2. S. Adalberto in Pereo
Transcript
2. S. Adalberto in Pereo
P.Novara 25 2. S. Adalberto in Pereo 2 . 1. La documentazione relativa al S. Adalberto in Pereo. 1 - Nell’autunno del 1001, Ottone III e Romualdo, già abate del monastero di S. Apollinare in Classe, diedero avvio al cenobio del Pereo, in dipendenza del preesistente eremo nel quale Romualdo aveva, a più riprese, soggiornato(98). Al cenobio Ottone III unì un oratorio dedicato all’amico fraterno Adalberto, vesco(98) Le notizie riguardanti l’origine e lo sviluppo del monastero del Pereo sono state già da me parzialmente esposte in NOVARA 1990a, particolarm. pp. 37-47 e relative note. (99) RUBEUS 1589, p. 277, ad a. 1001: Huius insulæ Perehi fines, in eius ætatis tabulis leguntur. Padus iuveniacus, fossa Augusta, quae per Humanam in Padum descendit; Padorenus, et medium Grangenum. Ipseq(ue) Otho cæsar profectus in eam insulam, coenobii locum, ubi ædificandum esset, iuxta D. Cassiani templum, designat, et D. Romualdum abbatem facit, ut ex tabulis augustalibus, Ravennæ datis, quas in D. Vitalis tabulario legimus, cogno si facile potest. (100) Ibidem, p. 278, ad a. 1013: (...) cum Henricus cæsar Ravennam venisset anno millesimo decimo tertio, tresq(ue) excusatos in Ferrariensi, dono dedisset coenobio D. Adelberti ad Padum, exemptionibus, immunitatibus, prærogativ i s q( u e ), multis additis, eidem abbatem confirmavit D. Romoaldum, quod tabulæ augustales in tabulario D. Vitalis adhuc servatæ, testantur. Da Rossi riprendono il documento P ASOLINI 1701, p. 8, ad a. 1013; Ann. Cam. I, p. 369. (101) ASR, CRS, S. Vitale, vol. 616, cc. 1r-3r. Il Transumptum diaceptorum sancti Vitalis Ravennae è una raccolta cronologica di diacetti di atti emessi fra il 1013 e il 1754 e pertinenti il patrimonio soggetto al monastero di S. Vitale e agli Istituti a esso sottoposti. Ivi sono elencati otto documenti relativi al monastero del Pereo; partono dal privilegio concesso dall’imperatore Enrico III nel 1013 e si concludono con una conferma di papa Lucio III del 1189: (...) 1013. Domnus Henricus imperator (secundus) confirmat monasterio sancti Adalberti omnia bona et illorum (sic) abi tatores exemptos facit ab omni pensione et iurisditione. Archivum Mandriolarum R, folio 206. (c. 1r) (...) 1033, martii 2. Domnus Gebeardus archiepiscopus Ravennae confirmavit monasterio sancti Adalberti plebem sancte Marie in Padovetere et donavit piscariam de Pugione vo di Praga, martirizzato nel 997 (vedi infra). Sino a poco tempo fa le nostre conoscenze circa la documentazione emessa dalle autorità imperiali ed ecclesiastiche nei secoli XI e XII a favore del cenobio del Pereo si limitavano alle sintesi di alcuni privilegi imperiali trascritte nella “Storia di Ravenna” di Gerolamo Rossi relative solo a un privilegio di Ottone III(99) e a una conferma di Enrico II (100) - e ai ristretti contenuti nel Transumptum diaceptorum sancti Vitalis Ravennae (101). A questi si aggiungeet alia. Archivum Mandriolarum R, folio 208. (...) 1043, iuni 1. Domnus Geberardus (sic) archiepiscopus Ravennae donavit monasterio sancti Adalberti piscariam que dicitur Sorbaria cum piscatoribus (sic), et confirmavit alia bona et privilegia. Archivum Mandriolarum R, folio 209.(c. 1v) (...) 1055, iuli 14. Domnus Henricus (tertius) imperator con firmat monasterio sancti Adalberti omnia privilegia suorum predecesorum. Archivum Mandriolarum R, folio 207. (...) 1123, iuli 1. Domnus Calistus papa (secundus) suscipit sub protectione sancti Petri monasterium sancti Adalberti, confirmat bona et enumerat diversas ecclesias eidem subiec tas; ex Mandriolarum R, folio 207. (c. 2r) (...) 1160, ianuari 7. Domnus Federicus imperator confirmat abbati sancti Adalberti omnia bona et præcipue insulam Peream iuxta Badarenum, Padum iuveniacum, cum canale Augusta descendens in Padum per foveum quod dicitur Humana, et canale Franzanum. Archivum Mandriolarum R, folio 207. (c. 2v) (...) 1178, mai 6. Domnus Alexander papa (tertius) confir mat monasterio sancti Adalberti omnia bona et privilegia. Archivum Mandriolarum R, folio 208. (...) 1189, mai 17. Domnus Luccius papa (tertius) confirmat bona et privilegia monasterio sancti Adalberti. Archivum Mandriolarum R, folio 208 (c. 3r). La redazione del Transumptum, da riferirsi verosimilmente agli anni precedenti la metà del XVIII secolo, datando l’ultimo diacetto al 1754, seguì la disastrosa alluvione che colpì l’archivio di S. Vitale nel 1636 e che provocò, come è noto, la perdita di buona parte dei documenti in esso contenuti, e precedette di qualche anno il riordinamento al quale attese il Fiandrini fra il 1780 e il 1790. I repertorii di documenti imperiali hanno segnalato l’esistenza di tali diacetti, evidenziando la mancanza degli originali. Cfr. per il privilegio di Enrico II del 1013, C URRADI 1993, n. 10, p. 758 (ivi bibliografia precedente), per quello di Enrico III del 1055, 26 S.ADALBERTO IN PEREO vano, fra i documenti giuntici per esteso nella copia conservata presso l’Archivio Arcivescovile di Ravenna, una concessione emessa da Gebeardo arcivescovo nel 1043 (102) e una conferma di Enrico arcivescovo, del 1053 (103). Tale lacuna nella tradizione documentaria è probabilmente da imputare alle gravi perdite subite dall’archivio del monastero di S. Vitale nel quale erano conservati nel XVII secolo i documenti relativi al monastero del Pereo (104) - nel corso della disastrosa alluvione che colpì Ravenna nel 1636. Questa grave lacuna può essere sanata grazie al fortunato ritrovamento di un elenco di riassunti contenuti in un fascicolo inserito in un volume originariamente pertinente all’archivio del monastero di S. Vitale, ora presso l’Archivio di Stato di Ravenna (105), del quale si offre trascrizione in appendice al presente paragrafo. 2 - Prima di addentrarci nel problema della genesi del fascicolo in questione, va premesso che, come pare potersi evincere dall’indicazione posta dal compilatore al termine di ogni ristretto, i diacetti del Transumptum non sono tratti dalle pergamene originali ma dai fogli 206-209 di un volume o di una busta classificata come Mandriolarum R. Non è da escludere che i documenti originali si disperdessero, come ritennero anche gli Annalisti Camaldolesi (106), a seguito della già citata alluvione che colpì il monastero ravennate. A conferma di ciò va rilevato che gli inventari delle carte a delle pergamene presenti nell’archivio di S. Vitale all’indomani del disastroso episodio, e in particolare l’Index charta rum tabularii monasterii sancti Vitalis Ravennae (107) e l’Index chronologicus pergame narum archivii sancti Vitalis (108), entrambi con elenchi che coprono un arco cronologico che giunDiplomata V, II, n. 349, p. 477 e CURRADI 1993, n. 20, p. 761, e per quello di Federico I del 1160, ibidem, n. 52, p. 766. Per quanto riguarda i tre atti emessi dall’autorità pontificia il Kehr (K EHR 1879, p. 192 = IDEM 1977, p. 50) e, sulla scorta di questi, il Mazzatinti (MAZZATINTI 1897/1898, p. 275) ne indicano i regesti contenuti nel vol. 616 delle CRS (a quel tempo ancora conservato presso l’Archivio Comunale Antico con sede negli edifici della BCR) come desunti dal volume Mandriolarum R dell’archivio del monastero di S. Vitale. Il Kehr (K EHR 1911, p. 111), fra l’altro, precisa che tale volume è stato da lui frustra... requisito; in realtà, come sarà chiarito nel corso della trattazione, non poteva essere trovato in quanto già smembrato ad opera del Fiandrini nell’ambito del riordino dell’archivio di S. Vitale. Sui privilegi papali cfr. inoltre, CURRADI 1993, nn. 35, p. 763; 64, p. 768 e 70, p. 770. (102) AAR, G. 2909, 1043 giugno 1, Ravenna (ed. Ann. Cam. II, Appendice, n. LI, coll. 101-102). (103) AAR, F 2239, 1053 aprile 13 (ed. Ann. Cam. I, p. 243; ristr. F ANTUZZI II, p. 418). (104) Non è dato sapere quando e per quale ragione il gruppo di documenti in questione venisse versato dall’archivio ge sino alla prima metà del XVIII secolo, non annoverano i documenti in questione. Quanto all’organizzazione dell’archivio precedentemente l’intervento di riordino del Fiandrini, la classificazione, per serie, prevedeva la disposizione di pergamene e carte sparse, nonché di volumi (contrassegnati, questi ultimi, con lettere maiuscole dell’alfabeto), in capse individuate secondo una sorta di titolario basato sulla suddivisione dei documenti secondo un ordinamento topografico, cioè per unità territoriali di riferimento, e/o tipologico, pertanto vi si potevano trovare capsule classificate come R o t u n d a e, P i n e t i, Bonificationis Gregorianae , o come Privilegiorum, Procesuum, ecc. (109). Il repertorio di “titoli” ci è noto grazie all’Archivii venerabilis monasterii S. Vitalis Ravennae indices genera les(110), la cui redazione pare potersi localizzare cronologicamente attorno alla seconda metà del XVI secolo; in esso, oltre al riscontro dei volumi indicati in margine ad ogni diacetto elencato nel Transumptum, troviamo la conferma della presenza, presso l’archivio monastico, di una capsa contenente materiale pertinente “le Mandriole”, nonché di una busta contrassegnata come Mandriolarum R. Un dato da sottolineare riguarda inoltre lo stato del volume contenente il Transumptum. A un' attenta analisi risulta evidente che il primo foglio del primo fascicolo che compone il volume è stato strappato e ne rimane solo un piccolo lacerto sulla costa. Una argomentazione questa, non comprovata dalla numerazione delle carte che, tuttavia, ritengo debba considerarsi frutto di un recente intervento di controllo. Sulla scorta di tale constatazione, comunque, si può supporre che, in origine, il volume annoverasse oltre ai regesti conservati, anche un gruppo di diacetti di documenti anteriori al 1013, prima del monastero di S. Adalberto in Pereo in quello del monastero di S. Vitale. Sulla questione cfr. NOVARA 1990a, nota 4 p. 38 e pp. 62-63. (105) ASR, CRS, S. Vitale, vol. 643. Volume costituito da trentacinque fascicoli cartacei e uno in pergamena, rilegati e provvisti di una spessa copertina con legacci in pelle. Mis. mm 240 x mm 320. Il fascicolo in questione ha il n. 15. Il documento è già stato da me pubblicato in NOVARA 1991, pp. 25-39 e in Novara 3. (106) Ann. Cam. I, p. 242. (107) BCR, Manoscritti, Mob. 3.5.C˚. (108) ASR, CRS, S. Vitale, vol. 2591, 1. (109) Il riordinamento al quale attese il Fiandrini previde l’abbandono della classificazione che aveva contraddistinto il “tabulario” nei secoli precedenti e una ricollocazione “per materia”. Vd. al riguardo, FIANDRINI 1790, p. 9. Come precisa nello stesso luogo il Fiandrini, proprio il materiale della capsula Mandriolarum era quello che si presentava in istato di maggiore disordine e che necessitò una radicale revisione. (110) ASR, CRS, S. Vitale, vol. 711. P.Novara data che si riscontri nel Transumptum. Va infine rilevato che il repertorio di documenti del Pereo collocato, sulla base delle indicazioni del T r a n s u m p t u m, nel volume Mandriolarum R, non doveva essere redatto secondo un ordine cronologico ma suddiviso secondo gli istituti di erogazione. Pertanto dovevano precedere nella enumerazione i documenti emessi dalla cancelleria imperiale, poiché la conferma di Enrico II si trovava al foglio 206, seguìta da quelle di Enrico III e Federico I al foglio 207, e a questi dovevano far seguito quelli pontifici, ai fogli 207 e 208, e quelli prodotti dalla cancelleria arcivescovile, ai fogli 208 e 209. 3 - Il fascicolo contenente i ristretti dei documenti relativi al Pereo, ora inserito nel vol. 643 delle Corporazioni Religiose Soppresse, venne collocato nel volume in questione dal Fiandrini, al momento del riordinamento dell’archivio di S. Vitale, con un frontespizio esplicativo: 1572. Sommario di alcuni privilegii concessi da sommi pontefici e dagl’arcivescovi di Ravenna alle chiese di S. Adalberto e di S. Clemente di Primaro, colla nota delle terre donate da essi alle dette antichissime chiese. Copia semplice fatta in occasione della lite fra l’abazia di S. Vitale ed il rettore della chiesa di S. Alberto, ed altri di d(ett)o luogo per le pretese nelli beni di Voltaspino di là dal Po alla Rotta Nuova, vicino alle Valli di Comacchio. (111) Accenni ad alcuni passi dei ristretti contenuti nella minuta raccolta nel vol. 643 delle CRS sono in CAPUTO 1974, nota 1 p. 1 (diploma di Federico I), nota 134 p. 41 (concessione di Gebeardo del 1033). (112) Il primo ristretto non ha riscontro in alcuna pergamena a noi nota. 1222 aprile 7, R a v e n n a e: l’arcivescovo Simeone conferma a Ubaldo, rettore della chiesa di S. Clemente e Bartolomeo, la chiesa di S. Clemente in Primaro e quella parte dell’isola di Palazzolo che si estende dal Padosolo sino al porto di Magnavacca. Il diacetto presente nel Transumptum diaceptorum sancti Vitalis Ravennae (f. 4r) è ricavato ex archivum Privilegiorum, f. 71. Per quanto il secondo ristretto non rechi alcuna datazione, è assai probabile che sia da riferire al documento, giuntoci in copia del XV secolo, ASR, CRS, S. Vitale, IV, VI, n. 14, 1222 marzo 22, in Palacio sancte Ravennatis ecclesie: l’arcivescovo Simeone ribadisce a Ventura, abate del monastero di S. Maria della Rotonda, la precedente (a. 858) donazione del monasterium di S. Maria in Palazzolo; conferma, inoltre, il possesso di alcuni terreni e dell’isola di Palazzolo, della quale elenca i confini, salva la giurisdizione che ha sulla stessa la chiesa di S. Clemente in Primaro. Edizioni: MARGARINI II, n. 242, pp. 254-256; FANTUZZI II, p. 189-192. Accenni ai due ristretti presenti nella lettera sono in CAPUTO 1974, nota 134 p. 41; al riguardo cfr. inoltre IDEM 1972, pp. 171-189. (113) Circa l’eventuale presenza di copia della lettera pres- 27 Il fascicolo (111) è costituito da quattro carte. Le prime cinque facciate sono occupate da ristretti di documenti relativi al monastero del Pereo, come chiarisce l’intestazione a capo della pagina: Pro monasterio sancti Adalberti prope Ravennam. Da metà circa della quinta facciata inizia la registrazione di documenti pertinenti la chiesa di S. Clemente in Primaro che si conclude, nel recto dello stesso foglio, con la brusca interruzione del ristretto del secondo documento (112). Si tratta, con ogni verosimiglianza, della minuta di una lettera compilata presso il monastero di S. Vitale e destinata al priore di S. Alberto, contenente un repertorio di ristretti di documenti che potevano offrire utili indicazioni a chiarire e meglio definire la questione dei confini dei varii fondi posti nella regione situata a nord di Ravenna, presso il Po di Primaro (113). Nel volume del quale la minuta costituisce uno dei fascioli, il Fiandrini raccolse, infatti, il carteggio relativo alla disputa per la “Volta dello Spino” che ebbe luogo, come egli descrive sul frontescpizio dello stesso tomo, fra l’abbazia di S. Vitale, alcuni proprietari terrieri, fra i quali, in particolare, il Guiccioli e il Masi, e il priore di S. Alberto, negli anni compresi fra il 1522 e il 1584 (114). I ristretti relativi al monastero del Pereo prendono l’avvio da tre privilegi emessi da Ottone III, cui fanno seguito le conferme di Enrico II, Enrico III, di papa Callisto e ancora dell’imperatore Federico I e dei pontefici so l’archivio della priorale di S. Alberto, non è possibile, per ora, alcuna precisazione. I volumi, già segnalati come esistenti nell’archivio parrocchiale dal priore Giovanni Savini sul finire del XVIII secolo, cfr. AAR, Sacra Visita, 71, 1, c. 481r, e indicati come ancora in quel luogo dal Caputo nei primi anni ‘70, cfr. CAPUTO 1974, passim, non risultano più presenti presso quell’archivio. Una ricerca presso l’AAR, nel quale è verosimile che i volumi siano stati versati, ha dato, per ora, esito negativo. Secondo quanto riferito dal Costadoni (Ann. Cam. I, p. 243) i confini dell’isola del Pereo erano segnalati in un documento contenuto nel Diaceptum monasterii et ecclesie sancti Alberti de insula Perei, et ripe ria sancti Alberti territorii Ravennatis , conservato nell’archivio della priorale. Poiché il volume comprendeva, stando sempre alla testimonianza del Costadoni, carte a partire dal 1547, non è da escludere che egli potesse leggere il fascicolo inviato a S. Alberto dai monaci di S. Vitale, che dovrebbe riferirsi alla metà circa del XVI secolo. (114) La località denominata “Volta dello Spino” era situata sull’argine sinistro dell’antico Po di Primaro, tra le odierne località Gattolo e Podere Carnevali, e prendeva il nome dalla stretta curva a “U” che il fiume faceva in quella zona. Cfr. C A P U T O 19 7 4 , pp. 59-60. Con una sentenza del Presidente di Romagna emessa il 14 ottobre 1584, si pose fine alla questione a favore del monastero di S. Vitale, cfr. al riguardo ASR, CRS, S. Vitale, vol. 643, fasc. 36, con mappa esplicativa della situazione della zona al termine della ver- 28 S.ADALBERTO IN PEREO Alessandro III e Lucio III. Da ultimo sono i ristretti di due donazioni dell’arcivescovo Gebeardo (Gothardo). L’ordine nel quale sono elencati i diacetti della minuta corrisponde fatta, ovviamente eccezione per i privilegi di Ottone III non pervenutici nel Transumptum diaceptorum sancti Vitalis Ravennae - a quello che dovevano assumere i documenti elencati nel volume Mandriolarum R, secondo quanto indicato dal compilatore del Transumptum. Va inoltre osservato che la numerazione del fascicolo in oggetto, tracciata con un inchiostro diverso da quello impiegato per la stesura dei diacetti e con un differente ductus, non trova corrispondenza nelle pagine precedenti e seguenti del volume. La numerazione dei fogli del fascicolo trova riscontro in quella indicata dal compilatore del Transum-ptum come pertinente alle carte del volume Mandriolarum R dalle quali vennero attinte le indicazioni necessarie a redigere i diacetti dei documenti relativi al Pereo. La minuta ora conservata nel vol. 643 delle Corporazioni Religiose Soppresse può essere, pertanto, individuata come la fonte dalla quale il compilatore del Transumptum ricavò i diacetti dei documenti. 4 - Più difficile risulta capire da dove il Rossi e il Fortunio, i primi autori a pubblicare notizie relative al monastero del Pereo e passi desunti da alcuni privilegi imperiali, traessero le indicazioni riportate nelle loro opere. Come egli stesso più volte afferma, Gerolamo Rossi si documentò, per tracciare la storia dei primissimi anni del ceno- (115) RUBEUS 1589, p. 277, ad a. 1001: Sub idem fere tempus Otho ide(st) caesar, D. Romoaldi instinctu, D. Adelberto P r a g e( n )si, qui haud ita diu ante, in Prusia ob Christi fide(m) fuerat trucidatus, coenobiu(m) dicavit, in Pereo, con t i n e n t i b u s q( u e ) nonnullis, Classensis coenobii, prædiis donavit; cum alia in Firmano, Classensi tribuisset. Ad opinione del Tabacco (Vita b. Romualdi, ed. cit., nota 4 p. 65) i terreni in oggetto dovevano trattarsi di proprietà del fisco regio ubicati nella marca di Fermo e di Camerino. bio, presso l’archivio del monastero di S. Vitale dove probabilmente aveva potuto prendere visione anche di quei documenti successivamente periti nel corso dell’alluvione del 1636. Il passo della “Storia di Ravenna” relativo all’istituzione del cenobio del Pereo tradisce la conoscenza della Vita beati Romualdi di Pietro Damiani, soprattutto in relazione all’episodio dell’attribuzione al nuovo istituto di terreni posti sull’isola, precedentemente soggetti al monastero di S. Apollinare in Classe che, in permuta, aveva ottenuto altri terreni posti presso la m a s s a Firmiana, defalcati dalle proprietà del fisco regio (115). L’erudito ravennate, tuttavia, aggiunge alcune notizie assolutamente estranee alla narrazione del Damiani ma che noi sappiamo essere presenti in alcuni dei documenti a noi giunti ristretti nel fascicolo contenuto nel vol. 643 e che il Rossi stesso indica come desunte da documenti dell’archivio di S. Vitale, e in particolare i confini precisi dell’isola del Pereo, l’esatta ubicazione delle nuove costruzioni, fra le quali l’oratorio dedicato a S. Adalberto, e la localizzazione dello stesso, su indicazione di Ottone III, vicino alla preesistente chiesa intitolata a S. Cassiano (116). Anche il Fortunio, in un accenno alla istituzione del cenobio contenuto nella seconda parte delle Storie dell’Ordine Camaldolese, sembra fare specifico riferimento a una precisa indicazione documentaria, in particolare nel puntualizzare la data dell’ordinazione del cenobio (19 calendas decembris anno 1001) (117). Allo stato attuale della ricerca non è tuttavia, possibile precisare se anche i due eruditi in questione usufruissero del fascicolo inserito nel volume Mandriolarum R ora ritrovato, o se (116) RUBEUS 1589, p. 273. Cfr. supra nota 99. (117) F ORTUNIO 1579, lib. I, cap. XII, p. 29: Te(m)plum atque eremum, et monasterium S(ancti) Adelberti in Pereo prope ecclesiam Sancti Cassiani ædificavit, Classis praedia ali quot ibi adiudicans, quae in agro Firmensi recompensavit, curtemque de Assegiata, 19 cal( e n d a s ) d e(embris) a n n o 1001, sanctum Romualdum abbate(m) praeficiens. 29 P.Novara potessero consultare le pergamene originali o copie integrali delle stesse. (a) Così per ipsius. (b) Così forse per mensis. (c) Nella trascrizione il dittongo si riferisce a vocale cediglia ta nel testo. (d) Così per mansos. (e) cfr. (b). (f) Così per preficiens. (g) O Fuscorum. (h) Così per subrectores. (118) Il sito denominato G u r g u m era localizzato in Ravenna, in prossimità del mausoleo di Teoderico, come si evince, ad esempio, dalle indicazioni fornite dagli atti di un placito tenuto in Ravenna da Ottone I (983 luglio 16, Ravenna, ed. Placiti II, 1, n. 204, pp. 213-236) e dalla donazione ASR, CRS, S. Vitale, I, IV, n. 7, 1038 novembre 24, R a v e n n a e: donazione del m o n a s t e r i u m di S. Stefano in Marmorato a Petrus prete e monaco, preposto del monastero di S. Maria in Palazzolo. Edizioni: MARGARINI II, n. 88, pp. 80-81 (con indicazione dell’anno errata, 1039); FANTUZZI II, n. 36, pp. 77-78 (che la trae dal Margarini con l’indicazione dell’anno ancora errata). (119) Probabilmente il sito successivamente noto come Villa di Cannaro, in territorio di Faenza, per la localizzazione del quale cfr. ACR, Piante topografiche, n. 736 (a. 1747); ASR, CRS, Classe, vol. 119 (a. 1747 circa). (120) Successivamente fra le abbazie di Pomposa e del Pereo nacque una vertenza circa il controllo del Porto di Volano. Nel 1016 l’arcivescovo Arnolfo riunì presso l’abbazia di Pomposa un placito per dirimere la lite insorta fra i due istituti che si concluse, qualche tempo dopo, in favore di Guido da Pomposa. Sulla questione e per la documentazione relativa cfr. infra, nota 137. 30 S.ADALBERTO IN PEREO PRO MONASTERIO SANCTI ADALBERTI PROPE RAVENNAM Otto imperator piissimus ad instatiam sancti prioris Romoaldi concessit de monasterio sancti Apollenaris in Classe /omnes terras, et predia, illi pertinentes in comitatu Ferrariensi et A<d>riensi quas in contracambium /acceperat, scilicet omnia predia que pertinuerant ad ecclesiam sancti Cassiani, cum ecclesia cum piscarijs/ et ceteris appenditiis, ut de memoratis proprietatibus fieret, monasterio eremitarum in insula que/ vocatur Pereo, liberum penitus et exemptum <h>arum; prefecit nominatim prefatum sanctum Romoaldum/ in abbatia et toti eremo predicti sancti Cassiani, dans monachis suis post ipsorum(a) obitum libertatem eli/gendi sibi capitulariter abbatem qui etiam posset a quocumque catholico presule bandiri. Anno Domini (millesimo primo), octavo calendas (b) maii, et imperii sui anno quinto, Ravennæ (c). Sub pena librarum (centum) Ravennatium.// Privilegio secundo idem Octo confirmat omnia supra scripta, confirmans insuper et roborans omnes sortes et/ portiones quascumque habuit vel pertinuit sibi de fundo Ravenne cum castro que sunt posite super/ Gurgum (118), et insuper concedens omnem terram de Baltignana cum toto territorio, et Baltignanam maiorem et minorem et Lanize atque fundum Caltuzini, et fundum Bonisago et mansor (d) duos in Canario (119), et sex massaritias in Faurecano et plebem sancti Stephani in Faurecano, cum/ a[c]quis et paludibus et terris. Apposita suprascripta pena librarum (centum), media camere et media/ ipsi monasterio; contra violantes et cetera. Anno Domini (millesimo primo), decimo kalendas (e) maii, et imperii sui/ anno quinto, Ravennæ.// Privilegio (tertio) idem Octo tertius ordinat monasterium in honorem sancti martiris Adalberti ei proficiens abbatem prefatum sanctum Romoaldum ei donans cambium suprascriptum quod de cenobio sancti Apollenaris/ in Classe per firmam commutationem ut supra acceperat, insuper donans dicto monasterio sancti Adalberti/ de regali et publica re curtem de Asseriata cum omnibus pertinentiis suis, excepto fundo et/ loco qui dicitur Paulanti et que retinet Mauritius in integro, portum de Volana (120) cum omni pertinentia/ et piscationibus suis et locum Tuscorum (g) et alia iura cum omnibus pertinentiis suis. Dans eandem auctoritatem ut supra eligendi abbatem et cetera. Sub pena et cetera. Anno Domini (millesimo primo), decimonono kalendas/ decembris, in insula Pereo prope ecclesiam sancti Cassiani.// ( f )/ Henricus secundus imperator suo privilegio suprascripta omnia confirmat et donat eidem monasterio/ sancti martiris Adalberti, insuper et tres escusatos in Ferrariensi sed et habitatores/ supradictorum locorum dicto monasterio subrectorum (h) exemptos facit ut nullam solvant pensionem/ nisi dicto monasterio debitam, nec observent alicui planta, nec distrigantur iudicio/ sine abbatis presentia vel sui nuntii astantis persone. Riparum quoque eiusdem manasterii nulla/ tenus alicui monasterio prebeant, sed libera absque omnium controversia quocumque volunt peragant. Confirmans prefatum sanctum Romoaldum in dicti monasterii abbatem, et reliqua omnia/ ut in superioribus privilegiis. Anno Domini (millesimo tertiodecimo), et sui regni (decimosecundo), Ravennæ.// Henricus tertius imperator suo privilegio confirmat dicto monasterio suprascripta omnia,/ anno Domini (millesimo quinquagesimoquinto), imperii vero sui anno (nono), decimooctavo kalendas iulii. Actum in Septimo.// Calixtus papa secundus suo privilegio dictum monasteriun in apostolicæ sedis tutelam protectionem/ (i) Santi Donati aggiunto in margine, dalla stessa mano. (j) Così forse per foro loci, o ancor meglio per seculo. (121) Si tratta della pieve di S. Giovanni in Libba presso Fusignano (Ra), nella diocesi di Faenza. Cfr. al riguardo SANTONI 1923, passim. Per la localizzazione del sito denominato Libba cfr. inoltre ACR, Piante topografiche, n. 523. (122) Si tratta della pieve di S. Maria in Fabriago presso (124) Per la chiesa di S. Biagio di Medicina, dipendente dalla pieve di S. Maria in Medicina, diocesi di Bologna, cfr. DELLA CASA 1929, p. 235. (125) Si tratta della pieve di S. Maria in Padovetere i cui Lugo (Ra), in diocesi di Faenza. Cfr. al riguardo MARTELLI 1971, passim; M AZZOTTI 1975, p. 31. (123) S. Maria di Buda, diocesi di Bologna. Cfr. D ELLA CASA resti sono stati rimessi in luce negli anni ‘60 in Valle Pega, territorio comacchiese. Cfr. al riguardo MAZZOTTI 1975, pp. 15-17. (126) Cfr. supra. 1929, pp. 247-250. La pieve fu donata al monastero di S. Adalberto in Pereo nel 1104, cfr. al riguardo BENATI 1967, pp. 151-157 e per l’edizione del documento di donazione Chartularium, p. 13. (127) Verosimilmente prendeva il nome di Padosolum (o Paisolo) un canale di navigazione interna che andava dal Po di Primaro al porto di Magnavacca (odierno Porto Garibaldi), cfr. CAPUTO 1974, nota 134 p. 41. 31 P.Novara [nem]que suscepit, confirmans ei possessiones et bona omnia habita et in poste/ rum habenda nominatimque infrascripta, videlicet ecclesiam sanctorum Cosmi et Damiani, ecclesiam/ sancti Cosmi, ecclesiam sancti Ioannis in Liba (121), quartam partem cum decimis pesca/ rijs et oblationibus suis, et totam decimationem ronchoris, salvo que est in Liba/ et in plebe Sancti Petri que est infra Silvas, ecclesiam sancte Marie in Fabriaco (122), medieta/ te ecclesiam sancte Crucis, ecclesiam sancte Mariæ, sancti Silvestri et sancte Margarite in/ curte Beneniani, cum pertinentiis earum, ecclesias sancte Marie in Buita (123), sancti Blasii/ in Medicina (124), sancti Pauli in Feraria, sancti (Christo)phori in Figarolo, sancti Adalberti in/ Massa, sancti Donati (i), sancte Marie in Pado veteri (125), sancti Ioannis in Ciparello, sancti Michaelis/ in Alione, et etiam locum iuris sedis apostolice situm in Ravennati suburbio et mansos/ tres positos in Materraria, et massiolam que vocatur Tilliaveria, et cetera. Anno/ Domini (millesimo centesimo vigesimotertio), kalendas iulii, pontificatus sui anno (quarto), Laterani datum.// Federicus imperator suo privilegio confirmat monasterio suprascripto sancti martiris Adalberti eiusque/abbati ac convenctui omnia suprascripta eos monasterium, possessiones et bona ac homines in/ eius possessionibus et locis habitantes, in suam defensionem et imperialem tutelam/ suscipiens atque protectionem sed et insulam ipsam vocatam Pereo, in qua dictum/ monasterium constructum est cum suis terminis et appenditiis, videlicet ab uno capite Pado/ renum, a secundo latere medio Pado iuveniaco (126), a (tertio) latere canale inte/ grum quod vocatur Augusta descendens in Padum per fossam que dicitur Humana, a (quarto)/ latere canale quod vocatur Franzanum. Confirmans insuper omnia predia et omnes/ possessiones, cum suis ecclesiis quas predicti monasterii monachi iuste habent et tenent, in comitatu Ferrariensi et Adriensi, et in comitatu de Figarolo, et in curte de Massa cum terminis istis: a primo latere terra sancti Petri de Roma, a (secundo) latere fossa cum valle que dicitur Maraula, a (tertio) latere fossatum quod dicitur de Neruli, a (quarto) latere fossa/que dicitur Pelestrina, sed et omnia alia eius bona presentia et futura eos et ipsa/ et dictum monasterium, ac homines in eius locis et bonis habitantes ab omni oppres/sione, gravamine, subiectione, servitio et ductione, liberans atque eximens/ cuiuscumque persone magne vel parve, et civitatis comunitatis ac potentie/ ecclesiastice vel secularis, salva iustitia imperiali, cum pena librarum (centum) ut supra./ Anno Domini (millesimo centesimo sexagesimo) et imperii sui anno (quinto), septimo kalendas ianuarii, Cremæ.// Alexander papa tertius suo privilegio confirmat suprascripta omnia monasterio predicto et insulam in qua/ (k) Così forseper donnacionibus. (l) Così per piscarie. (128) La valle di Gurone (o Guarone) era quel tratto della valle di Lido di Magnavacca compresa fra la valle Serilla, a nord-ovest, e la valle Paisolo, a sud-est, cfr. C APUTO 1974, pp. 2-4. 32 S.ADALBERTO IN PEREO situm est que extenditur a medio canali Augustæ descendente per Humanam/in Pavareno, extendente se usque ad Padasolum ( 1 2 7 ), ab uno capite Padarenus,/ ab alio capite Iuveniatus et ubicumque flumina exaruerint et ab ipsis mona/ chis modo possidentur, in lateribus vel in capitibus suarum terrarum eximens et/ liberans monasterium ipsum, monachos, possessores et bona et cetera ut supra. Datum Ferrariæ,/ anno Domini (millesimo centesimo septuagesimooctavo), secundo nonas maii, pontificatus sui anno (decimooctavo).// Lutius papa tertius suo privilegio confirmat omnia suprascripta cum suprascriptis exemptionibus/ et pensione solvenda quotannis camere apostolice, et quando possint; tam clericos quam/ laicos ex Forlivio (j) fugientes ad monachatum libere suscipere, et [ipse missam/ generalis possint] omnino celebrare, et cetera. Datum Velletri, anno Domini (millesimo centesimo octuagesimotertio), sexto/ decimo kalendas iunii, pontificatus vero sui anno (secundo).// Gothardus archiepiscopus sancte Ravennatis ecclesiæ suo privilegio donavit suprascripto monasterio/ plebem suprascriptam sancte Mariæ que vocatur in Pado veteri in totum cum capellis,/ curtis et cum donmationibus (k) suis et oblationibus et rebus, cum inter affinibus/ suis constitutis in territorio Comaclense que est iuris nostre ecclesiæ Ravennatis, et/ insuper piscariam que vocatur de Gurione (128) (129) Basilari fonti per la ricostruzione delle vicende alle origini della fondazione ottoniana sono la Vita b. Romualdi di Pietro Damiani (particolarm. cap. XXX, ed. cit. pp. 65-67: Dum moraretur autem Romualdus adhuc in Pereo, impera tor Otto monasterium ibi ad honorem sancti Adelberti eo suggerente construxit, cui contigua Classensis cenobii pre dia contulit, et ea sibi ex phiscali possessione in Firmensis monarchiæ partibus reconpensavit) - sul passo vd. inoltre CURRADI 1993, II, n. 2, pp. 799-800 - e la Vita quinque fra trum di Bruno di Querfurt (e particolarm. cap. 2, ed. cit. p. 720: Ergo toto illo anno, quo non semel turbati et multum de palude infirmi facti, stetere fratres in illa heremo, ubi rex Otto, homo bonae voluntatis, suo sancto precioso Christi martyri Adalberto rotundum oratorium columnis marmo reis pulcherrime consstruxit, in cuius opere centum libras expendit). Accenni alla fondazione sono contenute nella storiografia dei secoli scorsi, dipendente, comunque, dalle notizie tramandate da Gerolamo Rossi (RUBEUS 1589, p. 277, ad a. 1001, per il quale cfr. supra nota 115) e in particolare F A B R I 1664, pp. 71-75; P A S O L I N I 1679, pp. 6-8; T A R L A Z Z I 1852, pp. 98-103. Per quanto riguarda le notizie che si pos sono desumere dai ristretti dei tre volumi ottoniani presenti nel fascicolo del vol. 643 delle CRS, vd. supra. Più recentemente vd. BENATI 1967, pp. 158-160; MAZZOTTI 1979, pas sim; Samaritani 1. Per quanto riguarda la politica degli Ottoni, e in particolare di Ottone III, vd. B UZZI 1915, pp. 176-179, UHLIRZ 1936, pp. 1-34; E ADEM 1963, p. 118-125; FASOLI 1979, pp. 111-130. (130) Non si conosce con precisione la data del primo insediarsi di Romualdo presso il Pereo. E’ noto che vi tornò attor- intra, cum canalibus et campis et/ fossis atque paludibus, piscationibus, venationibus, [venationibus], aucupationibus/ et omnibus ad predictam piscariam integriter quoquomodo pertinentibus in finibus prefate/ piscariæ: ab uno latere fossa que vocatur de Gronzono, ab alio latere Padoso/ lus percurrens usque ad portum qui dicitur de Primario, quod latus dicto monasterio;/ similiter concessit ius prefatum piscariam (l) in perpetuum, et a (tertio) latere fossa que/ vocatur de Leone Fusco, cum ripis et lictoribus suis et cum omnibus ad prenominatum portum et predi-ctarum fossarum pertinentibus. Insuper concessit dicto monasterio ius superius/ legitur a Padareno usque in fossam de Augusta usque ad Polecinun/ de Carponeta ad perpetuum lucrum et vali<di>tatem ipsius monasterii, et cetera. Datum Argente,/ anno primo domini Benedicti pape, Co<n>radi vero imperatoris anno (septimo), die (secundo) mensis/ martii.// Gothardus sancte Ravennatis ecclesiæ, archiepiscopus hoc suo privilegio concessit eidem/ monasterio piscariam unam, in terra que dicitur Sorbaria, et campum qui/ dicitur Terrenum, hec omnia cum vallibus, paludibus, canalibus, piscationibus, vena/ tionibus, aucupationibus et cum omnibus confinibus et terris conformibus ad eas res/ integre pertinentibus inter confines eius. Videlicet ab uno latere Pado qui dicitur/ Iuveniato, ab alio latere silva prelibati monasterii sancti Adalberti, a (tertio) Padore/ num, a (quarto) Puriene existente in Padisolo percurrente, no al 998 con un folto gruppo di compagni (fra i quali Bruno di Querfurt) per regolarizzare la fondazione eremitica, e che si assentò per tornarvi nel 1001. Sulla vita di Romualdo e la fondazione del Pereo cfr. in particolare FRANKE 1913, pas sim; P AGNANI 1972, passim; T ABACCO 1954, pp. 324-343; LECLERCQ 1972, pp. 307-323; T ABACCO 1968, pp. 365-375; DOLCINI 1979, pp. 77-98; IDEM 1982, pp. 136-137; F ORNASARI 1983, pp. 25-103; T ABACCO 1983, coll. 2017-2020; P ICASSO 1987, pp. 48-51. In generale sulla personalità di Romualdo e l’ideologia alla base delle fondazioni da lui controllate CAPITANI 1971, pp. 429-488; IDEM 1987, pp. 300-322. (131) Negli anni immediatamente successivi alla morte di Adalberto si registra, da parte di Ottone III, la fondazione di chiese dedicate all’amico ad Aquisgrana, Subiaco (T OUBERT 1973, pp. 1024-1025) e Roma (dove ora l’edificio prende il nome di S. Bartolomeo dell’Isola Sacra, M ATTHIAE 1962, pp. 238-239 e soprattutto D E F RANCOVICH 1936, pp. 208-209). Per un aggiornamento bibliografico sulla figura di Adalberto e i suoi rapporti con Ottone III cfr. inoltre SANSTERRE 1989, pp. 380-384. (132) ROGGI 1950, pp. 69-86; PICASSO 1987, pp. 48-51. (133) Vita b. Romualdi, cap. XXX (ed. cit. p. 66). Si veda inoltre MAZZOTTI 1979, p. 30. (134) Vita b. Romualdi, cap. XXX (ed. cit. p. 66); Vita quin que fratrum, 2,3 (ed. cit. p. 721). Circa la vita di Bruno di Querfurt si veda inoltre, VOIGT 1907, passim; V ENKUS 1956, passim; OSTROWSKY 1938, coll. 963-966. Per quanto concerne Benedetto vd. Z AFARANA 1966, coll. 421-422 (=E ADEM 1977, pp. 397-400). In generale inoltre, Samaritani 1. 33 P.Novara in Tortula/ et in Pronzono existente in campo Scardavario, et de ipso campo/ percurrente in alium, deinde rivum Ravignanum recurrente in/ rivum de Silva et Pronzonelo, percurrente in Pasodoro, et omnes/ res illas et terras quante seu que infra prenominata latera inveniun/tur, ad habendum, tenendum, et ad lucrum et ad utilitatem ipsius prenominati/ monasterii perpetualiter possidendum, sub certa annua pensione solvenda sancte Ravennatis/ ecclesiæ. Item et suprascripti summi pontifices concesserunt in suprascri-ptis suis privilegiis/ sub certa annua pensione sancte Ravennatis ecclesiæ persolvenda, et quod non/ possit di-ctum monasterium seu eius rectores dictas res vendere seu/ transferre aut alii venerabili loco relinquere per ullum ingenium vel/ argumentum, et cetera. Datum Ravennæ die prima mensis iunii indictione (undecima),/ anno (undecimo) Benedicti pape.// (135) A tale proposito vd. inoltre Elenco degli abati, ad v. S. Alberto e M AZZOTTI 1979, pp. 80-83. Il Mazzotti, in particolare, ritiene che Aimone sia stato abate fra il 1053 e il 1084, tuttavia la presenza di Aimone prima del 1053 è attestata dalle fonti documentarie. (136) Circa la politica religiosa di Gebeardo cfr. SAMARITANI 1967, pp. 115-116. Più recentemente in generale sul pontificato e la politica di Gebeardo cfr. MONTANARI 1993, p. 263. (137) Nel 1016 l’arcivescovo Arnolfo riunì presso l’abbazia di Pomposa un placito per dirimere la lite insorta tra l’abbate Vitale di S. Adalberto e Guido di Pomposa circa la dipendenza del porto di Volano (vd. Ann. Cam. I, pp. 378-379, ad a. 1016). In effetti la questione non era di facile soluzione poiché la piscaria del Volano risultava, come dai documenti presentati dai contendenti, fra i possessi sia del monastero del Pereo (secondo l’atto di fondazione di Ottone III, cfr. supra) che di quello di Pomposa (come attestava il privilegio del 6 luglio 1013 emesso da papa Bendetto VIII a favore di Guido, vd. KEHR 1911, n. 1, p. 180, ivi principali edizioni). C’è da notare, poi, che il porto risultava elencato pure fra i beni della chiesa di Ravenna, secondo la conferma apostolica (del 28 gennaio 997, vd. ibidem, n. 104, p. 51, ivi principali edizioni) e imperiale (del 27 settembre 999, Diplomata III, n. 330, pp. 120121). La sentenza si concluse con il momentaneo controllo della pescheria da parte dell’arcivescovo ravennate (AAR, F 2334, 1016 aprile 30, cfr. per le principali edizioni KEHR 1911 p. 180). Tuttavia qualche anno dopo l’abile Guido di Pomposa riuscì ad ottenere il possesso del porto, come apprendiamo dalle conferme dell’imperatore Enrico II (1022 giugno 25, ed. Diplomata III , I, n. 473, pp. 602-603) e del pontefice Benedetto VIII (luglio 1022, vd. KEHR 1911, n. 2, p. 181 per le principali edizioni). Sulla questione si vedano inoltre LAGHI 1967, pp. 7-107; RABOTTI 1993, p. 144. (138) RUBEUS 1589, pp. 312-313; Ann. Cam. III, p. 36. 2.2. Storia del monastero. 1 - L’oratorio dedicato a S. Adalberto fu fatto edificare da Ottone III (129) presso l’eremo nel quale si era stabilito Romualdo con alcuni compagni (130). Se vogliamo prestar fede alla documentazione pervenutaci regestata nel fascicolo contenuto nel volume n. 643 dell’ASR (cfr. supra), la costruzione sostituiva una preesistente struttura: la chiesa di S. Cassiano. Tale edificio è verosimilmente da riconoscersi come il primitivo luogo di culto degli eremiti. Stando ai tre ristretti datati al 1001 parrebbe che l’8 maggio l’oratorio intitolato a S. Adalberto non fosse ancora in essere, in quanto si fa riferimento all’ “eremo... di S. Cassiano”, e che il nuovo luogo di culto, inaugurato nel mese di dicembre, non sostituisse la preesistente chiesa, poiché ivi si celebrò la cerimonia di dedicazione. Purtroppo le ricerche finalizzate a reperire altra documentazione circa la chiesa di S. Cassiano non hanno dato, per ora, alcun risultato soddisfacente. L’oratorio dedicato a S. Adalberto si inseriva in quel nutrito gruppo di costruzioni commissionate dall’imperatore e dedicate al fraterno amico Adalberto, arcivescovo di Praga martirizzato nel 997 (131). La fondazione assumeva un (139) AAR, F 2044, 1086 maggio 5, Ravenna (ed. Ann. Cam. I I I, A p p e n d i c e n. LVI, coll. 80-81) e AAR G 2790, 1086 novembre 25, Ravenna (ed. Ann. Cam. III, Appendice n. LXIII, coll. 91-92). Tuttavia la documentazione posteriore lascia intendere che in merito sussistesse una certa confusione. Con il ritorno di Ravenna alla fedeltà della chiesa romana, nel 1118, e il ripristino della provincia ecclesiastica da parte di papa Gelasio II con il privilegio rilasciato a Gualtiero arcivescovo, il monastero, infatti, venne più volte confermato, assieme agli altri privilegi, alla chiesa ravennate, cfr. il privilegio emesso da Gelasio II (KEHR 1911, n. 189, p. 571, per il quale vd. inoltre RABOTTI 1993, p. 157), la conferma di Callisto II all’arcivescovo Gualtiero del 7 gennaio 1121 (per le principali edizioni cfr. KEHR 1911, n. 190, pp. 57-58), la conferma di Onorio II allo stesso presule del 6 maggio 1125 (per le principali edizioni cfr. ibidem, n. 194, pp. 58-59), la conferma di Gregorio IX dei privilegi e posse dimenti della chiesa di Ravenna del 13 dicembre 1228 (ed. P O T T H A S T I, n. 8295) e la conferma di Alessandro IV a Filippo (per le principali edizioni cfr. POTTHAST II, n. 16091), anche se contemporaneamente è annoverata come contribuente di XX lucensi all’episcopato di Comacchio e di due marabutini a quello ravennate nel Liber censuum (Liber censuum, p. 97). Come ha notato Samaritani è assai probabile che sotto la voce Comacchio si intendessero la pieve di S. Maria in Padovetere e la chiesa di S. Michele (cfr. Samaritani 1). La disputa del 1086, che rientrava nel più vasto problema dei rapporti fra l’arcivescovo e le suffraganee della vasta Metropoli per il dominio territoriale sull’esarcato negli anni della riforma e dello scisma guibertino, probabilmente fu una manovra per assicurare alla diocesi di Ravenna il ricco e potente monastero di S. Adalberto in Pereo. Sulla questione cfr. inoltre SAMARITANI 1986, pp. 62-65 e circa la diocesi di Comacchio BENATI 1978, pp. 40-43; SAMARITANI 1979, pp. 38-39; BENATI 1986, pp. 430-437. 34 S.ADALBERTO IN PEREO ruolo fondamentale nell’ambito della vita religiosa dell’Europa del tempo in quanto uno dei primi nuclei cenobitici sorti nei luoghi in cui si era sviluppata l’esperienza eremitica di Romualdo (132). L’edificio di culto doveva essere legato ad altre strutture, delle quali, tuttavia, non abbiamo alcuna informazione. Malgrado l’origine del cenobio fosse di non poco momento, dopo qualche tempo iniziò per il complesso una fase di totale decadenza, secondo la leggenda a causa della presenza di un abate indegno al punto tale da non avere nemmeno il nome tramandato dalle fonti (133). Per questo motivo il nutrito gruppo di compagni di Romualdo ben presto abbandonò il Pereo. Bruno di Querfurt e un compagno tedesco si ritirarono in un eremo poco distante, Benedetto (che sin dall’inizio dell’esperienza aveva condiviso la cella con Bruno) e Giovanni partirono in missione per le regioni dell’Est dell’Europa, seguendo le tracce del martire Adalberto, e lo stesso Romualdo, sul finire del 1001, forse per sopraggiunti dissapori con l’imperatore, si allontanò dal Pereo per raggiungere l’Istria (134). Venuto a mancare l’eremo, S. Alberto divenne una abbazia. Durante l’XI secolo e la prima metà del XII secolo visse, verosimilmente, un periodo di relativa prosperità. Per quanto le fonti pertinenti a tali secoli non siano particolarmente nutrite, restano alcuni documenti, da aggiungere a quelli a noi giunti regestati nel vol. 643 delle Corporazioni Religiose Soppresse (cfr. supra), che attestano dell’acquisizione di numerosi beni fondiarii, molti dei quali negli anni in cui fu abate Aimone (1041-1053?) (135), in particolare per intercessione dell’arcivescovo Gebeardo che, durante il suo episcopato, dotò l’istituto - secondo una politica attestata anche nei confronti di altre fondazioni monastiche ravennati legate all’arcivescovo riformista (136) - di beni in enfiteusi e ne confermò i possedimenti e la delimitazione territoriale, al pari di quanto fecero, così come apprendiamo sempre dai documenti pervenutici regestati, gli imperatori Enrico II, Enrico III e Federico I e per la Santa Sede, Callisto II, Alessandro III e Lucio III. Stando ai ristretti rinvenuti nel vol. 643, ai benefici concessi al monastero da Ottone III nel 1001 - che consistevano, in particolare, nei possedimenti che S. Apollinare in Classe deteneva nei territori di Ferrara e Adria, già trasferiti come beneficio alla chiesa di S. Cassiano, cui erano stati aggiunti la corte di A s s e r i a t a, il locus Tuscorum (?) e il porto di Volano - l’arcivescovo Gebeardo avrebbe annesso anche la pieve di S. Maria in Padovetere in totum cum capellis, curtis et cum donmationibus (sic) suis et oblationibus et rebus, le pescherie di Gurione e di Sorbaria e i diritti di proprietà, caccia e uccellagione a Padoreno usque in fossam de Augusta usque ad Polecinum de Carponeta. Particolarmente significativa per comprendere la posizione assunta dall’abbazia nell’ambito della vita religiosa ed economica di quegli anni, è la documentazione circa la contestazione per il possesso del porto di Volano intrapresa nel 1016 contro Guido di Pomposa, che comunque ebbe la meglio e si vide riconosciuto, qualche tempo dopo dall’imperatore e dal pontefice, l’oggetto della controversia a danno di S. Adalberto e della sede arcivescovile ravennate (137). Nel 1085 (138), in pieno scisma guibertino, (140) 1119 settembre 27, Ravenna: Guifredo, abate di S. Maria della Rotonda, concede per patto all’abate Giovanni due saline poste nel territorio denominato Pirotolo (il documento è conservato presso l’Archivio di Stato di Roma, ed. MONTENOVESI 1925/1926, n. 1, p. 75). In merito alla questione cfr. inoltre Ann. Cam. III, p. 181; P ASQUALI 1984, p. 49. (141) AAR, I 4159, 1104 aprile 24, Ravenna: Leo, abate del Pereo concede a Imize, badessa di S. Giorgio in Tauro, due once di terra (ed. Ann. Cam. III., Appendice, n. CXXIV, coll. 180-181; ristr. FANTUZZI II, n. 14, p. 349). Sulla questione cfr. inoltre Ann. Cam. III, p. 114. (142) 1209 aprile 4, Ravenna (per le principali edizioni cfr. nello stesso 1230 (BENATI 1967, pp. 163-164). A tale riguardo vd. inoltre, SAMARITANI 1988, pp. 5-6. (146) MAZZOTTI 1979, p. 34. POTTHAST I, 3699). Sulla questione cfr. inoltre SAMARITANI 1981, pp. 225-255; BENATI 1967, pp. 160-161. (143) Cfr. Ann. Cam. IV, pp. 287, ad a. 1225; 303 (ad a. 1228). Per la questione vd. inoltre S IMONINI 1964, p. 115; BENATI 1967, pp. 161-162. (144) Sulla questione vd. PINI 1993, p. 231. (145) La data di tale annessione è discussa. Il Kehr (KEHR 1911, p. 111) e il Mazzotti (MAZZOTTI 1979, p. 34) la pongono nel 1234, gli Annalisti camaldolesi al 1232 (Ann. Cam. IV, p. 324). Ad opinione del Benati l’annessione dovette avvenire (147) Vita quinque fratrum, cap. 2 (ed. cit. p. 116). (148) Nell’ambito della visita pastorale svoltasi nel 1571 si dà ordine affinché “si dipinga il fonte battesimale di fuori via (pertanto si trattava di una struttura esterna?) decentemente con la piramide di esso (cioè il ciborio, come sarà specificato oltre) (...) et anco facendo accomodare detta piramide over ciborio che chiudi bene in tutte le parti di modo che no(n) vi possi entrare ne polvere ne animali immondi”, 14 maggio 1571, AAR, Sacra Visita, I, serie I, a. 1571, c. 12r. (149) Nel corso della visita pastorale svoltasi nel 1573 si diede ordine di costruire una nuova sacrestia e di adibire a sepoltura lo spazio antistante la porta di ingresso della chiesa, affinché non venissero più utilizzati altri spazi fra i quali il cimitero. Si aggiunge, inoltre, che il cimitero doveva essere delimitato da un fossato profondo un cubito e largo due, coperto di canne, in modo tale da impedirne l’ingresso. Cfr. 22 maggio 1573, AAR, Sacra Visita, I, serie I, a. 1573, c. 28r. (150) MAZZOTTI 1979, p. 41. P.Novara 35 Fig. 8 - S. Alberto (Ra). Chiesa parrocchiale, facciata. Fig. 9 - AAR, Visite Pastorali, vol. LXXI, 1, c. 480r. Il numero 2 indica l’ubicazione dei resti del complesso di S. Adalberto in Pereo (da MAZZOTTI ). inoltre, la titolarità giurisdizionale dell’abbazia fu il perno di un contrasto insorto tra il monastero di S. Adalberto e la sede vescovile comacchiese. Coloro i quali erano stati chiamati ad arbitrare la complessa situazione stabilirono che il monastero del Pereo risultava appartenere alla diocesi di Ravenna; l’anno successivo il vescovo di Comacchio con due documenti ne rinunciò alla decima (139). Per i primi decenni del XII secolo, periodo al quale vanno riferiti ancora alcuni contratti stipulati tra S. Adalberto e gli istituti ravennati di S. Maria della Rotonda ( 1 4 0 ) e S. Giorgio in Tauro (141), la documentazione registra la maggiore espansione territoriale del monastero. Probabilmente in seguito alla “rotta di Ficarolo”, che comportò la diversione degli allora rami principali del Po verso nord (vedi s u p r a), il monastero subì in breve tempo un quasi totale abbandono. Seguendo le complesse vicende storiche che riguardano l’antico istituto, apprendiamo poi che nel 1209, vista la situazione di degrado in cui si trovava, papa Innocenzo III lo affidò all’arcivescovo Ugbaldo, affinché provvedesse personalmente a riformarlo (142); tuttavia, malgrado gli interventi papali, gli abati di S. Adalberto mal tolleravano la dipendenza metropolitica ravennate. La lite, intrapresa nuovamente nel 1225 a opera dell’abate Falcone, finì per rientrare nella più vasta questione della lotta fra Gregorio IX e Federico II, con i quali si erano schierati rispettivamente il filoghibellino Falcone e il neoeletto presule ravennate Tederico, di chiaro atteggiamento guelfo (143). Nella reazione che seguì questi episodi, il monastero, appoggiato dai polentani, occupò alcune terre della mensa arcivescovile (144). (151) FABRI 1664, p. 75. Fabri, verso la metà del XVII secolo, dice di non vederne i resti, supponendo, pertanto, che chiesa e monastero fossero periti nell’incendio del Borgo di S. Alberto provocato dai veneziani nel 1310 (FABRI 1664, p. 75). (155) AAR, Sacra Visita, LXXI, 1, cc. 475r-518v. (152) Ibidem. Nei verbali della visita pastorale svoltasi nel 1615, la chiesa parrocchiale di S. Alberto viene indicata come “ecclesia de novo constructa” (AAR, Sacra Visita, IV, a. 1615, c. 1r). Oltre alla descrizione contenuta nello stesso luogo, buona descrizione dell’edificio secentesco è quella di F ABRI 1664, p. 75, ma soprattutto quella del priore Giovanni Savini contenuta nell’ “Inventario della chiesa priorale di S. Alberto”, redatto nel 1786 (AAR, Sacra Visita, LXXI, 1, particolarm. cc. 488r-489r). (153) TARLAZZI 1852, p. 98; UCCELLINI 1855, p. 16. (154) AAR, Sacra Visita, LXXI, 1, c. 486r. Nel XIX secolo non ne restava più traccia, secondo quanto apprendiamo dalla testimonianza del priore De Lorenzi, cfr. i b i d e m , Sacra Visita, LXXII, 1, cap. 2 art. 30 (ad a. 1890). Gerolamo (156) Ibidem, c. 480r: “Pianta dimostrativa dei confini della chiesa o sia priorato di S. Alberto”. Riproduzione in MAZZOTTI 1979,n. 19, p. 52. (157) AAR, Sacra Visita, LXXI, 1, c. 486r. (158) Il priore Savini riporta parte del testo di un documento, datato 18 ottobre 1630, da lui rinvenuto nel “Diacetto novo” dell’archivio parrocchiale, cfr. ibidem, c. 468r. Sulla questione dei diacetti dell’archivio parrocchiale al momento irreperibili, cfr. supra nota 113. 36 S.ADALBERTO IN PEREO Fig. 10 - ASR, CRS, S. Vitale, vol. 727, mappa sfusa (a. 1725) (autorizzazione alla pubblicazione ASR, n. 1440/X-LI). La freccia indica l’ubicazione della tenuta “il Pero”. La decisione di annettere il monastero alla canonica di S. Giacomo di Cella Volana deve essere seguita al sopralluogo effettuato dagli incaricati di Gregorio IX attorno al 1230, quando il successore di Falcone, Giovanni, espose al papa i danni arrecati al cenobio dal filoimperialismo del precedente abate (145). Nel 1417 il regime dei Canonici regolari, subentrato nel 1230, cessò e la chiesa di S. Adalberto divenne una ricchissima commenda affidata ai discendenti delle famiglie più potenti di Ravenna, che acquisivano in tal modo il titolo di priore (146). 2 - Alla luce di quanto tramandato da Bruno di Querfurt, unica fonte al riguardo, l’oratorio (159) Ibidem. Vitale, vol. 727, mappa sfusa datata a. 1725. Alla mappa a noi giunta in copia del Cimatti, fa riscontro il fascicolo ibi dem, vol. 758, “Misura generale delli beni posti in tutti li tenimenti dell’abbazia di S. Vitale” (copia dell’originale del 1664), in cui la voce “Pianta delle Mandriole” reca i seguenti riferimenti: I. Possessione detta del Pero arrativa nuda con casa; T. Bosco detto del Pero. Sulla questione cfr. inoltre MAZZOTTI 1979, nota 1 p. 38. (160) M AZZOTTI 1955, p. 3; IDEM 1979, p. 38. (161) DUNIN-WASOWIKZ 1978a, pp. 183-190; EADEM 1978b, p. 94. (162) ASR, CRS, S. Vitale, vol. 2624: “Pianta e disegno dei beni posseduti dall Reverendissima abbadia di San Vitale di Ravenna posti alle Mandriole. Anno D(omi)ni MDCLXIII” (copia del Cimatti datata all’anno 1771); ASR CRS, S.