- Federazione Italiana Rugby

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Gazzetta dello Sport
Rugby, stanotte Usa-Italia, Favaro suona la
carica: "Impariamo a vincere"
Il flanker trevigiano dei Glasgow Warriors è stato il miglior
azzurro contro l’Argentina: “Ma abbiamo perso e le belle
prestazioni non mi bastano. O’Shea è l’uomo giusto. Alle
franchigie italiane manca identità. A San Jose farà caldo e umido:
attenzione a MacGinty”
La novità Maxime Mbandà e la certezza Simone Favaro, otto giorni a Santa Fe, con la
consueta esuberanza fisica, il miglior azzurro contro l’Argentina. Nell’Italia che stanotte a
San Jose, in California, sfida gli Stati Uniti, molte attenzioni saranno sulla coppia di
flanker. Toccherà al secondo, 27enne trevigiano al 29° cap della carriera, il ruolo di
trascinatore. Aveva rinunciato al Sei Nazioni per rimettersi in sesto: ha vinto il premio di
miglior giocatore della stagione dei suoi Glasgow Warriors semifinalisti in Pro12 e in
Argentina, con tanto di meta, è stato un trascinatore: soddisfatto? «Per niente: io voglio
vincere. Invece nelle ultime settimane ho subito i k.o. della semifinale celtica, un’enorme
delusione anche perché dopo mezzora sono uscito per un colpo alla testa e quello contro i
Pumas. Le belle prestazioni non mi bastano: di carriera ce n’è una e non dura nemmeno
molto».
L’Italia, però, ha mostrato una buona attitudine, non trova?
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“Certo, ma è comunque arrivata una sconfitta. Dobbiamo imparare a vincere”.
Ci riuscirà con O’Shea?
“Il suo curriculum è chiaro: è disponibile al dialogo e al confronto, rende tutti partecipi,
staff e giocatori. Senza imporre nulla, sta già cercando di darci la giusta mentalità”.
Quella che lei, in un anno, ha acquisito a Glasgow?
“E’ un’esperienza esaltante: mi sono subito ambientato. C’è una grande cultura rugbistica e
un gruppo insieme da cinque anni”.
Cosa manca, al confronto, alle nostre franchigie?
“Un’identità, la stabilità. Da trevigiano so cosa significhi. Ma negli tempi atleti, allenatori e
dirigenti si sono susseguiti di continuo. Difficile andare lontano”.
Lei ha anche imparato a giocare palla in mano...
“Glasgow in difesa gioca poco: sono stato obbligato. La mia priorità resta il placcaggio:
diciamo che nel fondamentale ho una buona predisposizione”.Cosa si aspetta dalla
sfida agli Stati Uniti?
“Farà caldo e umido, dovremo essere all’altezza anche fisicamente. Il nostro inizio di
settimana, col lunghissimo trasferimento dall’Argentina, non è stato facile”.
A cosa si dovrà fare attenzione?
“Le “Aquile” stanno crescendo, hanno inaugurato un campionato professionistico e ora si
affidano a un’apertura come AJ MacGinty. Lo conosco bene: col Connacht ha appena vinto
il Pro12”.
Andrea Buongiovanni
@abuongi
RUGBY 1823
Intervista esclusiva: Max Mbandà, il 'nuovo'
italiano che placca
Di DuccioFumero @DuccioFumero sabato 18 giugno 2016
A poche ore dall'esordio contro gli USA abbiamo incontrato a San Jose la terza linea azzurra. Che
si racconta.
E' il volto nuovo della sfida contro gli Stati Uniti. Maxime Mbandà, classe '93, farà oggi il
suo esordio da titolare in azzurro prendendo il posto dell'infortunato Robert Barbieri. 23
anni, papà congolese e mamma romana, ma di origine di Benevento, Max è uno della
nuova generazione di azzurri. A San Jose l'abbiamo incontrato per conoscerlo meglio.
“Sono nato a Roma, ma quando avevo tre anni ci siamo trasferiti a Milano. Mio padre prima
lavorava tra Treviso e Roma, ma poi è venuto anche lui a Milano. Lui arriva dalla Repubblica
Democratica del Congo, è venuto in Italia a 19 anni con una borsa di studio e si è laureato alla
Sapienza in medicina. E' chirurgo” racconta Maxime, che poi spiega come si è avvicinato al
rugby. “In terza elementare sono passato dalla scuola privata a quella pubblica e in classe con me
c'erano due ragazzi, o meglio eravamo ancora bambini, che giocavano e li ho seguiti”.
“Mia mamma è della provincia di Benevento, un paese a otto chilometri da dove arriva Tommy
D'Apice, mentre mio padre è di Kinshasa. In casa sono abituato a veder lavorare e studiare duro,
mio padre passava le notti sui libri e anche ora ha preso un master in filosofia” continua Maxime,
anche lui iscritto all'università, Ingegneria biomedica. “Mi sono iscritto a Pisa, quando
frequentavo l'Accademia, ma ora è dura, faccio qualche esame ma sono sempre tre ore di viaggio
ad andare e tre a tornare, vedremo” confessa, ammettendo di essere dispiaciuto di essere
figlio unico. “Mia madre è terza di quattro fratelli, mio padre il quinto di 10, mi sarebbe piaciuto
avere una sorella o un fratello, soprattutto pensando al futuro”.
Passioni fuori dallo studio e dal rugby? “Oltre a battere a carte Sami Panico e Tommaso
Castello (la cui sfida a scopa in coppia con David Odiete è stata brutalmente interrotta per colpa
dell'intervistatore, ndr.) e vincere facile mi piace uscire con gli amici e ascoltare musica, anche
prima della partita. Mi piace la musica R&B, la musica nera... ce l'ho nel sangue. Ma sono
cresciuto con mia mamma che ascoltava Pino Daniele, Zucchero, da piccolo la mia canzone
preferita era 'C'era un ragazzo che come me amava i Beatles', mi piace un po' di tutto”.
E parlando di musica nera il discorso non può scivolare sulla questione dell'italianità di
Max e su come ha vissuto l'essere un ragazzo italiano di colore in Italia. “Io sono italiano al
100%, anche se ovviamente mi porto dentro la mia parte congolese, anche fisicamente, ma mi sento
italiano, così come congolese. Sono stato tre volte in Congo, ma l'ultima volta avevo 11 anni, poi
per vari motivi non ho più avuto l'occasione” racconta la terza linea.
“Il razzismo mi ha toccato poco, per fortuna. Gli unici episodi sono capitati alle elementari, con i
bambini, ma poi abbiamo scoperto che ripetevano le frasi dei loro genitori. Ma io sono una
persona socievole, faccio amicizia facilmente con tutti, non mi piace litigare e, quando capitano
frasi razziste, mi entrano da una parte e mi escono dall'altra” racconta ancora Maxime,
fidanzato con Cristiana, ragazza toscana conosciuta ai tempi dell'Accademia.
“Sono cresciuto a Milano in una zona molto caratteristica, tra Piazzale Loreto e Viale Padova, una
zona multietnica. Alle medie i miei migliori amici erano un ragazzo cinese e uno di Santo Domingo,
ma al tempo stesso i miei amici più cari erano italianissimi e sono quelli che mi hanno avvicinato
al rugby e sono ancora i miei più cari amici oggi” continua Mbandà.
Tornando al rugby giocato, chi sono i giocatori, i compagni, cui Maxime guarda con più
attenzione e cui si ispira? “Simone Favaro è uno cui mi sono molto ispirato sempre, così come
Rob Barbieri. L'ho detto oggi in gruppo, sembra ieri che guardavo a loro per ispirarmi e ora sono
qui. Mi piace il loro atteggiamento, mi piacciono come giocatori e oggi sentirmi dare consigli da
Simo è la cosa migliore cui possa aspirare” racconta la terza linea, che può giocare
ovunque. “Ho giocato numero 8, ma anche 7 e 6 mi piace molto, si placca tanto, c'è molto
recupero della palla. Non mi tiro indietro, mi piace il contest”.
E O'Shea? “Come persona è il meglio che puoi trovare. Anche fuori dalla partita è uno che ti
parla come fosse un amico, crea quel contatto che spesso con gli allenatori ti sembra di non poter
avere. Lui invece è sempre disponibile e anche gli allenamenti ci stanno soddisfacendo, brevi ma
intensi”. E oggi l'esordio... “Non ho ancora realizzato il tutto, sto ancora vivendo in un sogno,
tutto sfocato. Domani (oggi, ndr.), sicuramente, quando entrerò in campo realizzerò e dovrò
cambiare subito testa”.
ONRUGBY
Pubblicato il 18 giugno 2016 alle 09:28
Italrugby in campo a San Jose con gli Stati Uniti: per gli
Azzurri obiettivo vittoria
Si gioca nella notte la seconda tappa del tour delle Americhe. Kick off alle ore 3 di domenica
mattina
ph. Sebastiano Pessina
La Nazionale azzurra scende in campo a San Josè contro gli Stati Uniti nel secondo incontro del Tour
Oltreoceano. Dopo la buona uscita della scorsa settimana contro l’Argentina, per gli Azzurri è arrivato il momento
di una prova convincente e di forza contro una squadra da rispettare ma non temere e contro cui dovrà essere
evidenziata la superiorità di organizzazione di Gori e compagni. Un unico cambio deciso da Conor O’Shea con
Mbandà che prende il posto di Steyn (inizialmente sarebbe dovuto andare in campo Barbieri) e spazio in panchina
a Sebastian Negri. Di fronte gli Eagles con il “celtico” di Connacht AJ MacGinty in regia, il giocatore di Seven
Augspurger a mediano di mischia e capitan Clever che ritrova la sua nazionale. Le parole del tecnico irlandese:
“La settimana scorsa il gruppo ha offerto quello che deve essere il punto di riferimento in termini di workrate e di approccio ed il risultato avrebbe potuto essere diverso. C’è molto potenziale e l’obiettivo è quello di
costruire una vera identità italiana in tutto quello che facciamo. Vogliamo assolutamente essere una squadra
vincente ed essere efficaci nei dettagli è quello che fa la differenza a questo livello”. All’Avaya Stadium kick off
alle 18 locali, quando in Italia saranno le ore 3 di domenica mattina.
Stati Uniti: 15 Will Holder, 14 Taku Ngwenya, 13 Thretton Palamo, 12 Shalom Suniula, 11 Blaine Scully, 10 AJ
MacGinty, 9 Nate Augspurger, 8 Cam Dolan, 7 Todd Clever (C), 6 Andrew Durutalo, 5 Greg Peterson, 4 Nate
Brakeley,
3
Chris
Baumann,
2
James
Hilterbrand,
1
Titi
Lamositele
A disposizione: 16 Joe Taufete’e, 17 Ben Tarr, 18 Angus MacLellan, 19 Stephen Tomasin, 20 Harry Higgins, 21
Tony Lamborn, 22 Chad London, 23 Mike Te’o
Italia: 15 Luke McLean, 14 Leonardo Sarto, 13 Michele Campagnaro, 12 Tommaso Castello, 11 David Odiete,
10 Carlo Canna, 9 Edoardo Gori, 8 Andries Van Schalkwyk, 7 Simone Favaro, 6 Maxime Mbandà, 5 Marco
Fuser, 4 Quintin Geldenhuys, 3 Lorenzo Cittadini, 2 Ornel Gega, 1 Andrea Lovotti
A disposizione: 16 Oliviero Fabiani, 17 Sami Panico, 18 Pietro Ceccarelli, 19 Valerio Bernabò, 20 Sebastian
Negri, 21 Guglielmo Palazzani, 22 Tommaso Allan, 23 Giovanbattista Venditti