La sala n. 9A - Galleria Ricci Oddi

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La sala n. 9A - Galleria Ricci Oddi
5.19. La sala n. 9B : Bruzzi
Questa sala, nell’allestimento originario era vuota, e risulta dedicata al pittore piacentino Bruzzi a
partire dal 1942 1. Nell’allestimento del 1963
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vi sono esposte ventuno opere dell’artista, di cui
cinque erano già presenti nel primo allestimento ma erano collocate in altre sale: i due dipinti
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Nell’elenco di opere, datato 12 febbraio 1942, che, a causa della guerra, dovranno essere trasferite nel castello di
Torrechiara, si parla di una “Sala Bruzzi” e vi si elencano 5 opere ( quelle inventariate con i numeri 476, 525, 475, 526
e 11). A partire da questa data la sala viene citata in tutti i cataloghi come “Sala Bruzzi”.
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Fornisco qui l’elenco completo delle opere presenti in sala contenuto nel catalogo di Sidoli del 1963:
1) Bruzzi- Veduta di monti- disegno a matita (489)
2) Bruzzi- Testina di mulo (32)
3) Bruzzi- Contadinello- disegno (490)
4) Bruzzi- Mucca morta- disegno a carboncino (478)
Ipotesi di ricostruzione della sala 9B
(I numeri del disegno corrispondono a quelli dell’elenco)
5) Bruzzi- Testa di pecore (566)
6) Bruzzi- Paesaggio- Appennino piacentino (474)
7) Bruzzi- Appennino piacentino (473)
8) Bruzzi- Appennino piacentino (498)
9) Bruzzi- Paesaggio montano e tacchini (479)
10) Bruzzi- Ritratto del pittore Bruzzi- bronzo (544)
11) Bruzzi- Sosta di pecore (526)
12) Bruzzi- Bosco di faggi- Autunno (14)
13) Bruzzi- Pastorella con pecore ritrose (477)
14) Bruzzi- Pecore alla sorgente (11)
15) Bruzzi- Abbeveraggio (476)
16) Bruzzi- Al mercato (475)
17) Bruzzi- Riposo di contadini (525)
18) Bruzzi- Passo difficile (617)
19) Bruzzi- Piante- Boscaglia- disegno a matita (164)
20) Bruzzi- Buoi al lavoro- incisione (654)
21) Bruzzi- Piante- disegno a matita (167)
I numeri tra parentesi tonde si riferiscono ai numeri di inventario per facilitare il riconoscimento delle opere.
“Bosco di faggi” e “Alla sorgente” erano posti nella sala 1, “Testina di mulo” nella sala 2 e i due
disegni a matita “Piante” nella seconda antisaletta ellittica. Le altre opere, in gran parte, entrano in
galleria dal 1934 al 1936 3; inoltre un disegno e due incisioni di Bruzzi risultano ritirate
temporaneamente per ragioni di spazio.
Stefano Bruzzi (1835- 1911) dal 1854 è a Roma e studia dal vero con Alessandro Castelli; dopo due
lunghe permanenze a Bologna (1860- 1862) e a Milano (1862- 1863) torna a Piacenza, ma, già dal
1864, fissa la sua residenza a Firenze, anche se spesso dimora nella casa paterna di Rocolo di
Groppallo in provincia di Piacenza. Dal 1896 al 1908 insegna all’Istituto d’arte Gazzola della sua
città natale.
I suoi quadri sono caratterizzati da una stretta aderenza al vero e, pur vivendo a Firenze, non è
largamente influenzato dai macchiaioli; i suoi studi sono nettamente migliori dei quadri eseguiti in
studio, che risultano un po’ freddi.
Sulla parete lunga, ai lati della porta d’ingresso, sono esposti i cinque disegni e l’incisione, unica
eccezione è la tavola “Testina di mulo”, un piccolo studio dal vero.
Nella porzione angolare della parete troviamo “Testa di pecore”, mentre sulla parete corta sono
esposti quattro paesaggi di medie dimensioni: i primi due “Appennini piacentini” (numeri 473 e
474) rivelano un’affinità di gusti con i macchiaioli conosciuti a Firenze, fatto abbastanza raro nella
produzione di Bruzzi, il terzo “Appennini piacentini” (numero 498) è caratterizzato da una perfetta
aderenza al soggetto e “Paesaggio montano e tacchini” offre un bel contrappunto coloristico giocato
sul verde del paesaggio e sul rosso dei tacchini.
Dopo l’unica scultura della sala, sulla parete lunga di fronte alla porta d’ingresso, sono esposte due
tele di grandi dimensioni inframmezzate da una più piccola. A destra troviamo “Sosta di pecore”,
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“Veduta di monti” e “Contadinello” vengono donati il 2-5-1935 dalla signora Cesarina Caccia vedova Bruzzi e dal
geom. Stefano Bruzzi (Cfr. lettera dl 2-5-1935 in A.G.R.O.); “Mucca morta” viene donato dai figli dell’artista nel 1934
(Cfr. lettera di donazione del 9-12-1934 in A.G.R.O.); “Testa di pecore” viene acquistato nel 1940 presso l’antiquario
Angelo Riva di Piacenza per 600£, proveniva dalla collezione del Maggiore Paolo Capra di Piacenza (Cfr. lettera di
Riva del 10-11-1939 e del 3-1-1940 e delibera consigliare del 13-1-1940 in A.G.R.O.); i due “Appennino piacentino”
(numeri 473 e 474) vengono donati dai figli dell’artista nel 1934 (Cfr. lettera di donazione del 9-12-1934 e del
Presidente del Consiglio d’Amministrazione del 9-12-1934 e 15-12-1934 in A.G.R.O.); “Paesaggio montano” viene
donato dal Comune di Piacenza nel 1935; “Paesaggio montano e tacchini” viene donato dai figli dell’artista nel 1934;
“Sosta di pecore” e “Riposo di contadini” vengono donati il 14-5-1936 dalla Cassa di Risparmio di Piacenza (Cfr.
lettera della Cassa del 14-5, 28-5-1936 e del Podestà di Piacenza del 15-5-1936 in A.G.R.O.); “Abbeveraggio” e
“Pastorella con pecore ritrose” vengono donati il 27-9-1934 dalla Direzione del Banco di Roma al Comune di Piacenza
per la Ricci Oddi, erano passati in proprietà del Banco di Roma dopo il fallimento della Banca Popolare Piacentina (Cfr.
lettere del Direttore del Banco di Roma del 27-9, 28-9, 29-9-1934 in A.G.R.O.); “Passo difficile” viene acquistato nel
1949 dagli eredi del geom. Maffi (Cfr. delibera consigliare del 1-4-1949 in A.G.R.O.).
basata su una stretta aderenza al vero lontana sia dai rimandi letterari di moda in quel periodo (basti
ricordare le opere di Tito, Laurenti o De Carolis) sia da un crudo realismo; al centro “Bosco di
faggi” giocato sui toni caldi del rosso e del marrone e, a sinistra, “Pastorella con pecore ritrose”.
Nella porzione angolare della parete è collocata la grande tela “Pecore alla sorgente”, caratterizzata
da un soggetto piacevole ma da una resa un po’ superficiale 4.
Anche l’ultima parete corta è costruita con due grandi tele ai lati, “Abbeveraggio” e “Riposo di
contadini”, e una più piccola al centro, “Al mercato”, un’interpretazione del costume locale.
L’allestimento di questa sala rimane fedele ai criteri di sobria eleganza e simmetria, attenti alle
dimensioni delle opere e al loro effetto d’insieme, costanti in tutta la galleria.
Nell’allestimento del 1973 risulta un’opera aggiunta, “Ragazze che cuciono”, donata il 5 gennaio
del 1973 dagli eredi del Dr. Emilio Nasalli Rocca.
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Lo stesso Giuseppe Ricci Oddi ammetteva : “Nel 1908 Carlo Pennaroli mi propone l’acquisto di un quadro del nostro
pittore Bruzzi, che mi riceve cordialmente nel suo studio. L’opera si intitola- La sorgente, non è delle migliori nella
produzione del coscienzioso artista, ma la migliore che egli allora possedesse nel suo studio, alla scuola di pittura, del
Gazzola.”
Cfr. Diario inedito di Giuseppe Ricci Oddi, a cura di F. Arisi, Piacenza, Galleria Ricci Oddi 1986, p. 51.