PLINIUS n. 08/2 - Parco nazionale del Vesuvio
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PLINIUS n. 08/2 - Parco nazionale del Vesuvio
2002 n. 08 PLinius PERIODICO DI INFORMAZIONE DEL PARCO NAZIONALE DEL VESUVIO E il Vesuvio… non fuma piú Estate 2002: calano gli incendi nel Parco all’interno: >110 Dal Vesuvio nasce la Rete dei Parchi del Mediterraneo 23 >2 Riserva Alto Tirone: c’è l’intesa tra il Corpo Forestale ed il Parco del Vesuvio 25 >2 Il “Vesuvio” incontra il mondo della scuola Sommario E il Vesuvio…non fuma piú Estate 2002: calano gli incendi nel Parco > 03 editoriale l’intervista PLinius n.008 04 Il Vesuvio secondo Armani PERIODICO DI INFORMAZIONE DEL PARCO NAZIONALE DEL VESUVIO primo piano 06 E il Vesuvio… non fuma piú 09 Ranger a guardia del Parco 10 Dal Vesuvio nasce la rete dei parchi del Mediterraneo Editore Ente Parco nazionale del Vesuvio Direttore responsabile Gabriele Scarpa Vicedirettore Roberto Russo Caposervizi Carlo Tarallo 10 Redazione Carmine Alboretti, Pasquale Cirillo, Michele Infante, Riccardo Rossi, Giuseppe Ruggiero, Paolo Trapani Hanno collaborato Giuseppe Perillo, Michele Ruggiero, Giuseppe Dini Progetto grafico e impaginazione Anna De Luca (Borghini & Stocchetti) ambiente 14 Alla scoperta degli abitanti del Parco Ricerca iconografica Borghini & Stocchetti Fotografie e illustrazioni Per gentile concessione: Corpo Forestale dello Stato/ CTA del Parco nazionale del Vesuvio, Maurizio Fraissinet, Circolo Legambiente di Somma Vesuviana, Associazione l’Olivella di Sant’Anastasia, Associazione ParcoCittà Archivio fotografico Parco nazionale del Vesuvio: Antonio Lubrano Lavadera, Paolo Annunziata, Gino Di Maggio, Rossella Barile, Pasquale Giugliano. i Comuni del Parco 19 Viaggio nella città dell’oro rosso Stampa Alfa Tipolitografia Via B. Longo, Napoli territorio 23 Riserva Alto Tirone: 23 c’è l’intesa tra il Corpo Forestale ed il Parco del Vesuvio educazione ambientale 25 24 Tutti in classe a lezione di… Parco 25 Il “Vesuvio” incontra il mondo della scuola 26 Studenti, adulti e bambini spazzini per un giorno 27 Caccia ai tesori del Vulcano 28 Educare è meglio che rimproverare Pubblicazione registrata Trib. di Nola n. 90 del 15/02/2002 Ente Parco nazionale del Vesuvio Piazza Municipio 8 80040 San Sebastiano al Vesuvio (Napoli) Tel. 081.7710911 Fax 081.7718215 Presidente Amilcare Troiano Vicepresidente Oreste Sassi Consiglio direttivo Michele Balzano, Gennaro Biondi, Giuseppe Capasso, Francesco Casillo, Luca Ercolani, Giuseppe Maravolo, Nicola Miranda, Pina Orpello, Orfeo Picariello, Pasquale Raia, Amalia Virzo De Santo iniziative 31 Tutti a tavola con le perle del Vesuvio Giunta esecutiva Amilcare Troiano, Oreste Sassi, Michele Balzano, Giuseppe Capasso, Pasquale Raia Presidente Comunità del Parco Luisa Bossa Collegio Revisori dei conti Aldo Spasaro (Presidente), Antimo Menale tradizione 32 San Sebastiano, la città del martire 32 Direttore generale Carlo Bifulco Stampato su carta ecologica riciclata 33 le novità dagli altri parchi PLinius Anno II, numero 08/2002 - Tiratura 10.000 copie editoriale < olti anni fa, quando via Matrone era aperta al transito pedonale e le pinete del vulcano accessibili alle popolazioni del Vesuvio, ancora bambino, sotto la guida esperta di mio nonno, amavo addentrarmi tra i sentieri sconosciuti della “montagna di fuoco”. Un’emozione vivissima, indelebile nei miei ricordi. Camminavamo di lato a canaloni immensi scavati dalla pioggia, spettacolo incredibile della potenza dell’acqua, capace di scolpire anche i fianchi di un “gigante addormentato”. Scavalcavamo serpentoni di lava pietrificata che si snodavano tra mille colonie di licheni e piante di ginestra. Ogni tanto una grotta, un anfratto misterioso attirava la nostra curiosità. E la speranza che da quella tana sbucasse fuori all’improvviso un piccolo abitante del bosco, batteva forte nel mio cuore di ragazzino. La luce filtrava a stento dai fitti rami dei pini. Ci accompagnava la colonna sonora degli uccelli, veri padroni della pineta. Di tanto in tanto una spianata si apriva davanti a noi. Allora bastava voltarsi e guardare in basso per perdersi nel capolavoro del Golfo: lo scoglio di Rovigliano era lí, a portata di mano, e ti sembrava di poterlo toccare tanto era vicino. M Un’atmosfera da favola, probabilmente idealizzata dalla fantasia. Ma quella magia, quell’aria densa di fitto mistero, quel sapore di natura viva riesco a percepirli ancora oggi che mio nonno non c’è piú e che gli anni sono passati. Tante cose sono cambiate nel frattempo. Via Matrone è stata chiusa, il Parco nazionale del Vesuvio ha mosso i suoi primi passi. Ma il vulcano, con i suoi tesori nascosti, i suoi giochi di luce e le aride pietraie della Valle dell’Inferno, è rimasto lo stesso. Immutabile, impassibile. La montagna che ha forgiato i destini di migliaia e migliaia di persone, che ha disegnato con il fuoco l’urbanistica dei comuni, che ha tracciato nei secoli la storia di numerose generazioni, non smette mai di solleticare la nostra fantasia e di attirarci, come una calamita, sui suoi sentieri, alla riscoperta dei valori eterni che solo la natura, nella sua essenza, sa consegnarci. Foto di Gino Di Maggio (Archivio del Parco nazionale del Vesuvio) Il viaggio di Plinius, la nostra rivista, mira proprio a questo: a prendere il turista per mano, ad accompagnare il visitatore piú distratto e quello piú attento, il ragazzo sognatore e l’adolescente, su un percorso di conoscenza, ma anche di pieno rispetto dell’ecosistema del vulcano piú famoso del mondo. Lo scopo che ci riproponiamo è quello di indicare a volenterosi, curiosi e semplici appassionati il modo migliore per assaporare la misteriosa pozione che solo il mago-vulcano sa prepararci nel suo laboratorio. Per giungere a questo, però, è opportuno cominciare proprio da chi, istituzionalmente, è chiamato a tutelare tutto ciò che il cratere, con la sua “furia creatrice” ha saputo costruire nel corso dei millenni: il Parco nazionale del Vesuvio. Riscoprire il vulcano, dunque, imparando a conoscerne il suo paladino: il Parco. Non a caso è proprio grazie al lavoro svolto dall’Ente di San Sebastiano al Vesuvio se oggi la montagna ha potuto assumere una sua identità specifica improntata nel segno della lotta all’abusivismo edilizio e alla riscoperta delle coordinate mondiali per il rilancio di un turismo eco-compatibile che parta dai luoghi celebri dell’eruzione del 79 d.C. fino a raggiungere l’epicentro di tanta “spaventosa” maestosità. Il Parco è lí, a portata di tutti. Entra nelle scuole, promuove la corretta fruizione dei tesori dello “Sterminator” di Leopardiana memoria, e si erge a paladino della causa del vulcano, scatenando la sua lotta contro quegli incendiari che di anno in anno tentano di mandarne in fumo il patrimonio boschivo. Questo ed altro ancora è il Parco. Quel Parco che noi proveremo, di volta in volta, a raccontarvi sulla nostra rivista, con la speranza di riuscire a trasmettervi quella stessa magia che solo il Vesuvio, con i suoi colori, le sue atmosfere, i suoi sapori, i suoi profumi e i mille tesori che si annidano sui suoi fianchi, è in grado di donarci quando ci degniamo di regalargli uno sguardo. Buona lettura. Gabriele Scarpa 03 PLinius n. 08 2002 Il Vesuvio secondo Armani Il Presidente della Commissione Ambiente della Camera ha visitato il cratere, la riserva Tirone e l’Osservatorio Vulcanologico [•] a cura di PAOLO TRAPANI n occasione della sua visita sul vulcano piú famoso del mondo, abbiamo incontrato l’onorevole Pietro Armani, già vice-presidente dell’I.R.I., deputato di An dal 1996 ed attuale Presidente della Commissione Ambiente della Camera. Armani, lo scorso 4 ottobre accompagnato dal Presidente del Parco nazionale del Vesuvio, I 04 PLinius n. 08 2002 Amilcare Troiano e dal Direttore, Carlo Bifulco, ha visitato l’Osservatorio Vulcanologico, il cratere, la riserva Alto Tirone ed ha infine fatto tappa in uno dei punti di riferimento tipici della ristorazione vesuviana, il locale ’E curti di Sant’Anastasia. Come giudica l’azione di salvaguardia, promozione e valorizzazione delle identità e delle vocazioni del territorio vesuviano in questi ultimi anni? «In occasione della mia visita ho avuto modo di apprezzare dal vivo quanto in questi anni è stato fatto per il territorio vesuviano. Mi sembra molto importante far presente che la collaborazione tra istituzioni diventa una marcia in piú. Infatti è stato motivo di soddisfazione vedere che nel lavoro di tutti i giorni il Presidente del Parco sa coinvolgere altre istituzioni come il l’intervista Corpo forestale dello Stato, la Guardia di Finanza, i Sindaci del territorio e tanti altri ancora. Ancora piú importante è stata la scelta di “saper comunicare” le attività, le risorse, le specificità del territorio vesuviano». strumento produttivo ed autonomo. Per autofinanziamento intendo ovviamente la capacità di procurare risorse aggiuntive mediante attività di impresa ecocompatibili. Nel corso dell’indagine conoscitiva sui sistemi di gestione amministrativa degli Enti Parco, il Ministro Matteoli ha citato tra le realtà di eccellenza il parco delle cinque terre e quello del Vesuvio. Questo deve esse un punto di partenza per un grande lavoro di espansione» Lo sviluppo del territorio è una delle grandi scommesse dei Par chi Nazionali: ritiene che l’attuale indirizzo dell’Ente Parco Vesuvio sia in linea con le esigenze necessarie ad avviare un ciclo virtuoso? «L’Ente Parco Vesuvio è un’istituzione che ha compreso piú di tante altre quale deve essere l’indirizzo politico ed amministrativo da dare a questo tipo di organismi. Io ho lanciato un motto che deve definire il concetto di Area Protetta: il parco è uno strumento del far fare e non del vietare. Per troppo tempo qualcuno in Italia ha inteso l’area protetta come una campana di vetro isolata dal mondo esterno, ma soprattutto come una cappa fatta di divieti, obblighi e restrizioni che pesano sulla testa dei cittadini residenti in quei comuni che incidono sul territorio del parco». < sogni della comunità vesuviana, da tempo alla ricerca di sviluppo sostenibile? Come ritiene che si possa coniu gare la vocazione ambientalista dell’Ente Parco con la straordi naria ricchezza scientifica e culturale costituita dalla presenza di uno Istituto come l’Osservatorio Vesuviano? «Come ho già avuto modo di dire, la cosa piú importante è saper rendere il Parco il punto catalizzatore delle istituzioni e dei «La presenza di un centro di cittadini sul territ o r i o . “Ho lanciato un motto che deve Un ruolo fon- definire il concetto di Area Protetta: damen- il Parco è uno strumento del far fare tale in q u e s t o e non del vietare” contesto è dato dalla capacità di autofinanzia- cultura e ricerca come l’osservaCome si può integrare l’azione mento che il Parco riuscirà ad torio vulcanologico è una fortudel Parco del Vesuvio con i bi- attivare per essere sempre piú na che pochissimi altri parchi possono vantare. È la dimostrazione che l’amore per la natura ed il rapporto con il vulcano sono parte integrante della cultura dei paesi vesuviani. Da parte mia posso solo esortare il Presidente Troiano a valorizzare sempre piú questa grande risorsa. Il rapporto tra il Parco del Vesuvio e le altre aree protette può infatti consolidarsi anche con lo scambio di esperienze come questa. È importante poi che il Presidente Troiano, in qualità di Vice Presidente della FederParchi, sappia far apprezzare da tutti il buon lavor fin qui Foto di Gino Di Maggio (Archivio del Parco nazionale del Vesuvio) [•] svolto». 05 PLinius n. 08 2002 > primo piano Formazioni di valeriana e ginestre sui crinali del Somma Foto di Gino Di Maggio (Archivio del Parco nazionale del Vesuvio) E il Vesuvio… non Estate 2002: calano gli incendi nel Parco. Risparmiato il 90 per cento della superficie boschiva normalmente interessata ai roghi selvaggi. Dai 51 ettari ridotti in cenere nel 2001 si è passati ai 3 del 2002. Un successo per l’Ente del Presidente Troiano, i Comuni, la Forestale e la Regione che, assieme, hanno studiato la strategia in grado di sconfiggere i piromani [D •] di CARLO TARALLO u U u 06 PLinius n. 08 2002 n calo superiore al 90 per cento della superficie boschiva interessata da incendi: l’estate del 2002 verrà ricordata come la piú felice dal punto di vista della salvaguardia dei boschi del Parco nazionale del Vesuvio. Dai 51 ettari di boschi andati a fuoco nel 2001 ai soli 3 del 2002: ecco i dati ufficiali forniti dal Corpo Forestale dello Stato. Una splendida notizia per tut- ti i cittadini, una grande vittoria per le istituzioni: al di là delle frequenti piogge, infatti, il dato rispecchia il successo delle profonde innovazioni introdotte nel campo della lotta agli incendi. Considerato che piú del 90 per cento degli incendi sono dolosi, infatti, è facile dedurre che le condizioni meteorologiche non possono da sole condizionare l’andamento di una stagione: per i piromani, infatti, non è difficile approfittare delle gior- nate di sole. Il piano antincendio 2002 è stato elaborato sotto il coordinamento della commissione Anti Incendi Boschivi del Parco primo piano > fuma piú nazionale del Vesuvio, composta stale dello Stato ha disposto in all’Agricoltura e Foreste della dai consiglieri del direttivo Pa- maniera ottimale le risorse sul Regione Campania ha trasforsquale Raia, Nicola Miranda e campo, organizzando in manie- mato i contratti degli addetti al Michele Balzano. Ecco i punti ra razionale ed efficace le Squa- controllo Anti Incendi Boschivi qualificanti della strategia anti- dre di Intervento; l’assessorato da semestrali ad annuali, accreincendi, intiscendo le tolata “Il Vemotivazioni suvio, non degli operafarlo fumatori e increre”, che ha mentando permesso di l’efficacia del trasformare piano di conl’estate appetrollo. na trascorsa 2. Aumento in un’estate delle associada record: zioni impe1. Ottimizgnate nella zazione del sorveglianza sistema di sono state 10 controllo ed le associaziointer vento ni ambientadiretto istiliste impeAgenti della Forestale in servizio di avvistamento antincendio tuzionale: il gnate sul terFoto del Corpo Forestale dello Stato/CTA Parco nazionale del Vesuvio Corpo Foreritorio nella 07 PLinius n. 08 2002 > primo piano lotta agli incendi, garantendo maggiore presenza e piú assidui controlli sul territorio e presidiando in particolare le zone a rischio. 3. Maggiore impegno dei Comuni: gli interventi di preven- zione (sfalci e diradamenti sulle strade a rischio, evacuazione dei rifiuti) hanno contribuito a questo eccellente risultato. «I dati relativi agli incendi – commenta il presidente del Parco nazionale del Vesuvio, Amilcare Troiano – rappresentano un motivo di enorme soddisfazione. Il Parco si è fatto promotore di un programma di lotta agli incendi che ha raggiunto il suo obiettivo: salvaguardare il patrimonio ambientale intervenendo innanzitutto sul momento della prevenzione. In questo senso, ol- tinuare sulla strada di una sempre piú intensa collaborazione tra tutti coloro i quali hanno a cuore il destino della nostro territorio». E in effetti la lotta agli incendi ha costituito storicamente uno dei piú concreti banchi di prova sui quali misurare la capacità che istituzioni come il Parco nazionale del Vesuvio hanno di incidere sui processi di degrado ambientale. L’incendio rappresenta il simbolo della distruzione della natura; l’incendio doloso costituisce l’esempio piú pregnante di come la difesa dell’ambiente sia innanzitutto questione culturale, ma anche risultato dell’efficienza dei controlli sul territorio. E allora occorre mettere in evidenza, al di là di ogni retorica, il risultato di quest’anno, poiché esso è il frutto prima di tutto di una forte collaborazione tra le istituzioni, le associazioni tre a ringraziare i Comuni, la ed i cittadini. Regione ed il Corpo Forestale, Una collaborazione che ha riuvoglio sottolineare il successo nito attorno ad un solo obiettivo della strategia di coinvolgimento professionalità e competenze didelle associazioni ambientaliste: verse, un variegato arcipelago il loro contributo è stato prezio- che è riuscito a costruire solide sissimo. Ovviamente, non è il barriere in grado di arginare caso di riposare sugli allori: il ri- l’ennesima devastante ondata di [•] sultato ottenuto ci sprona a con- fuoco. Tabella comparativa degli incendi boschivi nel territorio del Parco dal 1998 al 2002 08 PLinius n. 08 2002 Anno Numero episodi Sup. boscata (in ettari) 1998 53 8 1999 66 12 2000 162 45 2001 123 51 2002 51 3 (Dati Corpo Forestale dello Stato) primo piano < Blitz della Forestale sui sentieri del Vesuvio. In località Vicinale Monte gli agenti del colonnello Russo scoprono una discarica abusiva piena di pneumatici usati Foto del Corpo Forestale dello Stato/”Il Forestale” Ranger a guardia del Parco [•] di CARMINE ALBORETTI erminata la campagna antincendio, che li ha visti impegnati nell’attività di prevenzione e spegnimento degli incendi boschivi durante il periodo estivo, gli agenti del Corpo Forestale dello Stato, appartenenti al Coordinamento territoriale per l’ambiente del Parco nazionale del Vesuvio, diretto dal colonnello Lucio Russo, hanno intensificato i controlli in tutto il territorio. I risultati si sono visti da subito. I ranger del comando stazione di San Sebastiano al Vesuvio, coordinati dall’ispettore Pasquale Carullo, già comandante dei presidi di Trecase, Boscotrecase e Torre del Greco, hanno rinvenu- TU to, in località Vicinale Monte, una superficie molto estesa interamente ricoperta di pneumatici usati, pronti per essere dati alle fiamme. L’intervento dei poliziotti dell’ambiente Terzilio Berti, Annalisa de Luca e Massimiliano Iadanza si è rivelato provvidenziale. La stessa area fu oggetto, il 22 luglio scorso, di un incendio doloso, domato, dopo diverse ore, dai forestali, in collaborazione con i lavoratori socialmente utili, gli operatori della protezione civile ed i vigili del fuoco regionali. Immediatamente sono scattate le indagini del caso, condotte dall’ispettore Carullo, per appurare l’identità degli autori dell’ennesimo scempio ambientale. La riprova, quest’ultima, del- l’utilità del servizio di monitoraggio della fascia pedemontana del vulcano. Ogni giorno le pattuglie della Forestale percorrono i sentieri piú inaccessibili del cratere, al fine di preservare lo straordinario patrimonio naturale dell’area. Un’attività non esente da rischi, dal momento che, nonostante i divieti posti in essere dalla legge istitutiva dell’Ente Parco nazionale del Vesuvio, cacciatori di frodo e predoni continuano a condurre i loro traffici. Da questo punto di vista la presenza di personale preparato ad affrontare ogni emergenza di questo tipo si rivela fondamentale, specie quando i blitz vengono condotti in collaborazione con le altre forze dell’ordine (Carabinieri, Polizia di Stato e Guardia di Finanza). Pur in numero piú limitato rispetto ai colleghi delle altre armi, i ranger rappresentano una presenza viva e vitale, atta, soprattutto, a reprimere quelle violazioni che, oltre a deturpare le bellezze paesaggistiche, mettono a serio repentaglio il diritto di ciascuno alla salute ed alla salubrità del[•] l’ambiente. Foto del Corpo Forestale dello Stato/CTA Parco nazionale del Vesuvio Dal Vesu la rete dei parchi 10 PLinius n. 08 2002 Martedí 8 ottobre, nei locali dell’Osservatorio Vulcanologico Vesuviano di Ercolano, si è tenuto il meeting sul progetto denominato “Interreg III C – Rete dei Parchi”. All’incontro hanno preso parte delegazioni provenienti da diversi Paesi del bacino mediterraneo. Riportiamo l’intervento del Presidente dell’Ente Parco nazionale del Vesuvio, Amilcare Troiano, che ha introdotto i lavori. Il convegnodibattito, proseguito per l’intera giornata, si è concluso con l’articolata relazione del direttore dell’Ente di San Sebastiano al Vesuvio Carlo Bifulco. Particolarmente accurata si è rivelata anche la relazione della dottoressa Rossella Barile, responsabile presso il Parco del Vesuvio del progetto, che a margine del convegno di Ercolano ha precisato: «I Parchi sono incubatori di esperienze da esportare in tutto il territorio regionale e nazionale al fine di contribuire al miglioramento della qualità della vita degli abitanti del Mediterraneo» La conferenza che si è svolta all’Osservatorio Vulcanologico Vesuviano è stata coordinata da due componenti del Consiglio direttivo del Parco nazionale del Vesuvio, il professor Orfeo Picariello e la professoressa Amalia Virzo De Santo. Oltre al Presidente del Parco Amilcare Troiano, è intervenuto il direttore dell’ente, Carlo Bifulco, coordinatore del progetto Interreg per il Parco nazionale del Vesuvio primo piano > vio n a s c e del Mediterraneo [•] a cura di CARLO TARALLO GLI OBIETTIVI DEL CONGRESSO E IL “PROGETTO INTERREG” L’intervento del presidente del Parco nazionale del Vesuvio Amilcare Troiano esigenza impellente della salvaguardia ambientale impone a tutti una crescente sensibilità verso i numerosi e difficili problemi che il territorio deve affrontare e risolvere per ristabilire un equilibrio messo da piú parti a rischio. I Parchi nazionali, per lo spirito che li anima nella tutela di flora e fauna e nell’uso corretto dei beni e delle risorse naturali, assumono una decisiva importanza. Se da un lato si sono apprezzate le numerose ed importanti iniziative intraprese e condotte da tutti i Parchi nazionali del Mediterraneo, d’altro LL’ canto però si è registrata la grande carenza di sedi tecniche ed amministrative in cui raccogliere ed approfondire in modo organico ed unitario l’esperienza di gestione delle aree protette. L’obiettivo della nuova fase del programma comunitario Interreg è di rafforzare la coesione economica e sociale nell’Unione europea promuovendo da un lato la cooperazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale e dall’altro lato lo sviluppo equilibrato del territorio. La cooperazione interregionale è intesa quindi a migliorare l’efficacia delle politiche e degli strumenti di sviluppo regionale tramite un ampio scambio di informazioni e lo scambio di esperienze, ovvero attraverso la creazione di reti. La creazione di una Rete dei Parchi che veda attuarsi un progetto internazionale di dibattito e di una banca dati fondata su nuove proposte e su esperienze già iniziate e realizzate è considerata da parte del Parco nazionale del Vesuvio tale da meritare l’attenzione dei partners europei e dei paesi del Mediterraneo, onde attirare al progetto stesso l’adesione di enti di ricerca e delle organizzazioni responsabili della gestione e della tutela delle aree protette. Il progetto Interreg IIIC “Rete dei Parchi” si inquadra proprio nel tema generale della collaborazione e del coordinamento tra gli Stati che gravitano nella regione Mediterranea per quel che riguarda la pianificazione della tutela dei patrimoni culturali, naturali e paesaggistici dei territori e la gestione degli stessi da parte degli enti locali impegnati con le loro azioni su quelle aree. La necessità di creare una rete di scambi di esperienze tra le aree protette del Mediterraneo nasce proprio dalla considerazione che tali zone presentano problematiche peculiari e distintive rispetto ad altre zone che hanno risentito di meno nel corso dei secoli della presenza dell’uomo, e dalla necessità di valorizzare le sinergie 11 PLinius n. 08 2002 > primo piano Parco nazionale del Vesuvio Foto di Maurizio Fraissinet che possono derivare dalla “messa in rete” di risorse, competenze ed esperienze gestionali. Nei Parchi del Mediterraneo, piú che in altri, è fondamentale che gli Enti gestori abbiano la capacità di assumere un ruolo strategico nelle scelte di pianificazione e tutela delle risorse ambientali. Il progetto Interreg IIIC “Rete dei Parchi”, promosso e caldeggiato dall’Ente Parco nazionale del Vesuvio, rappresenta dunque un importante e valido tentativo di sistematizzare tutte le politiche di gestione del territorio secondo linee tematiche innovative e comuni alle aree situate nel bacino del Mediterraneo. 12 PLinius n. 08 2002 CONCLUSIONI (...) L’appuntamento organizzato dal Parco nazionale del Vesuvio grazie alla collaborazione dell’Osservatorio vesuviano, delle associazioni ambientaliste e di tutti voi può essere definito una vera e propria svolta. L’obiettivo di questo incontro, infatti, consiste nel dare forma e sostanza ad un progetto del quale si parla da decenni: organizzare le strategie di sviluppo, riscoprendo quella capacità aggregativa e di indirizzo che la Storia ha assegnato al Sud dello stivale e ai paesi che si affacciano sulle sponde del Mediterraneo, e al tempo stesso intensificare la collaborazione partendo dalla valorizzazione delle ricchezze comuni. E in quest’ottica, la difesa dell’ambiente e la promozione Parco nazionale di Timanfaya Parco nazionale di Peneda-Gerês Parco nazionale di Port-Cross primo piano dei tesori ambientali rappresentano senza dubbio un buon punto di partenza: ecco perché occorre hic et nunc passare dalle parole ai fatti. Si parte dunque da questo congresso, straordinario per la qualità degli interventi e per l’autorevolezza dei partecipanti: e si parte da Napoli, con la volontà di proseguire il cammino intrapreso in uno spirito di preziosa contaminazione tra le diverse culture del bacino del Mediterraneo “approfittando” del progetto Interreg, messo a punto dall’Unione Europea. Da parte sua, il Parco nazionale del Vesuvio ha messo a disposizione le sue competenze tecniche per mettere a punto un sito Internet dedicato alla “Rete dei Parchi”, uno strumento attraverso il azionale quale diffondere ogni Gouraya notizia ed approfondimento: è un modo per tenere unita la nostra < Questi i nomi di tutti i partecipanti al Congresso ITALIA SPAGNA Giovanni Macedonio Direttore dell’Osservatorio Vulcanologico Vesuviano Antonio D’Acunto Coordinatore Regionale Associazione Verdi Ambiente e Società - VAS Andrea Belloni Direzione Generale del Coordinamento Territoriale Ministero Infrastrutture e Trasporti Amilcare Troiano Presidente dell’Ente Parco nazionale del Vesuvio Orfeo Picariello Dipartimento di Zoologia, Università di Napoli Federico II Amalia Virzo De Santo Università di Napoli Federico II Carlo Bifulco Direttore Generale dell’Ente Parco nazionale del Vesuvio Rossella Barile Ente Parco nazionale del Vesuvio Responsabile del Progetto “Rete dei Parchi” Aurelio Centellas Bodas Direttore del Parco nazionale di Timanfaya José Luis Gutierrez Garcia Parco naturale del Lago di Sanabria Roque Pérez Palazón Direttore del Parco Riserva naturale di Cañaverosa PORTOGALLO José Carlos Vasconcelos Istituto Conservazione della Natura Augusto Sérgio Leites Parco nazionale di Peneda-Gerês TUNISIA Hmaied Kouki Direttore delle Foreste di Ben Arous Sakkohui Mounir Direttore Generale del Parco nazionale di Boukornine ALGERIA FRANCIA Jacques de Lustrac Consigliere Regionale della Regione Provence-Alpes-Côte-d’Azur Nicole Jensen Direttore del Parco nazionale di Port-Cros Fatma Zohra Lekehal Direzione per la Protezione della Flora e della Fauna - Direzione Generale delle Foreste Ali Mahmoudi Mahmoudi Direttore Generale del Parco nazionale di Gouraya Amar Madoui Università Ferhat Abbas di Sétif Un Centro Museale per il progetto Interreg Parco nturale del Lago di Sanabria comunità, “navigando” nella rete telematica cosí come i nostri popoli hanno in ogni tempo navigato lungo il Mediterraneo, portando da una sponda all’altra conoscenze scientifiche e testimonianze storiche, costruendo una civiltà che si fonda sull’amicizia e sulla collaborazione tra i nostri paesi. A tutti voi, che avete voluto onorare con la vostra presenza questo appuntamento, va il mio ringraziamento: l’augurio che sento di fare a tutti noi è che la strada intrapresa sia lunga e ricca di soddisfazioni e [•] risultati. Un progetto dalle enormi potenzialità: Interreg significa collaborazione e scambio scientifico-culturale a diversi livelli tra i paesi del Mediterraneo. La dimostrazione di quanto poliedrica sia la strategia che sorregge il programma è offerta da un particolare “sottoprogetto” promosso dal professor Orfeo Picariello, componente del consiglio direttivo del Parco nazionale del Vesuvio e autorevole esponente del mondo scientifico napoletano: «Anche l’Università Federico II di Napoli – spiega Picariello – è impegnata nella realizzazione del progetto, che prevede una maggiore cooperazione tra i paesi del Mediterraneo. In particolare, voglio sottolineare l’impegno che sta portando avanti in questo senso il Centro Museale “Musei delle Scienze Naturali”». Il Centro, diretto dalla professoressa Maria Rosaria Ghiara, raggruppa i musei di Zoologia, Mineralogia, Paleontologia e Antropologia di Napoli: si tratta di un polo storicoscientifico di altissimo livello: «I quattro musei – continua Picariello – conservano la memoria storica della ricerca scientifica napoletana, una delle piú importanti. Tanto per restare in tema, il museo di Mineralogia conserva tutti i minerali vesuviani. E la vulcanologia mondiale è nata proprio all’ombra del Vesuvio». Ma come interagisce il Centro Museale con il progetto Interreg? «Proponiamo – continua Orfeo Picariello – un sottoprogetto nell’ambito di Interreg, che raggruppi tutti i parchi nazionali e le istituzioni scientifiche dei paesi del Mediterraneo e li inserisca in un discorso comune di cooperazione. In concreto: occorre promuovere scambi culturali e di ricerca tra i paesi che aderiscono al progetto. Penso ad esempio agli studi condotti a Napoli sulla biodiversità: nei nostri musei conserviamo la memoria storica di queste ricerche. Nel Mediterraneo c’è tutta una serie di aree vulcaniche con le quali scambiare informazioni. Sarebbe interessante confrontare le nostre esperienze con quelle dei colleghi del Nord-Africa, della Spagna, della Francia, di tutti i paesi del Mediterraneo». Prospettiva interessante, ed anche basata su elementi estremamente concreti: «Mettiamo a disposizione – conclude – degli studiosi stranieri competenze e professionalità, e siamo pronti a stanziare risorse economiche per il cofinanziamento del progetto». 13 PLinius n. 08 2002 > ambiente Alla scoperta degli abitanti Uno sguardo all’avifauna vesuviana. Ecco uno per uno l’identikit dei piccoli ospiti delle pinete del nostro vulcano Merlo [•] di PASQUALE CIRILLO LL 14 PLinius n. 08 2002 a natura e la sua salvaguardia non riguarda solo i boschi, i mari e l’aria che respiriamo, ma anche gli esseri che in essi vivono. A questo proposito sorge spontaneo esaminare un altro aspetto del Parco, quello che riguarda l’avifauna che popola sia la parte boschiva che quella coltivata del Vesuvio. Tale argomento sarà trattato in modo semplice, senza la pretesa di sostituire questo Upupa Foto di Pasquale Cirillo scritto a probabili testi improntati a rigore scientifico e curati da esperti ornitologi, ma proponendo una ricerca etimologica che spazia dai nomi italiani a quelli scientifici per approdare a quelli napoletani e locali. Tale trattazione è Cincia mora diretta in modo particolare ai ragazzi che frequentano le scuole dei paesi che ricadono nel territorio del Parco, dal momento che la realtà “Parco” è entrata o sta per entrare in tutte le scuole dell’area vesuviana. Dal 1995, anno d’istituzione del Parco, qualcosa di piacevole è avvenuto, infatti, con il divieto assoluto di caccia e di uccellagione (cattura di uccelli con le reti), si è notato che molte specie di volatili, prima quasi assenti o presenti nella zona montana con solo poche coppie, sono aumentate ambiente > del Parco tanto da rendere possibile con facilità l’avvistamento di coppie nidificanti sia in zona montana che nei territori coltivati. Tra le specie che in numero maggiore stanno ripopolando il Parco vi è certamente la Ghiandaia (Garrulus glaudarius), cosí chiamata per la sua voracità per il frutto che produce la quercia. Localmente la Ghiandaia assume il nome di Pica di Montagna. Appartiene all’ordine dei Passeriformi, alla famiglia dei Corvidi. Sia il maschio che la femmina presentano la stessa livrea, la dimensione è quella di un colombo con becco nero, testa e dorso nocciola, l’eride azzurra, ali nere attraversate da una banda bianca e copritrici alari di colore azzurro. Oltre che di ghiande, si ciba anche di castagne, di bacche di vario genere, di frutta e di insetti. La Tortora (Streptopelia Turtur) presente, una volta, durante il passo primaverile, oggi in numero sempre piú consistente è nidificante. Vive nei frutteti e nei boschi. La testa e il collo sono di un azzurro grigio, il becco è nero con base rosata, l’iride è bruna, il collo e il petto sono rosa pallido e ai lati del collo è un alternarsi di bande nere e bianche con riflessi bluastri. La Tortora depone due uova che schiudono dopo quattordici giorni di cova. Si dice che se i due nati si pongono nel nido in posizione testa coda, sono maschio e femmina. Il Picchio Rosso Maggiore (Picoides maior), una volta pre- sul legno dei pioppi secchi; per questo è anche denominato localmente Pizzicachiuppo. Caratteristica di quest’uccello la nuca rossa, per il maschio, e il sottocoda dello stesso colore. Le uova vengono deposte, fino a sei, nelle cavità scavate Gheppio sente come sedentario solo in pochissime coppie e di passo invernale, oggi è presente in modo piú consistente ed è possibile ammirarlo e udire il caratteristico tambureggiare nei tronchi degli alberi. Il Cuculo (Cuculus canorus), altro uccello delle dimensioni di una tortora, è presente in numero sempre maggiore nel Parco nel periodo primavera- 15 PLinius n. 08 2002 > ambiente Beccaccia Ghiandaia Pulli di Sparviere 16 PLinius n. 08 2002 estate e, sempre piú spesso, se ne osservano coppie nidificanti. Depone le uova nei nidi di altri uccelli. Dall’istituzione del Parco è tornato, in gran numero, a nidificare, l’Upupa (Upupa epax). È conosciuto nella zona vesuviana con il nome di ’o Papuscio. Uccello molto grazioso, è caratterizzato dalla presenza sul capo di una cresta di penne, con base arancio e punta nera, che alza e abbassa in presenza di pericolo. Il Rigogolo (Oriolus oriolus), altro uccello meraviglioso che è possibile ammirare ed ascoltare specialmente nella parte coltivata del Parco. Viene chiamato localmente ’o Vollaro. Quest’uccello si ciba di insetti, durante l’inverno, e di frutta (fichi), durante il mese di agosto. Il maschio ha una livrea con colori molto forti, le ali nere e tutto il resto del corpo di un giallo molto intenso. Si ha notizia di qualche coppia nidificante negli ultimissimi anni. Tra le specie di rapaci del Vesuvio, il Gheppio (Falco tinnunculus) è il piú comune. Le coppie che nidificano nel Parco sono in netto aumento. Un buon numero di migratori si possono osservare nel periodo del doppio passo. È comunemente conosciuto con il nome di cistariello o cristariello. Viene osservata regolarmente come specie migratoria, nel periodo di passo primaverile, il Falco di Palude (Circuí aeruginosus). La Poiana, rapace di grosse dimensioni è presente solo occasionalmente nel periodo di doppio passo. Tra i rapaci notturni, presenti e nidificanti nel Parco, sono da ricordare la Civetta Ciucciuvettola, il Barbagianni Faccirommo, il Gufo e l’Assiolo. Tra le circa cento specie di uccelli, di passo e doppio pas- so, che regolarmente toccano nelle loro migrazioni il Parco del Vesuvio sono da menzionare: il Tordo Marvizzo, la Quaglia, l’Allodola Cucciarda, la Beccaccia Arcera e il Fanello Zinzella e ancora, il Frosone Frusulone e il Crociere che presentano una caratteristica nel becco, per il primo le grosse dimensioni, mentre il secondo è dotato di un becco incrociato. Un incremento sostanziale si è inoltre avuto in quelle specie stanziali piú conosciuti: il Passero, la Passera Mattugia Passerella munacella, il Merlo, il Fringuello, il Verzellino Cardulella, il Verdone Ciurolo, il Cardellino, la Capinera Capafosca, la Cinciarella e la Cinciallegra. Vogliamo ricordare, infine, quei piccoli uccelli migratori che ci tengono compagnia per diversi mesi dell’anno: il Pettirosso, la Passera Scopatola, lo Scricciolo, il Codirosso Comune e il Codirosso [•] Spazzacamino. Le foto del servizio sono di Paolo Annunziata (Archivio Parco nazionale del Vesuvio) Le illustazioni sono di Antonio Lubrano Lavadera (Archivio Parco nazionale del Vesuvio) ambiente < NOMI ITALIANI, SCIENTIFICI E NAPOLETANI DELL’AVIFAUNA VESUVIANA Italiano Scientifico Napoletano Allodola Assiolo Averla capirossa Averla piccola Balia dal collare Ballerina bianca Ballerina gialla Barbagianni Beccaccia Beccafico Beccamoschino Capinera Cardellino Cinciallegra Cinciarella Ciuffolotto Civetta Codirosso Crociere Culbianco Fanello Fiorancino Fringuello Frosone Gheppio Ghiandaia Gruccione Lucherino Merlo Passera mattugia Passera scopaiola Pettirosso Picchio rosso maggiore Pispola Regolo Rigogolo Saltimpalo Strillozzo Succiacapre Torcicollo Tordo bottaccio Upupa Usignolo Verdone Verzellino Alauda arvensis Otus scops Lanius senator Lanius collurio Ficedula albicollins Motacilla alba Motacilla cinirea Tyto alba Scolopax rusticola Silvia borin Cisticola Jundicis Silvia atricapilla Carduelis carduelis Parus paior Parus caeruleus Pirrula pirrula Athene noctua Phoenicurus phoenicurus Loxia curvirostra Oenanthe oenanthe Carduelis cannabina Regulus ignicapillus Fingilla coelebs Coccothraustes Coccothraustes Falco tinnunculus Garrulus glandarius Merops apiaster Carduelis spinus Turdus merula Passer montanus Prunella modularis Erithacus rubecula Picoides maior Anthus pratensis Regulus regulus Oriolus oriolus Saxicola torquata Miliaria calandra Capimulgus europeus Jynx toequilla Turdus philomenos Upupa epops Luscinia luscinia Carduelis chloris Serinus serinus Cucciàrda Cicciuvettolina Paglioneca palommina Paglioneca Sciacquaprevola Zivardella Coralonga Faccirommo Arcera Fucetola Zicco Capifosca Cardillo Ciripella Parrelluccia Munaciello Ciucciuvettola Corarusso Beccoincrociato Coraianco Zenzélla Stelluccella Foncillo Frosolone Cistariello Pica Acquarulo Equola Mierolo Passerella maciella Passerella ‘e sepe Rivieccio Pizzicachiuppo Sitolo Sperciasepo Vollaro Sciaravattiello Zeccone Ngannapastore ngannaturtere Maravizzo Papuscio Riscignuolo Sciurolo Cardulella 17 PLinius n. 08 2002 La Spiaggia del Fronte vista dal porto turistico Foto Borghini & Stocchetti La storia di Torre del Greco, antica “Turris Octava”, si intreccia con la pesca e la lavorazione del corallo, tesoro dell’artigianato vesuviano e simbolo indiscusso della storia marinara e commerciale del “terzo comune della Campania” [•] di MICHELE INFANTE orre del Greco. Abitata sin da epoca romana dall’aristocrazia patrizia, per la sua conformazione geografica questa città al centro del Golfo di Napoli e sulle pendici del Vesuvio, con una popolazione di 97mila abitanti è il terzo centro della Campania, dopo Napoli e Salerno. E proprio ai romani, che qui edificarono i villaggi di Sola e Calastro, antico borgo di pescatori, deve la sua fondazione, dalla fusione dei due villaggi nacque “Turris Octava”. Il Comune si estende su di un territorio di 30,08 kmq con altitudine massima a quota 1172 m sul cono centrale del Vesuvio. Torre del Gre- TL 18 PLinius n. 08 2002 co è raggiungibile da Napoli, da cui dista 12 km, sia con la Statale che tramite l’autostrada Napoli-PompeiSalerno. I collegamenti ferroviari sono assicurati sia dalle FF.SS. con due stazioni, che insieme a quelle della Circumvesuviana portano a sette i nodi ferroviari della cittadina vesuviana. Nonostante ciò però l’odierna e popolosa città non riesce a soddisfare al meglio il bisogno di mobilità dei suoi cittadini, e la situazione del traffico nonostante l’apertura del nuovo casello autostra- dale, presenta non pochi problemi. Le tracce storiche e archeologiche della città, di Torre del Greco a differenza dei vicini paesi sono quasi del tutto assenti. Difatti l’attività del monte Somma prima e del Vesuvio poi, attraverso le grandi masse di lava eruttate, hanno nei secoli fortemente modificato l’aspetto geo-morfologico di tutta la zona litoranea del golfo di Napoli. Ciò nonostante ancora oggi si possono notare i ruderi romani, come l’antica “Villa Sora”. Oltre alla terribile eruzione del Vesuvio del 24 agosto 79 d.C., il Vesuvio continuava con la sua attività eruttiva, tra le piú violente da ricordare sono le eruzioni del 203 e del 472. Il carattere tenace ed ingegnoso dei torresi, forse i comuni del Parco Torre del Greco > Viaggio nella città dell’oro rosso discende proprio da queste fughe dalle eruzioni e dai ritorni per ricostruire le loro case. Dall’unione dei due, già ricordati, nuclei abitati di Sola e Calastro venne a formarsi nel medioevo il casale di Torre Ottava, cosí chiamato in quanto distante otto miglia da Napoli. Seguirono la denominazione bizantina e il ducato napoletano autonomo fino al 1139; poi i Normanni che unificarono definitivamente tutta l’Italia meridionale, gli svevi fino al 1266, gli Angioini fino al 1442. L’odierna denominazione, risalente al 1324, si deve alla presenza nelle campagne del famoso vitigno “Greco” da cui si ricavava l’omonimo vino, famoso già in epoca romana. Solamente a partire dal secolo XV abbiamo piena luce sulle strutture sociali, politiche ed economiche della Comarca torrese, formata dalle Università di Torre Resina (oggi Ercolano) e Portici con Cremano. Pur essendo pertinenza giuridica della città di Napoli, detta Comarca fu alienata nel 1418 dalla Regina, la cui dinastia conservò il possesso quasi ininterrottamente finché dopo alterne vicende nel 1698, i torresi, capeggiati da eminenti uomini di cultura, chiesero alla regina di avvalersi dello “Jus Praelationis”. Riscattata dal dominio feudale, la città ha trovato Le pinete alle falde del Gran Cono Foto Borghini & Stocchetti nuovi stimoli, intensificando in tutto il Mediterraneo la pesca del corallo e della spugna con una flottiglia di oltre 400 imbarcazioni. Cantieri, barche, marineria, hanno reso, nel tempo, Torre del Greco non solo come uno dei grandi centri produttivi della regione, ma anche come asilo e meta felice di uomini di pensiero e artisti che, sulle orme dei Romani, nel ’700 l’hanno riscoperta costruendovi dimore di grande bellezza. La tradizione religiosa è molto forte in questa cittadina al centro del Golfo di Napoli, numerose le chiese. La Chiesa Parrocchiale di Santa Croce fu costruita sulle rovine di quella distrutta dall’eruzione vesuviana del 1794 mentre il campanile, originariamente a tre ordini, resistette immoto nella stessa eruzione, rimanendo semisommerso dalla lava nella parte inferiore. La Chiesa di Santa Maria Assunta ne conserva una inferiore del sec. XVII che fu sede di un’attiva confraternita religiosa e mostra ancora quattro 19 PLinius n. 08 2002 > i comuni del Parco La Chiesa di Santa Croce Foto Borghini & Stocchetti 20 PLinius n. 08 2002 fosse di sepoltura e due ossari ove sono i resti mortali dei soci. La Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, sita nel vecchio quartiere marinaro ancor oggi conservato, sede del Pio Monte dei Marinai, associazione che soccorreva i marinai e i pescatori poveri torresi con denaro, viveri e medicine e riscattava i naviganti che venivano catturati dai barbareschi, fu costruita nel sec. XVII. La Chiesa di Santa Maria del Carmine fu costruita nel sec. XVI da padri carmelitani insieme all’attiguo convento che ora ospita l’Istituto Statale d’Arte e il Museo del Corallo che raccoglie lavori di incisione sul corallo, sulla madreperla, sulla conchiglia, sull’avorio e sulla lava, nonché modellini di vecchie barche coralline torresi. La Chiesa di Santa Maria del Pianto, costruita su una grande fossa comune nella quale sono sepolti 1500 torresi morti durante la grave pestilenza del 1656, conserva due tele di pittori settecenteschi napoletani: un’Addolorata e un San Rocco che intercede presso Gesú per gli appestati. Il clima mite e l’aria resa salubre dalle distese di pinete e di boschi hanno, fin dall’antichità, attribuito a Torre del Greco qualità terapeutiche; fu infatti per questo motivo dalla Chiesa di San Giacomo. Anche allora gli Altari erano quattro e simboleggiavano i quattro continenti conosciuti. La tradizione della festa fu poi tramandata e custodita nella vicina Torre del Greco dove non ebbe piú solo un carattere religioso, ma, nel 1699, segnò la data del riscatto dei Torresi – dopo circa tre secoli – dalle famiglie feudatarie Caracciolo e Carafa D’Andria. Tale evento coincise con la ricorrenza della festa del Corpus Domini e quindi, negli anni successivi, fu festeggiata con maggiore solennità, aggiungendo ai motivi religiosi il ricordo del fausto evento. Per quanto riguarda gli aspetti artistici della “Festa” è da dire che in passato sono sempre stati eseguiti piú di 4 Altari, detti anche “Macchine da Festa”, ed inoltre vi era l’usanza di gareggiare per l’Altare piú alto, che superavano in genere i 20 metri, raggiungendo talvolta l’altezza di 28 metri. Le luminarie poi rappresentano un altro importante elemento decorativo. Dapprima esse erano allestite con variopinte lampade ad olio, poi con lampadine elettriche che permisero di perfezionare le creazioni artisti- che l’illustre poeta Giacomo Leopardi decise di soggiornarvi. La Villa delle Ginestre alle falde del Vesuvio, ospitò fra il 1836 e il 1837 il poeta Giacomo Leopardi che, meditando solitario sulla potenza distruttrice dell'incombente vulcano, compose qui i sublimi canti de “La Ginestra”, “Il tramonto della Luna” e diversi dei suoi “Pensieri”. A Torre del Greco risiedeva anche Enrico de Nicola, primo Presidente della Repubblica. Il Palazzo Municipale già castello, fatto costruire forse dal re Alfonso I d’Aragona come periodica sua dimora, fu poi palazzo dei baroni Langella dopo il riscatto del 1699. La Torre di Bassano, grossa e massiccia, fu fatta costruire tra il 1559 e il 1567 dallo stesso viceré de Ribera a guardia della costa, ai tempi drammatici delle incursioni dei corsari barbareschi. Caratteristica e molto tipica è la “Festa dei 4 Altari” che si celebrava già a Napoli agli inizi del ’600 e si svolgeva al Largo del Castello, oggi Piazza Municipio. Il Viceré in persona seguiva la Uno degli Altari realizzato per la Festa processione che usciva i comuni del Parco Torre del Greco delle Ville Vesuviane, integrate con le esigenze della collettività locale ed esterna. La città ospita anche una sede distaccata dell’Università degli Studi “Federico II” di Napoli ha, da qualche anno, istituito il Diploma in Biologia – Indirizzo Produzioni Marine, localizzandolo a Torre del Greco, negli ex Molini Meridionali Marzoli. che. Arricchiscono ancora la Festa mostre di pittura, scultura ed incisione su conchiglie e coralli. La Festa dura in genere tre giorni (venerdi, sabato e domenica) e la “chiusura” è tradizionalmente affidata ai “Fuochi a mare” eseguiti da esperti fuochisti nella zona del porto, dove i bagliori pirotecnici sono ancora piú esaltati dall’effetto dello specchio marino. Pure da ricordare la Festa patronale dell’Immacolata, caratterizzata da un grandioso “Carro” recante la statua della Madonna, portato a spalla per le vie cittadine dai marinai e dai devoti. Torre del Geco, come altri paesi vesuviani, fa parte del territorio tutelato dall’Ente per le Ville Vesuviane, al fine di conservare e salvaguardare il cospicuo patrimonio architettonico e ambientale delle Ville Vesuviane del XVIII secolo, e istituito con legge dello Stato n.578 del 29 luglio 1971. Nel 1976 con l’emissione del Decreto Ministeriale di vincolo inizia di fatto il lungo lavoro dell’Ente a tutela dei 121 immobili monumentali compresi nei territori dei Comuni di Napoli, San Giorgio a Cremano, Portici, Ercolano e Torre del Greco. L’Ente per le Ville Vesuviane ha consentito in questi anni di completare restauri e intraprendere progetti di conservazione del sistema territoriale Attivita’ economiche La pesca e la lavorazione del corallo, che qui vanta un’antichissima e feconda tradizione, la lavorazione della madreperla, della tartaruga e del cammeo, costituiscono il fulcro del commercio e dell’artigianato locale. La città può vantare anche una propria banca. Sorta nel 1888 a Torre del Greco con il nome di “Società anonima cooperativa di credito popolare”, la Banca di Credito Popolare è oggi un moderno istituto di credito, saldamente radicato nel territorio campano con una > della gastronomica torrese è costituita, oltre che dai frutti di mare, dall’ottimo pesce preparato nei modi tradizionali e che possono essere gustati negli accoglienti ristoranti cittadini. Torre del Greco è il maggior polo per la ristorazione in Campania. Sul territorio cittadino si contano oltre cento tra ristoranti, pizzerie e pub. La cucina tipica è basata principalmente su piatti di pesce, crostacei e frutti di mare innaffiati dai tipici vini DOC del Vesuvio, come il già ricordato greco. Dal porto, attraversando il centro della città, si accede alla strada che porta fino al cratere del Vesuvio, alto 1100 metri s.l.m., da cui si domina l’intero golfo. Ancora oggi, nonostante la grave crisi che sta attraversando la marineria italiana, risultano notevoli le attività legate alla cantieristica navale in ferro e in legno. Dai cantieri locali sono stati varati negli anni ’20 velieri che hanno reso famosa la marineria italiana. Storicamente dedita alla mari- La Chiesa di S. Alfonso ai Camaldoli della Torre Foto Rolandi solida rete di sportelli diffusi nelle cinque province della regione. La cittadina è provvista di buone attrezzature alberghiere, di un circolo nautico, di ritrovi ed attrezzature sportive. La principale caratteristica neria, Torre del Greco vanta un’antica attività cantieristica navale in legno, che ancora oggi rappresenta una importante componente delle sue attività economiche. Sono presenti 15 cantieri navali ed un porto 21 PLinius n. 08 2002 > i comuni del Parco con 500 posti barca per ormeggio estivo, mentre sono 3 le società armatoriali. L’antica vocazione florovivaistica torrese che costituisce il 35% della produzione dell’intera provincia di Napoli, facendo del Foto Borghini & Stocchetti settore floristico uno dei principali cardini dell’economia cittadina. In questo ambito il garofano assume un ruolo preminente , mentre si stanno aprendo nuovi orizzonti per una differenzazione produttiva che già spazia dalle gerbere ai crisantemi, dalle rose alle sterlizie. 22 PLinius n. 08 2002 Il corallo La storia di Torre del Greco, è strettamente intrecciata alla lavorazione del corallo: gran parte dei pescatori torresi, che fino alla fine del XVIII secolo si addentravano nelle acque del Mediterraneo inseguendo i popolosi banchi di “pesce azzurro”, si sono nel tempo trasformati in artigiani, dediti alla lavorazione e al commercio di prodotti in corallo. Torre del Greco è, dunque, una cittadina operosa, i cui abitanti hanno saputo modificare il loro rapporto con il mare coniugando la tradizione creativa dell’artigianato campano con i colori e le variegate forme del corallo mediterraneo. Ma il corallo non è l’unico frutto fecondo del mare che viene plasmato nei laboratori di Torre del Greco: anche alcune conchiglie, grazie alla paziente e laboriosa opera di intaglio compiuta dalle sapienti mani degli artigiani torresi, acquistano forme eleganti e raffinate, trasformandosi in cammei di eccezionale fattura, rinomati in tutto il mondo. Una storia che si perde nei secoli, nell’affascinante itinerario della civiltà mediterranea nel suo cammino da oriente ad occidente. Storia di dei e di popoli, di paure da sconfiggere, di magie e ritualità, di arti mediche e talismani. Medicamento ed afrodisiaco. Arte e moda. Ma la storia del corallo racconta anche le vicende di un popolo di marinai, quello di Torre del Greco, che, dal 1400 in poi, ha scandito la sua esistenza con ogni avvenimento legato al miglior frutto del mare, come lo definirono Greci e Romani. Quello stesso corallo rosso, che la mitologia greca attribuiva al sangue sgorgato dalla testa della Medusa recisa da Perseo. Il Museo del Corallo ospita una collezione di oggetti che possono essere definiti autentici capolavori di incisione. Il corallo torrese diventa sinonimo di alto livello tecnico, che fa di ogni oggetto, an- che quello apparentemente piú semplice, qualcosa di prezioso ed eccezionale. È un discorso fatto di particolari, che inizia dalla selezione del grezzo attraverso una ricerca che, pur avvalendosi di tecnologie avanzate, non trascura la messa a punto e una cura minuziosa dell’oggetto, facendone sempre un pezzo unico. Il corallo ed il cammeo assurgono cosí a simbolo della città, testimoni di un’antica cultura dell’estro e della fantasia di un popolo che, attraverso oggetti di pregiata fattura, continua la sua storia. La città è sede dell’unica scuola d'arte del corallo e della scuola artigiana Emiddio Mele per la lavorazione del corallo e dell’oro. Allo scopo di salvaguardare il patrimonio del corallo e promuoverne la lavorazione, la produzione e la commercializzazione, nel 1998 è stato fondato il Consorzio Oromare, organismo senza scopo di lucro, che raggruppa circa centocinquanta aziende che operano nel settore della lavorazione e commercializzazione di prodotti in corallo, di cammei e di oreficeria, e che sono in prevalenza localizzate nei distretti orafi di Napoli e Torre del Greco. Fanno parte del Consorzio aziende rappresentative della migliore tradizione artigianale campana: dai piccoli laboratori di incisione, che si tramandano i segreti della lavorazione artistica e di qualità di generazione in generazione, alle grandi firme del settore, che hanno conquistato la ribalta a livello internazionale. Oromare ha in programma la realizzazione e la gestione di un centro produttivo polifunzionale, in un’area ubicata nel Comune di Marcianise (CE), nel quale s’insedieranno le aziende consorziate, di ricerca e servizi tecnologici. Il consorzio promuove, inoltre una serie di progetti in materia di produzione, di scuola e formazione in materia di promozione e comunicazione. Inoltre, è presente il museo privato Basilio Liverino che presenta sia la storia dell’omonima società di lavorazione del corallo e sia una splendida collezione di lavori eseguiti con questo splendido materiale. [•] territorio < Riserva Alto Tirone: c’è l’intesa tra il Corpo Forestale ed il Parco del Vesuvio Firmata la convenzione in base alla quale l’Ente potrà svolgere le proprie attività istituzionali anche nell’area protetta del vulcano. Il presidente Troiano: «La Riserva Tirone deve divenire l’emblema dell’efficienza e dell’accoglienza per i tanti turisti che ogni anno visitano il vulcano piú famoso del mondo» [•] di PAOLO TRAPANI na delle principali scommesse del Parco del Vesuvio si chiama Riserva Alto Tirone. Con la recente stipula della convenzione tra l’Ente dell’area protetta ed il Corpo Forestale dello Stato si è deciso che all’interno della riserva naturale protetta del Tirone il Parco del Vesuvio possa svolgere le proprie attività istituzionali. Tra queste ci sono: la tutela e la protezione della flora e della fauna, la salvaguardia delle aree vegetali, la promozione delle attività culturali e della ricerca scientifica, la regolamentazione dell’accesso dei visitatori e l’educazione naturalistica ed ambientale. Grazie alla sinergia tra Corpo Forestale e Parco del Vesuvio, la Riserva Tirone, che rappresenta un patrimonio inestimabile da valorizzare, può divenire emblema di efficienza e di accoglienza. A rappresentare il corpo forestale, all’atto della stipula della convenzione con il Parco, c’era il vicedirettore generale Fausto Martinelli. «Abbiamo cercato di tutelare questo polmone di verde al meglio delle nostre forze – tiene a precisare Nicola Cosentino, responsabile dell’ufficio campano dell’ex azienda di Stato per le Foreste demaniali – e la collaborazione con l’Ente Parco continuerà anche per il futuro». Il Parco nazionale del Vesuvio, inoltre, ha già intrapreso alcuni interventi nella riserva. «Abbiamo avviato – conferma il direttore Carlo Bifulco – alcune opere di ingegneria naturalistica per rendere si- U curi i sentieri da aprire ai visitatori e continueremo grazie sia alla nostra equipè tecnica che agli ex lsu del parco». La riserva Tirone, dunque, ha tutte le peculiarità per divenire il simbolo della fruibilità del Parco e potrà costituire la cartina di tornasole del nuovo indirizzo dell’Ente di San Sebastiano al Vesuvio. Si tratta di una scommessa ambiziosa ma realistica, che partirà in primis con la riqualificazione dei percorsi e dei manufatti che diventeranno punti di accoglienza e di esposizione dei prodotti tipici locali. Non solo, la riserva diventerà un vero e proprio laboratorio a disposizione di naturalisti e ricercatori. «Il cratere del Vesuvio e la Riserva – spiega il presidente Amilcare Troiano – devono rappresentare quel modello di accoglienza e solidarietà che è tipico del popolo napoletano e vesuviano. È ovvio che la concertazione attiva Parco-Corpo Forestale, che è già operativa, è la linea-guida per il raggiungimento di questo obiettivo». L’esigenza di buona gestione del patrimonio naturale, storico ed identi- tario, d’altra parte, è comune ai due soggetti istituzionali protagonisti della convenzione che sono anche i protagonisti della buona riuscita dell’operazione Alto Tirone. Nelle more del passaggio definitivo della gestione delle Riserve naturali ai Parchi, che i ministri Matteoli ed Alemanno porteranno a termine nel piú breve tempo possibile, l’Ente Parco, per garantire continuità amministrativa e gestionale, si potrà avvalere anche delle risorse umane, dei mezzi e delle strutture del Corpo Forestale. «Abbiamo raggiunto – conclude Troiano – uno dei piú importanti obiettivi del nostro programma: per ottenere questo risultato c’è stato bisogno di un costante lavoro e della piena collaborazione dei ministeri competenti, che hanno dimostrato di essere impegnati in prima linea sulle tematiche della difesa e della salvaguardia del territorio e dell’ambiente». Il Parco del Vesuvio, dunque, diviene il capofila di un nuovo modo di concepire il ruolo e la funzione di guida dei processi di sviluppo delle [•] aree protette. 23 PLinius n. 08 2002 > educazione ambientale Tutti in classe a lezione di… Parco La natura approda a scuola: iniziativa del circolo didattico di Boscotrecase. In quarta e quinta si studia l’ambiente del Vesuvio. [•] di PASQUALE CIRILLO “A L’ 24 PLinius n. 08 2002 vifauna, fauna e flora del Parco nazionale Vesuvio”, le tradizioni, l’agricoltura, e le attività economiche presenti nell’area del Parco. Per l’anno scolastico in corso, il Circolo Didattico di Boscotrecase intende attuare queste tematiche per gli alunni delle classi quarte e quinte. Il progetto si pone come finalità l’osservazione e la conoscenza della natura, delle svariate specie di uccelli che popolano il nostro territorio, della fauna e della flora. La scuola elementare deve tendere ad avvicinare i bambini ad un ambiente naturale, tanto vicino e allo stesso tempo, troppo spesso, a loro tanto sconosciuto. Per le classi quarte verranno trattati i seguenti argomenti: storie, leggende e aneddoti riguardanti gli uccelli, gli animali e le piante che popolano il nostro territorio. Conoscenza dei nomi comuni, locali e scientifici dei vari esemplari, famiglie e specie, abitudini e adattamento al territorio della fauna e della flora, piante autoctone, piante officinali, mammiferi di media e piccola taglia. Le classi quinte affronteranno le tematiche legate all’agricoltura all’interno del Parco: viti, albicocche, fave, piselli, fagiolini, pomodori, tecniche di coltivazione e trasformazione dei prodotti agricoli. Saranno anche presentate le varie qualità di uve e i vini, famosi nel mondo, come il Lacryma Christi. I ragazzi boschesi saranno coinvolti in giochi e laboratori dai quali scaturiranno cartelloni, murales e mosaici che riprodurranno gli ambienti naturali e la fauna. L’osservazione dal vivo, con l’ausilio di binocoli e macchine fotografiche, della fauna nel suo habitat naturale sarà una delle attività, piú coinvolgenti, proposte. Lo studio delle varie specie, e i tanti approfondimenti si avvarranno anche dell’uso di materiale multimediale. Saranno effettuate escursioni nel Parco e, ancora, a un vigneto e ad un albicoccheto durante il periodo della raccolta. Lo studio dei prodotti vesuviani proseguirà con la visita ad un’azienda vinicola locale e ad una fabbrica per la trasformazione dei prodotti agricoli. Il progetto prevede una mostra espositiva finale che comprenderà che comprenderà, oltre ai prodotti dei tanti laboratori, anche un plastico del Vesuvio e foto realizzate dagli alunni. Saranno esposti anche esemplari impagliati delle specie piú comuni che popolano il Parco. Negli spazi esterni della scuola sarà impiantato, e curato dalle classi quinte, il “Giardino dei Profumi”. Foto Servizio Tecnico del Parco nazionale del Vesuvio Al dirigente scolastico dott. Vincenzo Stucchio, che ha appoggiato questo progetto sin dallo scorso anno, abbiamo chiesto il perché di un progetto che si apre al territorio. «Oggi la scuola, piú che mai deve saper soddisfare le attese del territorio, identificarne i bisogni ed essere in grado di dare delle risposte. Proponendo questa attività progettuale, intendiamo uscire del tutto dal clima dell’incomunicabilità e della diffidenza, creare un’atmosfera di collaborazione fattiva e di integrazione con i genitori, potenziare le risorse individuali e definire campi di azione produttivi ed efficaci. Il nostro desiderio, quindi, è quello di realizzare concretamente una scuola intesa come comunità ed organizzazione e far sí che i propri membri, ciascuno con il proprio ruolo, perseguano fini comuni in un clima cordiale e cooperativo». Il progetto si avvarrà della collaborazione dell’Ente Parco nazionale del Vesuvio, il presidente Amilcare Troiano, che si è incontrato con il dirigente della scuola di Boscotrecase e con gli insegnanti referenti, ha assicurato la partecipazione dell’Ente. Verranno, infatti, messi a disposizione degli studenti, in occasione delle escursioni al Vesuvio, guide specializzate per la visita delle aree protette e altri esperti per l’istallazione del “Giardino dei profumi”. A disposizione degli insegnanti le guide edite dall’Ente sulle orchidee, sui funghi e sulle farfalle del Parco Foto Associazione Parco Città nazionale del Vesuvio. educazione ambientale < Il “Vesuvio” incontra il mondo della scuola Tutela e conoscenza del territorio, in classe si parla di ambiente. Dal cortile della scuola al prato dietro casa, tutti coinvolti gli alunni, si vorrebbero gli spazi verdi da vivere tutti i giorni. Il presidente Troiano: Vogliamo rendere i bambini i veri protagonisti attivi della vita del Parco. [•] di MICHELE RUGGIERO LP’ Ente Parco “incontra” il mondo della scuola, attraverso un ambizioso progetto di educazione ambientale. Un progetto a medio e lungo termine che intende orientare le attività degli allievi della scuola dell’obbligo per dare loro la possibilità di arricchire la formazione scolastica sui temi della sostenibilità, ma soprattutto teso a migliorare la capacità complessiva delle scuole del Parco di misurarsi con i problemi del territorio per costruire ed organizzare un ambiente scolastico, educativo e formativo che favorisca la sempre maggiore sinergia e scambio di idee con la risorsa Parco. «Rendere protagonisti attivi del Parco i bambini – dichiara Amilcare Troiano, presidente dell’Ente Parco nazionale del Vesuvio – è il nostro principale obiettivo. Valorizzare la scuola quale insostituibile risorsa locale, effettivo agente di sviluppo che sappia promuovere comportamenti coerenti con la salvaguardia ambientale». «Il nostro lavoro – aggiunge Pasquale Raia componente del Consiglio direttivo – deve essere indirizzato alla realizzazione presso l’Ente di un coordinamento per lo scambio continuo e duraturo di esperienze ed informazioni in campo ambientale del mondo della scuola con la partecipazione dei referenti ambientali delle scuole ed esperti del settore”. Nel breve periodo, l’Ente Parco ha deciso di avviare una programmazione delle attività biennale attraverso il progetto “Adottiamo un parco”. Una proposta educativa di progettazione partecipata, una “consultazione” di idee, di aspetta- Foto Associazione Parco Città tive e di esigenze su come i ragazzi vorrebbero gli spazi verdi (dal cortile della scuola al prato dietro casa) da vivere tutti i giorni. Progettare questi spazi, partendo dai loro bisogni e dall’enorme potenziale di idee che il loro punto di vista può dare significa, per il Parco, la sintesi ideale di dialogo e incontro tra istituzioni, scuola e territorio. Un progetto che si muoverà per fasi, che partirà dalla individuazione dei siti da adottare da parte di 40 classi pilota. Successivamente con il supporto tecnico e la consulenza di personale dell’Ente Parco e dell’osservatorio vesuviano ci saranno incontri in aula per organizzare le idee progettuali secondo canoni di sostenibilità. Materiali prodotti verranno raccolti in un ipertesto e i progetti piú meritevoli saranno premiati in occasione del consorso “Io sostengo Agenda 21”. Parallelamente l’Ente Parco darà vita alla campagna itinerante denominata “Informaparco” con l’obiettivo di divulgare i temi dello sviluppo sostenibile, della risorsa “parco” nelle scuole dei comuni del Parco. «Sicuramente un progetto di educazione ambietale ambizioso – commentano Pasquale Giugliano e Rossella Barile del servizio tecnico dell’Ente Parco nazionale del Vesuvio – che vuole rafforzare il rapporto tra scuola e Parco con un duplice scopo: da un lato realizzare concretamente interventi sul campo e dall’altro educare ed far acquisire sempre di piú comportamenti responsabili nei riguardi della risorsa ambiente promuovendo il territorio secondo criteri improntati sulla sostenibilità ambientale, sulla tutela della biodiversità». [•] 25 PLinius n. 08 2002 > educazione ambientale Targata Parco nazionale del Vesuvio, si è conclusa la tre giorni “Puliamo il Mondo”, organizzata da Legambiente. Oltre 3mila i partecipanti, 10 i comuni coinvolti. I volontari sono stati impiegati a Somma Vesuviana, Sant’Anastasia, San Sebastiano al Vesuvio, Pollena Trocchia e Ottaviano. Trecento bambini hanno ripulito l’area antistante il castello del principe, ex maniero della camorra, dal 2003 nuova sede dell’Ente Parco. [•] di GIUSEPPE RUGGIERO S pazzini per un giorno. Grande partecipazione di studenti, bambini ed adulti alla tre giorni di Puliamo il Mondo targato Ente Parco nazionale del Vesuvio. Oltre 3mila partecipanti, piú di mille kit distribuiti, 10 i comuni coinvolti, tantissime le aree ripulite. La manifestazione di Legambiente, che si svolge ogni anno nell’ultimo week end di settembre, rappresenta un’iniziativa semplice ma di forte impatto che consente a tutti di dare un contributo 26 PLinius n. 08 2002 Somma Vesuviana Foto di Chicco Lucarelli (Circolo Legambiente di Somma Vesuviana) Uno dei momenti del lavoro di pulizia a Sant’Anastasia Foto Associazione culturale “l’Olivella” Studenti, adulti e bambini spazzini per un giorno concreto per migliorare l’ambiente in cui si vive. Volontari sono stati impegnati in località Santa Maria Castello a Somma Vesuviana, località Punta Nasone in collaborazione con il Cai, ma anche ad Ottaviano, al Capriccio a San Sebastiano al Vesuvio, a quota mille, a Sant’Anastasia. «Puliamo il mondo rappresenta un momento di grande aggregazione – ha dichiarato Amilcare Troiano, presidente del Parco nazionale del Vesuvio – ma anche un’ulteriore occasione per accrescere la sensibilità dei cittadini verso l’aumento della raccolta differenziata e la salvaguardia del territorio». «In questa ottica – con- clude Troiano – abbiamo puntato sulla partecipazione delle scuole perché riteniamo che una solida consapevolezza sociale si costruisce partendo dall’entusiasmo e dalla partecipazione dei piú piccoli». Iniziative particolari si sono svolte ad Ottaviano dove, alla presenza della Rai, centinaia di bambini hanno ripulito l’area circostante il castello di Raffaele Cutolo, un bene sequestrato alla camorra e restituito alla pubblica fruizione, prossima sede dell’Ente Parco nazionale del Vesuvio. Inoltre sono state ripulite le cosiddette Vie del Parco e precisamente un’altra area confiscata alla camorra, di proprietà del clan educazione ambientale Fabbrocino che l’amministrazione comunale renderà fruibile, trasformando l’area in un parco giochi pubblico e di incontro di culture diverse. A Sant’Anastasia, l’associazione culturale Olivella, in collaborazione con l’Ente Parco e l’amministrazione comunale ha effettuato un intervento di bonifica ambientale presso l’alveo di Trocchia, dove sono stati ritrovati frigoriferi, lavatrici, televisori, registratori di cassa. Sono state recuperate due carcasse di automobile prive di qualsiasi elemento utile all’identificazione del proprietario, lo sgombero di due microdiscariche nelle vicinanze del Palazzo Nicola Amore e di una microdiscarica nei pressi della sorgente Olivella. «Un’ iniziativa importanteha commentato Enzo Iervolino, sindaco di Sant’Anastasia e vicepresidente della Comunità del Parco – che serve a creare e sviluppare una coscienza diversa per conservare, preservare e valorizzare il nostro ambiente ma anche un occasione per riavvicinare i giovani alle origini ed alle tradizioni del nostro paese». «Perciò – conclude il primo cittadino – abbiamo scelto di fare l’iniziativa in località Olivella, unica sorgente nel territorio del Parco che rientra tra le sorgenti d’Italia che ha bisogno di un intervento strutturale in sinergia con l’Ente Parco, inserendola in area demaniale, ipotizzando una chiusura della zona alle auto per farla vivere e valorizzarla come [•] merita». Foto Associazione culturale “l’Olivella” < Caccia ai tesori del Vulcano Somma Vesuviana Foto di Chicco Lucarelli (Circolo Legambiente di Somma Vesuviana) [•] di GIUSEPPE RUGGIERO Federparchi e Legambiente danno vita al progetto nazionale “Mappa del Vesuvio”. Indirizzata alle scuole, l’iniziativa mira a coinvolgere gli alunni nell’elenco delle biodiversità presenti sul territorio. Scopo della “caccia al tesoro” comprendere e valorizzare le peculiaraità del patrimonio naturalistico e socioculturale del Parco. arte la “caccia al tesoro nel Parco”. Federparchi, e Legambiente hanno dato vita al progetto nazionale di Educazione Ambientale “Mappa del Tesoro”. L’iniziativa propone alle scuole localizzate nei Parchi, nelle aree collegate e nelle loro vicinanze, un’attività di mappatura della biodiversità finalizzata alla presa di coscienza e valorizzazione del peculiare patrimonio naturalistico, ma anche socioculturale, paesaggistico ed economico che caratterizza l’Italia dei Parchi: il progetto è anche un’occasione per riflettere sul rapporto tra scuola e territorio, sulla costruzione del Piano dell’Offerta Formativa e del curricolo di scuola. I Parchi nascondono un tesoro fatto di paesaggi, di tradizioni, di prodotti tipici, di sapori e di conoscenze, una “diversità” che è ricchezza alla quale dobbiamo avvicinarci con rispetto per conoscerla e valorizzarla. A chi possiamo affidare il compito di cercare questo tesoro? Ci vogliono persone che abbiano a cuore il territorio in cui vivono, abbiamo tenacia e entusiasmo, si intendano di scienza come di storia, di letteratura come di arte e di tecnica... che sappiano porsi domande e cercare le risposte, siano in grado di P D fare inchieste e richiamare l’attenzione della popolazione sui risultati delle proprie ricerche. Chi, se non le scuole, con il loro patrimonio di insegnanti esperti della propria disciplina, di ragazzi che guardano al futuro e chiedono di capire e di contare, con la sua loro capacità di sviluppare progetti e costruire interesse. Insomma, un consiglio per le scuole presenti nel territorio del Parco: alzate le antenne e preparate gli strumenti, tra poco [•] si apre la caccia al tesoro. Foto di Chicco Lucarelli (Circolo Legambiente di Somma Vesuviana) 27 PLinius n. 08 2002 > educazione ambientale Educare è meglio che rimproverare Riceviamo e pubblichiamo [•] di MARINA CANNATELLI* & GENNARO SALZANO* LP a tematica ambientale è molto avvertita dall’uomo contemporaneo, ed anche quello piú distratto, suo malgrado, si sente coinvolto in quello che è il discorso della “custodia” del pianeta Terra. L’eco raggiunto è anche confermato dalla diffusione delle numerose riviste specializzate e non e dalle continue proposte di trasmissioni televisive, che s’interessano dell’ambiente. Ai documentari che ne denunciano il progressivo degrado e lanciano un grido d’allarme, si contrappongono programmi che promuovono un nuovo rapporto dell’Uomo con la Natura, riscoprendo il piacere di una relazione costruita nel segno del buon-essere, inteso nella sua valenza di serenità interiore. Ecco che le problematiche relative al buco dell’ozono, all’effetto serra, al diboscamento, alla desertificazione, all’inquinamento delle acque e del suolo, all’emergenza rifiuti, se ne oppongono altre che cercano di recuperare una piú equilibrata ed armonica interazione UomoAmbiente. La diffusione del turismo rurale, dell’escursionismo, nonché la presenza sul territorio di Parchi Nazionali e di attività agrituristiche, indica una tendenza sempre piú diffusa per forme di evasione e di vacanze, alternative alla frenetica quotidia- 28 PLinius n. 08 2002 Versante nord-occidentale del Gran Cono, sullo sfondo, la città di Napoli Foto di Gino Di Maggio (Archivio del Parco nazionale del Vesuvio) nità imposta dalla vita delle città. La legittima ricerca di una nuova qualità della vita delle popolazioni dei paesi sviluppati non deve in ogni modo trascurare riflessioni in ordine alle grandi tematiche inerenti alla salute di tutto il pianeta. Il recente summit sullo sviluppo sostenibile, tenutosi agli inizi di settembre a Johannesburg, ha confermato l’importanza di attuare strategie planetarie adeguate per affrontare e risolvere, in maniera concreta, le necessità della tutela ambientale con la crescita sociale ed economica dei popoli. Le scelte d’oggi devono consentire di assolvere i bisogni del presente, ma, nondimeno, lasciare alle future generazioni un pianeta vivibile sia sotto l’aspetto economico dello sfruttamento delle risorse, sia sotto il profilo ecologico di un ecosistema ancora in grado di meravigliare ed incuriosire il ricercatore e l’uomo comune. In particolare, il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, ha indicato cinque questioni essenziali affinché si realizzi uno sviluppo sostenibile, con programmi di politica economica ed ambientale destinati a combattere le attuali forme di sviluppo che penalizzano i popoli del Terzo Mondo. È un esplicito richiamo a comprendere ed arginare le prevaricazioni e le iniquità che soffrono circa due terzi della popolazione mondiale, a causa di una crescita economica squilibrata sia in termini di degrado ambientale, sia sotto il profilo dei valori umani della solidarietà e della giustizia. I due aspetti solo apparentemen- educazione ambientale te sembrano distinti, ma la crescita della popolazione mondiale, gli scambi ineguali e il debito estero cui sono soggetti i popoli dei paesi sottosviluppati comportano, di pari passo, un insensato ed irrazionale sfruttamento delle risorse naturali di questi paesi, che aumenta il livello di povertà delle popolazioni e provoca guasti ambientali, i cui effetti travalicano i confini nazionali e influenzano lo stato di salute della Terra. Le questioni sollevate dal segretario dell’ONU, su cui c’è, in linea di principio, un accordo generale, sono connesse alla penuria d’acqua potabile, ad un uso piú razionale e controllato delle fonti energetiche, ad una maggiore attenzione nei confronti della salute e dell’alimentazione dell’uomo, alla tutela e conservazione della biodiversità e all’uso di pratiche agricole piú funzionali. Le questioni planetarie sollevate al vertice di Johannesburg non devono polarizzare, in generale, l’attenzione delle tematiche ecologiche. È, difatti, opinione diffusa tra gli addetti ai lavori che le problematiche ambientali possono essere distinte in un livello “macro” ed in un livello “micro”. Il livello Mappa concettuale “Educare è meglio che rimproverare” di M. Cannatelli & G. Salzano “macro”, caratterizzato dalle grandi emergenze planetarie di tutela e conservazione della Terra, che, in genere, è quello piú noto, grazie alla divulgazione dei mass media, non può non tener conto anche del livello “micro”, rappresentato dai disagi correlati alle conoscenze e all’uso del territorio in cui si vive. Non è raro, difatti, riscontrare che molti abitanti non conoscano il proprio ambiente e ciò determina spesso un approccio culturale superficiale e distratto, che induce disinteresse nei confronti del territorio e delle sue risorse. Al contrario, la conoscenza di dette risorse potrebbe promuovere adeguati programmi di sviluppo locale e sollecitare comportamenti piú rispettosi nei confronti dell’ambiente naturale. È importante intervenire presso le nuove generazioni, che piú delle altre risentono dei condizionamenti di un mondo “virtuale”, omologante e conformista, che spesso si affianca e si sostituisce a quello reale, dinamico e mutevole. Nei diversi settori della società si avverte l’esigenza di un cambiamento culturale nella direzione di un equilibrato e critico confronto delle diverse posizioni, con l’obiettivo di ricercare comuni valori condivisi, in cui i principi economici e quelli etici e ambientali non sono in contraddizione, se il fine ultimo è quello di conservare il pianeta per salvare l’umanità. In tal senso, la scuola deve dirigere la propria attenzione pedagogica nel creare i presupposti di una nuova cultura ambientale, finalizzata ad una sintesi tra le diverse contrapposizioni dei saperi disciplinari, economici ed ecologici, di cui è intessuta la società del terzo millennio. L’educazione ambientale, quindi, deve essere affrontata con una strategia didattico-metodologica in grado di coniugare le problematiche locali con quelle globali, di accordare la necessità dello < 29 PLinius n. 08 2002 > educazione ambientale sfruttamento economico delle risorse con le indicazioni etiche sollecitate da un adeguato sviluppo sostenibile, cosí da far comprendere lo stretto rapporto esistente tra le diverse tematiche, che rappresentano aspetti di una stessa realtà. Si avverte pertanto l’esigenza di avviare una riflessione per promuovere percorsi educativi e didattici in grado di sostenere un’attiva ricerca, in ordine ai contenuti ed alle metodologie delle diverse discipline, diretta a suscitare i presupposti ideali di una piú significativa pianeta diventa prassi culturale se le problematiche sono state analizzate attraverso percorsi che promuovono una partecipazione attiva e critica, volta alla conoscenza ed all’uso delle risorse del proprio territorio. Bisogna diffondere l’idea di un’educazione ambientale basata sulla partecipazione e sulla condivisione di questioni reali che non siano aride enunciazioni di principio, ma agili e flessibili applicazioni che trasformino i giovani studenti da “utenti inconsapevoli” a “protagonisti attivi” di conoscenze e Vesuvio visto dal Centro Direzionale di Napoli o di Gino Di Maggio (Archivio del Parco nazionale del Vesuvio) 30 PLinius n. 08 2002 formazione culturale dei processi evolutivi, che distinguono la storia dell’uomo e, in particolare, la rapida trasformazione cui è sottoposta la società del postmoderno. La protezione e la difesa degli ecosistemi naturali non possono disinteressarsi né degli aspetti economici legati allo sfruttamento delle risorse naturali, né delle indicazioni educative indotte dall’accettazione di comportamenti a tutela del senso civico del bene collettivo. In altre parole, la legittima preoccupazione dello stato di salute del competenze, cosí da consentire di modificare l’atteggiamento culturale nei confronti dell’ambiente. È auspicabile che siano attivati itinerari metodologici di ricerca-azione, che coinvolgano gli attori dell’insegnamento/apprendimento, nella direzione, sia della riscoperta del pensiero narrativo (la lettura del racconto, del fatto, la drammatizzazione degli eventi, l’ascolto delle testimonianze, ecc) e del paesaggio (visite guidate, foto, disegni, esperienze sul campo, ecc.), che generano emozioni e sostengono la motivazione della conoscenza e il pensiero divergente creativo, sia della pratica all’indagine analitica, scientifica, delle difficoltà e degli interventi possibili per una critica e ragionata “lettura degli ecosistemi naturali ed urbani”, espressione di un’evoluzione del rapporto UOMOAMBIENTE. Le iniziative educative di una siffatta strategia devono essere affrontate all’interno della realtà scolastica, individuando nuclei tematici di taglio interdisciplinare e organizzando reti di scuole in verticale ed orizzontale, che diventino punti di riferimento culturali del territorio. Altre considerazioni, nella prospettiva ormai già avviata dell’Autonomia didattica, organizzativa, finanziaria e di ricerca, concessa ai singoli istituti scolastici, trasferiscono alle Scuole delega ad incontrare le diverse istituzioni territoriali, pubbliche e private, per progettare occasioni di dibattito e di reciproca collaborazione. L’intento è quello di ricercare una sinergia in grado di superare statici schemi d’autorefenzialità e di conflittualità, per consentire la promozione sociale, culturale ed economica della società. La scuola, in qualità di agenzia educativa, se da un lato, non può essere lasciata sola in questo compito, in considerazione del fatto che il giovane è continuamente sollecitato da un’incessante informazione mass-mediale, dall’altro non può ignorare la collaborazione con altre organizzazioni per attivare itinerari didattico-educativi finalizzati ad un’educazione ambientale che non sia sola “sterile rimprovero” per i comportamenti assunti, ma che sia piuttosto “educazione e formazione” di uno stile di vita adeguato al proprio territorio nella prospettiva di una dimen[•] sione planetaria. *Docenti IPS “Luca Pacioli” di Sant’Anastasia iniziative < Tutti a tavola con le perle del Vesuvio [•] di GIUSEPPE DINI A coordinare il team scientifico che ha monitorato per mesi l’area vesuviana sono stati Felice Pennone e Vincenzo Abbate. La ricerca di metodi di gestione idonei a realizzare l’integrazione tra uomo e ambiente passa attraverso la valorizzazione di produzio- te dell’oasi verde alle falde del vulcano sta mettendo in piedi o sviluppo di un popolo è uno strumento in piú per definire il proprio piano di tutela e misurabile anche in virtú promozione della bio-agricoltura. della sua capacità di tramanLo stesso studio, inoltre, condare alle future generazioni la ricsente di mettere a disposizione chezza della biodiversità presendegli agricoltori un vademecum te nel territorio in cui vive. Sulla per conferire ai prodotti tibase di questo concettopici del vulcano piú famochiave si è tenuto a ottoPoche e chiare regole so del mondo un ulteriore bre, nella sala consiliare per un’agricoltura valore aggiunto. L’Ente del Municipio di San Sedell’area protetta, non a bastiano al Vesuvio, il piú naturale e piú buona. sta elaborando insieconvegno organizzato per Come ti tutelo il “made in Vesuvio”. caso, me alla Coldiretti regionale l’Istituto Sperimentale per Nella sala giunta del comune una capillare campagna di la Frutticoltura. informazione e sensibilizIl Parco nazionale del di San Sebastiano al Vesuvio, zazione. Già da dicembre, Vesuvio, non a caso, aveParco nazionale e Istituto utilizzando la sala confeva stipulato con l’Istituto Sperimentale della Frutticultura renze di Somma Vesuviastesso, una specifica conorganizzano un convegno su na, si terranno una serie di venzione per elaborare incontri volti a divulgare le uno studio volto a diffonbiodiversità conclusioni e le proposte dere, nelle aziende fruttie sviluppo ecosostenibile. che sono state definite in cole ricadenti nel territovirtú dello studio dell’Istirio dell’area protetta, nuove tecniche di azione a basso im- ni locali tipiche e di quelle ad tuto di frutticoltura. Responsabipatto ambientale. Quelle, in buo- elevata qualità. Scopo ambizioso le delle varie fasi del piano opena sostanza, che costituiscono il ma possibile, allora, è quello di rativo per il Parco del Vesuvio è punto di forza dello sviluppo so- individuare poche e chiare regole l’architetto Paola Conti, che ha per avere un’agricoltura piú “na- già seguito il passaggio che ha stenibile ed eco-compatibile. portato ad elaborare una mappa turale” e piú buona. Si punta a fare dell’agricoltura per il rilancio dell’area vesuviana un mezzo con cui difendere il attraverso l’agricoltura. Per la territorio dall’aggressione di quei Coldiretti, invece, a seguire il metodi che, basandosi sull’intro- progetto è Marcello De Simone. duzione di composti chimici, si In definitiva l’idea-forza è di punrivelano avere poi un’elevata ri- tare tutto sull’identità: questo è caduta negativa sull’ambiente il modo piú concreto per porre le circostante. L’Istituto di Frutticol- produzioni locali al riparo dalla tura ha vagliato attentamente, globalizzazione che, incurante sotto la lente d’ingrandimento delle identità dei luoghi, finidei propri esperti tecnici, tutte le sce troppo spesso con lo peculiarità del Parco del Vesuvio. schiacciare, sotto la sua onda Sulla scorta dello scrupoloso la- omologante, anche le diversità [•] voro realizzato dall’Istituto, l’En- piú prelibate della terra. Illustrazioni di Loredana Napolitano (Borghini & Stocchetti) LU 31 PLinius n. 08 2002 > tradizione San Sebastiano, la città del martire Nel 1943 la lava che investí il paese risparmiò la chiesa dedicata al patrono. La festa in suo onore si celebra il 26 gennaio. [•] di RICCARDO ROSSI C ontinua il viaggio nei comuni vesuviani, alla ricerca del fortissimo rapporto tra religione cristiana e il territorio. In questa tappa parleremo di San Sebastiano 32 PLinius n. 08 2002 al Vesuvio, che deve il nome al suo Santo Patrono San Sebastiano Martire. La vita di San Sebastiano fu intrisa di una grande fede, aiutò e confortò durante la persecuzione cristiana, voluta dall’imperatore Diocleziano, molti fratelli. La data della sua morte è ascrivibile tra il III e il IV secolo dopo Cristo. Nonostante la scarsezza di notizie la fama e la venerazione di San Sebastiano è stata molto grande soprattutto nel medioevo, vi sono state, cappelle e chiese a lui dedicate in moltissime città Italiane tra cui: Roma, Palermo, Napoli, etc ma anche all’estero come in Portogallo. A determinare la data della morte è soprattutto la passio di Sant’Abrogio. Secondo la passio Sebastiano, un giovane di notevole prestanza fisica, entrò nella guardia pretoriana raggiungendo alte cariche. Per la sua fedeltà all’impero romano fu ben visto tanto da far parte della guardia personale dell’imperatore. Come si faceva notare in precedenza, grazie alle sue mansioni riuscí a svolgere un’opera efficace di sostegno dei cristiani in carcere e di testimonianza della fede, anche tra la nobiltà romana. Della sua attività venne a conoscenza Diocleziano e fu fatto condannare a morte, con il supplizio delle frecce. Ed è proprio questa immagine del santo, colpito da numerose frecce, il modo in cui viene ricordato in numerosi dipinti, statue. Legato ad un tronco, vestito di un tunica, che ne ricopre solo alcune parti del corpo e frecce conficcate in piú punti del corpo. Quando fu creduto morto e il suo corpo divenne come ‘’quello di un riccio’’ fu abbandonato. In realtà era ancora vivo e raccolto da Irene, guarí in breve tempo dalle sue numerose ferite. Nonostante che i suoi compagni lo esortassero ad andare via e lasciare Roma, egli riaffermò pubblicamente la sua fede. Diocleziano dopo lo sbigottimento iniziale, lo fece catturare e uccidere con la flagellazione, ordinò infine di gettare il suo corpo nella cloaca in modo che i cristiani non potessero piú raccoglierlo. Ma la sua salma fu lo stesso ritrovata dai credenti. *** A San Sebastiano al Vesuvio vi è una sola parrocchia per tutta la città ed è dedicata a San Sebastiano Martire. La parrocchia risale al 1580, ne fanno fede alcuni atti di battesimo dell’epoca, ben custoditi nell’archivio della stessa chiesa. Negli ultimi 20 anni sono stati effettuati lavori di consolidamento della struttura sotto la guida del Parroco Monsignore Gaetano Borrelli ed è stata ricavata una cripta dove è stata ubicata la madonna di Guadalupe. Particolarmente rilevante ricordare che nell’eruzione del 1943 la lava distrusse la cittadina “scansando’’ la chiesa. Infatti la lava passò sia davanti che dietro la chiesa, senza toccarla minimamente. Dietro la chiesa possiamo notare delle pietre laviche che confermano tutto ciò. La festa in onore del Santo si celebra il 26 gennaio e viene realizzata una vera e propria processione, con numerose effigi tra cui la statua del santo, che viene portata per tutta la giornata sulle spalle di numerose portatori. Il giorno prima il 25 gennaio si celebrerà grazie alla sensibilità dell’Ente Parco nazionale del Vesuvio e in particolare del suo Presidente l’avv. Amilcare Troiano la VIa edizione della sagra del soffritto nelle bottegucce del Parco che sono un inizio dei festeggiamenti della Parrocchia in onore del Santo. Tutto il ricavato della sagra che riscopre le tradizioni contadine dell’area andrà al progetto Romania e ai poveri di San Sebastiano, per saperne di piú si può telefonare al Frate Cappuccino [•] Salvatore al 338/6130628. le novità dai parchi < Il presidente di Federparchi Matteo Fusilli commenta i risultati della seconda Conferenza nazionale delle Aree Protette Rafforzare la missione dei Parchi La seconda Conferenza nazionale delle Aree Protette, che si è svolta a Torino, ha rappresentato un importante momento di confronto per i rappresentanti dei poli ambientali. Sono emersi, infatti, dai dibattiti e dagli incontri problemi e argomenti di vario genere relativi alla gestione ed alla valorizzazione delle “aree” in questione. Un appuntamento di grande rilievo, al quale hanno partecipato i massimi esponenti delle istituzioni e i responsabili di Parchi e Riserve naturali e delle associazioni ambientaliste presenti sul territorio nazionale. In attesa di una valutazione piú approfondita, il presidente di Federparchi, Matteo Fusilli, ha spiegato che «la seconda Conferenza nazionale delle Aree Protette si è conclusa con l’espressione di un’apertura, da parte del ministero dell’Ambiente, nei confronti delle richieste e delle proposte della Federazione dei Parchi. Un’apertura che dovrà portare ad affrontare con strumenti adeguati la sfida di un rilancio del ruolo fondamentale delle aree protette per partecipare positivamente allo sviluppo sociale, culturale ed economico dei territori loro affidati». Ovviamente, il rapporto dei parchi e delle altre aree protette con il Ministero è particolarmente importante. E il presidente di Federparchi, pur con toni improntati all’equilibrio, giudica positivamente l’intervento del ministro dell’Ambiente Altero Matteoli. Fusilli coglie in particolare l’apprezzamento espresso nei confronti delle sollecitazioni e delle puntuali proposte presentate e l’impegno ad un incontro con l’associazione per la redazione di un documento comune. «È un fatto importante – spiega Fusilli –, che può contribuire ad affrontare con un metodo nuovo i problemi critici, attraverso il riconoscimento dell’apporto autonomo dell’elaborazione dei parchi». «Mi auguro – prosegue il presidente di Federparchi – che segua al piú presto l’avvio del confronto con il Ministro e della concretizzazione dell’impegno assunto ad accogliere le proposte contenute nel nostro documento. Significativo è stato il ruolo di sostegno che alle nostre proposte è venuto dai rappresentanti delle Autonomie locali, dell’associazionismo, degli operatori economici e soprattutto dalla Regione Piemonte e dal suo Assessore Ugo Cavallera, del quale abbiamo apprezzato l’impegno continuo durante la Conferenza ed al quale chiederemo subito un incontro per rafforzare la collaborazione con le Regioni». Per Fusilli dunque «Bene ha fatto Federparchi a chiedere con insistenza la convocazione della Conferenza. I contributi del mondo della scienza e della ricerca, il confronto sempre animato da una positiva e costruttiva tensione, hanno espresso la grande vitalità che il paese può esprimere e che deve dunque essere messo in condizione di valorizzare al massimo grado. Dalla Conferenza esce rafforzata la “missione” dei parchi, il loro ruolo di conservazione e protezione dell’ambiente, della biodiversità e del paesaggio, che devono sempre piú diventare forza attrattiva per la nascita di quelle attività compatibili capaci di contribuire a dare risposte concrete alle esigenze dei territori ed a migliorare la qualità della vita delle comunità locali, con l’indispensabile loro con(Carlo Tarallo) senso». Nasce l’associazione ambientalista “Vesuvio-est”. L’obiettivo: diffondere e promuovere l’immagine del Parco Ha recentemente visto la luce, l’associazione ambientalista Vesuvio-est (con sede in San Giuseppe Vesuviano) aderente ai G.R.E. (Gruppi Ricerca ecologica), su iniziativa di un gruppo di giovani, studenti, professionisti vesuviani amanti delle bellezze naturali, animati da un profondo senso della comunità civica, profondamente legati alla realtà vesuviana, desiderosi di tutelare e valorizza- re le bellezze paesaggistiche ed eco-ambientali, le produzioni e i sapori tipici del Parco nazionale del Vesuvio. I Gruppi Ricerca Ecologica (G.R.E.) Circolo Vesuvio-Est sono interessati a diffondere e promuovere l’immagine, in un’ottica di marketing territoriale, del Parco nazionale del Vesuvio, attraverso studi, ricerche, pubblicazioni, anche con l’ausilio di strumenti multime- diali. Attraverso la collaborazione con l’Ente Parco e gli enti locali, i Gruppi Ricerca Ecologica puntano al coinvolgimento diretto di scuole ed associazioni, ed intendono promuovere eventi, iniziative di mobilitazione animazione e sensibilizzazione ambientale che agevolino la fruizione dell’area Parco. (Giuseppe Perillo) 33 PLinius n. 08 2002 > le novità dai Parchi Parchi: imprese e agricoltori si oppongono alla riduzione dei confini del Parco nazionale delle Foreste Casentinesi «No allo smantellamento del Parco» La presa di posizione non arriva questa volta dagli ambientalisti, ma da un comitato formato da operatori economici, agricoltori, imprese e singoli cittadini. L’oggetto del contendere è il Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, trentaseimila ettari di montagne appenniniche tra Romagna e Toscana. A seguito di una circolare del Ministero dell’Ambiente, che rimandava ai Comuni le proposte di riperimetrazione, alcuni Comuni hanno chiesto di recente l’esclusione di importanti territori: come Pratovecchio, di quasi 300 ettari, e Stia: «per estrarre – si legge nella delibera – dai confini del Parco una parte della zona interessata alla realizzazione della centralina idroelettrica». Un vero e proprio “smantellamento del Parco”, secondo il comitato (che promette battaglia), a tutto vantaggio delle lobby dei cacciatori. «Dalla svalorizzazione ambientale che questa esclusione del territorio del Parco porterebbe con sé, noi ci possiamo aspettare so- lo pesanti ripercussioni sull’attività economica – scrive in un appello Scipione Covan, titolare di un’azienda agrituristica a Pratovecchio – Peraltro, proprio sull’aspetto turistico di essa, e sulla sua qualificazione, punta gran parte dello sviluppo economico della valle casentinese e del Parco nazionale». Il problema principale sembra essere rappresentato dai danni dei cinghiali all’agricoltura: ma è lo stesso Ente parco che si è impegnato per controllarne la diffusione, tramite accordi con province e Atc (Ambiti territoriali di caccia). «La gente ha paragonato i piccoli aggravi burocratici ed i modesti vincoli imposti con i vantaggi che sono andati evidenziandosi nel tempo, ed ha accettato il Parco. Non cosí i cacciatori – accusa Leonardo Senni, rappresentante delle associazioni ambientaliste nel consiglio direttivo del parco – che hanno continuato a fomentare una faziosa opposizione, di cui i ripetuti casi di sparo e avvelenamento di lupi rappresentano la frangia piú estremista». L’area interessata dall’ipotesi di esclusione, boscata e selvaggia (né strade né abitazioni), ricca di ungulati e avifauna, è zona di transito del lupo. «Sono sempre piú numerosi i turisti che frequentano Pratovecchio, alla ricerca di natura e tranquillità – sottolinea Massimo Biagiolini del Wwf Casentino – Come reagirebbero se fossero accompagnate nelle loro passeggiate dagli spari dei cacciatori?». Federparchi: Lanzillotti e Zago vicepresidenti, nominata la giunta esecutiva Il Consiglio Direttivo della Federazione Italiana dei Parchi ha provveduto al completamento dei vertici dell’associazione, nominando vicepresidenti Elio Lanzillotti, in rappresentanza delle Aree Marine Protette, e Valter Zago in rappresentanza dei Parchi regionali. A comporre la Giunta 34 PLinius n. 08 2002 Esecutiva insieme ai due nuovi vicepresidenti, al presidente Matteo Fusilli e al vicepresidente Amilcare Troiano, sono stati nominati Valter Bonan, presidente del Parco delle Dolomiti Bellunesi, Mariano Guzzini, presidente del Parco del Conero e Walter Mazzitti, presidente del Parco del Gran Sasso. Il nuovo organismo esecutivo è stato recentemente introdotto dal nuovo statuto per rendere piú efficace il lavoro di direzione e coordinamento della mole sempre piú grande di attività che vedono impegnata l’associazione. Alcuni componenti della Giunta saranno infatti incaricati per i grandi progetti d’area che stanno assumendo un peso significativo nell’iniziativa di elaborazione e programmazione delle aree protette italiane. Valter Bonan sarà referente del progetto Alpi, Mariano Guzzini del progetto Cip (Coste italiane protette), Walter Mazzitti del progetto Ape (Appennino Parco d’Europa). numeri utili Ente Parco Nazionale del Vesuvio Riserva Mondiale di Biosfera del MAB UNESCO Piazza Municipio 8, 80040 San Sebastiano al Vesuvio (Napoli) Tel. 081.7710911 - fax 081.7718215 Comando Stazione Forestale di Ottaviano Tel.081.8279460 - fax 081.8279460 “Villino Bartolo Longo” via S. Bartolomeo 12, Pompei Comando Stazione Forestale di Torre del Greco Tel. 081.8812097 Museo Ferroviario di Pietrarsa via Pietrarsa, Portici tel. 081.472003 Azienda di Stato per le Foreste Demaniali tel. 0823.361712 Caserma Forestale di Trecase tel. 081.5372391 Guide Alpine Vulcanologiche della Campania tel. 081.7775720 - fax 081.7775720 Osservatorio Vulcanologico Vesuviano Amministrazione: Viale Gramsci, 17/B - 80122 Napoli tel. 081. 5980211 Fax 081. 7616062 Centro di sorveglianza: Via A. Manzoni, 249 - 80123 Napoli tel. 081. 5832111 Fax 081. 5754239 Sede Storica: 80056 Ercolano tel. 081.7777149 - Fax 081.7390644 Musei e Scavi Antiquarium nazionale “Uomo e ambiente nel territorio vesuviano” Via Sette Termini 15, Boscoreale (località Villa Regina) tel. 081.5368796 Aperto tutti i giorni dalle 8,30 alle 19,30. Chiusura biglietteria ore 18,00. Giorni di chiusura: 1 gennaio, 1 maggio, 25 dicembre Aperto tutti i giorni dalle ore 8.00 alle 14.00 Aperto dal lunedí al sabato dalle ore 8.30 alle 13.30 Chiuso domenica e festivi Museo dell’Emblema via Vecchia Campitelli, Terzigno Scavi di Ercolano corso Resina, Ercolano tel.081.7390963 Aperto tutti i giorni dalle 8,30 alle 19,30 Chiusura biglietteria ore 18,00 Giorni di chiusura: 1 gennaio, 1 maggio, 25 dicembre. Scavi di Oplonti via Sepolcri, Torre Annunziata tel. 081.8621755 Aperto tutti i giorni dalle 8,30 alle 19,30 Chiusura biglietteria ore 18,00 Giorni di chiusura: 1 gennaio, 1 maggio, 25 dicembre. Scavi di Pompei Entrata: Porta Marina Ufficio informazioni: tel. 081.5365154 Aperto tutti i giorni dalle 8,30 alle 19,30 Chiusura biglietteria ore 18,00 Giorni di chiusura: 1 gennaio, 1 maggio, 25 dicembre. Emergenze Museo della Civiltà Contadina via S. Maria del Pozzo, Somma Vesuviana tel.081.5318496 Pronto Soccorso Ospedale “Maresca” Torre del Greco, via Montedoro tel. 081.8824033 Aperto dal martedí al venerdí dalle ore 9.00 alle 13.00 e il sabato e la domenica dalle ore 9.00 alle 13.00 e dalle ore 16.00 alle 20.00 Pronto Soccorso Ospedale “Santa Maria della Pietà” Nola, via Seminario tel. 081.8234178 Museo del Corallo Piazza Palomba 6, Torre del Greco (visite guidate su appuntamento) tel. 081.8811360 Museo Vesuviano della città di Pompei Pronto Soccorso Ospedale “Apicella” Pollena Trocchia, via Apicella tel. 081.5300323 <