quando la pallanuoto si giocava a mare

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quando la pallanuoto si giocava a mare
QUANDO LA PALLANUOTO SI GIOCAVA A MARE
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La pallanuoto palermitana vive quest’anno il suo momento di massima
gloria con la TELIMAR, la società del Presidente Sergio Scibilia, che
rappresenta la prima squadra della città a militare nel campionato di
A1.
Tuttavia questa disciplina sportiva ha radici antichissime che, in città
risalgono a quasi ottanta anni fa, e per raccontare la storia della
pallanuoto a Palermo, ed in Sicilia in generale, abbiamo intervistato
Gaetano Sconzo, che tutti conoscono come giornalista sportivo, ma
pochi, sanno che é stato uno dei maggiori promotori della pallanuoto
palermitana, dopo esserne stato anche giocatore ed arbitro.
LE ORIGINI (1928-1937)
In quale periodo è iniziata la pallanuoto a Palermo ?
Fra il 1928 ed il 1929 nei quartieri dell’Acquasanta e di Romagnolo,
che rappresentavano, all’epoca, gli stabilimenti balneari più
frequentati dai cittadini.
Quale fu la prima società ?
La Rari Nantes Igiea, (che ben presto si chiamerà IGEA). Promotore
fu Salvatore Barbaro, a quel tempo presidente della Palermo Calcio.
Chi furono i primi giocatori ?
L’aspetto più sorprendente, e meno noto, che si deve evidenziare è che
i primi giocatori di pallanuoto furono i giocatori di calcio del Palermo,
i quali per mantenersi in forma nel periodo estivo, si dilettavano a
giocare in acqua con il pallone.
Dove si giocava ?
Solitamente gli incontri venivano disputati nello specchio di mare
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antistante lo stabilimento balneare di Mondello-Valdesi (dove si trova
attualmente il ristorante Charleston, per intenderci).
Il campo di gioco fu realizzato, in maniera a dir poco rudimentale,
mentre l’arbitro dirigeva le partite sistemandosi sulla terrazza del
ristorante oppure su una barca.
Per moltissimi anni,
l’attività più impegnativa e faticosa per i
giocatori di pallanuoto era rappresentata dal montaggio del campo di
giuoco. Si impiegavano quasi due ore!!!!
Quando iniziò la pallanuoto nel resto della Sicilia, ?
Anche la sponda orientale della Sicilia muoveva le “prime bracciate”
agli inizi degli anni ‘30.
Nel 1932 venne realizzata a Catania, all’interno del porto, la prima
piscina con materiali di legno.
Anche per la città etnea fu un presidente di calcio a promuovere la
pallanuoto: è Angelo Vasta, fondatore nel 1946, della Catania Calcio,
la società che, nel tempo, venne poi rilevata dallo scomparso Angelo
Massimino.
Angelo Vasta, sottolinea Sconzo, è stato una figura di primissimo
piano della pallanuoto isolana.
Lo possiamo definire, a buon diritto, come il padre fondatore di questo
sport in Sicilia. Un maestro di vita e di sport che sacrificò tutto se
stesso in questa disciplina. Anzi, di più.
Si racconta, infatti, che Vasta spese più della metà delle sue ricchezze
patrimoniali per impegnarle nella organizzazione di attività e
manifestazioni natatorie e di pallanuoto.
Se pensiamo che in quell’epoca non esistevano sponsor nè tantomeno
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contributi da parte degli Enti Locali, ci rendiamo subito conto
che questo sport andava avanti soltanto grazie alla passione ed
all’entusiasmo dei suoi praticanti.
Quando fu disputato il primo campionato di pallanuoto ?
Tra il 21 ed il 22 luglio 1932 andò in scena a Catania il primo
campionato siciliano di nuoto e pallanuoto.
Nel nuoto si affermò la S.S. Catania che precedette la Virtus Catania.
Al terzo posto ed al quarto le due società palermitane U.S. Italia e
Rari Nantes Igea ed al quinto il Dopolavoro Ferroviario di Messina.
Nella pallanuoto parteciparono solo due squadre, e, pertanto, il titolo
venne assegnato in gara unica. Si impose la Igea di Palermo che
sconfisse il Catania con il risultato di 2 a 1.
Arbitro del confronto fu un certo Abate di Messina.
Il “sette” vittorioso in quell’incontro ?
I fratelli Giuseppe e Pietro Corrao, Musumeci, Ciriminna, Di
Martino, Armaforte e Zaami.
Inoltre è doveroso ricordare che Giuseppe Corrao rimane, tuttora,
l’unico siciliano di tutti i tempi che riuscì conquistare il titolo di
campione italiano di nuoto di fondo nell’edizione 1936-37 disputata a
Sferracavallo.
Quando si svolse la prima partita tra una squadra siciliana ed una
“continentale” ?
Nel settembre del 1932 il Catania affrontò la Rari Nantes Florentia
(attualmente in A1).
I Toscani prevalsero per 5 a 1.
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IL DOPOGUERRA (1943-1957)
I tragici e rovinosi eventi della seconda guerra mondiale interruppero,
inevitabilmente, ogni attività sportiva.
Nel 1943, con lo sbarco gli alleati, la guerra finì in Sicilia con due anni
di anticipo sul resto del paese e, conseguentemente, anche la pallanuoto
riprese la sua attività.
Chi fu il fautore della rinascita della pallanuoto in Sicilia ?
Orazio Siino che venne nominato Commissario delle Federazioni
Siciliane degli Sport. Egli organizzò la prima edizione della
“Settimana Siciliana degli sport” una sorte di olimpiade degli sport.
Siino si fece coadiuvare per il nuoto da Teodoro Tipa, già giornalista,
che diventerà, in seguito, presidente regionale della F.I.N.
Le squadre di pallanuoto diventarono presto più numerose. Tra le altre
spiccarono l’U.S. Palermo, la Rari Nantes Igea (che nel 1957 cambiò
denominazione in C.N. Acquasanta, e, successivamente in G.S.
Calidarium), ed il Circolo Canottieri Roggero di Lauria.
Proprio il Lauria, nel 1946, partecipò alla fase di semifinale del
campionato assoluto che venne disputato a Napoli.
Gli atleti palermitani si classificarono all’ultimo posto, tuttavia
dimostrarono notevole attaccamento ai colori sociali sostenendo
personalmente le spese per il viaggio e la permanenza nella città
partenopea.
Quella squadra annoverava tra le sue fila anche il Prof. Salvatore
Matracia, recentemente scomparso, il quale è stato per moltissimi
anni medico sociale della Palermo Calcio oltre che presidente dei
Medici Sportivi Italiani.
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Quale fu il risultato sportivo di maggiore prestigio di quegli anni
?
Nel 1957 la Rari Nantes Igea fu l’unica società della Sicilia
occidentale a partecipare ad un campionato di serie B.
Purtroppo la Igea affogò nei debiti e venne retrocessa.
I dirigenti più rappresentativi di quel periodo ?
Pino Fontana dell’Acquasanta, Totuccio Di Filippo di Romagnolo e
Raimondo Cusimano di Pallavicino.
E quali i giocatori ?
Su tutti i fratelli Umberto ed Ignazio Moncada
Umberto Moncada, in particolare, fu un grande goleador.
Grazie alla sua notevole prestanza fisica, (era alto quasi due metri),
realizzò parecchie reti e, tra l’altro, fu il primo giocatore a compiere
quel gesto tecnico conosciuto nella pallanuoto con il termine di
“beduina” che equivale alla rovesciata nel calcio.
Anche se i paragoni sono sempre difficili, posso tranquillamente
affermare che se Moncada giocasse a pallanuoto oggi, realizzerebbe
senza volere esagerare, almeno dieci goals a partita.
E gli arbitri ?
Per gli arbitri va fatto un discorso a parte.
Innanzitutto ogni incontro era diretto da un solo arbitro, anziché da
due come avviene oggi nei campionati maggiori.
L’arbitro di un tempo doveva soprattutto cercare di non cadere in
acqua. Egli, infatti, era costretto a dirigere l’incontro sul bordo di una
banchina a ridosso del campo di gara o, peggio ancora, su una barca.
Considerata la sua infelice posizione, era inevitabile che la sua
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direzione di gara fosse alquanto difficile,
poichè
gli
era
assolutamente impossibile vedere quasi tutto il campo di gara, per cui
la quasi totalità dei falli sfuggivano al suo controllo.
Diciamo pure che il suo arbitraggio era totalmente affidato all’intuito.
Oggi mi viene da sorridere riflettendo a tutte le critiche che vengono
mosse agli arbitri della pallanuoto.
E’ innegabile che i loro compiti sono di gran lunga più agevoli dei
colleghi che dovevano dirigere tra i flutti del mare.
E tutto questo non soltanto perchè gli arbitri odierni godono del
maggiore comfort del campo di gara (piscina contro mare), ma anche
perchè possono arbitrare seguendo in maniera più ravvicinata i
giocatori, senza considerare, inoltre, che sono coadiuvati anche da una
giuria.
Ci può fare qualche nome di quei pionieri ?
Mi ricordo di Paolo Di Maio, Amedeo Rannelli, Pinotto Sasso,
Giuseppe Lo Verso e Giovanni Asaro.
LA RINASCITA (1958-1970)
Cosa accadde nel 1958 ?
Con mia grande sorpresa venni nominato segretario provinciale della
Fin.
Compresi subito che il mio primo obiettivo doveva essere quello di
intraprendere un’attività volta a propagandare la pallanuoto uno
sport a quei tempi poco conosciuto.
Mi resi conto, che non esisteva migliore e più adatto periodo
dell’estate per diffondere questo sport.
Venne iniziato un vero e proprio processo di “reclutamento” dei
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giovani
palermitani,
dapprima nelle scuole e poi negli stabilimenti
balneari della città.
Nel 1960 arrivarono i primi frutti di questo duro lavoro.
In quell’anno divenni presidente provinciale della FIN ed il “grande”
Concetto Lo Bello, mi nominò segretario del Comitato Regionale.
Tesserammo per la pallanuoto addirittura ben 120 atleti che vennero
suddivisi in sette formazioni della Rari Nantes Wikinghi.
Perchè il 1961 è considerato un anno importante per la pallanuoto
palermitana ?
Nel 1961, Palermo raggiunse l’apice della pallanuoto. Ai nastri di
partenza del campionato di serie “C” presero il via addirittura dodici
formazioni corrispondenti ad altrettanti quartieri della città.
Si tratterà di un exploit rimasto ad oggi ineguagliato.
Che cosa ricorda con piacere di quel periodo?
Al di là della comprensibile soddisfazione nel vedere tanti giovani che
si avvicinavano per la prima volta alla pallanuoto, ricordo con gioia i
numerosi spettatori che assistevano alle partite.
La gente, per raggiungere il campo di gara, si muoveva con
imbarcazioni a motore. Delle vere e proprie flotte si dirigevano
dall’Acquasanta a Sferracavallo o fino a Romagnolo per vedere le
partite.
Le possiamo definire delle “trasferte organizzate” in piena regola.
Anche il nuoto comincia ad avere numerosi praticanti ?
Certamente.
Nel 1961, l’Istituto Superiore di Educazione Fisica decise, finalmente,
di inserire il nuoto come materia obbligatoria nei suoi corsi didattici.
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Vennero istituiti dei corsi per il conseguimento della qualifica di
istruttore, dai quali uscirono fuori personaggi come Vincenzo Valenti
e Giovanni Martucci, sucessivamente insegnanti e tecnici di grande
spessore tra la fine degli anni ‘70 e gli anni ‘80.
Inoltre, mi piace ricordare la figura di Pietro Orlando.
Orlando è stato un fanatico studioso della preparazione e dei sistemi di
allenamento nel nuoto.
Egli si recò più volte negli Stati Uniti per imparare la metodologia di
allenamento di una delle nazioni notoriamente più all’avanguardia in
questo sport.
E’ vero che uno dei più grandi pallanuotisti di quel periodo fu un
calciatore?
Verissimo. E’ Ferruccio Santamaria che giocò, oltre che nel Palermo
e nel Catania, anche nel Napoli in serie A.
Santamaria, che proveniva dal basket, eccelse sia nel nuoto che nella
pallanuoto al punto tale da rivaleggiare con un certo Carlo Pedersoli,
olimpionico a Melbourne nel 1956, che qualche anno dopo avremmo
apprezzato al cinema con il nome d’arte di Bud Spencer.
Ricordo anche che il Napoli gli intimò un vero e proprio aut aut: o il
calcio o la pallanuoto!!!
E lui scelse il calcio.
Chi furono i primi giocatori non siciliani di scena a Palermo ?
Il primo in assoluto fu un napoletano: Giulio Pistilli.
Vanno ricordati anche i fratelli Setti di Pavia, Giuseppe e Guglielmo
Marra nonchè Matteo Mancusi, questi ultimi, qualche decennio più
tardi, costituirono un tandem vincente che riuscì a portare la
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Calidarium fino alla A2.
Cosa possiamo dire dell’aspetto tecnico-tattico della pallanuoto di
quel periodo ?
Indubbiamente si praticava un gioco molto più statico di quello
odierno, basato quasi esclusivamente sulla forza fisica. Ma era quasi
inevitabile considerato l’esiguo periodo di allenamento a disposizione
dei giocatori e la durata del campionato circoscritta ai soli mesi estivi.
Ogni partita era suddivisa in due tempi di venti minuti ciascuno e non
erano previste sostituzioni!!
Quando nacque l’idea di costruire una piscina ?
Grazie alla notevole diffusione della pallanuoto negli anni ‘60, inizia
finalmente a farsi largo l’idea di progettare a Palermo una piscina,
allo scopo principale di “allungare” la stagione pallanotistica che, per
ovvie ragioni, rimaneva sempre limitata all’estate.
Tuttavia, come spesso accade a Palermo, tra il dire ed il fare c’è di
mezzo il mare..... è proprio il caso di dirlo.
E’ bene ricordare che già nel 1963 a Siracusa, sotto la spinta ed il
carisma di Concetto Lo Bello venne costruita una “Cittadella dello
sport” che includeva tra i suoi impianti anche una bellissima piscina di
dimensioni olimpiche.
Per la piscina, a Palermo, dovremo aspettare fino al 1973 per vedere
inaugurato l’impianto di viale del Fante.
L’EPOCA MODERNA (1970-1990)
Con la piscina comunale in funzione fu finalmente possibile praticare
la pallanuoto per tutto l’anno, anche d’inverno, mentre si ridusse,
inevitabilmente, l’attività a mare.
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All’inizio
degli
anni
‘70,
la pallanuoto
palermitana
ritrova
nuova linfa grazie alle figure di Ernesto Anzon a Palermo (seguito poi
dal fratello Valerio), nonchè di Vincenzo Trovato.
I maggiori risultati vennero conseguiti dalla Palermo Nuoto dei fratelli
Anzon che raggiunse la serie B.
Proprio agli inizi degli anni ‘80 la scena pallanuotistica siciliana è
dominata dall’Ortigia di Siracusa che militò ininterrottamente per oltre
un decennio nella massima serie, con il determinante contributo del
campione mondiale ed olimpico Sandro Campagna e del compianto
Paolo Caldarella.
A Palermo, invece, fu il periodo d’oro della G.S. Calidarium.
La società presieduta da Matteo Mancusi ed allenata da Guglielmo
Marra raggiunse nel 1985 la serie A2, nella quale militò per tre
stagioni.
In quella formazione si misero in luce i fratelli Maurizio e Davide
Mancusi, Saverio Pizzuto ed Antonio Piccione, che attualmente gioca
con il Catania.
Nel 1992 fu poi la volta del Cus Palermo presieduto da Giampiero
Ventura e sotto la giuda tecnica di Salvo Valenza a raggiungere la serie
A2.
Ventura, sottolinea Sconzo, rappresenta indubbiamente un modello
dirigenziale da ammirare e prendere ad esempio.
Oggi, in qualsiasi sport abbiamo troppi dirigenti improvvisati che
nascono dal nulla e che troppo in fretta spariscono qualche anno
dopo.
Ventura è un dirigente di quelli all’”antica”, tutto passione ed
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entusiasmo, capace più volte di anticipare di tasca propria i soldi
necessari per lo svolgimento dell’attività sportiva.
Il resto è storia abbastanza recente.
La Tempo Libero Mare (Telimar), fondata nel 1979, iniziava subito una
entusiasmante ed irresistibile ascesa che porterà la squadra capitanata
da Marcello Longo in meno di dieci anni (1989/1998), dalla serie C
alla A1. Anche in questo caso guidata da dirigenti saggi e capaci.
In conclusione: quali sono per Gaetano Sconzo i pregi e i difetti
della pallanuoto palermitana che sta per entrare nel terzo
millennio?
L’aspetto più positivo ed incoraggiante, e che fa ben sperare per il
futuro, è proprio il modello organizzativo della Telimar.
La Telimar ha compreso bene che per lo sviluppo e la stessa esistenza
di una società sportiva risulta fondamentale l’aspetto economico.
Grazie ad una solida base finanziaria, è riuscita ad impostare con
tranquillità tutta la sua attività sportiva. Questa base economica le
viene conferita dai contributi che provengono, in primis, dalle quote
dei suoi associati e poi, anche, dalle erogazioni pubbliche.
Finalmente, sottolinea Sconzo, si sta abbandonando quel modo di
improvvisare la pallanuoto che ha fatto nascere in fretta molte società
sportive, ma che altrettanto rapidamente
ne ha
decretato la
scomparsa. Ci si sta dirigendo verso modelli di gestione manageriale
societaria più moderni ed efficienti che consentiranno indubbiamente
di migliorare gli attuali assetti societari e sportivi.
L’aspetto negativo, invece, è la scomparsa quasi totale dell’attività
pallanotistica a mare e la tendenza, da parte delle società, a
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sottovalutare l’importanza
dei vivai giovanili.
Molti dirigenti ancora oggi non riescono a comprendere che questo
sport può trovare maggiore diffusione, e quindi nuovi praticanti,
soltanto se propagandato nella stagione estiva.
Come è avvenuto ai primordi per la sua nascita, ritengo indispensabile
per la pallanuoto palermitana che questa debba essere “reclamizzata”
tra gli stabilimenti balneari della città, senza trascurare le località
limitrofe.
E’ sicuramente il modo più efficace per trovare nuovi praticanti e,
possibilmente, anche qualche campioncino.
Oggi, invece, le società pallanotistiche palermitane, ma non solo,
tendono a sottovalutare l’importanza dei vivai e così i giocatori
“indigeni” crescono con molta lentezza.
La conseguenza inevitabile è la propensione delle società a ricercare i
giocatori al di fuori dell’isola, non sempre con risultati pienamente
soddisfacenti.
La mia non vuole essere una critica, per carità, ma soltanto un
accorato invito alle società palermitane a curare con maggiore
impegno ed attenzione i vivai giovanili che in qualsiasi sport, sarà
retorico ma è la pura verità, rappresentano l’unica possibilità di
sopravvivenza e di sviluppo.
Mauro Basile