BACCo e TABACCo LA rIMA NoBILe
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BACCo e TABACCo LA rIMA NoBILe
Conversazione di gusto bacco e tabacco la rima nobile Stefano Polacchi incontra Marcello Lunelli L ui è un bel personaggio, aperto, curioso, interessato a tutto ciò che si muove nel variegato mondo umano e produttivo che gli gira intorno. Marcello Lunelli, enologo poco più che quarantenne e vicepresidente del Gruppo Lunelli di Trento, è un grande appassionato di sigari e del mondo del tabacco ed è anche il responsabile tecnico di tutto il “reparto” alcolico dell’azienda di famiglia: parliamo di due eccellenze come lo spumante Ferrari e la grappa Segnana. «Sì, non seguo da vicino l’azienda dell’acqua Surgiva: anche se, chiedendo a un degustatore purista di sigari quale sia l’abbinamento migliore per una bella fumata, mi risponderebbe “L’acqua pura” – sorride Marcello, che abbiamo intercettato proprio per parlare della sua passione per il fumo lento e per le esperienze ad esso legate – Perché i parametri dell’acqua da sigaro dovrebbero essere: temperatura alla sorgente inferiore agli 8° e residuo fisso inferiore ai 50 milligrammi per litro. In pratica acqua distillata!» Beh, non ci sarà l’acqua, nel suo lavoro, però Marcello gode di un altro bell’osservatorio sul mondo della tavola e del bien vivre che è – sempre di famiglia – la Locanda Margon dove lo chef Alfio Ghezzi segue, asseconda e stimola gli slanci di Marcello sia verso i sigari che verso i suoi più immediati compagni di avventura, i distillati. Certo, sono due terreni delicati e ormai spesso additati come il demonio dai salutisti… Ma sono anche campi dove la sperimentazione può riservare esperienze nuove, interessanti e anche filosoficamente molto sane… «Mah, io credo che siano giuste le campagne contro l’abuso sia del fumo che dell’alcol. Ne sono profondamente convinto. Tanto più che mi sono >> avvicinato al fumo «Nella mia famiglia nessuno ha mai fumato. Dovevo occuparmi degli abbinamenti fumo-vino, fumo-distillati. Mi sentivo un po’ come un astemio che parlasse di vino» aprile 103 Gambero Rosso Conversazione di gusto solo pochi anni fa: nella mia famiglia nessuno ha mai fumato. ma ero stufo di occuparmi di realtà che non conoscevo, durante gli abbinamenti… Mi sentivo un po’ come un astemio che parlasse di vino. L’approccio è stato duro, ma pian pianino ho fatto un percorso di relazioni, scambi, esperienze che mi hanno dato molto. Specialmente quando sono entrato in contatto col mondo della produzione del tabacco…» Eppure, incalziamo, c’è spesso la convinzione (e la convenzione) per cui fumo e tavola non vadano insieme… «Se pensiamo alla tavola convenzionale, allora è vero – fa lui – è difficile sedersi a tavola, mangiare e fumare insieme, seduti con tutti i commensali e avere tutti insieme un’esperienza positiva. Io, ma anche tutti i miei amici degustatori e appassionati, pensiamo sia meglio dedicare al fumo un momento particolare: meglio godersi il dopo pranzo separatamente rispetto alla tavola in sé. Occorre più tempo, certo, e questa è la variabile che gioca sempre (contro o a favore) rispetto al godimento di questi sapori diversi. Il cibo ancora non è molto oggetto di terrorismo mediatico. Ma l’alcol e il vino sì, ed è giusto che ci sia controllo. Basta sapere, e sapersi prendere il tempo di assaporare fumo e alcol nei momenti opportuni. Tra l’altro, così si può anche tornare a casa senza problemi!» Parlando con Ariberto Paronelli, simpatico rampollo di una famiglia di artigiani della pipa, nacque una sua provocazione: provare a mangiare con il sottofondo aromatico di un tabacco alla vaniglia naturale… Marcello Lunelli sarebbe disposto a cenare al fumo di vaniglia? «Perché no! Si tratta di una nuova frontiera: non ho mai avuto la fortuna di fare un’esperienza del genere, ma posso pensare che sia una cosa da esplorare… Prendiamo il mondo del Toscano, in particolare i Toscanelli aromatizzati: ho notato in molti vicini di tavola il piacere che dava il loro aroma. Chiaro poi che il purista del sigaro magari rabbrividisce, ma dobbiamo esplorare anche queste nuove frontiere… Io sono aperto a tutto, non sono un dogmatico. Poi, credo che l’esperienza di fumare – parlo del fumo lento, non della sigaretta – sia una delle esperienze più intime che una persona possa fare introducendo una sostanza esterna nell’organismo: dunque merita tempo e coscienza, ma anche rispetto per i diversi approcci che ciascuno può o vuole avere». Passiamo a un altro osservatorio, quello più direttamente connesso alla tavola. E quindi il discorso vira velocemente su cosa si muove nell’universo della ristorazione, quali siano le tendenze e le novità dalle cucine di casa nostra. «Mi sembra – afferma Marcello Lunelli – che salga sempre di più la voglia di un rapporto maggiormente diretto e lineare con la materia prima da parte sia dei commensali >> «L’esperienza di fumare, del fumo lento, è intima, merita tempo e coscienza, merita rispetto per i diversi approcci di ciascuno” Gambero Rosso 104 marzo gennaio P Conversazione di gusto che dei cuochi. Ci sono molti chef che parlano classicamente di carne utilizzando i nomi dei diversi tagli, ma ce ne sono altri che ti raccontano della razza e dell’allevamento: ecco, questo secondo approccio mi piace molto. E credo sia la nuova frontiera, anche per i consumatori. Come un produttore di vino ti parla della sua vigna, dell’uva… così un cuoco ti parla della carne che utilizza, ma anche del latte, delle uova, dei formaggi e delle paste… Gli chef devono andare sempre più alle origini per trasmettere la conoscenza anche ai loro ospiti. Trovo importante e positivo che la cucina vada sempre più in profondità». Il tema è quello della filiera, del percorso che fanno le materie, di come si produce… E, sembrerà strano, ma proprio su questo terreno le vicinanze tra tabacco-vigna-cibo sono tante. Marcello queste contiguità le esplora continuamente. «Beh, intanto lavorando con gli abbinamenti, ho scoperto una realtà che non conoscevo: quella della produzione del tabacco e quella dell’alta qualità che c’è dietro. Non conoscevo affatto le splendide coltivazioni di tabacco che abbiamo in Umbria, Campania e in parte in Veneto. Coi Cubani, poi, ti avvicini a un paese meraviglioso che ha eterne contraddizioni: una terra baciata dal clima, ma scossa dalla politica. E il territorio è sempre presente: basta pensare a Davidoff, che si è spostato nella vicina Re- pubblica Dominicana e che ha fatto con i suoi grandi sigari una sorta di categoria merceologica a sé stante. Io dico che quello dei sigari è e sta diventando sempre di più un mondo per molti aspetti simile a quello della produzione vinicola. Ho scoperto una realtà produttiva come quella dell’Honduras, molto variegata: ho conosciuto una donna appassionata, Maya Da Silva, che coltiva tabacco e produce sigari con la sua etichetta Flor Da Silva, una piccola azienda indipendente che comincia a farsi conoscere sui mercati con un qualità molto alta. Anche in Italia abbiamo terroir e tabacchi differenti: quando nel 2002 la Manifattura Sigaro Toscano lanciò sul mercato il Soldati, fece un’operazione di valorizzazione del terroir. Mario Soldati amava fumare sigari più secchi, asciutti: così MST scelse di usare il tabacco campano che ricorda più da vicino quel tipo di fumata, con la sua caratteristica magrezza dovuta al poco uso di acqua nella coltivazione. Poi, non essendo quel tabacco ideale per la fascia di copertura del sigaro, ad avvolgere il Soldati c’è una foglia di bel tabacco Kentucky toscano, coltivato ad Arezzo e a Foiano della Chiana che invece ha le caratteristiche fondamentali per fare da fascia. Non ci vuole molto a cogliere in questi elementi i percorsi del vino: terroir, vitigni, uvaggi…» E sul fronte abbinamenti? Stanno nascendo esperienze nuove, nuove strade? «Non per portare acqua al mio molino, ma io credo che l’esperienza delle bollicine col sigaro sia una tra le più valide: sono molti gli elementi che >> «Il mondo dei sigari e del tabacco di alta qualità sta diventando sempre di più per molti aspetti simile a quello della produzione vinicola» Gambero Rosso 106 marzo P Conversazione di gusto li avvicinano come la freschezza e la struttura. Poi, avendo io voluto seguire il filo di Arianna del made in Italy nel mio percorso di avvicinamento al fumo, ho trovato grandi possibilità di abbinamento tra le grappe ambrate, come la Solera, e il Toscano. Perché ci sono sì splendide realtà tra Cuba, Honduras, Repubblica Dominicana; ma non dimentichiamo l’eccellenza italiana: abbiamo un prodotto unico al mondo che esiste dal 1818, e che ci dà la possibilità di una fumata di altissimo livello a costi decisamente accessibili. Considerazione che vale pure per la grappa: anche per quelle chiare e semplici, servite alle giuste temperature. Poi, certo, c’è il classico Rum, ci sono i brandy, il Cognac e c’è l’ottimo Calvados che sta conquistando sempre più consensi… Il Whisky lo lascerei per ultimo, anche perché ci sono alcuni grandi torbati che, stando agli esperti, stanno benissimo da soli, senza altre compagnie». Ma davvero col sigaro occorre solo un alcol di alta gradazione? Non c’è alternativa per chi non voglia appesantirsi? «Io – sorride Marcello – sono da sempre un grande amante del Chinotto. Non lo faccio apposta, ma resto sempre sul filo del made in Italy! Devo dire che con il Chinotto Lurisia, che anche voi del Gambero avete provato e premiato (ma stanno nascendo in Italia diverse realtà che producono Chinotto di qualità), ho scoperto possibilità insospettate! Lo si può bere assoluto, ma anche aggiungendo una piccolissima dose di alcol, un quinto o un sesto di grappa ambrata, qualche goccia di angostura e una spruzzata di succo d’arancia: una bevanda di bassissima gradazione che dà belle soddisfazioni. Un po’ come unire Diavolo e acqua santa! Un’esperienza piacevole e appagante senza troppo alcol. E mi dispiace anche chiamare “cocktail” questa nuova bevanda: il cocktail è un qualcosa che nell’immaginario comune si beve da solo, spesso prima di consumare un pasto e senza abbinamenti particolari. Questo qui, invece, è un drink diverso e poi mi permette di riprendere una mia fissazione per il made in Italy!» E se pensiamo al cibo? Ci sono possibilità fuori dai percorsi usuali col cioccolato? «Fermo restando che degustare il Toscano con i cioccolati Amedei è davvero una bella esperienza e sempre restando nel made in Italy, trovo molto riuscito l’accostamento del sigaro al cioccolato modicano, quello con la granella di cacao pressata e non concato, un cioccolato che si produce e si conserva bene anche nei mesi caldi. Un abbinamento che penso sempre legato ai sigari italiani». Insomma, possiamo dire che anche il fumo è un sapore? «È un argomento da trattare con delicatezza e consapevolezza: possono uscire messaggi pericolosi. Però, restando ancorati ai principi di cui parlavamo sopra, possono essere anche percorsi di crescita individuale: servono il giusto tempo e gli spazi adatti oltre a una grande consapevolezza. E su questi percorsi anche il pubblico femminile ha iniziato ad avvicinarsi a un’esperienza, quella dei sigari, per molto aspetti abbastanza ostica. Ma oggi ci sono molti diversi sigari sul mercato: ci sono anche quelli da aperitivo, più corti e morbidi. E col giusto approccio…» «Trovo molto riuscito l’accostamento del sigaro al cioccolato modicano, quello con la granella di cacao pressata e non concato» P