Tesi di Laurea sperimentale in Fitosociologia
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Tesi di Laurea sperimentale in Fitosociologia
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PERUGIA FACOLTÀ DI SCIENZE MATEMATICHE, FISICHE E NATURALI Corso di Laurea in Scienze Naturali Tesi di Laurea sperimentale in Fitosociologia ANALISI BOTANICA DI UN TERRITORIO COLLINARE FINALIZZATA ALLA REALIZZAZIONE DI UN GIARDINO PER LE FARFALLE DIURNE Laureanda Daniela Deminco Relatore Prof. Roberto Venanzoni Correlatore Dr. Daniela Gigante Anno Accademico 2004-2005 INDICE 1. INTRODUZIONE E SCOPO DELLA TESI 4 2. CARATTERISTICHE DELL’AREA DI STUDIO 6 2.1. INQUADRAMENTO DEL TERRITORIO 6 2.2. ASPETTI GEOLOGICI 8 2.3. ASPETTI IDROGEOLOGICI 10 2.4. ASPETTI PEDOLOGICI 11 2.5. ASPETTI CLIMATICI 12 3. MATERIALI E METODI 15 3.1. FLORA 15 3.1.1. Elenco delle forme e delle sottoforme biologiche secondo il sistema di Raunkiaer 16 3.1.2. Elenco delle abbreviazioni adottate per le forme e le sottoforme biologiche secondo il sistema di Raunkiaer 17 3.1.3. Elenco degli Elementi Corologici e delle abbreviazioni adottate 18 3.1.4. Elenco dei simboli utilizzati per indicare la diffusione delle specie in Umbria 21 3.2. VEGETAZIONE 21 4. RISULTATI 23 4.1. FLORA 23 4.1.1. Elenco floristico 23 4.1.2. Commento all’elenco floristico 44 4.2. VEGETAZIONE 44 4.3. IL PAESAGGIO VEGETALE (CONTATTI DINAMICI E SERIE DI VEGETAZIONE) 45 4.3.1. Vegetazione forestale: Aggruppamento a Quercus cerris e Quercus pubescens (Quercetalia pubescentis-petraeae) 2 46 4.3.2. Vegetazione arbustiva: Aggr. a Spartium junceum, Rosa canina e Juniperus communis 46 4.3.3. Vegetazione erbacea: Centaureo bracteatae-Brometum erecti 47 4.4. FARFALLE OSPITI 47 4.4.1. Criteri di selezione delle piante nutrici e delle farfalle ospiti 47 4.4.2. Lista delle piante nutrici e delle farfalle ospiti correlate 50 4.5. CONSERVAZIONE E VALORIZZAZIONE DELLE VARIETA ’ LOCALI DI ALBERI DA 64 FRUTTO 4.5.1. Elenco delle varietà locali di alberi da frutto di possibile impianto 5. PROPOSTA DI REALIZZAZIONE DI UN GIARDINO DELLE FARFALLE 66 68 5.1. GENERALITÀ SUI LEPIDOTTERI 68 5.2. I GIARDINI DELLE FARFALLE 69 5.3. PROGETTO DI UN GIARDINO PER LE FARFALLE DIURNE 71 5.3.1. Premessa 71 5.3.2. Obiettivi 72 5.3.3. Interventi 73 5.3.4. Comunicazione e promozione 75 6. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE 76 7. BIBLIOGRAFIA 77 8. ALLEGATI 82 Carta della Vegetazione Tavole Progetto di Giardino delle farfalle diurne 3 1. INTRODUZIONE E SCOPO DELLA TESI La Tesi di Laurea realizzata si pone come obiettivo principale la valorizzazione di un territorio collinare a scarsa vocazione turistica attraverso la proposta della realizzazione di un “Giardino multifunzionale” che tenga conto nello stesso tempo delle caratteristiche della flora e della vegetazione del territorio circostante, delle piante coltivate e dell’entomofauna con particolare riguardo agli aspetti più strettamente legati all’osservazione della lepidotterofauna umbra. L’idea nasce dalla collaborazione tra il Dipartimento di Biologia vegetale, l’Associazione “Assisi Nature Council” e la Comunità Montana “Valtopina” nella persona di Walter Ruggiti e attualmente del Dr. Diamante Attanasi, che hanno messo a disposizione il territorio oggetto di studio attraverso un comodato d’uso. Nel corso del lavoro ci si è avvalsi, per quanto riguarda gli aspetti relativi alle farfalle, di studi precedenti del Dr. Michele Fumi e della supervisione dei Prof.ri Mario Principato e Carla Corallini. Va comunque sottolineato che la tesi ha carattere prevalentemente botanico e che il principale oggetto di studio è costituito dalla Flora, successivamente interpretata in termini di paesaggio vegetale e potenzialità per lo sviluppo e il mantenimento di popolazioni di lepidotteri diurni. L’idea di creare Giardini per le farfalle non è particolarmente nuova poiché i naturalisti sono da sempre affascinati da questo multicolore gruppo di insetti e dalle loro relazioni con le piante. Negli anni ’70 e ’80 è stato prodotto un gran numero di pubblicazioni su questo argomento e ciò ha incoraggiato la diffusione di numerosi giardini delle farfalle, anche a gestione ‘casalinga’, soprattutto in paesi quali gli Stati Uniti, la Gran Bretagna o l’Australia ma anche l’Italia. Con il lavoro eseguito si intende dare un contributo originale all’approfondimento di una tematica di grande rilevanza ai fini sia della educazione ambientale che della conoscenza e salvaguardia della Biodiversità, partendo da un approccio integrato: vengono infatti presi in considerazione non solo i singoli aspetti botanici o lepidotterologici ma le relazioni tra questi e con l’ambiente. 4 L’area di studio è situata all’interno del Parco Regionale del Monte Subasio e rientra nel piano di Sviluppo Rurale 2000/2006 volto alla tutela del paesaggio con azioni ed interventi di valorizzazione del territorio nelle sue forme integrate di recupero ambientale, turismo ecocompatibile e agricoltura sostenibile. Tale intervento, pertanto, si inserisce bene negli scopi del piano di sviluppo territoriale, ricalcandone gli aspetti peculiari di tutela del paesaggio e di valorizzazione delle risorse del territorio. Inoltre, il progetto proposto si integra con la vocazione turistica di tale area (prevalentemente di tipo agrituristico) arricchendola con iniziative scientifico-divulgative che potranno essere svolte al suo interno. La tutela e la valorizzazione dell’ambiente, del territorio e della diversità biologica, inserita nel Piano di Sviluppo Rurale per l’Umbria 2000/2006, ha consentito la definizione di un’azione finalizzata alla protezione della Biodiversità, che ha trovato naturale collocazione nella misura “Tutela dell’ambiente in relazione all’agricoltura, alla silvicoltura, alla conservazione delle risorse naturali” e che si è concretizzata nel progetto “Valorizzazione delle risorse genetiche agrarie della Regione Umbria” (AA. VV., 2001). La diversità biologica è di fondamentale importanza per la continuità della vita e per la “salute” del pianeta ma è anche una risorsa indispensabile per lo sviluppo economico sotenibile. I danni legati alla perdita della Biodiversità di un territorio, oltre ad avere delle implicazioni di carattere ambientale, possono portare nel medio-lungo periodo ad un impatto negativo sia per quanto riguarda gli aspetti economici sia per i risvolti a livello culturale che possono incidere direttamente sul tessuto sociale di tali aree (salvaguardia oltre che del patrimonio naturalistico anche di quello delle tradizioni e dell’utilizzo del territorio). È in questo senso che la tutela e la valorizzazione della Biodiversità assume un significato scientifico e culturale e non puo’ che contribuire allo sviluppo culturale ed economico delle aree rurali. Con la proposta del progetto “Un Giardino per le farfalle”, si è data un’attenzione particolare alle problematiche legate alla Biodiversità per ciò che concerne i rapporti tra piante e lepidotterofauna umbra. 5 2. CARATTERISTICHE DELL’AREA DI STUDIO 2.1. INQUADRAMENTO DEL TERRITORIO L’area oggetto di studio, ubicata all’interno del Parco Regionale del Monte Subasio in località “Case Cerqua grossa,” si trova sul versante orientale del Monte Subasio tra il comune di Spello e quello di Assisi. Presenta un’estensione di circa 1 Ha ed è esposta prevalentemente in direzione E-SE (Fig.1). Inoltre, la porzione di territorio studiata, rientra nel bacino del Fosso dell’Anna affluente di destra del Fiume Topino, che a sua volta riversa le sue acque nel Chiascio poco prima della confluenza di quest’ultimo nel Tevere ed appartiene ai comuni di Valtopina (settore orientale), Assisi e Spello (settore occidentale). Il paesaggio presenta due aspetti nettamente distinti: nel settore orientale, con quote costantemente al di sotto degli 800 m, osserviamo le forme tipiche collinari umbre, caratterizzate da rilievi arrotondati con pendici dolci o comunque poco acclivi, quasi sempre coltivate e che risultano separate da lembi residui della primitiva copertura boschiva, anche se non sono infrequenti pareti nude e scoscese ai lati di corsi d’acqua che hanno facilmente eroso la roccia marnosa. Ad occidente, invece, si incontrano i tipici caratteri montani dell’Appennino calcareo, con rilievi aventi ripide pendici boscate, solcate da corsi d’acqua a volte a carattere torrentizio altre volte a regime regolare, tuttavia caratterizzati da un percorso pressoché rettilineo. Entrambi i paesaggi descritti, presentano valli con profilo a V leggermente asimmetriche, in relazione diretta con il senso di immersione degli strati (CALANDRA, 1979). 6 Fig.1. Ubicazione dell’area di studio. 7 Fig.2. Un aspetto dell’area di studio. Fig.3. Area di studio. 8 2.2. ASPETTI GEOLOGICI Le rocce che affiorano sul Monte Subasio costituiscono una successione sedimentaria marina continua di tipo normale, di età compresa fra il Lias inferiore (204 milioni di anni fa) ed il Miocene medio (15 milioni di anni fa) (VENTURI E ROSSI, 2003). Più precisamente la porzione del Monte Subasio che ricade nel Bacino dell’Anna risulta costituita da rocce calcaree e calcareo-marnose, ben stratificate, con abbondante componente microfossilifera, riconducibili alla Unità litostratigrafica della Scaglia Rossa (Turoniano-Eocene medio). Trattandosi dei termini più recenti dell’Unità s’incontrano calcari e calcari-marnosi di colore rosato o rosso, con selce di colore rosso o rosa in liste e noduli; gli strati calcarei sono separati da sottili giunti argillosi. L’Unità si presenta sottilmente stratificata con spessore degli strati da 10 a 30 cm., spesso intensamente fratturata. La Scaglia Rossa è l’Unità litostratigrafica più diffusa nel bacino ed interessa tutta l’area occidentale. Dalla Unità della Scaglia Rossa si passa all’Unità della Scaglia Variegata (Eocene medio- Eocene superiore) costituita da calcari marnosi e marne calcaree di colore variabile da rosa a grigio-verdastro. Segue l’Unità della Scaglia Cinerea costituita da marne e marne argillose con calcari grigi marnosi, talora con fiammate di color vinaccia (Eocene superiore- Oligocene superiore). Queste unità affiorano in una fascia larga circa mezzo chilometro a quote fra 550 ed 800 m. Completano la serie le formazioni mioceniche marine, cioè l’Unità del Bisciaro (Aquitaniano-Burdigaliano) costituita da calcari marnosi e marne regolarmente stratificate (di colore grigio-verde) contenenti selce grigio-nerastra in liste e noduli; lo spessore di tale unità è di circa 20 m.. A questa segue l’Unità dello Schlier, costituita da marne e marne argillose grigie, alternate a calcari marnosi biancastri finemente detritici; lo spessore dell’unità può essere molto variabile da 50 fino a 300 m. Si passa quindi alla Unità della Marnoso-Arenacea, ampiamente diffusa in località “Case Cerqua Grossa”; la Marnoso-Arenacea (Langhiano superioreSerravalliano)affiora ampiamente a Nord ed Est del rilievo principale del Monte Subasio. L’Unità è caratterizzata da marne e marne siltose di colore grigio, in strati regolari e sottili, alternate ad arenarie giallastre in strati e banchi spesso fratturati; sono 9 frequenti intercalazioni calcarenitiche in strati o banchi di notevole spessore. Lo spessore dell’Unità non è stato determinato dal momento che non sono stati rilevati affioramenti in serie con gli altri termini della sequenza Umbro-Marchigiana. E’ stato valutato uno spessore minimo di circa 900 metri. 2.3. ASPETTI IDROGEOLOGICI In base alle rispettive caratteristiche di permeabilità, le rocce presenti nella regione studiata possono essere riunite in tre gruppi, nel primo dei quali rientrano i materiali detritici e quelli alluvionali olocenici permeabili per porosità interstiziale (CALANDRA, 1979). Un gruppo a sé stante è costituito dalla Scaglia Rossa che mostra nella zona sommitale del rilievo del Monte Subasio alcune forme carsiche, le più importanti delle quali sono le cinque grandi doline (Mortari). Si deve, dunque, riconoscere a questa formazione un certo grado di permeabilità per fessurazione. Ad un terzo gruppo di rocce vanno ascritte tutte le altre Unità litostratigrafiche presenti, cioè la Scaglia Cinerea, il Bisciaro lo Schlier e la Marnoso-Arenacea. In esse la forte presenza di componenti argillose rende il complesso impermeabile, anche quando intervengono fattori tettonici ed anche in presenza di intercalazioni di per sé permeabili, come nel caso delle banconate calcarenitiche ad elevata porosità singenetica che si rinvengono nella Marnoso-arenacea superiore o dei calcari marnosi del Bisciaro (CALANDRA, 1979). La presenza di disturbi tettonici o di materiali permeabili è responsabile, al massimo, di piccoli fenomeni locali come esigue sorgenti temporanee diffuse sia nel Bisciaro che nella Marnoso-arenacea superiore. Le sorgenti principali che invece vanno a costituire veri e propri allineamenti, sono da riferire a sbarramento di materiali impermeabili, come le marne calcaree della Scaglia Cinerea, rispetto ai calcari della Scaglia Rossa. Altre sorgenti più discontinue si hanno in corrispondenza del successivo sbarramento a livello della Marnoso-Arenacea inferiore (CALANDRA, 1979). 10 2.4. ASPETTI PEDOLOGICI I rilievi carbonatici non sono esclusivi delle dorsali montuose ma sono diffusamente presenti sia nella bassa che nell’alta collina ove, frammisti ai depositi detritici, danno luogo a paesaggi pedologici del tutto peculiari. Tuttavia, ne differiscono per la colonizzazione vegetale e per altre caratteristiche ambientali legate alla specifica natura litologica, al clima e all’acclività originando un’ampia varietà di suoli (GIOVAGNOTTI et alii, 2003). Sulle pendici dei rilievi collinari costituiti da calcari teneri, marnosi, come la Scaglia Bianca e Rossa e le Marne a Fucoidi, la Scaglia Cinerea etc., questi suoli hanno in proporzione una quantità di costituenti non carbonatici più elevata rispetto ai calcari duri, per cui presentano un comportamento nella dissoluzione molto differente. In particolare l’acqua che penetra profondamente nella roccia provoca un processo di disgregazione fisica per idratazione ed il conseguente rigonfiamento dei minerali argillosi contenuti (GIOVAGNOTTI et alii, 2003). In conseguenza alla minore eliminazione per dissoluzione del carbonato di calcio contenuto, questo viene liberato e conservato sottoforma “attiva” molto fine per cui i suoli che ne derivano hanno caratteristiche molto differenti rispetto a quelli derivati da altri tipi di calcare, presentando un elevato pH, una struttura grumosa, un sensibile contenuto di carbonato di calcio in tutto il profilo, molto semplice, di tipo AC (“Rendzina”). Quando la situazione geomorfologica più stabile e l’azione del fattore tempo hanno potuto manifestarsi più a lungo, attraverso un processo di decarbonatazione parziale, il profilo si presenta più evoluto, di tipo ABC, con la formazione di un orizzonte Bw cambico (“Suoli Bruni calcarei”). In tali suoli lo scheletro è meno abbondante, la tessitura più fine e non vi è presenza di calcare nella parte superiore del profilo. Quando lo spessore del suolo e la pendenza lo consentono, l’uso dei suoli calcimorfi è possibile per la coltivazione di seminativi e seminativi aborati oppure, nei versanti a nord, la vegetazione naturale è costituita generalmente da boschi di roverella, carpino nero o leccio con piccole aree pascolive a bromo o a brachipodio. La diffusione è molto ampia e si estende dall’Umbria orientale a quella centrale (GIOVAGNOTTI et alii, 2003). 11 2.5. ASPETTI CLIMATICI Non disponendo di dati termometrici e pluviometrici relativi all’area oggetto di studio per la mancanza di stazioni meteorologiche, bisogna prendere in considerazione i dati climatici relativi alla stazione di Assisi, la più vicina all’area, anche se le condizioni altimetriche non sono del tutto simili a quelle dell’area in esame. Nella Tab.1 vengono riportati gli indici e i parmetri climatici , tratti da VENANZONI et alii (1998) relativi alla stazione termopluviometrica di Assisi (424 m s.l.m.). In base a tali dati l’area studiata rientra, dal punto di vista bioclimatico, nell’Orizzonte Collinare Superiore Subumido superiore del Macrobioclima Temperato (Fig 4). Questo tipo bioclimatico è presente lungo i settori medio collinari delle Valli Tiberine e Umbra (Umbertide, Solfagnano, Perugia, Assisi, Todi) ed è caratterizzato da precipitazioni medie e annue comprese tra 770 e 900 mm e valori degli indici ombrotermici compresi tra 4,8 e 5,8 (VENANZONI et alii, 1998). I valori delle temperature medie annue sono in media di 13,5°C tranne per la stazione di Umbertide, situata lungo l’Alta Valle Tiberina, che presenta un valore pari a 12,9 °C. Le temperature medie delle massime del mese più caldo variano dai 28,4°C di Perugia ai 30,3°C di Umbertide e quelle minime del mese più freddo dai -0,4°C di Umbertide ai 2,2°C di Perugia; il freddo invernale è intenso: i valori relativi dell’indice di Mitrakos sono massimi per Umbertide e minimi per Perugia. I valori delle altre stazioni sono vicini a quelli di Umbertide per le stazioni situate nei fondovalle e vicini a quelli di Perugia per le stazioni basso-collinari. 12 Fig. 4. Diagramma ombrotermico relativo alla stazione termopluviometrica di Assisi. 13 Tab. 1. Parametri bioclimatici relativi alla stazione termopluviometrica di Assisi. Regione Termotipo Ombrotipo Stazione (m s.l.m.) P (mm) Pest Regime T (C°) E.T.A. t’ m’ (c) T max T amax (f) T min T amin WCS YCS MDS (lug) SDS Q Ic Io Ios3 (Ios4) It Itc Temperata Collinare superiore Subumido superiore Assisi (424) 887 197 Apei 13,6 9,7 40,0 -12,3 L 29,6 34,8 G 1,5 -4,6 63,1 10,1 14,7 0 100,6 18,1 5,4 3 237,1 237,5 Legenda: P = precipitazione media annuale; Pest = precipitazione del trimestre estivo (giugno, luglio, agosto ); Regime = regime pluviometrico; A = autunno; I = inverno; E = estate; T= temperatura media annuale; ETA = escursione termica annuale; t’ =temperatura massima registrata; m’ = temperatura minima registrata; (c) = mese più caldo; (f) = mese più freddo; Tmax = temperatura media delle massime; Tamax =temperatura media delle massime assolute; Tmin = temperature medie delle minime; Tamin = temperatura media delle minime assolute; WCS = indice dello stress da freddo invernale; YCS = indice da stress da freddo annuale; MDS = indice da stress idrico nel mese di luglio; SDS = indice dello stress idrico estivo; Q = quoziente pluviometrico di Emberger; Ic = indice di continentalità; Io = indice ombrotermico annuale; Ios3 = indice ombrotermico estivo; Ios4 = indice ombrotermico estivo compensato; It = indice di termicità; Itc = indice di termicità compensato 14 3. MATERIALI E METODI 3.1. FLORA Lo studio geobotanico di un territorio non può prescindere dalla conoscenza della composizione floristica, che rappresenta anche l’elemento fondamentale per qualsiasi approccio al successivo studio vegetazionale di un ecosistema. Con il termine “Flora” si intende l’insieme delle specie vegetali che vivono in un’area determinata della superficie terrestre. (PEDROTTI e VENANZONI, 1985). L’analisi floristica, in località “Case Cerqua Grossa”, è stata svolta attraverso l’esecuzione di numerosi campionamenti lungo transetti relativi a tutte le tipologie vegetazionali presenti, durante 20 uscite che si sono tenute nel periodo maggio/settembre 2005. Le specie vegetali rinvenute nei campionamenti di campagna sono state raccolte e dopo un primo riconoscimento essiccate, munite di cartellino di riconoscimento dove sono state riportate le informazioni di carattere geografico (nome della località di raccolta) e di carattere ecologico-stazionale (altitudine sul livello del mare, caratteristiche del substrato, caratteristiche topografiche). I campioni sono stati predisposti alla conservazione e depositati presso l’erbario del Dipartimento di Biologia vegetale e Biotecnologie agroambientali e zootecniche (PERU). La determinazione è stata effettuata sia sui campioni freschi che successivamente sugli exsiccata; sono state utilizzate le chiavi analitiche della Flora d’Italia (PIGNATTI, 1982) e della Flora d’Europa (Tutin et alii, 1964-1980). Per la compilazione dell’elenco floristico risultante dalle raccolte si è fatto riferimento alla nomenclatura riportata in PIGNATTI (1982). Le piante presentano vari tipi di adattamento alle condizioni ambientali che interessano sia la loro anatomia e morfologia esterna, sia la loro fisiologia. In tal modo ogni pianta assume un aspetto particolare che si può considerare come un’espressione dell’ambiente in cui la pianta stessa vive (PEDROTTI e VENANZONI, 1985). RAUNKIAER (1934) ha proposto di raggruppare le forme vegetali sulla base di un unico carattere ecologico individuato nell’adattamento delle piante alla stagione 15 sfavorevole, che può essere rappresentata sia dal periodo invernale ma anche dalla stagione secca. In base a ciò, le piante vengono raggruppare in categorie indicate con il termine “Forme Biologiche” a seconda delle modalità con cui proteggono le gemme durante la stagione avversa. Tenendo conto della classificazione originaria di Raunkiaer e delle modifiche successive, vengono in seguito illustrate le forme biologiche con particolare riferimento alla flora italiana e le corrispondenti abbreviazioni. Tutte le specie vegetali presentano un’area di distribuzione detta “Areale”, dentro alla quale vivono e si riproducono spontaneamente. Il tipo corologico definisce l’areale attuale della specie, a prescindere dal fattore genetico. Viene di seguito fornito un elenco delle categorie rinvenute e dei simboli usati, accompagnati da una breve spiegazione del loro significato, sulla base di quanto riportato in PIGNATTI (1982). 3.1.1. Elenco delle forme e delle sottoforme biologiche secondo il sistema di Raunkiaer Terofite (T): piante annuali che superano la stagione avversa sottoforma di seme. Si tratta di piante erbacee che completano il loro ciclo in una sola stagione durante la quale producono e maturano i semi. Queste specie sono particolarmente presenti nei pascoli xerici e altri ambienti della zona mediterranea e come infestanti nelle colture. Idrofite (I): piante acquatiche con gemme sommerse o natanti; tra queste sono comprese tutte le piante che vivono in ambienti acquatici come laghi, paludi e stagni; si possono distinguere in radicanti e natanti. Elofite (He): piante immerse con la parte basale in acqua, da cui emergono il fusto e il fiore; comprendono le tipiche piante di palude e delle rive dei laghi. Geofite (G): piante perenni che durante la stagione avversa non presentano organi aerei e le cui gemme vengono portate da organi sotterranei come bulbi, rizomi, tuberi. 16 Sono distribuite in ambienti molto diversi come nei boschi, nei prati e nei pascoli della zona mediterranea. Emicriptofite (H): piante perenni con gemme svernanti a fior di terra e protette dai residui vegetali, dal terriccio e dalla neve; si rinvengono in prevalenza nei prati e pascoli, dove costituiscono la forma biologica predominante, ma sono abbastanza frequenti anche nei boschi. Camefite (Ch): piante perenni, legnose alla base, con gemme portate sui rami fino a 20-30 cm dal suolo; sono comuni in vari tipi di formazioni vegetali come le macchie, le brughiere e in parte i pascoli di montagna. Fanerofite (P): piante perenni e legnose, arbustive o arboree, che portano le gemme ad un’altezza dal suolo superiore ai 30 cm; sono caratteristiche delle formazioni forestali e arbustive. 3.1.2. Elenco delle abbreviazioni adottate per le forme e le sottoforme biologiche secondo il sistema di Raunkiaer T caesp Terofite cespitose T rept Terofite reptanti T scap Terofite scapose T ros Terofite rosulate T par Terofite parassite G rad Geofite radicigemmate G bulb Geofite bulbose G rhiz Geofite rizomatose G par Geofite parassite 17 H caesp Emicriptofite cespitose H rept Emicriptofite reptanti H scap Emicriptofite scapose H ros Emicriptofite rosulate H bienn Emicriptofite bienni H scand Emicriptofite scandenti Ch suffr Camefite suffruticose Ch scap Camefite scapose Ch succ Camefite succulente Ch rept Camefite reptanti Ch pulv Camefite pulvinate Ch fru Camefite fruticose NP Nano-Fanerofite P caesp Fanerofite cespugliose P scap Fanerofite arboree P lian Fanerofite lianose 3.1.3. Elenco degli Elementi Corologici e delle abbreviazioni adottate Endemiche (Endem.): specie che occupano un areale ristretto, favorite dall’isolamento e quindi generalmente più frequenti nelle isole e sui sistemi montuosi isolati. Subendemiche (Subendem.): specie il cui areale interessa, oltre i territori italiani, anche ridotte zone dei Paesi vicini. Stenomediterranee (Steno-Medit.): specie con areale limitato alle coste mediterranee da Gibilterra al Mar Nero (area dell’olivo). Possono essere distribuite 18 esclusivamente nell’area mediterranea centrale (C-Medit.), o limitate all’area del Mediterraneo occidentale (W-Medit.), orientale (E-Medit.), e del Mediterraneo centro-occidentale (W-C-Medit.). Eurimediterranee (Euri-Medit.): areale centrato sulle coste mediterranee da dove si irradiano verso N e verso E (area della vite). Anche per le Euri-Medit. si fanno distinzioni in N-Euri-Medit., Euri-Medit.-orient. ecc. Mediterraneo-Montane (Medit-Mont.): specie montane con areale centrato nel bacino del Mediterraneo. Eurasiatiche (Eurasiat.): specie continentali il cui areale si estende a cavallo dell’Europa e dell’Asia, talora anche in Nord Africa. Paleotemperate (Paleotemp.): specie eurasiatiche in senso lato, che ricompaiono anche nel Nord Africa. Sudeuropee-Sudsiberiane (Sudeurop-Sudsiber.): specie delle zone calde dell’Europa e della fascia arida della Siberia meridionale; sono in gran parte piante steppiche. Le specie con areale che gravita intorno al Mar Nero sono dette Pontiche. Europee (Europ.): specie con areale europeo più o meno vasto, talora diffuse nelle regioni dell’Europa media e meridionale (C-S-Europ.), limitate all’Europa meridionale (S-Europ.), al Sud Europa occidentale (SW-Europ.), o al Sud Europa orientale (SE-Europ.). Atlantiche (Atlant.): specie con areale centrato sulle coste atlantiche dell’Europa. Se l’areale è centrato più ad oriente, nelle zone a clima suboceanico, sono dette Subatlantiche (Subatl.). 19 Orofite (Orof.): specie montane ed alpine dei rilievi dell’Europa meridionale (OrofEurop, Orof-Medit, Il lirico-Appennina). Specie Boreali o Nordiche: Circumboreali (Circumbor.): specie distribuite nelle zone fredde e temperato-fredde di Eurasia e Nord America. Eurosiberiane (Euro-Siber.): specie prevalentemente diffuse nell’Europa settentrionale e in Siberia. Circum-Artico-Alpine: specie delle zone artiche dell’Eurasia e del Nord America ed alte montagne della fascia temperata. Specie ad ampia distribuzione: Cosmopolite (Cosmop.): specie presenti in tutte le zone del mondo senza lacune importanti. Subcosmopolite (Subcosmop.): specie presenti in quasi tutte le zone del mondo, ma con lacune importanti. Mediterraneo-Turaniche (Medit-Turan.): specie delle zone desertiche e subdesertiche dal bacino del Mediterraneo all’Asia Centrale. Pantropicali (Pantrop.): specie della fascia tropicale dell’Eurasia, Africa ed America. Paleotropicali (Paleotrop.): specie della fascia tropicale dell’Africa e dell’Asia. Subtropicali (Subtrop.): specie della fascia tropicale e temperato-calda. 20 Avventizie (Avv.): specie estranee al territorio introdotte per varie cause. 3.1.4. Elenco dei simboli utilizzati per indicare la diffusione delle specie in Umbria CCC comunissima CC molto comune C comune R rara RR molto rara 3.2. VEGETAZIONE La vegetazione è un sistema complesso in cui le specie vegetali si aggregano in maniera diversa, a seconda dei fattori ecologici ed antropici, formando comunità vegetali o fitocenosi. La caratterizzazione più semplice delle diverse comunità vegetali è quella basata sulla fisionomia della vegetazione, attraverso la quale il paesaggio vegetale viene distinto in bosco, arbusteto, prateria etc., termini entrati ormai nel linguaggio comune. Con il progredire delle conoscenze, la classificazione fisionomica non è stata più sufficiente per descrivere con dettaglio la copertura vegetale e tra le varie metodologie formulate quella fitosociologica è attualmente la più utilizzata dagli esperti del settore. Essa definisce un modello interpretativo della vegetazione fondato su delle unità di base chiamate “associazioni vegetali”, corrispondenti a comunità di piante caratterizzate dal punto di vista della composizione floristica, della struttura e delle esigenze ecologiche. La Fitosociologia, allo stato attuale delle conoscenze, può essere definita come scienza che si occupa delle comunità vegetali, delle loro relazioni con l’ambiente, dei processi temporali che le modificano e delle loro ecofunzioni (RIVASMARTÍNEZ, 1996a; 1996b). Il concetto di Serie di vegetazione risulta particolarmente adatto per la comprensione del paesaggio e la valutazione delle sue trasformazioni. Si definisce Serie 21 di vegetazione o Sigmetum l’insieme di tutte le associazioni, legate da rapporti dinamici, che si rinvengono all’interno di territori ecologicamente omogenei e caratterizzati da un’unica potenzialità vegetazionale. Questo spazio omogeneo ha il significato di unità biogeografico-ambientale di base del mosaico che costituisce il paesaggio vegetale, e prende il nome di tessella (dal latino) (RIVAS-MARTÍNEZ, 1976, 1987, 1996a, 1996b; GÉHU, 1980, 1987, 1988; GÉHU e RIVAS-MARTÍNEZ, 1981; BIONDI, 1994, 1996a, 1996b). I diversi aggruppamenti vegetali inclusi in una serie di vegetazione sono detti “tappe di sostituzione”. È possibile distinguere, in ogni serie di vegetazione, comunità molto prossime allo stato naturale, comunità semi-naturali stabili risultanti da un’utilizzazione estensiva del territorio, comunità nuove e fortemente instabili e più o meno fortemente artificializzate (GÉHU, 1987). L’inquadramento della vegetazione dell’area di studio è stato condotto facendo riferimento al metodo fitosociologico integrato, secondo quanto proposto dai diversi Autori negli ultimi anni (RIVAS-MARTÍNEZ, 1976, 1987, 1996a, 1996b; GÉHU, 1980, 1987, 1988; GÉHU e RIVAS-MARTÍNEZ, 1981; BIONDI, 1994, 1996a, 1996b; VENANZONI e KWIATKOWSKI, 1996). In particolare, numerose informazioni sono state dedotte dalle Note illustrative della Carta della Vegetazione del Foglio Nocera Umbra (CATORCI e ORSOMANDO, 2001). 22 4. RISULTATI 4.1. FLORA Durante le erborizzazioni effettuate sul terreno sono stati raccolti circa 200 campioni. La determinazione, basata sull’utilizzo delle chiavi analitiche della Fora Italiana (PIGNATTI, 1982) ed Europea (TUTIN et alii, 1964-1980), ha permesso l’identificazione di 157 specie. Le specie vengono di seguito elencate in un elenco floristico ordinato alfabeticamente. Per ogni specie, oltre al binomio latino, sono stati indicati il nome volgare, la forma biologica con le relative sottoforme e il tipo corologico, l’ambiente (o gli ambienti) preferenziale e il livello di diffusione desunti da PIGNATTI (1982). 4.1.1. Elenco floristico Acer campestre L. - Acero oppio P scap, EUROP.-CAUC., 0 - 800 Boschi mesofili su suolo ricco; inoltre comunemente coltivato in siepi e vigne. C Acer monspessulanum L.- Acero minore P caesp / Pscap, EURI-MEDIT., 0 – 1000 Boschi termofili di latifoglie. C Acer obtusatum W. et K. – Acero d’Ungheria P scap / P caesp, SE – EUROP., 500 – 1300 Boschi di latifoglie (rovere, cerro, castagno). R Achillea collina Becker – Millefoglio comune H scap, SE – EUROP., 0 – 1500 23 Prati aridi, bordi di vie, cespuglieti, anche apofitica. CC Agrostis stolonifera L. – Cappellini comuni H rept, CIRCUMBOR., 0 – 2500 Generalm. in popolam. pionieri sui bordi di pozze ed acquitrini, sponde, alvei, incolti umidi. C Allium neapolitanum Cyr. – Aglio napoletano G bulb, STENO – MEDIT., 0 – 800 Muri, vigne, oliveti, parchi, generalm. in ambienti umidi ed ombrosi. C Anagallis arvensis L. - Centonchio dei campi T rept, EURIMEDIT., 0 - 1200 Garighe, incolti, campi, orti. CC. Anthemis tintoria L. – Camomilla per tintori H bienn / Ch suffr, CENTRO – EUROP. – PONTICA, 0 – 1500 Pendii aridi marnosi ( pref. calc. ). C Arrhenatherum elatius ( L. ) Presl ssp. elatius – Avena altissima H caesp, PALEOTEMP., 0 – 1800 Prati stabili, siepi, cespugli. C Artemisia alba Turra – Erba regina Ch suffr, S – EUROP. ( SUBMEDIT. ), 0 – 1300 ( in Sicilia fino a 1800 ) Prati aridi, pendii sassosi ( calc. ).C Asparagus acutifolius L. – Asparago pungente G rhiz / NP, STENO – MEDIT., 0 – 1300 Macchie, leccete, boschi caducifogli, siepi. C 24 Asperula purpurea ( L. ) Ehrend. – Stellina purpurea Ch suffr, SE – EUROP., 0 – 1400 Pietraie, rupi, calanchi, pascoli. C Astragalus monspessulanus L. ssp. monspessulanus – Astragalo rosato H ros / H scap, EURI – MEDIT. ( baricentro occid. ), 500 - 1400 Pendii aridi, pascoli, calanchi, generalm. su suoli pesanti. C Avena fatua L. – Avena selvatica T scap, EURASIAT., 0 – 1800 Prati, campi di cereali, siepi. C Bellis perennis L. – Pratolina comune H ros, EUROPEO – CAUCAS. divenuta CIRCUMBOR., 0 – 2000 Incolti, prati, luoghi calpestati; generalm. sinantropica. CCC Blackstonia perfoliata ( L.) Hudson – Centauro giallo T scap, EURI – MEDIT., 0 – 1300 Ambienti umidi, in permanenza (paludi) oppure solo in primavera (avvallamenti nelle macchie) generalm. su calc. C Brachypodium distachyum ( L. ) Beauv. - Palèo annuale T scap, STENO – MEDIT. – TURAN., 0 – 1900 Incolti aridi, pratelli tra le macchie, pascoli. C Brachypodium rupestre ( Host ) R. et S. – Palèo rupestre H caesp, SUBATL., 0 – 2000 Pascoli substeppici ( mesobrometi ), bordi boschivi. R Bromus erectus Hudson – Forasacco H caesp, PALEOTEMP., 0 – 1600 25 Prati aridi. C Bromus hordeaceus L. – Forasacco peloso T scap, SUBCOSMOP., 0 – 2000 Prati, siepi, terreni abbandonati. C Buglossoides purpurocaerula ( L. ) Johnston – Erba perla azzurra H scap, S – EUROP. – PONTICO, 0 – 1000 Boschi caducifogli aridi, cespuglieti, cedui. C Campanula rapunculus L. – Campanula commestibile H bienn, PALEOTEMP., 0 – 1500 Campi, incolti, vigne, oliveti. C Cardamine hirsuta L. – Billeri primaticcio T scap, COSMOPOL., 0 – 1400 Incolti, vie, orti, generalm. sinantropica. CC Carex flacca L. – Carice glauca G rhiz, EUROP., 0 – 2700 Prati, boschi, sorgenti. C Carpinus betulus L. – Carpino bianco P scap, CENTRO – EUROP. –CAUCAS., 0 – 1200 Boschi mesofili. C Cephalanthera longifolia ( Hudson )Fritsch – Cefalantera maggiore G rhiz, EURASIAT., 0 – 1400 Boschi (querceti submedit., faggete termofila ) e cespuglieti ( calc. ). C Centaurium erythraea Rafn – Centauro maggiore 26 H bienn / T scap, PALEOTEMP., 0 – 1500 Fanghi e sabbie umide, sentieri ombrosi, macchie e garighe. C Cerastium brachypetalum Desportes et Pers. – Peverina a petali brevi T scap, EURI – MEDIT. ( SUBPONTICO ), 0 – 1200 Ambienti aridi ( spesso su sabbia, rupi calc., muri ). C Cerastium glomeratum Thuill. – Poverina dei campi T scap, EURI – MEDIT. divenuta SUBCOSMOP., 0 – 1400 Infestante le colture, ruderale e negli incolti su ogni substrato. CC Cichorium intybus L. - Cicoria comune H scap, COSMOPOL., 0 – 1200 Lungo le vie, negli incolti e rudereti, anche infestante negli orti. Clematis vitalba L. – Clematide vitalba P lian, EUROPEO – CAUCAS., 0 – 1300 Boschi caducifogli submediterranei; siepi. C Colutea arborescens L. – Vesicaria P caesp, EURI – MEDIT. ( SUBPONTICA ), 0 – 1200 Pendii aridi, boscaglie submediterranee ( pref. calc. ). R Convolvulus arvensis L. – Vilucchio comune G rhiz, PALEOTEMP. divenuto COSMOP., 0 – 1500 Orti, vigneti, incolti. CC Cornus mas L. – Corniolo maschio P caesp / P scap, SE – EUROP. – PONTICO, 0 – 1400 Boschi di latif. Submedit. R 27 Cornus sanguinea L. – Corniolo sanguinello P caesp, EURASIAT. – TEMPER., 0 – 1300 Boschi di latif. ( querceti, castagneti ), siepi. C Coronilla emerus L. – Cornetta dondolina Np, 0 – 1650 Boschi e cespuglieti. C Coronilla minima L. – Cornetta minima Ch suffr, W – MEDIT., 0 – 1500 Prati aridi ( calc. ). C Crataegus monogyna L. – Biancospino comune P caesp, PALEO – TEMP., 0 – 1500 Cespuglieti, siepi, boschi xerofili degradati ( pref. calc.). C Cruciata glabra ( L. ) Ehrend. – Crocettona glabra H scap, EURASIAT., 0 – 2100 Ai bordi dei boschi, siepi ,cespuglieti. C Corylus avellana L. – Nocciolo comune P caesp, EUROPEO – CAUCAS., 0 – 1700 Nel sottobosco delle foreste di latifoglie. C Cynosurus cristatus L. – Covetta dei prati H caesp, EUROP. – CAUCAS., 0 – 2000 Prati falciati e concimati. C Cyclamen repandum S. et S. – Ciclamino primaverile G bulb, N – MEDIT., 0 – 1200 Leccete, macchie, raram.nei boschi caducifogli. C 28 Cytisus sessilifolius L. – Citiso a foglie sessili P caesp, SW – EUROP., 0 – 800 Boschi di latif. ( querceti, castagneti ) e cespuglieti. C Dactylis glomerata L. – Erba mazzolina comune H caesp, PALEOTEMP., 0 – 2500 Prati falciabili, incolti, siepi, spesso coltiv.come foraggio. CC Daucus carota L. – Carota selvatica H bienn, PALEOTEMP. divenuta SUBCOSMOP., 0 – 1400 Incolti, lungo le vie, prati aridi. CC Dorycnium hirsutum ( L. ) Ser. – Trifoglino irsuto Ch suffr, EURI – MEDIT., 0 – 1300 Macchie, pascoli aridi. C Dorycnium pentaphyllum Scop. – Trifoglino legnoso H scap / Ch suffr, 0 – 1300 Prati. C Epilobium hirsutum L. – Garofanino d’acqua H scap, PALEOTEMP. divenuto SUBCOSMOP., 0 – 1650 Fossi, paludi, corsi d’acqua. C Eryngium campestre L. – Calcatreppola campestre H scap, EURI – MEDIT., 0 – 1500 Pascoli aridi ( calc. ). C Eupatorium cannabinum L. – Canapa acquatica H scap, PALEOTEMP., 0 -1350 29 Fanghi, suoli umidi, sponde, rudereti. C Euphorbia cyparissias L. – Euforbia cipressina H scap, CENTRO – EUROP., 0 – 1500 Prati aridi, incolti. CC Euphorbia dulcis L. – Euforbia bitorzoluta G rhiz, CENTRO – EUROP., 0 – 1800 Boschi mesofili di latif. ( faggete, querceti a Quercus robur ), siepi, prati concimati e umidi. C Euphorbia helioscopia L. – Euforbia calenzuola T scap, COSMOPOL., 0 – 1200 Incolti, pascoli aridi. C Foeniculum vulgare Miller – Finocchio comune H scap, S – MEDIT., 0 – 1000 Incolti aridi, coltivi. C Fraxinus ornus L. – Ornello P scap (P caesp), EURI-N-MEDIT. –PONTICO, 0 – 1400 Boscaglie degradate nell’area submedit. C Galium album Miller – Caglio bianco H scap, W-EURASIAT., 0 – 2000 Prati, pascoli, siepi. CC Galium verum L. – Caglio zolfino H scap, EURASIAT., 0 – 1700 Prati aridi, boscaglie. C 30 Geranium dissectum L. – Geranio sbrindellato T scap, EURASIAT. divenuto SUBCOSMOP., 0 -1300 Colture, presso gli abitati, incolti. C Geranium robertianum L. – Geranio di S. Roberto T scap / H bienn, SUBCOSMOP., 0 – 1600 Ambienti ombrosi (muri, siepi, boschi, grotte). C Geranium rotundifolium L. – Geranio malvaccino T scap, PALEOTEMP., 0 – 1200 Incolti, vigne, oliveti, bordi di strade e muri. C Hedera helix L. – Edera P lian, SUBMEDIT. - SUBATL., 0 – 800 (max 1400) Boschi medit. (leccete) e submedit. (querceti, castagneti). CC Helianthemum apenninum (L.) Miller – Eliantemo degli Appennini Ch suffr, SW – EUROP., 0 – 1800 Rupi e pendii aridi sassosi (calc.). C Helleborus foetidus L. – Elleboro puzzolente Ch suffr, SUBATL., 0 – 1000 Margini dei boschi, cedui. C Hepatica nobilis Miller – Erba trinità G rhiz, CIRCUMBOR.,100 – 1000 Boschi caducifogli o di aghifoglie, siepi. C Hieracium piloselloides Vill. – Sparviere fiorentino H scap, EUROPEO – CAUCAS., 0 – 1500 (max 2200) Pendii franosi, scarpate, greti, sabbie, ghiaie, prati aridi. C 31 Hypericum perforatum L. – Erba di S. Giovanni comune H scap, PALEOTEMP. divenuto SUBCOSMOP., 0 – 1600 Prati aridi, boscaglie, bordi di boschi, lungo le vie, incolti. C Hippocrepis comosa L. – Sferracavallo comune H caesp, CENTRO e S-EUROP., 0 – 2900 Pascoli e prati aridi (calc.). C Holcus lanutus L. – Bambagione pubescente H caesp, CIRCUMBOR., 0 – 1500 Prati stabili, anche umidi e palustri. C Inula salicina L. – Enula aspra H scap, EUROPEO – CAUCAS., 0 – 1360 Boschi, pendii cespugliosi, prati umidi. C Juniperus communis L. – Ginepro comune P caesp (P scap), CIRCUMBOR., 0 – 1500 Pascoli e boschi aridi. C Juniperus oxycedrus L. – Ginepro ossicedro P caesp / P scap, EURI – MEDIT., 0 – 1500 Ambienti aridi. C Lathyrus sylvestris L. – Cicerchia silvestre H scand, EUROPEO – CAUCAS., 0 – 1500 Prati aridi, siepi, margine dei boschi. C Lathyrus venetus (Miller) Wohlf – Cicerchia veneta G rhiz (H scap), PONTICO, 0 -1200 32 Boschi di latifoglie. C Leontodon hispidus L. – Dente di Leone comune H ros, EUROPEP – CAUCAS., 0 – 2700 In ogni ambiente ( pref. prati di ogni tipo). CC Lonicera etrusca Santi – Caprifoglio etrusco P lian ( P caesp), EURI – MEDIT., 0 -1100 Boschi termofili (querceti submedit., leccete), boscaglie, siepi. C Leopoldia comosa (L.) Parl. – Giacinto del pennacchio G bulb, EURI – MEDIT., 0 – 1500 Campi, incolti aridi. C Leucanthemum pallens (Gay) DC. – Margherita pallida H scap, EURI – MEDIT., 0 – 1500 Incolti, pendii aridi (calc.). C Leucanthemum vulgare Lam. var. vulgare – Margherita tetraploide H scap, EURO – SIB., 0 -2000 Ambienti influenzati dall’uomo (prati falciati, campi, bordi delle vie), meno frequente nelle praterie, macchie e radure dei boschi. C Linum bienne Miller – Lino selvatico H bienn / H scap (T scap), EURIMEDIT. – SUBATL., 0 -700 (raram. 1200) Prati aridi. C Lolium perenne L. – Loglio comune H caesp, EURASIAT. divenuto CIRCUMBOR., 0 – 2000 Luoghi erbosi calpestati, prati stabili. C 33 Lotus corniculatus L. sensu stricto – Ginestrino comune H scap, PALEOTEMP. divenuta COSMOPOL., 0 – 1800 (raram. 2700) Per lo più in amb. creati dall’uomo (prati sfalciati e concimati, pascoli aridi, incolti erbosi, anche coltiv. come foraggio). CC Lunaria annua L. – Erba d’argento H scap, SE – EUROP., 0 - 900 Forre, rupi umide ed ombrose, nel piano medit. o submediterraneo. R Luzula fosteri (Sm.) DC. – Erba lucciola mediterranea H caesp, EURI – MEDIT., 0 – 1800 Boschi mesofili submedit.: leccete, querceti, castagneti, raram. faggete. C Malva sylvestris L. – Malva selvatica H scap (T scap), EUROSIB. divenuta SUBCOSMOP., 0 – 1600 Incolti, luoghi calpestati, accumuli di detriti. CC Matricaria chamomilla L. – Camomilla comune T scap, SE – ASIAT. (?) divenuta SUBCOSMOP., 0 – 800 (raram. 1500) Infestante le colture di cereali. C Medicago hispida Gaertner – Erba medica polimorfa T scap, EURI – MEDIT. divenuta SUBCOSMOP., 0 – 1000 Incolti aridi, campi. C Medicago lupulina L. – Erba medica lupulina T scap (H scap), PALEOTEMP., 0 – 1500 Ambienti ruderali, anche calpestati, incolti aridi. C Medicago orbicularis (L.) Bartal. – Erba medica orbicolare T scap, EURI – MEDIT., 0 – 1300 34 Nei coltiv. ed incolti erbosi.C Medicago sativa L. – Erba medica H scap, 0 – 1200 Incolti, campi, prati aridi. C Melampyrum cristatum L. – Spigarola dentellata T scap, EURASIAT., 0 – 1000 Boschi chiari, cedui, cespuglieti. R Melica uniflora Retz. – Melica comune H caesp, PALEOTEMP., 0 – 1600 Boschi termofili, soprattutto leccete e querceti caducifogli. C Melittis melissophyllum L. – Erba limona H scap, CENTRO – EUROP., 0 – 1400 Boschi di latif. (querceti, castagneti, faggete), spesso ai margini nei cedui. C Muscari atlanticum Boiss. e Reuter – Muscari atlantico G bulb, EURI – MEDIT. – TURAN., 0 – 2000 Prati, pascoli, orti e vigneti. C Myosotis sylvatica Hoffm. – Nontiscordardimè dei boschi H scap (H bienn), PALEOTEMP., 500 – 1800 Boschi, soprattutto di latifoglie e consorzi di erbe nitrofile delle radure. C Onobrychis viciifolia Scop. – Lupinella comune H scap, MEDIT. – MONT.(?), 0 – 2200 Prati e pascoli. C Ononis spinosa L. – Ononide spinosa 35 Ch suffr, EURI – MEDIT.,0 – 1300 Ambienti aridi. C Ophrys apifera Hudson – Ofride fior delle api G bulb, EURI – MEDIT., 0 – 800 Luoghi erbosi freschi tra i cespugli, radure. R Orchis purpurea Hudson – Orchide maggiore G bulb, EURASIAT., 0 -1300 Boschi xerofili, cespuglieti. C Orchis simia Lam. – Orchide omiciattolo G bulb, EURI – MEDIT., 0 – 1100 Prati e cespuglieti. R Ornithogalum umbellatum L. – Latte di Gallina comune G bulb, EURI – MEDIT., 0 – 1200 (max 1920) Prati. C Ostrya carpinifolia Scop. – Carpino nero P caesp / P scap, CIRCUMBOR.; in Italia si comporta come specie PONTICA, 0 – 1000 Cespuglieti e cedui. CC Plantago lanceolata L. var. sphaerostachya – Lingua di cane H ros, EURASIAT. divenuta COSMOPOL., 0 – 2000 Incolti, lungo le vie, campi, vigne generalm. sinantropica. CC Plantago media L. – Piantaggine pelosa H ros, EURASIAT., 0 -2000 Prati e pascoli. C 36 Poa bulbosa L. – Fienarola bulbosa H caesp, PALEOTEMP., 0 – 1500 (max 2400) Prati aridi, incolti.C Poa pratensis L. – Fienarola dei prati H caesp, CIRCUMBOR., 0 – 2200 (max 3000) Prati, pendii erbosi. C Poligala flavescens DC. – Poligala gialla H scap, ENDEM., 0 – 1200 Prati aridi (calc.). C Potentilla erecta (L.) Rauschel – Cinquefoglia tormentilla H scap, EURAS., 0 – 2400 Prati, brughiere e boschi (acidof.). C Potentilla reptans L. – Erba pecorina H ros, PALEOTEMP. divenuta SUBCOSMOP., 0 – 1600 Fanghi umidi, incolti, ruderi. C Primula vulgaris Hudson – Primula comune H ros, EUROP. – CAUCAS., 0 – 1200 Boschi di latifoglie (soprattutto leccete, quercete, carpireti). C Prunella laciniata (L.) L. – Prunella gialla H scap, EURI – MEDIT., 0 – 1400 Prati aridi e soleggiati. C Prunella vulgaris L. – Prunella comune H scap, CIRCUMBOR., 0 – 2000 37 Prati, pascoli, siepi, boscaglie. CC Prunus avium L. – Ciliegio P scap, PONTICA (?), 0 – 1500 Coltiv. su larga scala e spesso subspont. C Prunus spinosa L. – Prugnolo P caesp, EUROPEO – CAUCAS., 0 – 1500 Boschi cedui, cespuglieti, siepi, muretti. C Pyrus pyraster Burgsd. – Pero selvatico P scap, EURASIAT., 0 – 1400 Boschi di latifoglie su suolo umido e ricco in sostanze nutritizie. C Quercus cerris L. – Cerro P scap, N-EURI-MEDIT., 100 – 800 (raram. 0 – 1500) Boschi, soprattutto su suolo subacido con ristagno d’acqua in profondità. C Quercus dalechampii Ten. – Quercia di Dalechamps P scap/ Pcaesp, SE – EUROP.,0 – 1000 Boschi acidofili. Note: Specie la cui distribuzione in Umbria è ancora oggetto d’indagine. Quercus pubescens Willd. – Roverella P caesp / Pscap, SE-EUROP. (SUBPONT.), 0 – 1200 Boschi e cespuglieti aridi della zona submedit. generalm. su calc. CC Ranunculus bulbosus L. – Ranuncolo bulboso H scap, EURAS., 0 – 2100 Prati incolti. C 38 Robinia pseudoacacia L. – Robinia P caesp / Pscap, NORDAMER., 0 – 1000 Scarpate, incolti, siepi. C Rosa canina L. sensu Bouleng – Rosa selvatica comune Np, PALEOTEMP., 0 – 1500 Boscaglie degradate (con Querce caducifoglie, Faggio, Abete, Pino), cespuglieti e siepi. C Rubus ulmifolius Schott – Rovo comune Np, EURI – MEDIT., 0 – 1100 Siepi, incolti, cedui. C Rumex acetosa L. – Romice acetosa H scap, CIRCUMBOR., 0 – 2000 Prati falciati e concimati. C Salix alba L. – Salice comune P scap, PALEOTEMP., 0 – 1200 (raram. 1600) Luoghi umidi. C Salix purpurea L. – Salice rosso P scap / P caesp, EURAS. – TEMP., 0 – 1800 Greti dei corsi d’acqua ( calc.), spesso coltiv. R Salvia verbenaca L. – Salvia minore H scap, MEDIT. – ATL., 0 – 1400 Incolti aridi, pascoli. C Sambucus ebulus L. – Sambuco ebbio G rhiz (H scap), EURI – MEDIT., 0 – 1300 39 Incolti, bordi dei campi e vie. C Sanguisorba minor Scop. – Salvastrella minore H scap, PALEOTEMP. divenuta SUBCOSMOP., 0 – 1300 (raram. 2000) Prati aridi, garighe, incolti (calc.). C Scabiosa columbaria L. – Vedovina selvatica H scap, EURASIAT., 0 – 1500 Prati, pascoli aridi, siepi, bordi boschivi. Scabiosa gramuntia L. – Vedovina a foglie sottili H scap, S – EUROP., 0 – 1500 Prati aridi, boscaglie steppose. C Sherardia arvensis L. – Toccamano T scap, EURI – MEDIT. divenuta SUBCOSMOP., 0 – 1900 Garighe, incolti, pascoli aridi, anche infestante le colture. C Sedum sexangulare L. – Borracina insipida Ch succ, CENTROEUROP., 0 – 2050 Muri, ghiaie, sabbie, rocce. C Serapias lingua L. – Serapide lingua G bulb, STENO – MEDIT. (baricentro Occid.), 0 – 1200 Prati e incolti aridi o più o meno umidi, a volte paludi. C Serratula tintoria L. – Cerretta comune H scap, EUROSIB., 0 – 1600 Boschi, prati, paludi. C Silene alba (Miller) Krause – Silene 40 H bienne, PALEOTEMP., 0 – 1300 (raram. 1900) Ruderi ed incolti. C Silene vulgaris (Moench) Garcke – Silene rigonfia H scap, PALEOTEMP. divenuta SUBCOSMOP., 0 – 2800 Incolti, prati, ghiaia. CC Sorbus domestica L. – Sorbo comune P scap, EURI – MEDIT., 0 – 800 Boschi submedit; anche coltiv. C Sorbus torminalis (L.) Crantz – Sorbo torminale P caesp / P scap, PALEOTEMP., 0 – 800 Boschi di latifoglie (soprattutto Querce). C Spartium junceum L. – Ginestra comune P caesp, EURI – MEDIT., 0 – 600 Cespuglieti in stazioni soleggiate. C Stachys recta L. – Stregona gialla H scap, OROF. N-MEDIT. (baricentro orientale), 0 – 2100 Rupi, pietraie, prati aridi (calc.). C Stachys officinalis (L.) Trevisan – Erba betonica H scap, EUROPEO – CAUCAS., 0 – 1800 Prati aridi, pascoli, nardeti, molinieti. C Stellaria media (L.) Vill. – Centocchio comune T rept / h bienn, COSMOPOL., 0 – 1600 (eccez. 2500) Vegetaz. antropogena. CCC 41 Tamus communis L. – Tamaro G rad, EURI-MEDIT., 0 – 800 Boschi densi, cedui, radure,siepi. C Thymus longicaulis Presl – Timo con fascetti EURI-MEDIT., 0 -1600 Prati aridi e sassosi. Tordylium apulum L. – Ombrellini pugliesi T scap, STENO-MEDIT., 0 – 1200 Pascoli aridi, coltivi ed incolti. C Tragopogon pratensis L. – Barba di becco comune H scap, EUROSIB., 0 – 2100 Prati, incolti. C Trifolium arvense L. – Trifoglio arvense T scap, (W)- PALEOTEMP., 0 -1500 Incolti aridi (silice). C Trifolium campestre Schreber – Trifoglio campestre T scap, W-PALEOTEMP., 0 – 800 (raram.2000) Incolti aridi. C Trifolium repens L. – Trifoglio ladino H rept, PALEOTEMP. divenuto SUBCOSM., 0 – 1800, fino a 2753 Prati ed incolti. CC Trifolium stellatum L. – Trifoglio stellato T scap, EURI-MEDIT., 0 -1000 Incolti aridi. C 42 Ulmus minor Miller – Olmo comune P caesp / Pscap, EUROPEO-CAUCAS., 0 -1200 Boschi, siepi, incolti. C Urospermum dalechampii (L.) Schmidt – Boccione maggiore H scap, EURI –MEDIT.-CENTRO-OCCID., 0 - 1200 Prati aridi, incolti, lungo le vie. C Urtica dioica L. – Ortica comune H scap, SUBCOSMOP., 0 -1800 (raram.2300) Terreni abbandonati, cumuli di rifiuti, nitrofila, presso le case anche nelle schiarite dei boschi. CC Verbena officinalis L. – Verbena comune H scap, PALEOTEMP. divenuta COSMOP., 0 – 1200 Sui margini delle vie, incolti calpestati (sinantropica). CC Veronica arvensis L. – Veronica dei campi T scap, SUBCOSMOP., 0 -2000 Prati aridi, campi, orti, ambienti ruderali. C Vicia sativa L. – Veccia dolce T scap, MEDIT.-TURAN. divenuta SUBCOSM., 0 -1500 Prati aridi, pascoli, colture, anche coltiv. C Viola alba Besser ssp dehnhardtii (Ten.) W. Becker – Viola bianca H ros, EURI-MEDIT., 0 -1000 Boschi chiari, radure, siepi, luoghi erbosi. C Viola reichenbachiana Jordan ex Boreau – Viola silvestre 43 H scap, EUROSIB., 0 -1700 Boschi di latif. (faggete, più raram. querceti, etc.). CC 4.1.2. Commento all’elenco floristico Il terreno in località “Case Cerqua Grossa” è situato in un contesto paesaggistico caratterizzato da coltivi ed aree boscate ad elevata naturalità. Al suo interno presenta un numero di specie vegetali che delinea una considerevole diversità floristica, a dispetto della superficie piuttosto limitata. Alcune entità sono di notevole rilevanza dal punto di vista della biodiversità, in particolare le specie della famiglia Orchidacee quali Orchis simia, Orchis purpurea, Serapias lingua, Cephalanthera longifolia, Ophrys apifera. Dal punto di vista della componente entomologica, tra le specie annoverate nell’elenco ve ne sono alcune di particolare interesse per la lepidotterofauna in quanto sono nettarifere spontanee. Tra queste si possono menzionare: Achillea collina, Artemisia alba, Astragalus monspessulanum, Colutea arborescens, Coronilla minima, Crataegus monogyna, Daucus carota, Hippocrepis comosa, Lathyrus venetus, Primula vulgaris, Prunus spinosa, Ranunculus bulbosus, Salvia verbenaca, Scabiosa columbaria, Stachys recta etc. Si rimanda al capitolo specifico per un approfondimento delle relazioni pianta nutrice-farfalla ospite. 4.2. VEGETAZIONE Le specie vegetali non sono distribuite a caso nel territorio, ma tendono a raggrupparsi in vario modo, costituendo quella che viene definita “copertura vegetale”; esse si riuniscono in aggruppamenti che sono in equilibrio con il substrato fisico, il clima, le caratteristiche stazionali e con l’eventuale azione esercitata direttamente o indirettamente dall’uomo. La vegetazione è dunque rappresentata dall’insieme delle piante che crescono in un dato territorio. 44 Il ricoprimento vegetale attuale dell’area di studio è caratterizzato essenzialmente da fitocenosi erbacee perenni, corrispondenti a praterie secondarie originatesi per eliminazione del bosco finalizzata al pascolamento. A causa della generale progressiva rarefazione di questa attività, fenomeno comune a tutti i rilievi appenninici e preappennici, un’ampia porzione dell’area di studio, in posizione centrale, risulta attualmente colonizzata da un fitto arbusteto a Spartium junceum, Rosa canina e Juniperus communis, il quale si estende verso Nord fino ad entrare in contatto con il limite del bosco che circonda tutta la parte sommitale dell’area. 4.3. IL PAESAGGIO VEGETALE (CONTATTI DINAMICI E SERIE DI VEGETAZIONE) Allo scopo di interpretare appieno le caratteristiche ecologiche del territorio e la sua potenzialità vegetazionale, sono state analizzate anche le aree circostanti, in modo da ricostruire la Serie di vegetazione di pertinenza dell’area. Per l’inquadramento vegetazionale dell’area di studio si è fatto riferimento alle Note Illustrative della Carta della Vegetazione del Foglio di Nocera Umbra (CATORCI e ORSOMANDO, 2001). Le informazioni derivanti da fonte bibliografica sono state verificate sul terreno mediante opportune indagini che hanno evidenziato in particolare la distribuzione delle diverse cenosi all’interno dell’area ed i rapporti dinamici tra queste intercorrenti. La vegetazione presente nell’area studiata è inquadrabile nella Serie neutroacidofila, termofila del cerro (Quercus cerris). Questa interessa i versanti esposti a sud, soprattutto nei settori medi ed alti delle pendici collinari. Si pone in contatto catenale con la serie neutro-basofila del carpino nero (Ostrya carpinifolia) che interessa le aree marnose o marnoso-calcaree prossime ai fondovalle e, verso l’alto, con quella subacidofila del cerro (Quercus cerris), diffusa sui substrati prevalentemente arenacei. Le principali tipologie vegetazionali che compongono la serie vengono di seguito descritte. 45 4.3.1. Vegetazione forestale: Aggruppamento a Quercus cerris e Quercus pubescens (Quercetalia pubescentis-petraeae) I boschi che contraddistinguono questa serie sono formazioni termofile a dominanza di Quercus cerris e Quercus pubescens, governate generalmente a ceduo matricinato. Oltre al cerro ed alla roverella, nello strato arboreo sono piuttosto diffusi Fraxinus ornus e Sorbus torminalis. Lo strato arbustivo si caratterizza soprattutto per la presenza di Juniperus communis, Rosa canina e Spartium junceum (che rappresenta la specie più attiva nella colonizzazione dei pascoli abbandonati), associati ad individui di Rubus ulmifolius ed Olea europea, residuo di vecchi impianti colturali. Lo strato erbaceo presenta numerose specie della classe Festuco-Brometea, come Brachypodium rupestre, Carex flacca, Astragalus monspessulanum e Dactylis glomerata accanto ad alcune specie di margine come Dorycium hirsutum. In questi boschi, delle specie tipicamente nemorali resta, con buona frequenza solo Viola alba ssp. dehnhardtii, mentre Brachypodium sylvaticum, Cephalanthera rubra, Epipactis helleborine e Melittis melissophyllum sono estremamente sporadiche. Per tali motivi è possibile inquadrare queste formazioni, indicate come Aggruppamento a Quercus cerris e Quercus pubescens, solo a livello dell’ordine Quercetalia pubescentis-petraeae. 4.3.2. Vegetazione arbustiva: Aggr. a Spartium junceum, Rosa canina e Juniperus communis Il mantello dei suddetti boschi è costituito da formazioni a prevalenza di Spartium junceum a cui si associano, con elevata frequenza, Pyrus pyraster, Rosa cnina, Colutea arborescens, Juniperus communis, Juniperus oxycedrus, Cytisus sessilifolius, Lonicera etrusca, Asparagus acutifolius, Coronilla emerus ssp. emeroides, Dorycnium hirsutum, Cistus creticus ssp.eriocephalus. Dal punto di vista fitosociologico queste formazioni arbustive, indicate provvisoriamente da Catorci e Orsomando (2001) come Aggr. a Colutea arborescens e Pyrus pyraster, possono essere inquadrate nel’alleanza Cytision sessilifolii. All’interno dell’area di studio vere e proprie formazioni di mantello 46 non sono presenti; sono state rilevate cenosi arbustive a dominanza di Spartium junceum, Rosa canina e Juniperus communis riferibili ad aspetti di ricolonizzazione causati dall’abbandono del pascolo. 4.3.3. Vegetazione erbacea: Centaureo bracteatae-Brometum erecti Nell’ambito di questa Serie, a seguito della distruzione del bosco o dell’abbandono delle aree agricole meno produttive, si sono originati pascoli a Brachypodium rupestre, riferibili all’associazione Centaureo bracteatae-Brometum erecti, di cui sono specie caratteristiche Centaurea bracteata, Galium album e Centaurea scabiosa a cui si associano Carex flacca, Achillea collina, Astragalus monspessulanum, Sanguisorba minor, Dactylis glomerata, Scabiosa columbaria e Leucanthemum volgare. A seguito dell’abbandono del pascolo, tali aree prative sono attualmente interessate da intensi fenomeni di ricolonizzazione da parte delle specie arbustive più eliofile, quali Spartium junceum e Rosa canina. 4.4. FARFALLE OSPITI 4.4.1. Criteri di selezione delle piante nutrici e delle farfalle ospiti Sulla base dei risultati dello studio floristico e vegetazionale condotto, attraverso il confronto con i dati di letteratura disponibili sulle esigenze trofiche delle larve di diverse specie di Lepidotteri, è stato possibile individuare tra tutte le specie vegetali con ottima potenzialità di insediamento nell’area quelle particolarmente gradite ai bruchi. L’ottica di salvaguardia della biodiversità locale che anima il presente progetto ha condotto alla scelta delle specie lepidotterologiche in funzione della peculiarità floristica propria dell’area; ciò implica che le piante che meglio si prestano ad ospitare i 47 bruchi selezionati (dette piante nutrici) sono già naturalmente presenti nella flora dell’area oggetto di studio o comunque sono quelle che in condizioni di naturalità tenderebbero ad insediarvisi. L’introduzione di ulteriori specie vegetali sarà quindi strettamente limitata ad alcune cultivar locali di alberi da frutto, sia al fine di tutelare e valorizzare un importante aspetto della Biodiversità locale Umbra ma anche per permettere alle farfalle di avere un diversivo al nettare dei fiori nella loro nutrizione, offerto dalla linfa che sgorga dalle ferite degli alberi e dalla frutta matura che cade al suolo. Inoltre, verrà favorita l’introduzione di specie vegetali quali Arbutus unedo (Corbezzolo) e Ficus carica (Fico) con l’intento di richiamare nel “Giardino” la rara e bellissima farfalla Caraxes jasius (una specie che vive lungo le coste tirreniche), la quale è attratta dalla frutta matura (soprattutto fichi), mentre i bruchi vivono sul Corbezzolo. Alla luce di queste considerazioni, per la realizzazione delle aiuole si propone, semplicemente, la concentrazione di quelle essenze vegetali che più delle altre, tra quelle già presenti nell’area, si prestano meglio nel richiamare un cospicuo numero di lepidotteri. Si riportano, a seguire, l’elenco delle specie nutrici selezionate per l’area di intervento (Tab. 2) e l’elenco delle farfalle ospiti ad esse correlate. In quest’ultimo sono indicati: il nome della Famiglia di appartenenza, il nome scientifico, quello volgare della specie e alcune informazioni riguardanti l’habitat e il periodo di volo delle specie di lepidotteri citate. A seguire si riporta l’elenco delle farfalle selezionate, evidenziandone il legame trofico con le corrispondenti specie vegetali. 48 Tab. 2. Elenco delle specie vegetali nutrici selezionate per l’area d’intervento Urtica dioica L Crataegus monogyna L. Daucus carota L. Prunus spinosa L. Arbutus unedo L. Foeniculum vulgare Miller Ulmus minor Miller Medicago sativa L. Coronilla emerus L. Viola reichenbachiana Jordan ex Boreau Malva sylvestris L. Lotus corniculatus L. Pyrus pyraster Burgsd. Trifolium campestre Schreber Prunus avium L. Holcus lanatus L. Salix alba L Ficus carica L. 49 4.4.2. Lista delle piante nutrici e delle farfalle ospiti correlate Pianta nutrice 1 (Tavola 1) Famiglia: Urticaceae Specie: Urtica dioica L. Nome volgare: Ortica comune • Farfalla ospite Famiglia: Nymphalidae Specie: Aglais urticae (Linné, 1758) Nome volgare: Vanessa dell’ortica Habitat: ambienti con fiori dal livello del mare ai 2100 m, frequente come migratrice nelle zone più alte delle montagne. Periodo di volo: maggio/giugno/luglio. • Farfalla ospite Famiglia: Nymphalidae Specie: Inachis io (Linné, 1758) Nome volgare: Occhio di pavone Habitat: argini e giardini fioriti dalla pianura ai 1800 m. Periodo di volo: luglio o più tardi, di nuovo in primavera dopo il letargo. • Farfalla ospite Famiglia: Nymphalidae Specie: Polygonia c-album (Linné, 1758) 50 Nome volgare: Vanessa c-bianco Habitat: ambienti con fiori, margini dei boschi, giardini etc., dalla pianura ai 2000 m. Periodo di volo: giugno e fine luglio/agosto; dopo l’ibernazione la farfalla ricompare in marzo/aprile. • Farfalla ospite Famiglia: Nymphalidae Specie: Vanessa atalanta (Linné, 1758) Nome volgare: Vanessa atalanta Habitat: pendii e giardini fioriti, dalla pianura ai 1800 m. Periodo di volo: da maggio ad ottobre. • Farfalla ospite Famiglia: Nymphalidae Specie: Vanessa cardui (Linné, 1758) Nome volgare: Vanessa del cardo Habitat: pendii, montagne ed ambienti vari con fiori dalla pianura ai 1800 m ed oltre. Periodo di volo: da aprile in poi. • Farfalla ospite Famiglia: Nymphalidae Specie: Araschnia levana (Linné, 1758) Habitat: foreste rade dalla pianura ai 900 m. 51 Periodo di volo: maggio/inizio giugno ed agosto/settembre Pianta nutrice 2 (Tavola 2) Famiglia: Rosaceae Specie: Crataegus monogyna L. Nome volgare: Biancospino comune • Farfalla ospite Famiglia: Pieride Specie: Aporia crataegi (Linné, 1758) Nome volgare: Pieride del Biancospino Habitat: ambienti aperti dal livello del mare ai 1800 m. Periodo di volo: da maggio a luglio. • Farfalla ospite Famiglia: Papilionidae Specie: Iphiclides podalirius (Scopoli, 1763) Nome volgare: Podalirio Habitat: dalla pianura ai 1800 m o più, spesso nei dintorni dei frutteti. Periodo di volo: maggio/giugno ed agosto/settembre. Pianta nutrice 3 (Tavola 3) Famiglia: Umbelliferae Specie: Daucus carota L. 52 Nome volgare: Carota selvatica • Farfalla ospite Famiglia: Papilionidae Specie: Papilio machaon (Linné, 1758) Nome volgare: Macaone Habitat: praterie e colline fiorite dalla pianura ai 1800 m. Periodo di volo: aprile/maggio e luglio/agosto. Pianta nutrice 4 (Tavola 4) Famiglia: Rosaceae Specie: Prunus spinosa L. Nome volgare: Prugnolo • Farfalla ospite: Famiglia: Papilionidae Specie: Iphiclides podalirius (Scopoli, 1763) Nome volgare: Podalirio Habitat: dalla pianura ai 1800 m o più, spesso nei dintorni dei frutteti. Periodo di volo: maggio/giugno ed agosto/settembre. • Farfalla ospite: Famiglia: Lycaenidae Specie: Thecla betulae (Linné, 1758) 53 Habitat: foreste rade e basse o moderate altitudini. Periodo di volo: luglio/agosto. Pianta nutrice 5 (Tavola 5) Famiglia: Ericaceae Specie: Arbutus unedo L. Nome volgare: Corbezzolo • Farfalla ospite: Famiglia: Nymphalidae Specie: Charaxes jasius (Linné, 1766) Habitat: dal livello del mare ai 500 m. Periodo di volo: maggio/giugno ed agosto/settembre. Pianta nutrice 6 (Tavola 6) Famiglia: Umbelliferae Specie: Foeniculum vulgare Miller Nome volgare: Finocchio comune • Farfalla ospite: Famiglia: Papilionidae Specie: Papilio machaon (Linné, 1758) Nome volgare: Macaone Habitat: praterie e colline fiorite dalla pianura ai 1800 m. 54 Periodo di volo: aprile/maggio e luglio/agosto. Pianta nutrice 7 (Tavola 7) Famiglia: Ulmaceae Specie: Ulmus minor Miller Nome volgare: Olmo comune • Farfalla ospite: Famiglia: Nymphalidae Specie: Nymphalis polychloros (Linné, 1758) Nome volgare: Vanessa multicolore Habitat: boschi radi, dalla pianura ai 1500 m. Periodo di volo: giugno/luglio, ricompare in primavera dopo il letargo. • Farfalla ospite: Famiglia: Nymphalidae Specie: Polygonia c-album (Linné, 1758) Nome volgare: Vanessa c-bianco Habitat: ambienti con fiori, margini dei boschi, giardini etc., dalla pianura ai 2000 m. Periodo di volo: giugno e fine luglio/agosto; dopo l’ibernazione la farfalla ricompare in marzo/aprile. • Farfalla ospite: 55 Famiglia: Nymphalidae Specie: Nymphalis antiopa (Linné, 1758) Nome volgare: Antiopa Habitat: ambienti aperti, preferibilmente in collina e montagna. Periodo di volo: giugno/luglio o più tardi. Pianta nutrice 8 (Tavola 8) Famiglia: Papilionaceae Specie: Medicago sativa L. Nome volgare: Erba medica • Farfalla ospite: Famiglia: Pieride Specie: Colias hyale (Linné, 1758) Habitat: prati fioriti, campi di trifoglio etc.,dalla pianura ai 1800 m. Periodo di volo: maggio/giugno ed agosto/settembre • Farfalla ospite: Famiglia: Pieride Specie: Colias crocea (Geffroy, 1785) Nome volgare: Croceo Habitat: lande e campi aperti dalla pianura ai 1800 m. Periodo di volo: aprile/maggio e mesi successivi. 56 • Farfalla ospite: Famiglia: Lycaenidae Specie: Polyommatus icarus (Rottenburg, 1775) Nome volgare: Icaro blu Habitat: prati ed ambienti aperti dalla pianura ai 1800 m. Periodo di volo: aprile e mesi successivi. Pianta nutrice 9 (Tavola 9) Famiglia: Papilionaceae Specie: Coronilla emerus L. Nome volgare: Cornetta dondolina • Farfalla ospite: Famiglia: Pieride Specie: Colias hyale (Linné, 1758) Habitat: prati fioriti, campi di trifoglio etc.,dalla pianura ai 1800 m. Periodo di volo: maggio/giugno ed agosto/settembre. • Farfalla ospite: Famiglia: Pieride Specie: Leptidea sinapis (Linné, 1758) Nome volgare: Pieride della senape Habitat: foreste rade della pianura ai 1500 m. Periodo di volo: aprile/maggio e mesi successivi. 57 Pianta nutrice 10 (Tavola 10) Famiglia: Violaceae Specie: Viola reichenbachiana Jordan ex Boreau. Nome volgare: Viola silvestre • Farfalla ospite: Famiglia: Nymphalidae Specie: Argynnis paphia (Linné, 1758) Nome volgare: Pafia Habitat: radure dei boschi dalla pianura ai 1400 m. Periodo di volo: da fine giugno ad agosto. Pianta nutrice 11 (Tavola 11) Famiglia: Malvaceae Specie: Malva sylvestris L. Nome volgare: Malva selvatica • Farfalla ospite: Famiglia: Nymphalidae Specie: Vanessa cardui (Linné, 1758) Nome volgare: Cinzia del cardo Habitat: pendii, montagne ed ambienti vari con fiori dalla pianura ai 1800 m ed oltre. 58 Pianta nutrice 12 (Tavola 12) Famiglia: Papilionidae Specie: Lotus corniculatus L. Nome volgare: Ginestrino comune • Farfalla ospite: Famiglia: Pieride Specie: Leptidea sinapis (Linné, 1758) Nome volgare: Pieride della senape Habitat: foreste rade della pianura ai 1500 m. Periodo di volo: aprile/maggio e mesi successivi. • Farfalla ospite: Famiglia: Lycaenidae Specie: Polyommatus icarus (Rottenburg, 1775) Nome volgare: Icaro blu Habitat: prati ed ambienti aperti dalla pianura ai 1800 m. Periodo di volo: aprile e mesi successivi. Pianta nutrice 13 (Tavola 13) Famiglia: Rosaceae Specie: Pyrus pyraster Burgsd. Nome volgare: Pero selvatico. 59 • Farfalla ospite: Famiglia: Pieride Specie: Aporia crataegi (Linné, 1758) Nome volgare: Pieride del Biancospino Habitat: ambienti aperti dal livello del mare ai 1800 m. Periodo di volo: da maggio a luglio. • Farfalla ospite: Famiglia: Papilionidae Specie: Iphiclides podalirius (Scopoli, 1763) Nome volgare: Podalirio Habitat: dalla pianura ai 1800 m o più, spesso nei dintorni dei frutteti. Periodo di volo: maggio/giugno ed agosto/settembre. • Farfalla ospite: Famiglia: Nymphalidae Specie: Nymphalis polychloros (Linné, 1758) Nome volgare: Vanessa multicolore Habitat: boschi radi, dalla pianura ai 1500 m. Periodo di volo: giugno/luglio, ricompare in primavera dopo il letargo. Pianta nutrice 14 (Tavola 14) Famiglia: Papilionaceae Specie: Trifolium campestre Schreber 60 Nome volgare: Trifolium campestre • Farfalla ospite: Famiglia: Lycaenidae Specie: Polyommatus icarus (Rottenburg, 1775) Nome volgare: Icaro blue Habitat: rati ed ambienti aperti dalla pianura ai 1800 m. Periodo di volo: Aprile e mesi successivi. • Farfalla ospite: Famiglia: Pieride Specie: Colias hyale (Linné, 1758) Habitat: prati fioriti, campi di trifoglio etc.,dalla pianura ai 1800 m. Periodo di volo: maggio/giugno ed agosto/settembre • Farfalla ospite: Famiglia: Pieride Specie: Colias crocea (Geffroy, 1785) Nome volgare: Croceo Habitat: lande e campi aperti dalla pianura ai 1800 m. Periodo di volo: aprile/maggio e mesi successivi. Pianta nutrice 15 (Tavola 15) Famiglia: Rosaceae 61 Specie: Prunus avium L. Nome volgare: Ciliegio • Farfalla ospite: Famiglia: Papilionidae Specie: Iphiclides podalirius (Scopoli, 1763) Nome volgare: Podalirio Habitat: dalla pianura ai 1800 m o più, spesso nei dintorni dei frutteti. Periodo di volo: maggio/giugno ed agosto/settembre. Pianta nutrice 16 (Tavola 16) Famiglia: Graminaceae Specie: Holcus lanatus L. Nome volgare: Bambagione pubescente • Farfalla ospite: Famiglia: Satyridae Specie: Hipparchia fagi (Scopoli, 1763) Habitat: vive tra alberi e cespugli, ove spesso riposa sui tronchi, dalla pianura ai 900 m. Periodo di volo: luglio/ agosto. Pianta nutrice: 17 (Tavola 17) Famiglia: Salicaceae Specie: Salix alba L. 62 Nome volgare: Salice comune • Farfalla ospite: Famiglia: Nymphalidae Specie: Polygonia c-album (Linné, 1758) Nome volgare: Vanessa c-bianco Habitat: ambienti con fiori, margini dei boschi, giardini etc., dalla pianura ai 2000 m. Periodo di volo: giugno e fine luglio/agosto; dopo l’ibernazione la farfalla ricompare in marzo/aprile. • Farfalla ospite: Famiglia: Nymphalidae Specie: Apatura iris (Linné, 1758) Nome volgare: Apatura iride Habitat: vola intorno le cime degli alberi dal livello del mare ai 1000 m. Periodo di volo: luglio/agosto Pianta nutrice: 18 (Tavola 18) Famiglia: Moraceae Specie: Ficus carica L. Nome volgare: Fico comune • Farfalla ospite: Famiglia: Nymphalidae Specie: Charaxes jasius (Linné, 1766) 63 Habitat: dal livello del mare ai 500 m. Periodo di volo: maggio/giugno ed agosto/settembre. 4.5. CONSERVAZIONE E VALORIZZAZIONE DELLE VARIETÀ LOCALI DI ALBERI DA FRUTTO Attraverso il presente lavoro di tesi di laurea, con la proposta di progetto “Un Giardino per le farfalle”, oltre alle problematiche legate alla Biodiversità per ciò che concerne la lepidotterofauna umbra, si pone tra gli altri, l’obiettivo di valorizzare, salvaguardare e quindi utilizzare, una serie di varietà coltivate o “cultivar” (dall’inglese cultivated variety) che rappresentano una preziosa fonte di variabilità genetica, e contemporaneamente una spinta al recupero delle tradizioni contadine. Con il termine “Varietà” (FALCINELLI, 2001) s’intende “un insieme di piante coltivate, chiaramente distinte per caratteri morfologici, fisiologici, citologici, chimici e molecolari che conservano i loro caratteri distintivi quando sono riprodotte per via sessuale o asessuale nei modi indicati dal costitutore. Per essere legalmente riconosciuta (legge 1096/1971) la varietà deve essere distinguibile, uniforme, stabile; possedere un valore agronomico superiore ad altre varietà di riferimento; essere iscritta al Registro Nazionale delle varietà dopo un determinato periodo di valutazione”. Dal punto di vista genetico ciascuna varietà locale può essere considerata una “metapopolazione”, cioè una popolazione complessa costituita da sottopopolazioni, ma che mantiene un’identità precisa rappresentata dal nome tradizionale della varietà. Sebbene le sottopopolazioni presentino interconnessioni con conseguente flusso genico, talvolta esse risultano ben differenziate non solo morfologicamente, ma anche dal punto di vista fisiologico, molecolare e della potenzialità riproduttiva. Tale differenzazione che può essere più o meno marcata in relazione alla varietà, è dovuta al fatto che il seme viene prodotto in differenti aziende, con la conseguenza che le singole azioni effettuate nel tempo dagli agricoltori, in funzione del proprio ideotipo, possono indurre cambiamenti nelle frequenze geniche. Tali differenze, possono inoltre essere accentuate dal fatto che i piccoli appezzamenti su cui vengono coltivate queste varietà 64 locali sono distanti ed isolati fra loro costituendo spesso una barriera che tende a mantenere isolate tali sottopopolazioni. Nella maggior parte dei casi, le varietà locali corrono un forte rischio di estinzione, per una serie di motivi soprattutto economici in quanto la loro diffusione che è ormai effettuata prevalentemente da agricoltori anziani presenta modalità di coltivazione che spesso prevedono l’uso di metodi tradizionali ad elevata manualità che quindi ne sconsigliano l’utilizzo intensivo anche in relazione alla minore produzione del prodotto. I coltivatori, svolgono inconsapevolmente una preziosa funzione, che è quella del mantenimento di un certo ideotipo della varietà locale, infatti tale processo, viene effettuato mediante una selezione non scientifica, ma attuata sulla base di convinzioni personali circa le qualità organolettiche del prodotto e soprattutto, per via del forte legame esistente tra il prodotto, gli usi e le tradizioni locali. La ricerca e la salvaguardia di specie e varietà locali di fruttiferi, tenendo in considerazione anche le tradizioni e gli usi popolari, i sistemi di coltivazioni e la storia alimentare di questo materiale vegetale, si delineano quindi come un importante obiettivo da perseguire in un’ottica di conservazione della biodiversità. L’erosione genetica è infatti forte anche in questa zona dell’Umbria e si correla alla scomparsa del sapere popolare e del complesso sistema di relazioni ecologiche e culturali di cui queste varietà facevano parte (DALLA RAGIONE, 2001). Uno dei metodi più usati per la conservazione delle cultivar locali è la coltivazione in situ, che implica l’impianto delle popolazioni nell’ambiente d’origine (AA. VV., 2001); ciò vuol dire conservare i processi evolutivi e l’adattamento delle colture all’ambiente, lasciando che gli agricoltori provvedano anche alla moltiplicazione aziendale della semente destinata alla risemina. Tale metodo consente di mantenere la diversità biologica, in rapporto dinamico con l’agrosistema, per cui la salvaguardia del patrimonio biologico, viene attuata attraverso la conservazione del contesto culturale che ne ha determinato la possibilità di evoluzione. Del patrimonio varietale umbro quasi nulla è rimasto in coltivazione. L’analisi storica ed economica del territorio (non approfondita nell’ambito di questa tesi) può 65 aiutare a capire da un lato la distribuzione delle specie e delle varietà coltivate, le introduzioni antiche e recenti e dall’altro la riscoperta e la valorizzazione di molte delle varietà locali ancora presenti anche se cadute in disuso. Nell’ambito del progetto “Un Giardino per le farfalle”, proposto nella presente tesi di laurea, si prevede la messa a coltura di alcune specie di alberi da frutto che rappresentano solo alcuni esempi di varietà locali che comunque, oltre a tutelare la Biodiversità locale e a dare un importante contributo per l’attivazione di iniziative volte alla valorizzazione ed allo sviluppo degli ambienti rurali, mira alla sensibilizzazione verso queste problematiche. Di seguito si riportano i nomi di alcune specie di varietà locali che possono essere introdotte nell’area oggetto di studio (DALLA RAGIONE, 2001) per le quali i semi potranno essere reperiti presso la Banca dei Semi della Sezione di Genetica e Miglioramento Genetico del DBVBA dell’Università di Perugia, dove è attuata una conservazione a lungo termine di semi appartenenti a diverse specie agrarie provenienti da tutto il mondo e in particolare, dal Centro Italia. 4.5.1. Elenco delle varietà locali di alberi da frutto di possibile impianto Melo: Mela del castagno (Città di Castello); Rosa gentile (Gualdo Tadino); Panaia (Città di castello, Norcia e Pietralunga); Conventina (Gubbio); Limoncella (Monteleone di Spoleto); Mela-pera (Preci); Rosona (Città di castello); Bianchina (Città di castello); etc. Pero: Cannella (Gualdo Tadino); Volpina (Città di castello); Monteleone (Monteleone di Orvieto); Burro (Gualdo Tadino); Tonda Roggia (Città di Castello); Vernia (Città di Castello); etc. Ciliegio: Limona (Gubbio); Di Cantiano (Pietralunga); Morella (Gualdo Tadino); Corniola (Città di Castello); Maggiaiola (Città di Castello); etc. 66 Susino: Perticone (Narni); Zuccherine (Narni); Armasce (Narni); Amerina (Amelia); Verdacchia (Città di Castello); Suor Lucia (Norcia); Regina Claudia Gialla (Città di Castello); etc. 67 5. PROPOSTA DI REALIZZAZIONE DI UN GIARDINO DELLE FARFALLE 5.1. GENERALITÀ SUI LEPIDOTTERI I Lepidotteri (dal greco lepis = squama e pteron = ala) sono uno dei cinque ordini più vasti della classe degli Insetti. Di questo ordine fanno parte specie dalle abitudini diurne, dette comunemente Farfalle (Rapaloceri, circa 20.000 specie), contraddistinte da ali spesso vivacemente colorate ed antenne clavate e specie dalle abitudini notturne, più propriamente definite Falene (Eteroceri, circa 100.000 specie), con colorazioni delle ali meno vivaci ed antenne “pettinate” (ramificate). I lepidotteri vivono in quasi tutti gli ambienti dove è presente la vegetazione, essendo nella loro generalità fitofagi allo stadio di larva. Le caratteristiche peculiari dell’ordine consistono nelle ali ricoperte da squamette embricate (cui si debbono i colori spesso smaglianti di molte specie, nonché i disegni) e nell’apparato boccale succhiatore, detto “spiritromba” attraverso cui, gli adulti succhiano il nettare dai fiori. Allo stadio larvale, invece, l’apparato boccale è di tipo masticatore e la dieta è tipicamente erbivora. I Lepidotteri sono insetti che per completare il loro sviluppo vanno incontro a metamorfosi completa. Il loro ciclo vitale si compone di quattro stadi, che sono: uovo, larva (bruco), pupa (bozzolo o crisalide) e immagine o insetto adulto. (BACCETTI et alii, 1998) La deposizione delle uova da parte della femmina dopo l’accoppiamento, avviene su di una particolare specie vegetale, così che la prole allo stadio di bruco (stadio in cui l’insetto ha un comportamento alimentare fitofago) è avvantaggiata dal fatto di trovarsi sulla sua pianta nutrice (rapporto specie specifico) (BACCETTI et alii, 1998). Non mancano, tuttavia, le specie le cui larve sono carnivore infatti alcuni bruchi divorano gli afidi; altri formano complesse associazioni con le formiche, vivendo nei 68 loro nidi e mangiandone le larve; altri ancora, si nutrono di tessuti di lana (BACCETTI et alii, 1998). In questo primo stadio del loro complesso ciclo vitale, le larve si alimentano senza sosta fino a diventare anche centinaia di volte più grandi delle loro dimensioni iniziali. L’accrescimento avviene attraverso numerose mute regolate dall’interazione di diverse sostanze ormonali (BACCETTI et alii, 1998). In particolare, quando l’armatura rigida costituita dal tegumento risulta troppo piccola rispetto alle accresciute dimensioni della larva, avviene il fenomeno della muta: la vecchia cuticola detta “esuvia” si fessura a livello del torace e con movimenti ripetuti dell’interno del corpo viene spinta verso l’estremità posteriore dell’addome; naturalmente, sotto l’esuvia è già pronta e funzionante la nuova e più ampia cuticola. Al completamento dello stadio di bruco l’insetto fila il bozzolo e passa allo stadio di “pupa”; in questa fase esso subisce numerose trasformazioni a carico degli apparati interni i quali vengono riorganizzati, contemporaneamente si sviluppano le strutture esterne tipiche dell’animale adulto. Il passaggio finale da crisalide ad insetto adulto prende il nome di “sfarfallamento” (BACCETTI et alii, 1998). Dal punto di vista alimentare, la dieta delle larve dei lepidotteri è generalmente molto specializzata, infatti ogni specie si nutre di uno o pochi determinati tipi di piante (piante nutici). L’adulto è meno esigente rispetto alla larva in termini di alimentazione; infatti esso si nutre preferenzialmente del nettare dei fiori o della frutta marcescente caduta dagli alberi. Tuttavia, si può affermare che tra farfalle e piante esiste un rapporto di reciproca dipendenza: le piante offrono loro il nutrimento, le farfalle contribuiscono all’impollinazione dei fiori. 5.2. I GIARDINI DELLE FARFALLE L’allestimento di un giardino delle farfalle rappresenta un’opportunità per facilitare l’osservazione di tali insetti e, allo stesso tempo, per contribuire alla loro conservazione, dal momento che numerosi habitat naturali delle farfalle sono andati 69 perduti a causa dell’urbanizzazione, delle trasformazioni d’uso del territorio ed in generale delle profonde alterazioni a carico degli ambienti naturali come conseguenza delle diverse attività umane. Il semplice principio di base su cui si fonda la possibilità di allestire un Giardino che possa ospitare popolazioni di lepidotteri è quello di fornire ad essi le piante nutrici per i bruchi e per gli adulti, oltre a punti di attrazione quali ad esempio piccole pozze o vasche dove diverse specie amano radunarsi. Tra le finalità principali, si può senz’altro annoverare l’opportunità di creare un laboratorio in cui tutti - scienziati, studenti, appassionati e visitatori - possano facilmente avvicinarsi ad ecosistemi e a creature uniche. In Europa, i primi tentativi di ricostruire un ambiente idoneo in cui potessero essere ammirate dal vivo alcune specie di farfalle si ebbero in Inghilterra. I lepidotteri potevano volare in un giardino costruito tutto per loro, in cui potevano accedere anche le persone. Il primo progetto fu realizzato nell’isola di Guernsey, nel Canale della Manica, dove l’abbandono delle coltivazioni di pomodori - per effetto della crescente concorrenza olandese - aveva lasciato serre di vetro disponibili per altri usi. Inoltre, il clima favorevole del luogo, mitigato tutto l’anno dalla Corrente del Golfo, rendeva possibile il mantenimento della ‘Casa delle farfalle’ senza eccesivi problemi di costi energetici. David Low, il suo ideatore, per intraprendere questa avventura cercò fra gli amici entomologi qualcuno disposto a seguirlo in quella che al tempo era ritenuta un’impresa alquanto stravagante. Accettarono la sfida Clive Farrel e Jan Wallace. Lo stesso Farrel, alla fine degli anni ’70, fondò l’ormai storica “Butterfly House” del Syon Park a Londra. Dopo il successo londinese, le Case per le Farfalle si moltiplicarono sia in Inghilterra che in altri Paesi: le difficoltà operative e l’elevato costo di realizzazione e gestione ne limitarono però la proliferazione e la sopravvivenza. Nonostante ciò, queste iniziative oggi si incontrano in molti dei paesi industrializzati e rappresentano il richiamo fondamentale di importanti strutture zoologiche, botaniche, museali, universitarie e ludiche di tutto il mondo. Nel 1985, in Italia, a Montegrotto Terme (PD), prese corpo la realizzazione del primo progetto di Casa delle Farfalle. L’apertura al pubblico si ebbe nel 1988 e la 70 struttura riscosse da allora un successo crescente. Non vanno comunque nascoste le iniziali difficoltà legate allo scarso interesse nazionale per questo tipo di iniziative; per contro, in altri Paesi una maggior sensibilità nei confronti di queste iniziative ha creato da subito presupposti migliori alla realizzazione di queste strutture. In Italia, oltre alla storica Casa delle Farfalle di Montegrotto Terme e a quella di Bordano, vanno menzionate altre due importanti strutture: quella di Monteserra, alle pendici dell’Etna, e quella di Cervia. 5.3. PROGETTO DI UN GIARDINO PER LE FARFALLE DIURNE IN LOCALITA’ QURCIA GROSSA 5.3.1. Premessa L’idea nasce dalla collaborazione tra il Dipartimento di Biologia vegetale, l’Associazione “Assisi Nature Council” e la Comunità Montana “Valtopina” nella persona di Walter Ruggiti e attualmente del Dr. Diamante Attanasi, che hanno messo a disposizione il territorio oggetto di studio attraverso un comodato d’uso. Nel corso del lavoro ci si è avvalsi, per quanto riguarda gli aspetti relativi alle farfalle, di studi precedenti del Dr. Michele Fumi e della supervisione dei Prof.ri Mario Principato e Carla Corallini. L’idea di realizzare un “Giardino per le farfalle” nasce dalla consapevolezza che esiste ormai da tempo una tendenza alla progressiva scomparsa degli habitat naturali e delle loro componenti più fragili, che risentono direttamente di ogni variazione degli equilibri ambientali. La presenza delle farfalle in un territorio rappresenta un buon indicatore dello stato di salute dell’ambiente: laddove l’equilibrio ecologico è degradato, il numero dei lepidotteri diurni si riduce sensibilmente (AMICI DELLA TERRA, 1991). Uno dei pericoli più gravi, sia per l’ambiente in sé che per la lepidotterofauna, è rappresentato dalle ingenti quantità di sostanze chimiche immesse dall’uomo in natura e dalla rarefazione dello spazio fisico che porta talvolta a fenomeni di “insularizzazione” 71 delle colonie. Infatti, a causa della precarietà delle condizioni ambientali le colonie delle popolazioni residue, restando isolate, sono costrette a riprodursi sempre tra di loro, con la conseguenza di un progressivo impoverimento della varietà dei caratteri intraspecifici e quindi un indebolimento della specie. Per questo motivo, è importante garantire in misura sufficiente la conservazione dei loro habitat naturali. 5.3.2. Obiettivi Il seguente progetto è proposto come esempio-pilota per esperimenti di restauro o creazione di habitat favorevoli ai lepidotteri diurni, incentivando lo sviluppo delle specie vegetali già presenti spontaneamente nell’area. Dal punto di vista naturalistico, attraverso tale intervento, si propone oltre alla valorizzazione delle essenze vegetali autoctone, la reintroduzione di cultivar locali di alberi da frutto andate via via scomparendo e sostituite da specie commercialmente più vantaggiose. Questo, oltre a favorire un aumento della Biodiversità locale, fornisce elementi utili alla descrizione del paesaggio sia naturalistico che culturale, senza trascurarne il valore scientifico. Dal punto di vista educativo, il progetto mira alla sensibilizzazione di tutte le componenti del tessuto sociale verso le tematiche ambientali, allo scopo di stimolarne l’interesse. Inoltre, l’area può fungere da punto di riferimento per coloro che intendono promuovere attività didattico/scientifiche in modo da creare uno sbocco favorevole alla crescente domanda di turismo eco-sostenibile attraverso una diversificazione dell’offerta. Infine, tale progetto, si prefigge di motivare ed ispirare un aspetto non sfruttato della domanda commerciale legata all’agricoltura, incentivando presso centri specializzati, la commercializzazione dei semi di specie e cultivar autoctone, ora pressoché introvabili in commercio. 72 5.3.3. Interventi Il “Giardino per le farfalle” che si propone di realizzare, tenendo conto delle abitudini e dello stile di vita di questi insetti, prevede la predisposizione al suo interno di punti specifici con diverse finalità, destinati a favorire: 1) il completamento del ciclo di sviluppo; 2) la nutrizione; 3) il corteggiamento; 4) la riproduzione. Tale differenziazione, oltre a permettere ai lepidotteri che raggiungono il “Giardino” di trovare le condizioni adatte per potervi sostare il più a lungo possibile, consente, allo stesso tempo, ai potenziali visitatori del “Butterfly Garden” di poter ammirare la maestosa bellezza di questi insetti. Di seguito vengono descritte le diverse fasi esecutive previste per la realizzazione del “Giardino”. L’area destinata all’osservatorio dei lepidotteri diurni presenta una vocazione originaria di tipo agricolo/pastorale, come del resto i terreni che la circondano. Con la trasformazione d’uso conseguente alla realizzazione del presente progetto, finalizzato all’incremento della Biodiversità, si rende necessario l’allestimento di strutture protettive (recinzioni), al fine di impedire eventuali incursioni da parte di animali pascolanti nei terreni vicini. A tale scopo si propone l’utilizzo di pali di castagno e rete a maglia rettangolare, corrispondenti ai materiali più idonei per le finalità perseguite. Le specie vegetali verranno impiantate all’interno di aiuole monospecifiche destinate ad attrarre una o poche specie di farfalle, in modo da offrire ai lepidotteri ambienti attraenti e ospitali garantendo al contempo un basso tasso di competizione interspecifica. Inoltre, all’interno del “Giardino” è prevista la disposizione di alcune vasche sistemate a pochi centimetri dal suolo, contenenti terreno inumidito frammisto a sabbia, da cui le farfalle possono succhiare acqua e sali minerali. Si possono, ad esempio, 73 utilizzare dei serbatoi pieni d’acqua a lento svuotamento da collocarsi vicino ad ogni vasca, per permettere al terreno di restare sempre umido. Le farfalle, necessitano anche della presenza di diversi punti di riferimento dove incontrarsi per i loro corteggiamenti. A questo scopo, possono essere creati nel “Giardino” alcuni “ricoveri” costituiti semplicemente da pietre sovrapposte ricoperte di fiori per consentire loro, di riprodursi in tranquillità. Ogni aiuola sarà inoltre supportata da un cartellone informativo contenente notizie e fotografie delle farfalle che si potranno osservare. Tenendo conto della funzione di “Giardino botanico” che si vuole attribuire al progetto, ogni pianta presente, sia all’interno che all’esterno delle aiuole, sarà accompagnata da una targhetta in cui verrà specificato il nome scientifico della specie vegetale. Nella porzione ad Ovest dell’area studiata è presente un vecchio rudere (che in una fase successiva del progetto potrà essere ristrutturato ed adibito a centro informativo e museale del giardino) che ospita intorno a sé un certo numero di esemplari di Urtica dioica, specie notoriamente ruderale e nitrofila. Di questa pianta in genere poco amata, si nutrono molte specie di Vanessa le quali, forse perché più sensibili all’inquinamento, stanno scomparendo. Quindi, per favorirne l’arrivo nel Giardino, si potrà incrementare ulteriormente la presenza dell’ortica, ampliandone la diffusione attraverso l’apporto di concime. Infine, per permettere ai visitatori di raggiungere le singole aiuole e di avvicinarsi il più possibile alle farfalle che giungono al Giardino, si prevede la creazione di un itinerario caratterizzato da sentieri in terra battuta e l’ubicazione di alcuni punti di osservazione sopraelevati, dai quali si potrà ammirare la bellezza del paesaggio circostante. Sono previsti inoltre i seguenti interventi: 1. Riduzione e controllo dell’arbusteto a Spartium junceum; 2. introduzione di crisalidi di diverse specie di lepidotteri per consentire un rapido insediamento delle specie desiderate nel “Giardino” (da effettuarsi in primavera inoltrata). 3. posizionamento di panche in legno grezzo lungo il percorso. 74 5.3.4. Comunicazione e promozione Informazione e pubblicità rappresentano l’ultima fase di sviluppo del progetto al fine di accrescere le opportunità di partecipazione del pubblico e nel contempo di migliorare la conoscenza delle azioni svolte per il recupero ambientale. Per il processo informativo si prospetta l’utilizzo di materiale promozionale e strategie di comunicazione, quali: a) Depliant con fotografie e itinerario naturalistico / culturale. b) Iniziative per scuole e gruppi interessati, come: visite guidate al “Giardino”, informazioni sul come comporre un giardino urbano o domestico che sia favorevole alle farfalle, con lista di piante adatte e istruzioni di facile comprensione. c) T-shirt, poster, cartoline, CD, etc. d) Sito internet. 75 6. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Il lavoro svolto ha permesso di evidenziare che, se opportunamente conosciuto, anche un territorio che apparentemente può sembrare monotono o di basso valore naturalistico può essere valorizzato ai fini di un turismo ecosostenibile ecc. Dal punto di vista formativo è stata acquisita una competenza specifica per il rilevamento della flora e della vegetazione, elementi di basilare importanza per un naturalista di indirizzo botanico e strumenti indispensabili per qualunque tipo di analisi ambientale. Sono state identificate 157 specie vegetali, è stata ricostruita la Serie di vegetazione dell’area mediante l’individuazione di tutte le tappe di sostituzione e dei loro rapporti dinamici ed è stato infine interpretato il paesaggio sulla base della flora, della vegetazione, del substrato e delle caratteristiche climatiche del sito. La presenza delle singole specie inoltre è stata valutata sulla base della rispettiva relazione con le specie di lepidotteri diurni. Il numero di specie vegetali rinvenute, piuttosto elevato in rapporto all’esigua estensione dell’area, delinea una situazione di considerevole diversità floristica. Si ritiene quindi che il suddetto terreno sia potenzialmente molto adatto ad accogliere un cospicuo numero di Lepidotteri diurni e risulti adeguato per la creazione di un’area di osservazione di detta entomofauna. La proposta di giardino qui delineata e’ naturalmente ancora incompleta; mancano ad esempio analisi di tipo economico-sociale. Essa testimonia però l’interesse degli Enti dedicati allo sviluppo locale (Comunità Montane in particolare) a conservare il territorio come valore godibile dal punto di vista paesaggistico senza trascurare la componente naturalistica. Si è cercato, infine, di sviluppare quelle professionalità e competenze preziose rispetto alle quali spesso il naturalista, non avendo una figura professionale ufficialmente delineata o un albo professionale riconoscimento nel mondo lavorativo. 76 di riferimento, stenta ad avere 7. 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Charaxes jasius L. 87 TAVOLA - 6 - Foeniculum vulgare Miller Papilio machaon L. 88 TAVOLA - 7 - Nymphalis polychloros L. Polygonia c-album L. Ulmus minor Miller 89 TAVOLA - 8 - Colias crocea Geoffroy Colias hyale L. Medicago sativa L. Polyommatus icarus Rottenburg 90 TAVOLA - 9 - Leptidea sinapis L. Colias hyale L. Coronilla emerus L. 91 TAVOLA - 10 - Viola reichenbachiana Jordan ex Boreau Boreau Argynnis paphia L. 92 TAVOLA - 11 - Malva sylvestris L. Vanessa cardui L. 93 TAVOLA - 12 - Polyommatus icarus Rottenburg Leptidea sinapis L. 94 TAVOLA - 13 - Iphiclides podalirius Scopoli Pyrus pyraster Burgsd. 95 TAVOLA - 14 - Polyommatus icarus Rottenburg Colias hyale L. Trifolium campestre Schreber Colias crocea Geoffroy 96 TAVOLA - 15 - Prunus avium L. Iphiclides podalirius Scopoli 97 TAVOLA - 16 - Hipparchia fagi Scopoli Holcus lanatus L. 98 TAVOLA - 17 - Salix alba L. Apatura iris L. Polygonia c-album L. 99 TAVOLA - 18 - Ficus carica L. Charaxes jasius L. 100 PROGETTO 101