INVENTARIO DEI BENI STORICO-ARTISTICI E NATURALI DELLA
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INVENTARIO DEI BENI STORICO-ARTISTICI E NATURALI DELLA
INVENTARIO DEI BENI STORICO-ARTISTICI E NATURALI DELLA CAMPANIA Centro per la Formazione in Economia e Politica dello Sviluppo Rurale Via Università, 96 -80055 Portici (NA) e-mail: [email protected] Responsabile della ricerca: A. Filangieri 081 7641378 – 333 9250554 Nota introduttiva e metodologia I) ELEMENTI INTRODUTTIVI 1.1. Conservazione e funzione sociale dei beni culturali Una rinnovata funzione del patrimonio di beni storico artistici e naturali nella società di domani si inserisce direttamente in quel diverso quadro dei rapporti fra individuo, risorse e sistema economico, fra individuo e collettività, nonchè fra individuo generazione passata e futura, che le ben note contraddizioni del nostro tempo esigono di individuare e risolvere. E' in questo quadro di rapporti che va affrontata nelle sue fasi normative ed operative la definizione dell'assetto del patrimonio dei beni culturali, anche con l'intento di assicurare la massima compatibilità fra le spesso opposte esigenze della "conservazione" e della "pubblica disponibilità". Il contatto con la natura e con i beni della cultura sono - oggi come nel passato - una delle aspirazioni dello spirito umano, ma mentre prima a volervi o potervi accedere erano in pochi, ora il ruolo dei beni culturali si amplia ovunque, non solo perchè aumenta la popolazione, e con essa livello di redditi e grado di istruzione, ma perchè un'aliquota sempre maggiore di essa ha un ambiente di vita lontano ed estraniato da questi beni. Durante il Medio Evo ed anche in tempi a noi più vicini, i beni di arte e di natura erano in larga maggioranza a disposizione della collettività: la natura ancora libera era accessibile a tutti e l'arte - a quel tempo quasi esclusivamente 1 sacra - si offriva all'ammirazione di chiunque accedesse ad una chiesa o ad un convento; ancora dal Rinascimento al secolo XVIII malgrado la diffusione dell'arte nelle dimore private, una parte prevalente del patrimonio artistico - dalle facciate e dai cortili monumentali, alla stessa urbanistica delle città - permangono senza riserve di pubblico godimento. Soltanto nel secolo XIX si inizia quella privatizzazione dei beni naturali (edificazione lungo le coste o sulle emergenze panoramiche) e dei beni artistici mobili (collezionismo privato a spese del patrimonio archeologico e di arte sacra), nonchè l’occupazione degli spazi liberi aventi compiti di cornice ambientale, di prospettiva, di paesaggio, col fine di sfruttare un loro parassitario valore di posizione. Una responsabile politica dei beni culturali deve quindi assumersi compiti di grande complessità dovuti non solo alla dimensione del patrimonio da proteggere, ma - fra l'altro - all'esistenza di ampi confini di attrito, con altri settori - quali per esempio l'urbanistica - dominati dalle diverse logiche dell'economia e della funzionalità, nonchè dipendenti dalla specificità delle esigenze di protezione per ciascun tipo di beni. Questi compiti sono individuabili in quattro fasi principali: 1) conoscenza della realtà su cui si vuole intervenire e precisamente definizione di una classificazione, delle tecniche inventariali, formazione dell'inventario e notifica dei suoi contenuti agli enti ed ai privati interessati; 2) elaborazione della normativa di protezione per ciascuna categoria di beni e di una legge quadro che le coordini. Dette normative dovranno definire le particolari fisionomie dei vincoli ed i loro limiti, individuare la compatibilità fra uso pubblico ed esigenze della conservazione; condizionare alla operatività di tali vincoli la concessione di incentivi (indennizzi, contributi, alleggerimenti fiscali, ecc) compensativi delle diseconomie di manutenzione e di gestione dei beni vincolati; 3) resa di pubblico dominio della esistenza dei beni stessi e dei vincoli gravanti su di essi, mediante una estesa operazione di notifiche ai proprietari, di "pubblicazione amministrativa" nelle 2 sedi comunali, di pubblicizzazione dell'inventario dei beni immobili, affinchè tutti abbiamo modo di localizzare e qualificare le loro iniziative, in luoghi ed in modi non lesivi per il patrimonio in oggetto; 4) organizzazione della vigilanza per il rispetto di quanto previsto più sopra, affidata - per le rispettive sfere di competenza - ad un rinnovato corpo di ispettori dei monumenti (per i beni storicoartistici), al corpo forestale (per quanto riguarda i beni naturali), a sezioni speciali dei tribunali, ed a reparti specializzati della forza pubblica. E' sul primo di questi quattro aspetti, ossia sulla conoscenza della realtà da proteggere che 1"'Inventario dei beni immobili storico-artistici e naturali della Campania" intende dare un proprio concreto contributo. 1.2. Le finalità dell'Inventario L'inventario dei beni culturali immobili della Campania si propone di formare una documentazione omogenea e sistematica del patrimonio dei beni culturali immobili, maggiori e minori, della Campania sia per consentire una più immediata possibilità di estensione ad essi di una adeguata protezione diretta, sia per informazione preventiva di quanti pianificano e progettano opere che per posizione e natura potrebbero alterare o distruggere, nella funzione e nell'aspetto, i beni culturali ad esse vicini. Strumento dunque contemporaneamente di tutela e di pianificazione territoriale, esso si pone finalità di documentazione ma non di ricerca originale, nè nel campo storico-artistico, nè in quello naturalistico, anche se ovviamente l'assieme dei rilevamenti in corso, comporterà di per se stesso risultati interessanti anche sotto questo aspetto. L'inventario è pertanto direttamente finalizzato alla conservazione di una realtà da salvare integralmente e non alla semplice conservazione della memoria di una realtà di cui si danno come inevitabili continue e progressive manomissioni, mutilazioni ed alterazioni. 3 La documentazione acquisita su beni scomparsi o danneggiati per negligenza dei pubblici poteri o - come recentemente avvenuto - per effetto di calamità naturali, è da considerare - di conseguenza - come un risultato secondario della indagine e non come il suo fine principale. In altri termini l'inventario intende porre in forma concreta quella esigenza - irrinunziabile in una regione che ha qualche migliaio di anni di storia ed un patrimonio di risorse naturali non comuni - che i beni culturali vengano considerati vincoli a monte delle scelte di piano e non oggetto di compromesso all'interno delle scelte stesse. Intende prospettare che - piaccia o non ad alcuni - la pianificazione dello sviluppo in una regione provvista di queste ricchezze, deve finalmente apprendere a muoversi su spazi territoriali discontinui, e fra questi a lasciar posto ad una diversa pianificazione: quella della conservazione del patrimonio culturale, delle risorse e dei meccanismi vitali di queste. Proteggere singoli tratti di paesaggio, di impluvi di acqua potabile, troppo esigue risorse naturali, o isolati monumenti, se sulle aree contigue si consente l'incontrollato sfruttamento della natura, o il distorto uso del suolo, ha poco senso, e questo concetto, ad onta della sua elementarietà, va ricordato continuamente a quanti hanno la responsabilità dell'uso del territorio. L'utilità di questo strumento, dovrebbe consistere inoltre non solo nel fugare l'impressione che un efficiente dispositivo di tutela equivalga ad imprigionare lo sviluppo economico in una congerie di vincoli, ma soprattutto nell'indirizzare preventivamente la localizzazione di insediamenti, industrie, servizi, infrastrutture, al di fuori delle aree da proteggere. Una pianificazione attenta ad una netta separazione concettuale fra aree da asservire alla logica del profitto ed aree da asservire alla cultura degli individui, comporterà alcuni costi addizionali nelle maggiori opere pubbliche e dei sacrifici per le rendite di posizione, ma è l'unica via per arrestare il degrado della regione ed assicurare al futuro di essa quel benessere che non è fatto solo di maggiori redditi procapite ma di adeguata disponibilità per tutti, di capitale fisso sociale e di beni culturali. A differenza del "Catalogo" intrapreso dal Ministero dei Beni Culturali che opera con finalità, attrezzature e collaborazioni assai più approfondite e 4 diversificate, ma necessariamente anche con tempi di attuazione più lunghi, 1Inventario" in oggetto si prefigge di individuare in tempi brevi la realtà regionale dei predetti beni, quale risulta dalla sistematica ricognizione del territorio regionale, mediante rilevamenti, prevalentemente a vista, ed allo stato attuale delle conoscenze di studio, senza addentrarsi, esso stesso, in ricerche specifiche. Considerando quanto rapidamente il nostro patrimonio di beni storicoartistici e naturali si sta impoverendo soprattutto - ma non solo - nel suo tessuto minore e nei suoi connotati ambientali, l'obiettivo dell'inventario è quello di accumulare, nel tempo più breve, il maggior volume possibile di informazioni documentate, di sicura validità e di poter così rendere possibile: a) un regime di protezione integrata in cui i vincoli da emanarsi a diverso titolo abbiano efficienza congiunta ed azione sull'ambiente; b) una tempestiva applicazione dei vincoli sui singoli immobili attraverso una procedura amministrativa di "pubblicazione" in tutte quelle situazioni in cui quella attuata mediante "notifica" agli interessati, si prospetta lenta, inadeguata o inattuabile. Per queste esigenze di rapidità si è ritenuto sconsigliabile separare rigidamente le due fasi di "preinventario" e di "inventario" (di cui si parlerà più avanti) e la ricognizione, comune per comune, la quale assume una documentazione a livello di "preinventario", viene registrata su schede di "inventario" già predisposte per ospitare anche quelle informazioni di maggiore approfondimento che di volta in volta fosse stato agevole ottenere sul luogo. 1.3. I beni oggetto dell'inventario 5 Vengono considerati "beni culturali" ai fini della presente ricerca quei beni immobili che per motivi di pregio, di rarità o di rappresentatività1, presentano interesse sotto il profilo estetico, documentario, scientifico, nonchè dell'ecologia umana e della conservazione di fenomeni ed equilibri naturali importanti. Per le esigenze di unitarietà di una politica di protezione e per quelle relative alla istituzione di servizi polivalenti per vari settori dei predetti beni, è opportuno che nella voce "beni culturali" possano trovare accoglimento oltre ai beni aventi attinenza con l'attività intellettiva dell'uomo (civiltà) anche quelli essenziali per la sua vita - per cosi dire - vegetativa (quadro ecologico) che sono egualmente parte o presupposto della prima. Il significato di cultura in senso propriamente etimologico (dal latino "colere") può non necessariamente essere riferito alla sola attività dello spirito, ma anche all'uso di quelle componenti naturali (aria, acqua, spazi liberi, paesaggio, vegetazione, fauna, ecc.) che compongono l'ambiente fisico indispensabile alla qualità della vita umana. Al seguito di questo secondo significato possono inoltre includersi anche quei beni o fenomeni naturali di interesse scientifico che non avrebbero attinenza 1 Si riportano, per riferimento, le definizioni seguenti: • Dalla "Carta di Venezia" (maggio 1964): "La nozione di monumento storico comprende tanto la creazione architettonica isolata, quanto l'ambiente urbano o paesistico che costituisca la testimonianza di una civiltà particolare, di una evoluzione scientifica o di un avvenimento storico". "Questa nozione si applica non solo alle grandi opere ma anche alle opere modeste che, con il tempo, abbiano acquistato un significato culturale". • Dalla Relazione Franceschini (marzo 1966): "Sono beni culturali d'interesse scientifico e storico, le cose mobili o immobili di singolare pregio, rarità o rappresentatività, aventi relazione alla storia culturale dell'umanità". "Si considerano Beni culturali ambientali le zone corografiche costituenti paesaggi naturali o trasformati dall'opera dell'uomo e le zone delimitate costituenti strutture insediative, urbane e non urbane,che, presentando particolare pregio per i loro valori di civiltà devono essere conservate al godimento della collettività". • Dal “Censimento ICOMOS”(1968): "Viene considerato Monumento ogni opera o gruppo di opere dell'uomo dalla preistoria all'epoca attuale, che debba ritenersi testimonianza di civiltà o di storia, e come tale meriti protezione". "Viene considerato Sito ogni complesso, sia opera dell'uomo che della natura la cui omogeneità e interesse principalmente artistico, formale, storico, etnografico, scientifico, letterario o leggendario, giustifichino una protezione e una valorizzazione. 6 con la storia della civiltà, ma lo hanno invece con la conservazione dell'ambiente entro il quale l'uomo deve "vivere" oltre che "pensare". E' dunque appunto la nozione del ceppo comune di questi beni extraeconomici, indispensabili per una civile condizione dell'umanità che deve rendere legittimo di ricercare e di allacciare i possibili legami che, sotto l'aspetto strutturale, funzionale e della protezione, connettono o potrebbero connettere queste entità apparentemente tanto eterogenee. L'Inventario, per la sua finalità principale di fornire un quadro delle preesistenze culturali alla pianificazione urbanistica del territorio, limita la sua attenzione ai soli beni immobili, pur non omettendo - sempre che possibile - di assumere informazioni anche su quei beni di arredo dei monumenti, e particolarmente delle chiese, che sono da considerare “immobili per destinazione”. Rimane altresì deliberatamente escluso dai rilievi dell'Inventario il comune di Napoli il quale per la vastità degli studi in materia cui in ogni tempo ha dato luogo, non acquisirebbe contributi nuovi dallo studio in oggetto. I beni culturali definiti come sopra, vengono divisi in due settori: - beni storico-artistici - beni naturali Sono beni culturali storico-artistici quei beni che per motivi di pregio, di rarità o di rappresentatività, presentano notevole interesse prevalentemente sotto il profilo storico, documentario e/o artistico. Sono beni culturali naturali quei beni che per motivi di pregio si rarità o di rappresentatività, presentano notevole interesse sotto il profilo paesisticoambientale, documentario-scientifico, ecologico-umano e della conservazione di fenomeni o di equilibri naturali importanti. I "beni storico artistici' sono dunque quelli prodotti dalla civiltà ed utili prevalentemente al benessere dello spirito, mentre i beni naturali sono parte 7 dell'ambiente essenziale di vita dell'umanità ed utili prevalentemente al suo benessere fisico. Sia i primi che i secondi possono avere la fisionomia - esclusiva o prevalente - di "beni oggettivi", oppure quella di "beni documentari". Beni oggettivi sono quelli che esplicano autonomamente una propria funzione o una parte di una funzione composita, in campo estetico o in quello del benessere, come per esempio un edificio di pregio artistico, un centro di interesse ambientale o un parco a scopo ricreativo. Beni documentari sono - come gran parte delle sopravvivenze archeologiche e come i monumenti storici - quelli che ci recano la testimonianza o la cognizione, anche talvolta a semplice livello di indizio, di una, spesso più vasta, realtà scomparsa. La testimonianza dei beni documentari può esercitarsi sotto il profilo storiografico (p.e. carte d'archivio), sotto quello urbanistico edilizio (p.es. archeologico), sotto quello della storia dell'arte (parti di edifici monumentali che ne dimostrano le successive vicende costruttive), sotto quello mitico tradizionale (luoghi ove la tradizione locale ha condensato reminiscenze di eventi remoti), sotto quello dell'interesse storico-tecnico (edifici o attrezzature che segnano le tappe della tecnica di cui si avvalevano le età precedenti alla nostra), infine sotto quelli geologico e naturalistico (formazioni geologiche o associazioni vegetali ed animali che costituiscono oasi residuali di fenomeni che furono determinanti per la storia terrestre). Sarebbero da accomunare - per analogia - a questi ultimi, quei beni naturali, di interesse scientifico, il cui valore non risiede in una funzione testimoniale del passato ma viceversa nella previsione di importanza che la scienza attribuisce loro, per la ricerca o per possibili applicazioni future. Fra le due categorie in parola - quella dei beni oggettivi e dei beni documentari - esistono ovviamente, molto diffuse posizioni intermedie in cui i due valori coesistono: un edificio fortificato può essere contemporaneamente un monumento, un documento storico od una componente paesistica; i resti di un tempio sono ad un tempo traccia storica ed espressione d'arte, e così di seguito. 8 Le due definizioni di beni storico-artistici e di beni naturali forniscono un quadro concettuale di quale sia la materia compresa nella indagine, ma nè l'una nè l'altra sollevano il rilevatore da un altro ordine di dubbi che gli si prospetta inevitabilmente durante il suo lavoro. Tali dubbi non si riferiscono alla natura del bene da documentare, bensì alla rilevanza di esso in relazione all'epoca, allo stato di conservazione, al suo contenuto originale o viceversa ripetitivo di precedenti modelli. I1 superamento di questa perplessità richiede pertanto: - che il rilevatore sia un buon osservatore, ossia, che sia capace di eseguire con omogeneità, una corretta prima selezione a vista; - che la ricognizione di prima fase - oltre che annotare - fotografi con larghezza anche i beni di dubbia importanza, in modo tale che il giudizio definitivo possa essere trasferito ad un esame collegiale di esperti eseguito successivamente; - che la presenza ricorrente di tutti quegli elementi che, pur non potendo avere una rilevanza autonoma di beni, contribuiscono egualmente a formare un assieme - simultaneo o in successione di tempo - di immagini complesse, possa essere egualmente identificata come "espressione ambientale" o come "insieme corale". E' da considerare infine che una difficoltà nella classificazione dei beni culturali proviene dal fatto che entrambi i settori individuati presentano alcuni confini aperti di difficile delimitazione. Per i beni storico-artistici, questo confine indefinito esiste in direzione dell’ “urbanistica” e per i beni naturali in direzione dell’ “economia delle risorse naturali”. Poichè sia nelle scelte urbanistiche sia in quelle di uso delle risorse naturali prevalgono - spesso giustificatamente - le esigenze di produttività e di funzionalità tecnico-economica, è importante che lungo questi limiti una classifica di contenuto culturale si affermi con maggiore impegno, così da chiarire quanto debba essere lasciato entro o fuori della competenza delle specifiche legislazioni. 9 I campi applicativi particolari in cui ciò avviene sono - come si è detto due. Il primo riguarda i criteri di protezione dei beni storico-artistici immobili, quando questi si configurano in raggruppamenti dando luogo per esempio a "centri antichi" i quali devono contemporaneamente sottostare ad una "disciplina urbanistica" e ad una "di protezione storico-artistica". Il secondo è quello della protezione dei "beni culturali naturali" e particolarmente di quelli "ecologici", quando i vincoli imposti ad essi interferiscono con le concessioni ed i regolamenti di uso delle risorse naturali". Il regime di taglio dei boschi, quello di uso dei suoli soggetti a dissesto idrogeologico, la disciplina di uso delle acque pubbliche, le normative in materia di estrazione di minerali (fra cui le cave di pietra), di tecnica agraria, di caccia e pesca, tendono a razionalizzare altrettanti specifici campi di attività, e non necessariamente questi criteri di natura tecnica coincidono con quelli di godimento delle stesse risorse in quanto "beni culturali". Così per esempio il regime di taglio periodico dei boschi di alto fusto non si concilia con il regime di parco naturale, ove si vorrebbe che quesi stessi boschi e tutte le altre specie vegetali ed animali che vi convivono venissero lasciati al loro divenire filo-genetico. Analogamente le norme minerarie non tengono alcun conto degli effetti che le cattive localizzazioni di cave di pietra possono avere sulla stabilità del suolo, sul paesaggio e sull'inquinamento atmosferico degli abitati vicini. Ancora, la legislazione che limita la caccia e la pesca a determinate specie animali e a certe stagioni ha per unico fine di garantire il riprodursi delle specie ai fini della caccia stessa, ma non considera una gamma assai più complessa dei fenomeni ecologici in cui entrano le specie animali e la vegetazione nei loro mutui rapporti. Il concerto fra la legislazione in materia di beni culturali e quelle più sopra menzionate, appare dunque indispensabile ed ha i suoi presupposti in una corretta classificazione di essi. 1.4 Le fonti 10 L'inventario fa assegnamento su un insieme di fonti, alcune delle quali sono definite principali in quanto inedite, e quindi originali, ed altre collaterali, in quanto già pubblicate o altrimenti implicitamente note. Sono fonti principali: a) i rilevamenti diretti a vista, eseguiti sul territorio; b) i rilievi fotografici e planimetrici ivi eseguiti; c) gli apporti conoscitivi che a questi possono aggiungere i cultori locali. Sono fonti collaterali: a) le fonti librarie ed archivistiche; b) le fonti cartografiche, aerofotografiche ed iconografiche. Fondamentale è il rilevamento diretto, condotto attraverso la ricognizione sistematica del centro abitato e del territorio di ogni comune, e la raccolta di quanto appare degno di nota, sia a seguito della osservazione a vista, sia attraverso indicazioni comunque raccolte localmente. Detto rilevamento è essenziale sia perchè consente di documentare fotograficamente gli aspetti più notevoli dei singoli beni, sia perché permette di verificare la sopravvivenza e lo stato di conservazione anche di monumenti già descritti in studi precedenti, sia infine perchè dà la possibilità di prendere in considerazione anche quei valori di insieme (urbanistici e paesistici) sui quali per solito poco o nulla dicono le fonti a stampa. Viceversa questo tipo di rilevamenti fornisce risultati molto incompleti sia per quanto riguarda il giudizio artistico che il profilo storico dei monumenti. Quel che si osserva e fotografa, o si raccoglie sul luogo come notizia, in una visita necessariamente rapida, non consente di compilare una regolare scheda per ogni bene singolo. Non di rado questi ultimi non sono accessibili all'interno: le chiese perchè non officiate, gli edifici civili perchè sedi di abitazioni private, ecc. Inoltre - in particolare per le chiese - le rifazioni recenti ostacolano non di rado l'individuazione di strutture edilizie originarie, note o non storicamente. 11 Talvolta l'assenza di tabelle viarie e di numeri civici, in non pochi centri minori, impedisce anche una precisa indicazione toponomastica sulla scheda. D'altra parte la stessa qualificazione dei rilevatori - i quali non possono essere contemporaneamente storici dell'arte, archeologi, ecologi e geologi costituisce un limite soprattutto per le attribuzioni stilistiche, per la datazione degli edifici e per la valutazione dell'interesse di ogni bene, ad essere inventariato. Il vincolo maggiore che condiziona la fase di rilevamento diretto è difatti il suo costo, soprattutto in termini di tempo, e quindi l’impossibilità di formare gruppi interdisciplinari di rilevatori. Per questo motivo l'esigenza ovviamente corretta di far lavorare in gruppo almeno quattro rilevatori (storico dell'arte, archeologo, naturalista, fotografo) si presenta finanziariamente irrealizzabile e la completezza dei rilievi in ogni comune viene ottenuta - a seconda delle situazioni concrete - attraverso la collaborazione integrata fra cultori locali, rilevatori di campagna e revisori che, in sede, ne esaminano il materiale raccolto. Il rilevatore rinvia cioè ad una successiva fase di dialogo con lo specialista revisore, le valutazioni che non ha potuto condurre a termine egli stesso. Al rilevamento diretto si affianca il ricorso alle fonti bibliografiche ed in una regione come la Campania, ove la storiografia e l'erudizione hanno tradizioni antiche ed insigni, il materiale documentario che può utilizzarsi è vastissimo. Esso può dividersi in due gruppi: nel primo possiamo porre le opere di vasto respiro, aventi per filo conduttore una corrente artistica, un grande artista, o un periodo della storia del Mezzogiorno; in esse il singolo monumento compare in funzione della personalità dell'artista studiato, quale prototipo di un certo stile o quale anello di congiunzione fra periodi, scuole o stili diversi. Analogamente, nei lavori storiografici, il singolo centro abitato od il monumento vengono menzionati solo quando presso di essi passano i sentieri della storia. I monumenti minori, l'arte provinciale, i ruderi ancora anonimi a cui questo inventario si dedica in misura rilevante, non trovano quindi generalmente posto in questo tipo di studi. Per queste categorie di beni minori riesce invece molto interessante la ricchissima serie di monografie comunali e di storie locali elaborate generalmente 12 con molto diligenza, anche se talvolta con divagazioni superflue e con più modesto rigore di metodo, da cultori locali. In tali lavori, spesso stampati con mezzi inadeguati, la documentazione fotografica è generalmente carente, ma la segnalazione di beni spesso ignoti ed il profilo delle vicende storiche dei monumenti o di quelle che su di essi hanno avuto ripercussioni, riesce di grande utilità. Ad integrazione di queste fonti, si è ritenuto opportuno prevedere il ricorso anche ad indagini di tipo settoriale, per raccogliere informazioni su specifici aspetti su cui sarebbe stato difficile indagare. Per questi aspetti culturali sono state impostate le seguenti indagini "a soggetto" i cui materiali verranno raggruppati soltanto successivamente per comune: indagine bibliografica, archivistica, storico-demografica, archeologica, storico-artistica, sugli edifici fortificati, geologica, botanica, zoologica, catastale, sui beni demaniali. Altri temi potranno essere individuati qualora se ne manifestas-se l'opportunità. Sui contenuti di queste indagini torneremo nel paragrafo 3.5. II) CLASSIFICAZIONE DEI BENI 2.1. Classificazione generale Fra le varie possibili classificazioni che avrebbero potuto assegnare una collocazione sistematica ai beni da censire ne è stata scelta una che evidenzia i caratteri tipologici e quelli funzionali. Essa presenta fra l'altro il vantaggio di riunire nelle stesse classi quei beni che rivelano simili o analoghe esigenze di fronte ai problemi tecnici ed organizzativi dell'inventario di protezione. Si sono pertanto individuate nove classi di beni delle quali le prime sei relative ai beni storico-artistici e le altre tre ai beni naturali. Ciascuna di dette classi è stata ripartita in cinque sottoclassi, come appare dal prospetto a pag. 56. In quest'ultimo sono anche riportati, a sinistra di ciascuna, i numeri di codice da utilizzare per una futura elaborazione elettronica 13 dei dati, ed a destra dei simboli letterali impiegati come matricola dei beni e come eventuali abbreviazioni sulle schede o in cartografia. 2.2. Le classi di beni storico-artistici Una separazione della categoria dei beni storici da quelli artistici è apparsa improponibile in quanto, nella grande maggioranza dei casi, queste due componenti di interesse sussistono in varia misura in ciascuno dei beni di questo raggruppamento. Infatti molto spesso i beni eminentemente "storici, oltre al valore "documentario" ad essi proprio, hanno anch'essi, in comune con i beni eminentemente "artistici", una componente estetica che non sarebbe agevole distinguere secondo la sua diversa origine (artistica ed extra-artistica). Questo settore di beni è stato pertanto ripartito in sei classi, riflettenti viceversa la funzione per cui i beni stessi sono stati - a suo tempo - edificati. Fa eccezione a questo criterio, la sola classe dei Beni archeologici la cui individuazione segue, come è ovvio, criteri in parte cronologici ed in parte ccnnessi alle tecniche di rinvenimento. Una tipologia funzionale si presenta altresì - come si è accennato - come la più aderente per affrontare successivamente sotto il profilo normativo e tecnico i problemi di tutela, di intervento, di restauro e di eventuale riuso dei beni stessi. Qualche cenno più particolare merita inoltre l'accezione di "bene storicoartistico" ai fini della presente ricerca, in quanto essa è notevolmente diversa da quella corrispondente enunciata nella legge 1089 del 1939 (monumento), nonchè da quella che quarant'anni di applicazione di detta legge hanno di fatto consolidato attraverso l'emanazione dei provvedimenti di "notifica" da parte delle Soprintendenze. Non sappiamo, al momento, quali e quanti siano i provvedimenti di notifica emanati in Campania, ma quel che è certo è che essi non individuano se non nelle componenti maggiori la consistenza e la struttura del patrimonio artistico della regione, così come, per i tempi del suo operare, non può ancora 14 individuarla oggi il "Catalogo generale" che il Ministero dei Beni Culturali sta elaborando. Una peculiarità di questa ricerca è dunque proprio di voler concentrare l'attenzione, oltre che sui monumenti maggiori, anche sulle opere minori, sulle espressioni tipiche dell'edilizia tradizionale dei luoghi, sulle parti superstiti di edifici ormai mutili o alterati, su tutto quanto insomma può forse interessare meno lo storico dell'arte, ma interessa invece molto da vicino la storia locale, quella del costume e delle tradizioni della collettività che l'hanno prodotta. L'opportunità di un'adeguata considerazione e rivalutazione del patrimonio minore di beni culturali parte ormai da vari presupposti: a) il concetto di ambiente che sempre più si fa strada non tanto quale esigenza di un affinamento della sensibilità in questo campo, quanto del fatto che le successive stratificazioni edilizie non hanno - fino ad una certa epoca - leso gravemente l'ambiente, mentre oggi, a causa delle mutate tecniche costruttive, lo stanno rapidamente distruggendo ovunque conferendogli di riflesso sempre più caratteri di "rarità". Moltissimi fabbricati, anche se privi di contenuti storici ed artistici in senso stretto devono rientrare nel novero dei beni culturali sol perchè concorrono a formare un insieme, fanno corpo con un monumento o ne completano la prospettiva2. b) L'aumentato interesse della storiografia per la "storia civile" degli abitati, e quello dell'urbanistica per le sorti dei "centri antichi", per cui a molte vestigia ed edifici viene ad essere 2 Per dare una sommaria dimensione a questo allargamento di orizzonte sui beni storici ed artistici, occorre pensare che nella sola Campania le strutture edilizie aventi carattere di rilevanza ambientale si aggirano fra 800.000 ed 1.000.000 di vani, che le chiese grandi e piccole, non ancora manomesse dalle rifazioni degli ultimissimi anni sono alcune migliaia, che i conventi ammontano a molte centinaia, che i castelli e le loro vestigia sono in numero di qualche centinaio, che la maggior parte dei 543 comuni campani possiede qualche preesistenza archeologica che induce ad esercitare una vigilanza preventiva su parte del loro territorio. 15 attribuita una importanza documentaria che prima non era loro riconosciuta. c) Il diritto delle comunità minori alla tutela delle opere d'arte ed alle forme di ambiente che esse hanno prodotto. Qualsiasi comune o frazione di esso deve poter contare che lo Stato protegga i suoi anche modesti edifici d'arte e di storia, non perchè di interesse nazionale ma come parte integrante di quel patrimonio culturale e tradizionale, che spesso con grandi sacrifici le passate generazioni sono riuscite a creare. d) Il migliorato livello d'istruzione generale, la disponibilità di tempo libero ed il turismo di massa, cui già si è fatto cenno in precedenza, i quali concorrono ad una maggiore domanda di fruizione anche dei beni minori. • Classe R - ARCHITETTURA RELIGIOSA Comprende gli immobili destinati all'esercizio del culto, a sede di comunità religiose, a residenze vescovili, le edicole ed altri eventuali immobili aventi finalità religiosa. Essa è suddivisa in cinque sottoclassi: . R - Ecl.-Edifici per il culto: chiese, cappelle, oratori, confraternite e loro annessi (sacristie, campanili), catacombe. R - Con.-Conventi: edifici conventuali di ogni tipo o loro parti superstiti (chiostri, refettori, ecc.) ad eccezione delle chiese ad essi annesse, che vengono autonomamente classificate nella sottoclasse precedente. R _ Eps.- Epicopi: sedi residenziali vescovili sia tuttora attive che soppresse. R - Edic.-Edicole: colonne votive, sculture, epigrafi, purchè chiaramente finalizzate a scopi religiosi. 16 R - Div.: Altri immobili non compresi nelle classi precedenti (p.es. istituzioni asssistenziali, ospedaliere o mutualistiche di tipo religioso, seminari, ecc.). Vanno collocati in queste sottoclassi anche gli edifici religiosi che oggi sono passati ad un uso civile, premettendo alle loro denominazioni la voce "ex" (p. es. Ex Convento dei Cappuccini), nonchè gli edifici diruti (p.es. Ch. dir. di S. Francesco). Vanno invece collocati per convenzione nelle classi "Architettura Civile", oppure "Beni Archeologici" gli elementi architettonici isolati (frammenti di colonne, epigrafi, ecc.), quando la loro finalizzazione a scopi religiosi non sia più che chiara. • Classe C - ARCHITETTURA CIVILE Comprende gli immobili per uso civile ossia in grande prevalenza quelli di tipo residenziale-abitativo e le loro parti superstiti (portali, ornie di finestre, scale, ecc.) o presunte tali (colonne, iscrizioni in pietra o altri frammenti non di origine religiosa o archeologica). Essa è ripartita in cinque sottoclassi: C - Pal. - Palazzi e ville C - Min. - Edifici minori sia di tipo urbano che rurale. Questi ultimi purché non abbiano connotati strutturali agricoli che li facciano includere nella sottoclasse "agricoli" dei beni d'interesse storico-tecnico (T Agr.). C - P.li - Portali, ornie di finestre, balconi isolati. C - El. - Elementi architettonici isolati medioevali o moderni di qualunque tipo: (Epigrafi, fregi, colonne, capitelli, frammenti vari), purchè non abbiano una chiara identità religiosa nè archeologica. 17 C - Div. - Altri immobili non compresi nelle classi precedenti (fontane, seggi civici, monumenti commemorativi, porticati, ecc.). • Classe F - ARCHITETTURA FORTIFICATA Comprende gli immobili edificati per scopi di difesa e di offesa o attrezzati con accorgimenti difensivi. Essa è suddivisa in cinque sottoclassi: F - Cas. - Castelli: nelle loro diverse espressioni di: castelli-rocca con o senza recinto, castelli a torri quadre, castelli a torri circolari, altri) F - Tr. - Torri isolate nei loro due tipi principali di: - Torri interne (torri di avvistamento o di difesa di qualsiasi tipo, diverse da quelle della sottoclasse seguente) - Torri costiere (appartenenti alla serie di torri di difesa costiera costruite fra i secolo XVI e XVIII, ed eventuali resti di quelle di epoca angioina). F - Mur. -Murazioni: cinte murate medioevali o moderne (mura delle civite altomedioevali, mura urbane dotate o non di torri e case-torri, cinte bastionate, e loro parti superstiti (p. es. porte urbane). F - For. -Forti: edifici fortificati posteriori al secolo XVI, costituiti da strutture bastionate con torrioni bassi a pianta circolare o con bastioni a punta. F - Div. -Diversi: altri edifici fortificati (palazzi fortificati, masserie fortificate, case torri, garitte angolari, ecc.). • Classe T - BENI D'INTERESSE STORICO-TECNICO 18 Comprende gli immobili e le attrezzature fisse (o parti superstiti di esse) che costituiscono documentazione delle tecniche usate nel passato in materia di costruzione o di produzione, purchè non di tipo archeologico. Mentre infatti per l'epoca antica detti beni trovano una adeguata considerazione quali parti di quel patrimonio archeologico che la legge abbraccia in funzione di testimonianza della vita del tempo, per l'epoca medioevale e moderna non avviene altrettanto. Il motivo di tale omissione va ricercato nel fatto che molti degli impianti e delle tecniche tradizionali sono rimasti in funzione in forme artigianali fino ai nostri giorni, accanto a quelli industriali più evoluti, e che pertanto essi non hanno avuto il tempo di mutare la qualifica di "vecchi" in quella di "antichi". Dal dopoguerra in poi però la distruzione di questi documenti delle attività del passato è divenuta rapidissima anche nei più lontani paesi dell'interno ove esse erano sopravvissute. L'ammodernamento di ogni opificio o locale artigianale, di ogni strada, avvolge inevitabilmente nel cemento ogni traccia di fabbrica antica, invia a rottame le attrezzature metalliche, brucia quelle superstiti in legno. Trovare un ponte antico, un mulino ad acqua integro, un fabbricato agricolo senza sovrastrutture in forme e materiali moderni, diviene sempre più raro e di qui deriva l'interesse di una loro catalogazione. Questi beni sono stati distinti in cinque sottoclassi: T - Agr. - Agricoltura: cellai, frantoi, torchi, caseifici, case coloniche, fabbricati rurali rappresentativi di specifiche strutture aziendali. T - Ind. - Manifatture: mulini, cartiere, concerie, ferriere, filande, essiccatoi. T - Com. - Comunicazioni: ponti, lastricati stradali, poste di cambio di cavalli, arsenali ed attrezzature portuali, scafe fluviali. T - Idr. - Idraulica: acquedotti, ponti canali, cisterne, macchine idrauliche, edifici partitori e chiuse. 19 T - Div. - Diversi: immobili, particolari costruttivi o manufatti, diversi da quelli delle sottoclassi precedenti. • Classe A - BENI ARCHEOLOGICI S'intendono per beni archeologici - indipendentemente dal loro pregio artistico - quei beni che costituiscono testimonianza storica di epoche, di civiltà, di centri od insediamenti, la cui conoscenza si attua preminentemente attraverso scavi e rinvenimenti3. A - Za - Zone archeologiche: Aree ove sono presenti o accertati anche al solo stato indiziale, più costruzioni o manufatti dell'uomo che configurano o fanno presumere la presenza di un antico insediamento. A - Ei - Edifici isolati: singoli nuclei, edifici o parti di essi, sia romani che preromani (templi, teatri, anfiteatri, terme, ville, torri, ponti, acquedotti, lastricati stradali, altri immobili. A - Nec.- Necropoli, tombe, colombari, ipogei, mausolei ed altri edifici funerari. A - El. - Elementi architettonici: frammenti: isolati o comunque aventi una propria identità autonoma dall'eventuale immobile in cui sono inseriti (colonne, capitelli, basi, cippi, steli, epigrafi, fregi, bassorilievi ed altre sculture). A - Div.: Ruderi non meglio identificati . • Classe S - SITI STORICI E AMBIENTALI Sono considerati siti storici ed ambientali: 3 FONTE: Relazione della Commissione d'indagine per la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico, archeologico, artistico e del paesaggio. Legge 26 aprile 1964, n.310. Dichiarazione XXII. Roma,1966. 20 a) quelle strutture antiche, maggiori o minori, le quali sia per la matrice e l'evoluzione dell'impianto urbano, sia per la presenza di immobili d'interesse artistico, sia per i caratteri dell'edilizia nelle sue componenti tipologiche, distributive e di rapporto con la base d'insidenza naturale, rivestono interesse storico, nonchè pregio estetico, artistico od ambientale. b) quei luoghi, siano essi ristretti o estesi su ampie superfici, che sono stati teatro di eventi (storici, artistici, mitologici), significativi per la nostra storia civile, militare o culturale. Detti siti sono distinti in cinque sottoclassi: S - Cau.- Centri antichi urbani: sono quelli che conservano nella struttura dell'impianto, nei caratteri dell'edilizia, nella sopravvivenza di edifici monumentali civili, religiosi, fortificati, l'aspetto d'insieme di una antica città o di una consistente parte di essa. S - Cam.- Centri antichi minori: sono quegli insediamenti i quali pur sen za avere la complessità di quelli precedenti, nondimeno sono impostati su un articolato schema urbano e provvisti di una diffusa edilizia di valore ambientale e di alcuni edifici di importanza monumentale. S - Na. - Nuclei abitati: sono i piccoli agglomerati di case, generalmente agricole, spesso dotati di un elemento ideale di centralità, quale una chiesa, in convento, una corte agricola o un castello. S - Esm. - Luoghi di eventi storici o mitici: rientrano in questo ristretto gruppo, i siti ove hanno avuto luogo importanti battaglie dove la tradizione o la leggenda hanno collocato lo svolgimento di eventi, ove la natura ha contribuito ad ispirare determinate opere letterarie o musicali, ove comunque hanno avuto svolgimento fatti di rilievo civile. 21 S - Div. - Altri: siti storici diversi da quelli fin qui elencati. Per quanto riguarda le prime tre sottoclassi, fra i caratteri la cui rilevanza dovrebbe consentire di identificare (e quindi classificare a tutti i fini) un centro antico, elenchiamo i seguenti: a) Impianto urbano generato da una delle tipiche matrici antiche o medioevali (pianta reticolare, pianta concentrica attorno ad una rocca o castello, pianta bipolare attorno alla congiungente episcopio-castello, pianta assiale in espansione dalla via dorsale, ecc.). b) Disposizione geomorfologica costituente essa stessa un importante indizio della origine o dello sviluppo urbanistico del centro, per motivi di difesa, di comunicazione, di salubrità dell'aria, di carenza di spazio (disposizione in vetta, al ciglio su rupe, interamnica, ecc.). c) Presenza di rilevanti tratti superstiti di cinta difensiva (a murazione, a bastioni o a cortina di case torri) (cfr. Circolare 28 Ott.1967 di applicazione della Legge Ponte, art.7). d) Insediamenti nei quali la maggioranza degli isolati contenga edifici anteriori al 1860 (cfr. Circolare 28 ott. 67 di applicazione della Legge Ponte, art.7). e) Presenza di monumenti insigni (duomo, castello importante, ecc). f) Presenza di almeno un certo numero (da specificare) di beni immobili di valore storico o artistico, anteriori alla metà dei secolo XIX (chiese, cappelle, conventi, edifici civili di rilievo architettonico, portali, ornie di finestre, materiali lapidei di spoglio romani, epigrafi, fontane, edicole in maiolica, ecc.). 22 g) Presenza di piazze o strade di valore monumentale o di pregio ambientale per la coerenza o l'antichità dell'edilizia. h) Insediamenti caratterizzati dalla omogeneità di particolari materiali da costruzione: h.l) oltre una certa aliquota (da indicare) della superficie delle coperture, con tetti a coppi o alla romana o con volte estradossate; h.2) oltre una certa aliquota (da indicare), della superficie delle murature esterne con "faccia-vista" in materiali di uso tradizionale locale (a seconda dei luoghi: pietra calcarea, tufo grigio, mattoni, lava, intonaco grezzo a calce, arenaria). i) Insediamenti caratterizzati da strutture edilizie tradizionali omogenee in relazione ai volumi, alle altezze, alla distribuzione (continuità, discontinuità, case a schiera, corti campane, ecc.) ed alla ricorrenza di manufatti particolari (loggiati, volte, archi, cornicioni in tegole aggettate, scalinate esterne, mensoloni di pietra, comignoli, inferriate, fatture di portali o di finestre). Di questi elementi, alcuni possono individuare un centro urbano, altri soltanto un centro minore od un nucleo, ed in ciascuno possono evidenziare l'importanza storico-artistica, oppure quella ambientale, o paesistica. Nel Mezzogiorno, durante il Medio Evo, l'appellativo di "civitas" (quando questo termine non indicava più il semplice ambito murato entro il quale si rifugiava la popolazione per sfuggire ad incursioni esterne) corrispondeva ad un insediamento, anch'esso murato, di una dimensione che di rado eccedeva i 10.000 abitanti, dotato di un sistema viario organico, spesso difeso da un castello, insignito da una sede vescovile, da numerose chiese, da qualche convento e dalla frequenza di edifici di architettura civile, indice della presenza di un ceto borghese. 23 In esso ricorrono dunque oltre ad una maggiore dimensione, molti dei caratteri di cui ai punti precedenti. Il termine di "Centro minore antico" dovrebbe individuare quegli insediamenti meno importanti, in cui non si riscontra una struttura di città, con strade e piazze dotate di architetture civili e religiose, ma, di norma, soltanto i resti di un castello, una o pochissime chiese e spesso il palazzo baronale. In questo tipo di centro antico i caratteri ricorrenti sono spesso soltanto quelli in cui ai punti b), c), d), h) ed i). Al "nucleo abitato antico" dovrebbe corrispondere un piccolo insediamento costituito in genere da una chiesa circondata da un gruppo di case. In quest'ultimo tipo di abitato i caratteri ricorrenti sono generalmente quelli di cui ai punti b), h) ed i). A questa classificazione avente per oggetto i valori intrinseci dell'abitato, dovrebbe affiancarsi anche una ulteriore distinzione, di natura paesisticoterritoriale, delle aree circostanti il centro stesso. In un centro antico (analogamente a quanto vedremo a proposito del paesaggio) è infatti possibile riscontrare uno o più dei seguenti tre tipi di aree, che occorre distinguere concettualmente per poterne poi fare oggetto di normative diverse. Un'area di tipo A che comprende la superficie corrispondente al perimetro abitato antico o per lo meno a quella parte di esso che ne conserva i caratteri. La normativa corrispondente ad essa dovrebbe essere di semplice restauro conservativo, opportunamente speciticata nei suoi particolari. Un'area di tipo B che copre quella superficie circostante il perimetro abitato, antico e ne costituisce la cornice visuale. Essa dovrebbe estendersi su una superficie piana libera da costruzioni, nel caso di un centro abitato in pianura e dovrebbe coprire l'intero rilievo geomorfologico dove ha sede l'abitato, quando questo si trova su terreno acclive. La normativa da prevedere per quest'area dovrebbe tendere ad assicurare all'osservatore 1a visione d'insieme del centro "nel suo tempo storico" ossia nel rispetto delle condizioni naturali, e delle eventuali sovrastrutture (edilizie, agricole, stradali, ecc. ad esso coeve. 24 Un'area di tipo C avente anch'essa una finalità paesistica, ma indiretta, in quanto pur essendo la superficie "al suolo" di essa, occultata ad una visibilità diretta, le costruzioni che vi sorgessero potrebbero non esserlo, e comparire al di sopra dei crinale di edifici del centro antico, o comunque interferire in modo dannoso, con quest'ultimo. La normativa per quest'area potrebbe essere dunque assai più permissiva e limitarsi a vincolare lo spazio al di sopra delle linee di prospettiva che toccano la sagoma del centro antico o l'area che ha funzione di raccordo con realtà di tipo diverso. 2.3 Le classi di beni naturali I "beni naturali" sono parte delle "risorse naturali" - ossia di quelle ricchezze di natura utilizzabili tanto a fini economici che di benessere. Quel che distingue un bene o una risorsa naturale dalla generalità degli elementi naturali, è la loro proprietà di essere ricercati o comunque utilizzati dall'uomo per le sue esigenze. Ne consegue che l'accezione di questi termini varia col tempo, e - man mano che la popolazione e le attività umane crescono e si evolvono - essi assumono significato più esteso. L'individuazione dei "beni naturali" entro il vasto universo della natura deve essere guidata pertanto dalla ricerca di caratteri di rarità, di unicità, di rappresentatività, di funzionalità complementare fra aree diverse. Per beni naturali vengono dunque intesi in questa sede, i beni culturali naturali esclusi quindi i beni naturali produttivi quali i giacimenti di materie prime del sottosuolo, le acque (salvo i casi particolari elencati più avanti), i suoli agricoli di elevata fertilità, i boschi (salvo quelli di particolare pregio botanico o ambientale più avanti elencati). I beni culturali naturali comprendono cioè tutte le risorse della natura che l'uomo utilizza o cui si prevede dovrà ricorrere in futuro per intenti di benessere extra-economico, e cioè sia di coltivazione dello spirito che di distensione del fisico. 25 Il settore dei beni naturali si articola nelle tre classi dei beni naturalistici, paesistici ed ecologici. • Classe N - BENI NATURALISTICI Comprende quelle entità territoriali - aree o siti - che rivestono importanza scientifica perchè sono esse stesse degli episodi o dei complessi di particolare rarità, imponenza morfologica o strutturale, perchè sono sede di particolari forme di vita, perchè sono il supporto fisico di determinate fenomenologie, per la funzione di testimonianza geostorica di eventi e fenomeni corrispondenti a specifiche fasi di trasformazione geologica del territorio o di evoluzione della vegetazione e della fauna su di esso, o infine per la funzione di "area chiave" per lo svolgimento di fenomeni più estesi o più complessi. N - Geol. - Beni d'interesse geologico: sono costituiti principalmente dalle seguenti formazioni: - aree marginali dei rilievi mesozoici della regione (faglie) che presentano ancora evidenti la stratigrafia e gli effetti della dislocazione (p.es. rupe che cinge gli Alburni); - morfologie dolomitiche di modellamento idrico (p.es. rilievi presso Amalfi e presso Positano); erosioni idrologiche fluviali entro formazioni mesozoiche (p.es. gole del Tusciano ad Olevano, del Bussentino a Tortorella, del Tanagro a Sicignano, del Mingardo alla foce); - erosioni idrologiche torrentizie entro formazioni mesozoiche (p. es. Vallone di Praia, Vallone di Furore, Vallone del Torano, Vallone Matrunolo); - terrazzi fluvio-lacustri; 26 - zone carsiche entro rilievi mesozoici (p.es. grave degli Alburni); - morfologie costiere determinate dall'abrasione marina (p.es. baia di Jeranto, costa di Amalfi e Positano, costa di Camerota e porto Infreschi) e terrazzi marini; - aree vulcaniche attive ed inattive (p;es. Somma-Vesuvio, Roccamonfina, M. Nuovo, Astroni); - laghi vulcanici (p.es. Lago d'Averno); - località d'interesse stratigrafico, fossilifero, paleontologico, idrotermale, ecc. N - Pal. Beni d'interesse paletnologico: appartengono ad essi le caverne e le altre località che presentano tracce di stazioni umane dell'età preistorica . N - Bot.-Beni d'interesse botanico: sono costituiti da un limitato numero di aree interessate dalla presenza di specie vegetali in corso di estinzione, oppure di esemplari arborei di grande mole o rarità (p. es. le abetaie di Costa dei Patrelli, Tempa degli Abeti e Monte Motola) che costituiscono - sembra - l'unico reliquato dell'antica vegetazione di tipo alpino sull'Appennino Campano). In questa sottoclasse vanno compresi anche gli orti botanici quali quelli di Napoli e di Portici, il Giardino Inglese di Caserta ed eventuali altri. Le foreste di alto fusto, i parchi e le altre località di interesse vegetazionale meno specifico sono invece classificate fra i beni ecologici. N - Zool. - Beni d'interesse zoologico: vi sono classificate principalmente: - le aree particolarmente interessate dalla presenza di specie animali, stanziali o migranti (p.es. macchia costiera di Patria o in corso di estinzione (p.es. Faraglioni). 27 - gli spazi marini destinati a ripopolamento della ittiofauna (p. es. i progettati parchi marini di Punta Licosa e di M. Bulgheria); - gli alvei fluviali ancora incontaminati e pertanto da conservare alle fasi d'acqua dolce dei cicli riproduttivi di alcune specie di pesci (p.es. corsi del Calore Lucano, dell'Alento, del Mingardo, del Bussento). N - Div. - Altri beni naturalistici non considerati nelle quattro sottoclassi che precedono. Si potrebbe tentare un approfondimento della predetta ripartizione in cinque sottoclassi, aggiungendo ad esse una ulteriore distinzione secondo criteri funzionali o finalistici. PREGI O CARATTERI FUNZIONALI SOTTO Imponenza o Funzione CLASSE rarità Sedi di Sedi di Funzione di documentaria fenomenologie forme di “Area vita chiave” esemplare Geologia Paletnologia Botanica Zoologia Altre Ogni bene naturalistico dovrebbe pertanto in teoria trovare collocazione in una, ma più spesso in più di una posizione della precedente matrice. Nel concetto di imponenza o rarità strutturale o morfologica esemplare nell'ambito geologico è implicito - spesso - quello di bellezza paesistica; questa motivazione accoglierà molti dei beni d'interesse geologico relativo ai grandi fenomeni di dislocazione, di erosione idrica, di eruzione. La motivazione "documentaria" emerge sempre che un bene assume la funzione di testimone di determinate vicende, fenomeni, o presenze, in luoghi ove di essi sono ormai cancellate altre tracce. Alcune formazioni geologiche e molti giacimenti fossiliferi, paleontologici o paletnologici, nonchè alcune presenze residuali animali o vegetali si proiettano in questa funzione. 28 Nelle sedi di "fenomenologie" vanno incluse le aree che, per posizione o per caratteri intrinseci, ospitano particolari fenomeni naturali, quali quelli dovuti a forze endogene (vulcaniche ed altre) alla circolazione idrica (cascate, erosioni idrogeologiche, ecc.) ai movimenti di marea o a qualsiasi altro fenomeno di natura dinamica che rivesta un particolare interesse. Fra le sedi di "forme di vita" vanno invece salvaguardate quelle associazioni vegetali, animali o miste che l'evoluzione climatica e geologica del nostro pianeta e la progressiva antropizzazione del territorio hanno costretto entro perimetri tanto angusti da innescare una rapida involuzione di secondo grado, per effetto di meccanismi diversi, quali la più attiva ricerca degli esemplari superstiti (caccia) e gli ostacoli alla riproduzione delle specie troppo diradate o troppo molestate nel loro habitat. "L'area chiave" si distingue dalle precedenti funzioni in quanto essa delimita un ristretto ambito in cui molto più vasti e complessi fenomeni generalmente biologici - hanno il loro passaggio obbligato ed in esso sono pertanto particolarmente vulnerabili. La protezione “dell'Area chiave" di un determinato processo naturale dovrebbe quindi servire ad assicurare il regolare svolgimento di un ciclo, che altrimenti rischierebbe di venire interrotto in uno dei suoi anelli essenziali. Due tipi importanti di "aree chiave" sono quelli ove si svolgono le fasi di riproduzione di specie animali (aree marine di popolamento ittico, aree di ripopolamento della selvaggina), e quelle essenziali per l'appoggio della fauna migratrice (alvei fluviali per l'ittiofauna e stagni costieri per l'ornitofauna di passo.) • Classe P - BENI PAESISTICI Vengono considerati "beni paesistici", quegli ambienti, scenari, o quadri naturali che per effetto di una particolare combinazione prospettiva, volumetrica e cromatica di elementi naturali e talvolta di interventi da parte dell'uomo, assurgono ad un elevato pregio estetico. 29 Il paesaggio è - fra i beni culturali - quello che riveste una fisionomia più complessa e pertanto più difficile a contenersi entro gli schemi di una classificazione. Motivo principale di ciò è che le componenti di questa categoria di beni culturali hanno una individualità molto più spinta di quella delle altre classi e che per essi mancano quegli elementi di analisi comparativa con altri beni che invece spesso possono essere invocati per stabilire se un monumento o un oggetto d'arte sono più o meno importanti. La natura, infatti, combina fra loro un numero talmente elevato di variabili che ogni criterio di classificazione analogica si rivela inadeguato. Se a ciò si aggiunge che in molti paesaggi, al substrato naturale si somma un intervento umano, anch'esso molto vario, ne deriva che nel paesaggio possono individuarsi nelle più diverse proporzioni: - una componente geostorica o naturalistica quando essa interessa formazioni geologiche o vegetali di particolare pregio; - una componente estetico-ambientale naturale; - una componente estetico-ambientale antropica data dall'inserimento umano in campo edilizio ed agrario; - una componente storica ed artistica quando sono presenti monumenti particolarmente significativi. Questi beni si suddividono in cinque sottoclassi: P - Str. - Paesaggi a struttura dominante: sono quelli che presentano evidenti i caratteri delle formazioni geologiche di base, per effetto dei fenomeni di dislocazione, di erosione o di eruzione (p.es. paesaggi inseriti nei maggiori rilievi carbonatici del nostro Appennino). P - Veg. - Paesaggi a vegetazione naturale dominante: sono quelli in cui la vegetazione spontanea sia di tipo boschivo che cespuglioso si è impadronita del suolo sostituendo le proprie caratteristiche a quelle del suolo nudo (p.es. paesaggi del Preappennino Irpino). 30 P - Agr. - Paesaggi a intervento agricolo dominante: sono quelli ove l'uomo ha trasformato con alberature, sistemazioni del suolo, abitazioni sparse, sentieri, l'aspetto del territorio per piegarlo alle esigenze dell'agricoltura (p.es. paesaggi sorrentini ed amalfitani). P - Stor. - Paesaggi ad emergenze storiche dominanti: sono quelli ove l'intervento umano non si è limitato a modificare la vegetazione naturale ma si è inserito con opere di importanza artistica, storica, urbanistica (p.es.ambiti paesistici dei centri antichi). P - Div. - Altri paesaggi sono quelli non compresi nei tipi precedenti. Tutti questi tipi di paesaggio possono trovarsi a giacere in vari contesti territoriali: fra questi i principali sono quelli originati dagli ambienti costieri, da quelli montani, dai grandi scenari orografico-paesistici o viceversa dalle prospetive locali. Entro queste categorie oggettive l'individuazione delle singole aree di interesse paesistico va effettuata valutando alcuni altri fattori che influiscono sulla visibilità concreta da parte degli osservatori e precisamente: - la visibilità da grande distanza, da ampie aree di osservazione o da località più densamente abitate, per le quali vi è la presunzione che il numero dei beneficiari della prospettiva paesistica sia maggiore; - l'esposizione , in rapporto alla intensità ed al numero di ore di insolazione, per cui le pendici a mezzogiorno, ad oriente e ad occidente risultano molto più evidenti negli effetti di colore e di contrasto, che non quelle rivolte a nord; - l'acclività delle pendici e l'assenza di vegetazione, le quali entrambe contribuiscono ad una maggiore visibilità delle superfici e - in conseguenza - delle eventuali alterazioni operate su di esse. 31 Una ulteriore nozione da acquisire ai criteri di valutazione del paesaggio è che, a differenza di quanto avveniva nel passato, il paesaggio non va inteso come quadro prospettico (la veduta) da un punto di osservazione di accesso più comune (p.es. belvedere) e schematizzato appunto in questo suo aspetto particolare a due dimensioni ma - a somiglianza delle realizzazioni architettoniche - come un sistema spaziale che può offrire una pluralità di immagini tanto allo spettatore esterno quanto a chi ne percorre gli spazi interni. La soluzione più elementare di proteggere una sola prospettiva di un monte o di un centro antico o la sola facciata principale di un palazzo, che spesso è ancora prassi ricorrente, costituisce una rinuncia alla straordinaria ricchezza di visioni che la prospettiva, il colore, l'incidenza della luce solare, possono creare attorno ad uno stesso bene. La concezione del paesaggio come un ambiente e non - salvo casi particolari - come una semplice immagine, risponde dunque ad una visione neoumanistica in cui l'uomo è osservatore e partecipe di esso, spesso ci vive dentro, e ne sceglie di volta in volta alcune successioni prospettiche anzicchè altre, a seconda dei suoi gusti o dei suoi stati d'animo. L'altro motivo che esclude l'esistenza di una "veduta" privilegiata sulle altre, è che il paesaggio, a differenza dell'opera d'arte, non ha un autore che gli abbia assegnato una prospettiva principale (p.es. la facciata di una chiesa o di un palazzo). La prospettiva paesistica, intesa come un quadro più noto fra i tanti possibili, è quasi sempre frutto della scelta di occasionali osservatori, oppure il risultato di un casuale tracciato di strada panoramica o della presenza di un belvedere. L'individuazione di una sola prospettiva costituisce un ripiego giustificato soltanto quando gli aspetti paesistici più completi di una località, siano già compromessi o quando, come avviene per vari centri antichi in espansione, non si può non sacrificare uno dei lati alla nuova espansione edilizia. Valgono cioè per queste esigenze gli stessi criteri adottati per consentire la visione di un monumento, ossia l'assicurarne l'osservazione in relazione a tutti i punti delle direttrici principali su cui può spostarsi l'osservatore. Questa possibilità di osservazione a lungo - oltre che a breve raggio pone l'esigenza di tenere gradualmente conto - oltre che dei primi piani - anche di 32 quei secondi piani e di quegli sfondi che si scoprono soltanto via via che ci si allontana dalla base di una determinata emergenza di primo piano. Per chi è al piede di una collina, le sezioni rilevanti di visibilità sono quelle inferiori, ma per chi ne è un pò discosto, le masse superiori ed il movimento del profilo di vetta assumono importanza crescente. Per chi infine è molto lontano - mentre i caratteri delle parti superiori e inferiori della collina, appiattita dalla prospettiva, assumono pari valore per l'occhio - entra in gioco spesso un terzo elemento, quello dei secondi piani che, non più nascosti, emergono man mano, spesso quali masse dominanti rispetto alla primitiva-collina, divenuta ormai elemento parziale di uno scenario più vasto. Una ulteriore diversificazione delle aree di interesse paesistico si ha analogamente a quanto si è visto per i centri antichi - in relazione alla loro funzione prospettica. Possono cioè individuarsi: - aree paesistiche di tipo A, quando sono esse stesse a costituire oggetto di pregio estetico sia sotto il profilo artistico o storico sia sotto quello di "bellezza naturale"; - aree paesistiche di tipo B, quando invece esse assumono una funzione paesistica in rapporto ad un bene artistico, storico, naturale o ad una sito paesistico di tipo A. Sono quelle, cioè, che nel linguaggio corrente, costituiscono la cornice dei beni o dei siti predetti; - aree paesistiche di tipo C, quando esse, pur non entrando con la loro superficie in alcuna visuale paesistica, possono interferire con un sito paesistico di tipo A o B, per l'altezza delle costruzioni o eventualmente di altre strutture realizzatevi. La qualifica di tipo C (e quindi il vincolo che ne deriva) non può che insistere anch'essa sul suolo, ma riguarda in realtà solo la terza dimensione, ossia l'uso dello spazio oltre quell'altezza che interferisce in prospettive paesistiche. La distinzione tipologica non implica dunque alcuna valutazione di importanza, potendo sussistere una funzione di tipo B o C a vantaggio di un bene o di un sito 33 di grande valore, e viceversa un sito di tipo A con paesaggio di importanza limitata. La nozione di "area di tipo A" deve individuare tutta una gamma di combinazioni di valore estetico nei loro più svariati rapporti, fra entità naturali degne di rilievo, immobili d'interesse artistico, o di significato storico, morfologia dei luoghi, caratteri distributivi ed effetti di luce e di colore dei singoli componenti. Le nozioni di "area di tipo B" e di "tipo C" devono assolvere al compito di consentire la visione unitaria di un certo sito; esse sono conseguenza sia della facoltà di sintesi della nostra percezione visiva che non sa isolare in immagini separate quanto è offerto alla sua osservazione, sia delle aspirazioni di significato che sono nel nostro intelletto quando chiediamo ad un paesaggio di trasmetterci un certo messaggio di contenuto artistico, storico, naturalistico. La differenza fra esse sta - come si è detto - nel fatto che le prime interessano l'uso del suolo e dell'immediato soprassuolo, mentre la terza riguarda l'uso dello spazio emergente al di sopra di determinati profili antistanti. In sintesi quindi una classifica del paesaggio deve muovere da due ordini di elementi: 1) I caratteri intrinseci, fra i quali è possibile isolare le due separate tipologie di struttura e di contesto ambientale schematizzate nel prospetto seguente: CARATTERI INTRINSECI CONTESTO AMBIENTALE Ambienti montani Ambienti costieri Scenari fondamentali Paesaggi isolati A morfologia strutturale A mano vegetale dominante Ad intervento agrario dominante Ad emergenze storiche dominanti Ad emergenze storiche dominanti Altri 34 2) I fattori connessi alla osservazione, nella duplice gamma delle componenti di visibilità e di quelle di funzione prospettica. COMPONENTI DI VISIBILITA’ FUNZIONE PROSPETTICA AREE A AREE B AREE Aree di pregio paesistico Aree in funzione di Spazi cornice funzione C con di sfondo Raggio di visibilità lungo Raggio di visibilità breve Insolazione Giacitura Mantello vegetale • Classe E - BENI ECOLOGICI Per beni ecologici vengono intesi qui, quelli aventi rilevanza per la conservazione ed il miglioramento del livello di benessere fisico della collettività umana. Nella scala dei beni di importanza naturale sono stati considerati tali i beni compresi nelle seguenti cinque sotto-classi: - Aree costiere; - Aree montane - Aree o beni di interesse vegetazionale; - Aree o beni di interesse idrologico; - Diversi. Inoltre un assieme di altre funzioni in campo ecologico emerge non dalla riserva di singoli tipi di aree ma dalla esistenza: i "parchi" e dalla protezione dei sistemi naturali. 35 E - Cost. - Fascia costiera In una regione quale la Campania la quale si avvia ad avere, nel giro di alcuni anni, una utenza balneare autoctona ed esterna dell'ordine di 2 o 3 milioni di unità, i circa 500 km di costa, di cui non più di 450 agibili, assumono una prevalente funzione di pubblico interesse. L'adozione di un vincolo che preluda ad una particolare disciplina per queste aree, risponde dunque al principio della separazione delle funzioni, mediante riserva della superficie più carente: la spiaggia, alla sua funzione vocazionale e quella delle aree retrostanti alle varie funzioni di servizio ad essa connesse. La profondità della fascia costiera interessata dall'uso balneare della costa deve considerarsi non minore di un chilometro. In questa fascia costiera infatti tendono a concentrarsi – spesso caoticamente - sia i fenomeni indotti dalle attività balneari sia spesso il transito di vie di grande comunicazione le quali a loro volta richiamano attività industriali, di servizio o residenziali intensive e sottraggono dunque questa zona alla sua funzione specifica. Per questi motivi su detta fascia andrebbero resi obbligatori, sotto forma di piani territoriali stralcio, degli schemi intercomunali di assetto, destinati ad essere inseriti poi nei piani regolatori. I principali criteri di uso di queste aree possono ridursi ai seguenti: a) arretramento delle vie di comunicazione oltre la fascia stessa e creazione al suo interno di soli sistemi di penetrazione; b) riserva dei primi 300 metri verso il mare alla sola funzione balneare (arenile, pinete dunali, piccoli impianti sportivi, attrezzature connesse alla nautica); c) riserva dei 200 metri successivi ad aree di parcheggio, ad attrezzature sportive più importanti, a ristoranti; d) destinazione dei residui 500 metri più interni, ad edilizia residenziale rada sia di tipo privato che a rotazione d'uso; 36 e) divieto particolarmente rigido di alienazione delle aree demaniali e di dissodamento della macchia e dei boschi presenti in tutta l'area. L'indicazione sulla carta, della fascia di 1.000 metri di lato, vuole dunque preludere a vincoli di assetto territoriale del tipo più sopra previsto. E - Mont. - Aree montane L'individuazione della quota oltre la quale classificare i territori della regione, come "aree montane" ha ovviamente un largo margine di arbitrarietà. I mille metri di quota adottati e dai quali sarà possibile derogare in sede di analisi di singoli complessi, lì dove la morfologia e la natura dei luoghi e della vegetazione lo rendono opportuno, corrispondono all'altezza oltre la quale i caratteri montani si estrinsecano con l'affermarsi di una diversa vegetazione sia arborea (prevalentemente faggete) che erbacea, attraverso un diverso regime delle precipitazioni nevose in inverno e piovose in estate, attraverso una temperatura media estiva che solo oltre tali livelli determina una suscettività turisticoricreativa. Infine è al di sopra di questa quota che generalmente i nostri sistemi montani interrompono le loro ripide pendici e si espandono in altopiani. Le aree montane così individuate appartengono ai sistemi del Matese, del Taburno, del Partenio, dei Lattari, dei M.Mai, del Terminio, del Cervialto, degli Alburni, del Cervati, del Monte Sacro, del Serra-Lunga, dei M.di Sala Consilina e del M.Bulgheria. E.-Veg. - Area d'interesse vegetazionale Oltre le aree d'importanza scientifica in campo botanico, molte altre associazioni vegetali rivestono carattere di beni naturali. Esse sono: Le foreste: per il grave depauperamento subito nel corso dell'ultimo secolo i superstiti boschi di alto fusto di faggio, di cerro, nonchè le pinete costiere meritano di essere elencate fra i beni naturali e fra esse andranno identificate con particolare attenzione le pochissime aree con esemplari secolari sfuggiti alla periodicità dei tagli. 37 I parchi: ossia le associazioni vegetali più o meno modificate dall'uomo (per es. tenuta di Persano) ed ivi comprese quelle che rivestono anche carattere architettonico (parco di Caserta). Le associazioni vegetali particolari, quali le superstiti zone a macchia mediterranea (macchia di Punta Campanella, macchia di Punta Licosa). Alcuni tipi di colture agrarie di rilievo storico o ambientale, quali per esempio i terrazzamenti amalfitani, gli agrumeti protetti sorrentini, ed alcune aree più significative dei vigneti a festone aversani. E - Idr. - Aree e beni di interesse idrologico Vi sono comprese principalmente le aree con circolazione sotterranea di tipo carsico che svolgono una importante funzione nella raccolta delle acque da cui traggono alimento le maggiori sorgenti. Considerando che i tributi sorgivi dell'Appennino Campano sono essenziali non solo per gli acquedotti della regione ma per quelli della vicina Puglia, le aree ove queste risorse idriche si concentrano vanno assoggettate a vigilanza particolarmente attenta. E - Div. - Altri beni ecologici 2.4. Beni singoli e loro aggregati I beni culturali sia storico-artistici che naturali, ma più frequentemente i secondi, possono presentarsi sotto forma oltre che di "beni singoli" anche di "insiemi", di "complessi" e di "sistemi". Viene denominato "bene singolo" qualsiasi immobile, parte superstite di esso, sito o area che: - appartenga alla stessa classe o sottoclasse; - ricada in uno stesso comune; - abbia una continuità topografica o - in casi particolari - solo brevi soluzioni di continuità. 38 Pertanto: • se una stessa area paesistica si estende su due comuni contigui, essa verrà immatricolata come due aree distinte, una in ciascuno dei due: • se due emergenze orografiche di interesse paesistico, separate, ricadono in uno stesso comune, danno luogo egualmente a due immatricolazioni distinte; • se all'interno di un'area paesistica vi è un episodio geologico (grotta) o idrologico (sorgente), vi saranno egualmente due iscrizioni diverse. Analogamente se in un edificio religioso o civile vengono individuate delle presenze archeologiche, esso verrà classificato separatamente in ognuna delle due classi interessate. Se un immobile col tempo ha cambiato destinazione (p.es. convento divenuto a destinazione civile), esso deve essere collocato nella classe corrispondente alla sua originaria struttura o alla struttura emergente più rilevante. Viceversa se entro un'area d'interesse naturale coesistono, accanto al motivo d'interesse principale, altri motivi d'interesse secondari non individuabili puntualmente o topograficamente all'interno di essa, in tal caso - al fine di non creare duplicazioni d'inventario - all'area in oggetto dovrà essere assegnato un sol simbolo ed un sol numero che ne costituiscano la matricola d'individuazione, dopo aver esaminato in quale delle varie classi essa esplica un ruolo prevalente. Questa promiscuità di caratteri ricorre prevalentemente nelle tre classi di beni naturali. Per assicurare uniformità di criterio, si è stabilito che, quando coesistono interessi di simile importanza classificabili in più di una classe, l'attribuzione ai beni naturalistici abbia la priorità, subito dopo quella ai beni paesistici ed in ultimo quella ai beni ecologici. Gli altri motivi di interesse - oltre quello principale che determina la matricola e l'inserimento nella relativa numerazione progressiva - verranno indicati come subordinati, con le sigle indicate nell'apposito comparto della scheda (p.es.: N. geol., E. cost.). Indipendentemente dalla schedatura - la quale non può avvenire se non mediante una precisa identificazione di singoli beni - non può essere trascurata 39 l'esigenza di ricercare quelle relazioni di varia natura che possono legare più beni singoli sotto l'aspetto estetico, funzionale, storico o fosse anche soltanto topografico. Molto spesso, ma non sempre, questi legami ne determinano anche uno spaziale. I1 profilo "temporale storico" è evidente, per esempio, in una cinta muraria ove sulla base italica appaiono le tracce di rifazioni romane e su queste quelle di una ricostruzione medioevale. Questi stessi legami sono egualmente presenti in una successione stratigrafica geologica che consenta lo studio di determinati processi sedimentari trascorsi. Nel primo caso la scala temporale è appunto "storica" mentre nel secondo è "geologica" o - se si preferisce - "geostorica". Così di seguito, una successione di torri costiere ha un legame funzionale storico, un gruppo di affreschi medioevali può avere un legame cronologico artistico. I1 parametro fondamentale ai fini della tutela è però quasi sempre quello spaziale; delle torri costiere od un ciclo di affreschi non lo hanno in quanto, insistendo su parti diverse del territorio, non danno luogo a problemi organizzativi o di assetto comuni; in una cinta muraria viceversa la sua continuità comporta generalmente rapporti di questo tipo. Gli insiemi Per "insieme" vuole intendersi la presenza su luoghi contigui di più beni singoli della stessa classe, i quali presi talvolta isolatamente, potrebbero anche non rivestire la dignità di bene culturale, e solo per la loro presenza congiunta configurano un determinato valore o un determinato effetto che appunto può dirsi "d'insieme". Come esempi di "insieme" possono citarsi: - una piazza con i suoi edifici monumentali; - le case rustiche di un piccolo centro di pregio ambientale; - una successione di formazioni geologiche notevoli, o di foreste d'alto fusto o di essenze pregiate; 40 - una oasi per specie animali rare; - un assieme di episodi paesistici; - una successione di spiagge, un gruppo di siti montani, un parco, ecc. I complessi Con il termine di "complesso" vorrebbe indicarsi invece la presenza sullo stesso luogo o su luoghi contigui di più "beni singoli" od "insiemi", appartenenti a classi diverse, i quali - come si è rilevato per gli "insiemi" - presi isolatamente potrebbero anche non rivestire importanza non sufficiente alla loro inclusione fra i beni culturali. L'aspetto peculiare del raggruppamento per "complessi" dovrebbe essere dato dall'emergere di un rapporto storico, estetico, funzionale o di altra natura comune, fra beni di tipo differente. Esempi di "complessi" potrebbero essere: - un convento con la sua chiesa e la sua eventuale prospettiva paesistica; - un piccolo centro di valore ambientale con il suo castello, le sue mura e la sua cornice paesistica; - un assieme di boschi e formazioni rocciose aventi contemporaneamente interesse geologico e paesistico, oppure un parco naturale con finalità botaniche zoologiche ed ecologiche; - un comprensorio in cui siano a contatto aree montane, aree costiere, spazi marini da proteggere, ecc. A proposito dei "complessi" è opportuno richiamare l'attenzione sulla importantissima funzione che i "beni paesistici" dovrebbero assumere nella creazione di situazioni ambientali attorno a gran parte dei beni. 41 I sistemi L'esistenza di questa complessità di rapporti fra i beni culturali e fra questi ed alcuni settori esterni, rende necessario di identificare un terzo tipo di aggregato, oltre quelli già definiti di "insieme" e di"complesso": il "sistema". La differenza con i primi due consiste nel fatto che il sistema è una combinazione non tanto di singoli beni fisici ma di funzioni fra loro correlate. Di queste funzioni, alcune sussistono già in natura (p.es. ciclo idrologico) ed altre sono indotte dall'uso che l'uomo ha fatto e intende fare dell'area (p.es. turismo). Definiamo le prime come "funzioni naturalistiche" e le seconde come "funzioni acquisite". Necessariamente quindi fra tali funzioni se ne trovano alcune indirizzate a scopi economici ed altre a scopi extra-economici (culturali). Il "sistema" deve quindi abbracciare un ambito territoriale tanto ampio che in esso le diverse funzioni abbiano uno svolgimento sufficientemente autonomo e che sia possibile pertanto disciplinarne armonicamente l'uso all'interno. Per chiarire il significato di "sistema" indichiamo due esempi, uno nell'ambito dei beni storico-artistici ed un altro dei beni naturali: rispettivamente un centro urbano antico ed un rilievo montano. In un "centro urbano antico" devono coesistere delle funzioni economiche (residenziali, artigiane, di servizio) tali da far si che il luogo possa continuare ad essere abitato da una popolazione moderna, delle funzioni culturali in senso stretto (conservazione dei suoi contenuti storici, artistici ed ambientali) e delle funzioni di benessere (rispetto degli spazi verdi e dei standard urbanistici, prevenzione dell'inquinamento atmosferico, ecc). Tutte queste funzioni si esercitano con forte intensità e con reciproche interrelazioni, entro la cerchia urbana e si affievoliscono o scompaiono non appena fuori di essa. In questo senso i centri antichi sono dei "sistemi", e la disciplina delle funzioni al loro interno, deve risultare dalla equa e logica composizione delle diverse istanze. 42 Anche le risorse che hanno sede o traggono origine dai "sistemi montani" sono legate da interdipendenze tali da rendere più corretta la loro disciplina in termini di "sistemi" ossia di unità geografiche che includono insiemi di risorse connesse da reciproci rapporti in relazione alla loro formazione, alle loro funzioni ed all'uso che è possibile farne. Per dare una nozione delle interrelazioni che possono agire fra risorse naturali diverse e che - al di sopra di determinate soglie di intensità - possono quindi far individuare un "sistema", riportiamo un prospetto della compatibilità fra funzioni naturali ed attività umane In un sistema montano. III - FORMAZIONE DELL'INVENTARIO 3.1. Elaborati L'inventario consta di elaborati principali ed accessori; principali sono quelli che derivano direttamente dalle ricognizioni condotte sul territorio e sui singoli beni oppure da altre indagini originali per settore, Essi sono: - le schede; - la documentazione fotografica; - la documentazione cartografica; - le indagini per settore. Sono invece elaborati accessori quelli derivati dai materiali già esistenti pubblicati o non - che vengono raccolti per interpretare la documentazione originale. Essi sono: - le fonti librarie ed eventualmente archivistiche; - lo schedario bibliografico; - le aerofotografie; - l'iconografia antica dei beni; 43 - le cartografie speciali (geologica archeologica, di tematica varia); - le cartografie catastali (quadri di unione e mappe); - gli altri materiali utili per la documentazione in oggetto. 3.2 Le schede Tutte le informazioni sia di individuazione che descrittive dei beni censiti vengono raccolte su schede. Le schede di base sono tre: - la scheda BSA per i beni storico-artistici; - la scheda BNA per i beni naturali; - la scheda comunale. Le prime due - analoghe come inquadramento dei dati - esistono in due versioni, la prima in formato piccolo, per i beni di struttura più semplice e la seconda in formato grande, per i beni più complessi i quali richiedono maggiori elementi descrittivi. Dette schede sono destinate a contenere i dati di identificazione, i principali caratteri fisici dei beni censiti, l'individuazione di eventuali motivi di interesse in altre classi, i codici, ed una libera descrizione del bene stesso nella quale il rilevatore ha la possibilità di evidenziare quanto a lui sembra più rilevante. Le schede di formato grande dispongono di uno spazio interno da utilizzare per la sistemazione di cartine, planimetrie e fotografie. La scheda comunale ospita invece un elenco, distinto per classi, di tutti i beni presenti nel comune, con la loro matricola e con i loro dati di posizione (via, frazione, contrada, ecc.). Le predette schede possono essere integrate da sottoschede da inserire al loro interno. Il numero di tipi di queste ultime è indeterminato e può essere aumentato ogni qualvolta se ne riscontra l'opportunità. La loro funzione consiste nel consentire una più precisa descrizione analitica di tutte quelle classi o sottoclassi di beni che hanno una struttura più complessa. 44 Attualmente sono attivate 12 sottoschede, di cui 4 per particolari beni storico-artistici (edifici per il culto, edifici civili, edifici fortificati, centri antichi); 4 per beni naturali a dimensione territoriale (geologia, vegetazione, paesaggio, ecologia) e 4 per beni naturali a contenute biologico (avifauna, fauna terrestre, ittiofauna marina, idrobiologia :ìei corsi d'acqua). Mentre la scheda di base (BSA o BNA) è unica per ogni bene e ne porta la matricola, le sottoschede possono essere allegate a più di una scheda sempre che la loro presenza può rivelarsi utile per illustrare aspetti d'interesse secondari. Per le esigenze operative di elaborazione dell'inventario sono altresì previsti altri due eventuali tipi di schede transitorie e precisamente: - una "antescheda comunale" che viene impostata per avere memoria di una prima individuazione del bene, in attesa che i rilievi diretti consentano di ben definirne i caratteri, l'importanza e la classifica. - una "controscheda comunale" ove vengono annotati per memoria i beni che non è stato possibile per motivi vari di rilevare, oppure le informazioni parziali, incomplete, o da controllare, prima del loro definitivo trasferimento sulle schede. Nella appendice che segue sono riprodotte sia le schede che le sottoschede. Per ciascuna di esse esistono delle "Istruzioni per l'impiego". 3.3. La documentazione fotografica Una documentazione fotografica notevolmente allargata, è destinata a conferire la maggiore oggettività possibile alle indagini. Essa consta di due serie principali; una in bianco-nero per i beni storicoartistici, una a colore per i beni paesistici e naturalistici ed inoltre di alcune serie su soggetti particolari. Si hanno quindi: 45 a) un archivio negativi, in cui i films sono conservati in ordine cronologico progressivo, distintamente per ogni operatore; b) uno schedario fotogrammi in bianco e nero, ordinato per comune e subordinatamente per classe e per matricola progressiva; c) i fotogrammi in bianco-nero, formato cm 9x9 (gli stessi di cui al punto b), destinati a venir applicati sulle schede cui si riferiscono; d) i fotogrammi a colore, formato cm 13x18 ed i loro montaggi, aventi per oggetto i beni paesistici e naturalistici, destinati a corredare schede di singoli beni oppure a confluire in un atlante fotografico ordinato per "sistemi naturali"; e) delle serie fotografiche costituenti documentazioni particolari quali quelle sugli affreschi medioevali e sulla iconografia antica di beni. Ogni fotogramma reca a tergo un numero che consente di risalire al negativo da cui ha origine, la matricola del bene a cui esso si riferisce il comune di appartenenza, i dati toponomastici, la denominazione, l'eventuale oggetto particolare della fotografia, la data. 3.4. La cartografia L'obiettivo di porre in rilievo i rapporti, topografici, paesistici, strutturali o di altra natura esistenti fra beni diversi e di comporre un generale quadro di riferimento ai fini della pianificazione del territorio, hanno fatto porre in primo piano l'esigenza di identificare cartograficamente in scala conveniente, i beni stessi. Sono in corso di elaborazione due carte della Campania composte ciascuna da 185 tavolette I.G.M. - La carta 1 : 25.000 dei beni storico-artistici - La carta 1 : 25.000 dei beni naturali. 46 Inoltre per le aree dove l'addensamento dei beni stessi non permetterebbe una soddisfacente rappresentazione di essi - come si verifica per i centri antichi vengono elaborate piante urbane normalmente nella scala di 1 : 1.000. Infine i beni di alcune sottoclassi - quali per esempio gli edifici per il culto - di cui interessa particolarmente conoscere la struttura interna, sono dotati di schizzi planimetrici in scala 1 : 200. Su entrambe le carte 1:25.000, i beni che hanno dimensione cartografica puntiforme o quasi (fabbricati, sorgenti, grotte, ecc.) vengono localizzati mediante la loro matricola (la stessa che li distingue sulla scheda e sui fotogrammi) ed una piccola freccia che ne indica il preciso luogo di insidenza. I beni aventi dimensione cartografica non puntiforme (aree paesistiche, naturalistiche, archeologiche, ecc.) sono individuati oltre che dalla loro matricola, anche da una linea di perimetro, graficamente diversa per ogni classe. 3.5. Indagini collaterali In parallelo con le indagini eseguite per ricognizione diretta del territorio, sono state impostate delle indagini collaterali a soggetto, destinate ad integrare le informazioni ottenute attraverso i rilievi di campagna. Allo stato attuale le indagini collaterali iniziate sono 11. Indagine bibliografica Costituisce la più importante delle indagini ausiliarie dell'inventario in quanto consente di venire a conoscenza del vastissimo materiale di studio che da epoca remota ad oggi ha avuto per oggetto il patrimonio di beni culturali della Campania. Essa dà luogo a due differenti prodotti: - uno schedario bibliografico, ordinato per comune, delle pubblicazioni relative all'oggetto; 47 - una raccolta - sia pur limitata nel numero - di pubblicazioni o loro fotocopie, relative a singoli comuni, singoli monumenti o singoli beni naturali. Fino ad oggi è stato compiuto uno spoglio sommario delle tre maggiori biblioteche napoletane (B. Nazionale, B. di Storia Patria, B. Universitaria) del Bollettino della Bibliografia storica delle Province Napoletane pubblicato dalla Società Napoletana di Storia Patria e del volume di Bibliografia geologica della Campania. E' in programma lo spoglio dei periodici interessati geograficamente e settorialmente al campo di indagine in oggetto. Indagine archivistica E' ancora in gran parte da compiere; da essa dovrebbero emergere importanti notizie storiche su alcuni dei nostri maggiori monumenti e sui centri storici che li ospitano. Indagine demografica-storica Essa persegue la ricostruzione statistica dello sviluppo demografico dei centri abitati della Campania a partire dal secolo XIV. Le vicende - tutt'altro che tranquille ed uniformi - della popolazione campana costituiscono infatti una importante guida per l'interpretazione delle fasi di sviluppo o di involuzione urbanistica dei centri abitati. Indagine archeologica Per il suo carattere altamente specialistico ed indiziale, la documentazione sul patrimonio archeologico non può limitarsi alla indicazione di singole sopravvivenze così come esse appaiono all'osservazione del profano, senza tener conto dell'interpretazione (anche soltanto di estendimento topografico), che di essa può dare l'archeologo. 48 Indagine storico artistica Si propone di acquisire, da pubblicazioni di soggetto storico, notizie sul patrimonio della regione, ad integrazione di quanto rilevato in sede di ricognizione. Saggi di indagini in questo campo si stanno compiendo: - attraverso le "Rationes Decimarum Italiae"; - attraverso il Dizionario Geografico del Regno di Napoli di L. Giustiniani; - attraverso i capitoli delle monografie storiche locali, contenenti notizie sui monumenti (chiese, conventi, castelli, ecc). Indagine sugli edifici fortificati Trattasi di una classe di beni per cui esiste un notevole materiale di tipo tematico già pubblicato, raccolto, o comunque reperibile a soggetto. Indagine geologica E' consistita nell'acquisizione delle carte geologiche della regione, delle relative monografie illustrative, e nella enucleazione da esse degli elementi sulla natura geologica dei luoghi, da trasferire nelle schede e sottoschede dei beni naturali. Indagine botanica Consiste prevalentemente nella costruzione delle carte della vegetazione dei sistemi orografici della regione, attraverso l'interpretazione delle serie aerofotogrammetriche ed i relativi controlli campionari al suolo. Indagine zoologica Tende ad acquisire tutti quegli elementi, sulla natura e la distribuzione della fauna, che - dati i caratteri peculiari di questo tipo di beni naturali - non possono rilevarsi attraverso la ricognizione del territorio, ma vanno ricercati da un lato nella letteratura scientifica in materia e dall'altro per inchiesta con 49 associazioni del ramo o singoli esperti (Lega protezione Uccelli, Gruppi di immersione, Associazioni cacciatori, pescatori ecc.) Indagine catastale E' consistita fino ad ora nell'acquisto presso gli Uffici Tecnici Erariali delle cinque province campane, delle mappe di circa 300 centri antichi; nell'acquisto presso gli Ispettorati ripartimentali delle Foreste delle cinque province campane, dei quadri di unione catastali di tutti i comuni aventi importanza forestale; nel rilievo diretto, presso le sezioni del Catasto Fabbricati delle cinque province campane, dell'elenco e della lettera di particella degli "edifici per il culto". Indagine sui demani comunali Detta indagine appena iniziata per qualche comune si propone di individuare le aree di demanio comunale che si identificano con dei beni naturali, nell'intento di prospettare un più agevole assetto di essi per fini di uso pubblico o comunque di interesse culturale collettivo. 3.6. Responsabili e collaboratori L'Inventario è lavoro interdisciplinare. E' sembrato indispensabile pertanto prevedere la possibilità che di ogni collaborazione allo studio rimanga traccia dell'autore, e ciò nel duplice scopo di lasciare a ciascuno, merito del lavoro svolto e responsabilità di eventuali errori. Pertanto su ogni scheda e sottoscheda verrà indicato il nome del rilevatore e quello del revisore. Su ogni fotogramma le due iniziali che precedono il numero progressivo dei films sono quelle assegnate come codice ad ogni operatore. Ogni modello di scheda e relative istruzioni per l'impiego, recano in alto a destra il nome di chi l'ha elaborata. Inoltre su tutti gli altri documenti descrittivi, planimetrie di edifici, cartografie ecc. va indicato il nome del rilevatore. 50 Viene così a rendersi possibile la combinazione di vari esperti anche su uno stesso bene, senza che per questo vada dimenticata la paternità dei singoli apporti. La responsabilità della verifica dei contenuti tecnici e scientifici delle singole schede farà capo a consulenti di settore, i quali saranno di norma i "revisori" delle schede stesse. Soltanto in caso di settori altamente specialistici il revisore delle schede può essere lo stesso "rilevatore" o un esperto esterno. 3.7. Condotta delle operazioni La formazione dell'inventario viene prevista in due gradi distinti: il "preiventario” e “l’inventario propriamente detto”. Fra questi due diversi approfondimenti tuttavia non vi è alcuna rigida separazione operativa in quanto le schede che in un primo momento ospitano i dati preinventariali sono le stesse che nel progredire del lavoro dovranno contenere anche i dati, gli allegati e le sottoschede inventariali e pertanto il grado di approfondimento viene di per se stesso ad essere determinato, volta per volta, dalle maggiori o minori difficoltà che il rilevatore incontra nel procurarsi la documentazione del bene. L'opportunità di distinzione fra una fase di 1° grado ed una di 2°, è stata suggerita dall'uso più ragionevole dei non larghi mezzi a disposizione. Procedere attraverso un rilevamento sistematico di ciascun territorio comunale, completo in tutti gli aspetti sia di documentazione che di critica, avrebbe condotto a risultati culturalmente forse più validi ma talmente parziali da non consentire alcuna utilizzazione del materiale raccolto ai fini della pianificazione regionale. Inoltre tale metodo avrebbe posto il difficile obiettivo di impegnare fin dall'inizio, nella esplorazione sistematica del territorio regionale, un elevato numero di specialisti dei diversi settori mentre viceversa questi ultimi potranno dare assai più proficuamente il loro indispensabile contributo allorchè il campo del patrimonio da proteggere sarà stato circoscritto sia fisicamente che qualitativamente dalle operazioni della fase di 1° grado. 51 Questa prima fase (preinventario) si articola dunque: in una prima ricognizione sistematica, comune per comune, del patrimonio di beni culturali, che viene poi - come si è visto - classificato in 9 classi secondo la tipologia descritta. La ricognizione diretta a livello di preinventario comporta per ciascun bene: a) l'assegnazione di una matricola composta dalla iniziale della classe e da un numero progressivo (per ogni classe in ogni comune); b) l'individuazione topografica; - attraverso l'indicazione della strada e possibilmente del numero civico, allorchè il bene ricade entro un centro abitato; - attraverso l'indicazione della località e l'ubicazione cartografica 1:25.000, allorchè il bene si trova in aperta campagna; - attraverso le coordinate geografiche, allorchè non vi è possibilità di un chiaro riferimento toponomastico sulla carta. c) una o più immagini fotografiche (solo in casi di impossibilità o di poca rilevanza del bene, l'esecuzione della fotografia viene omessa); d) l'indicazione sommaria dell'epoca di costruzione (o quando possibile la data esatta) per i beni costituenti opera dell'uomo; e) una prima indicazione del valore del bene sulla base del suo semplice esame a vista. Tale prima indicazione, che potrà ovviamente essere modificata o - al limite - contraddetta dalle indagini di 2° grado, viene espressa con separato giudizio sulla importanza (eccezionale, grande, notevole, limitata, irrilevante) e sullo stato di conservazione (ottimo, buono, mediocre, cattivo, pessimo). 52 Il 2° grado (inventario) consiste: a. nel completamento della scheda nelle parti rimaste in bianco dopo il preinventario e precisamente nei dati descrittivi sia di ordine quantitativo che qualitativo, che sono stati elencati nelle istruzioni delle singole schede e sottoschede; b. in una più completa documentazione fotografica del bene; c. in uno schizzo planimetrico o corografico del bene, in tutti quei casi in cui la struttura di esso lo consiglia; d. nella compilazione di una sottoscheda specifica, in tutti quei casi in cui l'importanza e la complessità del bene lo rende opportuno; e. nella acquisizione, in allegato alle schede, di qualsiasi altro elemento (bibliografico, iconografico, risultato di ricerche, ecc.) si renda disponibile. 3.8. Codificazione dei dati Le schede BSA e BNA recano nella parte inferiore un comparto riservato ai codici. Il contenuto di ogni codice non è già definito; esso dovrà essere messo a punto in sede nazionale - o preferibilmente internazionale - da esperti delle singole discipline; nondimento nel disegnare la scheda è stato indispensabile riferirsi ad una ipotesi di codifica di cui qui si propongono gli elementi. 1) Articolazione sia “dell’archivio beni” che “dell’archivio foto” in due parti diverse: - il SETTORE STORICO-ARTISTICO: - il SETTORE NATURALE contenenti rispettivamente i materiali documentari dell’uno e dell’altro campo. 53 La base di codifica è – come si vedrà – in parte comune ed in parte diversa fra i due campi, a causa della ovvia diversità degli elementi essenziali caratterizzanti l’uno e l’altro settore. 2) Suddivisione del programma di codici in tre sezioni come risulta dal prospetto di pag. 56 e precisamente: - SEZIONE DI INDIVIDUAZIONE (Serie codici dal 1 al 5) contenenti in cinque serie di codici i dati necessari ad una inequivocabile individuazione del bene nell’ambito dell’intero universo censito (Stato, Provincia, Comune, Classe, N nella classe). - SEZIONE DI CONOSCENZA (Serie codici dal 6 al 20) contenente in 15 serie di codici, i caratteri qualificanti di ciascuno dei beni censiti. - SEZIONE DI RAMO (Serie codici dal 21 al 27) non ancora attivata e riservata all’approfondimento descrittivo delle sottoclassi di beni per le quali non risultino sufficientemente qualificanti o esaustive le serie di codici della sezione di settore. 3) Predisposizione di “serie codici” I singoli codici possono essere: - alternativi allorchè un elemento di una serie di codici esclude gli altri (p.es. il codice “chiesa ad una navata” esclude il codice “chiesa a 3 navate”). - cumulabili allorchè gli elementi di una serie di codici possono essere tutti potenzialmente presenti (p.es. nella scheda di un bosco tutte le essenze vegetali presenti devono essere singolarmente memorizzabili; in una chiesa tutti gli elementi di arredo (ambone, balaustra, tombe, acquasantiera, ecc. devono poter essere singolarmente memorizzabili). - parzialmente alternativi allorchè un solo elemento di una serie di codici può non essere sufficiente a fornire l’informazione 54 voluta (p.es. un centro antico può avere contemporaneamente nelle sue varie parti più di una esposizione e più di una giacitura) ed occorre pertanto poter indicare due o talvolta tre posizioni di codice. Per ogni serie di codici verrà specificato a quale dei tipi predetti appartengono e quale è il grado di cumulabilità di ciascuno per assegnare ad esso un’adeguata “capacità” nel programma. 4) Agganciamento fra archivio beni e archivio foto Dopo prolungato esame si è giunti alla conclusione che fosse preferibile mantenere separati i due archivi di cui sopra, a condizione però che una parte del programma consentisse di richiamare, - partendo da ogni “scheda bene” – tutte le “foto” attinenti ad essa e viceversa partendo da ogni “scheda foto” – la “scheda bene” cui si riferisce. Ciò si ottiene memorizzando in ogni “scheda bene” le matricole di tutte le foto afferenti ad essa, ed in ogni “scheda foto” la matricola del bene cui si riferisce, e ciò costituisce una delle parti più onerose dell’archiviazione di ogni bene. 55