PLINIUS n. 08/2 - Parco nazionale del Vesuvio

Transcript

PLINIUS n. 08/2 - Parco nazionale del Vesuvio
2002
n. 08
PLinius
PERIODICO DI INFORMAZIONE DEL PARCO NAZIONALE DEL VESUVIO
E il Vesuvio…
non fuma piú
Estate 2002:
calano gli incendi
nel Parco
all’interno:
>110
Dal Vesuvio nasce
la Rete dei Parchi del Mediterraneo
23
>2
Riserva Alto Tirone: c’è l’intesa
tra il Corpo Forestale ed il Parco del Vesuvio
25
>2
Il “Vesuvio” incontra il mondo della scuola
Sommario
E il Vesuvio…non fuma piú
Estate 2002:
calano gli incendi nel Parco
>
03 editoriale
l’intervista
PLinius n.008
04 Il Vesuvio secondo Armani
PERIODICO DI INFORMAZIONE DEL PARCO NAZIONALE DEL VESUVIO
primo piano
06 E il Vesuvio… non fuma piú
09 Ranger a guardia del Parco
10 Dal Vesuvio nasce la rete dei parchi del Mediterraneo
Editore
Ente Parco nazionale del Vesuvio
Direttore responsabile
Gabriele Scarpa
Vicedirettore
Roberto Russo
Caposervizi
Carlo Tarallo
10
Redazione
Carmine Alboretti, Pasquale Cirillo, Michele Infante,
Riccardo Rossi, Giuseppe Ruggiero,
Paolo Trapani
Hanno collaborato
Giuseppe Perillo, Michele Ruggiero, Giuseppe Dini
Progetto grafico e impaginazione
Anna De Luca (Borghini & Stocchetti)
ambiente
14 Alla scoperta degli abitanti del Parco
Ricerca iconografica
Borghini & Stocchetti
Fotografie e illustrazioni
Per gentile concessione: Corpo Forestale
dello Stato/ CTA del Parco nazionale del Vesuvio,
Maurizio Fraissinet, Circolo Legambiente di Somma
Vesuviana, Associazione l’Olivella di Sant’Anastasia,
Associazione ParcoCittà
Archivio fotografico Parco nazionale del Vesuvio:
Antonio Lubrano Lavadera, Paolo Annunziata,
Gino Di Maggio, Rossella Barile, Pasquale Giugliano.
i Comuni
del Parco
19 Viaggio nella città dell’oro rosso
Stampa
Alfa Tipolitografia
Via B. Longo, Napoli
territorio
23 Riserva Alto Tirone:
23 c’è l’intesa tra il Corpo Forestale ed il Parco del Vesuvio
educazione
ambientale
25
24 Tutti in classe a lezione di… Parco
25 Il “Vesuvio” incontra il mondo della scuola
26 Studenti, adulti e bambini spazzini per un giorno
27 Caccia ai tesori del Vulcano
28 Educare è meglio che rimproverare
Pubblicazione registrata Trib. di Nola n. 90 del 15/02/2002
Ente Parco nazionale del Vesuvio
Piazza Municipio 8
80040
San Sebastiano al Vesuvio (Napoli)
Tel. 081.7710911
Fax 081.7718215
Presidente
Amilcare Troiano
Vicepresidente
Oreste Sassi
Consiglio direttivo
Michele Balzano, Gennaro Biondi,
Giuseppe Capasso, Francesco Casillo,
Luca Ercolani, Giuseppe Maravolo,
Nicola Miranda, Pina Orpello, Orfeo Picariello,
Pasquale Raia, Amalia Virzo De Santo
iniziative
31 Tutti a tavola con le perle del Vesuvio
Giunta esecutiva
Amilcare Troiano, Oreste Sassi, Michele Balzano,
Giuseppe Capasso, Pasquale Raia
Presidente Comunità del Parco
Luisa Bossa
Collegio Revisori dei conti
Aldo Spasaro (Presidente), Antimo Menale
tradizione
32 San Sebastiano, la città del martire
32
Direttore generale
Carlo Bifulco
Stampato su carta ecologica riciclata
33 le novità dagli altri parchi
PLinius Anno II, numero 08/2002 - Tiratura 10.000 copie
editoriale
<
olti anni fa, quando via Matrone era aperta al transito pedonale e le
pinete del vulcano accessibili alle popolazioni del Vesuvio, ancora
bambino, sotto la guida esperta di mio nonno, amavo addentrarmi
tra i sentieri sconosciuti della “montagna di fuoco”. Un’emozione vivissima,
indelebile nei miei ricordi. Camminavamo di lato a canaloni immensi scavati
dalla pioggia, spettacolo incredibile della potenza dell’acqua, capace di scolpire anche i fianchi di un “gigante addormentato”. Scavalcavamo serpentoni
di lava pietrificata che si snodavano tra mille colonie di licheni e piante di
ginestra. Ogni tanto una grotta, un anfratto misterioso attirava la nostra
curiosità. E la speranza che da quella tana sbucasse fuori all’improvviso un
piccolo abitante del bosco, batteva forte nel mio cuore di ragazzino. La luce
filtrava a stento dai fitti rami dei pini. Ci accompagnava la colonna sonora
degli uccelli, veri padroni della pineta. Di tanto in tanto una spianata si apriva davanti a noi. Allora bastava voltarsi e guardare in basso per perdersi nel
capolavoro del Golfo: lo scoglio di Rovigliano era lí, a portata di mano, e ti
sembrava di poterlo toccare tanto era vicino.
M
Un’atmosfera da favola, probabilmente idealizzata dalla fantasia. Ma quella magia, quell’aria densa di fitto mistero, quel sapore di natura viva riesco
a percepirli ancora oggi che mio nonno non c’è piú e che gli anni sono passati. Tante cose sono cambiate nel frattempo. Via Matrone è stata chiusa, il
Parco nazionale del Vesuvio ha mosso i suoi primi passi. Ma il vulcano, con
i suoi tesori nascosti, i suoi giochi di luce e le aride pietraie della Valle dell’Inferno, è rimasto lo stesso. Immutabile, impassibile. La montagna che ha
forgiato i destini di migliaia e migliaia di persone, che ha disegnato con il
fuoco l’urbanistica dei comuni, che ha tracciato nei secoli la storia di numerose generazioni, non smette mai di solleticare la nostra fantasia e di attirarci, come una calamita, sui suoi sentieri, alla riscoperta dei valori eterni che
solo la natura, nella sua essenza, sa consegnarci.
Foto di Gino Di Maggio (Archivio del Parco nazionale del Vesuvio)
Il viaggio di Plinius, la nostra rivista, mira proprio a questo: a prendere il
turista per mano, ad accompagnare il visitatore piú distratto e quello piú attento, il ragazzo sognatore e l’adolescente, su un percorso di conoscenza, ma
anche di pieno rispetto dell’ecosistema del vulcano piú famoso del mondo.
Lo scopo che ci riproponiamo è quello di indicare a volenterosi, curiosi e
semplici appassionati il modo migliore per assaporare la misteriosa pozione
che solo il mago-vulcano sa prepararci nel suo laboratorio. Per giungere a
questo, però, è opportuno cominciare proprio da chi, istituzionalmente, è
chiamato a tutelare tutto ciò che il cratere, con la sua “furia creatrice” ha saputo costruire nel corso dei millenni: il Parco nazionale del Vesuvio.
Riscoprire il vulcano, dunque, imparando a conoscerne il suo paladino: il
Parco. Non a caso è proprio grazie al lavoro svolto dall’Ente di San Sebastiano al Vesuvio se oggi la montagna ha potuto assumere una sua identità
specifica improntata nel segno della lotta all’abusivismo edilizio e alla riscoperta delle coordinate mondiali per il rilancio di un turismo eco-compatibile
che parta dai luoghi celebri dell’eruzione del 79 d.C. fino a raggiungere l’epicentro di tanta “spaventosa” maestosità. Il Parco è lí, a portata di tutti. Entra nelle scuole, promuove la corretta fruizione dei tesori dello “Sterminator”
di Leopardiana memoria, e si erge a paladino della causa del vulcano, scatenando la sua lotta contro quegli incendiari che di anno in anno tentano di
mandarne in fumo il patrimonio boschivo.
Questo ed altro ancora è il Parco. Quel Parco che noi proveremo, di volta
in volta, a raccontarvi sulla nostra rivista, con la speranza di riuscire a trasmettervi quella stessa magia che solo il Vesuvio, con i suoi colori, le sue atmosfere, i suoi sapori, i suoi profumi e i mille tesori che si annidano sui suoi
fianchi, è in grado di donarci quando ci degniamo di regalargli uno sguardo.
Buona lettura.
Gabriele Scarpa
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Il Vesuvio
secondo Armani
Il Presidente della Commissione Ambiente
della Camera ha visitato il cratere, la riserva Tirone
e l’Osservatorio Vulcanologico
[•] a cura di PAOLO TRAPANI
n occasione della sua visita
sul vulcano piú famoso del
mondo, abbiamo incontrato
l’onorevole Pietro Armani,
già vice-presidente dell’I.R.I.,
deputato di An dal 1996 ed attuale Presidente della Commissione Ambiente della Camera.
Armani, lo scorso 4 ottobre accompagnato dal Presidente del
Parco nazionale del Vesuvio,
I
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2002
Amilcare Troiano e dal Direttore, Carlo Bifulco, ha visitato
l’Osservatorio Vulcanologico, il
cratere, la riserva Alto Tirone ed
ha infine fatto tappa in uno dei
punti di riferimento tipici della
ristorazione vesuviana, il locale
’E curti di Sant’Anastasia.
Come giudica l’azione di salvaguardia, promozione e valorizzazione delle identità e delle vocazioni del territorio vesuviano in
questi ultimi anni?
«In occasione della mia visita ho
avuto modo di apprezzare dal
vivo quanto in questi anni è stato fatto per il territorio vesuviano. Mi sembra molto importante far presente che la collaborazione tra istituzioni diventa una
marcia in piú. Infatti è stato
motivo di soddisfazione vedere
che nel lavoro di tutti i giorni il
Presidente del Parco sa coinvolgere altre istituzioni come il
l’intervista
Corpo forestale dello Stato, la
Guardia di Finanza, i Sindaci
del territorio e tanti altri ancora.
Ancora piú importante è stata la
scelta di “saper comunicare” le
attività, le risorse, le specificità
del territorio vesuviano».
strumento produttivo ed autonomo. Per autofinanziamento
intendo ovviamente la capacità
di procurare risorse aggiuntive
mediante attività di impresa
ecocompatibili. Nel corso dell’indagine conoscitiva sui sistemi di gestione amministrativa
degli Enti Parco, il Ministro
Matteoli ha citato tra le realtà di
eccellenza il parco delle cinque
terre e quello del Vesuvio. Questo deve esse un punto di partenza per un grande lavoro di
espansione»
Lo sviluppo del territorio è una
delle grandi scommesse dei Par chi Nazionali: ritiene che l’attuale indirizzo dell’Ente Parco Vesuvio sia in linea con le esigenze
necessarie ad avviare un ciclo
virtuoso?
«L’Ente Parco Vesuvio è un’istituzione che ha compreso piú di
tante altre quale deve essere l’indirizzo politico ed amministrativo da dare a questo tipo di organismi. Io ho lanciato un motto che deve definire il concetto
di Area Protetta: il parco è uno
strumento del far fare e non del
vietare. Per troppo tempo qualcuno in Italia ha inteso l’area
protetta come una campana di
vetro isolata dal mondo esterno,
ma soprattutto come una cappa
fatta di divieti, obblighi e restrizioni che pesano sulla testa dei
cittadini residenti in quei comuni che incidono sul territorio del
parco».
<
sogni della comunità vesuviana,
da tempo alla ricerca di sviluppo
sostenibile?
Come ritiene che si possa coniu gare la vocazione ambientalista
dell’Ente Parco con la straordi naria ricchezza scientifica e culturale costituita dalla presenza
di uno Istituto come l’Osservatorio Vesuviano?
«Come ho già avuto modo di
dire, la cosa piú importante è saper rendere il Parco il punto catalizzatore delle istituzioni e dei «La presenza di un centro di
cittadini
sul territ o r i o . “Ho lanciato un motto che deve
Un ruolo fon- definire il concetto di Area Protetta:
damen- il Parco è uno strumento del far fare
tale in
q u e s t o e non del vietare”
contesto
è dato
dalla capacità di autofinanzia- cultura e ricerca come l’osservaCome si può integrare l’azione mento che il Parco riuscirà ad torio vulcanologico è una fortudel Parco del Vesuvio con i bi- attivare per essere sempre piú na che pochissimi altri parchi
possono vantare. È la dimostrazione che l’amore per la natura
ed il rapporto con il vulcano sono parte integrante della cultura
dei paesi vesuviani. Da parte
mia posso solo esortare il Presidente Troiano a valorizzare
sempre piú questa grande risorsa. Il rapporto tra il Parco del
Vesuvio e le altre aree protette
può infatti consolidarsi anche
con lo scambio di esperienze
come questa. È importante poi
che il Presidente Troiano, in
qualità di Vice Presidente della
FederParchi, sappia far apprezzare da tutti il buon lavor fin qui
Foto di Gino Di Maggio (Archivio del Parco nazionale del Vesuvio)
[•]
svolto».
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> primo piano
Formazioni di valeriana e ginestre sui crinali del Somma
Foto di Gino Di Maggio (Archivio del Parco nazionale del Vesuvio)
E il Vesuvio… non
Estate 2002: calano gli incendi nel Parco. Risparmiato il 90 per cento della
superficie boschiva normalmente interessata ai roghi selvaggi. Dai 51 ettari
ridotti in cenere nel 2001 si è passati ai 3 del 2002. Un successo per l’Ente
del Presidente Troiano, i Comuni, la Forestale e la Regione che, assieme,
hanno studiato la strategia in grado di sconfiggere i piromani
[D
•] di CARLO TARALLO
u
U
u
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2002
n calo superiore al 90 per
cento della superficie boschiva interessata da incendi: l’estate del 2002 verrà ricordata come la piú felice dal
punto di vista della salvaguardia dei boschi del Parco nazionale del Vesuvio. Dai 51 ettari
di boschi andati a fuoco nel
2001 ai soli 3 del 2002: ecco i
dati ufficiali forniti dal Corpo
Forestale dello Stato.
Una splendida notizia per tut-
ti i cittadini, una grande vittoria
per le istituzioni: al di là delle
frequenti piogge, infatti, il dato
rispecchia il successo delle
profonde innovazioni introdotte
nel campo della lotta agli incendi.
Considerato che piú del 90
per cento degli incendi sono dolosi, infatti, è facile dedurre che
le condizioni meteorologiche
non possono da sole condizionare l’andamento di una stagione: per i piromani, infatti, non è
difficile approfittare delle gior-
nate di sole.
Il piano antincendio 2002 è
stato elaborato sotto il coordinamento della commissione
Anti Incendi Boschivi del Parco
primo piano
>
fuma piú
nazionale del Vesuvio, composta stale dello Stato ha disposto in all’Agricoltura e Foreste della
dai consiglieri del direttivo Pa- maniera ottimale le risorse sul Regione Campania ha trasforsquale Raia, Nicola Miranda e campo, organizzando in manie- mato i contratti degli addetti al
Michele Balzano. Ecco i punti ra razionale ed efficace le Squa- controllo Anti Incendi Boschivi
qualificanti della strategia anti- dre di Intervento; l’assessorato da semestrali ad annuali, accreincendi, intiscendo
le
tolata “Il Vemotivazioni
suvio, non
degli operafarlo fumatori e increre”, che ha
mentando
permesso di
l’efficacia del
trasformare
piano di conl’estate appetrollo.
na trascorsa
2. Aumento
in un’estate
delle associada record:
zioni impe1. Ottimizgnate nella
zazione del
sorveglianza
sistema di
sono state 10
controllo ed
le associaziointer vento
ni ambientadiretto istiliste impeAgenti della Forestale in servizio di avvistamento antincendio
tuzionale: il
gnate sul terFoto del Corpo Forestale dello Stato/CTA Parco nazionale del Vesuvio
Corpo Foreritorio nella
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2002
> primo piano
lotta agli incendi, garantendo
maggiore presenza e piú assidui
controlli sul territorio e presidiando in particolare le zone a
rischio.
3. Maggiore impegno dei Comuni: gli interventi di preven-
zione (sfalci e diradamenti sulle
strade a rischio, evacuazione dei
rifiuti) hanno contribuito a questo eccellente risultato.
«I dati relativi agli incendi –
commenta il presidente del Parco nazionale del Vesuvio, Amilcare Troiano – rappresentano un
motivo di enorme soddisfazione.
Il Parco si è fatto promotore di
un programma di lotta agli incendi che ha raggiunto il suo
obiettivo: salvaguardare il patrimonio ambientale intervenendo
innanzitutto sul momento della
prevenzione. In questo senso, ol-
tinuare sulla strada di una sempre piú intensa collaborazione
tra tutti coloro i quali hanno a
cuore il destino della nostro territorio».
E in effetti la lotta agli incendi
ha costituito storicamente uno
dei piú concreti banchi di prova
sui quali misurare la capacità
che istituzioni come il Parco nazionale del Vesuvio hanno di incidere sui processi di degrado
ambientale. L’incendio rappresenta il simbolo della distruzione della natura; l’incendio doloso costituisce l’esempio piú pregnante di come la difesa dell’ambiente sia innanzitutto questione culturale, ma anche risultato dell’efficienza dei controlli
sul territorio.
E allora occorre mettere in
evidenza, al di là di ogni retorica, il risultato di quest’anno,
poiché esso è il frutto prima di
tutto di una forte collaborazione
tra le istituzioni, le associazioni
tre a ringraziare i Comuni, la ed i cittadini.
Regione ed il Corpo Forestale,
Una collaborazione che ha riuvoglio sottolineare il successo nito attorno ad un solo obiettivo
della strategia di coinvolgimento professionalità e competenze didelle associazioni ambientaliste: verse, un variegato arcipelago
il loro contributo è stato prezio- che è riuscito a costruire solide
sissimo. Ovviamente, non è il barriere in grado di arginare
caso di riposare sugli allori: il ri- l’ennesima devastante ondata di
[•]
sultato ottenuto ci sprona a con- fuoco.
Tabella comparativa degli incendi boschivi
nel territorio del Parco dal 1998 al 2002
08
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2002
Anno
Numero episodi
Sup. boscata (in ettari)
1998
53
8
1999
66
12
2000
162
45
2001
123
51
2002
51
3
(Dati Corpo Forestale dello Stato)
primo piano
<
Blitz della Forestale
sui sentieri del Vesuvio.
In località Vicinale Monte
gli agenti del colonnello
Russo scoprono
una discarica abusiva
piena di pneumatici usati
Foto del Corpo Forestale dello Stato/”Il Forestale”
Ranger
a guardia
del Parco
[•] di CARMINE ALBORETTI
erminata la campagna antincendio, che li ha visti
impegnati nell’attività di
prevenzione e spegnimento degli
incendi boschivi durante il periodo estivo, gli agenti del Corpo
Forestale dello Stato, appartenenti al Coordinamento territoriale per l’ambiente del Parco nazionale del Vesuvio, diretto dal
colonnello Lucio Russo, hanno
intensificato i controlli in tutto il
territorio.
I risultati si sono visti da subito. I ranger del comando stazione
di San Sebastiano al Vesuvio,
coordinati dall’ispettore Pasquale
Carullo, già comandante dei presidi di Trecase, Boscotrecase e
Torre del Greco, hanno rinvenu-
TU
to, in località Vicinale Monte,
una superficie molto estesa interamente ricoperta di pneumatici
usati, pronti per essere dati alle
fiamme.
L’intervento dei poliziotti dell’ambiente Terzilio Berti, Annalisa de Luca e Massimiliano Iadanza si è rivelato provvidenziale. La stessa area fu oggetto, il 22
luglio scorso, di un incendio doloso, domato, dopo diverse ore,
dai forestali, in collaborazione
con i lavoratori socialmente utili,
gli operatori della protezione civile ed i vigili del fuoco regionali. Immediatamente sono scattate
le indagini del caso, condotte
dall’ispettore Carullo, per appurare l’identità degli autori dell’ennesimo scempio ambientale.
La riprova, quest’ultima, del-
l’utilità del servizio di monitoraggio della fascia pedemontana
del vulcano. Ogni giorno le pattuglie della Forestale percorrono
i sentieri piú inaccessibili del cratere, al fine di preservare lo
straordinario patrimonio naturale dell’area. Un’attività non esente da rischi, dal momento che,
nonostante i divieti posti in essere dalla legge istitutiva dell’Ente
Parco nazionale del Vesuvio, cacciatori di frodo e predoni continuano a condurre i loro traffici.
Da questo punto di vista la presenza di personale preparato ad
affrontare ogni emergenza di
questo tipo si rivela fondamentale, specie quando i blitz vengono
condotti in collaborazione con le
altre forze dell’ordine (Carabinieri, Polizia di Stato e Guardia
di Finanza).
Pur in numero piú limitato rispetto ai colleghi delle altre armi,
i ranger rappresentano una presenza viva e vitale, atta, soprattutto, a reprimere quelle violazioni che, oltre a deturpare le bellezze paesaggistiche, mettono a serio
repentaglio il diritto di ciascuno
alla salute ed alla salubrità del[•]
l’ambiente.
Foto del Corpo Forestale dello Stato/CTA Parco nazionale del Vesuvio
Dal Vesu
la rete dei parchi
10
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Martedí 8 ottobre, nei locali dell’Osservatorio Vulcanologico Vesuviano di Ercolano, si è tenuto il
meeting sul progetto denominato
“Interreg III C – Rete dei Parchi”.
All’incontro hanno preso parte
delegazioni provenienti da diversi
Paesi del bacino mediterraneo.
Riportiamo l’intervento del Presidente dell’Ente Parco nazionale del
Vesuvio, Amilcare Troiano, che ha
introdotto i lavori. Il convegnodibattito, proseguito per l’intera
giornata, si è concluso con l’articolata relazione del direttore dell’Ente
di San Sebastiano al Vesuvio Carlo
Bifulco. Particolarmente accurata si
è rivelata anche la relazione della
dottoressa Rossella Barile, responsabile presso il Parco del Vesuvio
del progetto, che a margine del
convegno di Ercolano ha precisato:
«I Parchi sono incubatori di esperienze da esportare in tutto il territorio regionale e nazionale al fine
di contribuire al miglioramento
della qualità della vita degli abitanti del Mediterraneo»
La conferenza che si è svolta
all’Osservatorio Vulcanologico
Vesuviano è stata coordinata
da due componenti
del Consiglio direttivo
del Parco nazionale del Vesuvio,
il professor Orfeo Picariello
e la professoressa
Amalia Virzo De Santo.
Oltre al Presidente del Parco
Amilcare Troiano, è intervenuto
il direttore dell’ente,
Carlo Bifulco, coordinatore
del progetto Interreg
per il Parco nazionale
del Vesuvio
primo piano
>
vio n a s c e
del Mediterraneo
[•] a cura di CARLO TARALLO
GLI OBIETTIVI DEL CONGRESSO E IL
“PROGETTO INTERREG”
L’intervento del presidente del
Parco nazionale del Vesuvio
Amilcare Troiano
esigenza impellente
della salvaguardia ambientale impone a tutti una crescente sensibilità verso i numerosi e difficili problemi che il territorio
deve affrontare e risolvere per
ristabilire un equilibrio messo
da piú parti a rischio.
I Parchi nazionali, per lo spirito che li anima nella tutela di
flora e fauna e nell’uso corretto
dei beni e delle risorse naturali, assumono una decisiva importanza.
Se da un lato si sono apprezzate le numerose ed importanti iniziative intraprese e condotte da tutti i Parchi nazionali del Mediterraneo, d’altro
LL’
canto però si è registrata la
grande carenza di sedi tecniche
ed amministrative in cui raccogliere ed approfondire in modo
organico ed unitario l’esperienza di gestione delle aree
protette.
L’obiettivo della nuova fase
del programma comunitario
Interreg è di rafforzare la coesione economica e sociale nell’Unione europea promuovendo da un lato la cooperazione
transfrontaliera, transnazionale
e interregionale e dall’altro lato
lo sviluppo equilibrato del territorio.
La cooperazione interregionale è intesa
quindi a migliorare l’efficacia delle politiche e degli
strumenti di
sviluppo regionale tramite un
ampio scambio
di informazioni e lo scambio
di esperienze,
ovvero attraverso la creazione di
reti.
La creazione di una Rete dei
Parchi che veda attuarsi un
progetto internazionale di dibattito e di una banca dati fondata su nuove proposte e su
esperienze già iniziate e realizzate è considerata da parte del
Parco nazionale del Vesuvio
tale da meritare l’attenzione
dei partners europei e dei paesi del Mediterraneo, onde attirare al progetto stesso l’adesione di enti di ricerca e delle organizzazioni responsabili della
gestione e della tutela delle
aree protette.
Il progetto Interreg IIIC
“Rete dei Parchi” si inquadra
proprio nel tema generale della collaborazione e del coordinamento tra gli Stati che gravitano nella regione Mediterranea per quel che riguarda la
pianificazione della tutela dei
patrimoni culturali, naturali e
paesaggistici dei territori e la
gestione degli stessi da parte
degli enti locali impegnati con
le loro azioni su quelle aree.
La necessità di creare una rete di scambi di esperienze tra le
aree protette del Mediterraneo
nasce proprio dalla considerazione che tali zone presentano
problematiche peculiari e distintive rispetto ad altre zone
che hanno risentito di meno
nel corso dei secoli della presenza dell’uomo, e dalla necessità di valorizzare le sinergie
11
PLinius
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2002
> primo piano
Parco nazionale del Vesuvio
Foto di Maurizio Fraissinet
che possono derivare dalla
“messa in rete” di risorse,
competenze ed esperienze
gestionali.
Nei Parchi del Mediterraneo, piú che in altri, è
fondamentale che gli Enti
gestori abbiano la capacità
di assumere un ruolo strategico nelle scelte di pianificazione e tutela delle
risorse ambientali.
Il progetto Interreg IIIC
“Rete dei Parchi”, promosso e caldeggiato dall’Ente
Parco nazionale del Vesuvio, rappresenta dunque
un importante e valido
tentativo di sistematizzare
tutte le politiche di gestione del territorio secondo
linee tematiche innovative
e comuni alle aree situate
nel bacino del Mediterraneo.
12
PLinius
n. 08
2002
CONCLUSIONI
(...) L’appuntamento organizzato dal Parco nazionale del Vesuvio grazie alla collaborazione dell’Osservatorio vesuviano, delle
associazioni ambientaliste
e di tutti voi può essere
definito una vera e propria
svolta.
L’obiettivo di questo incontro, infatti, consiste nel
dare forma e sostanza ad un
progetto del quale si parla da
decenni: organizzare le strategie di sviluppo, riscoprendo
quella capacità aggregativa e di
indirizzo che la Storia ha assegnato al Sud dello stivale e ai
paesi che si affacciano sulle
sponde del Mediterraneo, e al
tempo stesso intensificare la
collaborazione partendo dalla
valorizzazione delle ricchezze
comuni.
E in quest’ottica, la difesa
dell’ambiente e la promozione
Parco nazionale di Timanfaya
Parco nazionale
di Peneda-Gerês
Parco nazionale
di Port-Cross
primo piano
dei tesori ambientali rappresentano senza dubbio un buon
punto di partenza: ecco perché
occorre hic et nunc passare dalle parole ai fatti.
Si parte dunque da questo
congresso, straordinario per la
qualità degli interventi e per
l’autorevolezza dei partecipanti: e si parte da Napoli, con la
volontà di proseguire il cammino intrapreso in uno spirito
di preziosa contaminazione tra
le diverse culture del bacino del
Mediterraneo “approfittando”
del progetto Interreg, messo a
punto dall’Unione Europea.
Da parte sua, il Parco nazionale del Vesuvio ha messo a disposizione le sue competenze
tecniche per mettere a punto
un sito Internet dedicato alla
“Rete dei Parchi”, uno
strumento attraverso il
azionale
quale diffondere ogni
Gouraya
notizia ed approfondimento: è un modo per
tenere unita la nostra
<
Questi i nomi di tutti i partecipanti al Congresso
ITALIA
SPAGNA
Giovanni Macedonio
Direttore
dell’Osservatorio Vulcanologico Vesuviano
Antonio D’Acunto
Coordinatore Regionale
Associazione Verdi Ambiente e Società - VAS
Andrea Belloni
Direzione Generale
del Coordinamento Territoriale
Ministero Infrastrutture e Trasporti
Amilcare Troiano
Presidente
dell’Ente Parco nazionale del Vesuvio
Orfeo Picariello
Dipartimento di Zoologia,
Università di Napoli Federico II
Amalia Virzo De Santo
Università di Napoli Federico II
Carlo Bifulco
Direttore Generale
dell’Ente Parco nazionale del Vesuvio
Rossella Barile
Ente Parco nazionale del Vesuvio
Responsabile del Progetto “Rete dei Parchi”
Aurelio Centellas Bodas
Direttore del Parco nazionale di Timanfaya
José Luis Gutierrez Garcia
Parco naturale del Lago di Sanabria
Roque Pérez Palazón
Direttore
del Parco Riserva naturale di Cañaverosa
PORTOGALLO
José Carlos Vasconcelos
Istituto Conservazione della Natura
Augusto Sérgio Leites
Parco nazionale di Peneda-Gerês
TUNISIA
Hmaied Kouki
Direttore delle Foreste di Ben Arous
Sakkohui Mounir
Direttore Generale
del Parco nazionale di Boukornine
ALGERIA
FRANCIA
Jacques de Lustrac
Consigliere Regionale
della Regione Provence-Alpes-Côte-d’Azur
Nicole Jensen
Direttore del Parco nazionale di Port-Cros
Fatma Zohra Lekehal
Direzione per la Protezione della Flora e della
Fauna - Direzione Generale delle Foreste
Ali Mahmoudi Mahmoudi
Direttore Generale del Parco nazionale di Gouraya
Amar Madoui
Università Ferhat Abbas di Sétif
Un Centro Museale per il progetto Interreg
Parco nturale
del Lago di Sanabria
comunità, “navigando” nella rete telematica cosí come i nostri
popoli hanno in ogni
tempo navigato lungo
il Mediterraneo, portando da
una sponda all’altra conoscenze scientifiche e testimonianze
storiche, costruendo una civiltà
che si fonda sull’amicizia e sulla collaborazione tra i nostri
paesi. A tutti voi, che avete voluto onorare con la vostra presenza questo appuntamento, va
il mio ringraziamento: l’augurio che sento di fare a tutti noi
è che la strada intrapresa sia
lunga e ricca di soddisfazioni e
[•]
risultati.
Un progetto dalle enormi potenzialità: Interreg significa collaborazione e
scambio scientifico-culturale a diversi livelli tra i paesi del Mediterraneo.
La dimostrazione di quanto poliedrica sia la strategia che sorregge il programma è offerta da un particolare “sottoprogetto” promosso dal professor Orfeo Picariello, componente del consiglio direttivo del Parco
nazionale del Vesuvio e autorevole esponente del mondo scientifico
napoletano: «Anche l’Università Federico II di Napoli – spiega Picariello –
è impegnata nella realizzazione del progetto, che prevede una maggiore
cooperazione tra i paesi del Mediterraneo. In particolare, voglio sottolineare l’impegno che sta portando avanti in questo senso il Centro
Museale “Musei delle Scienze Naturali”». Il Centro, diretto dalla professoressa Maria Rosaria Ghiara, raggruppa i musei di Zoologia, Mineralogia, Paleontologia e Antropologia di Napoli: si tratta di un polo storicoscientifico di altissimo livello: «I quattro musei – continua Picariello –
conservano la memoria storica della ricerca scientifica napoletana, una
delle piú importanti. Tanto per restare in tema, il museo di Mineralogia
conserva tutti i minerali vesuviani. E la vulcanologia mondiale è nata proprio all’ombra del Vesuvio». Ma come interagisce il Centro Museale con
il progetto Interreg? «Proponiamo – continua Orfeo Picariello – un sottoprogetto nell’ambito di Interreg, che raggruppi tutti i parchi nazionali e le
istituzioni scientifiche dei paesi del Mediterraneo e li inserisca in un
discorso comune di cooperazione. In concreto: occorre promuovere
scambi culturali e di ricerca tra i paesi che aderiscono al progetto. Penso
ad esempio agli studi condotti a Napoli sulla biodiversità: nei nostri
musei conserviamo la memoria storica di queste ricerche. Nel Mediterraneo c’è tutta una serie di aree vulcaniche con le quali scambiare informazioni. Sarebbe interessante confrontare le nostre esperienze con
quelle dei colleghi del Nord-Africa, della Spagna, della Francia, di tutti i
paesi del Mediterraneo». Prospettiva interessante, ed anche basata su
elementi estremamente concreti: «Mettiamo a disposizione – conclude –
degli studiosi stranieri competenze e professionalità, e siamo pronti a
stanziare risorse economiche per il cofinanziamento del progetto».
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> ambiente
Alla scoperta
degli abitanti
Uno sguardo all’avifauna vesuviana. Ecco uno per uno l’identikit
dei piccoli ospiti delle pinete del nostro vulcano
Merlo
[•] di PASQUALE CIRILLO
LL
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2002
a natura e la sua salvaguardia non riguarda solo i boschi, i mari e l’aria
che respiriamo, ma anche gli esseri che in essi vivono. A questo proposito sorge
spontaneo esaminare un altro
aspetto del Parco, quello che riguarda l’avifauna che popola
sia la parte boschiva che quella
coltivata del Vesuvio. Tale argomento sarà trattato in modo
semplice, senza
la pretesa di sostituire questo
Upupa
Foto di Pasquale Cirillo
scritto a probabili testi improntati a rigore scientifico e
curati da esperti ornitologi,
ma proponendo una ricerca
etimologica che spazia dai nomi italiani a quelli scientifici
per approdare a quelli napoletani e locali. Tale trattazione è
Cincia mora
diretta in modo particolare ai
ragazzi che frequentano le
scuole dei paesi che ricadono
nel territorio del Parco, dal
momento che la realtà “Parco”
è entrata o sta per entrare in
tutte le scuole dell’area vesuviana.
Dal 1995, anno d’istituzione del Parco,
qualcosa di piacevole è avvenuto, infatti, con il divieto assoluto di caccia e di
uccellagione (cattura di uccelli con le
reti), si è notato che
molte specie di volatili, prima quasi
assenti o presenti
nella zona montana
con solo poche coppie, sono aumentate
ambiente
>
del Parco
tanto da rendere possibile con
facilità l’avvistamento di coppie nidificanti sia in zona
montana che nei territori coltivati.
Tra le specie che in numero
maggiore stanno ripopolando
il Parco vi è certamente la
Ghiandaia (Garrulus glaudarius), cosí chiamata per la sua
voracità per il frutto che produce la quercia. Localmente la
Ghiandaia assume il nome di
Pica di Montagna. Appartiene
all’ordine dei Passeriformi, alla famiglia dei Corvidi. Sia il
maschio che la femmina presentano la stessa livrea, la dimensione è quella di un colombo con becco nero, testa e
dorso nocciola, l’eride azzurra,
ali nere attraversate da una
banda bianca e copritrici alari
di colore azzurro. Oltre che di
ghiande, si ciba anche di castagne, di bacche di vario genere, di frutta e di insetti.
La Tortora (Streptopelia
Turtur) presente, una volta,
durante il passo primaverile,
oggi in numero sempre piú
consistente è nidificante. Vive
nei frutteti e nei boschi. La
testa e il collo sono di un azzurro grigio, il becco è nero
con base rosata, l’iride è bruna, il collo e il petto sono rosa
pallido e ai lati del collo è un
alternarsi di bande nere e
bianche con riflessi bluastri.
La Tortora depone due uova
che schiudono dopo quattordici giorni di cova. Si dice che
se i due nati si pongono nel
nido in posizione testa coda,
sono maschio e femmina.
Il Picchio Rosso Maggiore
(Picoides maior), una volta pre-
sul legno dei pioppi secchi;
per questo è anche denominato localmente Pizzicachiuppo.
Caratteristica di quest’uccello
la nuca rossa, per il maschio, e
il sottocoda dello stesso colore. Le uova vengono deposte,
fino a sei, nelle cavità scavate
Gheppio
sente come sedentario solo in
pochissime coppie e di passo
invernale, oggi è presente in
modo piú consistente ed è
possibile ammirarlo e udire il
caratteristico tambureggiare
nei tronchi degli alberi.
Il Cuculo (Cuculus canorus),
altro uccello delle dimensioni
di una tortora, è presente in
numero sempre maggiore nel
Parco nel periodo primavera-
15
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> ambiente
Beccaccia
Ghiandaia
Pulli di Sparviere
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estate e, sempre piú spesso, se
ne osservano coppie nidificanti. Depone le uova nei nidi
di altri uccelli.
Dall’istituzione del Parco è
tornato, in gran numero, a nidificare, l’Upupa (Upupa
epax). È conosciuto nella zona
vesuviana con il nome di ’o
Papuscio. Uccello molto grazioso, è caratterizzato dalla
presenza sul capo di una cresta
di penne, con base arancio e
punta nera, che alza e abbassa
in presenza di pericolo.
Il Rigogolo (Oriolus oriolus),
altro uccello meraviglioso che
è possibile ammirare ed ascoltare specialmente nella parte
coltivata del Parco. Viene
chiamato localmente ’o Vollaro. Quest’uccello si ciba di insetti, durante l’inverno, e di
frutta (fichi), durante il mese
di agosto. Il maschio ha una
livrea con colori molto forti, le
ali nere e tutto il resto del corpo di un giallo molto intenso.
Si ha notizia di qualche coppia nidificante negli ultimissimi anni.
Tra le specie di rapaci del
Vesuvio, il Gheppio (Falco
tinnunculus) è il piú comune.
Le coppie che nidificano nel
Parco sono in netto aumento.
Un buon numero di migratori
si possono osservare nel periodo del doppio passo. È comunemente conosciuto con il nome di cistariello o cristariello.
Viene osservata regolarmente come specie
migratoria,
nel periodo
di passo
primaverile, il Falco
di
Palude
(Circuí aeruginosus). La Poiana,
rapace di grosse
dimensioni è presente solo occasionalmente
nel periodo di
doppio passo.
Tra i rapaci
notturni,
presenti e nidificanti nel
Parco, sono da
ricordare la Civetta Ciucciuvettola, il Barbagianni
Faccirommo, il Gufo e
l’Assiolo.
Tra le circa cento specie di
uccelli, di passo e doppio pas-
so, che regolarmente toccano
nelle loro migrazioni il Parco
del Vesuvio sono da menzionare: il Tordo Marvizzo, la
Quaglia, l’Allodola Cucciarda,
la Beccaccia Arcera e il Fanello Zinzella e ancora, il Frosone Frusulone e il Crociere che
presentano una caratteristica
nel becco, per il primo le grosse dimensioni, mentre il secondo è dotato di un becco incrociato.
Un incremento sostanziale si
è inoltre avuto in quelle specie
stanziali piú conosciuti: il
Passero, la Passera Mattugia
Passerella munacella, il Merlo,
il Fringuello, il Verzellino
Cardulella, il Verdone Ciurolo,
il Cardellino, la Capinera Capafosca, la Cinciarella e la
Cinciallegra.
Vogliamo ricordare, infine,
quei piccoli uccelli migratori
che ci tengono compagnia per
diversi mesi dell’anno: il Pettirosso, la Passera Scopatola,
lo Scricciolo, il Codirosso
Comune e il Codirosso
[•]
Spazzacamino.
Le foto del servizio sono di Paolo Annunziata
(Archivio Parco nazionale del Vesuvio)
Le illustazioni sono di Antonio Lubrano Lavadera
(Archivio Parco nazionale del Vesuvio)
ambiente
<
NOMI ITALIANI, SCIENTIFICI E NAPOLETANI DELL’AVIFAUNA VESUVIANA
Italiano
Scientifico
Napoletano
Allodola
Assiolo
Averla capirossa
Averla piccola
Balia dal collare
Ballerina bianca
Ballerina gialla
Barbagianni
Beccaccia
Beccafico
Beccamoschino
Capinera
Cardellino
Cinciallegra
Cinciarella
Ciuffolotto
Civetta
Codirosso
Crociere
Culbianco
Fanello
Fiorancino
Fringuello
Frosone
Gheppio
Ghiandaia
Gruccione
Lucherino
Merlo
Passera mattugia
Passera scopaiola
Pettirosso
Picchio rosso maggiore
Pispola
Regolo
Rigogolo
Saltimpalo
Strillozzo
Succiacapre
Torcicollo
Tordo bottaccio
Upupa
Usignolo
Verdone
Verzellino
Alauda arvensis
Otus scops
Lanius senator
Lanius collurio
Ficedula albicollins
Motacilla alba
Motacilla cinirea
Tyto alba
Scolopax rusticola
Silvia borin
Cisticola Jundicis
Silvia atricapilla
Carduelis carduelis
Parus paior
Parus caeruleus
Pirrula pirrula
Athene noctua
Phoenicurus phoenicurus
Loxia curvirostra
Oenanthe oenanthe
Carduelis cannabina
Regulus ignicapillus
Fingilla coelebs
Coccothraustes Coccothraustes
Falco tinnunculus
Garrulus glandarius
Merops apiaster
Carduelis spinus
Turdus merula
Passer montanus
Prunella modularis
Erithacus rubecula
Picoides maior
Anthus pratensis
Regulus regulus
Oriolus oriolus
Saxicola torquata
Miliaria calandra
Capimulgus europeus
Jynx toequilla
Turdus philomenos
Upupa epops
Luscinia luscinia
Carduelis chloris
Serinus serinus
Cucciàrda
Cicciuvettolina
Paglioneca palommina
Paglioneca
Sciacquaprevola
Zivardella
Coralonga
Faccirommo
Arcera
Fucetola
Zicco
Capifosca
Cardillo
Ciripella
Parrelluccia
Munaciello
Ciucciuvettola
Corarusso
Beccoincrociato
Coraianco
Zenzélla
Stelluccella
Foncillo
Frosolone
Cistariello
Pica
Acquarulo
Equola
Mierolo
Passerella maciella
Passerella ‘e sepe
Rivieccio
Pizzicachiuppo
Sitolo
Sperciasepo
Vollaro
Sciaravattiello
Zeccone
Ngannapastore
ngannaturtere
Maravizzo
Papuscio
Riscignuolo
Sciurolo
Cardulella
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La Spiaggia del Fronte vista dal porto turistico
Foto Borghini & Stocchetti
La storia di Torre del Greco, antica “Turris Octava”,
si intreccia con la pesca e la lavorazione del corallo,
tesoro dell’artigianato vesuviano e simbolo
indiscusso della storia marinara e commerciale
del “terzo comune della Campania”
[•] di MICHELE INFANTE
orre del Greco. Abitata sin
da epoca romana dall’aristocrazia patrizia, per la sua
conformazione geografica
questa città al centro del Golfo di
Napoli e sulle pendici del Vesuvio,
con una popolazione di 97mila abitanti è il terzo centro della Campania, dopo Napoli e Salerno. E proprio ai romani, che qui edificarono
i villaggi di Sola e Calastro, antico
borgo di pescatori, deve la sua fondazione, dalla fusione dei due villaggi nacque “Turris Octava”. Il
Comune si estende su di un territorio di 30,08 kmq con altitudine
massima a quota 1172 m sul cono
centrale del Vesuvio. Torre del Gre-
TL
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2002
co è raggiungibile da Napoli,
da cui dista 12
km, sia con la
Statale che tramite l’autostrada
Napoli-PompeiSalerno. I collegamenti ferroviari sono assicurati sia dalle FF.SS. con due stazioni, che insieme a quelle della
Circumvesuviana portano a sette i
nodi ferroviari della cittadina vesuviana. Nonostante ciò però l’odierna e popolosa città non riesce a
soddisfare al meglio il bisogno di
mobilità dei suoi cittadini, e la situazione del traffico nonostante l’apertura del nuovo casello autostra-
dale, presenta non pochi problemi.
Le tracce storiche e archeologiche della città, di Torre del Greco a
differenza dei vicini paesi sono quasi del tutto assenti. Difatti l’attività
del monte Somma prima e del Vesuvio poi, attraverso le grandi masse di lava eruttate, hanno nei secoli
fortemente modificato l’aspetto
geo-morfologico di tutta la zona litoranea del golfo di Napoli. Ciò
nonostante ancora oggi si possono
notare i ruderi romani, come l’antica “Villa Sora”. Oltre alla terribile
eruzione del Vesuvio del 24 agosto
79 d.C., il Vesuvio continuava con
la sua attività eruttiva, tra le piú violente da ricordare sono le eruzioni
del 203 e del 472. Il carattere tenace ed ingegnoso dei torresi, forse
i comuni del Parco
Torre del Greco
>
Viaggio
nella città
dell’oro rosso
discende proprio da queste fughe
dalle eruzioni e dai ritorni per ricostruire le loro case.
Dall’unione dei due, già ricordati, nuclei abitati di Sola e Calastro
venne a formarsi nel medioevo il
casale di Torre Ottava, cosí chiamato in quanto distante otto miglia da
Napoli. Seguirono la denominazione bizantina e il ducato napoletano
autonomo fino al 1139; poi i Normanni che unificarono definitivamente tutta l’Italia meridionale, gli
svevi fino al 1266, gli Angioini fino
al 1442. L’odierna denominazione,
risalente al 1324, si deve alla presenza nelle campagne del famoso
vitigno “Greco” da cui si ricavava
l’omonimo vino, famoso già in
epoca romana. Solamente a partire
dal secolo XV abbiamo piena luce
sulle strutture sociali, politiche ed
economiche della Comarca torrese,
formata dalle Università di Torre
Resina (oggi Ercolano) e Portici
con Cremano. Pur essendo pertinenza giuridica della città di Napoli, detta Comarca fu alienata nel
1418 dalla Regina, la cui dinastia
conservò il possesso quasi ininterrottamente finché dopo alterne vicende nel 1698, i torresi, capeggiati
da eminenti uomini di cultura,
chiesero alla regina di avvalersi dello “Jus Praelationis”. Riscattata dal
dominio feudale, la città ha trovato
Le pinete alle falde del Gran Cono
Foto Borghini & Stocchetti
nuovi stimoli, intensificando in tutto il Mediterraneo la pesca del corallo e della spugna con una flottiglia di oltre 400 imbarcazioni. Cantieri, barche, marineria, hanno reso,
nel tempo, Torre del Greco non solo come uno dei grandi centri produttivi della regione, ma anche come asilo e meta felice di uomini di
pensiero e artisti che, sulle orme dei
Romani, nel ’700 l’hanno riscoperta costruendovi dimore di grande
bellezza.
La tradizione religiosa è molto
forte in questa cittadina al centro
del Golfo di Napoli, numerose le
chiese. La Chiesa Parrocchiale di
Santa Croce fu costruita sulle rovine di quella distrutta dall’eruzione
vesuviana del 1794 mentre il campanile, originariamente a tre ordini,
resistette immoto nella stessa eruzione, rimanendo semisommerso
dalla lava nella parte inferiore. La
Chiesa di Santa Maria Assunta ne
conserva una inferiore del sec. XVII
che fu sede di un’attiva confraternita religiosa e mostra ancora quattro
19
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> i comuni del Parco
La Chiesa di Santa Croce
Foto Borghini & Stocchetti
20
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fosse di sepoltura e due ossari ove
sono i resti mortali dei soci. La
Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, sita nel vecchio quartiere
marinaro ancor oggi conservato, sede del Pio Monte dei Marinai, associazione che soccorreva i marinai
e i pescatori poveri torresi con denaro, viveri e medicine e riscattava i
naviganti che venivano catturati dai
barbareschi, fu costruita nel sec.
XVII. La Chiesa di Santa Maria
del Carmine fu costruita nel sec.
XVI da padri carmelitani insieme
all’attiguo convento che ora ospita
l’Istituto Statale d’Arte e il Museo
del Corallo che raccoglie lavori di
incisione sul corallo, sulla madreperla, sulla conchiglia, sull’avorio e
sulla lava, nonché modellini di vecchie barche coralline torresi. La
Chiesa di Santa Maria del Pianto,
costruita su una grande fossa comune nella quale sono sepolti 1500
torresi morti durante la grave pestilenza del 1656, conserva due tele di
pittori settecenteschi napoletani:
un’Addolorata e un San Rocco che
intercede presso Gesú per gli appestati.
Il clima mite e l’aria resa salubre
dalle distese di pinete e di boschi
hanno, fin dall’antichità, attribuito
a Torre del Greco qualità terapeutiche; fu infatti per questo motivo
dalla Chiesa di San
Giacomo. Anche
allora gli Altari
erano quattro e
simboleggiavano i
quattro continenti
conosciuti. La tradizione della festa
fu poi tramandata e
custodita nella vicina Torre del Greco
dove non ebbe piú
solo un carattere
religioso, ma, nel
1699, segnò la data
del riscatto dei
Torresi – dopo circa tre secoli – dalle
famiglie feudatarie
Caracciolo e Carafa D’Andria. Tale
evento coincise con
la ricorrenza della
festa del Corpus Domini e quindi,
negli anni successivi, fu festeggiata
con maggiore solennità, aggiungendo ai motivi religiosi il ricordo del
fausto evento. Per quanto riguarda
gli aspetti artistici della “Festa” è da
dire che in passato sono sempre stati eseguiti piú di 4 Altari, detti anche “Macchine da Festa”, ed inoltre
vi era l’usanza di gareggiare per
l’Altare piú alto, che superavano in
genere i 20 metri, raggiungendo
talvolta l’altezza di 28 metri. Le luminarie poi rappresentano un altro
importante elemento decorativo.
Dapprima esse erano allestite con
variopinte lampade ad olio, poi con
lampadine elettriche che permisero
di perfezionare le creazioni artisti-
che l’illustre poeta Giacomo Leopardi decise di soggiornarvi. La
Villa delle Ginestre alle falde del
Vesuvio, ospitò fra il 1836 e il 1837
il poeta Giacomo Leopardi che,
meditando solitario sulla potenza
distruttrice dell'incombente vulcano, compose qui i sublimi canti de
“La Ginestra”, “Il tramonto della
Luna” e diversi dei suoi “Pensieri”.
A Torre del Greco risiedeva anche
Enrico de Nicola, primo Presidente
della Repubblica. Il Palazzo Municipale già castello, fatto costruire
forse dal re Alfonso I d’Aragona
come periodica sua dimora, fu poi
palazzo dei baroni Langella dopo il
riscatto del 1699. La Torre di Bassano, grossa e massiccia, fu fatta costruire tra il 1559 e il 1567 dallo
stesso viceré de Ribera
a guardia della costa,
ai tempi drammatici
delle incursioni dei
corsari barbareschi.
Caratteristica
e
molto tipica è la “Festa dei 4 Altari” che si
celebrava già a Napoli
agli inizi del ’600 e si
svolgeva al Largo del
Castello, oggi Piazza
Municipio. Il Viceré
in persona seguiva la
Uno degli Altari realizzato per la Festa
processione che usciva
i comuni del Parco
Torre del Greco
delle Ville Vesuviane, integrate con
le esigenze della collettività locale
ed esterna. La città ospita anche
una sede distaccata dell’Università
degli Studi “Federico II” di Napoli
ha, da qualche anno, istituito il Diploma in Biologia – Indirizzo Produzioni Marine, localizzandolo a
Torre del Greco, negli ex Molini
Meridionali Marzoli.
che. Arricchiscono ancora la Festa
mostre di pittura, scultura ed incisione su conchiglie e coralli. La Festa dura in genere tre giorni (venerdi, sabato e domenica) e la “chiusura” è tradizionalmente affidata ai
“Fuochi a mare” eseguiti da esperti
fuochisti nella zona del porto, dove
i bagliori pirotecnici sono ancora
piú esaltati dall’effetto dello specchio marino. Pure da ricordare la
Festa patronale dell’Immacolata,
caratterizzata da un grandioso
“Carro” recante la statua della Madonna, portato a spalla per le vie
cittadine dai marinai e dai devoti.
Torre del Geco, come altri paesi
vesuviani, fa parte del territorio tutelato dall’Ente per le Ville Vesuviane, al fine di conservare e salvaguardare il cospicuo patrimonio architettonico e ambientale delle Ville Vesuviane del XVIII secolo, e
istituito con legge dello Stato n.578
del 29 luglio 1971. Nel 1976 con
l’emissione del Decreto Ministeriale di vincolo inizia di fatto il lungo
lavoro dell’Ente a tutela dei 121
immobili monumentali compresi
nei territori dei Comuni di Napoli,
San Giorgio a Cremano, Portici,
Ercolano e Torre del Greco. L’Ente
per le Ville Vesuviane ha consentito
in questi anni di completare restauri e intraprendere progetti di conservazione del sistema territoriale
Attivita’ economiche
La pesca e la lavorazione del corallo, che qui vanta un’antichissima
e feconda tradizione, la lavorazione
della madreperla, della tartaruga e
del cammeo, costituiscono il fulcro
del commercio e dell’artigianato locale.
La città può vantare anche una
propria banca. Sorta nel 1888 a
Torre del Greco con il nome di
“Società anonima cooperativa di
credito popolare”, la Banca di Credito Popolare è oggi un moderno
istituto di credito, saldamente radicato nel territorio campano con una
>
della gastronomica torrese è costituita, oltre che dai frutti di mare,
dall’ottimo pesce preparato nei modi tradizionali e che possono essere
gustati negli accoglienti ristoranti
cittadini. Torre del Greco è il maggior polo per la ristorazione in
Campania. Sul territorio cittadino
si contano oltre cento tra ristoranti,
pizzerie e pub. La cucina tipica è
basata principalmente su piatti di
pesce, crostacei e frutti di mare innaffiati dai tipici vini DOC del Vesuvio, come il già ricordato greco.
Dal porto, attraversando il centro
della città, si accede alla strada che
porta fino al cratere del Vesuvio, alto 1100 metri s.l.m., da cui si domina l’intero golfo. Ancora oggi, nonostante la grave crisi che sta attraversando la marineria italiana, risultano notevoli le attività legate alla cantieristica navale in ferro e in
legno. Dai cantieri locali sono stati
varati negli anni ’20 velieri che hanno reso famosa la marineria italiana. Storicamente dedita alla mari-
La Chiesa di S. Alfonso ai Camaldoli della Torre
Foto Rolandi
solida rete di sportelli diffusi nelle
cinque province della regione. La
cittadina è provvista di buone attrezzature alberghiere, di un circolo
nautico, di ritrovi ed attrezzature
sportive. La principale caratteristica
neria, Torre del Greco vanta un’antica attività cantieristica navale in
legno, che ancora oggi rappresenta
una importante componente delle
sue attività economiche. Sono presenti 15 cantieri navali ed un porto
21
PLinius
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> i comuni del Parco
con 500 posti barca per ormeggio
estivo, mentre sono 3 le società armatoriali. L’antica vocazione florovivaistica torrese che costituisce il
35% della produzione dell’intera
provincia di Napoli, facendo del
Foto Borghini & Stocchetti
settore floristico uno dei principali
cardini dell’economia cittadina. In
questo ambito il garofano assume
un ruolo preminente , mentre si
stanno aprendo nuovi orizzonti per
una differenzazione produttiva che
già spazia dalle gerbere ai crisantemi, dalle rose alle sterlizie.
22
PLinius
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Il corallo
La storia di Torre del Greco, è
strettamente intrecciata alla lavorazione del corallo: gran parte dei pescatori torresi, che fino alla fine del
XVIII secolo si addentravano nelle
acque del Mediterraneo inseguendo
i popolosi banchi di “pesce azzurro”,
si sono nel
tempo trasformati in
artigiani, dediti alla lavorazione e al
commercio di
prodotti in
corallo. Torre
del Greco è,
dunque, una
cittadina operosa, i cui abitanti hanno
saputo modificare il loro rapporto
con il mare coniugando la tradizione creativa dell’artigianato campano con i colori e le variegate forme
del corallo mediterraneo. Ma il corallo non è l’unico frutto fecondo
del mare che
viene plasmato
nei laboratori di
Torre del Greco: anche alcune conchiglie,
grazie alla paziente e laboriosa opera di intaglio compiuta
dalle sapienti
mani degli artigiani torresi, acquistano forme
eleganti e raffinate, trasformandosi
in
cammei di eccezionale fattura,
rinomati in tutto il mondo.
Una storia che si perde nei secoli,
nell’affascinante itinerario della civiltà mediterranea nel suo cammino
da oriente ad occidente. Storia di
dei e di popoli, di paure da sconfiggere, di magie e ritualità, di arti mediche e talismani. Medicamento ed
afrodisiaco. Arte e moda. Ma la
storia del corallo racconta anche le
vicende di un popolo di marinai,
quello di Torre del Greco, che, dal
1400 in poi, ha scandito la sua esistenza con ogni avvenimento legato
al miglior frutto del mare, come lo
definirono Greci e Romani. Quello
stesso corallo rosso, che la mitologia
greca attribuiva al sangue sgorgato
dalla testa della Medusa recisa da
Perseo.
Il Museo del Corallo ospita una
collezione di oggetti che possono
essere definiti autentici capolavori
di incisione.
Il corallo
torrese diventa sinonimo di alto livello
tecnico, che
fa di ogni
oggetto, an-
che quello apparentemente piú
semplice, qualcosa di prezioso ed
eccezionale. È un discorso fatto di
particolari, che inizia dalla selezione del grezzo attraverso una ricerca
che, pur avvalendosi di tecnologie
avanzate, non trascura la messa a
punto e una cura minuziosa dell’oggetto, facendone sempre un pezzo
unico. Il corallo ed il cammeo assurgono cosí a simbolo della città,
testimoni di un’antica cultura dell’estro e della fantasia di un popolo
che, attraverso oggetti di pregiata
fattura, continua la sua storia. La
città è sede dell’unica scuola d'arte
del corallo e della scuola artigiana
Emiddio Mele per la lavorazione
del corallo e dell’oro.
Allo scopo di salvaguardare il patrimonio del corallo e promuoverne
la lavorazione, la produzione e la
commercializzazione, nel 1998 è
stato fondato il Consorzio Oromare, organismo senza scopo di lucro,
che raggruppa circa centocinquanta
aziende che operano nel settore
della lavorazione e commercializzazione di prodotti in corallo, di cammei e di oreficeria, e che sono in
prevalenza localizzate nei distretti
orafi di Napoli e Torre del Greco.
Fanno parte del Consorzio aziende rappresentative della migliore
tradizione artigianale campana: dai
piccoli laboratori di incisione, che si
tramandano i segreti della lavorazione artistica e di qualità di generazione in generazione, alle grandi
firme del settore, che hanno conquistato la ribalta a livello internazionale. Oromare ha in programma
la realizzazione e la gestione di un
centro produttivo polifunzionale, in
un’area ubicata nel Comune di
Marcianise (CE), nel quale s’insedieranno le aziende consorziate, di
ricerca e servizi tecnologici. Il consorzio promuove, inoltre una serie
di progetti in materia di produzione, di scuola e formazione in materia di promozione e comunicazione.
Inoltre, è presente il museo privato
Basilio Liverino che presenta sia la
storia dell’omonima società di lavorazione del corallo e sia una splendida collezione di lavori eseguiti
con questo splendido materiale. [•]
territorio
<
Riserva Alto Tirone:
c’è l’intesa tra il Corpo Forestale
ed il Parco del Vesuvio
Firmata la convenzione in base alla quale l’Ente potrà svolgere le proprie attività
istituzionali anche nell’area protetta del vulcano. Il presidente Troiano: «La Riserva
Tirone deve divenire l’emblema dell’efficienza e dell’accoglienza per i tanti turisti
che ogni anno visitano il vulcano piú famoso del mondo»
[•] di PAOLO TRAPANI
na delle principali scommesse
del Parco del Vesuvio si chiama Riserva Alto Tirone. Con
la recente stipula della convenzione
tra l’Ente dell’area protetta ed il
Corpo Forestale dello Stato si è deciso che all’interno della riserva naturale protetta del Tirone il Parco
del Vesuvio possa svolgere le proprie attività istituzionali. Tra queste
ci sono: la tutela e la protezione
della flora e della fauna, la salvaguardia delle aree vegetali, la promozione delle attività culturali e
della ricerca scientifica, la regolamentazione dell’accesso dei visitatori e l’educazione naturalistica ed
ambientale. Grazie alla sinergia tra
Corpo Forestale e Parco del Vesuvio, la Riserva Tirone, che rappresenta un patrimonio inestimabile
da valorizzare, può divenire emblema di efficienza e di accoglienza.
A rappresentare il corpo forestale, all’atto della stipula della convenzione con il Parco, c’era il vicedirettore generale Fausto Martinelli. «Abbiamo cercato di tutelare
questo polmone di verde al meglio
delle nostre forze – tiene a precisare Nicola Cosentino, responsabile
dell’ufficio campano dell’ex azienda di Stato per le Foreste demaniali – e la collaborazione con l’Ente
Parco continuerà anche per il futuro». Il Parco nazionale del Vesuvio,
inoltre, ha già intrapreso alcuni interventi nella riserva. «Abbiamo
avviato – conferma il direttore Carlo Bifulco – alcune opere di ingegneria naturalistica per rendere si-
U
curi i sentieri da aprire ai visitatori
e continueremo grazie sia alla nostra equipè tecnica che agli ex lsu
del parco».
La riserva Tirone, dunque, ha tutte le peculiarità per divenire il simbolo della fruibilità del Parco e potrà costituire la cartina di tornasole
del nuovo indirizzo dell’Ente di San
Sebastiano al Vesuvio. Si tratta di
una scommessa ambiziosa ma realistica, che partirà in primis con la riqualificazione dei percorsi e dei manufatti che diventeranno punti di
accoglienza e di esposizione dei
prodotti tipici locali. Non solo, la riserva diventerà un vero e proprio laboratorio a disposizione di naturalisti e ricercatori. «Il cratere del Vesuvio e la Riserva – spiega il presidente Amilcare Troiano – devono rappresentare quel modello di accoglienza e solidarietà che è tipico del
popolo napoletano e vesuviano. È
ovvio che la concertazione attiva
Parco-Corpo Forestale, che è già
operativa, è la linea-guida per il raggiungimento di questo obiettivo».
L’esigenza di buona gestione del patrimonio naturale, storico ed identi-
tario, d’altra parte, è comune ai due
soggetti istituzionali protagonisti
della convenzione che sono anche i
protagonisti della buona riuscita
dell’operazione Alto Tirone.
Nelle more del passaggio definitivo della gestione delle Riserve naturali ai Parchi, che i ministri Matteoli ed Alemanno porteranno a termine nel piú breve tempo possibile,
l’Ente Parco, per garantire continuità amministrativa e gestionale, si
potrà avvalere anche delle risorse
umane, dei mezzi e delle strutture
del Corpo Forestale. «Abbiamo raggiunto – conclude Troiano – uno dei
piú importanti obiettivi del nostro
programma: per ottenere questo risultato c’è stato bisogno di un costante lavoro e della piena collaborazione dei ministeri competenti,
che hanno dimostrato di essere impegnati in prima linea sulle tematiche della difesa e della salvaguardia
del territorio e dell’ambiente». Il
Parco del Vesuvio, dunque, diviene
il capofila di un nuovo modo di
concepire il ruolo e la funzione di
guida dei processi di sviluppo delle
[•]
aree protette.
23
PLinius
n. 08
2002
> educazione ambientale
Tutti in classe
a lezione di… Parco
La natura approda a scuola: iniziativa del circolo
didattico di Boscotrecase. In quarta e quinta
si studia l’ambiente del Vesuvio.
[•] di PASQUALE CIRILLO
“A
L’
24
PLinius
n. 08
2002
vifauna, fauna e flora del
Parco nazionale Vesuvio”, le tradizioni, l’agricoltura, e le attività economiche
presenti nell’area del Parco. Per
l’anno scolastico in corso, il Circolo
Didattico di Boscotrecase intende
attuare queste tematiche per gli
alunni delle classi quarte e quinte. Il
progetto si pone come finalità l’osservazione e la conoscenza della natura, delle svariate specie di uccelli
che popolano il nostro territorio,
della fauna e della flora. La scuola
elementare deve tendere ad avvicinare i bambini ad un ambiente naturale, tanto vicino e allo stesso
tempo, troppo spesso, a loro tanto
sconosciuto.
Per le classi quarte verranno trattati i seguenti argomenti: storie,
leggende e aneddoti riguardanti gli
uccelli, gli animali e le piante che
popolano il nostro territorio. Conoscenza dei nomi comuni, locali e
scientifici dei vari esemplari, famiglie e specie, abitudini e adattamento al territorio della fauna e della
flora, piante autoctone, piante officinali, mammiferi di
media e piccola taglia.
Le classi quinte affronteranno le tematiche
legate all’agricoltura all’interno del Parco: viti,
albicocche, fave, piselli,
fagiolini, pomodori, tecniche di coltivazione e
trasformazione dei prodotti agricoli. Saranno
anche presentate le varie
qualità di uve e i vini, famosi nel mondo, come il
Lacryma Christi.
I ragazzi boschesi saranno coinvolti in giochi
e laboratori dai quali scaturiranno
cartelloni, murales e mosaici che riprodurranno gli ambienti naturali e
la fauna.
L’osservazione dal vivo, con l’ausilio di binocoli e macchine fotografiche, della fauna nel suo habitat
naturale sarà una delle attività, piú
coinvolgenti, proposte. Lo studio
delle varie specie, e i tanti approfondimenti si avvarranno anche
dell’uso di materiale multimediale.
Saranno effettuate escursioni nel
Parco e, ancora, a un vigneto e ad
un albicoccheto durante il periodo
della raccolta. Lo studio dei prodotti vesuviani proseguirà con la visita ad un’azienda vinicola locale e
ad una fabbrica per la trasformazione dei prodotti agricoli. Il progetto
prevede una mostra espositiva finale che comprenderà che comprenderà, oltre ai prodotti dei tanti laboratori, anche un plastico del Vesuvio e foto realizzate dagli alunni.
Saranno esposti anche esemplari
impagliati delle specie piú comuni
che popolano il Parco.
Negli spazi esterni della scuola
sarà impiantato, e curato dalle classi
quinte, il “Giardino dei Profumi”.
Foto Servizio Tecnico del Parco nazionale del Vesuvio
Al dirigente scolastico dott. Vincenzo Stucchio, che ha appoggiato
questo progetto sin dallo scorso anno, abbiamo chiesto il perché di un
progetto che si apre al territorio.
«Oggi la scuola, piú che mai deve saper soddisfare le attese del
territorio, identificarne i bisogni
ed essere in grado di dare delle risposte. Proponendo questa attività
progettuale, intendiamo uscire del
tutto dal clima dell’incomunicabilità e della diffidenza, creare un’atmosfera di collaborazione fattiva e
di integrazione con i genitori, potenziare le risorse individuali e definire campi di azione produttivi
ed efficaci.
Il nostro desiderio, quindi, è
quello di realizzare concretamente
una scuola intesa come comunità ed
organizzazione e far sí che i propri
membri, ciascuno con il proprio
ruolo, perseguano fini comuni in un
clima cordiale e cooperativo».
Il progetto si avvarrà della collaborazione dell’Ente Parco nazionale del Vesuvio, il presidente Amilcare Troiano, che si è incontrato
con il dirigente della scuola di Boscotrecase e con gli insegnanti referenti, ha assicurato la
partecipazione dell’Ente. Verranno, infatti,
messi a disposizione
degli studenti, in occasione delle escursioni al
Vesuvio, guide specializzate per la visita delle
aree protette e altri
esperti per l’istallazione
del “Giardino dei profumi”. A disposizione
degli insegnanti le guide edite dall’Ente sulle
orchidee, sui funghi e
sulle farfalle del Parco
Foto Associazione Parco Città
nazionale del Vesuvio.
educazione ambientale
<
Il “Vesuvio” incontra
il mondo della scuola
Tutela e conoscenza del territorio, in classe si parla di ambiente.
Dal cortile della scuola al prato dietro casa, tutti coinvolti gli alunni, si vorrebbero
gli spazi verdi da vivere tutti i giorni. Il presidente Troiano: Vogliamo rendere
i bambini i veri protagonisti attivi della vita del Parco.
[•] di MICHELE RUGGIERO
LP’
Ente Parco “incontra” il
mondo della scuola, attraverso un ambizioso progetto di educazione ambientale. Un
progetto a medio e lungo termine
che intende orientare le attività degli allievi della scuola dell’obbligo
per dare loro la possibilità di arricchire la formazione scolastica sui
temi della sostenibilità, ma soprattutto teso a migliorare la capacità
complessiva delle scuole del Parco
di misurarsi con i problemi del territorio per costruire ed organizzare
un ambiente scolastico, educativo e
formativo che favorisca la sempre
maggiore sinergia e scambio di
idee con la risorsa Parco.
«Rendere protagonisti attivi del
Parco i bambini – dichiara Amilcare Troiano, presidente dell’Ente
Parco nazionale del Vesuvio – è il
nostro principale obiettivo. Valorizzare la scuola quale insostituibile risorsa locale, effettivo agente di
sviluppo che sappia promuovere
comportamenti coerenti con la salvaguardia ambientale». «Il nostro
lavoro – aggiunge Pasquale Raia
componente del Consiglio direttivo – deve essere indirizzato alla
realizzazione presso l’Ente di un
coordinamento per lo scambio
continuo e duraturo di esperienze
ed informazioni in campo ambientale del mondo della scuola con la
partecipazione dei referenti ambientali delle scuole ed esperti del
settore”.
Nel breve periodo, l’Ente Parco
ha deciso di avviare una programmazione delle attività biennale attraverso il progetto “Adottiamo un
parco”. Una proposta educativa di
progettazione partecipata, una
“consultazione” di idee, di aspetta-
Foto Associazione Parco Città
tive e di esigenze su come i ragazzi
vorrebbero gli spazi verdi (dal cortile della scuola al prato dietro casa) da vivere tutti i giorni. Progettare questi spazi, partendo dai loro
bisogni e dall’enorme potenziale di
idee che il loro punto di vista può
dare significa, per il Parco, la sintesi ideale di dialogo e incontro tra
istituzioni, scuola e territorio.
Un progetto che si muoverà per
fasi, che partirà dalla individuazione dei siti da adottare da parte di
40 classi pilota. Successivamente
con il supporto tecnico e la consulenza di personale dell’Ente Parco
e dell’osservatorio vesuviano ci saranno incontri in aula per organizzare le idee progettuali secondo canoni di sostenibilità. Materiali prodotti verranno raccolti in un ipertesto e i progetti piú meritevoli saranno premiati in occasione del
consorso “Io sostengo Agenda 21”.
Parallelamente l’Ente Parco darà
vita alla campagna itinerante denominata “Informaparco” con l’obiettivo di divulgare i temi dello
sviluppo sostenibile, della risorsa
“parco” nelle scuole dei comuni del
Parco. «Sicuramente un progetto di
educazione ambietale ambizioso –
commentano Pasquale Giugliano e
Rossella Barile del servizio tecnico
dell’Ente Parco nazionale del Vesuvio – che vuole rafforzare il rapporto tra scuola e Parco con un duplice scopo: da un lato realizzare
concretamente interventi sul campo e dall’altro educare ed far acquisire sempre di piú comportamenti
responsabili nei riguardi della risorsa ambiente promuovendo il
territorio secondo criteri improntati sulla sostenibilità ambientale,
sulla tutela della biodiversità». [•]
25
PLinius
n. 08
2002
> educazione ambientale
Targata Parco nazionale
del Vesuvio, si è conclusa
la tre giorni “Puliamo il
Mondo”, organizzata da
Legambiente. Oltre 3mila
i partecipanti, 10 i comuni
coinvolti. I volontari sono
stati impiegati a Somma
Vesuviana, Sant’Anastasia,
San Sebastiano al Vesuvio,
Pollena Trocchia e Ottaviano. Trecento bambini
hanno ripulito l’area
antistante il castello del
principe, ex maniero della
camorra, dal 2003 nuova
sede dell’Ente Parco.
[•] di GIUSEPPE RUGGIERO
S
pazzini per un giorno.
Grande partecipazione di
studenti, bambini ed adulti
alla tre giorni di Puliamo il
Mondo targato Ente Parco nazionale del Vesuvio. Oltre 3mila
partecipanti, piú di mille kit distribuiti, 10 i comuni coinvolti,
tantissime le aree ripulite. La
manifestazione di Legambiente,
che si svolge ogni anno nell’ultimo week end di settembre, rappresenta un’iniziativa semplice
ma di forte impatto che consente a tutti di dare un contributo
26
PLinius
n. 08
2002
Somma Vesuviana
Foto di Chicco Lucarelli
(Circolo Legambiente di Somma Vesuviana)
Uno dei momenti del lavoro di pulizia a Sant’Anastasia
Foto Associazione culturale “l’Olivella”
Studenti,
adulti
e bambini
spazzini per
un giorno
concreto per migliorare l’ambiente in cui si vive. Volontari
sono stati impegnati in località
Santa Maria Castello a Somma
Vesuviana, località Punta Nasone in collaborazione con il Cai,
ma anche ad Ottaviano, al Capriccio a San Sebastiano al Vesuvio, a quota mille, a Sant’Anastasia. «Puliamo il mondo
rappresenta un momento di
grande aggregazione – ha dichiarato Amilcare Troiano, presidente del Parco nazionale del
Vesuvio – ma anche un’ulteriore
occasione per accrescere la sensibilità dei cittadini verso l’aumento della raccolta differenziata e la salvaguardia del territorio». «In questa ottica – con-
clude Troiano – abbiamo puntato sulla partecipazione delle
scuole perché riteniamo che una
solida consapevolezza sociale si
costruisce partendo dall’entusiasmo e dalla partecipazione dei
piú piccoli». Iniziative particolari si sono svolte ad Ottaviano
dove, alla presenza della Rai,
centinaia di bambini hanno ripulito l’area circostante il castello di Raffaele Cutolo, un bene
sequestrato alla camorra e restituito alla pubblica fruizione,
prossima sede dell’Ente Parco
nazionale del Vesuvio. Inoltre
sono state ripulite le cosiddette
Vie del Parco e precisamente
un’altra area confiscata alla camorra, di proprietà del clan
educazione ambientale
Fabbrocino che l’amministrazione comunale renderà fruibile, trasformando l’area in un
parco giochi pubblico e di incontro di culture diverse. A
Sant’Anastasia, l’associazione
culturale Olivella, in collaborazione con l’Ente Parco e l’amministrazione comunale ha effettuato un intervento di bonifica ambientale presso l’alveo di
Trocchia, dove sono stati ritrovati frigoriferi, lavatrici, televisori, registratori di cassa. Sono
state recuperate due carcasse di
automobile prive di qualsiasi
elemento utile all’identificazione del proprietario, lo sgombero
di due microdiscariche nelle vicinanze del Palazzo Nicola
Amore e di una microdiscarica
nei pressi della sorgente Olivella. «Un’ iniziativa importanteha commentato Enzo Iervolino,
sindaco di Sant’Anastasia e vicepresidente della Comunità
del Parco – che serve a creare e
sviluppare una coscienza diversa
per conservare, preservare e valorizzare il nostro ambiente ma
anche un occasione per riavvicinare i giovani alle origini ed alle tradizioni del nostro paese».
«Perciò – conclude il primo cittadino – abbiamo scelto di fare
l’iniziativa in località Olivella,
unica sorgente nel territorio del
Parco che rientra tra le sorgenti
d’Italia che ha bisogno di un intervento strutturale in sinergia
con l’Ente Parco, inserendola in
area demaniale, ipotizzando una
chiusura della zona alle auto per
farla vivere e valorizzarla come
[•]
merita».
Foto Associazione culturale “l’Olivella”
<
Caccia
ai tesori
del Vulcano
Somma Vesuviana
Foto di Chicco Lucarelli
(Circolo Legambiente di Somma Vesuviana)
[•] di GIUSEPPE RUGGIERO
Federparchi e Legambiente danno
vita al progetto nazionale “Mappa
del Vesuvio”. Indirizzata alle scuole,
l’iniziativa mira a coinvolgere gli
alunni nell’elenco delle biodiversità
presenti sul territorio.
Scopo della “caccia al tesoro” comprendere e valorizzare le peculiaraità del patrimonio naturalistico e
socioculturale del Parco.
arte la “caccia al tesoro nel Parco”. Federparchi, e Legambiente hanno dato vita al progetto nazionale di Educazione
Ambientale “Mappa del Tesoro”. L’iniziativa propone alle
scuole localizzate nei Parchi,
nelle aree collegate e nelle loro
vicinanze, un’attività di mappatura della biodiversità finalizzata alla presa di coscienza e valorizzazione del peculiare patrimonio naturalistico, ma anche
socioculturale, paesaggistico ed
economico che caratterizza l’Italia dei Parchi: il progetto è anche un’occasione per riflettere
sul rapporto tra scuola e territorio, sulla costruzione del Piano
dell’Offerta Formativa e del
curricolo di scuola. I Parchi nascondono un tesoro fatto di paesaggi, di tradizioni, di prodotti
tipici, di sapori e di conoscenze,
una “diversità” che è ricchezza
alla quale dobbiamo avvicinarci
con rispetto per conoscerla e valorizzarla.
A chi possiamo affidare il
compito di cercare questo tesoro? Ci vogliono persone che abbiano a cuore il territorio in cui
vivono, abbiamo tenacia e entusiasmo, si intendano di scienza
come di storia, di letteratura come di arte e di tecnica... che
sappiano porsi domande e cercare le risposte, siano in grado di
P
D
fare inchieste e richiamare l’attenzione della popolazione sui
risultati delle proprie ricerche.
Chi, se non le scuole, con il loro
patrimonio di insegnanti esperti
della propria disciplina, di ragazzi che guardano al futuro e
chiedono di capire e di contare,
con la sua loro capacità di sviluppare progetti e costruire interesse. Insomma, un consiglio
per le scuole presenti nel territorio del Parco: alzate le antenne e
preparate gli strumenti, tra poco
[•]
si apre la caccia al tesoro.
Foto di Chicco Lucarelli
(Circolo Legambiente di Somma Vesuviana)
27
PLinius
n. 08
2002
> educazione ambientale
Educare è meglio
che rimproverare
Riceviamo e pubblichiamo
[•] di MARINA CANNATELLI* & GENNARO SALZANO*
LP
a tematica ambientale è
molto avvertita dall’uomo
contemporaneo, ed anche
quello piú distratto, suo malgrado, si sente coinvolto in quello
che è il discorso della “custodia”
del pianeta Terra. L’eco raggiunto è anche confermato dalla diffusione delle numerose riviste
specializzate e non e dalle continue proposte di trasmissioni televisive, che s’interessano dell’ambiente. Ai documentari che
ne denunciano il progressivo degrado e lanciano un grido d’allarme, si contrappongono programmi che promuovono un
nuovo rapporto dell’Uomo con
la Natura, riscoprendo il piacere
di una relazione costruita nel segno del buon-essere, inteso nella
sua valenza di serenità interiore.
Ecco che le problematiche relative al buco dell’ozono, all’effetto serra, al diboscamento, alla
desertificazione, all’inquinamento delle acque e del suolo,
all’emergenza rifiuti, se ne oppongono altre che cercano di recuperare una piú equilibrata ed
armonica interazione UomoAmbiente. La diffusione del turismo rurale, dell’escursionismo,
nonché la presenza sul territorio
di Parchi Nazionali e di attività
agrituristiche, indica una tendenza sempre piú diffusa per forme di evasione e di vacanze, alternative alla frenetica quotidia-
28
PLinius
n. 08
2002
Versante nord-occidentale del Gran Cono,
sullo sfondo, la città di Napoli
Foto di Gino Di Maggio (Archivio del Parco nazionale del Vesuvio)
nità imposta dalla vita delle città.
La legittima ricerca di una
nuova qualità della vita delle popolazioni dei paesi sviluppati
non deve in ogni modo trascurare riflessioni in ordine alle grandi tematiche inerenti alla salute
di tutto il pianeta. Il recente
summit sullo sviluppo sostenibile, tenutosi agli inizi di settembre a Johannesburg, ha confermato l’importanza di attuare
strategie planetarie adeguate per
affrontare e risolvere, in maniera
concreta, le necessità della tutela
ambientale con la crescita sociale ed economica dei popoli. Le
scelte d’oggi devono consentire
di assolvere i bisogni del presente, ma, nondimeno, lasciare alle
future generazioni un pianeta vivibile sia sotto l’aspetto economico dello sfruttamento delle risorse, sia sotto il profilo ecologico di un ecosistema ancora in
grado di meravigliare ed incuriosire il ricercatore e l’uomo comune. In particolare, il segretario
generale dell’ONU, Kofi Annan, ha indicato cinque questioni essenziali affinché si realizzi
uno sviluppo sostenibile, con
programmi di politica economica ed ambientale destinati a
combattere le attuali forme di
sviluppo che penalizzano i popoli del Terzo Mondo.
È un esplicito richiamo a comprendere ed arginare le prevaricazioni e le iniquità che soffrono
circa due terzi della popolazione
mondiale, a causa di una crescita
economica squilibrata sia in termini di degrado ambientale, sia
sotto il profilo dei valori umani
della solidarietà e della giustizia.
I due aspetti solo apparentemen-
educazione ambientale
te sembrano distinti, ma la crescita della popolazione mondiale, gli scambi ineguali e il debito
estero cui sono soggetti i popoli
dei paesi sottosviluppati comportano, di pari passo, un insensato ed irrazionale sfruttamento
delle risorse naturali di questi
paesi, che aumenta il livello di
povertà delle popolazioni e provoca guasti ambientali, i cui effetti travalicano i confini nazionali e influenzano lo stato di salute della Terra. Le questioni
sollevate dal segretario dell’ONU, su cui c’è, in linea di principio, un accordo generale, sono
connesse alla penuria d’acqua
potabile, ad un uso piú razionale
e controllato delle fonti energetiche, ad una maggiore attenzione nei confronti della salute e
dell’alimentazione dell’uomo, alla tutela e conservazione della
biodiversità e all’uso di pratiche
agricole piú funzionali.
Le questioni planetarie sollevate al vertice di Johannesburg
non devono polarizzare, in generale, l’attenzione delle tematiche
ecologiche.
È, difatti, opinione diffusa tra
gli addetti ai lavori che le problematiche ambientali possono essere distinte in un livello “macro”
ed in un livello “micro”. Il livello
Mappa concettuale “Educare è meglio che rimproverare” di M. Cannatelli & G. Salzano
“macro”, caratterizzato dalle
grandi emergenze planetarie di
tutela e conservazione della Terra, che, in genere, è quello piú
noto, grazie alla divulgazione dei
mass media, non può non tener
conto anche del livello “micro”,
rappresentato dai disagi correlati
alle conoscenze e all’uso del territorio in cui si vive. Non è raro,
difatti, riscontrare che molti abitanti non conoscano il proprio
ambiente e ciò determina spesso
un approccio culturale superficiale e distratto, che induce disinteresse nei confronti del territorio e delle sue risorse. Al contrario, la conoscenza di dette risorse potrebbe promuovere adeguati programmi di sviluppo locale e sollecitare comportamenti
piú rispettosi nei confronti dell’ambiente naturale. È importante intervenire presso le nuove
generazioni, che piú delle altre
risentono dei condizionamenti
di un mondo “virtuale”, omologante e conformista, che spesso
si affianca e si sostituisce a quello reale, dinamico e mutevole.
Nei diversi settori della società si
avverte l’esigenza di un cambiamento culturale nella direzione
di un equilibrato e critico confronto delle diverse posizioni,
con l’obiettivo di ricercare comuni valori condivisi, in cui i
principi economici e quelli etici
e ambientali non sono in contraddizione, se il fine ultimo è
quello di conservare il pianeta
per salvare l’umanità.
In tal senso, la scuola deve dirigere la propria attenzione pedagogica nel creare i presupposti
di una nuova cultura ambientale,
finalizzata ad una sintesi tra le
diverse contrapposizioni dei saperi disciplinari, economici ed
ecologici, di cui è intessuta la società del terzo millennio.
L’educazione ambientale, quindi, deve essere affrontata con una
strategia didattico-metodologica
in grado di coniugare le problematiche locali con quelle globali,
di accordare la necessità dello
<
29
PLinius
n. 08
2002
> educazione ambientale
sfruttamento economico delle
risorse con le indicazioni etiche
sollecitate da un adeguato sviluppo sostenibile, cosí da far
comprendere lo stretto rapporto
esistente tra le diverse tematiche,
che rappresentano aspetti di una
stessa realtà. Si avverte pertanto
l’esigenza di avviare una riflessione per promuovere percorsi
educativi e didattici in grado di
sostenere un’attiva ricerca, in ordine ai contenuti ed alle metodologie delle diverse discipline,
diretta a suscitare i presupposti
ideali di una piú significativa
pianeta diventa prassi culturale
se le problematiche sono state
analizzate attraverso percorsi che
promuovono una partecipazione
attiva e critica, volta alla conoscenza ed all’uso delle risorse del
proprio territorio. Bisogna
diffondere l’idea di un’educazione ambientale basata sulla partecipazione e sulla condivisione di
questioni reali che non siano aride enunciazioni di principio, ma
agili e flessibili applicazioni che
trasformino i giovani studenti da
“utenti inconsapevoli” a “protagonisti attivi” di conoscenze e
Vesuvio visto dal Centro Direzionale di Napoli
o di Gino Di Maggio (Archivio del Parco nazionale del Vesuvio)
30
PLinius
n. 08
2002
formazione culturale dei processi evolutivi, che distinguono la
storia dell’uomo e, in particolare,
la rapida trasformazione cui è
sottoposta la società del postmoderno.
La protezione e la difesa degli
ecosistemi naturali non possono
disinteressarsi né degli aspetti
economici legati allo sfruttamento delle risorse naturali, né
delle indicazioni educative indotte dall’accettazione di comportamenti a tutela del senso civico del bene collettivo. In altre
parole, la legittima preoccupazione dello stato di salute del
competenze, cosí da consentire
di modificare l’atteggiamento
culturale nei confronti dell’ambiente. È auspicabile che siano
attivati itinerari metodologici di
ricerca-azione, che coinvolgano
gli attori dell’insegnamento/apprendimento, nella direzione, sia
della riscoperta del pensiero narrativo (la lettura del racconto, del
fatto, la drammatizzazione degli
eventi, l’ascolto delle testimonianze, ecc) e del paesaggio (visite guidate, foto, disegni, esperienze sul campo, ecc.), che generano emozioni e sostengono la
motivazione della conoscenza e
il pensiero divergente creativo,
sia della pratica all’indagine analitica, scientifica, delle difficoltà
e degli interventi possibili per
una critica e ragionata “lettura
degli ecosistemi naturali ed urbani”, espressione di un’evoluzione del rapporto UOMOAMBIENTE.
Le iniziative educative di una
siffatta strategia devono essere
affrontate all’interno della realtà
scolastica, individuando nuclei
tematici di taglio interdisciplinare e organizzando reti di scuole
in verticale ed orizzontale, che
diventino punti di riferimento
culturali del territorio.
Altre considerazioni, nella
prospettiva ormai già avviata
dell’Autonomia didattica, organizzativa, finanziaria e di ricerca,
concessa ai singoli istituti scolastici, trasferiscono alle Scuole
delega ad incontrare le diverse
istituzioni territoriali, pubbliche
e private, per progettare occasioni di dibattito e di reciproca collaborazione. L’intento è quello di
ricercare una sinergia in grado di
superare statici schemi d’autorefenzialità e di conflittualità, per
consentire la promozione sociale, culturale ed economica della
società.
La scuola, in qualità di agenzia
educativa, se da un lato, non può
essere lasciata sola in questo
compito, in considerazione del
fatto che il giovane è continuamente sollecitato da un’incessante informazione mass-mediale, dall’altro non può ignorare
la collaborazione con altre organizzazioni per attivare itinerari
didattico-educativi finalizzati ad
un’educazione ambientale che
non sia sola “sterile rimprovero”
per i comportamenti assunti, ma
che sia piuttosto “educazione e
formazione” di uno stile di vita
adeguato al proprio territorio
nella prospettiva di una dimen[•]
sione planetaria.
*Docenti IPS “Luca Pacioli”
di Sant’Anastasia
iniziative
<
Tutti a tavola
con le perle
del Vesuvio
[•] di GIUSEPPE DINI
A coordinare il team scientifico
che ha monitorato per mesi l’area vesuviana sono stati Felice
Pennone e Vincenzo Abbate. La
ricerca di metodi di gestione idonei a realizzare l’integrazione tra
uomo e ambiente passa attraverso la valorizzazione di produzio-
te dell’oasi verde alle falde del
vulcano sta mettendo in piedi
o sviluppo di un popolo è
uno strumento in piú per definire il proprio piano di tutela e
misurabile anche in virtú
promozione della bio-agricoltura.
della sua capacità di tramanLo stesso studio, inoltre, condare alle future generazioni la ricsente di mettere a disposizione
chezza della biodiversità presendegli agricoltori un vademecum
te nel territorio in cui vive. Sulla
per conferire ai prodotti tibase di questo concettopici del vulcano piú famochiave si è tenuto a ottoPoche e chiare regole
so del mondo un ulteriore
bre, nella sala consiliare
per un’agricoltura
valore aggiunto. L’Ente
del Municipio di San Sedell’area protetta, non a
bastiano al Vesuvio, il
piú naturale e piú buona.
sta elaborando insieconvegno organizzato per
Come ti tutelo il “made in Vesuvio”. caso,
me alla Coldiretti regionale
l’Istituto Sperimentale per
Nella sala giunta del comune
una capillare campagna di
la Frutticoltura.
informazione e sensibilizIl Parco nazionale del
di San Sebastiano al Vesuvio,
zazione. Già da dicembre,
Vesuvio, non a caso, aveParco nazionale e Istituto
utilizzando la sala confeva stipulato con l’Istituto
Sperimentale della Frutticultura
renze di Somma Vesuviastesso, una specifica conorganizzano un convegno su
na, si terranno una serie di
venzione per elaborare
incontri volti a divulgare le
uno studio volto a diffonbiodiversità
conclusioni e le proposte
dere, nelle aziende fruttie sviluppo ecosostenibile.
che sono state definite in
cole ricadenti nel territovirtú dello studio dell’Istirio dell’area protetta, nuove tecniche di azione a basso im- ni locali tipiche e di quelle ad tuto di frutticoltura. Responsabipatto ambientale. Quelle, in buo- elevata qualità. Scopo ambizioso le delle varie fasi del piano opena sostanza, che costituiscono il ma possibile, allora, è quello di rativo per il Parco del Vesuvio è
punto di forza dello sviluppo so- individuare poche e chiare regole l’architetto Paola Conti, che ha
per avere un’agricoltura piú “na- già seguito il passaggio che ha
stenibile ed eco-compatibile.
portato ad elaborare una mappa
turale” e piú buona.
Si punta a fare dell’agricoltura per il rilancio dell’area vesuviana
un mezzo con cui difendere il attraverso l’agricoltura. Per la
territorio dall’aggressione di quei Coldiretti, invece, a seguire il
metodi che, basandosi sull’intro- progetto è Marcello De Simone.
duzione di composti chimici, si In definitiva l’idea-forza è di punrivelano avere poi un’elevata ri- tare tutto sull’identità: questo è
caduta negativa sull’ambiente il modo piú concreto per porre le
circostante. L’Istituto di Frutticol- produzioni locali al riparo dalla
tura ha vagliato attentamente, globalizzazione che, incurante
sotto la lente d’ingrandimento delle identità dei luoghi, finidei propri esperti tecnici, tutte le sce troppo spesso con lo
peculiarità del Parco del Vesuvio. schiacciare, sotto la sua onda
Sulla scorta dello scrupoloso la- omologante, anche le diversità
[•]
voro realizzato dall’Istituto, l’En- piú prelibate della terra.
Illustrazioni di Loredana Napolitano (Borghini & Stocchetti)
LU
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> tradizione
San Sebastiano,
la città del martire
Nel 1943 la lava che investí il paese risparmiò la chiesa dedicata al patrono.
La festa in suo onore si celebra il 26 gennaio.
[•] di RICCARDO ROSSI
C
ontinua il viaggio nei comuni
vesuviani, alla ricerca del fortissimo rapporto tra religione
cristiana e il territorio. In questa
tappa parleremo di San Sebastiano
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al Vesuvio, che deve il nome al suo
Santo Patrono San Sebastiano
Martire. La vita di San Sebastiano
fu intrisa di una grande fede, aiutò
e confortò durante la persecuzione
cristiana, voluta dall’imperatore
Diocleziano, molti fratelli. La data
della sua morte è ascrivibile tra il
III e il IV secolo dopo Cristo. Nonostante la scarsezza di notizie la
fama e la venerazione di San Sebastiano è stata molto grande soprattutto nel medioevo, vi sono
state, cappelle e chiese a lui dedicate in moltissime città Italiane tra
cui: Roma, Palermo, Napoli, etc ma
anche all’estero come in Portogallo. A determinare la data della morte è soprattutto la passio di
Sant’Abrogio. Secondo la passio
Sebastiano, un giovane di notevole prestanza fisica, entrò nella
guardia pretoriana raggiungendo
alte cariche. Per la sua fedeltà all’impero romano fu ben visto tanto
da far parte della guardia personale dell’imperatore. Come si faceva
notare in precedenza, grazie alle
sue mansioni riuscí a svolgere
un’opera efficace di sostegno dei
cristiani in carcere e di testimonianza della fede, anche tra la nobiltà romana. Della sua attività
venne a conoscenza Diocleziano e
fu fatto condannare a morte, con il
supplizio delle frecce. Ed è proprio
questa immagine del santo, colpito da numerose frecce, il modo in
cui viene ricordato in numerosi dipinti, statue. Legato ad un tronco,
vestito di un tunica, che ne ricopre
solo alcune parti del corpo e frecce conficcate in piú punti del corpo. Quando fu creduto morto e il
suo corpo divenne come ‘’quello di
un riccio’’ fu abbandonato. In realtà
era ancora vivo e raccolto da Irene,
guarí in breve tempo dalle sue numerose ferite. Nonostante che i
suoi compagni lo esortassero ad
andare via e lasciare Roma, egli
riaffermò pubblicamente la sua fede. Diocleziano dopo lo sbigottimento iniziale, lo fece catturare e
uccidere con la flagellazione, ordinò infine di gettare il suo corpo
nella cloaca in modo che i cristiani
non potessero piú raccoglierlo. Ma
la sua salma fu lo stesso ritrovata
dai credenti.
***
A San Sebastiano al Vesuvio vi è
una sola parrocchia per tutta la
città ed è dedicata a San Sebastiano Martire. La parrocchia risale al
1580, ne fanno fede alcuni atti di
battesimo dell’epoca, ben custoditi nell’archivio della stessa chiesa.
Negli ultimi 20 anni sono stati effettuati lavori di consolidamento
della struttura sotto la guida del
Parroco Monsignore Gaetano Borrelli ed è stata ricavata una cripta
dove è stata ubicata la madonna di
Guadalupe. Particolarmente rilevante ricordare che nell’eruzione
del 1943 la lava distrusse la cittadina “scansando’’ la chiesa. Infatti
la lava passò sia davanti che dietro la chiesa, senza toccarla minimamente. Dietro la chiesa possiamo notare delle pietre laviche che
confermano tutto ciò. La festa in
onore del Santo si celebra il 26
gennaio e viene realizzata una vera e propria processione, con numerose effigi tra cui la statua del
santo, che viene portata per tutta
la giornata sulle spalle di numerose portatori. Il giorno prima il 25
gennaio si celebrerà grazie alla
sensibilità dell’Ente Parco nazionale del Vesuvio e in particolare del
suo Presidente l’avv. Amilcare
Troiano la VIa edizione della sagra
del soffritto nelle bottegucce del
Parco che sono un inizio dei festeggiamenti della Parrocchia in
onore del Santo. Tutto il ricavato
della sagra che riscopre le tradizioni contadine dell’area andrà al progetto Romania e ai poveri di San
Sebastiano, per saperne di piú si
può telefonare al Frate Cappuccino
[•]
Salvatore al 338/6130628.
le novità dai parchi
<
Il presidente di Federparchi Matteo Fusilli commenta i risultati
della seconda Conferenza nazionale delle Aree Protette
Rafforzare la missione
dei Parchi
La seconda Conferenza nazionale
delle Aree
Protette,
che si è
svolta a
Torino, ha
rappresentato un importante
momento di confronto per i rappresentanti dei poli ambientali.
Sono emersi, infatti, dai dibattiti e dagli incontri problemi e argomenti di vario genere relativi
alla gestione ed alla valorizzazione delle “aree” in questione.
Un appuntamento di grande rilievo, al quale hanno partecipato i massimi esponenti delle
istituzioni e i responsabili di
Parchi e Riserve naturali e delle associazioni ambientaliste
presenti sul territorio nazionale. In attesa di una valutazione
piú approfondita, il presidente
di Federparchi, Matteo Fusilli,
ha spiegato che «la seconda
Conferenza nazionale delle
Aree Protette si è conclusa con
l’espressione di un’apertura,
da parte del ministero dell’Ambiente, nei confronti delle richieste e delle proposte della
Federazione dei Parchi. Un’apertura che dovrà portare ad
affrontare con strumenti adeguati la sfida di un rilancio del
ruolo fondamentale delle aree
protette per partecipare positivamente allo sviluppo sociale,
culturale ed economico dei territori loro affidati». Ovviamente,
il rapporto dei parchi e delle altre aree protette con il Ministero è particolarmente importante. E il presidente di Federparchi, pur con toni improntati all’equilibrio, giudica positivamente l’intervento del ministro
dell’Ambiente Altero Matteoli.
Fusilli coglie in particolare l’apprezzamento espresso nei confronti delle sollecitazioni e delle
puntuali proposte presentate e
l’impegno ad un incontro con
l’associazione per la redazione
di un documento comune. «È
un fatto importante – spiega
Fusilli –, che può contribuire ad
affrontare con un metodo nuovo i problemi critici, attraverso
il riconoscimento dell’apporto
autonomo dell’elaborazione dei
parchi». «Mi auguro – prosegue
il presidente di Federparchi –
che segua al piú presto l’avvio
del confronto con il Ministro e
della concretizzazione dell’impegno assunto ad accogliere le
proposte contenute nel nostro
documento. Significativo è stato il ruolo di sostegno che alle
nostre proposte è venuto dai
rappresentanti delle Autonomie
locali, dell’associazionismo,
degli operatori economici e soprattutto dalla Regione Piemonte e dal suo Assessore Ugo Cavallera, del quale abbiamo apprezzato l’impegno continuo durante la Conferenza ed al quale
chiederemo subito un incontro
per rafforzare la collaborazione
con le Regioni». Per Fusilli dunque «Bene ha fatto Federparchi
a chiedere con insistenza la
convocazione della Conferenza.
I contributi del mondo della
scienza e della ricerca, il confronto sempre animato da una
positiva e costruttiva tensione,
hanno espresso la grande vitalità che il paese può esprimere
e che deve dunque essere
messo in condizione di valorizzare al massimo grado. Dalla
Conferenza esce rafforzata la
“missione” dei parchi, il loro
ruolo di conservazione e protezione dell’ambiente, della biodiversità e del paesaggio, che devono sempre piú diventare forza attrattiva per la nascita di
quelle attività compatibili capaci di contribuire a dare risposte
concrete alle esigenze dei territori ed a migliorare la qualità
della vita delle comunità locali,
con l’indispensabile loro con(Carlo Tarallo)
senso».
Nasce l’associazione ambientalista “Vesuvio-est”.
L’obiettivo: diffondere e promuovere l’immagine del Parco
Ha recentemente visto la luce,
l’associazione ambientalista
Vesuvio-est (con sede in San
Giuseppe Vesuviano) aderente
ai G.R.E. (Gruppi Ricerca ecologica), su iniziativa di un gruppo di giovani, studenti, professionisti vesuviani amanti delle
bellezze naturali, animati da
un profondo senso della comunità civica, profondamente legati alla realtà vesuviana, desiderosi di tutelare e valorizza-
re le bellezze paesaggistiche
ed eco-ambientali, le produzioni e i sapori tipici del Parco nazionale del Vesuvio.
I Gruppi Ricerca Ecologica
(G.R.E.) Circolo Vesuvio-Est sono interessati a diffondere e
promuovere l’immagine, in
un’ottica di marketing territoriale, del Parco nazionale del
Vesuvio, attraverso studi, ricerche, pubblicazioni, anche con
l’ausilio di strumenti multime-
diali.
Attraverso la collaborazione
con l’Ente Parco e gli enti locali, i Gruppi Ricerca Ecologica
puntano al coinvolgimento diretto di scuole ed associazioni, ed intendono promuovere
eventi, iniziative di mobilitazione animazione e sensibilizzazione ambientale che agevolino la fruizione dell’area Parco.
(Giuseppe Perillo)
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> le novità dai Parchi
Parchi: imprese e agricoltori si oppongono alla riduzione dei confini
del Parco nazionale delle Foreste Casentinesi
«No allo smantellamento
del Parco»
La presa di posizione non arriva
questa volta dagli ambientalisti,
ma da un comitato formato da
operatori economici, agricoltori,
imprese e singoli cittadini. L’oggetto del contendere è il Parco
nazionale delle Foreste Casentinesi, trentaseimila ettari di montagne appenniniche tra Romagna
e Toscana.
A seguito di una circolare del Ministero dell’Ambiente, che rimandava ai Comuni le proposte di riperimetrazione, alcuni Comuni
hanno chiesto di recente l’esclusione di importanti territori: come Pratovecchio, di quasi 300
ettari, e Stia: «per estrarre – si
legge nella delibera – dai confini
del Parco una parte della zona interessata alla realizzazione della
centralina idroelettrica». Un vero
e proprio “smantellamento del
Parco”, secondo il comitato (che
promette battaglia), a tutto vantaggio delle lobby dei cacciatori.
«Dalla svalorizzazione ambientale che questa esclusione del territorio del Parco porterebbe con
sé, noi ci possiamo aspettare so-
lo pesanti ripercussioni sull’attività economica – scrive in un appello Scipione Covan, titolare di
un’azienda agrituristica a Pratovecchio – Peraltro, proprio sull’aspetto turistico di essa, e sulla
sua qualificazione, punta gran
parte dello sviluppo economico
della valle casentinese e del Parco nazionale».
Il problema principale sembra essere rappresentato dai danni dei
cinghiali all’agricoltura: ma è lo
stesso Ente parco che si è impegnato per controllarne la diffusione, tramite accordi con province
e Atc (Ambiti territoriali di caccia). «La gente ha paragonato i
piccoli aggravi burocratici ed i
modesti vincoli imposti con i vantaggi che sono andati evidenziandosi nel tempo, ed ha accettato il Parco. Non cosí i cacciatori – accusa Leonardo Senni, rappresentante delle associazioni
ambientaliste nel consiglio direttivo del parco – che hanno continuato a fomentare una faziosa
opposizione, di cui i ripetuti casi
di sparo e avvelenamento di lupi
rappresentano la frangia piú
estremista».
L’area interessata dall’ipotesi di
esclusione, boscata e selvaggia
(né strade né abitazioni), ricca di
ungulati e avifauna, è zona di
transito del lupo. «Sono sempre
piú numerosi i turisti che frequentano Pratovecchio, alla ricerca di natura e tranquillità – sottolinea Massimo Biagiolini del
Wwf Casentino – Come reagirebbero se fossero accompagnate
nelle loro passeggiate dagli spari
dei cacciatori?».
Federparchi: Lanzillotti e Zago vicepresidenti, nominata la giunta esecutiva
Il Consiglio Direttivo della Federazione Italiana dei Parchi ha
provveduto al completamento
dei vertici dell’associazione, nominando vicepresidenti Elio Lanzillotti, in rappresentanza delle
Aree Marine Protette, e Valter Zago in rappresentanza dei Parchi
regionali. A comporre la Giunta
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Esecutiva insieme ai due nuovi
vicepresidenti, al presidente
Matteo Fusilli e al vicepresidente
Amilcare Troiano, sono stati nominati Valter Bonan, presidente
del Parco delle Dolomiti Bellunesi, Mariano Guzzini, presidente
del Parco del Conero e Walter
Mazzitti, presidente del Parco del
Gran Sasso.
Il nuovo organismo esecutivo è
stato recentemente introdotto
dal nuovo statuto per rendere piú
efficace il lavoro di direzione e
coordinamento della mole sempre piú grande di attività che vedono impegnata l’associazione.
Alcuni componenti della Giunta
saranno infatti incaricati per i
grandi progetti d’area che stanno
assumendo un peso significativo
nell’iniziativa di elaborazione e
programmazione delle aree protette italiane. Valter Bonan sarà
referente del progetto Alpi, Mariano Guzzini del progetto Cip
(Coste italiane protette), Walter
Mazzitti del progetto Ape (Appennino Parco d’Europa).
numeri utili
Ente Parco Nazionale del Vesuvio
Riserva Mondiale di Biosfera del MAB UNESCO
Piazza Municipio 8, 80040 San Sebastiano al Vesuvio (Napoli)
Tel. 081.7710911 - fax 081.7718215
Comando Stazione Forestale
di Ottaviano
Tel.081.8279460 - fax 081.8279460
“Villino Bartolo Longo”
via S. Bartolomeo 12, Pompei
Comando Stazione Forestale
di Torre del Greco
Tel. 081.8812097
Museo Ferroviario di Pietrarsa
via Pietrarsa, Portici
tel. 081.472003
Azienda di Stato per le
Foreste Demaniali
tel. 0823.361712
Caserma Forestale di Trecase
tel. 081.5372391
Guide Alpine Vulcanologiche
della Campania
tel. 081.7775720 - fax 081.7775720
Osservatorio Vulcanologico Vesuviano
Amministrazione:
Viale Gramsci, 17/B - 80122 Napoli
tel. 081. 5980211 Fax 081. 7616062
Centro di sorveglianza:
Via A. Manzoni, 249 - 80123 Napoli
tel. 081. 5832111 Fax 081. 5754239
Sede Storica:
80056 Ercolano
tel. 081.7777149 - Fax 081.7390644
Musei e Scavi
Antiquarium nazionale
“Uomo e ambiente nel
territorio vesuviano”
Via Sette Termini 15,
Boscoreale (località Villa Regina)
tel. 081.5368796
Aperto tutti i giorni dalle 8,30 alle 19,30.
Chiusura biglietteria ore 18,00.
Giorni di chiusura:
1 gennaio, 1 maggio, 25 dicembre
Aperto tutti i giorni dalle ore 8.00 alle 14.00
Aperto dal lunedí al sabato
dalle ore 8.30 alle 13.30
Chiuso domenica e festivi
Museo dell’Emblema
via Vecchia Campitelli, Terzigno
Scavi di Ercolano
corso Resina, Ercolano
tel.081.7390963
Aperto tutti i giorni dalle 8,30 alle 19,30
Chiusura biglietteria ore 18,00
Giorni di chiusura:
1 gennaio, 1 maggio, 25 dicembre.
Scavi di Oplonti
via Sepolcri, Torre Annunziata
tel. 081.8621755
Aperto tutti i giorni dalle 8,30 alle 19,30
Chiusura biglietteria ore 18,00
Giorni di chiusura:
1 gennaio, 1 maggio, 25 dicembre.
Scavi di Pompei
Entrata: Porta Marina
Ufficio informazioni: tel. 081.5365154
Aperto tutti i giorni dalle 8,30 alle 19,30
Chiusura biglietteria ore 18,00
Giorni di chiusura:
1 gennaio, 1 maggio, 25 dicembre.
Emergenze
Museo della Civiltà Contadina
via S. Maria del Pozzo, Somma
Vesuviana
tel.081.5318496
Pronto Soccorso Ospedale “Maresca”
Torre del Greco, via Montedoro
tel. 081.8824033
Aperto dal martedí al venerdí
dalle ore 9.00 alle 13.00
e il sabato e la domenica
dalle ore 9.00 alle 13.00
e dalle ore 16.00 alle 20.00
Pronto Soccorso Ospedale “Santa
Maria della Pietà”
Nola, via Seminario
tel. 081.8234178
Museo del Corallo
Piazza Palomba 6, Torre del Greco
(visite guidate su appuntamento)
tel. 081.8811360
Museo Vesuviano
della città di Pompei
Pronto Soccorso Ospedale “Apicella”
Pollena Trocchia, via Apicella
tel. 081.5300323
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