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lenewsdienergiambiente
Agenzia di informazione quotidiana su Energia e Ambiente di Enza Plotino. Numero del 6 novembre 2009.
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IN QUESTO NUMERO:
Rifiuti. A Genova, sospesa l'Iva
‡ Certificati verdi. Slitta di un anno la riforma
‡ Navi dei veleni. L'Espresso riapre il caso Cetraro
‡ Clima. In Vietnam, gli esperti dell’ASEM
‡ Inquinamento. A pagarne le conseguenze saranno i lavoratori. L’allarme
della Cgil
‡ Inquinamento. Il lavaggio delle strade abbatte le PM10
‡ Rinnovabili. La Banca Mondiale in aiuto dell’Africa
‡ Trasporto. Dal 2012, i mezzi più inquinanti potrebbero pagare di più
‡ Eolico. In USA, niente Wind Farm. I radar militari non le riconoscono!
‡ Biomasse. A Colleferro il primo impianto italiano
‡ Rifiuti. Le rotte tossiche. Le domande de il Manifesto
‡
Rifiuti. A Genova, sospesa l'Iva
‡
6 novembre 2009 - La svolta sulla Tia, il tributo sui rifiuti che prima si chiamava
Tarsu, arriva da Genova: i consumatori del capoluogo ligure saranno i primi a non
pagare più l'Iva sulla spazzatura e, nel caso il governo deciderà prossimamente per i
rimborsi, saranno i primi a riceverli, in modo automatico e generalizzato. La decisione
è arrivata ieri dal Tavolo di concertazione composto dal Comune di Genova, dalla
Consulta delle Associazione dei Consumatori di Genova, e dal gestore dei rifiuti Amiu.
“Se il governo deciderà di procedere con il rimborso, sarà nostra premura rifondere in
maniera collettiva e automatica quanto pagato dai genovesi di Iva, dall'arrivo della
Tariffa di Igiene Ambientale a oggi – ha assicurato Franco Miceli, assessore al Bilancio
del Comune di Genova. Senza necessità di istanze individuali di rimborso”. Una vera
e propria svolta, per i consumatori, perché per la prima volta viene applicato quanto
deciso dalla Corte Costituzionale a luglio scorso: la Tia è una tassa, non una tariffa,
dunque non rientra nel campo dell'applicazione dell'Iva. La Corte ha stabilito anche la
legittimità dei rimborsi: non solo le bollette non devono più essere maggiorate del
10%, ma i cittadini che hanno pagato, indebitamente, l'Iva, dovranno avere indietro i
loro soldi.
Certificati verdi. Slitta di un anno la riforma
‡
6 novembre 2009 - Slitta di un anno, dal 2011 al 2012, la riforma dei certificati
verdi prevista dalla Legge sviluppo approvata la scorsa estate. Troppe questioni da
chiarire e troppo poco tempo per evitare l'ingestibilità della nuova disciplina che
sposta dai produttori ai venditori di energia l'obbligo di garantire puntualmente le
quote previste di energia prodotta con fonti rinnovabili usufruendo anche dei
certificati verdi. In mancanza di una moratoria, ed eventualmente di ulteriori
modifiche e aggiustamenti, si sarebbe corso il pericolo, avevano sottolineato gli
analisti sulla scorta dell'allarme lanciato dagli operatori ma anche dal ministero dello
Sviluppo, di sovrapporre i due regimi, il vecchio e il nuovo, creando nei fatti una
doppia imposizione. Molti dei contratti sulle partite di elettricità riferite al 2010-2011
erano infatti già stati finalizzati sulla base della disciplina in vigore. La proroga è
giunta con l'approvazione al Senato di un emendamento al ddl sugli obblighi
comunitari proposto da Francesco Casoli (Pdl), già protagonista di una serie di
tentativi in questa direzione. Nei giorni scorsi un emendamento analogo era stato
presentato sempre da Casoli in commissione Affari costituzionali, che però lo aveva
dichiarato improponibile per estraneità della materia. Casoli lo ha dunque riformulato
proponendolo all'Aula, che lo ha approvato.
Navi dei veleni. L'Espresso riapre il caso Cetraro
‡
6 novembre 2009 - Quella in fondo al mare di Cetraro, scoperta la scorsa settimana
e risultata, secondo il ministero dell'Ambiente, una nave passeggeri (la Catania)
affondata nel 1917 e non la tanto temuta "nave dei veleni", potrebbe rivelarsi invece
la "nave delle bugie". L'Espresso, oggi in edicola, pubblica un articolo di Riccardo
Bocca, nel quale viene riportata la trascrizione della testimonianza audio del pilota
del Rov - Remotely Operated Vehicle, il congegno meccanico dotato di telecamera
per l'esplorazione dell'ambiente sottomarino - che il 12 settembre scorso scese a 470
metri per verificare se nelle stive di quello scafo c'erano o no dei bidoni sospetti. Il
pilota parla di due stive pienissime di bidoni, tanto piene da non permettere
l'ingresso neanche ai pesci. E questo non coincide affatto con quanto affermato dal
ministero dell'Ambiente, che ha sempre detto che le stive della Catania erano vuote.
Lo stesso pilota parla poi di uno scafo con una fiancata alta 6-7 metri e con una parte
dello scafo interrato, mentre la Catania non era alta più di 5,5 metri. E ancora: le
coordinate del punto in cui il primo Rov scese in cerca dei presunti veleni il 12
settembre scorso, sono diverse da quelle in cui è sceso il secondo Rov, sulla verticale
della Catania. C'è una differenza di 3 miglia e mezzo, tra la prima nave con le stive
piene e la seconda, con le stive vuote. Dichiarazioni che smentiscono di fatto la
ricostruzione fatta giovedì scorso alla Direzione Nazionale Antimafia, alla presenza del
ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, del Procuratore Piero Grasso, e del
capo della Direzione distrettuale Antimafia di Catanzaro, Vincenzo Lombardo. Il
confronto fra le affermazioni del pilota del Rov con quelle ufficiali del Governo e dei
magistrati, pone diversi interrogativi. Ma uno, prima di tutti: i filmati e le immagini
portate a testimonianza dalle pubbliche autorità giovedì scorso alla Direzione
Nazionale Antimafia si riferiscono ad una nave che non è quella che si sarebbe dovuta
cercare?
Clima. In Vietnam, gli esperti dell’ASEM
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6 novembre 2009 - Duecento esperti, partecipanti ad un workshop in occasione del
vertice ASEM, che riunisce i rappresentanti di paesi dell'Unione europea, Sud-Est
asiatico, Cina, Giappone, Corea del Sud, India , Mongolia e Pakistan, hanno lanciato
un allarme: le conseguenze nefaste del cambiamento climatico potrebbero causare
anche nuove malattie soprattutto a carico dell’apparato gastro-intestinale e
respiratorio, per questo il sistema sanitario deve essere pronto a gestire situazioni di
criticità. Per affrontare al meglio la crisi ambientale in atto, hanno spiegato gli
esperti, va stabilito un piano di gestione delle risorse atto a prevenire anche le
conseguenze indirette generate dal climate change. Il rapporto presentato dal
governo del Vietnam disegna uno scenario preoccupante: nel 2021 le temperature
dello stato asiatico saranno aumentate di 2,3 gradi e i livelli del mare di circa 75
centimetri causando danni alle coste e alle popolazioni, costrette a trovare rifugio
nelle zone più interne del paese.
Inquinamento. A pagarne le conseguenze saranno i lavoratori. L’allarme
della Cgil
‡
6 novembre 2009 - Serve un ''piano sociale e ambientale per uscire dalla crisi''
attraverso ''un modello di sviluppo sostenibile'' perché chi pagherà le conseguenze
dell' inquinamento saranno i lavoratori. Questo è quanto emerge da un seminario
organizzato dalla Cgil, a un mese dalla Conferenza delle Nazioni Unite sui
cambiamenti climatici a Copenaghen. Secondo la segretaria generale della Cgil Paola
Agnello Modica ''i primi a pagare le conseguenze degli inquinamenti e
dell'impostazione neoliberista delle relazioni sono i lavoratori poiché ''c'è chi vuole
uscire dalla crisi tentando la strada della competizione sui costi ed investendo nella
rendita e non nella produzione e nella ricerca e innovazione. Ma – come ha
evidenziato Agnello Modica - la strada da percorrere è quella dello sviluppo
sostenibile sul piano sociale e ambientale, e dell’occupazione di qualità . Per farlo
servono misure come ammortizzatori sociali e percorsi di formazione.
Inquinamento. Il lavaggio delle strade abbatte le PM10
‡
6 novembre 2009 - Non è solo una questione di decoro urbano la pratica di lavare
le strade, quanto invece potrebbe essere un’attenzione importante per l’igiene e
salute pubblica. Ciò da quando si è visto che le polveri sottili, le PM10, non sono solo
nocive quando emesse dagli autoveicoli, soprattutto se alimentati a gasolio, ma
quando si depositano sul fondo stradale. Ci sarebbe un accurato studio scientifico di
alcuni ricercatori spagnoli che dimostrerebbe come sia possibile ridurre l’impatto
ambientale di tali polveri evitando la loro dispersione attraverso la pulizia delle
strade, soprattutto con le nuove tecniche di cui dispongono le spazzatrici e pulitrici
stradali effettuate con spazzole rotanti e acqua più o meno trattata, nelle ore
notturne. Questi ricercatori hanno condotto lo studio lungo un’arteria stradale urbana
di Barcellona molto trafficata. Confrontando l’inquinamento prima e dopo le
operazioni di pulizia delle strade si è constatato che nella giornata e nella mattina
susseguente alla pulizia, la concentrazione delle polveri sottili si è abbassata di quasi
il 10%; un esempio da imitare dunque.
Rinnovabili. La Banca Mondiale in aiuto dell’Africa
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6 novembre 2009 - Sei paesi, Mozambico, Niger, Zambia, Sud Africa, Marocco ed
Egitto, si apprestano a ricevere 1,1 miliardi di dollari in nuovi finanziamenti destinati
a “misure per il clima”, dalla Banca Mondiale. Questo si tradurrà concretamente nella
realizzazione di sistemi solari termici e impianti eolici, piuttosto che nella
pianificazione di nuove politiche di sviluppo. “Il sostegno all’Africa è arrivato in un
momento critico. Il cambiamento climatico ha le potenzialità per mandar indietro
l’orologio su i vantaggi di sviluppo conquistati a fatica in tutto il continente - ha detto
Katherine Sierra, Vice President della sezione Sviluppo Sostenibile presso la Banca
mondiale. Il finanziamento ci sta insegnando come lavorare insieme con i governi, la
società civile e il settore privato per rendere davvero gli investimenti una realtà. Ogni
dollaro dei Fondi Climatici finora ha fruttato altri dieci dollari in investimenti pubblici e
privati”. Il Sud Africa riceverà 500 milioni dollari dal Clean Technology Fund (CFT) per
sostenere il suo obiettivo di produrre il 4% dell’energia elettrica del Paese attraverso
le rinnovabili entro il 2013, migliorare l’efficienza energetica del 12% entro il 2015 e
fornire ad un milione di famiglie sistemi solare termici nei prossimi cinque anni. Il
Marocco riceverà 150 milioni dollari dal CTF per contribuire a creare un Fondo di
Sviluppo Energetico cittadino, un meccanismo di finanziamento che funzionerà da
pilastro centrale della strategia governativa per rafforzare la sicurezza energetica e il
perseguimento di una crescita a basse emissioni di carbonio di bassa crescita di
carbonio. La previsione è che si mobilitino così fondi supplementari da destinare al
programma di aumento del potenziale eolico nazionale del 600% e per una riduzione
del 15% dei consumi energetici negli edifici, nell’industria, e nei trasporti entro il
2020. L’ Egitto utilizzerà 300 milioni di dollari, sempre dal CTF, a sostegno in
particolar modo delle politiche di sostenibilità rivolte al settore dei trasporti urbani.
Mozambico, Niger e Zambia riceveranno fino a 70 milioni di dollari in borse di studio
e/o prestiti a tasso molto basso per favorire l’integrazione di resilienza e rischio
climatico nella loro pianificazione di sviluppo.
Trasporto. Dal 2012, i mezzi più inquinanti potrebbero pagare di più
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6 novembre 2009 - Il Consiglio dei Ministri del 28 ottobre 2009 ha approvato lo
schema di decreto legislativo di attuazione della direttiva 2006/38/Ce che prevede
pedaggi in base al potere inquinante dei mezzi. Il provvedimento, ora in attesa dei
pareri parlamentari, stabilisce per i veicoli a motore adibiti o usati esclusivamente per
il trasporto su strada di merci con un peso totale a pieno carico autorizzato superiore
a 3,5 tonnellate, un pagamento dei pedaggi dovuti per il transito sulle infrastrutture,
in base alla categoria “euro” di appartenenza ed all’orario di utilizzo delle strade.
Eolico. In USA, niente Wind Farm. I radar militari non le riconoscono!
‡
6 novembre 2009 - In tutto il mondo uno dei maggiori ostacoli alla diffusione delle Wind Farm,
cioè quelle concentrazioni di grandi generatori eolici in grado di produrre notevoli quantità di
energia, è costituito dalle autorità militari, specie quelle statunitensi, le quali sostengono che la loro
installazione può trarre in inganno i radar facendo apparire allarmi di presenza di velivoli quando di
velivoli, naturalmente, non si tratta. Ci sono due aziende, Vestas e Quinetiq, che stanno provando a
risolvere questo problema. La loro proposta è quella di rendere, agli “occhi” dei radar, le pale dei
generatori, quasi invisibili. Uno studio commissionato lo scorso anno dal Department of Homeland
Security (DHS), ha stabilito che le autorità statunitensi avevano posto il veto allo sviluppo di
diverse Wind Farm da parecchi Gigawatt, sulla sola scorta della preoccupazione dei possibili falsi
allarmi radar. Tra le “vittime” delle palette alzate, l’installazione di 130 turbine a vento alla ditta
Cape Wind, che stava per installarle a Nantucket Sound, Massachusetts. Escluso il ricorso alle
cosiddette vernici stealth, che aggiungerebbero una quantità di peso inaccettabile alle pale, c’è
un’altra soluzione: due strati di fogli assorbi-radar, spiega Technology Review. Fatti di una
particolare schiuma che, opportunamente rinforzata con resine epossidiche può entrare a far parte
integrante del materiale di cui è composta la pala stessa, senza alternarne la struttura e il peso. La
loro funzionalità è stata provata e risulta abbastanza efficace. C’è ora da lavorare anche sull’altro
versante: è molto controverso, infatti, l’intervento che sarebbe corretto (e moderno) apportare
anche alle apparecchiature radar. Diverse di esse, puntualizza la rivista del MIT, sono vetuste e
funzionano ancora in tecnica analogica: su queste è praticamente impossibile intervenire per
applicare qualsiasi sorta di filtraggio. Al contrario, sulle più moderne apparecchiature radar digitali,
molto può essere fatto intervenendo sul software di gestione: è possibile inserire appositi algoritmi
capaci di individuare, partendo da vari fattori come la bassa velocità di rotazione delle eliche, che si
tratta di un generatore eolico e non di un aereo, sopprimendo del tutto ogni falso allarme. La
realizzazione e la messa a punto di tali algoritmi per uno dei maggiori produttori, Raytheon,
dovrebbe essere completata entro il 2011. I costi non sono certo bassi e le cifre esposte dalla
rivista del MIT potrebbero anche impressionare: si parla di decine di milioni di dollari. Ma la riuscita
di una simile impresa, oltre a dare un vantaggio competitivo alle due aziende, avrebbe il non
trascurabile effetto a breve e medio termine di eliminare molte criticità.
Biomasse. A Colleferro il primo impianto italiano
‡
6 novembre 2009 - E' stato inaugurato, presso l’Incubatore BIC Lazio di Colleferro,
il primo impianto a microturbina multi-fuel alimentato da biomasse esistente in Italia,
con l’obiettivo di sviluppare l’efficienza energetica e valorizzare la filiera agroenergetica locale. “Abbiamo finanziato questo impianto – ha dichiarato l’Assessore
all’Ambiente e Cooperazione tra i Popoli della Regione Lazio, Filiberto Zaratti nell’ambito della riqualificazione della Valle del Sacco dopo il problema
dell’inquinamento. Ed è stato scelto il BIC proprio perché potesse essere d’esempio a
tutti gli operatori della zona di come la Green Economy può nascere anche a supporto
dei disastri ambientali. Questo impianto - ha aggiunto l'assessore - è innovativo ed è
frutto di tecnologia italiana che siamo felici di provare assieme al BIC e all’Università
di Tor Vergata perché possa essere il primo esempio di una lunga serie e possa
incentivare la filiera corta delle biomasse. La piccola taglia scelta, infatti, è perfetta
per le PMI italiane e per la taglia media degli appezzamenti agricoli”. Realizzato con il
supporto economico della Regione Lazio, l’impianto servirà ad alimentare l’Incubatore
di Colleferro che funzionerà con energia prodotta da residui di lavorazione.
L’Incubatore, attivo sul territorio dal 1999, ha una superficie di circa 3.000 mq e
dispone di 8 ambienti (da 75 a 140 mq circa) destinati alle imprese, ciascuno dei
quali provvisto di allaccio agli impianti elettrico, telefonico e idrico.
Rifiuti. Le rotte tossiche. Le domande de il Manifesto
‡
6 novembre 2009 – (Il manifesto) Il Manifesto ha iniziato a riprendere la storia delle rotte dei
veleni il 5 settembre 2009, in un reportage sulla discarica di Borgo Montello, in provincia di Latina.
Questa zona a pochi chilometri da Roma, dove secondo alcuni collaboratori di giustizia i casalesi
hanno interrato per anni rifiuti pericolosi, ha una vocazione agricola. È una sorta di giardino dove
vengono coltivati ortaggi, frutta, uva da vino. Pochi mesi fa l'Arpa Lazio (Agenzia regionale per la
protezione ambientale), ha scritto che la falda acquifera è contaminata. Bene, il sospetto era - ed è
- che qui siano finiti una parte di fusti con rifiuti pericolosi trasportati alla fine degli anni '80 da
alcune navi dei veleni. Il ritrovamento di un container sul fondo del mare toscano aggiunge un altro
tassello alla nostra ricostruzione. E, qualora fosse appurato che si tratti di rifiuti tossici, sarebbe la
dimostrazione di quello che stiamo cercando di dimostrare: il «caso» non si ferma al relitto di
Cetraro e quella che stiamo riprendendo non è solo una storia del passato, ma uno scempio che
continua ancora oggi. Il sistema delle rotte tossiche è stato utilizzato da almeno 140 "grandi
marche", ovvero dal gotha del sistema industriale italiano, come abbiamo raccontato e
documentato nei giorni scorsi. E quella stessa rete di connivenze, complicità criminali, dove accanto
a pezzi dello stato vediamo all'opera le peggiori mafie - camorra e 'ndrangheta - si è poi allargata e
specializzata nel corso degli ultimi anni. Ci sono almeno cinque questioni che aspettano una
risposta. Le cronache più recenti parlano di settori dell'Enea alleati con faccendieri come Flavio
Carboni per gestire presunti traffici illeciti di amianto (inchiesta su discarica di Pomezia, 2009);
abbiamo assistito alla gestione di immense discariche nel biutiful cauntri dei casalesi; abbiamo
scritto di come società di grandi dimensioni bruciassero di tutto senza nessun controllo negli
inceneritori. Sono pezzi della stessa storia, che prosegue dagli anni '80, da quando le navi italiane
portavano in giro per il mondo gli scarti delle nostre industrie. Per questo continueremo a parlare
su queste pagine di navi dei veleni. Ci sono domande che da mesi aspettano una risposta dal
governo. Tasselli di un unico disastro ancora avvolti da una fitta rete di reticenze politiche e
istituzionali. Le elenchiamo, sperando che qualcuno un giorno riuscirà a sbrogliare la matassa e a
dare qualche risposta. Eccole. (segue)
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1) Il 5 settembre abbiamo chiesto alla Protezione civile di sapere dove sono stati smaltiti i 10.500
fusti tossici riportati in Italia dalla nave Zanoobia nel maggio del 1988. La protezione civile fino ad
ora non è stata in grado di rispondere. Chiediamo dunque al ministro dell'ambiente: il governo è in
grado di spiegare come e dove sono stati smaltiti i rifiuti tossico-nocivi rientrati in Italia tra il 1988
e il 1989?
2) Il ministro Carlo Giovanardi nel 2004 dichiarò in Parlamento: «Evidenti segnali di allarme si sono
colti in alcune vicende giudiziarie da cui è emersa una chiara sovrapposizione tra queste attività
illegali ed il traffico d'armi. (...) Numerosi elementi indicavano il coinvolgimento nel suddetto
traffico di soggetti istituzionali di governi europei ed extraeuropei». Quali sono questi paesi che
sono stati coinvolti nel traffico internazionale di rifiuti?
3) Il 24 gennaio del 2006 l'allora sostituto procuratore della Repubblica di Paola Francesco Greco
riferì davanti alla commissione bicamerale sui rifiuti che era stato individuato al largo di Cetraro un
relitto della lunghezza di 126 metri circa. Dopo ulteriori informazioni acquisite dal Procuratore di
Paola Bruno Giordano, l'assessore regionale della Calabria Silvio Greco ha scritto il 14 maggio 2009
al ministro dell'ambiente chiedendo un intervento per lo studio del relitto. Perché in questi quasi
quattro anni il Ministero dell'ambiente non ha mai approfondito quanto comunicato dalla Procura di
Paola fin dal gennaio 2006?
4) Nella stessa seduta del gennaio 2006, il pubblico ministero Francesco Greco affermò che non era
riuscito ad ottenere informazioni precise dalle Capitanerie di Porto sui relitti presenti al largo di
Cetraro e che in alcuni casi era stato opposto il segreto militare. Risulta al ministro che esista un
segreto di stato o militare sui relitti presenti sui fondali del mare della Calabria? E' stato mai
apposto il segreto sulla vicenda delle navi dei veleni? E' vero che la Guardia Costiera non fornì le
informazioni chieste dalla Procura di Paola, come sostiene il magistrato Francesco Greco?
5) Nel maggio del 2007 un imprenditore di Fondi (Latina), Massimo Anastasio Di Fazio, poi
arrestato con l'accusa di usura con modalità mafiose, annunciò di aver concluso un accordo con la
Liberia per l'esportazione di rifiuti in Africa per un valore di 170 milioni di euro. Secondo quanto
riportato dal sito dell'emittente locale canale sette, all'accordo avrebbe partecipato anche l'ex
sindaco Luigi Parisella. Oggi riportiamo poi la storia dei container buttati in mare da navi tedesche,
solo quattro mesi fa. Risulta al ministro dell'ambiente che esistono oggi accordi per l'esportazione di
rifiuti pericolosi da parte di aziende italiane verso l'Africa? Quali procedure di controllo dei nostri
mari vengono attuate per bloccare lo scarico di rifiuti da parte di navi mercantili?