Relazione storica

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Relazione storica
ANALISI STORICA – ARTISTICA
Il complesso immobiliare oggetto della ricerca è sito nel Sestiere di Dorsoduro, in Fondamenta
del Soccorso ai numeri civici 2591 e 2591/a.
Collocato tra Campo San Sebastiano, la Chiesa dell’Angelo Raffaele ed il Campo e Chiesa dei
Carmini, all’unità immobiliare si accede da Fondamenta del Soccorso, con fronte principale
orientato verso nord, prospiciente Rio di Santa Margherita, e si sviluppa in profondità, verso
sud, con un’area verde destinata a giardino; lungo il lato est in aderenza l’edificio sede del
“Collegio Armeno”, a ovest altri edifici privati.
Allo stato attuale il complesso è il risultato dell’ aggregazione ed accorpamenti di diverse unità
edilizie, ed una piccola cappella privata - oratorio, prospiciente la Fondamenta del Soccorso,
consacrata nel 1609 e conosciuta col nome di “Santa Maria del Soccorso” o “Santa Maria
Assunta”, il cui sedime è rimasto inalterato nel tempo.
“Ponte del Soccorso”, - Pizzarello, Ugo - Capitanio, Ester
Vol. 1 : Dorsoduro-Giudecca : la luce, l'acqua”, 1986
La denominazione del complesso e della relativa Fondamenta e ponte su cui si affaccia, deriva
dall’”Istituzione Pia Casa del Soccorso”
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, sorta intorno al 1577 dalla famosa scrittrice e
cortigiana Veronica Franco, ad integrazione degli istituti già esistenti come Le Convertite e Le
Zitelle.
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Le dettagliate informazioni storiche citate in questa relazione, sull’istituzione “Pia Casa del Soccorso” e sulla “Chiesa di Santa
Maria del Soccorso”, si trovano nei testi, “Nel regno dei poveri : arte e storia dei grandi ospedali veneziani in età moderna : 14741797” – IRE Istituzioni di ricovero e di educazione, di B. Aikema -, D. Meijers - 1989, e “Gli ospizi di Venezia” di Franca Semi 1984
Nel rispetto delle finalità che caratterizzarono il primo istituto fondato a Roma nel 1543 col
nome di “Casa di Santa Marta”, anche a Venezia tali luoghi dovevano fungere da temporaneo
asilo, tanto per le donne nubili “in istato di peccato”, quanto per le adultere che già vivevano
separate dal coniuge.
Una volta ricoverate al Soccorso, queste donne dovevano giurare di lasciare la casa solo quando
si fossero riconciliate con il marito, avessero deciso di sposarsi o di entrare alla Convertite.
Veronica Franco, celebre cortigiana veneziana del ‘500, giunta all’età di trentaquattro anni,
decise di cambiare vita. Sostenuta da cerchie filogesuite, che durante gli ultimi anni del
cinquecento erano tra i più fervidi propagatori di attività assistenziali a Venezia, e con
l’appoggio di facoltosi nobili amici presentò una petizione al Senato a favore della creazione di
un’istituzione che combattesse il problema della prostituzione.
La “Pia casa del Soccorso” venne costituita ufficialmente a Venezia tra il 1577 e il 1580;
tradizione tramandata nei secoli e sostenuta da una diffusa letteratura attribuisce alla
nobildonna l’istituzione del Soccorso, anche se l’autore A. Schiavon2 (1978 – 79) sostiene che la
Franco sarebbe del tutto estranea alla fondazione del Soccorso.
inizialmente l’istituzione non godeva di entrate regolari provenienti da possedimenti propri, ma
dipendeva interamente dalle elemosine in denaro e natura quindi fino al 1594, le donne
vennero alloggiate in un’abitazione ai Tolentini, in seguito abitarono diverse case a San
Pantalon e infine si trasferirono in un alloggio a San Trovaso.
Il 16 maggio del 1591 si acquistò un pezzo di terra all’Angelo Raffaele, e meno di un anno
dopo i governatori ottennero dal Maggior Consiglio l’autorizzazione a stabilirvi il nuovo pio luogo
nel terreno di proprietà.
Nella letteratura consultata non è precisato se l’ “acquisto del pezzo di terra” comprendesse il
solo terreno o l’area con edifici preesistenti, e qualora fossero presenti, la loro destinazione
d’uso precedente l’intervento.
Un fascicolo pervenuto all’Archivio di Stato di Venezia nel 1977, contenente il “Libro delle spese
fatte nella fabricha dl Socorso” 3, documenta dettagliatamente i pagamenti effettuati ai diversi
artigiani per la realizzazione del complesso, così da poter datare, soprattutto nella fase iniziale,
le singole lavorazioni.
Il testo inoltre riporta dettagliatamente le entrate dell’Istituto provenienti da elemosine o lasciti,
che nel corso degli anni agevolarono o rallentarono la realizzazione degli interventi edilizi.
Il libro delle spese ci permette di conoscere il nome del primo proto dell’Istituto, l’architetto
Simon Sorella, il cui nome compare anche negli appunti della chiesa, suo la firma nel
regolarizzare i pagamenti con le diverse maestranze per le lavorazioni eseguite.
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A.SCHIAVON, “Per la biografia di Veronica Franco. Nuovi documenti”, Atti dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, 137
pp.243 – 256.
3 AIV, SOC D7, “Libro delle Spese fatte nella fabricha dl Socorso”; codice unito nell’archivio I.R.E., fondo Soccorso nel 1978.
Estratti del documento, utili alla ricostruzione storica delle vicende edilizie che interessarono l’immobile, sono riportati testualmente
nel: “Nel regno dei poveri : arte e storia dei grandi ospedali veneziani in età moderna : 1474-1797” – IRE Istituzioni di ricovero e
di educazione, di B. Aikema -, D. Meijers – 1989.
Nel febbraio 1593 sono annotati i contratti stilati con murer, marangon, pozzer e fenestrer
per iniziare la costruzione tanto della casa quanto della chiesa, ed in questo periodo l’istituto
ricevette parecchie offerte per la fabbrica, cosicché i lavori precedettero piuttosto speditamente.
Nel marzo e aprile 1594 venne decisa la creazione di due dormitori, cui si diedero due finestre e
la facciata “verso cha moresin”, dagli appunti risulta che fu costruito anche un “laoratorio” con
un camino. Nello stesso anno la chiesa possedeva già l’altare maggiore con relativa pala e
furono acquistate le campane, benedette in luglio.
Nel novembre del 1565, realizzato il refettorio e la camera della priora, probabilmente “le donne
pentite” erano già entrate ufficialmente nella casa che era quasi completata e consisteva di “tre
soleri”.
Negli anni tra il 1568 e il 1601 si adornò la chiesa con opere scultoree e pittoriche, la cui pala
dell’altare maggiore venne realizzata da Benedetto Caliari, fratello e seguace di Paolo Veronese,
raffigurante la “Madonna con il Bambino, santa Maria Maddalena e due gruppi di meretrici
convertite”, oggi conservata nei depositi delle Gallerie dell’Accademia di Venezia.
Il 3 Novembre 1609 il Vescovo di Chioggia Lorenzo Prezzato consacrava l’oratorio, piccola
cappella privata, dedicata, secondo il parere di alcuni storici a “Santa Maria Assunta”, secondo
le memorie esistenti in Patriarcato a “Santa Maria del Soccorso”.
I disegni realizzati da Antonio Visentini nel XVIII secolo testimoniano l’assetto originario del
piccolo oratorio, con il coro retrostante l’altare maggiore, “la finestra longo al altar, co doi picole
dale bande” e le aperture nel coro dalle quali le donne potevano partecipare alla messa.
ANTONIO VISENTINI – Pianta della Chiesa
del Soccorso, Sezioni trasversali e Sezione
Longitudinale
Il coro a forma di nicchia assai poco profonda con un soffitto ad arco ribassato, definiva uno
spazio nella cui parte superiore accoglieva l’originaria pala del Caliari, tesi confermata da un
raffronto tra le dimensioni e la forma del dipinto, con quelle della parete a tutto sesto che
contiene l’odierno altare.
Gli spaccati trasversali e longitudinali della chiesa, disegnati da Visentini, presentano la
probabile decorazione scultorea originale: sulle pareti laterali due figure allegoriche entro
nicchie, la Temperanza e la Giustizia, ed un fregio con festoni e teste di angioletti, tutt’ora
esistenti, come le figure giacenti nei pennacchi degli archi.
Per l’intervento sulla chiesa, nel libro dei pagamenti compresi tra il 1593 e il 1600, compare
anche il nome di un secondo architetto proto dell’Istituto, Giovanni Graniglia cui sono rimessi
numerosi pagamenti in relazione a “spese fate p un altar la giesia”.
Agli inizi del 1700 gli edifici si trovavano in uno stato di grave decadimento e la priora indicò
la necessità di riparazioni “indispensabili al decoro della chiesa et al reparo della casa”.
L’istituto in questo periodo non godeva di entrate cospicue, le elemosine dei ricchi benefattori
erano in questi anni indirizzate alla realizzazione di un altro edificio con simili finalità, la “Casa
delle Penitenti” a Cannaregio.
Tuttavia vennero eseguite delle piccole riparazioni e nel 1751 vennero redatte polizze d’avviso
essendo “imminente la rovina delle terrazze che circonda il cortille di questa casa necessaria per
la comunicazione d’ogni loco di servizio, e scoperti già da tempo”.
Tra il 1740 e il 1760, il restauro della chiesa comportò delle trasformazioni radicali all’assetto
distributivo e decorativo originario; la demolizione del coro rettangolare, delle nicchie con le
sculture, degli altari laterali e la sostituzione della pala dell’altare maggiore con l’opera di Jacopo
Amiconi, nonchè il probabile rivestimento dell’interno con altre decorazioni a stucchi conferirono
all’oratorio l’aspetto settecentesco piuttosto grazioso che caratterizza tuttora il piccolo ambiente.
JACOPO AMIGONI – “Immacolata”
La decorazione a stucco del soffitto, ancor oggi presente all’interno dell’oratorio, raffigurante
“Madonna in gloria” viene attribuita agli interventi eseguiti in questi anni.
ANONIMO (1750 ca) – “Madonna in
gloria”
La casa ospitò le donne fino al 1807 quando a seguito dell’editto Napoleonico, l’istituto e
l’oratorio adiacente furono chiusi e le ospiti vennero trasferite alla “Casa delle Penitenti” a
Cannaregio.
L’ospizio venne acquistato nel 1860 dal sacerdote Marco Battaglia, poi parroco dei Carmini, che
vi chiamò le Suore Dorotee che vi gestirono un ospizio per fanciulle povere ed abbandonate.
Nel volume edito dal Comune di Venezia nel 1905, dal titolo“Elenco degli Edifici Monumentali e
dei Frammenti storici ed artistici della città di Venezia” si legge “Località: Fondamenta del
Soccorso - Indicazione sommaria dei fabbricati: Chiesa di Santa Maria del Soccorso; Anagrafico
2585 – 89, casa ad un piano del XVII secolo = quattro inferriate dello stesso tempo al piano
terreno; Anagrafico 2592, due finestre archiacute”, nessuna indicazione viene fornita in merito
ai possessori.
Il 24 agosto del 1933 con “Atto di trasferimento di immobili”, ai sensi dell’art. 29 lettera b del
Concordato fra l’Italia e la Santa Sede, il complesso immobiliare con orto e giardino venne
intestato ufficialmente alla “Congregazione delle Suore di Carità della Santa Bartolomea
Capitanio e Vincenza Generosa” , note alla collettivà anche con il nominativo di “Suore di carità
di Maria Bambina”. L’atto riporta i mappali relativi al catasto terreno e fabbricati trasferiti
ufficialmente alla Congregazione con le seguenti descrizione: «mappale n. 1116: orto; mappale
n. 1128: giardino; mappale n. 1127: casa di piani 4 vani 36 , e mappale n. 1126: casa di piani
4, vani 18».
La letteratura consultata non fornisce elementi conoscitivi sulle trasformazioni edilizie che
interessarono il complesso edilizio con l’annesso oratorio, nel periodo tra la fine del 1800 ed i
primi anni del 1900.
La ricostruzione storica delle trasformazioni distributive e architettoniche compiute sul
complesso possiamo descriverle e documentarle con certezza solo dopo il 1937, e nel periodo
compreso tra il
1963 ed il 1968, attraverso le pratiche edilizie consultate presso l’’Archivio
Storico di Venezia (Campo della Celestia) e l’Archivio dell’Edilizia Privata.
Una pratica edilizia del 1937 per la realizzazione ex-novo di una lavanderia nell’area del
giardino – orto, cita come proprietari del complesso l’Istituto del Soccorso dei Carmini.
Nei primi anni del novecento il piccolo oratorio fu oggetto di rimaneggiamenti all’assetto
distributivo giustificati da un miglioramento nel sistema di relazione e fruizione con gli ambienti
dell’istituto.
Nel 1953 la “Soprintendenza ai Monumenti di Venezia” con nota scritta inviata alla Reverenda
Madre Superiora dell’Istituto Privato di Santa Maria del Soccorso, invitava “ai fini estetici, la
demolizione della cantoria sita sulla parete d’ingresso… e consigliava, per migliorare l’aspetto
della chiesa, di chiudere con muratura la porta ed il foro attualmente esistenti sulla parete
sinistra rispetto l’altare”. La zona destinata al coro collocata sopra l’ingresso principale della
chiesa, ed accessibile dal primo piano dell’istituto, risulta invece ancora presente nelle
planimetrie di progetto e stato di fatto redatte nel 1964 dall’architetto Mario Dalla Costa per la
pratica edilizia di “Restauro e Risanamento” dell’intero complesso.
Gli interventi autorizzati nel 1965, riportano come denominazione della ditta richiedente e
proprietaria, l’ Istituto Santa Maria del Soccorso, nel cui timbro compare la dicitura “Convitto
privato femminile”.
Le opere eseguite in questi anni a causa delle precarie condizioni strutturali determinarono un
nuovo assetto distributivo – architettonico, funzionale alla miglior organizzazione ad uso
convitto, e radicali interventi all’assetto strutturale con modifica della quota d’imposta del solaio
al piano terra e primo, rifacimento dei corpi scala, rifacimento strutturale del sottotetto dell’ala
est, apertura di nuovi fori luce nei fronti laterali ed in copertura, e collegamenti verticali
meccanizzati.
L’insieme di questi consistenti interventi determinarono l’assetto attuale che caratterizza tutt’ora
l’immobile; nel complesso l’edificio fu oggetto di trasformazioni irreversibili che ne hanno fatto
perdere la connotazione costruttiva ed architettonica originaria.
Nel 1967, accertate le precarie condizioni statiche e le fondazioni inesistenti, si decise di
“demolire e ricostruire” la zona destinata a scuola materna posta nell’ ala est, con affaccio sul
cortile interno, riqualificando un ambiente che accolse i bambini della zona fino al 1986.
PROGETTO –Corpo Est (Scuola Materna) Fronte interno verso il cortile - Arch. Mario Dalla Costa, 1966
“Particolare del prospetto verso fronte cortile interno” - Asilo dell’Istituto Santa Maria del Soccorso -
Nel periodo tra il 1970 ed il 1985 furono eseguiti interventi non autorizzati da regolare licenza
edilizia, per cui si chiese concessione in sanatoria nel 1986, rilasciata nel luglio 2002.
Intervento rilevante di questo periodo la trasformazione della zona sottotetto – magazzino
sopra la chiesa, in locale abitabile destinato ad aula, con conseguente nuova apertura di fori
finestra, e la realizzazione di uno spazio abitabile nel sottotetto al quarto piano, e diverse nuove
aperture sui fronti laterali.
Dal 1994 al 2003 l’intero complesso immobiliare di proprietà della Congregazione venne
affittato all’E.S.U. (Ente Universitario per il Diritto allo Studio ) ad uso “Casa dello Studente”,
ospitando nei locali al piano terreno diverse associazioni giovanili e attività culturali aperte a
studenti e giovani veneziani.
2004 – Sito internet “Venezia – Locali” www.2night.it