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lenewsdienergiambiente Agenzia di informazione quotidiana su Energia e Ambiente di Enza Plotino. Numero del 6 novembre 2009. P.Iva 06318681001, tel.3471541463 [email protected] [email protected] IN QUESTO NUMERO: Rifiuti. A Genova, sospesa l'Iva Certificati verdi. Slitta di un anno la riforma Navi dei veleni. L'Espresso riapre il caso Cetraro Clima. In Vietnam, gli esperti dell’ASEM Inquinamento. A pagarne le conseguenze saranno i lavoratori. L’allarme della Cgil Inquinamento. Il lavaggio delle strade abbatte le PM10 Rinnovabili. La Banca Mondiale in aiuto dell’Africa Trasporto. Dal 2012, i mezzi più inquinanti potrebbero pagare di più Eolico. In USA, niente Wind Farm. I radar militari non le riconoscono! Biomasse. A Colleferro il primo impianto italiano Rifiuti. Le rotte tossiche. Le domande de il Manifesto Rifiuti. A Genova, sospesa l'Iva 6 novembre 2009 - La svolta sulla Tia, il tributo sui rifiuti che prima si chiamava Tarsu, arriva da Genova: i consumatori del capoluogo ligure saranno i primi a non pagare più l'Iva sulla spazzatura e, nel caso il governo deciderà prossimamente per i rimborsi, saranno i primi a riceverli, in modo automatico e generalizzato. La decisione è arrivata ieri dal Tavolo di concertazione composto dal Comune di Genova, dalla Consulta delle Associazione dei Consumatori di Genova, e dal gestore dei rifiuti Amiu. “Se il governo deciderà di procedere con il rimborso, sarà nostra premura rifondere in maniera collettiva e automatica quanto pagato dai genovesi di Iva, dall'arrivo della Tariffa di Igiene Ambientale a oggi – ha assicurato Franco Miceli, assessore al Bilancio del Comune di Genova. Senza necessità di istanze individuali di rimborso”. Una vera e propria svolta, per i consumatori, perché per la prima volta viene applicato quanto deciso dalla Corte Costituzionale a luglio scorso: la Tia è una tassa, non una tariffa, dunque non rientra nel campo dell'applicazione dell'Iva. La Corte ha stabilito anche la legittimità dei rimborsi: non solo le bollette non devono più essere maggiorate del 10%, ma i cittadini che hanno pagato, indebitamente, l'Iva, dovranno avere indietro i loro soldi. Certificati verdi. Slitta di un anno la riforma 6 novembre 2009 - Slitta di un anno, dal 2011 al 2012, la riforma dei certificati verdi prevista dalla Legge sviluppo approvata la scorsa estate. Troppe questioni da chiarire e troppo poco tempo per evitare l'ingestibilità della nuova disciplina che sposta dai produttori ai venditori di energia l'obbligo di garantire puntualmente le quote previste di energia prodotta con fonti rinnovabili usufruendo anche dei certificati verdi. In mancanza di una moratoria, ed eventualmente di ulteriori modifiche e aggiustamenti, si sarebbe corso il pericolo, avevano sottolineato gli analisti sulla scorta dell'allarme lanciato dagli operatori ma anche dal ministero dello Sviluppo, di sovrapporre i due regimi, il vecchio e il nuovo, creando nei fatti una doppia imposizione. Molti dei contratti sulle partite di elettricità riferite al 2010-2011 erano infatti già stati finalizzati sulla base della disciplina in vigore. La proroga è giunta con l'approvazione al Senato di un emendamento al ddl sugli obblighi comunitari proposto da Francesco Casoli (Pdl), già protagonista di una serie di tentativi in questa direzione. Nei giorni scorsi un emendamento analogo era stato presentato sempre da Casoli in commissione Affari costituzionali, che però lo aveva dichiarato improponibile per estraneità della materia. Casoli lo ha dunque riformulato proponendolo all'Aula, che lo ha approvato. Navi dei veleni. L'Espresso riapre il caso Cetraro 6 novembre 2009 - Quella in fondo al mare di Cetraro, scoperta la scorsa settimana e risultata, secondo il ministero dell'Ambiente, una nave passeggeri (la Catania) affondata nel 1917 e non la tanto temuta "nave dei veleni", potrebbe rivelarsi invece la "nave delle bugie". L'Espresso, oggi in edicola, pubblica un articolo di Riccardo Bocca, nel quale viene riportata la trascrizione della testimonianza audio del pilota del Rov - Remotely Operated Vehicle, il congegno meccanico dotato di telecamera per l'esplorazione dell'ambiente sottomarino - che il 12 settembre scorso scese a 470 metri per verificare se nelle stive di quello scafo c'erano o no dei bidoni sospetti. Il pilota parla di due stive pienissime di bidoni, tanto piene da non permettere l'ingresso neanche ai pesci. E questo non coincide affatto con quanto affermato dal ministero dell'Ambiente, che ha sempre detto che le stive della Catania erano vuote. Lo stesso pilota parla poi di uno scafo con una fiancata alta 6-7 metri e con una parte dello scafo interrato, mentre la Catania non era alta più di 5,5 metri. E ancora: le coordinate del punto in cui il primo Rov scese in cerca dei presunti veleni il 12 settembre scorso, sono diverse da quelle in cui è sceso il secondo Rov, sulla verticale della Catania. C'è una differenza di 3 miglia e mezzo, tra la prima nave con le stive piene e la seconda, con le stive vuote. Dichiarazioni che smentiscono di fatto la ricostruzione fatta giovedì scorso alla Direzione Nazionale Antimafia, alla presenza del ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, del Procuratore Piero Grasso, e del capo della Direzione distrettuale Antimafia di Catanzaro, Vincenzo Lombardo. Il confronto fra le affermazioni del pilota del Rov con quelle ufficiali del Governo e dei magistrati, pone diversi interrogativi. Ma uno, prima di tutti: i filmati e le immagini portate a testimonianza dalle pubbliche autorità giovedì scorso alla Direzione Nazionale Antimafia si riferiscono ad una nave che non è quella che si sarebbe dovuta cercare? Clima. In Vietnam, gli esperti dell’ASEM 6 novembre 2009 - Duecento esperti, partecipanti ad un workshop in occasione del vertice ASEM, che riunisce i rappresentanti di paesi dell'Unione europea, Sud-Est asiatico, Cina, Giappone, Corea del Sud, India , Mongolia e Pakistan, hanno lanciato un allarme: le conseguenze nefaste del cambiamento climatico potrebbero causare anche nuove malattie soprattutto a carico dell’apparato gastro-intestinale e respiratorio, per questo il sistema sanitario deve essere pronto a gestire situazioni di criticità. Per affrontare al meglio la crisi ambientale in atto, hanno spiegato gli esperti, va stabilito un piano di gestione delle risorse atto a prevenire anche le conseguenze indirette generate dal climate change. Il rapporto presentato dal governo del Vietnam disegna uno scenario preoccupante: nel 2021 le temperature dello stato asiatico saranno aumentate di 2,3 gradi e i livelli del mare di circa 75 centimetri causando danni alle coste e alle popolazioni, costrette a trovare rifugio nelle zone più interne del paese. Inquinamento. A pagarne le conseguenze saranno i lavoratori. L’allarme della Cgil 6 novembre 2009 - Serve un ''piano sociale e ambientale per uscire dalla crisi'' attraverso ''un modello di sviluppo sostenibile'' perché chi pagherà le conseguenze dell' inquinamento saranno i lavoratori. Questo è quanto emerge da un seminario organizzato dalla Cgil, a un mese dalla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici a Copenaghen. Secondo la segretaria generale della Cgil Paola Agnello Modica ''i primi a pagare le conseguenze degli inquinamenti e dell'impostazione neoliberista delle relazioni sono i lavoratori poiché ''c'è chi vuole uscire dalla crisi tentando la strada della competizione sui costi ed investendo nella rendita e non nella produzione e nella ricerca e innovazione. Ma – come ha evidenziato Agnello Modica - la strada da percorrere è quella dello sviluppo sostenibile sul piano sociale e ambientale, e dell’occupazione di qualità . Per farlo servono misure come ammortizzatori sociali e percorsi di formazione. Inquinamento. Il lavaggio delle strade abbatte le PM10 6 novembre 2009 - Non è solo una questione di decoro urbano la pratica di lavare le strade, quanto invece potrebbe essere un’attenzione importante per l’igiene e salute pubblica. Ciò da quando si è visto che le polveri sottili, le PM10, non sono solo nocive quando emesse dagli autoveicoli, soprattutto se alimentati a gasolio, ma quando si depositano sul fondo stradale. Ci sarebbe un accurato studio scientifico di alcuni ricercatori spagnoli che dimostrerebbe come sia possibile ridurre l’impatto ambientale di tali polveri evitando la loro dispersione attraverso la pulizia delle strade, soprattutto con le nuove tecniche di cui dispongono le spazzatrici e pulitrici stradali effettuate con spazzole rotanti e acqua più o meno trattata, nelle ore notturne. Questi ricercatori hanno condotto lo studio lungo un’arteria stradale urbana di Barcellona molto trafficata. Confrontando l’inquinamento prima e dopo le operazioni di pulizia delle strade si è constatato che nella giornata e nella mattina susseguente alla pulizia, la concentrazione delle polveri sottili si è abbassata di quasi il 10%; un esempio da imitare dunque. Rinnovabili. La Banca Mondiale in aiuto dell’Africa 6 novembre 2009 - Sei paesi, Mozambico, Niger, Zambia, Sud Africa, Marocco ed Egitto, si apprestano a ricevere 1,1 miliardi di dollari in nuovi finanziamenti destinati a “misure per il clima”, dalla Banca Mondiale. Questo si tradurrà concretamente nella realizzazione di sistemi solari termici e impianti eolici, piuttosto che nella pianificazione di nuove politiche di sviluppo. “Il sostegno all’Africa è arrivato in un momento critico. Il cambiamento climatico ha le potenzialità per mandar indietro l’orologio su i vantaggi di sviluppo conquistati a fatica in tutto il continente - ha detto Katherine Sierra, Vice President della sezione Sviluppo Sostenibile presso la Banca mondiale. Il finanziamento ci sta insegnando come lavorare insieme con i governi, la società civile e il settore privato per rendere davvero gli investimenti una realtà. Ogni dollaro dei Fondi Climatici finora ha fruttato altri dieci dollari in investimenti pubblici e privati”. Il Sud Africa riceverà 500 milioni dollari dal Clean Technology Fund (CFT) per sostenere il suo obiettivo di produrre il 4% dell’energia elettrica del Paese attraverso le rinnovabili entro il 2013, migliorare l’efficienza energetica del 12% entro il 2015 e fornire ad un milione di famiglie sistemi solare termici nei prossimi cinque anni. Il Marocco riceverà 150 milioni dollari dal CTF per contribuire a creare un Fondo di Sviluppo Energetico cittadino, un meccanismo di finanziamento che funzionerà da pilastro centrale della strategia governativa per rafforzare la sicurezza energetica e il perseguimento di una crescita a basse emissioni di carbonio di bassa crescita di carbonio. La previsione è che si mobilitino così fondi supplementari da destinare al programma di aumento del potenziale eolico nazionale del 600% e per una riduzione del 15% dei consumi energetici negli edifici, nell’industria, e nei trasporti entro il 2020. L’ Egitto utilizzerà 300 milioni di dollari, sempre dal CTF, a sostegno in particolar modo delle politiche di sostenibilità rivolte al settore dei trasporti urbani. Mozambico, Niger e Zambia riceveranno fino a 70 milioni di dollari in borse di studio e/o prestiti a tasso molto basso per favorire l’integrazione di resilienza e rischio climatico nella loro pianificazione di sviluppo. Trasporto. Dal 2012, i mezzi più inquinanti potrebbero pagare di più 6 novembre 2009 - Il Consiglio dei Ministri del 28 ottobre 2009 ha approvato lo schema di decreto legislativo di attuazione della direttiva 2006/38/Ce che prevede pedaggi in base al potere inquinante dei mezzi. Il provvedimento, ora in attesa dei pareri parlamentari, stabilisce per i veicoli a motore adibiti o usati esclusivamente per il trasporto su strada di merci con un peso totale a pieno carico autorizzato superiore a 3,5 tonnellate, un pagamento dei pedaggi dovuti per il transito sulle infrastrutture, in base alla categoria “euro” di appartenenza ed all’orario di utilizzo delle strade. Eolico. In USA, niente Wind Farm. I radar militari non le riconoscono! 6 novembre 2009 - In tutto il mondo uno dei maggiori ostacoli alla diffusione delle Wind Farm, cioè quelle concentrazioni di grandi generatori eolici in grado di produrre notevoli quantità di energia, è costituito dalle autorità militari, specie quelle statunitensi, le quali sostengono che la loro installazione può trarre in inganno i radar facendo apparire allarmi di presenza di velivoli quando di velivoli, naturalmente, non si tratta. Ci sono due aziende, Vestas e Quinetiq, che stanno provando a risolvere questo problema. La loro proposta è quella di rendere, agli “occhi” dei radar, le pale dei generatori, quasi invisibili. Uno studio commissionato lo scorso anno dal Department of Homeland Security (DHS), ha stabilito che le autorità statunitensi avevano posto il veto allo sviluppo di diverse Wind Farm da parecchi Gigawatt, sulla sola scorta della preoccupazione dei possibili falsi allarmi radar. Tra le “vittime” delle palette alzate, l’installazione di 130 turbine a vento alla ditta Cape Wind, che stava per installarle a Nantucket Sound, Massachusetts. Escluso il ricorso alle cosiddette vernici stealth, che aggiungerebbero una quantità di peso inaccettabile alle pale, c’è un’altra soluzione: due strati di fogli assorbi-radar, spiega Technology Review. Fatti di una particolare schiuma che, opportunamente rinforzata con resine epossidiche può entrare a far parte integrante del materiale di cui è composta la pala stessa, senza alternarne la struttura e il peso. La loro funzionalità è stata provata e risulta abbastanza efficace. C’è ora da lavorare anche sull’altro versante: è molto controverso, infatti, l’intervento che sarebbe corretto (e moderno) apportare anche alle apparecchiature radar. Diverse di esse, puntualizza la rivista del MIT, sono vetuste e funzionano ancora in tecnica analogica: su queste è praticamente impossibile intervenire per applicare qualsiasi sorta di filtraggio. Al contrario, sulle più moderne apparecchiature radar digitali, molto può essere fatto intervenendo sul software di gestione: è possibile inserire appositi algoritmi capaci di individuare, partendo da vari fattori come la bassa velocità di rotazione delle eliche, che si tratta di un generatore eolico e non di un aereo, sopprimendo del tutto ogni falso allarme. La realizzazione e la messa a punto di tali algoritmi per uno dei maggiori produttori, Raytheon, dovrebbe essere completata entro il 2011. I costi non sono certo bassi e le cifre esposte dalla rivista del MIT potrebbero anche impressionare: si parla di decine di milioni di dollari. Ma la riuscita di una simile impresa, oltre a dare un vantaggio competitivo alle due aziende, avrebbe il non trascurabile effetto a breve e medio termine di eliminare molte criticità. Biomasse. A Colleferro il primo impianto italiano 6 novembre 2009 - E' stato inaugurato, presso l’Incubatore BIC Lazio di Colleferro, il primo impianto a microturbina multi-fuel alimentato da biomasse esistente in Italia, con l’obiettivo di sviluppare l’efficienza energetica e valorizzare la filiera agroenergetica locale. “Abbiamo finanziato questo impianto – ha dichiarato l’Assessore all’Ambiente e Cooperazione tra i Popoli della Regione Lazio, Filiberto Zaratti nell’ambito della riqualificazione della Valle del Sacco dopo il problema dell’inquinamento. Ed è stato scelto il BIC proprio perché potesse essere d’esempio a tutti gli operatori della zona di come la Green Economy può nascere anche a supporto dei disastri ambientali. Questo impianto - ha aggiunto l'assessore - è innovativo ed è frutto di tecnologia italiana che siamo felici di provare assieme al BIC e all’Università di Tor Vergata perché possa essere il primo esempio di una lunga serie e possa incentivare la filiera corta delle biomasse. La piccola taglia scelta, infatti, è perfetta per le PMI italiane e per la taglia media degli appezzamenti agricoli”. Realizzato con il supporto economico della Regione Lazio, l’impianto servirà ad alimentare l’Incubatore di Colleferro che funzionerà con energia prodotta da residui di lavorazione. L’Incubatore, attivo sul territorio dal 1999, ha una superficie di circa 3.000 mq e dispone di 8 ambienti (da 75 a 140 mq circa) destinati alle imprese, ciascuno dei quali provvisto di allaccio agli impianti elettrico, telefonico e idrico. Rifiuti. Le rotte tossiche. Le domande de il Manifesto 6 novembre 2009 – (Il manifesto) Il Manifesto ha iniziato a riprendere la storia delle rotte dei veleni il 5 settembre 2009, in un reportage sulla discarica di Borgo Montello, in provincia di Latina. Questa zona a pochi chilometri da Roma, dove secondo alcuni collaboratori di giustizia i casalesi hanno interrato per anni rifiuti pericolosi, ha una vocazione agricola. È una sorta di giardino dove vengono coltivati ortaggi, frutta, uva da vino. Pochi mesi fa l'Arpa Lazio (Agenzia regionale per la protezione ambientale), ha scritto che la falda acquifera è contaminata. Bene, il sospetto era - ed è - che qui siano finiti una parte di fusti con rifiuti pericolosi trasportati alla fine degli anni '80 da alcune navi dei veleni. Il ritrovamento di un container sul fondo del mare toscano aggiunge un altro tassello alla nostra ricostruzione. E, qualora fosse appurato che si tratti di rifiuti tossici, sarebbe la dimostrazione di quello che stiamo cercando di dimostrare: il «caso» non si ferma al relitto di Cetraro e quella che stiamo riprendendo non è solo una storia del passato, ma uno scempio che continua ancora oggi. Il sistema delle rotte tossiche è stato utilizzato da almeno 140 "grandi marche", ovvero dal gotha del sistema industriale italiano, come abbiamo raccontato e documentato nei giorni scorsi. E quella stessa rete di connivenze, complicità criminali, dove accanto a pezzi dello stato vediamo all'opera le peggiori mafie - camorra e 'ndrangheta - si è poi allargata e specializzata nel corso degli ultimi anni. Ci sono almeno cinque questioni che aspettano una risposta. Le cronache più recenti parlano di settori dell'Enea alleati con faccendieri come Flavio Carboni per gestire presunti traffici illeciti di amianto (inchiesta su discarica di Pomezia, 2009); abbiamo assistito alla gestione di immense discariche nel biutiful cauntri dei casalesi; abbiamo scritto di come società di grandi dimensioni bruciassero di tutto senza nessun controllo negli inceneritori. Sono pezzi della stessa storia, che prosegue dagli anni '80, da quando le navi italiane portavano in giro per il mondo gli scarti delle nostre industrie. Per questo continueremo a parlare su queste pagine di navi dei veleni. Ci sono domande che da mesi aspettano una risposta dal governo. Tasselli di un unico disastro ancora avvolti da una fitta rete di reticenze politiche e istituzionali. Le elenchiamo, sperando che qualcuno un giorno riuscirà a sbrogliare la matassa e a dare qualche risposta. Eccole. (segue) 1) Il 5 settembre abbiamo chiesto alla Protezione civile di sapere dove sono stati smaltiti i 10.500 fusti tossici riportati in Italia dalla nave Zanoobia nel maggio del 1988. La protezione civile fino ad ora non è stata in grado di rispondere. Chiediamo dunque al ministro dell'ambiente: il governo è in grado di spiegare come e dove sono stati smaltiti i rifiuti tossico-nocivi rientrati in Italia tra il 1988 e il 1989? 2) Il ministro Carlo Giovanardi nel 2004 dichiarò in Parlamento: «Evidenti segnali di allarme si sono colti in alcune vicende giudiziarie da cui è emersa una chiara sovrapposizione tra queste attività illegali ed il traffico d'armi. (...) Numerosi elementi indicavano il coinvolgimento nel suddetto traffico di soggetti istituzionali di governi europei ed extraeuropei». Quali sono questi paesi che sono stati coinvolti nel traffico internazionale di rifiuti? 3) Il 24 gennaio del 2006 l'allora sostituto procuratore della Repubblica di Paola Francesco Greco riferì davanti alla commissione bicamerale sui rifiuti che era stato individuato al largo di Cetraro un relitto della lunghezza di 126 metri circa. Dopo ulteriori informazioni acquisite dal Procuratore di Paola Bruno Giordano, l'assessore regionale della Calabria Silvio Greco ha scritto il 14 maggio 2009 al ministro dell'ambiente chiedendo un intervento per lo studio del relitto. Perché in questi quasi quattro anni il Ministero dell'ambiente non ha mai approfondito quanto comunicato dalla Procura di Paola fin dal gennaio 2006? 4) Nella stessa seduta del gennaio 2006, il pubblico ministero Francesco Greco affermò che non era riuscito ad ottenere informazioni precise dalle Capitanerie di Porto sui relitti presenti al largo di Cetraro e che in alcuni casi era stato opposto il segreto militare. Risulta al ministro che esista un segreto di stato o militare sui relitti presenti sui fondali del mare della Calabria? E' stato mai apposto il segreto sulla vicenda delle navi dei veleni? E' vero che la Guardia Costiera non fornì le informazioni chieste dalla Procura di Paola, come sostiene il magistrato Francesco Greco? 5) Nel maggio del 2007 un imprenditore di Fondi (Latina), Massimo Anastasio Di Fazio, poi arrestato con l'accusa di usura con modalità mafiose, annunciò di aver concluso un accordo con la Liberia per l'esportazione di rifiuti in Africa per un valore di 170 milioni di euro. Secondo quanto riportato dal sito dell'emittente locale canale sette, all'accordo avrebbe partecipato anche l'ex sindaco Luigi Parisella. Oggi riportiamo poi la storia dei container buttati in mare da navi tedesche, solo quattro mesi fa. Risulta al ministro dell'ambiente che esistono oggi accordi per l'esportazione di rifiuti pericolosi da parte di aziende italiane verso l'Africa? Quali procedure di controllo dei nostri mari vengono attuate per bloccare lo scarico di rifiuti da parte di navi mercantili?