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Giovanni Ciofalo – Silvia Leonzi
(a cura di)
HOMO COMMUNICANS
Una specie di/in evoluzione
ARMANDO
EDITORE
CIOFALO, Giovanni – LEONZI, Silvia (a cura di)
Homo Communicans. Una specie di/in evoluzione ;
Roma : Armando, © 2013
144 p. ; 20 cm. (Comunicazione e m@ss-media)
ISBN: 978-88-6677-277-4
I Giovanni Ciofalo II Silvia Leonzi III Giada Fioravanti et al.
1. Studi sulla comunicazione
2. Aspetti sociologici della comunicazione
3. Comunicazione come habitat, habitus e heimat
CDD 300
© 2013 Armando Armando s.r.l.
Viale Trastevere, 236 - 00153 Roma
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Sommario
All’inseguimento della comunicazione
GIOVANNI CIOFALO, SILVIA LEONZI
Capitolo primo Modernità e/è comunicazione
GIADA FIORAVANTI, SILVIA LEONZI
1.1. Il legame invisibile
1.2. C’era una volta…
1.3. C’era una “svolta”…
1.4. La fine del sogno: il Grande Fratello e la postmodernità
Capitolo secondo La comunicazione come oggetto di studio
SIMONA ARIZIA, PAOLO FEDELI, SILVIA LEONZI
2.1. La comunicazione come oggetto scientifico
2.2. Verso le scienze della comunicazione
2.3. Oltre il pensiero debole della comunicazione
2.4. La comunicazione tra scienza e immaginario
Capitolo terzo La comunicazione in un “tweet”
ENRICA BOLOGNESE, GIOVANNI CIOFALO
3.1. Gli hashtag della comunicazione
3.2. #comunicazionecomebisogno
3.3. #comunicazionecometecnica
3.4. #comunicazionecomeinformazione
3.5. #comunicazionecomerelazione
3.6. #comunicazionecomecultura
3.7. #comunicazionecomepotere
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3.8. #comunicazionecomegioco
3.9. #comunicazionecomenarrazione
Capitolo quarto Le tre H della comunicazione
GIOVANNI CIOFALO, ANTONIO DI STEFANO, SILVIA LEONZI
4.1. Il perché dei perché
4.2. Perché la comunicazione è un habitat
4.3. Perché la comunicazione è un habitus
4.4. Perché la comunicazione è un’heimat
Capitolo quinto Fenomenologia dell’Homo Communicans
SILVIA LEONZI
5.1. Nella società della comunicazione
5.2. Homo Communicans
Bibliografia
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Al mondo di Peppina
Ai baffi di Max
AB
All’inseguimento della comunicazione
GIOVANNI CIOFALO, SILVIA LEONZI
«[…..] è un campo energetico creato da tutte le cose viventi. Ci circonda,
ci penetra. Mantiene unita tutta la galassia».
(OBI-WAN KENOBI, Star Wars, 1977)
«[…] ci dà accesso a tutto quanto. È il supremo biglietto omaggio, è il
nuovo sacerdozio».
(J. MILTON, L’avvocato del diavolo, 1997)
«[…] è ovunque. È intorno a noi. Anche adesso, nella stanza in cui siamo.
È quello che vedi quando ti affacci alla finestra, o quando accendi il televisore. L’avverti quando vai al lavoro, quando vai in chiesa, quando paghi le
tasse».
(MORPHEUS, The Matrix, 1999)
Oggi sempre più spesso si sente parlare di società della comunicazione e altrettanto frequentemente si dice che “tutto è comunicazione”,
ma se si prova a chiedere alle persone “che cos’è la comunicazione?”
ci si rende conto che non solo ciascuno ne fornisce una definizione
diversa, ma anche che si incontrano non poche difficoltà a circoscriverne il campo. Molti potrebbero fare riferimento all’uso della parola,
intendendo per comunicazione il linguaggio, altri potrebbero concentrarsi sulla relazione, parlando di scambi e rimandi, quelli più tecnologicamente orientati potrebbero indicare uno o più media, altri, più semplicemente, potrebbero sostenere che coincide con l’informazione.
L’unica, assoluta e incontrovertibile verità è che la comunicazione è
ognuno di questi elementi e tutte queste cose insieme: è il tutto che va oltre
la semplice somma delle sue parti ed è per questo che farne un oggetto di
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studio è, al tempo stesso, un’operazione semplice e complessa. Da questa
sorta di illusione ottica, che fa apparire la comunicazione trasparente come
un bicchiere d’acqua e opaca come una scatola nera, nasce la volontà di
scrivere un libro che ne restituisca la doppia natura di casa e labirinto: un
luogo quotidiano e uno spazio intricato in cui si rischia (o si sceglie) di perdersi. Quello che ci interessava era offrire a studenti o semplici appassionati del tema, desiderosi di accostarsi allo studio della comunicazione, un
percorso panoramico, attraverso il riferimento ad alcuni dei principali concetti e delle più importanti categorie interpretative sviluppate al proposito.
Dichiarato il nostro obiettivo, dobbiamo chiarire l’impostazione teorica che abbiamo adottato nel tentativo di raggiungerlo, sulla base della
semplice consapevolezza di dover, in qualche modo, inseguire il nostro
stesso oggetto di analisi. Studiare la comunicazione con la comunicazione ci è sembrata la scelta più efficace: all’interno del testo, infatti, abbiamo voluto fare spesso (e volentieri) riferimento a metafore, citazioni, storie e contesti presi in prestito dai prodotti dell’industria culturale (romanzi, film, fiction, fumetti, etc.), utilizzati strumentalmente per descrivere
l’insieme complesso delle relazioni tra comunicazione, società e cultura
che abbiamo scelto di raccontare. Una scelta stilistica ben rappresentata
anche dalle frasi riportate in apertura di questa sintetica introduzione:
citazioni in cui ci siamo divertiti a presupporre che la parola comunicazione fosse il soggetto del testo, sostituendola con i puntini di sospensione. Nel primo caso, tratto da un classico del cinema come Star Wars
(1977), abbiamo preso in prestito le parole del Maestro Jedi Obi-Wan
Kenobi per definire la comunicazione (nella versione originale la Forza)
come il collante di una comunità, che trascende i singoli soggetti. Nel
secondo, la visione allettante, ma rischiosa, della comunicazione come
amplificatore delle capacità dell’individuo, giocando con le parole pronunciate da Al Pacino nel film L’avvocato del Diavolo (1997). Nel terzo,
infine, utilizzando un dialogo tra Morpheus e Neo, del film Matrix
(1999), per introdurre l’idea di comunicazione come habitat, concetto di
cui parleremo più specificatamente nel quarto capitolo. Visioni differenti, e in parte complementari, che servono anzitutto a capire che la compresenza di più definizioni di comunicazione e l’impossibilità di individuarne confini certi e assoluti non rappresenta esclusivamente un limite,
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ma la condizione essenziale, e non solo da un punto di vista scientifico,
per confrontarsi con un oggetto così complesso e affascinante.
Costituendo un elemento congenito alla natura umana, infatti, la comunicazione, anziché essere considerata come un fatto statico, deve più propriamente essere interpretata come un processo: un insieme di insiemi
(Morin 1986), i cui componenti influenzano (e vengono influenzati da) i
diversi ambiti di riferimento, subendo, nel corso dei secoli,
un’evoluzione non necessariamente lineare, ma articolata e determinata
dalla concatenazione di un numero molto elevato di fattori. Parlare di
comunicazione, dunque, significa muoversi su un terreno accidentato,
non soltanto perché ogni tentativo di fare luce rappresenta comunque un
compromesso tra ipotesi teoriche e verifiche empiriche, ma, più nello
specifico, per la natura anfibia che la connota.
Come cercheremo di illustrare più analiticamente, infatti, la comunicazione è un insieme di modelli, di ricerche e di astrazioni, ma costituisce
anche un’attività indispensabile per la vita degli esseri umani, per la loro
riproduzione e conservazione (su un piano trans-storico) e, contemporaneamente, l’habitus dell’attore sociale contemporaneo (su un piano storicamente determinato). La comunicazione come forma, come matrice archetipica,
come elemento primordiale rappresenta il connotato bio-antropologico di
ogni pratica centrata sui flussi di informazioni: un fattore centrale nell’evoluzione dell’umanità, che gli uomini, le culture, le tecnologie, il potere plasmano e riconfigurano, come un materiale plastico, dotato di una certa resilienza, che tende ad adattarsi e ad autoconservarsi.
Se la presenza della comunicazione nella vita degli individui, quindi,
ci appare come un’essenza costante, a cambiare sono i contenuti che, di
volta in volta, danno spessore e significato agli scambi, rappresentando
l’articolazione mobile attraverso cui costruiamo le relazioni sociali, soggette, oggi ancor più che in passato, a incessanti variazioni e interpretazioni. L’analisi delle dinamiche tra forma e contenuti della comunicazione costituisce, forse, il punto di osservazione più interessante, i cui confini tendono a espandersi verso i territori di discipline contigue, continuamente messi in discussione da riflessioni tese a sottolineare
l’inadeguatezza di una conoscenza rigidamente separata in due distinte
culture (Snow 1959): le scienze della natura e le scienze umane.
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Il riconoscimento della vocazione transdisciplinare degli studi sulla
comunicazione è piuttosto recente e prende avvio dalle scoperte realizzate
in primo luogo nell’ambito della fisica, ma anche della genetica, della cibernetica, della neurobiologia. I cambiamenti di prospettiva, operati proprio in
quei contesti che avevano decretato il successo (e la presunta esattezza)
della scienza moderna, riconfigurano convinzioni, modelli e teorie, sancendo la crisi profonda di un intero paradigma. In questi ultimi dieci anni, gli
sforzi compiuti dalla comunità scientifica, ma anche, e soprattutto,
l’interesse suscitato in un’opinione pubblica sempre più coinvolta nelle
dinamiche di un mondo globalizzato e interdipendente, in cui la comunicazione appare ormai come il cuore pulsante del sistema sociale e culturale,
non fanno che accreditare il ruolo di primo piano assunto da questa sfera nel
mondo contemporaneo. Molte delle incertezze iniziali, che avevano segnato la nascita di questo settore di studi, sono state ormai superate, lasciando
il posto a un atteggiamento di maggiore consapevolezza e rispetto, ma
anche di autocritica, evidenziando, persino, quelle ingenuità epistemologiche che avevano segnato i primi passi della Communication Research.
Una coraggiosa manualistica, risalente a qualche anno fa, si proponeva di raccogliere i frammenti più significativi di una galassia di tendenze e contributi disciplinari, aggregatisi attorno a un territorio ancora tutto
da scoprire, ma destinato a subire la colonizzazione di quelle scienze che
avevano iniziato a occuparsene, protese a illuminare il cono d’ombra più
immediatamente avvicinabile con gli strumenti in loro possesso. Lo sforzo principale, compiuto da allora a oggi, è stato quello di mettere in evidenza le fragilità e gli ostacoli che si opponevano alla costruzione di una
mappa in grado di orientare, con una certa decisione, il cammino di conoscenza intrapreso da chi si accingeva, con entusiasmo pionieristico, a percorrere sentieri talvolta impervi. In questa prospettiva, una quota rilevante del lavoro di sistematizzazione ha riguardato la descrizione delle teorie, dei modelli, delle correnti e delle scuole, tesi a indagare l’essenza e
la portata degli effetti sociali prodotti dal e nel nuovo mondo della comunicazione. Come vedremo nel corso del volume, l’esplosione e la velocità di diffusione dei media nella società moderna hanno immediatamente
convogliato l’interesse di studiosi e osservatori sugli aspetti più vicini
alla natura di massa della comunicazione, provocando a volte
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un’identificazione diretta e immediata tra questa e la comunicazione tout
court. A farne le spese è stata la riflessione intorno alla comunicazione
interpersonale, rimasta perlopiù appannaggio della psicologia sociale,
all’insegna di una profonda frattura tra una dimensione micro e una
macro. Allo stesso tempo, un’impostazione ereditata da un approccio
tipicamente sociologico ha condizionato lo sviluppo delle scienze della
comunicazione, inducendole, in molti casi, a ipostatizzare i concetti, congelandoli in un tempo astorico, incapace di tenere in considerazione la
natura processuale dei fenomeni considerati. Così, ad esempio, per un
lungo periodo la comunicazione è stata fatta coincidere, a un livello
generale, con quella sviluppatasi all’interno della modernità, riducendo
le possibilità di analizzare in forma diacronica i suoi numerosi aspetti
che, nell’ambito della dimensione esistenziale degli individui, risultano
invece estremamente dinamici e mutevoli. In una fase più recente, invece, si è verificato un diverso tipo di sbilanciamento dovuto a una crescente attenzione nei confronti dei sempre più rapidi processi di innovazione
tecnologica, tali da determinare la rapidissima affermazione di tecnologie nuove, orientando la riflessione scientifica sulle implicazioni di questi sviluppi nei diversi ambiti della vita associata, anche se a rischio, in
alcuni casi, di forme potenziali di determinismo tecnologico.
Ai risultati, pure interessanti, maturati da queste prospettive, nel corso
del tempo, si sono poi affiancati quelli derivanti da un complessivo rinnovamento teorico ed epistemologico, prodotti al di fuori di questo mainstream, grazie al contributo di settori applicativi (pensiamo, ad esempio,
alla comunicazione pubblica o alla comunicazione della salute) in cui la
comunicazione si è rivelata un essenziale ammortizzatore di cambiamenti delle pratiche sociali e culturali.
La consapevolezza di una progressiva evoluzione del nostro campo di
riflessione ci consente oggi di presentare un testo che, pur tenendo conto
dei precedenti apporti e pur essendo destinato a chi si avvicina per la
prima volta allo studio della comunicazione, non debba necessariamente
proporsi come una summa teorica esaustiva, ma, in parte rinviando a una
bibliografia di base, in parte riprendendo alcune intuizioni fondamentali
e utili ai fini del nostro discorso, si conceda il lusso di analizzare
l’oggetto comunicazione attraverso elaborazioni dichiaratamente pro13
spettiche e trasversali, che non sempre sono state adeguatamente considerate come appartenenti di diritto al campo dei media studies, in senso
stretto. Abbiamo scelto, cioè, di privilegiare un approccio di tipo transdisciplinare, nel tentativo non soltanto di mettere in luce le connessioni
rilevabili tra i molti frammenti di conoscenza derivanti dall’esplosione
del discorso comunicativo, ma anche di contestualizzare questo discorso
all’interno di processi culturali più ampi, per evitare (speriamo)
l’adozione di una prospettiva mediacentrica e unilaterale. Anche se siamo
consapevoli delle difficoltà di affrontare nodi irrisolti e di sollevare interrogativi, più che di fornire risposte pret à porter, riteniamo che lo stadio
di conoscenze cui siamo giunti al momento attuale ci consenta di azzardare scenari in cui le scienze della comunicazione si affranchino da uno
statuto disciplinare incerto e perennemente in fieri, offrendo all’osservatore, se non nuovi assiomi, leggi e regole, almeno la percezione di avere
a che fare con un oggetto sensibile, che per molte delle sue caratteristiche si presta oggi a riconfigurare nuovi paradigmi e interazioni tra forme
di conoscenza apparentemente distanti.
L’attenzione collettiva nei riguardi di fenomeni che rientrano a vario
titolo nell’ambito dei processi comunicativi, la moltiplicazione di studi e
ricerche legati alla pervasività di manifestazioni sempre più visibili e presenti nelle pratiche della nostra vita quotidiana, costituiscono la trama sottile e spesso inestricabile del mondo in cui viviamo, assumendo la forma
di punti luminosi disseminati su una mappa, la cui visione, talvolta, rischia
di abbagliarci. In questo senso, allora, ci teniamo a sottolineare che quello che offriamo al lettore che vorrà seguirci lungo questo percorso non
costituisce certamente la fotografia statica di un oggetto che, invece, si
rivela in perenne movimento. Al contrario, si tratta di un racconto, di una
narrazione, di una storia che, come in un film o in un romanzo, si basa
sugli elementi che abbiamo ritenuto più significativi all’interno di quello
scenario complesso in cui anche noi abbiamo scelto di perderci.
Questo libro, che è stato possibile realizzare attraverso la curiosità e
la passione di molti altri compagni di viaggio (studenti, collaboratori e
colleghi) è, in qualche modo, il diario della nostra esplorazione.
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