La precessione di Thomas
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La precessione di Thomas
Università Degli Studi Di Genova Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali Dipartimento di Matematica Anno accademico 2008/2009 Tesi di Laurea La precessione di Thomas Candidato: Giovanni Alberti Relatore: Correlatore: Prof. Enrico Massa Prof. Giacomo Caviglia Certe volte mi domando perché sia stato proprio io a elaborare la teoria della relatività. La ragione, a parer mio, è che normalmente un adulto non si ferma mai a riettere sui problemi dello spazio e del tempo. Queste sono cose a cui si pensa da bambini. Io invece cominciai a riettere sullo spazio e sul tempo solo dopo essere diventato adulto. Con la dierenza che studiai il problema più a fondo di quanto possa fare un bambino. (A. Einstein) Ringraziamenti In primo luogo vorrei ringraziare il mio relatore Prof. Enrico Massa per la sua completa disponibilità e il tempo dedicatomi durante questi mesi di preparazione della tesi. La sua costante presenza, i numerosi aiuti, le correzioni ai tanti errori e, soprattutto, la sua grande attenzione al mio apprendimento e al mio interesse hanno reso questo lavoro assai piacevole, utile e graticante. Ringrazio il mio correlatore Prof. Giacomo Caviglia per l'interessamento e l'attenzione che ha posto al mio lavoro. Un ringraziamento sentito va alla Professoressa Ada Aruo la quale, nonostante non abbia partecipato direttamente alla stesura della tesi, ha sempre contribuito alla mia preparazione durante questi tre anni di studi. Grazie ai miei genitori e a mia sorella per il loro sostegno in questi anni e per i primi fondamentali insegnamenti di matematica che non dimenticherò. Grazie a tutti i miei amici, troppi per essere nominati, sempre disponibili per un bagno o una partita a calcetto durante i momenti di pausa e, sorprendentemente, talvolta interessati a sentirmi parlare di spazio e di tempo. In particolare non posso non ricordare i miei coinquilini Filippo, Mauro e Pietro che hanno sempre sopportato i miei studi talvolta intensi. Impossibile elencare tutti i miei amici matematici di ogni anno a cui penso per i consigli sulla tesi e, soprattutto, per le varie chiacchierate al quinto piano, il tempo passato insieme durante la stesura e in questo triennio: grazie veramente per aver AT X) reso così belli questi anni. Grazie ad Alessio, Paolo (la mia guida uciale di L E e Tommaso che hanno preparato la tesi insieme a me e coi quali mi sono confrontato innite volte su qualsiasi problema. In particolare, ringrazio Gessica per essermi stata sempre vicino, per avermi supportato durante lo svolgimento del lavoro, confortato nei diversi momenti in cui mi sono demoralizzato e distratto nei periodi di svago. iii Indice 1 Introduzione 1 2 Preliminari 3 2.1 Spazi ani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 2.2 Il gruppo di Lorentz 4 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 Spaziotempo di Minkowski 3.1 3.2 3.3 3.4 7 Generalità: struttura ane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7 3.1.1 7 Struttura pseudo-euclidea . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sistemi di riferimento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9 3.2.1 Riferimenti inerziali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10 3.2.2 Coordinate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12 Operatori di proiezione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13 3.3.1 Ritardo degli orologi in movimento . . . . . . . . . . . . . . . . 13 3.3.2 Concetti metrici spaziali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14 3.3.3 Contrazione delle lunghezze 3.3.4 L'operatore j 3.3.5 Trasformazioni di Lorentz . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20 3.3.6 Trasformazioni di Lorentz pure: espressione in coordinate . . . . 23 3.3.7 Concetto di non rotazione e trasformazioni pure . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17 Quadrivelocità e quadriaccelerazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 Moto senza rotazione 24 26 29 4.1 Trasporto senza rotazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29 4.2 Trasporto di FermiWalker . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31 4.3 Il moto iperbolico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34 4.4 La precessione di Thomas . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36 4.5 La precessione dello spin . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39 Bibliograa 45 v Capitolo 1 Introduzione L. H. Thomas, sico inglese del XX secolo, nel 1926 pubblicò sulla rivista Nature un articolo dal titolo The motion of the spinning electron in cui metteva in luce un eetto di precessione relativo allo spin dell'elettrone in orbita intorno al nucleo. Scrive Thomas: I found that if you look at the change in the direction of the axis of a rotating electron, there should be a very considerable relativistic eect, in fact, a factor of two. La ragione di questo fenomeno ha in eetti natura relativistica: cerchiamo di capire quale dierenza sostanziale sussiste rispetto alla meccanica classica. Il concetto di non rotazione, e conseguentemente quello di rotazione, si fonda sull'idea di parallelismo. Infatti la rotazione di un corpo è legata al comportamento dei vettori ad esso solidali e, per denizione, un vettore parallelo a v(t). v(t) non ruota se v(t + ∆ t) è In Fisica classica, grazie agli Assiomi di spazio e tempo assoluti, tale denizione appare del tutto naturale e non presenta alcuna dicoltà. La situazione muta profondamente in Relatività Speciale, in quanto la decomposizione dello spaziotempo in spazio + tempo dipende espressamente dal riferimento inerziale in cui si opera. Pertanto, in presenza di moti accelerati, e quindi di riferimenti di quiete istantanea variabili nel tempo, occorre introdurre un nuovo criterio atto a caratterizzare la non rotazione. Come vedremo, tale criterio è fondato su una speciale legge di trasporto dei vettori lungo linee di universo, nota come legge di trasporto di FermiWalker. Come conseguenza di tutto ciò, Thomas e altri sici dell'epoca si trovarono davanti a una sorpresa sperimentale. Secondo il criterio di FermiWalker, infatti, un corpo in moto accelerato e intrinsecamente non ruotante appare in generale dotato di una velocità angolare non nulla nel giudizio di un generico osservatore inerziale. Questo aspetto 1 2 1. Introduzione paradossale, che si aggiunge ai numerosi altri presenti nella teoria di Einstein, prende il nome di precessione di Thomas. L'esposizione di tale fenomeno sarà l'argomento principale di questo lavoro. Nel corso della discussione verranno considerati noti gli argomenti di base della teoria della Relatività Speciale. Alcuni aspetti, particolarmente utili ai ni della discussione successiva saranno ripresi e ampliati nei primi due capitoli. In particolare sarà presentata un'analisi dettagliata della struttura pseudo-euclidea dello spaziotempo di Minkowski. Per giungere ad una comprensione dell'eetto descritto da Thomas, sarà poi presentata una formulazione geometrica delle trasformazioni di Lorentz, basata sull'utilizzo di operatori di proiezione e di riessione spaziotemporale. A illustrazione dell'ecacia del metodo sarà presentata una rilettura dei classici fenomeni di ritardo degli orologi e di contrazione delle lunghezze. Inne, nella terza e ultima parte del lavoro, aronteremo il problema di come caratterizzare intrinsecamente la rotazione dei corpi. Come già detto, lo strumento principale di indagine sarà un particolare algoritmo di trasporto di campi vettoriali lungo linee di universo, noto come il trasporto di FermiWalker. Come prima applicazione del metodo illustreremo il concetto di moto iperbolico. Dopodiché, passeremo allo studio della precessione di Thomas, evidenziandone le caratteristiche cinematiche. Discuteremo inne l'accoppiamento spinorbita per un elettrone mobile in un campo elettrostatico assegnato. L'argomento presenta interesse nello studio del comportamento degli elettroni orbitali sotto l'eetto del campo coulombiano prodotto dal nucleo atomico. Capitolo 2 Preliminari 2.1 Spazi ani Stabiliamo in primo luogo un risultato che permette di introdurre, in opportune ipotesi, una struttura di spazio ane su una varietà dierenziabile. Teorema 2.1.1. o n ∼ = ϕ: M → R k Sia M uno spazio topologico omeomorfo a Rk . Sia H = una famiglia di omeomorsmi. Si supponga che per ogni coppia ϕ1 , ϕ2 ∈ H la trasformazione k k ϕ1 ◦ ϕ−1 2 : R → R sia lineare (eventualmente disomogenea), ossia ∃ A ∈ Gl(R, k) , b ∈ Rk : ∀ x ∈ Rk (ϕ1 ◦ ϕ−1 2 )(x) = Ax + b. Allora M (2.1) possiede una struttura canonica di spazio ane, rispetto alla quale ciascun sistema di coordinate nella classe H è un sistema di coordinate ani. ϕ ∈ H, diciamo che una −1 se f ◦ ϕ : Rk → R è un Dimostrazione. Scelto ad arbitrio un sistema di coordinate f : M → R è polinomiale di grado 1 se e solo polinomio di grado ≤ 1. In virtù della legge di trasformazione (2.1), la denizione non dipende dalla scelta di ϕ, ed è quindi ben posta. L'insieme V delle funzioni polinomiali di grado 1 su M è chiaramente uno spazio vettoriale su R, in quanto per ogni α, β ∈ R, f, g ∈ V risulta funzione (αf + βg) ◦ ϕ−1 = α(f ◦ ϕ−1 ) + β(g ◦ ϕ−1 ). Fissata ϕ ∈ H, per i = 1, . . . , k indichiamo con 3 e(i) ∈ V i polinomi dati dalle 4 2. Preliminari funzioni coordinate stesse, ossia soddisfacenti polinomio costante e(i) (p) = ϕi (p) ∀p ∈ M , V. V? e(0) ∈ V il e(0) (p) ≡ 1. Da quanto detto segue elementarmente che spazio e con e(i) i = 0, . . . , k è una base per lo Quest'ultimo è pertanto uno spazio vettoriale di dimensione k + 1. il corrispondente spazio duale. Proviamo che M può essere identicato con ? un iperpiano ane in V . A tal ne, ad ogni p ∈ M associamo l'applicazione di Sia valutazione vp vp : V → R vp (f ) := f (p) ∀ f ∈ V . denita da è un funzionale lineare su Si verica facilmente che V. 7→ vp determina pertanto un'applicazione ϑ : M → V ? . Sia V ? duale della e(0) , . . . , e(n) precedentemente denita, ossia = δji . p ∈ M , esprimiamo vp in componenti nella forma vp = vp i e(i) . A tale La corrispondenza p (0) e , . . . , e(k) la base di (i) soddisfacente e , e(j) Per ogni proposito osserviamo che, per denizione, risulta vp i = vp , e(i) = Al variare di p = e(i) (p) se i=0 se i = 1, . . . , k ⇒ vp = e (0) k X + e(i) (p) e(i) i=1 otteniamo in tal modo l'identicazione ( Im ϑ ( 1 e(0) + k X i=1 Ciò prova che Im ϑ e(i) (p)e(i) ) ( k X (0) γi e(i) p∈M = e + i=1 costituisce un piano in ) γi ∈ R V? non passante per l'origine, ossia uno (1) (k) spazio ane, modellato sullo spazio vettoriale generato da e , . . . , e . Verichiamo inne che ϑ è iniettiva; ricordando la denizione delle e(i) risulta infatti: p, q ∈ M, p 6= q =⇒ ∃ i = 1, . . . , k : e(i) (p) 6= e(i) (q) =⇒ =⇒ vp (e(i) ) 6= vq (e(i) ) =⇒ vp 6= vq Raccogliendo i risultati concludiamo che c'è biiezione tra assumono il ruolo di coordinate ani di Im 2.2 ϑ, M e Im ϑ, e che le e(i) = ϕi come si voleva. Il gruppo di Lorentz La descrizione delle trasformazioni di Lorentz ha la propria controparte algebrica nella seguente 2.2 Il gruppo di Lorentz Denizione 2.2.1. 5 Si dice gruppo di Lorentz L= L il gruppo denito da: Λ ∈ GL(4) t ΛηΛ = η , ove η = L↑ In particolare, si dice gruppo di Lorentz ortocrono L↑ = Il sottogruppo L↑ I 0 0 −1 il sottogruppo di L denito da: Λ ∈ L Λ44 > 0 contiene la totalità delle matrici che descrivono il cambiamento di coordinate fra sistemi di riferimento inerziali senza inversione del verso di scorrimento del tempo. In ambito macroscopico, esso costituisce la base per lo studio della Relatività Speciale. Ricordiamo inne un importante risultato riguardante il gruppo di Lorentz ortocrono, detto il teorema di decomposizione polare : Teorema 2.2.1. Λ ∈ L↑ esistono un'unica matrice ortogonale R ∈ O(3) C ∈ R3 soddisfacenti la relazione Λ = Ω(R) · ΛC , con Per ogni un unico vettore colonna R 0 Ω(R) = , 0 1 t CC I+ ΛC = 1+γ C Come si può vericare, la matrice t C , γ= √ ed 1 + C tC . γ Ω descrive una rotazione spaziale. La matrice ΛC rappresenta invece la cosiddetta trasformazione di Lorentz pura, che come vedremo, sarà strettamente legata al concetto di non rotazione. Capitolo 3 Spaziotempo di Minkowski 3.1 Sia V4 Generalità: struttura ane lo spazio-tempo inteso come la totalità degli eventi. Ogni osservatore inerziale, riferendo il proprio tri-spazio a coordinate cartesiane ortogonali e scegliendo ad arbitrio l'origine dell'ascissa temporale, instaura una corrispondenza biunivoca senza eccezioni tra eventi e quaterne ordinate di numeri reali. Lo spazio-tempo V4 è quindi una varietà 4 dierenziabile, topologicamente omeomorfa a R , su cui esiste una classe privilegiata di sistemi di coordinate globali, associati ad osservatori inerziali e legati l'un l'altro da trasformazioni lineari disomogenee del tipo x̄i = Λij xj + ai , Ricordiamo che, dette x1 , . . . , x 4 Λ ∈ L , a ∈ R4 (3.1) le coordinate associate ad un riferimento inerziale I, le prime tre rappresentano le coordinate cartesiane nel tri-spazio di 4 quarta è legata alla variabile temporale in I dalla relazione x = ct. I, mentre la Stante la linearità delle trasformazioni, possiamo applicare il Teorema 2.1.1: consente di assegnare a V4 ciò una struttura di spazio ane, modellato su uno spazio vettoriale quadridimensionale V4 . Rispetto a tale struttura le coordinate associate ai riferimenti inerziali nel modo sopra descritto risultano automaticamente coordinate ani. 3.1.1 Struttura pseudo-euclidea Introduciamo adesso una struttura pseudo-euclidea nello spazio modellatore di V4 . A 1 4 tal ne, scelto un riferimento inerziale I , e indicate con x , . . . , x le corrispondenti 7 8 3. Spaziotempo di Minkowski coordinate spaziotemporali, consideriamo una base o ∈ V4 e(1) , . . . , e(4) in V4 e un'origine in modo che sussista la relazione (x − o) = xi (x) e(i) In tale ipotesi, o, e(i) ∀ x ∈ V4 (3.2) sarà detto un riferimento ane associato al riferimento Per ogni coppia di vettori a = ai e(i) , b = bi e(i) ∈ V4 deniamo poi il prodotto scalare g(a, b) := ηij ai bj Nota 3.1.1. Siano coordinate in V4 . I. I, I 0 (3.3) 0 0 due sistemi di riferimento inerziali e o, e(i) , o , e(i) due i 0i riferimenti ani associati rispettivamente ad I e I', e x , x i corrispondenti sistemi di In formule, ciò si traduce nelle relazioni: (x − o0 ) = x0i (x)e0(i) (x − o) = xi (x) e(i) , i 0 Supposto che il legame fra le basi sia espresso dalla relazione e(j) = e(i) B j , cerchii 0i amo di stabilire la legge di trasformazione fra le coordinate x , x . A tale proposito, in0 dicato con x un generico elemento in V4 e posto a = (o−o ), osserviamo che sussistono le relazioni: (x − o) = (x − o0 ) + (o0 − o) = x0i (x) e0(i) − a (x − o) = xj (x) e(j) = B ij xj (x) e0(i) Omettendo l'argomento x e passando in componenti, deduciamo x0i = B i j xj + ai (3.4) Abbiamo così stabilito il legame fra legge di trasformazione dei riferimenti ani e legge di trasformazione delle coordinate. In particolare, anché l'eq. (3.4) rappresenti ↑ una trasformazione di Lorentz occorre e basta richiedere B = Λ ∈ L . Verichiamo adesso che la denizione (3.3) non dipende dalla scelta del riferimento 0 0 inerziale: detto I un secondo riferimento inerziale, e indicata con g la corrispondente metrica per ogni coppia di vettori a, b ∈ V4 sono infatti simultaneamente vere le relazioni a = ai e(i) = a0i e0(i) , b = bi e(i) = b0i e0(i) 3.2 Sistemi di riferimento con e(i) = e0(j) Λji , Λ ∈ L↑ . 9 Pertanto, con riferimento alla denizione (3.3), ricaviamo g 0 (a, b) = ηij a0i b0j = ηij Λip Λjq ap bq = ηpq ap bq = g(a, b) Abbiamo così ottenuto l'indipendenza cercata. Nel seguito, il prodotto scalare (3.3) sarà indicato più brevemente con varietà 3.2 V4 , (a, b). La dotata di tale prodotto scalare, sarà detta lo spazio-tempo di Minkowski. Sistemi di riferimento Finora abbiamo tacitamente confuso l'idea di sistema di riferimento con quella di sistema di coordinate in V4 . In realtà, questa identicazione è inutilmente riduttiva, in quanto un dato osservatore può scegliere le coordinate cartesiane nel proprio tri-spazio e l'origine dei tempi in inniti modi diversi: in quest'ordine di idee, due sistemi di 1 4 1 4 coordinate x , . . . , x , x̄ , . . . , x̄ legati da una trasformazione del tipo ( x̄α = Rαβ xβ + aα (3.5) x̄4 = x4 + a4 (R ∈ O(3)) corrispondono a tutti gli eetti allo stesso osservatore. Cerchiamo di mettere a fuoco questo punto. In linea di principio, nel concetto di sistema di riferimento vorremmo codicare l'idea di una triplice innità di osservatori V3 , ciascuno munito di un proprio orologio ideale. L'evoluzione di ciascun punto ξ ∈ V3 è descritta in V4 da una corrispondente linea di universo. L'evoluzione dell'intero spazio V3 ossia, in senso puntiformi, costituenti lo spazio di riferimento gurato, l'evoluzione del sistema di riferimento è quindi descritta da una famiglia Γ di linee di universo, detta una congruenza, in modo che Reciprocamente, se riguardiamo la congruenza ricostruire lo spazio di riferimento ciò si realizza introducendo in a∼b In tal modo, lo spazio V3 V4 V3 Γ ∀ p ∈ V4 ∃ ! γ ∈ Γ : p ∈ γ. come oggetto primitivo, possiamo come l'insieme delle curve di Γ. Formalmente, la relazione di equivalenza ⇐⇒ ∃ γ ∈ Γ : a, b ∈ Γ viene ad essere identicato con lo spazio quoziente (3.6) V4 / ∼, i cui punti sono infatti, per denizione, le classi di equivalenza rispetto alla relazione (3.6), ossia le linee di Γ. 10 3. Spaziotempo di Minkowski 3.2.1 Riferimenti inerziali Vediamo adesso come caratterizzare i riferimenti inerziali in ambito spaziotemporale. i A tale proposito, riprendendo quanto visto nel Capitolo 2, indichiamo con x un sistema rispetto a V4 associate ad un riferimento inerziale I . Ogni punto in quiete α 4 avrà una linea di universo descritta da x = cost, x = var. Quest'ultima di coordinate ani in I rappresenta evidentemente una retta nello spazio (ane) di riferimento, la congruenza associata a I V4 . Per la denizione stessa è pertanto una famiglia di rette parallele, univocamente determinata da un singolo versore tangente costante, ossia da un versore di tipo tempo, indicato con e(4) , nello spazio modellatore V4 . Per astrazione, d'ora innanzi identicheremo il riferimento col corrispondente versore temporale. In tal modo, subordinatamente alla scelta di una base in V4 , ogni riferimento inerziale risulta individuato da tre parametri reali. A prima vista ciò può sembrare strano: la più generale trasformazione di Lorentz è infatti del tipo x̄i = Λij xj + ai , Essendo L↑ a ∈ R 4 , Λ ∈ L↑ . (3.7) un gruppo a sei parametri, la trasformazione in oggetto dipende da dieci variabili reali e non da tre soli parametri, come sopra suggerito. D'altronde, in virtù del Teorema 2.2.1 si vede facilmente che le informazioni contenute in R e in a corrispondono a operazioni puramente geometriche (rotazioni degli assi, traslazione dell'origine degli assi e/o dei tempi), ossia, in ultima analisi, alla scelta delle coordinate spazio-temporali all'interno dello stesso sistema di riferimento. Il solo contenuto cinematico della trasformazione è quello espresso dalla matrice ΛC , la quale dipende appunto da tre parametri, in pieno accordo con quanto detto. In altri termini, l'identicazione di un generico riferimento inerziale con un versore di tipo tempo in V4 realizza lo scopo di depurare il concetto di sistema di riferimento da ogni sovrastruttura geometrica non necessaria. V3 associato ad un riferimento A tal proposito, riprendiamo la denizione di V3 come quoziente di V4 rispetto Vediamo come descrivere lo spazio di riferimento inerziale. alla relazione di equivalenza (3.6) e osserviamo che, nel caso di riferimento inerziale, essendo la congruenza di riferimento coppia di eventi P, Q ∈ V4 V3 := spazio V3 è una famiglia di rette di versore e(4) , per ogni risulta: P ∼Q Lo Γ quindi uno ⇐⇒ spazio (P − Q) k e(4) ane, modellato ⊥ V4 /e(4) , chiaramente isomorfo al sottospazio di e(4) sullo ⊂ V4 spazio quoziente perpendicolare ad 3.2 Sistemi di riferimento e(4) . 11 Abbiamo pertanto la decomposizione in somma diretta ortogonale V4 = V3 ⊕ L(e(4) ) Di conseguenza ∀X ∈ V4 ∃ ! PΣ (X) ∈ V3 , PΘ (X) ∈ R : X = PΣ (X) + PΘ (X) e(4) L'eq. (3.8) denisce due applicazioni lineari associati al riferimento I, PΣ e PΘ , (3.8) dette operatori di proiezione il cui scopo è quello di determinare le componenti spaziale e temporale di un generico vettore libero in V4 . Dalla (3.8), ricordando la denizione del prodotto scalare in V4 , otteniamo (X, e(4) ) = (PΣ (X), e(4) ) + PΘ (X)(e(4) , e(4) ) = −PΘ (X) da cui anche PΘ (X) = −(X, e(4) ) (3.9a) PΣ (X) = X − PΘ (X)e(4) = X + (X, e(4) ) e(4) (3.9b) Nota 3.2.1. Utilizzando le notazioni precedenti, consideriamo due eventi a, b ∈ V4 4 e indichiamo con x la coordinata temporale associata al riferimento I . Essendo per 4 denizione x = ct, la separazione temporale ∆t tra i due eventi nel giudizio di I è espressa dalla relazione c∆t = ct(b) − ct(a) = x4 (b) − x4 (a) = −((b − a), e(4) ) Per confronto con la (3.9a), quest'ultima può essere posta nella forma c∆t = PΘ (b − a) PΣ (b − a) si identica col occupate da a e b nel tri-spazio Analogamente, il vettore le posizioni spaziali kPΣ (b − a)k (3.10) segmento orientato congiungente associato a I, mentre la norma rappresenta la distanza fra tali posizioni. A tale proposito, cfr. anche la discussione successiva. η : p = p(ξ) la linea di universo rappresentativa dell'evoluzione di un punto materiale in V4 . Vogliamo determinare la velocità v del punto nel riferimento I e, tramite questa, la rappresentazione in termini cinematici del versore tangente a η . Sia ora 12 3. Spaziotempo di Minkowski Innanzi tutto, detto X = dp/dξ η nel punto p(ξ), ricordiamo P (ξ + ∆ξ) − P (ξ) = X∆ξ + . . . il vettore tangente a che, a meno di innitesimi di ordine superiore, risulta Utilizzando quanto sopra detto circa il signicato delle proiezioni spaziale e temporale di un segmento orientato in V4 , dalla denizione stessa di velocità si ha quindi v c = lim ∆ξ→0 X + (X, e(4) )e(4) PΣ (X∆ξ) PΣ (X) X = = =− − e(4) PΘ (X∆ξ) PΘ (X) −(X, e(4) ) (X, e(4) ) o, equivalentemente v X = −(X, e(4) ) + e(4) c Inne, imponendo che (X, e(4) )2 e quindi, essendo X v2 c2 X sia un versore, otteniamo: − 1 = −1 =⇒ Siano temporali. Detta v 1 1 − v 2 /c2 diretto verso il futuro: v X = γ e(4) + c Nota 3.2.2. (X, e(4) )2 = I con γ=p I0 1 due riferimenti inerziali, ed e(4) , 0 la velocità di I rispetto a I , poniamo e (3.11) 1 − v 2 /c2 e0(4) i corrispondenti versori γ = γ(v). Ricordando che, 0 per denizione, e(4) rappresenta il versore tangente alle linee di universo dei punti in 0 quiete rispetto a I , per confronto con l'eq. (3.11) abbiamo l'espressione v e0(4) = γ e(4) + c 3.2.2 Coordinate Ad ogni riferimento inerziale I coordinate pseudo-cartesiane in può essere associato, in inniti modi, un sistema di V4 . La cosa, ben nota, è stata posta a fondamento della presente geometrizzazione. Per completezza, rifacciamo il punto della situazione, alla luce dell'identicazione tra riferimenti inerziali e versori di tipo tempo in A tal ne, detto e(4) ∈ V4 il versore temporale di un riferimento inerziale V4 . I , cominci- amo col completare a base ortonormale scegliendo ad arbitrio tre versori mutuamente ⊥ ortogonali e(1) , e(2) , e(3) in e(4) . Fissata poi ad arbitrio un'origine o ∈ V4 , utilizziamo {o, e(1) , . . . , e(4) } come riferimento ane in V4 . Tale riferimento, adattato al riferimen- 3.3 Operatori di proiezione to I, determina in V4 13 un corrispondente sistema di coordinate ani xi , univocamente denito dalla costruzione (3.2). Ancora una volta, vediamo quindi che l'associazione tra sistemi di riferimento e sistemi di coordinate presenta un ampio margine di discrezionalità, sia nel completamento di e(4) a base pseudo-ortonormale (tre parametri, corrispondenti alla scelta di ⊥ una base ortonormale in e(4) ) sia nella scelta dell'origine o ∈ V4 (quattro parametri). 3.3 Operatori di proiezione Ricordiamo che gli operatori ogni X ∈ V4 PΘ e PΣ relativi ad un riferimento inerziale I una componente temporale e una proiezione spaziale nel giudizio di costruzione tale decomposizione dipende strettamente da di PΘ , PΣ associano ad determina univocamente il versore e(4) , I. I. Per Viceversa, la conoscenza e quindi il riferimento I. Ciò signica, in sostanza, che un riferimento inerziale è completamente caratterizzato dal modo in cui esso scompone la realtà spazio-temporale in una parte spaziale e una temporale. Pertanto, in analogia con quanto già visto in precedenza, il legame tra riferimenti inerziali diversi può essere ecacemente descritto mettendo in relazione i relativi operatori di proiezione. 3.3.1 Ritardo degli orologi in movimento O in moto rettilineo uniforme con velocità v in un rifer0 imento inerziale I di versore temporale e(4) . Indichiamo con e(4) il versore temporale associato al riferimento di quiete istantanea J di O . Detti a e b due eventi appartenenti alla linea di universo di O , vogliamo stabilire il legame tra la separazione temporale ∆t tra gli eventi stessi nel giudizio di I , e la separazione ∆τ nel giudizio di J . Per la (3.10) si ha che Consideriamo un orologio ideale c∆t = PΘ (b − a) Analogamente, indicando con PΘ0 la proiezione temporale nel riferimento c∆τ = PΘ0 (b − a) = − (b − a), e0(4) Essendo J (3.12) il riferimento di quiete istantanea di O, J: l'espressione precedente comporta c∆τ e0(4) = − (b − a) , e0(4) e0(4) = (b − a) (3.13) 14 3. Spaziotempo di Minkowski D'altronde, dalla Nota 3.2.2 otteniamo: v e0(4) = γ e(4) + c ⇒ PΘ (e0(4) ) = γ (3.14) Dalle (3.12), (3.13) e (3.14) risulta inne: c∆t = PΘ (b − a) = c∆τ PΘ (e0(4) ) = γ c ∆τ r v2 =⇒ ∆t = γ∆τ =⇒ ∆τ = 1 − 2 ∆t c Il fenomeno sopra descritto prende il nome di ritardo degli orologi in movimento . 3.3.2 Concetti metrici spaziali 1 4 il corrispondente versore temporale e x , . . . , x un 4 sistema di coordinate in V4 adattate a I ; indichiamo con t = x /c la variabile temporale. Sia I Denizione 3.3.1. I e(4) un riferimento inerziale, all'istante t0 Per ogni t0 ∈ R, deniamo iperpiano di simultaneità relativo ad il luogo di punti It0 = x ∈ V4 x4 (x) = ct0 ⊂ V4 Tramite la Denizione 3.3.1, al variare di t, I determina una partizione di V4 in una famiglia a un parametro di iperpiani paralleli, ossia V4 = [ It t∈R Indicata con it : It → V4 l'inclusione canonica, possiamo dotare ogni iperpiano di ∗ simultaneità It di una metrica ϕt := it (g), denita come pull-back rispetto a it della metrica spaziotemporale. It acquista una struttura di spazio euclideo tridimensionale ⊥ modellato sul sottospazio e(4) ⊆ V4 . In particolare, per ogni coppia di eventi a, b ∈ It , la distanza spaziale tra a e b nel giudizio di I coincide per denizione con la distanza In tal modo, ciascun spaziotemporale tra gli eventi stessi. Posto xα (a) = aα , xα (b) = bα , x4 (a) = x4 (b) = ct, 2 i i j j α α quest'ultima è data da β β kb − ak = ηij (b − a )(b − a ) = δαβ (b − a )(b − a ) = 3 X α=1 (bα − aα )2 3.3 Operatori di proiezione 15 Quanto detto consente di associare una struttura metrica allo spazio di riferimento V3 relativo a I. Detta π : V4 → V3 la proiezione canonica associata alla relazione −1 d'equivalenza (3.6), sappiamo che, per ogni ξ ∈ V3 , l'immagina inversa π (ξ) coincide V4 rappresentativa dell'evoluzione di ξ . L'applicazione πt := π|I : It → V3 è quindi un dieomorsmo tra V3 e It , il cui invert −1 so πt associa ad ogni punto in V3 la corrispondente posizione in It . Di conseguenza, sfruttando la metrica ϕt , possiamo denire la distanza tra due punti ξ, η ∈ V3 come la −1 −1 distanza tra le rispettive posizioni πt (ξ), πt (η) in It . Per ogni t ∈ R, ciò induce su V3 una metrica ∗ ϕ e0 := πt−1 ϕt (3.15) con la linea di universo in Verichiamo che quest'ultima non dipende dal particolare iperpiano di simultaneità utilizzato. A tal ne osserviamo che dall'eq. (3.15) seguono le identicazioni ϕ e0 = πt−1 ∗ ϕt = πt−1 ∗ ∗ i∗t (g) = it ◦ πt−1 (g) In virtù di queste, il tensore ϕ e0 coincide col pull-back della metrica di V4 tramite −1 1 2 3 l'applicazione it ◦ πt : V3 → V4 . D'altronde, utilizzando le variabili x , x , x come −1 coordinate in V3 , l'applicazione it ◦ πt è rappresentata da it ◦ πt−1 (ξ) = it ◦ πt−1 x1 (ξ), x2 (ξ), x3 (ξ) = (xα (ξ), ct) ξ ∈ V3 =⇒ Raccogliendo i risultati otteniamo la relazione ϕ e0 = it ◦ πt−1 ∗ (g) = δαβ dxα ⊗ dxβ dalla quale si deduce, in particolare, l'indipendenza di Denizione 3.3.2. riposo) dello spazio 3.3.3 ϕ e0 (3.16) dalla scelta di t. L'espressione (3.15) è detta la metrica propria (o metrica di V3 . Contrazione delle lunghezze Con le notazioni precedenti, sia I0 un secondo riferimento inerziale, e It00 la corrispon- Detti ξ, η ∈ V3 due punti in quiete nel 0 0 riferimento I , la loro distanza nel giudizio di I ad un generico istante t si identica 0 con la distanza fra le intersezioni delle rispettive linee di universo con l'iperpiano It0 . 0 In tal modo, anche il riferimento I induce una metrica ϕ e0 sullo spazio V3 , diversa dalla metrica propria ϕ e0 . Per stabilire il legame tra ϕ e0 e ϕ e0 , scelto l'iperpiano It00 , dente famiglia di iperpiani di simultaneità. 16 3. Spaziotempo di Minkowski sia it0 : It00 → V4 l'inclusione canonica, e ϕt0 = i∗t0 (g) il pull-back su It00 della metrica spaziotemporale. 0 Nuovamente, la restrizione a It0 della proiezione π : V4 0 dieomorsmo χt0 : It0 → V3 , il cui inverso soddisfa la relazione −1 0 χ−1 t0 (ξ) = π (ξ) ∩ It0 Tramite giudizio di → V3 determina un ∀ ξ ∈ V3 (3.17) 0 χ−1 t0 possiamo valutare la distanza fra due punti ξ, η ∈ V3 all'istante t nel I 0 : introdotto l'embedding ψt0 := it0 ◦ χ−1 t0 : V3 → V4 , consideriamo infatti il pull-back ϕ e 0 := χ−1 t0 ∗ (ϕt0 ) = χ−1 t0 ∗ i∗t0 (g) = ψt∗0 (g) (3.18) v v 0 0 il versore rappresentativo di I e la velocità di I 0 rispetto a I , dalla Nota 3.2.2 segue l'identicazione e(4) = γ e(4) + /c . 1 4 Osserviamo inne che, nelle coordinate x , . . . , x , gli iperpiani di simultaneità di I 0 , in quanto perpendicolari a e0(4) , hanno equazione cartesiana Ricordiamo poi che, detti e0(4) v α xα − x4 = cost c con vα = v, e(α) Ciò premesso, per procedere al calcolo del tensore (3.18), determiniamo in primo luogo la rappresentazione analitica dell'applicazione ψt0 . In virtù dell'eq. (3.17), per α 1 4 ogni ξ ∈ V3 di coordinate x (ξ), l'immagine ψt0 (ξ) ∈ V4 avrà coordinate x , . . . , x con xα = xα (ξ) vα xα (ξ) x4 = k + c Omettendo l'argomento ξ, ciò conduce alla relazione simbolica 1 2 3 ψt0 x , x , x α 1 2 3 vα x = x ,x ,x , −k c Unitamente all'eq. (3.18), questa dà luogo all'identicazione: ϕ e0 = ψt∗0 (g) = δαβ dxα ⊗ dxβ − vα α vβ β vα vβ dx ⊗ dx = δαβ − 2 dxα ⊗ dxβ c c c Per confronto con l'eq. (3.16) ricaviamo inne la relazione ϕ e0 = ϕ e0 − vα vβ α dx ⊗ dxβ 2 c (3.19) 3.3 Operatori di proiezione 17 L'eq. (3.19) mostra che il legame tra la valutazione delle distanze nei riferimenti I e 0 in I dipende espressamente dalla velocità relativa tra i riferimenti stessi. Ad esempio, 0 data una sbarra in quiete rispetto ad I , e quindi in moto con velocità rispetto a I , α α α siano x e x + ∆x le coordinate degli estremi della sbarra nel tri-spazio di I , riferito v a coordinate adattate. Dette allora l0 la lunghezza della sbarra a riposo, ossia valutata nel riferimento 0 e l la lunghezza nel giudizio di I , sussiste la relazione l0 = s X s (∆xα )2 , l= l02 α − vα ∆xα c2 I, 2 ≤ l0 Quest'ultima esprime il cosiddetto eetto di contrazione delle lunghezze dei corpi in movimento . 3.3.4 L'operatore j Al ne di esprimere la legge di trasformazione degli operatori di proiezione al variare del riferimento inerziale introduciamo alcuni utili strumenti. Denizione 3.3.3. Detto Z ∈ V4 jZ : V4 → V4 l'applica- X ∈ V4 nelle sue jZ (X⊥ ) = X⊥ , jZ Xk = −Xk ) (3.20a) un versore di tipo tempo, sia zione lineare denita da jZ (X) := X + 2 (X, Z) Z Sia inoltre X = Xk + X⊥ la scomposizione di un generico vettore componenti parallela e perpendicolare a Teorema 3.3.1. a) b) c) d) e) L'operatore jZ (X) = X⊥ − Xk ∀ Z ∈ V4 jZ Z. soddisfa le seguenti proprietà: (in particolare, jZ2 = id (jZ (X), Y ) = (X, jZ (Y )) ∀ X, Y ∈ V4 (jZ (X), X) > 0 ∀ X ∈ V4 \ {0} (jZ (X), jZ (Y )) = (X, Y ) ∀ X, Y ∈ V4 (involutorio) (3.20b) (simmetrico) (3.20c) (denito positivo) (3.20d) (isometrico) (3.20e) 18 3. Spaziotempo di Minkowski Dimostrazione. a) dalla Denizione 3.3.3 si deducono le relazioni jZ (X⊥ ) = X⊥ + 2(X⊥ , Z)Z = X⊥ jZ (Xk ) = Xk + 2(Xk , Z)Z = Xk − 2Xk = −Xk = X ⊥ − Xk jZ (X) = jZ (X⊥ + Xk ) b) dalla (3.20a) si ottiene jZ2 (X) = jZ (X⊥ − Xk ) = X⊥ − (−Xk ) = X⊥ + Xk = X c) sempre in virtù della Denizione 3.3.3: (jZ (X), Y ) = (X, Y ) + 2(X, Z)(Z, Y ) = (X, Y ) + (X, 2(Z, Y )Z) = (X, jZ (Y )) d ) essendo Xk di tipo tempo risulta (Xk, Xk) ≤ 0. pseudo-ortonormale di Nell'ipotesi X 6= 0, V4 , Z a base (X⊥ , X⊥ ) ≥ 0. Inoltre, se completiamo ragionando per componenti otteniamo almeno una delle due disuguaglianze è stretta e quindi (jZ (X), X) = X⊥ − Xk , X⊥ + Xk = (X⊥ , X⊥ ) − (Xk , Xk ) > 0 e) per la (3.20b) e la (3.20c) possiamo scrivere: (jZ (X), jZ (Y )) = (jZ2 , Y ) = (X, Y ) 0 Consideriamo ora due riferimenti inerziali I, I e indichiamo con 0 versori temporali. Sia la velocità di I relativa ad I . v Nota 3.3.1. Il vettore e(4) + e0(4) e(4) , e0(4) i rispettivi è automaticamente di tipo tempo: essendo v ∈ e⊥(4) , dalla Nota 3.2.2 ricaviamo infatti: e(4) + e0(4) , e(4) + e0(4) v = (1 + γ) e(4) + γ , (1 + γ) e(4) + γ = c c γ2 v2 = 2 v 2 − (γ + 1)2 = γ 2 − 1 − 2γ − 1 = −2 − 2γ < 0 c c2 Con queste premesse, detto seguente v Z := e(4) +e0(4) ke(4) +e0(4) k il versore di e(4) + e0(4) , (3.21) introduciamo la 3.3 Operatori di proiezione Denizione 3.3.4. ai riferimenti I e I 0 L'applicazione 19 j := jZ è detta l'operatore di riessione associato . Si osservi che, per costruzione, j non dipende dall'ordine in cui vengono scelti i riferimenti. Proposizione 3.3.1. a) b) c) Con le notazioni adottate, si ha: j e(4) = −e0(4) j e0(4) = −e(4) 0⊥ j e⊥ (4) = e(4) Dimostrazione. a) Z= in quanto (3.22a) (3.22b) (3.22c) dall'eq. (3.21) si ricavano le espressioni: e(4) + e0(4) (1 + γ) e(4) + γ v/c p p = = 0 ke(4) + e(4) k 2 (1 + γ) 2 (1 + γ) e(4) + e0(4) (3.23) e(4) , e(4) + e0(4) = e(4) , (1 + γ) e(4) + γ v/c = −(γ + 1) v, e(4) = 0 ed e(4) , e(4) = −1. Dalla Denizione 3.3.3 otteniamo pertanto: j e(4) = e(4) + 2 e(4) , Z Z = 2 e(4) , e(4) + e0(4) e(4) + e0(4) = = e(4) + 0 2 ke(4) + e(4) k 2 (1 + γ) e(4) + e0(4) = e(4) − e(4) + e0(4) = = e(4) − 2 (1 + γ) = −e0(4) b) grazie alla (3.20b) del Teorema 3.3.1 e a quanto appena visto possiamo scrivere j e0(4) = j −j(e(4) ) = −j 2 e(4) = −e(4) c) essendo j un isomorsmo di spazi vettoriali, è suciente vericare ⊥ Ed infatti, per ogni X ∈ e(4) , utilizzando la (3.20e) otteniamo j(X), e0(4) = − j (X) , j e(4) = − X, e(4) = 0 e quindi j (X) ∈ e0⊥ (4) come si voleva. 0⊥ j e⊥ (4) ⊆ e(4) . 20 3. Spaziotempo di Minkowski Nota 3.3.2. Dal punto di vista geometrico l'applicazione j : V4 → V4 rappresenta 0 una riessione rispetto all'iperpiano passante per l'origine e ortogonale a e(4) + e(4) . 0 D'altronde, detti V3 e V3 gli spazi modellatori degli spazi di riferimento associati a I 0⊥ 0 0 ⊥ e I , sappiamo già che sussiste l'identicazione V3 = e(4) , V3 = e(4) . In questo senso, l'aermazione c) del Teorema 3.3.1 indica che l'operatore j pone in corrispondenza biunivoca i vettori spaziali relativi all'uno e all'altro riferimento, dando luogo ad un isomorsmo V3 ←→ V30 3.3.5 (3.24) Trasformazioni di Lorentz PΣ , PΘ gli operatori di proiezione associati al riferimento I e PΣ0 , PΘ0 quelli 0 associati ad I , siamo adesso in grado di determinare la legge di trasformazione tra gli Detti operatori stessi. Teorema 3.3.2 . (Trasformazioni di Lorentz: contenuto geometrico) Con le notazioni precedenti, sussistono le identicazioni: a) b) v · PΣ γ = j ◦ PΣ ◦ j = j PΣ + v (γ − 1) − PΘ v2 c v · PΣ PΘ0 = −PΘ ◦ j = γ PΘ − c PΣ0 (3.25a) (3.25b) Per quanto riguarda la trasformazione inversa, risulta similmente: c) d) v · j ◦ PΣ0 γ 0 PΣ = j ◦ + v (γ − 1) + PΘ v2 c v · j ◦ PΣ0 PΘ = γ PΘ0 + c Dimostrazione. PΣ0 a) dalla relazione (3.25c) (3.25d) PΣ + e(4) PΘ = PΣ0 + e0(4) PΘ0 = id segue l'identità j ◦ PΣ + e(4) PΘ ◦ j = PΣ0 + e0(4) PΘ0 Poiché l'operatore PΘ assume valori in R, per la linearità di j ◦ e(4) PΘ ◦ j = j e(4) PΘ ◦ j j si ha e dalla (3.20b) 3.3 Operatori di proiezione 21 da cui, ricordando l'eq. (3.22a) della Proposizione 3.3.1: j ◦ PΣ ◦ j − e0(4) PΘ ◦ j = PΣ0 + e0(4) PΘ0 (3.26) j un isomorsmo e PΣ la proiezione spaziale risulta inoltre PΣ ◦ j (V4 ) = 0⊥ = PΣ (V4 ) ⊆ e⊥ (4) , da cui, tenuto conto dell'eq. (3.22c), j ◦ PΣ ◦ j (V4 ) ⊆ e(4) . 0 0⊥ Inne, ricordando la scomposizione in somma diretta V4 = L(e(4) ) ⊕ e(4) , l'equazione Essendo (3.26) si spezza nella coppia di relazioni PΣ0 = j ◦ PΣ ◦ j (3.27) PΘ0 = −PΘ ◦ j (3.28) Per completare la dimostrazione occorre solo sviluppare i calcoli: in virtù della (3.27) e della Denizione 3.3.4 di j, per ogni X in V4 risulta 2 v v X, (1 + γ) e(4) + γ (1 + γ) e(4) + γ = 2(1 + γ) c c 1 v v = PΣ (X) + X, (1 + γ) e(4) + γ γ 1+γ c c PΣ (v) = v e PΣ e(4) = 0. PΣ ◦ j(X) = PΣ X + in quanto Essendo per la (3.9a) X, e(4) = −PΘ (X), ed essendo altresì (X, v) = PΣ (X) + PΘ (X) e(4) , v = PΣ (X), v = PΣ (X) · v otteniamo PΣ ◦ j(X) = PΣ (X) + v Inne, utilizzando l'identità γ2 c2 = γ 2 −1 v2 γ PΘ (X) γ 2 v · PΣ (X) − 2 (1 + γ) c c = (γ+1)(γ−1) v2 e ripristinando la notazione operatoriale l'eq. (3.27) si riscrive PΣ0 b) = j ◦ PΣ ◦ j = j PΣ + v in modo analogo, elaboriamo la (3.28). γ−1 γ v · PΣ − PΘ 2 v c 22 3. Spaziotempo di Minkowski Poiché PΘ e(4) = − e(4) , e(4) = 1 e PΘ (v) = 0 per ogni X ∈ V4 risulta: γ PΘ ◦ j(X) = PΘ (X) + X , (1 + γ) e(4) + v = c γ v · PΣ (X) = PΘ (X) − (1 + γ) PΘ (X) + v · PΣ (X) = −γ PΘ (X) − c c v · PΣ =⇒ PΘ0 = −PΘ ◦ j = γ PΘ − c c ) per evidenti ragioni di simmetria, per ottenere la trasformazione inversa è suciente w 0 determinare la velocità di I rispetto a I , eettuare nella (3.25a) gli scambi PΘ ↔ PΘ0 e sostituire ovunque con . Sviluppiamo quanto detto: v v w PΣ ↔ PΣ0 , j(v) = γ e(4) + =⇒ j =⇒ = γ j e(4) + c c j(v) 0 0 =⇒ e(4) = − j e(4) ) = γ e(4) − =⇒ w = −j(v) c e0(4) e0(4) (3.29) Eettuando gli scambi e le sostituzioni indicate ed utilizzando, ove necessario, le 0 identità j( ) · PΣ = · j PΣ0 , j( )2 = v 2 , e quindi anche γ( ) = γ(j( )) , dovute alle v v v v v j elencate nelle equazioni (3.20), otteniamo γ 0 −j(v) · PΣ0 0 − PΘ = PΣ = j PΣ − j(v) (γ − 1) j(v)2 c v · j PΣ0 γ 0 0 = j ◦ PΣ + v (γ − 1) + PΘ v2 c proprietà dell'operatore d) in completa analogia con quanto appena visto, partendo dalla (3.25b) e operando nel modo descritto al punto c) otteniamo j(v) · PΣ0 v · j PΣ0 0 0 = γ PΘ + PΘ = γ PΘ + c c Nota 3.3.3. Sotto il prolo sico, il contenuto dell'eq. (3.29) è facilmente interpretato ⊥ 0⊥ osservando che, in virtù dell'identicazione j e(4) = e(4) , la velocità = −j( ) altro 0 non è che l'opposta della velocità , convertita in vettore spaziale rispetto a I mediante v l'azione di j w v (cfr. Nota 3.3.2). Ciò costituisce un'evidente estensione di quanto avviene in Fisica classica in cui, in virtù degli assiomi di spazio e tempo assoluti, risulta più semplicemente w = −v . 3.3 Operatori di proiezione 23 Il Teorema 3.3.2 esprime il contenuto geometrico delle trasformazioni di Lorentz: esso stabilisce infatti la relazione fra i diversi modi di disaccoppiare i concetti di spazio e di tempo nel giudizio di osservatori inerziali diversi. Le equazioni (3.25) possono quindi essere assunte come punto di partenza per lo studio del legame tra riferimenti inerziali diversi. 3.3.6 Trasformazioni di Lorentz pure: espressione in coordinate Scopo di questo paragrafo è esprimere in coordinate le equazioni (3.25a) e (3.25b) del Teorema 3.3.2 e porle a confronto coi risultati tradizionali relativi alle trasformazioni di Lorentz. A tal ne, mediante il procedimento descritto nel 3.2.2, completiamo e(4) i ad un riferimento ane {o, e(1) , . . . , e(4) } in V4 e indichiamo con x le corrispondenti coordinate. 0 Dalle equazioni (3.24), (3.20e) segue facilmente che i vettori e(α) := j 0 tuiscono a loro volta base ortonormale in V3 , per ciò stesso completando e(α) e0(4) costi- a base pseudo-ortonormale di V4 . Preservando l'origine o, otteniamo così un riferimento ane {o, e0(1) , . . . , e0(4) }, e quindi un sistema di coordinate x̄i adattate a I 0 . In virtù di quanto detto, per ogni evento x ∈ V4 coesistono le due rappresentazioni (x − o) = xi (x) e(i) = x̄i (x) e0(i) Tenuto conto dell'eq. (3.25a) e delle evidenti identicazioni PΘ (x − o) = − xi (x) e(i) , e(4) = x4 (x) , PΣ (x − o) = xα (x) e(α) possiamo scrivere x̄α (x) e0(α) = PΣ0 (x − o) = v · PΣ (x − o) γ = j PΣ (x − o) + v (γ − 1) − PΘ (x − o) = v2 c v · PΣ (x − o) γ 4 = j xα (x) e(α) + v (γ − 1) − x (x) v2 c da cui, posto x̄ α v = v α e(α) (x) e0(α) e x4 = ct α α = x (x) j e(α) + v j e(α) Ricordando la denizione e0(α) = j e(α) vα xα (x) γ (γ − 1) − ct(x) v2 c , omettendo l'argomento x ed esplicitando 24 3. Spaziotempo di Minkowski le componenti dei vari vettori coinvolti otteniamo in tal modo: α α x̄ = x + v α vα xα (γ − 1) 2 − γ t v (3.30) Analogamente, utilizzando l'eq. (3.25b) del Teorema 3.3.2: 4 x̄ (x) = PΘ0 (x da cui, ponendo − o) = γ PΘ (x − o) − x̄4 = c t̄ v · PΣ (x − o) c vα xα (x) 4 = γ x (x) − c e procedendo come sopra: vα xα t̄ = γ t − 2 c (3.31) Le equazioni (3.30), (3.31) esprimono la cosiddetta trasformazione di Lorentz pura. 0i 0 Come più volte ricordato, ogni altro sistema di coordinate x̄ adattate a I è legato i alle x̄ da una trasformazione: ( x̄0α = R αβ x̄β + aα 04 4 x̄ = x̄ + a corrispondente a una rotazione ine di un vettore a. 4 a ∈ R4 , R ∈ O(3) R della base spaziale e0(α) (3.32) e ad una traslazione dell'orig- Queste operazioni, ancorché legittime, sono però prive di contenuto cinematico in quanto, come già osservato, un sistema di riferimento sceglie ad arbitrio il proprio sistema di coordinate. Per quanto appena visto, la trasformazione di Lorentz pura caratterizza completamente il legame fra due osservatori inerziali assegnati: la più generale trasformazione è ottenibile da questa mediante composizione col gruppo descritto dalle equazioni (3.32). 3.3.7 Concetto di non rotazione e trasformazioni pure Esaminiamo ora un aspetto geometrico delle trasformazioni pure destinato a giocare un ruolo essenziale nello studio del moto senza rotazione. Proviamo cioè che tali trasformazioni rappresentano la controparte relativistica delle trasformazioni di Galileo ad assi paralleli, nel senso ordinario (tridimensionale) del termine. Per procedere in tal senso, occorre introdurre una nuova nozione di non rotazione, in quanto quella classica, legata al parallelismo degli assi, è inapplicable: con le notazioni ⊥ 0 0⊥ 0 0 del Capitolo precedente, posto V3 = e(4) , V3 = e(4) risulta infatti e(α) ∈ V3 , e(α) ∈ V3 . 3.3 Operatori di proiezione 25 e(α) , e0(α) appartengono a sottospazi diversi di V4 , seppure resi isomor dall'azione dell'operatore j (vedi (3.24). 0 Indichiamo con V2 := V3 ∩V3 il bi-spazio formato dai vettori aventi carattere spaziale 0 nel giudizio di entrambi gli osservatori I e I e osserviamo che, per ogni Y ∈ V2 , la 0 validità delle relazioni Y, e(4) = Y, e(4) = 0 comporta automaticamente Pertanto, in generale, i versori j(Y ) = Y (3.33) k ∈ V3 un versore ortogonale a V2 . Per il Teorema 3.3.1 il vettore k 0 := j(k) è 0 allora un versore appartenente a V3 ed ortogonale a V2 . Infatti, l'eq. (3.20e) comporta 2 2 la relazione kj(k)k = kkk = 1, mentre per le (3.20c), (3.33), per ogni Y ∈ V2 risulta (k 0 , Y ) = (j(k), Y ) = (k, j(Y )) = (k, Y ) = 0. Sia ora Sussistono pertanto le seguenti scomposizioni in somma diretta: V3 = V2 ⊕ L(k) le quali, essendo k e V30 = V2 ⊕ L(k 0 ) (3.34) determinato a meno del segno, risultano univocamente stabilite. Denizione 3.3.5. Un vettore X 0 ∈ V30 è detto non ruotato rispetto a un vettore X ∈ V3 se ambedue hanno la stessa proiezione ortogonale su V2 e soddisfano (X, k) = (X 0 , k 0 ). Equivalentemente, con riferimento alle scomposizioni (3.34), X 0 è non ruotato rispetto a X se e solo se esistono un vettore Y ∈ V2 ed uno scalare α ∈ R tali da dar luogo alle rappresentazioni X = Y + αk , X 0 = Y + αk 0 La Denizione 3.3.5 soddisfa il principio di corrispondenza: due vettori appartenenti 0 all'intersezione V3 ∩ V3 risultano infatti non ruotati l'uno rispetto all'altro se e solo se 0 sono uguali. Nel caso in cui sussista l'identicazione V3 = V3 (come accade in Fisica classica), i concetti di non rotazione e parallelismo vengono pertanto a coincidere. Il Teorema seguente esplicita il legame tra l'operatore j e il concetto di non rotazione, già anticipato (a parole) nella Nota 3.3.2. Teorema 3.3.3. Il vettore X 0 ∈ V30 è non ruotato rispetto a X ∈ V3 se e solo se X 0 = j(X). 0 0 Dimostrazione. Comunque si scelgano X ∈ V3 , X ∈ V3 , in virtù delle scomposizioni 0 0 (3.34), esistono due vettori Y, Y ∈ V2 e due scalari α, α ∈ R tali da dar luogo alle rappresentazioni X = Y + αk X 0 = Y 0 + α0 k 0 26 3. Spaziotempo di Minkowski 0 0 è non ruotato rispetto a X se e solo se Y = Y e α = α , la 0 qual cosa, unitamente alle relazioni k = j(k) e j(Y ) = Y , è chiaramente equivalente a j(X) = X 0 . Ora, per denizione, X0 Siamo adesso in grado di esplicitare l'annunciata caratterizzazione geometrica delle trasformazioni pure. Corollario 3.3.1. 0 0 due osservatori inerziali, {o, e(i) }, {o , e(i) } due riferi i imenti ani adattati agli osservatori stessi, e x , x̄ i corrispondenti sistemi di coi i j i ordinate pseudo-cartesiane in V4 . La trasformazione x̄ = Λ j x + a è allora una 0 trasformazione di Lorentz pura se e solo se i vettori e(α) sono non ruotati rispetto agli Siano I, I 0 e(α) . La dimostrazione segue direttamente dal Teorema 3.3.3, essendo una trasformazione 0 pura caratterizzata dalla condizione e(α) = j e(α) . 3.4 Quadrivelocità e quadriaccelerazione Per completezza, riprendiamo alcune denizioni già viste nei corsi istituzionali. Consideriamo l'evoluzione di una particella, descritta da una linea di universo di tipo tempo p : xi = xi (ξ), con xi coordinate adattate ad un riferimento inerziale I . Sia τ il tempo proprio lungo p, identico, per denizione, al tempo misurato da un orologio ideale solidale alla particella. Denizione 3.4.1. La quadrivelocità di p dxi V = dτ ossia il vettore tangente alla curva p, è il vettore ∂ ∂xi V ∈ V4 denito da p parametrizzata mediante il tempo proprio. Ricordiamo che il riferimento di quiete istantanea di to inerziale identicato dal versore tangente a p p all'istante all'istante stesso. τ è il riferimen- Al variare di τ viene quindi determinata una famiglia a un parametro di riferimenti inerziali, cui ci si riferisce con l'appellativo generico di riferimento di quiete. Detta riferimento di quiete istantanea rispetto ad cella nel riferimento con γ = γ(v). I, I, v la velocità del ossia la velocità istantanea della parti- il postulato degli orologi garantisce l'identicazione γdτ = dt, 3.4 Quadrivelocità e quadriaccelerazione Indicate con v α = dxα /dt 27 v le componenti di nel sistema di coordinate xi , quanto detto comporta l'identicazione X 3 ∂ dxi ∂ α 2 2 2 (V, V ) = γ (v ) − c = , =γ ∂xi p dt ∂xi p α=1 1 = γ 2 v 2 − c2 = v 2 − c2 = −c2 1 − v 2 /c2 2 dxi dt Come conseguenza otteniamo che: • il versore tangente a p diretto verso il futuro è V V V p = p = c − (V, V ) − (−c2 ) • (3.35) s lungo p coincide, a meno del fattore c, con il tempo proprio ds = cdτ . l'ascissa curvilinea τ: soddisfa cioè In particolare, confrontando l'eq. (3.35) con la (3.11), otteniamo la rappresentazione v V = γ e(4) + =⇒ V = γ ce(4) + v c c La conoscenza di V Denizione 3.4.2. è quindi equivalente a quella di La quadriaccelerazione di A := Essendo (V, V ) = cost, p v in qualsiasi riferimento inerziale. è la derivata assoluta di V lungo p 1 : DV Dτ la quadriaccelerazione risulta ortogonale alla quadrivelocità. Per le proprietà della derivata covariante risulta infatti (A, V ) = Detta a l'accelerazione di 1 Ricordiamo DV ,V Dτ p = 1 d (V, V ) = 0 2 dτ relativa ad che, per denizione, la derivata si operi in coordinate pseudo-cartesiane. I D Dτ =⇒ A⊥V (3.36) e ricordando il postulato degli orologi, si coincide con la derivata ordinaria d dτ ogniqualvolta 28 3. Spaziotempo di Minkowski hanno inoltre le identicazioni A= DV DV D =γ =γ γ ce(4) + v = Dτ Dt Dt Dv = γ γ̇ ce(4) + v + γ 2 = γ̇ V + γ 2 a Dt Tramite la (3.37) valutiamo l'eetto degli operatori di proiezione su PΣ (A) = γ γ̇ v + γ 2 a In particolare, nel sistema di quiete istantanea di PΣ (A) = a , PΘ (A) = γ γ̇ c (3.37) A: (3.38) p, l'eq. (3.38) implica l'identicazione PΘ (A) = 0 ⇒ A = PΣ (A) = a (3.39) La quadriaccelerazione coincide pertanto con l'accelerazione ordinaria, valutata nel riferimento di quiete istantanea. Capitolo 4 Moto senza rotazione 4.1 Trasporto senza rotazione Dopo aver stabilito il signicato dell'operatore j e introdotto le principali nozioni di cinematica in ambito quadridimensionale, siamo in grado di stabilire sotto quali ipotesi il moto di un corpo risulti intrinsecamente non rotatorio, e di descrivere come ciò appaia nel giudizio di un generico riferimento inerziale. Innanzi tutto, riprendiamo la nozione di riferimento di quiete istantanea lungo una linea di universo riferimento Iτ p. τ , col p(τ ). Come già detto, tale riferimento coincide, ad ogni istante identicato dal versore e(4) (τ ) = V (τ )/c tangente a p nel punto In determinate circostanze (ad esempio, nel caso attualmente in studio, per dare signicato operativo al concetto di rotazione di un corpo) può essere utile associare a Iτ un sistema di coordinate pseudo-cartesiane centrate in volte indicato, è suciente completare tre versori e(α) (τ ). versore tangente a e(4) (τ ) p(τ ): a tal ne, come più a base pseudo-ortonormale di Ciò determina una base ortonormale mobile lungo p p, V4 con formata dal e da una terna di assi spaziali centrati nella particella in moto. Per aiutare l'intuizione, può essere utile materializzare la situazione, pensando ad un corpo in movimento di dimensioni trascurabili, ma in grado di identicare ad ogni istante tre direzioni spaziali mutuamente ortogonali: ad esempio tre sbarrette saldate l'un l'altra ad angolo retto, o un piccolo ellissoide (non di rotazione). Con queste premesse, cerchiamo adesso un criterio atto a caratterizzare la non rotazione del corpo. Sottolineiamo che l'obiettivo è quello di stabilire un criterio in- trinseco , da non confondere con quello di non rotazione nel giudizio di un assegnato riferimento inerziale, concettualmente più semplice, ma privo dei necessari requisiti di invarianza al variare del riferimento adottato. 29 30 4. Moto senza rotazione Denizione 4.1.1. Indichiamo con [ ⊥ V3 p = e(4) (τ ) τ ∈R R formato dalla totalità dei vettori ortogonali a e(4) (τ ) lungo p. Ogni sezione X : R → V3 (p), ossia ogni campo vettoriale soddisfacente X(τ ) ∈ e(4) (τ )⊥ ∀τ ∈ R, sarà detto un campo vettoriale spaziale lungo p. il brato vettoriale su Per ogni coppia τ, τ 0 ∈ R, introduciamo il versore e(4) (τ ) + e(4) (τ 0 ) V (τ ) + V (τ 0 ) = Z (τ, τ ) := ke(4) (τ ) + e(4) (τ 0 )k kV (τ ) + V (τ 0 )k 0 e indichiamo con j(τ,τ 0 ) := jZ(τ,τ 0 ) il corrispondente operatore di riessione, chiaramente legato allo studio delle trasformazioni tra i riferimenti Denizione 4.1.2. lungo p Un campo vettoriale spaziale X Iτ e Iτ 0 . è detto trasportato senza rotazione se X (τ + δτ ) − j(τ,τ +δτ ) (X (τ )) =0 ∀τ ∈ R δτ →0 δτ ossia se la dierenza X (τ + δτ ) − j(τ,τ +δτ ) (X (τ )) è innitesima di ordine δτ per δτ → 0 1 . lim Proposizione 4.1.1. lungo p Un campo vettoriale spaziale X (4.1) superiore a è trasportato senza rotazione se e solo se PΣ D dove Dτ è la derivata assoluta lungo p, DX Dτ e PΣ =0 l'operatore di proiezione associato a Dimostrazione. In virtù della denizione 3.3.3 dell'operatore j Iτ . abbiamo: e(4) (τ ) + e(4) (τ + δτ ) j(τ,τ +δτ ) (X (τ )) = X(τ ) + 2 X(τ ) , Z(τ, τ + δτ ) ke(4) (τ ) + e(4) (τ + δτ )k Essendo per ipotesi X(τ ), e(4) (τ ) = 0 nulla vieta di riscrivere l'espressione a secondo membro nella forma più conveniente e(4) (τ ) + e(4) (τ + δτ ) X(τ ) + 2 X(τ ), e(4) (τ + δτ ) − e(4) (τ ) ke(4) (τ ) + e(4) (τ + δτ )k2 1 Tale dierenza è interpretabile intuitivamente come la rotazione innitesima subita dal vettore X tra gli istanti τ e τ + δτ . 4.2 Trasporto di FermiWalker 31 In tal modo, la condizione di trasporto senza rotazione si riscrive X(τ + δτ ) − X(τ ) = δτ →0 δτ lim e(4) (τ + δτ ) − e(4) (τ ) = lim 2 X(τ ) , δτ →0 δτ e(4) (τ ) + e(4) (τ + δτ ) ke(4) (τ ) + e(4) (τ + δτ )k2 Utilizzando l'identità e(4) (τ ) + e(4) (τ + δτ ) 1 = e(4) (τ ) 2 δτ →0 ke(4) (τ ) + e(4) (τ + δτ )k 2 lim e passando al limite otteniamo: De(4) DX , e(4) e(4) X, e(4) = − Dτ Dτ l'ultima uguaglianza essendo conseguenza dell'identità X, e(4) = 0. DX k e(4) , da cui la tesi. segue immediatamente Dτ DX = Dτ (4.2) Dall'eq. (4.2) Per mezzo della Proposizione 4.1.1 abbiamo convertito il contenuto della Denizione 4.1.2 in una più immediata, e probabilmente anche più naturale (vedi la (4.1)), espressione dierenziale. 4.2 Trasporto di FermiWalker Generalizziamo quanto visto nel paragrafo precedente mediante la seguente Denizione 4.2.1. denito lungo p, Detto X un campo vettoriale (non necessariamente spaziale) deniamo DF W X = PΣ Dτ L'operatore vettoriale X DPΣ (X) Dτ + DPΘ (X) e(4) Dτ DF W prende il nome di derivata di FermiWalker lungo p. Un campo Dτ DF W X soddisfacente = 0 è detto trasportato secondo FermiWalker lungo Dτ p. Vediamo alcune conseguenze della Denizione 4.2.1. Grazie alla Proposizione 4.1.1, per i campi vettoriali spaziali (che soddisfano l'evidente identità PΣ (X) = X ) il 32 4. Moto senza rotazione trasporto di FermiWalker coincide col trasporto senza rotazione. In questo senso, la Denizione 4.2.1 si può considerare un'estensione della 4.1.2. In generale, per denizione, un campo vettoriale generico soddisfa la condizione DF W X = 0 se la componente spaziale è trasportata senza rotazione e se la compoDτ nente temporale (che è in eetti uno scalare nel senso spaziale del termine) è costante. In questo senso, un vettore trasportato secondo FermiWalker costituisce la naturale generalizzazione del concetto di vettore avente la parte spaziale e la parte temporale costanti nel giudizio del riferimento di quiete istantanea. Osserviamo che il versore DF W e(4) identicamente Dτ = 0, e(4) , o equivalentemente, la quadrivelocità di p, soddisfa ed è quindi trasportato secondo FermiWalker lungo Esplicitiamo la condizione di trasporto per un campo vettoriale generico dando la scomposizione in somma diretta V4 = V3 ⊕ L(e(4) ), l'equazione X. DF W X Dτ p. Ricor- =0 è equivalente alla coppia di condizioni: DPΣ (X) + Dτ DPΣ (X) , e(4) e(4) = 0 Dτ DPΘ (X) =0 Dτ Queste possono essere raccolte nella singola relazione: DPΣ (X) D DX = + PΘ (X) e(4) = Dτ Dτ Dτ De(4) DPΣ (X) , e(4) e(4) − X, e(4) = =− Dτ Dτ De(4) De(4) = PΣ (X) , e(4) − X, e(4) = Dτ Dτ De(4) De(4) = = X, e(4) − X, e(4) Dτ Dτ i 1 DV V V 1 DV 1h = X, − X, = 2 (X, A) V − (X, V ) A c Dτ c c c Dτ c Proposizione 4.2.1. V4 , La derivata di FermiWalker commuta con il prodotto scalare di ossia per ogni coppia (4.3) X, Y di campi vettoriali deniti lungo DF W X ,Y Dτ p DF W Y d + X, = (X, Y ) Dτ dτ vale la relazione 4.2 Trasporto di FermiWalker 33 Dimostrazione. Per ogni coppia di campi vettoriali X, Y lungo p sussiste la seguente catena di uguaglianze, da cui segue direttamente la tesi: DF W X DF W Y DPΣ (X) DPΘ (X) , Y + X, = PΣ + e(4) , Y + Dτ Dτ Dτ Dτ DPΣ (Y ) DPΘ (Y ) + X, PΣ + e(4) = Dτ Dτ DPΣ (X) DPΣ (X) DPΘ (X) = + , e(4) e(4) + e(4) , PΣ (Y ) + PΘ (Y )e(4) + Dτ Dτ Dτ DPΣ (Y ) DPΘ (Y ) DPΣ (Y ) + , e(4) e(4) + e(4) = + PΣ (X) + PΘ (X)e(4) , Dτ Dτ Dτ D D DPΘ (X) = PΣ (X), PΣ (Y ) + PΣ (X), PΣ (Y ) − PΘ (Y )+ Dτ Dτ Dτ d DPΘ (X) DPΘ (Y ) = (PΣ (X), PΣ (Y )) − PΘ (Y )+ Dτ dτ Dτ DPΘ (Y ) d d − PΘ (X) = [(PΣ (X), PΣ (Y )) − PΘ (X)PΘ (Y )] = (X, Y ) Dτ dτ dτ − PΘ (X) Nota 4.2.1. a τ Se si preferisce descrivere la curva da una trasformazione invertibile τ = τ (ξ), p in termini di un parametro = dτ DF W . In particolare, se dξ Dτ legato la legge di derivazione delle funzioni composte consente di denire la derivata di FermiWalker rispetto a DF W Dξ ξ ξ nella forma t indica la variabile temporale relativa ad un qualsiasi riferimento inerziale, sussiste la relazione: 1 DF W DF W = Dt γ Dτ Proposizione 4.2.2. L'operatore termini, per ogni campo vettoriale C ∞ sussiste la relazione: DF W soddisfa l'usuale regola di Leibniz . In altri Dt X lungo p e per ogni funzione f = f (t) di classe DF W f X df DF W X = X +f Dt dt Dt Dimostrazione. Per la Denizione 4.2.1 e le proprietà della derivazione covariante, 34 4. Moto senza rotazione possiamo scrivere la catena di uguaglianze seguente da cui si deduce la tesi. DF W f X D PΣ (f X) D PΘ (f X) D f PΣ (X) D f PΘ (X) = PΣ + e(4) = PΣ + e(4) = Dt Dt Dt Dt Dt df D PΣ (X) df DPΘ (X) = PΣ PΣ (X) + f + PΘ (X) e(4) + f e(4) = dt Dt dt Dt df DF W X df DF W X = PΣ (X) + PΘ (X) e(4) + f = X +f dt Dt dt Dt Tornando al problema originario, concludiamo che una terna ortonormale spaziale e(α) (τ ) e(α) (τ ) è De(α) = 0, trasportato secondo FermiWalker lungo p, ossia se sussistono le relazioni PΣ Dτ α = 1, 2, 3. 4.3 identica un riferimento non ruotante lungo p se ciascun versore Il moto iperbolico Come primo esempio di utilizzo del trasporto di FermiWalker, studiamo il caso in cui la quadriaccelerazione A associata ad una linea di universo p subisca trasporto di FermiWalker lungo p. Denizione 4.3.1. Il moto di una particella descritto da una linea di universo A tale riguardo introduciamo la seguente è detto iperbolico se la corrispondente quadriaccelerazione FermiWalker lungo p, A è trasportata secondo ossia se DF W A = 0 Dτ (4.4) Ricordiamo che, grazie alla (3.39), la quadriaccelerazione azione di p p A è identica all'acceler- nel riferimento di quiete istantanea. Pertanto, per il signicato stesso di trasporto di FermiWalker, i moti iperbolici rappresentano la controparte relativistica dei moti ad accelerazione costante in Fisica classica. Esaminiamo in dettaglio la situazione. Essendo (A , V ) = 0, per la (4.3) la richiesta (4.4) porta all'equazione dierenziale DA 1 = 2 (A, A) V Dτ c (4.5) Sfruttando ancora le proprietà (3.36) e (3.39), grazie alle note proprietà della 4.3 Il moto iperbolico 35 derivata assoluta si ricava: d DA 2 (A, A) = 2 A , = 2 (A, A) (A, V ) = 0 =⇒ (A, A) = a2 = cost dτ Dτ c Sostituendo nella (4.5), second'ordine nell'incognita otteniamo così la seguente equazione dierenziale del V: D2 V a2 DA = 2V = Dτ 2 Dτ c Ricordando la condizione di normalizzazione (4.6) (V, V ) = −c2 , si verica facilmente che l'eq. (4.6) ammette l'integrale generale V (τ ) = V0 cosh con aτ aτ + cK0 sinh c c (V0 , V0 ) = −c2 , K0 ⊥ V0 , kK0 k = 1. (4.7) Infatti, dalle proprietà delle funzioni iperboliche, risulta: a2 aτ a2 aτ a2 D2 V = V cosh + cK sinh = V 0 0 Dτ 2 c2 c c2 c c2 e aτ aτ (V, V ) = (V0 , V0 ) cosh2 + c2 (K0 , K0 ) sinh2 = c c 2 aτ 2 aτ 2 aτ 2 aτ 2 2 2 = −c cosh + c sinh = −c cosh − sinh = −c2 c c c c Consideriamo ora un riferimento inerziale I con coordinate adattate x1 , . . . , x 4 . Mediante integrazione della (4.7) ricaviamo le equazioni nite di movimento: xi (τ ) − xi0 = c i aτ aτ c2 i V0 sinh + K0 cosh a c a c Senza ledere la generalità, scegliendo opportunamente il sistema I , possiamo sempre 2 ridurci al caso in cui risulti V0 = ce(4) , K0 = e(1) e x0 = (−c /a, 0, 0, 0). Si ottiene in tal caso: x1 (τ ) = c2 aτ c2 cosh − , a c a x2 (τ ) = x3 (τ ) = 0, ct(τ ) = c2 aτ sinh a c 36 4. Moto senza rotazione da cui anche 2 c2 c4 1 x + − c2 t 2 = 2 a a Il diagramma orario del moto è quindi un'iperbole equilatera nel piano x1 , x 4 , la qual cosa giustica il termine moto iperbolico. Esplicitiamo la variabile spaziale nell'espressione precedente r x1 = La velocità s 2 2 2 c4 c c at = 1+ − 1 + c2 t2 − a2 a a c v della particella nel giudizio di I v= 1 dx e(1) dt (4.8) assume quindi il valore a2 t 2 c at s c e(1) = s = 2 e(1) 2 a at at 1+ 1+ c c 2 (4.9) da cui si deduce che lim v = c t→∞ t → ∞ la velocità v della particella tende al valore nito c indipenvalore di a, in contrasto con le previsioni della Meccanica newtoniana, In altri termini, per dentemente dal ma in pieno accordo con quelle dello schema relativistico. Al tempo stesso, constatiamo che l'approssimazione classica è corretta per la qual cosa, in virtù della (4.9), equivale a v c. at c, Riscriviamo infatti l'espressione (4.8) trascurando i termini della serie di Taylor di ordine ≥3 c2 1 a2 t2 1 x = 1+ − 1 = at2 2 a 2 c 2 1 Ciò prova che, a basse velocità, il moto iperbolico è in eetti un moto ad accelerazione costante nel senso classico del termine. 4.4 La precessione di Thomas Nel contesto del 4.1, consideriamo una terna spaziale lungo una linea di universo p. e(α) trasportata senza rotazione Vogliamo stabilire con quale velocità angolare terna sia vista ruotare nel giudizio di un assegnato osservatore inerziale I. ω tale 4.4 La precessione di Thomas ê(4) A tal proposito, siano {ê(1) , . . . , ê(4) } Posto Z = in V (τ ) quello c Consideriamo inoltre un sistema di coordinate il versore temporale di del sistema di quiete istantanea pseudo-cartesiane adattate ad 37 I, Iτ . ossia completiamo I, ê(4) ed e(4) (τ ) = a base pseudo-ortonormale V4 . ê(4) +e(4) (τ ) , sia kê(4) +e(4) (τ )k istante, ai riferimenti I e j = jZ l'operatore di riessione associato, istante per Iτ . In virtù del Teorema 3.3.3, sappiamo che la terna e(α) (τ ) individua per ogni valore ⊥ di τ una base ortonormale j e(α) (τ ) in ê(4) , non ruotata rispetto alla e(α) . Al ne di determinare ω occorre studiare la rotazione fra le basi ê(α) e e(α) . Come già osservato, la cosa non si può fare direttamente, in quanto, dal punto di vista spaziale, tali basi non generano il medesimo tri-spazio. Possiamo però utilizzare il fatto che la di I j e(α) è, istante per istante, non ruotata rispetto alla e(α) ed è ubicata nello ⊥ stesso tri-spazio e(4) . Precisamente, j e(α) rappresenta la base nel tri-spazio di quiete terna che insegue la rotazione della terna solidale al corpo in movimento. Indichiamo con R soddisfa la relazione riferimento la matrice di rotazione che lega le terne j e(α) = Rαβ ê(β) , e con Ṙ la derivata di j e(α) e ê(α) , ossia che R rispetto al tempo nel I. Teorema 4.4.1. Con le notazioni precedenti, dette velocità e l'accelerazione di t p nel riferimento RṘ µβ = I, v = vα ê(α) e a= sussiste la relazione dv = aα ê(α) dt γ2 (aµ vβ − vµ aβ ) (1 + γ)c2 Dimostrazione. La matrice di rotazione R soddisfa per denizione: j e(α) = Rαβ ê(β) =⇒ Rαβ = j e(α) , ê(β) = e(α) , j ê(β) =⇒ =⇒ e(α) = Rαβ j ê(β) Tenuto conto dell'eq. (4.2), e indicando con τ il tempo proprio lungo p, calcoliamo De(α) dRαβ d D = e(α) , j ê(β) = , j ê(β) + e(α) , j ê(β) = dτ dτ Dτ Dτ De(4) D = e(α) , e(4) , j ê(β) + e(α) , ê(β) + 2 ê(β) , Z Z Dτ Dτ la 38 4. Moto senza rotazione Essendo j ê(β) ∈ e⊥ (4) e ê(β) una terna ssa otteniamo: D D e(α) , 2 ê(β) , Z Z = 2 Rαλ j ê(λ) , Dτ Dτ D = 2Rαλ ê(λ) , j ê(β) , Z Z = Dτ DZ DZ = 2Rαλ ê(λ) , j ê(β) , Z + ê(β) , Z Dτ Dτ dRαβ = dτ ê(β) , Z Z = Osserviamo adesso che dalle proprietà dell'operatore j segue l'identità DZ DZ Essendo Z un versore si ha inoltre ⊥ Z , e quindi anche j DZ = Dτ . Dτ Dτ Stante il carattere ortogonale di R j(Z) = −Z . possiamo allora scrivere DZ dRαβ DZ Rαµ = 2Rαµ Rαλ ê(λ) , j ê(β) , Z + ê(β) , Z = dτ Dτ Dτ DZ DZ ê(β) , Z − ê(β) , ê(µ) , Z = =2 ê(µ) , Dτ Dτ d d ê(µ) , Z − ê(µ) , Z ê(β) , Z = 2 ê(β) , Z dτ dτ Grazie alle identicazioni (cfr. eq. (3.23)) Z= (1 + γ) ê(4) + γ vc p , 2(1 + γ) d d =γ dτ dt otteniamo inne: t RṘ µβ dRαβ = Rαβ = " dt # ê(µ) , γ vc d ê(β) , γ vc ê(β) , γ vc d ê(µ) , γ vc 2 p p p = − p = γ 2(1 + γ) dτ 2(1 + γ) 2(1 + γ) dτ 2(1 + γ) " # 2γ γ vβ d γ vµ γ vµ d γ vβ p p p = = − p γ c 2(1 + γ) dt c 2(1 + γ) c 2(1 + γ) dt c 2(1 + γ) γ2 γ2 =2 (v a − v a ) = (aµ vβ − vµ aβ ) β µ µ β 2c2 (1 + γ) (1 + γ)c2 Abbiamo inne gli strumenti necessari per il calcolo di ω. 4.5 La precessione dello spin Corollario 4.4.1. 39 ω con cui l'osservatore I ruotante e(α) è data da La velocità angolare terna d'assi intrinsecamente non ω= dove il simbolo ∧ γ2 (1 + γ)c2 a∧v rappresenta il prodotto vettoriale nello spazio Dimostrazione. Indicando con j e˙(α) vede ruotare una la derivata di j e(α) V3 = ê⊥ (4) rispetto a t la denizione stessa di velocità angolare comporta l'identicazione 1 1 ω = j e(α) ∧ j e˙(α) = j e(α) ∧ Ṙαβ ê(β) = 2 2 1 1 = Rαµ Ṙαβ ê(µ) ∧ ê(β) = t R Ṙ µβ ê(µ) ∧ ê(β) 2 2 (4.10) Grazie al Teorema 4.4.1 giungiamo così all'espressione nale ω= 4.5 1 γ2 γ2 (a v − v a ) ê ∧ ê = a∧v µ β µ β (µ) (β) 2 (1 + γ)c2 (1 + γ)c2 La precessione dello spin Discutiamo alcuni risultati che interverranno negli sviluppi successivi. Il primo, riguardante un'estensione relativistica della formula di Poisson, è espresso dal seguente Teorema 4.5.1. p, e ω Siano p una linea di universo, la velocità angolare di Thomas di dichiamo con t la coordinata temporale di istante per istante, a I X un campo vettoriale spaziale lungo p relativa a un riferimento inerziale I . InI e con j l'operatore di riessione associato, e al riferimento di quiete istantanea. Allora FW d D X j(X) = j + ω ∧ j(X) dt Dt Dimostrazione. Secondo il procedimento seguito nel 4.4 indichiamo con e(α) una terna ortonormale non ruotante lungo relativo ad I. p e con ê(α) una terna ortonormale (ssa) nel trispazio Poniamo j e(α) = Rαβ ê(β) , X = Xα e(α) , X̂β = Xλ Rλβ , con R ∈ SO(3) 40 4. Moto senza rotazione Allora: j(X) = Xα j e(α) = Xα Rαβ ê(β) = X̂β ê(β) , Come abbiamo visto, l'operatore carattere spaziale nel riferimento d j(X) = dt I. j trasforma il vettore Xα = Rαβ X̂β X nel vettore j(X), avente Ha quindi perfettamente senso l'espressione dXα dXα Rαβ + Xα Ṙαβ ê(β) = j e(α) + Rαλ Ṙαβ X̂λ ê(β) dt dt e(α) In virtù della Proposizione 4.2.2, utilizzando il fatto che (4.11) è una terna non ruotante, abbiamo inoltre: DF W X j Dt DF W dXα dXα =j Xα e(α) = j e(α) = j e(α) Dt dt dt (4.12) Ricordando l'espressione (4.10) della velocità angolare otteniamo ω= 1 t R Ṙ λµ ê(λ) ∧ ê(µ) =⇒ ω · ê(λ) ∧ ê(µ) = 2 t R Ṙ λµ Da questa deduciamo Rαλ Ṙαβ X̂λ ê(β) = ω · ê(λ) ∧ ê(β) X̂λ ê(β) = ê(β) · ω ∧ X̂λ ê(λ) ê(β) = = ω ∧ X̂λ ê(λ) = ω ∧ j(X) (4.13) Inne dalle relazioni (4.11), (4.12) e (4.13) si ottiene immediatamente la tesi. Corollario 4.5.1. Walker lungo p δ Nelle ipotesi precedenti, indicando con δτ la derivata di Fermi rispetto al tempo proprio, risulta: d 1 δX j(X) = j + ω ∧ j(X) dt γ δτ Ricordiamo inne un risultato riguardante le proprietà di trasformazione del campo elettromagnetico. v la velocità di I 0 rispetto a I . Supponiamo che in I sia presente un campo elettrostatico E e campo magnetico nullo. Teorema 4.5.2. Siano I, I0 due riferimenti inerziali, e 4.5 La precessione dello spin Allora nel riferimento I0 41 è presente un campo magnetico B0 dato da 2 B0 = − cγ2 j (v ∧ E) e1 , . . . , e(4) e e01 , . . . , e0(4) due basi pseudoortonormali di V4 as 0 sociate rispettivamente a I , I e soddisfacenti j e(α) = e0(α) . Sia e0(i) = e(j) Λji la ↑ 0 trasformazione tra le basi, con Λ ∈ L . Come già sappiamo, essendo j e(α) = e(α) , Λ descrive una trasformazione di Lorentz pura. Nel riferimento I , utilizzando la base e(i) , il tensore elettromagnetico F avrà la forma Dimostrazione. Siano 0 B3 −B 3 0 F ij = B 2 −B 1 −B 2 −E 1 /c B 1 −E 2 /c 0 −E 3 /c E 1 /c E 2 /c E 3 /c 0 Per denizione, risulta B = 0 B 0 α e0(α) 1 0 αβ 0 1 0 αβ 0 = F e(α) ∧ e(β) = j F e(α) ∧ e(β) 2 2 D'altronde, per eetto della trasformazione di Lorentz, sussiste la relazione F 0 αβ = Λαi Λβj F ij = Λα4 Λβµ F 4µ + Λαµ Λβ4 F µ4 = Λα4 Λβµ − Λαµ Λβ4 Eµ c matematicamente equivalente a Eµ µ 1 α β α α β β E B = j Λ 4Λ µ − Λ µΛ 4 e(α) ∧ e(β) = j Λ 4 e(α) ∧ Λ µ e(β) 2 c c 0 Ma, essendo Λ una trasformazione pura v vα = −γ e(α) = −γ c c µ 2 1 γ β E Λµ e(β) = E + 2 v·E v c c c Λα4 e(α) µ ⇒ Λα4 e(α) ∧ Λβµ E e(β) = − γ v ∧ E c c2 da cui la tesi. 2 Si noti il coinvolgimento dell'operatore j , necessaria per convertire il vettore al tri-spazio di quiete di I , in un vettore spaziale nel riferimento I 0 . v ∧ E , appartenente 42 4. Moto senza rotazione A conclusione dell'argomento presentiamo un esempio concreto di applicazione dei concetti descritti nora. Anché le correzioni che la precessione di Thomas appor- ta ai valori della velocità angolare siano sicamente apprezzabili, è necessario che siano soddisfatte due condizioni: in primo luogo occorre che la particella in stu- dio possa essere portata a velocità molto elevate, in modo che gli eetti relativistici siano sperimentalmente apprezzabili (si veda, in particolare, l'espressione di ω nel Corollario 4.4.1). Inoltre si deve poter associare al corpo in questione, istante per istante, un vettore spaziale, del quale si dovrà calcolare sia la velocità angolare intrinseca, sia quella percepita da un osservatore inerziale. Queste condizioni sono soddisfatte, ad esempio, da un elettrone immerso in un campo elettrico, prendendo espressamente in considerazione il momento angolare intrinseco (spin) dell'elettrone stesso. Analizziamo la situazione in dettaglio. In un riferimento inerziale I si consideri un elettrone mobile in un campo elettro- statico (ad esempio, fra le armatura di un condensatore o in orbita intorno al nucleo atomico). Come conseguenza del Teorema 4.5.2, nel riferimento di quiete istantanea 0 dell'elettrone è presente un campo magnetico = − cγ2 j ∧ , essendo la velocità B dell'elettrone nel riferimento Indichiamo con s v E v I. lo spin dell'elettrone, avente carattere spaziale nel riferimento µ il corrispondente momento magnetico, legato a s dalla µ = − me0 s, essendo e e m0 rispettivamente la carica e la di quiete istantanea, e con relazione fenomenologica massa a riposo dell'elettrone. Grazie al principio di corrispondenza, nel riferimento di quiete istantanea vale la seconda equazione cardinale e 0 δs γe = µ ∧ B0 = B ∧s=− j v ∧ E ∧s δτ m0 m0 c2 Applicando ora il Teorema 4.5.1 e il Corollario 4.4.1 otteniamo: γe − (v ∧ E) ∧ j(s) = j m 0 c2 δs δτ =γ d j(s) − γω ∧ j(s) dt (4.14) da cui segue che d j(s) = dt ω− 2 e 1 γ eE v ∧ E ∧ j(s) = 2 a∧v+ ∧ v ∧ j(s) m0 c2 c γ+1 m0 (4.15) 4.5 La precessione dello spin Inoltre, nel riferimento I 43 risulta d dm e mv = F = −eE =⇒ ma + v = −eE =⇒ a ∧ v = − E ∧ v dt dt m Utilizzando il legame m = γm0 tra massa relativistica e massa di riposo riscriviamo la (4.15) tenendo conto di quanto appena visto: d 1 j(s) = 2 dt c γ − +1 γ+1 eE 1 e ∧ v ∧ j(s) = 2 (E ∧ v) ∧ j(s) m0 c (γ + 1) m0 Confrontando ora con la (4.14) otteniamo la relazione d 1 δs 1 δs j(s) = j ' j dt γ (γ + 1) δτ 2 δτ Pertanto l'evoluzione di s nel giudizio del riferimento inerziale risente del fenomeno di precessione, dimezzando l'eetto dell'interazione tra spin e campo elettromagnetico, in pieno accordo coi risultati sperimentali di Thomas descritti nell'Introduzione. Bibliograa [1] L.H. Thomas, The motion of the spinning electron, Nature, 1926. [2] C. Møller The theory of relativity, Oxford University Press, 1972. [3] E. Massa, S. Pasquero Lorentz Transformations and Reection Operators in Minkowski Space-time, Università di Genova, 1991. [4] W. Rindler Essential relativity: special, general, and cosmological, Springer Verlag, 1977. [5] E. Massa Appunti di Relatività Speciale, Università di Genova, 2009. [6] A. O. Barut, Electrodynamics and Classical Theory of Fields and Particles, Macmillan, 1964. [7] L. D. Landau, E. M. Lif²its, Teoria dei Campi, Mir, 1981. [8] C. W. Misner, K. S. Thorne, J. A. Wheeler, Gravitation, Freeman, 1973. 45