettuate dal dipartimento TESA dell'ISS sulle emissioni generate dalle antenne
del sistema MUOS e da quelle attualmente in servizio presso la base NRTF di Niscemi non
possono essere assunte come valide, sia per la mancata realizzazione del modello, come richiesto
dalla normativa ( DLGS 259/03 “Codice delle comunicazioni elettroniche”, art. 87 commi 1 e 2 e
allegato 13, mod. A), sia perché l'assunzione di norme difformi e la non adeguata considerazione
di quelle in vigore in Italia, ha prodotto gravi distorsioni nei risultati e nelle conclusioni, sia
perché si fondano sulle conclusioni del rapporto ISPRA, a loro volta inattendibili. L'analisi dei
possibili effetti sui dispositivi elettromedicali impiantabili (DMIA) evidenzia invece rischi mai
evidenziati prima, dovuti sia agli elevati livelli di campo presenti già ora in alcune aree prossime
alla base NRTF-Niscemi, sia alle emissioni del MUOS a frequenze (30-31 GHz) per le quali i
DMIA non vengono testati.
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Per quanto riguarda il rapporto di misura di ISPRA:
La Relazione Tecnica di ISPRA relativa all'Indagine Ambientale del Giugno 2013, può essere
considerata come un rapporto preliminare, relativo alla fase iniziale dello studio, utile per
raccogliere elementi necessari per le fasi successive. Infatti non è stato prodotto un modello
previsionale dell'irraggiamento prodotto, previsto dalla normativa e assolutamente indispensabile
anche solo per interpretare i risultati delle misure. Un tale modello risulta al momento impossibile
da realizzare a causa del fatto che le informazioni relative al numero e alle modalità di
funzionamento delle sorgenti attualmente presenti all'interno della base NRTF-Niscemi sono state
fornite in modo incoerente e incompleto.
Inoltre le condizioni prescelte per le misurazioni non risultano adeguate al caso, in quanto i punti
di misura prescelti sono in numero troppo ridotto e non comprendono le zone di massimo
irraggiamento precedentemente individuate; non sono state rispettate le condizioni di “massima
emissione possibile” dell'impianto durante le misure, previste dalla normativa per queste
verifiche; la tecnica utilizzata per le verifiche, con l'attivazione di un massimo di 6 antenne alla
volta “per evitare che l'antenna LF influenzasse la sensibilità delle misure, falsandone il
risultato”, non è giustificata nei rilievi in banda stretta, rende impossibile il confronto con le
precedenti misurazioni effettuate da ARPAS, evidenzia una problematica che, se confermata,
renderebbe impossibile il monitoraggio continuo dell'impianto.
Considerato oltretutto che, il confronto tra le misurazioni di verifica “in condizioni controllate”
effettuate da ARPAS nel 2009 e nel 2013, simultaneamente a ISPRA e con la medesima
strumentazione, producono risultati totalmente differenti e incompatibili, si deve constatare come
le “condizioni controllate” prodotte nel 2009 non corrispondano affatto a quelle prodotte nel
2013. Stante la persistente confusione e la mancanza di un modello previsionale di riferimento,
nel rispetto del principio di precauzione e dello spirito e della lettera della normativa in vigore, gli
scriventi ritengono si debbano assumere per le capacità emissive della base NRTF-Niscemi nella
sua attuale configurazione quelle relative al peggiore dei casi osservato, per quanto riguarda le
emissioni in banda HF.
Per quanto riguarda invece le emissioni in banda LF, siamo in possesso di un quadro abbastanza
coerente, anche se parziale, deducibile dai rilievi di ARPA Sicilia, che indica come valori di
campo estremamente intensi (20-40 V/m) e pericolosi per i portatori di Dispositivi
Elettromedicali Impiantabili, sono presenti nelle strade perimetrali Nord e Nord-Est della base,
mentre in un ampia fascia di campagne intensamente abitate, a distanze dell'ordine di 1 Km dal
centro radiante dell'antenna LF, vengano superati i limiti di sicurezza (valori di attenzione) per
l'esposizione continua della popolazione (6 V/m per la componente elettrica), anche in prossimità
delle abitazioni.
Si ritiene quindi che il rapporto ISPRA non abbia prodotto alcun elemento utile alla stima delle
emissioni della base NRTF-Niscemi nella sua configurazione attuale, e sia quindi scorretto il suo
utilizzo all'interno della relazione ISS per dimostrare l'irrilevanza di queste ultime ai fini delle
valutazioni di conformità dell'impianto MUOS con le normative di radioprotezione in vigore.
Per quanto riguarda la relazione ENAV:
La relazione dedicata dall'ENAV alla compatibilità elettromagnetica del sistema MUOS presso la
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base NRTF-Niscemi con le operazioni di volo del vicino aeroporto di Comiso (LIB), fornisce
importanti conferme al rischio di incidente aereo ipotizzate in precedenza.
Mostra infatti con chiarezza come il sistema MUOS sia stato collocato proprio al margine della
zona di volo assistito per le procedure di partenza e atterraggio dell'aeroporto di Comiso, come
uno dei fasci di microonde finisca addirittura per tagliare lo spazio di manovra per le procedure di
avvicinamento all'aeroporto, con elevato rischio di interferenza, tanto che l'ENAV raccomanda di
sottoporre a “revisione delle SID potenzialmente interessate (SID OBAXU 5A ed ENEPA 5A)”.
Si deve rilevare come, evidentemente, nessuno abbia informato l'ente di assistenza al volo che
l'angolo di puntamento delle parabole è stato variato rispetto a quello di progetto, abbassandone
l'elevazione da 17° a 14,7°, per cui lo studio, basato sul vecchio angolo di puntamento di 17°
deve essere rielaborato. Tale circostanza, assolutamente censurabile sotto il profilo della
sicurezza, è confermata anche dal direttore dell'ENAV nella sua nota del 28 Luglio scorso.
Lo studio dell'ENAV contiene anche importanti limiti: non valuta gli effetti dell'impatto con il
fascio di microonde sulla struttura dell'aeromobile e con i passeggeri presenti al suo interno; non
considera le inevitabili fluttuazioni spaziali del fascio, dovute alle condizioni di funzionamento e
alle tolleranze; non considera il rischio sismico; utilizza una procedura e dei dati scorretti per
stimare dimensioni e posizione dei fasci emessi dalle parabole all'interno dello spazio aereo. Per
queste ragioni è richiesta una sua revisione e un suo approfondimento.
Un approfondimento condotto dagli scriventi, considerando i dati di puntamento aggiornati e la
stimando la fluttuazione spaziale inevitabile del fascio, porta a valutare che il rischio di incidente
sia maggiore di quanto stimato da ENAV, con almeno tre procedure di avvicinamento ad elevato
rischio di interazione con il fascio di microonde emesso dalla parabola del MUOS.
Si valuta inoltre che la situazione del MUOS di Niscemi sia quella con il potenziale di rischio
maggiore, rispetto alle altre tre realizzate dalla marina militare USA negli Stati Uniti e in
Australia e che vi sia un rischio significativo di provocare danni alla strumentazione avionica di
un aeromobile, così come ai passeggeri.
Tutti gli elementi emersi portano quindi a valutare quanto mai inopportuna la realizzazione
dell'impianto MUOS presso la base NRTF-Niscemi. Si ricorda tra l'altro come questo sia stato
spostato a Niscemi dalla sua collocazione originale di Sigonella, proprio per il rischio di
interferenza con il traffico del locale aeroporto militare.
Infine si deve concludere come dall'esame della documentazione presentata a giudizio e delle
altre fonti proposte dagli scriventi non sono emersi elementi in grado di sanare le lacune presenti
nel progetto originale e nel percorso autorizzativo conseguente, così come già evidenziato nella
prima procedura di verificazione. In particolare:
i dati radioelettrici delle sorgenti presenti nella base NRTF-Niscemi (sia nella sua attuale
configurazione sia per il sistema MUOS in via di realizzazione), sono insufficienti per
realizzare il modello previsionale delle emissioni, così come richiesto dalla normativa, che
infatti non è stato realizzato da nessuno;
non è stata effettuata nessuna valutazione del rischio sismico;
la campagna di misurazione svolta da ISPRA non è in grado di offrire alcuna garanzia che le
emissioni della base NRTF-Niscemi non possano superare i limiti di sicurezza per
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l'esposizione continua della popolazione, già nella sua attuale configurazione;
non è stata effettuata alcuna valutazione del rischio che le emissioni del MUOS possano
comportare danni all'ambiente naturale della zona naturalistica protetta della sughereta di
Niscemi, nella quale è inserito.
I rischi legati all'esposizione diretta delle persone al livello del suolo, dovuto a un errore di
puntamento) è confermato dalle stime dell'intensità del fascio emesso (più che doppia al
limite di esposizione stabilito per legge).
Bisogna invece constatare come dai documenti in esame contengono elementi che
confermano criticità già note e ne introducono di nuove:
il rischio di incidente per interferenze con il traffico aereo è confermato dalla relazione di
ENAV;
dalla relazione ISS emerge che vi è un rischio elevato per i portatori di Dispositivi
Elettromedicali Impiantati che si dovessero trovare nelle zone esterne alla base interessate da
campi di elevata intensità (20-40 V/m), o che dovessero essere esposti alle emissioni del
MUOS in banda Ka;
le interferenze e le interazioni reciproche tra le emissioni nelle diverse bande, creano tali
problemi di misurazione (anche in banda stretta) da rendere problematico il monitoraggio
continuo dell'impianto;
la relazione ISS [2] evidenzia la presenza di grave contaminazione chimica di agenti
cancerogeni, con elevato rischio di co-promozione e accelerazione dei processi degenerativi
dovuti alle emissioni elettromagnetiche della base NRTF-Niscemi;
la relazione ISS evidenzia uno stato critico della salute della popolazione, con accresciuta
vulnerabilità, specie della sua componente giovanile.
Inoltre, gli elementi in nostro possesso ci consentono di apprezzare ampi superamenti dei limiti di
sicurezza per l'esposizione continua della popolazione (valori di attenzione), anche per le
emissioni della base NRTF-Niscemi nella sua attuale configurazione: sicuramente, per le
emissioni in banda LF, nella fascia di territorio che si trova a distanza di circa 1 Km dal centro
dell'antenna radiante a 46 KHz. Gli scriventi hanno mostrato come anche per tale frequenza
debbano essere applicati i valori di attenzione validi alle frequenze dai 100 KHz in su;
probabilmente, anche per le emissioni in banda HF, anche se in questo caso le emissioni sono più
discontinue e le valutazioni più problematiche;
Importanti effetti biologici, quali la tendenza all'alterazione della regolazione genica, sono stati
evidenziati nelle cellule esposte al campo elettromagnetico di 46 KHz sia in laboratorio sia sul
campo nei pressi della base NRTF-Niscemi, in un esperimento condotto da alcuni degli autori. I
rischi legati all'esposizione alle emissioni e.m. della base NRTF-Niscemi vengono così
chiaramente evidenziati.
Si può quindi concludere constatando come la realizzazione dell'impianto MUOS presso la base
NRTF di Niscemi sia quanto mai inopportuna; come le concessioni per la sua realizzazione siano
state concesse in violazione formale e sostanziale della normativa vigente per la protezione dalle
radiazioni non ionizzanti; e come le intense emissioni generate dalla base NRTF-Niscemi, anche
nella sua attuale configurazione comportino, rischi per la salute delle persone e per l'ambiente tali
da dover essere al più presto ridotte a conformità.
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I – INTRODUZIONE
Questa relazione contiene le deduzioni degli autori in merito alla documentazione presentata in
occasione della procedura di verificazione affidata al prof. D'Amore dal TAR di Palermo (ricorso
n. 1864/2011 di cui all'Ordinanza Collegiale Istruttoria del 16 aprile 2014)
Gli autori della presente nota sono stati nominati consulenti tecnici da alcuni degli avvocati
difensori delle parti costituitesi nel giudizio in oggetto, o sono a loro volta collaboratori dei
consulenti tecnici nominati. Alcuni (M. Coraddu, E. Cottone, A. Lombardo, G. Pace, M.
Zucchetti) hanno inoltre partecipato, a questo titolo, all'incontro delle Parti con il Verificatore
prof. dott. Marcello D’amore, il 12 Giugno 2014 presso la Scuola Politecnica dell’Università di
Palermo.
La presente procedura di verificazione fa seguito ad analoga procedura conclusasi nel Giugno
2013 con il deposito della Relazione finale di Verificazione, sempre a firma del prof. M. D'Amore
[1], ed è stata richiesta dal Tribunale in seguito al deposito di due relazioni ritenute rilevanti per il
problema in esame, la prima preparata dall'Istituto Superiore di Sanità (ISS) [2] e la seconda
dall'Ente Nazionale per l'Assistenza al Volo (ENAV) [3]. Successivamente al termine del 7 luglio
2014, assegnato dal Verificatore [4], anche gli autori della presente relazione hanno inviato con
nota accompagnatoria [5], una loro lista di documenti utili, da sottoporre all'attenzione del
Verificatore, riservandosi di presentare le loro ulteriori deduzioni entro il termine del 31 luglio
2014, assegnato anch'esso dal prof. D'Amore nella riunione del 12 Giugno [4]. Controdeduzioni
alla documentazione presentata sono stati poi presentati dall'avvocatura dello stato in data 28
luglio 2014 [6]: nei limiti del possibile, si cercherà di tener conto nel presente testo, anche di
queste ultime note di controdeduzione.
In questa relazione quindi non si riprenderanno tutte considerazioni, già svolte in precedenza
[7][8], che hanno riguardato il progetto, così come è stato presentato nel 2008 [9][10], e i
successivi rilievi effettuati da ARPA-Sicilia, ma ci si limiterà ad analizzare gli elementi nuovi
emersi nel corso dell'ultimo anno, sia dalle citate relazioni di ISS [2] ed ENAV [3], sia dalle altre
fonti sottoposte all'attenzione del verificatore [5], sia dalle controdeduzioni dell'avvocatura dello
stato [6], sia dalle attività di ricerca svolte autonomamente dagli autori della presente.
Occorre tuttavia rimarcare come, da un punto di vista giuridico, le lacune evidenziate nel progetto
originale presentato nel 2008 [9][10], che risultano di gravità tale da inficiare la validità di tutto il
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processo autorizzativo che ne è seguito1, non possono certo essere sanate a oltre cinque anni di
distanza attraverso la presentazione di integrazioni, in forme del tutto irrituali rispetto a quanto
previsto dalla legislazione. Le gravi lacune progettuali possono essere sanate solo attraverso
l'avvio di una nuova procedura autorizzativa, a partire dalla presentazione di un progetto
completo di tutte le analisi di sicurezza necessarie, effettuate con il rigore e la completezza
richieste per garantire il rispetto formale e sostanziale dalle legislazione vigente. Fatta questa
fondamentale premessa, gli scriventi ritengono di non affrontare ulteriormente in questa sede
argomentazioni di natura giuridica, e si limiteranno quindi, da qui in avanti, a discutere il
contenuto della documentazione in esame sotto un profilo strettamente tecnico e scientifico.
In dettaglio, nel secondo paragrafo qui di seguito svolgeremo le nostre considerazioni in merito
alle conclusioni raggiunte dalla precedente procedura di verificazione [1], mentre il terzo
paragrafo conterrà le deduzioni in merito agli aspetti teorici trattati nella relazione dell'Istituto
Superiore di Sanità [2], nella sua versione completa, comprensiva delle considerazioni degli
esperti nominati dalla regione [11]. Nel quarto paragrafo analizzeremo i risultati della campagna
di misurazioni svolta “in condizioni controllate” congiuntamente da ISPRA [12] e ARPA-Sicilia
[13] nel Giugno 2013, il quinto paragrafo è dedicato all'analisi del contenuto della relazione
ENAV [3] mentre il sesto e ultimo paragrafo è dedicato alle conclusioni. Le due appendici sono
dedicate alla raccolta e all'analisi di tutti i dati tecnici utili sulle sorgenti presenti nella base NRTF
Niscemi, raccolti dagli autori e non contenuti in altre fonti note al verificatore, e all'illustrazione
dettagliata dell'esperimento di esposizione diretta di colture cellulari umane condotta da alcuni
degli autori nel corso dell'ultimo anno.
1 Si ricorda infatti come l'autorizzazione alla realizzazione dell'opera, rilasciata il primo Giugno 2012, sia stata
effettivamente revocata dal Governo Regionale Siciliano il con provvedimento del 29 Marzo 2013,
provvedimento preso in seguito della mozione unanime dell’Assemblea Regionale Siciliana, che chiedeva al
governo regionale le revoche alle autorizzazioni per la costruzione del MUOS. Le gravi carenze tecniche del
progetto, che hanno portato alla revoca delle concessioni, erano state illustrate in precedenza, anche da alcuni
degli scriventi, nel corso dell’audizione congiunta della IV commissione ambiente e territorio e la VI
commissione servizi sociali dell’Assemblea Regionale Siciliana a Palermo del 5 febbraio 2013 [14].
11
II – CONSIDERAZIONI SULLA RELAZIONE FINALE DI VERIFICAZIONE DEL 24
GIUGNO 2013
La regolarità della procedura autorizzativa del progetto MUOS presso la base NRTF di Niscemi è
già stata oggetto in precedenza di analoga procedura di verificazione, richiesta sempre dal TAR di
Palermo, e conclusa nel Giugno 2013 con il deposito della Relazione finale di Verificazione a
firma del prof. M. D'Amore [1]. Gli autori si trovano sostanzialmente in accordo con gran parte
delle conclusioni raggiunte dal prof. D'Amore nella sua relazione [1], mentre i punti di
disaccordo sono limitati soltanto ad alcuni aspetti particolari. Si procederà quindi a illustrare tutti
i motivi di accordo con le conclusioni della relazione [1], per poi passare a illustrare
dettagliatamente i limitati motivi di disaccordo.
II.1) Motivi di accordo con le conclusioni della prima procedura di verificazione.
Si conviene senz'altro col prof. D'Amore quando afferma che: “L'indagine di conformita con
finalita di approvazione per gli effetti ambientali elettromagnetici dell'installazione del sistema MUOS,
descritta nel Rapporto finale dello Space and Naval Warfare System Center (NWSC), è priva del
rigore e della completezza necessari a garantire la piena validità dei risultati, indispensabile
requisito di uno studio che riguarda un sistema complesso nel Sito di Interesse Comunitario
Sughereta di Niscemi, in vicinanza del Comune di Niscemi, classificato in zona sismica ad
elevata pericolosità, e di tre aeroporti.
Pertanto i risultati dell'analisi di conformità di NWSC non consentono di verificare il rispetto dei
limiti di campo elettromagnetico previsti dalla legge. Si rileva inoltre che le varie articolate
normative italiane in tema di insediamento di nuovi impianti di comunicazione a radio frequenza non
sono state considerate con la dovuta attenzione.”
Gli autori della presente relazione non possono che condividere tali affermazioni, essendo giunti
a conclusioni simili, indipendentemente, in tutte le loro analisi e nei loro interventi [7][8][14-17].
La mancanza di rigore e completezza, che non consente la verifica del rispetto dei limiti di
sicurezza, scaturisce direttamente dal fatto che le caratteristiche radioelettriche degli impianti
della base NRTF-Niscemi (sia quelli operativi sin dal 1991, sia quelli relativi al progetto MUOS
in via di realizzazione) non sono mai stati resi noti in modo completo ed esaustivo, tale da poter
consentire l'elaborazione di un modello previsionale delle emissioni, come richiesto dalla
12
normativa ( DLGS 259/03 “Codice delle comunicazioni elettroniche”, art. 87 commi 1 e 2 e
allegato 13, mod. A). A questo proposito, non è pertinente l'osservazione del Colonnello
Brancaccio ([6], allegato, pag. 1) per cui il “DM 381/1998 non obbliga a ricorrere a metodi di
calcolo previsionali per la valutazione ante operam di un impianto trasmittente”, infatti tale
obbligo è stato introdotto dalla legislazione entrata in vigore successivamente a tale decreto (il
DLGS 259 del 2003, appunto).
L'elaborazione di un tale modello previsionale, e la sua validazione attraverso misure di verifica
effettuate sul campo nel peggiore dei casi possibili, sono indispensabili infatti proprio per poter
garantire la conformità con quanto previsto dalla normativa di sicurezza in vigore. Purtroppo
però, come ricorda il prof. D'Amore nelle sue conclusioni [1]: “II calcolo rigoroso dei livelli del
campo elettromagnetico irradiato dalle parabole satellitari congiuntamente ai contributi dovuti alle
antenne esistenti può essere effettuato solo se si e in possesso dei dati descriventi in modo completo
le sorgenti radianti.
Un tale calcolo non e stato effettuato dai responsabili del progetto MUOS, né, per ragioni differenti, da
ARPA Sicilia, né dai consulenti del precedente Presidente della Regione Sicilia, né dai periti del Comune
di Niscemi.”.
Si mostrerà in dettaglio nel seguito come un tale calcolo non sia stato effettuato, per le medesime
ragioni, neppure nella documentazione in esame [2][3][6][12][13].
La persistente carenza di tale modello previsionale ha riceve tra l'altro conferma in questi giorni
dalle dichiarazioni del Colonnello Brancaccio ([6], allegato, pag. 1) da cui risulta che tale
modello, previsto ante operam, sia ancora in via di elaborazione: “il CISAM stà lavorando ad uno
studio di predizione per calcolare i livelli in campo vicino”, benché l'impianto, in violazione
formale e sostanziale della normativa, sia stato interamente realizzato, e venga addirittura
sottoposto a prove di emissione: “si stanno conducendo campagne di misura a livelli crescenti
di potenza, sino ad arrivare ai massimi valori ottenibili (che non sono quelli operativi)”.
Questa seconda procedura di verificazione è dedicata quindi all'esame della nuova
documentazione presentata in giudizio a partire dal Luglio 2013: relazioni ISS [2], ENAV [3] e
risultati delle nuove campagne di misurazione effettuate congiuntamente da ISPRA [12] –
ARPAS [13]. Lo scopo è evidentemente quello di verificare se da questa documentazione
emergano elementi nuovi, atti a colmare le gravi lacune evidenziate delle conclusioni precedenti,
e che possano dimostrare con il rigore e la completezza necessarie la conformità con la normativa
13
di sicurezza vigente.
È possibile anticipare sin d'ora le conclusioni che scaturiscono dall'analisi dettagliata di tutti
questi documenti (analisi svolta in dettaglio nei paragrafi successivi): nulla di quanto contenuto
nella nuova documentazione presentata in giudizio [2][3][6][12][13] è idoneo a colmare le gravi
lacune già evidenziate nel progetto originale, lacune che erano e permangono tali da inficiare la
validità delle autorizzazioni concesse alla realizzazione dell'opera in esame. In particolare:
a) Nessun dato nuovo è emerso riguardo le caratteristiche radioelettriche dei dispositivi
trasmittenti dell'impianto MUOS in via di realizzazione, di conseguenza la conoscenza di tali
dispositivi resta incompleta, senza che sia possibile realizzare un modello analitico previsionale
delle emissioni (che infatti è assente nei documenti presentati in giudizio).
b) I dati nuovi presentati in relazione alle caratteristiche radioelettriche dei dispositivi trasmittenti
(che si trovano qui riassunti nell'appendice A) attualmente in funzione presso la base NRTF di
Niscemi sono incomplete e non consentono di realizzare un modello analitico previsionale delle
emissioni (che infatti è assente nei documenti presentati in giudizio).
c) Le misurazioni congiunte effettuate da ISPRA-ARPAS nel Giugno 2013 non sono affatto
idonee a garantire che i limiti di sicurezza stabiliti per legge non vengano superati dall'attuale
impianto neppure nel “peggiore dei casi possibile”, come richiesto dalla legislazione. Infatti, oltre
a costituire un saggio molto limitato nello spazio e nel tempo, sganciato da qualsiasi modello
previsionale, la modalità con la quale sono state condotte non offre alcuna garanzia che le
condizioni relative al “peggiore dei casi possibile” siano state effettivamente realizzate. Al
contrario vi sono numerosi elementi che portano a concludere che quelle realizzate nel corso
delle misurazioni non siano affatto le condizioni di funzionamento dell'impianto che comportano
la maggiore emissività possibile e i rischi più grandi per la popolazione residente.
In sostanza, a cinque anni di distanza, ci troviamo ancora in una situazione del tutto simile a
quella creatasi a seguito dell'istruttoria effettuata da ARPA-Sicilia nel 2009 [18]. In quella
occasione infatti, a causa della insufficienza dei dati tecnici forniti dai militari USA, ARPASicilia non ha potuto concludere il compito affidatole, non potendo elaborare un modello
previsionale delle emissioni ne per l'impianto attualmente in funzione presso la base NRTFNiscemi ne per l'impianto MUOS in via di realizzazione2, ha dovuto perciò ripiegare su un
2
ARPAS conclude la relazione istruttoria relativa al progetto di installazione del MUOS nel Febbraio 2009
[17] dichiarando di non poter portare a termine il compito affidatole: "Considerato che la documentazione acquisita
non è conforme a quanto previsto dall'allegato n.13 (art 87 e 88) - Mod. A del D.lgs 259/03, non è stato possibile
14
attività di misura e monitoraggio in alcuni punti specifici, senza però riuscire a garantire le
condizioni di emissività più gravose possibili nel corso delle sue verifiche (come illustrato in
dettaglio ad esempio in [16], paragrafo III, pag. 7-10).
Oltretutto vi sono numerose evidenze di come i livelli di emissione elettromagnetica della base
NRTF-Niscemi, già nella sua attuale configurazione, superino i limiti di sicurezza stabiliti dalla
legislazione; infatti, come ricordato nelle conclusioni della precedente procedura di verificazione
[1], dal 2009 a oggi “I livelli del campo elettromagnetico a radio frequenza rilevati da ARPA Sicilia
con misure puntuali e monitoraggio continuo risultano in numerosi casi superiori ai limiti di legge, in
particolare in localita Ulmo.”
Infine è importante sottolineare come, la nuova documentazione presentata a giudizio
[2][3][6][12][13]:
- Nulla contiene in merito alle valutazioni di rischio sismico, assenti anche nel progetto originale
[9][10], benché in base alla classificazione sismica dei comuni della regione siciliana, regolamentata
dal "Decreto Presidenza Regione Siciliana, 15.01.2004, attuazione Regione Siciliana - Giunta
Regionale- deliberazione n.408 del 19.12.2003: obbligo progettazione antisismica" il Comune di
Niscemi e classificato in zona 2 - Elevata pericolosità.
- Fornisce importanti elementi di conferma per il rischio di incidente aereo, in particolare per quanto
riguarda le interferenze con gli aeromobili in partenza e in arrivo dal vicino aeroporto di Comiso
(relazione ENAV [3]).
- Indica come il puntamento previsto per le grandi antenne paraboliche del MUOS operanti in banda Ka
sia stato modificato rispetto al dato di progetto, abbassando l'angolo di elevazione minimo da 17° a
14,7° sull'orizzonte (rapporto ISS [2], paragrafo 1.5, pag. 12), senza peraltro informarne le autorità
emettere un parere ai sensi del citato D.lgs. 259/03" (Istruttoria ARPAS [3], al paragrafo Conclusioni, pag. 33).
Il motivo per cui ARPAS non ha potuto svolgere il suo compito istruttorio, esplicitato all’interno della
relazione [17], è che i militari USA si sono rifiutati di fornire i dati tecnici previsti dall'allegato 13, mod. A del DLGS
259/03 (codice delle comunicazioni): non sono state trasmesse infatti ne le caratteristiche radioelettriche complete
degli impianti (sia quelli già esistenti che il realizzando MUOS), ne la posizione esatta delle sorgenti già operanti.
Quando ARPAS ha ripetutamente richiesto alle autorità militari USA la documentazione tecnica necessaria, ha
ricevuto un esplicito rifiuto da parte di Nam Nguyem, responsabile del progetto MUOS, nel corso della riunione
tenutasi il 10/12/2008 a Niscemi ([3], pag. 3), in quanto le informazioni relative agli impianti “già operanti” risultano
“secretate dall’attività militare”. Per la stessa ragione le autorità militari si rifiutano di fornire “valori di campo
elettromagnetico ante e post opera” del MUOS e degli impianti operanti attualmente. In mancanza di questi dati è
impossibile effettuare una stima del campo emesso, come previsto sempre dal dall'allegato 13, mod. A del DLGS
259/03, che infatti non è mai stato presentato.
Come verrà argomentato dettagliatamente nel seguito, le limitate informazioni trasmesse dall'ambasciata USA
all'Istituto Superiore di Sanità, nella primavera del 2013, non sono sufficienti a colmare le lacune che hanno impedito
a ARPA-Sicilia di concludere la procedura istruttoria nel 2013, la situazione resta perciò sostanzialmente invariata.
15
aeronautiche (il rapporto ENAV [2] utilizza il vecchio angolo di elevazione minimo di 17°, tabella
relativa alla figura 4 a pag. 11). In linea di massima il decremento dell'angolo di elevazione minimo non
fa che aumentare il tratto in cui l'intenso fascio di microonde emesso dalle parabole attraversa
l'atmosfera alle quote utilizzate dagli aeromobili, incrementando così il rischio di interferenza e
incidente.
Da tutti gli elementi sin qui esposti, e che verranno meglio analizzati nel seguito, emerge come nulla di
quanto contenuto nella documentazione oggetto di questa seconda procedura di verificazione sia idonea
a sanare le gravi lacune già emerse nel corso della prima procedura [1] in merito alla conformità
dell'opera proposta con gli standard di sicurezza previsti dalla normativa italiana. Al contrario,
emergono dalla documentazione presentata [2][3] elementi di conferma dei gravi rischi di incidente già
evidenziati in precedenza [1][7][8].
Di conseguenza la conclusione della precedente procedura di verificazione: “ per la verifica di
conformità dell'impianto MUOS si rende necessario lo sviluppo di una nuova rigorosa procedura di
simulazione del campo elettromagnetico irradiato, corredata da una piena e documentata
informazione sul codice di simulazione che viene utilizzato, sull'algoritmo alla base di tale codice, sui
dati di ingresso al codice, sulle caratteristiche del segnale emesso, sulle proprietà riflettenti del
terreno e di eventuali superfici interessate, sulle ipotesi semplificative eventualmente adottate. In
modo analogo si dovrebbe procedere nella valutazione dei possibili effetti elettromagnetici negli
aeroporti interessati, in particolare in quello di Comiso, e in aeromobili che attraversino il fascio
elettromagnetico irradiato dai riflettori parabolici”, ne risulta confermata e rafforzata.
II.2) Motivi di disaccordo con le conclusioni della prima procedura di verificazione.
Il disaccordo degli scriventi con le conclusioni raggiunte dalla precedente procedura di
verificazione è invece limitato ad alcuni punti particolari, così riassunti nelle conclusioni della
relazione [1]: “Si deve infine rilevare che la non accettazione degli attuali limiti di legge per
l'esposizione delle persone ai campi elettromagnetici a radio frequenza, prospettata dai periti del
Comune di Niscemi e dai perito di Legambiente in quanto ritenuti non più attendibili perche obsoleti,
determinerebbe un vuoto normativo e farebbe venire meno gli oggettivi riferimenti per la verifica di
conformità.”
La frase si riferisce a tre diverse questioni:
1) Determinazione di limiti di sicurezza adeguati per l'esposizione a lungo termine della
16
popolazione civile alle emissioni dell'antenna operante nella base NRTF-Niscemi in base LF (a
46 KHz).
2) Determinazione di limiti di sicurezza adeguati per gli effetti congiunti dell'esposizione a lungo
termine della popolazione civile alle emissioni elettromagnetiche di radiofrequenza provenienti
dalla base NRTF-Niscemi e agli inquinanti chimici provenienti sia dalla vicina raffineria di Gela
sia dalla stessa base NRTF-Niscemi, dove devono essere predisposti due gruppi elettrogeni da 1
MW ciascuno.
3) Valutazione degli effetti delle emissioni elettromagnetiche di radiofrequenza provenienti dalla
base NRTF-Niscemi sull'ambiente naturale e in particolare sulla biocenosi della riserva naturale
della “Sughereta di Niscemi”.
Procediamo quindi all'esame separato delle singole questioni poste, anche alla luce di quanto
emerso di recente dalla documentazione in esame e dalle attività di ricerca svolte autonomamente
dagli autori.
1) Determinazione dei limiti di sicurezza per le emissioni a 46 KHz
Nel caso della determinazione dei limiti di sicurezza per l'esposizione a lungo termine della
popolazione civile alle emissioni e.m. a 46 KHz, in realtà, non si tratta affatto di “non accettazione
degli attuali limiti di legge”. Al contrario, ci si trova in questo caso nella necessità di dover
determinare un valore di soglia, non fissato dalla legislazione, per garantire la sicurezza della
popolazione dall'esposizione a lungo termine ad una emissione continua da stazioni radio base a
frequenze inferiori ai 100 KHz. Tale garanzia di sicurezza è prevista dalla legge (L. 36 del 2001),
anche se un preciso valore di soglia non è ancora stato fissato da apposito decreto, la sua
determinazione rimane quindi, per il momento, affidata ai tecnici, alla luce delle conoscenze più
aggiornate disponibili.
La legislazione italiana infatti (Legge 36 del 2001) prescrive infatti la fissazione di un limite
specifico per l'esposizione prolungata della popolazione civile, a tutela effetti a lungo termine
(valore di attenzione), tale limite è distinto da quello che tutela dagli effetti acuti (limite di
esposizione) e deve essere ovviamente inferiore a quest'ultimo. I limiti sono poi stati
esplicitamente fissati con i decreti legge dell'8 Luglio 2003: quello dedicato alle radiofrequenze 3
fissa il limite di attenzione per le esposizioni prolungate a 6 V/m per la componente elettrica, sino
3 Decreto attuativo per i campi RF: DPCM dell’8 Luglio 2003 (fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di
attenzione, e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalla esposizione a campi elettrici,
magnetici ed elettromagnetici generati a frequenze comprese tra 100 KHz e 300 GHz)
17
alla soglia inferiore di frequenza di 100 KHz. Il decreto dedicato invece ai campi quasi-statici4
specifica che per quanto riguarda lo spettro di frequenze da 0 Hz a 100 KHz, non riconducibili a
elettrodotti, si applica “l’insieme completo delle restrizioni stabilite nella Raccomandazione del
consiglio dell’Unione Europea 1999/512/CE del 12 Luglio 1999” (Art. 1 comma 3). Infine, per
quanto riguarda la citata Raccomandazione UE 1999/512/CE, essa prevede esplicitamente soglie
di protezione per gli effetti acuti, che per la componente elettrica a 46 KHz è fissata a 87 V/m
(tabella due dell’allegato III) , ma escludo esplicitamente ogni effetto di protezione dagli effetti a
lungo termine che non considera sufficientemente provati : “L’insorgere del cancro per gli effetti
dell’esposizione ai campi elettromagnetici di lungo periodo non è considerato accertato”
(Raccomandazione UE 1999/512/CE Allegato I-B). Per riassumere: la legislazione italiana (L
36 del 2001) stabilisce che la popolazione civile debba essere tutelata sia dagli effetti acuti che da
quelli dovuti a esposizione prolungata ai campi elettromagnetici, attraverso la fissazione di
apposite soglie di sicurezza, ma, per quanto riguarda le emissioni a 46 KHz, fissa solo un limite
di sicurezza per gli effetti acuti (a 87 V/m, come indicato nella tabella due dell’allegato III della
Raccomandazione UE 1999/512/CE), lasciando indeterminato quello relativo alle esposizioni
prolungate.
Occorre rimarcare come quella evidenziata non sia affatto la sola lacuna presente nella
legislazione radioprotettiva specifica per le radiazioni non ionizzanti; vi sono altri casi, anche
molto rilevanti, nei quali le soglie di sicurezza previste dalla legge quadro n. 36 del 2001 non
sono ancora state fissati da appositi decreti attuativi: basti pensare alle emissioni impulsate
provenienti dai radar o quelle relative dagli apparecchi di telefonia mobile. In tutti questi casi
naturalmente la garanzia di sicurezza stabilita dalla legislazione non può venire meno, occorre
quindi che i tecnici incaricati, di volta in volta, stabiliscano un valore opportuno, sulla base delle
conoscenze scientifiche più aggiornate. Naturalmente la determinazione di una adeguata soglia di
sicurezza risulterà più complessa proprio nel caso delle garanzie da offrire alla popolazione civile
per i rischi legati agli effetti cronici dovuti a esposizione continua, un campo in cui sia le
conoscenze scientifiche5 che gli orientamenti giuridici6 sono in rapida evoluzione. Non per questo
4 DPCM dell’8 Luglio 2003 (limiti di esposizione della popolazione a campi magnetici dalla frequenza di rete -50
Hz- generati da elettrodotti).
5 Basti ricordare, a titolo di esempio, il recentissimo inserimento da parte dell'IARC (International Agency for
Research on Cancer) dei campi e.m. di radiofrequenza tra i possibili agenti cancerogeni per l'uomo (Gruppo 2b)
Monograph 102, “Non-Ionizing radiation, Part II: Radiofrequency Electromagnetic Fields”, Lyon 2013
6
A titolo di esempio si citano alcuni esempi di orientamenti recenti della magistratura a proposito di
esposizioni prolungate a campi elettromagnetici di radiofrequenze, sia in campo civile che penale:
- 24 Febbraio 2011, IV sezione penale della Corte di Cassazione di Roma, conferma definitiva della
18
il tecnico si può sottrarre a quello che è un suo preciso compito e una sua responsabilità.
Si sottolinea come anche ARPA Sicilia, che in un primo tempo aveva supposto che il valore di 87
V/m (stabilito nella Raccomandazione UE 1999/512/CE) potesse essere utilizzato come valore di
sicurezza per la tutela dagli effetti dell'esposizione prolungata della popolazione alla frequenza di
46 KHz (Istruttoria 2009 [18] pag 33), ha recentemente modificato il suo orientamento,
riconoscendo come questo non possa essere assunto come limite di sicurezza per l'esposizione
prolungata della popolazione, limite che deve essere opportunamente determinato (cosa che però
i tecnici di ARPA-Sicilia non fanno e delegano a non meglio precisate “autorità sanitarie”):
”Considerato che la normativa italiana vigente non prevede limiti di esposizione e valori di
attenzione per campi elettromagnetici alla frequenza di 46 KHz, i valori misurati, come più volte
rappresentato, sono stati confrontati con il livello di riferimento di cui alla citata
Raccomandazione 1999/512/CE, che però non prevede valori di attenzione. Si rinvia pertanto
alle eventuali valutazioni sanitarie da parte delle competenti autorità” ([20] pag. 31).
A partire da queste considerazioni, gli scriventi hanno valutato che, come limite di sicurezza per
l'esposizione prolungata della popolazione per le emissioni elettromagnetiche a 46 KHz, si
debbano adottare i medesimi valori di attenzione adottati alla frequenza d1 100 KHz, ovvero 6
V/m per la componente elettrica e 0,016 A/m per la componente magnetica ([7] paragrafo III pag.
10). La valutazione si basa sulle seguenti considerazioni:
- Le radiofrequenze da 30 KHz a 10 MHz rientrano tra quelle al di sotto della risonanza
corporea7, a queste frequenze la grandezza maggiormente rilevante è la densità di corrente
(Norma CEI 211-7 capitolo 8, pag. 34-35), generata sia dalla componente magnetica che da
quella elettrica del campo.
- Le soglie di sicurezza (livelli di riferimento) per gli effetti biologici dovuti all'esposizione a
campi elettromagnetici, per tener conto in modo adeguato delle disomogeneità del corpo e del
deposito localizzato dell'energia rilasciata, vanno considerate invarianti, a parità di potenza
irraggiata, nell'intervallo di frequenze che va da 30 KHz a 1 MHz, di conseguenza sia l'UE
condanna dei responsabili di Radio Vaticana per il reato di “getto pericoloso di cose” (art. 674 cp), in relazione
all’inquinamento elettromagnetico generato dalle emissioni della radio nel territorio circostante.
- 3 Ottobre 2012, Corte di Cassazione – Sezione lavoro, sentenza 17438 , Condanna al risarcimento
dell’imputato per i danni prodotti dalle emissioni e.m. dovute all’uso prolungato del telefono cellulare per scopi
professionali.
- 6 Ottobre 2011, TAR della Sardegna, ordinanza 656. Viene sospesa la realizzazione di quattro postazioni
radar di sorveglianza costiera, per ragioni legate alla tutela della salute della popolazione e dell’ambiente (il progetto
verrà poi ritirato dal proponente, in anticipo sul giudizio definitivo).
7
IARC (International Agency for Research on Cancer), monografia 102, paragrafo 1.3 - Dosimetria, pag. 68.
19
(tabella due dell’allegato III della Raccomandazione UE 1999/512/CE) che l’ICNIRP (linee
guida 1998 [14] tabella 7) mantengono costanti le loro soglie di sicurezza per gli effetti acuti in
questo intervallo di frequenze.
- Non vi è ragione alcuna per cui le considerazioni svolte, che hanno portato a mantenere costanti
le soglie di sicurezza (livelli di riferimento) per gli effetti acuti, nell'intervallo di frequenze da 30
KHz a 1 MHz, non debbano valere anche per le soglie di sicurezza (livelli di riferimento) stabilite
a tutela dagli effetti cronici da esposizione prolungata, essendo identici i meccanismi fisici di
azione.
Nella sua prima relazione di verificazione ([1] paragrafo 4.1 pag. 15) il prof. D'Amore ritiene di
non dover condividere questo orientamento sulla base del fatto che: “Per quanto riguarda i limiti di
campo elettrico (87 V/m) e di campo magnetico (5 A/m) per l'emissione EM a 46 kHz, adottati da
ARPAS in ordine alle Raccomandazioni del Consiglio dell'Unione Europea e non specificati nella
normativa italiana, viene prodotta un'approfondita analisi delle risultanze di numerosi studi effettuati
in campo nazionale e internazionale. Ritenuto che il limite di 87 V/m non è basato su esposizione delle
persone a lungo termine, come si dovrebbe nel territorio "illuminato" dal campo EM a 46 kHz, i periti
propongono che l'obiettivo di qualita di 6 V/m venga fissato anche alla frequenza di 46 kHz. A tale
riguardo si fa presente che il limite di 87 V/m fa riferimento a quanto previsto dalle linee guida ICNIRP
[15] ed e anche di riferimento nelle norme CEI EN 50444 2008, EN 50445 2008, CEI EN 50505 2010
per la valutazione dell'esposizione umana ai campi elettromagnetici tra 10 kHz e 100 kHz, prodotti
dalle apparecchiature per la saldatura ad arco, a resistenza e processi affini, e per riscaldamento a
induzione. Si ritiene dunque che la proposta dei periti, in assenza di una specifica normativa
nazionale o regionale, allo stato attuale non possa essere condivisa nella valutazione di conformità del
campo EM a 46 kHz.”
Il riferimento ad “apparecchiature per la saldatura ad arco, a resistenza e processi affini”,
contenuto nella prima procedura di verificazione, è adeguato al caso di esposizioni lavorative8,
nel cui contesto sono da inserire questo tipo di esposizioni. Si ricorda però come legislazione
italiana, nel caso di esposizioni lavorative, riconosca esclusivamente il rischio dovuto agli effetti
acuti, mentre non contempla tutele per gli effetti cronici dovuti a esposizioni prolungate, così
come le citate linee guida ICNIRP 1998 (la cui Tabella 6 per le esposizioni professionali è
adottata dal Dlgs. 81 2008) che non propongono alcuna soglia di sicurezza (livelli di riferimento)
8 Le soglie di sicurezza nei contesti lavorativi sono fissate nel Dlgs 81 del 9 aprile 2008, allegato XXXVI, tabella
2.
20
per gli effetti da esposizione prolungata, che non considerano sufficientemente provati. Tale
scelta è motivata dal fatto che le esposizioni in un contesto lavorativo e professionale non sono
continue ma intermittenti e che i lavoratori appartengono (o dovrebbero appartenere) a un
sottoinsieme della popolazione che, per età e condizioni di salute, risultano meno vulnerabile alle
esposizioni. Il contesto in esame è però del tutto diverso da quello professionale e lavorativo, e
riguarda invece l'esposizione continua della popolazione civile, nel quale, tra l'altro, risultano esposte
persone anziane, malate, bambini e donne in stato di gravidanza, e che quindi richiede un diverso e
maggiore livello di protezione. Risulta pertanto infondato il timore che la determinazione di un
opportuno limite di sicurezza per il caso in esame possa mettere discussione le attuali soglie di
sicurezza poichè “determinerebbe un vuoto normativo e farebbe venire meno gli oggettivi riferimenti
per la verifica di conformità.” ([1]- conclusioni). Una tale determinazione è semplicemente un atto
dovuto, richiesto per specificare un parametro che il legislatore ha ritenuto di lasciare al momento alla
valutazione dei tecnici, e non avrebbe alcun effetto su altri parametri fissati esplicitamente dalla
legislazione in altri contesti (come quello lavorativo).
Si ritiene che il problema della determinazione della soglia di sicurezza per gli effetti cronici a 46 KHz
debba essere affrontato in modo aperto, limitandosi a considerazioni di tipo tecnico e scientifico,
riferendosi alle conoscenze più aggiornate reperibili nella letteratura scientifica, e, quando sia
possibile, affidandosi all'esito di esperienze dirette condotte sul campo.
Anche per questa ragione alcuni degli scriventi (F. Marinelli e M. Coraddu) hanno condotto
recentemente un esperimento diretto di esposizione di colture cellulari umane, sia sul campo sia in
laboratorio, allo scopo di determinare direttamente l'effetto biologico delle emissioni elettromagnetiche
alla frequenza di 46 KHz. Questo tipo di attività sperimentale è ancora in corso e sono disponibili i
primi risultati, che si trovano qui riportati in modo esaustivo nel rapporto riprodotto interamente in
appendice B. Si sottolinea come quello condotto sia un esperimento di tipo standard, impiegato
sistematicamente nella ricerca biologica sull'oncogenesi indotta da agenti chimici e fisici, anche nel
contesto delle radiazioni non ionizzanti. Come illustrato in dettaglio nell'appendice B, questo stesso
tipo di esperienza è stata utilizzata in precedenza per valutare gli effetti biologici delle emissioni
elettromagnetiche dovute ai telefoni cellulari e ai radar, ed è quindi quanto mai adatta allo studio del
caso in esame. L'esposizione è avvenuta a Giugno 2013, nel lastrico solare dell'abitazione di Contrada
Ulmo, monitorata continuativamente da ARPA-Sicilia sin dal dicembre 2008. L'abitazione è investita
dalle emissioni dell'antenna operante in banda LF (a 46 KHz) della base NRTF-Niscemi, con un
ampiezza della componente elettrica, ripetutamente determinata con misurazioni in banda stretta,
21
compresa tra 6 e 9 V/m. Il confronto tra le cellule esposte e quelle non esposte mostra importanti
differenze, statisticamente significative, della vitalità cellulare (test MTT), dell'espressione di geni
responsabili della promozione dell'apoptosi (analisi di Western Blot), dello stato di metilazione del
DNA (polimerase chain reaction). Simili differenze tra cellule esposte e non esposte si riscontra anche
negli esperimenti condotti in laboratorio, dove le colture sono state esposte all'interno di una cella
TEM a un onda e.m. oscillante a 46 KHz. Le alterazioni osservate sono particolarmente gravi, in grado
di agire sulla stabilità complessiva della struttura del genoma e sui meccanismi relativi alla morte
cellulare programmata (apoptosi), con il rischio di indurre instabilità cromosomica e proliferazione
cellulare. L'esperimento ha quindi mostrato chiaramente come, l'esposizione prolungata a emissioni
e.m. a 46 KHz, sia in grado di indurre gravi alterazioni nelle cellule esposte, rispetto a quelle non
esposte, mentre le ulteriori indagini in corso riguardano principalmente lo studio dettagliato dei
meccanismi di azione delle e.m. in banda LF.
Considerato che i primi risultati ottenuti da osservazioni di esposizione cellulare diretta hanno
chiaramente mostrato gravi alterazioni dovute all'esposizione prolungata a emissioni e.m. a 46 KHz,
simili a quanto già osservato in simili esperimenti condotti a frequenze superiori9, ne risulta rafforzata
la necessità di fissare una opportuna soglia di sicurezza per l'esposizione cronica della popolazione a
un livello almeno pari a quello adottato per le altre radiofrequenze. Anche in considerazione di
quest'ultimo risultato quindi:
- si ritiene che l’adozione del livello di riferimento E=87 V/m per la tutela della popolazione civile da
possibili effetti cronici per esposizioni prolungate a emissioni elettromagnetiche a 46 KHz, sia priva di
fondamenti scientifici e costituisca quindi un errore scientifico e metodologico;
- la scelta di adottare la soglia di E=87 V/m, adottata dalla Raccomandazione UE 1999/512/CE per la
tutela dagli effetti acuti, finisca di fatto per rimuovere le protezioni che la Legge 36 del 2001 offre alla
popolazione per gli effetti di di una esposizione prolungata ai campi elettromagnetici;
- lo spirito e la lettera della legislazione in vigore richiede di fissare un limite opportuno sulla base
delle conoscenze scientifiche più aggiornate. Sulla base delle conoscenze attuali, delle autorevoli
valutazioni dell'IARC e delle osservazioni dirette da noi effettuate, non vi sono ragioni perché la soglia
di sicurezza per la popolazione civile debba essere fissata, per le emissioni alla frequenza di 46 KHz, a
un livello superiore rispetto a quella adottata per le emissioni alla frequenza di 100 KHz. Si ribadisce
9
Marinelli F, La Sala D, Cicciotti G, Cattini L, Trimarchi C, Putti S, Zamparelli A, Giuliani L, Tomassetti G,
Cinti C., Exposure to 900 MHz Electromagnetic Field Induces an Unbalance Between Pro-Apoptotic and ProSurvival Signals in T-Lymphoblastoid Leukemia CCRF-CEM Cells Journal of cellular physiology, 198:324–332
(2004)
22
quindi la proposta di adottare, per le emissioni a frequenze comprese tra 30 KHz e 100 KHz, valori di
attenzione di 6 V/m per la componente elettrica e 0,016 A/m per la componente magnetica;
- Tale adozione non avrebbe alcun effetto sui limiti di sicurezza adottati in contesti lavorativi e
professionali, per i quali la legislazione italiana offre esclusivamente garanzie dagli effetti acuti.
2) Determinazione di limiti di sicurezza adeguati per gli effetti dell'esposizione congiunta a
emissioni elettromagnetiche e agli inquinanti chimici.
Il problema della valutazione degli effetti congiunti delle emissioni elettromagnetiche della base
NRTF-Niscemi e del pesante inquinamento chimico cui presente in zona, secondo i principi di
precauzione e proporzionalità (come definito da specifica Comunicazione dell'UE del 2 Febbraio
2000), è stato sollevato per la prima volta da E. Cottone e A. Zingales in rappresentanza del
Consiglio Nazionale dei Chimici: "Costituzione Commissione Rischi MUOS", nella quale in
conclusione si afferma che "andranno esaminati nel dettaglio gli effetti delle emissioni
elettromagnetiche sulla Chimica e gli effetti complessivi delle fonti di emissioni che gia agiscono e
di quelli che agiranno nel territorio di Niscemi al fine di dare concretezza tecnica ai due sopra
enunciati ed ineludibili principi di precauzione e di proporzionalità" (come riportato in [1] a pag.
16). Ulteriori elementi in merito all'applicazione del principio di precauzione e proporzionalità
alla questione della localizzazione del MUOS a Niscemi si trovano in [16] (paragrafo VII).
Ancora una volta si deve sottolineare come il problema sollevato non sia quello di rimettere in
discussione le soglie di sicurezza fissate dalla legislazione per le emissioni elettromagnetiche di
radiofrequenza (DPCM dell’8 Luglio 2003), ma sia piuttosto quello della loro corretta
applicazione in un contesto estremamente critico, come è quello del comune di Niscemi,
collocato nel SIN (Sito di Interesse Nazionale) di Gela Niscemi.
Tuttavia il verificatore, pur riconoscendo il grande rilievo dell'argomento sollevato, ha ritenuto di
non doverlo affrontare, in parte per la difficoltà oggettiva del compito e in parte per il timore, a
nostro parere troppo prudente, di dover rimettere in discussione l'intero impianto legislativo ([1]
pag. 16): “ si deve rilevare che gli effetti delle radiazioni EM "sotto il profilo microscopico a livello
molecolare" costituiscono un tema di studio e ricerca di grande interesse nello specialistico settore
scientifico, le cui conclusioni potrebbero forse portare utili contributi alla definizione di limiti di lungo
termine del campo EM diversi da quelli attualmente previsti dalla legge. Tuttavia il sottoscritto
23
ritiene che nel contesto dell'incarico ricevuto, già di per se complesso e di ampio spettro, e nei tempi
concessi non sia possibile avviare un'indagine scientifica su una tale problematica ed anche su quale
sia il valore per I'esposizione a lungo termine al di sotto del quale si possa considerare non esistente il
rischio. Del resto gli stessi autori della lettera citata propongono di avviare studi sulle problematiche
succintamente esposte.”, e inoltre “Si deve infine rilevare che la non accettazione in sede processuale
degli attuali limiti di legge in quanto ritenuti non più attendibili perché obsoleti, sarebbe causa di
notevole difficoltà nella formulazione del giudizio di merito. A tale riguardo si pensi alle esistenti
numerose controversie relative l'esposizione delle persone esposte al campo elettromagnetico delle
stazioni radiobase o al campo magnetico degli elettrodotti.”
I molteplici negativi prodotti dall'esposizione a campi elettromagnetici di radiofrequenza sulle
cellule e sui tessuti viventi sono ormai ben noti ed oggetto di una amplissima letteratura
scientifica. Numerosissimi gli effetti non-termici dimostrati, a partire da quello ormai classico
che riguarda il trasporto degli ioni calcio attraverso la membrana cellulare 10; sono stati osservati:
produzione di radicali liberi, danni cromosomici, alterazione all'espressione genica e alla
regolazione enzimatica, etc. . Una piccola selezione di lavori recenti sull'argomento è reperibile
nella bibliografia al secondo paragrafo (“Studi in vitro”), dell'Appendice B), mentre l'argomento
è ampiamente trattato nel capitolo 4 della recente monografia dell'IARC dedicata all'argomento
(IARC, Monografia 102 , 2013). Agli effetti dei campi elettromagnetici di radiofrequenza
osservabili in vitro sulla materia biologica, corrispondono ampie evidenze di gravi effetti negativi
sulla natura umana (argomento ampiamente svolto dagli autori in [16], appendice 2), tanto da
aver indotto recentemente (Maggio 2011) l'IARC a inserire i
campi elettromagnetici di
radiofrequenza nella categoria 2B - Possibili Cancerogeni per l'uomo (scelta ampiamente
motivata in IARC, Monografia 102 , 2013).
Anche il tema dell'interazione tra agenti chimici cancerogeni e campi elettromagnetici di
radiofrequenza è stato indagato sperimentalmente, evidenziando effetti di co-promozione, ovvero
di trasformazione neoplastica accelerata, in seguito all'irraggiamento elettromagnetico, rispetto a
quanto accade per la presenza dei soli agenti chimici. Si può citare a questo proposito il lavoro di
10
Si vedano ad esempio:
E. Postow, M. L. Swicord, “Modulated fields and 'window' effects” in Handbook of biological effects of
electromagnetic field” (C. Polk and E. Postow editors), Boca Raton, FL, CRC Press, 535-580, 1996
Martin L. Pall “Electromagnetic fields act via activation of voltage-gated calcium channels to produce beneficial
or adverse effects”, Article first published online: 26 JUN 2013, DOI: 10.1111/jcmm.12088, Journal of Cellular
and Molecular Medicine (2013).
24
Balcer-Kubiczek e Harrison (1991)11, condotto su cellule esposte a un classico agente di
promozione tumorale utilizzato in chimica sperimentale (il TPA – 12-O-tetradecanoylphorbol-13acetate), per le quali la degenerazione neoplastica risulta accelerata (in rapporto diretto
all'intensità) in seguito all'irraggiamento con un campo elettromagnetico nella banda delle
microonde.
Come è noto il territorio comunale di Niscemi è affetto da un grave problema di inquinamento
chimico, essendo interessato dalle ricadute del petrolchimico di Gela (Niscemi è collocato Sito di
Interesse Nazionale). Interessanti elementi in merito sono emersi anche nel recente rapporto
dell'ISS [2]12, è documentata la presenza di agenti cancerogeni chimici di diversa natura,
l'arsenico è stato rilevato in acque sotterranee, suoli e aria, mentre nelle sole acque superficiali
sono stati rilevati Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA), composti alifatici clorurati cancerogeni
e BTEX (benzene, toluene, etilbenzene e xileni)13. Non è ancora stato analizzato in dettaglio il
contenuto delle polveri PM10, che superano ampiamente i limiti legislativi imposti per la qualità
dell'aria (Dlgs. 155/2010) e che potrebbero contenere le medesime sostanze (Arsenico, metalli
pesanti, diossine, IPA, BTEX, etc.). La presenza di questa grave situazione di inquinamento
chimico rende quindi il sito di Niscemi indubbiamente tra i meno adatti all'installazione di una
grande base di telecomunicazioni, caratterizzata da un elevata emissività elettromagnetica, a
causa di un elevato rischio di co-promozione e di potenziamento tra agenti oncogeni di natura
chimica e di natura fisica (irraggiamento e.m. , nella fattispecie).
A parere degli scriventi è quindi urgente e necessario affrontare la problematica dell'effetto
congiunto tra le emissioni elettromagnetiche dovute alla base NRTF, nella sua attuale
configurazione e in quella futura, e l'intenso inquinamento chimico presente nell'area, destinato a
essere oltretutto incrementato in modo non trascurabile dai due grandi generatori diesel (1 MW di
potenza elettrica per ciascuno) previsti per l'alimentazione dei dispositivi MUOS in caso di
emergenza.
E.K. Balcer-Kubiczek e G. H. Harrison, “Neoplastic Transformation of C3H/10T1/2 cells following
exposure of 120 Hz modulated of 2,45 GHz microwawes and phorbol ester tumor promoter” Radiation Res. 126, 2572, 1991.
12 Rapporto ISS [2], parte seconda, a cura del dipartimento AMPP (Ambiente e Connessa Prevenzione Primaria) ha
11
elaborato la sezione: “Analisi dell'impatto della raffineria di Gela sul territorio del comune di Niscemi”, (pag. 24-39)
13 Si vedano a questo proposito gli esiti dello studio SEPIAS, pubblicato su Epidemiologia e Prevenzione – anno
38, n. 3/4, Maggio-Agosto 2014 :”Studio sui marcatori di esposizione ed effetto precoce in aree con
inquinamento da arsenico: metodi e risultati del progetto SEPIAS”., reperibile in rete all'indirizzo web:
http://www.epiprev.it/materiali/2014/EP3/Sepias_unico.pdf
I dati relativi all''area Gela-Niscemi sono visibili al paragrafo UO4 a pag. 44.
25
Il tema deve essere affrontato sia con una ricognizione sistematica di tutti i riferimenti presenti in
letteratura, sia attraverso la caratterizzazione precisa degli elementi chimici presenti nelle polveri
PM10 dovute alla ricaduta dei fumi della raffineria di Gela (come sollecitato anche dai funzionari
del dipartimento AMPP dell'ISS nella seconda parte della relazione [2]), e ad una analisi della
loro diffusione nel suolo e nelle acque, sia, ove si renda necessario, attraverso appositi
esperimenti di esposizione diretta di colture cellulari agli agenti cancerogeni rilevati in situ (sia
chimici che di natura elettromagnetica) allo scopo di rilevare l'effetto biologico congiunto. Tali
esperienze possono essere condotte, ad esempio, in modo simile all'esperimento descritto in
appendice B (relativo alla sola esposizione e.m.) e alla bibliografia ivi contenuta .
Non vi è traccia di valutazioni di questo tipo né nel progetto originale [9][10], né nella vasta
documentazione prodotta da ARPA-Sicilia sino ad oggi, né nella nuova documentazione
recentemente presentata in giudizio [2][3][6][12][13], se si escludono gli importanti elementi in
merito all'inquinamento chimico, presenti nella relazione ISS [2], dove però rimangono privi di
una valutazione congiunta con gli altri elementi impattanti negativamente sulla salute della
popolazione (si veda il primo punto trattato nel paragrafo III.2 del presente testo). Si ritiene
invece che tale accurate valutazioni debbano essere condotte in sede di valutazione dell'impatto
ambientale, prima delle concessioni di autorizzazione alla realizzazione di qualunque dispositivo
emissivo in aggiunta a quanto già esistente presso la base NRTF Niscemi. La completa mancanza
di tali valutazioni resta perciò, a parere degli scriventi, un grave motivo di inadeguatezza della
documentazione presentata per fini autorizzativi del progetto MUOS presso la base NRTFNiscemi.
3) Valutazione degli effetti delle emissioni elettromagnetiche sull'ambiente naturale e
sulla biocenosi della riserva naturale della “Sughereta di Niscemi”.
I rischi a lungo termine che le emissioni del sistema MUOS comportano per la riserva naturale
della sughereta di Niscemi, all'interno della quale è stata inserita la stazione trasmittente, sono
stati più volte evidenziati, a partire dalla relazione del Marzo 2009, commissionata dal comune di
Niscemi, ai naturalisti dell'università di Palermo D. S. La Mela Veca, T. La Mantia, e S. Pasta
14
A parere degli scriventi, gli inevitabili danni alla biocenosi della riserva sarebbero un motivo già
di per sé sufficiente per ritenere il sito prescelto quanto mai inadatto alla realizzazione di un
14
La relazione è reperibile presso l'archivio del municipio di Niscemi, ed inoltre all’indirizzo web:
http://www.nomuos.org/documents/2009_10_10%20Relazione%20LAMELA-LAMANTIAPASTA%20UNIVERSITA.pdf
26
impianto di telecomunicazioni caratterizzato da forti emissioni nella banda delle microonde ([7],
paragrafo V punto D; [16], paragrafo V punto D, pag. 22).
L’esistenza di tali rischi è riconosciuta anche dal Servizio Ecosistemi e Biodiversità
dell'assessorato Territorio e Ambiente della regione Sicilia (come ricordato in [1], paragrafo
5.1.3), che infatti ha a suo tempo presentato un'apposita relazione allegata all'istruttoria ARPAS
del 2009 [18], nella quale ha formulato le proprie considerazioni con particolare riferimento alla
misura di mitigazione prevista dal decreto istitutivo della riserva relativa alla tutela dell’habitat:
“si invita il proponente del progetto a non proseguire i lavori durante il periodo di riproduzione e
mitigazione dell’avifauna stanziale e migratoria”. Si evidenzia inoltre come “non risulta una
specifica normativa di riferimento agli effetti delle emissioni elettromagnetiche sulla biocenosi
tutelata dall’area protetta”, ma che “in base al principio di precauzione si ritiene utile prevedere
la redazione di un apposito progetto di monitoraggio ante e post operam delle specie nidificanti,
da realizzarsi a carico del proponente.”.
Si deve però osservare come i lavori siano proseguiti ininterrottamente per 16 mesi (dalla metà di
Agosto 2012 sino alla revoca dei permessi, alla fine di Marzo 2013) in evidente spregio
dell’invito a non proseguire i lavori nel periodo di riproduzione dell’avifauna, e come il progetto
di monitoraggio ante operam delle specie nidificanti, da realizzarsi a carico del proponente non
sia stato realizzato, rendendo così più difficile una eventuale futura valutazione dei danni
prodotti. In altre parole sembra che neppure le minime raccomandazioni di cautela, seppure
insufficienti, siano mai state attuate.
Il Prof. D'amore, nella sua prima procedura di verificazione, rileva in merito come: “Gli
approfondimenti richiesti possono trovare risposte negli studi specialistici citati anche in [14], tuttavia,
a giudizio del sottoscritto, non si ha conoscenza allo stato attuale di una normativa riguardante i
limiti di campo EM per esposizione di biocenosi e avifauna.”
Si deve osservare però come l’assenza di una normativa specifica di tutela non autorizzi ad atti
evidentemente dannosi per l’ambiente naturale qual è l’emissione di intensi campi
elettromagnetici di radiofrequenza, come dimostrato da un’abbondante letteratura scientifica15.
15 Una selezione di pubblicazioni recenti e rilevanti sull'argomento:
Rapporto Huss al Consiglio d'Europa, Memorandum sugli effetti di radiofrequenze e microonde sulla salute
umana, sugli animali, sulle piante e sull'ambiente in generale: Council of Europe, "The potential dangerso of
electromagnetic fields and their effects on the environment" doc. n. 12608, 6 May 2011, B. Huss
memorandum, 4: "Effects on the environment: plants, insects, animals".
Articoli riassuntivi sugli effetti dei campi e.m. sull'ambiente naturale
A. Balmori "Electromagnetic pollution from phone masts. Effects on wildlife", Pathophysiology 16 (2009),
191–199
27
La normativa in vigore per la tutela delle zone naturalistiche protette, anche se è rivolta a
qualunque tipo di inquinante generato dall'attività antropica, e non alle emissioni
elettromagnetiche in modo specifico, prevede senz'altro che le opere realizzate non debbano
avere alcuna ricaduta negativa sulla biocenosi e l'avifauna della riserva naturale.
Una prima ricaduta negativa si è invece senz'altro già verificata visto che il cantiere non ha
neppure rispettato le pause per i periodi di nidificazione come esplicitamente richiesto.
Ricadute negative senz'altro maggiori si devono attendere in seguito a una eventuale entrata in
servizio del sistema MUOS, visto che , per le caratteristiche di frequenza e intensità di potenza
emessa dalle antenne, le sue emissioni sono senz'altro idonee a indurre importanti conseguenze
negative sulla biocenosi del parco, in particolare sull'avifauna e sulle specie di insetti
impollinatori, come ben documentato nella letteratura scientifica, anche molto recente.
Gli scriventi ritengono quindi che l'assenza di una normativa specifica per le emissioni
elettromagnetiche nelle zone naturalistiche protette non possa esimere, in sede autorizzativa, da
effettuare un attento esame sulle conseguenze delle emissioni dell'impianto MUOS in via di
realizzazione sulla biocenosi della riserva naturalistica della sughereta di Niscemi. Tale
valutazione dovrà essere effettuata sulla base delle valutazioni già effettuate dai naturalisti
Effetti negativi sull'avifauna:
Joris Everaert and Dirk Bauwens, "A Possible Effect of Electromagnetic Radiation from Mobile Phone Base
Stations on the Number of Breeding House Sparrows (Passer domesticus)", Electromagnetic Biology and
Medicine 26 (2007) 63-72.
Alfonso Balmori and Örjan Hallberg, "The Urban Decline of the House Sparrow (Passer domesticus): A
Possible Link with Electromagnetic Radiation", Electromagnetic Biology and Medicine 26 (2007) 141-151 .
Alfonso Balmori, "Possible Effects of Electromagnetic Fields from Phone Masts on a Population of White
Stork (Ciconia ciconia)", Electromagnetic Biology and Medicine 24 (2005) 109-119
J. Everaert and D. Bauwens, "A Possible Effect of Electromagnetic Radiation from Mobile Phone Base
Stations on the Number of Breeding House Sparrows (Passer domesticus)", Electromagnetic Biology and
Medicine 2007, Vol. 26, No. 1 , Pages 63-72
Studi che riguardano l'impatto delle microonde sulle popolazioni di api:
Francis L. W. Ratnieks and Norman L. Carreck, "Clarity on Honey Bee Collaps", Science, 8 January 2010,
Vol. 327, p. 152
Ved Prakash Sharma and Neelima R. Kumar,Current Science, vol.98,No.10, May 2010.
H. Korall, T. Leucht and H. Martin, “Burst of magnetic fields induce jumps of misdirection in bees by a
mechanism of magnetic resonance”, Journal of Comparative Physiology A, 162 (1988) 279;
Leucht and H. Martin, “Interactions between e-vector orientation and weak, steady magnetic fields in the
honeybee,Apis mellifica" Naturwissenschaften 77 (1990), 130-133 .
Studi che riguardano l'impatto delle microonde sugli anfibi:
A. Balmori "Mobile Phone Mast Effects on Common Frog (Rana temporaria) Tadpoles: The City Turned into
a Laboratory", Electromagnetic Biology and Medicine, 2010, Vol. 29, No. 1–2 , Pages 31-35;
Studi che riguardano i meccanismi biologici di orientamento degli animali in campo magnetico:
H. Schiff, “Modulation of spike frequencies by varying the ambient magnetic field and magnetite candidates
in bees (Apis Metallifera)”, Comp. Biochem. Physiol. A 100 (1991) 975;
H. Schilf and G. Canal, "The magnetic and electric fields induced by superparamagnetic magnetite in
honeybees", Biological Cybernetics 69 (1993), 7-17;
I.R. Popescu and A.O. Willows"Sources of magnetic sensory input to identified neurons active during
crawling in the marine mollusc Tritonia diomedea", J Exp Biol 202 (1999), 3029-3036.
28
dell’Università di Palermo e della letteratura scientifica più recente e aggiornata in merito.
III – CONSIDERAZIONI SULLA RELAZIONE DELL'ISTITUTO SUPERIORE DI
SANITÀ [2].
La relazione dell'Istituto Superiore di Sanità [2], viene qui analizzata nella sua versione completa,
comprensiva delle considerazioni degli esperti nominati dalla regione [11]. Il suo contenuto è
esclusivamente di natura teorica, in quanto le verifiche sul campo sono state affidate ad ISPRA
[12], che ha realizzato una campagna di misurazione congiunta con ARPA-Sicilia [13] presso la
base NRTF-Niscemi nel Giugno 2013. I due rapporti, quello teorico dell'ISS [2][11] e quello di
misura di ISPRA [12] sono quindi strettamente connessi e vanno analizzati congiuntamente,
anche se in questa sede, per comodità, l'analisi e stata suddivisa tra questo paragrafo (relazione
ISS [2][11]) e il successivo (relazione ISPRA [12]).
Il rapporto ISS in esame [2], esprime un parere scientifico autorevole, ma privo del rigore
scientifico richiesto dalla procedura autorizzativa prevista dalla legislazione vigente. Questo fatto
viene chiaramente specificato nelle conclusioni del rapporto stesso ([2], pag. 31): “Si è pertanto
proceduto, come è uso corrente in radioprotezione (al di là di quanto possano prevedere le
norme tecniche citate nella legislazione italiana in materia di procedure autorizzative che
esulano dal compito assegnato all'ISS), ad utilizzare, sulla base di un'analisi della letteratura
scientifica e tecnica, procedure di calcolo semplificate che dessero indicazioni affidabili secondo
il criterio del “caso peggiore”: se il risultato di queste procedure semplificate è inferiore a
determinati livelli (limiti di esposizione, soglie per gli effetti, valori di attenzione...) non è
necessario ricorrere a procedure più complesse”, e ancora: “La natura puramente teorica delle
valutazioni qui riportate impone comunque la necessità di verifiche sperimentali successive alla
messa in funzione delle antenne del sistema MUOS, qualora quest'ultime vengano effettivamente
installate. A tale proposito, si sottolinea che, ai fini del procedimento autorizzativo di tali
installazioni, la normativa vigente (Dlgs. 1 Agosto 2003, n. 259, “Codice delle comunicazioni
elettroniche”) fa esplicito riferimento alle condizioni contenute nelle norme tecniche CEI 211-10
e CEI 211-7”.
Basterebbero queste considerazioni per formulare un giudizio di irrilevanza del rapporto ISS [2]
29
in merito alle verifiche di conformità dell'impianto MUOS presso la base NRTF di Niscemi,
come previsto dalla legislazione radioprotettiva italiana per le emissioni elettromagnetiche di
radiofrequenza.
Si procederà comunque, di seguito, all'analisi dettagliata del rapporto ISS, che, come si vedrà,
contiene molteplici elementi utili alle valutazioni dei
rischi legati alla realizzazione
dell'impianto MUOS presso la base NRTF di Niscemi.
Il rapporto ISS si apre con la considerazione molto apprezzabile che “l'approccio di valutazione
adottato dall'ISS è determinato dalla consapevolezza che lo stato di salute di una popolazione è
dovuto a diversi determinanti che possono comprendere esposizioni a molteplici fattori di rischio
anche ambientali.” ([2], Premessa, pag.1).
Di conseguenza il rapporto è suddiviso in tre sezioni:
1) Il dipartimento TESA (Tecnologie e Salute) ha elaborato la sezione: “Valutazione previsionale
dei livelli di esposizione ai campi elettromagnetici e dei conseguenti rischi per la salute umana
connessi all'installazione del sistema MUOS”, (pag. 1-23);
2) Il dipartimento AMPP (Ambiente e Connessa Prevenzione Primaria) ha elaborato la sezione:
“Analisi dell'impatto della raffineria di Gela sul territorio del comune di Niscemi”, (pag. 24-39);
3) Il dipartimento CNESPS (Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione
della Salute) ha elaborato la sezione: “Profilo della Salute della Popolazione residente nel
comune di Niscemi: analisi dei dati correnti di mortalità ed ospedalizzazione con una
contestualizzazione demografica”, (pag. 40-53);
Le sezioni tengono conto rispettivamente dell'impatto delle emissioni elettromagnetiche della
base NRTF-Niscemi, di quelle chimiche del petrolchimico di Gela, oltre a effettuare una
valutazione dello stato di salute generale della popolazione del comune di Niscemi.
Gli aspetti che riguardano invece la gestione del rischio, ovverosia la sua contestualizzazione
nell’ambito della localizzazione dell’impianto MUOS a Niscemi nella base NRTF, esulano dai
quesiti scientifici cui ISS ritiene di essere tenuta a rispondere.
All'ottima premessa, che farebbe presagire un approccio scientificamente corretto, comprensivo
di tutti gli elementi rilevanti per la determinazione del rischio, non corrisponde però poi uno
sviluppo adeguato. Nella relazione ISS [2] infatti i diversi aspetti del problema, benché
strettamente legati, vengono trattati separatamente, senza che si tenga conto in alcun modo delle
30
reciproche interazioni, manca infatti un’analisi complessiva. In effetti è la premessa stessa del
rapporto a contenere affermazioni contraddittorie. Alla dichiarazione di “consapevolezza che lo
stato di salute di una popolazione è dovuto a diversi determinanti che possono comprendere
esposizioni a molteplici fattori di rischio”, segue infatti, immediatamente, la constatazione che:
“non esistono evidenze, né modelli teorici che permettano di stimare eventuali effetti sulla salute
combinati di esposizioni a campi elettromagnetici e inquinamento chimico”, considerazione che
sembra negare sbrigativamente ogni possibilità di analisi complessiva del problema.
Gli scriventi, già in altre occasioni, hanno rimarcato la necessità di un’analisi congiunta dei
molteplici fattori di rischio presenti ([16], paragrafo VII, pag. 30-38), e condividono quindi la
consapevolezza espressa dai tecnici dell'ISS. La convinzione che non esistano evidenze di effetti
sulla salute combinati, in particolare di campi elettromagnetici ed inquinanti chimici, non è
invece affatto condivisa dagli scriventi: tali evidenze esistono, sono documentate nella letteratura
scientifica, e indicano chiaramente come il comune di Niscemi, inserito nel SIN del
petrolchimico di Gela, è una delle località meno indicate per la realizzazione di un grande
impianto di telecomunicazioni caratterizzato da elevata emissività elettromagnetica.
L'analisi dettagliata della relazione ISS [2] procederà dunque secondo il seguente schema:
1) nelle considerazioni introduttive, che seguono, si indicheranno i dati e delle norme da prendere
in considerazione, per passare poi
2) all'esame di quanto emerge in proposito dell'inquinamento chimico e dello stato di salute della
popolazione e
3) delle valutazioni in merito all'inquinamento elettromagnetico prodotto dalla base NRTFNiscemi. Chiudono il paragrafo le
4) Considerazioni conclusive.
III.1) Considerazioni introduttive
Venendo ora ad un’analisi più dettagliata di quanto contenuto nel Rapporto ISS e sui suoi aspetti
contradditori e carenti.
Si ribadisce ancora una volta come la Relazione ISS [2] in esame, sia costituita da una Relazione
a firma dei ricercatori del Gruppo di Lavoro ISS [2] e da una Nota ad esso allegata [11] che
riporta i forti dissensi – specialmente per la parte riguardante i campi elettromagnetici che sono
oggetto di questa verifica – di due esperti della Regione Siciliana, dott. Mario Palermo (Regione
31
Siciliana, nominato dall’Assessorato alla Sanità della Regione Siciliana) e prof. Massimo
Zucchetti (Politecnico di Torino, indicato dall’Assessorato Ambiente e Territorio della Regione
Siciliana, ma presente come osservatore indipendente) che avevano partecipato a quattro riunioni
di consultazione con il gruppo di lavoro ISS presso l’ISS a Roma.
È lo stesso ISS a specificarlo, sia con la sua Nota16 del 9 settembre 2013, sia nei fatti, avendo
trasmesso integralmente la Relazione [2] e l'Allegato [11], congiuntamente, agli organismi
competenti (ministeri e Regione Siciliana). L’Allegato [11] è disponibile sul sito di ISS dedicato
alla Relazione MUOS del ISS:
Poiché a Relazione ISS [2], per quanto riguarda le emissioni e.m., contiene esclusivamente
valutazioni di tipo teorico, per le attuali emissioni e.m. della base NRTF-Niscemi, non valutabili
per via analitica, essa fa costantemente riferimento al Rapporto stilato da ISPRA [12] in merito
alle misure effettuate nel Giugno 2013. Le osservazioni sull’inadeguatezza, l'inefficacia, e la
sostanziale inutilità allo scopo del Rapporto ISPRA [12] sono svolte nel paragrafo successivo.
16
ISS 5 settembre 2013: (Trascrizione completa)
Concordemente con il Ministero della Salute e la Presidenza del Consiglio, che hanno richiesto all’Istituto Superiore
di Sanità una valutazione del rischio per la salute delle popolazioni interessate alle emissioni elettromagnetiche della
nuova istallazione denominata Mobile User Objective System (MUOS) nel Comune di Niscemi, viene pubblicata la
Relazione Finale redatta dal Gruppo di Lavoro costituito ad hoc da questo Istituto.
Il Gruppo di Lavoro a carattere multidisciplinare così costituito, sulla base della documentazione relativa alle
caratteristiche costruttive dell’impianto MUOS, ha effettuato un’analisi previsionale delle emissioni di radiazione
elettromagnetica. Ai fini della valutazione complessiva dei rischi per la salute a cui può essere esposta la popolazione
di Niscemi è stato preso in considerazione anche l’assetto ambientale pre-esistente alla costruzione del MUOS, con
particolare riferimento alle antenne già attive nello stesso sito e al potenziale impatto ambientale dell’area industriale
di Gela, situata in prossimità del Comune di Niscemi stesso.
Nell’ottica di una valutazione il più possibile complessiva e globale è stata pertanto effettuata anche una valutazione
dello stato di salute della popolazione del Comune a confronto con i residenti dell’intera Regione siciliana.
Il Gruppo di Lavoro ISS si è confrontato durante il corso dei lavori con esperti nominati dalla Regione Siciliana,
tecnici del Ministero della Salute, dell’Istituto Superiore per la Ricerca e Protezione Ambientale (ISPRA), ed esperti
dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), i quali hanno avuto modo di visionare quanto redatto, fare
domande e presentare documenti aggiuntivi. Alcune considerazioni critiche espresse dai tre esperti nominati dalla
Regione Siciliana, afferenti ad ARPA Sicilia, all'Assessorato Regionale della Sanità e al Politecnico di Torino, sono
state recepite dal Gruppo di Lavoro ISS, superando totalmente alcuni aspetti di non condivisione (in particolare per
la parte riferibile a ARPA Sicilia), mentre nel documento consultabile in allegato sono presenti osservazioni
discordanti con la relazione finale ISS, in particolare per quanto riguarda gli aspetti di impatto elettromagnetico del
MUOS.
Le conclusioni del Gruppo di Lavoro indicano che l’installazione del MUOS non impatterebbe negativamente sulla
salute della popolazione, ma rilevano contemporaneamente la necessità di un’attenta e costante sorveglianza sanitaria
della popolazione delle aree interessate oltre che dell’attuazione di un monitoraggio dei livelli di campo
elettromagnetico successivamente alla messa in funzione delle antenne MUOS, anche in considerazione della natura
necessariamente teorica delle valutazioni effettuate su queste specifiche antenne.
E’ stata rilevata, inoltre, l’opportunità di valutare nel tempo anche l’impatto della variabile ambientale dovuta
all’industrializzazione delle aree limitrofe.
E’ possibile consultare in allegato la versione completa della relazione elaborata dal Gruppo di Lavoro dell’ISS e la
relazione degli esperti della Regione Sicilia, Dott. Palermo e Dott. Zucchetti, che hanno espresso un loro parere sulle
conclusioni della relazione del gruppo di lavoro dell'ISS per quanto riguarda gli aspetti di impatto elettromagnetico.
32
Si ritiene opportuno precisare quelli che dovrebbero essere i requisiti minimi da soddisfare nella
valutazione di opere, come la stazione MUOS presso la base NRTF di Niscemi, che comportano
potenziali rischi per la salute della popolazione, e per le quali è stata presentata richiesta di
autorizzazione accompagnata da opportuna documentazione.
Ogni parere, relazione o elaborazione si deve basare sulla legislazione e sulle normative in vigore
in Italia e sui dati di progetto indicati nella documentazione presentata dal proponente, sulla quale
si fonda la richiesta di autorizzazione alla realizzazione.
Eventuali dati e informazioni, anche non pubblici e trasmessi in via riservata, se utilizzati ad
integrazione della documentazione esistente, non possono essere in contrasto con quanto indicato
esplicitamente nei documenti pubblici presentati ufficialmente ai fini della richiesta di
autorizzazione (progetti esecutivi, valutazioni di impatto ambientale, etc.). In generale, poiché le
valutazioni del rischio si basano sull'analisi del “peggiore dei casi possibile”, in caso di
indicazioni contrastanti per il medesimo parametro di progetto, si potranno prendere in
considerazioni quei valori che comportano i rischi maggiori, secondo la procedura adottata anche
nella relazione ISS in questione.
Normative tecniche, procedure di calcolo e di valutazione, se appropriate, possono essere
utilizzate in integrazione alla legislazione e alle norme tecniche in vigore in Italia, solo se non si
trovano in contrasto e in contraddizione con queste.
In una situazione già inequivocabilmente grave come quella di Niscemi, ove sono
contemporaneamente presenti molteplici problematiche relative alla salute e all'ambiente, occorre
che le valutazioni tengano conto complessivamente di tutte le componenti di rischio e delle loro
possibili interazioni reciproche, facendo uso anche del principio di precauzione17, specie ove
esplicitamente previsto dalla legislazione.
Per la tutela della salute e dell’ambiente, possono certamente essere adottate anche misure più
cautelative rispetto a quelle esplicitamente previste dalla legislazione, come dimostrato anche da
recenti sentenze dello Stato Italiano18, ma in nessun caso si possono indebolire le tutele esistenti.
17 Come definito nella Comunicazione della Commissione delle Comunità Europee del 2 Febbraio 2000.
L'argomento è trattato estesamente nella nota: “Un approccio globale basato sul Principio di Precauzione e sul
Principio di Proporzionalità alla questione della localizzazione del sistema MUOS a Niscemi” di E. Cottone e
Altri, 27 Maggio 2013, depositato agli atti della riunione del gruppo di lavoro dell'I.S.S. svoltasi a Roma nello
stesso giorno.
18 A titolo di esempio, alcune citazioni giurisprudenziali:
24 Febbraio 2011, IV sezione penale della Corte di Cassazione di Roma, conferma definitiva della condanna dei responsabili
di Radio Vaticana per il reato di “getto pericoloso di cose” (art. 674 cp), in relazione all’inq uinamento elettromagnetico
33
Per questo tutte le verifiche vanno condotte nel rigoroso rispetto formale e sostanziale delle
procedure stabilite dalla legislazione
La necessità di queste precisazioni nasce dal fatto che non sempre questo requisito minimo risulta
soddisfatto nella relazione dell'ISS [2]. Si avrà cura di precisare, di volta in volta i punti carenti.
Le garanzie di sicurezza per l'esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici sono
fissate dalla legge quadro n. 36 del 2001 e dai successivi decreti attuativi (DPCM 8 Luglio 2003),
che ne hanno fissato le soglie di sicurezza (recentemente modificate dall'art 14 del DL n.179 del
18 Ottobre 2012); tale normativa è recepita dalla Regione Sicilia attraverso le “Linee guida per il
contrasto del fenomeno delle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici”,
decreto assessoriale del 27 Agosto 2008 “procedura per il risanamento dei siti nei quali viene
riscontrato il superamento dei limiti di esposizione e dei valori di attenzione dei campi
elettromagnetici.”; mentre il DLGS 81 del 2008 detta norme specifiche per la protezione dei
lavoratori addetti.
La procedura istruttoria necessaria per autorizzare l'installazione di ripetitori e stazioni radiotrasmittenti (Stazioni Radio Base) è definita dal "Codice delle comunicazioni elettroniche"
(Decreto Legislativo 1 agosto 2003, n. 259), che precisa come debbano essere verificate le
condizioni di sicurezza per l'esposizione della popolazione e dei lavoratori addetti (DLGS 1
agosto 2003, n. 259, art. 87, commi 1 e 3, allegato 13 mod. A). Le procedure tecniche che
riguardano la misura e la valutazione delle emissioni sono fissate dalle norme CEI 211-7 e 21110. Non risulta invece pertinente il riferimento del Colonnello Brancaccio ([6], allegato, pag. 1)
al DM 381/1998, il cui contenuto è stato ampiamente superato dalla legislazione vigente.
DPCM dell’8 Luglio 2003 -RF- Limiti di esposizione in funzione della frequenza
Frequenza f
Campo elettrico
Campo magnetico
Densità di potenza emessa
E in V/m
H in A/m
S in W/m
100 KHz < f < 3 MHz
60 V/m
0,2 A/m
-
3 MHz < f < 3 GHz
20 V/m
0,05 A/m
1 W/m
3 GHz < f < 300 GHz
40 V/m
0,01 A/m
4 W/m
generato dalle emissioni della radio nel territorio circostante.
3 Ottobre 2012, Corte di Cassazione – Sezione lavoro, sentenza 17438 , Condanna al risarcimento dell’imputato
per i danni prodotti dalle emissioni e.m. dovute all’uso prolungato del telefono cellulare per scopi professionali.
6 Ottobre 2011, TAR della Sardegna, ordinanza 656. Viene sospesa la realizzazione di quattro postazioni radar di
sorveglianza costiera, per ragioni legate alla tutela della salute della popolazione e dell’ambiente (il progetto
verrà poi ritirato dal proponente, in anticipo sul giudizio definitivo).
34
DPCM dell’8 Luglio 2003 -RF- Valori di attenzione da 100 KHz a 3 GHz
Campo elettrico
Campo magnetico
Densità di potenza emessa
E in V/m
H in A/m
S in W/m
6 V/m
0,016 A/m
0,1 W/m
III.2) Inquinamento chimico e stato di salute della popolazione.
Importanti elementi per la valutazione del rischio emergono dai rapporti AMPP sull'impatto della
raffineria di Gela e da quello CNESPS sullo stato di salute della popolazione di Niscemi.
Nel rapporto AMPP si specifica come il comune di Niscemi si trova inserito in un'area ad alto
rischio ambientale, il SIN (Sito di Interesse Nazionale) di Gela-Niscemi, ed è interessato dalle
ricadute della raffineria di Gela: SOx, NOx e particolato PM10.
Lo studio delle ricadute della raffineria è stato condotto, dal 2010 al 2012, attraverso il
posizionamento di nove centraline di monitoraggio della qualità dell'aria (7 nel comune di Gela e
2 nel comune di Niscemi) e la simulazione numerica della diffusione e dispersione degli
inquinanti.
I risultati evidenziano una situazione di grave inquinamento per quanto riguarda il comune di
Niscemi, interessato dalle ricadute dei fumi industriali emessi dal camino della raffineria di Gela,
dove sono stati rilevati SO2, NO2 e polveri PM10. Per quanto riguarda la concentrazione di NO2
e polveri PM10 sono stati registrati superamenti sistematici delle soglie di sicurezza previste dal
Dlgs. 155/2010.
L'analisi effettuata rimane molto parziale, dato il poco tempo a disposizione accordato a ISS: non
sono stati analizzati infatti i microinquinanti effettivamente presenti nelle polveri PM10: “sarebbe
importante effettuare la caratterizzazione chimica in termini di microinquinanti, in particolare
diossine, IPA e metalli pesanti, contenuti nella frazione inalabile del particolato sospeso”, per i
quali si raccomanda una campagna di misura ad hoc.
Questa carenza è particolarmente critica visto che:
nel recente rapporto SEPIAS, per quanto riguarda il SIN Gela-Niscemi, è stato evidenziata
contaminazione di Arsenico in acque sotterranee, suoli e aria, mentre nelle sole acque
superficiali sono stati rilevati Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA), composti alifatici
35
clorurati cancerogeni e BTEX (benzene, toluene, etilbenzene e xileni)19,, dunque è altamente
probabile che le sostanze contaminanti rinvenute nelle acque superficiali provengano proprio
dalla ricadute della raffineria di Gela e siano contenute nelle polveri PM10 rilevate, dunque è
urgente la determinazione precisa dei microinquinanti in essa contenuti.
Esistono importanti evidenze sperimentali del fatto che l'irraggiamento con campi
elettromagnetici di radiofrequenza sia in grado di accelerare la degenerazione neoplastica
causata da agenti chimici cancerogeni, come quelli indicati (si veda a titolo di esempio il
classico lavoro di Balcer-Kubiczek e Harrison del 199120).
La realizzazione del sistema MUOS presso la base NRTF di Niscemi è destinato ad
incrementare sia l'inquinamento elettromagnetico, che quello di tipo chimico, visto che è
prevista l'installazione di due gruppi elettrogeni, alimentati da motori diesel, della potenza di
1 MW, le cui emissioni non sono state in alcun modo valutate, neppure nella relazione ISS in
esame ([2] paragrafo 2.4), con la motivazione che: “Tali dispositivi lavoreranno in emergenza
e quindi non rappresentano una fonte di emissione continua di inquinanti atmosferici”, di
conseguenza le prescrizioni in merito alle emissioni inquinanti sarebbero di pertinenza degli
enti locali (regioni e province autonome) e i funzionari si ritengono esentati dal formulare una
loro valutazione in quanto: “Si ritiene quindi che tali gruppi dovranno essere approvati dagli
organi competenti locali con le prescrizioni relative alle normative vigenti sul proprio
territorio”.
Gli effetti di co-promozione tra componente chimica e componente elettromagnetica
nell'induzione di malattie tumorali non possono assolutamente essere trascurati nel contesto in
esame, e devono essere approfonditi, sia con una ricognizione sistematica di tutti i riferimenti
presenti in letteratura, sia, ove necessario, attraverso appositi esperimenti di co-esposizione
diretta di colture cellulari agli agenti cancerogeni rilevati in situ (sia chimici che di natura
elettromagnetica) allo scopo di rilevare l'effetto biologico congiunto.
Le emissioni generate dai gruppi elettrogeni di emergenza da 1 MW, la cui installazione è
prevista dal progetto MUOS devono essere valutate e considerate nell'analisi complessiva
dell'impatto ambientale.
19 Studio SEPIAS, pubblicato su Epidemiologia e Prevenzione – anno 38, n. 3/4, Maggio-Agosto 2014 :”Studio sui
marcatori di esposizione ed effetto precoce in aree con inquinamento da arsenico: metodi e risultati del progetto
SEPIAS”., reperibile in rete all'indirizzo web: http://www.epiprev.it/materiali/2014/EP3/Sepias_unico.pdf
I dati relativi all''area Gela-Niscemi sono visibili al paragrafo UO4 a pag. 44.
20 E.K. Balcer-Kubiczek e G. H. Harrison, “Neoplastic Transformation of C3H/10T1/2 cells following exposure of
120 Hz modulated of 2,45 GHz microwawes and phorbol ester tumor promoter” Radiation Res. 126, 25-72, 1991,
l'esperimento è brevemente descritto al punto 2 del paragrafo II.2.
36
Una valutazione della presenza simultanea di contaminanti chimici ed intense emissioni
elettromagnetiche (sia di quelli attualmente presenti sia di quelli conseguenti a una eventuale
entrata in servizio del sistema MUOS), e dei loro effetti congiunti, deve far parte della
valutazione dell'impatto ambientale complessivo dell'impianto MUOS in via di realizzazione.
Nel rapporto CNESPS si evidenzia il quadro critico che caratterizza lo stato di salute della
popolazione del comune di Niscemi. Vengono indagati i tassi di mortalità e di ospedalizzazione
corretti per età e condizione sociale, in rapporto ai valori medi della regione Sicilia per le
medesime cause. I rapporti sono espressi attraverso gli indici SMR (Rapporto Standardizzato di
Mortalità) e SHR (Rapporto Standardizzato di Ospedalizzazione): quando l'indice assume valore
100, non si registra alcun eccesso, valori superiori (o inferiori) a 100 indicano un eccesso (o una
minore incidenza) per quella particolare causa, percentualmente pari a 100-SMR (o 100-SHR).
Si registrano eccessi sia per i che per quelli di mortalità, rispetto alle medie della regione Sicilia.
Tassi di ospedalizzazione: si registrano eccessi complessivi di ricoveri per entrambi i generi
(uomini +47%, donne +57%); e di ricoveri per i tumori maligni nel loro insieme si registra per i
soli uomini (+ 11%). Per entrambi i generi si registrano eccessi di ricoveri per tumori del fegato
(uomini +242%, donne +178%), mieloma multiplo (uomini +90%, donne +87%), malattie del
sistema nervoso centrale(uomini +14%, donne +15%), dell'apparato respiratorio (uomini +86%,
donne +89%), digerente (uomini +99%, donne +130%) e urinario (uomini +76%, donne +110%).
Per il genere femminile si registra un eccesso di ricoveri per i tumori maligni specifici del sistema
linfoematopoietico (+ 31%), per il genere maschile invece si rilevano eccessi per ricoveri a causa
di tumori del polmone (+32%), tumori delle ossa e della cartilagine (+46%) e malattie polmonari
cronico-ostruttive (+83%).
Si registrano inoltre eccessi di mortalità per entrambi i generi nelle malattie cerebrovascolari
(uomini +30%, donne +22%), malattie croniche del fegato (uomini +57%, donne +19%) e
malattie infettive e parassitarie (uomini +115%, donne +96%). Per il solo genere maschile si
registrano eccessi di mortalità per mieloma multiplo (150%).
Minore incidenza rispetto alle medie regionali si registrano solo nei ricoveri per asma (entrambi i
generi) e tumori del pancreas e dell'encefalo (soli uomini) e nei decessi per infarto miocardico
(entrambi i generi) e diabete e malattie dell'apparato genitale-urinario (soli uomini).
Si evidenzia quindi una situazione assai critica per la condizione di salute della popolazione, per
la quale occorre notare come:
- il rilievo di eccessi per i tassi di ricovero e mortalità in entrambi i generi (Mieloma multiplo,
37
tumori del fegato, etc.) evidenzia la probabile presenza di cause ambientali, di natura non
professionale-lavorativa;
- La presenza a Niscemi di una componente giovanile più accentuata rispetto a quella regionale la
rende particolarmente vulnerabili agli agenti tumorali, sia quelli chimici sia le radiazioni
elettromagnetiche di radiofrequenza (Organizzazione mondiale della sanità, “Environmental
Health Criteria 237” - 2007 e “Summary of principles for evaluating health risk in children
associated with exposure to cheamicals” - 2011)
Ciò nonostante il rapporto ISS ([2] paragrafo 3.6) non tenta in alcun modo una valutazione delle
correlazioni tra la grave situazione sanitaria osservata e i molteplici inquinanti, di natura
elettromagnetica e chimica, rilevati nella zona in esame, motivando la sua scelta col fatto che:
“non esistono studi che abbiano fornito evidenze sufficienti per pronunciarsi in modo positivo o
negativo sugli effetti sulla salute dei campi elettromagnetici ai livelli tipici delle esposizioni
ambientali, ed in particolare che non esistono studi epidemiologici su installazioni come quelle
previste a Niscemi.”
Tale affermazione non può essere condivisa e appare scorretta per molteplici ragioni:
- Recentemente l'IARC, in merito agli effetti sulla salute dei campi elettromagnetici di
radiofrequenza, le evidenze sperimentali siano sufficienti a inserirli tra i possibili agenti
cancerogeni per l'uomo (categoria 2B); una ricca serie di studi epidemiologici sulla popolazione
residente in prossimità di stazioni radio base per le telecomunicazioni è reperibile nella
monografia dedicata dallo IARC all'argomento (IARC monografia 102, 2013), mentre un caso
simile, per il quale esiste un approfondito studio epidemiologico, è quello dell'emittente di Radio
Vaticana a Roma, che emette nella medesima banda HF utilizzata attualmente dalla base NRTFNiscemi21.
21 Si vedano i seguenti Rapporti:
Agenzia di Sanità Pubblica della Regione Lazio, "Indagine Epidemiologica tra i residenti in prossimità della
stazione Radio Vaticana di Roma", 1999;
Agenzia di Sanità Pubblica della Regione Lazio, "Mortalità per leucemia nella popolazione adulta ed incidenza di
leucemia infantile in un’area caratterizzata dalla presenza di un sito di emissioni di radiofrequenze (Cesano,
Olgiata, Osteria Nuova, Santa Maria di Galeria, Anguillara e Formello)", Aprile 2001;
Dipartimento di Epidemiologia ASL Roma-E, "Mortalità per leucemia nella popolazione adulta ed incidenza di
leucemia infantile in un’area caratterizzata dalla presenza di un sito di emissioni di radiofrequenze Considerazioni critiche sul rapporto "Stato attuale delle conoscenze scientifiche in materia di esposizione a campi
a radiofrequenza e leucemia infantile in rapporto alle relative problematiche nell’area di Cesano" del Gruppo di
Studio di cui al DM Ministero della Sanità del 10 aprile 2001". Roma, 26 ottobre 2001;
P. Michelozzi, A. Capon, U. Kirchmayer, F. Forastiere, A. Biggeri, A. Barca, C. A. Perucci, "Adult and Childhood
Leukaemia near a High-Power Radio Station in Rome", American Journal of Epidemiology, Vol. 155, No. 12,
2002, pp. 1096-103;
Tribunale penale di Roma, procedimento n. 3364203 "Perizia mediante indagine epidemiologica - incidente
38
- Il grave stato di salute della popolazione deve essere messo in correlazione, non solo con
l'inquinamento di tipo elettromagnetico, ma anche con quello chimico, proveniente sia dal
petrolchimico di Gela, sia dalla base NRTF-Niscemi.
Si deve invece condividere la necessità espressa dai funzionari del dipartimento CNESPS
dell'ISS, di approfondire l'indagine epidemiologica in merito allo stato di salute della
popolazione: “Alla luce di tali considerazioni, risulta opportuno realizzare un sistema di
sorveglianza epidemiologica dello stato di salute delle persone residenti a Niscemi, che preveda
l'utilizzo di ulteriori fonti informative oltre a quelle ufficiali della mortalità e dei ricoveri
ospedalieri, come il registro tumori della provincia di Caltanissetta, di recente attivazione, aline
di poter rilevare eventuali variazioni di frequenza di patologie e di fornire dati tempestivi alla
popolazione residente.”
Visto la possibile enorme rilevanza in termini di salute pubblica delle molteplici esposizioni in
oggetto, si propone di acquisire immediatamente il referto epidemiologico (RE) basato sui dati
elettronici già presenti riferiti ai ricoveri ed alla mortalità rilevati nei comuni della provincia. In
particolare si chiede di analizzare, raffrontandoli, i tassi di mortalità e ricovero per il complesso
delle patologie rilavate per sesso, età è periodo di calendario degli ultimi 10 anni in ogni comune
della provincia.
Si ritiene inoltre che le indagini epidemiologiche vadano estese anche ai militari e agli ex-militari
italiani utilizzati nei servizi di guardia all'impianto NRTF-Niscemi (anche nel corso del servizio
di leva) nei decenni passati, per i quali sono stati segnalati casi di leucemia22.
In conclusione si ritiene che i rapporti dell'AMPP sull'impatto della raffineria di Gela e da quello
del CNESPS sullo stato di salute della popolazione di Niscemi, abbiano fornito importanti
elementi di valutazione, per quanto siano necessari alcuni approfondimenti, segnalati in parte
probatorio"
dott.
A.
Micheli
25
Giugno
2010,
disponibile
all'indirizzo
web:
http://download.repubblica.it/pdf/2010/perizia1.pdf
Sulla questione si è poi pronunciata anche la magistratura con sentenza definitiva:
Febbraio 2011, IV sezione penale della Corte di Cassazione di Roma, conferma definitiva della condanna dei
responsabili di Radio Vaticana per il reato di “getto pericoloso di cose” (art. 674 cp), in relazione
all’inquinamento elettromagnetico generato dalle emissioni della radio nel territorio circostante.
22 La cartella clinica relativa a uno dei militari italiani di guardia alla stazione NRTF di Niscemi ammalatosi in
seguito di leucemia è stata depositata agli atti della commissione difesa della camera dei deputati nel corso
dell’audizione dei comitati siciliani No-MUOS, l’11 Settembre 2012. Una video intervista al militare in
questione, nel corso della quale si parla anche di un altro collega impegnato nel medesimo servizio che sarebbe
stato soggetto in seguito a patologie simili, è stata realizzata dall’emittente Video Regione di Modica ed è
visionabile anche sul web, all’indirizzo: http://nomuos.blogspot.it/2012/04/intervista-militare-ammalato-di.html
39
dagli stessi autori.
Si deve sottolineare però come manchi del tutto qualunque tentativo di mettere in correlazione i
diversi elementi emersi: valutazione degli effetti congiunti di promozione tumorale di tipo
chimico ed elettromagnetico, effetti sanitari riscontrati e determinanti evidenziati (sia di tipo
chimico che elettromagnetico), etc.
III.3) Inquinamento elettromagnetico prodotto dalla base NRTF-Niscemi.
La Relazione ISS [2], affida la valutazione del rischio dovuto alle emissioni elettromagnetiche al
dipartimento TESA (Tecnologie e Salute), che ha elaborato la sezione: “Valutazione previsionale
dei livelli di esposizione ai campi elettromagnetici e dei conseguenti rischi per la salute umana
connessi all'installazione del sistema MUOS”, (pag. 1-23), dove ha elaborato una stima teorica
delle esposizioni del sistema MUOS in via di realizzazione, mentre le verifiche sulle attuali
emissioni della base NRTF-Niscemi sono state affidate ad ISPRA [12].
Per le ragioni esposte all'inizio di questo paragrafo, quello espresso nella relazione ISS [2] è da
considerarsi un parere scientifico autorevole, ma privo del rigore scientifico richiesto dalla
procedura autorizzativa prevista dalla legislazione vigente (le cui fonti sono precisate in III.1).
La valutazione di conformità per le emissioni elettromagnetiche è stata affidata a un funzionario
particolarmente critico nei confronti delle scelte adottate dalla legislazione, dedica infatti un
ampia dissertazione (paragrafo 1.4) alle scelte del legislatore italiana in merito alla protezione
dalle radiazioni non ionizzanti e all'opportunità di adottare il principio di precauzione
“Nonostante il fatto che l'Organizzazione Mondiale della Sanità, o altre organizzazioni
scientifiche protezionistiche come ICNIRP, non abbiano mai raccomandato misure di cautela nei
confronti dei rischi connessi agli ipotetici effetti a lungo termine dei campi elettromagnetici”
La normativa radioprotezionistica italiana (L. 36 2001) ha assunto esplicitamente il principio di
precauzione, anche sulla base delle indicazioni della relazione congiunta ISS-ISPEL del 199823;
scelta che oltretutto ha ricevuto un autorevole riconoscimento recente, con l'inserimento recente
da parte dell'IARC24 dei campi e.m. di radiofrequenza tra i possibili agenti cancerogeni per
23 “Documento congiunto dell’Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro (ISPESL) e
dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) sulla problematica della protezione dei lavoratori e della popolazione dalle
esposizioni a campi elettrici e magnetici e a campi elettromagnetici a frequenza compresa tra 0 Hz e 300 GHz”,
29 gennaio 1998, Allegato a Fogli di informazione ISPESL, IV, 1997, paragrafo 4.2, reperibile nell’archivio
elettronico ISPESL: http://www.ispesl.it/informazione/8039f.pdf
24 IARC (International Agency for Research on Cancer) “Non-Ionizing radiation, Part II: Radiofrequency
40
l'uomo (Gruppo 2b). La discussione di una tale scelta, se è comprensibile nel contesto di un
dibattito scientifico in merito all'interazione tra sistemi biologici e radiazioni non-ionizzanti, è
molto meno opportuna in sede di certificazione di conformità di un impianto.
Una delle conseguenze dell'adozione del principio di precauzione è la fissazione di limiti di
sicurezza per l'esposizione a lungo termine della popolazione (valori di attenzione). Tale limite,
come giustamente puntualizzato nella relazione (paragrafo 1.4.2, pag. 9), è stato fissato in base a
un compromesso tra esigenze tecniche e risultanze scientifiche e il suo rispetto non garantisce in
assoluto l'assenza di rischio, vi sono anzi evidenze del fatto che la soglia per annullare gli effetti
biologici delle radiazioni non ionizzanti debba essere di un ordine di grandezza inferiore 25. Per
queste ragioni il rigoroso rispetto dei limiti fissati dai valori di attenzione è uno dei requisiti
minimi richiesti dalle valutazioni.
Nel complesso, per quanto riguarda la stima delle emissioni dovute a stazioni radio-base, la
normativa fornisce un quadro coerente e va applicata in tutte le sue parti. Il ricorso ad altre
norme, estranee al quadro normativo italiano, che risultano oltretutto meno cautelative rispetto a
questo, appare perciò del tutto fuori luogo. In particolare i riferimenti alle linee guida ICNIRP
1998 e al rapporto EPA 520/1-85-14 del 1986 (come da citazioni bibliografiche 3 e 8 a pag. 23)
non appaiono né necessari né giustificati.
Come già richiamato in precedenza, la normativa in vigore (DLGS 1 agosto 2003, n. 259,
"Codice delle comunicazioni elettroniche" , art. 87, commi 1 e 3, allegato 13 mod. A) richiede un
accurata valutazione preliminare delle emissioni congiunte sia delle attuali sorgenti in servizio
presso la base NRTF-Niscemi, che di quelle dell'impianto MUOS in via di realizzazione, nelle
condizioni di massima emissività possibile.
Nel caso delle antenne paraboliche MUOS operanti in banda Ka (30-31 GHz), per tutta la regione
di interesse, deve essere effettuata in regime di campo vicino, ma, a causa della conoscenza
incompleta delle caratteristiche radioelettriche dell'impianto, non è stato possibile, in precedenza
effettuare tale valutazione26. Neppure all'interno della relazione ISS [2] è possibile trovare
Electromagnetic Fields [includes mobile telephones]” Monograph 102, Lyon 2013
25 Una importante sintesi delle acquisizioni più recenti in merito si può trovare in: BioInitiative Working Group
2012 “A Rationale for Biologically-based Exposure Standards for Low-Intensity Electromagnetic Radiation”, C.
Sage and D. Carpenter Editors, December 2012, http://www.bioinitiative.org/; l'argomento è affrontato
estensivamente nell'appendice 2 alla nota sui rischi connessi alla realizzazione del MUOS (Mobile User
Objective System), M. Coraddu, A. Levis, A. Lombardo, M. Zucchetti, 27 Maggio 2013, depositato agli atti della
riunione del gruppo di lavoro dell'I.S.S. svoltasi a Roma nello stesso giorno.
26
Dalle conclusioni della prima procedura di verificazione [1]: “II calcolo rigoroso dei livelli del campo
41
l'accurata valutazione preliminare delle emissioni dell'impianto MUOS richiesta dalla normativa,
si specifica infatti nelle conclusioni come: “Nella regione di campo vicino una valutazione
precisa dei livelli di campo elettromagnetico è particolarmente complessa, e richiede l'utilizzo di
codici di calcolo e di dati dettagliati sulle sorgenti che non è stato possibile reperire nel tempo
limitato assegnato dall'ISS.” (relazione ISS [2], Conclusioni).
La motivazione di tale mancata valutazione non è però la mancanza di tempo a disposizione,
quanto piuttosto, ancora una volta la mancata trasmissione delle caratteristiche radioelettriche
complete dell'impianto. Infatti:
- Per quanto riguarda le antenne paraboliche operanti in banda Ka (30-31 GHz) non è stato
comunicato all'ISS quasi nulla, oltre quanto non fosse già noto da tempo (Potenza massima,
frequenza, diametro, diagrammi del guadagno d'antenna validi in regime di campo lontano).
Continuano a mancare un gran numero di elementi necessari alla simulazione del campo emesso
(curvatura e posizione reciproca dei riflettori, caratteristiche della guida d'onda che alimenta
l'antenna, caratteristiche del segnale trasmesso, etc.). L'unica novità significativa riguarda il
puntamento delle parabole, che risulta modificato rispetto al dato di progetto, con un abbassamento
significativo dell'angolo di elevazione minimo da 17° a 14,7° sull'orizzonte. Il nuovo puntamento
comunicato, in angolo azimutale ed elevazione, è: (223,7°, +36,8°) ; (108,8°; +14,7°) (rapporto ISS [2],
paragrafo 1.5, pag. 12). Oltretutto i funzionari dell'ISS sono stati messi in imbarazzo dalla trasmissione
da parte dell'Ambasciata USA di una versione del progetto manipolata e difforme rispetto a quella
depositata al momento della richiesta di autorizzazione del 2006 [9]: "... rapporto della SPAWAR,
della quale si è constatato esistere due versioni dallo stesso titolo e riportanti la stessa data, la
prima fornita all'ISS dall'ambasciata USA, la seconda allegata al progetto, successivamente
inviata all'ISS dagli esperti della regione Siciliana." ([2] paragrafo 1.5.2 pag. 12). Il rapporto
SPAWAR trasmesso dall'ambasciata USA in questa occasione, risultava infatti identico a quello
del 2006, salvo che il valore originale della potenza massima di trasmissione delle antenne
paraboliche operanti in banda Ka, pari a 1600 W, era stato ovunque sostituito con un valore molto
inferiore, pari a 138,04 W.
- Per quanto riguarda le antenne elicoidali operanti in banda UHF (frequenza di trasmissione 240-
elettromagnetico irradiato dalle parabole satellitari congiuntamente ai contributi dovuti alle antenne esistenti può essere
effettuato solo se si e in possesso dei dati descriventi in modo completo le sorgenti radianti.
“Un tale calcolo non e stato effettuato dai responsabili del progetto MUOS, ne, per ragioni differenti, da ARPA
Sicilia, ne dai consulenti del precedente Presidente della Regione Sicilia, ne dai periti del Comune di Niscemi.”.
42
315 MHz), l'unica novità riguarda il fatto che è stata in questo caso dichiarata una potenza di
trasmissione massima di 200 W, quasi doppia rispetto a quanto riportato nel progetto originale
[9][10] (dove risulta di 108 W).
Il funzionario dell'ISS incaricato ha quindi dovuto adottare una particolare cautela e nella scelta
dei dati da utilizzare per l'analisi. Per discriminare tra i differenti dati proposti in occasioni
diverse dai tecnici della marina militare USA, in modo evidentemente incoerente, si è
giustamente richiamato al principio generale che vuole che le valutazioni del rischio si basino
sull'analisi del “peggiore dei casi possibili” (come ribadito per il caso in questione anche dalle
norme CEI 211-7 e 211-10) e ha adottato il valore di 200 W per le antenne elicoidali UHF e di
1600 W per la potenza di trasmissione massima delle antenne paraboliche MUOS operanti in
banda Ka. Tale valore è oltretutto il più realistico, al contrario di quanto affermato (relazione
I.S.S. paragrafo 1.5.2 pag. 13), visto che è quello coerentemente indicato nella documentazione di
progetto presentata in Italia e all'estero, mentre il valore di 200 W, otto volte inferiore, non appare
in alcun documento27.
A partire da questi dati, nella sezione del dipartimento TESA all'interno del rapporto ISS [2], si
procede dunque a : 1) valutare per via analitica approssimata le emissioni previste per l'impianto
MUOS in via di realizzazione; 2) valutare le emissioni dovute alle sorgenti attualmente in
funzione all'interno della base NRTF-Niscemi, e il loro effetto congiunto con quelle dell'impianto
MUOS; 3) i possibili effetti di interferenza e disturbo con gli apparecchi elettromedicali.
Tratteremo di seguito questi tre diversi aspetti:
Valutazione delle emissioni previste per l'impianto MUOS
I dati disponibili consentono quindi, ancora una volta, una stima delle emissioni solo in regime di
campo lontano, ovvero, per quanto riguarda le antenne elicoidali in banda UHF, a distanze
superiori a 32 m, e per quanto riguarda le antenne paraboliche operanti in banda Ka, a distanze
superiori a 67,7 Km (come stimato ad esempio in [7], paragrafo III).
27 Il tentativo di ottenere una valutazione in base a una potenza di trasmissione di un ordine di grandezza inferiore al
dato di progetto era stato effettuato già con ARPA Sicilia, in occasione dell'istruttoria del 2009 (vedi nota 8),
quando è stato trasmesso e allegato agli atti (allegato 1, foglio 17) un rapporto: “MUOS Ka operational
parameters Utilized for the analysis” dove compare proprio il valore in questione: Transmit Power = 138,04 W.
Correttamente ARPAS non ha tenuto conto di questo valore e ha basato le sue valutazioni sul dato di progetto
P=1600 W. Tale valore anomalo è stato poi riproposto all'I.S.S. e, in seguito ai chiarimenti richiesti dall'ente, è
stato poi sostituito con quello di 200 W, mediante una comunicazione riservata dell'ambasciata USA (paragrafo
1.5.2, pag. 12)
43
Dunque, per le antenne elicoidali operanti in banda UHF è possibile, nella regione di interesse,
effettuare stime del campo emesso utilizzando l'approssimazione di campo lontano, valutazione
effettuata anche nel rapporto ISS [2] (i risultati sono visibili in tabella 1.4). Ne risulta che le
emissioni delle antenne elicoidali possono raggiungere il valore di attenzione per l'esposizione
della popolazione a circa 110 metri di distanza. Poiché la recinzione che delimita la base dista
circa 150 m dalle antenne, sembra che le emissioni delle antenne elicoidali in banda UHF
possano rispettare la soglia per l'esposizione continua della popolazione. Naturalmente tali
emissioni andranno però valutate nel contesto delle emissioni di tutte le altre sorgenti e andranno
anche valutati altri aspetti (già discussi ai punti 2 e 3 del paragrafo II.2).
L'approssimazione di campo lontano non è invece applicabile nel caso delle antenne paraboliche
del MUOS, operanti in banda Ka. In questo caso è ancora possibile elaborare in forma
semplificata alcuni dati relativi alle emissioni delle antenne paraboliche del MUOS, per quanto
tali elaborazioni risultino poi del tutto teoriche e inutilizzabili ai fini di una valutazione dei rischi
(anche perché non si sta considerando adeguatamente il contesto nel quale l'antenna opera). Tali
elaborazioni devono però utilizzare le norme in vigore in Italia, rischiano altrimenti, come
vedremo, di produrre notevoli distorsioni. Effettuiamo quindi una valutazione, a partire dalle
espressioni contenute nella norma CEI 211-10, per effettuare un confronto con quanto riportato
nella relazione ISS [2].
La valutazione può essere condotta a partire dal fatto che le antenne paraboliche risultano
costituite da tre elementi fondamentali: una guida d'onda porta la radiofrequenza emessa sino al
fuoco del sub-riflettore primario, che la riflette verso il riflettore parabolico secondario di
diametro d = 18,4 m (come si può osservare nella fig. 3.3 a pag. D 13 del progetto [9]); parametri
fondamentali: frequenza di trasmissione f = 30-31 GHz, lunghezza d'onda λ=3 cm, guadagno
d'antenna G=71.4 dB,
potenza di trasmissione P=1600 W. Sulla base di questi parametri
fondamentali, una prima stima semplificata delle emissioni delle antenne paraboliche operanti in
banda Ka, può essere svolta
facendo ricorso esclusivamente alla normativa italiana di
riferimento.
Determinazione della regione di campo vicino:
Il limite di Fraunhofer, oltre il quale vale l'espressione (1) S=PG/4πR2 per la determinazione della
densità di potenza trasmessa S, è fissato dall'espressione (norma CEI 211-10, tab. 6.3, norma CEI
211-7, cap. 6):
RFr=2d2/λ= 67,7 Km
44
L'approssimazione S=PG/4πR2 mantiene una certa validità sino alla distanza di Rayleigh (norma
CEI 211-10, espressione 6-34 pag. 41)
RRay=d2/2λ= RFr/4 =16,9 Km
La formula (4) utilizzata nel rapporto ISS (tratta dal rapporto EPA 520/1-85-014, Luglio 1986,
citato in bibliografia) spinge l'approssimazione a distanze ancora inferiori e non appare dunque
appropriata.
Visto che il sito prescelto si trova a meno di 150 metri dal parco della sughereta e il centro della
cittadina di Niscemi è a una distanza compresa tra 5 e 6 Km, tutte le valutazioni andranno svolte
in regime di campo vicino.
A questo scopo vanno tenuti rigorosamente distinti i due casi: a) emissioni all'interno del lobo
principale d'antenna, per il quale la valutazione di campo lontano è certamente conservativa (l'uso
dell'approssimazione di campo lontano produce una sovrastima della potenza irraggiata) e la
normativa italiana consente l'uso di formule semplificate (norma CEI 211-10, formule 6-35 e
seguenti) b) emissioni fuori asse, esterne al lobo principale d'antenna, generalmente non
conservative (l'uso dell'approssimazione di campo lontano può produrre una sottostima della
potenza irraggiata), per le quali la normativa italiana non prevede l'uso di espressioni
semplificate, ma anzi invita ad “operare delle verifiche sia attraverso il confronto con metodi
numerici, sia attraverso misure di laboratorio su alcune antenne campione” (CEI 211-10 pag 36).
Stima delle emissioni fuori asse:
Non è possibile effettuare una stima approssimata in base a formule analitiche semplificate. In
questo caso occorre una elaborazione numerica basata sui dati geometrici dell'antenna. La
normativa (norma CEI 211-7, par. 6.4.1, pag. 17) suggerisce l'uso di vari algoritmi di
elaborazione (MOM, FEM, FDTD) ampiamente diffusi. L'uso di considerazioni eccessivamente
semplificate ([2], paragrafo 1.6.3), tratte dalle fonti bibliografiche citate, appare dunque
inappropriato per il caso in esame. Gli scriventi condividono quindi il giudizio espresso dal prof.
D'Amore nella sua prima relazione di verificazione: “I risultati preliminari del calcolo
indurrebbero a ritenere possibile la rispondenza del campo elettromagnetico ai limiti di legge. Si
ritiene tuttavia di non procedere oltre nell'analisi mediante l'uso di altre approssimate formulazioni, in
quanto i risultati ottenibili non sarebbero frutto di una rigorosa verifica di conformità che solo in
possesso di tutti i dati necessari, comprese le caratteristiche del segnale, potrebbe essere
effettuata pur se con difficoltà a causa della complessità del sistema MUOS in vicinanza della
Stazione NRTF” ([1], paragrafo 5.1.1, pag. 19).
45
Stima delle emissioni lungo l'asse principale dell'antenna:
La stima della densità di potenza, al limite della zona di campo lontano R=R Fr, può essere
effettuata mediante la formula S=PG/4πR2 e vale
SFr(67,7 Km) = 0,384 W/m2
Poiché la relazione che lega l'ampiezza del campo elettrico E alla densità di potenza S=E2/Z0 (con
Z0 = 377 Ω) è valida, in prima approssimazione, in tutta la regione radiativa, se ne deduce
immediatamente che:
EFr(67,7 Km) = 12 V/m
Assumendo poi come ancora approssimativamente valida la formula S=PG/4πR2 sino alla
distanza di Rayleigh, possiamo stimare:
SRay(16,9 Km) = 6,1 W/m2
ERay(16,9 Km) = 48 V/m
Si noti come già a distanze di circa 17 Km vengano superati i limiti per gli effetti acuti dovuti
all'irraggiamento della popolazione (limiti di esposizione) che in questa banda di frequenza
valgono SLE = 4 W/m2 e ELE = 40 V/m.
In prossimità della superficie dell'antenna il campo emesso non è uniforme, il valore massimo
viene raggiunto nella regione centrale, dove può essere considerato circa triplo rispetto
all'intensità media (norma CEI 211-10 pag. 40), dunque l'intensità massima sulla superficie
dell'antenna vale:
SSmax = 3P/A = 12 P/πd2 = 18 W/m2
ESmax = (SSmax·Z0)½ = 82 V/m
Infine, a distanze intermedie tra la superficie d'antenna e la distanza di Rayleigh, l'intensità
emessa lungo l'asse principale assume il classico andamento oscillatorio come mostrato nella fig.
6.12 della norma CEI 211-10 (pag. 41). L'oscillazione avviene attorno al valore medio Emedio =
5,1·EFr , che vale:
Emedio = 61 V/m
Smedio = 10 W/m2
mentre il picco massimo viene raggiunto alla distanza di circa Rfr/10 ≈7 Km con un ampiezza di
Emax ≈ 6,4·EFr , che vale:
Emax = 80 V/m
Smax = 17 W/m2
La valutazione effettuata dal prof. D'Amore nella prima procedura di valutazione riporta valori
46
del tutto simili per l'intensità del campo lungo l'asse principale: “alla distanza di 1000 m lungo
l'asse si ottiene il valore medio di densità di potenza di circa 10 dBm ovvero 10 W/m2 . Lo stesso
risultato si ha per le distanze dal centro radiante lungo l'asse comprese tra 677 m e 10157 m a
causa dell'andamento oscillatorio della densità di potenza attorno al valor medio” ([1], paragrafo
5.1.1, pag. 19).
Si noti come l'applicazione della norma EPA 520/1-85-014 nella relazione dell'ISS ([2] par.
1.6.2, eq. (5), pag. 19), al posto della della normativa italiana di riferimento (norme CEI 211-10 e
211-7) porti a una stima notevolmente più bassa per l'intensità massima prevista lungo l'asse
principale (9,3 W/m2 stimati nella relazione ISS [2], tabella 1.5, contro i 17 W/m2 stimati con la
CEI 211-10), la norma EPA 520/1-85-014 (citata al punto 8 della bibliografia) si mostra quindi
ancora una volta inadeguata alla trattazione del caso in esame.
I valori di campo stimati in via approssimata lungo l'asse principale superano il limite di
sicurezza per gli effetti acuti previsto dalla normativa italiana (pari a 4 W/m2 alle frequenze in
gioco) già per distanze inferiori a circa 17 Km, e indicano come questo limite di esposizione
possa essere superato di oltre quattro volte a distanze inferiori.
Di conseguenza risulta del tutto scorretta la valutazione effettuata nella relazione ISS, in merito
all'esposizione diretta, accidentale, della popolazione al fascio principale: “il danno conseguente
a tale irraggiamento accidentale è trascurabile, per cui il rischio per la popolazione può essere
giudicato a sua volta nullo” (relazione ISS [2] , par. 1.6, pag. 18, riportato anche in tab. 1.5).
Oltretutto tale affermazione, assolutamente non condivisibile, viene giustificata in base alle linee
guida ICNIRP 1998 (citate al punto 4 della bibliografia a pag. 22), estranee alla normativa
italiana e basate, come esposto nella stessa relazione I.S.S., sull'osservazione degli animali da
laboratorio esposti.
Oltretutto un errore di puntamento delle parabole, a detta della stessa relazione I.S.S. (nota 13 a
pag. 18), è un evento da prendere seriamente in esame, anche in considerazione del fatto che il
comune di Niscemi si trova in una zona ad alto rischio sismico28, rischio sismico che, a quanto
risulta agli scriventi, non è stato preso in considerazione in nessuna valutazione di sicurezza
dell'impianto.
Si deve constatare quindi come, l'adozione di una normativa difforme rispetto a quella in vigore
in Italia, introduca a distorsioni nei risultati riportati nella relazione ISS [2] e possa indurre a
conclusioni paradossali e inconsistenti, addirittura opposte a quanto previsto dalla normativa di
28 Precisamente il comune di Niscemi è classificato in zona 2 – Elevata pericolosità, sulla base del Decreto della
Presidenza della regione Sicilia del 15/01/2004.
47
sicurezza italiana.
A parere degli scriventi quindi la valutazione dell'ISS [2] non introduce alcun elemento nuovo in
merito alla stima delle emissioni e.m. dovute alle antenne trasmittenti dell'impianto MUOS:
mentre è possibile effettuare una stima delle emissioni delle antenne elicoidali UHF all'esterno
del perimetro della base, tale stima risulta impossibile per quanto riguarda le antenne paraboliche
operanti in banda Ka. Per queste ultime è possibile effettuare solo una stima approssimata
dell'intensità del campo all'interno del fascio principale, analisi che conferma i rischi di
irraggiamento diretto dovuto a errore di puntamento e di incidente dovuto a irraggiamento
accidentale di aeromobile.
Particolare preoccupazione desta il fatto che i parametri fondamentali, necessari a una stima delle
emissioni dell'impianto e a una valutazione del rischio (potenza massima di trasmissione,
puntamento delle antenne paraboliche), non rimangono quelli del progetto originale [9][10], ma
cambiano a ogni nuova trasmissione dati, vanificando in pratica ogni tentativo di valutazione.
Allarma il fatto che il puntamento delle parabole sia stato modificato, abbassando l'elevazione
minima da 17° a 14.7°, accrescendo la distanza in cui il fascio rimane a quote compatibili col
volo, e dunque accrescendo il rischio di incidente, senza che questo fatto venisse neppure
comunicato all'ente competente per la sicurezza dei voli. Infatti la relazione ENAV [3] assume
nelle sue analisi ancora il vecchio valore di 17°: la mancata comunicazione è confermata anche
dal direttore dell'Ente nella sua recente nota ([6], pag. 2 dell'allegato). Il decremento dell'angolo
di elevazione minimo accresce anche il rischio dovuto a errore di puntamento, infatti l'elevazione
reale minima rispetto al suolo29 si riduce così ad appena 13°.
Valutazione delle emissioni dovute alla base NRTF-Niscemi nella sua attuale
configurazione.
Le eventuali future emissioni dovute agli impianti MUOS sarebbero destinate a sommarsi a
quelle dell'attuale impianto NRTF, perciò è richiesta un’accurata valutazione preliminare delle
attuali emissioni, da effettuarsi ai sensi del "Codice delle comunicazioni elettroniche" (DLGS 1
agosto 2003, n. 259, art. 87, commi 1 e 3, allegato 13 mod. A). Tale procedura, ai fini della
salvaguardia della salute della popolazione e del rispetto dei limiti di sicurezza, prevede: la
raccolta completa e dettagliata di tutti i dati radioelettrici relativi alle sorgenti, la precisa
29 Nella elaborazione di ARPA Sicilia in “Controdeduzioni al documento MUOS presso il Naval Radio Transmitter
Facility di Niscemi: Analisi dei rischi – Zucchetti Coraddu – Politecnico di Torino”, del 31/5/2012 (fig. 2 a pag 4)
si mostra come nel sito di realizzazione delle parabole MUOS l'orizzonte sia libero per angoli superiori a circa 2°
48
descrizione del terreno circostante, l'elaborazione numerica del modello del campo irraggiato
(sotto forma di volumi di rispetto e/o isolinee), e infine una verifica del modello così ottenuto,
che deve essere validato attraverso misure da effettuarsi in condizioni di massima emissione
(come previsto dalle norme CEI 211-7, par. 13.5.2 pag. 78 e 211-10, par. 6.5.2 pag. 51) nei punti
più critici previsti dal modello.
Niente di tutto questo è stato però realizzato per l'impianto NRTF di Niscemi attualmente
esistente: Il precedente tentativo effettuato da ARPA Sicilia nel 2009 è fallito principalmente a
causa dell'indisponibilità da parte dei militari USA a fornire i dati necessari 30, mentre la relazione
ISPRA relativa alle misure del Giugno 2013 [12], come evidenziato in precedenza, non tenta
neanche di impostare un modello previsionale di questo tipo.
Una importante mole di dati relativi agli impianti attualmente in funzione presso la base NRTFNiscemi è stata trasmessa all'ISS, nella primavera 2013, dall'ambasciata USA, tali dati sono
riassunti e analizzati nell'appendice A, dove si mostra anche come non siano però ancora
sufficienti per realizzare il modello previsonale richiesto dalla normativa.
In mancanza di un tale modello previsionale non è possibile valutare in modo complessivo
l'effetto congiunto del futuro impianto MUOS e quello delle attuali sorgenti.
In mancanza di un modello previsionale, la relazione ISS Al paragrafo 1.6 (pag. 16) si affida per
valutare le emissioni attuali della base NRTF-Niscemi, esclusivamente ai risultati di una breve
campagna di misurazione svolta da ISPRA nel Giugno 2013 [12], ignorando totalmente la gran
mole di risultati sperimentali prodotti da ARPA-Sicilia dal 2008 a oggi. Il lavoro di ISPRA [12]
viene analizzato in dettaglio nel prossimo paragrafo (il IV), anche in rapporto a tutti i risultati
precedenti, ma possiamo sin d'ora anticipare che non lo si può considerare una fonte esauriente ed
affidabile per la valutazione complessiva delle emissioni della base NRTF-Niscemi nella sua
attuale configurazione. Infatti, oltre alla già citata mancanza di un modello previsionale, risulta
assai dubbio che le condizioni di massima emissività (richieste dalla normativa) siano state
effettivamente realizzate nel corso di tale campagna di misurazione, e i punti di misura sono in
numero molto ridotto e non comprendono neppure le zone a più alto irraggiamento individuate da
ARPA-Sicilia nelle sue indagini precedenti.
30 ARPA Sicilia, “Istruttoria sul progetto 002-06/1035 denominato ”Installazione sistema di comunicazione per
utenti mobili, sito radio U.S. Navy di Niscemi U.S Navy 41° Stormo-Sigonella” nella Riserva naturale Sughereta
di Niscemi.”, M. Fiore, G. Lissciandrello, S. Marino, 2009, pag. 3 e 33. L'argomento è analizzato anche nella
relazione finale di verificazione del prof. D'Amore (vedi nota 9) al paragrafo 5.2 pag. 22 e 23, e nel paragrafo III
della nota sui rischi connessi alla realizzazione del MUOS (Mobile User Objective System), M. Coraddu, A.
Levis, A. Lombardo, M. Zucchetti, 27 Maggio 2013, depositato agli atti della riunione del gruppo di lavoro
dell'I.S.S. svoltasi a Roma nello stesso giorno.
49
Di conseguenza le considerazioni svolte nella relazione ISS al paragrafo 1.6 (pag. 16) a proposito
dell'effetto delle emissioni congiunte dell'impianto NRTF-Niscemi nella sua attuale
configurazione e di quello MUOS, risultano eccessivamente semplificate oltre che parziali:
Di fatto quindi il sistema MUOS viene ancora una volta descritto come una entità isolata, in
quanto il contesto in cui sarebbe destinato ad operare non viene valutato adeguatamente. Isolate
dal contesto, le stime effettuate per le emissioni del sistema MUOS perdono ogni valore e
risultano inutili ai fini della radioprotezione per i quali sono state elaborate.
Interferenza con gli apparecchi elettromedicali
Nella relazione ISS [2] si affronta anche il problema della immunità ai disturbi EMI dei
Dispositivi Medici Impiantabili Attivi (DMIA).
Si evidenzia come i dispositivi DMIA vengano progettati e testati per resistere a disturbi EMI
sino a 10 V/m (3 V/m) nel caso di sostegno a funzioni (non) vitali e come tali test si riferiscono a
prove di laboratorio svolte sull'apparecchio in un intervallo di frequenza che va da 80 MHz a 2,5
GHz (norma CEI EN 60601-1-2), esteso recentemente da 16,6 Hz a 3 GHz (norma EN 45502-23 2010), intervallo che non include quindi la banda Ka utilizzata dalle antenne paraboliche del
MUOS. Oltretutto le prove EMI vengono solitamente condotte in condizioni di onda libera e di
campo vicino, che possono non essere rappresentative degli accoppiamenti corpo-campodispositivo, e delle effettive condizioni di irraggiamento31. Per queste ragioni va evitato che un
portatore di DMIA si possa trovare in presenza di livelli di campo prossimi a quelli di test per le
interferenze EMI. Il problema particolarmente sentito per gli apparecchi trasmittenti portatili
(telefoni cellulari, dispositivi di identificazione a radiofrequenza, etc.) per le quali sono stati
rilevati gravi problemi di interferenza32, tanto che la norma CEI EN 60601-1-2 raccomanda il
rispetto di una distanza di sicurezza ds da una sorgente di potenza P , che per i DMIA testati per
EMI a 10 V può essere ricavata dalla formula empirica ds=1,2·P½ (dove P va espresso in Watt e ds
risulterà in metri).
È il caso di segnalare come l'applicazione di questa formula all'antenna LF attualmente in
funzione presso la base NRTF di Niscemi alla frequenza di 46 KHz e alla potenza massima di
31 Come discusso nel secondo e nel terzo paragrafo di “Elecromagnetic immunity of medical devices: the European
regulatory framework”, G. Calcagnini, F. Censi and P. Bartolini, Ann. Ist. Superiore Sanità, 3 (2007), 268.
32 Si vedano ad esempio: Barbaro V., Bartolini P., Donato A. Militello C., “Valutazione delle interferenze
elettromagnetiche indotte dai telefoni cellulari digitali GSM sugli stimolatori cardiaci impiantabili. Roma: Istituto
Superiore di Sanità, 1997 (Rapporti ISTISAN 97/18); Van Der Tog R. et al. “Electromagnetic interference from
radio frequency identification inducing potentially hazardous incidents in critical care medical equipment”,
JAMA 299 (2008) 2884.
50
250 KW produce una stima della distanza di sicurezza pari a 600 m dal perimetro dell'antenna
(che coincide in pratica con il perimetro nord della base).
Sulla base di queste considerazioni dunque, il rischio di interferenza con apparecchi
elettromedicali dovuto alle emissioni della base NRTF di Niscemi nella sua attuale
configurazione, deve essere valutato in tutto il territorio circostante la base, tenendo conto di tutte
le frequenze emesse, e non solo in rapporto ai livelli di campo registrati da ISPRA all'ospedale di
Caltagirone nella sola banda HF (relazione ISS par. 1.6.2, pag. 17), è evidente infatti che un
portatore di DMIA si può trovare in qualunque zona esterna al perimetro della base. Si dovranno
anche introdurre opportune soglie di sicurezza, da valutare di volta in volta, necessarie per
adattare le condizioni di test EMI alle reali condizioni di impiego dell'apparecchio (una prima
stima si può anche effettuare calcolando le distanze di sicurezza sulla base della norma CEI EN
60601-1-2). Si tenga conto anche del fatto che in prossimità del perimetro nord della base è stata
già individuata una zona ad alto rischio per i portatori di DMIA, dove, in relazione alla grande
vicinanza dell'antenna LF, sono stati registrati (da ARPAS il 9/5/2013) livelli di campo prossimi a
40 V/m, e dove sono già segnalati problemi di funzionamento per apparecchi DMIA di supporto a
funzioni vitali.
Per quanto riguarda invece le emissioni del sistema del MUOS, che andrebbero a sommarsi a
quelle attuali della base NRTF di Niscemi, occorre considerare come anche secondo la
valutazione di ISS, già le sole frequenze emesse dalle antenne elicoidali in banda UHF sono in
grado di provocare interferenze con i DMIA sino alla distanza a 230 m (tab 1.4 pag. 18), in pieno
Parco della Sughereta (la distanza tra le sorgenti MUOS e il perimetro della base è inferiore a 150
m). Per quanto riguarda invece le grandi parabole operanti in banda Ka, si ritiene necessario che
il rischio di interferenza con DMIA venga valutato anche per la popolazione civile e non solo per
i lavoratori della base (par. 1.6.3, pag. 20 e Tab 1.5 pag.21). La valutazione delle possibili
interferenze con dispositivi DMIA è particolarmente delicata per le emissioni in banda Ka, in
quanto i test EMI non vengono effettuati a queste frequenze. A questo proposito l'affermazione
che “l'energia accoppiata ai cateteri diminuisce all'aumentare della frequenza nell'intervallo delle
microonde a causa della maggiore attenuazione del campo nei tessuti del corpo sovrastanti”
(valutazioni I.S.S., pag. 11) è parziale e rischia di essere in definitiva scorretta: infatti se è vero
che l'assorbimento dei tessuti, in generale, aumenta con l'aumento della frequenza e la
diminuzione della lunghezza d'onda λ , è anche vero che, simultaneamente, l'accoppiamento con
il dispositivo può aumentare drasticamente quando le sue dimensioni diventano confrontabili con
51
quelle della lunghezza d'onda in banda Ka (λ=1 cm). L'effetto combinato degli accoppiamenti
campo-corpo-dispositivo non è quindi prevedibile in modo semplice e immediato,
l'accoppiamento campo-dispositivo DIMA, nell'intervallo di frequenze non testato dal costruttore,
potrebbe comportare incrementi imprevisti dell'energia effettivamente trasferita localmente al
dispositivo. In considerazione del fatto che i test di immunità EMI vengono effettuati sul
dispositivo DMIA in un intervallo di frequenze molto diverso da quello effettivo delle antenne
MUOS operanti in banda Ka, occorre una indagine più approfondita sulle possibili interazioni
campo-corpo-dispositivo, necessaria per introdurre opportuni coefficienti di sicurezza che
riducano le soglie di tollerabilità ben al di sotto di quelle massime previste dal fabbricante.
I rischi di interferenza con dispositivi elettromedicali impiantabili, già evidentemente presenti
nella attuale configurazione NRTF-Niscemi, sarebbero quindi destinati ad accrescersi per effetto
dell'entrata in funzione del MUOS, come ha mostrato anche dalla relazione ISS per quanto
riguarda il contributo delle antenne elicoidali in banda UHF. Una accurata valutazione di questo
tipo di rischio in tutto il territorio interessato richiede però uno studio più approfondito delle
effettive condizioni di funzionamento dei dispositivi, specie per quelle frequenze non incluse nei
test di immunità EMI, allo scopo di fissare opportune di sicurezza adatte alle effettive condizioni
di funzionamento, al di la del semplice confronto con le prove di resistenza effettuate dal
produttore in condizioni differenti.
II.3) Considerazioni conclusive
Le valutazioni effettuate dal dipartimento dell'AMPP sull'impatto della raffineria di Gela e da
quello del CNESPS sullo stato di salute della popolazione di Niscemi, hanno fornito importanti
elementi di valutazione, evidenziando un grave stato di inquinamento dell'aria e uno stato di
salute critico della popolazione del comune di Niscemi, per quanto siano necessari alcuni
approfondimenti, segnalati in parte dagli stessi autori.
Le valutazioni preliminari effettuate dal dipartimento TESA dell'ISS sulle emissioni generate
dalle antenne del sistema MUOS presso la base NRTF di Niscemi non possono essere assunte
come valide, in quanto non sono state effettuate in conformità alla normativa italiana .
L'assunzione di norme difformi e la non adeguata considerazione di quelle in vigore in Italia, ha
prodotto gravi distorsioni nei risultati e nelle conclusioni .
Si ritiene che la procedura di valutazione debba essere portata avanti in forma completa, secondo
le modalità previste dalla legge; in particolare:
52
Si deve stimare l'emissione complessiva di tutto l'impianto (sia di tutte le antenne presenti
attualmente presso NRTF che di tutte quelle previste dal nuovo impianto MUOS) in
condizioni di massima emissione (peggiore dei casi possibile), secondo la normativa italiana e
in particolare ottemperando a quanto previsto dal "Codice delle comunicazioni elettroniche"
(DLGS 1 agosto 2003, n. 259, art. 87, commi 1 e 3, allegato 13 mod. A),
Le valutazioni delle emissioni dovute alle parabole MUOS in regime di campo vicino, e in
particolare quelle fuori-asse (che non sono conservative rispetto alle stime di campo lontano)
devono essere effettuate sulla base di simulazioni numeriche complete (come previsto dalla
normativa).
L'analisi dei possibili effetti sui dispositivi elettromedicali impiantabili (DMIA) hanno
evidenziato gravi rischi legati al superamento del livello di campo sopportabile dai dispositivi
vitali (10 V/m) in alcune regioni esterne alla base NRTF-Niscemi nella sua attuale
configurazione (strada perimetrale Nord e Nord-Est dove si registrano 20-30 V/m) e alle
emissioni delle antenne paraboliche del MUOS a frequenze (30-31 GHz) per le quali i DMIA
non sono testati. Tali evidenze richiedono un approfondimento che tenga conto delle mutue
interazioni campo-corpo-dispositivo, che vadano oltre le mere prove di resistenza effettuate
dal produttore del dispositivo in regime di campo libero, che tengano conto delle interferenze
già attualmente prodotte dagli impianti in funzione, sia per il personale addetto che per la
popolazione residente.
I precedenti tre punti vanno intesi come valutazioni minime, necessarie perlomeno per soddisfare
i requisiti previsti dalla normativa. Al di la dello stretto necessario, si ritiene opportuno proporre
alcuni approfondimenti necessari per valutare l'impatto del sistema MUOS in forma completa, in
relazione alla complessa situazione ambientale e sanitaria del sito proposto per l'installazione. Per
dare un seguito alla dichiarazione di “consapevolezza che lo stato di salute di una popolazione è
dovuto a diversi determinanti che possono comprendere esposizioni a molteplici fattori di
rischio”, che i funzionari ISS ([2], Premessa) hanno espresso, ma a cui non hanno dato seguito,
occorrerà mettere in correlazione i diversi elementi emersi: valutazione degli effetti congiunti di
promozione tumorale di tipo chimico ed elettromagnetico, effetti sanitari riscontrati e
determinanti evidenziati (sia di tipo chimico che elettromagnetico), etc.
Si ritiene quindi necessaria anche:
una valutazione delle possibili mutue interazioni tra l'inquinamento elettromagnetico prodotto
dalla base NRTF (nella sua configurazione attuale e in quella futura) e i molteplici inquinanti
53
chimici presenti, dovuti sia alle attività della raffineria di Gela che ai grandi generatori Diesel
operanti all'interno della base.
Una stima del campo emesso in condizioni perturbate da particolari condizioni
metereologiche, tenendo conto, ad esempio, della diffusione delle microonde al di fuori
dell'asse principale di emissione, dovuto alle piogge.
Una stima accurata sugli effetti che le emissioni elettromagnetiche della base (nella sua
configurazione attuale e in quella futura) sono destinati ad avere sulla flora e sulla fauna della
riserva naturalistica della Sughereta di Niscemi, monitorando sia le specie direttamente
disturbate dalle emissioni (uccelli migratori, insetti impollinatori, etc.), che le conseguenze
per l'intero ecosistema.
Una stima degli effetti biologici delle radiazioni emesse dall'impianto attuale, realizzata
attraverso esposizioni dirette di colture cellulari e osservazione delle eventuali alterazioni a
livello di espressione genica, con un approccio di tipo biomedico, complementare a quello
fisico-dosimetrico, in modo simile all'esperienza riportata in dettaglio in appendice B. Si
ritiene che un tale approccio sia necessario per la valutazione dei possibili effetti biologici e
sanitari in una situazione complessa come quella del territorio circostante la base NRTF di
Niscemi.
54
IV – CONSIDERAZIONI SULLA CAMPAGNA DI MISURAZIONE CONGIUNTA ISPRA
E ARPA-SICILIA DEL GIUGNO 2013
La necessità di effettuare una campagna di misurazione “in condizioni controllate”, campagna
realizzata poi in modo congiunto da ISPRA [12] e ARPA Sicilia [13] nel Giugno 2013, è emersa
in occasione dello studio realizzato da ISS [2] ed analizzato al paragrafo precedente.
L'impossibilità di realizzare un modello previsionale per i CEM prodotti dalla base NRTFNiscemi nella sua attuale configurazione, per la mancata conoscenza dei dati radioelettrici
completi di tutte le sorgenti (quelli conosciuti sono qui raccolti nell'Appendice A), ha costretto
infatti funzionari di ISS e ISPRA a cercare di stimare le emissioni della base attraverso la misura
diretta dei campi generati dalle sorgenti nella “peggiore condizione possibile”. La situazione è del
tutto simile a quanto già accaduto in occasione della procedura istruttoria portata avanti da ARPA
Sicilia nel 2009 [18], anche allora i funzionari dei ARPAS, impossibilitati per le stesse ragioni a
realizzare un modello previsionale, avevano dovuto ripiegare su una campagna di misura in
“condizioni controllate”.
I funzionari dell'ISS hanno scelto però di non utilizzare la gran mole di dati di misura prodotti da
ARPA-Sicilia dal 2008 a oggi, che hanno fornito informazioni parziali e talvolta contraddittorie,
ma dalle quali emerge chiaramente come “I livelli del campo elettromagnetico a radio frequenza
rilevati da ARPA Sicilia con misure puntuali e monitoraggio continuo risultano in numerosi casi
superiori ai limiti di legge, in particolare in localita Ulmo.” ([1], conclusioni), affidando piuttosto
una nuova verifica a ISPRA.
Si ritiene di dover stigmatizzare la mancata considerazione, da parte di ISS [2] e ISPRA [12],
della gran mole di informazioni raccolte da ARPA Sicilia dal 2008 al 2013, e la mancata
valutazione dell'emissione complessiva di tutto l'impianto (sia di tutte le antenne presenti
attualmente presso NRTF che di tutte quelle previste dal nuovo impianto MUOS) in condizioni di
massima emissione (peggiore dei casi possibile), secondo la normativa italiana e in particolare
ottemperando a quanto previsto dal "Codice delle comunicazioni elettroniche" (DLGS 1 agosto
2003, n. 259, art. 87, commi 1 e 3, allegato 13 mod. A). D'altra parte stessi tecnici ISPRA
impegnati in questa indagine, in altre occasioni simili hanno elaborato un modello previsionale di
questo tipo33, ritenuto necessario di verificare i livelli di irraggiamento in territori vasti e
33 È il caso ad esempio del Centro Trasmittente di Radio Vaticana di Santa Maria di Galeria (Roma), per il quale
55
interessati da una articolata orografia, come quello circostante la base NRTF-Niscemi.
Riassumeremo perciò nei prossimi paragrafi, la situazione delle emissioni della base NRTFNiscemi nella sua attuale configurazione, secondo le risultanze delle diverse analisi svolte da
ARPA Sicilia dal 2008 al 2013 (VI.1) e la legislazione pertinente per il problema in esame (IV.2).
Si passerà successivamente all'esame dei contenuti della relazione ISPRA [12], analizzando: le
carenze e le contraddizioni nei dati forniti dalle autorità militari USA (paragrafo IV.3); le ragioni
della mancata elaborazione del modello previsionale per le emissioni, previsto dalla legislazione
(paragrafo IV.4); l'inadeguata determinazione dei punti di misura (paragrafo IV.5); la mancata
realizzazione delle condizioni di “massima emissività”, richiesta dalla normativa durante le
misure (paragrafo IV.6); il problematico confronto con le misure effettuate da ARPAS, sia in
precedenza che in simultanea, a causa anche della strategia di misurazione, conun massimo di 6
antenne attive per volta (paragrafo IV.7). Le conclusioni sono infine raccolte nel paragrafo IV.8.
IV.1) Conoscenze acquisite da ARPA Sicilia in merito alle emissioni della base NRTFNiscemi nella sua attuale configurazione
In
sintesi,
la
NRTF-Niscemi,
nella
sua
attuale
configurazione,
produce
emissioni
elettromagnetiche di radiofrequenza:
1) in banda LF, attraverso la grande antenna destinata alle comunicazioni con i sottomarini in
immersione presenti nel Mediterraneo, e che trasmette perciò in modo continuativo. La potenza
di emissione standard dichiarata di P = 125 KW , aumentabile sino a un valore massimo di Pmax
= 250 KW. Alla frequenza di trasmissione f = 45,9 Khz corrisponde una lunghezza d'onda λ =
6,53 Km (Appendice A), dunque l'area maggiormente interessata dalle emissioni si trova tutta
nella zona di "campo vicino" dell'antenna, qui le componenti elettrica e magnetica, non essendo
in linea di massima legate da una semplice relazione di proporzionalità, andranno determinate
separatamente.
2) In banda HF (con frequenze di emissione da 2 MHz a 30 MHz), attraverso le 46 antenne,
identificabili nella planimetria allegata all'istruttoria ARPAS 2009 (elencate in dettaglio
nell'Appendice A), destinate a comunicazioni di superficie, che vengono attivate nel numero e
con la potenza richiesta dalle esigenze operative. La potenza del trasmettitore e il guadagno
ISPRA ha realizzato un articolato modello previsionale, illustrato anche di recente al convegno “Simulare
Conviene”, 22 Maggio 2013, Genova, intervento “ISPRA e i modelli nazionali”, prof. B. De Bernardinis.
56
d'antenna non sono sempre deducibili in modo chiaro dalla documentazione disponibile. Il limite
di campo vicino, calcolato secondo la norma CEI 211-7, dipende dalla dimensione massima
dell'antenna D e dalla lunghezza d'onda λ, e, in base ai dati noti per le antenne operanti in banda
HF, risulta avere valori comunque inferiori a 300 m (il calcolo è svolto esplicitamente in
Appendice A), il che consentirebbe quasi sempre di adottare l'approssimazione di "campo
lontano" per le aree di interesse esterne alla base, dove quindi sarà sufficiente rilevare una sola
delle due componenti del campo elettromagnetico. Purtroppo la mancata conoscenza completa
delle caratteristiche radioelettriche principali delle antenne e dei trasmettitori HF (come illustrato
in Appendice A) rende impossibile sviluppare un modello previsionale per le loro emissioni,
anche nell'approssimazione “di campo vicino”
Arpa Sicilia, dal 2008 al 2013, ha condotto numerosi rilievi puntuali, sia in banda stretta che in
banda larga, che hanno riguardato sia la componente LF che quella HF delle emissioni della base
NRTF-Niscemi nella sua attuale configurazione, oltre che aver condottto un monitoraggio
continuo dal Dicembre 2008, purtroppo limitato ad un solo sito (un abitazione in Contrada Ulmo)
e alla sola componente in banda HF. I risultati ottenuti sono indicati qua sotto in estrema sintesi:
a) Emissioni in banda LF: sono state effettuate misurazioni sia in banda larga che in banda stretta
[13][18][20]: le misure effettuate in banda stretta mostrano costantemente un picco centrato alla
frequenza di 46 KHz, i risultati ottenuti per la componente elettrica e magnetica sono coerenti
con quanto rilevato in banda larga. È stata identificata una regione ad elevata intensità di campo,
nei pressi delle strade perimetrali Nord e Nord-Est della base, presso la quale è costantemente
presente una componente elettrica in banda LF ([18], punti di misura 1 e 2, pag. 10 e 11; [20], Siti
2,4,6, pag. 16-18; [13], Sito 3 pag. 10-11) dell'ordine di 20-40 V/m, un livello talmente elevato da
mettere seriamente a rischio i portatori di Dispositivi Elettromedicali Impiantati in transito (tali
disposiitivi non offrono garanzie per intensità di campo superiori a 10 V/m). Nel sito di contrada
Ulmo sottoposto a monitoraggio si rileva una componente elettrica compresa tra 6 e 9 V/m, e
una magnetica variabile tra 0,02 A/m e 0,1 A/m ([18], punto di misura 4, pag. 13 e 32; [20], Sito
1, pag. 12-14 e 29-30; [13], Sito 2 pag. 7-9 e Sito 1 pag. 15 e pag. 31). Valori simili sono stati
rilevati, anche se in modo più sporadico, in altri siti a distanze simili dal centro radiante
dell'antenna LF ([18], punto di misura 5, pag. 14 e 32; [20], Sito 2, pag. 28 e 29-30; [13], Sito 6
pag. 40) Il che porta a pensare che esista una regione, alla distanza di circa un Kilometro dal
centro radiante dell'antenna LF, nel quale l'intensità della componente elettrica sia dell'ordine di
5-9 V/m e quella della componente magnetica dell'ordine di 0,02 A/m e 0,1 A/m, valori che, a
57
parere degli autori, sono al di sopra del limite di sicurezza (valore di attenzione) per la tutela
degli effetti dovuti all'esposizione continua delle popolazione.
b) Emissioni in banda HF: sono state effettuate misurazioni sia in banda larga che in banda stretta
[13][18][20][21] con esiti non coerenti tra loro. Visti i risultati difformi ottenuti con le differenti
tecniche, secondo quanto prescritto dalla norma CEI 211-7, si darà qui la priorità ai risultati
ottenuti in banda stretta. ARPAS ha eseguito misure in banda stretta in tre occasioni, ottenendo
risultati non compatibili. La prima volta , nel corso delle prime misure “in condizioni controllate”
effettuate il 26/1/2009 (istruttoria ARPAS 2009 [18], punti di misura 1-7 pag. 10-16) con
l'analizzatore di spettro Narda EHP-200, ha evidenziato uno spettro (visibile in figura IV.1)
numerosi picchi di emissione, nella figura IV.1 se ne possono individuare almeno 14, di
frequenze comprese tra 3 e 28 MHz e ampiezze comprese tra 0,3 V/m e 1 V/m, numerosi altri di
ampiezza inferiore, sovrapposti ad uno spettro di emissione largo e continuo con un ampiezza
prossima a 0,2 V/m, il valore efficace risultante, somma RMS, è di 6±0,6 V/m, compatibile con
quanto rilevato simultaneamente dalla centralina per il monitoraggio continuo PMM 8055S ([18],
punto monitoraggio 2, pag. 20-23).
Figura IV.1 – spettro di emissione da istruttoria ARPA Sicilia 2009 [18]
La seconda serie di misurazioni, effettuata a Marzo 2013 [20], con il medesimo analizzatore di
spettro Narda EHP-200, risulta viziata da un evidente malfunzionamento dello strumento:
“L'andamento del segnale nell'intorno della frequenza di 27 MHz non è significativo poiché
riscontrato anche durante prove in laboratorio all'interno di camera schermata ed in assenza di
segnali” ([20], misure n. 5a, 8a, 15a, alle pag. 15, 16, 19).
58
Infine la terza e ultima serie di misurazioni in banda stretta, effettuate con lo stesso strumento nel
Giugno 2013 [13], in collaborazione con la simultanea campagna di misure “in condizioni
controllate” effettuata da ISPRA [12], ha evidenziato una situazione completamente diversa dalla
precedente campagna di misure “in condizioni controllate” [18]: presso l'abitazione di Contrada
Ulmo sottoposta a monitoraggio sin dal 2008, il 20/6/2013 sono stati rilevati 14 picchi di
emissione, con un ampiezza di un ordine di grandezza inferiore a quanto rilevato nel 2009 [18],
con frequenze comprese tra 9,8 e 29 MHz, ampiezze comprese tra 0,03 e 0,15 V/m e un valore
efficace complessivo (ottenuto come somma RMS) di 0,35±0,04 V/m.
Tale macroscopica differenza è ben difficile da spiegare senza supporre che le “condizioni
controllate” realizzate nel 2013 non siano le stesse “condizioni controllate” realizzate nel 2009.
c) Monitoraggio continuo - misurazioni in banda larga della componente HF: una centralina per il
monitoraggio continuo della componente elettrica del tipo Narda PMM 8055S (dotata di sonda
EP 330, con banda passante 100 KHz - 3 GHz) è in funzione nella terrazza dell'abitazione in
esame dal dicembre 2008. La centralina è sensibile alla sola componente HF delle emissioni,
registrava valori prossimi a 6 V/m all'inizio del 2009, ignoti nel 2010 (non sono pervenuti i
tracciati), un poco più bassi dal 2011 all'estate del 2012 (tra 3 e 5,5 V/m), di nuovo elevati, tra 6 e
7 V/m, dall'autunno 2012 sino a tutto il 201334. Sono stati quindi numerosi e prolungati
superamenti della soglia di sicurezza (valore di attenzione) per l'esposizione continua della
popolazione, riferibili alla sola componente HF delle emissioni. Sin dall'istruttoria del 2009 [18]
ARPAS ha anche riscontrato differenze sistematiche tra i valori rilevati dalla centralina di
monitoraggio PMM 8055S e le misure puntuali in banda larga effettuate col misuratore Narda
PMM 8053A equipaggiato con la medesima sonda EP 330, non spiegabili semplicemente con
l'incertezza di misura (l'ampiezza registrata dalle misure puntuali è pari a circa la metà di quanto
rilevato dalla centralina). ARPAS ha ipotizzato che tali differenze fossero dovute alle interferenze
indotte dalle forti emissioni in banda LF (a 46 KHz) presenti nel sito, e ha effettuato una serie di
prove di laboratorio per verificare l'ipotesi ([20] “comportamento fuori banda delle sonde di
campo eletrico”, pag. 5-9), prove che hanno evidenziato una risposta fuori banda della sonda EP
330 alle emissioni in banda LF a 46 KHz, cui risponde con una attenuazione di un fattore 4-5 (tra
34 I primi tracciati di rilevazione continua sono riportati su ARPA Sicilia -Istruttoria sul progetto 002-06/1035
denominato "Installazione sistema di comunicazione per utenti mobili, sito radio U.S.Navy di Niscemi-U.S.Navy 41° Stormo-Sigonella" nella Riserva naturale Sughereta di Niscemi- , 26 maggio 2009, dove il sito in
esame è identificato come "punto di monitoraggio n.2". I tracciati successivi sono stati trasmessi
successivamente al comune di Niscemi con diversi ARPAS-Rapporto di prove, succedutisi negli anni 2011- 2012
– 2013 [21].
59
-6 dB e 7 dB); se si utilizzano però tali coefficienti di attenuazione per sottrarre il contributo
spurio a 46 KHz (misurato a parte, senza interferenze) da quanto rilevato dalla centralina di
monitoraggio PMM 8055S, non si riesce comunque a spiegare le differenze sistematiche
riscontrate con le misure puntuali (l'argomento è svolto in dettaglio in [16], paragrafo IX, pag.
81-82).
Il problema delle differenze tra le misure in banda HF effettuate in banda larga resta quindi
insoluto, così come la valutazione del ruolo delle interferenze dovute alla presenza delle
simultanee ed intense emissioni in banda LF. Il problema è talmente pressante che ISPRA [13] ha
ritenuto di dover effettuare i suoi rilievi con l'antenna emittente in banda LF spenta, onde evitare
interferenze con la strumentazione di misura. È evidente come nessuna rete di monitoraggio
continuo delle emissioni potrà mai essere realizzato se non si trova una soluzione al problema
delle interferenze e dei malfunzionamenti degli strumenti di misura.
Si noti infine come, alla luce dell'esame sintetico ma completo del gran numero di rilievi
effettuati da ARPA-Sicilia dal 2008 al 2013, l'affermazione “Le misurazioni di ARPA Sicilia non
sono assolutamente contraddittorie, ma al contrario dimostrano giornalmente che i livelli di
campo e.m. emessi dal MUOS sono assolutamente irrisori” ([6], allegato, pag. 2), risulta del tutto
scorretta e fuorviante.
IV.2) Legislazione pertinente al caso in esame: integrazione di quanto considerato in [12]
È opportuno integrare, in via preliminare, i riferimenti legislativi esplicitamente considerati dalla
relazione ISPRA: legge quadro n. 36 del 2001, decreti attuativi DPCM 8 Luglio 2003, e
modifiche introdotte dal DL 170/2012; con le altre fonti legislative altrettanto importanti e
pertinenti per il caso in esame. In particolare il "Codice delle comunicazioni elettroniche"
(Decreto Legislativo 1 agosto 2003, n. 259), che precisa come debbano essere verificate le
condizioni di sicurezza per l'esposizione della popolazione e dei lavoratori addetti (DLGS 1
agosto 2003, n. 259, art. 87, commi 1 e 3, allegato 13 mod. A), e la legislazione regionale
siciliana in materia : “Linee guida per il contrasto del fenomeno delle esposizioni a campi
elettrici, magnetici ed elettromagnetici”, decreti del 5 Settembre 2012 (Gazzetta Ufficiale della
Regione Sicilia N. 54) e del 27 Agosto 2008 “procedura per il risanamento dei siti nei quali viene
riscontrato il superamento dei limiti di esposizione e dei valori di attenzione dei campi
elettromagnetici.” (va ricordato che la Sicilia, regione a statuto speciale, ha autonomia legislativa
in materia di territorio e ambiente). Si ritiene utile introdurre questi riferimenti legislativi perché
60
verranno richiamati nelle considerazioni successive.
È già stato sottolineato come l'intenso lavoro di studio e di monitoraggio svolto da ARPA-Sicilia
dal 2008 a oggi non sia stato preso in considerazione nella relazione redatta dai tecnici ISPRA
incaricati dell'indagine, né per la scelta dei siti di misura, né per un confronto con le misure
precedenti e simultanee di ARPAS [13][18][20][21]; cosa che, come vedremo, risulta invece assai
utile per la comprensione del problema. In generale spiace constatare una scarsa collaborazione
con le autorità locali: basti dire di come il municipio di Niscemi non sia stato in alcun modo
coinvolto, e neppure informato, della campagna di misurazione svolta da ISPRA. La necessità di
queste considerazioni nasce dalla constatazione di come la mancata considerazione dei precedenti
risultati e la non collaborazione a livello locale abbia inciso negativamente sugli esiti
dell'indagine di ISPRA, come si argomenterà in seguito.
IV.3) Dati sulle trasmittenti utilizzati nell'Indagine Ambientale di ISPRA [12]
Viene riferito nella relazione (pag. 4) come il 7/6/2013 tecnici dell'ISPRA si siano recati
all'interno della base NRTF per acquisire tutti i dati necessari 35, e di come dalle informazioni
raccolte risulti che si trovano all'interno della base 45 antenne, tra cui 41 per la banda HF, di cui
18 operative e 22 inattive da oltre 6 anni. Questo dato è però in forte contrasto con quanto emerso
in precedenza: infatti in un'analoga riunione svoltasi il 21/1/2009 il comandante della base aveva
dichiarato che le antenne erano 46 in tutto36, di cui 45 in banda HF, 27 operative e le altre
inattive, e il numero di 27 antenne attive in banda HF è stato indicato anche in una
comunicazione riservata dell'ambasciata USA del marzo 2013, dove si specifica anche la
presenza di altre 14 antenne in banda HF utilizzate come riserva o nei cambi di frequenza.
Anche le informazioni fornite ai tecnici ISPRA (relazione ISPRA pag. 4 e 10) riguardo la potenza
massima di trasmissione (4000 W per tutte le antenne operanti in banda HF) e il massimo numero
di antenne attivabili simultaneamente (non più di 8 in banda HF) sono in contrasto con quanto
indicato in altre sedi. Infatti:
1) nella documentazione trasmessa in precedenza sulle antenne operanti presso l'NRTF di
35
Dai dati acquisiti risulta: un antenna operante in banda LF (a 46 KHz), un antenna per telecomunicazioni,
un ponte radio (frequenze non specificate), e 18 antenne operanti in banda HF, mentre le restanti 23 antenne per la
banda HF, a detta dell'ufficiale in comando alla base, non sono utilizzate da più di 6 anni. La potenza massima
dell'antenna LF e stata indicata in 250 KW, quella massima per le antenne HF in 4 KW, si specifica inoltre che non è
possibile alimentare più di 8 antenne simultaneamente.
36
Istruttoria ARPA Sicilia del 2009 ([18] pag. 4). La posizione e la tipologia delle 46 antenne della base
NRTF è indicata anche nella mappa riportata all'allegato 6 dell'istruttoria.
61
Niscemi, la potenza massima indicata per le antenne HF è molto più elevata37 ;
2) e nel rapporto SPAWAR dedicato alla valutazione della compatibilità elettromagnetica del
MUOS con l'impianto NRTF esistente è chiaramente indicato come le prove siano state effettuate
alimentando contemporaneamente sino a 9 antenne HF con potenze di 7-10 KW38, doppie
rispetto a quelle dichiarate come massime ammissibili in questa occasione;
3) non è chiaro il motivo per il quale, in presenza di 22 trasmettitori attivi per le altre frequenze
(relazione ISPRA pag. 4) non si possano alimentare più di 8 antenne HF a 4 KW ciascuna (32
KW in tutto), quando si dichiara poi che durante le prove la potenza dell'antenna LF sarebbe stata
elevata dal valore standard di 125 KW sino a quello massimo di 250 KW, senza che questo abbia
provocato particolari problemi.
Oltretutto l'assunto, del tutto irrealistico, che debbano essere attivate solo 8 antenne alla volta su
46 antenne HF disponibili, rende difficilissimo verificare che le condizioni di massima emissività
possibile vengano effettivamente realizzate, visto che le possibili combinazioni di 8 antenne su
47 sono un numero enorme (il coefficiente binomiale corrispondente è pari a 1.27·1013).
Queste osservazioni sulle incongruenze tra i dati forniti dai militari USA ai tecnici ISPRA in
questa occasione, e quanto indicato in altre circostanze recenti, non sono fini a se stesse.
Dovranno essere tenute nella debita considerazione quando si metteranno a confronto i risultati di
queste misure in “condizioni controllate” effettuate da ISPRA, con le analoghe misure effettuate
da ARPAS nel 2009 [18], e si dovrà valutare congruità della configurazione dei trasmettitori
utilizzati nelle prove sulla base di quanto prescritto dalla normativa italiana di riferimento.
IV.4) Mancata elaborazione di un modello previsionale del campo emesso da parte di
ISPRA [12]
La più grave carenza dell'Indagine Ambientale svolta da ISPRA è indubbiamente la mancata
elaborazione numerica del campo irraggiato (sotto forma di volumi di rispetto e/o isolinee),
37
Nella documentazione inviata in precedenza dall'ambasciata USA, sono indicate anche molte delle potenze
di trasmissione delle antenne operanti in banda HF ed LF presso l'NRTF di Niscemi. In particolare, antenna DM:
feed from 20 KW ; antenna RLPA: Power Output: 25 KW average, 50 KW pep ; antenna HTOA: power handling
capability 1-25 KW average, 2-50 KW peak ; antenna HLPA: power output 10-50 KW, antenna HOBA: power
handling capability 25 KW; antenna LF 125 KW (normal mission power) sino 250 KW (radiated maximum power);
manca il dato per l'antenna Spiral Cone.
38
Space and Naval Warfare System Center, Charleston, Carolina del Sud, "Electromagnetic Interference
(EMI) Survey Report for the Mobile User Objective System (MUOS), U.S. Naval Radio Transmitter Facility
(NRTF), Niscemi, Sicily IT”, Prepared by Donald E. Sandusky, Reviewed by Frederich B. Duffy and Louis
Dornetto, approved by J. W. Epple, Environmental Effects Branch, North Charleston, SC 29419-9022,
Unclassified//Rel to USA and ITA, January 2006, Par. 2.2.5 pag. 7 e tab. 3.2 pag. 9 .
62
basato sulla raccolta completa e dettagliata di tutti i dati radioelettrici relativi alle sorgenti e sulla
precisa descrizione del terreno circostante, secondo quanto esplicitamente previsto dal "Codice
delle comunicazioni elettroniche" (DLGS 1 agosto 2003, n. 259, art. 87, commi 1 e 3, allegato 13
mod. A).
Nella Relazione Tecnica redatta dai tecnici ISPRA non si fa cenno alle motivazioni per le quali un
tale modello previsionale non è stato inserito nell'Indagine, è possibile che a rendere
impraticabile una tale elaborazione siano state la carenza e l'incongruità delle informazioni
fornite dai militari e dall'ambasciata USA (come illustrato al punto precedente), o l'insufficienza
del tempo e delle risorse a disposizione. Tuttavia l'assenza di tale fondamentale elemento, rende
l'indagine svolta da ISPRA del tutto insufficiente per una verifica di conformità delle emissioni
della base NRTF nella sua conformazione attuale. Il rapporto di ISPRA del luglio 2013 va quindi
considerato come un'indagine preliminare, utile per raccogliere elementi da utilizzare in futuro,
nelle indagini successive, che dovranno necessariamente partire dall'elaborazione di un modello
previsionale e dalla sua verificazione sul campo.
IV.5) Inadeguatezza dei punti di misura prescelti nell'Indagine Ambientale di ISPRA [12]
L'inadeguatezza dei punti di misura prescelti da ISPRA deriva, in primo luogo, dall'assenza di un
modello previsionale per il campo irraggiato, illustrata al punto precedente; le misure dovrebbero
infatti svolgersi innanzitutto nei punti critici individuati a partire da tale modello. In mancanza di
un modello di riferimento, si sarebbero comunque potute ricavare alcune informazioni parziali
sulle zone interessate da un più elevato irraggiamento, a partire dalle misurazioni svolte in
precedenza da ARPA Sicilia, riassunte al paragrafo IV.1. La mancata considerazione del
precedente lavoro svolto da ARPAS, è forse la causa del fatto che l'Indagine ISPRA finisca per
ignorare nella sua indagine proprio la zona a maggiore irraggiamento sino ad oggi individuata:
quella relativa alle strade perimetrali nord e est della base NRTF, dove ARPAS misura
costantemente, dal gennaio 2009 a oggi, valori di campo elettrico compresi tra 20 e 40 V/m e di
campo magnetico compresi tra 0,012 e 0,060 V/m, in relazione alle sole emissioni in banda LF (a
46 KHz). Le misure di ARPAS si riferiscono oltretutto al funzionamento dell'antenna LF in
condizioni standard (125 KW di potenza), che in condizioni particolari possono anche
raddoppiare (250 KW di potenza massima) portando a un probabile superamento del limite per
gli effetti acuti. La presenza di campi così intensi desta particolare preoccupazione perché sulle
strade interessate si trovano gli accessi di un congruo numero di case di abitazione, dunque
63
numerosi cittadini sono costretti ad attraversarle quotidianamente, e tra questi è documentata la
presenza anche di portatori di dispositivi elettromedicali impiantati di supporto a funzioni vitali,
per i quali si lamentano disfunzioni e malfunzionamenti.
Il numero di punti indagati nella relazione tecnica di ISPRA è inoltre eccessivamente ridotto in
relazione all'area della superficie da sottoporre a indagine39: misure accurate sono state condotte
in appena 9 siti (indicati come “recettori sensibili”) nell'arco di 5 giornate (dal 18 al 22 Giugno),
dei 9 “recettori sensibili” prescelti, solo 4 sono compresi nella fascia a 1 Km di distanza dal
perimetro della base, interessata dalle più intense emissioni. Un numero di punti così ridotto non
può comunque essere rappresentativo dell'irraggiamento di 21 antenne distribuite in circa 2 Km 2,
verso un territorio dell'ampiezza di decine di Km2, interessato da un'articolata orografia.
In definitiva il criterio di scelta dei punti di misura adottato da ISPRA è da ritenersi non adeguato
in quanto: non è fondato su un modello previsionale di riferimento; è stata esclusa dall'indagine
proprio la zona a più elevato irraggiamento che ha invece bisogno di essere urgentemente
perimetrata con precisione e indagata in modo approfondito; i punti sono comunque in numero
eccessivamente ridotto in relazione alle caratteristiche del territorio sottoposto a indagine.
IV.6) Inadeguatezza delle condizioni di misura scelte.
Mentre la scelta degli strumenti e delle tecniche di misura a banda stretta adottata da ISPRA è
assolutamente adeguata al caso in esame, non altrettanto si può dire delle altre condizioni di
misura adottate.
In particolare non sembra che le verifiche di conformità siano state effettuate alle condizioni di
massima emissione possibile (come previsto dalle norme CEI 211-7, par. 13.5.2 pag. 78 e 211-10,
par. 6.5.2 pag. 51). Questa considerazione non è basata esclusivamente sulle gravi incongruenze,
già segnalate al punto a), tra i valori indicati dalle autorità USA in questa e in precedenti
occasioni per il numero e la potenza delle sorgenti HF impiegate, (18 o 27 antenne attive?
Potenza di trasmissione di 4 KW o circa doppia?), ma si fonda anche su alcuni precisi riscontri
oggettivi. Infatti, se le condizioni di massimo irraggiamento possibile fossero state soddisfatte
come previsto, le misurazioni effettuate da ARPAS sulla terrazza di una abitazione situata in
Contrada Ulmo, distante appena 800 m dal centro dell'antenna LF, in contemporanea ai rilievi di
39 La superficie della base, entro la quale sono distribuite le antenne, e di circa 2 Km2, la zona più interessata
dall'irraggiamento, da sottoporre a indagini più accurate, è compresa in un raggio di 2 Km dal centro della base e
ha una superficie di oltre una dozzina di Km2, mentre l'inquadramento topografico della regione indagata da
ISPRA è ancora più ampio (mappe a pag. 75, 76 della relazione ISPRA), ha un raggio di 4-5 Km dal centro della
base e comprende oltre 50 Km2 di superficie.
64
ISPRA il 20/6/2013 e in corrispondenza all'orario di accensione dell'antenna LF alla massima
potenza (250 KW contro i 125 KW per il funzionamento in condizioni standard), dovrebbero
registrare un notevole incremento rispetto alle misurazioni effettuate sempre da ARPAS, nel
medesimo sito e col medesimo strumento, in precedenti occasioni. Avviene invece esattamente il
contrario40, fatto che sembra essere una chiara indicazione del fatto che la potenza dell'antenna
LF non sia stata incrementata, come previsto, sino a raggiungere la massima emissione possibile,
necessaria per le prove di conformità. Nella relazione ISPRA questa evidente incongruità non
viene discussa, anche a causa del mancato confronto con il lavoro svolto da ARPA Sicilia.
Un altra grave lacuna dell'Indagine Ambientale di ISPRA è l'impossibilità di sovrapporre e
confrontare direttamente i risultati ottenuti da ISPRA in questa occasione, con tutte le misurazioni
effettuate da ARPAS in precedenza negli ultimi 5 anni; non sovrapponibilità dovuta alla tecnica
di misurazione prescelta, alla scelta dei punti di misura e alle imprecisioni nel riportare le misure.
Infatti, al contrario di quanto effettuato in occasione delle misure in “condizioni controllate del
26/1/2009 (vedi istruttoria ARPAS del 2009 a pag. 4), si è scelto di attivare le antenne HF a
gruppi di sei, escludendo sempre la componente LF, per “evitare che l'antenna LF influenzasse gli
strumenti di misura, falsandone il risultato” (relazione ISPRA pag. 9). A parte il fatto che un tale
tipo di interferenza tra componenti HF ed LF dovrebbe essere impossibile nelle misurazioni in
banda stretta, una tale scelta ha reso molto problematico il confronto con le misure analoghe
effettuate da ARPAS nel 2009, che utilizzava una conformazione completamente diversa per le
antenne trasmittenti. Il confronto è reso ancora più problematico dal fatto che i punti prescelti da
ISPRA per le misure non coincidono in generale con quelli utilizzati da ARPAS negli ultimi 5
anni (fa eccezione esclusivamente il sito di Contrada Ulmo, indicata come “Casa 3” tra i
“recettori sensibili” della relazione ISPRA [12] a pag. 10), e dal fatto che nella relazione ISPRA
non viene mai indicato lo strumento effettivamente impiegato in una specifica misura, ne viene
indicata l'incertezza associata alla misurazione.
Se si assume inoltre che, persino nelle misurazioni effettuate in banda stretta, sia impossibile
ottenere un funzionamento corretto degli strumenti di misura senza spegnere l'antenna operante in
40 Nella relazione di misura ARPAS del luglio 2013 [13] è indicato a pag. 48, misura n. 22, come il 20/6/2013, alle
12:27, sia stata effettuata una misura della componente elettrica in banda LF a 46 KHz in condizioni di massimo
irraggiamento possibile (modalità LF On, potenza 250 KW, come indicato nella relazione ISPRA pag. 9 e 10),
impiegando l'analizzatore di spettro Narda EHP 200, e ottenendo il valore di 6,83 V/m. La stessa misura era stata
eseguita nello stesso luogo e con lo stesso strumento, in condizioni ordinarie, il 9/5/2013, ottenendo i valori di
7,32 V/m , 7,37 V/m e 6,77 V/m (misure n. 10 alle ore 9:23, pag. 7; n.12 ore 9:39, pag. 8; n. 17 alle ore 11:54
pag. 9), e il 17/6/2013, ottenendo i valori di 6,76 V/m , e 6,78 V/m (misure n. 1 alle ore 15:15, pag. 15 e n.2 ore
15:55, pag. 15). Come si vede non c'è alcun incremento osservabile alle cosiddette condizioni di “massima
potenza”.
65
banda LF, si dovrà anche riconoscere che un monitoraggio continuo delle emissioni in prossimità
della base NRTF-Niscemi risulta impossibile, a causa dei livelli troppo alti di emissione in bande
diverse e alle reciproche interferenze. Poiché non si può derogare alle esigenze di sicurezza che
richiedono un monitoraggio continuo delle emissioni, una tale conclusione non può essere
accettata, la problematica deve essere approfondita e deve essere trovata una soluzione, senza
facili (e impraticabili) scorciatoie, come quella di spegnere le antenne per evitare interferenze
durante le misure.
La mancata opportunità di effettuare confronti diretti con i precedenti rilievi di ARPAS limita
notevolmente le potenzialità del lavoro di indagine svolto da ISPRA [12], d'altra parte, per
consentire il confronto diretto, sarebbe stato sufficiente riprodurre almeno alcune delle condizioni
di misura adottate il 26/1/2009 nel corso dell'istruttoria ARPAS, affiancandole a quelle prescelte.
Un tale confronto sarebbe stato infatti assai utile nell'analisi delle tante problematicità emerse nei
rilievi effettuati dal 2008 a oggi.
In definitiva le condizioni di misura alle quali è stata condotta l'Indagine Ambientale dell'ISPRA
appaiono inadeguate, sia perché non sembra siano soddisfatte le massime condizioni di
irraggiamento possibile, richieste dalla normativa, sia perché, a causa delle condizioni di misura
scelte, i risultati non sono direttamente confrontabili con le tante misurazioni svolte da ARPASicilia dal 2008, cosa che sarebbe stata invece assai utile.
Le condizioni di misura scelte sono inoltre impraticabili per la realizzazione di una rete di
monitoraggio continuo delle emissioni, dunque bisogna assolutamente risolvere il problema delle
interferenze (ammesso che un tale problema esista effettivamente nelle misure in banda stretta)
ed effettuare le misurazioni nella condizione in cui tutte le antenne sono accese simultaneamente
alla massima potenza.
IV.7) Confronto problematico con le misurazioni svolte da ARPAS
Come illustrato al punto precedente, il confronto con le misurazioni svolte da ARPAS in
precedenza è problematico per via della scelta differente dei siti, della procedura di misurazione,
e della diversa modalità nel riportare i risultati ottenuti. Possiamo effettuare un confronto di
questo tipo solo per le misure svolte in prossimità dell'abitazione di Contrada Ulmo (sign. Preti)
monitorata da ARPAS dal dicembre 2008 a oggi, e indicato come “Casa 3” tra i “recettori
sensibili” scelti da ISPRA (relazione ISPRA pag. 10).
Per quanto riguarda le misurazioni effettuate simultaneamente da ISPRA e da ARPAS in banda
66
stretta il 20/6/2013, con lo stesso analizzatore di spettro Narda EHP-200, si deve osservare che,
benché i dettagli della misurazione non siano del tutto sovrapponibili, risulta chiaramente che
ISPRA registra valori nettamente inferiori (- 40% in banda LF, - 45% in banda HF) rispetto a
quelli di ARPAS41. Il diverso risultato potrebbe essere attribuito alla diversa collocazione degli
strumenti: sulla terrazza praticabile quelli di ARPAS, nel cortile sul lato sud-orientale della casa
quelli di ISPRA, con una differenza di quota di pochi metri. Entrambi gli strumenti hanno la vista
libera in direzione delle antenne della base, ma la lettura dei rilevatori di ISPRA potrebbe essere
influenzata dalla presenza di una recinzione metallica, visibile a una decina di metri di distanza,
nella direzione delle sorgenti. Questa rilevante divergenza nelle letture strumentali può essere
presa come un esempio paradigmatico, per evidenziare la grande difficoltà e delicatezza di queste
misure, che possono essere fortemente influenzate dalla presenza di ostacoli naturali,
conformazione del suolo, interferenze con elementi metallici anche relativamente distanti, etc..
Tutti fattori che è molto difficile prendere adeguatamente in considerazione, tanto che si deve
constatare come spesso lo spostamento dello strumento, anche di pochi metri, possa portare a
grandi differenze nel valore misurato. In considerazione di queste difficoltà si deve concludere,
ancora una volta, come effettuare misurazioni in assenza di un modello previsionale di
riferimento, sia poco significativo e non consenta di valutare adeguatamente i risultati.
Per quanto riguarda invece il confronto con le medesime misure a banda stretta, effettuate in
precedenza da ARPAS il 26/1/2009 in “condizioni controllate”, con il medesimo analizzatore di
spettro Narda EHP-20042, il risultato è ancora più sconcertante. Infatti sono chiaramente
osservabili in questo spettro almeno 14 picchi di emissione a frequenze comprese tra 3 e 28 MHz
e con ampiezze comprese tra 0,3 e 1 V/m (visibili nella figura IV.1), circa dieci volte maggiori
rispetto a quelle osservate in occasione dei rilievi effettuati nel Giugno 2013 [13], nello stesso
sito e con lo stesso strumento. La ragione di una differenza così grande non è semplice da
individuare; una spiegazione potrebbe essere quella che nel giugno 2013 il numero e la potenza
dei trasmettitori operanti nella base NRTF fosse notevolmente inferiore a quello del gennaio del
2009, e che dunque non siano state realizzata la condizione della massima emissione possibile;
41 Nel Rapporto Tecnico di ISPRA [12] viene indicata l'antenna attivata e la componente elettrica misurata, senza
indicare lo spettro e la frequenza rilevati (tab. 7 e 8 a pag. 22 e 23), nella relazione di misura di ARPAS del
3/7/2013 [13], viceversa si riporta lo spettro e la frequenza rilevati, ma non l'antenna che lo ha prodotto (misure123, da pag.41 a pag. 48). In banda LF: ISPRA misura una componente elettrica di 4,05 V/m, mentre ARPAS
rileva 6,83 V/m. In banda HF: ISPRA riporta 18 componenti spettrali con ampiezza della componente elettrica
compresa tra 0,083 e 0,024 V/m, mentre ARPAS ne riporta 14 con componente elettrica compresa tra 0,150 e
0,027 V/m.
42 Si veda l'istruttoria ARPAS 2009 [18], punto di misura 4A a pag. 13, EHP200 Spectrum, Span 29 MHz, RBW 30
KHz, spettro rilevato il 26/1/2009 alle 15:40
67
altre spiegazioni si potrebbero trovare nelle diverse condizioni di misura o in un cattivo
funzionamento degli strumenti. Qualunque siano le ragioni per le quali questi due rilievi
strumentali, effettuati nello stesso luogo, con lo stesso strumento e, nominalmente, alle stesse
condizioni, abbiano prodotto risultati opposti e incompatibili, queste non vengono affrontate nella
relazione ISPRA [12], nella quale questo problema non è nemmeno menzionato.
In definitiva, il confronto, seppure indiretto, tra i risultati dell'Indagine Ambientale di ISPRA e le
misure effettuate da ARPAS, sia simultaneamente che in precedenza, evidenzia fortissime
differenze, che ne rendono problematica l'interpretazione.
IV.8) Considerazioni conclusive.
Sulla base delle considerazioni esposte, la Relazione Tecnica di ISPRA relativa all'Indagine
Ambientale del Giugno 2013, può essere considerata come un rapporto preliminare, relativo alla
fase iniziale dello studio, utile per raccogliere elementi necessari per le fasi successive.
Infatti non è stato prodotto un modello previsionale dell'irraggiamento prodotto, previsto dalla
normativa e assolutamente indispensabile anche solo per interpretare i risultati delle misure. Un
tale modello risulta al momento di difficile elaborazione, anche perché le informazioni relative al
numero e alle modalità di funzionamento delle sorgenti attualmente presenti all'interno della base
NRTF-Niscemi sono state fornite in modo incoerente (paragrafo IV.3) e incompleto (Appendice
A).
Inoltre le condizioni prescelte per le misurazioni non risultano adeguate al caso: non sembra
siano state rispettate le condizioni di “massima emissione possibile” previste dalla normativa per
queste verifiche (paragrafo IV.6) e i punti di misura prescelti sono in numero troppo ridotto e non
comprendono le zone di massimo irraggiamento precedentemente individuate (paragrafo IV.5).
Oltretutto la procedura prescelta non consente un confronto semplice e diretto con le misure di
ARPAS (paragrafo IV.7), cosa che sarebbe invece di grande utilità, anche perché, dove un
confronto è stato possibile, almeno in forma indiretta, si sono evidenziate discrepanze e
incongruenze tra i rilievi di ISPRA [12] e quelli effettuati da ARPAS [13], sia in simultanea che
in precedenza (paragrafo IV.7). Le differenze sono talmente forti da rendere i risultati di difficile
interpretazione, soprattutto in mancanza di un modello previsionale con il quale confrontarsi.
In sostanza, le misurazioni ISPRA sono state effettuate con configurazioni dichiarate ora e non
nella precedente fase, con solo 4 o 5 antenne funzionanti alla volte sulle 47; inoltre, dal puro
punto di vista normativo, della veridicità delle affermazioni dei tecnici e ufficiali americani, pur
68
ammettendo naturalmente la buona fede, non se ne può tenere conto in quanto è noto - per le
convenzioni esistenti - della non punibilità di militari statunitensi per violazioni di norme italiane
(vedi caso Funivia Cermis); è ovvio che tali configurazioni non erano state dichiarate e non erano
quindi state messe come conditio sine qua non nella vecchia autorizzazione.
Si ritiene che l'indagine ambientale vada sviluppata in forma completa, secondo il rigoroso
rispetto delle modalità previste dalla normativa, in collaborazione con le autorità locali e con
ARPA-Sicilia, i cui risultati devono essere tenuti in adeguata considerazione.
In particolare, si ribadisce essere indispensabili:
Una valutazione dell'emissione complessiva dell'impianto NRTF-Niscemi nella sua
configurazione attuale non può prescindere da una completa e precisa raccolta dei dati
radiotecnici di tutte le sorgenti presenti, e dall'elaborazione di un modello previsionale capace
di rendere conto dell'irraggiamento complessivo del territorio circostante, come saggiamente
previsto dalla normativa (DLGS 1 agosto 2003, n. 259, "Codice delle comunicazioni
elettroniche" , art. 87, commi 1 e 3, allegato 13 mod. A), " si rende necessario lo sviluppo di
una nuova rigorosa procedura di simulazione del campo elettromagnetico irradiato, corredata da
una piena e documentata informazione sul codice di simulazione che viene utilizzato, sull'algoritmo
alla base di tale codice, sui dati di ingresso al codice, sulle caratteristiche del segnale emesso,
sulle proprietà riflettenti del terreno e di eventuali superfici interessate, sulle ipotesi semplificative
eventualmente adottate." ([1], Conclusioni). Si deve rimarcare come il confronto tra i risultati
delle campagne di misurazioni simultanee ARPAS-ISPRA abbia dimostrato la particolare
difficoltà e delicatezza di questi rilievi, spesso influenzati da elementi accidentali e
contingenti, che ne rendono particolarmente difficile l'interpretazione in mancanza di un
modello previsionale di riferimento, che risulta quindi imprescindibile già nella fase
preliminare dell'indagine.
Misure di validazione di un tale modello predittivo che andranno poi condotte, nel rispetto
della normativa in vigore (in particolare le norme CEI 211-7 e 211-10), accertandosi che
siano effettivamente soddisfatte le condizioni di massimo irraggiamento possibile. I punti di
misura prescelti devono essere in numero congruo all'ampiezza del territorio e alla sua
conformazione fisica, e devono essere tali da consentire un'accurata verifica sia delle zone a
più alto irraggiamento (non incluse in questa fase dell'indagine ISPRA [12]), sia di quelle più
prossime al perimetro della base (si noti che dei 9 siti prescelti come “recettori sensibili” solo
4 sono compresi nella fascia a 1 Km di distanza dal perimetro della base). Anche le risorse e i
69
tempi dovranno essere adeguati a una tale indagine (si ritiene debbano essere ben superiori
alle 5 giornate dedicate ai rilievi presso i 9 “recettori sensibili”). Naturalmente una scelta
adeguata dei punti, dei tempi e delle modalità di misura è impossibile in mancanza di un
modello previsionale di confronto.
I precedenti due punti vanno intesi come condizioni minime, necessarie perlomeno per soddisfare
i requisiti previsti dalla normativa. Al di la dello stretto necessario, si ritiene opportuno proporre
nuovamente alcuni approfondimenti
Infatti, come evidenziato sin qui, la natura in buona parte variabile delle emissioni provenienti
dalla base NRTF-Niscemi, l'ampiezza del territorio irraggiato, le difficoltà di misura, la presenza
nelle sue immediate pertinenze sia di aree intensamente abitate che di una riserva naturale,
rendono il compito di valutazione e verifica delle emissioni particolarmente delicato e gravoso.
Si ritiene quindi che, in questo caso, sia opportuno affiancare nell'indagine ambientale, oltre al
tradizionale e indispensabile approccio fisico-dosimetrico, anche altri approcci, diversi e
complementari, di tipo biologico, naturalistico, medico, utili per valutare l'effettivo impatto
ambientale, anche in virtù del fatto che sono simultaneamente presenti nell'area importanti fattori
di inquinamento chimico, con i quali sono si possono escludere effetti sinergici di interazione.
Alcuni degli autori di questo scritto hanno infatti condotto un esperimento di questo tipo,
simultaneamente alla campagna di misurazione effettuata da ISPRA [12] – ARPAS [13] nel
Giugno 2013, nel medesimo sito di Contrada Ulmo sottoposto a monitoraggio continuo sin dal
Dicembre 2008. I risultati di tale esperimento, descritto in dettaglio nel rapporto riprodotto in
appendice B, evidenziano una tendenza alla alterazione della regolazione genica delle cellule
esposte al campo elettromagnetico di 46 KHz sia in laboratorio sia in campo, mostrando quindi la
loro efficacia nel mostrare l'effetto biologico diretto dell'irraggiamento, anche in quei casi in cui il
monitoraggio attraverso le tecniche di misura tradizionali risulta problematico a causa delle
frequenze e delle intensità in gioco.
Si ritiene quindi utile proporre:
- Studi e valutazioni, basate sulle acquisizioni scientifiche più recenti, degli effetti che le
emissioni elettromagnetiche della base NRTF-Niscemi, nella sua configurazione attuale,
producono sulla flora e sulla fauna della riserva naturalistica della Sughereta di Niscemi,
monitorando sia le specie direttamente disturbate dalle emissioni (uccelli migratori, insetti
impollinatori, etc.), che le conseguenze per l'intero ecosistema (come illustrato al punto 2 del
70
paragrafo II.2).
- Stime e valutazioni dirette degli effetti biologici delle radiazioni emesse dall'impianto attuale,
realizzate attraverso esposizioni dirette di colture cellulari e osservazione delle eventuali
alterazioni, con un approccio di tipo biomedico aggiornato alle conoscenze scientifiche più
recenti, in modo simile all'esperimento di esposizione cellulare svolto dagli autori nel Giugno
2013 e illustrato nel rapporto riprodotto in appendice B.
71
V – CONSIDERAZIONI SULLA RELAZIONE DELL'ENAV [3]
La relazione dedicata dall'ENAV [3] alla compatibilità elettromagnetica del sistema MUOS
presso la base NRTF-Niscemi con le operazioni di volo del vicino aeroporto di Comiso (LIB),
prende in esame per la prima volta il rischio di interferenza tra l'intenso fascio di microonde
emesso dalle antenne paraboliche del MUOS operanti in banda Ka e gli aeromobili in volo. Tali
rischi, che sono stati più volte evidenziati dagli scriventi [7][8][14-17] e sono emersi anche nel
corso della prima procedura di verificazione [1], ricevono una autorevole conferma dalla
relazione ENAV [3] in esame, al di là di alcuni suoi limiti e imprecisioni.
Si può osservare infatti come il sito prescelto per l'installazione del sistema MUOS si trovi a 20
Km circa dall'aeroporto di Comiso, proprio al margine della zona di volo assistito per le
procedure di partenza e atterraggio ([3], figure 7,8,9,10), quella a più elevato rischio di
interferenza. In particolare il fascio con puntamento caratterizzato da angolo azimutale di 109,3°
(nella figura 12 è erroneamente indicato il valore di 119,3°) taglia lo spazio aereo destinato alle
procedure di partenza e atterraggio con elevato rischio di interferenza ([3] figure 12,13,14,15).
Tale rischio di interferenza, è elevato per due delle procedure di avvicinamento della tabella
riassuntiva dello scenario operativo ([3] pag. 23), tanto che l'ENAV raccomanda di sottoporre a
“revisione delle SID potenzialmente interessate (SID OBAXU 5A ed ENEPA 5A)” ([3],
conclusioni).
Sfortunatamente la relazione ENAV [3] è affetta da alcuni limiti e inesattezze che ne richiedono
un approfondimento e una revisione:
- Il limite forse più importante è che “lo studio in argomento tratta esclusivamente l'aspetto di
compatibilità elettromagnetica, con particolare attenzione agli effetti di interferenza (EMI
Electromagnetic Interference). Non sono invece oggetto di studio i potenziali rischi per la salute
della popolazione e quelli associati ai danni che le emissioni del MUOS potrebbero provocare
all'ambiente circostante, ne tantomeno gli effetti sulla struttura dell’aeromobile” ([3]. scopo del
documento). Il fatto che l'ENAV si dichiari non competente per quanto riguarda i rischi di danno
e interferenza alle strutture dell'aeromobile, è stato anche recentemente ribadito dal direttore
dell'ente nella sua nota del 28 Luglio scorso ([6], allegati): “Lo studio elaborato dall'ENAV nel
rispetto delle proprie competenze, afferisce esclusivamente ai potenziali effetti associati al
sistema MUOS nei confronti delle operazioni di volo dell'aeroporto di Comiso, con particolare
attenzione alle interferenze sui principali apparati di terra CNS (Comunicazione, Navigazione e
72
Sorveglianza) e alla conseguente ricezione degli stessi a bordo dell'aeromobile. Non rientrano,
altresì, nelle competenze ENAV valutazioni relative ad eventuali rischi per la salute della
popolazione, per l'ambiente, né tantomeno valutazioni su possibili effetti sulla struttura avionica
dell'eventuale aeromobile”.
- Tutta l'elaborazione è stata condotta sull'angolo di elevazione di 17° per il fascio emesso con
angolo azimutale di
109,3°, presente nel progetto originale, ma che è stato recentemente
decrementato al valore di 14,7°, senza che ne venissero informate le autorità aeronautiche. Tale
circostanza, particolarmente allarmante, viene anche confermata dal direttore dell'ENAV nella sua
nota del 28 Luglio scorso ([6], allegati).
- L'analisi è condotta con l'approssimazione di “campo lontano” , non valida alle distanze in
gioco, considerando la sorgente puntiforme, il che porta erroneamente a considerare il diametro
del fascio emesso, alle distanze in gioco, pari ad appena 5 m ([3], Conclusioni), mentre esso non
è certamente inferiore a 18,4 m, sottostimando così il rischio di esposizione accidentale.
Circostanza anche questa confermata dal direttore dell'ENAV nella sua nota del 28 Luglio scorso
([6], allegati).
- L'orientamento del fascio è considerato fisso nello studio, mentre nella realtà è soggetto a
molteplici variazioni e aggiustamenti dovuti alle tolleranze, allo stato dell'atmosfera, ai
movimenti mareali del satellite, etc.
A causa di questi importanti limiti, lo studio dell'ENAV ha bisogno di una revisione e di un
approfondimento nel quale: Si valutino gli effetti dell'impatto con il fascio di microonde sulla
struttura dell'aeromobile e sui passeggeri presenti al suo interno; si aggiorni la situazione
operativa dell'aeroporto ai nuovi puntamenti dichiarati per le parabole, utilizzando nelle
valutazioni le corrette condizioni di “campo vicino”, e tenendo conto dei movimenti del fascio
dovuti alle inevitabili tolleranze e adattamenti.
Allo scopo di approfondire gli aspetti in alcun modo vagliati da parte dell’ENAV, e di provare a
correggere alcune inesattezze del Rapporto [3], viene condotto qui di seguito uno studio del
rischio di interferenza e di danno all'aeromobile a ai passeggeri, utilizzando i dati aggiornati per il
puntamento delle parabole.
73
V.1 Premessa
Il funzionamento di un sistema di comunicazione satellitare, come il MUOS, si scosta
sensibilmente dal funzionamento di un sistema radar. L’obiettivo del primo è infatti quello di
sfruttare un corridoio aereo stabile, il più scevro possibile da fenomeni atmosferici, al fine di
garantire un’ottima qualità del segnale inviato e ricevuto dal satellite, scongiurando al massimo il
depauperamento e il dirottamento del segnale stesso, pena il mancato collegamento. Gli elementi
funzionali devono dunque essere antenne riceventi/trasmittenti fortemente direttive e capaci di
mantenere la direzione di collegamento entro strettissimi valori di tolleranza anche in condizioni
proibitive come: pioggia, nebbia, forte vento, picchi di irraggiamento solare e terremoti. Questo
implica una loro limitata mobilità accidentale e ciò è garantito da complessi sistemi di bloccaggio
meccanico ed elettrico. Tali sistemi, di contro, devono garantire altresì la sicurezza da
puntamento accidentale al suolo.
Un sistema radar è già più suscettibile delle suddette problematiche per via della sua mobilità;
dovendo agire ad ampio spettro non richiede parabole fortemente direttive. Tali sistemi irradiano
nel circondario ad impulsi per captare informazioni, come la presenza di velivoli entro un
determinato spazio aereo. Il velivolo in questione per essere “visto” dal radar deve essere colpito
dal segnale emanato dallo stesso.
Un sistema SATCOM invece deve rifuggire ogni forma di accoppiamento accidentale con
strutture metalliche, come quella di un velivolo, pena la compromissione -momentanea- del
collegamento col satellite. Di contro, un velivolo deve assolutamente evitare di attraversare il
fascio radiante entro le dovute distanze, a causa degli elevati valori di potenza in gioco, pena il
possibile malfunzionamento della strumentazione di bordo, con ripercussioni più o meno gravi
sulla salute dei passeggeri a causa della penetrazione dei campi HIRF all’interno del velivolo e
conseguente assorbimento da parte dell’organismo.
I fasci radianti del MUOS devono dunque collocarsi all’interno di un corridoio aereo che non
intercetti alcuna rotta aerea e che si scosti in elevazione dal suolo di un angolo minimo di
sicurezza che tenga conto della tolleranza di mobilità delle antenne nelle condizioni peggiori.
V.2 Analisi del Collegamento e Tolleranze
Ogni antenna deve rispettare dei principi di ordine fisico e tecnologico per garantire ottimi livelli
74
di qualità del collegamento col satellite. In particolare si deve tenere conto di tutti quei fattori che
ne influenzano il direzionamento. Solo a valle di questa analisi può risultare chiaro, in senso
pratico, il margine di tolleranza cui sono soggette queste strutture e quindi le dovute misure di
sicurezza da adottare. Di seguito i principali fattori di influenza:
V.2.1) Variazione dell'indice di rifrazione atmosferico:
L’indice di rifrazione atmosferico varia da strato a strato; tale variazione dipende da una serie di
parametri, a loro volta variabili a seconda dello strato considerato. Nella zona ionosferica, che si
estende da 50km a 400km circa in altezza, l'indice di rifrazione dipende essenzialmente dal
campo geomagnetico e dalla densità elettronica, a sua volta dipendente dal grado di attività
solare, da latitudine e longitudine di sorgente e ricevitore, dall’ora del giorno e dalla stagione,
come risulta evidente dall’equazione di Appleton – Hartree.
Nella zona troposferica invece, che si estende fino ai 10km di altezza, l'indice di rifrazione
dipende da temperatura, pressione e umidità; come risulta evidente dalla definizione dell’ITU-T
(International Telecommunication Union) per l’atmosfera standard.
Tali parametri (temperatura, pressione, umidità, densità elettrica, campo geomagnetico, etc) da
cui dipendono i vari indici di rifrazione, sono variabili già nell'arco delle 24 ore, per cui si deduce
che la direzione del segnale dovrà essere corretta costantemente per garantire sempre la migliore
condizione di puntamento. Tuttavia le variazioni sono molto modeste, per cui talvolta le
correzioni possono risultare trascurabili. Nel caso peggiore possiamo assumere con buona
approssimazione un angolo di correzione di ±0,01° in elevazione e ±0,005° per l'azimut, come
riportato in letteratura.
V.2.2) Errori di puntamento statici e dinamici:
Gli errori statici sono perlopiù dovuti ai limiti progettuali/tecnologici dei meccanismi di
regolazione (risoluzione, sensibilità, isteresi, lock-down shift), e ad errori di design e tolleranze
varie (errori di taratura, errori di geometria, errore al filo a piombo).
Gli errori dinamici riguardano invece errori stocastici (deflessione del vento, distorsione per
riscaldamento, assestamento delle fondamenta).
Esistono moderni sistemi di correzione che attutiscono l'impatto di tali sbavature (simple peaking,
beam bracket peaking), riducendole fino al 50% circa. Per una moderna antenna parabolica in
banda Ka, alla voce "caso peggiore" è possibile assumere, come riferito anche dalla letteratura,
75
un errore di puntamento complessivo sia per elevazione che per azimut di ±0.2°.
V.2.3) Perturbazioni orbitali del satellite:
La vita media di un satellite in orbita è funzione del grado di avanguardia delle sue tecnologie di
bordo, ma soprattutto della quantità di combustibile trasportato. Infatti l'entrata in orbita è una
fase molto delicata e complessa, ma, anche ammesso che venga posizionato con un elevato grado
di accuratezza, a causa delle forze di attrazione gravitazionale della Luna e del Sole (generatrici
di un effetto simile all'effetto Tidal) il satellite subisce perturbazioni sull'asse Nord-Sud,
scostandosi gradualmente dalla sua posizione nominale. Se tale deriva non venisse corretta, lo
scostamento aumenterebbe di circa ±0,9° all'anno. Correggere la traiettoria, sebbene sia
necessario, richiede l'impiego di consistenti quantità di carburante che dunque diventa il
principale fattore limitante della vita utile del satellite in orbita. Più le antenne di terra sono
direttive, minore è lo scostamento tollerato prima di innescare l'inseguimento. Nella maggior
parte dei casi si preferisce evitare che l'inclinazione superi un valore di ±0.3°, in quanto risulta un
ottimo compromesso fra consumi ed efficienza di puntamento. Nel caso del MUOS, l'elevata
collimazione del fascio comporterebbe una tolleranza inferiore di circa dieci volte43 (±0.03°)!
Risulta dunque necessario per le parabole inseguire il satellite nel suo moto di deriva.
Stesso discorso vale per lo scostamento azimutale, anche se di entità inferiore. Tuttavia c'è da dire
che tale scostamento non sussiste sempre, in quanto dipende dalla longitudine del satellite.
Esistono due locazioni (sopra l'Oceano Indiano e nell'Est dell'Oceano Pacifico) che sono immuni
a questo tipo di deriva, e non a caso due dei quattro satelliti MUOS saranno posizionati proprio in
quelle zone.
Nel momento in cui il carburante dovesse finire, se il satellite non risulta ancora obsoleto
tecnologicamente, viene lasciato in orbita per qualche altro anno, almeno finché lo scostamento
non diventi proibitivo. Solitamente questo valore si raggiunge una volta superato il range di ±3°,
ossia dopo altri 6 anni circa.
V.2.4) Rischio sismico:
Niscemi è sita in una zona a rischio sismico elevato. Le antenne MUOS poggiano su di un
basamento in cemento armato, durante la costruzione del quale è emerso un serio problema di
43
Il valore è stato calcolato tenendo conto del beamwidth d’antenna a 36000 km in asse. A tale distanza, uno
scostamento di 0.03° sull’asse Nord-Sud proietterebbe il satellite fuori dal raggio d’azione dell’antenna MUOS,
rendendo necessaria la correzione del tilt.
76
stabilità, che ha richiesto ulteriori opere di consolidamento. Tale presunta fragilità deve
sensibilizzare nei confronti di questa componente del rischio, decisamente aleatoria ma, fra tutte,
la più pericolosa. Quand’anche, infatti, si potesse fare affidamento sulla solidità del basamento,
rimane impossibile escludere il movimento dell'intera struttura, o l'oscillazione della parabola, e
dunque del fascio radiante. La stima di tali vibrazioni è di notevole complessità, poiché
dipendono dall'intensità del terremoto e dalla durata dello stesso. Tuttavia per costituire un
pericolo nei confronti di aeromobili et similia si dovrebbe verificare la fatale coincidenza di aereo
in transito in quello spazio di cielo, in quegli istanti. La rarità dell’evento è però compensata
dall’elevato rischio di cedimento del basamento che potrebbe compromettere, oltre che la
sicurezza aerea, anche quella delle strutture civili che si sviluppano sotto i due fasci, specialmente
per l’antenna con elevazione inferiore (14,7°).
Dato che risulta impossibile stimare un valore numerico verosimile per questa componente, la si
considererà solo a livello qualitativo.
In definitiva, la correzione complessiva da apportare al cono d'aria all’interno del quale è
possibile intercettare il cosiddetto beamwidth dell'antenna varia da un minimo di ±0,51° ad un
massimo di ±3.21° per l'angolo di elevazione, mentre per l'azimut abbiamo: ±0.25° e ±0,71°.
Tali valori sono destinati ad aumentare nel momento in cui si terrà conto della componente
sismica.
V.3 Antenne MUOS e Caratteristiche del Campo Radiato
Le antenne MUOS sono antenne paraboliche di classe Cassegrain a sezione circolare, ossia
antenne a doppio riflettore: uno iperbolico piccolo e uno parabolico più grande, di cui però non è
noto l’esatto modello. Di fatto è impossibile, in mancanza di tutti i dati di progetto, effettuare
tutte le stime e le valutazioni del caso in modo accurato e matematicamente esatto. Verranno
quindi adottate le linee guida presenti nella normativa tecnica italiana CEI 211-7 e CEI 211-10.
-frequenza di trasmissione (ƒ): 30-31 GHz
-frequenza di ricezione (ƒ): 20-21 GHz
-diametro (D): 18,4 m
77
-altezza del centro antenna dal suolo (h): 11,2 m
-potenza di trasmissione (P)44: 1600 W
-beamwidth (θ): 0.04°
-guadagno massimo d'antenna (G): 71,4 dBi
-angolo di elevazione minimo (α)45: 14,7°
-angoli azimutali : 223,7° - 108,8°
Da questi dati possiamo ricavare:
le varie lunghezze d'onda:
λ(ƒ) =
:
λ(30) = 0,0099 m
λ(31) = 0,0096 m
λ(20) = 0,0149 m
λ(21) = 0,0142 m
le massime direttività:
(λ) =
Gmax(0,0099) = 76,4 dBi
Gmax(0,0096) = 76,7 dBi
Gmax(0,0149) = 72,8 dBi
Gmax(0,0142) = 73,2 dBi
l’efficienza d'apertura:
η(λ) =
Sotto l'ipotesi che G sia riferito al caso peggiore, ossia alla frequenza massima di 31 GHz,
abbiamo:
η(0,0096) = 0,381 = 38,1 %
se invece pensiamo G riferito al valore medio di λ in trasmissione, abbiamo:
η(0,0098) = 0,395 = 39,5 %
Sarà questo il valore che prenderemo come riferimento. Conoscendo l'efficienza, possiamo
44 Solitamente la potenza è dichiarata “per porta” a causa dell’alimentazione multi-porta di questi dispositivi. Dato
che in molti casi queste antenne contemplano la doppia polarizzazione, RHCP ed LHCP, si desume che le porte
potrebbero essere due, verosimilmente da 1600W totali, ossia 800w l’una, anziché 200w complessivi (cioè 100w
l’una). Basti fare il raffronto con i valori di potenza di altre antenne simili della General Dynamics, che è
l’azienda produttrice delle antenne MUOS.
45 Anche per l’angolo di elevazione minimo si è scelto il valore che implica il rischio maggiore.
78
calcolare il guadagno massimo in fase di ricezione G = 67,97 dBi.
l'angolo di apertura46 del fascio a -3dB in ricezione:
θ(λ) =
θ(0,0145) = 0,059° con riferimento al valore medio di λ in ricezione
che verrà preso come riferimento d'ora in avanti, tenendo presente che questa apertura si ha
soltanto quando l'antenna riceve dati dal satellite, poichè quando li trasmette, dato che la
frequenza aumenta, l'angolo si restringe a 0,04° che verrà considerato invece come angolo di
apertura minimo.
la regione di campo vicino reattivo47:
= 0.62
Possiamo pertanto ottenere per il caso in esame il seguente valore numerico:
Rre (0,0098) = 494 m
la regione di campo vicino radiativo (zona di Fresnel):
=
Possiamo pertanto ottenere per il caso in esame il seguente valore numerico:
Rnf (0,0098) = 69,1 km
In realtà all’interno di questa regione il campo non mantiene sempre le stesse caratteristiche, ma
comincia a sviluppare le caratteristiche di campo lontano già alla distanza di Rayleigh:
=
ovvero:
In nessuna delle fonti ufficiali viene specificato se 0,04° sia l’angolo di apertura massimo, così, lavorando sotto
l’ipotesi di “caso peggiore”, ho calcolato K = θ * D/λ = 75. Questo valore non rimane costante in trasmissione e
ricezione, a volte risulta maggiore, a volte minore. In tal senso ho scelto di lasciarlo invariato, considerandolo
come valore medio, sulla base del quale ho calcolato l’angolo di apertura in ricezione, che, in linea con le leggi
fisiche e le misure sperimentali, risulta più ampio di quello in trasmissione. Tuttavia, se 0.04° fosse invece
l’angolo massimo, allora dovrebbe essere per forza riferito alla ricezione, e quindi gli altri valori risulterebbero
inferiori. Dunque, fra i due, si evince che il “caso peggiore” risulta il primo, ossia quello appena discusso.
47 I limiti di esposizione, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualità fanno riferimento al DPCM dell’8 Luglio
2003 inoltre, sebbene per il Principio di Reciprocità si possano calcolare gli stessi valori in fase di ricezione, si
nota come, alla fine, i valori in trasmissione rientrano fra quelli a rischio maggiore e di conseguenza le formule
saranno adattate per semplicità al solo caso di trasmissione dati, alla frequenza di 30-31 GHz.
46
79
Rray (0,0098) = 17,3 km
A questa distanza è dunque possibile estendere in modo molto approssimato la regione di campo
lontano; inoltre è proprio a partire da questa distanza che il fascio radiante comincia a svasare
significativamente.
la regione di campo lontano (zona di Fraunhofer):
>
ovvero, in numeri, per il caso in esame:
Rff (0,0098) > 69,1 km
la densità di potenza in campo lontano (cioè per R > Rff) :
=
ovvero, in numeri:
Sff (70km , 71,4dBi) = 0,358 W/m²
cui corrispondono valori di campo elettrico calcolabili secondo la formula:
=
cioè, in numeri:
Eff = 11,6 V/m
Se invece approssimiamo il campo lontano alla distanza di Rayleigh abbiamo:
Sff, ray (17,3km , 71,4dBi) = 5,87 W/m²
cui corrispondono valori di campo elettrico approssimabili a :
Eff, ray = 47 V/m
In realtà in questa zona sussistono ancora valori di potenza oscillante, con picchi modesti, ma di
sicuro superiori a 5,87 W/m², con campi elettrici superiori a 47 V/m. Si presti attenzione al fatto
che la normativa italiana impone come valori limite di esposizione oltre i quali si manifestano
effetti acuti nel breve termine: SLE = 4 W/m² e ELE = 40 V/m entrambi ampiamente superati già per
distanze di 17,3 km! La distanza massima, calcolata lungo l’asse, entro la quale, in caso di
puntamento accidentale diretto, si manifesterebbero effetti acuti è di RLE = 21km!
La distanza massima, calcolata lungo l’asse, alla quale invece sono validi i valori di attenzione
previsti dalla legge è di: RVA = 133 km.
80
la densità di potenza in zona di Fresnel:
All’interno di questa regione, che è strettamente definita fra la zona di campo reattivo e la
distanza di Rayleigh, la potenza oscilla in modo importante, e con essa anche il campo elettrico,
intorno al suo valore medio, che secondo la normativa tecnica è dato da:
SMEDIO = 9,7 W/m²
EMEDIO = 60 V/m
raggiungendo il picco massimo a circa Rff / 10 = 6,9 km, con valori di:
SMAX = 16,5 W/m²
EMAX = 78 V/m
valori da 2 a 4 volte superiori ai limiti di esposizione.
V.4 Confronto con altre Stazioni di terra del MUOS
In questo paragrafo verrà effettuato un confronto con le altre tre Stazioni di terra MUOS già
attive sul pianeta, utile in quanto è ricorrente l’affermazione da parte dei proponenti
l’installazione del MUOS a Niscemi che nessun problema si riscontra dal funzionamento delle
altre tre stazioni già operanti. Se queste affermazioni non hanno rilevanza alcuna per quanto
riguarda gli effetti sulla salute a lungo termine dei campi e.m., ovviamente da verificarsi nel
tempo, esse possono trovare una giustificazione per quanto riguarda le interferenze sul traffico
aereo. Vediamo perché.
Si spiega innanzitutto brevemente l'iter analitico seguito per le valutazioni:
- per il calcolo delle distanze sono state utilizzate le scale fornite da Google Maps;
- per il calcolo della quota è stata usata la formula: H = 24000 * tan(α);
- per il calcolo degli angoli di elevazione sono state usate le formule:
dove α è l’angolo di elevazione, β è l’inclinazione del piano del disco rispetto al suolo, D è il
diametro reale e D’ la sua proiezione, ossia ciò che si vede da una visione satellitare.
81
Se α = 90° , D = D’. In ogni caso D si evince sempre graficamente a causa della geometria
circolare della parabola stessa. Dunque, noti D e D’ empiricamente, è possibile calcolare
dapprima β e poi α.
V.4.1) Wahiawa – Hawaii U.S. (~ 21.5° N, 158° W)
Tutte le antenne puntano verso Sud, anche se con azimut ed elevazione differenti, dato che la
base si trova piazzata nell’emisfero boreale. Tuttavia, proprio a sud della base è sito, in linea
d’aria, l’aeroporto internazionale di Honolulu, distante 24 km. In rosso sono evidenziate
esclusivamente le direzioni delle parabole che lo interessano più da vicino.
82
Apparentemente queste due direzioni sembrano passare pericolosamente vicine all’aeroporto, ma
calcolando l’altezza dei fasci radialmente alla distanza di 24 km, alle rispettive inclinazioni, si
ottengono valori di: 28600 m e 20100 m, nettamente superiori a qualsiasi quota di tratta nazionale
o internazionale anche nel peggiore dei casi. La stazione è dunque perfettamente compatibile con
l'aeroporto.
83
V.4.2) Norfolk – Virginia U.S. (~ 36,6° N, 76,3° W)
Anche qui, essendo la base posta nell’emisfero boreale, tutte le antenne puntano a Sud, con
azimut ed elevazione differenti.
Come prima, sono state evidenziate le direzioni più “interessanti” nei confronti di eventuali
aeroporti. Si faccia tuttavia attenzione all’unica antenna non evidenziata. Il suo alzo è veramente
basso, sicuramente inferiore ai 15°, ma dinanzi a sé non ha nulla, come si può constatare da
questa panoramica:
84
Sono segnati in rosso i due aeroporti più vicini alla base, a Nord della stessa. Come appare
evidente non sono minimamente interessati dai fasci poiché si trovano alle spalle degli stessi.
Dunque è del tutto irrilevante la breve distanza di 12,7 km. Indagando a sud dell’impianto risulta
la presenza di un aeroporto che potrebbe, apparentemente, essere influenzato dai fasci delle
antenne.
85
Tale aeroporto è sito a 34 chilometri a sud della stazione MUOS, perfettamente in linea con il
fascio di una delle parabole evidenziate. Tuttavia, data l’inclinazione della stessa e la distanza
considerevole, viaggia ad una quota di 28500 m, tale da non impensierire la rotta di alcun
possibile velivolo. Dunque anche in Virginia tutto rientra nella norma.
V.4.3) Kojarena - Australia (~ 28,7° S, 114,8° E)
Dalla grafica satellitare è possibile vedere che ci sono tre gruppi di parabole, oltre a cinque
radome, dirette in tre direzioni differenti, ma tutte con componente prevalente Nord, proprio
perché la base sta nell’emisfero australe. Da notare nell'ingrandimento l'esigua inclinazione delle
parabole, paragonabile a quella minima di Niscemi, ma col solo deserto innanzi.
86
Non è un caso infatti che sia in Virginia che qui, in Australia, dinanzi alle parabole con alzo
minimo di 15° o meno, non sorgano centri abitati, né costruzioni rurali, né tantomeno aeroporti.
Un angolo così basso implica infatti da un lato la maggiore probabilità di illuminazione del suolo,
specialmente durante i fenomeni di pioggia o forte umidità, dall’altro il maggior rischio di
puntamento accidentale al suolo in caso di sisma.
Oltretutto, in presenza di aeroporti, diventerebbe pressoché certa l’incidenza con le rotte aeree
nelle delicate fasi di decollo e atterraggio.
In questo caso, come è possibile vedere nella prossima figura, l’unico aeroporto presente è quello
regionale di Geraldton (evidenziato in rosso), distante appena 18km dalla stazione, ma, come in
Virginia, sta alle spalle del complesso. Non viene dunque intaccato dai fasci delle parabole
MUOS.
87
88
V.4.4) Niscemi - Sicilia (~ 37.1°N, 14,4° E)
A differenza delle altre basi, in Sicilia abbiamo la compresenza evidente di fattori ad elevata
pericolosità:
angolo di tilt minimo inferiore a 15°;
puntamento in direzione di centri abitati e spazi aerei densamente trafficati;
In termini di probabilità, la base MUOS di Niscemi ha quindi il maggiore potenziale di rischio,
che ora andremo ad approfondire.
89
V.5 Analisi Incidentale su Aeromobili in transito
V.5.1) Analisi dello spazio aereo interessato:
Per il calcolo dello spazio aereo interessato dai fasci, riprendiamo i valori ricavati al paragrafo 2:
- tilt: da 0,51° a 3,21°;
- azimut: da 0,25° a 0,71°
a questi valori bisogna aggiungere il beamwidth d’antenna, che nel peggiore dei casi è stato
stimato a 0,059°, quindi:
- tilt: da 0,57° a 3,27°;
- azimut: da 0,31° a 0,77°;
Il range di valori, come si evince dal paragrafo 2, si riferisce alla fase iniziale del funzionamento
(0,57°, 0,31°) e alla fase finale (3,21°, 0,77°) in funzione del moto oscillatorio del satellite in
orbita.
Il calcolo va effettuato di volta in volta ad una precisa distanza a terra o in asse dalle antenne, ad
esempio:
Supponiamo di voler calcolare lo spazio aereo a 9000 m a terra (9300 m in asse considerando un
tilt di 14,7°); a questa distanza siamo nella Regione di Fresnel, dato che questa si estende fino a
17300 m (distanza di Rayleigh) in asse. Per completezza:
=
da questa formula si ottiene lo svasamento del fascio alla distanza generica R, dove R deve essere
maggiore di Rray; in caso contrario il fascio non subisce alcuno svasamento degno di nota.
Essendo 9300 < 17300, abbiamo :
Z=0
Apertura complessiva del fascio = 18,4 + 0 = 18,4 m
In osservanza a quanto ottenuto al paragrafo 2, calcoliamo adesso lo spazio aereo interessato
90
nelle fasi iniziali e nelle fasi finali del ciclo di vita utile del satellite in orbita.
-
fase iniziale (±0,57°, ±0.31°):
Quota minima: [tan(14,7) * 9000] – {[tan(0,57) * 9300]/cos(14,7)} – 10 = 2255 m
Quota massima: [tan(14,7) * 9000] + {[tan(0,57) * 9300]/cos(14,7)} + 10 = 2466 m
-
fase finale (±3,27°, ±0,77°):
Quota minima: [tan(14,7) * 9000] – {[tan(3,27) * 9300]/cos(14,7)} – 10 = 1800 m
Quota massima: [tan(14,7) * 9000] + {[tan(3,27) * 9300]/cos(14,7)} + 10 = 2920 m
La densità di potenza media vale 9,7 W/m²
Il campo elettrico si attesta intorno a 60 V/m
Il segmento percorso dentro al fascio: 18,4/cos(θ), dove θ è l’angolo che il segmento aereo forma
con la perpendicolare al fascio e.m.
Ciò che si evince in prima istanza è che ad una distanza a terra di 9000 metri dalle antenne, la
quota minima a cui può viaggiare il fascio è inferiore ai 2300 m, e scende ben oltre i 2000 m.
Si ribadisce ancora che questi valori non tengono in considerazione il rischio sismico, per cui
sono destinati inevitabilmente a peggiorare, sebbene siano di per sé sufficientemente allarmanti.
91
V.5.2) Tabella ENAV aggiornata:
Utilizzando le formule appena viste e i concetti esposti nei paragrafi precedenti, possiamo
ricostruire e aggiornare la tabella di pag. 23 della relazione dell’ENAV [3]:
Segmento di
procedura
interessato
Procedu
ra ILS
RWY 05,
VOR Z/Y
RWY 05
Holding
SID
OBAXU 5A
SID
SID
SID
STAR
STAR
STAR
OBAXU 5B
ENEPA 5A
ENEPA 5B
ENEPA 1T
LIBRO 1T
NOTRI 1T
Distanza
minima del
segmento
interessato
a terra
19000 m
7300 m
19000 m
7300 m
19000 m
6500 m
12500 m
20000 m
Quota minima del
segmento di
procedura
interessato
MHA 5000FT
(1525m)
Da 3500FT (1068m)
a 6000FT (1830m)
Da 3500FT (1068m)
a 6000FT (1830m)
Da 3500FT (1068m)
a 6000FT (1830m)
Da 3500FT (1068m)
a 6000FT (1830m)
MEA di 5000FT
(1525m)
MEA di 5000FT
(1525m)
MEA di 5000FT
(1525m)
Spazio aereo
interessato a
17°
Spazio aereo
interessato a
48
14,7°
Quota min.
4600÷5590m
Quota min.
3800÷4770m
Ampiezza
del fascio
alla distanza
minima
Densità di
potenza e
campo
elettrico
specifico alla
distanza
minima
S > 4 W/m²
21m
Quota max.
6025÷7000m
Quota min.
1740÷2140m
Quota max.
5200÷6170m
Quota min.
1450÷1820m
E > 40 V/m
18,4m
Quota max.
2320÷2700m
Quota min.
4600÷5590m
Quota max.
2000÷2375m
Quota min.
3800÷4770m
S > 9,7
W/m²
E > 60 V/m
S > 4 W/m²
21m
Quota max.
6025÷7000m
Quota min.
1740÷2140m
Quota max.
5200÷6170m
Quota min.
1450÷1820m
E > 40 V/m
18,4m
Quota max.
2320÷2700m
Quota min.
4600÷5590m
Quota max.
2000÷2375m
Quota min.
3800÷4770m
S > 9,7
W/m²
E > 60 V/m
S > 4W/m²
21m
Quota max.
6025÷7000m
Quota min.
1570÷1910m
Quota max.
5200÷6170m
Quota min.
1290÷1620m
E > 40V/m
18,4m
Quota max.
2000÷2400m
Quota min.
3000÷3670m
Quota max.
1790÷2110m
Quota min.
2500÷3100m
E > 60 V/m
18,4m
Quota max.
3970÷4620m
Quota max.
3400÷4000m
Quota min.
4880÷5900m
Quota min.
4000÷5000m
S > 9,7
W/m²
S ≈ 9,7
W/m²
E ≈ 60 V/m
S > 4W/m²
23m
Quota max.
6320÷7350m
Quota max.
5450÷6460m
E > 40V/m
48 I valori di quota minima e massima tengono conto delle fasi iniziale e finale del ciclo di vita dei satelliti
92
Si evince immediatamente che le procedure di volo strumentale interessate sono: ENEPA 5A,
OBAXU 5A ed ENEPA 1T. Tuttavia nella relazione ENAV si legge: “il gradiente di salita è di
517 FT/NM (8,5%). Ciò significa che la quota di un aeromobile in corrispondenza
dell’intersezione del fascio in azimut dell’antenna del MUOS con le SID OBAXU 5A ed ENEPA
5A sarà ben più alta di quella raggiunta dal fascio stesso, tale da non risultare interessato.”
Dalla tabella invece vediamo anzitutto come le quote interessate non siano due ma tre; inoltre
non ha importanza quanto valga il gradiente di salita visto che attraversa completamente lo spazio
aereo interessato dal fascio, e lo si può notare dalle quote minime:
SID OBAXU 5A e SID ENEPA 5A arrivano fino a 1830m, cioè ad una quota perfettamente
compresa sia nello spazio aereo calcolato con alzo di 17°, sia con alzo di 14,7° che è quello
che viene principalmente considerato in questa trattazione essendo fra i due quello con
maggiore grado di rischio;
STAR ENEPA 1T ha una quota minima di 1525m e viene pericolosamente sfiorata dalla
quota minima del fascio a 17°, mentre vi cade in pieno con alzo di 14,7°.
In tal senso, dunque, non concordiamo con l’opinione del Direttore Generale dell’ENAV, secondo
cui, anche con un angolo di 14,7°, le conclusioni dello studio aeronautico sarebbero state le
stesse.
Tra l’altro, queste quote distano in asse tutte mediamente 7000 metri, cioè quella distanza alla
quale viene raggiunto il picco di campo elettrico specifico.
Ci si chiede infine se tanto basta ad escludere il pericolo per le altre rotte. La risposta è negativa.
Questa trattazione mira a rendere evidenti le intersezioni ottenibili da un calcolo puramente
matematico e necessariamente fedele ai dati in nostro possesso. In realtà esiste un ampio margine
di variazione, sia perché andrebbe quantificato un valore correttivo relativo al rischio sismico, sia
perché andrebbero quantificate le modifiche alle procedure di volo attuate dai piloti in particolari
condizioni meteo o di emergenza, come la presenza di ceneri vulcaniche in sospensione, che
potrebbero portare accidentalmente il velivolo a quote d’intersezione con il fascio EM del
MUOS, ed entrambe risultano di notevole complessità analitica, data l’imprevedibilità degli
eventi.
93
V.5.3) Effetti dovuti all'esposizione diretta ad ambienti HIRF:
V.5.3.1) Rischio di interferenza al comparto elettronico di bordo:
Nell’istante in cui il fascio impatta con la struttura di un aeromobile si crea quel fenomeno di
accoppiamento elettromagnetico che un sistema SATCOM, come fatto presente al paragrafo 1,
deve assolutamente evitare per il corretto mantenimento del collegamento col satellite; di
converso un velivolo deve rifuggire questo tipo di contatto poiché è altamente probabile, oltre che
largamente provato, che campi ad elevata frequenza possono interagire in maniera più o meno
grave con l’elettronica di bordo. Un aereo infatti è costituito da una carcassa metallica, costellata
di sensori, finestrini e giunzioni. I sensori fungono da antenna ricevente, i finestrini creano punti
di "luce" per la penetrazione dei campi a bordo e le giunzioni indeboliscono l'effetto schermante
della carcassa. Nel caso di campi a bassa frequenza, poiché la lunghezza d’onda è mediamente
superiore all’ampiezza delle “fessure” presenti sulla struttura dell’aeromobile, il pericolo è quasi
del tutto scongiurato, mentre nel caso di HIRF, ossia di campi elettromagnetici ad elevata
frequenza, dato che la lunghezza d’onda può anche scendere sotto il centimetro, la penetrazione
in cabina pilotaggio e in cabina passeggeri diventa praticamente certa. Ma non è tutto: tramite
simulazione computerizzata mediante CST è stato dimostrato che talvolta si può assistere a
fenomeni di interferenza costruttiva all’interno della fusoliera, per cui il campo all’interno del
velivolo risulta anche maggiore rispetto a quello esterno.
In passato i velivoli erano costruiti diversamente e soprattutto c'era una minor dipendenza dalle
componenti elettroniche. Come si fa presente in tutte le certificazioni HIRF, i motivi per cui la
sicurezza aerea in presenza di campi ad elevata frequenza è diventata motivo di studio e di
attenzione sono proprio:
la maggior dipendenza dalle componenti elettriche ed elettroniche di un aeromobile;
il minor effetto schermante di carcassa e rivestimenti;
l'aumento della suscettibilità delle componenti elettroniche ai campi in alta frequenza dovuto
sostanzialmente all'aumento delle velocità di lavoro dei processori interni;
l'aumento delle bande di lavoro dei sistemi di telecomunicazione (anche queste nell'ordine
dei GHz);
l'aumento delle stazioni che operano a queste frequenze;
il fatto che l'esperienza e i test hanno provato che un velivolo all'interno di un campo ad alta
94
frequenza riscontra problematiche più o meno gravi.
A ciò bisogna aggiungere gli effetti dovuti a correnti e tensioni indotte a causa dell'alta velocità di
un aeromobile che taglia il fascio.
I velivoli tuttavia vengono sottoposti ad accurati test in camere anecoiche o semi anecoiche,
secondo i dettami della certificazione FAA AD 20-158A americana, o l’equivalente europea
EUROCAE ED-107A, di cui riportiamo i valori di interesse relativamente all’intensità del campo
elettrico:
Frequenza
Valore di picco (V/m)
Valore medio (V/m)
600
200
18 – 40 GHz
i valori di campo ottenuti al paragrafo 3 sono nettamente inferiori:
Frequenza
Valore di picco (V/m)
Valore medio (V/m)
80
60
20 – 30 GHz
Tuttavia parliamo di valori base, che non tengono conto né degli effetti di induzione dovuti al
transito ad alta velocità del velivolo all’interno del fascio, né delle riflessioni multiple e relativa
interferenza costruttiva all’interno della fusoliera, né tantomeno di tutti gli altri campi già
potenzialmente presenti all’interno del velivolo ad opera di dispositivi elettronici mobili quali:
cellulari, notebook, dispositivi radiofonici, lettori mp3, etc.
In buona sostanza riteniamo insufficienti i dati e gli strumenti di calcolo in nostro possesso per
poter escludere con certezza ogni eventuale pericolo alla strumentazione elettronica di bordo.
V.5.3.2) Rischi per la salute dei passeggeri:
Riteniamo che le problematiche relative all’aeroporto di Comiso non si esauriscano con
potenziali fenomeni di interferenza e disturbi alla navigazione aerea, ambito di competenza di
95
ENAV, ma che interessino anche la salute dei passeggeri.
Nella relazione finale dell’indagine di conformità della Space and Naval Warfare System Center
si affermava: “Inoltre, a causa delle altezze di installazione del MUOS e delle antenne elicoidali,
e degli angoli di elevazione in condizioni di funzionamento, il rischio di esposizione al fascio
principale è minimo, ed è legato all’improbabile evento che il personale venga meccanicamente
sollevato all’altezza e all’interno dei fasci principali delle antenne.”
Probabilmente non si è tenuto conto della presenza dell’aeroporto di Comiso, all’epoca ancora in
fase di completamento, poiché a valle di una corretta analisi si evince esattamente il contrario.
Stando alle dinamiche di impatto, infatti, nella maggior parte dei casi il fascio illumina una delle
due fiancate dell’aereo -essendo i segmenti aerei interessati e il fascio stesso quasi ortogonaliirradiando in modo diretto i passeggeri esposti.
Come già affermato, la struttura di un aeromobile non è affatto schermante nei confronti di una
radiazione EM ad elevata frequenza, per cui la penetrazione è un evento matematicamente certo,
specie a ridosso dei finestrini. Tutte le stime analitiche effettuate finora concordano nel dare
valori di densità di potenza e di campo elettrico da 2 a 4 volte superiori ai limiti di esposizione
entro i 20km in asse; valori per cui è altamente probabile che si verifichino effetti acuti nel breve
e nel brevissimo periodo. Considerando che il velivolo staziona dentro al fascio per frazioni di
secondo, e che il campo dentro il velivolo riverbera per un lasso di tempo più lungo prima di
estinguersi, possiamo senz’altro considerare tale lasso di tempo compatibile con quello oltre il
quale si registrano effetti acuti secondo normativa.
Da quanto dedotto nei paragrafi precedenti, la probabilità di illuminazione di un aeromobile in
arrivo o in partenza dall’aeroporto di Comiso da parte del fascio EM del MUOS, e quindi di
esposizione diretta dei passeggeri -meccanicamente innalzati a quote di provata intersezione- è
tutt’altro che remota.
Riteniamo che, al fine di salvaguardare non soltanto la salute di coloro che in fiducia viaggeranno
in aereo attraverso i cieli del ragusano, ma anche un bene comune, nonché un polmone
economico per l’intera Sicilia, qual è l’aeroporto Pio la Torre di Comiso, non si possa prescindere
da un’applicazione razionale e coscienziosa del Principio di Precauzione.
96
V.6. Conclusioni per l’analisi della Relazione ENAV [3]
Riassumendo:
Dal paragrafo V.1: le antenne MUOS, per ragioni tecniche, non devono intercettare nessuna
rotta aerea o struttura metallica; di converso, un velivolo, per ragioni di sicurezza, non deve
essere intercettato da fasci EM altamente collimati e ad elevata potenza;
Dal paragrafo V.2: sebbene concordiamo con il Direttore Generale dell’ENAV nel ritenere
poco influente ai fini pratici un’apertura di 5m o 18,4m del fascio EM alla distanza di
7300m, riteniamo che il dato realmente importante non sia stato affatto analizzato, ed è
proprio il calcolo del volume di aria interessato dal fascio, a partire dall’analisi di tutti i
fattori che influenzano il direzionamento dell’antenna, poiché, a valle di un’adeguata
trattazione ci si attesta su ampiezze da due a tre ordini di grandezza maggiori;
Dal paragrafo V.3: i valori di campo elettrico e di densità di potenza all’interno del fascio,
entro una distanza di 21km, sono da 2 a 4 volte superiori ai limiti di esposizione;
Dal paragrafo V.4: coesistono in Sicilia fattori ad elevato potenziale di rischio che non
sussistono in nessuna delle altre basi esistenti;
Dal paragrafo V.5: applicando quanto ottenuto al caso in esame risultano tre rotte intaccate in
modo diretto, specialmente se si considera l’angolo di tilt di 14,7°, con l’aggravante di non
poter escludere il pericolo per le altre a causa della compresenza di variabili aleatorie; risulta
inoltre chiara l’impossibilità di escludere il pericolo di interferenza e malfunzionamenti alla
strumentazione di bordo, limitatamente ai dati e agli strumenti in nostro possesso. Infine, ma
non meno importante, risulta un rischio considerevole per la salute dei passeggeri
direttamente esposti al fascio, per cui riteniamo assolutamente necessaria e imprescindibile
l’applicazione del Principio di Precauzione.
97
VI – CONSIDERAZIONI FINALI
Nella presente relazione gli scriventi hanno ritenuto di dover svolgere le loro deduzioni in merito
alle fonti rilevanti [1][2][3][12][13][6] entrate a far parte, nel corso dell'ultimo anno, del
procedimento giudiziario in corso (ricorso n. 1864/2011 di cui all'Ordinanza Collegiale Istruttoria
del 16 aprile 2014) sulle autorizzazioni concesse alla realizzazione dell'impianto MUOS presso la
base NRTF-Niscemi, pervenendo alle conclusioni che seguono.
Per quanto riguarda la precedente procedura di valutazione [1]:
Per gli argomenti esposti nel paragrafo II.1, gli autori si dichiarano in accordo con il fatto che
- “L'indagine di conformita con finalita di approvazione per gli effetti ambientali elettromagnetici
dell'installazione del sistema MUOS, descritta nel Rapporto finale dello Space and Naval Warfare
System Center (NWSC), è priva del rigore e della completezza necessari a garantire la piena
validita dei risultati, indispensabile requisito di uno studio che riguarda un sistema complesso nel
Sito di Interesse Comunitario Sughereta di Niscemi, in vicinanza del Comune di Niscemi,
classiflcato in zona sismica ad elevata pericolosita, e di tre aeroporti.
Pertanto i risultati dell'analisi di conformita di NWSC non consentono di verificare il rispetto dei
limiti di campo elettromagnetico previsti dalla legge. Si rileva inoltre che le varie articolate
normative italiane in tema di insediamento di nuovi impianti di comunicazione a radio frequenza non
sono state considerate con la dovuta attenzione.”
La mancata verifica del rispetto dei limiti di campo elettromagnetico previsti dalla legge è una
conseguenza della mancata realizzazione del modello previsionale delle emissioni, come richiesto
dalla normativa ( DLGS 259/03 “Codice delle comunicazioni elettroniche”, art. 87 commi 1 e 2 e
allegato 13, mod. A). Tale modello non ha potuto vedere una realizzazione neppure nei recenti
rapporti ISS [2], ISPRA [12] ed ENAV [3], e, a quanto risulta dalle dichiarazioni del Colonnello
Brancaccio sarebbe ancora in via di elaborazione:“il CISAM stà lavorando ad uno studio di
predizione per calcolare i livelli in campo vicino” ([6], allegato, pag. 1), benchè, in totale
violazione, formale e sostanziale, della normativa di sicurezza, l'impianto sia stato ormai
interamente realizzato, e venga addirittura sottoposto a prove di emissione: “si stanno
conducendo campagne di misura a livelli crescenti di potenza, sino ad arrivare ai massimi valori
ottenibili (che non sono quelli operativi)” ([6], allegato, pag. 1). Il tema della sicurezza sismica
98
dell'impianto, assente nel progetto originale [9][10], non è stato affrontato neppure nella
documentazione recente [2][3][6][12][13].
- “I livelli del campo elettromagnetico a radio frequenza rilevati da ARPA Sicilia con misure puntuali e
monitoraggio continuo risultano in numerosi casi superiori ai limiti di legge, in particolare in
localita Ulmo.”. Come riassunto infatti nel paragrafo IV.1, nelle molteplici campagne di misura
che ARPA-Sicilia ha svolto dal 2008 al 2013 sono stati evidenziati numerosi casi di superamento
dei limiti di sicurezza a tutela della popolazione, già per le emissioni della base NRTF-Niscemi
nella sua attuale configurazione. Non risulta perciò condivisibile l'affermazione del Colonnello
Brancaccio:“Le misurazioni di ARPA Sicilia non sono assolutamente contraddittorie, ma al
contrario dimostrano giornalmente che i livelli di campo e.m. emessi dal MUOS sono
assolutamente irrisori” ([6], allegato, pag. 2).
- “ per la verifica di conformità dell'impianto MUOS si rende necessario lo sviluppo di una nuova
rigorosa procedura di simulazione del campo elettromagnetico irradiato, corredata da una piena e
documentata informazione sul codice di simulazione che viene utilizzato, sull'algoritmo alla base di tale
codice, sui dati di ingresso al codice, sulle caratteristiche del segnale emesso, sulle proprietà
riflettenti del terreno e di eventuali superfici interessate, sulle ipotesi semplificative eventualmente
adottate. In modo analogo si dovrebbe procedere nella valutazione dei possibili effetti
elettromagnetici negli aeroporti interessati, in particolare in quello di Comiso, e in aeromobili che
attraversino il fascio elettromagnetico irradiato dai riflettori parabolici”, conclusione che risulta
confermata e rafforzata dal fatto che la documentazione presentata recentemente [2][3][6][12][13] non
contiene elementi atti a colmare le gravi lacune evidenziate.
Per gli elementi discussi nel paragrafo II.2 gli autori si dichiarano invece in disaccordo con il fatto che:
- Venga proposto un valore di attenzione, per le emissioni in banda LF a 46 KHz, a un livello più alto di
quello assunto dalla legislazione per frequenze appena superiori. Si ritiene che tale scelta non abbia
fondamento (punto 1 del paragrafo II.2) e che sulla base delle conoscenze scientifiche e delle prove
sperimentali ottenute dagli autori attraverso l'esperimento descritto nell'appendice B tale soglia di
sicurezza vada fissata al medesimo valore assunto come valido per le frequenze da 100 KHz in su: 6
V/m per la componente elettrica del campo, 0,016 A/m per la quella magnetica.
- Non vengano valutate le conseguenze delle emissioni e.m. prodotte dalla base NRTF-Niscemi sulla
zona naturale protetta della sughereta di Niscemi (punto 3 del paragrafo II.2), valutando opportuni limiti
di sicurezza per le emissioni.
99
- Non vengano valutate le conseguenze della presenza simultanea di inquinanti di tipo chimico e delle
emissioni e.m. prodotte dalla base NRTF-Niscemi e dei loro effetti di co-promozione (punto 2 del
paragrafo II.2), per i quali andrebbero valutati opportuni limiti di sicurezza, a un livello anche più basso
rispetto a quanto previsto in presenza della sola componente elettromagnetica.
Per quanto riguarda la relazione ISS [2]:
Come chiaramente indicato nel rapporto stesso ([2], pag. 31), quello che esprime ISS è un parere
scientifico autorevole, ma privo del rigore scientifico richiesto dalla procedura autorizzativa
prevista dalla legislazione vigente: “Si è pertanto proceduto, come è uso corrente in
radioprotezione (al di la di quanto possano prevedere le norme tecniche citate nella legislazione
italiana in materia di procedure autorizzative che esulano dal compito assegnato all'ISS), ad
utilizzare, sulla base di un'analisi della letteratura scientifica e tecnica, procedure di calcolo
semplificate che dessero indicazioni affidabili secondo il criterio del “caso peggiore”, e ancora:
“La natura puramente teorica delle valutazioni qui riportate impone comunque la necessità di
verifiche sperimentali successive alla messa in funzione delle antenne del sistema MUOS,
qualora quest'ultime vengano effettivamente installate.”
Il rapporto, ISS [2], pur non contenendo elementi utili a colmare le gravi lacune evidenziate
anche nella precedente procedura di verificazione [1], fornisce comunque indicazioni importanti
per la valutazione dei rischi legati alla realizzazione del MUOS presso la base NRTF di Niscemi.
Le valutazioni effettuate dal dipartimento dell'AMPP sull'impatto della raffineria di Gela e quello
del CNESPS sullo stato di salute della popolazione di Niscemi, evidenziano un grave stato di
inquinamento dell'aria e uno stato di salute critico della popolazione del comune di Niscemi
(paragrafo III.2).
Le valutazioni effettuate dal dipartimento TESA dell'ISS (paragrafo III.2) sulle emissioni
generate dalle antenne del sistema MUOS e da quelle attualmente in servizio presso la base
NRTF di Niscemi non possono essere assunte come valide, sia per la mancata realizzazione del
modello, come richiesto dalla normativa ( DLGS 259/03 “Codice delle comunicazioni
elettroniche”, art. 87 commi 1 e 2 e allegato 13, mod. A), sia perchè l'assunzione di norme
difformi e la non adeguata considerazione di quelle in vigore in Italia, ha prodotto gravi
distorsioni nei risultati e nelle conclusioni, sia perchè si fondano sulle conclusioni del rapporto
ISPRA [12], a loro volta inattendibili. L'analisi dei possibili effetti sui dispositivi elettromedicali
impiantabili (DMIA) evidenzia invece rischi mai evidenziati prima, dovuti sia agli elevati livelli
100
di campo presenti già ora in alcune aree prossime alla base NRTF-Niscemi, sia alle emissioni del
MUOS afrequenze (30-31 GHz) per le quali i DMIA non vengono testati.
Per quanto riguarda il rapporto di misura di ISPRA [12]:
La Relazione Tecnica di ISPRA relativa all'Indagine Ambientale del Giugno 2013 [12], può
essere considerata come un rapporto preliminare, relativo alla fase iniziale dello studio, utile per
raccogliere elementi necessari per le fasi successive.
Infatti non è stato prodotto un modello previsionale dell'irraggiamento prodotto, previsto dalla
normativa e assolutamente indispensabile anche solo per interpretare i risultati delle misure. Un
tale modello risulta al momento impossibile da realizzare a causa del fatto che le informazioni
relative al numero e alle modalità di funzionamento delle sorgenti attualmente presenti all'interno
della base NRTF-Niscemi sono state fornite in modo incoerente (paragrafo IV.3) e incompleto
(Appendice A).
Inoltre le condizioni prescelte per le misurazioni non risultano adeguate al caso:
- i punti di misura prescelti sono in numero troppo ridotto e non comprendono le zone di massimo
irraggiamento precedentemente individuate (paragrafo IV.5);
- non sono state rispettate le condizioni di “massima emissione possibile” dell'impianto durante le
misure, previste dalla normativa per queste verifiche (come mostrato nel paragrafo IV.6)
- La tecnica utilizzata per le verifiche, con l'attivazione di un massimo di 6 antenne alla volta “per
evitare che l'antenna LF influenzasse la sensibilità delle misure, falsandone il risultato” ([12]
pag. 9), non è giustificata nei rilievi in banda stretta, rende impossibile il confronto con le
precedenti misurazioni effettuate da ARPAS, evidenzia una problematica che, se confermata,
renderebbe impossibile il monitoraggio continuo dell'impianto.
Considerato oltretutto che, il confronto tra le misurazioni di verifica “in condizioni controllate”
effettuate da ARPAS nel 2009 [18] e nel 2013 [13], simultaneamente a ISPRA [12] e con la
medesima strumentazione, producono risultati totalmente differenti e incompatibili (paragrafi
IV.1 e IV.6), si deve constatare come le “condizioni controllate” prodotte nel 2009 non
corrispondano affatto a quelle prodotte nel 2013. Stante la persistente confusione e la mancanza
di un modello previsionale di riferimento, nel rispetto del principio di precauzione e dello spirito
e della lettera della normativa in vigore, gli scriventi ritengono si debbano assumere per le
capacità emissive della base NRTF-Niscemi nella sua attuale configurazione quelle relative al
peggiore dei casi osservato, per quanto riguarda le emissioni in banda HF.
101
Per quanto riguarda invece le emissioni in banda LF, siamo in possesso di un quadro abbastanza
coerente, anche se parziale, deducibile dai rilievi di ARPA Sicilia (paragrafo IV.1)), che ci indica
come valori di campo estremamente intensi (20-40 V/m) e pericolosi per i portatori di Dispositivi
Elettromedicali Impiantabili, sono presenti nelle strade perimetrali Nord e Nord-Est della base,
mentre in un ampia fascia di campagne intensamente abitate, a distanze dell'ordine di 1 Km dal
centro radiante dell'antenna LF, vengano superati i limiti di sicurezza (valori di attenzione) per
l'esposizione continua della popolazione (6 V/m per la componente elettrica, secondo quanto
proposto dagli autori al punto 1 del paragrafo II.2), anche in prossimità delle abitazioni.
Si ritiene quindi che il rapporto ISPRA [12] in esame non abbia prodotto alcun elemento utile alla
stima delle emissioni della base NRTF-Niscemi nella sua configurazione attuale, e sia quindi
scorretto il suo utilizzo all'interno della relazione ISS [2] per dimostrare l'irrilevanza di queste
ultime ai fini delle valutazioni di conformità dell'impianto MUOS con le normative di
radioprotezione in vigore.
Per quanto riguarda la relazione di ENAV [3]:
La relazione dedicata dall'ENAV [3] alla compatibilità elettromagnetica del sistema MUOS
presso la base NRTF-Niscemi con le operazioni di volo del vicino aeroporto di Comiso (LIB),
fornisce importanti conferme al rischio di incidente aereo ipotizzate in precedenza [1][7][8]
(paragrafo V).
Mostra infatti con chiarezza come il sistema MUOS sia stato collocato proprio al margine della
zona di volo assistito per le procedure di partenza e atterraggio dell'aeroporto di Comiso ([3],
figure 7,8,9,10), come uno dei fasci di microonde finisca addirittura per tagliare lo spazio di
manovra per le procedure di avvicinamento all'aeroporto, con elevato rischio di interferenza ([3]
figure 12,13,14,15), tanto che l'ENAV raccomanda di sottoporre a “revisione delle SID
potenzialmente interessate (SID OBAXU 5A ed ENEPA 5A)” ([3], conclusioni).
Si deve rilevare come, evidentemente, nessuno abbia informato l'ente di assistenza al volo che
l'angolo di puntamento delle parabole è stato variato rispetto a quello di progetto, abbassandone
l'elevazione da 17° a 14,7°, per cui lo studio [3], basato sul vecchio angolo di puntamento di 17°
deve essere rielaborato. Tale circostanza, assolutamente censurabile sotto il profilo della
sicurezza, è confermata anche dal direttore dell'ENAV nella sua nota del 28 Luglio scorso ([6],
Conclusioni).
102
Lo studio dell'ENAV [3] contiene anche importanti limiti: non valuta gli effetti dell'impatto con il
fascio di microonde sulla struttura dell'aeromobile e con i passeggeri presenti al suo interno; non
considera le inevitabili fluttuazioni spaziali del fascio, dovute alle condizioni di funzionamento e
alle tolleranze; non considera il rischio sislìmico; utilizza una procedura e dei dati scorretti per
stimare dimensioni e posizione dei fasci emessi dalle parabole all'interno dello spazio aereo. Per
queste ragioni è richiesta una sua revisione e un suo approfondimento.
Un approfondimento condotto dagli scriventi, considerando i dati di puntamento aggiornati e la
stimando la fluttuazione spaziale inevitabile del fascio, porta a valutare che il rischio di incidente
sia maggiore di quanto stimato da ENAV [3], con almeno tre procedure di avvicinamento ad
elevato rischio di interazione con il fascio di microonde emesso dalla parabola del MUOS.
Si valuta inoltre che la situazione del MUOS di Niscemi sia quella con il potenziale di rischio
maggiore, rispetto alle altre tre realizzate dalla marina militare USA negli Stati Uniti e in
Australia (paragrafo V.4) e che vi sia un rischio significativo di provocare danni alla
strumentazione avionica di un aeromobile, così come ai passeggeri (paragrafo V.5).
Tutti gli elementi emersi portano quindi a valutare quanto mai inopportuna la realizzazione
dell'impianto MUOS presso la base NRTF-Niscemi. Si ricorda tra l'altro come questo sia stato
spostato a Niscemi dalla sua collocazione originale di Sigonella, proprio per il rischio di
interferenza con il traffico del locale aeroporto militare (relazione ISS [2], paragrafo 1.2).
Infine si deve concludere come dall'esame della documentazione presentata a giudizio
[2][3][6][12] e delle altre fonti proposte dagli scriventi [5], non sono emersi elementi in grado di
sanare le lacune presenti nel progetto originale [9][10] e nel percorso autorizzativo conseguente,
così come già evidenziato nella prima procedura di verificazione [1]. In particolare:
- i dati radioelettrici delle sorgenti presenti nella base NRTF-Niscemi (sia nella sua attuale
configurazione sia per il sistema MUOS in via di realizzazione), sono insufficienti per realizzare
il modello previsionale delle emissioni, così come richiesto dalla normativa, che infatti non è
stato realizzato da nessuno;
- non è stata effettuata nessuna valutazione del rischio sismico;
- la campagna di misurazione svolta da ISPRA [12] non è in grado di offrire alcuna garanzia che
le emissioni della base NRTF-Niscemi non possano superare i limiti di sicurezza per l'esposizione
continua della popolazione, già nella sua attuale configurazione;
- non è stata effettuata alcuna valutazione del rischio che le emissioni del MUOS possano
103
comportare danni all'ambiente naturale della zona naturalistica protetta della sughereta di
Niscemi, nella quale è inserito.
- I rischi legati all'esposizione diretta delle persone al livello del suolo, dovuto a un errore di
puntamento) è confermato dalle stime dell'intensità del fascio emesso (più che doppia al limite di
esposizione stabilito per legge).
Bisogna invece constatare come dai documenti in esame contengono elementi che confermano
criticità già note e ne introducono di nuove:
- il rischio di incidente per interferenze con il traffico aereo è confermato dalla relazione di
ENAV [3];
- dalla relazione ISS [2] emerge che vi è un rischio elevato per i portatori di Dispositivi
Elettromedicali Impiantati che si dovessero trovare nelle zone esterne alla base interessate da
campi di elevata intensità (20-40 V/m), o che dovessero essere esposti alle emissioni del MUOS
in banda Ka;
- le interferenze e le interazioni reciproche tra le emissioni nelle diverse bande, creano tali
problemi di misurazione (anche in banda stretta) da rendere problematico il monitoraggio
continuo dell'impianto (il trucco utilizzato da ISPRA [12] di accendere solo poche antenne alla
volta non potrebbe certo essere utilizzato a questo scopo);
- la relazione ISS [2] evidenzia la presenza di grave contaminazione chimica di agenti
cancerogeni, con elevato rischio di co-promozione e accelerazione dei processi degenerativi
dovuti alle emissioni elettromagnetiche della base NRTF-Niscemi;
- la relazione ISS [2] evidenzia uno stato critico della salute della popolazione, con accresciuta
vulnerabilità, specie della sua componente giovanile.
Inoltre, gli elementi in nostro possesso ci consentono di apprezzare ampi superamenti dei limiti di
sicurezza per l'esposizione continua della popolazione (valori di attenzione), anche per le
emissioni della base NRTF-Niscemi nella sua attuale configurazione:
- sicuramente per le emissioni in banda LF, nella fascia di territorio che si trova a distanza
di circa 1 Km dal centro dell'antenna radiante a 46 KHz. Gli scriventi hanno mostrato
come anche per tale frequenza debbano essere applicati i valori di attenzione validi alle
frequenze dai 100 KHz in su (al punto 2 del paragrafo II.2);
- probabilmente anche per le emissioni in banda HF, anche se in questo caso le emissioni
sono più discontinue e le valutazioni più problematiche;
Importanti effetti biologici, quali la tendenza all'alterazione della regolazione genica, sono stati
104
evidenziati nelle cellule esposte al campo elettromagnetico di 46 KHz sia in laboratorio sia sul
campo nei pressi della base NRTF-Niscemi, in un esperimento condotto da alcuni degli autori (il
rapporto finale è riportato in appendice B). I rischi legati all'esposizione alle emissioni e.m. della
base NRTF-Niscemi vengono così chiaramente evidenziati.
Si può quindi concludere constatando come la realizzazione dell'impianto MUOS presso la
base NRTF di Niscemi sia quanto mai inopportuna; come le concessioni per la sua
realizzazione siano state concesse in violazione formale e sostanziale della normativa vigente
per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti; e come le intense emissioni generate dalla
base NRTF-Niscemi, anche nella sua attuale configurazione comportino, rischi per la salute
delle persone e per l'ambiente tali da dover essere al più presto ridotte a conformità.
105
DOCUMENTAZIONE SCIENTIFICA PRESA IN ESAME:
[1]
Prof. Ing. M. D'Amore – TAR per la Sicilia – Sezione Prima – Ordinanze n. 2713/2012 e n.
00495/2013 “Progetto 002-06/1035 – Installazione sistema di comunicazione per utenti mobili (MUOS)”,
sito radio U.S. Navy 41° Stormo- Sigonella, in R.N.O. Sughereta di Niscemi – Relazione finale di
verificazione, 24 Giugno 2013.
[2]
Istituto Superiore di Sanità “Relazione Finale Gruppo di Lavoro MUOS”, 11 Luglio 2013
[3]
ENAV , Studio Aeronautico “Valutazioni di compatibilità elettromagnetica del sistema MUOS di
prevista installazione nel Comune di Niscemi con le operazioni di volo dell'aeroporto di Comiso (LICB)”,
C. Zappi, G. Scala, M. Bellizzi, 26/6/2013.
[4] TAR di Palermo, ricorso n. 1864/2011 di cui all'Ordinanza Collegiale Istruttoria del 16 aprile 2014,
Verbale della Riunione per il Contradditorio fra le parti, Università di Palermo, 12 giugno 2014.
[5] M. Coraddu, E. Cottone, V. Gennaro, A. Levis, A. Lombardo, M. Miceli, G. Pace, C. Strano, M.
Zucchetti, “Note a commento di documentazione per il prof. M. D'Amore, verificatore nominato dal TAR
di Palermo nel ricorso n. 1864/2011 di cui all'Ordinanza Collegiale Istruttoria del 16 aprile 2014”, 7
Luglio 2014.
[6]
Avvocatura distrettuale dello stato di Palermo, Avvocato Marcello Pollara, trasmissione di
elementi di controdeduzione al documento “Note a commento di documentazione per il prof. M.
D'Amore, verificatore nominato dal TAR di Palermo nel ricorso n. 1864/2011 di cui all'Ordinanza
Collegiale Istruttoria del 16 aprile 2014” del 7 Luglio 2014, inviati il 28 Luglio 2014.
Il documento contiene in allegato le note del Col. Ing. A. Brancaccio, del Centro interforze studi per
applicazioni militari e del Direttore generale ENAV M. Bellizzi.
[7]
M.Zucchetti, M.Coraddu, "Mobile User Objective System (MUOS) presso il Naval Radio
Transmitter Facility (NRTF) di Niscemi: analisi dei rischi", 4 Novembre 2011.
[8] M. Coraddu, A. Levis, A. Lombardo, M. Zucchetti, "Note sui rischi connessi alla realizzazione del
MUOS (Mobile User Objective System) presso la base NRTF di Niscemi", Revisione 2, 27 maggio 2013.
[9] Space and Naval Warfare System Center, Charleston, Carolina del Sud, "Rapporto finale sull'indagine
di conformita del sito con finalita di approvazione per gli effetti ambientali elettromagnetici (E3)
dell'installazione di un sistema ad obiettivo utente mobile (MUOS) e di trasmettitori elicoidali a frequenza
ultra-alta (UHF) presso la stazione di trasmissione radio (NRTF) della Marina USA, Niscemi, Sicilia,
Febbraio 2006, preparato da Frederich B. Duffy, revisionato daLouis D. Dometto, approvato da J. W.
Epple, Environmental Effects Branch, North Charleston, SC 29419-9022, Febbraio 2006.
[10]"Studio di incidenza ambientale relativo al progetto MUOS" preparato da GEMO-Team MUOS Niscemi e
LAGECO di Parini Adriana, su incarico di NAVFAC, aprile 2008.
106
[11]
M. Palermo, M. Zucchetti, Relazione degli Esperti nominati dalla Regione Sicilia nell’ambito del
Gruppo di Lavoro MUOS – Niscemi presso l’Istituto Superiore di sanità, Roma, 10 luglio 2013,
http://www.iss.it/binary/pres/cont/Allegato_MUOS.pdf
[12]
ISPRA Technical report “Indagine Ambientale Campi Elettromagnetici” 11/7/2013, le cui
conclusioni vengono utilizzate nella relazione ISS “Relazione Finale Gruppo di Lavoro MUOS”, 11
Luglio 2013 http://www.iss.it/pres/?lang=1&id=1365&tipo=6
[13]
ARPA Sicilia, “ARPA Sicilia - Trasmissione dati CEM-RF. Misure del 8-9 Maggio e del 17-21
Giugno 2013 nel territorio del Comune di Niscemi (CL) - MUOS".” n. protocollo 0044640 del 3/7/2013,
Trasmesso al Sindaco del comune di Niscemi.
[14]
M.Zucchetti, M.Coraddu, "Realizzazione del MUOS (User Objective System) presso la base NRTF –
Niscemi e sicurezza elettromagnetica”, note presentate in occasione dell'audizione congiunta con le
commissioni IV (ambiente e territorio) e la VI (servizi sociali) dell'Assemblea Regionale Siciliana il 5
Febbraio 2013.
[15]
Audizioni Congiunte delle Commissioni IV e VI dell'ARS del 5 Febbraio 2013: resoconto
stenografico. Reperibile all'indirizzo web:
http://nomuos.org/documents/audizione_congiunta_commissioni_IV_VI_ARS_resoconto_stenografico.pd
f
[16]
Eugenio Cottone, Valerio Gennaro, Angelo Levis, Alberto Lombardo, Fiorenzo Marinelli, Marino
Miceli, Giuseppe Pace, Cirino Strano, Massimo Zucchetti, "Rischi connessi alla realizzazione del MUOS
(Mobile User Objective System) presso la base NRTF di Niscemi", Rapporto del Gruppo di Lavoro sul
MUOS, depositato in seguito ad audizione presso il Senato della Repubblica di Massimo Zucchetti,
24.3.2014. Rapporto del Politecnico di Torino, PT DE IN 546, Aprile 2014. Reperibile al sito:
http://www.senato.it/application/xmanager/projects/leg17/attachments/documento_evento_procedura_com
missione/files/000/001/067/ZUCCHETTI1.pdf
[17]
M. Zucchetti, Camera dei Deputati: Audizione in IV Commissione Difesa, 15 maggio 2014.
https://drive.google.com/file/d/0B4zoX5HeBQpgcmJtZ0J4R0hOQjQ/edit?usp=sharing
[18]
ARPA Sicilia- Istruttoria sul progetto 002-06/1035 denominato "Installazione sistema di comunicazione
per utenti mobili, sito radio U.S.Navy di Niscemi-U.S.-Navy 41° Stormo-Sigonella" nella Riserva naturale
Sughereta di Niscemi, 26 maggio 2009.
[19]
ARPA Sicilia - Allegato al prot. N.35320 del 31/05/2012: Controdeduzioni al documento "MUOS presso il
Naval Radio Transmitter Facility di Niscemi: Analisi dei rischi" (Zucchetti -Coraddu - Politecnico di Torino - 04
novembre 2011), trasmesso dal Comune di Niscemi con nota prot. 0023993 del 30/11/2011.
[20]
ARPA Sicilia, “Trasmissione dati CEM-RF. Misure del 6, 26 Marzo e del 9 Aprile 2013 nell'intorno della
base per telecomunicazioni NRTF – MUOS - Territorio del Comune di Niscemi (CL)” n. protocollo 0029063 del
3/5/2013, Trasmesso al Sindaco del comune di Niscemi.
107
[21]
ARPA Sicilia, Rapporti di Prova 2011 -. 2012 - 2013
[22] "The Mobile User Objective System", John D. Oetting, Tao Jen, Johns Hopkins APL Technical
Digest, Vol. 30, Num. 2(2011)
[23] Navy Communications Satellite Program Office(PMW 146), "MUOS Overview and Status"-(2013)
[24] Navy Communications Satellite Program Office(PMW 146), "Leveraging Commercial Off-the-Shelf
Solution for Architecting the MUOS Ground System", Maureen Jackson, MUOS Ground System Director
(2007)
[25] "Geosynchronous Satellites for MUOS", Samuel J. MacMullan, Christopher J. Karpinsky, Reuben E.
Eaves, Andre R. Dion, M.I.T. Lincoln Laboratory, 244 Wood Street, Lexington, MA 02420
[26]"Challenges in the Design and Deployment of Ka-Band Ground Systems", Fernando Nocedal Ph.D.,
General Dynamics Satcom Technologies (2012)
[27] Radiowave Propagation at Ka-band(20/30 GHz) for Satellite Communication in High-Latitude
Regions", Martin Rytír, Master of Science in Electronics, Norwegian University of Science and
Technology Department of Electronics and Telecommunications(2009)
108
APPENDICE - A
DATI SULLE SORGENTI PRESENTI ATTUALMENTE NELLA
BASE NRTF NISCEMI
A.1- Introduzione
In occasione della costituzione (12 Marzo del 2013) di un Gruppo di Lavoro MUOS presso
l'Istituto Superiore di Sanità (ISS) [1], su incarico del Ministero della Salute, allo scopo di
verificare l'inquinamento ambientale prodotto dalla base di telecomunicazioni militari USA
NRTF di Niscemi, una significativa documentazone è stata trasmessa all'ISS, col vincolo della
riservatezza, dal Ministero della Difesa per conto dell'Ambasciata USA. Tale documentazione
contiene, tra le altre cose, informazioni sulle antenne trasmittenti attualmente in servizio presso la
base NRTF di Niscemi, prima dell'entrata in funzione del nuovo sistema MUOS.
I lavori del Gruppo MUOS dell'ISS sono stati seguiti da uno degli autori di questo scritto,
Massimo Zucchetti, in qualità di esperto esterno indicato dalla Regione Sicilia. Si ritiene che in
occasione del giudizio pendente persso il TAR della Sicilia (ricorso n. 1864/2011 pendente avanti
il TAR di Palermo) questa importante documentazione debba essere resa nota per alcuni dati
tecnici utili al Verificatore, pur mantenedo l'originario vincolo di riservatezza.
Si rileva qui come la documentazione contenga molti dati e informazioni prima ignote, riguardo
le antenne in funzione dal 1991 sino ad oggi, mentre ben poche informazioni non ancora note
sono riportate riguardo alle antenne e ai trasmettitori del MUOS. In una comunicazione al
Ministero della Salute del 30 Maggio 2013 l'ambasciata USA ha comunicato un nuovo
puntamento per le antenne paraboliche del MUOS, con una diminuzione dell'elevazione minima
da 17° a 14,7° sull'orizzonte.
È inoltre stato trasmesso dall'ambasciata USA un rapporto SPWAR sugli effetti ambientali
elettromagnetici (E3) dell'installazione del sistema MUOS a Niscemi, con la stessa data e lo stesso
titolo di quello allegato a suo tempo al progetto originario del 2006 [2], e del tutto identico a
quest'ultimo salvo che per il particolare valore dichiarato per la potenza massima delle antenne
MUOS, che nell'originale del 2006 [2], valeva 1600 W, nella copia quasi-identica consegnata
dall'ambasciata USA nella primavera 2013 è stato dovunque sostituito dal valore di molto
inferiore, pari a 138,04 W. Questa evidente incongruenza ha creato qualche imbarazzo nei
funzionari dell'ISS, ed è ricordato nella relazione finale ([1] a pag. 11). Ci si concentrerà quindi,
nelle pagine che seguono, sulla rassegna e l'analisi dei dati relativi alle antenne operanti in banda
LF e HF attualmente in servizio presso la base NRTF di Niscemi.
A.2 - Analisi della Documentazione Disponibile.
Scopo di questo paragrafo è quello di raccogliere e analizzare la documentazione disponibile,
anche allo scopo di valutare se vi siano elementi sufficienti per elaborare un modello previsionale
delle emissioni, come esplicitamente previsto dal "Codice delle comunicazioni elettroniche"
(DLGS 1 agosto 2003, n. 259, art. 87, commi 1 e 3, allegato 13 mod. A). Benchè necessario per
l'ottenimento delle autorizzazioni all'ampliamento dell'impianto NRTF con l'installazione dei
dispositivi MUOS, un tale modello previsionale, sino ad oggi, non è stato sino fornito dai
109
proponenti, ne sviluppato da ARPA-Sicilia [3], nella sua istruttoria del 2009, e neanche
successivamente dai tecnici di ISPRA nella loro relazione dell'estate 2013 [4], utilizzata dall'ISS
per le sue valutazioni.
Un tale modello è oltretutto necessario per interpretare le numerose e contraddittorie misurazioni
effettuate dai tecnici di ARPA-Sicilia dal 2009 e da quelli di ISPRA nel 2013.
A tale scopo occorre prima di tutto conoscere quante siano le antenne effettivamente presenti e
operative presso la base NRTF di Niscemi. Non è semplice soddisfare questa esigenza in modo
accurato, in quanto nel tempo, le autorità militari USA hanno fornito in proposito indicazioni
diverse e parzialmente contrastanti:
nel marzo del 2013 l'Ambasciata USA ha specificato che sono 44 le antenne attualmente presenti
nella base NRTF di Niscemi, assegnandogli i codici identificativi da A-1 ad A-44 e riportandone
le coordinate geografiche e le principali caratteristiche in una serie di tavole (Appendice 1, prime
5 pagine). In questo elenco è compresa la grande antenna in banda LF (operante a circa 46 KHz),
41 antenne in banda HF (con frequenze di trasnissione da 2 a 30 Mhz), oltre a una piccola
antenna VHF per comunicazioni interne e una antenna parabolica un tempo utilizzata per il ponte
radio con Sigonella (ora in disuso e sostituita dalle trasmissioni in fibra ottica). Secondo questa
comunicazione, delle 41 antenne in banda HF, solo 27 sarebbero attive, mentre le altre 14
sarebbero tenute di scorta o utilizzate nel momento in cui la comunicazione dovesse cambiare il
canale di frequenza utilizzato.
Qualche mese dopo però, nel Giugno 2013, le stesse autorità militari USA hanno fornito ai tecnici
ISPRA un dato ancora diverso ([3] a pag. 4): le antenne presenti sarebbero sempre 44, ma, delle
41 antenne HF, ora solo 18 risultano attive mentre le restanti 23 "non sono utilizzate da più di 6
anni". L'affermazione risulta naturalmente in contrasto con quanto emerso in precedenza: infatti
in un'analoga riunione svoltasi il 21/1/2009 (meno di sei anni prima) il comandante della base
aveva dichiarato che le antenne erano 46 in tutto, una operante in banda LF e le altre 45 in banda
HF (anche se nella planimetria allegata se ne contano 46), di queste ultime 27 risultavano
operative e le altre inattive ([2] pag. 4).
Dunque, riassumendo, nelle diverse dichiarazioni, il numero totale di antenne varia da 44 a 46,
certamente vi è una sola antenna di grande potenza operante in banda LF, mentre il numero di
antenne in banda HF varia tra 41 e 46, e la frazione attiva di queste ultime varia tra 18 e 27.
Nelle planimetrie dell'impianto NRTF di Niscemi relative alla sua attuale configurazione, fornite
dai responsabili militari USA ai tecnici di ARPA-Sicilia, in occasione dell'istruttoria del 2009
(Allegati alla relazione istruttoria ARPAS 2009 [2], planimetrie alle pagine 33,34 e 35), sono
presenti 47 antenne, una operante in banda LF e 46 in banda HF (indicate con i codici da A1 ad
A46) con la seguente denominazione:
A.3 Elenco Antenne Base NRTF-Niscemi nelle Bande LF Ed HF
N. 1
Low Frequency antenna
N. 13 DM (Dual Mode) Antenna: 11 sono indicate con i codici A4, A6, A19, A20, A21, A22,
A23, A24, A25, A28, A39, altre 2 appaiono in planimetria allineate con la A4 e la A6, e
potrebbero corrispondere agli unici due codici (l'A3 e l'A43) non presenti nell'elenco al bordo
tavola.
N. 4
RLPA (Rotable Log Periodic Antenna): codici A1, A26, A40, A41.
110
N. 10 Loop Antenna: codici A9, A10, A11, A12, A13, A14, A15, A16, A17, A18
N. 1
SC (Spiral Cone Antenna): codice A38
N. 7
HTOA (High Take off Antenna) codici: A2, A5, A29, A36, A37, A42, A46
N. 4
HLPA (Horizontal Log Periodic Antenna) codici:A7, A8, A44, A45
N. 7
HOBA (Horizontal Omni Periodic Antenna) codici: A27, A30, A31, A32, A33, A34, A35.
Nel successivo elenco NRTF NISCEMI ACTIVE Transmit Antenna List trasmesso
dall'ambasciata USA, riportato in appendice, e che dovrebbe rappresentare la situazione nel
marzo 2013, la situazione è variata di poco: dalla lista di antenne HF sono state depennate 2
antenne di tipo DM e 3 di tipo Loop, portando a 41 il numero totale di antenne HF attiva: 11 DM,
4 RLPA, 7 Loop, 1 SC, 7 HTOA, 4 HLPA, 7 HOBA.
Sulle diverse tipologie di antenne utilizzate in banda LF e HF l'ambasciata USA, nel Marzo 2013,
ha fornito i documenti riassunti qua sotto, mentre i dati forniti in relazione ai trasmettititori
operanti in banda HF risultano molto scarni e contraddittori. Qualche informazione a proposito
della modulazione è fornita solo per la banda LF.
Nell'ultima tabella della NRTF Niscemi Radio List (Appendice 1 pag.) è indicato come tutte le
diverse tipologie di antenne in banda HF siano alimentate da amplificatori RF della potenza di 4
KW, che 22 trasmettitori di questo tipo siano presenti alla base, che 7 di questi risultano in
funzione continuativamente e che è comunque possibile attivarli tutti e 22 simultaneamente
(anche se non capita mai). Ancora una volta però, pochi mesi dopo, a Giugno 2013, le autorità
militari USA hanno fornito ai tecnici ISPRA una versione completamente diversa: "i trasmettitori
attivi per le alte frequenze sono 22, ma in condizioni estreme, si può arrivare ad utilizzarne al
massimo 8 contemporaneamente" ([3] pag. 4). Quest'ultima limitazione, priva di ogni
giustificazione, appare assai strana, tanto più che è in contrasto con quanto indicato sia in
precedenza che in altra parte della stessa documentazione fornita, e sia con quanto rilevato da
ARPA Sicilia nel corso della sua istruttoria del 2009 [3]:
- Nelle schede specifiche delle diverse tipologie di antenna in banda HF sono indicati valori di
potenza massima molto più elevati49 (si veda in Appendice 1 le schede relative alle antenne DM,
RLPA, HOBA, HTOA, HLPA, SP, Loop);
- nel rapporto SPAWAR dedicato alla valutazione della compatibilità elettromagnetica del MUOS
con l'impianto NRTF attualmente esistente (riprodotto al termine dell'Appendice 1) è chiaramente
indicato come le prove siano state condotte alimentando contemporaneamente sino a 9 antenne
HF con potenze di 7-10 KW ([4] Par. 2.2.5 pag. 7 e tab. 3.2 pag. 9), doppie rispetto a quelle
dichiarate come massime ammissibili ai tecnici ISPRA nel 2013).
In definitiva occorre osservare come esistano ancora incertezze riguardo al numero di antenne
operative e alla potenza con la quale vengono alimentate; incertezze che occorre senzaltro
49
Nella documentazione inviata in precedenza dall'ambasciata USA, sono indicate anche molte delle potenze
di trasmissione delle antenne operanti in banda HF presso l'NRTF di Niscemi. In particolare, antenna DM: feed from
20 KW ; antenna RLPA: Power Output: 25 KW average, 50 KW pep ; antenna HTOA: power handling capability 125 KW average, 2-50 KW peak ; antenna HLPA: power output 10-50 KW, antenna HOBA: power handling
capability 25 KW; ; manca il dato per l'antenna Spiral Cone.
111
risolvere per poter realizzare un modello previsionale delle emissioni.
Segue un riassunto ragionato dei dati disponibili riguardo alle diverse sorgenti in banda LF e in
banda HF.
Antenna e Trasmettitore Operante In Banda LF
Top-Load Monopole Antenna
Può funzionare a frequenze comprese tra 30 e 90 Khz
Frequenza effettiva di funzionamento f = 45,9 Khz
Lunghezza d'onda λ = 6,53 Km
Potenza di trasmissione standard Pst = 125 KW = 80,9 dBm
Potenza di trasmissione massima Pmax = 250 KW
altezza della torre = 853 feet = 260 m
larghezza alla base = 3281 feet = 1000 m
nella planimetria visibile nell'appendice all'istruttoria ARPAS del 2009 ([3] appendici, pag. 33,34,
35) si può osservare che l'antenna è composta di 12 cavi congiunti nella cima della torre di
sostegno ed equidistanziati tra loro di 20°.
Nei diagrammi d'antenna si può come l'antenna sia isotropa nel piano orizzontale e che la sua
emissione risulti fortemente attenuata al crescere dell'angolo di elevazione. Il valore indicato nel
diagramma come Guadagno di antenna Massimo (Max Gain) è di G = 4,55 dBi = 2,85.
Il limite di campo vicino, calcolato secondo la norma CEI 211-7, in questo caso risulta essere
dlim = max(λ, 2D2/λ) = λ = 6530 m
Entro un raggio di 6,5 Km dall'antenna ricade la maggior parte dell'abitato di Niscemi, dunque la
valutazione delle emissioni di questa antenna va quasi interamente condotta in condizioni di
campo vicino reattivo.
Antenne e Trasm. Operanti In Banda HF
DM (Dual Mode) : Spiral Cone Low Profile Antenna
È costituita da una schiera log-periodica di radiatori, disposti a formare un cono sorretto da otto
torri disposte nei vertici di un esagono, con una torre più piccola al centro. Non vi è alcuna
indicazione riguardo alle dimensioni fisiche dell'antenna.
intervallo di frequenze f = 2 – 30 Mhz
intervallo lunghezze d'onda : λ = 150 – 10 m
alimentata da una potenza P = 20 KW
Guadagno G = 7 dB
Polarizzazione orizzontale/ellittica
Non sono riportati i diagrammi del guadagno d'antenna ne altre indicazioni. Dalla simmetria della
struttura dell'antenna si potrebbe supporre che la risposta sia isotropa sul piano orizzontale, ma
mancano conferme esplicite in tal senso.
Mancando ogni informazione sulle dimensioni reali non è quindi possibile dedurre un limite di
campo vicino dalla formula dlim = max(λ, 2D2/λ).
112
RLPA (Rotable Log Periodic Antenna)
È costituita da una schiera log-periodica di radiatori, montati su una struttura a tre bracci, sorretta
da una torre di sostegno. La struttura portante può ruotare.
La forma dell'antenna è approssimativamente triangolare con
base = 120 feet = 36,6 m
altezza = 100 feet = 30,5 m
mentre non è riportata l'altezza della torre di sostegno
intervallo di frequenze f = 4 – 30 Mhz
intervallo lunghezze d'onda : Km λ = 75 – 10 m
potenza media Pav = 25 KW , potenza di picco Ppeak = 50 KW
Guadagno dipendente dalla frequenza di trasmissione:
G = 9 dB (tra 4 e 6 Mhz)
G = 12 dB (sopra i 6 Mhz)
Polarizzazione orizzontale
Sono riportati i diagrammi del guadagno d'antenna sia orizzontale (a 7 MHz) che verticale (a 4, 5,
7, 12, 20, 30 Mhz), da cui si può osservare come l'emissione dell'antenna sia direzionale sia sul
piano orizzontale, con una larghezza del lobo principale Δφ = 20°, sia sul piano verticale, con una
elevazione che decresce con la frequenza (è di 45° a 4 MHz e decresce sino a 10° a 30 MHz)
Il limite di campo vicino può essere calcolato secondo la norma CEI 211-7, con la formula
dlim = max(λ, 2D2/λ) utilizzando come dimensione massima dell'antenna la lunghezza del lato
del triangolo D = 40 m.
il risultato varia da 75 m (a 4 MHz) sino a 320 m ( a 30 MHz)
in particolare alle frequenze più alte (da 5,3 MHz sino a 30 MHz) è fissato dal termine 2D 2/λ
(determinato dalla dimensione dell'antenna) che cresce con la frequenza da 56,6 m (a 5,3 MHz)
sino a 320 m (a 30 MHz); mentre alle frequenze più basse (da 4 a 5,3 MHz) è determinato dalla
sola lunghezza d'onda λ e decresce con la frequenza 56,6 m (a 5,3 MHz) sino a 75 m (a 4 MHz)
Da un punto di vista radioprotezionistico le emissioni più rilevanti sono probabilmente quelle che
relative alle frequenze di trasmissione più alte, in quanto l'angolo di elevazione è inferiore.
Loop Antenna
Loop transmitting antenna, montaggio tipico sul tetto di una costruzione.
Dimensioni dell'avvolgimento che costituisce l'antenna:
diametro = 70 inches = 1,78 m
spessore = 39 inches = 1 m
Dimensioni dello schermo in rame sottostante
rettangolo 10 x 19 foot = 30,48 x 58 m
intervallo di frequenze f = 3 – 24 Mhz
intervallo lunghezze d'onda : Km λ = 100 – 12,5 m
potenza media tra 3 e 6 MHz Pav = 0.5 KW , potenza di picco Ppeak = 1 KW
potenza media tra 6 e 24 MHz Pav = 1 KW , potenza di picco Ppeak = 1 KW
Guadagno G = 5 dB
Polarizzazione: orizzontale (emissione al di sopra del piano dell'antenna) e verticale (sul piano
dell'orizzonte)
Il diagramma del guadagno d'antenna mostra due lobi pronunciati sul piano orizzontale (angolo
113
di elevazione 0°) che scompaiono progressivamente all'aumentare dell'angolo di elevazione.
Date le ridotte dimensioni dell'antenna (dimensione massima D = 2m) il limite di campo vicino si
otterrà sempre come dlim = max(λ, 2D2/λ) = λ
e varierà tra 100 m (a 3 MHz) e 12,5 m (a 24 MHz).
SC (Spiral Cone Antenna)
Schiera log-periodica di radiatori avvolta a spirale in una struttura di forma conica (col vertice in
basso) montata attorno a una torre centrale di sostegno e retta da tiranti.
Le dimensioni esatte dell'antenna sono state precisate nella comunicazione del 30 Maggio 2013
dell'ambasciata USA a Roma al Ministero della Salute
Altezza della torre = 240 ft = 73,2 m
Diametro alla base = 267 ft = 81,4 m
intervallo di frequenze f = 2 – 30 Mhz
intervallo lunghezze d'onda : Km λ = 150 – 10 m
La scheda tecnica non contiene informazioni riguardo la potenza di trasmissione, una
informazione in tal senso è stata fornita dalla comunicazione del 30 Maggio 2013
dell'ambasciata USA appena citata, dove si specifica che la potenza di emissione massima per
questa antenna sia di P = 4 KW (un valore decisamente basso se confrontato con quello delle altre
antenne di dimensione simile).
Guadagno G = 7 dB
Polarizzazione: ellittica
L'emissione dell'antenna è isotropica sul piano orizzontale, mentre la risposta sul piano verticale
varia con la modalità di funzionamento. È riportato un diagramma del guadagno d'antenna sul
piano verticale.
Sono possibili due modalità di funzionamento:
High Angle (angolo di elevazione 45°, larghezza a metà altezza del lobo principale Δφ = 30°)
Low Angle (angolo di elevazione da 30° a 10° al variare della frequenza da 4 a 30 MHz,
larghezza a metà altezza del lobo principale Δφ = 10°).
La modalità più rilevante ai fini radioprotezionistici sembra essere quella Low Angle alle
frequenze più alte (è quella con l'angolo di elevazione più piccolo)
Per calcolare il limite di campo vicino secondo la norma CEI 211-7, con la formula dlim =
max(λ, 2D2/λ) consideriamo una dimensione massima dell'antenna di circa D = 86 m (dedotta
osservando dal disegno, che l'altezza effettiva del cono dell'antenna è di circa 30 m e il suo
diametro di 81,4 m).
Si trova così che dlim varia tra 150 m (a 2 MHz), decresce sino a 38,5 m (a 7,8 Mhz), per poi
crescere di nuovo sino a 148 m (a 30 MHz)
Nel dettaglio il calcolo risulta determinato dalla sola lunghezza d'onda alle frequenze più basse
dlim = λ, dove diminuisce con la frequenza (da 150 a 38,5 m se si passa da 2 a 7,8 MHz), è
determinato invece anche dalla dimensione dell'antenna alle frequenze più alte: dlim = 2D2/λ ,
dove aumenta al crescere della frequenza (da 38,5 a 148 m se si passa da 7,8 a 30 MHz).
114
HTOA (High Take off Antenna)
Short wide band antenna. I radiatori sono disposti in una struttura a forma di cono (con vertice in
alto) sorretta da una torre centrale, con base approssimativamente circolare.
Altezza della torre = 133 ft = 40,5,2 m
Diametro alla base = 300 ft = 91,4 m
intervallo di frequenze f = 2 – 30 Mhz
intervallo lunghezze d'onda : Km λ = 150 – 10 m
La potenza dipende dal tipo di antenna (non precisato) e può valere:
Pav = 1 KW , potenza di picco Ppeak = 2 KW
Pav = 10 KW , potenza di picco Ppeak = 20 KW
Pav = 20 KW , potenza di picco Ppeak = 40 KW
Pav = 25 KW , potenza di picco Ppeak = 50 KW
Guadagno G = 5 dB
Polarizzazione: circolare
HLPA (Horizontal Log Periodic Antenna)
Schiera log-periodica di radiatori disposti lungo un asse a formare una lunga striscia che da un
lato è ancorata a terra e dall'altro è sorretta da due piloni.
Altezza torri : 252' = 6,4 m
Lunghezza della stiscia contenente gli elementi radianti = 400' = 10,16 m
Larghezza nassima dell'antenna (lungo la congiungente i piloni = 636' = 16,15 m
intervallo di frequenze f = 2 – 30 MHz
intervallo lunghezze d'onda : Km λ = 150 – 10 m
potenza di trasmissione :
Pav = 10 KW , potenza di picco Ppeak = 50 KW
Guadagno G = 10 dB
Polarizzazione: orizzontale
Diagramma d'antenna orizzontale: direzionale con una larghezza del lobo principale di 60°
Diagramma d'antenna verticale: direzionale con un angolo di tilt di 30° e una larghezza del lobo
principale di 30°
HOBA (Horizontal Omni Periodic Antenna)
I radiatori formano una struttura a piramide rovesciata, con base quadrata, sorretta da 4 piloni
Altezza = 99 feet = 30,18 m
Sul piano orizzontale la struttura è inscritta in un cerchio di diametro = 290 feet = 88,4 m
intervallo di frequenze f = 4 – 30 MHz
intervallo lunghezze d'onda : Km λ = 75 – 10 m
potenza di trasmissione :
Pav = 25 KW , potenza di picco Ppeak = 100 KW
Guadagno G = 6 dB a 4 MHz, G= 10 dB a 30 MHz (aumenta con la frequenza)
Polarizzazione: orizzontale
Diagramma d'antenna orizzontale: isotropo
Diagramma d'antenna verticale: direzionale con un angolo di tilt che decresce all'aumentare della
frequenza:
vale 38° a 4 MHz, 20° a 8 MHz, 14° a 16 MHz, 10° a 30 MHz,
115
anche la larghezza a metà altezza del lobo principale decresce all'aumentare della frequenza:
vale 40° a 4 MHz, 20° a 8 MHz, 15° a 16 MHz, 10° a 30 MHz.
Da un punto di vista radioprotezionistico le emissioni più rilevanti sono probabilmente quelle che
relative alle frequenze di trasmissione più alte, in quanto l'angolo di elevazione è inferiore.
A.4 – Valutazione del Campo Emesso.
Si vuole qui stabilire se, sulla base dei dati disponibili, è possibile effettuare una stima del campo
generato nella regione di interesse.
Per quanto riguarda la Top-Load Monopole Antenna operante in banda LF (frequenza di
trasmissione di 46 KHz), il calcolo andrebbe condotto all'interno della regione radiativa, in
regime di campo vicino, ma la struttura dell'antenna non è nota a sufficienza per poter effettuare
una simulazione numerica (quanti elementi radiativi? Come orientati? Di che lunghezza? Etc.).
Per quanto riguarda invece le antenne operanti in banda HF, il calcolo può essere condotto
nell'approssimazione di campo lontano, nel cui contesto si può ottenere una stima del campo
generato a partire da pochi parametri fondamentali (fondamentalmente la potenza irraggiata P e il
guadagno d'antenna G), che sono indicati per quasi tutte le antenne (RLPA, Loop, SC, HTOA,
HLPA, HOBA). Si devono escludere le antenne Dual Mode per le quali non è indicato il
diagramma d'antenna
Le incertezze nascono soprattutto dalla potenza effettiva del trasmettitore (quelle dichiarate dalle
autorità militari americane a ISPRA [4] sono molto inferiori rispetto a tutte quelle indicate nella
documentazione specifica riportata) e al tipo di segnale trasmesso, che non è stato specificato.
Con gli elementi disponibili che abbiamo indicato nel precedente paragrafo, certamente i tecnici
di ISPRA avrebbero potuto, nel corso delle misure del Giugno 2013, effettuare almeno delle
stime previsionali approssimate, per verificare che quanto stavano misurando fosse compatibile
con i dati dichiarati dalle autorità militari.
Per fare un esempio in questo senso si possono prendere i rilievi effettuati nel sito n. 7, un
azienda agricola che si trova sul lato occidentale della base NRTF-Niscemi ([4], pag. 30, 31), a
breve distanza dalle antenne HF. Dalla consultazione delle planimetrie allegate all'istruttoria
ARPAS del 2009 [3] si può osservare come le antenne più vicine siano due antenne RLPA, a
circa 300 m (270 m riporta ISPRA [3]), tre antenne HOBA, a distanze comprese tra 450 m e 600
m, e quattro antenne DM, a distanze comprese tra 500 e 600 m. Tutte analizzabili in regime di
campo vicino.
Per poter effettuare una stima previsionale dell'emissione i tecnici ISPRA avrebbero dovuto
naturalmente valutare, di volta in volta, la distanza, la differenza di quota e l'angolo con cui viene
visto il centro radiante, che invece non vengono mai riportati nella loro relazione [4].
Possiamo comunque provare a fare una stima molto rozza del campo previsto, scegliendo ad
esempio le antenne HOBA, che ha il vantaggio di avere il diagramma d'antenna isotropo, e che si
trova a una distanza di circa 500 m
Per realizzare la peggiore condizione possibile i tecnici avrebbero dovuto scegliere le frequenze
116
più elevate, cui corrispondono il guadagno più alto e l'angolo di tilt inferiore.
Supponiamo quindi che la potenza di trasmissione fosse effettivamente quella dichiarate
P=4000W, che la frequenza di trasmissione fosse di 30 MHz, con un guadagno d'antenna G=10
dB, un angolo di tilt di 10° e una larghezza a metà altezza del lobo di 10°.
la densità di potenza S a 500 metri di distanza dovrebbe essere di:
S = G P/(4 π R2) = 0,0127 W/m2,
cui corrisponde una componente elettrica E = 2,2 V/m
I valori rilevati dai tecnici ISPRA ([4] , tabella a pag. 31) per le emissioni delle antenne HOBA
sono però un ordine di grandezza inferiori (rispettivamente 0.121 V/m, 0.100 V/m, 0.198 V/m,
0.087 V/m, 0.520 V/m).
È difficile spiegare una discrepanza così macroscopica, che i tecnici ISPRA [4] non rilevano
neppure. La conclusione che se ne deve trarre, ancora una volta, è che effettuare misurazioni in
assenza di un modello previsionale con cui confrontarsi, si rischia di ottenere valori privi di
significato, perchè non si è in grado di valutare tutti i fattori che concorrono a determinare il
risultato ottenuto.
È certamente vano cercare di riprodurre, in una situazione così complicata, la “condizione
peggiore” per le emissioni delle antenne presenti in NRTF-Niscemi, se non si è in grado di
formulare previsioni per il campo effettivamente prodotto, neppure nei casi più semplici.
RIFERIMENTI per l’appendice A
[1] Istituto Superiore di Sanità “Relazione Finale Gruppo di Lavoro MUOS”, 11 Luglio 2013
http://www.iss.it/pres/?lang=1&id=1365&tipo=6
[2] Space and Naval Warfare System Center, Charleston, Carolina del Sud, "Rapporto finale
sull'indagine di conformita del sito con finalita di approvazione per gli effetti ambientali
elettromagnetici (E3) dell'installazione di un sistema ad obiettivo utente mobile (MUOS) e di
trasmettitori elicoidali a frequenza ultra-alta (UHF) presso la stazione di trasmissione radio (NRTF)
della Marina USA, Niscemi, Sicilia, Febbraio 2006, preparato da Frederich B. Duffy, revisionato da
Louis D. Dometto, approvato da J. W. Epple, Environmental Effects Branch, North Charleston, SC
29419-9022, Febbraio 2006.
[3] ARPA Sicilia- Istruttoria sul progetto 002-06/1035 denominato "Installazione sistema di
comunicazione per utenti mobili, sito radio U.S.Navy di Niscemi-U.S.-Navy 41° Stormo-Sigonella" nella
Riserva naturale Sughereta di Niscemi, 26 Maggio 2009.
[4]
ISPRA technical report “Indagine Ambientale Campi Elettromagnetici” 11/7/2013
117
APPENDICE – B
Bologna, 10 Luglio 2014
RISULTATI PRELIMINARI RELATIVI AGLI EFFETTI
BIOLOGICI DELLE EMISSIONI ELETTROMAGNETICHE
PRESENTI NELLA ZONA ADIACENTE AL LA BASE
NRTF - NISCEMI
Fiorenzo Marinelli50 , Massimo Coraddu51
INTRODUZIONE
Epidemiologia
Le radiofrequenze sono state classificate dalla IARC (Agenzia Internazionale per la
Ricerca sul cancro) in classe 2B, cioè “POSSIBILI CANCEROGENI PER L'UOMO”, sulla base
degli studi epidemiologici del Prof. L. Hardell dell'Ospedale di Orebro in Svezia (L. Hardell,
1999; 2003; 2004)52,53,54 che hanno evidenziato un aumento del rischio di sviluppare due tipi di
tumore alla testa, il glioma e il neurinoma del nervo acustico, soprattutto per lo stesso lato della
testa dove si usa il cellulare. In questo caso gli studi di laboratorio hanno confermato i dati
epidemiologici.
Diversi scienziati, tra cui il Dr. Franz Adlkofer, ex Direttore Esecutivo della Fondazione
per il Comportamento e l'Ambiente VERUM55, la Dott.ssa Dr. Annie Sasco, Ricercatrice
dell'Istituto Nazionale di Sanità e Ricerca della Francia (INSERM) 56, e il sottoscritto ritengono
che la Commissione IARC che ha valutato la radiofrequenza avrebbe avuto gli elementi per
classificarla in classe 2A come "probabile cancerogeno" se si fossero tenuti nel giusto conto
alcuni studi, come REFLEX57, e se fossero stati interpretati correttamente i dati provenienti dallo
studio multicentrico Interphone.
50 Ricercatore presso l'Istituto di Genetica Molecolare del CNR di Bologna. Responsabile di Progetti di Ricerca
CNR. Autore di pubblicazioni in letteratura internazionale sull’argomento. Consulente CTU e CTP in
procedimenti giudiziari su questioni di carattere ambientale e sanitario.
51 Consulente esterno Dipartimento di Energia, Politecnico di Torino. Autore di pubblicazioni in letteratura
internazionale e Consulente CTP in procedimenti giudiziari su problematiche riguardanti l'inquinamento
elettromagnetico.
52 Hardell, L., Näsman, Å., Påhlson, A., Hallquist, A., Hansson Mild K., Use of cellular telephones and the risk for
brain tumours: A case-control study. Int J Oncol, 1999, 15: 113-116.
53 Hardell, L., Mild, K.H., Carlberg, M., Hallquist, A., Cellular and cordless telephone use and the association with
brain tumors in different age groups. Arch. Environ. Health, 2004, 59: 132-137.
54 Hardell, L., Carlberg, M., Mild, K.H. Case-control study on cellular and cordless telephones and the risk for
acoustic neuroma or meningioma in patients diagnosed 2000-2003. Neuroepidemiology, 2005, 25: 120-128.
55 Discorso alla Harvard Law School il 31/12/2011.
56 Convegno A.M.I.C.A. RISCHIO CANCEROGENO AMBIENTALE. Roma, palazzo S. Macuto, Camera dei
Deputati, 5/06/2012.
57 REFLEX-Study. Risk evaluation of potential environmental hazards from low frequency electromagnetic field
exposure using sensitive in vitro methods (www.verum-foundation.de, accessed on November 14, 2009), 2004.
118
Studi in vitro
La letteratura scientifica pubblicata negli ultimi anni dimostra che avvengono significativi
effetti biologici a livello cellulare e dei sistemi d'organo per esposizioni a campi elettromagnetici
a livelli non termici, ovvero non in grado di produrre un riscaldamento del tessuto, mentre gli
attuali standard internazionali di sicurezza, su cui si basano i limiti di legge, sono progettati per
proteggere esclusivamente dagli effetti termici.
Più in generale sono stati documentati numerosi effetti biologici per livelli di esposizione
non termici, come danni al DNA e alla regolazione genica58,59 danni cromosomici60, produzione
di radicali liberi61, alterazione di neurotrasmettitori, come l'acetilcolinesterasi62,63 ed altri enzimi
quali quercetina e laccasi, invecchiamento precoce, alterazione delle funzioni cerebrali, perdita di
memoria, ipersensibilità ed allergia, aumento della permeabilità ematoencefalica64,65,66,67
problemi di neurodegenerazione, riduzione della secrezione di melatonina68 (che è un importante
regolatore ormonale del sistema vivente) e aumento del rischio di Alzheimer.
Nell'ultimo decennio diversi gruppi di ricercatori indipendenti hanno pubblicato
risoluzioni e consensi volti a promuovere degli standard di sicurezza più stringenti per le
esposizione elettromagnetiche, identificando in 0,6 V/m (0.1 uW/cm2) il limite di sicurezza
basato su criteri biologici da applicare immediatamente. Tra i gruppi che si sono espressi in tal
senso si ricordano l'ICEMS (Risoluzioni internazionali del 2002, 2006, 2008); il Gruppo
Bioinitiative (rapporto 2007, 2012), il Consenso Seletun (2010), la Risoluzione di Potenza Picena
(2013), la Risoluzione di Londra (2009).
58 Blank M., Goodman R., Electromagnetic fields may act directly on DNA. J Cellul Biochem 1997; 75: 369-74.
59 Lai H., Singh N.P., Single- and double-strand DNA breaks in rat brain cells after acute exposure to
radiofrequency electromagnetic radiation. Int. J. Rad. Biol. 1996; 69: 513-21.
60 Phillips J.L., Singh N.P., Lai H., Electromagnetic fields and DNA damage. Pathophysiology 2009; 16: 79-88.
61 Yurekli A.I., Ozkan M., Kalkan T., et al., GSM base station electromagnetic radiation and oxidative stress in rats.
Electromagn. Biol.Med., 2006; 25: 177-88.
62 De Carolis R., Marinelli F., Barteri M., Alterations of Enzymic Electron Transfer Reactions Induced by
Microwaves Emitted my GSM Mobile Phones" in "Mobile telephones (A. C. Harper & R. Buress Editors).
63 Barteri M., Pala A., Rotella S., Structural and kinetic effects of mobile phone microwaves on acetylcholinesterase
activity, Biophys. Chem.. 2005, Mar 1;113(3):245-53.
64 Eberhardt J.L., Persson B.R., Brun A.E., Salford L.G., Malmgren L.O., Blood-brain barrier permeability and
nerve cell damage in rat brain 14 and 28 days after exposure to microwaves from GSM mobile phones, Electromagn
Biol Med., 2008;27(3):215-29. doi: 10.1080/15368370802344037.
65 Salford L.G., Brun A., Sturesson K., et al. Permeability of the blood-brain barrier induced by 915 MHz
electromagnetic radiation, continuous wave and modulated at 8, 16, 50, and 200 Hz. Microscopy research and
technique, 1994, 27: 535-42.
66 Santini R., Santini P., Danze J.M., Le Ruz P. Seigne M., Study of the health of people living in the vicinity of
mobile phone base stations: I. Influence of distance and sex. Pathol. Biol., 2002, 50(6): 369-373.
67 Wolf R., Wolf D., Increased Incidence of Cancer near a Cell-phone Transmitter Station (Israel), 2004,
International Journal of Cancer Prevention, 1(2)…..
68 Qin F., Zhang J., Cao H., Yi C., Li J.X., Nie J., Chen L.L., Wang J., Tong J., Effects of 1800-MHz radiofrequency
fields on circadian rhythm of plasma melatonin and testosterone in male rats, Toxicol. Environ. Health, 2012, 75(18):
1120-8.
119
ESPERIMENTO ESPOSIZIONE DI CELLULE ESEGUITO IN CONTRADA ULMO,
ABITAZIONE A 800 m CIRCA DAL CENTRO RADIANTE DELL'ANTENNA LF
DELLA BASE NRTF DI NISCEMI
CARATTERIZZAZIONE DEL SITO OGGETTO DELLO STUDIO
La stazione di telecomunicazioni militari NRTF (Naval Radio Transmitter Facility), gestita dalla
marina militare degli Stati Uniti (US-Navy) è in funzione presso la cittadina di Niscemi, nella
Sicilia sud-orientale, a partire dal 1991. Come è possibile vedere in figura 1, la base NRTF si
trova a Sud-Est di Niscemi, a circa 5 Km dal centro abitato. Nelle zone immediatamente limitrofe
si trovano : a Sud, la zona naturalistica protetta della "Sughereta di Niscemi" 69, e a Nord zone
agricole fortemente antropizzate e abitate, tra cui quella nota come "Contrada Ulmo".
All'interno della base sono presenti numerose antenne e trasmettitori operanti su diverse bande.
Sono presenti sin dal 1991 un antenna operante in banda LF (frequenza di trasmissione dichiarata
45.9 KHz) oltre a 46 antenne di diverso tipo operanti in banda HF70 (frequenze di trasmissione
dichiarate da 2 MHz a 30 MHz); mentre è in fase di avanzata realizzazione, ma non ancora
operativo, il nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari militari denominato MUOS (Mobile
User Objective, System), con due antenne elicoidali in banda UHF (frequenza di trasmissione
240-315 MHz) e tre grandi parabole operanti nella banda Ka delle microonde (frequenza di
trasmissione 30-31 GHz).
Per completare le informazioni utili a caratterizzare il sito dell'esperimento, è importante
specificare come esso si trovi in un'area ad alto rischio ambientale, il SIN (Sito di Interesse
Nazionale) di Gela-Niscemi, essendo interessato dalle ricadute della raffineria di Gela: SOx, NOx
e particolato PM10 (per questi ultimi due si registrano superamenti sistematici delle soglie di
sicurezza previste dal Dlgs. 155/2010)71. Va ricordato anche il quadro critico che caratterizza lo
stato di salute della popolazione del comune di Niscemi72 che, rispetto ai valori medi della
regione Sicilia, registra, valori in eccesso per i tassi di ospedalizzazione: per gli uomini per i
tumori maligni nel loro insieme, per le donne per i tumori maligni specifici del sistema
linfoematopoietico, e per entrambi i generi per tumori del fegato, mieloma multiplo, malattie del
sistema nervoso centrale, del sistema circolatorio, dell'apparato respiratorio, digerente e urinario e
malattie infettive e parassitarie. Si registrano inoltre eccessi di mortalità per mieloma multiplo
(uomini) e malattie cerebrovascolari, malattie croniche del fegato e malattie infettive e
parassitarie (entrambi i generi).
69 La "Sughereta di Niscemi" è inserita nella rete Natura 2000 come sito di interesse comunitario SIC ITA05007.
70 ARPA Sicilia - Istruttoria sul progetto 002-06/1035 denominato "Installazione sistema di comunicazione per
utenti mobili, sito radio U.S.Navy di Niscemi-U.S.-Navy 41•‹ Stormo-Sigonella" nella Riserva naturale
Sughereta di Niscemi, 26 Maggio 2009; nelle planimetrie allegate (pagine 33,34 e 35 degli allegati), fornite dai
responsabili militari USA ai tecnici di ARPA-Sicilia, sono presenti 47 antenne: una operante in banda LF e 46 in
banda HF (indicate con i codici da A1 ad A46) con la seguente denominazione: n. 13 DM (Dual Mode-Antenna);
n. 4 RLPA (Rotable Log Periodic Antenna); n. 10 Loop Antenna; n. 1 SC (Spiral Cone Antenna); n. 7 HTOA
(High Take off Antenna); n. 4 HLPA (Horizontal Log Periodic Antenna); n. 7 HOBA (Horizontal Omni Periodic
Antenna).
71 Istituto Superiore di Sanità •”Relazione Finale Gruppo di Lavoro MUOS•”, 11 Luglio 2013
http://www.iss.it/pres/?lang=1&id=1365&tipo=6
parte 2: Analisi dell'impatto della raffineria di Gela sul territorio del Comune di Niscemi.
72 Istituto Superiore di Sanità •”Relazione Finale Gruppo di Lavoro MUOS•”, 11 Luglio 2013
http://www.iss.it/pres/?lang=1&id=1365&tipo=6
parte 3: Profilo di salute della Popolazione residente nel Comune di Niscemi: analisi dei dati correnti di mortalità
e ospedalizzazione con una contestualizzazione demografica.
120
Per una valutazione dell'inquinamento di tipo elettromagnetico generato dalle emissioni della
base NRTF-Niscemi, occorre specificare come:
1) l'antenna operante in banda LF sia destinata alle comunicazioni con i sottomarini in
immersione presenti nel Mediterraneo, e trasmetta perciò in modo continuativo, con una potenza
di emissione standard dichiarata73 di P = 125 KW , aumentabile sino a un valore massimo di
Pmax = 250 KW. Alla frequenza di trasmissione f = 45,9 Khz corrisponde una lunghezza d'onda
λ = 6,53 Km, dunque l'area maggiormente interessata dalle emissioni si trova tutta nella zona di
"campo vicino" dell'antenna. La zona radiativa dell'antenna si estende sino a circa 1 Km dal
centro dell'antenna, qui le componenti elettrica e magnetica, non essendo legate da una semplice
relazione di proporzionalità, andranno determinate separatamente.
2) Le 46 antenne operanti in banda HF (con frequenze di emissione da 2 MHz a 30 MHz) sono
destinate a comunicazioni di superficie e vengono attivate nel numero e con la potenza richiesta
dalle esigenze operative; la potenza del trasmettitore e il guadagno d'antenna non sono deducibili
in modo chiaro dalla documentazione disponibile. Il limite di campo vicino, calcolato secondo la
2
norma CEI 211-7, con la formula dlim= max(λ, 2D /λ), dipende dalla dimensione massima
dell'antenna D e dalla lunghezza d'onda λ. In base ai dati noti per le antenne operanti in banda
HF, dlim risulta avere valori comunque inferiori a 300 m, il che consente quasi sempre di
adottare l'approssimazione di "campo lontano" per le aree esterne alla base, dove quindi sarà
sufficiente rilevare una sola delle due componenti del campo elettromagnetico.
Non è purtroppo possibile sviluppare un modello previsionale che consenta una valutazione
numerica delle emissioni nelle zone circostanti la base NRTF, non essendo note in modo
completo le caratteristiche radioelettriche degli impianti.
Il sito prescelto per l'esposizione ai campi elettromagnetici emessi dalla base NRTF-Niscemi è
evidenziato nella figura 1 (è racchiuso da un cerchio rosso), l'incubatore per le colture cellulari è
stato collocato sulla terrazza praticabile (lastrico solare) al primo piano dell'abitazione di
Contrada Ulmo con coordinate N 37°07'56" , E 14°26'00".
L'abitazione selezionata si trova breve distanza dal perimetro Nord della base: il centro radiante
dell'antenna LF si trova a circa 800 metri di distanza (in piena zona radiativa) mentre le antenne
HF più vicine (due antenne tipo HTOA, due DM e due HLPA) si trovano a circa un Km e mezzo,
le loro emissioni si possono considerare quindi in regime di "campo lontano".
La scelta è dovuta anche al fatto che si tratta dell'unico sito monitorato in modo continuativo, sin
dal Dicembre 2008, dall'Agenzia per la protezione dell'Ambiente della Regione Sicilia (ARPAS)
che vi ha effettuato anche numerose misurazioni puntuali, sia in banda larga che in banda stretta,
sia per le emissioni LF (a 46 KHz) che per le emissioni HF (da 2 a 30 MHz). ARPAS ha
effettuato anche rilevazioni simultaneamente all'esperimento di esposizione cellulare da noi
condotto (il 17 e il 20 Giugno 2013), permettendo così un utile confronto con quanto da noi
rilevato.
Tutte le misurazioni di ARPAS sono relative alle condizioni di campo imperturbato, col sensore
collocato a 1,5 m dal piano di calpestio su un cavalletto di materiale dielettrico e sono state
mediate in un intervallo temporale di 6 minuti; gli esiti delle misurazioni effettuate da ARPAS
possono essere così riassunti:
73 ISPRA technical report “Indagine Ambientale Campi Elettromagnetici” 11/7/2013, allegato a: Istituto Superiore
di Sanità “Relazione Finale Gruppo di Lavoro MUOS”, 11 Luglio 2013.
121
a) Emissioni LF, misurazioni in banda stretta: le misure effettuate il 26/1/2009 con l'analizzatore
di spettro Narda EHP-20074, mostrano un picco centrato alla frequenza di 46 KHz, e ampiezze
per le componenti elettrica e magnetica, rispettivamente di di 6,3•±0,6 V/m e 0,14•±0,01 A/m.
Successive misure effettuate con l'analizzatore di spettro Narda EHP-50, hanno mostrato una
situazione del tutto simile, con intensità di campo elettrico (media RMS) comprese tra 4 V/m
(rilevati il 2/5/2012) e 9 V/m (rilevati il 17/5/2012 e il 9/5/2013). L'analizzatore di spettro Narda
EHP-200 è stato impiegato nuovamente da ARPAS sia il 9/5/2013, rilevando una componente
elettrica compresa tra 6,8•±0,7 V/m e 7,4•±0,7 V/m e una componente magnetica di
0,017•±0,002 A/m, che e il 17 e 20 Giugno 2013, simultaneamente all'esperimento di
esposizione cellulare, rilevando componenti elettriche e magnetiche75 di 6,8•±0,7 V/m e
0,022•±0,002 A/m.
b) Emissioni HF, misurazioni in banda stretta: le misure della componente elettrica effettuate il
26/1/2009 con l'analizzatore di spettro Narda EHP-200, mostrano 14 picchi di emissione di
frequenze comprese tra 3 e 28 MHz e ampiezze comprese tra 0,3 V/m e 1 V/m, numerosi altri di
ampiezza inferiore, sovrapposti ad uno spettro di emissione largo e continuo con un ampiezza
prossima a 0,2 V/m, il valore efficace risultante, somma RMS, è di 5,7±0,6 V/m, compatibile con
quanto rilevato simultaneamente dalla centralina per il monitoraggio continuo PMM 8055S. Lo
stesso tipo di misura effettuato con lo stesso strumento il 17 e 20 Giugno 2013, simultaneamente
all'esperimento di esposizione cellulare, ha evidenziato una situazione completamente diversa, i
picchi di emissione hanno un ampiezza di un ordine di grandezza inferiore, il 20/6/2013 ne
vengono rilevati 14, con frequenze comprese tra 9,8 e 29 MHz, ampiezze comprese tra 0,03 e
0,15 V/m e un valore efficace complessivo (ottenuto come somma RMS) di 0,35±0,04 V/m )76.
c) Monitoraggio continuo - misurazioni in banda larga della componente HF: una centralina per il
monitoraggio continuo della componente elettrica del tipo Narda PMM 8055S (dotata di sonda
EP 330, con banda passante 100 KHz - 3 GHz) è in funzione nella terrazza dell'abitazione in
esame dal dicembre 2008. La centralina è sensibile alla sola componente HF delle emissioni,
registrava valori prossimi a 6 V/m all'inizio del 2009, ignoti nel 2010 (non sono pervenuti i
tracciati), un poco più bassi dal 2011 all'estate del 2012 (tra 3 e 5,5 V/m), di nuovo elevati, tra 6 e
7 V/m, dall'autunno 2012 sino a tutto il 201377.
In sintesi, secondo i dati rilevati da ARPAS dal 2009 al 2013, risulta come il sito prescelto sia
interessato da emissioni continue in banda LF (a 46 KHz circa) con una componente elettrica
compresa tra 6 e 9 V/m, e una magnetica variabile tra 0,02 A/m e 0,1 A/m; e da emissioni
discontinue in banda HF, che possono variare in numero frequenza e intensità, con una
74 ARPA Sicilia -Istruttoria sul progetto 002-06/1035 denominato "Installazione sistema di comunicazione per
utenti mobili, sito radio U.S.Navy di Niscemi-U.S.-Navy 41° Stormo-Sigonella" nella Riserva naturale Sughereta
di Niscemi- , 26 maggio 2009. Qui il sito in esame è identificato come "punto 4" e le misure relative si trovano a
pag. 12 e 32.
75 ARPA Sicilia - Trasmissione dati CEM-RF. Misure del 8-9 Maggio e del 17-21 Giugno 2013 nel territorio del
Comune di Niscemi (CL) - MUOS". Qui il sito in esame è identificato come "Sito n. 2: Abitazione privata C.da
Ulmo " pag. 7,8,9 e poi di nuovo come "Sito n. 1: Terrazzo 1° piano abitazione C.da Ulmo " , pag. 14, 15, 16,
41-49.
76 Valgono gli stessi riferimenti delle due note precedenti.
77 I primi tracciati di rilevazione continua sono riportati su ARPA Sicilia -Istruttoria sul progetto 002-06/1035
denominato "Installazione sistema di comunicazione per utenti mobili, sito radio U.S.Navy di Niscemi-U.S.Navy 41•° Stormo-Sigonella" nella Riserva naturale Sughereta di Niscemi- , 26 maggio 2009, dove il sito in
esame è identificato come "punto di monitoraggio n.2". I tracciati successivi sono stati trasmessi
successivamente al comune di Niscemi con diversi ARPAS-Rapporto di prove, succedutisi negli anni 2011- 2012
- 2013.
122
componente elettrica complessiva (somma RMS) che può variare da pochi decimi di V/m sino a
6-7 V/m.
L'esposizione delle colture cellulari ha avuto inizio il pomeriggio del 16 Giugno 2013, i campioni
analizzati sono stati prelevati la mattina del 19 Giugno, dopo 60 ore circa di esposizione
praticamente continua (vi è stata solo una breve interruzione, di circa 6 ore, nel pomeriggio del
18 Giugno, dovuto a uno dei periodici interventi di manutenzione/calibrazione dell'antenna).
Sono stati impiegati materiali con caratteristiche tali da non influenzare significativamente il
campo elettromagntico presente: l'incubatore contenente le colture cellulari è realizzato in abs
con isolante termico in schiuma di poliuretano espanso, è stato collocato su un sostegno in
materiale plastico, e protetto dall'insolazione diretta con una tenda in nylon retta da una struttura
di sostegno in fibra di vetro.
Il campo imperturbato (valore RMS mediato su 6 minuti) è stato rilevato con un analizzatore di
spettro Narda EHP-50 C (descritto in dettaglio nell'appendice) che, montato su cavalletto di
materiale dielettrico a 1,5 m di altezza, indicava una componente elettrica di 6,2±0,6 V/m in
banda LF (picco di emissione con frequenza massima compresa tra 45 e 46 KHz). L'emissione in
banda HF risultava invece al momento dell'esperimento molto più contenuta, con una
componente elettrica di pochi decimi di V/m. I rilievi sono stati confrontati con quelli effettuati
simultaneamente da ARPAS il 17/6/2013, riscontrando un buon accordo.
Sono state anche effettuate misure di campo collocando l'analizzatore in prossimità delle colture,
riscontrando valori significativamente più alti per la componente elettrica (dell'ordine di 9 V/m)
rispetto al campo imperturbato, infatti in questo caso si verifica un ovvio e inevitabile
accoppiamento tra i campioni esposti e il campo elettromagnetico presente nell'ambiente
circostante.
Le colture risultano quindi esposte simultaneamente a:
1. emissioni in banda LF (a 46 KHz circa) continue con alcune interruzioni, con intensità
delle rispettive componenti elettrica e magnetica (campo imperturbato) di circa 6 V/m e
0,02 A/m;
2. emissioni in banda HF più contenute, con intensità della componente elettrica rilevata di
0,2-0,3 V/m (corrispondenti ad alcuni picchi di emissione collocati tra 3 e 30 MHz).
Data la loro maggiore ampiezza e regolarità, le emissioni della componente LF sono da
considerarsi la maggiore fonte di esposizione; esse sono state rilevate regolarmente, consentendo
di determinare i tempi di esposizione.
123
Figura 1 – Inquadramento territoriale sito esposizione
Figura 1-a – Inquadramento territoriale base NRTF – Niscemi
124
Figura 1-b – Inquadramento territoriale sito esposizione cellulare in Contrada Ulmo
Figura 1-c – Vista ravvicinata sito esposizione cellulare in Contrada Ulmo
125
NUOVA METODOLOGIA DI INDAGINE SCIENTIFICA SUGLI EFFETTI DEI CAMPI
ELETTROMAGNETICI
Per venire incontro alla necessità di stabilire la pericolosità delle esposizioni
elettromagnetiche in ambiente di vita, il nostro gruppo di ricerca ha messo a punto un metodo
scientifico che consente la verifica dell'azione biologica dei campi elettromagnetici di
radiofrequenza sulla vitalità cellulare, sull'espressione di alcuni geni che regolano la vita cellulare
e sul funzionamento del DNA, evidenziando nuovi biomarcatori ambientali.
Questo metodo messo a punto nel laboratorio dell'Istituto di Genetica Molecolare del
Consiglio Nazionale delle Ricerche di Bologna è stato pubblicato dal nostro gruppo nel 2004
sulla rivista Journal of Cell Physiology nel 2004 con il titolo "Exposure to 900 MHz
electromagnetic field induces an unbalance between pro-apoptotic and pro-survival signals in Tlymphoblastoid leukemia CCRF-CEM cells". In quel caso sono stati verificati in laboratorio gli
effetti sulle radiazioni da radiofrequenza in uso dalla telefonia GSM, ovvero 900 MHz.
Successivamente è stato impiegato lo stesso metodo per la verifica degli effetti biologici di altri
tipi di radiofrequenze, come radar, Wi-Fi, Wi-Max e telefonia UMTS, prima in laboratorio e poi
sul campo, ovvero in luoghi dove sono presenti fonti note di radiofrequenza.
Abbiamo utilizzato il metodo della coltivazione in campo mediante un incubatore
portatile per cellule che mantiene le condizioni standard di coltura. questo metodo è stato inoltre
utilizzato in uno studio fatto sul territorio di Potenza Picena (MC) dove è presente una
epidemiologia anomala di tumori che si sospetta correlata all'esposizione al radar di tipo RAT-11
e in un'indagine richiesta della Procura di Lanusei per il territorio del Poligono di Quirra (CA),
dove sono presenti diverse installazioni radar del controllo aereo con un aumento di tumori tra i
pastori della zona e anomalie nel bestiame.
Questo metodo prevede lo studio degli effetti biologici dei campi elettromagnetici a
radiofrequenza (RF) prodotti su colture di cellule umane, linfoblastoidi-T (CCRF-CEM) o cellule
Hl60, simulando prima l’esposizione ambientale, riproducendo in laboratorio il segnale da
indagare, poi portando direttamente le coltivazioni di cellule sul posto.
Le cellule vengono coltivate in incubatore in condizioni standard di coltura (T 37° C, U
95%, CO2 al 5%. ) e le colture di controllo sono state coltivate e mantenute schermate nello
stesso incubatore. I campioni di cellule sono state prelevate per le analisi dopo 24, 48 e 72 ore.
Sono stati valutati gli effetti dei campi RF continui e pulsati sul tasso di proliferazione
cellulare mediante il test di vitalità cellulare (MTT) e sono stati analizzati in particolare gli effetti
dei campi RF pulsati al variare del tempo di esposizione, sull’induzione di apoptosi e
sull’attivazione di oncogeni mediante microscopia ottica ed elettronica e mediante l'analisi
Western Blot.
Il mantenimento della vita è dovuto al bilanciamento dell'espressione di geni che regolano
funzioni contrapposte, come per esempio i promotori dell’apoptosi (che eliminano le cellule
irreparabilmente danneggiate) e i geni promotori del segnale di survival, che promuovono la
proliferazione delle cellule. L'emissione di campi elettromagnetici all'interno di ogni cellula può
modificare questo bilanciamento di espressione genica a favore di una o dall'altra funzione,
danneggiando irreparabilmente delle cellule o facendo proliferare anche le cellule parzialmente
danneggiate.
126
Fig. 2. Grafico dell'espressione dei geni pro-survival e pro-apoptotici durante l'esposizione a
campi elettromagnetici. (in ordinata % di espressione dei geni rispetto al controllo )
Nella figura 2 è possibile osservare che, per tempi brevi di esposizione, fino alle sei ore,
vengono attivati i geni (oncogeni P53 e caspasi) che provocano l’apoptosi (linea verde), mentre i
geni responsabili della promozione della sopravvivenza cellulare (oncosoppressori Bcl2, RAS)
aumentano man mano che procede l’esposizione (linea rossa). Questo andamento è piuttosto
preoccupante perché, mentre le cellule danneggiate vengono eliminate immediatamente, quelle
danneggiate ma che riescono comunque a sopravvivere, vengono successivamente spinte a
riprodursi.
Nel caso ci siano tumori preesistenti, le cellule cancerose che ricevono un’esposizione di
lungo periodo, potrebbero ricevere dall'esposizione elettromagnetica una stimolazione a
riprodursi. Già uno studio del ’97 su topi transgenici, predisposti a sviluppare il linfoma (tumore
del sangue), ha dimostrato che, se questi venivano esposti alla radiazione del telefono cellulare
tutti i giorni per un breve periodo di tempo, lo sviluppo del loro tumore si velocizzava ed esso si
sviluppava in circa la metà del tempo rispetto alle cavie non esposte78.
Nei nostri studi sul radar di Potenza Picena, sono state evidenziate differenze
statisticamente significative nei valori di vitalità cellulare, risultando maggiormente citotossica
l’esposizione a RF pulsata rispetto all’esposizione a RF continua; così come si sono evidenziate
differenze significative nei valori di vitalità cellulare relativamente ai tempi di esposizione (24,
48 e 72). In particolare, per tempi brevi di esposizione (fino a 24 ore) il test di vitalità cellulare
MTT ha mostrato una ridotta vitalità cellulare, mentre l’analisi del Western Blot ha mostrato una
maggior espressione del gene della caspasi-3, cioè un’attivazione precoce di apoptosi.
Con un’esposizione per tempi più lunghi di 24 ore i geni che attivano l’apoptosi sono stati
progressivamente meno espressi e abbiamo osservato invece la contemporanea e progressiva
attivazione di oncogeni, come Bcl2, coinvolti nella sopravvivenza e moltiplicazione cellulare.
Anche lo studio morfologico in microscopia ottica ha evidenziato un significativo
78 Repacholi M.H., Basten A., Gebski V., Noonan D., Finnie J., Harris A.W., Lymphomas in E mu-Pim1 transgenic
mice exposed to pulsed 900 MHZ electromagnetic fields., Radiat Res. 1997 May;147(5): 631-40.
127
aumento di cellule apoptotiche nei campioni di cellule esposte a radiofrequenza radar pulsata,
rispetto sia alle cellule di controllo che a quelle esposte a campo continuo come confermato
anche dalle osservazioni condotte in microscopia elettronica.
I nostri studi sulle emissioni radar del Poligono di Quirra hanno evidenziato risultati
analoghi.
Bisogna anche osservare che le alterazioni indotte dal campo elettromagnetico sul
comportamento genetico possono essere trasmesse alle generazioni future. Una pubblicazione di
Magras Xenox sulla sterilità dei topi irradiati alla terza e alla quinta generazione suggerisce che ci
sia una specie di segnale che in qualche modo viene trasmesso alle generazioni future,
probabilmente un segnale epigenetico che non coinvolge l'informazione del DNA.79
Approfondite analisi genetiche relative alle variazioni degli RNA, codificanti e non,
mediante analisi di RNA-seq sui campioni esposti rispetto ai controlli hanno dato la possibilità di
evidenziare variazioni di espressione delle sequenze ripetute LINE-1 e ALU, che rappresentano
fino al 40% del genoma umano, per cui variazioni del loro livello trascrizionale sono indice
dell’alterazione dell’espressione genica complessiva.
In conclusione, i nostri risultati indicano che l’esposizione al segnale radar a RF pulsata,
dopo aver indotto in una prima fase un meccanismo di apoptosi innescato da danni al DNA,
induce nelle cellule sopravvissute un segnale di proliferazione, anche se le cellule sono state
danneggiate dalla precedente esposizione, producendo perciò cellule significativamente aberranti
o possibilmente tumorali.
ESPOSIZIONE IN LABORATORIO A CAMPI ELETTROMAGNETICI DI 46 KHz DI
CELLULE IN COLTURA ANALISI DELLA METILAZIONE DEL DNA
Quale esperimento propedeutico alla coltivazione in campo delle cellule, sono state esposte in
laboratorio cellule Hl-60(Cellule leucemiche promielocitiche umane), in cella TEM, al segnale di
46 KHz generato mediante generatore Philips PM 5132 ad onda sinusoidale con un valore
misurato di 20 V/m per 60 ore . Inoltre quote di cellule di controllo ed esposte al campo sono
state mantenute in coltura per 10 giorni e sottoposte successivamente ad analisi della metilazione
mediante pyrosequencing.
I risultati ottenuti (Fig. 3) mostrano una statisticamente significativa riduzione della metilazione
delle citosine di geni L1. Mentre le cellule che sono state mantenute in coltura per 10 giorni dopo
l’esposizione hanno mostrato la capacità di recuperare la ridotta metilazione causata dalla
esposizione.
In definitiva questo esperimento dimostra la capacità di questa radiofrequenza di modificare la
regolazione genica attraverso il meccanismo di de-metilazione del DNA, il quale produce una
maggiore instabilità genomica nelle cellule ed una progressiva instabilità cromosomica.
Sulla base di questi dati preliminari si è proceduto ad effettuare le esposizioni in campo.
79 Magras and Xenos (1999) reported a decrease in reproductive function in mice exposed to RFR at power
densities of 0.000168 - 0.001053 mW/cm2.
128
Fig. 3 Grafico della percentuale di metilazione del Gene L1 su cellule Hl-60 esposte in
laboratorio ad onda elettromagnetica di 46 KHz per 60 ore
129
RISULTATI PRELIMINARI SULL'ESPERIMENTO DI COLTIVAZIONE DI CELLULE
NEI PRESSI DELL'ANTENNA DI EMISSIONE NRTF 46 KHZ A NISCEMI
Sono state coltivate cellule Hl-60 in terreno RPMI 1340 in fiasche di coltura da 75 cm2,
Le fiasche di controllo sono state accuratamente avvolte con lamina metallica messa a terra per
preservarle dalla esposizione. 12 fiasche esposte al campo elettromagnetico ed altrettante di
controllo sono state poste in incubatore dove la temperatura e la percentuale di CO2 erano
controllate a 37 gradi C ed al 5% rispettivamente, l’umidità relativa era mantenuta a saturazione
(95%) mediante un sistema di gorgogliamento in acqua della CO2 somministrata da una
bombola. 6 fiasche di cellule esposte e 6 di controllo venivano prelevate dopo 60 ore e
processate in un laboratorio attrezzato per colture cellulari. Altrettante venivano prelevate al
termine dell’esperimento .
Dopo aver caratterizzato il campo elettromagnetico presente nell'area, la sperimentazione è stata
condotta in un sito distante circa 800 metri dal centro radiante dell'antenna operante in banda LF
(46 KHz circa). Attraverso il nostro incubatore abbiamo condotto una coltivazione di cellule per
alcuni giorni.
E' stata effettuata la misurazione del campo elettromagnetico durante le esposizioni delle
cellule con l'analizzatore di spettro Narda EHP50, connesso attraverso fibra ottica al dispositivo
Narda PMM 8053, che ha messo in evidenza, in prossimità delle colture, un campo
elettromagnetico con una ampiezza media della componente elettrica di 9±1 V/m, con picchi sino
a 21 V/m alla frequenza di 46 KHz.
La proliferazione delle cellule esposte a tale campo elettromagnetico per 60 ore è
diminuita. L'analisi MTT ha mostrato un aumento della citotossicità cellulare a causa
dell'esposizione. Il Test MTT è un test di vitalità cellulare. Le cellule vengono fatte reagire con un
colorante che viene metabolizzato dai mitocondri solo dalle cellule vive. Le colture assumono
colorazione piu’ marcata quanto meno le cellule sono danneggiate, la lettura della densità ottica
allo spettrofotometro a 550 nm permette di quantificare la colorazione e di valutare la
significatività statistica di danno cellulare rispetto ai controlli.
Per quanto riguarda l'analisi della polimerase chain reaction (qPCR) si è osservata una
diminuzione dell’ espressione dei geni L1, del UHRF1 e DNMT1, come evidente nella Figura 4.
La diminuzione statisticamente significativa dei livelli di espressione di questi parametri sono
segno di una disregolazione dei processi trascrizionali di importanti geni coinvolti nella
regolazione della metilazione del DNA (UHRF1 DNMT1) inoltre l’aumento percentuale dei geni
DNMT3a e DNMT3b (che rappresentano un pacchetto di geni metilati dalle L1) risulta diverso,
come verificato in più occasioni. Da ciò si può inferire che lo stato di metilazione viene alterato
in funzione della variazione della espressione della Dimetiltransferasi, come supportato dalla
letteratura scientifica sull’argomento.
Analisi dello stato di metilazione del DNA mediante pyrosequencing sono attualmente in corso
per valutare lo stato di metilazione delle sequenze endoparassitiche L1, considerate come
surrogato dello stato di metilazione globale del genoma (come è stato fatto per gli esperimenti
condotti in laboratorio). Va inoltre evidenziato che alterazioni dello stato di metilazione del DNA
sono associate ad alterazioni dell’espressione genica ed alla organizzazione strutturale
complessiva del genoma nonchè della conservazione della doppia elica del DNA.
L'analisi di Western Blot ha confermato la diminuita espressione dei relativi geni e della
caspasi, come evidenziato nella Figura 5.
130
Figura 4. Analisi quantitativa PCR, colture cellulari esposte sul campo per circa 60 ore. Sono
evidenziate la diminuzione dei valori di metilazione delle sequenze ripetute L1, UHRF1 e
DNMT1 e l’ aumento di DNMT3b. In blu i controlli normalizzati in rosso la differenza degli
esposti dai controlli le barre sulle colonne indicano la standard deviation dei valori .
131
Figura 5. Analisi Western Blot dell'espressione dei geni DNMT1, UHRF1, Caspasi 3, per colture
cellulari esposte sul campo per circa 60 ore.
Campioni di controllo Bc, F1c, Ac : cellule non esposte.
Campioni esposti: Ee, F1e, Fe : cellule esposte al campo elettromagnetico.
Si evidenzia una diminuzione dell'espressione genica della Caspasi 3, di DNMT1 e UHRF1 nelle
cellule esposte.
132
CONCLUSIONI
I risultati mostrano una tendenza alla alterazione della regolazione genica delle
cellule esposte al campo elettromagnetico di 46 KHz sia in laboratorio sia in campo.
.
Si può stabilire, inoltre, quanto segue:
i risultati mostrano che la differenza tra cellule esposte e cellule di controllo è statisticamente
significativa;
le cellule esposte mostrano una significativa diminuzione della vitalità cellulare osservata
mediante test MTT;
l'analisi qPCR suggerisce che il campo elettromagnetico di 46 KHz abbia prodotto una de
metilazione del DNA con conseguente aumento di percentuale di trascrizioni in RNA che
non avviene nelle cellule di controllo ;
Da ciò si può inferire che lo stato di metilazione complessiva del DNA delle cellule esposte al
campo elettromagnetico di 46 KHz venga alterato in modo significativo.
Questo fatto può tradursi, nel tempo, in una ridotta stabilità cromosomica. In altri termini l’
esposizione cronica a tale campo elettromagnetico può determinare accumulo di instabilità
cromosomica soprattutto a livello centromerico con possibile conseguente aumento delle
aberrazioni cellulari in senso tumorale.
Allo stato attuale delle conoscenze e della sperimentazione effettuata si può affermare che le
gravi alterazioni prodotte sulle cellule in coltura dall'esposizione elettromagnetica a 46 KHz
emessa dall'antenna NRTF possano avvenire anche nelle cellule degli organismi di persone
irradiate cronicamente. Ulteriori indagini sarebbero necessarie per determinare in modo più
approfondito i meccanismi di azione delle emissioni elettromagnetiche in situ.
Appendice - Strumenti di misura impiegati
Analizzatore di spettro Narda EHP-50 C
L'analizzatore è dotato di sensori isotropici tri-assiali, sensibili separatamente alla componente
elettrica e magnetica del campo. La calibrazione avviene attraverso una memoria interna.
Durante le misure l'analizzatore è stato collegato mediante fibra ottica al dispositivo di lettura
Narda PMM 8053
Banda passante
5 Hz - 100 KHz
Intervallo di misurazione
0.01 V/m -100 KV/m sensore di campo elettrico
1 nT - 10 mT
sensore di campo magnetico
Sensibilità
0,01 V/m
1 nT
sensore di campo elettrico
sensore di campo magnetico
133
Errore assoluto di calibrazione
Δa = ± 0.21 db ( ± 2,5%) sensore di campo elettrico
Δa = ± 0.13 db ( ± 1,5%) sensore di campo magnetico
Linearità
Risposta in frequenza
Risposta isotropica
Δl = ± 0.2 db (•±2,3%)
Δf = •± 0.5 db (•±5,9%) per f > 40 Hz
Δi = •± 0.12 db (•±1,4%) sensore di campo magnetico
Δi = •± 0.54 db (•±6,5%) sensore di campo elettrico
± 0.01 db/K (temperature comprese tra +23°C e 50°C)
Risposta in temperatura
Calcolo dell'errore:
L’incertezza combinata Uc , comprensiva di tutti i contributi e con un livello di confidenza pari al
95% (fattore di copertura K=2), può essere calcolata come
½
Uc(db) = 2 · ( (Δa2 + Δl2 + Δf2 + Δi2+ Δt2) /3 )
Considerando temperature di esercizio sino a 35°C (superiori di 12° C a quella di calibrazione di
+23° C) risulta una incertezza dovuta alla temperatura Δt= ± 0.12 db (±1,4%). Si ottiene così una
incertezza combinata pari a :
Uc (db) = ±0,92 db (•±11%) per la componente elettrica
Uc (db) = •±0,67 db (•±8%) per la componente magnetica
134
BIBLIOGRAFIA per Appendice B
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