Produrre vini che piacciono al consumatore
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Produrre vini che piacciono al consumatore
ECONOMIA/VINO Le nuove regole imposte dall’enoturismo PRODURRE VINI CHE PIACCIONO AL CONSUMATORE Cresce in modo considerevole l’acquisto di vini direttamente presso le aziende produttrici, che offrono una forma di turismo itinerante in cantina e nel territorio circostante n di GIAMPIETRO COMOLLI li italiani sono un popolo di bevitori, ma un po’ meno intenditori: tre su cinque consumano con regolarità un buon bicchiere di vino, affidandosi per scelta al semplice gusto personale. È quanto emerge da un’indagine realizzata su un campione di uomini e donne di età compresa tra i venti ed i cinquant’anni. Dalla ricerca risulta, comunque, che il popolo degli amanti del vino è sempre più in aumento: sei italiani su dieci dichiarano di consumare vino, contro un 40% del campione che si dichiara astemio. Il 50% non rinuncia a berlo a cena, né a casa né fuori casa, mentre il 25% risponde che consuma vino in particolare quando è assieme agli amici, durante feste e serate in compagnia, ossia in modo saltuario, occasionale e come evento. Diversamente, nell’ambito del mercato globale si riscontra un consumo ridotto e stazionario di alcuni vini italiani TERRA TRENTINA G 36 a favore dei vari prodotti provenienti da altri Paesi. Alcuni vini italiani, però, hanno avuto un incremento sia in volume che in valore, come è il caso del Brunello di Montalcino e del Barolo, fra le denominazioni specifiche e dello spumante Ferrari classico, del Sassicaia e del Tignanello, fra i marchi aziendali legati equamente al territorio e al nome del produttore. Le donne (per il 70%) esprimono un giudizio positivo sugli uomini (fidanzati, compagni o mariti) che propongono un calice di vino, purché ne conoscano pregi e difetti, abbinamenti e marchi. Un altro dato che emerge da altre indagini recenti è la voglia e la curiosità di molti uomini e donne (il 45%) di frequentare corsi di enologia e degustazioni per conoscere meglio il vino. Nella stragrande maggioranza, gli intervistati rifiutano di abbinare il nome “vino” ad una bevanda senza la quantità di alcol giusta e naturale. In quest’ottica appare evidente un rifiuto dei vini beverini, a bassa gradazione, mescolati ad altri sapori e troppo giovani. Di fatto, il vero boom nel consumo del vino si è verificato fra le donne. In Italia le consumatrici occasionali arrivano al 62% del totale. Tale crescita di gradimento tra le donne ha determinato un consistente aumento nel consumo di alcuni vini morbidi, rotondi, fruttati, invecchiati e ricchi di profumo, come sono alcuni grandi bianchi e rossi. Oggi si beve il vino prima con il naso e poi con la bocca. Contestualmente cresce in modo considerevole 1’acquisto di vini direttamente presso le aziende produttrici che offrono una forma di turismo itinerante in cantina e del territorio circostante, curioso, formativo e informativo sul vino nel gustarlo ma anche nell’acquistarlo direttamente. In tale mercato, si osserva una crescente attenzione per alcuni vini a scapito di altri e un fenomeno emblematico del cambiamento dei consumi. “Mi permetto sempre più spesso il miglior vino al ristorante, una sola volta alla settimana e nel locale migliore”, così rispondono molti giovani appassionati di vino. In linea con tutto questo, in Italia stanno proliferando i wine-bar, ossia bar di alto livello per servizio e comfort, che offrono una calda atmosfera, buona musica e nei quali i giovani possono ECONOMIA/VINO impegno sulle qualità investendo in uomini e in tecnologia, produrre vini che piacciano al consumatore e non al produttore rischiando di essere di moda e poi passare di moda, ma supportando le varie azioni con un investimento di immagine e di comunicazione. La sfida dei prossimi anni sarà proprio quella di essere obbligati a restare ai vertici e per farlo c’è bisogno ancora di qualche spinta di marketing e di management, visto che oggi la riconoscibilità della qualità dei vini c’è, indipendentemente dalla DOCG, dalle DOC e dalle IGT. In questo scenario però molte grandi aree viticole italiane ma anche francesi stanno lasciando la identità e la riconoscibilità della denominazione alle più importanti e forti aziende vitivinicole. TECNICA FLASH Utilizzare le capre come sentinelle ambientali per il monitoraggio di malattie virali o batteriche trasmesse all’uomo dalle zecche. A questo principio è finalizzata la ricerca attivata dal Centro di ecologia alpina delle Viote in collaborazione con l’azienda sanitaria del Trentino. L’indagine prevede il prelievo di sangue di circa 1000 capre allevate in diverse stalle del Trentino e la successiva analisi di laboratorio per verificare la presenza di anticorpi prodotti dall’animale a seguito del contatto con gli agenti patogeni. Il progetto è realizzato in collaborazione con l’università di Oxford. *** Quest’anno in Val di Gresta si sperimenterà a titolo dimostrativo l’efficacia protettiva di speciali reti antigrandine su campi di radicchio e zucchine per una superficie complessiva di 1 ettaro. La rete è fatta di filato di polipropilene a trama stretta. Costa 700 lire a metro quadrato e si distende sopra gli ortaggi. L’esperimento è finanziato dalla Provincia di Trento a sensi dell’art. 40 della legge 17/81. TERRA TRENTINA gustarsi in compagnia una bottiglia del vino più pregiato, noto ed esclusivo. Oggi si beve vino occasionalmente, ma si vuole bere bene. Una volta c’era lo slogan: bere bene, bere poco, bere tutti; oggi, invece, si potrebbe dire: bere meglio, bere di gusto, bere giusto! Studi americani hanno dimostrato che un elemento presente nel vino favorisce nel sangue il colesterolo “buono”. In più, alcune recenti ricerche degli istituti sperimentali tedeschi ed americani hanno dimostrato la significativa presenza in un calice di vino bianco, soprattutto effervescente, di elementi fisici e biologici come il potassio, la niacina e il tirosolo, che hanno il pregio di prolungare la giovinezza delle cellule e quindi, preservano la bellezza della pelle. È recente la notizia che il più internazionale marchio della cosmesi è sul mercato con una crema a base di bucce e vinaccioli di uve bianche. Quindi cultura, conoscenza, informazione e grande impegno per la qualità produttiva, sono i fattori del successo e della credibilità recente del vino italiano nel mondo. Ma alcuni produttori italiani hanno fatto ancora di più. Investimenti tecnologici in cantina, acquisizioni di aziende e di terreni in zone vocate, comunicazione e riconoscibilità di un binomio inscindibile: marchio e prodotto attraverso una esclusività tipologica e di consumo. Inoltre, i premi e gli attestati meritati in tutto il mondo nelle più importanti degustazioni hanno sancito un grande recupero dei vini italiani negli ultimi dieci anni nei confronti del monopolio francese e gli altri paesi emergenti. Oggi non si parla più di California, Australia, Sudafrica e Cile come solo qualche anno fa, con timore e paura di essere eno-colonizzati. È bastato puntare con 37