S - Diocesi di Como
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DELLA CONTIENE INSERTO UNA RISPOSTA SBAGLIATA ei giorni scorsi il Consiglio provinciale di Roma ha approvato una mozione che lo impegnerebbe ad installare distributori automatici di preservativi nelle scuole superiori della capitale e nel territorio della sua provincia. Che dire di una decisione così insipiente? Si possono fare almeno tre considerazioni. Intanto, la scuola non è il luogo per distribuire preservativi: ve ne sono già altri dove è possibile trovarli. La scuola - lo ha sostenuto in modo molto chiaro il presidente nazionale dell’A.Ge. (Associazione Italiana Genitori) Davide Guarneri «dovrebbe essere il luogo dove si affrontano con serietà scientifica e con approcci integrati le questioni della sessualità, anche coinvolgendo i genitori». Dovrebbe. Ma spesso non lo è. Ed è tragico pensare che anche i luoghi deputati all’istruzione e all’educazione imbocchino la scorciatoia delle risposte preconfezionate, evitando il confronto e il dialogo con le giovani generazioni. E sarebbe ancora più tragico scoprire che tanti genitori non sono in fondo contrari a simile eventualità, scaricando così sul... distributore sistemato fuori dalla scuola il compito di supplire alle loro deficienze educative. E a questo livello è possibile fare una seconda considerazione. Il preservativo costituisce un approccio negativo nella presentazione della sessualità. Prima di farne vedere la bellezza sul versante della relazione umana, ne mostra la versione consumistica e disimpegnata. Invece di proporre obiettivi alti, invece di educare a scelte responsabili, invece di presentare la sessualità come via privilegiata per costruire relazioni stabili e appaganti, si offre subito il... paracadute come soluzione facile. Sarebbe come pretendere di insegnare a nuotare, solo dotanto lo sprovveduto allievo di un comodo salvagente! È davvero umiliante dover riconoscere che l’arte dell’educazione in un campo così importante si riduce al consigliare una protezione meccanica... E qui s’innesta una terza considerazione, che riguarda la famiglia come prima e insostituibile cellula educativa. Guai se i genitori dovessero credere che l’educazione sessuale è una semplice questione di informazioni corrette e complete, chiedendo magari alla scuola di organizzarle nella maniera più asettica possibile. No, l’educazione sessuale - come ogni educazione dentro il tessuto familiare - è far vedere ai figli come ci si vuole bene, marito e moglie; è saper incarnare esempi; è mostrare la bellezza dell’affetto; è trasmettere una visione positiva della sessualità e del rapporto d’amore coniugale. E qui si misura la massima distanza dall’idea che fuori della scuola ci sia un distributore automatico di preservativi! N don AGOSTINO CLERICI ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ANNO XXXIV 27 GIUGNO 2009 E 1,00 25 DIOCESI DI COMO PERIODICO SETTIMANALE - POSTE ITALIANE S.P.A. SPED. IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, DCB COMO La strada di un santo LA VISITA DI BENEDETTO XVI A SAN GIOVANNI ROTONDO - A PAGINA 5 PRIMO PIANO LE DORSALI FERROVIARIE ALPINE A POCHI CHILOMETRI DAL CONFINE A PAGINA 3 LA DIOCESI PELLEGRINA ALCUNE NOTE SUL PELLEGRINAGGIO IN TERRA SANTA; IN LUGLIO SI CHIUDONO LE ISCRIZIONI AL PELLEGRINAGGIO DEI SACERDOTI ALLE PAGINE 8 E 9 FONDO FAMIGLIA E LAVORO ATTIVO DAL PROSSIMO 1 LUGLIO A PAGINA 6 SONDRIO IL NUOVO PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA COMO LA CARITAS DIOCESANA IN ABRUZZO S P COMO LE TORRI MAGICHE NELLA “GRANDE CORTE” A PAGINA 17 i chiama Paolo Mainetti ed è il più giovane imprenditore mai chiamato alla guida dell’associazione degli industriali di Valtellina e Valchiavenna. Nel suo programma di lavoro, valorizzazione del territorio e delle risorse naturali. A PAGINA 28 BRINZIO IN FESTA PER SAN PAOLO A PAGINA 27 COLDA IL GRAZIE DELLA DIOCESI AI FRATI CAPPUCCINI A PAGINA 31 COMO LA CRISI DELL’AREA INSUBRICA A PAGINA 15 artiranno questo fine settimana i primi cinque volontari comaschi. Arriveranno al campo allestito dalla delegazione Lombardia a Paganica, frazione de L’Aquila. Alla nostra regione è stata affidatala zona a est della città oltre all’Altopiano delle Rocche. Un’area tra le più colpite dal sisma. A PAGINA 14 SPORT E IL COMO RITROVA LA VECCHIA “C1” A PAGINA 18 CAGNO CRONACHE DALL’ORATORIO A PAGINA 21 CAMPODOLCINO UN MONUMENTO PER IL BEATO CANTÙ GUANELLA IN FESTA CON A PAGINA 29 GARABOMBO A PAGINA 22 SALUTE “OSPEDALE APERTO” CONTRO L’INCONTINENZA A PAGINA 16 CASASCO IL SANTUARIO “RINNOVATO” A PAGINA 25 P A G I N A 2 RIFLESSIONI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 GIUGNO 2009 SAN PIETRO, PRIMO PAPA NOVITÀ IN LIBRERIA AUTOBIOGRAFIA C on il suo stile piano e accattivante, il cardinale lascia che san Pietro ripercorra la sua sequela di Cristo dal primo incontro fino alla confessione alle porte di Cesarea. Seguirà poi il triplice rinnegamento all’inizio della passione, ma anche il triplice invito di Gesù dopo la Pasqua: «Pasci i miei agnelli». Il compito di Pietro non termina, dunque, con la sua morte, ma prosegue nei suoi successori, i papi. PICCOLE... LETTURE L’opera, che si propone di rinnovare la devozione all’apostolo e di favorire il pellegrinaggio alla sua tomba, è accompagnata da una guida spirituale della basilica di San Pietro, di cui il cardinale Comastri è arciprete. ANGELO COMASTRI, Ti chiamerai Pietro. Autobiografia del primo Papa, San Paolo, pagine 126, euro 11,50 I DUE VOLUMI DI MONS. COMASTRI SONO IN VENDITA IN COFANETTO AL PREZZO DI EURO 23.50 SULLA TOMBA DELL’APOSTOLO PELLEGRINI La basilica Vaticana, nella possente armonia delle sue forme e nella importanza delle opere d’arte che custodisce, è il risultato di una lunga e complessa vicenda costruttiva che trae origine dalla tomba di Pietro - primo papa - e dai sentimenti di profonda devozione che in ogni epoca ispirarono l’opera dei pontefici ANGELO COMASTRI, San Pietro. In cammino verso la tomba dell’Apostolo, San Paolo, pagine 118, euro 12,00 suoi successori. Dal 1982 la basilica di San Pietro, insieme allo Stato della Città del Vaticano che da essa ha avuto origine, è annoverata nel Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Il volume consta di un’introduzione di carattere generale e di tre capitoli dedicati rispettivamente alla visita della basilica superiore di San Pietro, delle Sacre Grotte e della Necropoli Vaticana. Correda l’opera un ricco repertorio iconografico proveniente direttamente dalla Fabbrica di San Pietro. BENEDETTO XVI E SAN PAOLO LE SUE LETTERE Paolo, ebreo, rabbino, apostolo è una figura affascinante e drammatica. Ma come si è formata la visione teologica dell’Apostolo Paolo? In quale contesto è maturata? Sono questi gli interrogativi a cui risponde con chiarezza e autorevolezza Benedetto XVI, ripercorrendo le tappe dell’insegnamento di san Paolo dalla sua “conversione”, al Concilio di Gerusalemme, alle lettere. Un’attenzione particolare è riservata allo sviluppo del cuore della teo- a cura di AGOSTINO CLERICI logia paolina: la teologia della Croce, la dottrina della giustificazione, il culto spirituale. Il testo raccoglie i discorsi del Papa in occasione dell’Anno Paolino e conclude la trilogia iniziata con Paolo, l’Apostolo delle genti e proseguito con Paolo. I suoi collaboratori e le sue comunità. BENEDETTO XVI, Paolo: le sue lettere, il suo insegnamento, San Paolo - Libreria Editrice Vaticana, pagine 176, euro 13,00 Ecco disponibile un nuovo titolo della serie di libri “per l’anima” curati da don Bruno Ferrero, grandi successi editoriali più volte ristampati. Anche in questo volume, oltre quaranta racconti e qualche pensiero: minuscole compresse di saggezza spirituale. Per la meditazione personale, l’uso nella catechesi e nell’animazione, la lettura in famiglia... BRUNO FERRERO, C’è ancora qualcuno che danza, Elledici, pagine 80, euro 4,00. Altra bella collana è quella agiografica dei libretti blu di Elledici e Velar. È ora disponibile la biografia di san Pietro. Antonio Governale racconta la storia di Simone, figlio di Giona, l’uomo scelto da Gesù Cristo come primo capo della sua Chiesa, sulla base delle fonti bibliche (Vangeli e Atti degli Apostoli) e sulle più antiche tradizioni. ANTONIO GOVERNALE, San Pietro apostolo, Elledici - Velar, pagine 48, euro 3,50. Della stessa collana sono disponibili altri due titoli: CIPRIANO CARINI, Santa Francesca Romana, Elledici - Velar, pagine 48, euro 3,50; CARMELITANE SCALZE DI MONCALIERI, Beata Maria degli Angeli, Elledici - Velar, pagine 48, euro 3,50. Non è facile comunicare ai bambini il significato delle opere di misericordia corporali e spirituali. Il linguaggio utilizzato dall’autore e la veste grafica del prodotto lo rendono particolarmente comprensibile e gradevole ai fanciulli. Pur in tenera età essi possono essere aiutati a percepire cosa vuol dire volere bene al prossimo come ha fatto Gesù. AIMONE GELARDI, Lo hai fatto a me. Le opere di misericordia a misura di bambino, EDB, pagine 48, euro 2,00. Anche il significato dei Dieci Comandamenti viene presentato da Aimone Gelardi (sacerdote dehoniano) in modo adatto ai fanciulli: «La vita è un gioco importante e bellissimo, con tanti giocatori. Come in ogni gioco, anche nella vita le cose riescono bene se ognuno fa la sua parte e rispetta le regole. Il Signore ha riassunto le regole del gioco della vita nelle “dieci parole”, cioè i suoi Comandamenti». AIMONE GELARDI, Le regole del gioco. 10 no? Noo!! 10 sì, EDB, pagine 48, euro 2,00. “La depressione non è una malattia vergognosa, perché ha le sue radici nelle profonde afflizioni che riemergono alla superficie della coscienza. Se potessimo parlarne, ciò ci condurrebbe a una libertà e a una vita rinnovate”. Partendo da questa premessa, il libretto descrive la depressione come una crisi che può diventare fonte di liberazione: offre spunti per la sua comprensione, ne percorre le tappe dolorose e traccia il cammino di guarigione. JEAN VANIER, La depressione, Elledici, pagine 32, euro 1,50. Nella stessa collana - è la nuova serie del “Mondo nuovo” di san Giovanni Bosco - sono disponibili altre tre titoli: TONINO LASCONI, Adolescenza. Quando la vita si mette a cantare; GIUSEPPE CROCETTI, Piccolo catechismo mariano; ENZO BIANCO, Educare come don Bosco?, euro 1,50 cadauno. TREDICESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B Parola FRA noi SAP 1,13-15; 2, 23-24 SAL 29 2COR 8, 7.9.13-15 MC 5, 21-43 Il miracolo più grande è l’incontro personale con Gesù di ANGELO SCEPPACERCA PRIMA SETTIMANA del Salterio È LA FEDE CHE GUARISCE E CHE SALVA! D iciamo subito qual è il contenuto di questi due miracoli inseriti uno nell’altro. E’ Gesù che si impone, con la sua calma e sicurezza in mezzo alla folla, dinanzi alla donna che di nascosto gli si avvicina o davanti all’angoscia di Giairo per la morte della figlia. Per tutti ha attenzione, premura, sia che dialoghi, sia che imponga il silenzio, sia che operi cose che lasciano stupiti. Gesù, dice l’evangelista Marco, suscita fede e fiducia; la sua potenza di compiere fatti e miracoli si esprime nel gesto della donna che tocca il lembo del mantello e nel segno di Gesù che prende per mano la fanciulla morta. Ora qualche dettaglio. La scena è consueta: Gesù è lungo il mare e c’è sempre molta folla che lo segue in ogni suo spostamento. Giaìro gli si getta ai piedi, con dolore e fiducia, per supplicarlo di “toccare” sua figlia che sta morendo, per salvarla e guarirla. Anche una donna, da lunghi anni malata e inutilmente curata, si attacca a Gesù accostandosi di nascosto, alle spalle, per il timore di doverlo guardare in volto. L’attimo in cui Gesù la identifica è magnifico. Lei è impaurita e trema, si getta ai piedi di Gesù e gli confessa il gesto con cui aveva voluto rubare la grazia della guarigione. L’atteggiamento di Gesù mostra la gioia di esserle dinanzi, volto a volto, occhi negli occhi, bisognosi e in attesa di ogni cosa quelli della donna, misericordiosi e infinitamente accoglienti quelli del Signore. Gesù opera il miracolo della guarigione ma fa molto di più: si intrattiene con la donna, le parla faccia a faccia, occhi negli occhi. L’incontro personale con Gesù è un miracolo - se possibile - ancora più grande. Eusebio di Cesarea racconta di una statua in bronzo del Salvatore, voluta come segno di gratitudine proprio dalla donna emorroissa gua- rita da Gesù: “Su un alto masso davanti alla porta di casa, già abitazione dell’emorroissa, si erge una statua di bronzo di una donna che piega il ginocchio, con le mani protese nell’atteggiamento di persona che implora; dirimpetto ad essa, si erge un’altra immagine della medesima materia che riproduce un uomo in piedi, avvolto in un manto, che tende la mano alla donna … Tale statua raffigura Gesù. E’ rimasta fino ai nostri giorni; l’abbiamo veduta con i nostri occhi” (Storia Ecclesiastica VII, 18). La notizia della morte della piccola di Giaìro non cambia le cose. Bisogna continuare ad aver fede. Giaìro gli crede, non altrettanto i presenti che iniziano a deriderlo e dunque non possono seguirlo per vederlo all’opera. Per Gesù c’è prossimità fra la morte e il sonno, perché sono entrambi premessa e segno di una vita nuova portata dalla sua parola di comando: talità kum: al- zati! E’ l’aramaico del latte materno, è l’ ordine di risvegliarsi e risuscitare. Nella reazione dei presenti prevale lo stupore che è molto di più dello sbalordimento psicologico; è intuizione di essere dinanzi ad una presenza di Dio. Ed è questo che introduce alla fede. Il vangelo di oggi parla, infatti, della fede. E’ la fede che guarisce e che salva, perché è la fede che vince la morte. Ma chi è “costui” a cui si può e si deve credere? E’ la domanda che percorre tutto il vangelo di Marco. La risposta – completa – verrà solo alla fine, per bocca di un pagano, il centurione che ha comandato l’esecuzione del condannato e che, trovandosi di fronte a lui e avendolo visto spirare in quel modo, disse: Davvero quest’uomo era Figlio di Dio! Il vangelo di oggi vuol portarci a toccare Gesù e ad essere da lui toccati nel solo modo possibile, con la fede che lo riconosce risorto e Signore che dà la vita. P A G I N A 3 SOCIETÀ PRIMOPIANO IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 GIUGNO 2009 DORSALI FERROVIARIE A POCHI CHILOMETRI DAL CONFINE CANTIERI E LAVORI AVVENIRISTICI IL FUTURO CORRE SULLA LINEA DELL’ALTA VELOCITÀ ALPINA... lptransit corre, l’Italia nicchia. Questo il tenore dei titoli che la scorsa settimana hanno accompagnato martedì 16 giugno il “crollo” dell’ultimo diaframma del tubo orientale, fra Erstfeld e Amsteg, nel Canton Uri, della nuova galleria di base del San Gottardo. L’infrastruttura ferroviaria ad alta velocità che attraverserà le viscere del massiccio nel cuore dell’Europa, dimezzando i tempi di collegamento fra il sud e il nord delle Alpi. In 18 mesi la fresa appositamente installata nel cantiere – il cui trasporto richiese addirittura la sospensione notturna del traffico veicolare lungo l’autostrada A2 – ha scavato 7,2 chilometri di galleria, raggiungendo la destinazione con sei mesi d’anticipo sul programma dopo l’avvio del macchinario supertecnologico (confidenzialmente chiamato “la talpa”) il 4 dicembre 2007. soluzione di questo genere è già stata adottata con successo. Ancora da chiarire sarebbe comunque il resto del tracciato, in particolare se sarà necessario scavare gallerie nel San Salvatore, nel San Giorgio o nel monte Generoso. Si parla di un costo complessivo attorno ai 5,5 miliardi di franchi e di una tecnica di scavo molto delicata, perché non si avrà più a che fare con il granito del Gottardo ma con rocce calcaree in montagne dove abbondano grotte e fenomeni carsici. A «È un’importante tappa, prima della realizzazione finale del più lungo tunnel del mondo. È una vittoria sia per gli operai, che per la democrazia». A parlare è il ministro dei trasporti svizzero Moritz Leuenberger. Il consigliere federale, durante la festa seguita alla caduta del diaframma, ha ricordato che, per la politica del trasferimento del traffico, il sistema delle trasversali alpine – con le gallerie di base del san Gottardo e del Loetschberg – rappresenta un tassello fondamentale. «Il popolo – ha detto ancora Leuenberger – ha sempre confermato che le merci devono passare dal Gottardo, prendendo il treno. L’Europa – sempre secondo il consigliere elvetico – ammira poi la Svizzera per il potenziamento mirato dell’infrastruttura ferroviaria». Renzo Simoni, presidente della direzione federale dei trasporti, si è detto molto soddisfatto della caduta del diaframma, evento definito «un’ulteriore importante pietra miliare nella costruzione della ferrovia di pianura attraverso le Alpi». La caduta del diaframma, spiega la direzione di Alptransit, è avvenuta con molta precisione. La differenza in orizzontale della caduta è stata inferiore di 1 cm e quella verticale si è rivelata mini- ma. Possono sembrare particolari ridicoli. Ma poiché dopo lo scavo, occorre terminare le gallerie con cemento e posa di altri materiali, moltiplicare per 57 chilometri imprecisioni anche piccolissime, porta a cifre importanti, soprattutto in termini economici… Alptransit San Gottardo SA si è detta soddisfatta per come procedono i lavori per la costruzione della galleria di base. Fino ad oggi sono stati scavati 133 dei 153 km di quello che sarà il più grande traforo del mondo, pari a un avanzamento dell’87%. Il diaframma che ancora manca all’opera conclusiva è quello tra Sedrun (nei Grigioni) e Faido (in Ticino) e dovrebbe essere abbattuto all’inizio del 2011. Prosegue a ritmo serra- L’intenzione di costruire una Galleria di base del San Gottardo non è nuova. Era già stata presentata una proposta nel 1947. Mezzo secolo dopo il primo progetto risalente al 1962, verrà effettivamente messa in esercizio la galleria ferroviaria più lunga del mondo. Naturalmente questi 50 anni hanno lasciato tracce anche sul progetto. L’approvazione del progetto per le Nuove Trasversali Ferroviarie Alpine nel 1992 ha costituito la base per la progettazione. L’accettazione della tassa sul traffico pesante in funzione delle prestazioni e del progetto per l’ammodernamento ha significato, nel 1998, avere via libera per la costruzione. Nell’anno 2017 sarà messa in esercizio la più lunga galleria ferroviaria del mondo. Il gruppo di studio per la Galleria del San Gottardo del Dipartimento Federale dell’Interno ha elaborato nel 1962 il primo progetto per una galleria di base attraverso il San Gottardo. La prevista galleria a doppio binario, accessibile attraverso due attacchi intermedi, conduceva da Amsteg verso Giornico dritta come un filo attraverso la montagna. Era lunga 45 km e celava al centro un impianto con binario di sorpasso. I treni dovevano poterla attraversare con una velocità elevata non molto diversa da quella attualmente prevista: fino a 200 km/h. Altri elementi del vecchio progetto sono stati notevolmente modificati. Si è verificata un’accesa discussione soprattutto per decidere quale fosse il sistema di galleria più adatto. La Commissione della galleria ferroviaria transalpina del Dipartimento Federale dei trasporti e dell’energia, nel suo rapporto pubblicato nel 1971 è giunta alla conclusione che la soluzione migliore fosse rappresentata da una galleria a doppio binario, eventualmente suddivisa a tratti con due gallerie ad una corsia. La scelta fra un unico condotto a due binari con cunicoli di servizio oppure due condotti a binario semplice (con o senza cunicolo di servizio), fu presa molto più tardi, ossia nel 1995. Ha poi avuto la meglio una soluzione combinata, discussa solo di recente: due condotti a semplice binario senza cunicolo di servizio, completata però da due stazioni multifunzionali, cambi di corsia e circa 180 cunicoli trasversali, di modo che ciascun condotto possa supplire l’altro in caso d’emergenza. to anche la programmazione della rete di collegamento alla galleria del Gottardo. Cruciale lo snodo del Ceneri. Giovedì 11 giugno il Consiglio di amministrazione di Alptransit ha deliberato al Consorzio Condotte-Cossi i lavori per la costruzione della Galleria di base del Ceneri (Lotto 852). Il Consorzio è costituito dalla Società Italiana per Condotte d’Acqua S.p.A. di Roma, dalla Cossi S.p.A. di Sondrio e dalla Cossi SA Lugano. Il volume complessivo per questo lotto di galleria al Ceneri ammonta a 987 milioni di franchi. I lavori assegnati per il Lotto 852 comprendono il controavanzamento per i due tubi, lunghi ognuno 11,5 km, della Galleria di base del Ceneri a partire dalle Caverne Operative di Sigirino in entrambe le direzioni. Nell’autunno prossimo inizieranno i lavori d’installazione. Lo scavo avrà inizio nella primavera del 2010 e sarà completato verosimilmente nel 2015. In seguito verranno eseguiti i lavori per la tecnica ferroviaria. La messa in esercizio del Ceneri è prevista per la fine del 2019. Una volta superato il Ceneri, Alptransit corre verso l’italica pianura padana. Non poche sono le complicazioni, soprattutto dal punto di vista ambientale e progettuale. Il canton Ticino auspica una soluzione sotterranea per il tracciato di Alptransit tra Lugano e Chiasso. I due progetti di tracciato in superficie sono infatti stati bocciati dai 38 comuni interessati. Lo scorso aprile la Divisione della pianificazione territoriale del Ticino ha comunicato di preferire la variante di una doppia galleria immersa nel lago a una profondità di 70-80 metri sostenuta da piloni. In Norvegia una Per gli svizzeri, comunque, le preoccupazioni più grandi arrivano dall’Italia. Di recente, l’ex-Ministro ed oggi segretario ai trasporti, Roberto Castelli ha fatto sapere che «l’Italia è più interessata a portare le merci verso Novara per non gravare il nodo di Milano». Posizione ribadita anche nei giorni scorsi a Genova, quando Castelli ha messo in evidenza l’importanza del “corridoio 24” Genova-Rotterdam. Lo snodo di Novara citato da Castelli si pone sulla linea di collegamento tra i porti liguri (Savona e Genova) con il nord Europa passando dallo snodo di Sesto Calende da cui si diramano le due linee, quella attraverso il Sempione con il Loetschberg e quella attraverso Luino-Bellinzona con il Gottardo. «I progetti di collegamento tra Lugano e Chiasso – teme qualcuno oltreconfine – rischiano di essere un esercizio di spesa inutile dato che se le merci transiteranno su altre linee lo sgravio della linea attuale potrà supportare a pieno lo sviluppo del transito passeggeri». Diversa la posizione di Regione Lombardia. «La prosecuzione di Alptransit nel nostro territorio è una priorità, ma al momento non ci sono i finanziamenti. Il progetto preliminare è già pronto e siamo ancora in tempo per rispettare l’appuntamento del 2016-2017». Così, nei giorni scorsi Raffaele Cattaneo, assessore regionale alle Infrastrutture. «Il progetto el- vetico – aggiunge Cattaneo – si ferma a Lugano e la Svizzera deve ancora chiarire cosa farà nel tratto tra Lugano e il confine. È comunque vero che nell’ultimo anno non abbiamo fatto passi avanti sul fronte italiano. Nel comasco è previsto il quadruplicamento della linea da Albate a Seregno. Ma l’opera non è finanziata perché sono stati individuati come più urgenti altri due interventi, l’Alta Velocità verso Brescia e la nuova linea verso Genova». La prosecuzione del Gottardo è al terzo posto nelle priorità lombarde: servono 1 miliardo e mezzo di euro per questo progetto, oltre ad un ulteriore miliardo per la tratta che eviterà il passaggio delle merci da Milano. Buone le notizie per la linea Arcisate-Stabio, una bretella ferroviaria che prevede la realizzazione della tratta da Lugano a Malpensa e quindi della linea tra Varese e Como. «La posa della prima pietra di questa opera sarà il prossimo 7 luglio – conclude Raffaele Cattaneo –. I finanziamenti ci sono e la durata dei lavori è fissata in quattro anni. Per il 2014 sarà possibile viaggiare in treno da Varese a Como in circa mezz’ora: un risultato incoraggiante». Il quadro della situazione, dunque, è ampio e complesso. Il problema delle risorse è fra i più gravi, anche in ambito elvetico. Le trasversali alpine sono finanziate dalla Tassa sul Traffico Pesante. La crisi economica, che non sta trascurando nessuno in Europa, porterà a una diminuzione delle entrate del 10% (lo scorso anno la tassa aveva portato nelle casse federali un miliardo e mezzo di franchi). Inoltre, proprio la crisi economica, potrebbe ridisegnare le mappe delle produzioni industriali, modificando i flussi di traffico e ridistribuendo le direttrici dell’economia e della finanza. Problemi e interrogativi che rimangono aperti. ENRICA LATTANZI P A G I N A 4 SOCIETÀ INTERNIESTERI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 GIUGNO 2009 REFERENDUM SU RIFORMA LEGGE ELETTORALE E QUADRO POLITICO Dall’urna una risposta prevedibile F allisce il referendum elettorale, come peraltro era largamente prevedibile. Alla fine, tranne qualche professorino e qualche irriducibile referendario, non aveva più padri. Questa strada di politiche istituzionali, che aveva avuto successo nel 1991 e nel 1993, peraltro per motivi estrinseci al merito della questione elettorale, sembra definitivamente abbandonata. Certo riformare questa legge elettorale che non piace a nessuno, ma giova a molti, resta una priorità, ma per la via propria, che pure è difficilissima, quella parlamentare. I risultati dei ballottaggi alle comunali ed alle provinciali, che pure hanno visto una discreta partecipazione elettorale, rispettivamente intorno al 45 e più del 60%, contro il 23% del referendum meno votato di tutta la storia, confermano i risultati del primo turno e in sostanza delle stesse europee. Vince il centrodestra e il centrosinistra perde e non tracolla, come pure aveva seriamente temuto. I risultati complessivi per le provinciali sono molto significativi: il centrodestra passa dall’abisso di 9 contro i 50 del centrosinistra, a 34 contro 28, invertendo in modo molto netto le proporzioni. Conquista oltre 20 amministrazioni, ritoccando così significativamente la mappa del potere locale. La prova di appello è fissata tra un anno, per gran parte delle elezioni regionali. Nel frattempo resta la constatazione di una sostanziale, anche se ambivalente stabilità: le amministrative e le europee confer- mano i risultati delle politiche dello scorso anno e gli equilibri del governo. Diranno le prossime settimane dello stato di salute dei diversi attori politici: dal Partito Democratico, chiamato a scegliere il segretario e a disegnare una strategia non più di sopravvivenza, ma di alleanze e di iniziativa, allo stesso presidente del Consiglio, che nelle prossime settimane, di qui al G8, si gioca un importante passaggio, sotto i riflettori internazionali, anche alla luce di quelle vicende personali che hanno segnato la campagna elettorale, insieme peraltro all’andamento del calciomercato. Di riflesso ai maggiori attori si collocano le prospettive di Idv e Udc, i cui successi ovviamente dipendono, così come quelli, sia pure in misura diversa, della Lega, dallo stato di salute e dalle evoluzioni delle maggiori forze politiche oggi protagoniste del bipolarismo all’italiana. Che questo possa continuare a contare su una sinistra cosiddetta radicale è un’altra delle questioni su cui si attendono risposte. Di più comunque ai cittadini, tanto gli elettori, quanto i non pochi astenuti consapevoli e attivi, interessano le risposte in termini di politiche pubbliche, di investimenti in infrastrutture e in coesione sociale, che la crisi e il suo supermento continuano a reclamare, sui diversi piani, quello locale, quello nazionale e quello europeo che la recente tornata elettorale ha dimostrato così strettamente connessi. Servizio Informazione Religiosa ATTESA PER LA TERZA ENCICLICA DI BENEDETTO XVI Enciclica sociale: i due pilastri, verità e carità S iamo alla vigilia della pubblicazione della terza enciclica del papa, che sarà un’enciclica sociale. Qualcuno potrebbe pensare che Benedetto XVI inizierà il suo magistero sociale con questa enciclica, mentre invece egli ha già contribuito moltissimo allo sviluppo della Dottrina sociale della Chiesa (Dsc), lungo questi quattro anni di pontificato: ha precisato la sua natura in rapporto a Dio che è Amore e Verità ed ha sviluppato i temi centrali della presenza di Dio nel mondo, del significato pubblico della fede cristiana, della verità della fede e della ragione, della corretta laicità e della coerenza della presenza dei fedeli laici entro le cose profane. Benedetto XVI ha ripreso l’insegnamento di Giovanni Paolo II e ha posto la Dottrina sociale della Chiesa dentro il rapporto tra la Chiesa e il mondo, ossia dentro la missione di salvezza di cui la Chiesa è portatrice. L’ha collocata, possiamo dire, nel punto di incontro tra la ragione e la fede, tra la natura e la grazia, come si legge nel paragrafo 28 della “Deus caritas est”. La Dsc nasce da un intreccio tra ragione e fede, dal loro richiamarsi a vicenda fin dal- l’inizio e nel loro compenetrarsi. Non c’è dimensione umana completamente estranea al cristianesimo, infatti questo è la religione “dal volto umano”, come ha detto il Papa a Verona nell’ottobre 2006. La Dsc esprime in modo particolare questa dimensione, collegandosi da un lato a tutta la vita-azione della Chiesa e dall’altro alle dimensioni che solitamente vengono chiamate profane, ma che non sono “altro” dalla vita dello Spirito. La Dsc è quindi espressione di “Dio nel mondo”, vuole aprire la strada a Dio nel mondo perché sa che un mondo senza Dio è un mondo senza speranza, come ha scritto il papa nella “Spe salvi” ed anche la luce della ragione, senza di Lui, tende ad offuscarsi. Il mondo ha bisogno di verità. La ragione è in grado di vedere molte verità, ma ce ne sono alcune che essa, pur avendo in linea di principio la capacità di farlo, non avrebbe forse mai intravisto senza l’aiuto della rivelazione, e ce ne sono altre che, una volta conosciute, vengono poi abbandonate, dato che la ragione ha anche a che fare con il cuore e spesso per vedere la verità bisogna volerla vedere: «Quando Dio viene eclissato, la nostra capacità di riconoscere l’ordine naturale, lo scopo e il “bene” comincia a svanire. Ciò che ostentatamente è stato promosso come umana ingegnosità si è ben presto manifestato come follia, avidità e sfruttamento egoistico», ha detto Benedetto XVI ai giovani a Sidney. Benedetto XVI ci insegna che senza l’aiuto della fede la ragione si atrofizza progressivamente. Essa ha così l’illusione di garantire la pace e la giustizia, dato che su quanto è misurabile gli uomini possono facilmente trovare un accordo, ma invece rende l’uomo vittima delle proprie inclinazioni e desideri, dato che morale e religione sono abbandonate all’irrazionale. Così c’è la dittatura del relativismo, come il papa ha insistentemente ricordato. Non si dà un contesto puramente mondano e razionale. Non c’è l’economia da sola e poi l’etica o la religione. Non c’è la giustizia da sola e poi l’amore e la carità. Non c’è la produzione e poi la distribuzione. Non c’è l’efficienza e poi la solidarietà. Non c’è la legge naturale e poi la legge nuova. Non c’è il laico che poi diventa cristiano o viceversa. Pensare le cose in questo modo vuol dire accettare che il mondo possa funzionare senza Dio. La Dsc sarebbe solo eti- ca sociale, patrimonio di buoni sentimenti di umanità, lubrificante sociale ma nulla di costitutivo. Se la salvezza di Dio non investe tutti i piani, alla fine viene espulsa da tutti i piani. Ciò non significa che essa li debba invadere, quanto piuttosto che la sua luce garantisce la loro stessa autonomia e libertà, collocandola nella verità. Il mondo ha bisogno di trascendenza, altrimenti la società perde la capacità di respirare, la volontà perde di orientamento e diventa schiava dei propri desideri, la ragione senza la speranza si chiude nella propria presunta assolutezza e finisce per autolimitarsi, la giustizia senza la carità si affida a meccanismi che diventano una prigionia. Succede così che la scienza e la tecnica sfondino il limite della dignità umana – il papa lo ha detto nel 2008 a proposito della fecondazione artificiale -, che la pubblica piazza manifesti la propria arroganza rigettando Dio al di fuori di se stessa e che tale arroganza sia presentata come neutralità. La necessità di Dio per il mondo e, quindi, il problema di Dio nel mondo, è anche la massima questione sociale e politica che pone di conseguenza ai cristiani il dovere di una coe- renza. La fede cristiana, ha detto il papa alla Giornata mondiale della Gioventù, «ha il potere di ispirare una visione coerente del mondo». Quando sono in gioco i principi della legge morale naturale o quanto è connesso con la dignità propria di ogni creatura umana, non ci può essere compromesso. Ci sono delle questioni “non negoziabili” che “non ammettono deroghe”, ha detto Benedetto XVI, e la democrazia non è un compromesso al ribasso perché in questo caso il bene comune si trasformerebbe nel minor male comune. Nascono qui due indicazioni operative molto importanti: da un lato la necessità di costruire sui principi “non negoziabili” una adeguata politica che apra loro la strada; dall’altro di attuare l’obiezione di coscienza e di lottare per ottenerne il riconoscimento. Tutto l’insegnamento sociale di Benedetto XVI si incentra su Dio che è Verità e Amore. L’amore del prossimo non può andare contro la verità che egli porta con sé e l’adesione razionale a regole di comportamento non si sostituisce mai, come un freddo codice, al vero rapporto fraterno della regina delle virtù, la carità. STEFANO FONTANA SOCIETÀ FATTIePROBLEMI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 GIUGNO 2009 P A G I N A 5 BENEDETTO XVI E PADRE PIO La strada di un santo S edici mosaici raffiguranti la vita di Gesù. Un soffitto ricoperto di foglie d’oro, ricavato dagli ex voto dei devoti di padre Pio. È la cripta della chiesa, opera di Renzo Piano, che accoglierà il corpo di san Pio da Pietrelcina. Padre Marko Rupnik con una ventina di collaboratori, cattolici, greco-cattolici e ortodossi, di otto diverse nazioni, ha realizzato i mosaici che coprono non solo le pareti della cripta, ma anche 36 nicchie della rampa di accesso: gli episodi realizzati – a sinistra la vita di san Francesco di Assisi, a destra quella di san Pio – rievocano i temi della chiamata, la rinuncia al male, i sacramenti, la lotta spirituale, la preghiera, l’ascesi, la morte dell’uomo vecchio, il primato della carità, la solitudine. Temi che tornano, alcuni, nelle parole di papa Benedetto che visita il Santuario, inaugura la cripta e celebra la messa davanti a cinquanta mila fedeli venuti da tutta Italia e da molti altri paesi europei, soprattutto dalla Polonia. Dopo 22 anni un Papa torna a San Giovanni Rotondo per rendere omaggio a padre Pio. Torna all’indomani dell’apertura dell’Anno sacerdotale per affidarlo proprio al santo di Pietrelcina e alla Madonna. Torna, papa Benedetto, per indicare nel santo del sud un modello e un testimone della vita sacerdotale, con la sua semplicità, umiltà, e con il suo essere “afferrato da Cristo”. Così si ferma in preghiera nel luogo dove è esposto il corpo di san Pio, accende due lampade a ricordo della visita, e infine celebra nel grande piazzale che porta alla nuova chiesa, proprio in quella zona che i fedeli di padre Pio affollavano per vederlo affacciarsi dalla finestra della sua cella, salutare con un fazzoletto bianco, e benedire: immagine che è rimasta negli occhi e nei cuori di uomini e donne, giovani e anziani. Anche di fra Paolo e fra Modestino, 90 anni il primo, qualcosa in più il secondo, che hanno potuto abbracciare il Papa nel Santuario di Santa Maria delle Grazie. In questo luogo dove “tutto parla della vita e della santità di padre Pio da Pietrelcina” papa Benedetto presiede la liturgia domenicale. Il tema della tempesta sedata, il brano del Vangelo letto, è occasione per soffermarsi sull’immagine del vento e del mare: “il mare nella Bibbia è considerato un elemento minaccioso, caotico, potenzialmente distruttivo, che solo Dio, il Creatore può dominare, governare e tacitare”. Ma c’è un’altra forza, ricorda Benedetto XVI, “una forza positiva, che muove il mondo, capace di trasformare e rinnovare le creature: la forza dell’amore del Cristo”. Non una forza cosmica, ma “divina, trascendente”. Così il gesto” solenne” di calmare il mare in tempesta, è “segno della signoria di Cristo sulle potenze negative e induce a pensare alla sua divinità”. Non a caso i discepoli si interrogano su chi fosse quest’uomo capace di farsi obbedire dal vento e dal mare. Lo loro fede non è ancora salda, ricorda il Papa; “è un misto di paura e di fiducia”, cui si contrappone “l’abbandono confidente di Gesù nel Padre”. È ab- bandono totale e puro per questo Gesù “dorme durante la tempesta, completamente sicuro nelle braccia di Dio”. Quando verrà la sua ora Gesù “proverà paura e angoscia”. Sentirà su di se il peso dei peccati dell’umanità, quasi onda in piena, l’ultimo assalto del male contro il Figlio di Dio. “In quell’ora, Gesù da una parte fu un tutt’uno con il Padre, pienamente abbandonato a lui: dall’altra, in quanto solidale con i peccatori, fu come separato e si sentì come abbandonato da lui”. Terribile tempesta “non cosmica, ma spirituale”. Anche padre Pio ha vissuto le tempeste, ha dovuto combattere con il demonio, ma è rimasto unito a Cristo che ha voluto farne “strumento eletto del potere perenne della sua Croce: potere di amore per le anime, di perdono e di riconciliazione, di paternità spirituale, di solidarietà fattiva con i sofferenti”. Padre Pio, ricorda Benedetto XVI, “ha avuto sempre di mira la profondità del dramma umano, e per questo si è offerto e ha offerto le sue tante sofferenze, ed ha saputo spendersi per la cura e il sollievo dei malati”. Visitando nel pomeriggio la Casa Sollievo della Sofferenza, l’ospedale voluto da padre Pio, il Papa dirà: “chi può eliminare il potere del male è solo Dio. La fede ci aiuta a penetrare il senso di tutto l’umano e quindi anche del soffrire”. Ogni volta che si entra in un luogo di cura “il pensiero va al mistero della malattia e del dolore, alla speranza della guarigione e al valore inestimabile della salute, di cui ci si rende conto spesso soltanto allorché essa viene a mancare”. Guidare le anime e alleviare la sofferenza, così si può riassumere, con le parole di Paolo VI, la missione di san Pio. Egli “attirava sulla via della santità con la sua stessa testimonianza, indicando con l’esempio il binario che a essa conduce: la preghiera e la carità”. La sua prima preoccupazione, ricorda ancora il Papa, era “che le persone ritornassero a Dio, che potessero sperimentare la sua misericordia e, interiormente rinnovate, riscoprissero la bellezza e la gioia di essere cristiani”. Preghiera, amore e carità devono essere anche punti di riferimento, in un tempo in cui “i rischi dell’attivismo e della secolarizzazione sono sempre presenti”. Rivolgendosi a religiosi e laici, il Papa dice: molti di voi sono “talmente presi dalle mille incombenze richieste dal servizio ai pellegrini, oppure ai malati nell’ospedale, da correre il rischio di trascurare la cosa veramente necessaria: ascoltare Cristo per compiere la Il fascino delle frasi fatte D volontà di Dio”. Ci sono altri due temi che la domenica di papa Benedetto mette in evidenza, il primo è la difficile, drammatica situazione dei rifugiati. All’Angelus ricorda la giornata del rifugiato e dice: è doveroso accoglierli. Sono persone “che cercano rifugio in altri paesi fuggendo da situazioni di guerra, persecuzione e calamità”. Pone non poche difficoltà la loro accoglienza ma “è doverosa”; anche se l’auspicio del Papa è che “con l’impegno di tutti, si riesca il più possibile a rimuovere le cause di un fenomeno tanto triste”. Il secondo è la disoccupazione: un fenomeno, dice, che “interessa in maniera drammatica non pochi giovani e ragazze del Mezzogiorno d’Italia”. Ma dice loro, come già a Cassino: “non perdetevi d’animo”. Dice di aver presenti i problemi che assillano i giovani e che “rischiano di soffocare gli entusiasmi tipici della vostra giovinezza”. FABIO ZAVATTARO i nuovo il dibattito sul rapporto scuola statale-scuola non statale. Mi è capitato di leggere anche affermazioni quali: il finanziamento alle scuole non statali sarebbe una barbarie! Salvo le affermazioni di pochi, tutti si allineano alla idea prefabbricata e valida per ogni stagione: la scuola statale è la sola scuola pubblica! Il monopolio dello Stato sulla istruzione deve essere difeso ad oltranza: tutto ciò che non è statale, nella scuola, non merita attenzione e se ne merita e per “punirlo”. Non difendo le scuole cattoliche, non difendo le scuole non statali: no, difendo un principio costituzionale che viene prima di ogni altra disquisizione. Quale? Il diritto del cittadino ad una libera autodeterminazione culturale, attestata dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, dalla Costituzione Italiana, dalla risoluzione del Parlamento Europeo. Ma come si fa ad affermare, senza alcuna precisazione, che la scuola statale è la sola scuola pubblica? Un po’ di buon senso! La scuola statale è, innanzitutto e prima di tutto, la prima e più ampia forma di scuola sovvenzionata con il denaro dei privati cittadini. Denaro sul quale lo Stato mette le mani e lo rende”pubblico”. Ma è pubblico perché, prima di tutto e soprattutto, è privato. Mancasse il contributo dei privati, non avremmo il pubblico. La domanda allora si impone: può lo Stato essere non il garante di un diritto (diritto allo studio) ma il solo gestore di ogni forma di diritto allo studio? La Costituzione afferma che lo Stato deve garantire il diritto allo studio, ma non dice che lo Stato è il solo gestore. Avremmo questa strana e paradossale situazione: lo Stato è il garante di un diritto che gestisce a modo suo per tutti i cittadini e, anomalia nella anomalia, è anche il controllore di questa attività. Uno Stato garante, gestore e controllore! A tutti i difensori della scuola di Stato, quale solo modalità di scuola pubblica, raccomando le pagine del noto libro LA CASTA e di altri volumi che indicheremo. Che lo sperpero del denaro dei contribuenti nel campo della scuola pubblica sia una nuova forma di diritto che lo Stato garantisce? Che cosa è, allora, pubblico? La risposta non è così scontata come appare! Un dibattito da riprendere, oltre le frasi fatte! QUALE ? scuola ARCANGELO BAGNI CORSIVO di AGOSTINO CLERICI NEL MARE IN CUI «NAVIGA» DI TUTTO... Su internet gira di tutto. Tanto «ciarpame» da far paura. Hanno inventato la casella della «posta indesiderata» (quella che vorremmo avere anche fuori casa per evitare la saturazione della cassetta delle lettere con la cartaccia pubblicitaria), ma anche la lettura delle mail “ammesse” si trasforma spesso in un trasferimento a catena nel «cestino», altro contenitore sempre pieno e da svuotare. L’altro giorno ho ricevuto una mail che annunciava la prossima liberazione dell’Italia «dall’oscurantismo medievale imposto dalla religione». Sono stato tentato di cestinarla, ma poi ho voluto leggerla. Sono stato tentato di non parlarne, per non concedere visibilità a idiozie grosse come una casa, ma poi ho deciso che era meglio parlarne. Memore in questo anche dello «sbaglio» riconosciuto da papa Benedetto stesso, il quale nella lettera ai vescovi cattolici sulla questione della remissione della scomunica ai presuli lefevbriani, ha ammesso che si è data poca importanza a ciò che circola nella rete. Perché il problema è esattamente questo: si pensa che sia spazzatura, ma si dimentica che non si trova nell’immondezzaio, ma nel luogo più visibile e più guardato del mondo, quel luogo in cui tanti giovani e meno giovani - per lo più sprovveduti di nozioni culturali o religiose - si fanno un’idea su questioni anche importanti. Tempo fa’ ho avuto a che fare in un dibattito televisivo con un improvvisato studioso che sostiene che Gesù non è mai esistito: una miseria culturale e una carenza di conoscenze storiche che hanno dell’incredibile, tanto che è difficile persino pensare di smontare razionalmente un costrutto che è praticamente irrazionale. Eppure, quel tale è supportato da siti internet, blog, associazioni esperte nel veicolare idee sulla rete. Tanti bevono, senza nemmeno accorgersi dei veleni disciolti nel liquido contrabbandato come acqua purissima... E accade così che non si dia importanza a certe idee, perché le si ritiene palesemente errate. Invece, bisogna impegnarsi a contrastarle con gli stessi mezzi, scendendo sul terreno melmoso del web. Il messaggio ricevuto l’altro giorno proviene da un sito propugnatore dell’ateismo anticlericale più becero (che diffonde anche un modulo per chiedere lo «sbattezzo», ovvero la cancellazione dal registro di battesimo), e annuncia la nascita di un nuovo partito politico di «democrazia atea» (perbacco, che copioni: sbaglio, o esisteva una «democrazia cristiana»?), presentato come «il primo partito libero dai dogmi». Perché creare un altro partitino? Perché «è ormai chiaro e evidente che il Parlamenti italiano prende ordini dai monarchi del Vaticano, ubbidendo ai voleri della Conferenza Episcopale Italiana». Come ho detto, si tratta di un ateismo becero, forse poco incisivo nei salotti della cultura e della politica. Ma assai performante nella ramificazione incontrollata di internet. Occorrono nuove strategie. P A G I N A 6 CHIESA CHIESA LOCALE ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 GIUGNO 2009 AGENDA del VESCOVO FINO A VENERDÌ 26 Visita Pastorale alla Curia Diocesana. GIOVEDÌ 25 Al mattino, in Curia, a Como, Consiglio Episcopale. VENERDÌ 26 A Como, alle ore 20.45, a Palazzo Terragni, in occasione dell’anniversario della Guardia di Finanza, incontro con il prof. Salvatore Natoli sul tema “Etica e legalità, responsabilità personale e lealtà civile”. SABATO 27 A Talamona, alle ore 10.00, S. Messa per i 100 anni della Casa di Riposo. DOMENICA 28 A Madesimo, alle ore 10.00, S. Messa, in occasione dei festeggiamenti per i 400 anni della parrocchia dei santi Pietro e Paolo. LUNEDÌ 29 Visita pastorale alla Curia; a Como, in Cattedrale, alle ore 18.30 S. Messa con gli Uffici di Curia; a Como, presso la parrocchia di Sagnino, alle ore 21.00, ultima “lectio divina” su San Paolo. MARTEDÌ 30 Visita pastorale alla Curia Diocesana. MERCOLEDÌ 1 LUGLIO A Roma, al mattino, Consiglio Nazionale Scuola Cattolica. GIOVEDÌ 2 A Como, al mattino, Consiglio episcopale; a Como, in Curia, alle ore 17.00, incontro con i responsabili delle scuole cattoliche presenti sul territorio diocesano. DOMENICA 5 A Casasco, alle ore 10.30, S. Messa. LUNEDÌ 6 E MARTEDÌ 7 A Caravaggio, incontro della Conferenza Episcopale Lombarda. Anche quest’anno 34 giovani della nostra Diocesi hanno preso parte, dal 18 al 21 giugno, agli Esercizi Spirituali dei 18enni a Pellio Inferiore presso la Casa Nostra Signora di Fatima. Tantissimi sono stati i momenti di questa intensa esperienza: tra tutti, il più provocatorio è stato l’intervento del nostro Vescovo Diego sulla libertà dal titolo Liberi per servire IN ATTESA DELL’ENCICLICA SOCIALE DEL PAPA Fondo diocesano: avvio il 1° luglio N on c’è assemblea di organizzazioni imprenditoriali, sindacali e incontri indetti dalle pubbliche amministrazioni che, parlando del vissuto presente, non mettano al centro dei loro interventi una riflessione sulla crisi economica in atto. Se qualche mese fa si parlavano delle cause della crisi, ora, si può dire, l’attenzione del dibattito è rivolta al post crisi. Si dice la crisi c’è, ne abbiamo preso purtroppo atto in tutta la sua gravità, ora si tratta di trovare le strade per uscirne e nello stesso tempo elaborare quelle regole, (tutti ne parlano senza però darne qualche, se pur generica, esemplificazione) perché non si debba più rivivere una crisi economica così grave. A onor della cronaca va detto che nel corso degli ultimi interventi sta passando una parola di speranza, ancora debole, da verificare nella sua effettiva consistenza; si dice: la crisi ha raggiunto il culmine, ora si intravedono timidi segnali di ripresa. Nonostante queste indicazioni, rimangono però aperte alcune domande: quanto durerà la crisi? Quale sarà la velocità della ripresa, qualche mese, qualche anno? E poi, una volta superata, sarà tutto uguale a come era prima della crisi o qualcosa dovrà cambiare o la crisi avrà operato dei cambiamenti che creeranno un sistema nuovo rispetto a quello della pre-crisi? Se alle prime domande è difficile dare risposte certe, per l’ultima la risposta è unanime: la situazione economica sociale non sarà più come quella precedente la crisi. Il sistema imprenditoriale parla di accentuazione dell’uso di nuove tecnologie; il sistema finanziario viene sollecitato a darsi delle regole che lo rendano trasparente; i sindacati si battono perché ci sia un mer- cato del lavoro che non penalizzi i più deboli e che si attrezzino percorsi di riqualificazione dei lavoratori affinché possano acquisire le nuove professionalità richieste. Questi auspici fanno intravedere le varie sfaccettature di cui si compone la crisi: quella imprenditoriale quella finanziaria e quella del lavoratore, della persona. Di queste sfaccettature una è indicata da tutti come quella che merita attenzione particolare: quella che inerente alla ricaduta negativa sulla vita dei lavoratori e delle rispettive famiglie, in altre parole c’è molta attenzione alla così detta coesione sociale. È significativo che i vari soggetti economici e istituzionali pongano attenzione alla sfaccettatura umana della crisi. Essa chiama ad un impegno più determinato e attento da parte delle strutture sindacali e anche da parte delle comunità parrocchiali. Troppo spesso quando si elaborano attività parrocchiali si dimentica che i componenti di una parrocchia non sono solo bambini, giovani e anziani, ma ci sono anche lavoratori, che per le famiglie devono poter usufruire di un reddito da lavoro confacente i bisogni del vivere quotidiano; a volte, a seguito della crisi un membro della famiglia deve andare a lavorare in un luogo lontano, e questo significa poter dedicare meno tempo per la famiglia. Sabato 13 giugno Papa Benedetto XVI incontrando i congressisti del convegno “Valori e regole per un nuovo modello di sviluppo” organizzato della Fondazione Vaticana Centesimus Annus – Pro Pontifice ha annunciato la prossima pubblicazione dell’enciclica che, ha detto, è “dedicata proprio al vasto tema dell’economia e del lavoro: in essa verranno posti in evidenza quelli che per noi cri- stiani sono gli obiettivi da perseguire e i valori da promuovere instancabilmente, al fine di realizzare una convivenza umana veramente libera e sociale”. Il Papa ha detto che il prolungato ritardo della pubblicazione dell’enciclica è dovuto al sorgere della crisi economica: sul come affrontarla e sugli insegnamenti da trarre dalla stessa. A giorni sarà pubblicata. Le parrocchie si apprestino ad accoglierla e a trarre quelle indicazioni utili per un cammino solidale con chi è in sofferenza per questa crisi. Ma la riflessione sull’attuale difficile congiuntura economica non si ferma qui. Perché anche la nostra diocesi, dallo scorso 30 aprile ha dato vita a un fondo di solidarietà a sostegno di famiglie e persone in difficoltà finanziaria. Il fondo “FamigliaLavoro”, coordinato dal vicario episcopale monsignor Battista Galli, è nato dalla collaborazione di un’equipe composta da rappresentanti di Pastorale del Lavoro, Caritas diocesana, associazioni e movimenti laicali attivi sull’intero territorio della Chiesa comense. Il fondo sarà operativo dal 1° luglio. A confermarlo è proprio don Battista: «Abbiamo a disposizione una cifra sufficiente a far fronte alle prime richieste». “Famiglia-Lavoro” è un fondo aperto e in continuo aggiornamento. È partito da uno stanziamento iniziale della Caritas pari a 20mila euro. Si sono poi aggiunte le offerte raccolte in tutte le parrocchie della diocesi il 10 maggio. In esso, inoltre, confluisce il 50% del Sol.Sacer., il fondo nato lo scorso 9 aprile da una proposta lanciata dal vescovo Diego Coletti a tutti i sacerdoti: mettere a disposizione un mese della propria remunerazione (l’altro 50% al momento viene destinato alle popolazioni colpite dal terremo- DAL 18 AL 21 GIUGNO A PELLIO INFERIORE 34 diciottenni agli Esercizi Spirituali to in Abruzzo). Nei giorni scorsi il vescovo ha comunicato l’ammontare del fondo “Famiglia-Lavoro”: quasi 100mila euro le offerte versate dalle parrocchie; poco meno di 93mila quelle provenienti dal Sol.Sacer. «Ci stiamo confrontando con un periodo di grande emergenza – osserva monsignor Coletti –. Il fondo anti-crisi si raccorda e si completa con altre proposte e non è un “atto di carità”, bensì espressione di generosa solidarietà civile, che richiama tutti a un serio impegno di fraternità. Quella che stiamo vivendo potrebbe essere l’occasione per imparare a condividere con gli altri la normalità, non il superfluo». «La nostra principale preoccupazione – ribadisce monsignor Galli – è educativa: anche i cristiani devono modificare gli stili di vita, limitando consumi ed evitando sprechi. Occorre un impegno di sobrietà. Il fondo è un’iniziativa che nasce “dal basso”, coinvolge in primis parrocchie e famiglie, chiamate a un atteggiamento di ascolto e apertura». È stato scelto il Comitato dei Garanti, con la struttura organizzativa ad esso collegata, e sono stati individuati tutti i referenti zonali. I parroci, inoltre, hanno ricevuto una copia della scheda personale da compilare al momento in cui si accoglie la richiesta di aiuto. Nei prossimi numeri del Settimanale pubblicheremo ulteriori approfondimenti. Per il momento, per informazioni su modalità di adesione e accesso al fondo, è bene rivolgersi al proprio parroco; oppure telefonare alla Caritas, allo 031-304330; alle Acli di Como, 031-3312711; alle Acli di Sondrio, 0342-212352. a cura di don GIUSEPPE CORTI ed ENRICA LATTANZI CHIESA P A G I N A 7 CHIESALOCALE IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 GIUGNO 2009 IN CATTEDRALE L’INCONTRO DEL VESCOVO NELLA FESTA DEI POPOLI UNA FESTA DI COMUNIONE FRATERNA N el pomeriggio di domenica 21 giugno la Cattedrale di Como ha ospitato la “Festa dei Popoli”. Una Pentecoste di lingue, culture, tradizioni, storie che si riconoscono nel dono dell’unica fede, «una fede profonda che ci rende tutti fratelli – ha sottolineato il vescovo monsignor Diego Coletti – perché davvero, come diceva Giovanni Paolo II, nella Chiesa nessuno è straniero». Davvero tanti i fedeli raccolti in preghiera. Molti incuriositi dalle liturgie festose, dai canti, dai vestiti tradizionali. Particolarmente sentita la processione offertoriale, con una danza filippina interpretata da un gruppo di bambine: «una danza – ci ha spiegato la mamma che ha coordinato il gruppo – in cui si riconosce Gesù come pane della vita. Gli si chiede di essere gioia per chi soffre, giustizia per gli oppressi, speranza per il popolo disperso». Fra i momenti più significativi della celebrazione, la preghiera del Padre Nostro. Ognuno, a bassa voce, lo ha recitato nella propria lingua: colpisce il fatto che i bambini – le cosiddette seconde o terze generazioni di migranti – lo abbiano detto in italiano, segno che l’integrazione, per loro, non è un problema ma è già una realtà. «Grazie – ha detto don Umberto Gosparini, responsabile diocesano per la pastorale dei Migranti – al Vescovo e ha tutti voi che avete partecipato a questa celebrazione. L’incontro di oggi è preziosa occasione di comunione, per fraternizzare, parlarci, conoscerci e renderci conto che è bello stare insieme». «Sono io che ringrazio voi – ha concluso monsignor Coletti – per la gioia e la grazia della vostra presenza. Ci auguriamo davvero che quella di oggi sia un’opportunità per costruire insieme percorsi di comunione fraterna». Qui di seguito riportiamo il testo dell’omelia del Vescovo. «Non sono io a darvi il benvenuto, cari fratelli e sorelle qui convenuti, perché è Gesù che dà il benvenuto a tutti noi. Questa è la casa della comunità cristiana, che si raccoglie intorno al ministero del Vescovo, al suo altare e alla sua Cattedra e accoglie tutti noi come figli e fratelli fra di noi. Consentitemi due brevi premesse. Una riguarda la Pentecoste e l’altra è autobiografica. Nella Pentecoste, ciascuno dei presenti – ed erano Parti, Elamiti, abitanti della Mesopotamia, della Cappadocia, del Ponto, della Frigia, della Panfilia… - in quella piazza nella quale escono gli apostoli dopo il dono dello Spirito Santo, ciascuno sente parlare nella propria lingua. È una Fotoservizio William cosa sulla quale non si medita mai abbastanza, perché diciamo che avevano tutti una lingua sola. Non è vero. Lo Spirito Santo non appiattisce le differenze, le supera, le integra, le somma, in un mirabile linguaggio fatto di accoglienza, di fraternità, di attenzione per l’altro, di gioia nell’essere diversi. Ciascuno sentiva parlare gli apostoli nella propria lingua. Anche oggi abbiamo dovuto fare fatica, tutti, ad ascoltare la parola di Dio in tre lingue diverse, e avevamo in mano un libretto che – almeno per quelli che conoscono l’italiano – riusciva a rimediare. Ma questo sforzo di ascolto ci fa fare un passo importante verso il mistero della Pentecoste. Non abbiamo bisogno di essere tutti uguali, di parlare una sola lingua, di avere una sola storia, di avere una sola tradizione… Nello Spirito Santo del Signore noi ci accogliamo nella nostra diversità. Questa è la prima premessa. La seconda premessa autobiografica è questa: vedete la casula verde che indosso? È legata a un ricordo tenerissimo e trepido. Circa 44 anni fa, alla fine della mia preparazione al sacerdozio, strinsi amicizia con uno studente della teologia dei comboniani, la cui sede era vicina al nostro seminario. Questo sacerdote diventò vescovo nel sud del Sudan, nel Darfur… dove, come voi ben sapete, è in atto da anni una pesantissima persecuzione contro i cristiani. Questa casula viene dal Darfur e l’ho voluta indossare oggi perché mi ricorda un’amicizia fraterna con un fratello che disse la prima messa quasi in contemporanea con me e che ora è a capo di una Chiesa sofferente e perseguitata, immersa nel sangue dei martiri. Mi è sembrato bello indossarla nel giorno in cui celebriamo, nell’eucaristia domenicale, la gioia della reciproca accoglienza fra popoli diversi. Dopo le premesse condividiamo una breve riflessione a partire dalla Parola di Dio. Nel vangelo che abbiamo appena ascoltato, ci sono state indicate le radici dell’intolleranza: la paura, la poca fede, la presunzione. Giobbe viene rimproverato perché si è mostrato davanti a Dio presuntuoso, pensava di saperne più degli altri… di avere in mano il senso della storia, di poter contendere con Dio. E Dio gli dice: sei tu che hai creato il mondo? Sei tu che sai tutto? La presunzione è madre dell’intolleranza. L’altra madre dell’intolleranza è la paura. Quando il mare si agita, quando i flutti entrano nella barca, quando la nostra sicurezza di navigatori di piccolo cabotaggio viene messa in crisi dalla tempesta – e la tempesta può essere anche l’arrivo del diverso, colui che ti disturba nella tua paciosa tranquillità – quando arriva la tempesta viene la paura. Tanto più se il Signore sembra addormentato, assente, distratto, non ci risponde… La terza madre dell’intolleranza è la poca fede. Così Gesù si è rivolto ai suoi discepoli, spaventati: ma perché avete poca fede? Perché pensate che ogni difficoltà, ogni novità, ogni contrasto, ogni scuotimento della vostra vita abbia a portare con sé una mi- naccia così grave? Mentre la mia presenza, anche dormiente, accanto a voi, dovrebbe essere fonte di fiducia e di speranza incrollabile? Se uno scopo ha il celebrare questa Messa, pregando gli uni per gli altri, è il risanarci da queste tre radici malate dell’intolleranza. Diventare umili davanti a Dio. E consapevoli che abbiamo sempre qualcosa di buono e di bello da imparare. Da chiunque, quindi contrastare la supponenza. Diventare coraggiosi, anche nella difficoltà e nei contrasti: non lasciarci assillare il cuore dalla paura. E, infine, coltivare la fede. È su questo e ultimo punto, a pochi giorni dalla chiusura dell’Anno Paolino, che vorrei citarvi un’altra pagina della Scrittura, che ci invita alla fede in Gesù. Pensate, siamo tutti così diversi, per lingua, per popolo, per nazione, per storia, per sensibilità, eppure tutti noi, battezzati, siamo stati battezzati in un solo corpo. Per rivestire, nell’unico Spirito, l’unica realtà di Cristo Signore. E san Paolo, ecco questa è la pagina che voglio leggere con voi, san Paolo, scrivendo ai cristiani di Efeso dice: Gesù è la nostra pace. San Paolo aveva di fronte a sé una grande separazione – che lui viveva nella sua carne come Giudeo –: la grande separazione fra il popolo eletto e tutti gli altri popoli, chiamati “goim”, che vuol dire “cani”. E questa separazione era contraccambiata da tutti i pagani nei confronti degli Ebrei con altrettanto disprezzo. Questa era la situazione nella quale viveva san Paolo. E davanti a questa distinzione tutta la lettera agli Efesini – leggetela vi prego – è giocata, almeno nella prima parte, su questo “noi” e “voi”. “Noi” sono gli Ebrei. “Voi” sono i pagani. In un punto del capitolo secondo san Paolo dice: «Gesù Cristo è la nostra pace, Colui che ha fatto dei due un popolo solo. Abbattendo il muro di separazione che era frammezzo. Cioè l’inimicizia. Annullando per mezzo della sua Croce la legge fatta di prescrizioni e di decreti per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e due, con Dio, in un solo corpo per mezzo della Croce, distruggendo, in se stesso, l’inimicizia». Che bello se ci abituassimo a guardare Gesù così… Lui che non ci dà la pace come la dà il mondo. Una pace fatta di potere esercitato che schiaccia i poveri. Una pace fatta di equilibrio delle potenze e delle armi. Io vi do la mia pace. Che è quella fondata sul dono totale di sé, che vediamo nella Croce, e che distrugge l’inimicizia, non la copre! Distrugge l’inimicizia e fa di noi “uno solo”. «Egli è venuto, perciò, ad annunciare pace a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini, e per mezzo di Lui possiamo presentarci, gli uni e gli altri – cioè tutti – al Padre, in un solo Spirito». Ed ecco la conclusione di san Paolo, bellissima: ciascuno la applichi a se stesso. «Così, dunque, voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio. Edificati sopra al fondamento degli apostoli e dei profeti e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù. In Lui, in Gesù, ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore. In Lui, in Gesù, anche voi, insieme con tutti gli altri, venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito». Fratelli e sorelle siamo qui per questo! Per edificare insieme, con tutte le nostre diversità, l’unica, meravigliosa dimora di Dio, per mezzo dell’azione dello Spirito Santo che invocheremo tra poco nella celebrazione eucaristica, perché faccia di noi un corpo solo nel Signore. Non più stranieri, né ospiti, ma concittadini e membri della famiglia di Dio. Lo so che tra queste parole e la nostra situazione di fatto, tra queste parole e il nostro cuore presuntuoso, spaventato e diffidente, c’è un lungo cammino da fare. Ma intraprendiamolo insieme, con fiducia, con coraggio, per segnalare al mondo che è possibile volersi bene e che è proprio bene volersi bene perché siamo diversi». CHIESA P A G I N A 8 CHIESALOCALE IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 GIUGNO 2009 DAL 3 AL 10 SETTEMBRE LA DIOCESI PELLEGRINA CON IL VESCOVO IN TERRA SANTA IL SENSO DEL PELLEGRINAGGIO/10 PELLEGRINAGGIO E CULTO DELLE RELIQUIE P La reazione carolingia a questi palesi dubbi rappresentò alla perfezione il clima culturale diffuso ai più alti vertici della Chiesa: fu prima di tutto prescritto il divieto di venerare falsi martiri o santi di incerta memoria, si raccomandò inoltre al clero ed al monaci di interpretare in modo corretto l’abbandono del secolo piuttosto che ridurlo ad aspetti solamente esteriori quali la rinuncia all’uso delle armi o l’impegno di raccogliere reliquie di corpi santi al fine di potervi costruire attorno nuove chiese - alle quali le sopraddette reliquie portavano prestigio - cui procurare donazioni mediante pressioni sui fedeli. ossiamo considerare il culto delle reliquie nel Medioevo strettamente connesso alla pratica del pellegrinaggio penitenziale e, di conseguenza, alla crociata. A voler ben vedere la prima crociata ebbe come principale obiettivo, almeno in teoria, la liberazione di quella che allora veniva considerata la maggiore e più prestigiosa reliquia cristiana cioè la basilica che custodiva il Santo Sepolcro a Gerusalemme. Come abbiamo già avuto modo di sostenere, i romani non vedevano molto di buon occhio la pratica del pellegrinaggio, tuttavia quando Costantino, nella prima metà del quarto secolo si convertì al cristianesimo, le cose finirono per cambiare e sua madre Elena partì, carica di devozione, per un fortunatissimo e famosissimo viaggio verso la Terra Santa dalla quale tornò carica di tesori consistenti nientemeno che nelle reliquie originali della passione del Cristo. Interessato a rafforzare la nuova religione dell’impero, Costantino avallò subito le scoperte fatte dalla madre e costruì la basilica del Santo Sepolcro destinata a diventare prestissimo il massimo santuario della cristianità. A far nascere la moda di raccogliere e collezionare le reliquie fu l’imperatrice Eudossia la quale, alla metà del V sec., stanca dei continui intrighi della vita di corte e desiderosa di raggiungere una maggiore maturità spirituale, si stabilì nella Città Santa seguita da molti esponenti dell’aristocrazia bizantina. Paziente ed instancabile ricercatrice Eudossia raccolse un gran numero di reliquie e le inviò alla capitale ponendo le basi per quella che diventerà poi la famosissima collezione di Bisanzio. Buona parte di questa raccolta - che a detta dei viaggiatori dell’epoca comprendeva accanto alle principali reliquie della Passione quali la corona di spine e la Vera Croce ed il panno di Edessa, anche alcuni oggetti personali di Gesù come ad esempio la veste inconsutile finirà poi in Europa in seguito al terribile sacco di Costantinopoli operato da parte delle truppe della quarta crociata (la corona di spine, custodita fino al 1806 in quello che è considerato il massimo reliquiario della cristianità, la Sainte Chapelle di Parigi, è tuttora oggetto di venerazione da parte di centinaia di pellegrini ogni anno). Ben presto la moda delle reliquie dilagò in Occidente: fu così che oltre ai consueti oggetti del lusso mondano, cominciarono ad affluire dall’Oriente verso l’Europa anche quelli del lusso religioso. Bisogna ricordare che originariamente il cristianesimo fu una religione orientale, era quindi in Oriente che si trovavano le sepolture e quindi i corpi e le reliquie dei primi santi e martiri cristiani. Convinti che questi corpi avesse- ro il potere di compiere miracoli, come ad esempio operare guarigioni, i pellegrini erano disposti per visitarli, ad intraprendere lunghi, faticosi ed avventurosi viaggi con la speranza magari di entrare in possesso di qualche reliquia da riportare in patria e collocare nelle chiese dei loro paesi di provenienza. Fu così che le reliquie, prima di secondaria importanza, seguite più tardi da quelle maggiori, comprate o come doni diplomatici, cominciarono ad arrivare in Europa suscitando entusiasmi e, inevitabilmente, interesse nei confronti dell’Oriente ed in particolare per la Terra Santa. Si arrivò addirittura ad organizzare ed inviare in Oriente vere e proprie ambascerie, nella speranza di entrare in possesso di qualcuno di questi importanti tesori quali, ad esempio, una fiala del sangue di Gesù o un frammento della Vera Croce. Questi traffici erano sicuramente favoriti dalle relazioni commerciali che si svolgevano, in quel periodo, lungo le coste del Mediterraneo, relazioni che presto però finirono per entrare in una fase di declino, a causa sicuramente di un impoverimento dell’Occidente ma anche del pericolo rappresentato dalla presenza dei pirati che infestavano i mari. Le conquiste arabe del VII secolo (nel 638 il califfo Omar entrò a Gerusalemme) infine le interruppero del tutto, anche se non per molto. Sotto Harum-el-Rashid, Carlo Magno fu invitato, in sosti- tuzione al Basileus di Costantinopoli, ad assumere la tutela dei cristiani orientali: da qui nacque la leggenda del famoso viaggio dell’imperatore franco in Oriente dal quale avrebbe riportato in Europa un’altra famosa reliquia cioè il Sacro Prepuzio, menzionato nei vangeli apocrifi, che gli sarebbe stato consegnato addirittura da un angelo a Gerusalemme e che Carlo il Calvo donerà più tardi al Monastero di Charroux, nel Poitou. Leggende a parte, l’azione di Carlo Magno riguardo il culto delle reliquie fu significativa: si era oramai diffuso un vero e proprio commercio, con la consuetudine, di origine antica, di frammentarle e l’abuso dei loro custodi di vendere i frammenti, veri o falsi che fossero, ai pellegrini. Questo però non bastò certo a frenare l’enorme popolarità assunta dal culto delle reliquie anzi, paradossalmente il trafficò finì per intensificarsi e si moltiplicarono anche i casi in cui, sorgendo delle difficoltà per ottenere le reliquie ambite si ricorse ai cosiddetti “furti sacri”. Trasferimenti e furti divennero, quindi, sempre più frequenti e questo anche grazie alle più intense relazioni che si stabilirono tra Italia e resto del Continente in virtù della pene-trazione franca nel Mediterraneo. Roma era fornitissima di reliquie di ogni genere e numerosi erano, nella città, i chierici che si dedicavano a questo mercato. testo a cura di BRUNO CAVALLERI IL SENSO DEL PELLEGRINAGGIO/11 CONDIVIDERE IL PELLEGRINAGGIO DIOCESANO i avvicina il momento della partenza per la Terra Santa: la diocesi di Como è pronta a ripercorrere i passi di Gesù. «Siamo in 407 pellegrini, suddivisi in nove gruppi - scrive don Giovanni Illia, responsabile dell’Ufficio diocesano pellegrinaggi nella lettera indirizzata ai partecipanti -. Vogliamo lasciarci guidare da quanto il nostro Vescovo ha posto a titolo del piano pastorale 2008-2010: Il Maestro è qui e ti chiama. giorni l’Eucaristia insieme; ci sarà l’incontro con il Patriarca Latino di Gerusalemme; vivremo l’adorazione al Getzemani; sosteremo in preghiera nei luoghi santi e a gruppi rivivremo il cammino della croce. Anche il tempo in pullman può essere utilizzato per la riflessione e la preghiera. S Siamo in molti, è vero! Vogliamo vivere l’incontro con Gesù e l’incontro con la Chiesa delle origini. Il programma del pellegrinaggio evidenzierà momenti di gruppo e momenti diocesani pensati e strutturati sia per chi viene per la prima volta in Terra Santa, sia per chi vuole approfondire e riscoprire un’esperienza già vissuta. Ogni giornata avrà un tema guida che permetterà di cogliere la “grazia” dei luoghi che visiteremo e accompagnerà la riflessione e la preghiera. Durante il pellegrinaggio sappi sostare e “assaporare” i luoghi e gli ambienti che testimoniano la presenza del Signore ancora oggi. Non preoccuparti dei souvenirs e delle cartoline, avrai comunque tempo e ci saranno dei tempi riservati: gusta l’incontro con il Signore! Sono certamente diversi i motivi che ti hanno indotto a farti pelle- Il pellegrinaggio è occasione per aiutare la Chiesa Madre di Gerusalemme. Le offerte raccolte durante le celebrazioni sono in aiuto ai santuari e alle comunità dove celebreremo l’Eucaristia. Consegneremo al Patriarca anche un segno della nostra attenzione e generosità verso la Terra Santa. Nell’imminenza del pellegrinaggio sarai raggiunto da indicazioni precise. grino con il Vescovo e la diocesi sui passi di Gesù. Preparati a vivere al meglio il dono di grazia che è il pellegrinaggio. Nel cammino della tua vita è una grazia grande poter stare là dove Gesù è diventato uno di noi, dove ha fatto fatica e ha gioito come noi, dove ha vissuto la missione affidatagli dal Padre, dove si è manifestato come Figlio di Dio e unico Salvatore di tutti gli uomini. Ti suggerisco di leggere con attenzione un vangelo, di eviden- ziare luoghi, situazioni particolari, avvenimenti, servirà a riascoltare in quei luoghi la sua chiamata. Preparati con la preghiera, con una confessione-conversione (in pellegrinaggio non sarà facile avere tempo e spazio), con la partecipazione all’Eucaristia, condividendo l’attesa e le aspettative con i pellegrini che conosci. Durante il pellegrinaggio vivremo dei tempi speciali di preghiera presieduti dal nostro Vescovo, celebrando quasi tutti i Troverai delle guide (sacerdoti e laici) che saranno a tua disposizione per gli aspetti spirituali, tecnici e comunitari del pellegrinaggio. Mettiti per parte tua nella disponibilità a partecipare cogliendo tutto quello che ti sarà offerto perché quanto accogli possa poi decantare e diventare sapienza nella tua vita. Sii puntuale alle indicazioni di tempo e di luogo che ti saranno date, favorirai il tuo gruppo e insieme tutti i pellegrini della diocesi. Favorisci con la tua attenzione, con la tua puntualità e con il coinvolgimento degli altri - conclude don Illia la partecipazione agli eventi sia diocesani sia di gruppo». CHIESA CHIESALOCALE IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 GIUGNO 2009 P A G I N A 9 VERSO IL PELLEGRINAGGIO DIOCESANO, GUARDANDO A GERUSALEMME NOVELLI SACERDOTI AD AMMAN, PRIMA MESSA A COMO opo Abuna Aziz nel 1995 e Abuna Nidal nel 2002, la parrocchia comasca di Rebbio si prepara ad accogliere, da novello sacerdote, Abuna Wissam e festeggiare con lui quello che sarà uno dei momenti più belli e significativi della sua vita: la prima Santa Messa presso la chiesa rebbiese di san Martino. La tradizione di “adottare a distanza” un giovane del seminario di Gerusalemme di Beit-Jala è condivisa da diverse comunità della diocesi di Como. Una decina i seminaristi accompagnati in questi anni fino al momento dell’ordinazione sacerdotale. Il “rebbiese” Abuna Wissam viene ordinato nella cattedrale di Amman, dal patriarca latino Sua Beatitudine Fouad Twal, giovedì 25 giugno: una piccola delegazione comasca è in Giordania per partecipare a questo momento così significativo. La prossima settimana, sabato 4 luglio, Abuna Wissam sarà in Italia, a Como. Per prepararsi al momento della S. Messa, in programma presso la chiesa parrocchiale di Rebbio alle ore 10.30 di domenica 5 luglio, ci saranno due serate di approfondimento: mercoledì 1 luglio, con monsignor Italo Mazzoni, che affronterà l’argomento Sulle orme di Abramo - Il sacerdote cammina nella fede!; giovedì 2 luglio, con monsignor Angelo Riva, che parlerà di Sulle orme di Geremia - Il sacerdote chiama a conversione! Ma ci sarà anche un’altra occasione per incontrare e conoscere meglio la comunità cristiana di Terra Santa. Mercoledì 8 luglio Abuna Wissam, insieme agli altri due novelli della Chiesa di Gerusalemme Abuna Ala’ e Abuna Issa saranno presso la basilica di san Carpoforo. Dopo un momento conviviale nel D ABUNA WISSAM SCRIVE E SI PRESENTA AI SUOI AMICI DELLA DIOCESI DI COMO Nel mio cuore ci sono tanti sentimenti di gratitudine e di grande gioia verso il Signore e verso quelli che ho conosciuto e mi hanno aiutato nel mio cammino verso il sacerdozio, soprattutto voi. La mia gioia interiore è che la volontà di Dio si realizza nella mia vita, perciò in questi giorni mi sto preparando a ricevere una grande grazia: quella del sacerdozio. Questo evento sarà una grande gioia per tutta la mia famiglia in Giordania e per tutti voi. Voi avete avuto un ruolo speciale nella mia formazione, perché sono sicuro che ci sono tante persone che hanno pregato per me, e continuano a pregare. Mi presento brevemente. Mi chiamo Wissam Walid Almassadeh, ho 27 anni. Sono della Giordania della città di Karak a sud, ma la mia famiglia abita ad Aqaba. Ho quattro fratelli e una sorella che si chiamano: Wasim, Wagieh, Wiam, Salem e Maryana. Sono entrato in seminario minore a Beit-Jala il 25 agosto del 1995, poi sono entrato nel seminario maggiore l’anno 2000. Ho finito filosofia nel 2004, e ho cominciato a studiare teologia per tre anni. Dopo ho chiesto di fare un anno intero di esperienza pastorale, con don Aziz Halwaeh, il vostro primo figlio, e l’ho finito l’anno scorso. Veramente quella è stata una bellissima esperienza, di grande aiuto e che ha fortificato la mia scelta. Finalmente sono stato ordinato diacono il 14 novembre 2008 nella chiesa dell’Annunciazione, la parrocchia di don Nidal Qanzoua, il vostro secondo figlio. Come sapete bene, sono stato ordinato sacerdote il prossimo 25 giugno ad Amman. Ecco, il riassunto della mia vita, e spero che sia sufficiente. cortile del chiostro dell’omonimo istituto scolastico, messo a disposizione dalle Suore dell’Assunzione, i giovani sacerdoti, alle ore 20.45 celebreranno la S. Messa. L’incontro è promosso dal Gtr di Rebbio in collaborazione con le parrocchie di san Martino e dei SS. Carpoforo e Brigida. Al termine della celebrazione eucaristica un momento di festa nel vicolo san Carpoforo, che conduce all’ingresso della basilica. «La Chiesa Madre di Gerusalemme – si legge nel volantino che accompagna l’iniziativa – incontra la nostra Chiesa locale nel luogo segno del suo inizio per sangue dei protomartiri Carpoforo e compagni e per il primo luogo di culto eretto da S. Felice». Un’occasione di confronto aperta a tutti e che, per i prossimi pellegrini diocesani in Terra Santa, potrebbe essere occasione preziosa per sapere di più della difficile realtà con cui, nei Luoghi culla della nostra fede, quotidianamente ci si deve confrontare. Mando i miei vivissimi saluti a voi, ad ogni persona che ho conosciuto e a quelle che conoscerò nel futuro. Grazie di cuore per quello che avete fatto, fate e quello che farete per me. Attendo con ansia di incontrarvi e vedervi personalmente, soprattutto per la mia ordinazione sacerdotale e per festeggiare insieme la mia prima Messa in Giordania e a Como da voi. Chiedo a voi di pregare per me in questo periodo molto importante. Vi assicuro la mia fervida preghiera per ciascuno di voi e ricorderò tutte le vostre intenzioni e le metterò nel calice che eleverò durante la mia prima Messa, e chiederò al Signore di realizzare i vostri desideri. Saremo uniti nella preghiera. Vi abbraccio fortemente nel cuore di Gesù e di Maria. Vostro figlio don Wissam Almassadeh LE ISCRIZIONI PER NEVERS, PARAY LE MONIAL, ARS, LIONE, ANNECY ENTRO LUGLIO NELL’ANNO SACERDOTALE, CLERO DIOCESANO PELLEGRINO C arissimo confratello, come sai il Vescovo ha voluto proporre al presbiterio un “pellegrinaggio spirituale” nel prossimo mese di novembre. Il 19 giugno si è aperto l’anno sacerdotale e conosci certamente le preghiere e gli auspici del Papa. Il pellegrinaggio vuole essere un modo per vivere un momento spirituale e intenso per la nostra vita di sacerdoti. Voglio ricordarti che entro il mese di luglio dobbiamo chiudere le iscrizioni. La scelta di trovare vitto e alloggio presso istituti religiosi ci mette dinanzi alla necessità, da parte di questi ultimi, di bloccare i posti disponibili con largo anticipo di tempo. Colgo l’occasione anche per riaggiornarti sul pro- gramma che, come già ci ricordava il Vescovo, vede l’intervento di personalità significative nella vita ecclesiale francese e per il ministero che è loro affidato. Lunedì 16 ci vedrà in pellegrinaggio alla volta di Nevers. Al nostro arrivo la sistemazione presso l’Istituto delle Suore della Carità e la visita ai luoghi di Bernadette e al museo, un tempo di preghiera personale e la Santa Messa presieduta dal nostro Vescovo. In serata Rosario presso l’urna di Santa Bernadette. Martedì 17 alle lodi seguirà la riflessione di monsignor Francis Deniau, vescovo di Nevers, sul tema: Bernadette e il suo rapporto con i sacerdoti. La Santa Messa presso l’urna di santa Bernadette. In tarda mattinata visita alla Cattedrale e dopo il pranzo partenza per Paray. Arrivo a Paray e sistemazione presso l’Hôtel du Prieuré. La meditazione alla cappella delle apparizioni: Santa Margherita Maria e le rivelazioni del Cuore di Gesù. Dopo cena tempo per l’ adorazione e recita delle litanie del Sacro Cuore alla cappella delle apparizioni. Mercoledì 18 in mattinata visita ai luoghi seguite dalla riflessione intorno alla figura di san Claudio de la Colombière: Il mio servo fedele e il mio perfetto amico. Santa Messa alla cappella delle apparizioni a cui segue il pranzo e la partenza per Ars. Arrivo ad Ars e sistemazione al Foyer Giovanni Paolo II. Meditazione det- tata dal vescovo di BelleyArs monsignor Guy Bagnard: Lo stile spirituale di San Giovanni Maria Vianney in basilica. Seguirà tempo di adorazione e la celebrazione dei Vespri, la visita alla casa del Curato e alla Providence. In serata Rosario e pellegrinaggio al monumento de La Rencontre. Giovedì 19 partenza per Lione e visita alla Primaziale di Francia. In mattinata incontro con il cardinale Philippe Barbarin Primate di Francia presso l’arcivescovado di Lione e meditazione: Lo stile pastorale di San Giovanni Maria Vianney. Seguirà la visita a Notre Dame de la Fourvière. Nel pomeriggio passaggio a Ecully e visita a Dardilly, paese natale del Santo Cu- rato. Rientro ad Ars e Santa Messa. Tempo a disposizione per la preghiera personale. In serata Rosario. Venerdì 20 Santa Messa presso l’urna del Santo Curato e partenza per Annecy. Visita ad Annecy e presso l’antico monastero riflessione dettata da monsignor Remo Barcellini, vicario episcopale emerito della diocesi di Annecy: Francesco di Sales: un vescovo moderno. Seguirà la visita alla città e nel pomeriggio alla Basilica che custodisce le reliquie di san Francesco di Sales e di santa Giovanna Francesca de Chantal. Vespri e conclusione del pellegrinaggio a cui seguirà il rientro in Italia e alle nostre parrocchie. don GIOVANNI ILLIA CHIESA CHIESALOCALE P A G I N A 10 Diverse proposte formative sono programmate per il nuovo anno pastorale 2009-2010. Accanto ai percorsi proposti dai diversi uffici della pastorale diocesana (ad es. la Scuola per operatori di pastorale familiare, che inizierà ad agosto il terzo ciclo biennale), rimarchiamo tre iniziative diocesane meritevoli di attenzione. IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 GIUGNO 2009 [1] SCUOLA DI TEOLOGIA PER LAICI Corso di formazione teologica [1] La Scuola di teologia per laici porta a compimento il ciclo triennale mediante l’attivazione dei corsi dell’anno C. Esaurito l’attuale iter formativo, con il prossimo anno l’impianto della Scuola verrà ripensato e riproposto in forma diversa, attualmente allo studio degli uffici pastorali diocesani. [2] Una novità è rappresentata dai Percorsi di formazione sociopolitica. Si tratta di una proposta biennale, replicata a Como e a Morbegno, frutto del lavoro della Consulta delle Aggregazioni laicali L’iniziativa, che dà attuazione a quanto espresso dal Vescovo nella Lettera pastorale “Il Maestro è qui e ti chiama”, intende colmare una lacuna evidente della coscienza cristiana sui temi della società civile e politica. Si ripropone di attivare una conoscenza approfondita della Dottrina Sociale della Chiesa nel confronto con le odierne questioni sociali. [3] Infine la proposta di un Corso multidisciplinare, di taglio monografico, sulla scia dell’analogo Corso su san Paolo proposto quest’anno. L’argomento affrontato sarà quello dell’autenticità dei Vangeli alla luce di alcune riletture critiche provenienti dalla cultura laica nel campo narrativo e cinematografico. La teologia è il “discorso su Dio”. Questo “discorso” è davvero possibile solo perché Dio si è fatto conoscere, facendosi uomo e salvando il mondo. La teologia nasce, dunque, dalla meraviglia di fronte al mistero di Cristo e alla sua Rivelazione, cerca di comprenderne i contenuti e di chiarirne le ragioni. La “Scuola di Teologia”, programmata dalla Commissione diocesana per l’aggiornamento del clero e la formazione teologica dei laici, vuole essere una presentazione seria ed accessibile di alcuni tratti fondamentali della fede cristiana e della riflessione che la Chiesa, continuamente, svolge su di essa. SEDE DEI CORSI Seminario Vescovile Diocesano via Baserga, 81 Como. I corsi si tengono il sabato pomeriggio dalle ore 15.00 alle 16.45 (primo corso) e dalle 17.00 alle 18.45 (secondo corso) CALENDARIO Primo semestre OTTOBRE 3 10 17 24 NOVEMBRE 7 14 21 28 DICEMBRE 12 19 GENNAIO 16 31 (esami) Secondo semestre FEBBRAIO 20 27 MARZO 6 13 20 27 APRILE 10 17 24 MAGGIO 8 15 22 29 (esami) [3] CORSO MULTIDISCIPLINARE Possiamo fidarci dei Vangeli? I Vangeli sono affidabili? Raccontano la verità storica su Gesù? Gesù ha veramente detto e fatto quel che dicono i Vangeli? Come mai allora esistono altri vangeli (cosiddetti “apocrifi”) che non sono considerati autentici? Non è che i Vangeli sono un’invenzione della Chiesa? E per quale losco scopo, per quale malvagio gioco di interesse la Chiesa avrebbe inventato i Vangeli? Forse per assoggettare il popolo credulone e ignorante, garantendosi così una posizione di prestigio e di potere?... A questi e ad altri interrogativi cercherà di dare risposta il Corso di approfondimento teologico che prenderà il via nei prossimi mesi di ottobre e novembre, a Como, presso il Seminario diocesano. Un biblista, due teologi, uno storico, un critico d’arte e un esperto dei nuovi movimenti religiosi tenteranno di guidarci a ritrovare il filo della matassa nel dedalo di dubbi, incertezze e congetture che un certo ritorno di interesse (in vero un po’ sospetto) per la lettura del Vangelo, da parte di alcune frange della cultura laica, sembra aver suscitato presso il popolo di Dio. Pubblicazioni recenti, come quelle di Corrado Augias – autorevole “guru” televisivo –, oppure opere di astuta finzione letteraria – come Il Codice da Vinci di Dan Brown –, approdate al palcoscenico cinematografico, hanno letteralmente invaso la discussione pubblica. Le domande di cui sopra sono ormai uscite dai circuiti accademici per bussare al salotto della casalinga di Voghera, che spalanca incuriosita le orecchie al talk show televisivo o radiofonico mentre stira camice e pantaloni. Il “chissà cosa c’è dietro” piuttosto che “chissà cosa hanno voluto farci credere” occupa ormai puntualmente le conversazioni dalla parrucchiera, piuttosto che il vociare al supermercato in fila alla cassa. Un clamore incrementato da un tambureggiante “battage” pubblicitario e mediatico: per averne conferma basterebbe soffermarsi un attimo continua a pagina 11 CHIESA CHIESALOCALE P A G I N A 11 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 GIUGNO 2009 [2] PERCORSI DI FORMAZIONE SOCIO-POLITICA FINALITÀ La Dottrina Sociale Cristiana L’inaridimento valoriale della vita sociale e politica – a livello sia nazionale che locale – richiede sempre più un supplemento non solo di impegno, ma anzitutto di idealità. La tradizione cristiana – espressa nel Vangelo e nella Dottrina Sociale della Chiesa – costituisce un ricco e per lo più sconosciuto patrimonio di valori ed esperienze che può contribuire efficacemente alla costruzione della polis. DESTINATARI continua da pagina 10 al banchetto-libri degli autogrill delle nostre autostrade. Ovunque teologi a la page pronti a snocciolare ghiotte e un po’ pruriginose novità teologiche, slogan ammiccanti del tipo “ciò che la Chiesa non vi ha mai raccontato…”, anche qualche ciarlatano e affabulatore che si sente in dovere – documenti storici alla mano! – di denunciare il proprio parroco all’autorità giudiziaria per aver costui sostenuto che Gesù Cristo è veramente esistito… Quali le ragioni del successo di questa specie di gossip ecclesial-teologico? Tante e diverse. Ad esempio il gusto, il prurito, a volte una vera e propria ossessione della nostra epoca, per l’idea del complotto planetario, della congiura internazionale. Una sindrome che spaventa e affascina al tempo stesso. Chissà perché, ma ci attrae l’idea del Potente furbo e burattinaio, che muove i fili della storia a suo vantaggio e a nostra insaputa. Se poi questo presunto burattinaio indossa la talare bianca o rossa… Più a fondo, però, ci sembra di poter individuare un’altra ragione. E’ ciò che il grande teologo Hans Urs von Balthasar nel 1974 chiamava “il complesso anti-cattolico” (Der antirhoemisches Affekt, per l’esattezza): ossia un humus culturale strisciante, e neanche troppo occulto, di sentimento anti-cattolico, che individua nella Chiesa cattolica l’origine di buona parte dei mali del nostro tempo, in particolare l’oppressione delle libertà individuali. C’è una possibile, coerente spiegazione di questo virus anti-cattolico. Il confronto delle ideologie che ha insanguinato il XX secolo si è ormai del tutto stemperato all’alba del nuovo millennio (a parte la mina vagante del-l’Islam fondamentalista), e si è quasi completamente trasferito sul versante delle questioni etiche. Nelle società occidentali non è più Dio il problema (“Dio è morto”!), ma l’uomo; non si dibatte più sul senso ultimo delle cose, ma sulle scelte nel campo delle biotecnologie. Ora, il problema è che le scelte in campo etico riguardano tutti, anche perché spesso si traducono – o comunque ispirano – in leggi e regole della convivenza democratica. Se, prima, il teatro del confronto era l’aula universitaria o il laboratorio di filosofia, ora la discussione è nell’aula parlamentare, dove si fanno le leggi, o nel tribunale, dove si giudicano i comportamenti individuali. E qui nasce il problema. E’ un fatto che la Chiesa cattolica abbia, sul campo delle questioni etiche, una presenza massiccia, forse ingombrante, inquietante, fastidiosa. Per qualcuno, addirittu- POSSIAMO FIDARCI DEI VANGELI? IL GESÙ DI NAZARETH E IL CRISTO DELLA CHIESA Un viaggio nell’autenticità dei Vangeli dai Sinottici a Dan Brown Sezione biblica I VANGELI E LA STORIA 1. Sabato 10 ottobre DON MARCO CAIROLI I Vangeli canonici: genesi e autenticità 2. Sabato 17 ottobre DON AGOSTINO CLERICI I Vangeli apocrifi: contenuto e critica Sezione teologica I VANGELI E LA CHIESA 3. Sabato 24 ottobre DON EZIO PRATO Il Gesù storico e il Cristo della fede 4. Sabato 7 novembre DON IVAN SALVADORI Da Gesù alla Chiesa Sezione artistico-narrativa I VANGELI E LA “FICTION” 5. Sabato 14 novembre DON ANDREA STRAFFI L’Ultima Cena di Leonardo fra verità storica e fantasia esoterica 6. Sabato 21 novembre PROF. MASSIMO INTROVIGNE I Vangeli e la saggistica di Dan Brown ra, la Chiesa cattolica è l’unica “agenzia etica” che ancora si ostina a occupare il campo pubblico con la sua proposta, e che ancora non si rassegna al dilagare delle libertà individuali. Nasce forse da qui il sentimento anti-cattolico? E’ in questo humus sotterraneo e limaccioso che Dan Brown e gli altri hanno pescato le ragioni del loro successo editoriale o cinematografico? A ciascuno di trovare la risposta. Naturalmente con questa ipotesi non intendiamo affatto avvalorare, in noi cattolici, la sindrome dell’assedio, la psicologia dei rifugiati a Fort Apache stretto nella morsa dagli indiani e a rischio di capitolazione. Un simile modo di vedere sarebbe semplicemente non cristiano: sbagliato, perché non era certo quello lo sguardo e l’atteggiamento di Gesù verso il mondo; e anche pericoloso, nella misura in cui fomenta atteggiamenti di contrapposizione che non farebbero che erigere nuovi diabolici steccati, stavolta dentro di noi. Tuttavia, pur senza cedere a questa deriva sbagliata, appare del tutto pertinente la preoccupazione per il disorientamento che opere teologiche, o letterarie, o cinematografiche stanno seminando nel popolo di Dio. E’ lodevole il tentativo di fare un po’ di chiarezza, aiutando la coscienza cristiana a districarsi nel labirinto di mezze verità e intere menzogne. mons. ANGELO RIVA Il Percorso si rivolge a tutti i credenti e agli uomini di buona volontà interessati a una formazione della propria coscienza sociale e politica, o anche a una semplice conoscenza del punto di vista cristiano • con una speciale attenzione alle giovani generazioni; • e un invito particolare rivolto ai membri dei Consigli Pastorali Parrocchiali (cfr. Lettera pastorale Il Maestro è qui e ti chiama, p. 79: “Abituiamoci a intervenire comunitariamente su avvenimenti e situazioni che a livello locale interessano l’ambito sociale, al fine di rendere manifesta una lettura dei fatti alla luce della fede”) LUOGHI E TEMPI Il Percorso ha uno sviluppo biennale (2009-2011). Ciascun anno si articola in due sezioni: - a Como (ottobre-dicembre 2009 e ottobre-dicembre 2010) presso il Centro Pastorale Cardinal Ferrari - a Morbegno (marzomaggio 2010 e marzomaggio 2011) presso l’Oratorio parrocchiale. Gli incontri si terranno al venerdì sera, secondo i seguenti orari: • 1° anno: 20.45-22.45 • 2° anno: 19.00-20.00; pausa-buffet; 20.3022.45. All’atto dell’iscrizione è previsto il versamento di una quota di rimborso spese (Euro 10,00) che attribuisce il diritto a ricevere la dispensa delle relazioni alla fine di ciascun anno. CHIESA CHIESAMONDO P A G I N A 12 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 GIUGNO 2009 UNA LETTERA DI RITORNO DAL CAMEROUN DON CORRADO CERCA... DIAPOSITIVE, ABITI DA SPOSA E STOLE! 1 0 giugno 2009, ore 8.45, aeroporto di Malpensa. Sono rientrati in Italia, per un periodo di vacanza, don Corrado Necchi e Laura Pellizzari, missionari fidei donum della nostra diocesi in Cameroun, nella parrocchia di Maroua-Mokolo. Saranno in diocesi per un paio di mesi e si mettono a disposizione per visitare parrocchie e gruppi e portare la loro testimonianza missionaria. Chi volesse contattarli o desiderasse maggiori informazioni può contattare l’Ufficio Missionario Diocesano (031 242193). In attesa di intervistare don Corrado e Laura su queste pagine riportiamo una lettera scritta da don Corrado sulla via del ritorno… e speriamo che le sue tre insolite richieste non abbiano solo dei lettori, ma anche chi le soddisfi!!! “Ciao a tutti! Mercoledì 10 Giugno 2009. Ore 6.52. Aeroporto di Tripoli. Ormai è certo (ancora africanamente parlando): nonostante i complotti e i sabotaggi, tra poche ore sarò in Italia fino al 15 agosto. La voglia c’è. Anche per riposarsi un po’. I progetti seri, si sa, passano per la Commissione Missionaria Diocesana. Permettete tre richieste un po’ singolari? Sì, perché, anche in Africa, non si vive di solo pane: ricordate Oscar Wilde (penso fosse proprio lui) e la rosa? Posso? Ci provo. 1. Ai parroci: In qualche scatolone impolverato del solaio degli oratori, sicuramente ci sono ancora. Parlo di quelle vecchie serie di diapositive sulle storie della Bibbia, di Gesù, dei santi, o anche quelle più didattiche per la scuola... Tremendamente lente per i nostri bambini, da noi sono ancora apprezzate. Di film ne abbiamo, ma, sia per la velocità delle immagini, sia per la lingua straniera, sia per il nostro modo, a volte contorto, di raccontare, risultano un po’ difficili... 2. Agli sposi: In qualche armadio, forse anche d’impaccio, sicuramente c’è ancora... Parlo del vestito da sposa. Non importa se lungo o corto, bianco o viola. L’importante che abbia il velo lungoooooooooooooooo così. E’ una moda che sta entrando. E c’è chi se ne approfitta a noleggiarlo. Se la comunità potesse gestire la cosa... 3. Agli (ormai ex) vicari (ma ce ne sono ancora di non ex?): l’abbiamo portata tutti in quei giorni indimenticabili. Poi si è fatta vedere qualche volta al Meeting dei Grest o al Molo 14. Ma, per il resto, penso che solo pochi coraggiosi la portano abitualmente col suo stile carta da parati. Ma sì parlo della casula della JMJ di Roma2000. Ne avevo portate 4 (grazie a Torre!) e sono state molto apprezzate... A tutti coloro che leggeranno e cercheranno di fare qualcosa fin da ora GRAZIE! E ora qualche riflessione dopo i primi diciotto mesi d’Africa: Bianco e nero a 18 mesi: quando il punto di vista è la vista di un punto... PAZIENZA Così un amico prete ciadiano, incontrato al CUM, mi aveva scritto: “Ti auguro di fare una buona esperienza missionaria in Africa. Vedrai che ciò che si racconta e ciò che constaterai di persona non sono la stessa cosa. Ti auguro soprattutto la pazienza per scoprire, al di là della povertà materiale, le ricchezze e i limiti di questo popolo”. Grazie! LUOGHI COMUNI La nonna non vi ha mai minacciato con le storie dell’uomo nero? Qui dovrebbe dire. “Fai il bravo, se no arriva l’uomo bianco che ti mangia...” Vedendo i bambini, soprattutto nei villaggi sperduti, che scappano al vedermi, ci si rende conto che qui il mondo è rovesciato. BELLEZZA Meravigliato per la mia pelle bianca, non si trattiene: “Che bella! Non come questa così nera...” “Perché? -rispondo- A me piace, la tua, nera, così...” “Mon père, vorrei vedere te. Se ti porto qui una scimmia e mi metto vicino, cosa dici? Siamo uguali...” !?! E così ecco la corsa alle cremine per schiarirsi la pelle. Quali conseguenze, anche sulla salute? VALORE “Quanto costa?” domando ad un venditore di ignam, affacciandomi dal finestrino della macchina. Il prezzo che spara è decisamente sproporzionato, ma fa parte del gioco. “E’ il prezzo per chi è bianco o il prezzo vero del mercato?” - domando con ironia. Il mercante, senza scomporsi, indica il computer che ho a fianco. “Tu hai i soldi per il computer, per cui puoi pagare bene. Il cibo è più importante. Il computer mica lo mangi...” Il ragionamento non fa una grinza... o no? FRANCOFONIA Da noi si dice che il Cameroun è un paese francofono: si parla il francese. E’ un punto di vista. Alla fine della Messa di settore a Mogodè, Gilbert, il responsabile, annuncia la creazione della nuova parrocchia di Rhumzu. La notizia è accolta con meraviglia. Gilbert legge la lettera del Vescovo: “...per cui è vietata la collaborazione tra le due parrocchie...” La meraviglia diventa un sonoro mormorio. Qualcuno si alza anche in piedi. Gilbert si ferma. Rilegge: “...per cui non è vietata la collaborazione...” Segue un sospiro di sollievo generale. Un catechista sbuffa e commenta sottovoce: “E’ sempre così con la lingua dei bianchi...” PROGRESSO Da noi si dice che è bene portare la tecnologia. La nostra tecnologia. E’ un punto di vista. Ieri sera Serge me l’aveva assicurato: “Abbiamo sostituito sei pali della luce. Questa sera torna l’elettricità!” Voi l’avete vista? Il mattino dopo commentiamo con il pastore luterano che lavora con noi alla traduzione della Bibbia... “Sono così le cose dei bianchi adattate all’Africa... Non vanno mai bene per noi”. CORTESIA Non mancano mai gesti di squisita cortesia che ti fanno sentire a casa. Sono passate poche settimane dal mio arrivo a Rhumzu. Patrik mi vede da lontano e viene a sedersi sul tronco dove sono seduto anch’io. E’ il papà di Bernadette, la prima suora kapsiki. “Volevo darti il benvenuto. Vedrai, tra noi ti troverai bene”. Parole semplici, che vengono dal cuore... “Abbiamo accolto bene la scelta di nostra figlia. Quando il Signore chiama, bisogna rispondere...” E parte. Una visita gratuita, che dà forza. PAPÀ “Avevo un anno e 8 mesi. Mia mamma è morta. Non ho neanche una sua foto per guardarla”. Vandi Justin non è più giovane, ma, grazie alla formazione ricevuta, ha un’attività di artigianato in legno ben avviata a Rhumsiki. “Ero solo. Sono i preti che mi hanno mandato a studiare a Mouda, dal PIME... E qui, chi ti aiuta diventa un padre per te. E’ anche per questo che sono molto legato alla missione”. ITALIANI BRAVA GENTE In moto, lascio la regione Kapsiki verso Guili, tra i Bana. Per la prima volta ho una foratura di moto. Parcheggio sotto un albero. Penso a cosa fare. Due donne, col bambino appeso alle spalle, passano. Mi osservano senza dire nulla. La lingua... La vergogna... Il rispetto... La più giovane corre verso una casa. Subito, un uomo e un ragazzo escono con gli attrezzi. Il giovane ripara la ruota, l’anziano ha voglia di parlare. “Sono stato in Italia. Eccezionale. Molto bella. Roma poi... delle chiese stupende, le chiamano basiliche. Ma... gli italiani sono perduti. Parlano, parlano. Di quello che succede lontano da loro, dei soldi e della crisi, soprattutto. Ma mai di Dio. Come fanno a non capire...” Il suo turbamento è reale. Mi cambia anche la valvola della camera ad aria. Chiedo il conto: “Lascia, lascia. Siamo fratelli”. OBAMA FOR PRESIDENT E’ l’argomento del giorno. A pranzo, dopo la messa di settore, non si può non parlarne. “Hanno eletto Obama? Uno, un po’ nero e un po’ bianco, presidente degli Stati Uniti: è un miracolo!” La notizia ha destato molto stupore. Sul muro di una casa è apparsa anche la scritta “Garage Obama”. Le magliette con la sua foto si sprecano. “Sì, l’hanno eletto - commenta Pierre - Questo per dire che Dio vuole bene proprio a tutti. Non può rifiutare i neri: la mamma di Obama è nera. Non può rifiutare i bianchi: il papà di Obama è bianco. Dio ama proprio tutti!” (sic). Che sia di buon auspicio. Per il mondo intero. FOTO RICORDO Di ritorno da Nguetchéwé, la Toyota deve arrampicarsi sulla salita che porta a Djingliya. Sterrato, sassi, buche, curve mettono a dura prova lo stomaco. Un amico venuto dall’Italia vuole fotografare un pezzo di strada. “Devo far vedere in Italia com’è l’Africa...” Ma la scelta è particolarmente difficile. “No, qui non va bene... qui la strada è troppo bella... Non riesco a far vedere le buche... Quella casa è messa troppo bene...” Dopo un po’ sbuffo: “E’ l’Africa che incontri quella che vuoi fotografare, o l’Africa che hai in testa tu?” Propongo, allora, un’inquadratura: un gruppo di capanne di fango, aggrappate alla roccia, incorniciate tra un’antenna per telefonini e una condotta che porta l’acqua dalla diga di Mokolo ai villaggi vicini. Anche questo un punto di vista, certo. Ma che, forse, sa coniugare povertà e voglia di futuro. pagina a cura di BENEDETTA MUSUMECI P A G I N A 14 Como CRONACA DI E P R O V I N C I A ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 GIUGNO 2009 AL VIA I PRIMI CINQUE VOLONTARI La Caritas diocesana in Abruzzo avventura della Caritas di Como in Abruzzo sta per iniziare. Questo fine settimana i primi cinque volontari comaschi arriveranno al campo allestito dalla delegazione Lombardia a Paganica, frazione de L’Aquila, una delle comunità in cui i nostri volontari si troveranno ad operare. Nell’ambito dei “gemellaggi” tra regioni ecclesiali e comuni colpiti dal sisma promossi da Caritas italiana, alla Lombardia è stata, infatti, affidata la zona a est della città oltre all’Altopiano delle Rocche. Un’area tra le più colpite dal sisma che nella zona ha provocato 61 morti e quasi cinque mila sfollati. Qui si trovano i comuni di Onna, Tempera, San Gregorio e Monticchio, nomi entrati nell’immaginario collettivo come simboli di questa tragedia che proprio qui ha avuto il suo epicentro. Nel campo si sono già insediati i quattro operatori che Caritas Lombardia ha scelto di inviare in Abruzzo per coordinare i gruppi che arriveranno nelle prossime settimane. Pochi giorni fa è arrivato in visita in Abruzzo anche Massimiliano Cossa, operatore di Caritas Como incaricato di seguire la partenza e il servizio dei comaschi. Lo incontriamo al campo base ancora in allestimento in uno spiazzo poco distante da una delle cinque tendopoli della frazione. Non ci sono picchetti, pali da far combaciare, incastrare e sollevare. Le tende non si montano, si gonfiano. Sono sufficienti L ’ Arriveranno questo fine settimana presso il campo allestito dalla delegazione Lombardia a Paganica, una delle comunità in cui i nostri volontari si troveranno ad operare di MICHELE LUPPI inviato a L’Aquila pochi minuti e un motorino compressore per vedere alzarsi i cinque tendoni che potranno ospitare fino a settanta persone. Sono oltre sessanta i comaschi, singoli e gruppi, che questa estate saranno ospitati nel campo base di Paganica. In particolare alla fine di luglio si trasferirà in Abruzzo l’intero seminario diocesano: i 27 seminaristi accompagnati dal rettore e dal vicerettore. «Per tutta l’estate - dichiara Massimiliano Cossa - ci saranno comaschi presenti al campo della Lombardia. Avremo, oltre al seminario, anche un gruppo di giovani della parrocchia di Sagnino. Purtroppo abbiamo dovuto dire di no ad altri oratori che volevano partire nelle prime settimane di agosto ma i posti sono limitati e bisogna far combaciare le esigenze di tutte le diocesi lombarde». I volontari si troveranno ad operare in un contesto complesso, al fianco di una popolazione sempre più provata dalle difficoltà della vita in tendopoli e dalla mancanza di certezze nel futuro. Una popolazione che vuole però guardare avanti e non smette di sperare. «La situazione sul territorio spiega il responsabile - è in continuo divenire. Non è possibile dire con esattezza quali saranno i servizi che porteremo avan- ti come Caritas perché stiamo continuando gli incontri di conoscenza con i parroci e le comunità per cercare di capire quali sono le reali esigenze del territorio. Penso che i primi gruppi, meno numerosi, avranno il compito di ultimare i lavori di preparazione del campo oltre ad essere impegnati in attività di animazione e di servizio alla popolazione, cercando di rimanere fedeli allo spirito che da sempre contraddistingue la missione della Caritas: rimanere il più possibile al fianco della gente. In pochi giorni mi sono reso contro di come vi sia nelle persone la voglia di raccontare e raccontarsi, di stringere rapporti. Questa è forse la parte più bella di esperienze come questa». Un percorso che inizia in un contesto particolare, quello di una città che attende il G8. Da giorni le misure di sicurezza e i controlli a L’Aquila sono aumentati ed è prevedibile che continuino ad aumentare con l’avvicinarsi dell’8 luglio, data di inizio del meeting. Fortunatamente per i volontari comaschi l’area di Paganica è distante da quella che sarà la “zona rossa” ma se, come si ipotizza, alcune delegazioni andranno in visita alla vicina Onna c’è da aspettarsi qualche disagio. Il servizio in Abruzzo non sarà però solo un’occasione per conoscere una terra e le persone che ci vivono, ma anche un’opportunità per vivere un’esperienza di comunione con i volontari provenienti dalle altre parti della Lombardia, ma non solo. Caritas Lombardia divide, infatti, il campo con i volontari di Caritas Sicilia chiamata a lavorare in sinergia con la Lombardia nella stessa zona. A differenza di altre delegazioni che hanno deciso di dividersi il territorio di competenza, Lombardia e Sicilia hanno scelto di operare fianco a fianco, condividendo gli stessi spazi. È nata così un’alleanza speciale tra nord e sud all’insegna della solidarietà. «Certamente - racconta Massimiliano - coordinare gli interventi tra due realtà organizzative differenti non è facile, ma credo che renda tutto ancora più bella e intenso. Un’opportunità in più per rendere questa esperienza preziosa per i volontari che partiranno». È LA SOMMA RACCOLTA IN DIOCESI TRAMITE LA CARITAS DIOCESANA Oltre 463mila euro per il terremoto È una risposta molto generosa quella che le parrocchie della nostra diocesi hanno fornito in occasione della colletta nazionale indetta dalla Conferenza Episcopale Italiana nella domenica 19 aprile 2009 a favore delle popolazioni colpite dal terremoto in Abruzzo. Ad oggi, infatti, i fondi raccolti nella nostra diocesi tramite la Caritas diocesana sono pari a 463.507 euro di cui 421.033 euro raccolti nelle parrocchie e 42.474 euro raccolti da privati. Possiamo affermare che la cifra raccolta nelle parrocchie è sicuramente più alta: infatti, alcune parrocchie della diocesi hanno inviato i soldi raccolti direttamente a Caritas Italiana. Da aggiungere, poi, c’è la quota del fondo di Solidarietà Sacerdotale, che a breve (la raccolta è ancora in corso) sarà inviata a Caritas Italiana. Circa la destinazione dei fondi si può iniziare a dire che l’intervento Caritas è suddiviso in tre periodi: · la fase dell’emergenza acuta, la presenza nelle tendopoli a fianco degli sfollati, la presenza delle delegazioni regionali Caritas; · la pianificazione della presenza nelle zone colpite e nei villaggi abitativi; · la ricostruzione. Caritas Italiana ha suddiviso il territorio colpito in 8 macro-zone e alle Caritas della Lombardia sono state assegnate due zone: Paganica-Onna, con le comunità parrocchiali di Assergi, Bazzano, Camarda, Filetto-Pescomaggiore, Monticchio-Onna, Paganica, San Gregorio e Tempera in collaborazione con la Caritas Sicilia; Altopiano delle Rocche, con le comunità parrocchiali di FontavignoneTerranera, Rocca di Cambio e Rocca di Mezzo. Le Caritas di Lombardia hanno già avviato il gemellaggio con le comunità assegnate e dal 9 giugno un’equipe composta da 4 operatori è presente stabilmente a Paganica dove è stata allestita, in un prato di proprietà della parrocchia, la tendopoli, centro operativo della delegazione Caritas Lombardia. I 4 operatori sono stati assunti dalle Caritas di Lombardia e si fermeran- no in Abruzzo per un anno con possibilità di proroga di un altro anno. Durante l’estate 2009 più di 400 volontari, di cui 63 della nostra diocesi, si alterneranno per garantire una presenza continuativa a fianco delle persone colpite dal terremoto. La presenza costante a fianco delle persone permetterà di pensare ai progetti e alle realizzazioni in cui impiegare le somme raccolte. Infine, segnaliamo che le somme raccolte dalle parrocchie della nostra diocesi, che hanno deciso di inviarle direttamente a Caritas Italiana senza passare dalla Caritas diocesana, entreranno a far parte del fondo unico di Caritas Italiana. Invece, i fondi inviati tramite la nostra Caritas diocesana, (anch’essi rientrati nel Fondo unico di Caritas Italiana) resteranno distinti e potranno essere utilizzati nelle parrocchie gemellate per i progetti di ricostruzione concordati con la Caritas diocesana dell’Aquila, la Caritas Italiana e la nostra Caritas diocesana. MASSIMILIANO COSSA CRONACA P A G I N A Como&territorio 15 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 GIUGNO 2009 SGUARDO AL TERRITORIO Economia: la crisi è dura sull’area insubrica A lcuni economisti e politici internazionali, negli ultimi giorni, hanno rilasciato alcune dichiarazioni sull’attuale momento economico che possono essere sintetizzate con un solo concetto: il peggio lo abbiamo alle spalle. Dando però uno sguardo allo stato dell’economia del territorio insubrico i segnali per il futuro non sembrano affatto incoraggianti. A Como è appena diventato operativo il bando di sostegno a coloro che hanno perso il lavoro oppure sono stati colpiti in modo considerevole dall’attuale crisi economica; nella Brianza le ore di cassa integrazione ordinaria rispetto al 2008 sono aumentate del 1.690% passando da 211.585 a oltre 3,5 milioni; a Varese diversi settori dell’economia risultano segnati da questa crisi durissima che si sta sovrapponendo ad uno storico declino accelerato dall’impatto della globalizzazione. In tutto il territorio insubrico, dunque, si riflettono quel- A preoccupare di più, tra il comasco e il varesotto, è la “fatica” a rialzarsi del settore tessile. In esaurimento gli ammortizzatori sociali, e ancora non sembrano prospettarsi vie d’uscita di LUIGI CLERICI le che sono le caratteristiche emerse dall’ultima indagine congiunturale per ciò che concerne le imprese manifatturiere: importante calo nell’entrata delle ordinazioni, nel volume delle commesse e della produzione sia su base annua che mensile. In tutta la zona di confine, dunque, i numeri sono simili. Cifre che, lette sulla carta, sono quasi difficili da quantificare e che non riescono a fornire uno specchio della realtà se non osservando le varie aziende che, una dopo l’altra, chiudono i cancelli. A Como e Varese preoccupa soprattutto lo stato del settore tessile, uno dei portanti soprattutto per l’economia comasca, che nel 2013 potrebbe ritrovarsi a livelli di produzione inferiori a quelli del pre-crisi. Un quadro par- ticolarmente complicato e difficile. Ma di sicuro il settore sembra entrato, ed i dati su cassa integrazione ed aziende in crisi lo confermano, in un tunnel dove non si intravvede una via di uscita. «Molti lavoratori perderanno il posto di lavoro, il settore tessile e quello metalmeccanico sono quelli più coinvolti nella crisi e il rischio che molte aziende non riusciranno a superare questa crisi è estremamente elevato» rileva Alberto Anghileri, segretario del sindacato Cgil di Lecco. Purtroppo il tessuto economico dell’Insubria è caratterizzato da piccole e piccolissime aziende che stanno esaurendo gli ammortizzatori sociali a disposizione. «Il tessile era in crisi da anni, ma il culmine si è avuto a fine gennaio e in febbraio - sottolinea Ernesto Raffaele, segretario Filtea-Cgil per il basso Varesotto -. Già lo scorso autunno imprese in sofferenza denunciavano cali del 20 o 30% degli ordinativi, a Natale eravamo sul 50%, alcune ditte si sono ritrovate stroncate, con l’80% addirittura del proprio portafoglio ordini inaridito di colpo». Ed allora ecco che Amministrazioni comunali, anch’esse in evidente crisi per i sempre minori finanziamenti che arrivano dallo Stato centrale, come Como destinano ingenti somme per aiutare i singoli cittadini e le famiglie residenti nel territorio per contrastare gli effetti I DATI DELL’UFFICIO FEDERALE DI STATISTICA della crisi economica e l’acuirsi delle situazioni di disagio derivanti dalla perdita del lavoro e comunque dalla riduzione dell’orario di lavoro. In questo caso il bando lariano prevede l’erogazione di due tipi di benefici: voucher sociali, cioè titoli di acquisto per un importo massimo di 400 euro, e borse lavoro (valore 800 euro). I benefici economici verranno erogati fino ad esaurimento delle risorse disponibili con graduatorie dei beneficiari sottoposte a controllo ogni tre mesi. Numerosi punti vendita alimentari di Como hanno definito accordi con il Comune per accettare i buoni emessi dall’Amministrazione cittadina al fine di consentire l’acquisto di beni alimentari, di igiene personale e per la casa. La situazione, quindi, è grave ed in tanti vedono come un “miraggio” la possibilità di un impiego, anche interinale, in Canton Ticino dopo la pubblicazione della crescita nel numero di lavoratori frontalieri. «Purtroppo i numeri evidenziano la drammaticità della crisi che il territorio attraversa - spiega Anghileri-. Non serve essere esperti di economia per capire che la crisi è tutt’altro che superata. Siamo fortemente preoccupati». Frontalieri: sempre più italiani in Ticino tando alle cifre fornite dall’Ufficio Federale di Statistica, dal primo trimestre 2004, in Canton Ticino i lavoratori frontalieri sono aumentati del 29%. Un dato che pone il Cantone italofono ben al di sopra della media nazionale elvetica che si è assestata intorno al 26%. Delle aree di confine è la provincia di Varese, con una manodopera impegnata oltre confine stimata in circa 28mila unità, a fungere da bacino principale di lavoratori. Si tratta, dunque, di un vero e proprio boom perché nel 2004 in Ticino si contavano solo 33.930 frontalieri. Si tratta, quindi, di dati che se da un lato si scontrano con la crisi globale che ha mietuto anche in Svizzera la perdita di posti di lavoro, dall’altro rendono l’idea dell’importanza di questo mercato come vero e proprio “ammortizzato- S Secondo l’ente elvetico dal primo trimestre 2004 si sarebbe registrato un aumento del 29%. Dalle aree di confine, la provincia che fornisce il numero più alto di addetti è il varesotto re sociale” dell’area insubrica. Dall’analisi elvetica emerge anche un ritratto del lavoratore frontaliere che risulta occupato prevalentemente nel settore dell’industria (39%) e nel settore dei servizi (60%). Dai dati diffusi dall’Ufficio statistica, però, emerge come nella categoria più elevata, ossia quella dei dirigenti (responsabili di aziende, direttori), la quota di frontalieri (7,3%) sia lievemente più elevata rispetto alla quota corrispondente degli occupati della popolazione residente permanente in Svizzera (6,6%). Scendendo di livello, invece, e arrivando alle professioni accademiche ed equivalenti, i frontalieri sono nettamente sottorappresentati rispetto agli occupati residenti (rispettivamente 11% e 19%). Nella categoria più bassa, infine, quella dei lavoratori non qualificati, i frontalieri rappresentano invece la maggioranza della manodopera: il 15% appartiene a questa categoria professionale, contro soltanto il 5,6% dei lavoratori residenti in modo permanente in Ticino. Nelle sei categorie intermedie, infine, le differenze tra frontalieri e occupati residenti sono meno marcate. Il ritratto che emerge, dunque, è chiaro: da un lato ci sono i lavoratori italiani di altissimo livello sempre più richiesti per gli incarichi di responsabilità e dirigenza, dall’altro la tendenza confermata che occupare posti con esigenze meno elevate sono piuttosto i frontalieri che gli occupati residenti in modo permanente. Dalla relazione allegata emerge come “si conferma indispensabile per l’economia ticinese il ricorso ai lavoratori italiani”. Al di là delle immancabili polemiche che da sempre accompagnano questa tematica, appare evidente come senza questa risorsa la produttività stessa del Canton Ticino sarebbe concretamente a rischio. Altro aspetto da non sottovalutare è l’apertura del mercato interinale che già negli scorsi anni ha assistito ad un vero e proprio boom di accessi da parte di lavoratori italiani. L.CL. CRONACA P A G I N A Como 16 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 GIUGNO 2009 DOMENICA 28 GIUGNO Una giornata per la prevenzione e la cura dell’incontinenza omenica 28 giugno in tutta Italia si svolgerà la “Giornata nazionale per la prevenzione e la cura dell’incontinenza”, un disturbo che colpisce dai 4 ai 5 milioni di persone nel nostro Paese, di cui il 60% sono donne. Tale giornata è promossa, fin dal 2006, dal Ministero della Salute e da Finco Onlus, la Federazione Italiana Incontinenti (www.finco. org) che rappresenta le istanze delle persone affette da incontinenza, i cui effetti negativi possono estendersi ad ogni componente della personalità col possibile sviluppo di sentimenti di inferiorità e tendenza all’isolamento. Anche a Como sono previste visite mediche gratuite di urulogia che saranno effettuate il giorno prima, il 28 giugno, D Un disturbo che colpisce, nel nostro Paese, dai 4 ai 5 milioni di persone. Anche a Como saranno previste visite gratuite presso i reparti di urologia, ginecologia e fisioterapia dell’ospedale S. Anna che è una domenica, in tutta Italia. Giornata denominata: “Ospedale aperto” poiché coinvolge innumerevoli figure professionali del pianeta sanità: urologi, uroginecologi, medici di famiglia, farmacisti, ostetriche, fisioterapisti, geriatri ed infermieri professionali, ecc. A Como sarà l’Ospedale Sant’Anna ad aderire all’iniziativa fornendo visite gratuite presso i reparti di urologia, ginecologia e fisioterapia che si svolgeranno sabato 27 giugno. L’iniziativa è promossa dal direttore Maggi e in particolare dal servizio di uro-ginecologia (Lo Monaco, Bertalero, Quadri), con la collaborazione di tutto lo staff del reparto. Per informazioni e prenotazioni bisogna telefonare allo 031.5854006 (dalle ore 9 alle 13.30 - dal lunedì al venerdì) e con l’occasione sarà distribuito materiale divulgativo. Le prenotazioni si possono effettuare anche tramite il numero verde Finco: 800.050.415. Analoga iniziativa per la sede di Cantù, organizzata dal direttore dell’unità del Sant’Antonio Abate, Diego Riva. In quest’ultimo caso, la giornata va in scena il giorno 3 luglio. Da segna- lare il fatto che in tante città italiane scenderanno in piazza i medici che daranno consigli a chi soffre di incontinenza. Per la “Giornata 2009” e in occasione del primo decennale dell’associazione (1999/2009), il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha assegnato alla Finco una medaglia personalizzata. Il prestigioso riconoscimento è stato assegnato per il meritorio lavoro svolto dalla Finco nazionale nei suoi primi dieci anni di vita e per aver ottenuto la “Giornata nazionale sull’incontinenza”. Già negli ultimi anni il presidente della Repubblica aveva inviato messaggi augurali per coloro che sono affetti da questa “patologia” e per l’operato socio-sanitario dei membri di questo sodalizio nell’universo del volontariato. Nel 2009, per le attività anche di sensibilizzazione di questa giornata, saranno attivi anche i membri della Favo (Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia) e della Fish (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap). L.CL. TERZO BANDO Dalla Fondazione Comasca 100mila euro per sostenere il “Durante e dopo di noi” “Durante e dopo di noi”. La Fondazione Provinciale della Comunità Comasca è giunta a terza edizione di questo bando rivolto alle tante famiglie della nostra provincia che vivono l’esperienza di un figlio disabile. Un’attenzione e un sostegno nell’affrontare i problemi quotidiani, “il durante noi”, ma anche per pensare al futuro del figlio, quando i familiari non potranno più prendersene cura, cioè il cosiddetto “dopo di noi”. Con quest’anno (sarà di 100mila euro le somma messa a disposizione per il 2009) ammontano complessivamente a 300.000 euro le risorse messe a disposizione in queste tre edizioni per finanziare: · percorsi volti a preparare per tempo la fuoriuscita del disabile dal contesto familiare e ad avviarlo verso un’autonomia abitativa · esperienze abitative anche temporanee e ripetute in modo cadenzato · sollievo alle famiglie quali: fine settimana brevi e lunghi, periodi che corrispondano a particolari emergenze familiari, sostegno nel tempo libero, vacanze · l’autonomia delle persone disabili quali la domotica · ristrutturazione e arredo di alloggi che ospitano disabili · la formazione al lavoro del disabile per il suo inserimento lavorativo · laboratori creativi e didattici per la stimolazione delle autonomie personali. Tutte le realtà non profit interessate potranno fare domanda alla Fondazione entro il prossimo 25 settembre presso la sede della Fondazione a Como in via Raimondi 1. I moduli e i regolamenti sono disponibili sul sito www.fondazione-comasca.it. È possibile presentare la propria richiesta on line: basta accedere al sito, registrarsi e procedere alla sua compilazione guidata e facilitata. Ma il bando è solo uno degli strumenti di cui la Fondazione Provinciale si avvale per offrire una risposta alle problematiche relative al dopo di noi: la promozione del dono è l’altro insostituibile strumento. Il servizio, infatti, certamente più interessante che la Fondazione ha iniziato ad offrire è rappresentato dal Fondo Domus: si tratta di un Fondo, aperto a chiunque intenda aderirvi, con lo scopo di garantire ai genitori le risorse finanziare necessarie alla cura del proprio familiare quando loro non potranno più svolgere tale compito. Ogni donazione fatta nel Fondo è una donazione modale, ed è quindi regolamentata dal Codice Civile, il che obbliga la Fondazione a rispettare sempre la volontà del genitore, che decide di fare una donazione destinata al proprio figlio. I vantaggi che si hanno aderendo al Fondo Domus sono i seguenti: - si ha la certezza della continuità del tempo - si può godere dei benefici fiscali - si ha la garanzia che la propria volontà verrà sempre rispettata - il costo legato alla gestione della propria donazione è molto basso: solo lo 0,5% di quanto donato - non bisogna accollarsi alcun onere burocratico in quanto il Fondo è già costituito. CRONACA P A G I N A Como 17 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 GIUGNO 2009 OPERA DON GUANELLA SABATO 27 GIUGNO Le torri magiche nella “Grande Corte” abato 27 giugno, nel cortile interno alla casa Divina Provvidenza Opera Don Guanella, il Centro servizi alla famiglia “La Grande Corte” e la Cooperativa Sociale Arcoiris, che hanno inaugurato lo scorso 6 giugno la ludoteca “ArcoGiochi”, organizzano una grande manifestazione dal titolo “Le torri magiche”, aperta non solo ai bambini e alle loro famiglie, ma anche a tutta la città e al territorio. Il grande parcheggio accanto al santuario del Sacro Cuore di via Tomaso Grossi, per un pomeriggio, si trasformerà in un grande piazza, luogo di incontri, di eventi, di musica, di svago. La festa a- S Nel cortile interno alla Casa Divina Provvidenza avrà luogo una grande manifestazione aperta all’intera città. La festa avrà inizio alle ore 15.30 con l’apertura della ludoteca. Previsto, alle 19, anche un concerto del gruppo musicale “Dasikhané”. L’iniziativa è condotta anche in collaborazione con la cooperativa Arcoiris di SILVIA FASANA vrà inizio alle ore 15.30 con l’apertura della Ludoteca con la possibilità di giochi ed animazioni per bambini dai 18 mesi ai 10 anni. Alle ore 15.45 si terrà la presentazione dei G.A.F. (Gruppi di Acquisto Familiari), promossi dall’Associazione Famiglie Numerose. Si tratta di gruppi formati da famiglie che provvedono a sti- pulare accordi diretti con i produttori di generi alimentari o di uso comune per ottimizzare l’acquisto, riducendo i passaggi e dunque i costi, con l’attenzione a selezionare prodotti ecosostenibili e rispettosi dei diritti dei lavoratori. Alle ore 16.45 la merenda per i più piccoli, seguita alle ore 17.00 da uno spettacolo di buratti- ni con “I Pigliapupazzi”. Alle ore 18.30 è previsto un aperitivo (con possibilità di consumarlo seduti comodamente ai tavolini di un grande “bar” all’aperto), in attesa del concerto del gruppo “Dasikhané, che avrà inizio alle ore 19.00, grazie anche alla collaborazione della Palestra Olimpic Center di Cantù. I Dasikhané sono una band nata nel settembre 2007, grazie all’incontro di Emilio Margheriti (già solista ai vari tributi a De André, ma anche sociologo, formatore e docente di Sociologia della devianza presso l’Università dell’Insubria) con due ragazzi dello stesso paese (Cantù), uniti dall’amore per la musica dei grandi IL LIBRO SARÀ PRESENTATO A VILLA GALLIA SABATO 27 GIUGNO S con rigore cronologico le fasi evolutive, i successi, i maestri, la partecipazione e l’organizzazione di concerti in Italia e all’estero ed è integrato dai vivaci racconti di Paolo Cristina (prematuramente scomparso mentre il libro era in stampa), che prendendo spunto dalla realtà, riconducono al clima nel quale gli episodi si sono svolti. Una ricca documentazione fotografica integra il valore storico della testimonianza; un’appendice con i dati statistici relativi alla vita dell’orchestra e un’esauriente bibliografia offrono al lettore un quadro completo della storia di questa orchestra. Oggi il “Flora” è costituito da 17 elementi diretti dal maestro Marzio Mariani e possiede un repertorio di oltre 250 partiture che spaziano dall’Ottocento ai giorni nostri, alcune delle quali inedite, scritte appositamente per il “Flora” dai maestri che l’hanno diretta. Una particolare attenzione è dedicata alla collaborazione con associazioni ed enti benefici, per coniugare la diffusione della cultura musicale sul territorio con una grande attenzione al sociale. Un pezzo di storia e di cultura artistica comasca veramente prezioso, cui nel Si ricorda che l’attività di Centro diurno “La Grande Corte” proseguirà fino a fine luglio con ripresa delle attività a settembre; ludoteca “ArcoGiochi” riprenderà l’attività a settembre. Su richiesta, gli spazi e il personale di “ArcoGiochi” e “La Grande Corte” saranno anche disponibili per l’organizzazione di feste di compleanno con animazioni, giochi, attività. Per informazioni: “La Grande Corte” e “ArcoGiochi”, presso Casa Divina Provvidenza - Opera Don Guanella (ampio parcheggio interno), via T. Grossi 18, Como; tel.031.296702; 349.2237557; e-mail: lagr [email protected]; [email protected]. CORO CITTÀ DI COMO: A TAVERNERIO IL QUINTO CONCERTO Il Flora. Le note dei mandolini sulle rive del lago di Como abato 27 giugno alle ore 17, nel Salone di Villa Gallia, presso la sede della Provin cia di Como (via Borgovico 148) avrà luogo la presentazione del volume: “Il Flora”. Note di mandolini sulle rive del Lago di Como di Giulia Larghi e Paolo Cristina, con la presenza dell’assessore provinciale alla cultura Mario Colombo. Nell’ambito della presentazione, l’Orchestra offrirà ai presenti un breve momento musicale. L’ingresso è libero. La pubblicazione, grazie a minuziose ricerche d’archivio sfociate nella tesi di laurea dell’autrice Giulia Larghi, ripercorre il lungo iter dell’Orchestra a plettro “Flora” dal 1892, anno della sua fondazione, ai giorni nostri. Ogni capitolo, descrive cantautori italiani e in generale per la musica d’autore nel mondo. Il nome è già un programma: il riferimento al gruppo Rom mostra il desiderio - come ci spiega Emilio - di stare dalla parte delle minoranze, degli “ultimi”. Il gruppo propone, oltre alla rilettura di brani meno conosciuti del repertorio di Fabrizio De Andrè, brani di composizione propria con toni a volte un po’ scanzonati, che affrontano temi sociali e si accostano molto alla produzione dei grandi cantautori italiani. Per l’occasione sarà possibile acquistare l’ultimo CD del gruppo dal titolo “Viaggiatori”. In caso di maltempo, l’iniziativa si terrà presso l’Auditorium “Don Guanella”. 2000 è stato conferito il prestigioso riconoscimento cittadino “Abbondino d’oro” con la seguente motivazione «L’Orchestra a plettro “Flora” 1892 da oltre un secolo svolge una preziosa attività culturale e sociale, portando il nome di Como in Italia e nel mondo». Il libro è in vendita presso la segreteria dell’Orchestra, in via Ferabosco 11, a Como, tel. 031-531705; e-mail: info@ orchestraflora.it. S.F. Il 5° concerto di musica sacra in provincia di Como del progetto “Musica sacra sul confine: autori e luoghi dell’Insubria” dell’Associazione Coro Città di Como, approvato e finanziato nell’ambito del PO di Cooperazione Transfrontaliera Italia-Svizzera (Interreg) 2007-2013, è stato programmato per domenica 26 giugno, ore 21,00 presso la chiesa parrocchiale dell’Eucarestia a Tavernerio, organizzato d’intesa con il Comune di Tavernerio e la parrocchia nell’ambito delle iniziative per la Festa di inizio Estate. Il programma del concerto, che beneficia anche del contributo della Fondazione Cariplo/Milano, della Regione Lombardia, della Provincia di Como, del Comune di Tavernerio (CO) e di alcuni sponsor privati locali, prevede l’esecuzione dello Stabat Mater di Mario Moretti, per coro e orchestra, come brano “insubrico”, e del celeberrimo Requiem K 626 di W. A. Mozart, per soli, coro e orchestra, della cui intensa drammaticità il Coro Città di Como è interprete fedele da tempo. Gli interpreti saranno: Patrizia Zanardi, Soprano - Elsa Waage, Contralto - Luca Di Gioia, Tenore - Davide Rocca, Baritono/Basso - il Coro Città di Como ed il Coro Polifonico Benedetto Marcello di Mendrisio - l’Orchestra della Provincia di Lecco, diretti dal m° Mario Moretti, storico direttore artistico del Coro Città di Como. Date e località dei concerti della Stagione musicale 2009 del Coro Città di Como sono verificabili consultando il sito web dell’Associazione: www.co rocittadicomo.org/eventi. CRONACA P A G I N A Como 18 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 GIUGNO 2009 DOPO LO 0-2 DI DOMENICA SCORSA Alessandria terra di conquista, il Como torna in C1 Foto Calcio Como 1907 ontro tutto e tutti, ma meritatamente per quello che si è visto sul campo, il Como ha conquistato la promozione in I Divisione, ovvero quell’ex serie C1 abbandonata miseramente nel mese di giugno del 2004 dopo una stagione drammatica, quella che ha seguito il fallimento del vecchio Calcio Como, al termine di due pareggi contro il Novara allenato dall’ex capitano azzurro Giacomo Gattuso. La seconda promozione consecutiva, che porta il Como in una categoria certamente consona alla sua realtà, è arrivata con una perentoria vittoria ottenuta al “Moccagatta” di Alessandria con il punteggio di 2-0, dopo una partita non dico dominata ma certamente in mano più agli azzurri che agli avversari visto che, nel computo del match, in favore dei lariani vanno anche aggiunte due traverse ed un gol annullato. All’Alessandria, invece, è rimasto quel nervosismo che già si era manifestato al Sinigaglia con alcuni atteggiamenti dei suoi giocatori alquanto preoccupanti. Infatti i grigi hanno terminato la partita in nove uomini finiti negli spogliatoi (erano già in dieci dopo soli 3 minuti) insieme a Goretti del Como ed all’allenatore Di Chiara, un tipo ca- C Un traguardo voluto e raggiunto con i denti dopo la mesta uscita di scena del giugno 2004 al termine di una stagione drammatica di LUIGI CLERICI ratterialmente focoso che ha partecipato ad un parapiglia generale a metà della ripresa scaturito da uno sgambetto (volontario o meno non lo sapremo mai) ai suoi danni da parte di un giocatore alessandrino. Vittorioso con l’amaro in bocca per 2-1 al Sinigaglia, il Como, per accedere alla ex C1 avrebbe dovuto non perdere. All’Alessandria sarebbe invece bastato un gol per sovvertire l’esito della gara. Un compito agevole, sulla carta. Ma ai grigi è successo quello che, esattamente dieci anni fa capitò al Como di Tranini. Allora, dopo aver perso 10 a Pistoia, sarebbe bastato vincere con egual risultato al Sinigaglia per accedere, in quel caso, alla finale per la promozione in serie B. Ed allora, come è accaduto oggi, la tensione nervosa, nonché in questo caso una maggiore prestanza fisica, ha giocato un brutto scherzo ai favoriti già sicuramente provati dal testa a testa col Varese poi conclusosi in favore dei biancorossi bosini. Infatti già lo 0-0 spalancava le porte della promozione al Como ma a suggellare la prestazione azzurra sono arrivati i gol di Kalambay al 42’ e del giovane Fofana al 46’. Un 2-0 ineccepibile che rende lo score definitivo della doppia sfida sul 4-1 per il Como e che ha sorpreso, per primo, lo stesso mister azzurro che nell’avvicinarsi a questa serie di finale aveva annunciato: «Una partita la vinciamo e l’altra non la perdiamo». Le cose, dunque, sono andate ancora meglio. Ed il Como torna in quella C1 che maramaldeggiata negli anni ’90 aveva assunto, nel corso delle ultime stagioni, i contorni di una chimera irraggiungibile mentre al Sinigaglia, con tutto il rispetto, scendevano squadre del calibro del Renate, del Merate, del Caravaggio, le stesse Oggiono e Olginatese. Il principale quotidiano locale, nel suo ampio servizio dedicato alla vittoria, riportava una frase di Antonio Di Bari: «Non vogliamo fermarci qua. Vogliamo salire un altro gradino». Sarebbe bello, ma forse, mai come in questo caso, occorre fare le cose per bene per non rischiare di fare il passo più lungo della gamba come è accaduto con l’ultima promozione in serie A del 2003. Il Como arriva ad un giusto traguardo, grazie anche a quel pizzico di fortuna che negli ultimi anni è mancato, ma con una società rinnovata, dove le disponibilità economiche non sono esagerate e con un settore giovanile appena rifondato dopo la bufera del fallimento. Per conquistare, e soprattutto mantenere che è la cosa più difficile, la serie B occorrono sì disponibilità, ma anche giocatori, una struttura operativa, un impianto funzionale. Cose che il Como può disporre, ora, sì e no a metà. Senza dimenticarsi che, comunque, l’anno prossimo al Sinigaglia ci saranno Cremonese, Verona, Venezia, Lecco, Varese e magari anche la stessa Alessandria che spera ora nel ri- pescaggio visto che in C1 tante società non se la passano bene. Comunque un bel salto in avanti ri- spetto a quando il programma della domenica prevedeva il match clou con l’Arzachena. SABATO 27 GIUGNO A COMO 1° CONGRESSO NAZIONALE DEI GHANESI IN ITALIA Sabato 27 giugno a Como avrà luogo il 1° Congresso Nazionale dell’Associazione Ghanesi in Italia. Appuntamento presso l’ex Cinema Gloria di Rebbio dalle 17.30 alle ore 22. Oltre ai delegati provenienti da tutt’Italia, al Congresso, che avrà come tema centrale le problematiche dei ghanesi in Italia rispetto alla crisi globale, saranno presenti: le autorità comasche, l’Ambasciatore del Ghana in Italia, l’Associazione Comasca per la Cooperazione Internazionale, l’Anolf e la segreteria provinciale della Cisl con la quale l’associazione ha da tempo avviato un fattivo rapporto di collaborazione. CRONACA P A G I N A 21 Prealpi&Lago UN NUOVO LIBRO DI MARIA GRAZIA NOVELLI Cronache dall’Oratorio U n paesino alle pendici di una maestosa montagna. Una comunità di anime semplici. Contadini, operai pendolari. Un fazzoletto di campagna trasformato nel tempo dal progresso, dalla tecnologia, dai nuovi arrivi. Come funghi, ecco spuntare negli anni un nuovo centro commerciale, un ampio multisala. Quindi sorgere una nuova biblioteca, crescere di dimensione l’asilo, la biblioteca, lo stesso palazzo comunale. A fare da sfondo a questo quadro, in costante movimento, un piccolo oratorio: due stanze e un bancone per il bar, rimasti tali nonostante il trascorrere degli anni e le nuove esigenze parrocchiali. Accanto ad esso una piccola chiesa fatta di pietre vive. In questo luogo un sacerdote si appresta a celebrare la S. Messa domenicale. I suoi sono i gesti di sempre nel rinnovare un impegno assunto davanti a Dio anni prima. Non è, però, una domenica come le altre. Don Guido ha le mani sudate, il camice è delle grandi occasioni. Dal pulpito, quel giorno, sarà chiamato ad un annuncio importante. Un regalo alla sua gente: il nuovo oratorio diverrà presto una realtà… Inizia così l’ultimo libro di Maria Grazia Novelli, insegnante presso l’Istituto Comprensivo “Don Carlo San Martino” di Montano Lucino, giunta alla sua terza fatica dopo “Perché le spine hanno le rose?” (2007) e “Un cuoco da favola: cosa si nasconde nel cestino di Cappuccetto?” (2008), quest’ultimo realizzato in collaborazione con lo chef Massimiliano Tansini. “Cronache dall’Oratorio” è il titolo di questo nuovo viaggio. Un’immersione reale nel cuore di una comunità di fedeli, per coglierne le ambizioni, i sogni, i desideri. Maria Grazia è la voce narrante e il filo conduttore di questo collage di pensieri sparsi, che si intrecciano e si accavallano davanti all’altare sin dal momento in cui don Guido accoglie, dal pulpito, i suoi fedeli. Storie a cavallo tra la realtà e la fantasia, testimonianze di vita vissuta. Dentro ogni fedele, con lo sguardo rivolto verso il presbiterio, si muove un mondo complesso fatto di emozioni, amori, fatiche, paure. Pensieri sopiti si ridestano alle parole del sacerdote. Ed ecco, allora, affiorare il racconto di Simona, cui il destino ha tolto la Un’opera originale, pensieri ed emozioni che si intrecciano davanti all’altare. Una cronaca che racchiude storie di vita vissuta vere o verosimili. Con la prefazione di mons. Diego Coletti di MARCO GATTI grazia di mettere alla luce un figlio, e la sua scelta, non facile, di intraprendere il cammino dell’adozione. Quello di Paolo, scout misuratosi con un padre soffocato dai debiti e dall’alcolismo. O ancora, le storie di Giovanni e Fiorella, di don Gabriele, di Giulia, di Sofia, di Lisa, di suor Francesca… e di altre ancora. «Scorrendo queste pagine - scrive il vescovo Diego Coletti nella prefazione del libro - resto colpito, in particolare, da un aspetto: il realismo delle storie raccontate. Non sono favole ‘preconfezionate’, non incontriamo personaggi perfetti o condizioni esemplari… Ci troviamo faccia a faccia con persone vere… circostanze vere o verosimili… di quelle con cui chiunque frequenti un oratorio si è trovato davvero a confronto. Apprezzo questa iniezione di ‘verità’, perché troppo spesso la tentazione è quella di fuggire dalle situazioni concrete, rincorrendo modi di vivere ‘ideali’ che, alla fine, lasciano più insoddisfatti che la stessa realtà». Non un libro come tanti, dunque, dedicato all’oratorio. «Mi sembra interessante e utile - sottolinea il vescovo - la scelta di dar vita non a una pubblicazione ‘tecnica’, ma ‘narrativa’. Nel senso che negli scaffali di librerie e biblioteche non mancano libri che ‘analizzano’ l’oratorio, ne illustrano la storia, ne approfondiscono il valore educativo… Nel nostro caso, invece, si fa una scelta diversa. Si vuol mettere in evidenza tutto ciò che l’oratorio è, rendendolo non ‘oggetto’ di studio, ma facendolo diventare ‘soggetto’, ponendolo al centro di tante vite, ‘umanizzandolo’ in un certo senso, facendolo scendere nel concreto delle esperienze di tante persone. L’oratorio, insomma, come sfondo del quotidiano e luogo di incontro di tanti volti…». Tutto questo è “Cronache dall’Oratorio”. Il libro è dedicato, in special modo, all’oratorio di Cagno, in fase di realizzazione, località presso la quale Maria Grazia Novelli risiede ed è attiva animatrice parrocchiale. Ma è un omaggio anche a tutti gli oratori d’Italia perché davvero sappiano essere “casa di tutti”. «Occorre dare vita alle mura - conclude nella prefazione il nostro vescovo -, agli spazi, alle aule, perché tutto diventi luogo di accoglienza, di confronto, di crescita». L’opera è stata presentata a Cagno, martedì scorso, nell’ambito di una splendida serata animata da ragazzi, bambini e adulti dell’oratorio di Cagno. “Cronache dall’Oratorio”, edizioni Marna, è accompagnato anche dalle illustrazioni di Andrea Greco, anch’egli docente presso l’Istituto Comprensivo “Don Carlo San Martino” di Montano Lucino. ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 GIUGNO 2009 MANDELLO SACRO CUORE I 60 anni di sacerdozio di mons. Gatti U n sicuro orientamento nella fede”. Così lo ha definito mirabilmente l’introduzione alla solenne Santa Messa delle ore 10 di domenica 21 giugno. La comunità parrocchiale del Sacro Cuore di Mandello ha festeggiato, come si deve, il sessantesimo anniversario di ordinazione sacerdotale del suo prevosto emerito, monsignor Gianluigi Gatti. Per tutti e come lui preferisce, don Gianni. Le giornate eucaristiche hanno raggiunto il loro apice con questo giubileo importante per la comunità e hanno suggellato il primo ritorno ufficiale a Mandello di don Gianni, dopo che, giusto un anno fa di questi tempi, salutava ufficialmente il paese dove aveva trascorso gli ultimi 22 anni di ministero. Il ritorno, però, è definitivo, perché il suo successore, don Pietro Mitta, ha annunciato al termine della concelebrazione che il sciur prevost per eccellenza torna “a casa”. La festa, di per sé, ha avuto inizio sabato sera, quando il gruppo dei giovani dell’oratorio ha inscenato sul palco oratoriano “Quando tocca a te”, uno spettacolo teatrale ben riuscito e molto applaudito dal pubblico astante. Domenica mattina la grande celebrazione. In una chiesa, a dir poco gremita, ha avuto luogo un ingresso trionfale, sulle note di Tu es sacerdos in aeternum, cantato dalla Schola cantorum diretta dal maestro Massimo Gilardoni. Monsignor Gatti era visibilmente emozionato. Già nelle sue prime parole traspariva questo stato d’animo: «Trovarsi insieme è segno di riconoscenza a Dio per il dono che mi ha concesso. [...] Io per primo lo faccio e poi voi datemi una mano a dire grazie al Signore per l’offerta quotidiana che ho fatto alla Chiesa in questi anni». Un breve ringraziamento ai genitori che lo hanno allevato - presente in chiesa la sorella più piccola -, a tutti i sacerdoti con cui ha collaborato, al Seminario che ha diretto per 15 anni, alle comunità parrocchiali dove è stato, a chi prega per lui. E, infine, un pensiero: ai malati e ai sofferenti. Un’omelia tutta incentrata sul rapporto tra Eucaristia e sacerdozio, in memoria dell’Anno Sacerdotale, da poco iniziato. Un rapporto molto importante per ogni sacerdote e ben «messo in evidenza da Gesù nell’Ultima Cena, quando ha istituito entrambi i sacramenti: “Fate questo in memoria di me”». Quattro i punti focali messi in particolare rilievo da don Gianni: «L’Eucaristia, prima facoltà concessa agli apostoli nel Cenacolo, è inesistibile senza il sacerdozio. [...] L’Eucaristia è il modello di “ La comunità ha salutato festante l’anniversario sacerdotale del suo prevosto emerito la scorsa domenica 21 giugno di GIOVANNI ZUCCHI vita sacerdotale, dove Cristo è presenza sacramentale nascosta, ma non meno efficace nell’Eucaristia stessa. [...] L’Eucaristia è il sacramento che fonda la Chiesa, creata come ultimo atto di Gesù prima di morire sulla Croce. [...] L’Eucaristia è la rinnovazione del sacrificio di Cristo sacerdote, è l’unica strada per ottenere la salvezza». «L’obiettivo dell’Eucaristia - ha precisato sempre durante l’omelia - è fare di tutti i credenti una sola famiglia. Gesù rimane in noi per darci la forza dell’Amore. Quindi, dobbiamo imparare ad amare la nostra comunità come noi stessi». Infine, un invito speciale da parte dell’ex-prevosto: «Celebriamo l’Eucaristia sempre con gioia, insieme agli altri». Al termine della celebrazione, a cui ha partecipato il vicesindaco di Mandello del Lario, Fabio Marcelli, don Pietro gli ha presentato alcuni omaggi: l’album delle fotografie della festa di saluto, un libro di meditazioni e una busta piena di offerte. Poi, l’applauso scrosciante dei fedeli presenti, perché «torna ad essere uno di noi». «Felice ritorno a Mandello», gli ha augurato don Pietro. Il pranzo nel cortile dietro l’abside della chiesa prepositurale ha registrato il tutto esaurito con oltre 400 coperti. A conclusione, una bella prova di sensibilità: le migliori pasticcerie del paese hanno preparato ognuna una torta speciale. Nel pomeriggio, alle ore 16, la tradizionale celebrazione dei Vespri cantati, come soleva fare tutte le domeniche. Infine, la processione del Santissimo Sacramento per le vie di Mandello, in un percorso tutto nuovo disegnato dal nuovo prevosto. Ora don Gianni scappa per un paio di settimane in ferie nella sua Bormio, ma al ritorno lo attenderà un appartamento a Rongio, frazione mandellese dove collaborerà per la celebrazione dei sacramenti e la pastorale dei malati, degli infermi e dei sofferenti. Grazie, don Gianni. Per essere tornato ad essere uno di noi. Ma, in realtà, caro monsignore, lei lo è sempre stato. Un anno fa, tutti glielo avevano detto: “Guardi che qui un posto per lei lo troviamo sempre”. Ogni promessa è debito. P A G I N A CRONACA 22 Como IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 GIUGNO 2009 ALLA SCOPERTA DELLA COOPERAZIONE/205 In festa con Garabombo a Cooperativa Garabombo da oltre 3 anni testimonia la cultura e i principi del Commercio equo e solidale attraverso la commercializzazione dei prodotti e la divulgazione di informazioni sulle tematiche attinenti i rapporti fra Nord e Sud del mondo e piú in generale sull’economia solidale nelle sue diverse espressioni. Essa è nata dall’esperienza di sei associazioni e di una cooperativa e dal percorso di confronto e di dialogo intrapreso in questi anni e che vede oggi riunite in un’unica entità sociale sette botteghe dislocate in punti diversi del nostro territorio: “Il Ponte” di Cantù, “La Carovana del sale” di Mariano, “Encuentro” di Lurate Caccivio, “Mondo Equo” di Guanzate, “Roba dell’altro mondo” di Lomazzo, “Xapurì” di Lentate, “Garabombo” di Como. Il lavoro di condivisione si é concretizzato con la stesura di un nuovo statuto che l’Assemblea dei soci della Cooperativa Garabombo ha adottato nell’ottobre 2006. Contestualmente è stato rinnovato il Consiglio di amministrazione, per renderlo rappresentativo della nuova realtà allargata. A fine 2006 le sei associazioni sopra citate hanno ceduto alla cooperativa la loro attività commerciale, mantenendo invece la presenza a livello locale quali associazioni culturali. In questi primi anni di lavoro comune ci si è impegnati, unendo le forze, a perseguire un miglior coordinamento delle attività, a diventare più visi- L Per promuovere la propria presenza e le proprie attività, la Cooperativa organizza giovedì 2 luglio una serata di festa presso il parco del Bersagliere, via Como, a Cantù pagina a cura del Consorzio Eureka Ser vizi alla Cooperazione e al Terzo Settore www.eurekacomo.it bili sul territorio, a rendere più incisiva l’azione politica e a contribuire alla crescita dell’economia solidale. Per promuovere la propria presenza e le proprie attività, la Cooperativa Garabombo organizza giovedì 2 luglio 2009 una serata di festa presso il parco del Bersagliere, via Como, Cantù. Il programma della serata prevede, a partire dalle ore 19.30, una cena con la possibilità di scegliere ricette preparate con prodotti del commer- cio equo e solidale e a seguire, alle ore 21.00, un concerto del gruppo “Zingari nel bosco” che presenterà musiche, parole e immagini in ricordo di Fabrizio de André. Per tutta la durata della serata saranno inoltre presenti stand informativi di altre realtà dal mondo dell’economia solidale, mostre ed esposizioni a tema. Per il programma dettagliato e maggiori informazioni, potete consultare il sito www.garabombo. it o telefonare al numero 031-308833. Commercio equo. Perchè Il Commercio Equo e Solidale è un approccio alternativo al commercio convenzionale; si basa sul presupposto di una relazione paritaria fra tutti i soggetti coinvolti nella catena di commercializzazione: lavoratori, produttori, importatori e consumatori. Esso promuove equità e solidarietà attraverso l’obiettivo di creare un accesso diretto e sostenibile al mercato ai piccoli produttori (prevalentemente nel sud del mondo), al fine di favorire il passaggio dalla precarietà a una situazione di autosufficienza economica e di rispetto dei diritti umani. In tal modo i produttori e i lavoratori possono diventare i primi beneficiari delle proprie attività commerciali mentre i consumatori acquistano il ruolo di protagonisti attivi e consapevoli del peso delle loro scelte. Per quanto riguarda i criteri, per definire una attività commerciale come ces non è sufficiente la buona volontà degli attori in gioco. Le organizzazioni attive in Italia ormai da qualche anno hanno definito dei criteri generali. Questo lavoro è stato portato avanti nell’ambito dell’Assemblea Generale Italiana del Ces, Agices, che ha emanato una specifica carta italiana dei criteri. Anche a livello europeo e mondiale si opera sulla stessa strada; l’organismo internazionale di riferimento è l’International Fair Trade Association (Ifat), mentre quello europeo è l’European Fair Trade Association (Efta). Le botteghe del mondo - luogo fisico di contatto fra Nord e Sud del mondo - sono oggi punto di incontro e di riferimento per tutti coloro che desiderano approfondire le tematiche legate all’economia solidale (commercio equo, consumo critico, finanza etica, turismo responsabile ed altro ancora). Nelle botteghe del mondo si impara ad essere cittadini del mondo ed a contribuire al cambiamento concreto delle relazioni, per la costruzione di un’economia di pace. ALLA RICERCA DI NUOVI TALENTI TRA I 20 E I 30 ANNI Hub creativi per volare giovane È partito anche a Como il progetto Regionale che rende attuativo il programma “Nuova generazione di Idee, le politiche e le linee di intervento per i giovani di Regione Lombardia”. Il bando richiedeva progettualità in grado di “sviluppare, in una dimensione di sussidiarietà, azioni innovative per la valorizzazione, la promozione sociale ed il supporto alla transizione alla vita adulta dei giovani, la sperimentazione di azioni innovative con la partecipazione diretta dei giovani, il rafforzamento della cooperazione territoriale (reti) attraverso l’attiva- zione di partenariati tra soggetti pubblici e privati”. Obiettivo di questo progetto è quello di intercettare 30 giovani di età compresa tra i 20 e i 30 anni, singoli o aggregati in associazioni/gruppi formali o informali, per coinvolgerli attivamente nel produrre una rete di relazioni che renda virtuoso e produttivo lo sforzo innovativo ed imprenditoriale di ogni partner nell’ambito della programmazione attivazione e consolidamento dei servizi ed opportunità per i giovani. Si punterà principalmente alla valorizzazione della creatività e all’e- spressione del protagonismo giovanile e dei suoi linguaggi: musica, danza, pittura, scultura, artigianato artistico, graffiti, cucina, giardinaggio e molto altro ancora Tra i 19 progetti approvati a livello Regionale, “Hub creativi per volare giovane: nuove idee dalle nuove generazioni” è il progetto di cui fa parte il Consorzio Solco Como e che coinvolge una rete di ben 17 partner distribuiti su tutto il territorio regionale. Si tratta di un importante coinvolgimento finanziario e operativo dei soggetti partecipanti, portatori di risorse non solo progettuali ed operative ma anche economi- che. Il progetto finanziato ha, infatti, un valore di 1 milione e 730.000 euro di cui 700.000 euro sono il cofinanziamento a carico dei partners. Indicazioni sul bando del progetto sono disponibili sul sito provvisorio www.hubcreativi.it. Nello specifico del territorio comasco, si concretizzeranno progetti di consulenza e orientamento, rivolti a giovani interessati a rendere professionalizzanti le inclinazioni artistiche, culturali, musicali, sportive possedute. Si svolgeranno, altresì, corsi per la gestione di Web Radio e si costituiranno redazioni locali di giovani che avran- no l’opportunità di mettere on line, sul portale del Progetto, le loro produzioni musicali, dibattiti, documentari. Nascerà un piccolo Hub di impresa per l’accompagnamento alla creazione di imprese giovanili, ci saranno azioni di supporto all’incontro e all’inserimento di giovani nel mondo del lavoro e attività di valorizzazione della espressività giovanile. A concludere l’intero percorso un evento sulla creatività giovanile, verrà organizzato un grande concertoche si svolgerà a Como nel giugno 2010 all’interno del quale si realizzeranno attività di scambio (mostre, allestimenti), riflessione, informazione e diffusione dei risultati del progetto. Il coordinatore generale del progetto comasco è Antonio Iudici. Per informazioni è possibile inviare una mail a: hubcre [email protected] oppure telefonare al n. 031307398. CRONACA Bassa&territorio IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 GIUGNO 2009 P A G I N A 23 HA GUIDATO LA PARROCCHIA DAL 1946 AL 1993 Bulgorello riabbraccia don Alberto per un giorno ’ L emozione era tanta sia per lui sia per i suoi vecchi parrocchiani: don Alberto Mangiacavalli dopo oltre quindici anni di assenza è ritornato nella sua parrocchia, quella di Bulgorello, che ha retto per mezzo secolo, in occasione del suo settantesimo di ordinazione sacerdotale e dei suoi 95 anni di età per un ricordo e un saluto, domenica 14 giugno. Erano in tanti in quel lontano 3 giugno 1939 a dire “Eccomi!” al loro vescovo, mons. Macchi - ventiquattro - e di loro sono rimasti in tre: lui, don Mario Lenzi e don Siro Tabacchi. Don Alberto si sta avvicinando ai record diocesa- Ha celebrato con la comunità il suo settantesimo di ordinazione sacerdotale e i suoi 95 anni di età di VIRGINIO CASTELLI ni sia anagraficamente, sia per ordinazione, tuttora detenuti rispettivamente da don Carlo Brogli, classe 1911 e don Luigi Curti ancora parroco di Marzio, luogo in cui è stato nominato nel 1936! Tanti gli abbracci, i saluti e gli “amarcord”! Felice e commosso don Mario Fiorani, l’attuale Parroco, di averlo vicino sull’altare. Parroco di Ardena, frazione di Brusimpiano dal 1939 fino al 1944 quando fu chiamato come coadiutore in San Salvatore a Como; nel 1945 nominato membro della sezione comasca della “Pontificia commissione di assistenza” quindi parroco di Bulgorello dal 1946 al 1993 quando gli successe don Giuseppe Scherini. Don Alberto arrivò a Bulgorello nel giugno del 1946 con l’incarico di aiutare don Alessandro Bianchi, il vecchio e primo parroco della cui bontà e fede il giovane sacerdote rimase meravigliato e alla sua morte venne confermato secondo parroco della comunità. DOMENICA 28 GIUGNO Cassina “saluta“ il 50° di sacerdozio di padre Giuseppe Cattaneo omenica 28 giugno prossimo la parrocchia di Cassina Rizzardi celebra, con particolare solennità, il 50° di sacerdozio del concittadino p. Giuseppe Cattaneo, somasco, attualmente collaboratore presso il Santuario del SS. Crocifisso in Como. P. Giuseppe nasce il 21 luglio1931 in frazione Monticello nel Comune di Cassina Rizzardi, allora religiosamente appartenente alla parrocchia di Bulgarograsso - diocesi di Milano. Questa anomalia D è stata risolta nel settembre 2005, con decreto della Congregazione dei Vescovi, per cui ora tutto il territorio di Monticello, con l’annesso comprensorio del Golf Club, è alle dipendenza della chiesa di Cassina Rizzardi in diocesi di Como. Frequenta la scuola del Collegio Gallio e qui nasce la sua vocazione religiosa. Il noviziato viene svolto a Somasca (Lecco) nel 1952/53, per poi proseguire a Roma con gli studi Teologici. Nel 1959 prende la licenza in filosofia e teologia ed il 19 lu- glio 1959 viene ordinato sacerdote, nella nuova chiesa di Cassina Rizzardi, per l’imposizione delle mani da parte di mons. Aldo Patroni, gesuita, arcivescovo di Calcutta, per la gioia del parroco di allora, don Franco Rampoldi, e di tutti i suoi familiari. Su indicazione dei suoi superiori svolge il ministero sacerdotale in vari collegi della Congregazione: Corbetta (MI), Treviso, Bellinzona (CH), Collegio Gallio (CO) e attualmente presso il Santuario del SS. Crocefisso in Como. Durante i suoi quasi cinquant’anni di permanenza a Bulgorello è stato sempre il parroco di tutti: era sempre pronto ad aiutare tutti, a prescindere dal credo politico o sociale. A un certo momento della sua vita ebbe seri problemi di salute: si recò a Lourdes, ne visse l’esperienza e colse una voce che gli suggeriva di far vivere quell’esperienza anche ai suoi parrocchiani. Portò centinaia e centinaia di persone, trovò anche il modo di offrire il viaggio anche a chi non poteva permetterselo e tutto sempre con grande discrezione. Don Alberto se non si è recato cento volte a Lourdes, poco gli manca! A Bulgorello viveva nella vecchia casa parrocchiale umida ed angusta: con un coraggio non da poco iniziò la costruzione della nuova con locali destinati a oratorio e salone civico. Il paese contava 600 anime di estrazione contadina. Il tutto fu fatto con “aere et sudore pauperum”. Da parroco condusse la vita con alto senso di spiritualità , povertà cristiana e rigore sia verso di sé, sia verso gli altri, a costo di scontrarsi con la modernità che avanzava. In punta di piedi nel giugno del ’93 durante una messa domenicale ha salutato il suo gregge e quasi all’insaputa di tutti il giorno dopo ha lasciato la parrocchia per la Casa del clero presso l’Ospedale Valduce, ove attualmente risiede. All’insaputa di tutti, in occasione della giornata dei morti, è sempre tornato a Bulgorello per un requiem ai suoi parrocchiani defunti, ma piano con discrezione, senza apparire… IL PROGRAMMA DEI FESTEGGIAMENTI Il programma dei festeggiamenti sarà il seguente: ore 10.00 S. Messa giubilare concelebrata con altri sacerdoti. Presente la Corale parrocchiale. ore 12.30 Pranzo comunitario presso il Centro Sportivo. ore 20.30 Recita dei Vesperi seguita dalla processione eucaristica dalla chiesa parrocchiale alla chiesetta di S. Giuseppe in piazza Silvio Pellico. Benedizione. Tutta la popolazione è invitata ai festeggiamenti. GEORGE DANDIN A CAMNAGO VOLTA IL CIELO STELLATO DALL’ALPE DEL VICERÈ Sabato 27 giugno, alle ore 21 presso l’Auditorium “A. Volta” di Camnago Volta, la Circoscrizione 4 del Comune di Como, l’Assessorato alla Cultura del Comune di Erba e l’Accademia dei Licini presentano “George Dandin”, a cura del Laboratorio di Teatro “Gianfranco Mauri” diretto da Christian Poggioni. Il Laboratorio “Gianfranco Mauri”, promosso dall’Accademia dei Licini in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Erba, costituisce dal 2001 un luogo dedicato allo sviluppo ed alla promozione dell’arte drammatica e della cultura teatrale. L’ingresso è libero. Per informazioni: Roberto Todeschini, tel. 347-8452378; email: [email protected]. Venerdì 26 giugno, dalle ore 21.00, presso la località Alpe del Vicerè di Albavilla il Gruppo Astrofili Lariani organizza un’uscita per osservare il cielo stellato con i telescopi ed i binocoli. Soci e appassionati sono invitati a portare i loro strumenti. La partecipazione è libera. L’osservazione verrà annullata in caso di brutto tempo. Per informazioni, la sede del Gruppo Astrofili Lariani si trova in via Risorgimento 21 a Tavernerio, presso il Centro Civico “Rosario Livatino”; tel. 328.0976491 (dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 21); e-mail: astrofili_la [email protected]; sito web: www.astrofililariani.org. CRONACA P A G I N A 24 Lago&Valli IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 GIUGNO 2009 MOLTRASIO CONCLUSO IL PROGRAMMA DELLE CELEBRAZIONI Gli auguri a don Franzi e mons. Plotti? S i è concluso con la celebrazione eucaristica presso la chiesa di S. Agata di lunedì scorso il ricco programma di celebrazioni e incontri di preghiera con il quale la parrocchia dei SS. Martino e Agata di Moltrasio ha voluto festeggiare solennemente il 50° di ordinazione sacerdotale del proprio parroco, don Bartolomeo Franzi, e dell’arcivescovo emerito di Pisa, mons. Alessandro Plotti. L’intera comunità parrocchiale è stata così chiamata, per prima cosa, a ringraziare il Signore per il lungo e fecondo ministero di due sacerdoti che hanno profuso tutte le loro energie (e ancora continueranno a farlo) nella vigna del Signore, che per loro è coincisa con i fedeli Per entrambi la ricorrenza dei 50 anni di ordinazione sacerdotale che di volta in volta sono stati loro affidati; inoltre essa ha avuto la possibilità di fermarsi a riflettere sull’importanza fondamentale che, all’interno della Chiesa, riveste la figura stessa del sacerdote. Attraverso i due momenti di preghiera comunitaria, affidati a don Andrea Stabellini e da don Massimo Rossi, il concerto del Corpo musicale, il recital dedicato alla missione di S. Paolo preparato dai giovani dell’oratorio, nonché le solenni celebrazioni eucaristiche di domenica 21 e lunedì 22 giugno, i moltrasini sono stati quasi condotti per mano a meditare sulla centralità insostituibile del sacerdote nella vita della Chiesa. In concomitanza con l’apertura dell’Anno sacerdotale voluto dal Santo Padre Benedetto XVI, tutti gli interventi sono andati in un’unica direzione: come ha mirabilmente sintetizzato mons. Plotti nell’omelia della S. Messa di domenica, il sacerdote è stato definito colui che “moltiplica l’amore di Dio presso i fedeli che gli sono stati affidati”. Questa grazia straordinaria non è l’esito di un merito particolare dell’uomo, ma un gratuito dono di Dio, a beneficio non solo del sacerdote in sé, ma soprattutto di coloro presso i quali egli viene mandato dal Signore come guida e pastore. Certo, come don Massimo Rossi ha voluto sottolineare nella sua meditazione, il sacerdote attinge questa dimensione peculiare del suo ministero solo se a sua volta si lascia afferrare dall’amore di Cristo, se diviene Suo docile strumento, se pone davanti a tutto non se stesso, ma il Signore. E allora, di fronte al generoso dono di Dio, che chiama i suoi sacerdoti presso il popolo per farne i suoi ministri, don Meo, nella riflessione rivolta ai fedeli al termine della processione del Corpus Domini, ha tentato di rispondere all’interrogativo del Salmo che recita “Cosa renderò al Signore per quello che mi ha dato?”. La risposta, a suo avviso, consiste proprio nel partecipare a tutti la presenza reale del Signore attraverso la bellezza della vita sacramentale e nel ringraziarlo continuamente per la gratuità assoluta del dono di sé all’uomo. Con un appello finale: don Meo ha infatti ribadito la necessità che tutti i fedeli collaborino con l’opera promossa dal sacerdote, non lasciandolo mai solo, ma sostenendolo nel suo impegno al servizio dei fratelli. Pertanto, nella cornice di una chiesa parrocchiale resa ancora più bella e accogliente per effetto dei recenti restauri della facciata dell’edificio e attraverso la solennità di liturgie curate nei minimi dettagli, al centro dell’attenzione di tutti è stato posto il Signore, “Colui che Solo”, come non cessa di ricordarci il nostro amato papa Benedetto XVI, “sa operare il bene anche attraverso strumenti insufficienti”. Riconoscenti e commossi per la generosità dell’impegno e del servizio che questi sacerdoti hanno speso per noi, a nostra volta ci permettiamo di esprimere un augurio che sorge spontaneo dal cuore: che tale attività zelante e operosa nella vigna del Signore che è in Moltrasio possa proseguire ad multos annos! SOLENNITÀ D’ALTRI TEMPI A STAZZONA DOMENICA 14 GIUGNO Il Corpus Domini nella Valle Albano S olennità d’altri tempi domenica sera, 14 giugno, a Stazzona a conclusione della festa del Corpus Domini. Solennità dal sapore antico ed allo stesso tempo, paradossalmente… nuovo. Antico perché dopo quanti anni si è rivissuta una celebrazione che in questa forma e partecipazione ci eravamo oramai rassegnati a ritenerla estinta, o viva solo nei ricordi nostalgici di pochi ed invece, con grande meraviglia di tutti, abbiamo scoperto che si era solo “momentaneamente” assopita. È bastato il contagioso entusiasmo di “qualcuno” a farla risvegliare, mettendo in movimento decine di stazzonesi di ogni età, indaffarati, ognuno nella propria mansione, per la buona riuscita di una festa nella quale, come spesso succede nelle nostre contrade, il folclore popolare si mischia e si fonde col religioso. Nuovo perché, probabilmente per la prima volta, a dare maggior risalto e significato a questa celebrazione, del resto sempre molto sentita e cara ai fedeli, sono intervenute, guidate dai rispettivi parroci ed accompagnate dalle diverse confraternite religiose con le loro croci ed i loro stendardi, le comunità parrocchiali della valle dell’Albano: Dongo, anche con la partecipazione dei frati del convento della madonna delle Lacrime; Germasino e Garzeno, con banda musicale al seguito. L’incontro liturgico, con il canto dei Vespri e la processione, è iniziato alle 20.30 con le ombre della notte incombenti ed una fresca brezza che leggera soffiava dai monti e rendeva la serata particolarmente gradevole dopo la calura riservataci da una giornata inondata di sole dall’alba al tramonto. A farle da cornice vi era una chiesa stracolma tanto che numerosi degli intervenuti sono stati costretti a seguire la cerimonia dall’esterno, sotto il sagrato -, parata come solo si suole per le grandi ricorrenze, scintillante nelle luci che si riverberavano negli argenti tirati a lucido e dove le delica- te fragranze delle composizioni floreali soccombevano all’intenso profumo dell’incenso che a sbuffi si propagava nell’aria. Attorno al Santissimo Sacramento esposto all’adorazione dei fedeli, si sono elevate le familiari note degli inni e dei salmi accompagnate dall’organo e allorché nella navata si è spenta anche l’ultima strofa del canto del Magnificat, i parroci intervenuti, reggendo l’ostensorio con l’Ostia consacrata si sono avviati verso l’uscita dove già si era formato il corteo che avrebbe accompagnato il “Corpo di Gesù Cristo” lungo le vie interne delle frazioni del paese di Stazzona, seguendo in gran parte l’originale itinerario anticamente in uso per questa solenne circostanza. Vie, lungo le quali, riesumando una tradizione popolare diffusa fin da tempi lontani, pur anche se ultimamente negletta, si era provveduto ad addobbare ed abbellire ogni balcone e finestra con innumerevoli lumini, ma, soprattutto, con l’esposizione di candidi panni, quali lenzuola, tovaglie e salviette orlate di pizzi o ricamate, come solo le donne sanno fare, con certosina pazienza e monacale perizia. Mai prima d’ora - che localmente memoria d’uomo ricordi- s’erano visti sfilare per le strette vie di Stazzona così tanti artistici crocifissi, accompagnati da altrettanto artistici candelabri, in uso alle diverse confraternite intervenute dalle parrocchie vicine, caratterizzati dai loro tradizionali “abiti” differenti gli uni dagli altri per foggia e colori. E nemmeno tutti quei pregiati stendardi che richiamano e raffigurano i numerosi santi protettori amati e venerati dalle diverse comunità della vallata. L’onore di reggere il “baldacchino” sotto il quale incedeva il sacerdote con il Santissimo Sacramento è stato riservato ai confratelli di Germasino. Attorno a lui tutti gli altri sacerdoti e frati preceduti da un gruppo di chierichetti, e da bambini e bambine vestiti dell’abito bianco della loro prima comunione, che a piene mani spandevano sul selciato petali di rose. Molti dei componenti il lungo e nutrito corteo, aperto dalla croce delle donne, erano muniti di candele con dei paralumi multicolori i quali risaltavano nelle ombre della notte oramai sopraggiunta, fendendo suggestivamente il buio con un serpentone formato da centinaia di luci variopinte in lento movimento. Lungo il percorso che, tra canti e preghiere, ha impegnato i partecipanti per ben oltre un’ora, erano previste della soste di meditazione in prossimità delle “santelle” o immagini sacre poste nelle diverse frazioni attraversate. Così è avvenuto prima presso la “santella” nella piazzetta della frazione di Morbio; poi sotto l’antica immagine del Crocifisso miracoloso di Como, dipinta sul muro di un mulino e forno, da tempo immemorabile in disuso, in località detta “La Pra”, per la frazione di Cassia. A seguire, davanti alla santella di Selva e, da ultimo, oramai in prossimità della chiesa, la sosta è avvenuta innanzi un altarino improvvisato lungo la strada per Loro, per le frazioni di Loro, appunto, Castanedo e Vanzonico. La cerimonia con il canto del “Tantum Ergo…” e la solenne benedizione eucaristica si è conclusa sul piazzale antistante la chiesa tra due ali di devoti assorti ed emotivamente coinvolti dall’avvenimento religioso, con la facciata illuminata della parrocchiale di S. Giuliano martire, fresca di restauro e ridipintura, a fare da sfondo. Prossimi alle 22.30, e dopo aver riposto riposto il Santissimo Sacramento nel tabernacolo, tutte le fiammelle delle candele sono andate progressivamente spegnendosi. I canti e le preghiere che, via via nello svolgersi della celebrazione avevano infervorato i devoti, si sono trasformati in un brusio di commenti ben orientati, mentre tutti i partecipanti, accompagnati dal suono del “Noi vogliam Dio…” diffuso dalle campane ed amplificato dal silenzio notturno, se ne tornavano alle loro case. CRONACA P A G I N A 25 Lago&Valli IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 GIUGNO 2009 DOMENICA 5 LUGLIO LA PRESENTAZIONE DEI RESTAURI Casasco: il santuario “rinnovato” C asasco è uno dei più piccoli comuni della Valle Intelvi, ma uno dei più importanti e panoramici. Si trova in posizione dominante sull’ultimo versante della Valle che dà sul lago di Como e, in antichità, era luogo di transito per i viandanti che da Como salivano sul Bisbino, che, camminando a mezza costa, raggiungevano la Valle, per poi proseguire per le Alpi e l’Europa centrale. Il paese, che ha conservato il suo aspetto antico, mostra ai villeggianti, alla ricerca di pace e tranquillità, le sue stradine strette e antiche, i portici ombrosi e, ad ogni angolo, una curiosità storica, artistica e numerose testimonianze di una civiltà contadina di montagna. Il paese e i suoi abitanti possono vantarsi di un grande passato artistico, una schiera di scalpellini, pittori, stuccatori che solo pochi altri grandi centri della Valle possono eguagliare. Nomi illustri quali i Ferradini, i Ferretti, gli Schiera, i Pedetti, nomi famosi che hanno fatto storia in tutta l’Europa nell’arte applicata all’edilizia, sia religiosa che privata. Questi grandi uomini hanno lasciato nel loro paese testimonianze co- L’edificio rappresenta un prezioso scrigno di arte sacra. Nei secoli vi hanno lasciato la loro impronta artisti e restauratori esperti. Sarà presente anche il vescovo Diego Coletti di RINA CARMINATI FRANCHI me le case originali in pietra, ora quasi tutte restaurate, che circondano palazzi monumentali importanti quali quello dello Schiera, con chiosco interno, costruito dalla numerosa e potente famiglia nel secolo XVI, o quello dei Ferradini con il magnifico portale in pietre squadrate e stemma nobiliare. Ma oltre la parrocchiale di S. Maurizio, c’è un gioiello antico e meraviglioso che si trova in basso al paese: è il Santuario della Madonna del Carmine, antico oratorio rifatto un virtù di un voto per la liberazione della pestilenza che colpì pesantemente la Valle nel 1530. Da allora, nella piccola chiesa si susseguirono grandi artisti e restauratori esperti, tanto che, ancora oggi, la troviamo ricca di opere d’arte e famosa per la devozione di tutta la gente della Valle. Vi lavorarono artisti come Giuseppe Ferradino nel 1600, e poi paliotti di tipo tridentino; gli affre- schi furono affidati a Giulio Quaglio di Laino, che, nonostante i secoli, conservano un’immediatezza di immagine. In seguito, la chiesetta fu eletta a Santuario e più volte restaurata. Domenica 5 luglio verranno presentati alla popolazione gli ultimi restauri compiuti di recente e E MONS. DIEGO COLETTI BENEDIRÀ LA STATUA DI GIOVANNI PAOLO II Dopo essere stato esposto nel 2006 nella chiesa di S. Tommaso a Cerano, il bellissimo monumento raffigurante Giovanni Paolo II, opera del noto artista intelvese Bruno Gandola, fu acquistato dal Comune di Casasco con l’impegno da parte dell’autore di realizzarne la collocazione in un luogo in cui si potesse vedere, sullo sfondo, la montagna con la ricostruita chiesa di S. Zeno. Ora, tutto questo si è realizzato, e domenica 5 luglio, in occasione della presentazione dei compiuti restauri della chiesa del Carmine, il monumento verrà consegnato alla popolazione di Casasco, per essere posizionato in un punto che, sullo sfondo, regali anche la visibilità di S. Zeno, e benedetto dal vescovo Diego Coletti. L’opera è realizzata in bronzo e dedicata al ricordo della visita di Giovanni Paolo II a Como nel 1998. La figura del pontefice viene ritratta dall’artista con il mantello svolazzante, a ricordo di quello che indossava in occasione dell’apertura della Porta Santa durante il giubileo del 2000. Così dalla vetta del monte Aurascio, l’antica chiesa di S. Zeno restaurata e abbellita recentemente a cura di un comitato spontaneo e che viene chiamata “La chiesa del terzo millennio” - farà da sfondo ad un’altra importantissima opera che testimonia la fede della Valle Intelvi, il suo attaccamento alle tradizioni e alle leggende tramandate da secoli, che, anche se possono in un primo tempo sembrare frutto di fantasia, contengono sempre un nocciolo di realtà di vita vissuta. R.C.F. CON “MONDO TURISTICO” E IL PREMIO “ANTONIO FOGAZZARO” Tra Griante, Menaggio e il Soccorso L ’ Associazione Culturale “Mondo Turistico”, in collaborazione con il Premio “Antonio Fogazzaro” 2009, organizza per venerdì 3 luglio una visita guidata a Griante. L’incontro con la guida è fissato alle ore 15.00 all’imbarcadero di Cadenabbia, vicino alla statua di Adenauer. Si effettuerà poi una passeggiata, in lieve salita, per raggiungere la parte alta di Griante e visitare il parco di Villa La Collina, che, dal suo formidabile terrazzo panoramico, domina tutto il centro lago. La villa divenne famosa quando il cancelliere tedesco Adenauer decise di farne la sua dimora estiva. Alla morte dello statista, la villa fu trasforma- ta in luogo di studio e d’incontro per personalità del mondo germanico. Ora la proprietà si sta riconvertendo in struttura ricettiva per il turismo. Si proseguirà poi verso la parrocchiale, posta nella parte alta del paese, adagiata fra gli ulivi; si visiterà quindi la chiesa e l’antico borgo, dove si possono ancora ritrovare i ricordi del passaggio dello scrittore francese Stendhal. Ricordiamo che Griante fu luogo prediletto per la vacanza di diversi personaggi importanti, fra i quali il futuro papa Ratti. La quota di partecipazione è di 6 euro per i soci, di 7 euro per i non soci. Per sabato 4 luglio è in programma una visita a Menaggio. L’appunta- il sindaco, Ettore Puricelli, avrà l’occasione per ringraziare, a nome di tutti i casaschesi, il parroco, don Fabio Molteni, che ha voluto e iniziato i lavori, don Paolo Barocco, che ha ultimato i lavori di restauro con convinzione e perizia e tutti coloro che, volontariamente, hanno offerto tempo e denaro per la buona conclusione dell’opera. Domenica 5 luglio alle ore 10.30 il vescovo, mons. Diego Coletti, sarà accolto e visiterà il restaurato Santuario della Madonna del Carmine. Seguirà alle ore 11.00 la S. Messa e alle 12.00 la benedizione e inaugurazione del monumento dedicato a Giovanni Paolo II con uno sguardo su S. Zeno. Alle ore 15.00, la visita ai “piccoli musei”, Museo etnografico della civiltà contadina a Casasco, Museo dello stucco e della Scagliola Intelvese a Cerano Intelvi con l’inaugurazione della Mostra “Madonne, devozioni e simboli”. mento con la guida è per le ore 16.00 in piazza Garibaldi, davanti all’Ufficio Informazioni Turistiche. Una passeggiata nel centro storico con i suoi vicoletti medievali e l’animata via Calvi porterà alla parrocchiale di S. Stefano, arricchita da un’accurata decorazione a stucco ed affreschi e dalla preziosa cappella della Vergine. Al termine della visita della chiesa, si affronterà la salita alla parte alta del paese, dove si trova la chiesa di S. Carlo, lungo una caratteristica scalinata che conserva interessanti vestigia del passato. Dopo aver visitato anche questa chiesa, abbellita da un campanile a vela seicentesco e da tele del Vermiglio, si ritornerà in centro passando dal lungolago dove è possibile ammirare la statua della Tessitrice, emblema della laboriosità delle donne del luogo e della presenza dell’industria serica nella valle del Sanagra. La quota di partecipazione è di 6 euro per i soci, di 7 euro per i non soci. Domenica 5 luglio sarà dedicata invece alla visita al Santuario della Madonna del Soccorso: l’appuntamento è alle ore 10.00 alla prima cappella, che si trova in comune di Ossuccio (più facilmente raggiungibile da Molgisio, frazione alta di Lenno, dopo il ponte sul Perlana). Il Sacro Monte di Ossuccio fa parte dei luoghi considerati dall’Unesco “Patrimonio dell’umanità” ed è situato in una zona splendida dal punto di vista panoramico, lungo la valle del torrente Perlana, in posizione dominante l’Isola Comacina e la parte centrale del Lario. Si salirà dunque lungo la via (solo pedonale) dove si trovano le cappelle corrispondenti ai Misteri del Rosario, che contengono capolavori barocchi di pittura e scultura; al termine si procederà alla visita del Santuario. La quota di partecipazione è di 6 euro per i soci, di 7 euro per i non soci. Per informazioni e prenotazioni (obbligatorie entro tre giorni prima dell’escursione): Mondo Turistico, tel. 0344-30060; 339-4163108; e-mail: mon [email protected]. S.F. CRONACA P A G I N A 27 ValliVaresine IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 GIUGNO 2009 BRINZIO LA PARROCCHIA SALUTA ANCHE DON SERGIO CROCI In festa per san Paolo I INCONTRO A VARESE LA SERA DEL 25 GIUGNO L’architettura religiosa Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori della provincia di Varese organizza per la sera del 25 giugno, alle ore 20.30, nella propria sede di Varese, in via Gradisca 4 un incontro con tema l’architettura religiosa; titolo “Dove va l’architettura sacra?”. A relazionare sui recenti progetti di chiese, monsignor Giuseppe Arosio, responsabile dell’ufficio Nuove Chiese della diocesi di Milano. Monsignor Arosio nasce a Monza nel 1925, ordinato sacerdote il 22 maggio 1948 e subito inizia il suo ministero come viceparroco. Nel 1961 diventa parroco nella nuova parrocchia di san Giuseppe a Monza, in una zona periferica, in cui c’è da costruire proprio tutto, la comunità, la casa, la chiesa. È proprio dalla necessità pastorale che nasce in lui il cammino alla scoperta dell’architettura in tutte le sue fasi, dalla ricerca dell’architetto alla messa a punto del progetto, dal L ’ reperimento dei fondi alla costruzione. Grazie alla conoscenza e successiva amicizia con l’architetto zurighese Justus Dahinden e alla sua instancabile sete di conoscenza, che lo portò in giro per l’Europa, che si formarono le sue doti peculiari: chiarezza di visione, senso della priorità, ambizione, concretezza, entusiasmo, combattività. Così quando nel 1984 il cardinale Carlo Maria Martini ricostituì l’Ufficio Nuove Chiese della Curia di Milano, monsignor Giuseppe Arosio venne nominato responsabile per la costruzione di nuovi complessi parrocchiali per l’intera diocesi di Milano, incarico che lo portò alla realizzazione di più di cinquanta chiese in un arco temporale di poco più di quindici anni, interagendo con architetti del calibro dello stesso Dahinden per Varese - qui realizza nei primi anni novanta la chiesa dedicata a san Kolbe, Caccia Dominioni, Botta, Canella, Belgiojoso, D’Ardia, Gabetti e Isola, Galantino, Gregotti, e tanti altri che contribuirono alla riqualificazione delle periferie milanesi, dal punto di vista sociale e religioso. GI.PO. ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ntrodotta da un triduo di preparazione si celebrerà a partire da domenica 28 giugno, a Brinzio la festa patronale dei santi Pietro e Paolo. Sarà una ricorrenza particolare quella di quest’anno perché - oltre a rendere gloria ai suoi santi protettori - la parrocchia concluderà l’Anno Paolino con l’inaugurazione di una statua dedicata al santo Apostolo delle Genti e saluterà il proprio parroco don Sergio Croci che, dopo tre anni dal suo arrivo, lascerà le comunità di Brinzio e Cabiaglio per scendere a Canonica come collaboratore. Il programma della festa prevede alle ore 9.45 S. Messa solenne accompagnata dalla corale; alle ore 15.00 ancora S. Messa cui farà seguito la benedizione della nuova statua di san Paolo e la processione per le vie del paese. Al termine, incanto dei canestri e rinfresco per tutti. Per la prima volta la processione si effettuerà con la statua di san Paolo e non con quella tradizionale di san Pietro, ma la sera di lunedì 29 giugno, la comunità brinziese si ritroverà nuovamente per portare in processione anche la statua di san Pietro dalla chiesa parrocchiale (S. Messa alle ore 20.00) sino al lago, ove verrà impartita la benedizione e ci sarà un rinfresco offerto dal locale gruppo pescatori. La statua di san Paolo, oltre ad arricchire il patrimonio storico artisti- co della comunità brinziese, ricorderà in maniera permanente l’Anno Paolino, rimanendo esposta all’interno della chiesa di Brinzio, a lato del presbiterio. La nuova raffigurazione dell’Apostolo delle Genti è stata scolpita nel legno da Gigi Pogliani l’artigiano-artista di Brenta che negli ultimi anni ha già prodotto diverse opere di pregio, ed è stata infine decorata da Claudia Stopar Legatti che, con una sapiente scelta di colori e sfumature, ha completato l’opera in maniera egregia. Ma alla soddisfazione e alla gioia di poter celebrare la festa dei santi patroni, quest’anno si è sovrapposta l’amarezza di dover salutare - nella stessa occasione - il parroco don Sergio, chiamato dal Vescovo ad un nuovo incarico pastorale. Questa notizia è arrivata a Brinzio (e a Cabiaglio) come “un fulmine a ciel sereno”, ma alla luce della fede è stata compresa ed accettata da tutti i parrocchiani. “Caro don Sergio, è con animo pieno di affetto e riconoscenza che ti saluto e ringrazio perché attraverso il tuo sacerdozio abbiamo vissuto la figura di Cristo - scrive il sindaco Sergio Vanini -. Grazie da parte dei fedeli brinziesi per la semplicità la sapienza e l’amore che ci hai insegnato nel nome di Cristo Signore. Ti auguro di vivere una nuova e profonda comunione con tutto il nuovo gregge che il Signore ti affiderà”. E anche don Sergio non ha mancato di far pervenire un saluto ai suoi parrocchiani invitandoli “a dare ragione della speranza che è in noi”, vivendo i sacramenti e testimo- AFRICALENDARIO/27 AMMIRANDO L’ECCELLENTE AR TE DI GESTIRE ARTE RISORSE SCARSE Centinaia di donne che vendono banane, mango, pomodori e cavoli. Decine di macellerie senza frigorifero. Venditori di indumenti di seconda mano. Arrotini in bici, facchini che trascinano carretti pieni di taniche di acqua potabile. Muratori a giornata trasportati a dozzine nei cassoni dei camion. Kinyozi (barbieri) e parrucchiere che lavorano in chioschi dalla dimensione di una nostra cabina telefonica. Venditori di pannocchie arrostite, salsicce, chapati (piadine) e mandazi (frittelle). Ambulanti che cercano di smerciare frutta, noccioline, cartine geografiche, utensili da giardino, peluches e poltrone gonfiabili (!). Questi sono solo alcuni dei “personaggi” che popolano le strade di Nairobi, e che non rappresentano altro che alcuni dei modi (legali) con cui la gente cerca di sopravvivere in una metropoli che non regala niente a nessuno. Avere l’occasione, man mano che passano i mesi, di conoscere meglio alcuni di questi veri e propri professionisti della cosiddetta “economia informale” mi porta ad una vera ammirazione di come molti di essi riescano a gestire, con risorse limitatissime, attività commerciali efficienti e in grado di mantenere un’intera famiglia. Forse se tanti super-manager e dirigenti che nei grattacieli del centro (qui come in ogni metropoli del mondo) passassero qualche settimana a fianco di John, Elizabeth, Isaiah e Ruth, avrebbero occasione di imparare come azzerare gli sprechi e far fruttare al massimo la gestione di qualsiasi risorsa. Un’utopia, certamente, ma che prima o poi saremo tutti costretti a sperimentare. Per seguire Martino e dialogare con lui: http://martinkenya.splinder.com MARTINO GHIELMI niando la fede con la carità. “Infine - ha concluso don Sergio - esorto i giovani perché abbiano più idee, più concretezza e più interessi, non siano semplicemente buoni, ma anche più solidali”. “Ci mancherà la figura bonaria ed imponente di don Sergio, la sua bella voce che ci trascinava nei canti di lode a Dio e alla Vergine Santa - commentano i parrocchiani di Brinzio -. Restiamo, comunque, uniti nella preghiera, sentiamoci fratelli accomunati nelle vicende umane, ora tristi, ora liete, ed auguriamo a don Sergio ogni bene desiderabile”. A.C. IN ABRUZZO PER GLI INCENDI Viva soddisfazione in Valcuvia, tra i componenti delle squadre di Protezione civile-antincendio boschivo per essere riusciti negli scorsi giorni ad organizzare uno “squadrone di 33 volontari” che andranno in Abruzzo nel periodo tra il 26 luglio e il 26 settembre per dare una mano alle squadre locali nella lotta contro gli incendi boschivi. La Regione Lombardia, infatti, ha voluto sostenere la Regione Abruzzo, oltre che con gli aiuti verso i territori colpiti dal terremoto del 6 aprile scorso, anche dando supporto alle squadre antincendio di quella regione per tutto il periodo estivo, visto che molti dei loro volontari sono impegnati nella ricostruzione. L’emergenza terremoto ha fatto prendere quest’anno alla Regione Lombardia questa decisione, ma già negli anni scorsi tanti volontari lombardi erano stati impegnati in campi estivi antincendio boschivo in regioni del sud, ove l’emergenza incendi raggiunge livelli di guardia proprio durante l’estate. Nel 2008, infatti, la collaborazione è stata con la Sicilia, mentre in precedenza i volontari lombardi hanno dato aiuto alla Sardegna. Il Coordinamento antincendio Valcuvia (COAV) coprirà, dunque, con tre turni di 14 giorni ciascuno le sei settimane estive e raggiungerà la base operativa in Abruzzo con una propria colonna di mezzi e materiali che la renderà autonoma dal punto di vista operativo. I volontari COAV che hanno dato la loro disponibilità provengono da quasi tutti i paesi valcuviani (Cocquio, Cuvio, Rancio, Cittiglio, Cassano, Gavirate, Cabiaglio, Gemonio), a questi si aggiungono anche i volontari ANA (Associazione Nazionale Alpini) che, a loro volta, garantiranno in Abruzzo la copertura antincendio nel periodo dall’11 al 18 luglio prossimi. MOSTRA DI SALVINI AD ARCUMEGGIA Sarà visitabile fino al 20 agosto, ad Arcumeggia, la mostra dal titolo: “L’arte poetica di Innocente Salvini”, frutto della collaborazione fra Sangalleria e Bottega del pittore, e Museo Salvini. Sono trenta le opere esposte del noto pittore, tra le quali figurano cinque dipinti inediti recuperati in mesi di assidua ricerca sul territorio, strappati all’oblio del tempo ed ora visibili in tutto il loro splendore. Sarà disponibile al pubblico il catalogo curato da Angela Viola, Flavio Moneta e Luigi, e Marina Sangalli. Molteplici gli enti e le istituzioni del territorio che hanno assicurato il proprio patrocinio. Presso il Museo Salvini di Gemonio sarà visibile un’ulteriore esposizione di opere del Salvini. L’esposizione di Arcumeggia è aperta giovedì e sabato dalle ore 15.00-18.00; domenica 9.0012.00- 15.00-18.00; ulteriori informazioni telefonando al 339-5297073 oppure al 338-6660262. P A G I N A 28 Sondrio CRONACA DI E P R O V I N C I A ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 GIUGNO 2009 ELETTO IL NUOVO PRESIDENTE SUCCEDE A FABI ED È IL PIÙ GIOVANE MAI CHIAMATO ALLA GUIDA DELL’ENTE Paolo Mainetti a Confindustria Nell’illustrare il suo programma, Mainetti ha messo in evidenza la necessità, per la provincia di Sondrio, di non essere considerata una realtà marginale: fondamentale puntare sulle risorse locali, ambiente in primis pagina a cura di CIRILLO RUFFONI P aolo Mainetti, amministratore delegato di Valtecne, 37 anni, è il nuovo presidente di Confindustria Sondrio. È stato eletto lunedì 22 giugno, al termine della lunga fase delle assemblee dei vari settori, che hanno rinnovato i vertici e la Giunta di Confindustria. Lo affiancano come vicepresidenti Cristina Galbusera, Gian Maria Castelli, Sergio Schena e Luigi Lapsus. Mainetti, che succede a Corrado Fabi, è il più giovane presidente di Confindustria Sondrio, ma ha già accumulato una notevole esperienza all’interno dell’associazione. Subito dopo l’elezione, nell’incontro con i giornalisti e, ancora più ampiamente, nell’interven- to pronunciato al convegno che è seguito, egli ha precisato quali saranno le principali linee della sua gestione. «Già sin d’ora posso dire che la mia sarà una presidenza nel segno della continuità – ha affermato -. Ritengo infatti che molte delle linee guida che hanno ispirato la presidenza Fabi rimangano tuttora attuali e che ci sia ancora parecchio da fare per portare a termine il lavoro avviato». Un altro punto qualificante sarà la proiezione verso il futuro ed il ruolo assegnato ai giovani, come ha dimostrato anche la recente pubblicazione «Giovani emergenti», nella quale sono state raccolte le interviste a 26 giovani imprenditori della provincia. Il momento che stiamo vivendo è difficile, ha conti- nuato il presidente, «ma siamo qui per disegnare il futuro delle nostre valli… Vogliamo evitare che la nostra terra sia relegata a provincia marginale della metropoli padana. Lavoreremo in- vece perché possa entrare a pieno titolo nei grandi flussi della modernità globalizzata, all’interno di quella piattaforma alpina che davvero può fare della provincia di Sondrio un luogo di avanguardia dove si sperimentano con successo nuovi modelli di sviluppo socio-economico-territoriale». In questo ambito potrà svolgere una funzione molto importante il Polo tecnologico. Confindustria Sondrio, inoltre, potrà avere un ruolo di primo piano nell’elaborare un modello di gestione delle risorse idroelettriche che armonizzi in modo efficace le esigenze dei grandi produttori con quelle del territorio. Altri ambiti di particolare attenzione saranno la filiera boscolegno, le fonti di energia rinnovabile e lo sfruttamento dei depositi di uranio «che sono per noi una risorsa, non un problema». Sarà necessario, inoltre, puntare ad una semplificazione burocratica e curare le infrastrutture, come la grande viabilità di accesso alla Valtellina, le tangenziali di Morbegno e di Tirano, la ferrovia, che si trova in uno stato di penoso abbandono, in modo che le Alpi «possano tornare ad essere ciò che erano nel Medioevo: territori strategici per il loro ruolo di passaggio e di attraversamento dei confini»… Ciò significa «portare la provincia di Sondrio al centro delle Alpi, al centro dell’Europa». IL CONVEGNO DI LUNEDÌ POMERIGGIO SONO INTERVENUTI ESPERTI COME ICHINO E MOLTRASIO L’economia dopo la crisi: ripensare i modelli globali economia dopo la crisi: lavoro, impresa, società è il titolo del convegno promosso da Confindustria Sondrio e svoltosi lunedì 22 giugno, presso il Cinema Excelsior del capoluogo, subito dopo la riunione di Giunta nella quale è stato eletto il nuovo presidente. Ospiti del convegno il giuslavorista Pietro Ichino e il vicepresidente di Confindustria per l’Europa Andrea Moltrasio, moderati da Sebastiano Barisoni, caporedattore di Radio 24. Un anno dopo aver ospitato Luca Cordero di Montezemolo ed Emma Marcegaglia, allora rispettivamente presidente e vicepresidente di Confindustria, quindi, Sondrio ha visto di nuovo la presenza di due eminenti personalità. Ichino, senatore del Partito Democratico, è infatti tra i massimi esperti italiani in materia di diritto del lavoro, rispettato e ascoltato sia dai sindacati, sia dagli imprenditori e in questi giorni è al centro dell’attenzione mediatica per il processo ai brigatisti che lo ha visto coinvolto come parte lesa. Moltrasio, bergamasco, proveniente dal settore chimico, già presidente degli L ’ Paolo Mainetti industriali della sua provincia, nel 2008 è stato confermato dalla presidente Marcegaglia nel ruolo che gli era stato assegnato da Montezemolo. Il convegno è stato aperto dagli interventi del nuovo presidente Paolo Mainetti e del sindaco di Sondrio Alcide Molteni, il quale non si è limitato ad un saluto di circostanza, ma ha sviluppato alcune interessanti riflessioni sul ruolo che i Comuni svolgono in questo periodo di crisi, come dei veri e propri ammortizzatori sociali, capaci di far fronte a varie emergenze. Successivamente, davanti al foltissimo pubblico che gremiva la sala, i due illustri ospiti, opportunamente stimolati dalle domande del moderatore, hanno offerto un ricco ventaglio di riflessioni e proposte. Il discorso ha preso le mosse dalla crisi che è ancora in atto, anche se la Provincia di Sondrio sembra risentirne meno rispetto alle vicine Bergamo e Brescia. Fi- nora le aziende si sono barcamenate alla meno peggio, ricorrendo alla cassa integrazione, in attesa del periodo delle ferie, ma cosa succederà poi in settembre, alla ripresa del lavoro? Pietro Ichino ha affermato che finora l’Italia ha retto abbastanza bene affidandosi al sistema della cassa integrazione ed istituendone una «in deroga» per i precari che hanno perso lavoro. Per meritare la fiducia degli investitori stranieri ed accelerare l’uscita dalla crisi, però, l’Italia deve attuare delle riforme strutturali, come quella delle pensioni. Oggi, ha affermato lo studioso, lo Stato investe una settantina di miliardi all’anno per consentire a chi non ha ancora 60 anni di andare in pensione. Sono soldi che potrebbero essere spesi meglio, ad esempio nell’assistenza alle famiglie e per evitare la povertà infantile. Bisognerebbe inoltre rendere più flessibile il mercato del lavoro, intervenire con più decisione per evitare gli sprechi nella spesa pubblica e semplificare al massimo il diritto del lavoro. Pietro Ichino ha affermato che sta preparando un testo di diritto del lavoro concentrato in meno di cin- quanta articoli, riguardanti gli aspetti essenziali, tutto il resto viene affidato alla contrattazione locale. Il punto centrale del suo pensiero è però costituito da quella che egli definisce la flex security e che si ispira al sistema assistenziale presente in alcuni Paesi del Nord, come la Danimarca e la Svezia. Il lavoratore non viene mai lasciato nel primo posto in cui capita (questo è svantaggioso sia per lui, sia per l’azienda), ma viene seguito, incentivato, promosso a compiti più impegnativi e remunerativi e viene anche licenziato, quando è necessario, ma in questo caso non è come uno straccio che viene buttato, ma viene assistito economicamente e accompagnato con appositi corsi perché trovi presto una nuova dimensione professionale ed un nuovo impiego. Si tratta quindi di un sistema che abbina il massimo della flessibilità con il massimo delle garanzie per il lavoratore. Sotto questo aspetto noi siamo ancora lontani anni luce, ha affermato Ichino, perché nel nostro Paese mancano la cultura adeguata, il senso civico e il rispetto per le regole. Sempre riguardo al tema dell’occupazione, An- drea Moltrasio ha invece posto l’accento sul problema che oggi le aziende hanno di trattenere quei lavoratori che costituiscono un patrimonio tecnico e umano insostituibile, perché hanno costruito ed hanno fatto crescere quelle aziende stesse. C’è poi il rischio che, in alcune regioni, la crisi non abbia solo l’effetto di selezionare le aziende più deboli che non sono in grado di sopravvivere con le loro forze (cosa in sé positiva), ma spazzi via interi comparti produttivi specializzati, che non sarà più possibile ricostituire in seguito. E questo rappresenta la perdita di uno straordinario patrimonio di conoscenze e di abilità tecniche dal valore inestimabile. Sul piano europeo, Andrea Moltrasio ha sottolineato gli enormi vantaggi che sono derivati dalla liberalizzazione dei mercati, ha denunciato il pericolo che i vari Stati, di fronte alla crisi, si chiudano in atteggiamenti protezionistici ed ha prospettato la necessità di «riposizionare il sistema dei finanziamenti», trasferendo molti capitali dal settore agricolo (come è stato finora) a quelli della ricerca e dello sviluppo tecnologico. CRONACA P A G I N A 29 Valchiavenna IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 GIUGNO 2009 CAMPODOLCINO LA STATUA È DEDICATA AL BEATO LUIGI GUANELLA E AL SUO IMPEGNO PER GLI ULTIMI Un monumento per ricordare... ’ C era tutta la comunità di Campodolcino, ma anche moltissimi altri valchiavennaschi hanno partecipato alla benedizione del monumento di don Luigi Guanella. Ieri, nella piazza della chiesa del paese della Val San Giacomo si è svolta una cerimonia destinata a restare nella memoria dei convalligiani. Nel corso della funzione, i sacerdoti si sono soffermati sull’importanza dell’opera di don Guanella in Valle e in tutto il mondo e sul legame che unisce la valle al religioso originario di Fraciscio. Al termine della celebrazione eucaristica, i fedeli e i sacerdoti guanelliani e diocesani, a cominciare dal parroco don Bruno Capparoni, si sono riuniti per la cerimonia nel piazzale della chiesa. La festa è stata caratterizzata dalla presenza di centinaia di persone, pronte ad applaudire quello che per la Val San Giacomo ha rappresentato un vero e proprio evento. Il compito di presentare l’opera - posizionata a pochi metri dalla statale 36 dello Spluga, davanti alla chiesa parrocchiale - è toccato all’artista Alfredo Vismara, già autore della statua del beato collocata nel 1987 all’esterno del duomo di Milano, e del monumento di Fraciscio. La composizione, alta complessivamente più di quattro metri, è collocata in una posizione strategica ed è visibile da chi raggiunge il paese. «Nell’opera, memoria, celebrazione e proposta meditativa si fondono, grazie agli episodi descritti sui pannelli del basamento e alla vi- vace figura di don Guanella, con una mano rivolta verso il cielo e l’altra tesa ad accarezzare un anziano - ha spiegato l’artista -. Le scene proposte nei bassorilievi e la scelta delle due figure sovrastanti sono frutto di una lunga riflessione meditativa, nata in fase di ideazione e perseguita durante l’intera esecuzione, scaturendo l’opera dal continuo colloquio fra la materia che prende forma dalle mani VERCEIA ASSOCIAZIONE CULTURALE PER IL FORTINO i è costituita a Verceia l’associazione culturale “Volontari per il Fortino militare Cadorna” che, senza fini di lucro, persegue esclusivamente “la tutela e la valorizzazione delle cose d’interesse artistico e storico nonché della natura e dell’ambiente; assistendo il Comune di Verceia e le altre Istituzioni (Comunità Montana, Amministrazione Provinciale, Regione) nello svolgimento delle proprie attività volte a sostenere il restauro del Fortino militare Cadorna, la sua valorizzazione nonché la manutenzione e la gestione del Fortino e dell’area adiacente compresa la Strada dei Cavalli e la fruibilità del percorso conosciuto col nome di tracciolino. do, per stare sempre vicino agli ultimi fra gli ultimi. Questa bellissima statua deve essere un richiamo per noi campodolcinesi e per i turisti. Ci ricorderà che, sostenuti dalla fede, dalla provvidenza e dallo spirito di carità cristiana di don Guanella, possiamo diventare anche noi grandi nell’amore e nella bontà». Alla festa ha partecipato la banda musicale di Gordona. S.BAR. A CHIAVENNA, DAL 29 GIUGNO AL 4 LUGLIO, UN PERCORSO-PONTE FRA SUPERIORI E UNIVERSITÀ SULLA MATEMATICA APPLICATA Grazie al contributo della Fondazione Gruppo Credito Valtellinese verrà attivato, per la prima volta in provincia di Sondrio, un progetto ponte tra Scuola Superiore e Università che si configura come percorso formativo di approfondimento per studenti degli ultimi anni. L’iniziativa rientra nell’offerta delle “Learning Week”, promosse e cofinanziate dalla Regione Lombardia per rafforzare le conoscenze e le competenze dei giovani secondo le attitudini individuali, così da favorire un’azione orientativa e di contrasto al grave problema della dispersione scolastica. S I volontari svolgeranno attività di supporto e collaborazione sia propositiva sia promozionale a beneficio del patrimonio ambientale, storico e culturale della comunità valchiavennasca in collaborazione con il Consorzio di Promozione turistica della Valchiavenna. Inoltre si rende disponibile, nel- dell’artista e l’autore stesso». C’è stato spazio anche per ribadire l’impegno di don Giampaolo Cozzi, parroco di Campodolcino fino all’anno scorso, nella realizzazione di quest’opera. Daniela Fanetti, sindaco del paese, ha sottolineato il legame della comunità con don Guanella. «Partendo da queste montagne, l’opera di don Guanella si è diffusa prima nella nostra valle, e poi in tanti paesi del mon- l’ambito delle finalità sopra previste, a gestire progetti e opere inerenti alla sicurezza e alla manutenzione urgente del territorio nonché al miglioramento dei servi- zi, purché condivisi ed approvati dall’assemblea e sentito il parere degli enti pubblici territoriali. La presenza dell’associazione si è resa neces- saria per coinvolgere la gente della Valchiavenna e far conoscere le potenzialità turistiche del territorio considerate le risorse naturalistiche della Valle. MADESIMO IN FESTA PER I 400 ANNI DELLA PARROCCHIA Continua il ricco programma di appuntamenti varato dalla parrocchia di Madesimo per festeggiare il proprio 400° anniversario. Giovedì 25 giugno la giornata si aprirà alle ore 15.00 con l’adorazione eucaristica, seguita alle ore 21.00 da un incontro in comune con lo storico Guido Scaramellini e con don Siro Tabacchi dedicato alla storia della parrocchia. Venerdì 26 adorazione eucaristica a partire dalle ore 15.00, con concerto della Corale di Morbegno in chiesa alle ore 21.00. La giornata di sabato sarà incentrata sull’adorazione eucaristica alle ore 15.00, sulla Messa delle ore 18.00 e sullo spettacolo teatrale della Compagnia dei Legnanesi “La Rina e l’Eleonora” in programma nella sala convegni della palazzina dei servizi. Domenica 28 dalle ore 9.00 annullo postale in piazza della chiesa, seguito alle ore 10.00 dalla Messa solenne celebrata dal vescovo Diego Coletti, il quale amministrerà il sacramento della cresima e presiederà la processione col Santissimo. Dal 25 giugno sarà possibile acquistare il dvd con le diapositive della chiesa. Più precisamente si tratta di settimane di studio, apprendimento e acquisizione di nuove conoscenze dove gli studenti delle scuole secondarie di 2° grado possono mettersi alla prova nella disciplina che preferiscono (scienze, matematica, nuove tecnologie, ecc...) e vivere un’esperienza formativa che coniuga didattica ed esperienza diretta. In provincia di Sondrio la “Learning week” si svolgerà dal 29 giugno al 4 luglio presso l’Istituto Da Vinci a Chiavenna e tratterà di “Linee superfici cruciali: dalla natura ai grattacieli. Percorso di matematica applicata”: con programma e docenza curati dal Politecnico di Milano, propone approfondimenti teorici sulle discipline scientifiche e sulla matematica in particolare, laboratori, esercitazioni individuali e collettive e discussioni di gruppo. Il progetto è coordinato dalla prof.ssa Edi Lisignoli dell’Istituto Da Vinci di Chiavenna in collaborazione con l’ITI Enea Mattei di Sondrio. Parteciperanno circa 25 studenti valtellinesi e valchiavennaschi selezionati in base al rendimento scolastico e alla disponibilità presso l’Istituto Da Vinci di Chiavenna, il liceo scientifico Donegani, il liceo linguistico Perpenti, l’ITI Mattei di Sondrio. La scommessa della Learning Week è quella di riproporre percorsi educativi negli ambiti del sapere tradizionale attraverso un approccio che, grazie ad una metodologia pratica, risulta innovativo ed incisivo, pur in un contesto di formazione a livello universitario. P A G I N A 30 CRONACA Sondrio&provincia IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 GIUGNO 2009 SONDRIO I RAGAZZI DEL GREST E LE AUTORITÀ CITTADINE HANNO INCONTRATO IL VESCOVO DIEGO La festa nel giorno dei patroni V enerdì scorso, festa dei santi martiri Gervasio e Protasio, patroni di Sondrio, nella chiesa Collegiata la comunità cristiana ha vissuto due momenti di grande intensità spirituale in comunione col proprio vescovo, monsignor Diego Coletti. Il primo ha avuto protagonisti i bambini e i ragazzi degli oratori cittadini, che alle quattro del pomeriggio sono festosamente convenuti in Collegiata dall’Angelo Custode, da San Rocco, dal Sacro Cuore e dalla Madonna del Rosario fino a gremire l’intera navata come mai prima, colorandola con l’allegria di magliette, cappellini e foulard e la vivacità tipica dell’età, trattenuta tuttavia dalla consapevolezza del momento. In attesa del vescovo, la voce di Federico Colombo e la chitarra acustica di Emanuele Bresciani dei Carisma alla sera si sarebbero esibiti in concerto insieme agli altri componenti del Gruppo al teatro San Rocco - hanno guidato le prove dell’inno della Giornata mondiale della Gioventù del 2000 a Roma. D’improvviso, all’apparire di mons. Coletti il canto si è trasformato in un entusiastico saluto da stadio: Die-go, Die-go, Die-go! Il che ha dato al vescovo, una volta giunto all’altare, il destro di iniziare il dialogo coi ragazzi chiedendo: «Diego fa rima con “mi spezzo, ma non mi …”». La risposta «piego!» è arrivata nell’urlo di centinaia di voci. Dopo aver guidato un saluto ugualmente esplosivo all’arciprete di Sondrio, monsignor Valerio Modenesi, e alla Persona più importante - il Signore Dio, Uno e Trino -, il vescovo ha proposto la preghiera che tutti dovranno imparare prima della fine dell’estate: “Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio vivente, che per volontà del Padre e con l’opera dello Spirito Santo, morendo hai dato la vita al mondo, per il santo mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue, liberami da ogni colpa e da ogni male, fa che sia sempre fedele alla tua legge e non sia mai separato da Te”. Poi, ancora un richiamo alla preghiera, almeno al mattino e alla sera, perché «Il Signore ci conosce tutti per nome, vuole bene a ciascuno di noi ed è contento quando ci ricordiamo di Lui», e l’invito a tenere «i nasi all’insù» per avere anche gli occhi rivolti al cielo e non vivere ciechi come talpe. Quindi, dopo l’ascolto di una canzone sulla testimonianza, il tema è stato ripreso con la lettura di alcuni bra- ni dal secondo capitolo degli Atti degli Apostoli sulla discesa dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste e con la visione di una parte di filmato che raccontava, sempre dagli Atti degli Apostoli, come Pietro nel nome di Gesù guarisce uno storpio e la persecuzione che subisce per il miracolo compiuto. Per il vescovo è stato lo spunto per proporre una riflessione prima sul significato del grest, dove gli animatori dovrebbero essere tali perché hanno cominciato ad essere amici di Gesù e, perciò, desiderano stare coi fratelli e le sorelle più piccoli per aiutarli a divenire anch’essi suoi amici. In secondo luogo, ha fatto osservare che, «Se Pietro e Giovanni e gli altri apostoli avessero smesso di parlare di Gesù, oggi noi non saremmo qui, non potremmo leggere i vangeli, né avremmo saputo quanto Dio ci ama. Per saperlo, basta guardare a Gesù, che ha dato la sua vita e sparso il suo sangue sulla croce per noi, per dirci che ci voleva bene fino a quel punto! Dunque, anche voi vogliatevi bene gli uni gli altri allo stesso modo, perché ciò che conta nella vita è essere amici di Gesù e amare come Lui ha amato. Questo ci mette in piedi come lo storpio, se Lo conosciamo, ascoltiamo, seguiamo sulla sua strada e diventiamo suoi amici, imitandone il modo di pensare, di volere e, soprattutto, di amare. Per questo, si potrà anche finire in prigione ed essere perseguitati, ma nessuno ci fermerà, perché abbiamo trovato ciò che è bello e conta nella vita». Da qui l’invito a non aver paura a mettere il Signore al centro della propria vita in modo così totale da voler scegliere il sacerdozio. Infine, mons. Coletti ha ricordato che quello stesso giorno la Chiesa universale celebrava la grandissima festa del Sacro Cuore di Gesù e il Santo Padre dava inizio all’anno di preghiera per le vocazioni sacerdotali. «Rivolgiamo anche noi una preghiera alla Madonna per porre sotto la sua protezione queste intenzioni, allo Spirito Santo per essere aiutati a vivere secondo l’insegnamento di Gesù, e recitiamo il Padre nostro tenendoci per mano, perché nessuno è estraneo, fuori luogo o lontano, ma tutti siamo fratelli e sorelle». Una benedizione solenne invocata su tutti, bambini, ragazzi, animatori, educatori e sacerdoti, ha concluso la bellissima festa. Fuori, in piazza Campello, come ormai tradizione, il sindaco di Sondrio ha fatto distribuire un gelato a tutti i bambini. LA MESSA DEI SANTI PATRONI GERVASIO E PROTASIO Un’ora più tardi, la chiesa Collegiata è tornata a riempirsi, questa volta non coi bambini e i ragazzi dei Grest, ma con le massime autorità cittadine e tanta, tanta gente semplice accorsa per la S. Messa della festa dei patroni, i santi Gervasio e Protasio. La solenne concelebrazione - presieduta dal vescovo e concelebrata da mons. Valerio Modenesi, parroco della Collegiata, don Silverio Raschetti, parroco della Madonna del Rosario, e da quasi tutti i sacerdoti sondriesi - ha avuto inizio con la processione dei ministranti, dei celebranti e del vescovo dalla porta centrale, mentre il coro accompagnato dall’organo intonava a piena voce il salmo 32, Esultate giusti nel Signore. «Il libro della Sapienza ci ha indicato il rischio della nostra miopia, o addirittura della nostra cecità - ha spiegato monsignor Coletti nell’omelia, riflettendo sulle letture della liturgia - A noi sembra di avere occhi buo- ni, ma nel Vangelo di Giovanni Gesù ci dice: “Io sono venuto perché i ciechi acquistino la vista e perché coloro che vedono diventino ciechi…” “Se foste ciechi non avreste colpa; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane”. Cosa voleva dirci con queste parole? Che la fede ci dà uno sguardo nuovo, mentre senza di essa, anche se avessimo occhi di lince, saremmo ciechi, incapaci di penetrare il velo delle apparenze per vedere la sostanza delle cose. Per questo, chi afferma “Io ci vedo”, rischia di essere presuntuoso. È davvero brutto spendere male la vita - ha proseguito - volgendo lo sguardo nella direzione sbagliata e trascurando le cose che contano. I nostri patroni, resi ancor più fratelli dalla stessa fede e dalla stessa testimonianza cruenta, hanno preferito restare coerenti con ciò che più stava loro a cuore piuttosto che scegliere la riabilitazione sociale, il successo, il potere. “Agli occhi degli stolti parve che perissero...”, cioè apparvero stupidi, come il pastore buono che dà la vita per le sue pecore. E le cose non possono stare diversamente, se ragioniamo in base al principio che tutto deve tradursi in un tornaconto. E se invece la logica della vita fosse nella linea dell’amore senza condizioni?, se il suo segreto stesse nello spendere tutte le energie, tutto quello che sappiamo, possiamo, possediamo nel dono gratuito di sé per le persone che amiamo? Mi potreste chiedere, se non mi sono mai trovato in un’assemblea di condominio, o davanti all’apertura di un testamento tra fratelli e sorelle, o tra parenti-serpenti. Vi rispondo che il Vangelo invita a smettere di pensare a noi stessi e a imparare a seguire Gesù e a voler bene come Lui ama ciascuno di noi. Questa è la legge nuova dello Spirito di Dio, che coi nostri limiti e difetti dovremmo umilmente, ma con coerenza testimoniare giorno dopo giorno in famiglia, in fabbrica, in ufficio, in casa, nel quartiere, con ciascuno e con tutti. Quando san Paolo dice che per lui vivere è Cristo, “non sono più io che vivo, ma Cristo che vive in me”, descrive la vita cristiana di ogni battezzato. Guardate che la legge del Vangelo è esigente, è un testo sconvolgente, che ha attraversato i secoli e produce martiri ancora oggi. Paolo ci ricorda che siamo opera dell’amore di Dio, che fin da prima della creazione del mondo ci ha destinati ad essere santi e immacolati nell’amore di Gesù e che le nostre opere buone non ci salvano, ma sono il coronamento della nostra risposta grata e riconoscente a Dio, di cui abbiamo scoperto la meravigliosa paternità». A questo punto, mons. Coletti ha ricordato di nuovo che quest’anno la festa patronale è coincisa con quella del SS. Cuore di Gesù, ma - ha spiegato -, «Non è un ingombro, perché è proprio per l’amore scaturito da quel cuore trafitto che Gervasio e Protasio sono stati capaci di essere coerenti nella loro testimonianza cristiana; da quel cuore sono scaturiti acqua e sangue, battesimo e nuova alleanza, la Chiesa dei martiri, dei santi, dei confessori e dei poveri peccatori come noi; da quel cuore nascono anche le vocazioni sacerdotali, per cui proprio oggi il Papa indice un anno di preghiera, di riflessione e di aggiornamento teologico». Quindi, c’è stato il saluto di addio alle Pie Figlie della Sacra Famiglia di Mese che lasciano Sondrio: «Oggi, la festa si vela di un tratto di tristezza, perché se ne vanno queste nostre sorelle, che hanno fatto un bene immenso alla città. La loro partenza è dolorosa, ma è uno scossone per la nostra fede e preghiera, perché nella Chiesa non manchino uomini e donne che si lasciano afferrare da Cristo in modo così radicale da divenire per tutti segno di speranza e di fiducia». Poi il vescovo e mons. Modenesi hanno consegnato alla superiora, madre Fedele, una medaglia con incisa la torre ligariana e le date del loro arrivo a Sondrio e della fine della loro missione, novant’anni di presenza attiva in città dal 1918 al 2009. Infine, i ringraziamenti: mons. Coletti ha detto di venire «sempre molto volentieri a celebrare con voi qui a Sondrio nella vostra “concattedrale”» ed ha ricordato scherzosamente che, nel pomeriggio: «Un ragazzo mi ha detto: “Vescovo, quando viene lei, piove sempre”. Al che, la mia risposta è stata: “Mio caro, tieni presente la cosa per i periodi di siccità!”. Dunque, siete avvertiti: quando le vostre campagne e montagne hanno bisogno di refrigerio e di acqua, chiamate il vescovo!». A.R. CRONACA P A G I N A 31 Sondrio&provincia IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 GIUGNO 2009 MONTAGNA LA LETTERA DEL VESCOVO INDIRIZZATA ALLA COMUNITÀ RELIGIOSA Il saluto ai Cappuccini di Colda P cui ho già accennato. La Valtellina perde un’altra presenza di vita religiosa. ubblichiamo qui di seguito il testo di saluto inviato da monsignor Diego Coletti alla comunità Francescana dei Frati Minori Cappuccini di Colda. Il vescovo, interpretando i sentimenti del clero diocesano, in particolare di quello della provincia di Sondrio accolto sempre con generosità in occasione dei propri incontri, esprime ai Frati gratitudine e riconoscenza. Si pone ancora una volta una domanda sull’urgenza di prenderci cura delle vocazioni. Come hanno già fatto i miei predecessori e ora ripeto anch’io, chiedo a tutte le parrocchie e a tutte le realtà ecclesiali di pregare incessantemente il Signore per questa intenzione e chiedo ai genitori di aprirsi generosamente al dono dei figli e alla loro educazione cristiana. «Cari fratelli nel Signore, con gratitudine, ancora una volta rinnovata, a nome mio personale e di tutta la nostra Chiesa di Como, vorrei esprimere un fraterno e deferente saluto nel momento in cui la vostra Provincia religiosa vi affida ad altre destinazioni e ad altri incarichi pastorali. La presenza dei Cappuccini ha caratterizzato positivamente e arricchito di testimonianza e di servizio pastorale per cinquant’anni tutta la Valtellina e la vicina Val- Foto William poschiavo. Non c’è parrocchia o casa religiosa che non vi abbia accolto per molteplici servizi ministeriali. Non c’è persona che non ricordi un incontro o un episodio legato a uno di voi che ha segnato la sua vita. Non c’è gruppo che sia stato accolto nel vostro convento, e che non sia tor- nato in seguito dopo aver usufruito di una sosta spirituale, del conforto di una fraterna accoglienza e dell’occasione di un rinnovato incontro con il Signore. Il bene che avete saputo portare dalle sponde del lago di Como fino ai laghi di Cancano ri- marrà come seme di evangelica testimonianza e francescana letizia. Più volte, da dieci anni a questa parte, si era ventilata l’ipotesi di una vostra partenza da Colda e anche solo questa ipotesi era stata sempre motivo, sia per i laici sia per il clero locale, di appren- sione e di rammarico. Ora la situazione dell’Ordine e le motivazioni addotte dai Superiori della Provincia Lombarda non lasciano spazio ad ulteriori trattative e sono diventate esecutive creando in voi una comprensibile sofferenza e in tutti noi il rammarico Mentre diciamo grazie al Signore per tutti i Cappuccini che hanno servito e amato Colda, la nostra Diocesi e i paesi della Valtellina, a ciascuno di voi diciamo il nostro augurio per la continuità del servizio al Signore e alla Sua Chiesa, nella speranza che non vada perso il carisma francescano e possa rinascere con voi dove l’obbedienza vi porterà e, qui in Valtellina, come la Provvidenza vorrà». + Diego, Vescovo VALMALENCO UN’AMICIZIA E UN ARRICCHIMENTO RECIPROCO CHE DURANO DA SEI ANNI Da Chiesa alla Romania: fra solidarietà e cultura ra fine maggio e i primi di giugno una delegazione di una sessantina di italiani, tra cui il parroco di Chiesa Valmalenco, don Alfonso Rossi, alcuni parrocchiani di Chiesa e il Gruppo Alpini Valtellina di Sondrio si sono recati in visita in Romania. Tra loro c’era anche Giorgio Nana, responsabile Caritas per la Valmalenco. Il motivo del viaggio va ritrovato in una storia iniziata 5-6 anni fa grazie a una badante rumena che, venuta a cercare lavoro in provincia di Sondrio, ha fatto conoscere il progetto dell’Associazione Pro Vita, fondata nel 1995 dal sacerdote ortodosso Nicolae Tanase e da sua moglie con lo scopo di aiutare e ridare una speranza ai bambini e ai ragazzi, orfani o abbandonati, che vivono nei cunicoli di Bucarest. «In quel momento - ha spiegato Nana - avevamo appena terminato i viaggi nei paesi della ex Jugoslavia, più di cento in tutto. Ne ho parlato con don Augusto Bormolini e così nel 2004 come Caritas provinciale abbiamo organizzato un primo viaggio in Romania insieme ad amici della Svizzera. L’anno successivo il pope è venuto a trovarci in Valmalenco con la sua famiglia (i sacerdoti ortodossi possono essere sposati e padre Nicolae ha cinque figli, uno dei quali è già divenuto a sua volta sacerdote). Così il primo sabato di questo mese T di giugno, insieme al responsabile della Chiesa italiana a Bucarest, don Graziano Colombo, siamo andati a trovarlo nel suo villaggio a un’ottantina di chilometri a nord-est della capitale. Naturalmente non eravamo a mani vuote, perché la settimana prima dall’Italia avevamo inviato un camion carico di viveri, vestiti e dei giocattoli donati dal Comune di Rogolo. A questo abbiamo aggiunto anche un aiuto economico per aiutare padre Nicolae a mantenere i 320 ragazzi da lui accolti». Del gruppo che nei giorni scorsi si è recato in Romania faceva parte anche il Coro Cai Valmalenco, uf- ficialmente invitato dall’ambasciatore italiano Mario Cospito per esibirsi il 2 giugno nella ricorrenza della festa della Repubblica. «Eravamo già stati a Bucarest - ha concluso Nana - con una delegazione di Alpini guidati dal coordinatore provinciale Ettore Leali i primi di novembre dello scorso anno per celebrarvi il 90° anniversario della fine della Grande Guerra e in quell’occasione il nostro ambasciatore aveva espresso il desiderio di averci nuovamente suoi ospiti insieme al Coro Cai diretto dal maestro Carlo Pegorari». L’altro protagonista di queste giornate in Romania, don Alfonso Rossi, ha raccontato che «Ogni estate, da cinquant’anni, ospite nella nostra valle è don Graziano Colombo dell’Opera don Orione, che viene per un periodo di vacanza coi genitori e i fratelli. Assieme ad altri sacerdoti, egli dirige a Voluntari, alla periferia di Bucarest, un centro dove sono accolti bambini handicappati gravi, che non trovano posto nelle istituzioni statali e che all’epoca del regime erano lasciati morire di fame e di sete. Un’altra parte dell’edificio invece è adibito a casa di riposo per anziani». Don Rossi ha ricordato anche di aver celebrato la s. Messa di Pentecoste nella chiesa del SS. Salvatore a Bucarest, una delle sedici aperte al culto cattolico in Romania e frequentate soprattutto da chi si trova nel paese per turismo o per lavoro, fra cui numerosissimi gli italiani. Tra l’altro, don Graziano Colombo è anche il cappellano e l’animatore del Gruppo autonomo A.N.A. di Romania e, proprio grazie a lui, lo scorso marzo è stata inaugurata la sede del Gruppo a Bucarest, intitolata al capitano medico Piero Redaelli. Ma come mai un Gruppo Alpini in Romania? A novembre 2008 la delegazione del Gruppo A.N.A. Valtellina di Sondrio si era recata anche al cimitero di guerra italiano a Bucarest, dove riposano circa 1700 caduti, in precedenza tumulati a Timisoara, Oradea, Arad e Brasov. In quell’occasione avevano celebrato una s. Messa anche sui Carpazi in memoria dei caduti, quasi tutti poco più che ventenni e morti nella Grande guerra del 1915-18. Oggi, nella chiesa del SS. Redentore una lapide ricorda questi figli di nostri emigrati, chiamati a combattere sul fronte italiano fin dall’inizio delle ostilità. I loro padri erano giunti in queste terre soprattutto dal Veneto e dal Friuli verso la metà dell’Ottocento: erano contadini, minatori e maestranze in cerca di lavoro e di terre da coltivare. Essi costituirono delle vere e proprie comunità, dove si parla tuttora un dialetto veneto arcaico. Don Alfonso Rossi infine ha ricordato le esibizioni del Coro Cai Valmalenco. «Ha tenuto un concerto a Valeni de Munte, a nord di Bucarest in mezzo agli immigrati italiani, ma il più importante è stato quello presso l’ambasciata italiana a Bucarest, presente il Sottosegretario allo Sviluppo Economico Adolfo Urso, l’ambasciatore italiano Mario Cospito, il rappresentante del governo rumeno e numerosissimi imprenditori italiani. Un altro incontro molto bello è stato con l’Istituto italiano di Cultura e l’addetto culturale Alberto Castaldini. A lui ho omaggiato il volume del Santuario della Madonna delle Grazie di Primolo ricevendone in cambio dei libri e la promessa di restituirci la visita in Valmalenco. Anche in questa occasione il Coro Cai ci ha allietato con canti della montagna, che gli invitati italiani o discendenti da italiani hanno seguito con viva emozione, perché da moltissimi anni non li sentivano più, o li ricordavano solo dalla voce dei loro genitori». Altro momento clou è stato l’incontro nell’ambasciata coi ragazzi di Parada, la fondazione creata dal clown franco algerino Miloud Oukili per dare un futuro a quanti più possibile di quegli stessi bambini e ragazzi di cui si occupa anche padre Tanase. a cura di PIERANGELO MELGARA CRONACA Sondrio&provincia IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 GIUGNO 2009 SAN NICOLÒ VALFURVA PRETE DA QUARANT’ANNI «Auguri don!» P A G I N A 33 SI STA FORMANDO UN GRUPPO SUI DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE «Stiamo formando un gruppo di auto aiuto sui disturbi del comportamento alimentare, rivolto a persone che soffrono direttamente di queste problematiche e ai familiari che sentono la necessità di condividere il loro dolore e trasformarlo. Chi volesse farne parte o ha bisogno di sfogarsi, confrontarsi o saperne di più si faccia avanti». È l’appello di Rosanna. Chi volesse coglierlo può telefonare al 377-1757379. L’obiettivo è quello di parlare, informare e creare un movimento attorno ai problemi legati ai disturbi del comportamento alimentare. «In Valtellina non esistono gruppi di auto aiuto in questo campo - spiega Rosanna e si parla ancora poco di questo problema. Per chi ne soffre e per i loro familiari sarebbe invece importante condividere i propri vissuti per mettere in positivo il dolore di simili esperienze». Il territorio di partenza del gruppo è quello dei mandamenti di Sondrio e Morbegno. “TUTTI IN COLINA”: ESTATE DI SOLIDARIETÀ A POSTALESIO omenica 21 giugno la comunità parrocchiale di San Nicolò Valfurva si è stretta attorno a don Valerio Galli, per ricordare i 40 anni di ordinazione sacerdotale. È stata una giornata di festa per dire grazie anzitutto al Signore e per riflettere, tutti insieme, sulla fede in Gesù Cristo, quel Gesù che è sempre con noi e ci accompagna nella traversata della vita, invitandoci continuamente a non avere D paura perché Lui ci è sempre vicino. Questo il senso della giornata evidenziato dal nipote di don Valerio, don Natalino, che unitamente all’arciprete di Bormio don Giuseppe Negri, a don Claudio, a don Umberto, a don Andrea e a don Gianluca, hanno concelebrato la Santa Messa. È stata anche l’occasione per porgere un sentito grazie a don Valerio, che da 20 anni, con dedizione e fedeltà, si è posto al servizio della comunità parrocchiale. Non potevano mancare all’appuntamento i bambini della scuola dell’infanzia e gli anziani della casa di riposo che insieme all’Amministrazione Comunale e alle Associazioni della Valle hanno testimoniato affetto, stima e riconoscenza. Al termine della funzione eucaristica, nel piazzale dell’oratorio, si è tenuto un momento conviviale con un ricco rinfresco, allietato dalle note della banda musicale di Valfurva. “La solidarietà comincia da qui”, dall’Alpe Colina, sopra Postalesio, e dall’impegno dei volontari della locale Pro loco “Le Piramidi” di promuovere una serie di giornate a favore di alcune associazioni di volontariato del nostro territorio. È giunta alla sua seconda edizione “Tutti in Colina”, col duplice intento di aiutare persone che si spendono tutto l’anno per chi ne ha più bisogno e portare la gente nelle zone di montagna del Comune di Postalesio per far conoscere, strada facendo, paesaggi come le note Piramidi e il lago di Colina. Una giornata in montagna e un pranzo in compagnia potranno diventare un gesto concreto di solidarietà. Si comincia domenica 5 luglio a favore dell’associazione Chicca Raina, onlus che si prende cura delle persone malate gravemente di cancro al loro domicilio per alleviarne le sofferenze, non solo fisiche; accompagna, per trovare insieme risposte ai bisogni, anche dei familiari, e assiste, nel distretto socio-sanitario di Sondrio, con la presenza del suo personale sanitario e dei suoi volontari, ogni giorno della settimana, 24 ore su 24, per la qualità della vita di ogni persona malata. Il pranzo è in programma alle ore 12.00. Prenotazione obbligatoria entro giovedì 2 luglio presso l’associazione (Manuela 335-8223458) o la Pro loco (Ilario 338-1774350, Aurelio 338-8814617). Si prosegue: domenica 12 luglio: giornata con i ragazzi di Postalesio; domenica 19 luglio: a favore dell’associazione Alomar; domenica 26 luglio: a favore dell’associazione “Operare per... Nel mondo dalla parte dei bambini”; domenica 2 agosto: a favore dell’Acat (Associazione dei Club degli alcolisti in trattamento). Le giornate avranno come postazione-base il Baitone, struttura ampia e accogliente ristrutturata dall’amministrazione comunale di Postalesio a 1.950 metri di quota in Alpe Colina. Qui i volontari della Pro loco cucineranno il pranzo a base di polenta e selvaggina, formaggi, salumi e prodotti tipici valtellinesi. E da qui si potrà partire alla scoperta del territorio montano alpino circostante. In occasione delle manifestazioni, il Comune di Postalesio emanerà ordinanza di libero accesso che permetterà di raggiungere l’Alpe Colina in macchina attraverso la strada agro-silvo-pastorale che sale da Postalesio passando dalla riserva naturale delle Piramidi. Per chi avesse voglia di camminare, la zona è raggiungibile anche da numerosi sentieri. L’iniziativa si terrà anche in caso di cattivo tempo. ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ INTERCULTURA FAMIGLIE CERCANSI LO SCORSO 14 GIUGNO PER IL VENTICINQUESIMO DI ORDINAZIONE Aperti al mondo Poggiridenti in festa per don Livio ono quattrocentocinquanta, hanno un’età compresa tra i 15 e i 17 anni, arriveranno in Italia a settembre da tutto il mondo: sono i ragazzi di Intercultura, l’associazione onlus che dal 1955 opera nel campo dell’educazione e della formazione interculturale, organizzando scambi internazionali di giovani. A giugno Intercultura sceglie le famiglie interessate ad “aggiungere un posto a tavola”. Il centro locale di Sondrio di Intercultura sta cercando nuclei familiari residenti in Italia disponibili ad accogliere, come se fosse un vero e proprio figlio, uno studente straniero proveniente da uno dei circa cinquanta Paesi con cui ha attivi i suoi programmi di scambio (dalla Cina agli USA, dal Giappone all’Argentina, dall’Islanda alla Repubblica del Sud Africa), vivendo un percorso di crescita umana e interculturale. Una bella sfida che stanno già sperimentando molte famiglie in tutta Italia. I ragazzi Intercultura accolti nel nostro Paese nell’anno 2008/ ’09 hanno infatti vissuto con famiglie sparse su tutto il territorio nazionale e hanno frequentato le nostre scuole pubbliche, creando una rete di amicizie e vivendo esperienze che faranno sempre parte del loro Dna culturale ed affettivo. Un’esperienza impegnativa, ma che allo stesso tempo offre la possibilità di rimettere in gioco le proprie abitudini: «Durante quest’anno – racconta una mamma ospitante – la conversazione a tavola non ha solo riguardato i dettagli della conduzione domestica o le piccole cronache di ogni giorno, ma si è arricchita di argomenti dagli orizzonti più ampi e interessanti, permettendoci anche di scoprire molto di più sui nostri figli e i loro interessi». I ragazzi arriveranno a settembre 2009 e frequenteranno una scuola pubblica per un anno scolastico: le famiglie che vorranno accettare la proposta di Intercultura saranno affiancate dai volontari sparsi su tutto il territorio nazionale. Si tratta di persone che da molti anni si occupano di assistere famiglie e studenti per tutta la durata dell’esperienza. Non serve una casa grande: sono fondamentali curiosità, entusiasmo e disponibilità ad aprirsi verso nuove culture. Per avere maggiori informazioni è possibile contattare Vladia Scherini, volontaria del Centro Locale Intercultura di Sondrio, al 320-1139563. S V enticinque, ma non li dimostra! Facciamo festa per il dono che il Signore ci ha fatto! Questo invito ha convinto molti fedeli che domenica 14 giugno, una luminosa mattina di inizio estate, hanno rinunciato alla classica scampagnata per stringersi attorno ad un amico. Si festeggiavano i 25 anni di ordinazione sacerdotale di don Livio De Petri e non si poteva mancare! Il tam tam “quasi segreto” ha raggiunto quelle persone che in tutti questi anni lo hanno incontrato, ricevendo tanto da lui. E così Poggiridenti è stata “invasa” da una folla tanto eterogenea, quanto festosa. Il tutto era cominciato venerdì 12 con una serata semi-seria nella quale i giovani dell’oratorio di Poggiridenti avevano voluto rievocare la vita del sacerdote con l’ausilio di foto, testimonianze e filmati inediti e “fantasiosi”. La sera di sabato era stata poi la volta di «No, non condannatelo!», dramma ispirato al famosissimo «Processo a Gesù» che la compagnia teatrale dell’oratorio di Delebio ha offerto ad un pubblico attento, coinvolto dal primo all’ultimo minuto. Naturalmente il clou della festa sono state le sante messe della domenica mattina, seguite dal pranzo offerto a più di duecento persone, venute anche da lontano. Il Centro Educativo di Poggi Piano ha così ospitato nei suoi ampi saloni recentemente ristrutturati parenti, ex-parrocchiani, giovani, anziani, famiglie con bambini di ogni età. Al tavolo delle “autorità” accanto al festeggiato sedevano papà Aurelio e mamma Valentina, la sorella Trime e il cognato Pierluigi, visibilmente commossi, con la memoria al lontano 1984, ma con il cuore proiettati al 2010 quando il nipote (e figlio) Samuele imiterà lo zio Livio nel suo sì a Dio. Il clima di festa è durato fino a sera, e mentre i volontari concludevano le loro fatiche, gli ultimi non se ne volevano andare e se ne stavano a chiacchierare e giocare con persone conosciute solo da poche ore, uniti tutti dall’affetto e dalla gratitudine nei confronti di don Livio. Quella appena raccontata è stata una “tre giorni” intensa, nella quale ognuno di noi ha potuto riflettere sul dono che il Signore ha voluto fargli nell’incontro con questo prete e dire «Grazie». S.P. P A G I N A 34 MASSMEDIA IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 GIUGNO 2009 COMUNCAZIONI A SERVIZIO DI TUTTI IL SITO DIOCESANO Lo spazio web sulla nostra Chiesa locale è stato implementato per fornire un servizio sempre più completo e capace di rispondere alle esigenze di clero e laici DOMENICA 28 a cura di LAURA LEGNANI A seguito dell’implementazione del sito diocesano sta ora concretizzandosi la possibilità di utilizzare il ricco database sottostante al sito che contiene i dati personali e della vita ecclesiale ( parrocchie di competenza e ruoli rivestiti) di 400 presbiteri per avviare un sistema informatizzato che aiuterà nella gestione di parte del lavoro della Cancelleria diocesana. È stata creata una modalità pluridirezionale che permetterà l’inserimento e l’utilizzo di questi dati personali, rigorosamente riservati, da parte dei vicari episcopali, il cambio in tempo reale delle abilitazioni in caso di trasferimento; l’aggiornamento immediato eviterà passaggi inutili da un ufficio all’altro. Il sistema permetterà sempre ad ogni parroco e vicario di lavorare immediatamente sulle pagine della propria parrocchia anche in caso di trasferimento. Parte di queste informazioni è anche visualizzata e reperibile sulle pagine pubbliche del sito, come l’appartenenza di un presbitero ad una parrocchia, così come un “archivio” storico che contiene le attività passate di ogni sacerdote. Anche l’annuario diocesano potrà in futuro essere realizzato in modo semplice, immediato ed aggiornato sempre attingendo al database a disposizione. Il progetto si è completato con la creazione di una casella mail personale per tutti i presbiteri, all’interno di un servizio di posta elettronica diocesano riservato e dedicato, attraverso il quale comunicare in modo ufficiale, rapido e quindi efficace: le comunicazioni di mons. Vescovo, degli Uffici diocesani, della Curia vescovile potranno così raggiungere in tempo reale tutti i sacerdoti all’interno di una diocesi che, accanto al pregio di una vivacità e pluralità di realtà molto diverse, ha lo svantaggio di distanze notevoli che ora questi nuovi mezzi tecnologici possono adeguatamente colmare. Sonatine op. 137 per violino e pianoforte L Si è inoltre creata la possibilità di scambio di informazioni comuni tra sacerdoti, di aggiornamento delle proprie rubriche (telefoni, indirizzi…), di integrazione del calendario diocesano e zonale con il proprio personale utilizzando Outlook 2007 e il server di posta di Exchange. Una serie di incontri offerto a tutti i presbiteri in più punti della diocesi ha messo a disposizione una sorta di “alfabetizzazione informatica” e approfondimenti ed altri ne seguiranno il prossimo anno. Tutto rimanendo nel solco delle parole di Benedetto XVI, che ha definito questi strumenti “straordinario potenziale delle nuove tecnologie e un vero dono per l’umanità”. MASS MEDIA LA MORTE È IN DIRETTA Schubert e Sonatine op. 137 per violino e pianoforte di Schubert furono composte nel 1816 e pubblicate postume, otto anni dopo la morte dell’autore con il titolo di Sonatine benché Schubert avesse dichiarato sullo spartito autografo che si trattava di Sonate. Probabilmente la scelta dell’editore Diabelli è da attribuire al fatto che erano pezzi piuttosto brevi, di difficoltà tecnica non trascendentale e piacevolmente ascoltabili. Nel 1816 aveva visto la luce anche la Sinfonia n. 5, una partitura concepita in stile classico, in cui traspare l’influsso abbastanza evidente di Mozart e del primo Beethoven; caratteristiche pure evidenti in questi piccoli gioielli per violino e pianoforte, in cui sembra prevalere una sorta di “Biedermeier”. La struttura architettonica è limpida, i temi estremamente orecchiabili danno vita a un dialogo fluido e scorrevole. In ogni battuta sembra emergere un’intimità molto confidenziale. La Sonatina op. 137 n. 1 (D.384) in re maggiore è l’uni- Tele IL comando ca scritta in tre movimenti (Allegro molto – Andante – Allegro vivace), men- ALL'ASCOLTO tre le altre due sono in quattro tempi. Nella So- GRAMMA natina op. 137 n. 2 (D. 385) in la minore, suddivisa nei movimenti Allegro moderato – Andante – Menuetto – Allegro prevale uno spirito lirico-melodico. La più originale e impegnata, strutturalmente complessa, è la Sonata op. 137 n. 3 (D.408) in sol minore, suddivisa nei tempi Allegro giusto – Andante – Menuetto – Allegro moderato. Questi piccoli capolavori, in cui si può ammirare l’eleganza delle soluzioni compositive e la chiarezza della scrittura, meriterebbero una maggiore conoscenza e divulgazione, anche in ambito concertistico. GUIDA PEN TA ALBERTO CIMA I media, lo sappiamo, hanno il potere di modificare la realtà che raccontano, distorcendola e piegandola spesso a interessi (economici, politici, ideologici) che nulla hanno a che vedere con la missione di servizio che dovrebbe caratterizzare il loro uso. Ma senza l’intervento degli strumenti di comunicazione molte realtà quotidiane resterebbero a noi ignote e per questo inesistenti nelle nostre distratte coscienze. La loro funzione positiva si evidenzia soprattutto quando vengono usati in maniera meno istituzionale e paludata, più genuina e realistica. Della situazione in Iran abbiamo probabilmente letto qualcosa sui giornali e sentito notizie nei telegiornali, ma sono stati alcuni video amatoriali a dare un volto alle vittime della violenza delle forze dell’ordine locali, come pure a documentare il dramma dei molti che sono rimasti uccisi negli scontri di questi giorni a Teheran e negli altri luoghi della protesta. Altrimenti, dopo che il governo ha impedito ai giornalisti stranieri di seguire le manifestazioni di protesta, sarebbe stato difficile avere informazioni di prima mano. Tra le immagini più sconvolgenti, quelle di una ragazza centrata dallo sparo di un cecchino, che si accascia a terra e in meno di due minuti muore, nonostante i disperati tentativi di soccorso. Il video, che in queste ore ha fatto il giro del mondo grazie a “Youtube”, è agghiacciante: si vede la giovane a terra in una strada di Teheran, colpita a morte. Josè Maria Escrivà, R4, 8,05. La vita del santo fondatore dell’Opus Dei in disegni animati. A sua immagine, Rai1, 10,30. Rubrica religiosa. Racconti di vita, Rai3, 12,55. Mal d’Africa. Ferngully-le avventure di Zac e Crysta, It1, 13,55. Film d’animazione per famiglie, con una vena ecologica. Spartacus, R4,15,20. Film storico di S. Kubrick con K. Douglas. Una donna in carriera, C5,15,45. Frizzante commedia di M. Nichols con Melanine Griffith e H. Ford ambientata nel mondo della finanza. Buon compleanno don Guanella, Sat2000, 20,00. Docufiction sul servitore degli ultimi. I Cesaroni, C5, 20,40. Fiction. Caccia al ladro, Rai3, 21,10. Un capolavoro di A. Hitchock con Cary Grant e Grace Kelly. Abbasso l’amore, Rai2, 21,05. Commedia musicale stile anni 50 con Ewan McGregor e R. Zellweger che fanno il verso a R. Hudson e D. Day. Gradevole. Maigret: omicidio a ferragosto, R4, 21,10. Poliziesco. Missione Natura, La7, 21,30. Documentario. Il colore viola, R4, 23,30. Spielberg riesce insieme ad una straordinaria W. Golberg a coinvolgerci nella vita dei neri d’America fatta di violenza, sofferenza, riscatto e Gospel. Da vedere. LUNEDÌ 29 Buttati Bernardo, Rai3, 9,05. Commedia di F. Ford Coppola. 8 1/2, Iris, 21,00. Film di Fellini considerato un capolavoro ma ostico ai più. Capri, Rai1, 21,20. La nuova serie. Vedi alla voce amore, C5, 21,10. Film commedia gradevole sostenuta dai bravi G. Pasotti e S. Rocca. Criminal minds, Rai2, 21,05. Interessante serie poliziesca. La cena per farli conoscere, C5, 23,30. Commedia di Pupi Avati con Abbatantuono. Deserto rosso, Iris 23,15. Film di M. Antonioni. Correva l’anno, Rai3, 23,05. Nenni-Saragat. MARTEDÌ 30 Da Wall Street a Gran Torino, Rai3, 21,10. Documentario sulla crisi economica americana. Alice Nevers, Rai1, 21,20. Serie poliziesca ambientata a Parigi. Ghost whisperer, Rai2, 21,05. Telefilm. Mystere, C5, 21.25, Fiction. Sliding doors, R4, 23,35. Interessante com- Un altro caso di morte in diretta ha destato scalpore in questi giorni: il video di un uomo che muore a Napoli colpito da un “proiettile vagante”. Le immagini, mostrate anche dai telegiornali, hanno suscitato un acceso ma effimero dibattito sull’atteggiamento verso il prossimo. Al grande pubblico mediatico queste immagini sono servite per rendersi conto di quanto, in alcuni frangenti e in certi luoghi, la vita sia appesa al filo del caso. E, certo, anche delle imprevedibili reazioni di chi si trova coinvolto suo malgrado in un fatto di sangue. Anche il filmato del romeno che muore è visibile su “Youtube”, sito che si conferma essere sempre più l’archivio di riferimento per le immagini con cui le principali testate informative tendono a documentare ciò che raccontano. D’altro canto, Internet è anche lo strumento media britannica con Gwynet Paltrow. MERCOLEDÌ 1 Chi l’ha visto?, Rai3, 21,10. Il vento del perdono, Rai1, 21,20. Ottimo e intenso film con R. Redford e Jennifer Lopez, suocero e nuora sono ai ferri corti. Sarà la nipotina a sbloccare la situazione. Four brothers, Rai4, 21,00. Film d’azione. 4 fratelli adottati da una famiglia indagano per scoprire chi gli ha ucciso la madre. Speciale Tg3, premio Ilaria Alpi, Rai3, 23,50. Attualità. La storia siamo noi: l’alieno, Rai2, 23,50. Doc. Si indaga su un’onda radio anomala che potrebbe essere di origine aliena. GIOVEDÌ 2 Falò, Rsi La1, 21,00. Attualità. Superquark, Rai1, 21,20. P. Angela coi suoi documentari. Un amore tutto suo, Rai3, 21,10. Commedia romantica americana con S. Bullock. Cocciante canta Cocciante, Rai2, 21,05. Concerto dall’Arena di Verona. Zig Zelig, C5, 21,10. Varietà. La tigre e il dragone, La7, 21,10. Film fantastico. CSI scena del crimine, It1, 21,10. Telefilm polizieschi. VENERDÌ 3 Enigma, Rai3, 21,10. Streghe e mistiche le vite di Giovanna d’Arco e di S. Teresa d’Avila. Terapia d’urgenza, Rai2, 21,05. Telefilm. Notting Hill, C5, 21,10. Commedia sentimentale con J. Roberts. Aldo Giovanni e Giacomo-pur purr rid!, It1, 21,10. Terzo appuntamento con il meglio. Pianeta Terra, Rai1, 0,25. Le grotte. Doc. BBC. SABATO 4 Sulla via di Damasco, Rai2, 9,55. Rubrica religiosa. Perry Mason, R4, 14,05 Telefilm. Il vento e il leone, R4, 16,00. Film storico con Sean Connery. A sua immagine, Rai, 17,10. Rubrica religiosa. The mask 2, It1, 20,50. Fantastico. Ispettore Barnaby, La7, 21,10. Sempre gradevoli le inchieste dell’ispettore Barnaby. Una 44 magnum per l’Ispettore Callagan, Rai3, 23,15. Efficace poliziesco con C. Eastwood. Tg2 Dossier, Rai2, 23,35. Attualità. a cura di TIZIANO RAFFAINI che meglio degli altri media riesce a raccogliere e mobilitare energie, grazie alla sua interattività e alla possibilità di far circolare messaggi, appelli e informazioni di vario genere. Verrebbe spontaneo chiedersi come mai buona parte dell’informazione attualmente circolante derivi proprio dalla rete. Probabilmente è la conseguenza di una rinuncia dei media tradizionali giornali e televisione in testa - rispetto al loro ruolo di servizio. Le inchieste vere sono sempre più rare, si rinuncia a essere sui luoghi degli avvenimenti perché ci si accontenta del materiale delle agenzie, si insiste più sullo spettacolo che sull’utilità delle notizie. Salvo, poi, riproporre in tutte le salse le immagini rubate da una telecamera volante. L’informazione è un’altra cosa. MARCO DERIU P A G I N A 35 LETTEREeCONTRIBUTI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 GIUGNO 2009 L’ANNO SACERDOTALE E PIO XI IL DONO DELL’ANNO SANTO DEL 1929 C aro Direttore, è iniziato, nella solennità del Sacro Cuore, giornata dedicata alla santificazione dei sacerdoti, l’Anno sacerdotale annunciato dal Papa lo scorso 16 marzo parlando alla plenaria della Congregazione per il Clero, in coincidenza con il 150° anniversario della morte del Curato d’Ars, San Giovanni Maria Vianney. Era infatti il 4 agosto 1859 quando l’umile e santo sacerdote, sfinito dalle fatiche pastorali, soprattutto dalla assidua cura del confessionale, lasciava questa terra. L’anno sacerdotale durerà fino alla festa del Sacro Cuore del 2010. Le finalità, indicate dal Papa, sono “favorire la tensione dei sacerdoti verso la perfezione spirituale….; far percepire sempre più l’importanza ed il ruolo del sacerdote nella Chiesa e nella società contemporanea …; recuperare la consapevolezza che spinge i sacerdoti a essere presenti, identificabili e riconoscibili sia per il giudizio di fede, sia per le virtù personali, sia anche per l’abito, negli ambiti della cultura e della carità…”. Un anno che dovrà trovare tutta la Chiesa impegnata innanzitutto nella preghiera. Per il primo giorno il Papa ha scritto ai preti di tutto il mondo una bellissima e stimolante lettera. L’iniziativa del Santo Padre richiama la indispensabile presenza del prete, e del prete santo. Una meta possibile e necessaria per ogni prete, che trova conferma nella vita dell’umile curato, all’inizio poco stimato nell’ambiente clericale per quelle che si ritenevano scarse doti intellettuali, ma che ha saputo cambiare la faccia della sua parrocchia che viveva una fede molto piatta e attirare ad Ars, sperduto villaggio del Lionese, da tutta Europa, folle di penitenti in cerca di pace. Una figura, fortunatamente, non isolata. La Chiesa con molta gioia e impegno lo propone, oggi come ieri, alla attenzione di tutti i preti. San Pio X lo beatificò l’ 8 gennaio 1905 e lo proclamò il 12 aprile seguente, patrono di tutti i preti francesi. Pio XI, che aveva per lui grande venerazione, lo proclamò santo, insieme con Giovanni Eudes, poco dopo la canonizzazione di Santa Teresa del Bambin Gesù, nella Pentecoste dell’Anno Santo 1925, il 31 maggio. Il 23 aprile 1928 lo dichiarò patrono di tutti i parroci del mondo. Per la festa della canonizzazione, invitò a Roma, a Sue spese, un centinaio di parroci di paesi di montagna delle Diocesi confinarie dell’arco alpino italo-francese. Venne poi il beato Giovanni XXIII a dedicargli una affettuosa enciclica per il centenario della morte, la “Sacerdotii Nostri primordia” che inizia con il ricordo della emozione provata partecipando in San Pietro alla sua beatificazione. Adesso è annunciato che Benedetto XVI lo proclamerà protettore di tutti i preti del mondo. Mentre si avvia l’anno sacerdotale, torna il ricordo di un gesto speciale di Pio XI di ottant’anni fa, in coincidenza con il cinquantesimo della Sua ordinazione sacerdotale avvenuta il 20 dicembre 1879 nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Nel pensiero del Papa l’evento giubilare meritava di essere vissuto lungo tutto il 1929. La Chiesa risponde subito al desiderio del Papa, riempiendolo di gioia per le testimonianze di vicinanza del popolo di Dio. E’ una “mirabile fusione di animi” - scriverà- che dimostra una viva partecipazione non solo alle sofferenze ma anche alle gioie del Padre. Come ricambiare? Risponde così il Santo Padre al popolo fedele: “…la prima e principale legge dell’amore è che esso si dimostri non soltanto con le parole ma anche con i fatti, anzi con la mutua consonanza e scambievole partecipazione dei beni appartenenti a ciascuno.” E i beni che il Papa chiama “Nostri” “sono i tesori delle grazie celesti” a Lui affidati da amministrare e che intende donare. Da qui la decisione, resa nota con la Costituzione Apostolica dell’Epifania 1929, “di indire per tutto l’Orbe cattolico un nuovo Anno Santo straordinario che durerà fino a tutto il dicembre 1929”. Vi leggiamo fra l’altro: “… poiché lo scopo dell’Anno Santo consiste principalmente nel promuovere l’incremento della fede nel popolo e nell’indirizzare i costumi alla legge evangelica, Ci sembra che la commemorazione del giorno della Nostra ordinazione sacerdotale debba essere di grande ammonimento, per quanti sono stati elevati alla medesima dignità, a volere conformare e dirigere sempre più coscienziosamente e piamente tutta la loro vita all’altezza della loro missione”. Finalmente si augura che “l’indulgenza del giubileo giovi … specialmente alla santificazione del clero”. Come non leggervi, a distanza di ottant’anni, una consonanza con l’anno sacerdotale di Benedetto XVI? Preti santi! Un tema sempre presente al Papa che lo richiamò ancora particolarmente nella lettera enciclica “Ad catholici sacerdotii” dedicata ai preti nel 56° anniversario della Sua ordinazione, il 20 dicembre 1935. Dell’Anno santo 1929 mi è rimasto un piccolo ricordo legato al giorno della prima comunione, il 19 maggio: la processione dei bambini guidata dall’arciprete di Chiavenna in pellegrinaggio alla chiesa di Santa Maria. don TITINO IN MEMORIA DEL PAPÀ DI DON STABELLINI G I genitori di un prete finiscono sempre ad essere coinvolti nel “mistero” della vocazione del figlio. E’ vero che ogni genitore, che sia veramente tale, è partecipe delle vicende dei figli, ma in questo caso se ne rimane segnati particolarmente, perché si tratta di una vocazione “speciale”. Speciale è infatti il riferimento a Cristo, nella cui persona il sacerdote è chiamato ad agire. Speciale è il riferimento alla Chiesa al servizio della quale è consacrato. Speciale è il suo riferimento al mondo,al quale Cristo e la Chiesa sono mandati dal Padre. E’ per questo che quando pensi o parli di Cristo e della Chiesa, oppure ne senti parlare, pur restando nella tuo ruolo sostanzialmente diverso, e pur nella dovuta distinzione, avverti , come genitore, che si parla anche di tuo figlio. E guardi a Gesù e alla Chiesa con occhi e cuore diversi, senza quegli eventuali pregiudizi negativi, che l’ambiente, o anche alcuni fatti oggettivi, possono aver indotto. E questo apre, una vita che contiene già tanti valori positivi, ad una pienezza che li esalta. Dico questo pensando al papà di don Andrea Stabellini. L’ho conosciuto da neppure due anni, già invalidato da un grave attacco cardiaco, a cui si aggiunse un fatto tumorale, apparentemente vinto, e subdolamente rivelatosi mortale negli ultimi due mesi. Proveniva da una terra, come è quella di Ferrara, segnata da una marcata diffidenza verso la Chiesa,ma non verso l’uomo e la sua dignità, anche se in un orizzonte culturale, apprezzabile per la sincerità, ma gravemente insidiato dalla ristrettezza ideologica. Narciso Stabellini di questa terra portava il calore, la passione, l’amore per la vita ed il desiderio di bene per l’uomo. Non conosco com’era all’inizio la sua posizione riguardo alla vita cristiana, ma l’ho conosciuta alla fine. Ammirevole. Sicuramente aiutato in questo dalla moglie Annunciata, dall’ambiente umano e cristiano di Rovellasca, e dalla vocazione del figlio. Ammirevole nella serenità sorridente con cui ha saputo accettare la condizione che lo rendeva “bisognoso d’aiuto” come un bambino piccolo. Ammirevole nella semplicità con cui si rapportava agli altri. Ammirevole nella sua fede senza bigotteria, ma aperta ormai Desiderio, desiderare Tiene banco ancora il latino,padre di molte lingue e non solo dell’italiano. DE-SIDERARE,cioè chiedere alle stelle ( sidera ), nel significato di pregare il Cielo, cioè Dio. Giovanni Battista è “ Uomo dai grandi desideri”. Chi non desidera è come morto. Più grandi sono i desideri,più l’uomo si qualifica spiritualmente vivo e grande. I piccoli desideri sono legati solo alla vita di quaggiù. Poi si spengono,come un fuocherello artificiale;quelli grandi si accendono quaggiù ma guardano alle stelle,e arriveranno al Cielo. “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra. E non volete che la incendi?”. Quanti piccoli,mediocri,meschini desideri. Chi li nutre ha fretta,pretende di modellare la società sul suo piccolo desiderio; pretende di avere “il diritto” di soddisfarlo,calpestando,se occorre,i diritti altrui. Il suo desiderio è sempre “un diritto”,senza doveri. E’ la morte del DIRITTO. Quando mancano i desideri grandi,si incattiviscono quelli piccoli. Poi si spengono. Così come la mancanza della “grande speranza”,lascia spegnere anche le piccole speranze. ATTILIO SANGIANI UN PRETE PER AMICO (31) INCONTRO DEI SACERDOTI on sono parroco, ma prete come voi. Ho insegnato latino e greco anche a molti di voi e per fortuna avete dimenticato quello che vi ho insegnato per imparare e fare cose più importanti. Il Vangelo parla di poveri che abbiamo sempre con noi e il Convegno “Evangelizzazione e Promozione Umana” parla di “nuovi poveri” che devono essere al centro dell’evangelizzazione, anche perché spesso sono i più bisognosi di promozione umana. Ho conosciuto diversi giovani dei nostri oratori che si sono occupati di handicappati. Nei nostri ambienti hanno ricevuto le idee e la voglia di fare; qualcuno poi era rimasto deluso nelle sue aspirazioni. A questi giovani ho sempre detto di occuparsi prima di tutto degli anziani e degli handicappati che hanno in casa, in parrocchia, nel quartiere. Primo dovere è quello di conoscere e N chiarire a sé e agli altri i problemi, le necessità, i desideri delle persone di cui ci interessiamo. Il gesto di andare a trovarli in casa o al ricovero, di portare al primo piano una carrozzina è bello, ma è poco. Andare a scopare e a fare il letto alla vecchietta tutti i giorni, è meglio. Noi preti ci interessiamo degli ammalati in casa o all’ospedale per la Confessione, la Comunione, il Viatico; e i malati per tutta la vita? Conoscendo i problemi si apprende che un mongoloide non è uno che viene dall’Estremo Oriente: è l’uno per cento dei bambini ed il sette per cento dei bambini ha un handicap. Non è cristiano che si lasci la famiglia ad affrontare il problema; le mamme e i papà o diventano santi, o buttano il bambino nel fiume, o lo chiudono in casa. Ma non è da uomini, non è da cristiani! mons. AUGUSTO PEDUZZI INFORMATIVA PER GLI ABBONATI I PAPÀ E LE MAMME DEI SACERDOTI ent.mo direttore, le invio, se vorrà pubblicarle, alcune righe a ricordo del papà di don Andrea Stabellini, morto il 10 giugno ultimo scorso a Rovellasca. PAROLE, PAROLE, PAROLE (40) cordialmente alla Chiesa e ad un Dio che ora riconosceva come “familiare”, e chino con amore su di lui, nella persona della moglie, per tutte le necessità affettive e quotidiane; nella persona del figlio sacerdote per il dono della grazia, che supera ogni nostro merito ed ogni attesa. Trovandosi all’Ospedale del Valduce durante la recente Visita Pastorale, ha avuto la gioia (proprio così l’ha vissuta!) di ricevere l’Unzione dei Malati dalle mani del Vescovo. La sera prima di morire, nella messa celebrata da don Andrea, ha unito poi pienamente la sua vita a quella di Gesù, crocifisso e risorto. E così l’ha trovata in quella pienezza in cui da tempo aveva incominciato a vivere. Grazie papà Narciso. Lo stesso grazie vale per i papà e le mamme dei sacerdoti. don RENATO PINI La società Editrice de Il Settimanale della Diocesi di Como, titolare del trattamento, tratta i dati, liberamente conferiti per ricevere il ns. periodico in abbonamento, in ottemperanza al D.Lgs. 196/2003. Per i diritti di cui all’art. 7 (aggiornamento, cancellazione, ecc.) e per l’elenco di tutti i responsabili del trattamento, rivolgersi al Titolare del Trattamento presso la sede di viale Cesare Battisti 8, 22100 Como, tel. 031-263533. I dati potranno essere trattati da incaricati preposti agli abbonamenti, al marketing, all’amministrazione e potranno essere comunicati a società esterne per la spedizione del periodico e per l’invio di materiale promozionale. DELLA DIOCESI DI COMO il settimanale Direttore responsabile: A GOSTINO CLERICI Editrice de Il Settimanale della Diocesi Coop.r .l. Coop.r.l. • Sede (direzione, redazione e amministrazione): V.le Cesare Battisti,8 - 22100 Como. 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