COMMEMORAZIONE DI FABRIZIO QUATTROCCHI La barbara
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COMMEMORAZIONE DI FABRIZIO QUATTROCCHI La barbara
COMMEMORAZIONE DI FABRIZIO QUATTROCCHI La barbara uccisione di Fabrizio Quattrocchi, mercoledì scorso, ha sconvolto non solo noi italiani, ma ogni uomo di coscienza nel mondo. Fabrizio era un giovane, buono e generoso, di 36 anni: ex panettiere con la testa sulle spalle e la legittima voglia di comprare casa e mettere su famiglia. Siciliano d’origine, ma genovese d’adozione, aveva svolto il servizio militare in fanteria, dove era stato insignito del grado di caporale maggiore. In Iraq aveva deciso di andare non per spirito di avventura o per provare emozioni fuori dall’ordinario, ma per le buone prospettive di guadagno offerte da un lavoro onesto nel campo della sicurezza: un lavoro che faceva con passione ed impegno e per il quale si era preparato a dovere, grazie alle sue doti di equilibrio e di rettitudine. Eppure, quel ragazzo così normale nella sua semplicità, è morto offrendo, negli ultimi istanti della sua vita, un esempio di orgoglio e dignità di fronte a chi usa le armi del ricatto contro la civiltà del diritto e della democrazia. In queste ore di angoscia, mentre desidero esprimere, anche a nome del Consiglio comunale, il nostro sincero cordoglio alla famiglia Quattrocchi, più forte che mai è la speranza che gli altri tre ostaggi - Salvatore Stefio, Maurizio Agliana e Umberto Cupertino – possano tornare liberi al più presto e fare ritorno in Italia.
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