Postfazione Helena Velena TRA LE ALBE E I TRAMONTI, E NUOVE
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Postfazione Helena Velena TRA LE ALBE E I TRAMONTI, E NUOVE
Postfazione Helena Velena TRA LE ALBE E I TRAMONTI, E NUOVE ALBE COLOR ARCOBALENO..... Curioso.... E significativo! Cosa? Che in un libro che parla di transessualismo, e quindi di transizione, cioe' quella fase di cambiamento, mutazione, transformazione (e tutto sommato crescita) attraverso la quale passano tutte le persone che hanno messo in discussione l'identita' di genere loro obbligatoriamente assegnata solo ed esclusivamente a causa della presenza sul loro corpo di un determinato apparato genitale, venga alla luce una ben altra, e piu' importante, transizione. La transizione della societa' tutta, che per l'appunto cambia, muta, si trasforma e tutto sommato, pure qui, cresce. E che, al di la' di quello che noi banalmente chiamiamo progresso, mostra una davvero strana faccia... E cioe' che in suppergiu' 2000 anni di civilta' occidentale ammantata di innumerevoli e ben promozionati valori che vanno dalla "carita' cristiana" al "rispetto per i diversi" e alla "difesa dei piu' deboli", per quanto riguarda la sessualita' "altra", o meglio la libera espressione della stessa, fino a circa 30-40 anni fa di quegli appunto suppergiu' 2000, la situazione era ancora veramente allucinante, drammatica e soprattutto vergognosa (pur con tutta la, beh, poesia di "asphalt jungle life" pionieristica). Certo, si sopravvive a tutto, e, come ci ricorda un modo di dire contemporaneo molto usato nelle controculture, "what doesn't hurts us makes us stronger", che e' poi la versione di quell'italico "cio' che non ammazza ingrassa" che, tanto per rimanere in argomento, la dice lunga ancora una volta sul "cambiamento della societa'". Un tempo ”ingrassa" era sinonimo di benessere economico, capacita' di mangiare "tutti i giorni", quel che si voleva, anche fino a sfondarsi, e pure metro di giudizio in positivo della bellezza e della salute fisica. Oggi invece ingrassare e' forse la maggior tragedia che possa colpire i nostri corpi, le nostre vite e le nostre identita' sociali e relazionali. E ancor di piu' quando, come nel caso delle creature transessuali, l'dentita', di genere, e l'accettazione della stessa da parte del mondo esterno, e' costruita proprio intorno al corpo. L'osservazione dei fatti e delle tendenze pero' dimostra che questi "progressi sociali" seguono una sorta di rotazione ciclica casuale in cui i percorsi e le motivazioni degli stessi si sovrappongono, slabbrano e contraddicono a vicenda, doppiandosi in un grottesco testa-coda in cui la storia viene cancellata, e quindi ignorata, per essere ripetuta marxianamente, oggettivamente, pure in farsa e poi tragedia. E che porta, nel concreto, al ri-iniziare volta per volta le lotte per l'accettazione sociale del proprio essere, nonostante siano state gia' percorse in passato in infiniti modi e infinite forme. Ma/e qui forse sta la vera vibrante importanza positiva estraibile da un pattern tutto sommato frustrante, cioe' la sua trasformazione (transizione, pure) anarcolibertaria in qualcosa di estremanente (formativo ed arricchente, sebbene altro... Il dover, nostro malgrado, puntare sull'esperienzialita' del se'. Il doversi trovare nella condizione di interpretare un'ennesima esperienza individuale, un percorso di vita, un momento di liberazione che una volta di piu' ci permettera' di scoprire che "un mondo nuovo e' possibile" e una vita libera e felice, slegata dai condizionamenti sociali, morali e sessuo-economici, pure.... Un karmico percorso individuale in cui il nirvana da raggiungersi altro non e' che l'equilibrio tra spirito e corpo, realta' e desiderio, tensione ed emozione, instabilita' e sicurezza, soprattutto ribellione e accettazione.... Ma e' un percorso da fare individualmente, in cui la rimappatura della nostra identita', il re-engineering, fisiotecnologico & chimico-ormonale, del nostro corpo, vanno comunque effettuati come momento esperienziale individuale, quasi fosse una sorta di iniziatica espiazione da compiersi per raggiungere una successiva consapevolezza superiore, come racconta ogni singolo percorso, pure con le sue specifiche diversita', di questo libro dal poetico e bellissimo titolo .... Storie di vita che ricominciano da zero, nel nulla piu' assoluto, senza punti di riferimento e una history precendente, senza modelli di ruolo ma neppure percorsi prefissati, e che si conquistano, passo passo, tra mille difficolta', un loro senso e una loro rivendicazione, libera ed anarchica, dell'esistere... E anche storie che prendono i passi dagli spazi, dai territori, perfino dai luoghi della mente gia' precedentemente esplorati e percorsi, come nel caso di Sofia, per la quale tutto e' oggettivamente piu' semplice e meno pericoloso, ma non per questo meno accidentato e vertiginosamente profondo nella sua problematicita', e dove finalmente nuove prospettive si aprono, in forma di una integrazione smooth, non traumatica, nel tessuto sociale, permettendo quindi di vivere non ai margini, ma all'interno, come parte integrante dell'esistente. E diverso sara' per ovvii motivi il pattern negli anni a venire, proprio in funzione della "transizione" del sociale (ma anche di un capitale globale che non emargina piu' in quanto al contrario ingloba nuovi bisogni, anche identitari, coi necessari relativi consumi) che rendera' tutto apparentemente piu' semplice in termini di accettazione, ma che necessitera' comunque sempre di un proprio percorso, una propria "transizione" esperienziale. Anche perche', sia chiaro, accettazione sociale, e inserimento produttivo nel mondo del lavoro, non sono necessariamente prove di una avvenuta interiorizzazione da parte della societa' at large delle motivazioni intrinseche del transgender e del percorso di ridefinizione della propria identita' di genere.... Anzi, l'aumento esponenziale del grado di tolleranza-accettazione economico/sociale drammaticamente evidenzia l'arretratezza vergognosa del dibattito politico sulle questioni identitarie, e la miseria elaborativa sul tema, da parte della sinistra tutta. Con la conseguenza spettralmente grottesca di dover verificare, nella storia italiana, un livello di repressione, anche violenta, della sessualita' altra, impensabile ed esageratamente alto, in periodi di lotte politiche progressiste. Al punto da aver reso, in tempi di "rivoluzione", (ma cio' in parte vale anche tutt'ora, nella sovrapponente duplicita' tra l'aroma della presunta sopravvenuta' liberta' e l'odor di restaurazione ) il concetto specifico di "rivoluzione sessuale" un puro oxymoro.. Infatti, come si diceva, solo poco prima di 30 anni fa il confino, che agli occhi della cultura cattoleninista dai Maschi Bianchi Eterosessuali sembrava essere una vergognosa pratica propria dei gulag staliniani e del fascismo mussoliniano (quello che il nuovo fascismo borghese in giacca e cravatta rinnega se gli serve, tra un "macho pride" e una ennesima conferma che i froci sono dei "pervertiti" e dei maniaci sessuali, quando non pedofili, che vanno esclusi magari dall'insegnamento e pure messi, ma guarda un po', nei campi di concentramento, che notoriamente sono peggio del confino - come propose un candidato bolognese al parlamento europeo che non nominiamo perche' vogliamo abbandonarlo dimenticato nel vuoto cosmico delle sue parole) ancora era in piena applicazione. E veniva messo in essere non tanto per i mafiosi (per cui ancora esisterebbe, tra il ridicolo e la premeditazione ad autocortocircuitare il senso della pena) ma per chi, e mi si scusi la voluta retorica, reo soltanto di esprimere liberamente le proprie pulsioni sessuali e la propria identita' di genere.... Percorso curioso in un paese che all'inizio del secolo (il 900, sia chiaro) era considerato il "Paradiso dell'amor greco", quello dell'Arcadia, e dove da Capri a Taormina, come si evince anche alle pagine intense e vibranti di Roger Peyrefitte e Thomas Mann, soggiornarono liberi e felici nella lor gayezza godimentosa personaggi del calibro di Oscar Wilde e Heinrich Krupp, il re dell'acciaio tedesco. Outato quest'ultimo (sia detto ad onor di cronoca di questo infido gioco di corsi e ricorsi) e quindi distrutto, fino al suicidio, proprio da quella stessa logica politica di sinistra che circa 60 anni dopo ancora condannava l'omosessualita' come "Vizio Borghese", e Pierpaolo Pasolini, uno dei suoi piu' geniali figli, nonche' acerrimo nemico di tutto cio' non fosse genuinamente e intrinsecamente sottoproletario, fino a lasciarci a causa di cio' le penne, come vizioso pervertito (e appunto borghese). E pure, in rovesciamento prospettico, tra l'aneddotico e la falsa ingenuita', strano mondo questo Occidente dove i poliziotti sono i tutori della pubblica morale contro il vizio, e liberano le strade dal "rusco & brusco" umano, essendone poi i principali clienti, tra l'altro non paganti. Strano mondo diremmo se provenissimo da Alpha Centauri, nel verificare quindi come politica radicale e sessualita' altrettanto radicale nelle sue rivendicazioni, non siano mai andate troppo daccordo per volonta' dei fautori della prima. Mentre invece come questo libro testimonia, e mille altre esperienze di vita vissuta, oltre a tutta la storia del F.U.O.R.I. ma anche del M.I.T. confermano, chi pulsava fortemente della messa in discussione del proprio "personale", tento' piu' volte con esiti piuttosto negativi di mettersi in relazione militante con chi vibrava soltanto sul "politico". E questa mancanza di connessione sociale, unita alla all'assenza, spesso per rimozione, nel DNA specificamente trans, di una storia NOSTRA, ha prodotto dei punti fermi ereditati altrettanto geneticamente, nell'arco non tanto delle generazioni ma nel ricambio e nella crescita della scena trans... Parliamo di questioni come marginalizzazione, prostituzione, solitudine e collettivizazione dei percorsi e delle esperienze, politiche identitarie.. Tutte cose che risuonano intensamente nei vari racconti di questo volume, a definire materiale di discussione futuro, ma assolutamente essenziale all'interno della scena trans stessa. Marginalizzazione ad esempio significa sostanzialmente ricompattazione tribale per la resistenza e la sopravvivenza, come il racconto di Roberta relativo al periodo decisamente glorioso delle baracche, ben testimonia. Ma iperbolicamente in loop su se stessa, significa anche un'ulteriore automarginalizzazione sociopolitica di cui la sinistra vecchia, nuova, e pure no-global (perche' le cose non sono poi troppo cambiate), nel suo percorso di rimozione sessuonegativa sono le principali responsabili, in quanto propugnatrici di una cultura spesso ancora troppo intrisa di patriarcato e soprattutto ancora dipendente da una logica binaria. Logica che troppo spesso mette l'identita' gay e lesbica in un rapporto speculare invertito con l'eterosessualita', rimanendone pero' perfettamente all'interno delle dinamiche e dei giochi di forza indotti, col risultato di perpetrare le catene dell'oppressione identitario comportamentale, pur conquistando spazi sempre piu' grandi di vivibilita' (ricordiamolo, amplificata e voluta dal capitale globale in modo maggiore che non dalle pur importantissime lotte di liberazione). "Trans" invece e' un'altra cosa, perche' pulsa di critica radicale e messa in discussione TRANSGENDER, anche quando il punto terminale della transizione porta ad una normalizzazione, ribadendo purtroppo in cio' ancora una volta il trionfo della logica binaria. Ma e' proprio il percorso esperienziale, la presa di coscienza individuale del conflitto tra se e il mondo esterno, tra se e il proprio corpo, tra sex e gender (e preferenza sessuale) che rende il concetto di "trans" intrinsecamente sovversivo (rivoluzionario forse?), e incontrollabile per la sua peculiarita' di transito, mutazione, movimento, e quindi pericoloso per la sinistra tradizionale, come per una buona fetta dell'intellighenzia gay. Determinando quindi rimozione, cancellazione e ulteriore emarginazione. Ed e' qui che risuonano nella loro profonda intensita' le parole di Max quando dichiara: "Comunque a distanza di anni, penso che se le maschie, velatissime, erano le teoriche, quelle col tacco a spillo sono state quelle che con la loro visibilita' davano fuoco alla miccia." Questa visibilita' e questo dare fuoco alla miccia sono le stesse, tramite l'oggetto-metafora tacco a spillo, bottiglia o pugno in faccia ad un Agente della Repressione che dir si voglia, di quella storica notte davanti allo Stonewall Inn, che fece si che, con inconsapevole consapevolezza, fiera e rabbiosa insieme, Sylvia Riviera (allora travestito mezzosangue, cioe' Rusco & Brusco insieme, appunto, e ora meravigliosa Transgender Warrior), desse il la alla storia assolutamente fondamentale di quell'orgoglio che il movimento dei Maschi Bianchi (questa volta) Omosessuali ha tentato per anni di espropriarci battezzandolo esclusivamente Gay. Memorizzi, chi legge, eterosessuale od omosessuale che sia, che cio' che viene chiamato impropriamente Gay Pride e' in realta' appunto un GLBT Pride, cioe' un'Orgoglio Gay, Lesbico, Bisessuale e Transgender, comprendendo in cio' tutte le sfumature possibili della propria genitalita', della propria identita' di genere e della propria preferenza sessuale. Quindi, repetita juvant, non gay ma GLBT !!! E non solo, perche' e' gia' necessario allargare l'area, e questo sara' materia magari di un prossimo volume retrospettivo nel 2030, su chi ha vissuto il passaggio di fine millennio e da li' in avanti lavorando sul Transgender e sulle identita' perverse-polimorfe, perche', appunto, i percorsi sono sempre ciclici e quel che e' stato, ed e' stato dimenticato, viene poi recuperato e messo da parte come essenziali munizioni di un'ennesima battaglia che va assolutamente combattuta. Specificamente includendo nel nostro Pride/Orgoglio anche chi ha scoperto e portato alla luce una drammaticamente ben celata, dal sistema tutt'ora repressivo della vergogna familiare & dei consigli normalizzanti della classe medica, situazione di relativa o totale intersessualita' in termini genitali (il grande rimosso della logica del sex binario: o cazzo o fica). E ancora chi si vive dinamiche fetish, BDSM o di sessualita' non tradizionale, siano esse in un ambito piu' propriamente GLBT, sia, perche' questa sara' la grande conquista, ETEROSESSUALE. Cose che, per quanto Spettacolarizzate dai media di massa per una necessita' di attention getting verso audiences sempre piu' apatiche ed annoiate, sono ben lungi dall'essere vissute con gioia, serenita', accettazione sociale. O, addirittura, dall'essere vissute tout court. Ed e' qui che le parole di Antonia, "addetta i lavori" e quindi esperta credibile piu' di ogni giornalista di costume & tendenza, risuonano di un'importanza sociologicamente epocale, in questo gioco di corsi e ricorsi, da render necessario rileggersi tutto il concetto per intero : "Se ascoltiamo la TV o leggiamo i giornali o navighiamo in internet, sembra che nel mondo tutti fanno sesso liberamente, sesso strano e sesso estremo. Ci sono articoli, inchieste e statistiche che ci rimandano dei dati che a me non risultano affatto. Se parliamo di sesso virtuale, anzi virtuoso, sono d'accordo! Ma solo ed esclusivamente quello, perche' il corpo e la fisicita' sono stati completamente abbandonati. Di fantasie erotiche in internet e nelle chat line, se ne fanno tante, ma sul letto poche. A me risulta che la gente fa poco sesso e lo fa male. E' per questo che tra i giovani c'e' tanta violenza ed aggressivita'! Loro vorrebbero fare sesso, hanno l'istinto, il desiderio, le pulsioni ma hanno paura, hanno una maledetta paura dell'altro, del diverso, del corpo altrui, perche' il corpo e' fonte di pericoli: malattie, aggressioni ecc. Questa e' la realta' e non quella che vogliono farci apparire." E non si pensi di bollare rapidamente questa osservazione come pura valutazione personale, di quelle che cominciano col classico "secondo me". Qui invece, e questa e' una delle tante brillantissime perle di questo libro, neppure troppo nascosta tra le viole & le rose, si danno precise indicazioni su cosa ci aspetta il futuro immediato che gia' pulsa nel presente, e in qual percorso dovrebbero lavorare le associazioni "GLBT+", aperte, progressive, inclusive. Un'altra perla, sempre a proposito della formazione di un DNA "nostro", realmente e completamente T* (cioe' in apertura omnicomprensiva di tutte le varie espressioni del mondo trans, sia esso travestito, transessuale, transgender etc)riguarda l'inglobamento nello stesso del senso di "obbligatorieta' univoca" della prostituzione come unica possibilita' di sbocco economico e di sopravvivenza delle persone trans. Perche' a chi, dall'interno della scena, e spesso da posizioni politicamente discutibili, si arrocca sulla difensiva negativa (della propria, "nostra" storia) di delegittimare, rifiutare, perfino discriminare le donne transessuali che si prostituiscono, con la motivazione che "rovinano l'immagine, poi la gente pensa che sia una puttana anche io, che invece mi sono data tanto da fare per essere accettata dalla societa'", farebbe "molto bene" invece fare un viaggio emozionale e percettivo nel passato, nella memoria storica fondamentale evocata da questo libro. E scoprire che cosa abbia significato essere transessuali in altre epoche, per chi ha aperto la strada anche alla loro accettazione, alla loro sicurezza, al loro senso di autostima e pure orgoglio, in tempi ben diversi da questi. Quando veramente, cazzo, non c'era scelta, e quando anche un Massimo Consoli, figura storica del Movimento Omosessuale europeo e mondiale, cercando alla libreria Hoepli di Milano, un indirizzo postale della rivista francese Arcadie, si faceva consegnare la guida alle pubblicazioni dalla commessa, nel timore che costei potesse accostare quella parola evocante armoniosa grecita' al concetto di omosessualita' e in cio' outarlo, neppure pubblicamente, ma anche solo verso se stessa. Ovviamente la prostituzione va superata, e di fatto gia' lo e', come chorus della condizione imposta, lasciandole pero' la legittimita' della scelta consapevole, sia per motivazioni economiche che prettamente ludiche (ma non identitarie, perche' un maschio che ti cerca per "quello" non potra' ne vorra' mai confermare la tua femminilita'). Ma al contrario ignorarne la genesi del processo identificativo massificato (transessualismo=prostituzione), ora errato ma non nel tempo che fu, significa effettuare una rimozione estrattiva di entrambi i reni della NOSTRA storia. Parole di una donna transessuale, la scrivente Helena Velena, che non si e' mai prostituita. Ma che, e qui si ritorna in picchiata alle argomentazioni precedenti, si e' vissuta gli anni storici delle marchette trans vivendo piuttosto l'esperienza punk. E verificando ben altre forme di repressione, meno pesanti, per quanto possa sembrare, nonostante tutta l'attivita' politica radicale, soprattutto sul versante anarchico, svolto da tale scena.... Ma a quanto pare il sesso, muovendosi sul terreno del "personale", quando e' intrinsecamente rivoluzionario, in funzione del suo mettere in discussione gli stereotipi binari di genere, ruolo e preferenza, risulta essere molto piu' politico del "politico" stesso, come l'esperienza di vita di Mario Mieli ha nettamente dimostrato... E se solo pochi anni dopo il look punk nelle strade e il suo rifiuto nihilista (e quindi profondamente analitico e motivato, sebben radicale, questo sia chiaro) di tutti i comportamenti propri dello status quo risultava essere ben piu' netto e sconvolgente (e la scrivente parla per esperienza diretta), e' innegabile che il make up, i tacchi a spillo di Mario Mieli, coi suoi boa di struzzo ed il trucco marcato, alle riunioni di Autonomia Operaia avevano un'importanza destabilizzante e un'energia pulsionale di crescita politica all'interno della scena, che ora come ora sono assolutamente mancanti ma altrettanto assolutamente essenziali. Perche', in questo ennesimo gioco di corsi e ricorsi, in cui riappare il moralismo antifrocio (ma questa volta grottescamente dall'interno della scena GLBT stessa), e differentemente, ma in eterna slabbratura storica, il movimento e quel che resta della sinistra non hanno ancora elaborato e introiettato le istanze di "gender & sex politics", le esperienze e le testimonianze "tra le rose e le viole" sono grande stimolo e traccia per il lavoro politico che dovra' essere fatto, nuovamente, da ora agli anni a venire..... Helena Velena www.helenavelena.com