On the Road 1

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On the Road 1
• Vi ho beccati, vero? State iniziando dal fondo! Come ai
vecchi tempi. Ma non preoccupatevi, mi fa solo piacere e
anche per questo ho deciso di darvi doppia razione (ci
tengo talmente tanto che ho deciso perfino di mantenere lo
stesso carattere tipografico). Ma veniamo subito a noi.
• Innanzitutto cominciamo con un po’ di aggiornamenti (g)astronomici bordolesi (peccato che quando mi leggerete sarete già rientrati dal Vinexpo!). Prima tappa:
L’Instant Quai, locale stretto e lungo che si affaccia sulle
Quai tra il Grand Theatre e l’Esplanade de Quinconces
(zona che con i tram e l’erbetta verde è diventata anche
carina). Carta dei vini da dimenticare (anche per i prezzi...
da qui quella “g” tra parentesi messa poche righe sopra),
ma cucina in compenso grintosa e non paludata come in
tanti altri bistrot bordolesi. Servizio anche più cortese dei
primi ricordi. Decisamente più bordolese è invece il Café
Gourmand (l’arredo ha pure qualche tocco dark tipo i ceri
rossi da cimitero accesi sul tavolo... lo giuro!). Indirizzo:
rue Buffon, e dunque in centro che più centro non si può.
Piatti sostanziosi e del territorio, con alcuni alti (le uova
“Louis Oliver”, se non avete problemi di colesterolo) e
altrettanti bassi (la macaronade fatta con le penne è da evitare... specie se avete avuto già modo di sperimentare... e di
digerire quella de La Tupina!). Carta dei vini tanto per cambiare anonima (nei bistrot bordolesi non è una novità),
dove in compenso potete trovare (non so dirvi perché) il
Madiran Torus 2001 di Montus a 18 euro, e vi assicuro che
è una vera goduria. Tra i classici, un punto fermo resta
sempre il Bistrot du Sommelier, meta ormai abituale per
molti italiani di passaggio a Bordeaux. La steak tartare
resta insuperabile e la carta dei vini offre per fortuna qualche spunto in più rispetto agli altri locali (e anche rispetto
al recente passato, dove avevo registrato, diciamo così, una
certa sonnolenza). Se avrete la fortuna di trovarne ancora,
il mio consiglio va diretto sul Pauillac 1996 di Latour a 36
euro, che è davvero un bel bere. Peccato soltanto che la
simpatia continui a non essere contemplata, nemmeno
come supplemento sul menu.
• Per la colazione vi segnalo invece La Table du Pain in
Place du Parlement, a pochi passi da rue Sainte-Catherine.
Non c’è da fare i salti mortali, ma l’ambiente, specie in primavera, è davvero gradevole e ti senti proprio in vacanza.
• Sempre in tema di cibo, passiamo ora in Italia per una
brevissima ma intensa segnalazione dedicata alla Trattoria
del Gallo di Vigano Certosino (Vigano non è il titolare, ma
la località. Il titolare è Paolo Reina, persona splendida
prima ancora che bravo cuoco). Cucina senza tanti fronzoli ma molto efficace e concreta. Cantina di tutto rispetto e
prezzi più che ragionevoli (se poi teniamo conto che siamo
alle porte di Milano potremmo quasi definirli ridicoli).
• Sempre in Italia, il premio come migliore carne cruda
battuta al coltello degli ultimi sei mesi va al Dulcis Vitis di
Alba, un piccolo e accogliente locale situato in una via un
po’ defilata del centro. Se vedete tutto buio, nonostante il
cartello vi assicuri che si tratta di giorno di apertura, non
andate via come ha fatto l’ultima volta il sottoscritto, ma
seguite il consiglio del biglietto che c’è sulla porta: suonate! Dovrebbe illuminarsi tutto come per incanto. O almeno
così mi hanno assicurato i frequentatori più assidui.
• Tornando nel Médoc, e finalmente arriviamo al vino,
ecco un piccolo esempio di cavillosità bordolese, nella fattispecie Château Latour. Arrivo al cancello in macchina,
esce l’omino e mi domanda: lei è? Alessandro Masnaghetti,
rispondo. Dietro di lei (nel frattempo è arrivata un’altra
macchina)? Non ho la minima idea, rispondo. D’accordo,
abbasso i dissuasori e, una volta passati, prosegua fino in
fondo e parcheggi all'altezza della quinta porta da sinistra,
ma prima delle altre due macchine parcheggiate. E non
azzardatevi a fare diversamente, perché sono convinto che
all’uscita ve lo farebbero subito notare (dico io).
• -us. La vena latino/ecclesiastica dei produttori bordolesi non sembra volersi esaurire. Dopo Angelus e Petrus,
veri e propri capostipiti, è stata infatti la volta di Sanctus,
poi di Karolus e quest’anno di Romolus. Adesso addirittura si vocifera che alla lista potrebbe anche aggiungersi un
certo Remus, sebbene alcuni diano per molto probabile
anche Spartacus se non addirittura Parkerius (la solita captatio...). Le scommesse sono aperte. In palio un abbonamento a Enogea. Ave!
• A proposito di aria grama. Che pure a Bordeaux non
siano proprio sereni, nonostante la tranquillità di facciata,
si capisce anche dal filone dei vini entry level inaugurato di
recente da alcuni château di gran fama (ma non riconducibili immediatamente a loro, vedi per esempio Léoville Las
Cases e Ducru Beaucaillou. Vini ben fatti, di pronta beva,
a prezzi un tempo impensabili e proposti addirittura nelle
degustazioni en primeur. Così va il mondo.
• Nei periodi di crisi, se non ci si mette un po’ di fantasia è ancora più dura. Ecco allora una proposta che arriva
da Edmondo Segre de La Meridiana di Garlenda. Visto che
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la sua cantina è superfornita di ottime bottiglie e di ottime
annate e visto che i clienti del suo ristorante sono quasi
sempre clienti del suo albergo, ha deciso di inaugurare una
bacheca dove i clienti possono segnare le bottiglie che
avrebbero piacere di assaggiare. Se altri clienti dovessero
avere lo stesso desiderio, la bottiglia e il relativo costo verrano equamente divisi tra le persone che ne hanno fatto
richiesta. Chiaro, non tutti i ristoranti lo possono fare, ma
intanto ci si prova.
• Della serie “forse non tutti sanno che”. Citazione dalla
retroetichetta del Gladius 2002 di Adolfo Spada: <<...frutto della sapiente mistura di uve di vitigni autoctoni aglianico e piedirosso...>>. Citazione, per conoscenza, anche dal
Devoto – Oli: <<mistura (arc. o pop. tosc. mestura). s.f. 1.
Mescolanza, per lo più sgradevole o sospetta, di sostanze
di diversa natura o provenienza: il suo vino è un’orribile m.
>>. Viene da chiedersi: ignoranza o cristallina onestà?
Assaggiando il vino propenderei più per la prima soluzione, ma visto anche il nome - certo meglio di Italicus, ma pur
sempre ispiratore di momenti non proprio limpidi della
nostra storia - un filo in più di attenzione non avrebbe guastato...
• Storie di vita vissuta 1. Si entra in cantina (mi sono
fatto occhio e croce 800 chilometri per arrivarci). Il produttore, già opportunamente preavvisato delle mie necessità,
mi chiede: <<Allora, dimmi un po’ cosa vuoi fare>>.
<<Come ti ho detto, vorrei assaggiare le annate ancora in
legno, così, tanto per avere un’idea di come è andata>>.
<<Ah no, non è possibile! Se me lo avessi detto (e glielo
avevo detto), ti avrei risposto subito di no, il mio enologo
non vuole. E poi, per avere un’idea corretta delle annate
dovresti assaggiare tutte le barrique o almeno tutti i lotti.>>
<<Non c’è problema>> rispondo <<sono venuto qui per
questo>>. <<Sì, d’accordo, ma anche se volessi non sarebbe possibile. Non so usare “la mariuola” (ovvero il ladro o
alzavino, per quelli del nord) e anche se la sapessi usare mi
si scolmerebbero tutte le barrique (?!). E se anche decidessi
di scolmare le barrique, la mariuola non è in questa cantina (dove ci sono le barrique e dove ovviamente serve,
aggiungo io), ma bensì in quella accanto e io non ho le chiavi. Se mi avessi avvisato (e lo avevo fatto, ripeto) avrei chiamato un’altra persona al posto di questa che ci ha aperto
ora, perché le porte sono antiche e abbiamo un paio di chiavi soltanto. Se vuoi, in compenso, ti posso dare le bottiglie
della prossima annata che uscirà e che ho spillato un mese
fa dalla vasca per il Vinitaly. Quello lo posso fare>>. Roba
forte, vero?
• Storie di vita vissuta 2. Si arriva in azienda. Nel cortile c’è una macchina con una signora tipo Sora Lella in
Bianco, Rosso e Verdone (che si rivelerà poi la madre del
titolare). Si entra in cantina per il solito rituale dell’assaggio. Sul tavolo due caraffe che probabilmente erano state
abbandonate in fretta e furia (sporche) ai tempi delle forche
caudine. Assaggio il 2004 e ho qualche dubbio: << Sicuro
che sia un 2004? A me francamente sembra un 2003>>
<<Mah, mi sembra strano>> risponde il produttore
<<comunque sia, se vuole, possiamo prenderlo direttamente dalla vasca>>. Si riassaggia e il vino è completamente diverso, senza dubbio un 2004. Faccio notare la cosa
con garbo. <<Ehm, sì, in effetti è diverso...ma, però... non
saprei...non so bene come sia successo... sa com’è, i campioni li ho fatti fare al cantiniere... o meglio, a dire il vero,
adesso che ci penso li ho fatti fare a mia madre...>>. Alla
Sora Lella, tanto per intenderci (con il più profondo e
incondizionato rispetto per la Sora Lella, quella vera... e
anche per quella falsa, che in fondo non ce ne può nulla).
• E visto che siamo in chiusura, proviamo a cambiare
piano piano argomento. Per prima cosa Sideways. Lo so,
sono in ritardo, ma devo dirlo: dobbiamo essere proprio
conciati male se per dare prova della nostra esistenza
siamo costretti a dare credito a film come questo. Un compitino scontato e superficiale, che può suscitare un minimo
di interesse solo in chi il vino è abituato a berlo in tetrapack, con una fotografia mediocre e con degli attori discreti o poco più. Se volete divertirvi davvero, far girare le
rotelle e muovere le gambe (per quanto si possa fare in un
cinema) meglio se recuperate Dig!, un film documentario
realizzato da Ondi Timoner sulla storia dei Dandy Warhols
e dei The Brian Jonestown Massacre (dei due, i secondi
sono di gran lunga i più tosti). Il montaggio è talmente frenetico che vi consiglio di guardare il film in ultima fila,
altrimenti avrete bisogno di occhi e cervello e di ricambio.
• Sempre a proposito di cose furbe, è uscito finalmente
End of the Century - almeno in America e nel resto
d’Europa (io l’ho pescato in Francia). Il dvd che tutti i fans
dei Ramones aspettavano da anni (dopo essersi sorbiti una
serie di cosine proprio mediocri, ultimo in ordine di tempo:
Raw). Vivamente consigliato a tutti coloro che ancora pensano che quei puponi dei Green Day siano il massimo della
vita. Gabba, gabba hey!
• E per concludere, ricordatevi che il fumo fa male a voi
e a chi vi sta attorno, ma anche che i nuovi Partagas P2
sono molto molto buoni.