INVENTARIO DEI BENI STORICO-ARTISTICI E NATURALI DELLA

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INVENTARIO DEI BENI STORICO-ARTISTICI E NATURALI DELLA
INVENTARIO DEI BENI STORICO-ARTISTICI
E NATURALI
DELLA CAMPANIA
Centro per la Formazione in Economia e Politica dello Sviluppo Rurale
Via Università, 96 -80055 Portici (NA)
e-mail: [email protected]
Responsabile della ricerca: A. Filangieri 081 7641378 – 333 9250554
Nota introduttiva e metodologia
I)
ELEMENTI INTRODUTTIVI
1.1.
Conservazione e funzione sociale dei beni culturali
Una rinnovata funzione del patrimonio di beni storico artistici e naturali
nella società di domani si inserisce direttamente in quel diverso quadro dei
rapporti fra individuo, risorse e sistema economico, fra individuo e collettività,
nonchè fra individuo generazione passata e futura, che le ben note contraddizioni
del nostro tempo esigono di individuare e risolvere.
E' in questo quadro di rapporti che va affrontata nelle sue fasi normative
ed operative la definizione dell'assetto del patrimonio dei beni culturali, anche con
l'intento di assicurare la massima compatibilità fra le spesso opposte esigenze
della "conservazione" e della "pubblica disponibilità".
Il contatto con la natura e con i beni della cultura sono - oggi come nel
passato - una delle aspirazioni dello spirito umano, ma mentre prima a volervi o
potervi accedere erano in pochi, ora il ruolo dei beni culturali si amplia ovunque,
non solo perchè aumenta la popolazione, e con essa livello di redditi e grado di
istruzione, ma perchè un'aliquota sempre maggiore di essa ha un ambiente di vita
lontano ed estraniato da questi beni.
Durante il Medio Evo ed anche in tempi a noi più vicini, i beni di arte e
di natura erano in larga maggioranza a disposizione della collettività: la natura
ancora libera era accessibile a tutti e l'arte - a quel tempo quasi esclusivamente
1
sacra - si offriva all'ammirazione di chiunque accedesse ad una chiesa o ad un
convento; ancora dal Rinascimento al secolo XVIII malgrado la diffusione
dell'arte nelle dimore private, una parte prevalente del patrimonio artistico - dalle
facciate e dai cortili monumentali, alla stessa urbanistica delle città - permangono
senza riserve di pubblico godimento.
Soltanto nel secolo XIX si inizia quella privatizzazione dei beni naturali
(edificazione lungo le coste o sulle emergenze panoramiche) e dei beni artistici
mobili (collezionismo privato a spese del patrimonio archeologico e di arte sacra),
nonchè l’occupazione degli spazi liberi aventi compiti di cornice ambientale, di
prospettiva, di paesaggio, col fine di sfruttare un loro parassitario valore di
posizione.
Una responsabile politica dei beni culturali deve quindi assumersi
compiti di grande complessità dovuti non solo alla dimensione del patrimonio da
proteggere, ma - fra l'altro - all'esistenza di ampi confini di attrito, con altri settori
- quali per esempio l'urbanistica - dominati dalle diverse logiche dell'economia e
della funzionalità, nonchè dipendenti dalla specificità delle esigenze di protezione
per ciascun tipo di beni.
Questi compiti sono individuabili in quattro fasi principali:
1)
conoscenza della realtà su cui si vuole intervenire e precisamente definizione di una classificazione, delle tecniche
inventariali, formazione dell'inventario e notifica dei suoi
contenuti agli enti ed ai privati interessati;
2)
elaborazione della normativa di protezione per ciascuna categoria di beni e di una legge quadro che le coordini. Dette
normative dovranno definire le particolari fisionomie dei
vincoli ed i loro limiti, individuare la compatibilità fra uso
pubblico ed esigenze della conservazione; condizionare alla
operatività di tali vincoli la concessione di incentivi (indennizzi,
contributi, alleggerimenti fiscali, ecc) compensativi delle
diseconomie di manutenzione e di gestione dei beni vincolati;
3)
resa di pubblico dominio della esistenza dei beni stessi e dei
vincoli gravanti su di essi, mediante una estesa operazione di
notifiche ai proprietari, di "pubblicazione amministrativa" nelle
2
sedi comunali, di pubblicizzazione dell'inventario dei beni
immobili, affinchè tutti abbiamo modo di localizzare e
qualificare le loro iniziative, in luoghi ed in modi non lesivi per
il patrimonio in oggetto;
4)
organizzazione della vigilanza per il rispetto di quanto previsto
più sopra, affidata - per le rispettive sfere di competenza - ad un
rinnovato corpo di ispettori dei monumenti (per i beni storicoartistici), al corpo forestale (per quanto riguarda i beni naturali),
a sezioni speciali dei tribunali, ed a reparti specializzati della
forza pubblica.
E' sul primo di questi quattro aspetti, ossia sulla conoscenza della realtà
da proteggere che 1"'Inventario dei beni immobili storico-artistici e naturali della
Campania" intende dare un proprio concreto contributo.
1.2.
Le finalità dell'Inventario
L'inventario dei beni culturali immobili della Campania si propone di
formare una documentazione omogenea e sistematica del patrimonio dei beni
culturali immobili, maggiori e minori, della Campania sia per consentire una più
immediata possibilità di estensione ad essi di una adeguata protezione diretta, sia
per informazione preventiva di quanti pianificano e progettano opere che per
posizione e natura potrebbero alterare o distruggere, nella funzione e nell'aspetto, i
beni culturali ad esse vicini.
Strumento dunque contemporaneamente di tutela e di pianificazione
territoriale, esso si pone finalità di documentazione ma non di ricerca originale, nè
nel campo storico-artistico, nè in quello naturalistico, anche se ovviamente
l'assieme dei rilevamenti in corso, comporterà di per se stesso risultati interessanti
anche sotto questo aspetto.
L'inventario è pertanto direttamente finalizzato alla conservazione di una
realtà da salvare integralmente e non alla semplice conservazione della memoria
di una realtà di cui si danno come inevitabili continue e progressive
manomissioni, mutilazioni ed alterazioni.
3
La documentazione acquisita su beni scomparsi o danneggiati per
negligenza dei pubblici poteri o - come recentemente avvenuto - per effetto di
calamità naturali, è da considerare - di conseguenza - come un risultato secondario
della indagine e non come il suo fine principale.
In altri termini l'inventario intende porre in forma concreta quella
esigenza - irrinunziabile in una regione che ha qualche migliaio di anni di storia
ed un patrimonio di risorse naturali non comuni - che i beni culturali vengano
considerati vincoli a monte delle scelte di piano e non oggetto di compromesso
all'interno delle scelte stesse.
Intende prospettare che - piaccia o non ad alcuni - la pianificazione dello
sviluppo in una regione provvista di queste ricchezze, deve finalmente apprendere
a muoversi su spazi territoriali discontinui, e fra questi a lasciar posto ad una
diversa pianificazione: quella della conservazione del patrimonio culturale, delle
risorse e dei meccanismi vitali di queste.
Proteggere singoli tratti di paesaggio, di impluvi di acqua potabile,
troppo esigue risorse naturali, o isolati monumenti, se sulle aree contigue si
consente l'incontrollato sfruttamento della natura, o il distorto uso del suolo, ha
poco senso, e questo concetto, ad onta della sua elementarietà, va ricordato
continuamente a quanti hanno la responsabilità dell'uso del territorio.
L'utilità di questo strumento, dovrebbe consistere inoltre non solo nel
fugare l'impressione che un efficiente dispositivo di tutela equivalga ad
imprigionare lo sviluppo economico in una congerie di vincoli, ma soprattutto
nell'indirizzare preventivamente la localizzazione di insediamenti, industrie,
servizi, infrastrutture, al di fuori delle aree da proteggere.
Una pianificazione attenta ad una netta separazione concettuale fra aree
da asservire alla logica del profitto ed aree da asservire alla cultura degli individui,
comporterà alcuni costi addizionali nelle maggiori opere pubbliche e dei sacrifici
per le rendite di posizione, ma è l'unica via per arrestare il degrado della regione
ed assicurare al futuro di essa quel benessere che non è fatto solo di maggiori
redditi procapite ma di adeguata disponibilità per tutti, di capitale fisso sociale e di
beni culturali.
A differenza del "Catalogo" intrapreso dal Ministero dei Beni Culturali
che opera con finalità, attrezzature e collaborazioni assai più approfondite e
4
diversificate, ma necessariamente anche con tempi di attuazione più lunghi, 1Inventario" in oggetto si prefigge di individuare in tempi brevi la realtà regionale
dei predetti beni, quale risulta dalla sistematica ricognizione del territorio
regionale, mediante rilevamenti, prevalentemente a vista, ed allo stato attuale delle
conoscenze di studio, senza addentrarsi, esso stesso, in ricerche specifiche.
Considerando quanto rapidamente il nostro patrimonio di beni storicoartistici e naturali si sta impoverendo soprattutto - ma non solo - nel suo tessuto
minore e nei suoi connotati ambientali, l'obiettivo dell'inventario è quello di
accumulare, nel tempo più breve, il maggior volume possibile di informazioni
documentate, di sicura validità e di poter così rendere possibile:
a)
un regime di protezione integrata in cui i vincoli da emanarsi a
diverso
titolo
abbiano
efficienza
congiunta
ed
azione
sull'ambiente;
b)
una tempestiva applicazione dei vincoli sui singoli immobili
attraverso una procedura amministrativa di "pubblicazione" in
tutte quelle situazioni in cui quella attuata mediante "notifica"
agli interessati, si prospetta lenta, inadeguata o inattuabile.
Per queste esigenze di rapidità si è ritenuto sconsigliabile separare
rigidamente le due fasi di "preinventario" e di "inventario" (di cui si parlerà più
avanti) e la ricognizione, comune per comune, la quale assume una
documentazione a livello di "preinventario", viene registrata su schede di
"inventario" già predisposte per ospitare anche quelle informazioni di maggiore
approfondimento che di volta in volta fosse stato agevole ottenere sul luogo.
1.3.
I beni oggetto dell'inventario
5
Vengono considerati "beni culturali" ai fini della presente ricerca quei
beni immobili che per motivi di pregio, di rarità o di rappresentatività1, presentano
interesse sotto il profilo estetico, documentario, scientifico, nonchè dell'ecologia
umana e della conservazione di fenomeni ed equilibri naturali importanti.
Per le esigenze di unitarietà di una politica di protezione e per quelle
relative alla istituzione di servizi polivalenti per vari settori dei predetti beni, è
opportuno che nella voce "beni culturali" possano trovare accoglimento oltre ai
beni aventi attinenza con l'attività intellettiva dell'uomo (civiltà) anche quelli
essenziali per la sua vita - per cosi dire - vegetativa (quadro ecologico) che sono
egualmente parte o presupposto della prima.
Il significato di cultura in senso propriamente etimologico (dal latino
"colere") può non necessariamente essere riferito alla sola attività dello spirito, ma
anche all'uso di quelle componenti naturali (aria, acqua, spazi liberi, paesaggio,
vegetazione, fauna, ecc.) che compongono l'ambiente fisico indispensabile alla
qualità della vita umana.
Al seguito di questo secondo significato possono inoltre includersi anche
quei beni o fenomeni naturali di interesse scientifico che non avrebbero attinenza
1
Si riportano, per riferimento, le definizioni seguenti:
•
Dalla "Carta di Venezia" (maggio 1964):
"La nozione di monumento storico comprende tanto la creazione architettonica isolata, quanto
l'ambiente urbano o paesistico che costituisca la testimonianza di una civiltà particolare, di una
evoluzione scientifica o di un avvenimento storico".
"Questa nozione si applica non solo alle grandi opere ma anche alle opere modeste che, con il
tempo, abbiano acquistato un significato culturale".
•
Dalla Relazione Franceschini (marzo 1966):
"Sono beni culturali d'interesse scientifico e storico, le cose mobili o immobili di singolare
pregio, rarità o rappresentatività, aventi relazione alla storia culturale dell'umanità". "Si
considerano Beni culturali ambientali le zone corografiche costituenti paesaggi naturali o
trasformati dall'opera dell'uomo e le zone delimitate costituenti strutture insediative, urbane e
non urbane,che, presentando particolare pregio per i loro valori di civiltà devono essere
conservate al godimento della collettività".
•
Dal “Censimento ICOMOS”(1968):
"Viene considerato Monumento ogni opera o gruppo di opere dell'uomo dalla preistoria
all'epoca attuale, che debba ritenersi testimonianza di civiltà o di storia, e come tale meriti
protezione".
"Viene considerato Sito ogni complesso, sia opera dell'uomo che della natura la cui
omogeneità e interesse principalmente artistico, formale, storico, etnografico, scientifico,
letterario o leggendario, giustifichino una protezione e una valorizzazione.
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con la storia della civiltà, ma lo hanno invece con la conservazione dell'ambiente
entro il quale l'uomo deve "vivere" oltre che "pensare".
E' dunque appunto la nozione del ceppo comune di questi beni extraeconomici, indispensabili per una civile condizione dell'umanità che deve rendere
legittimo di ricercare e di allacciare i possibili legami che, sotto l'aspetto
strutturale, funzionale e della protezione, connettono o potrebbero connettere
queste entità apparentemente tanto eterogenee.
L'Inventario, per la sua finalità principale di fornire un quadro delle
preesistenze culturali alla pianificazione urbanistica del territorio, limita la sua
attenzione ai soli beni immobili, pur non omettendo - sempre che possibile - di
assumere informazioni anche su quei beni di arredo dei monumenti, e
particolarmente delle chiese, che sono da considerare “immobili per
destinazione”.
Rimane altresì deliberatamente escluso dai rilievi dell'Inventario il
comune di Napoli il quale per la vastità degli studi in materia cui in ogni tempo ha
dato luogo, non acquisirebbe contributi nuovi dallo studio in oggetto.
I beni culturali definiti come sopra, vengono divisi in due settori:
-
beni storico-artistici
-
beni naturali
Sono beni culturali storico-artistici quei beni che per motivi di pregio, di
rarità o di rappresentatività, presentano notevole interesse prevalentemente sotto il
profilo storico, documentario e/o artistico.
Sono beni culturali naturali quei beni che per motivi di pregio si rarità o
di rappresentatività, presentano notevole interesse sotto il profilo paesisticoambientale, documentario-scientifico, ecologico-umano e della conservazione di
fenomeni o di equilibri naturali importanti.
I "beni storico artistici' sono dunque quelli prodotti dalla civiltà ed utili
prevalentemente al benessere dello spirito, mentre i beni naturali sono parte
7
dell'ambiente essenziale di vita dell'umanità ed utili prevalentemente al suo
benessere fisico.
Sia i primi che i secondi possono avere la fisionomia - esclusiva o
prevalente - di "beni oggettivi", oppure quella di "beni documentari".
Beni oggettivi sono quelli che esplicano autonomamente una propria
funzione o una parte di una funzione composita, in campo estetico o in quello del
benessere, come per esempio un edificio di pregio artistico, un centro di interesse
ambientale o un parco a scopo ricreativo.
Beni documentari sono - come gran parte delle sopravvivenze
archeologiche e come i monumenti storici - quelli che ci recano la testimonianza o
la cognizione, anche talvolta a semplice livello di indizio, di una, spesso più vasta,
realtà scomparsa.
La testimonianza dei beni documentari può esercitarsi sotto il profilo
storiografico (p.e. carte d'archivio), sotto quello urbanistico edilizio (p.es.
archeologico), sotto quello della storia dell'arte (parti di edifici monumentali che
ne dimostrano le successive vicende costruttive), sotto quello mitico tradizionale
(luoghi ove la tradizione locale ha condensato reminiscenze di eventi remoti),
sotto quello dell'interesse storico-tecnico (edifici o attrezzature che segnano le
tappe della tecnica di cui si avvalevano le età precedenti alla nostra), infine sotto
quelli geologico e naturalistico (formazioni geologiche o associazioni vegetali ed
animali che costituiscono oasi residuali di fenomeni che furono determinanti per
la storia terrestre).
Sarebbero da accomunare - per analogia - a questi ultimi, quei beni
naturali, di interesse scientifico, il cui valore non risiede in una funzione
testimoniale del passato ma viceversa nella previsione di importanza che la
scienza attribuisce loro, per la ricerca o per possibili applicazioni future.
Fra le due categorie in parola - quella dei beni oggettivi e dei beni
documentari - esistono ovviamente, molto diffuse posizioni intermedie in cui i due
valori coesistono: un edificio fortificato può essere contemporaneamente un
monumento, un documento storico od una componente paesistica; i resti di un
tempio sono ad un tempo traccia storica ed espressione d'arte, e così di seguito.
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Le due definizioni di beni storico-artistici e di beni naturali forniscono
un quadro concettuale di quale sia la materia compresa nella indagine, ma nè l'una
nè l'altra sollevano il rilevatore da un altro ordine di dubbi che gli si prospetta
inevitabilmente durante il suo lavoro.
Tali dubbi non si riferiscono alla natura del bene da documentare, bensì
alla rilevanza di esso in relazione all'epoca, allo stato di conservazione, al suo
contenuto originale o viceversa ripetitivo di precedenti modelli.
I1 superamento di questa perplessità richiede pertanto:
-
che il rilevatore sia un buon osservatore, ossia, che sia capace di
eseguire con omogeneità, una corretta prima selezione a vista;
-
che la ricognizione di prima fase - oltre che annotare - fotografi
con larghezza anche i beni di dubbia importanza, in modo tale
che il giudizio definitivo possa essere trasferito ad un esame
collegiale di esperti eseguito successivamente;
-
che la presenza ricorrente di tutti quegli elementi che, pur non
potendo avere una rilevanza autonoma di beni, contribuiscono
egualmente a formare un assieme - simultaneo o in successione
di tempo - di immagini complesse, possa essere egualmente
identificata come "espressione ambientale" o come "insieme
corale".
E' da considerare infine che una difficoltà nella classificazione dei beni
culturali proviene dal fatto che entrambi i settori individuati presentano alcuni
confini aperti di difficile delimitazione.
Per i beni storico-artistici, questo confine indefinito esiste in direzione
dell’ “urbanistica” e per i beni naturali in direzione dell’ “economia delle risorse
naturali”. Poichè sia nelle scelte urbanistiche sia in quelle di uso delle risorse
naturali prevalgono - spesso giustificatamente - le esigenze di produttività e di
funzionalità tecnico-economica, è importante che lungo questi limiti una classifica
di contenuto culturale si affermi con maggiore impegno, così da chiarire quanto
debba essere lasciato entro o fuori della competenza delle specifiche legislazioni.
9
I campi applicativi particolari in cui ciò avviene sono - come si è detto due.
Il primo riguarda i criteri di protezione dei beni storico-artistici
immobili, quando questi si configurano in raggruppamenti dando luogo per
esempio a "centri antichi" i quali devono contemporaneamente sottostare ad una
"disciplina urbanistica" e ad una "di protezione storico-artistica".
Il secondo è quello della protezione dei "beni culturali naturali" e
particolarmente di quelli "ecologici", quando i vincoli imposti ad essi
interferiscono con le concessioni ed i regolamenti di uso delle risorse naturali".
Il regime di taglio dei boschi, quello di uso dei suoli soggetti a dissesto
idrogeologico, la disciplina di uso delle acque pubbliche, le normative in materia
di estrazione di minerali (fra cui le cave di pietra), di tecnica agraria, di caccia e
pesca, tendono a razionalizzare altrettanti specifici campi di attività, e non
necessariamente questi criteri di natura tecnica coincidono con quelli di
godimento delle stesse risorse in quanto "beni culturali".
Così per esempio il regime di taglio periodico dei boschi di alto fusto
non si concilia con il regime di parco naturale, ove si vorrebbe che quesi stessi
boschi e tutte le altre specie vegetali ed animali che vi convivono venissero
lasciati al loro divenire filo-genetico.
Analogamente le norme minerarie non tengono alcun conto degli effetti
che le cattive localizzazioni di cave di pietra possono avere sulla stabilità del
suolo, sul paesaggio e sull'inquinamento atmosferico degli abitati vicini.
Ancora, la legislazione che limita la caccia e la pesca a determinate
specie animali e a certe stagioni ha per unico fine di garantire il riprodursi delle
specie ai fini della caccia stessa, ma non considera una gamma assai più
complessa dei fenomeni ecologici in cui entrano le specie animali e la vegetazione
nei loro mutui rapporti.
Il concerto fra la legislazione in materia di beni culturali e quelle più
sopra menzionate, appare dunque indispensabile ed ha i suoi presupposti in una
corretta classificazione di essi.
1.4
Le fonti
10
L'inventario fa assegnamento su un insieme di fonti, alcune delle quali
sono definite principali in quanto inedite, e quindi originali, ed altre collaterali, in
quanto già pubblicate o altrimenti implicitamente note.
Sono fonti principali:
a)
i rilevamenti diretti a vista, eseguiti sul territorio;
b)
i rilievi fotografici e planimetrici ivi eseguiti;
c)
gli apporti conoscitivi che a questi possono aggiungere i cultori
locali.
Sono fonti collaterali:
a)
le fonti librarie ed archivistiche;
b)
le fonti cartografiche, aerofotografiche ed iconografiche.
Fondamentale è il rilevamento diretto, condotto attraverso la
ricognizione sistematica del centro abitato e del territorio di ogni comune, e la
raccolta di quanto appare degno di nota, sia a seguito della osservazione a vista,
sia attraverso indicazioni comunque raccolte localmente.
Detto rilevamento è essenziale sia perchè consente di documentare
fotograficamente gli aspetti più notevoli dei singoli beni, sia perché permette di
verificare la sopravvivenza e lo stato di conservazione anche di monumenti già
descritti in studi precedenti, sia infine perchè dà la possibilità di prendere in
considerazione anche quei valori di insieme (urbanistici e paesistici) sui quali per
solito poco o nulla dicono le fonti a stampa.
Viceversa questo tipo di rilevamenti fornisce risultati molto incompleti
sia per quanto riguarda il giudizio artistico che il profilo storico dei monumenti.
Quel che si osserva e fotografa, o si raccoglie sul luogo come notizia, in una visita
necessariamente rapida, non consente di compilare una regolare scheda per ogni
bene singolo.
Non di rado questi ultimi non sono accessibili all'interno: le chiese
perchè non officiate, gli edifici civili perchè sedi di abitazioni private, ecc. Inoltre
- in particolare per le chiese - le rifazioni recenti ostacolano non di rado
l'individuazione di strutture edilizie originarie, note o non storicamente.
11
Talvolta l'assenza di tabelle viarie e di numeri civici, in non pochi centri
minori, impedisce anche una precisa indicazione toponomastica sulla scheda.
D'altra parte la stessa qualificazione dei rilevatori - i quali non possono
essere contemporaneamente storici dell'arte, archeologi, ecologi e geologi costituisce un limite soprattutto per le attribuzioni stilistiche, per la datazione
degli edifici e per la valutazione dell'interesse di ogni bene, ad essere inventariato.
Il vincolo maggiore che condiziona la fase di rilevamento diretto è difatti
il suo costo, soprattutto in termini di tempo, e quindi l’impossibilità di formare
gruppi interdisciplinari di rilevatori.
Per questo motivo l'esigenza ovviamente corretta di far lavorare in
gruppo almeno quattro rilevatori (storico dell'arte, archeologo, naturalista,
fotografo) si presenta finanziariamente irrealizzabile e la completezza dei rilievi in
ogni comune viene ottenuta - a seconda delle situazioni concrete - attraverso la
collaborazione integrata fra cultori locali, rilevatori di campagna e revisori che, in
sede, ne esaminano il materiale raccolto.
Il rilevatore rinvia cioè ad una successiva fase di dialogo con lo
specialista revisore, le valutazioni che non ha potuto condurre a termine egli
stesso.
Al rilevamento diretto si affianca il ricorso alle fonti bibliografiche ed in
una regione come la Campania, ove la storiografia e l'erudizione hanno tradizioni
antiche ed insigni, il materiale documentario che può utilizzarsi è vastissimo.
Esso può dividersi in due gruppi: nel primo possiamo porre le opere di
vasto respiro, aventi per filo conduttore una corrente artistica, un grande artista, o
un periodo della storia del Mezzogiorno; in esse il singolo monumento compare in
funzione della personalità dell'artista studiato, quale prototipo di un certo stile o
quale anello di congiunzione fra periodi, scuole o stili diversi.
Analogamente, nei lavori storiografici, il singolo centro abitato od il
monumento vengono menzionati solo quando presso di essi passano i sentieri
della storia.
I monumenti minori, l'arte provinciale, i ruderi ancora anonimi a cui
questo inventario si dedica in misura rilevante, non trovano quindi generalmente
posto in questo tipo di studi.
Per queste categorie di beni minori riesce invece molto interessante la
ricchissima serie di monografie comunali e di storie locali elaborate generalmente
12
con molto diligenza, anche se talvolta con divagazioni superflue e con più
modesto rigore di metodo, da cultori locali.
In tali lavori, spesso stampati con mezzi inadeguati, la documentazione
fotografica è generalmente carente, ma la segnalazione di beni spesso ignoti ed il
profilo delle vicende storiche dei monumenti o di quelle che su di essi hanno
avuto ripercussioni, riesce di grande utilità.
Ad integrazione di queste fonti, si è ritenuto opportuno prevedere il
ricorso anche ad indagini di tipo settoriale, per raccogliere informazioni su
specifici aspetti su cui sarebbe stato difficile indagare.
Per questi aspetti culturali sono state impostate le seguenti indagini "a
soggetto" i cui materiali verranno raggruppati soltanto successivamente per
comune: indagine bibliografica, archivistica, storico-demografica, archeologica,
storico-artistica, sugli edifici fortificati, geologica, botanica, zoologica, catastale,
sui beni demaniali.
Altri temi potranno essere individuati qualora se ne manifestas-se
l'opportunità.
Sui contenuti di queste indagini torneremo nel paragrafo 3.5.
II)
CLASSIFICAZIONE DEI BENI
2.1.
Classificazione generale
Fra le varie possibili classificazioni che avrebbero potuto assegnare una
collocazione sistematica ai beni da censire ne è stata scelta una che evidenzia i
caratteri tipologici e quelli funzionali. Essa presenta fra l'altro il vantaggio di
riunire nelle stesse classi quei beni che rivelano simili o analoghe esigenze di
fronte ai problemi tecnici ed organizzativi dell'inventario di protezione.
Si sono pertanto individuate nove classi di beni delle quali le prime sei
relative ai beni storico-artistici e le altre tre ai beni naturali.
Ciascuna di dette classi è stata ripartita in cinque sottoclassi, come
appare dal prospetto a pag. 56. In quest'ultimo sono anche riportati, a sinistra di
ciascuna, i numeri di codice da utilizzare per una futura elaborazione elettronica
13
dei dati, ed a destra dei simboli letterali impiegati come matricola dei beni e come
eventuali abbreviazioni sulle schede o in cartografia.
2.2.
Le classi di beni storico-artistici
Una separazione della categoria dei beni storici da quelli artistici è
apparsa improponibile in quanto, nella grande maggioranza dei casi, queste due
componenti di interesse sussistono in varia misura in ciascuno dei beni di questo
raggruppamento.
Infatti molto spesso i beni eminentemente "storici, oltre al valore
"documentario" ad essi proprio, hanno anch'essi, in comune con i beni
eminentemente "artistici", una componente estetica che non sarebbe agevole
distinguere secondo la sua diversa origine (artistica ed extra-artistica).
Questo settore di beni è stato pertanto ripartito in sei classi, riflettenti
viceversa la funzione per cui i beni stessi sono stati - a suo tempo - edificati.
Fa eccezione a questo criterio, la sola classe dei Beni archeologici la cui
individuazione segue, come è ovvio, criteri in parte cronologici ed in parte
ccnnessi alle tecniche di rinvenimento.
Una tipologia funzionale si presenta altresì - come si è accennato - come
la più aderente per affrontare successivamente sotto il profilo normativo e tecnico
i problemi di tutela, di intervento, di restauro e di eventuale riuso dei beni stessi.
Qualche cenno più particolare merita inoltre l'accezione di "bene storicoartistico" ai fini della presente ricerca, in quanto essa è notevolmente diversa da
quella corrispondente enunciata nella legge 1089 del 1939 (monumento), nonchè
da quella che quarant'anni di applicazione di detta legge hanno di fatto consolidato
attraverso l'emanazione dei provvedimenti di "notifica" da parte delle
Soprintendenze.
Non sappiamo, al momento, quali e quanti siano i provvedimenti di
notifica emanati in Campania, ma quel che è certo è che essi non individuano se
non nelle componenti maggiori la consistenza e la struttura del patrimonio
artistico della regione, così come, per i tempi del suo operare, non può ancora
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individuarla oggi il "Catalogo generale" che il Ministero dei Beni Culturali sta
elaborando.
Una peculiarità di questa ricerca è dunque proprio di voler concentrare
l'attenzione, oltre che sui monumenti maggiori, anche sulle opere minori, sulle
espressioni tipiche dell'edilizia tradizionale dei luoghi, sulle parti superstiti di
edifici ormai mutili o alterati, su tutto quanto insomma può forse interessare meno
lo storico dell'arte, ma interessa invece molto da vicino la storia locale, quella del
costume e delle tradizioni della collettività che l'hanno prodotta.
L'opportunità di un'adeguata considerazione e rivalutazione del
patrimonio minore di beni culturali parte ormai da vari presupposti:
a)
il concetto di ambiente che sempre più si fa strada non tanto
quale esigenza di un affinamento della sensibilità in questo
campo, quanto del fatto che le successive stratificazioni edilizie
non hanno - fino ad una certa epoca - leso gravemente
l'ambiente, mentre oggi, a causa delle mutate tecniche
costruttive, lo stanno rapidamente distruggendo ovunque
conferendogli di riflesso sempre più caratteri di "rarità".
Moltissimi fabbricati, anche se privi di contenuti storici ed artistici in
senso stretto devono rientrare nel novero dei beni culturali sol perchè concorrono
a formare un insieme, fanno corpo con un monumento o ne completano la
prospettiva2.
b)
L'aumentato interesse della storiografia per la "storia civile"
degli abitati, e quello dell'urbanistica per le sorti dei "centri
antichi", per cui a molte vestigia ed edifici viene ad essere
2
Per dare una sommaria dimensione a questo allargamento di orizzonte sui beni storici
ed artistici, occorre pensare che nella sola Campania le strutture edilizie aventi
carattere di rilevanza ambientale si aggirano fra 800.000 ed 1.000.000 di vani, che le
chiese grandi e piccole, non ancora manomesse dalle rifazioni degli ultimissimi anni
sono alcune migliaia, che i conventi ammontano a molte centinaia, che i castelli e le
loro vestigia sono in numero di qualche centinaio, che la maggior parte dei 543
comuni campani possiede qualche preesistenza archeologica che induce ad esercitare
una vigilanza preventiva su parte del loro territorio.
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attribuita una importanza documentaria che prima non era loro
riconosciuta.
c)
Il diritto delle comunità minori alla tutela delle opere d'arte ed
alle forme di ambiente che esse hanno prodotto. Qualsiasi
comune o frazione di esso deve poter contare che lo Stato
protegga i suoi anche modesti edifici d'arte e di storia, non
perchè di interesse nazionale ma come parte integrante di quel
patrimonio culturale e tradizionale, che spesso con grandi
sacrifici le passate generazioni sono riuscite a creare.
d)
Il migliorato livello d'istruzione generale, la disponibilità di
tempo libero ed il turismo di massa, cui già si è fatto cenno in
precedenza, i quali concorrono ad una maggiore domanda di
fruizione anche dei beni minori.
•
Classe R - ARCHITETTURA RELIGIOSA
Comprende gli immobili destinati all'esercizio del culto, a sede di
comunità religiose, a residenze vescovili, le edicole ed altri eventuali immobili
aventi finalità religiosa.
Essa è suddivisa in cinque sottoclassi:
.
R - Ecl.-Edifici per il culto: chiese, cappelle, oratori, confraternite e loro annessi
(sacristie, campanili), catacombe.
R - Con.-Conventi: edifici conventuali di ogni tipo o loro parti superstiti (chiostri,
refettori, ecc.) ad eccezione delle chiese ad essi annesse, che vengono
autonomamente classificate nella sottoclasse precedente.
R _ Eps.- Epicopi: sedi residenziali vescovili sia tuttora attive che soppresse.
R - Edic.-Edicole: colonne votive, sculture, epigrafi, purchè chiaramente
finalizzate a scopi religiosi.
16
R - Div.: Altri immobili non compresi nelle classi precedenti (p.es. istituzioni
asssistenziali, ospedaliere o mutualistiche di tipo religioso, seminari, ecc.).
Vanno collocati in queste sottoclassi anche gli edifici religiosi che oggi
sono passati ad un uso civile, premettendo alle loro denominazioni la voce "ex"
(p. es. Ex Convento dei Cappuccini), nonchè gli edifici diruti (p.es. Ch. dir. di S.
Francesco).
Vanno invece collocati per convenzione nelle classi "Architettura
Civile", oppure "Beni Archeologici" gli elementi architettonici isolati (frammenti
di colonne, epigrafi, ecc.), quando la loro finalizzazione a scopi religiosi non sia
più che chiara.
•
Classe C - ARCHITETTURA CIVILE
Comprende gli immobili per uso civile ossia in grande prevalenza quelli
di tipo residenziale-abitativo e le loro parti superstiti (portali, ornie di finestre,
scale, ecc.) o presunte tali (colonne, iscrizioni in pietra o altri frammenti non di
origine religiosa o archeologica).
Essa è ripartita in cinque sottoclassi:
C - Pal. - Palazzi e ville
C - Min. - Edifici minori sia di tipo urbano che rurale. Questi ultimi purché non
abbiano connotati strutturali agricoli che li facciano includere nella sottoclasse
"agricoli" dei beni d'interesse storico-tecnico (T Agr.).
C - P.li - Portali, ornie di finestre, balconi isolati.
C - El. - Elementi architettonici isolati medioevali o moderni di qualunque tipo:
(Epigrafi, fregi, colonne, capitelli, frammenti vari), purchè non abbiano una chiara
identità religiosa nè archeologica.
17
C - Div. - Altri immobili non compresi nelle classi precedenti (fontane, seggi
civici, monumenti commemorativi, porticati, ecc.).
•
Classe F - ARCHITETTURA FORTIFICATA
Comprende gli immobili edificati per scopi di difesa e di offesa o
attrezzati con accorgimenti difensivi.
Essa è suddivisa in cinque sottoclassi:
F - Cas. - Castelli: nelle loro diverse espressioni di: castelli-rocca con o senza
recinto, castelli a torri quadre, castelli a torri circolari, altri)
F - Tr. - Torri isolate nei loro due tipi principali di:
-
Torri interne (torri di avvistamento o di difesa di qualsiasi tipo,
diverse da quelle della sottoclasse seguente)
-
Torri costiere (appartenenti alla serie di torri di difesa costiera
costruite fra i secolo XVI e XVIII, ed eventuali resti di quelle di
epoca angioina).
F - Mur. -Murazioni: cinte murate medioevali o moderne (mura delle civite
altomedioevali, mura urbane dotate o non di torri e case-torri, cinte bastionate, e
loro parti superstiti (p. es. porte urbane).
F - For. -Forti: edifici fortificati posteriori al secolo XVI, costituiti da strutture
bastionate con torrioni bassi a pianta circolare o con bastioni a punta.
F - Div. -Diversi: altri edifici fortificati (palazzi fortificati, masserie fortificate,
case torri, garitte angolari, ecc.).
•
Classe T - BENI D'INTERESSE STORICO-TECNICO
18
Comprende gli immobili e le attrezzature fisse (o parti superstiti di esse)
che costituiscono documentazione delle tecniche usate nel passato in materia di
costruzione o di produzione, purchè non di tipo archeologico.
Mentre infatti per l'epoca antica detti beni trovano una adeguata
considerazione quali parti di quel patrimonio archeologico che la legge abbraccia
in funzione di testimonianza della vita del tempo, per l'epoca medioevale e
moderna non avviene altrettanto.
Il motivo di tale omissione va ricercato nel fatto che molti degli impianti
e delle tecniche tradizionali sono rimasti in funzione in forme artigianali fino ai
nostri giorni, accanto a quelli industriali più evoluti, e che pertanto essi non hanno
avuto il tempo di mutare la qualifica di "vecchi" in quella di "antichi".
Dal dopoguerra in poi però la distruzione di questi documenti delle
attività del passato è divenuta rapidissima anche nei più lontani paesi dell'interno
ove esse erano sopravvissute.
L'ammodernamento di ogni opificio o locale artigianale, di ogni strada,
avvolge inevitabilmente nel cemento ogni traccia di fabbrica antica, invia a
rottame le attrezzature metalliche, brucia quelle superstiti in legno.
Trovare un ponte antico, un mulino ad acqua integro, un fabbricato
agricolo senza sovrastrutture in forme e materiali moderni, diviene sempre più
raro e di qui deriva l'interesse di una loro catalogazione.
Questi beni sono stati distinti in cinque sottoclassi:
T - Agr. - Agricoltura: cellai, frantoi, torchi, caseifici, case coloniche, fabbricati
rurali rappresentativi di specifiche strutture aziendali.
T - Ind. - Manifatture: mulini, cartiere, concerie, ferriere, filande, essiccatoi.
T - Com. - Comunicazioni: ponti, lastricati stradali, poste di cambio di cavalli,
arsenali ed attrezzature portuali, scafe fluviali.
T - Idr. - Idraulica: acquedotti, ponti canali, cisterne, macchine idrauliche, edifici
partitori e chiuse.
19
T - Div. - Diversi: immobili, particolari costruttivi o manufatti, diversi da quelli
delle sottoclassi precedenti.
•
Classe A - BENI ARCHEOLOGICI
S'intendono per beni archeologici - indipendentemente dal loro pregio
artistico - quei beni che costituiscono testimonianza storica di epoche, di civiltà, di
centri od insediamenti, la cui conoscenza si attua preminentemente attraverso
scavi e rinvenimenti3.
A - Za - Zone archeologiche: Aree ove sono presenti o accertati anche al solo stato
indiziale, più costruzioni o manufatti dell'uomo che configurano o fanno
presumere la presenza di un antico insediamento.
A - Ei - Edifici isolati: singoli nuclei, edifici o parti di essi, sia romani che
preromani (templi, teatri, anfiteatri, terme, ville, torri, ponti, acquedotti, lastricati
stradali, altri immobili.
A - Nec.- Necropoli, tombe, colombari, ipogei, mausolei ed altri edifici funerari.
A - El. - Elementi architettonici: frammenti: isolati o comunque aventi una propria
identità autonoma dall'eventuale immobile in cui sono inseriti (colonne, capitelli,
basi, cippi, steli, epigrafi, fregi, bassorilievi ed altre sculture).
A - Div.: Ruderi non meglio identificati .
•
Classe S - SITI STORICI E AMBIENTALI
Sono considerati siti storici ed ambientali:
3
FONTE: Relazione della Commissione d'indagine per la tutela e la valorizzazione del
patrimonio storico, archeologico, artistico e del paesaggio. Legge 26 aprile 1964, n.310.
Dichiarazione XXII. Roma,1966.
20
a)
quelle strutture antiche, maggiori o minori, le quali sia per la
matrice e l'evoluzione dell'impianto urbano, sia per la presenza
di immobili d'interesse artistico, sia per i caratteri dell'edilizia
nelle sue componenti tipologiche, distributive e di rapporto con
la base d'insidenza naturale, rivestono interesse storico, nonchè
pregio estetico, artistico od ambientale.
b)
quei luoghi, siano essi ristretti o estesi su ampie superfici, che
sono stati teatro di eventi (storici, artistici, mitologici),
significativi per la nostra storia civile, militare o culturale.
Detti siti sono distinti in cinque sottoclassi:
S - Cau.- Centri antichi urbani: sono quelli che conservano nella struttura
dell'impianto,
nei
caratteri
dell'edilizia,
nella
sopravvivenza
di
edifici
monumentali civili, religiosi, fortificati, l'aspetto d'insieme di una antica città o di
una consistente parte di essa.
S - Cam.- Centri antichi minori: sono quegli insediamenti i quali pur sen za avere
la complessità di quelli precedenti, nondimeno sono impostati su un articolato
schema urbano e provvisti di una diffusa edilizia di valore ambientale e di alcuni
edifici di importanza monumentale.
S - Na. - Nuclei abitati: sono i piccoli agglomerati di case, generalmente
agricole, spesso dotati di un elemento ideale di centralità, quale una chiesa, in
convento, una corte agricola o un castello.
S - Esm. - Luoghi di eventi storici o mitici: rientrano in questo ristretto gruppo, i
siti ove hanno avuto luogo importanti battaglie dove la tradizione o la leggenda
hanno collocato lo svolgimento di eventi, ove la natura ha contribuito ad ispirare
determinate opere letterarie o musicali, ove comunque hanno avuto svolgimento
fatti di rilievo civile.
21
S - Div. - Altri: siti storici diversi da quelli fin qui elencati.
Per quanto riguarda le prime tre sottoclassi, fra i caratteri la cui rilevanza
dovrebbe consentire di identificare (e quindi classificare a tutti i fini) un centro
antico, elenchiamo i seguenti:
a)
Impianto urbano generato da una delle tipiche matrici antiche o
medioevali (pianta reticolare, pianta concentrica attorno ad una
rocca o castello, pianta bipolare attorno alla congiungente
episcopio-castello, pianta assiale in espansione dalla via
dorsale, ecc.).
b)
Disposizione geomorfologica costituente essa stessa un importante indizio della origine o dello sviluppo urbanistico del
centro, per motivi di difesa, di comunicazione, di salubrità
dell'aria, di carenza di spazio (disposizione in vetta, al ciglio su
rupe, interamnica, ecc.).
c)
Presenza di rilevanti tratti superstiti di cinta difensiva (a
murazione, a bastioni o a cortina di case torri) (cfr. Circolare 28
Ott.1967 di applicazione della Legge Ponte, art.7).
d)
Insediamenti nei quali la maggioranza degli isolati contenga
edifici anteriori al 1860 (cfr. Circolare 28 ott. 67 di applicazione
della Legge Ponte, art.7).
e)
Presenza di monumenti insigni (duomo, castello importante,
ecc).
f)
Presenza di almeno un certo numero (da specificare) di beni
immobili di valore storico o artistico, anteriori alla metà dei
secolo XIX (chiese, cappelle, conventi, edifici civili di rilievo
architettonico, portali, ornie di finestre, materiali lapidei di
spoglio romani, epigrafi, fontane, edicole in maiolica, ecc.).
22
g)
Presenza di piazze o strade di valore monumentale o di pregio
ambientale per la coerenza o l'antichità dell'edilizia.
h)
Insediamenti caratterizzati dalla omogeneità di particolari
materiali da costruzione:
h.l)
oltre una certa aliquota (da indicare) della superficie
delle coperture, con tetti a coppi o alla romana o con
volte estradossate;
h.2)
oltre una certa aliquota (da indicare), della superficie
delle murature esterne con "faccia-vista" in materiali di
uso tradizionale locale (a seconda dei luoghi: pietra
calcarea, tufo grigio, mattoni, lava, intonaco grezzo a
calce, arenaria).
i)
Insediamenti caratterizzati da strutture edilizie tradizionali
omogenee in relazione ai volumi, alle altezze, alla distribuzione
(continuità, discontinuità, case a schiera, corti campane, ecc.)
ed alla ricorrenza di manufatti particolari (loggiati, volte, archi,
cornicioni in tegole aggettate, scalinate esterne, mensoloni di
pietra, comignoli, inferriate, fatture di portali o di finestre).
Di questi elementi, alcuni possono individuare un centro urbano, altri
soltanto un centro minore od un nucleo, ed in ciascuno possono evidenziare
l'importanza storico-artistica, oppure quella ambientale, o paesistica.
Nel Mezzogiorno, durante il Medio Evo, l'appellativo di "civitas"
(quando questo termine non indicava più il semplice ambito murato entro il quale
si rifugiava la popolazione per sfuggire ad incursioni esterne) corrispondeva ad un
insediamento, anch'esso murato, di una dimensione che di rado eccedeva i 10.000
abitanti, dotato di un sistema viario organico, spesso difeso da un castello,
insignito da una sede vescovile, da numerose chiese, da qualche convento e dalla
frequenza di edifici di architettura civile, indice della presenza di un ceto
borghese.
23
In esso ricorrono dunque oltre ad una maggiore dimensione, molti dei
caratteri di cui ai punti precedenti.
Il termine di "Centro minore antico" dovrebbe individuare quegli
insediamenti meno importanti, in cui non si riscontra una struttura di città, con
strade e piazze dotate di architetture civili e religiose, ma, di norma, soltanto i
resti di un castello, una o pochissime chiese e spesso il palazzo baronale.
In questo tipo di centro antico i caratteri ricorrenti sono spesso soltanto
quelli in cui ai punti b), c), d), h) ed i).
Al "nucleo abitato antico" dovrebbe corrispondere un piccolo
insediamento costituito in genere da una chiesa circondata da un gruppo di case.
In quest'ultimo tipo di abitato i caratteri ricorrenti sono generalmente
quelli di cui ai punti b), h) ed i).
A questa classificazione avente per oggetto i valori intrinseci dell'abitato,
dovrebbe affiancarsi anche una ulteriore distinzione, di natura paesisticoterritoriale, delle aree circostanti il centro stesso.
In un centro antico (analogamente a quanto vedremo a proposito del
paesaggio) è infatti possibile riscontrare uno o più dei seguenti tre tipi di aree, che
occorre distinguere concettualmente per poterne poi fare oggetto di normative
diverse.
Un'area di tipo A che comprende la superficie corrispondente al
perimetro abitato antico o per lo meno a quella parte di esso che ne conserva i
caratteri. La normativa corrispondente ad essa dovrebbe essere di semplice
restauro conservativo, opportunamente speciticata nei suoi particolari.
Un'area di tipo B che copre quella superficie circostante il perimetro
abitato, antico e ne costituisce la cornice visuale. Essa dovrebbe estendersi su una
superficie piana libera da costruzioni, nel caso di un centro abitato in pianura e
dovrebbe coprire l'intero rilievo geomorfologico dove ha sede l'abitato, quando
questo si trova su terreno acclive.
La normativa da prevedere per quest'area dovrebbe tendere ad assicurare
all'osservatore 1a visione d'insieme del centro "nel suo tempo storico" ossia nel
rispetto delle condizioni naturali, e delle eventuali sovrastrutture (edilizie,
agricole, stradali, ecc. ad esso coeve.
24
Un'area di tipo C avente anch'essa una finalità paesistica, ma indiretta, in
quanto pur essendo la superficie "al suolo" di essa, occultata ad una visibilità
diretta, le costruzioni che vi sorgessero potrebbero non esserlo, e comparire al di
sopra dei crinale di edifici del centro antico, o comunque interferire in modo
dannoso, con quest'ultimo.
La normativa per quest'area potrebbe essere dunque assai più permissiva
e limitarsi a vincolare lo spazio al di sopra delle linee di prospettiva che toccano la
sagoma del centro antico o l'area che ha funzione di raccordo con realtà di tipo
diverso.
2.3
Le classi di beni naturali
I "beni naturali" sono parte delle "risorse naturali" - ossia di quelle
ricchezze di natura utilizzabili tanto a fini economici che di benessere.
Quel che distingue un bene o una risorsa naturale dalla generalità degli
elementi naturali, è la loro proprietà di essere ricercati o comunque utilizzati
dall'uomo per le sue esigenze.
Ne consegue che l'accezione di questi termini varia col tempo, e - man
mano che la popolazione e le attività umane crescono e si evolvono - essi
assumono significato più esteso.
L'individuazione dei "beni naturali" entro il vasto universo della natura
deve essere guidata pertanto dalla ricerca di caratteri di rarità, di unicità, di
rappresentatività, di funzionalità complementare fra aree diverse.
Per beni naturali vengono dunque intesi in questa sede, i beni culturali
naturali esclusi quindi i beni naturali produttivi quali i giacimenti di materie prime
del sottosuolo, le acque (salvo i casi particolari elencati più avanti), i suoli agricoli
di elevata fertilità, i boschi (salvo quelli di particolare pregio botanico o
ambientale più avanti elencati). I beni culturali naturali comprendono cioè tutte le
risorse della natura che l'uomo utilizza o cui si prevede dovrà ricorrere in futuro
per intenti di benessere extra-economico, e cioè sia di coltivazione dello spirito
che di distensione del fisico.
25
Il settore dei beni naturali si articola nelle tre classi dei beni naturalistici,
paesistici ed ecologici.
•
Classe N - BENI NATURALISTICI
Comprende quelle entità territoriali - aree o siti - che rivestono
importanza scientifica perchè sono esse stesse degli episodi o dei complessi di
particolare rarità, imponenza morfologica o strutturale, perchè sono sede di
particolari forme di vita, perchè sono il supporto fisico di determinate
fenomenologie, per la funzione di testimonianza geostorica di eventi e fenomeni
corrispondenti a specifiche fasi di trasformazione geologica del territorio o di
evoluzione della vegetazione e della fauna su di esso, o infine per la funzione di
"area chiave" per lo svolgimento di fenomeni più estesi o più complessi.
N - Geol. - Beni d'interesse geologico: sono costituiti principalmente dalle
seguenti formazioni:
-
aree marginali dei rilievi mesozoici della regione (faglie) che
presentano ancora evidenti la stratigrafia e gli effetti della
dislocazione (p.es. rupe che cinge gli Alburni);
-
morfologie dolomitiche di modellamento idrico (p.es. rilievi
presso Amalfi e presso Positano); erosioni idrologiche fluviali
entro formazioni mesozoiche (p.es. gole del Tusciano ad
Olevano, del Bussentino a Tortorella, del Tanagro a Sicignano,
del Mingardo alla foce);
-
erosioni idrologiche torrentizie entro formazioni mesozoiche (p.
es. Vallone di Praia, Vallone di Furore, Vallone del Torano,
Vallone Matrunolo);
-
terrazzi fluvio-lacustri;
26
-
zone carsiche entro rilievi mesozoici (p.es. grave degli Alburni);
-
morfologie costiere determinate dall'abrasione marina (p.es.
baia di Jeranto, costa di Amalfi e Positano, costa di Camerota e
porto Infreschi) e terrazzi marini;
-
aree vulcaniche attive ed inattive (p;es. Somma-Vesuvio,
Roccamonfina, M. Nuovo, Astroni);
-
laghi vulcanici (p.es. Lago d'Averno);
-
località d'interesse stratigrafico, fossilifero, paleontologico,
idrotermale, ecc.
N - Pal. Beni d'interesse paletnologico: appartengono ad essi le caverne e le altre
località che presentano tracce di stazioni umane dell'età preistorica .
N - Bot.-Beni d'interesse botanico: sono costituiti da un limitato numero di aree
interessate dalla presenza di specie vegetali in corso di estinzione, oppure di
esemplari arborei di grande mole o rarità (p. es. le abetaie di Costa dei Patrelli,
Tempa degli Abeti e Monte Motola) che costituiscono - sembra - l'unico reliquato
dell'antica vegetazione di tipo alpino sull'Appennino Campano). In questa
sottoclasse vanno compresi anche gli orti botanici quali quelli di Napoli e di
Portici, il Giardino Inglese di Caserta ed eventuali altri.
Le foreste di alto fusto, i parchi e le altre località di interesse
vegetazionale meno specifico sono invece classificate fra i beni ecologici.
N - Zool. - Beni d'interesse zoologico: vi sono classificate principalmente:
-
le aree particolarmente interessate dalla presenza di specie
animali, stanziali o migranti (p.es. macchia costiera di Patria o
in corso di estinzione (p.es. Faraglioni).
27
-
gli spazi marini destinati a ripopolamento della ittiofauna (p. es.
i progettati parchi marini di Punta Licosa e di M. Bulgheria);
-
gli alvei fluviali ancora incontaminati e pertanto da conservare
alle fasi d'acqua dolce dei cicli riproduttivi di alcune specie di
pesci (p.es. corsi del Calore Lucano, dell'Alento, del Mingardo,
del Bussento).
N - Div. - Altri beni naturalistici non considerati nelle quattro sottoclassi che
precedono.
Si potrebbe tentare un approfondimento della predetta ripartizione in
cinque sottoclassi, aggiungendo ad esse una ulteriore distinzione secondo criteri
funzionali o finalistici.
PREGI O
CARATTERI FUNZIONALI
SOTTO
Imponenza o Funzione
CLASSE
rarità
Sedi
di
Sedi di
Funzione di
documentaria fenomenologie
forme di
“Area
vita
chiave”
esemplare
Geologia
Paletnologia
Botanica
Zoologia
Altre
Ogni bene naturalistico dovrebbe pertanto in teoria trovare collocazione
in una, ma più spesso in più di una posizione della precedente matrice.
Nel concetto di imponenza o rarità strutturale o morfologica esemplare
nell'ambito geologico è implicito - spesso - quello di bellezza paesistica; questa
motivazione accoglierà molti dei beni d'interesse geologico relativo ai grandi
fenomeni di dislocazione, di erosione idrica, di eruzione.
La motivazione "documentaria" emerge sempre che un bene assume la
funzione di testimone di determinate vicende, fenomeni, o presenze, in luoghi ove
di essi sono ormai cancellate altre tracce. Alcune formazioni geologiche e molti
giacimenti fossiliferi, paleontologici o paletnologici, nonchè alcune presenze
residuali animali o vegetali si proiettano in questa funzione.
28
Nelle sedi di "fenomenologie" vanno incluse le aree che, per posizione o
per caratteri intrinseci, ospitano particolari fenomeni naturali, quali quelli dovuti a
forze endogene (vulcaniche ed altre) alla circolazione idrica (cascate, erosioni
idrogeologiche, ecc.) ai movimenti di marea o a qualsiasi altro fenomeno di natura
dinamica che rivesta un particolare interesse.
Fra le sedi di "forme di vita" vanno invece salvaguardate quelle
associazioni vegetali, animali o miste che l'evoluzione climatica e geologica del
nostro pianeta e la progressiva antropizzazione del territorio hanno costretto entro
perimetri tanto angusti da innescare una rapida involuzione di secondo grado, per
effetto di meccanismi diversi, quali la più attiva ricerca degli esemplari superstiti
(caccia) e gli ostacoli alla riproduzione delle specie troppo diradate o troppo
molestate nel loro habitat.
"L'area chiave" si distingue dalle precedenti funzioni in quanto essa
delimita un ristretto ambito in cui molto più vasti e complessi fenomeni generalmente biologici - hanno il loro passaggio obbligato ed in esso sono
pertanto particolarmente vulnerabili.
La protezione “dell'Area chiave" di un determinato processo naturale
dovrebbe quindi servire ad assicurare il regolare svolgimento di un ciclo, che
altrimenti rischierebbe di venire interrotto in uno dei suoi anelli essenziali.
Due tipi importanti di "aree chiave" sono quelli ove si svolgono le fasi di
riproduzione di specie animali (aree marine di popolamento ittico, aree di
ripopolamento della selvaggina), e quelle essenziali per l'appoggio della fauna
migratrice (alvei fluviali per l'ittiofauna e stagni costieri per l'ornitofauna di
passo.)
•
Classe P - BENI PAESISTICI
Vengono considerati "beni paesistici", quegli ambienti, scenari, o quadri
naturali che per effetto di una particolare combinazione prospettiva, volumetrica e
cromatica di elementi naturali e talvolta di interventi da parte dell'uomo,
assurgono ad un elevato pregio estetico.
29
Il paesaggio è - fra i beni culturali - quello che riveste una fisionomia più
complessa e pertanto più difficile a contenersi entro gli schemi di una
classificazione.
Motivo principale di ciò è che le componenti di questa categoria di beni
culturali hanno una individualità molto più spinta di quella delle altre classi e che
per essi mancano quegli elementi di analisi comparativa con altri beni che invece
spesso possono essere invocati per stabilire se un monumento o un oggetto d'arte
sono più o meno importanti.
La natura, infatti, combina fra loro un numero talmente elevato di
variabili che ogni criterio di classificazione analogica si rivela inadeguato. Se a
ciò si aggiunge che in molti paesaggi, al substrato naturale si somma un intervento
umano, anch'esso molto vario, ne deriva che nel paesaggio possono individuarsi
nelle più diverse proporzioni:
-
una componente geostorica o naturalistica quando essa interessa
formazioni geologiche o vegetali di particolare pregio;
-
una componente estetico-ambientale naturale;
-
una
componente
estetico-ambientale
antropica
data
dall'inserimento umano in campo edilizio ed agrario;
-
una componente storica ed artistica quando sono presenti
monumenti particolarmente significativi.
Questi beni si suddividono in cinque sottoclassi:
P - Str. - Paesaggi a struttura dominante: sono quelli che presentano evidenti i
caratteri delle formazioni geologiche di base, per effetto dei fenomeni di
dislocazione, di erosione o di eruzione (p.es. paesaggi inseriti nei maggiori rilievi
carbonatici del nostro Appennino).
P - Veg. - Paesaggi a vegetazione naturale dominante: sono quelli in cui la
vegetazione spontanea sia di tipo boschivo che cespuglioso si è impadronita del
suolo sostituendo le proprie caratteristiche a quelle del suolo nudo (p.es. paesaggi
del Preappennino Irpino).
30
P - Agr. - Paesaggi a intervento agricolo dominante: sono quelli ove l'uomo ha
trasformato con alberature, sistemazioni del suolo, abitazioni sparse, sentieri,
l'aspetto del territorio per piegarlo alle esigenze dell'agricoltura (p.es. paesaggi
sorrentini ed amalfitani).
P - Stor. - Paesaggi ad emergenze storiche dominanti: sono quelli ove l'intervento
umano non si è limitato a modificare la vegetazione naturale ma si è inserito con
opere di importanza artistica, storica, urbanistica (p.es.ambiti paesistici dei centri
antichi).
P - Div. - Altri paesaggi sono quelli non compresi nei tipi precedenti.
Tutti questi tipi di paesaggio possono trovarsi a giacere in vari contesti
territoriali: fra questi i principali sono quelli originati dagli ambienti costieri, da
quelli montani, dai grandi scenari orografico-paesistici o viceversa dalle
prospetive locali.
Entro queste categorie oggettive l'individuazione delle singole aree di
interesse paesistico va effettuata valutando alcuni altri fattori che influiscono sulla
visibilità concreta da parte degli osservatori e precisamente:
-
la visibilità da grande distanza, da ampie aree di osservazione o
da località più densamente abitate, per le quali vi è la
presunzione che il numero dei beneficiari della prospettiva
paesistica sia maggiore;
-
l'esposizione , in rapporto alla intensità ed al numero di ore di
insolazione, per cui le pendici a mezzogiorno, ad oriente e ad
occidente risultano molto più evidenti negli effetti di colore e di
contrasto, che non quelle rivolte a nord;
-
l'acclività delle pendici e l'assenza di vegetazione, le quali
entrambe contribuiscono ad una maggiore visibilità delle
superfici e - in conseguenza - delle eventuali alterazioni operate
su di esse.
31
Una ulteriore nozione da acquisire ai criteri di valutazione del paesaggio
è che, a differenza di quanto avveniva nel passato, il paesaggio non va inteso
come quadro prospettico (la veduta) da un punto di osservazione di accesso più
comune (p.es. belvedere) e schematizzato appunto in questo suo aspetto
particolare a due dimensioni ma - a somiglianza delle realizzazioni architettoniche
- come un sistema spaziale che può offrire una pluralità di immagini tanto allo
spettatore esterno quanto a chi ne percorre gli spazi interni.
La soluzione più elementare di proteggere una sola prospettiva di un
monte o di un centro antico o la sola facciata principale di un palazzo, che spesso
è ancora prassi ricorrente, costituisce una rinuncia alla straordinaria ricchezza di
visioni che la prospettiva, il colore, l'incidenza della luce solare, possono creare
attorno ad uno stesso bene.
La concezione del paesaggio come un ambiente e non - salvo casi
particolari - come una semplice immagine, risponde dunque ad una visione neoumanistica in cui l'uomo è osservatore e partecipe di esso, spesso ci vive dentro, e
ne sceglie di volta in volta alcune successioni prospettiche anzicchè altre, a
seconda dei suoi gusti o dei suoi stati d'animo.
L'altro motivo che esclude l'esistenza di una "veduta" privilegiata sulle
altre, è che il paesaggio, a differenza dell'opera d'arte, non ha un autore che gli
abbia assegnato una prospettiva principale (p.es. la facciata di una chiesa o di un
palazzo). La prospettiva paesistica, intesa come un quadro più noto fra i tanti
possibili, è quasi sempre frutto della scelta di occasionali osservatori, oppure il
risultato di un casuale tracciato di strada panoramica o della presenza di un
belvedere.
L'individuazione di una sola prospettiva costituisce un ripiego
giustificato soltanto quando gli aspetti paesistici più completi di una località, siano
già compromessi o quando, come avviene per vari centri antichi in espansione,
non si può non sacrificare uno dei lati alla nuova espansione edilizia.
Valgono cioè per queste esigenze gli stessi criteri adottati per consentire
la visione di un monumento, ossia l'assicurarne l'osservazione in relazione a tutti i
punti delle direttrici principali su cui può spostarsi l'osservatore.
Questa possibilità di osservazione a lungo - oltre che a breve raggio pone l'esigenza di tenere gradualmente conto - oltre che dei primi piani - anche di
32
quei secondi piani e di quegli sfondi che si scoprono soltanto via via che ci si
allontana dalla base di una determinata emergenza di primo piano.
Per chi è al piede di una collina, le sezioni rilevanti di visibilità sono
quelle inferiori, ma per chi ne è un pò discosto, le masse superiori ed il
movimento del profilo di vetta assumono importanza crescente.
Per chi infine è molto lontano - mentre i caratteri delle parti superiori e
inferiori della collina, appiattita dalla prospettiva, assumono pari valore per
l'occhio - entra in gioco spesso un terzo elemento, quello dei secondi piani che,
non più nascosti, emergono man mano, spesso quali masse dominanti rispetto alla
primitiva-collina, divenuta ormai elemento parziale di uno scenario più vasto.
Una ulteriore diversificazione delle aree di interesse paesistico si ha analogamente a quanto si è visto per i centri antichi - in relazione alla loro
funzione prospettica. Possono cioè individuarsi:
-
aree paesistiche di tipo A, quando sono esse stesse a costituire
oggetto di pregio estetico sia sotto il profilo artistico o storico
sia sotto quello di "bellezza naturale";
-
aree paesistiche di tipo B, quando invece esse assumono una
funzione paesistica in rapporto ad un bene artistico, storico,
naturale o ad una sito paesistico di tipo A. Sono quelle, cioè,
che nel linguaggio corrente, costituiscono la cornice dei beni o
dei siti predetti;
-
aree paesistiche di tipo C, quando esse, pur non entrando con la
loro superficie in alcuna visuale paesistica, possono interferire
con un sito paesistico di tipo A o B, per l'altezza delle
costruzioni o eventualmente di altre strutture realizzatevi.
La qualifica di tipo C (e quindi il vincolo che ne deriva) non può che
insistere anch'essa sul suolo, ma riguarda in realtà solo la terza dimensione, ossia
l'uso dello spazio oltre quell'altezza che interferisce in prospettive paesistiche. La
distinzione tipologica non implica dunque alcuna valutazione di importanza,
potendo sussistere una funzione di tipo B o C a vantaggio di un bene o di un sito
33
di grande valore, e viceversa un sito di tipo A con paesaggio di importanza
limitata.
La nozione di "area di tipo A" deve individuare tutta una gamma di
combinazioni di valore estetico nei loro più svariati rapporti, fra entità naturali
degne di rilievo, immobili d'interesse artistico, o di significato storico, morfologia
dei luoghi, caratteri distributivi ed effetti di luce e di colore dei singoli
componenti.
Le nozioni di "area di tipo B" e di "tipo C" devono assolvere al compito
di consentire la visione unitaria di un certo sito; esse sono conseguenza sia della
facoltà di sintesi della nostra percezione visiva che non sa isolare in immagini
separate quanto è offerto alla sua osservazione, sia delle aspirazioni di significato
che sono nel nostro intelletto quando chiediamo ad un paesaggio di trasmetterci
un certo messaggio di contenuto artistico, storico, naturalistico.
La differenza fra esse sta - come si è detto - nel fatto che le prime
interessano l'uso del suolo e dell'immediato soprassuolo, mentre la terza riguarda
l'uso dello spazio emergente al di sopra di determinati profili antistanti.
In sintesi quindi una classifica del paesaggio deve muovere da due ordini
di elementi:
1)
I caratteri intrinseci, fra i quali è possibile isolare le due
separate tipologie di struttura e di contesto ambientale
schematizzate nel prospetto seguente:
CARATTERI INTRINSECI
CONTESTO AMBIENTALE
Ambienti
montani
Ambienti
costieri
Scenari
fondamentali
Paesaggi
isolati
A morfologia strutturale
A mano vegetale dominante
Ad intervento agrario dominante
Ad emergenze storiche dominanti
Ad emergenze storiche dominanti
Altri
34
2)
I fattori connessi alla osservazione, nella duplice gamma delle
componenti di visibilità e di quelle di funzione prospettica.
COMPONENTI DI VISIBILITA’
FUNZIONE PROSPETTICA
AREE A
AREE B
AREE
Aree di pregio paesistico Aree in funzione di Spazi
cornice
funzione
C
con
di
sfondo
Raggio di visibilità lungo
Raggio di visibilità breve
Insolazione
Giacitura
Mantello vegetale
•
Classe E - BENI ECOLOGICI
Per beni ecologici vengono intesi qui, quelli aventi rilevanza per la
conservazione ed il miglioramento del livello di benessere fisico della collettività
umana.
Nella scala dei beni di importanza naturale sono stati considerati tali i
beni compresi nelle seguenti cinque sotto-classi:
-
Aree costiere;
-
Aree montane
-
Aree o beni di interesse vegetazionale;
-
Aree o beni di interesse idrologico;
-
Diversi.
Inoltre un assieme di altre funzioni in campo ecologico emerge non dalla
riserva di singoli tipi di aree ma dalla esistenza: i "parchi" e dalla protezione dei
sistemi naturali.
35
E - Cost. - Fascia costiera
In una regione quale la Campania la quale si avvia ad avere, nel giro di
alcuni anni, una utenza balneare autoctona ed esterna dell'ordine di 2 o 3 milioni
di unità, i circa 500 km di costa, di cui non più di 450 agibili, assumono una
prevalente funzione di pubblico interesse.
L'adozione di un vincolo che preluda ad una particolare disciplina per
queste aree, risponde dunque al principio della separazione delle funzioni,
mediante riserva della superficie più carente: la spiaggia, alla sua funzione
vocazionale e quella delle aree retrostanti alle varie funzioni di servizio ad essa
connesse.
La profondità della fascia costiera interessata dall'uso balneare della
costa deve considerarsi non minore di un chilometro.
In questa fascia costiera infatti tendono a concentrarsi – spesso
caoticamente - sia i fenomeni indotti dalle attività balneari sia spesso il transito di
vie di grande comunicazione le quali a loro volta richiamano attività industriali, di
servizio o residenziali intensive e sottraggono dunque questa zona alla sua
funzione specifica.
Per questi motivi su detta fascia andrebbero resi obbligatori, sotto forma
di piani territoriali stralcio, degli schemi intercomunali di assetto, destinati ad
essere inseriti poi nei piani regolatori.
I principali criteri di uso di queste aree possono ridursi ai seguenti:
a)
arretramento delle vie di comunicazione oltre la fascia stessa e
creazione al suo interno di soli sistemi di penetrazione;
b)
riserva dei primi 300 metri verso il mare alla sola funzione balneare (arenile, pinete dunali, piccoli impianti sportivi,
attrezzature connesse alla nautica);
c)
riserva dei 200 metri successivi ad aree di parcheggio, ad attrezzature sportive più importanti, a ristoranti;
d)
destinazione dei residui 500 metri più interni, ad edilizia residenziale rada sia di tipo privato che a rotazione d'uso;
36
e)
divieto particolarmente rigido di alienazione delle aree demaniali e di dissodamento della macchia e dei boschi presenti in
tutta l'area.
L'indicazione sulla carta, della fascia di 1.000 metri di lato, vuole
dunque preludere a vincoli di assetto territoriale del tipo più sopra previsto.
E - Mont. - Aree montane
L'individuazione della quota oltre la quale classificare i territori della
regione, come "aree montane" ha ovviamente un largo margine di arbitrarietà.
I mille metri di quota adottati e dai quali sarà possibile derogare in sede
di analisi di singoli complessi, lì dove la morfologia e la natura dei luoghi e della
vegetazione lo rendono opportuno, corrispondono all'altezza oltre la quale i
caratteri montani si estrinsecano con l'affermarsi di una diversa vegetazione sia
arborea (prevalentemente faggete) che erbacea, attraverso un diverso regime delle
precipitazioni nevose in inverno e piovose in estate, attraverso una temperatura
media estiva che solo oltre tali livelli determina una suscettività turisticoricreativa. Infine è al di sopra di questa quota che generalmente i nostri sistemi
montani interrompono le loro ripide pendici e si espandono in altopiani. Le aree
montane così individuate appartengono ai sistemi del Matese, del Taburno, del
Partenio, dei Lattari, dei M.Mai, del Terminio, del Cervialto, degli Alburni, del
Cervati, del Monte Sacro, del Serra-Lunga, dei M.di Sala Consilina e del
M.Bulgheria.
E.-Veg. - Area d'interesse vegetazionale
Oltre le aree d'importanza scientifica in campo botanico, molte altre
associazioni vegetali rivestono carattere di beni naturali. Esse sono:
Le foreste: per il grave depauperamento subito nel corso dell'ultimo
secolo i superstiti boschi di alto fusto di faggio, di cerro, nonchè le pinete costiere
meritano di essere elencate fra i beni naturali e fra esse andranno identificate con
particolare attenzione le pochissime aree con esemplari secolari sfuggiti alla
periodicità dei tagli.
37
I parchi: ossia le associazioni vegetali più o meno modificate dall'uomo
(per es. tenuta di Persano) ed ivi comprese quelle che rivestono anche carattere
architettonico (parco di Caserta).
Le associazioni vegetali particolari, quali le superstiti zone a macchia
mediterranea (macchia di Punta Campanella, macchia di Punta Licosa).
Alcuni tipi di colture agrarie di rilievo storico o ambientale, quali per
esempio i terrazzamenti amalfitani, gli agrumeti protetti sorrentini, ed alcune aree
più significative dei vigneti a festone aversani.
E - Idr. - Aree e beni di interesse idrologico
Vi sono comprese principalmente le aree con circolazione sotterranea di
tipo carsico che svolgono una importante funzione nella raccolta delle acque da
cui traggono alimento le maggiori sorgenti.
Considerando che i tributi sorgivi dell'Appennino Campano sono essenziali non solo per gli acquedotti della regione ma per quelli della vicina Puglia,
le aree ove queste risorse idriche si concentrano vanno assoggettate a vigilanza
particolarmente attenta.
E - Div. - Altri beni ecologici
2.4. Beni singoli e loro aggregati
I beni culturali sia storico-artistici che naturali, ma più frequentemente i
secondi, possono presentarsi sotto forma oltre che di "beni singoli" anche di
"insiemi", di "complessi" e di "sistemi". Viene denominato "bene singolo"
qualsiasi immobile, parte superstite di esso, sito o area che:
-
appartenga alla stessa classe o sottoclasse;
-
ricada in uno stesso comune;
-
abbia una continuità topografica o - in casi particolari - solo
brevi soluzioni di continuità.
38
Pertanto:
•
se una stessa area paesistica si estende su due comuni contigui, essa
verrà immatricolata come due aree distinte, una in ciascuno dei due:
•
se due emergenze orografiche di interesse paesistico, separate,
ricadono in uno stesso comune, danno luogo egualmente a due
immatricolazioni distinte;
•
se all'interno di un'area paesistica vi è un episodio geologico (grotta)
o idrologico (sorgente), vi saranno egualmente due iscrizioni
diverse.
Analogamente se in un edificio religioso o civile vengono individuate
delle presenze archeologiche, esso verrà classificato separatamente in ognuna
delle due classi interessate. Se un immobile col tempo ha cambiato destinazione
(p.es. convento divenuto a destinazione civile), esso deve essere collocato nella
classe corrispondente alla sua originaria struttura o alla struttura emergente più
rilevante.
Viceversa se entro un'area d'interesse naturale coesistono, accanto al
motivo d'interesse principale, altri motivi d'interesse secondari non individuabili
puntualmente o topograficamente all'interno di essa, in tal caso - al fine di non
creare duplicazioni d'inventario - all'area in oggetto dovrà essere assegnato un sol
simbolo ed un sol numero che ne costituiscano la matricola d'individuazione, dopo
aver esaminato in quale delle varie classi essa esplica un ruolo prevalente. Questa
promiscuità di caratteri ricorre prevalentemente nelle tre classi di beni naturali.
Per assicurare uniformità di criterio, si è stabilito che, quando coesistono
interessi di simile importanza classificabili in più di una classe, l'attribuzione ai
beni naturalistici abbia la priorità, subito dopo quella ai beni paesistici ed in
ultimo quella ai beni ecologici.
Gli altri motivi di interesse - oltre quello principale che determina la
matricola e l'inserimento nella relativa numerazione progressiva - verranno
indicati come subordinati, con le sigle indicate nell'apposito comparto della
scheda (p.es.: N. geol., E. cost.).
Indipendentemente dalla schedatura - la quale non può avvenire se non
mediante una precisa identificazione di singoli beni - non può essere trascurata
39
l'esigenza di ricercare quelle relazioni di varia natura che possono legare più beni
singoli sotto l'aspetto estetico, funzionale, storico o fosse anche soltanto
topografico.
Molto spesso, ma non sempre, questi legami ne determinano anche uno
spaziale.
I1 profilo "temporale storico" è evidente, per esempio, in una cinta
muraria ove sulla base italica appaiono le tracce di rifazioni romane e su queste
quelle di una ricostruzione medioevale.
Questi stessi legami sono egualmente presenti in una successione
stratigrafica geologica che consenta lo studio di determinati processi sedimentari
trascorsi. Nel primo caso la scala temporale è appunto "storica" mentre nel
secondo è "geologica" o - se si preferisce - "geostorica".
Così di seguito, una successione di torri costiere ha un legame
funzionale storico, un gruppo di affreschi medioevali può avere un legame
cronologico artistico.
I1 parametro fondamentale ai fini della tutela è però quasi sempre quello
spaziale; delle torri costiere od un ciclo di affreschi non lo hanno in quanto,
insistendo su parti diverse del territorio, non danno luogo a problemi organizzativi
o di assetto comuni; in una cinta muraria viceversa la sua continuità comporta
generalmente rapporti di questo tipo.
Gli insiemi
Per "insieme" vuole intendersi la presenza su luoghi contigui di più beni
singoli della stessa classe, i quali presi talvolta isolatamente, potrebbero anche
non rivestire la dignità di bene culturale, e solo per la loro presenza congiunta
configurano un determinato valore o un determinato effetto che appunto può dirsi
"d'insieme".
Come esempi di "insieme" possono citarsi:
-
una piazza con i suoi edifici monumentali;
-
le case rustiche di un piccolo centro di pregio ambientale;
-
una successione di formazioni geologiche notevoli, o di foreste
d'alto fusto o di essenze pregiate;
40
-
una oasi per specie animali rare;
-
un assieme di episodi paesistici;
-
una successione di spiagge, un gruppo di siti montani, un parco,
ecc.
I complessi
Con il termine di "complesso" vorrebbe indicarsi invece la presenza
sullo stesso luogo o su luoghi contigui di più "beni singoli" od "insiemi",
appartenenti a classi diverse, i quali - come si è rilevato per gli "insiemi" - presi
isolatamente potrebbero anche non rivestire importanza non sufficiente alla loro
inclusione fra i beni culturali.
L'aspetto peculiare del raggruppamento per "complessi" dovrebbe essere
dato dall'emergere di un rapporto storico, estetico, funzionale o di altra natura
comune, fra beni di tipo differente.
Esempi di "complessi" potrebbero essere:
-
un convento con la sua chiesa e la sua eventuale prospettiva
paesistica;
-
un piccolo centro di valore ambientale con il suo castello, le sue
mura e la sua cornice paesistica;
-
un
assieme
di
boschi
e
formazioni
rocciose
aventi
contemporaneamente interesse geologico e paesistico, oppure
un parco naturale con finalità botaniche zoologiche ed
ecologiche;
-
un comprensorio in cui siano a contatto aree montane, aree
costiere, spazi marini da proteggere, ecc.
A proposito dei "complessi" è opportuno richiamare l'attenzione sulla
importantissima funzione che i "beni paesistici" dovrebbero assumere nella
creazione di situazioni ambientali attorno a gran parte dei beni.
41
I sistemi
L'esistenza di questa complessità di rapporti fra i beni culturali e fra
questi ed alcuni settori esterni, rende necessario di identificare un terzo tipo di
aggregato, oltre quelli già definiti di "insieme" e di"complesso": il "sistema".
La differenza con i primi due consiste nel fatto che il sistema è una
combinazione non tanto di singoli beni fisici ma di funzioni fra loro correlate.
Di queste funzioni, alcune sussistono già in natura (p.es. ciclo
idrologico) ed altre sono indotte dall'uso che l'uomo ha fatto e intende fare
dell'area (p.es. turismo).
Definiamo le prime come "funzioni naturalistiche" e le seconde come
"funzioni acquisite".
Necessariamente quindi fra tali funzioni se ne trovano alcune indirizzate
a scopi economici ed altre a scopi extra-economici (culturali).
Il "sistema" deve quindi abbracciare un ambito territoriale tanto ampio
che in esso le diverse funzioni abbiano uno svolgimento sufficientemente
autonomo e che sia possibile pertanto disciplinarne armonicamente l'uso
all'interno.
Per chiarire il significato di "sistema" indichiamo due esempi, uno
nell'ambito dei beni storico-artistici ed un altro dei beni naturali: rispettivamente
un centro urbano antico ed un rilievo montano.
In un "centro urbano antico" devono coesistere delle funzioni
economiche (residenziali, artigiane, di servizio) tali da far si che il luogo possa
continuare ad essere abitato da una popolazione moderna, delle funzioni culturali
in senso stretto (conservazione dei suoi contenuti storici, artistici ed ambientali) e
delle funzioni di benessere (rispetto degli spazi verdi e dei standard urbanistici,
prevenzione dell'inquinamento atmosferico, ecc). Tutte queste funzioni si esercitano con forte intensità e con reciproche interrelazioni, entro la cerchia urbana e si
affievoliscono o scompaiono non appena fuori di essa.
In questo senso i centri antichi sono dei "sistemi", e la disciplina delle
funzioni al loro interno, deve risultare dalla equa e logica composizione delle
diverse istanze.
42
Anche le risorse che hanno sede o traggono origine dai "sistemi
montani" sono legate da interdipendenze tali da rendere più corretta la loro
disciplina in termini di "sistemi" ossia di unità geografiche che includono insiemi
di risorse connesse da reciproci rapporti in relazione alla loro formazione, alle loro
funzioni ed all'uso che è possibile farne.
Per dare una nozione delle interrelazioni che possono agire fra risorse
naturali diverse e che - al di sopra di determinate soglie di intensità - possono
quindi far individuare un "sistema", riportiamo un prospetto della compatibilità fra
funzioni naturali ed attività umane In un sistema montano.
III - FORMAZIONE DELL'INVENTARIO
3.1. Elaborati
L'inventario consta di elaborati principali ed accessori; principali sono
quelli che derivano direttamente dalle ricognizioni condotte sul territorio e sui
singoli beni oppure da altre indagini originali per settore,
Essi sono:
-
le schede;
-
la documentazione fotografica;
-
la documentazione cartografica;
-
le indagini per settore.
Sono invece elaborati accessori quelli derivati dai materiali già esistenti pubblicati o non - che vengono raccolti per interpretare la documentazione
originale. Essi sono:
-
le fonti librarie ed eventualmente archivistiche;
-
lo schedario bibliografico;
-
le aerofotografie;
-
l'iconografia antica dei beni;
43
-
le cartografie speciali (geologica archeologica, di tematica
varia);
-
le cartografie catastali (quadri di unione e mappe);
-
gli altri materiali utili per la documentazione in oggetto.
3.2 Le schede
Tutte le informazioni sia di individuazione che descrittive dei beni
censiti vengono raccolte su schede.
Le schede di base sono tre:
-
la scheda BSA per i beni storico-artistici;
-
la scheda BNA per i beni naturali;
-
la scheda comunale.
Le prime due - analoghe come inquadramento dei dati - esistono in due
versioni, la prima in formato piccolo, per i beni di struttura più semplice e la
seconda in formato grande, per i beni più complessi i quali richiedono maggiori
elementi descrittivi.
Dette schede sono destinate a contenere i dati di identificazione, i
principali caratteri fisici dei beni censiti, l'individuazione di eventuali motivi di
interesse in altre classi, i codici, ed una libera descrizione del bene stesso nella
quale il rilevatore ha la possibilità di evidenziare quanto a lui sembra più
rilevante.
Le schede di formato grande dispongono di uno spazio interno da
utilizzare per la sistemazione di cartine, planimetrie e fotografie.
La scheda comunale ospita invece un elenco, distinto per classi, di tutti i
beni presenti nel comune, con la loro matricola e con i loro dati di posizione (via,
frazione, contrada, ecc.).
Le predette schede possono essere integrate da sottoschede da inserire al
loro interno. Il numero di tipi di queste ultime è indeterminato e può essere
aumentato ogni qualvolta se ne riscontra l'opportunità. La loro funzione consiste
nel consentire una più precisa descrizione analitica di tutte quelle classi o
sottoclassi di beni che hanno una struttura più complessa.
44
Attualmente sono attivate 12 sottoschede, di cui 4 per particolari beni
storico-artistici (edifici per il culto, edifici civili, edifici fortificati, centri antichi);
4 per beni naturali a dimensione territoriale (geologia, vegetazione, paesaggio,
ecologia) e 4 per beni naturali a contenute biologico (avifauna, fauna terrestre,
ittiofauna marina, idrobiologia :ìei corsi d'acqua).
Mentre la scheda di base (BSA o BNA) è unica per ogni bene e ne porta
la matricola, le sottoschede possono essere allegate a più di una scheda sempre
che la loro presenza può rivelarsi utile per illustrare aspetti d'interesse secondari.
Per le esigenze operative di elaborazione dell'inventario sono altresì
previsti altri due eventuali tipi di schede transitorie e precisamente:
-
una "antescheda comunale" che viene impostata per avere
memoria di una prima individuazione del bene, in attesa che i
rilievi diretti consentano di ben definirne i caratteri,
l'importanza e la classifica.
-
una "controscheda comunale" ove vengono annotati per
memoria i beni che non è stato possibile per motivi vari di
rilevare, oppure le informazioni parziali, incomplete, o da
controllare, prima del loro definitivo trasferimento sulle schede.
Nella appendice che segue sono riprodotte sia le schede che le
sottoschede. Per ciascuna di esse esistono delle "Istruzioni per l'impiego".
3.3. La documentazione fotografica
Una documentazione fotografica notevolmente allargata, è destinata a
conferire la maggiore oggettività possibile alle indagini.
Essa consta di due serie principali; una in bianco-nero per i beni storicoartistici, una a colore per i beni paesistici e naturalistici ed inoltre di alcune serie
su soggetti particolari.
Si hanno quindi:
45
a)
un archivio negativi, in cui i films sono conservati in ordine
cronologico progressivo, distintamente per ogni operatore;
b)
uno schedario fotogrammi in bianco e nero, ordinato per
comune e subordinatamente per classe e per matricola
progressiva;
c)
i fotogrammi in bianco-nero, formato cm 9x9 (gli stessi di cui al
punto b), destinati a venir applicati sulle schede cui si
riferiscono;
d)
i fotogrammi a colore, formato cm 13x18 ed i loro montaggi,
aventi per oggetto i beni paesistici e naturalistici, destinati a
corredare schede di singoli beni oppure a confluire in un atlante
fotografico ordinato per "sistemi naturali";
e)
delle serie fotografiche costituenti documentazioni particolari
quali quelle sugli affreschi medioevali e sulla iconografia antica
di beni.
Ogni fotogramma reca a tergo un numero che consente di risalire al
negativo da cui ha origine, la matricola del bene a cui esso si riferisce il comune
di appartenenza, i dati toponomastici, la denominazione, l'eventuale oggetto
particolare della fotografia, la data.
3.4. La cartografia
L'obiettivo di porre in rilievo i rapporti, topografici, paesistici, strutturali
o di altra natura esistenti fra beni diversi e di comporre un generale quadro di
riferimento ai fini della pianificazione del territorio, hanno fatto porre in primo
piano l'esigenza di identificare cartograficamente in scala conveniente, i beni
stessi.
Sono in corso di elaborazione due carte della Campania composte
ciascuna da 185 tavolette I.G.M.
-
La carta 1 : 25.000 dei beni storico-artistici
-
La carta 1 : 25.000 dei beni naturali.
46
Inoltre per le aree dove l'addensamento dei beni stessi non permetterebbe
una soddisfacente rappresentazione di essi - come si verifica per i centri antichi vengono elaborate piante urbane normalmente nella scala di 1 : 1.000.
Infine i beni di alcune sottoclassi - quali per esempio gli edifici per il
culto - di cui interessa particolarmente conoscere la struttura interna, sono dotati
di schizzi planimetrici in scala 1 : 200.
Su entrambe le carte 1:25.000, i beni che hanno dimensione cartografica
puntiforme o quasi (fabbricati, sorgenti, grotte, ecc.) vengono localizzati mediante
la loro matricola (la stessa che li distingue sulla scheda e sui fotogrammi) ed una
piccola freccia che ne indica il preciso luogo di insidenza. I beni aventi
dimensione cartografica non puntiforme (aree paesistiche, naturalistiche,
archeologiche, ecc.) sono individuati oltre che dalla loro matricola, anche da una
linea di perimetro, graficamente diversa per ogni classe.
3.5. Indagini collaterali
In parallelo con le indagini eseguite per ricognizione diretta del
territorio, sono state impostate delle indagini collaterali a soggetto, destinate ad
integrare le informazioni ottenute attraverso i rilievi di campagna.
Allo stato attuale le indagini collaterali iniziate sono 11.
Indagine bibliografica
Costituisce la più importante delle indagini ausiliarie dell'inventario in
quanto consente di venire a conoscenza del vastissimo materiale di studio che da
epoca remota ad oggi ha avuto per oggetto il patrimonio di beni culturali della
Campania.
Essa dà luogo a due differenti prodotti:
-
uno schedario bibliografico, ordinato per comune, delle
pubblicazioni relative all'oggetto;
47
-
una raccolta - sia pur limitata nel numero - di pubblicazioni o
loro fotocopie, relative a singoli comuni, singoli monumenti o
singoli beni naturali.
Fino ad oggi è stato compiuto uno spoglio sommario delle tre maggiori
biblioteche napoletane (B. Nazionale, B. di Storia Patria, B. Universitaria) del
Bollettino della Bibliografia storica delle Province Napoletane pubblicato dalla
Società Napoletana di Storia Patria e del volume di Bibliografia geologica della
Campania.
E' in programma lo spoglio dei periodici interessati geograficamente e
settorialmente al campo di indagine in oggetto.
Indagine archivistica
E' ancora in gran parte da compiere; da essa dovrebbero emergere
importanti notizie storiche su alcuni dei nostri maggiori monumenti e sui centri
storici che li ospitano.
Indagine demografica-storica
Essa persegue la ricostruzione statistica dello sviluppo demografico dei
centri abitati della Campania a partire dal secolo XIV.
Le vicende - tutt'altro che tranquille ed uniformi - della popolazione
campana costituiscono infatti una importante guida per l'interpretazione delle fasi
di sviluppo o di involuzione urbanistica dei centri abitati.
Indagine archeologica
Per
il
suo
carattere
altamente
specialistico
ed
indiziale,
la
documentazione sul patrimonio archeologico non può limitarsi alla indicazione di
singole sopravvivenze così come esse appaiono all'osservazione del profano,
senza
tener
conto
dell'interpretazione
(anche
soltanto
di
estendimento
topografico), che di essa può dare l'archeologo.
48
Indagine storico artistica
Si propone di acquisire, da pubblicazioni di soggetto storico, notizie sul
patrimonio della regione, ad integrazione di quanto rilevato in sede di
ricognizione.
Saggi di indagini in questo campo si stanno compiendo:
-
attraverso le "Rationes Decimarum Italiae";
-
attraverso il Dizionario Geografico del Regno di Napoli di L.
Giustiniani;
-
attraverso i capitoli delle monografie storiche locali, contenenti
notizie sui monumenti (chiese, conventi, castelli, ecc).
Indagine sugli edifici fortificati
Trattasi di una classe di beni per cui esiste un notevole materiale di tipo
tematico già pubblicato, raccolto, o comunque reperibile a soggetto.
Indagine geologica
E' consistita nell'acquisizione delle carte geologiche della regione, delle
relative monografie illustrative, e nella enucleazione da esse degli elementi sulla
natura geologica dei luoghi, da trasferire nelle schede e sottoschede dei beni
naturali.
Indagine botanica
Consiste prevalentemente nella costruzione delle carte della vegetazione
dei sistemi orografici della regione, attraverso l'interpretazione delle serie
aerofotogrammetriche ed i relativi controlli campionari al suolo.
Indagine zoologica
Tende ad acquisire tutti quegli elementi, sulla natura e la distribuzione
della fauna, che - dati i caratteri peculiari di questo tipo di beni naturali - non
possono rilevarsi attraverso la ricognizione del territorio, ma vanno ricercati da un
lato nella letteratura scientifica in materia e dall'altro per inchiesta con
49
associazioni del ramo o singoli esperti (Lega protezione Uccelli, Gruppi di
immersione, Associazioni cacciatori, pescatori ecc.)
Indagine catastale
E' consistita fino ad ora nell'acquisto presso gli Uffici Tecnici Erariali
delle cinque province campane, delle mappe di circa 300 centri antichi;
nell'acquisto presso gli Ispettorati ripartimentali delle Foreste delle cinque
province campane, dei quadri di unione catastali di tutti i comuni aventi
importanza forestale; nel rilievo diretto, presso le sezioni del Catasto Fabbricati
delle cinque province campane, dell'elenco e della lettera di particella degli
"edifici per il culto".
Indagine sui demani comunali
Detta indagine appena iniziata per qualche comune si propone di
individuare le aree di demanio comunale che si identificano con dei beni naturali,
nell'intento di prospettare un più agevole assetto di essi per fini di uso pubblico o
comunque di interesse culturale collettivo.
3.6. Responsabili e collaboratori
L'Inventario è lavoro interdisciplinare. E' sembrato indispensabile
pertanto prevedere la possibilità che di ogni collaborazione allo studio rimanga
traccia dell'autore, e ciò nel duplice scopo di lasciare a ciascuno, merito del lavoro
svolto e responsabilità di eventuali errori.
Pertanto su ogni scheda e sottoscheda verrà indicato il nome del
rilevatore e quello del revisore.
Su ogni fotogramma le due iniziali che precedono il numero progressivo
dei films sono quelle assegnate come codice ad ogni operatore.
Ogni modello di scheda e relative istruzioni per l'impiego, recano in alto
a destra il nome di chi l'ha elaborata.
Inoltre su tutti gli altri documenti descrittivi, planimetrie di edifici,
cartografie ecc. va indicato il nome del rilevatore.
50
Viene così a rendersi possibile la combinazione di vari esperti anche su
uno stesso bene, senza che per questo vada dimenticata la paternità dei singoli
apporti.
La responsabilità della verifica dei contenuti tecnici e scientifici delle
singole schede farà capo a consulenti di settore, i quali saranno di norma i
"revisori" delle schede stesse.
Soltanto in caso di settori altamente specialistici il revisore delle schede
può essere lo stesso "rilevatore" o un esperto esterno.
3.7. Condotta delle operazioni
La formazione dell'inventario viene prevista in due gradi distinti: il
"preiventario” e “l’inventario propriamente detto”.
Fra questi due diversi approfondimenti tuttavia non vi è alcuna rigida
separazione operativa in quanto le schede che in un primo momento ospitano i
dati preinventariali sono le stesse che nel progredire del lavoro dovranno
contenere anche i dati, gli allegati e le sottoschede inventariali e pertanto il grado
di approfondimento viene di per se stesso ad essere determinato, volta per volta,
dalle maggiori o minori difficoltà che il rilevatore incontra nel procurarsi la
documentazione del bene.
L'opportunità di distinzione fra una fase di 1° grado ed una di 2°, è stata
suggerita dall'uso più ragionevole dei non larghi mezzi a disposizione.
Procedere attraverso un rilevamento sistematico di ciascun territorio
comunale, completo in tutti gli aspetti sia di documentazione che di critica,
avrebbe condotto a risultati culturalmente forse più validi ma talmente parziali da
non consentire alcuna utilizzazione del materiale raccolto ai fini della
pianificazione regionale.
Inoltre tale metodo avrebbe posto il difficile obiettivo di impegnare fin
dall'inizio, nella esplorazione sistematica del territorio regionale, un elevato
numero di specialisti dei diversi settori mentre viceversa questi ultimi potranno
dare assai più proficuamente il loro indispensabile contributo allorchè il campo
del patrimonio da proteggere sarà stato circoscritto sia fisicamente che
qualitativamente dalle operazioni della fase di 1° grado.
51
Questa prima fase (preinventario) si articola dunque: in una prima
ricognizione sistematica, comune per comune, del patrimonio di beni culturali,
che viene poi - come si è visto - classificato in 9 classi secondo la tipologia
descritta.
La ricognizione diretta a livello di preinventario comporta per ciascun
bene:
a)
l'assegnazione di una matricola composta dalla iniziale della
classe e da un numero progressivo (per ogni classe in ogni
comune);
b)
l'individuazione topografica;
-
attraverso l'indicazione della strada e possibilmente del
numero civico, allorchè il bene ricade entro un centro
abitato;
-
attraverso l'indicazione della località e l'ubicazione
cartografica 1:25.000, allorchè il bene si trova in aperta
campagna;
-
attraverso le coordinate geografiche, allorchè non vi è
possibilità di un chiaro riferimento toponomastico sulla
carta.
c)
una o più immagini fotografiche (solo in casi di impossibilità o
di poca rilevanza del bene, l'esecuzione della fotografia viene
omessa);
d)
l'indicazione sommaria dell'epoca di costruzione (o quando
possibile la data esatta) per i beni costituenti opera dell'uomo;
e)
una prima indicazione del valore del bene sulla base del suo
semplice esame a vista.
Tale prima indicazione, che potrà ovviamente essere modificata o - al
limite - contraddetta dalle indagini di 2° grado, viene espressa con separato
giudizio sulla importanza (eccezionale, grande, notevole, limitata, irrilevante) e
sullo stato di conservazione (ottimo, buono, mediocre, cattivo, pessimo).
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Il 2° grado (inventario) consiste:
a. nel completamento della scheda nelle parti rimaste in bianco
dopo il preinventario e precisamente nei dati descrittivi sia di
ordine quantitativo che qualitativo, che sono stati elencati nelle
istruzioni delle singole schede e sottoschede;
b. in una più completa documentazione fotografica del bene;
c. in uno schizzo planimetrico o corografico del bene, in tutti quei
casi in cui la struttura di esso lo consiglia;
d. nella compilazione di una sottoscheda specifica, in tutti quei
casi in cui l'importanza e la complessità del bene lo rende
opportuno;
e. nella acquisizione, in allegato alle schede, di qualsiasi altro elemento (bibliografico, iconografico, risultato di ricerche, ecc.) si
renda disponibile.
3.8. Codificazione dei dati
Le schede BSA e BNA recano nella parte inferiore un comparto riservato ai codici. Il contenuto di ogni codice non è già definito; esso dovrà essere
messo a punto in sede nazionale - o preferibilmente internazionale - da esperti
delle singole discipline; nondimento nel disegnare la scheda è stato indispensabile
riferirsi ad una ipotesi di codifica di cui qui si propongono gli elementi.
1)
Articolazione sia “dell’archivio beni” che “dell’archivio foto” in due parti
diverse:
-
il SETTORE STORICO-ARTISTICO:
-
il SETTORE NATURALE
contenenti rispettivamente i materiali documentari dell’uno e dell’altro
campo.
53
La base di codifica è – come si vedrà – in parte comune ed in parte
diversa fra i due campi, a causa della ovvia diversità degli elementi
essenziali caratterizzanti l’uno e l’altro settore.
2)
Suddivisione del programma di codici in tre sezioni come risulta dal
prospetto di pag. 56 e precisamente:
-
SEZIONE DI INDIVIDUAZIONE (Serie codici dal 1 al 5)
contenenti in cinque serie di codici i dati necessari ad una
inequivocabile individuazione del bene nell’ambito dell’intero
universo censito (Stato, Provincia, Comune, Classe, N nella
classe).
-
SEZIONE DI CONOSCENZA (Serie codici dal 6 al 20)
contenente in 15 serie di codici, i caratteri qualificanti di
ciascuno dei beni censiti.
-
SEZIONE DI RAMO (Serie codici dal 21 al 27) non ancora
attivata e riservata all’approfondimento descrittivo delle
sottoclassi di beni per le quali non risultino sufficientemente
qualificanti o esaustive le serie di codici della sezione di settore.
3)
Predisposizione di “serie codici”
I singoli codici possono essere:
-
alternativi allorchè un elemento di una serie di codici esclude
gli altri (p.es. il codice “chiesa ad una navata” esclude il codice
“chiesa a 3 navate”).
-
cumulabili allorchè gli elementi di una serie di codici possono
essere tutti potenzialmente presenti (p.es. nella scheda di un
bosco tutte le essenze vegetali presenti devono essere
singolarmente memorizzabili; in una chiesa tutti gli elementi di
arredo (ambone, balaustra, tombe, acquasantiera, ecc. devono
poter essere singolarmente memorizzabili).
-
parzialmente alternativi allorchè un solo elemento di una serie
di codici può non essere sufficiente a fornire l’informazione
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voluta (p.es. un centro antico può avere contemporaneamente
nelle sue varie parti più di una esposizione e più di una
giacitura) ed occorre pertanto poter indicare due o talvolta tre
posizioni di codice.
Per ogni serie di codici verrà specificato a quale dei tipi predetti appartengono
e quale è il grado di cumulabilità di ciascuno per assegnare ad esso
un’adeguata “capacità” nel programma.
4)
Agganciamento fra archivio beni e archivio foto
Dopo prolungato esame si è giunti alla conclusione che fosse preferibile
mantenere separati i due archivi di cui sopra, a condizione però che una
parte del programma consentisse di richiamare, - partendo da ogni
“scheda bene” – tutte le “foto” attinenti ad essa e viceversa partendo da
ogni “scheda foto” – la “scheda bene” cui si riferisce.
Ciò si ottiene memorizzando in ogni “scheda bene” le matricole di tutte
le foto afferenti ad essa, ed in ogni “scheda foto” la matricola del bene
cui si riferisce, e ciò costituisce una delle parti più onerose
dell’archiviazione di ogni bene.
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