con_te _sto cooperativo - Osservatorio Scolastico Provinciale di
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BENTORNATI “Giocando s’impara” è lo slogan che ha attirato la mia attenzione sul percorso didattico che sto per introdurre. Mi sembra la frase più efficace per presentare l’attività oggetto di questa pubblicazione, che raccoglie una diversificata serie di percorsi laboratoriali finalizzati all’introduzione e alla sperimentazione diretta del metodo dell’apprendimento cooperativo. La peculiarità di questa metodologia sta nella capacità di coniugare finalità educative con quelle disciplinari, sviluppando contemporaneamente un’azione efficace su due piani paralleli e strettamente interconnessi: quello delle abilità sociali e quello delle competenze strettamente disciplinari. La Provincia di Pisa, con una vasta rete di Istituti scolastici, ha realizzato questa sperimentazione anche tramite una collaborazione a carattere continuativo con altri Istituti della regione Piemonte e della regione Liguria, diventando polo di ricerca sui risultati ottenuti dalla sperimentazione di questo metodo per contesti paralleli ma diversificati. Il progetto è l’evoluzione e l’approfondimento di un seminario residenziale a San Miniato, organizzato dalla Provincia di Pisa nel 2004 in collaborazione con la “Fondazione San Paolo di Torino”, nel quale i Proff. Kathy e Norm Green presentarono la metodologia dell’apprendimento cooperativo come un’efficace ipotesi di innovazione didattica in contesti di apprendimento già strutturati come la scuola secondaria superiore. Questa metodologia – quasi una filosofia del vivere secondo una logica di partecipazione effettivamente condivisa – è stata successivamente sperimentata nell’attività quotidiana nelle classi e ha ottenuto un tale feedback positivo che negli anni si è costituita una rete di scuole sostenute dalla Provincia. A partire dal 2004 sono state attuate alcune sperimentazioni di questa metodologia in contesti diversificati, base per un confron- 1 to e una valutazione comparativa dei risultati. Sono fermamente convinta dell’opportunità di continuare questo percorso, che ha avuto un passaggio significativo con le giornate studio “Giocando s’impara” e con il workshop residenziale a San Rossore “EverGREENS in the park, ovvero l’apprendimento cooperativo mette radici”. Questi convegni sono stati entrambi condotti con inimitabile e straordinaria efficacia e altissima professionalità da Norm e Kathy Green, esperti formatori di fama internazionale, che io purtroppo non ho avuto la fortuna di incontrare. In questa occasione mi associo a quanti hanno il piacere di lavorare nel ricordo di lui, scomparso recentemente. E’ a Norm Green e al continuo stimolo da parte del lavoro suo e della moglie Kathy che il gruppo interprovinciale di Genova, Pisa e Torino, coordinato da Isabella Ghilarducci, in stretta collaborazione con i colleghi di Torino e Genova, intende dedicare questa giornata, come eredità che lascerà nelle nostre scuole, nella consapevolezza che la fiducia nel cambiamento verso modalità democratiche di convivenza è davvero irrinunciabile, sia per la scuola che, a partire da essa, per gli altri contesti della società di oggi. Miriam Celoni Assessora alla Pubblica Istruzione della Provincia di Pisa 2 IN RICORDO DI NORM Ancora posso immaginarlo prossimo a tornare, magari per un seminario di formazione di III livello, sembra quasi che a breve tornerà dal Canada per ritrovarci come alunni, noi insegnanti ed i nostri studenti, insieme a sperimentare nuove attività e invece non è così: Norm Green non è più tra noi dal 7 ottobre scorso. La sua fama internazionale di pedagogo canadese, formatore della metodologia del “cooperative learning” lo ha reso collaboratore prezioso di molte istituzioni pubbliche preposte all’educazione in Europa e in America. Negli ultimi dodici anni si era impegnato quasi esclusivamente alla diffusione della metodologia dell’apprendimento cooperativo con dedizione, passione e professionalità non comuni. Per chi ha avuto la fortuna di incontrarlo, Norm era impareggiabile nel diffondere i principi per un’educazione autentica e democratica. Pisa lo ha accolto con entusiasmo in coppia con la moglie Kathy dal maggio del 2004 quando insieme hanno condotto con successo il seminario sull’apprendimento cooperativo organizzato dalla Fondazione San Paolo per la scuola,la Provincia ed il Comune di Pisa. Il suo entusiasmo instancabile, la sua dirompente ironia e la sua professionalità incisiva hanno cambiato realmente il modo di fare scuola e non solo, di molti di noi. Dal 2004 coordino l’attività di una rete di scuole che continua a promuovere ed a sperimentare apprendimento cooperativo attraverso incontri, seminari convegni coinvolgendo insegnanti,educatori e docenti universitari. Norm e Kathy sono stati più volte supervisori di questi incontri di formazione; l’ultimo è stato il seminario residenziale “EverGREENS in the park” che li ha visti protagonisti a San Rossore, in qualità di supervisori di un gruppo che ha unito e confrontato le esperienze didattiche di Pisa, Genova e Torino. Ecco il perché di questa pubblicazione-ricordo che ha in sé la possibilità di diventare anche strumento di lavoro e di divulgazione, per rinnovare la fiducia nel cambiamento che Norm sapeva suscitare dentro ciascuno di noi e per viverla giorno per giorno insieme ai nostri studenti. Isabella Ghilarducci 3 PARTECIPARE DAVVERO SI PUÒ, ECCO COME Per me l’apprendimento cooperativo è stato ed è una buona soluzione per le principali problematiche educative spesso comuni anche a contesti altamente differenziati tra loro. Il perché sta nel suo peculiare uso della variabile tempo. La funzione che la metodologia in oggetto le attribuisce è quella di scandire le attività assegnate ai singoli componenti in ogni team, armonizzando altresì l’inizio e la fine delle attività simultaneamente per tutti i team. In questo modo si attua un risparmio dei tempi morti e delle ripetizioni continue delle consegne e si tiene desta l’attenzione di ciascun componente. Ognuno è infatti responsabilizzato alla gestione comune del tempo e questo costituisce il primo passo per un’educazione alla convivenza democratica: tutti si muovono entro lo stesso tempo ed anche il docente, nell’indicazioni delle consegne, è chiamato a rispettare il proprio. Nasce l’interdipendenza di scopo, in questo caso orientata a concludere l’attività proposta nel tempo dato. Si “vive” davvero sia la condivisione che l’uguaglianza, come raramente accade, al di là delle parole, siano esse semplici enunciazioni di principi che anche narrazione di vissuti eccellenti, significativi, ma comunque lontani dal nostro essere. Nell’apprendimento cooperativo, ogni gesto individuale e collettivo diventa percezione consapevole di un principio effettivamente sperimentato. L’uso consapevole del tempo aiuta a comprendere, momento per momento, la sua importanza. Come? Attraverso la pratica delle strutture che applicano l’interdipendenza positiva di ruolo: ad esempio, durante un jigsaw o una tovaglietta americana, viene previsto ed assegnato ad un membro del gruppo (preferibile se a rotazione in modo da farlo sperimentare a ciascun componente), il ruolo di controllore del tempo. E’ un compito importante che può essere associato ad altri, magari di natura disciplinare. All’inizio ritengo opportuno che sia assegnato come ruolo unico, magari inserendo la rotazione dei ruoli tra i membri dello stesso team, in modo da focalizzare l’attenzione all’interno di ciascun gruppo, sull’importanza del tempo e sul suo valore propedeutico all’abilità di saper portare a termine un lavoro. In questo modo si mette in moto indirettamente un processo che è in grado di sviluppare autostima e motivazione, quest’ultima a livello inizialmente estrinseco (ad esempio attraverso la previsione di strutture che attuino l’interdipendenza positiva 4 di premio) e successivamente a livello intrinseco (cfr. opera Sharan) come piacere consapevole di saper concludere un compito in tempi predefiniti. È inoltre possibile programmare una serie di attività con l’obiettivo di sviluppare competenze di grado crescente come traduzione sul piano operativo della teoria della zona di sviluppo prossimale Vygotskij. In un processo di apprendimento così configurato, è importante che anche l’insegnante, in sede di programmazione didattica, progetti le strutture stabilendo i tempi della loro scansione. In tal senso è innovativo l’intreccio e lo sviluppo contemporaneo di competenze che attengono all’area sociale e a quella disciplinare. Si possono attribuire ruoli esclusivamente disciplinari, associandone uno relativo al controllo del tempo (ad es. n. 1 lettore, n. 2 scrittore prende appunti, n. 3 schematizzatore, n· 4 responsabile del tempo e farli ruotare all’interno di una struttura che comporti step multipli di 4 (ad esempio l’analisi di 4, 8, 12 articoli del c.c.); oppure si può associare, quando il livello di confidenza con il metodo è maggiore, a ciascun ruolo disciplinare un ruolo sociale (n. 1 lettore e responsabile rumore, n. 2 responsabile di prendere appunti e incoraggiatore come responsabile equa partecipazione, n. 3 schematizzatore e responsabile gentilezza e ascolto attivo, n. 4 critico e responsabile tempo). La scelta di far ruotare i ruoli permette a ciascun componente di sperimentarsi in tutte le competenze assegnate. Fin qui l’analisi si è incentrata sul ruolo della variabile tempo come potenziale risorsa aggiuntiva nei processi di apprendimento, ma la sua importanza non si esaurisce nell’attribuzione del rispettivo ruolo all’interno dei team; la dimensione temporale entra nella metodologia anche in stretta connessione con altre variabili rafforzandone l’efficacia. In particolare con la variabile spazio, relativamente al suo uso collettivo, il segnale scandisce anche il tempo di eventuali spostamenti; lo stesso segnale è anche in grado di indicare effetti negativi in termini di eccessivo rumore. In questo modo la sua efficacia è quella di rendere concreta la visibilità di un problema e di rendere simultaneamente condivisibile la sua percezione. Il docente può scegliere il segnale del tempo in una vasta gamma che 5 varia a seconda dei contesti e delle situazioni che si determinano di volta in volta, e va dal battere le mani, alzarne una in richiesta di attenzione, mostrare una piccola lavagnetta con le istruzioni scritte fino all’uso di appositi mezzi sonori come la campanella, il fischietto, il diapason, piccoli gong, i quali si differenziano in base al timbro, all’intensità e la cui efficacia è strettamente rapportabile al singolo contesto di riferimento. Posso raccontare a proposito la mia esperienza in due situazioni altamente diversificate tra loro. La prima si riferisce ad un gruppo classe grande, circa 100 docenti: in uno spazio con acustica problematica, in cui non si sentiva il suono della campanella e di conseguenza i gruppi non potevano percepire il tempo ignorando le sequenze ed il loro susseguirsi, il clima generale era estremamente rumoroso e confuso. Ho deciso quindi, di cambiare il modo di segnalare l’inizio e la fine del lavoro dei team, sostituendo la campanella con una lavagnetta. La utilizzavo per scandire il tempo e anche per focalizzare l’attenzione sul livello di rumore prodotto dal gruppo classe, alzando la stessa con la scritta “shhhh!”, in modo che tutti percepissero con uno stimolo contrario il problema esistente nella ricezione del segnale. Le istruzioni delle attività erano impartite con l’inizio e la fine esplicitato da “vai” e “stop”. In questo modo, in silenzio, la lavagnetta con le scritte era diventata la nuova segnaletica delle scansioni temporali predefinite. La seconda occasione riguarda un gruppo classe che ha lavorato meglio quando ho sostituito la campanella, segnale più efficace con studenti vivaci e giovani, con un triangolo, il cui suono in estensione, risulta percepito sia come stop non violento sia come possibilità aggiuntiva di terminare il lavoro più tranquillamente. Mi viene a proposito in mente che la stessa Kathy Green nell’introdurre la variabile del tempo nei seminari di formazione, ha sempre sottolineato la propria scelta di usare il diapason in modo da non attivare resistenze ad un segnale brusco, potenzialmente percepibile in modo stressante. Sono piccoli dettagli, sottilmente importanti, in grado di ridefinire la relazione educativa in modo autentico ma con leggerezza, grazie alla scelta di strumenti esterni con valenza simbolica in termini di rispetto, com6 prensione e richiesta di autenticità da parte dei partecipanti. L’altro nodo che apprendimento cooperativo affronta in modo rivoluzionario è quello della valutazione congiunta, forse il più grande nodo avvertito da noi operatori nel mondo della scuola a giudicare anche delle richieste in questa direzione nei corsi di formazione. Valutazione congiunta significa attribuire lo stesso voto a ciascun componente del gruppo, in base al risultato dell’attività collettiva: si può scegliere la modalità che prevede l’unica prestazione da parte di un membro scelto con criterio casuale. In questo modo a ciascun componente del gruppo spetterà il voto attribuito alla prestazione del componente scelto a caso (per esempio estraendo a sorte un numero da uno a quattro). Secondo me questa modalità è quella più efficace per la responsabilizzazione individuale ed è al contempo funzionale ad annullare dinamiche di delega e ad allontanare stereotipi o pregiudizi, anche inconsapevoli, da parte del docente. L’alternativa a ciò può essere la modalità detta “del dito democratico”: si tratta di esplicitare la preferenza attraverso l’indicazione simultanea del relatore migliore e della sua scelta definitiva in base al criterio maggioritario. 7 Lavoro di gruppo? No, grazie, meglio gruppi che lavorano davvero! COOPERARE PERCHÈ Perché insieme si diventa migliori sia come gruppo che come singoli; le abilità che si apprendono e si sviluppano nel cooperare non sono innate ma si acquisiscono e si accrescono nella pratica quotidiana. L’apprendimento cooperativo si presenta come è uno dei modi possibili di insegnare, idoneo a sviluppare modalità di convivenza democratica. Per fare questo utilizza i criteri afferenti alla “mediazione sociale”: si basa su individuazione e rispetto di sequenze temporali, composizione casuale dei gruppi e presuppone attività di contatto. È una metodologia che ha la peculiarità di sviluppare contemporaneamente abilità disciplinari e sociali attraverso l’organizzazione dei 5 elementi base: interdipendenza positiva responsabilità individuale interazione promozionale faccia a faccia abilità sociali autoverifica e autovalutazione 8 L’attività viene svolta in piccoli gruppi (da 2 a 4 componenti) entro scansioni temporali ben definite (da un segnale del tempo) e sulla base dell’attribuzione di compiti diversificati tra di loro complementari. In questo modo ciascun componente è responsabile del compito che gli è stato attribuito propedeutico al risultato del team. L’attività di ciascun gruppo si struttura su due livelli tra loro interconnessi: il compito assegnato a ciascun componente del gruppo, diverso, differenziato ma necessario e complementare a quello degli altri per il risultato finale dell’attività del gruppo. Il legame è costituito dall’interdipendenza positiva che costituisce l’elemento distintivo tra lavoro di gruppo e gruppi che lavorano in apprendimento cooperativo. • L’obiettivo è quello di sviluppare la motivazione personale, la responsabilità, l’autostima e le abilità sociali dello studente attraverso una modalità di apprendimento che valorizza le capacità individuali, di team e la creatività. Il ruolo dell’insegnante diventa quello di un efficace facilitatore che promuove l’apprendimento attraverso il coordinamento dell’attività dei gruppi. • I risultati in termine di benessere e miglioramento della qualità della relazione attengono alla classe come un diverso modo di concepire la docenza ma possono ugualmente essere estesi ai rapporti di tipo organizzativo e progettuale che esistono tra docenti e all’attività degli organi direttivi e amministrativi. 9 Interdipendenza positiva Tutti per uno, uno per tutti L’interdipendenza positiva è la connessione tra i membri del gruppo in funzione dello scopo collettivo; impedisce di fatto il meccanismo della delega e la possibilità di non partecipare. È classificabile in 9 tipologie: RUOLO SCOPO SEQUENZA PREMIO AMBIENTE IDENTITÀ RISORSE SIMULAZIONE FORZA ESTERNA NEL WORKSHOP DI SAN ROSSORE Ha permesso una partecipazione effettiva che rende massimi i risultati 10 INTERDIPENDENZA Positiva di RUOLO Esiste quando ad ogni componente viene assegnato un ruolo complementare ed interconnesso a quello degli altri componenti. Il ruolo può essere sociale e/o lavorativo es. n. 1 legge il n. 2 prende appunti, n. 3 trova risorse n. 4 responsabile tempo e rumore NEL WORKSHOP DI SAN ROSSORE n. 1 propone, n. 2 critica n. 3 tempo e rumore n. 4 scrive 11 INTERDIPENDENZA Positiva di SCOPO Esiste quando ciascun componente del gruppo è legato agli altri dall’esigenza di raggiungere tutti insieme lo scopo assegnato (ad esempio essere in grado di riassumere, esporre, risolvere un esercizio) • Modalità A) accetto solo prodotti collettivi che valuto per tutti B) chiedo una soglia di minima di risposte corrette per tutto il gruppo o per ciascun componente C) stabilire un tempo massimo comune per la consegna di tutti gli elaborati individuali dei membri del gruppo 12 NEL WORKSHOP DI SAN ROSSORE Pensare una presentazione dell’apprendimento cooperativo per i nuovi partecipanti INTERDIPENDENZA Positiva di SEQUENZA • Esiste quando il lavoro si sviluppa in modo sequenziale assegnando ruoli che si avvicendino necessariamente (posso iniziare il mio ruolo solo dopo che il numero precedente abbia svolto il suo e prima che il numero seguente inizi il compito assegnatogli). • La modalità può prevedere ruoli fissi o scambiabili a rotazione ad ogni esercizio per sviluppare a turno competenze diverse. Un esempio Il n. 1 scrive l’equazione, il n. 2 controlla la formula, il n. 3 applica la formula il n. 4 controlla il quaderno appunti o il risultato sul testo. NEL WORKSHOP DI SAN ROSSORE n. 1 prende foglietto con esempio n. 2 propone la collocazione n. 3 posiziona nel cartellone (Tassonomia di Bloom) n. 4 spia 13 INTERDIPENDENZA POSITIVA DI PREMIO Esiste quando si premiano tutti i componenti (o in alternativa nessuno) se il prodotto è buono (o non buono). L’obiettivo è quello di stimolare il piacere e attraverso esso la motivazione estrinseca in modo da sviluppare le condizioni per il successivo sviluppo di quella intrinseca. NEL WORKSHOP DI SAN ROSSORE Prima tutti abbiamo lavorato e adesso mangiamo tutti insieme 14 INTERDIPENDENZA POSITIVA D’AMBIENTE Esiste quando l’attività è organizzata in uno spazio (4 sedie intorno a due banchi, un angolo, una linea di persone, un cerchio) in modo da facilitare la comunicazione e l’interazione tra i membri. NEL WORKSHOP DI SAN ROSSORE Tutti si dispongono a cerchio ponendosi ad ogni lancio di un gomitolo, domande di conoscenza o di contatto. Per ricostituire il gomitolo, ognuno deve essere in grado di ripetere la risposta fornita dal compagno. Lo spazio concretamente ci unisce. 15 INTERDIPENDENZA POSITIVA di IDENTITÀ Esiste quando si sviluppa un senso positivo di appartenenza al gruppo attraverso la ricerca di un nome, un logo, uno spot, una bandiera, una canzone. NEL WORKSHOP DI SAN ROSSORE Ogni gruppo ha realizzato un proprio prodotto finale che lo identificava. Ad esempio cartellone o rubriche al cioccolato o altresì un colore 16 INTERDIPENDENZA POSITIVA di RISORSE Esiste se l’insieme dei materiali (appunti, libro di testo, parti dello stesso articolo, penna, forbici) viene suddiviso tra i membri del gruppo in modo che a ciascuno spetti una sola risorsa. NEL WORKSHOP DI SAN ROSSORE n. 1 Taglia i fogli n. 2 Sposta i fogli sul cartellone n. 3 Utilizza la colla n. 4 Incolla nella casella predefinita sul cartellone (structured sort) 17 INTERDIPENDENZA POSITIVA di SIMULAZIONE Esiste quando i membri del gruppo lavorano su una situazione ipotetica per riuscire a sopravvivere come gruppo. Ad esempio: “Immaginate di essere un gruppo di diplomatici che state lavorando per la pace nel mondo”. NEL WORKSHOP DI SAN ROSSORE L’attività delle rubriche prevedeva la produzione di pasticcini al cioccolato… 188 INTERDIPENDENZA POSITIVA di FORZA ESTERNA Esiste quando il gruppo è messo in competizione con qualche forza esterna tipo il tempo, il punteggio precedente di una verifica o di una classe precedente in modo da rafforzare il senso collettivo del gruppo. NEL WORKSHOP DI SAN ROSSORE Il tempo previsto per ogni attività e scandito dal diapason “gentilissimo “ di Kathy Green! 199 Responsabilità individuale La responsabilità individuale cioè l’attribuzione al singolo, e solo a lui, di una parte del lavoro di gruppo, non delegabile al altro componente, accresce l’efficacia dell’interdipendenza positiva di cui rappresenta il mezzo rispetto al fine. Rende il gruppo veramente efficace perché vanifica o rende nulli i comportamenti finalizzati ad evitare il compito e/o ad isolarsi. • Migliora la cooperazione tra i membri, incentivando il contributo di ognuno e riconoscendo a ciascuno la propria originalità, sviluppando autostima e motivazione. 20 Abilità sociali Le abilità sociali sono sempre presenti sia come propedeutiche al lavoro di gruppo sia come competenze da apprendere in termini di risultato. L’assunto di fondo è che non sono innate ma che si devono esercitare in ogni situazione, in modo da costituire esse stesse oggetto e obiettivo di apprendimento. Questo è l’elemento realmente innovativo rispetto al lavoro di gruppo, dove l’abilità di team viene valutata in fase finale, solo attraverso l’ottenimento o meno del risultato (Il gruppo che riesce induttivamente le possiede). Abilità sociali: ascolto attivo come lo vedo come lo sento - Cenni del capo - Contatto visivo - Linguaggi del corpo: voltarsi verso una persona - Parla una persona alla volta - Parla una persona alla volta - Domande rispettose: “Capisco ma puoi spiegare meglio?” - Non ho capito bene - Puoi chiarirmi bene? Cosa ho fatto liorare? ig Cosa posso m 21 Interazione promozionale faccia a faccia • Esiste quando si truttura l’ambiente in modo da favorire modalità di contatto visivo-operative; è una scelta che rafforza la comunicazione all’interno del gruppo. • In ogni ambiente • In ogni modo 22 Verifica ed Autovalutazione • Sono momenti finali sia relativamente al gruppo che alla classe e sono livelli di partenza per ulteriori obiettivi. • La verifica e l’autovalutazione del lavoro sia sotto l’ambito cognitivo che sotto quello sociale sono momenti determinanti per impostare il lavoro futuro. Diventano l’anello di congiunzione di un processo che si sviluppa in un tempo continuo, situando l’apprendimento in ogni specifico contesto reale (da dove ripartiamo e perché). La fase di autovalutazione tende a non colpevolizzare ed a ripartire dagli errori con intenti migliorativi. L’obiettivo è quello di sviluppare la motivazione personale, la responsabilità, l’autostima e le abilità sociali dello studente attraverso una modalità di apprendimento che valorizzi le capacità individuali, di team e la creatività. • Il ruolo dell’insegnante diventa quello di un efficace facilitatore che promuove l’apprendimento attraverso l’attività di gruppo. ASPETTATIVE: Insegnare ai nostri studenti: - Le competenze di cui hanno bisogno - Le abilità sociali - La responsabilità individuale - I valori democratici - Competenze e valori di onestà, verità, passione, partecipazione sociale - Come avere successo nella società globale - L’apprendimento permanente per tutta la vita 23 STRUTTURE? UN RIPASSO VELOCE I punti di forza della metodologia si individuano nella capacità di sviluppare competenze disciplinari e trasversali o sociali insieme attraverso l’uso flessibile e diversificato delle strutture. Una struttura può essere definita come un procedimento che si attiva in fasi standardizzate e strettamente interconnesse in modo da coniugare i 5 elementi chiave nel modo ottimale. Questi elementi non esauriscono la loro funzione nell’organizzazione della struttura ma integrano l’efficacia dei risultati attraverso la scelta dei tempi, dei luoghi e dei materiali che costituiscono l’oggetto della struttura. A tal fine di seguito si procederà ad illustrazione puntuale delle strutture proposte dalle più semplici informali a quelle a struttura complessa, entrambe applicabili ad unità didattiche sia disciplinari che interdisciplinari. LE STRUTTURE SPERIMENTATE Think, pair share, teste numerate, jigsaw, that’s great idea, round table, structured and unstructured sort, concept attainment, TGT THINK, PAIR AND SHARE • Obiettivo: formazione dei gruppi e dislocazione nello spazio con istruzioni; può essere propedeutica al ripasso o alla conoscenza. • FASI: Compilazione “Five fingers” (mano) su cibo musica gruppo ideale e reale e vacanza ideale su ogni dita della mano precedentemente disegnata. • FORMAZIONE COPPIE Ogni studente passeggia portando con sé il foglio delle preferenze detto “five fingers”; al segnale del tempo ciascuno si ferma e si mette in coppia con il compagno più vicino. • CONDIVISIONE IN COPPIA In ciascuna coppia un componente individuato in base ad un criterio casuale come n. 1 (ad esempio chi è andato a mangiar fuori più recentemente o chi ha gli occhi più chiari) espone le proprie preferenze precedentemente indicate nell’organizzatore grafico poi il n 2 procede nello stesso modo . • FORMAZIONE GRUPPI DI 4 Le coppie così formate passeggiano ed al segnale formano un team con la coppia più vicina • CONDIVISIONE e VERIFICA CAPACITA’ DI ASCOLTO sempre in base ad un criterio casuale (da quello con i capelli più corti, con i vestiti più vivaci) si inizia ad esporre a turno le preferenze del compagno di coppia 24 senza guardare la sua “mano” in modo da attivare anche l’ascolto attivo. • Possibile struttura collegata: teste numerate con ruoli per l’attribuzione di un nome al gruppo (n1 scrive e disegna n 2 materiali n 3 propone idee n 4 tempo e rumore). La struttura delle” Teste Numerate Insieme” (Numbered Heads Together) deriva dal lavoro di Spencer Kagan. SCOPI • Trattamento di informazioni, comunicazione, sviluppo del pensiero, revisione di materiali, controllo di conoscenze precedenti. ABILITÀ RILEVANTI • Condividere informazioni, ascoltare, fare domande, riassumere idee altrui, parlare sottovoce. FASI • Si attribuisce un numero a ciascuno studente in ogni gruppo, fino al numero 4. Se un gruppo è più piccolo degli altri, il numero 3 risponderà anche come numero 4. I numeri possono essere attribuiti dall’insegnante o dagli studenti stessi sulla base di un criterio casuale che mette al riparo da pregiudizi presenti o sospettati o presunti. • L’insegnante sottopone agli allievi una domanda o un problema da risolvere. Si deve sottolineare che ciascun componente del gruppo deve poter partecipare e saper rispondere alla domanda. ATTIVITÀ COOPERATIVE CHE COSTRUISCONO RELAZIONI E RAFFORZANO IL GRUPPO Libricino degli appunti Pensa, mettiti in coppia e condividi Teste numerate Angoli Dai un idea Carta T Scrittura Creativa Attività di contatto TGT - (Gioco-Torneo di gruppo) Riflessione… Cosa ho imparato? Come l’ho valutato? 25 • Assicurarsi di dare un tempo di attesa sufficiente a far completare iI compito al gruppo. • Ci si aspetta che ciascuno dei componenti, in seguito alla discussione, sia in grado di rispondere alla domanda. • Suggeriamo all’insegnante di formulare domande che inizino con: “Mettete insieme le vostre teste e...”, “ Assicuratevi di sapere tutti quanti,,,,, “. Ci sono molti altri modi in cui l’insegnante può efficacemente guidare gli studenti nell’attività di collaborazione. • Gli studenti lavorano insieme. “Mettono” letteralmente “le loro teste insieme” per risolvere il problema ed inoltre si assicurano che tutti nel gruppo sappiano rispondere alla domanda. • L’insegnante quindi richiede una risposta chiamando un numero (può essere fatto a caso o può essere deciso prima dall’insegnante per essere certi che il procedimento raggiunga gli scopi). Gli studenti con il numero chiamato rispondono a turno. • Se non c’è un numero sufficiente di studenti pronti a rispondere, l’insegnante può ritenere opportuno lasciare ancora un po’ di tempo o fornire un po’ di sostegno. Un esempio “oggi noi come prof ”. Una possibile applicazione di questa struttura riguarda la correzione dei compiti. Le verifiche individuali, già corrette, ma senza segni della loro correzione, vengono riconsegnate a coppie di studenti (si può decidere di consegnare verifiche diverse per focalizzare l’attenzione su tutte le competenze o consegnare ad ogni studente la propria verifica con l’obiettivo di recuperare le lacune emerse). Gli studenti procedono in coppia condividendo la risposta corretta domanda per domanda; ciascuno riporterà nel compito assengnatogli il punteggio secondo ciascuna scelta condivisa. In questo modo si determinerà il punteggio complessivo. Se quest’ultimo corrisponde a quello assegnato dall’insegnante ogni studente della coppia riceverà un bonus nella propria valutazione. 26 Jigsaw • FASE 1: Suddivido il materiale tra i membri del gruppo assegnando a ciascun componente una parte od un compito diverso ed unico ; ognuno è responsabile di apprendere o svolgere la sua parte o compito nel tempo assegnato. • FASE 2: si condividono i materiali e/o le competenze applicate al compito in modo sequenziale e con l’assegnazione di ruoli a rotazione (ad esempio n. 1 espone il contenuto o il compito applicato al contenuto o in alternativa individua le parole chiave del brano, parafrasa, risolve gli esercizi, n. 2 prende appunti su un foglio, n. 3 pone domande per chiarire n. 4 tempo rumore ed equa partecipazione. That’s great idea ovvero come la creatività stimola l’apprendimento A rotazione • n. 1 espone l’dea più pazza • n. 2 la conferma con giustificazione • n. 3 la scrive • n. 4 pensa all’idea successiva Round table • Ad ogni membro viene assegnato un foglio • Si formulano individualmente domande su una storia o domande disciplinari, esercizi. • Il foglio ruota ad ogni domanda e deve essere richiuso in modo da non mostrare la risposta agli altri componenti del gruppo. • Successivamente i fogli vengono aperti letti e viene scelto il miglior elaborato del gruppo con ruoli. (Ad esempio n. 1 legge due elaborati, n. 2 legge gli altri due, n. 3 propone e n. 4 responsabile tempo e rumore). 27 STRUCTURED AND UNSTRUCTURED SORT La struƩura del “structured sort” serve per classificare una serie di elemenƟ; in questo caso i parametri disƟnƟvi sono esplicitaƟ, la consegna è quella di idenƟficare tra una serie di elemenƟ quelli che ineriscono ad uno specifico conceƩo. Esiste anche una struƩura corrispondente informale deƩa “unstructured sort” in cui la serie di elemenƟ viene presentata sulla base dell’appartenenza o meno ad un dato parametro disƟnƟvo non esplicitato ed è compito degli studenƟ procedere nei team a questa idenƟficazione. Nel campo dei disturbi specifici di apprendimento questa struƩura di classificazione formalizzata (“structured sort”) è stata proposta come una classificazione conceƩuale di immagini: su un cartellone sono state collocate varie categorie conceƩuali, a ciascun gruppo sono state precedentemente consegnate immagini da assegnare ai vari spazi idenƟficaƟvi di un preciso conceƩo. L’aƫvità prevede ruoli specifici in sequenza per ciascun componente nell’ordine seguente: n. 1 propone, n. 2 controllore, n. 3 incolla n. 4 responsabile tempo e rumore. i ruoli possono anche ruotare dopo 10 sequenze in modo da aumentare l’interdipendenza posiƟva. 28 Concept attainment • In questa strategia, si presenta agli studenti un gruppo misto di esempi e non-esempi di un concetto. • Osservando questi esempi, gli studenti ipotizzano ciò che gli esempi hanno in comune che i non-esempi non hanno. • Sviluppano un’ipotesi sull’identificazione del concetto, che condividono con un compagno al loro fianco. Questa ipotesi viene poi verificata applicandola ad altri esempi. • Gli esempi potrebbero essere dei simboli, delle parole, dei brani, delle immagini o degli oggetti. Questa strategia può essere utilizzata in tutte le aree del curricolo. Coinvolge gli studenti nell’osservare, analizzare, classificare e dedurre. Soluzione: interdizione giudiziale FORSE: SI NO NO NO 29 Tgt • Suddividere la classe in team formati da 3 componenti. A ciascuno di essi viene attribuito un ruolo numerato in senso orario. Disporre i team a cerchio o in sequenza nello spazio classe. • Consegna e compilazione della scheda di identificazione del team. Il gruppo si attribuisce un nome sulla base di desideri, idee, gusti, scelte condivise e riporta sulla scheda nome e ruoli numerati di ciascun componente. • Preparazione dei materiali per il torneo e ripasso contemporaneo. Ad un componente del gruppo viene consegnato un foglio contenente 30 domande e risposte (in alternativa 32 se si sono costituiti gruppi di 4 persone), ad un altro componente sono consegnate forbici ed ad un altro componente la busta vuota. Per semplificare la procedura ed adattarla ai tempi brevi si può optare per la consegna ad un solo membro del gruppo di una busta contenente già i foglietti con una domanda e risposta precedentemente preparate e tagliate. Inizia la fase del ripasso. Nella prima ipotesi il n. 1 taglia in modo da formare domanda e risposta singola, il n. 2 legge ed il n. 3 imbusta. In questo modo si attua il ripasso degli argomenti trattati allenando le competenze richieste nella seconda fase. In alternativa le buste vengono consegnate già predisposte e i componenti del gruppo a turno leggono i foglietti con domanda e riposta. • Costituzione gruppi misti per il torneo. I gruppi si mescolano secondo questa modalità: dai team iniziali, precedentemente disposti a cerchio o in sequenza, i componenti, al segnale del tempo, si muovono in senso orario rispettando un ordine dato (per esempio, i n. 1 rimangono fermi, i n. 2 scalano di una postazione di team ed i n. 3 scalano di due postazioni di team in senso orario). In questo modo si formano i nuovi team, mescolati in modo tale che in ciascuno di essi siano presenti tre 30 diversi nuovi componenti in modo da ricostituire i ruoli assegnati in partenza (1, 2, 3). • Torneo. Ad un componente qualsiasi del gruppo viene consegnata una nuova scheda contenente 3 o 4 classificatori del punteggio a seconda dei componenti iniziali dei team, (3 o 4 se le domande sono 30 o 32). A questo punto, dopo aver compilato la scheda con i nomi ed il gruppo di appartenenza di ciascun componente, il torneo può iniziare seguendo le seguenti istruzioni (la struttura appare all’inizio complessa ma risulta semplice con l’uso frequente. È opportuno quindi, la prima volta, richiamare l’attenzione sull’organizzatore grafico di punteggi in modo da chiarire che l’assegnazione riguarda unicamente le risposte date da quel componente; a fini esemplificativi una ogni due se i gruppi sono di 3). Chiunque può iniziare seguendo la rotazione, cioè cambiando di volta in volta il ruolo. Il n. 1 estrae e legge la domanda al n. 2 il quale risponde, il n. 1 controlla se la risposta fornita è corretta secondo quanto indicato nella parte destra ed il n. 3 è responsabile di segnare il punteggio nella scheda nella parte di competenza del n. 2 e così via. Poi il n. 2 estrae dalla busta, come sempre, una domanda a caso e la pone al n. 3 il quale risponde, il n. 2 controlla nella parte destra del foglio se la risposta è corretta e il n1 con l’unica penna attribuita al gruppo segnerà il punteggio nella scheda relativamente al riquadro di competenza del n. 2 e così via. L’interdipendenza di risorse si attiva consegnando a ciascun team una busta comune, una scheda comune ed una penna comune per assegnare il punteggio. Se le domande sono 30 ciascun componente avrà una valutazione su 10 domande, se sono 32 ciascun componente avrà una valutazione su un punteggio di 8. • Ritorno nei gruppi di partenza, calcolo del punteggio gruppo e assegnazione premi. Al segnale del tempo si ricostituiscono i gruppi di partenza. Il punteggio individuale verrà riportato al rientro nei gruppi di partenza nella scheda compilata all’inizio, concorrendo alla individuazione del punteggio complessivo del gruppo. Questa attività può avere fini valutativi individuali o congiunti, o la ponderazione di entrambi; può essere altresì utilizzata come propedeutica a verifiche o al recupero delle stesse. 31 Con te sto. Come? Bene L’apprendimento cooperativo si configura come una strategia altamente inclusiva nei processi di educazione. È una metodologia che si basa sui principi della mediazione sociale ed ha la peculiarità di sviluppare contemporaneamente abilità disciplinari e sociali. Ho avuto modo di verificare la sua efficacia attraverso strutture che attivano interdipendenza positiva di ruolo, di sequenza e di risorse. Relativamente ai disturbi specifici dell’apprendimento queste esplicano la loro forza per interrompere pericolose dinamiche di isolamento. All’interno del gruppo classe spesso si manifestano atteggiamenti di non partecipazione silenziosa alternate a reiterate azioni di disturbo spesso da imputarsi a mancanza di autostima o a difficoltà di accettazione in un clima generale competitivo o comunque a carattere esclusivamente valutativo sulla base di standards oggettivi. È ormai convalidata dalle statistiche la riluttanza da parte degli alunni con disturbi specifici di apprendimento ad esplicitare le loro difficoltà e ad accettare conseguentemente gli strumenti compensativi obbligatoriamente predisposti dalla scuola L’approccio socialmente “soft” del cooperative learning, concorre alla creazione di un buon clima di lavoro attraverso attività di contatto propedeutiche ad una socializzazione necessaria ma graduale e giocosa.Tutto il carattere impositivo dell’insegnamento vecchia maniera viene a cadere lasciando spazio alla sperimentazione di una convivenza democratica ed autentica. 32 Un percorso di base per cominciare ad imparare a studiare1 Nella mia esperienza, quotidiana di insegnante e molto episodica di formatore, ho sostituito la richiesta generica di studiare con la pratica di una serie di comportamenti, dei quali abbiamo cercato tutti insieme in classe di scoprire il senso: incrementare la velocità di lettura; avvicinarsi, il più possibile e prima possibile, alla pratica abituale della lettura mentale; saper usare, secondo il bisogno, almeno sette strategie di lettura [selettiva, orientativa, filtro, analitica, riflessiva, di studio, ricettiva2]; abituarsi a fare ipotesi e a cercarne la prova di verifica sul testo; imparare a crearsi aspettative su un testo attraverso uso degli indici e della lettura orientativa; acquisire l’abitudine a fare il brainstorming prima di affrontare un nuovo argomento; cercare sempre la struttura profonda del testo attraverso una serie di passi (trovare argomento e tesi di fondo, idee principali ed idee secondarie; saper leggere e costruire schemi); imparare ad applicare e costruire strumenti di comprensione e di organizzazione della conoscenza, come tabelle di rilevazione dati e griglie di comparazione (che sono non solo strumenti preziosi di educazione allo studio veloce ed efficace, ma anche procedure di acquisizione del pensiero critico) di strutture e concetti; abituarsi a guardare sempre il testo “dall’alto” ed arrivando prima possibile “al cuore” di esso (la ricerca della tesi di fondo serve anche a questo); adattare le caratteristiche del compito da svolgere ai vincoli di tempo ineludibili in cui ci si trova ad operare. In questa ottica, ogni testo oggetto di studio non è qualcosa da rispecchiare esteriormente e da imparare a memoria senza aver realmente compreso quello di cui si parla, ma piuttosto, anche quando si tratta di brani semplici, qualcosa da interrogare e tornare ad interrogare (in questo caso il processo è favorito dalla “novità” degli argomenti) in una sorta di circolo “ipotesi-lettura-verifica dell’ipotesinuova lettura di controllo-convalida definitiva dell’ipotesi”, che mi piace pensare abbia qualcosa dell’atteggiamento e del metodo di Galileo Galilei. Questo approccio implica anche l’uso consapevole di una serie di tecniche e strategie, a seconda dei casi. Prima di arrivare a parlare del testo, sarà necessario avere la consapevolezza della propria comprensione ed una valutazione della sufficienza o insufficienza della propria base di informazione per poter essere in grado di insegnarlo e di farlo capire. Tutto questo, alla luce di due esigenze di ordine generale: (1)sostituire comportamenti concretamente descrivibili all’abitudine “dannosissima del <<leggere, rileggere e ripetere>>”3; (2)imparare a riflettere costantemente sul modo in cui impariamo e sulle vie per migliorarlo (metacognizione). Il percorso realizzato per imparare ad apprendere tutto questo è collocato all’inizio dell’anno scolastico, ma insegna tecniche, procedure, atteggiamenti che si adoperano quotidianamente per due anni. Esso è costruito facendo procedere in modo graduale da un lato l’utilizzo delle strutture del cooperative learning, dall’altro l’acquisizione e la pratica delle conoscenze di metodo di studio, ispirandosi prevalentemente a quello che per la sua concretezza, a mio parere, resta il miglior libro scolastico sull’argomento, Professione studente4. 1 Nel corso di questo paragrafo verranno citate alcune strutture del cooperative learning. Per un’utilissima rassegna di esse e per maggiori informazioni sulle caratteristiche di ciascuna cfr. P. Ellerani, Costruire relazioni in una scuola centrata sull’apprendimento cooperativo, in Accademia della Fondazione della Scuola, La scuola come comunità di apprendimento: modelli e strategie, Pisa, 26-30 aprile 2004, a cura della Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo, s.i.l., pag. 20-21, e N. Green e K. Green, La scuola come comunità di apprendimento: modelli e strategie (Isola di San Servolo, Venezia 10-13 gennaio 2005), a cura della Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo, s.i.l., pag. 171-219. 2 Per le definizioni di questi termini, cfr. le pagine di Professione studente, riportate anche in http://www. apprendimentocooperativo.it/?ida=7268 3 P. Arpaia, A. Bertrand, P. Favati, S. Filippi, G. Lucchesi, R. Minerva, G. Ottolini: Professione studente. Itinerario per l’acquisizione del metodo di studio, cit., pag. 6. 4 Cfr. note 2 e precedente. 33 La strada inizia con la lettura di brevi brani che informano su aspetti essenziali e spesso trascurati del processo di studio: la lettura ad alta voce e la lettura mentale; la lettura mentale e la sua importanza; come evitare l’effetto tunnel e utilizzarlo come occasione per abbandonare il tradizionale metodo mnemonico; la velocità di lettura e la sua importanza; il modello di lettura “interattivo o del lettore ‘con bagaglio appresso’”5; il brainstorming e il suo uso abituale per entrare in sintonia con l’argomento su cui ci si accinge a leggere; i diversi tipi di memoria e quale serve nello studio; il funzionamento del nostro cervello; l’ansia e il suo controllo; la autovalutazione del proprio studio; le caratteristiche dei testi in base al fatto che siano più o meno vincolanti. In questo modo i ragazzi scoprono argomenti di cui non si erano mai occupati in precedenza, incontrano elementi di conoscenza di se stessi che li aiutano a superare delle difficoltà nella scuola, conoscono fenomeni che caratterizzano la loro vita di studenti e che neanche sospettavano potessero diventare argomento di discorso e di riflessione, si scontrano con la necessità di fare i conti con pratiche (come quella della lettura mentale) di solito molto al di là della loro portata e delle loro stesse aspirazioni all’inizio del biennio. Il livello di difficoltà di comprensione di questi testi non è molto elevato: all’inizio di un percorso difficile per loro ed alle prese con argomenti che in principio tendono a giudicare “strani”, è opportuno proporre dei brani potenzialmente alla portata di tutti. La struttura di cooperative learning usata in questa fase è quella della “coppia leggi e spiega” informale: due ragazzi leggono ciascuno un brano diverso, poi ognuno dei due spiega all’altro il suo. Si tratta di un tipo di attività particolarmente adatto per creare le basi di un atteggiamento cooperativo fra gli studenti che cominciano a stare insieme al principio dell’anno scolastico e che, all’inizio e per una ragione o per l’altra, potrebbero non avere nessuna intenzione di lavorare con alcuni compagni. I testi sono scelti anche per la loro brevità, per fare in modo che ogni singola esperienza di lavoro in coppia fra due persone non duri molto e che ogni ragazzo abbia l’opportunità di lavorare con il maggior numero di compagni possibile nel giro di qualche settimana. Ma la ragione strategica della selezione è soprattutto nei contenuti: perchè toccano argomenti cruciali, e spesso sconosciuti, di una metodologia evoluta di studio. Per fare un esempio, nelle mie prime, a partire dalla seconda metà degli anni ‘90, in media sono stati solo 2 per classe gli studenti che facevano abitualmente lettura mentale e la maggior parte degli altri trovava inappropriato o stravagante che l’insegnante ritenesse di fondamentale importanza insistere su un argomento come questo e su un’abilità come questa, di cui dicevano di non aver mai sentito parlare nella loro precedente carriera scolastica. Non a caso, molti di loro dichiaravano anche che leggere non era importante e una minoranza significativa si spingeva, con il supporto dei genitori, a sostenere che era possibile concludere con successo le superiori senza leggere affatto, solo ascoltando le lezioni. Giungere a capire che, se non si arriva ad una velocità di lettura talmente elevata da portare alla lettura mentale, ogni esperienza di studio resterà nel corso della vita una sorta di sofferenza, con tutti i riflessi del caso sull’”imparare ad imparare per tutta la vita”, è perciò per la maggior parte dei miei ragazzi una faticosa conquista. Nel corso dell’attività su questi brani si chiede di praticare delle abilità di studio (atteggiamenti che aiutano a rendere effettive la comprensione e la spiegazione, come “guardare il testo dall’alto”, imparare a non ripetere il brano al compagno dall’inizio alla fine ma “andare al cuore” di esso e spiegarne il “succo” nel modo il più chiaro e sintetico possibile) e delle abilità sociali (atteggiamenti che aiutano a creare un clima di rispetto, di responsabilità reciproca, di onestà intellettuale: parlare sottovoce per non disturbare i compagni, chiedere spiegazioni se non si è capito, chiedere con gentilezza, non interrompere chi parla, ascoltare attivamente e con partecipazione, fare con gentilezza le proprie osservazioni critiche, criticare l’idea e non la persona, osservare se 5 M. P. Pieri e G. Pozzo (a cura di), Educare alla lettura. Processi, strategie, pratiche in L1 e L2/LS, Carocci, Roma, 2008, pag. 10 e seguenti. 34 il compagno cui si parla sta seguendo e capendo il discorso, rispiegare il proprio brano senza un atteggiamento di degnazione....)6. Il secondo passo è lo studio di diverse strategie di lettura, sulla base di un testo fortemente scandito per punti7. La struttura di cooperative learning usata è ancora la “coppia leggi e spiega”, ma in una forma che definirei “strutturata” (rispetto al carattere “informale” di quella di cui si è parlato appena più sopra) sulla base di una griglia8. Dal punto di vista metodologico tutta l’esperienza è organizzata in modo che si stabilisca reale interdipendenza fra i due componenti e che ci sia una continua alternanza dei ruoli. Pertanto essa è meno libera rispetto ai precedenti lavori, in cui ognuno aveva un brano del cui apprendimento ed insegnamento era responsabile. Le sette strategie di lettura presentate nel testo sono queste: selettiva, orientativa, filtro, analitica, riflessiva, di studio, ricettiva9. Lo scopo è di far scoprire e far cominciare ad usare dagli studenti una batteria flessibile di metodi di lettura, in maniera che si possano adattare al meglio alle differenti situazioni in cui vengono a trovarsi nelle diverse materie. Di solito a scuola, con il modello di studio “leggere, rileggere e ripetere”, si pratica prevalentemente (se non soltanto) la lettura ricettiva, che è quella che usiamo abitualmente per i romanzi e i racconti o per gli argomenti di cui ci appassioniamo. Essa tende ad essere applicata a tutte le materie, ad ogni tipo di testo e ad ogni situazione (il giovanotto del bagno raccontato in uno degli episodi dell’inizio la stava usando con il libro di Economia Aziendale; mi capita spessissimo di vederla praticata sul manuale di Diritto o su quelli di Scienze o di Chimica). Ora, per esempio, nessuno di noi adulti si sognerebbe nella vita reale di applicare questa strategia per esempio al vocabolario o all’orario ferroviario, leggendo questi due strumenti dall’inizio fino a che non ha trovato la parola che cerca o il treno giusto per le sue esigenze di viaggio. In questi casi, magari senza esserne consapevoli e senza saperne il nome, usiamo d’istinto la lettura selettiva; e pertanto non si vede perchè delle sue caratteristiche e del suo uso non debbano essere resi consapevoli gli studenti. Il fatto che questo non accada offre tre insegnamenti: 1) le abilità e i metodi di studio sono strettamente connessi alla vita reale, anche se non sempre persino noi insegnanti ce ne rendiamo conto a livello riflesso; 2) la cultura scolastica si è così formalizzata in un sistema con una vita sua propria e si è così allontanata dalla vita reale da non riuscire più a far percepire persino le strategie che quotidianamente ogni adulto, e si spera ogni adolescente, usa in maniera automatica, irriflessa nella sua quotidianità ma, guarda caso, non nella scuola; 3) la diffusione della capacità di applicare queste strategie in tutti campi in cui possono essere utili, anche se il loro uso non viene spontaneo, risulta più difficile del previsto proprio per questo distacco fra la scuola e la realtà che la circonda e per il fatto che la routine quotidiana nell’uso dei libri di testo ha reso come “insensibili” gli insegnanti. Il terzo gradino è imparare delle strategie di attacco ai testi valide quasi in ogni circostanza. Lo scopo è quello di conoscere e comprendere delle procedure per trovare la “struttura profonda” di ogni testo che si legge. Quando si dice di studiare qualcosa, in fondo non si dice niente, o molto poco, o qualcosa di molto poco preciso. Al punto che anche in scuole di elite può capitare che allievi molto dotati dicano, dopo un anno e mezzo trascorso insieme, ad un’insegnante di cui hanno imparato a fidarsi: “Prof, io 6 Un elenco abbastanza esaustivo delle abilità sociali è quello di B. Bennett , C. Rolheiser , L. Stevahn, Cooperative Learning: Where Heart Meets Mind, Toronto, 1991, riportato in N. Green, La scuola come comunità di apprendimento, Isola di San Servolo, Venezia 10-13 gennaio 2005, pag. 110 7 Lo si può vedere in http://www.apprendimentocooperativo.it/?ida=7268 8 La griglia di lettura si può vedere in http://www.giannidipietro.it/007Allegato%2004.pdf. L’intera esperienza di lavoro sulle strategie di lettura è descritta nella sua organizzazione complessiva in http://www. apprendimentocooperativo.it/?ida=7261 9 Per il significato di questi termini, cfr. il riferimento indicato alla nota 27. 35 vorrei anche studiare, ma non so cosa vuol dire”. Perciò, al posto di questa indicazione generica, vengono indicati cinque tipi di operazioni che sono descrivibili in concreto e che possono diventare anche dei descrittori del modo in cui lo studente affronta il suo lavoro di studiare: identificare l’argomento; trovare la tesi di fondo; individuare le idee principali; riconoscere le idee secondarie; rappresentare l’organizzazione del testo in uno schema che evidenzi attraverso accorgimenti grafici le relazioni fra le parti che lo compongono10. I quattro testi brevi riguardanti questi argomenti vengono affrontati attraverso una struttura cooperativa più complessa, il minijigsaw. Si formano dei gruppi di quattro studenti e ognuno di essi studia in silenzio uno degli argomenti (argomento e tesi di fondo vengono affidati ad una stessa persona, perchè la loro trattazione sta in una sola pagina). Quando, dopo che ciascuno ha studiato la sua parte, si arriva alla fase della condivisione, ognuno di essi si troverà a dover ricoprire in successione quattro ruoli: spiegare, controllare che tutti abbiano capito e riformulare quanto appena sentito, controllare che il tono di voce sia basso per permettere agli altri gruppi presenti in classe di lavorare con efficacia, controllare che chi spiega e chi riformula stiano nei tempi previsti. Si tratta perciò di un’esperienza impegnativa, che è resa possibile solo dal fatto che in precedenza si è cominciato a costruire consapevolezza, responsabilità ed abilità sociali attraverso i numerosi lavori fatti in “coppia leggi e spiega” informale. Quest’ultima fase viene completata studiando caratteristiche, tipologie, tecniche di lettura, tecniche di costruzione degli schemi. La metodologia cooperativa usata è questa volta quella del jigsaw completo. I materiali sono divisi dall’insegnante in quattro sezioni, facendo attenzione che la lunghezza fra di essi non sia troppo diversa, altrimenti sarà inevitabile che i diversi gruppi completino il loro lavoro impiegando tempi diversi, creando quindi una situazione difficilmente gestibile in classe. Vengono formati dei gruppi di 4 persone (gruppi base o gruppi casa), che insieme dovranno studiare e capire le 4 parti da studiare; alla conclusione del lavoro ognuno di essi, che pure studia in prima persona solo il brano assegnatogli, deve conoscere e imparare, grazie ai suoi 3 compagni, tutti e 4 i testi. Distribuito il materiale e consegnata ad ogni studente la sua parte di testo, i responsabili del brano numero 1 provenienti da non più di quattro gruppi base formano un nuovo gruppo (gruppo esperti) e studiano insieme il loro argomento per essere pronti ad insegnarlo in una fase successiva, quando faranno ritorno al loro gruppo base. Lo stesso fanno i responsabili dei brani 2, 3, 4. Il jigsaw differisce dunque dal modello precedente del minijigsaw perchè in questo caso, una volta decisi i gruppi di 4 persone (gruppi base) che insieme dovranno studiare e capire le quattro parti in cui viene diviso il lavoro sul testo, gli incaricati di ciascuna delle singole 4 parti vanno a costituire dei gruppi esperti. Sostanzialmente, la differenza rispetto al minijigsaw è che in questo caso la fase di preparazione alla condivisione con i compagni del gruppo base viene svolta non da soli, ma in compagnia a non più di altre 3 persone11, che sono incaricate di studiare la stessa parte dell’argomento. Si tratta di una struttura cooperativa messa al culmine dell’esperienza perchè implica anche dei movimenti in classe che bisogna imparare a fare senza creare scompiglio. Si tratta poi di una struttura molto flessibile e molto potente. Si può dire che quando una classe ha imparato a fare bene il jigsaw, è diventata così autonoma che può persino fare a meno dell’insegnante. Ovviamente, questo nel corso dei bienni degli istituti tecnici succede poche volte. Ma, quando accade, dentro ti senti come l’head coach della squadra che ha vinto il titolo NBA. 10 In realtà, nell’applicazione pratica di questa strategia di attacco al testo mi limito a richiedere solo argomento, tesi di fondo, idee principali, rappresentazione grafica della struttura individuata in uno schema. Tuttavia, imparare a riconoscere anche le idee secondarie permette di individuare al meglio le idee principali. 11 Nelle metodologie dell’apprendimento cooperativo si consiglia di non superare mai il numero di 4 nella composizione dei gruppi. Nel caso il numero dei componenti della classe non sia perfettamente divisibile, il ragazzo o i due ragazzi che restano vengono associati ognuno ad un gruppo diverso, con il ruolo di “gemello” di uno degli altri componenti e il compito di collaborare con lui. 36 Le attività svolte con il minijigsaw o con il jigsaw implicano la pratica di abilità di studio e soprattutto di abilità sociali più complesse di quelle con cui si è iniziata la prima fase. I testi presentano difficoltà e complessità maggiori di quelli usati per il primo approccio. La sfida “galileiana” per la loro comprensione e per arrivare ad essere in grado di farli capire con efficacia comincia a diventare più impegnativa. Su di essi i ragazzi, attraverso il loro tentativo di comprendere in vista della spiegazione ai compagni, arrivano a mettere in gioco la loro onestà intellettuale e la loro consapevolezza di avere in mano sufficienti elementi per far capire. In fondo, le attività svolte nel terzo e quarto gradino di questo percorso dovrebbero garantire la pratica e (si spera) l’acquisizione di due atteggiamenti fondamentali: 1) una mentalità galileiana, scientifica, nei confronti dei testi, cioè la capacità di sottoporre sempre a verifica, attraverso ritorni al testo, ciò che si è creduto di capire alla prima lettura dopo aver formulato una ipotesi di partenza consapevole; 2) in particolare nella formulazione della tesi di fondo e nella realizzazione dello schema, l’abilità di valutare il proprio livello di comprensione del testo, di misurare cioè se la quantità e la qualità delle informazioni raccolte sono sufficienti a giustificare il punto di vista che ci si accinge a sostenere e se i nessi identificati fra le idee principali sono sufficientemente numerosi e chiari per essere “tradotti” sul piano grafico. A questo punto, ogni studente ha idea che esiste una cassetta degli strumenti, che in seguito potrà ancora arricchire, e ne conosce i principali. In due anni di scuola essi impareranno ad usarli in maniera sempre più raffinata e consapevole. Diventeranno i loro ferri del mestiere. Questi sono potenzialmente trasversali ed impiegabili in tutte le materie, ma di certo i ragazzi li useranno almeno nelle mie tre materie pressochè quotidianamente per due anni. A seconda del tempo a disposizione, la cassetta degli attrezzi così costruita può essere messa alla prova, con gli inevitabili aggiustamenti, di fronte ad una tipologia di testi più vasta possibile12. La prima applicazione di questi strumenti di lavoro (conosciuti attraverso l’apprendimento cooperativo) al di fuori del campo dei metodi di studio avviene poi su testi fin da subito abbastanza complessi, in grado rappresentare una sfida notevole per i giovani apprendisti studiosi. Non si tratta infatti di testi scritti specificamente per la scuola e quindi quasi sempre volutamente semplificati, spesso eccessivamente, per incontrare veri o presunti standard di competenza minima. Si tratta invece di testi come spesso capita di scriverne ai giornalisti, che non sempre, anche per i limiti di tempo che il loro mestiere impone, si pongono il problema di scrivere semplice e di circoscrivere il lessico dentro il recinto delle parole di uso più comune. O, nel caso dei testi usati per l’insegnamento della storia, si tratta di testi di tipo argomentativo che sono stati pensati per non essere facili e banali13. È su questa strada che la scelta di un problema capace di toccare la quotidianità degli studenti (Come nasce la crisi finanziaria che divora i nostri risparmi? Come possiamo aiutare i nostri genitori a difendersi da essa e a mettere al sicuro i loro risparmi?), la selezione dei materiali (per esempio, non subito un testo di sintesi che già offra una sistemazione abbastanza organica del fenomeno, ma dei fatti che in sé possono apparire scollegati e privi di grande rilievo economico, come la notizia del crac del real estate in Florida o la prima scoperta della truffa di Bernard Madoff), la successione in cui essi 12 Nella mia esperienza, lavoro soprattutto sui testi argomentativi (brani di storia scelti per essere di questo tipo e articoli di fondo dei quotidiani) e sui testi narrativi, brevi e lunghi. Per questi ultimi la struttura del testo è ovviamente individuata in base ad altri concetti: personaggi, nuclei essenziali della trama, tecniche di organizzazione della trama, tipologia del narratore, ecc. Questo viene fatto senza pedanteria eccessiva: sono ragazzi di biennio e non critici letterari di professione. 13 Cfr. Insegnare storia con il cooperative learning, cit., 37 vengono messi a disposizione degli studenti (non quella più semplice per far capire, ma quella disordinata e casuale che si sono trovati di fronte giornalisti, economisti, semplici lettori man mano che i fatti accadevano e non si vedeva ancora il legame fra essi), la prestazione finale (Produci un elenco di consigli che permetta ai tuoi genitori di minimizzare le perdite e di fare investimenti per il futuro evitando trappole) possono proiettare i ragazzi nel terreno dell’apprendimento autentico. In questo modo, gli studenti vengono coinvolti in un problema che tocca la vita quotidiana delle loro famiglie. Sono quindi costretti a ripercorrere il cammino di coloro che si sono trovati per primi a decifrare i segni della crisi. Devono affrontare le stesse reali difficoltà di comprensione del fenomeno avute da giornalisti, economisti,semplici lettori preoccupati per i loro risparmi di fronte ai sintomi e alle prime manifestazioni della crisi. Sono costretti a ricorrere a competenze esterne alla classe (per esempio gli insegnanti di economia, con la speranza che questi non rispondano “ma non fa parte del programma del primo e del secondo anno”, come pure è capitato). Se per loro l’uso degli attrezzi della cassetta assumeva la caratteristica di meccanico adoperare alcuni elementi della cultura scolastica, questa situazione lo fa invece diventare la via vitale attraverso cui possono costruire classificazioni, analisi, sintesi, comparazioni, valutazioni. Praticano abilità di studio di livello molto elevato, come stabilire tempi ed obiettivi del loro lavoro, pensare strategicamente come portare a termine il compito, operare una selezione e una classificazione dei materiali che si trovano davanti, valutare se quanto si è appreso è sufficiente per la redazione del testo finale, tollerare l’incertezza. E, quanto al lavoro di gruppo, capiscono quasi toccandolo con mano che, se un jigsaw nello studio delle materie scolastiche ti fa risparmiare tempo, di fronte ad un argomento in cui la corsa contro il tempo può essere un fattore decisivo e i materiali non sono già organizzati in un discorso, un jigsaw e il saper lavorare insieme possono salvare i risparmi della tua famiglia. Alla luce dei problemi posti dalla prefazione di Costa e Liebman, quanto descritto in questo quarto ed ultimo paragrafo può sembrare poco e banale. Ma per sopravvivere nella scuola come insegnante e per mantenere la motivazione degli studenti in un contesto come quello italiano (lo studio non è al vertice della gerarchia di valori di “dirigenti” e “popolo”, nelle scuole manca un sistema di regole condivise che metta i ragazzi di fronte alle loro responsabilità), ho imparato che è essenziale mantenere sempre il senso della prospettiva e ricordare che quanto di piccolo facciamo ogni giorno è costruire concretamente, per piccoli passi, qualcosa di molto più grande: la capacità di sopravvivenza dei nostri studenti in un mondo complicato come quello in cui viviamo. Per usare ancora una volta le parole di Norm Green, il suo motto “start small, think big” 14 esprime al meglio la filosofia sottesa a questa esperienza e indica anche due presupposti per essere efficaci realmente nella quotidianità. Troppo spesso dimenticare questa prospettiva più ampia finisce per trasformare noi insegnanti in “anime morte” travolte dalla banalità della routine e, forse ancora di più, dalla mentalità collettiva di un paese che ignora le regole e ritiene il successo nella vita una strada facile nei mestieri delle televisioni e dei campi di calcio o nel favore dei potenti. Gianni Di Pietro, IIS M. Buniva, Pinerolo 14 http://learnhub.com/users/NormGreen 38 Lavoro di Elettronica digitale“i passaggi di base:2-8-10-16” con il Cooperative Learning Tempo necessario: 3/4 moduli da 50m ( o 3/4h) Quando: prima della verifica sommativa e dopo la spiegazione dell’insegnante Obiettivi sociali: 1. Imparare ad ascoltare 2. Attivare la responsabilità individuale e di gruppo 3. Attivare l’interdipendenza positiva (di materiali, di scopo ) 4. Capacità di sapersi confrontare per prendere decisioni. 5. Saper moderare la discussione. 6. Rispettare il lavoro dell’altro Obiettivi didattici: 1. conoscere le12 procedure che permettono i vari passaggi di base tra numeri espressi in base 2,10,8,16 (non è permesso l’uso della calcolatrice: ciò implica il rinforzo della capacità di eseguire correttamente le 4 operazioni! in particolare le divisioni per 16…o semplicemente le tabelline) 2. saper applicare correttamente le 12 procedure 3. saper elaborare frasi descrittive 4. saper elaborare frasi esplicative/informative Tipo di strutture :Jigsaw (puzzle), round table Grandezza gruppo: - Gruppi possibilmente di quattro- al massimo- (secondo il numero degli allievi) Ruolo del docente: - organizzare le attività - osservare le attività girando tra i banchi - incoraggiare e fornire chiarimenti - verificare la correttezza delle decisioni Ruolo degli alunni: - lettore e responsabile del materiale – scrittore –orologio –moderatore della discussione e del livello del rumore/detta Tipologia dei gruppi con i banchi disposti ad isole e contrassegnati da un numero: casuale Segnali da rispettare: - per gli alunni: l’insegnante richiama l’attenzione o scandisce l’inizio o il termine delle attività con un segnale: alza la mano. Gli alunni devono alzare la mano, chiudere la bocca e guardare l’insegnante. - per il docente: quando il gruppo ha finito le attività tutti i componenti alzano le mani 39 Materiali: 1. Fogli di lavoro (vedi file) o in sostituzione bianchi a quadretti FASI DEL LAVORO 1°e 2° unità oraria Prima fase : formazione dei gruppi (tempo10m) : - definizione del nome - assegnazione ad ogni componente del gruppo di un numero da 1 a 4 (chi ha gli occhi +chiari è il numero 1 e gli altri si numerano in senso orario… o altri metodi di fantasia..) - assegnazione dei ruoli ( vedi pg.1) - su un cartellone (possibilmente a quadretti) scrivere i nomi dei gruppi con nomi dei componenti con righe e colonne per segnarvi i punteggi e la classifica finale) Seconda fase (Jigsaw) Parte a) (tempo10m) : - Il docente spiega le varie fasi della procedura [a)iniziale lavoro individuale e successivamente di gruppo degli esperti, b)rientro nei gruppi casa, c)spiegazioni tra pari d)verifica nei gruppi casa e) correzione e calcolo del punteggio di gruppo,f) classifica dei gruppi, g) premiazione], le consegne e soprattutto che i lavori verranno valutati e/o serviranno per attivare forma di recupero… (decidere come a seconda della situazione...). - chiama il responsabile del materiale e lo incarica di consegnare, all’interno dei vari gruppi casa il materiale con il seguente criterio: • ai numeri 1 : il foglio di lavoro per l’esperto N° 1 • ai numeri 2 : il foglio di lavoro per l’esperto N° 2 • ai numeri 3 : il foglio di lavoro per l’esperto N° 3 • ai numeri 4 : il foglio di lavoro per l’esperto N° 4 I) lavoro individuale: (tempo 15 m) Il docente esorta i ragazzi (che restano ancora nei gruppi casa) a leggere attentamente ed eseguire le consegne • scrivi, usando parole semplici e chiare, la procedura da seguire per ottenere le conversioni assegnate in modo corretto • inventa 3 esercizi (con correzione) da sottoporre ai compagni per verificare che abbiano capito II) lavoro di gruppo: (tempo 20 m) Parte b) Tutti i n° 1/2/3/4 (appartenenti a “gruppi casa” diversi) si siedono rispettivamente intorno a un tavolo formando gruppi di esperti con le seguenti consegne(vedi anche file fogli di lavoro): • discutere per cercare le 3 procedure espresse nel modo migliore o maggiormente comprensibili • scrivere nel foglio di gruppo le procedure concordate • selezionare solo i 6 esercizi (2 per ogni conversione assegnata) ritenuti più significativi per verificare l’acquisizione delle procedure e consegnarlo all’insegnante per il controllo • ognuno deve aver cura di ricopiare sul proprio foglio le procedure concordate e gli esercizi selezionati perché dovrà portarli nel proprio gruppo casa!! l’insegnante verifica di volta in volta la corretta stesura delle varie procedure Parte c) tempo 40 m • Ogni esperto ritorna nel proprio gruppo casa, con il proprio foglio sul quale ha 40 ricopiato le procedure concordate ed i 6 esercizi selezionati, l’esperto N° 1 inizia ed espone/detta quanto elaborato ( la procedura); non fa ancora eseguire gli esercizi • tutti prendono appunti e chiedono spiegazioni • chiede se tutto è stato compreso da tutti e nel caso affermativo passa la parola al N°2 • Ripete la procedura l’esperto N°2….rotazione degli esperti…. fino al N°4 Terminate le spiegazioni assegnare lavoro a casa: - ricopiare sul quaderno “di bella” ed imparare le varie procedure3° unità oraria • Parte d) verifica nei gruppi casa (tempo 24-25m) • • l’esperto N° 1 inizia; fa eseguire i due esercizi ideati dal “gruppo esperti” lasciando solo 1 minuto per conversione (tempo 6 m) prosegue il N°2…fino al N°4 Parte e) correzione e calcolo del punteggio di gruppo: tecnica del “round table” ( tempo 10m) Dopo aver verificato che tutti abbiano scritto il proprio nome sul foglio di verifica, • passare il foglio al compagno alla propria sinistra che deve correggere ed assegnare il punteggio alla sezione di cui è ESPERTO; • ripetere il passaggio… dopo 3 passaggi la verifica è completamente corretta Calcolo del punteggio di gruppo: 1 punto per ogni conversione corretta di ogni membro del gruppo; media/percentuale… dei punteggi di ogni componente (il punteggio non deve dipendere dal numero di componenti.. solo se i gruppi sono uguali si può fare la somma); Parte f) e g) classifica dei gruppi e premiazione: ( tempo 10m) il gruppo che avrà ottenuto il punteggio migliore avrà ½ punto in più nella verifica sommativa …oppure… largo alla fantasia!! Autoverifica –autovalutazione delle attività e dei comportamenti tenuti. Questionario Si può pensare a punti negativi da toglier al gruppo se il comportamento dei singoli non è corretto… 41 foglio di lavoro individuale esperto N° 1 Le conversioni a te assegnate sono BASE 16 → BASE 2 BASE 2 → BASE 10 BASE 10 → BASE 8 scrivi, usando parole semplici e chiare, la procedura da seguire per ottenere la conversione corretta scrivi usando parole semplici e chiare la procedura da seguire per ottenere la conversione corretta scrivi usando parole semplici e chiare la procedura da seguire per ottenere la conversione corretta inventa 3 esercizi ( con inventa 3 esercizi ( con inventa 3 esercizi ( con correzione) da sottoporre correzione) da sottoporre correzione) da sottoporre ai compagni per verificare ai compagni per verificare ai compagni per verificare che abbiano capito che abbiano capito che abbiano capito 7. 4. 1. 8. 5. 2. 9. 6. 3. foglio di lavoro individuale esperto N° 2 Le conversioni a te assegnate sono BASE 2 → BASE 16 BASE 16 → BASE10 BASE 8 → BASE 2 scrivi, usando parole semplici e chiare, la procedura da seguire per ottenere la conversione corretta scrivi usando parole semplici e chiare la procedura da seguire per ottenere la conversione corretta scrivi usando parole semplici e chiare la procedura da seguire per ottenere la conversione corretta inventa 3 esercizi ( con inventa 3 esercizi ( con inventa 3 esercizi ( con correzione) da sottoporre correzione) da sottoporre correzione) da sottoporre ai compagni per verificare ai compagni per verificare ai compagni per verificare che abbiano capito che abbiano capito che abbiano capito 7. 4. 1. 8. 5. 2. 9. 6. 3. foglio di lavoro individuale esperto N° 3 Le conversioni a te assegnate sono BASE 8 → BASE 16 BASE 16 → BASE 8 42 BASE 10 → BASE 2 scrivi, usando parole semplici e chiare, la procedura da seguire per ottenere la conversione corretta scrivi usando parole semplici e chiare la procedura da seguire per ottenere la conversione corretta scrivi usando parole semplici e chiare la procedura da seguire per ottenere la conversione corretta inventa 3 esercizi ( con inventa 3 esercizi ( con inventa 3 esercizi ( con correzione) da sottoporre correzione) da sottoporre correzione) da sottoporre ai compagni per verificare ai compagni per verificare ai compagni per verificare che abbiano capito che abbiano capito che abbiano capito 7. 4. 1. 8. 5. 2. 9. 6. 3. foglio di lavoro individuale esperto N° 4 Le conversioni a te assegnate sono BASE 8 → BASE 10 BASE 2 → BASE 8 scrivi, usando parole semplici e chiare, la procedura da seguire per ottenere la conversione corretta scrivi usando parole semplici e chiare la procedura da seguire per ottenere la conversione corretta BASE 10 → BASE 16 scrivi usando parole semplici e chiare la procedura da seguire per ottenere la conversione corretta inventa 3 esercizi ( con inventa 3 esercizi ( con inventa 3 esercizi ( con correzione) da sottoporre correzione) da sottoporre correzione) da sottoporre ai compagni per verificare ai compagni per verificare ai compagni per verificare che abbiano capito che abbiano capito che abbiano capito 7. 4. 1. 8. 5. 2. 9. 6. 3. foglio di lavoro gruppo esperti N° 3 Le conversioni assegnate sono BASE 8 → BASE 16 BASE 16 → BASE 8 BASE 10 → BASE 2 la procedura concordata la procedura concordata la procedura concordata 2 esercizi selezionati 1. 2. 2 esercizi selezionati 3. 4. 2 esercizi selezionati 5. 6. foglio di lavoro gruppo esperti N° 4 Le conversioni assegnate sono BASE 8 → BASE 10 BASE 2 → BASE 8 43 BASE 10 → BASE 16 la procedura concordata la procedura concordata la procedura concordata 2 esercizi selezionati 1. 2. 2 esercizi selezionati 3. 4. 2 esercizi selezionati 5. 6. FOGLIO DI VERIFICA INDIVIDUALE : nome e cognome nome del gruppo punteggio classe data BASE 16 → BASE 2 1. 2. BASE 2 → BASE 10 3. 4. BASE 10 → BASE 8 5. 6. BASE 2 → BASE 16 7. 8. BASE 16 → BASE10 9. 10. BASE 8 → BASE 2 11. 12. BASE 8 → BASE 16 13. 14. BASE 16 → BASE 8 15. 16. BASE 10 → BASE 2 17. 18. BASE 8 → BASE 10 19. 20. BASE 2 → BASE 8 21. 22. BASE 10 → BASE 16 23. 24. Loredana Caruso ITIS “E. Majorana” Genova Torneo di squadre • Fasi: 1 Dopo aver composto in modo casuale gruppi di 3 (line up in base alla data di nascita e creo un contatto cercando un nome al nuovo gruppo che accomuni in base al periodo) distribuisco materiali a tutti i numeri 1 2 Attribuisco ruoli: n. 1 taglia le domande, n. 2 legge domande e risposte e n. 3 imbusta 3 Mescolo i gruppi secondo il seguente criterio: i n. 1 rimangono alla loro postazione, i n. 2 ruotano in senso orario di una postazione, i n. 3 ruotano di due postazioni sempre in senso orario 4 Dopo aver distribuito i fogli torneo-punteggio e averli fatti compilare, inizia il torneo 5 Alla sua conclusione ognuno torna al gruppo di partenza, calcolando i risultati e avviene la premiazione in modo congiunto 44 Definisci l’inclinazione della curva di domanda La domanda ha normalmente inclinazione negativa Definisci l’inclinazione della curva di offerta L’inclinazione della curva di offerta è positiva Definisci la funzione di domanda Indica la quantità domandata per ogni possibile prezzo. Qual è il significato economico della relazione descritta dalla funzione di domanda? All’aumentare del prezzo unitario la quantità domandata diminuisce e viceversa Definisci la capacità giuridica L’astratta idoneità alla titolarità di diritti e doveri. Cosa è l’a capacità d’agire Definisci l’utilità marginale monetaria È l’importanza che il soggetto attribuisce ad un euro qualsiasi (l’ultimo) del suo reddito Cosa è lo spostamento della curva di domanda? E’ la possibilità di esercitare in concreto diritti e doveri La variazione della quantità domandata per ogni prezzo imputabile a fattori esogeni. Definisci una possibile delle possibili variabili esogene della funzione di domanda. Preferenze dei consumatori, reddito, disponibilità al credito, aspettative, informazione, prezzo degli altri beni succedanei o complementari Cosa è un movimento lungo la curva di domanda? L’effetto di una variazione delle variabili endogene (prezzo del bene e quantità domandata). Qual è la variabile dipendente della funzione di domanda? La quantità domandata Qual è la variabile indipendente nella funzione di domanda? Il prezzo unitario del bene. Cosa indica il coefficiente angolare della funzione di domanda La pendenza della funzione di domanda. Qual è il quorum deliberativo richiesto nella seconda votazione del 138 cost? 45 La maggioranza assoluta Descrivi le cause di una traslazione della curva di domanda a destra Aumenti delle preferenze dei consumatori, aumento del reddito, informazione positiva, aumento dei prezzi dei beni succedanei, diminuzione del prezzo dei beni complementari, aumento nella disponibilità del credito Descrivi le cause di una traslazione a sinistra della curva di domanda Diminuzione gusti, aumento prezzo dei beni complementari, diminuzione del prezzo dei beni succedanei, diminuzione del reddito P= 0,3Q +0,1 rappresenta una possibile Equazione della funzione di offerta, considerata la disposizione invertita delle variabili sugli assi P=0,1-0,35Q rappresenta una possibile Equazione della funzione di domanda considerata la disposizione invertita delle variabili sugli assi Qual è la definizione della curva di offerta? Identifica la quantità che le imprese sono disposte ad offrire ai vari livelli del prezzo Cosa identifica il termine noto nella funzione di domanda? Identifica il prezzo a cui corrisponde nessuna quantità domandata. Quali sono le limitazioni relative della capacità d’agire? Inabilitazione e minore emancipato Quale tipo d traslazione crea l’aumento del prezzo di un bene succedaneo? Traslazione verso destra della funzione di domanda. quale articolo vieta indirettamente la schiavitù? Art. 3 cost. Se una norma ammette la possibilità di una diversa pattuizione rispetto al suo precetto è una norma dispositiva La legge regionale è una fonte primaria Il decreto legge è una fonte…. primaria 46 L’equilibrio del consumatore Uguaglianza tra sacrificio monetario e utilità marginale del bene Il sacrificio monetario rappresenta La perdita di soddisfazione che il consumatore dovrà subire per ottenere una dose qualsiasi del bene. Cosa significa analisi al margine? Che determino la quantità ottimale attraverso il frazionamento in unità infinitesimali o piccolissime e confrontando la convenienza di dose in dose Cos’è un bene inferiore? Un bene che all’aumentare del reddito diminuisce il consumo Cos’è l’amministrazione di sostegno? Un nuovo istituto che si affianca all’interdizione e all’inabilitazione che permette una gestione più flessibile Perché nascono le persone giuridiche nella storia? Per limitare la responsabilità patrimoniale di un soggetto e per permettere maggiori investimenti Isabella Ghilarducci ITC “A. Pacinotti” Pisa - Terza Mercurio BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA D.W.Johnson-R.T.Johnson e E.J..Holubec “Apprendimento cooperativo in classe” Erikson Marco Bay “Cooperative learning e scuola del XXI secolo” LAS Roma M. Comoglio e M.A. Cardoso Insegnare e apprendere in gruppo. Il Cooperative Learning. LAS Roma 1996 M. Comoglio Educare insegnando. Apprendere ad applicare il Cooperative Learning. LAS Roma 1998 D. Johnson, R. Johnson e E. Holubec Apprendimento cooperativo in classe. Erickson Trento 1996 Y. Sharan e S. Sharan Gli alunni fanno ricerca. L’apprendimento in gruppi cooperativi. Erickson Trento 1998 E. CohenY. Organizzare i gruppi cooperativi. Erickson Trento 1999 S. Kagan. Apprendimento cooperativo. L’approccio strutturale. Edizioni Lavoro Roma 2000 M.Comoglio. Insegnare e apprendere con il Portfolio. Ed.Fabbri, settembre 2003 P. Ellerani, D. Pavan, Cooperative Learning: una proposta per l’orientamento formativo. Ed. Tecnodid, Napoli, 2003. Jere Brophy, Motivare gli studenti ad apprendere, Ed.italiana a cura di M.Comoglio, Ed.Las Roma, 2003 Sergiovanni T.J. e Starratt J.J., Valutare l’insegnamento. Ed.italiana a cura di M.Comoglio, Ed.Las, 2003 Sergiovanni T. J, Costruire comunità nelle scuole. Ed.italiana a cura di M.Comoglio, Ed.Las, 2000 Sergiovanni T.J, Dirigere la scuola, comunità che apprende. Ed.italiana a cura di M.Comoglio, Ed.Las, 2002 Costa e Kallick “le disposizioni della mente” LAS roma www.learnhub.com www.apprendimentocooperativo.it www.scintille.it 47 Indice “Bentornati” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. In ricordo di Norm . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » Partecipare davvero si può: ecco come . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1 3 4 Cooperare perché . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Interdipendenza positiva . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ruolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Scopo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sequenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Premio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ambiente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Identità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Risorse . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Simulazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Forza esterna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Responsabilità individuale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Abilità sociali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Interazione promozionale faccia a faccia . . . . . . . . . . . . . . . . Verifica e autovalutazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » » » » » » » » » » » » » » » 8 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 Strutture un ripasso veloce: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . think, pair share . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . teste numerate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “oggi noi come prof” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Jigsaw - That’s great idea - rountable . . . . . . . . . . . . . . . . . . structured and unstructured sort . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . concept attainment . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . tgt ..................................... Con te sto. Come? Bene . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » » » » » » » » » 24 24 25 26 27 28 29 30 32 Qualche esperienza Un percorso di base per cominciare ad imparare a studiare di Gianni Di Pietro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 33 I passaggi di base 2-8-10-16 con il jigsaw di Loredana Caruso. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 39 Funzione di domanda, offerta, mercato, fonti e soggetti del diritto con il tgt di Isabella Ghilarducci . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 44 Bibliografia ..................................... » 47 48
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