co` miei sospir t`invia. Vanne, lusinga e prega

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co` miei sospir t`invia. Vanne, lusinga e prega
co’ miei sospir t’invia.
Vanne, lusinga e prega
perché dal bel soggiorno
faccia il mio cor ritorno,
e s’ei venir pur niega,
rivolto al nostro sole,
digli cotai parole.
Di’ che fra ‘l canto e ‘l riso
spargo sospir di foco,
che fra ‘l diletto e ‘l gioco
non mai sereno il viso,
che d’alma e di cor privo
stommi fra morto e vivo.
Ma se per mia ventura
del suo tornar dubbiosa
mandarlo a me non osa,
Amor prometti e giura
che suo fu sempre e fia
il core a l’alma mia. (Rinuccini)
Amor ch’attendi,
Amor che fai?
Su, che non prendi
gli strali omai?
Amor, vendetta,
Amor saetta
quel cor ch’altero
sdegna ‘l tuo impero.
O pompa, o gloria,
o spoglie altere,
nobil vittoria
s’Amor la fere;
Amor ardisci,
Amor ferisci,
Amor et odi
qual havrai lodi.
Amor possente,
Amor cortese,
dirà la gente,
pur arse e prese
quella crudele,
che, di querele
vaga e di pianti,
schernia gli amanti.
Dall’alto cielo
fulmina Giove,
l’Arcier di Delo
saette piove,
ma lo stral d’oro
s’orni d’alloro
che di possanza
ogni altro avanza. (Rinuccini)
Voi partite, mio sole,
e porta il vostro lume altrove il
giorno.
Chi sarà che console
la mia notte dolente
se voi non fate al nostro ciel
ritorno?
O mie speranze spente,
ahi belle luci onde ne givo altera,
come su l’alba, ohimé, vidi la
sera.
Voi partite, mio bene,
e meco in compagnia restano i
mali.
Con voi parte la spene
della sperata gioia
e l’alma per seguirvi ha aperto
l’ali.
È giunto il dì ch’io moia.
È pura pazzia
Ahi duro caso, ahi fera dipartita, o gran frenesia
poi che col vostro piè parte la vita. a dirsi menzogna,
morire bisogna.
Voi partite, ma resta,
misera! in me di voi la
E quando che meno
rimembranza.
ti pensi nel seno
Sol questa il volo arresta
ti vien a finire,
all’anima che fugge,
bisogna morire.
e vive amor, se morta è la
speranza.
Se tu non vi pensi
Ma nuovo duol mi strugge,
hai perso li sensi,
ché voi, cangiando ciel, cangiate sei morto e puoi dire:
amore:
bisogna morire.
lunge dagli occhi, ohimè, lunge
dal core. (anon.)
Amarilli, mia bella,
non credi, o del mio cor dolce
Passacaglia della vita
desio,
Oh come t’inganni
d’esser tu l’amor mio?
se pensi che gli anni
Credilo pur: e se timor t’assale,
non hanno a finire,
prendi questo mio strale,
bisogna morire.
aprimi il petto e vedrai scritto in
core:
È un sogno la vita
Amarilli, Amarilli è il mio amore.
che par sì gradita,
(Guarini)
è breve il gioire,
bisogna morire.
Rit. Che dici, che dici Amore?
Di colpi di morte
Non val medicina,
un animo forte
non giova la china,
fa pompa del core.
non si può guarire,
Che dici, che dici Amore?
bisogna morire.
Io no, non pavento:
Si muore cantando,
Fortuna omicida
si more suonando
in campo m’ancida.
la cetra o zampogna,
Morir mi contento.
morire bisogna.
Che fia s’io mi moro?
Quei lumi ch’adoro
Si muore danzando,
fian premio al dolore.
bevendo, mangiando,
con quella carogna
No, no, non si vanti
morire bisogna.
d’avermi tradito
chi il cor m’ha ferito.
I giovani, i putti
Ascoso ne’ pianti
e gli uomini tutti
al volo d’un strale
s’hanno a incenerire,
scopersi il mio male,
bisogna morire.
perdei il timore. (anon.)
I sani, gl’infermi,
i bravi, gl’inermi,
tutti hanno a finire,
bisogna morire.
Non vaglion sberate,
minacce, bravate,
che caglia l’ardire?
Bisogna morire.
Dottrina che giova?
Parola non trova
che plachi l’ardire,
bisogna morire.
Non si trova modo
di sciogliere ’sto nodo,
non vale fuggire,
bisogna morire.
Commune è ’l statuto,
non vale l’astuto
’sto colpo schermire,
bisogna morire.
La morte crudele
a tutti è infedele,
ognuno svergogna,
morire bisogna.
Folle è ben chi si crede
che per dolci lusinghe amorose
o per fiere minacce sdegnose
dal bel idolo mio ritragga il piede.
Cangi pur suo pensiero
che il mio cor prigioniero
spera che goda la libertà. Dica
chi vuole, dica chi sa.
Altri per gelosia
spiri pur empie fiamme dal seno
versi pure Megera il veleno
perché rompi al mio ben la fede
mia.
Morte il viver mi toglia,
mai sia ver che si scioglia
quel caro laccio che preso m’ha.
Dica
chi vuole, dica chi sa.
Ben havrò tempo e loco
da sfogar l’amorose mie pene,
da temprar de l’amato mio bene
e de l’arso mio cor l’occulto foco.
E tra l’ombre e gli orrori
de’ notturni splendori
il mio bel furto s’asconderà. Dica
chi vuole, dica chi sa. (anon.)
Nuove Tendenze è un’associazione culturale non profit fondata
nel 2004, che offre una proposta
culturale attuale e di alto livello
tramite il coinvolgimento di artisti di ogni campo espressivo.
Nel corso degli anni ha realizzato
spettacoli di musica, teatro, danza, arti visive, letteratura e cinema documentario, con particolare
attenzione ai talenti emergenti e
alla qualità delle manifestazioni
artistiche.
Nuove Tendenze attualmente è
sempre più rivolta alla produzione musicale, con la partecipazione di musicisti italiani e stranieri
e con lo sviluppo di progetti di
rilievo internazionale.
Parallelamente alla ideazione e
realizzazione di eventi, Nuove
Tendenze con il sito www.nuovetendenze.org ha creato uno
spazio virtuale in cui vengono
pubblicati saggi, interviste, recensioni, presentazioni degli artisti che offrono proposte originali
nell’arte contemporanea, nella
musica e nello spettacolo. La direzione artistica di Nuove Tendenze è affidata, sin dalla
fondazione, a Oriana Rispoli, curatrice di progetti culturali e già
collaboratrice del Ministero per
i beni e le attività culturali, della
Biennale di Venezia e di altre istituzioni pubbliche e private.
Coloro che desiderano sostenere
l’Associazione, possono aderire con una donazione libera,
oppure versando una quota di €
25,00 (socio studente) oppure
€ 50,00 (socio ordinario) oppure € 120,00 (socio sostenitore)
sul conto corrente della Banca
Popolare di Sondrio, IBAN n.
03P0569603221000002475X01,
intestato a “Associazione culturale Nuove Tendenze”, e compilando il modulo d’iscrizione presente nel sito www.nuovetendenze.
org. I nuovi Soci ricevono, oltre
alla tessera annuale, un dono (CD
o volume), usufruiscono di sconti
presso negozi di dischi e libri, e
vengono informati delle attività dell’Associazione tramite la
Newsletter periodica.
Per conoscere le attività di
Nuove Tendenze e gli eventi in
programma:
www.nuovetendenze.org
Sede: via S. Lucia, 19
55100 Lucca
e-mail:
[email protected]
cell. 3386995438
Programma
Orazio Vecchi (1550-1605)
So ben mi c’ha bon tempo
Giulio Caccini (1550ca.-1618)
Dalla porta d’oriente
Claudio Monteverdi (1567-1643)
Si dolce è ’l tormento
Claudio Monteverdi
Ohimé ch’io cado
Girolamo Frescobaldi (1583-1643)
Se l’aura spira
Alessandro Piccinini (1566-1639ca.)
Ciaccona in partite variate
Giulio Caccini
Tu ch’hai le penne, amore
Giulio Caccini
Amor ch’attendi
Girolamo Frescobaldi
Voi partite mio sole
Anonimo
Passacaglia della vita
Johannes Hieronymus Kapsberger (1580ca.-1661)
Toccata arpeggiata
Giulio Caccini
Amarilli
Giacomo Carissimi (1605-1674)
Che dici, che dici amore
Tarquinio Merula (1595ca.-1665)
Folle è ben che si crede
Giulia Peri
soprano
Luca Marconato
tiorba e chitarra barocca
Giulia Peri
G
iulia Peri, laureata con lode in Letteratura latina alla Scuola Normale Superiore di
Pisa, è autrice del volume «Discorso diretto e discorso indiretto nel Satyricon di Petronio. Due regimi a contrasto», Pisa 2007. Formatasi
alla Scuola di musica di Fiesole come violinista sotto
la guida di Joan Yakkey e Alberto Bologni, ha suonato
nel Trio Aurora, preparato da Antonello Farulli e Piero
Farulli e vincitore di vari premi nazionali. È stata spalla
dell’Orchestra Galilei in occasione dei corsi di direzione del M° Carlo Maria Giulini. Ha studiato canto con
Stephen Woodbury e approfondito il repertorio barocco
sotto la guida di Jill Feldman e Gloria Banditelli, quello liederistico con Leonardo De Lisi e l’interpretazione
della polifonia rinascimentale con Peter Phillips. Ha
conseguito il Diploma specialistico in Musica vocale da
camera con 110 e lode. Ha cantato come solista sotto la
direzione di Zubin Mehta, Myung-Whun Chung, Daniel
Oren, Roberto Abbado, Simone Young, Piero Bellugi,
Andrew Lawrence-King. Ha tenuto concerti in importanti stagioni internazionali, tra cui Maggio musicale
fiorentino, Festival di Ravenna, Festival internazionale
di Santander, European Christmas Festival di Riga, Festival dei due Mondi di Spoleto, Amici della musica di
Firenze, oltre che in Austria, Germania, Francia, Olanda,
Norvegia, Spagna, Slovacchia e Cipro. Musicista assai
versatile, si dedica al repertorio solistico con orchestra
sinfonica (Schumann, Grieg, Mahler, Bernstein) come
all’opera mozartiana, al barocco – sacro e operistico –
come alla musica contemporanea. Canta come solista
ne La Venexiana (dir. Claudio Cavina), nell’Ensemble
Musica ricercata (dir. Michael Stüve), nell’Insieme
L’Homme armé (dir. Fabio Lombardo) ed è il soprano
dell’Ensemble Nuova Cappella di Palazzo, diretto da
Jonathan Brandani, principalmente dedito alla riscoperta ed esecuzione, su strumenti originali, del patrimonio
barocco lucchese e toscano. Ha debuttato nell’opera barocca con il ruolo di Evanco nel Rodrigo di Haendel alla
Pergola di Firenze ed è attualmente impegnata con La
Venexiana in una serie di produzioni di opere monteverdiane nei più importanti teatri europei. Nell’ambito
della musica antica coltiva, oltre al repertorio barocco,
la musica medievale, l’Ars nova, la polifonia rinascimentale. Con l’Ensemble San Felice ha inciso i Vespri
di Santa Cecilia di Francesco Maria Stiava e un Cd con
musiche di Hildegard von Bingen. Molto apprezzata
come esecutrice di canto gregoriano, è membro solista del coro Mediae aetatis sodalicium. Si dedica con
passione alla musica del Novecento e contemporanea.
Il suo repertorio va da Apparition (Elegiac Songs and
Vocalises for Soprano and Amplified Piano) di George
Crumb ai Lieder di Ligeti, dal Song-Book di Gershwin
all’Aria per voce sola di John Cage a composizioni cameristiche di Ivan Fedele. Ha collaborato con Fabrice
Pierre in un programma dedicato a Britten. Fa parte del
FLAMEnsemble (FlorenceArtMusicEnsemble), con cui
realizza annualmente uno dei più interessanti festival
di musica contemporanea del panorama italiano con la
collaborazione, fra gli altri, di Klaus Huber e Salvatore Sciarrino. Collabora inoltre con ICAMus (The International Center for American Music) all’esecuzione di
opere rare della musica americana. In duo con il pianista Gregorio Nardi esegue un programma di autori ebrei
del Novecento, in memoria di Primo Levi, da lei ideato.
Con la collaborazione della musicologa Aloma Bardi e
di Gregorio Nardi, sta inoltre preparando l’esecuzione
di un ciclo di liriche di James Simon – autore ebreo
scomparso ad Auschwitz – riportate in luce dopo l’oblio
causato dalla catastrofe nazista. Interessata alla riscoperta di autori poco noti, ha recentemente riproposto,
in duo con Marta Poggesi, l’integrale delle liriche per
voce e pianoforte di Mario Pilati (1903-1938).
Luca Marconato
D
opo essersi diplomato in liuto presso il
Conservatorio di musica “Santa Cecilia”
di Roma, si è perfezionato frequentando
masterclass tenuti da Paul O’Dette e Jakob
Lindberg. Collabora come solista e continuista con ensemble di musica antica quali Arte-Musica, Modo Antiquo, Quartetto Bernini, Mare Nostrum, Tuscan Chamber Orchestra, Musica Antiqua Latina, Concerto Romano, Orchestra Regionale di Roma e del Lazio, Concerto
de’ Cavalieri.
Ha fatto parte dell’Orchestra barocca dell’Accademia Nazionale di S. Cecilia nel corso della mostra I colori della
musica a Palazzo Barberini. E’ direttore dell’Ensemble La
Fantasia, gruppo di musica barocca su strumenti originali.
Ha al suo attivo un’intensa carriera concertistica che lo
ha portato ad esibirsi nelle maggiori rassegne musicali
italiane ed estere, tra cui: Wien KonzertHaus (Austria),
Festival de Saint Germain – Genève (Svizzera), Festival
di Herne (Germania), Festival dei due Mondi (Spoleto),
Festival barocco di Roma, Le Feste di Apollo (Parma),
Festival Barocco di Viterbo, Festival Musica Ischia, Les
Fleurs Bleues (GNAM-Roma), Oratorio del Gonfalone
(Roma), Festival di mezz’estate (Tagliacozzo), Galleria
Nazionale di Palazzo Venezia (Roma), Musei in Musica (Roma), Novelle in giardino (Siena). Nel febbraio
2008, in veste di tiorbista e direttore del proprio ensemble, ha eseguito due concerti presso la National Gallery
di Edimburgo e la Town House di Inverness (Scozia).
Pochi mesi dopo è stato nuovamente invitato a suonare in una tournée che ha toccato Glasgow, Edimburgo
(Queen’s Gallery-Holyroodhouse Palace, Danish Institute) e le Isole Orcadi (Kirkwall-St Magnus Festival).
Con l’ensemble Arte-Musica (dir. F. Cera) ha inciso il
CD Ghirlanda Sacra (Tactus). Ha registrato l’integrale
dell’opera Atenaide di A.Vivaldi con l’ensemble Modo
Antiquo (dir. Federico M. Sardelli) per l’etichetta Naïve
(Opus 111). Ha preso parte in qualità di tiorbista all’incisione dei Mottetti Sacri di A.Scarlatti (ed. CPO) e delle
Sonate per violino e b.c. dall’Op. II di A. Vivaldi (Ed.
Tactus). Ha inciso l’integrale delle Sonate per traversiere, viola da gamba e basso continuo di G. Ph. Telemann
(Ed. Domani Musica). Ha registrato in prima assoluta
un doppio CD di Intermezzi Napoletani di N. Jommelli
e G. Sigismondo prodotto da Arcophon – RivoAlto - Pirelli Re. Per le Edizioni Bongiovanni70 ha preso parte
all’incisione audio-video del DVD Il Pastor di Corinto
di A. Scarlatti. Da anni presente come compositore e arrangiatore in ambiente televisivo e cinematografico, ha
inoltre composto ed inciso un brano per tiorba sola per
la produzione del CD Il cielo (Ed. Diapason), ed effettuato numerose registrazioni per canali televisivi e radiofonici, tra cui RAI2-Tg2 Dossier, Radio Vaticana, e
il Dipartimento di Musicologia dell’Università “La Sapienza” (Roma).
So ben mi ch’ha bon tempo,
fa la la la la
al so, ma basta mo, fa la la etc.
So ben ch’è favorito, fa la la
etc.
ahimè! No’l posso dir, fa la la
etc.
Saluti e baciamani, fa la la etc.
son tutti indarno affé, fa la la
etc. (anon.)
Dalla porta d’oriente
lampeggiando in ciel usciva
e le nubi coloriva
l’alba candida e lucente,
e per l’aure rugiadose
apria gigli e spargea rose.
Quando al nostr’almo terreno
distendendo i dolci lampi
vide aprir su i nostri campi
d’altra luce altro sereno;
e portando altr’alba il giorno
dileguar la notte intorno.
Ch’a sgombrar l’oscuro velo,
più soave e vezzosetta
una vaga giovinetta
accendea le rose in cielo
e di fiamme porporine
feria l’aure matutine.
Da le labra innamorate
muov’amor con novi strali
e di perle orientali
se ne gian l’alme fregiate,
et ardeva i cor meschini
dolce foco di rubini.
Dove il piè con vago giro,
dove l’occhio amor partia,
ogni passo un fiore apria,
ogni sguardo un bel zaffiro;
e s’udia più dolce e lento
mormorar con l’acqua il vento.
(Menadori)
Si dolce è ‘l tormento
ch’in seno mi sta,
ch’io vivo contento
per cruda beltà.
Nel ciel di bellezza
s’accreschi fierezza
et manchi pietà:
che sempre qual scoglio
all’onda d’orgoglio
mia fede sarà.
La speme fallace
rivolgami il piè.
Diletto né pace
non scendano a me.
E l’empia ch’adoro
mi nieghi ristoro
di buona mercé:
tra doglia infinita,
tra speme tradita
vivrà la mia fé.
Per foco e per gelo
riposo non ho.
Nel porto del Cielo
riposo haverò.
Se colpo mortale
con rigido strale
il cor m’impiagò,
cangiando mia sorte
col dardo di morte
il cor sanerò.
Se fiamma d’amore
già mai non sentì
quel rigido core
ch’il cor mi rapì;
se nega pietate
la cruda beltate
che l’alma invaghì:
ben fia che dolente,
pentita e languente
sospirimi un dì. (Milanuzzi)
Ohimè ch’io cado, ohimè
ch’inciampo ancor il piè
pur come pria,
e la sfiorita mia
caduta speme
pur di novo rigar
con fresco lagrimar
hor mi conviene.
Lasso, del vecchio ardor
conosco l’orme ancor
dentro nel petto;
ch’ha rotto il vago aspetto
e i guardi amati
lo smalto adamantin
ond’armaro il meschin
pensier gelati.
Folle, credev’io pur
d’aver schermo sicur
da un nudo arciero;
e pur io sí guerriero
hor son codardo
né vaglio sostener
il colpo lusinghier
d’un solo sguardo.
O campion immortal,
sdegno! Come sí fral
hor fuggi indietro;
ah, sott’armi di vetro
incanto errante
m’hai condotto, infedel,
contro spada crudel
d’aspro diamante.
O come sa punir
tiranno amor l’ardir
d’alma rubella!
Una dolce favella,
un seren volto,
un vezzoso mirar
sogliono rilegar
un cor disciolto.
Occhi belli, ah se fu
sempre bella virtù
giusta pietate,
deh voi non mi negate
il guardo e’l riso
che mi sia la prigion
per sí bella cagion
il paradiso. (anon.)
Se l’aura spira tutta vezzosa,
la fresca rosa ridente sta,
la siepe ombrosa di bei
smeraldi
d’estivi caldi timor non ha.
A balli, a balli, liete venite
ninfe gradite, fior di beltà.
Or, che sì chiaro il vago fonte
dall’alto monte al mar se n’ va,
suoi dolci versi spiega
l’augello
e l’arboscello fiorito sta.
Un volto bello a l’ombra
accanto
sol si dia vanto d’aver pietà.
Al canto, al canto, ninfe ridenti
scacciate i venti di crudeltà.
(anon.)
Tu ch’hai le penne Amore
e sai spiegarle a volo,
deh muovi ratto un volo
fin là dov’è ‘l mio core.
E se non sai la via,