Diane Arbus - officinaMentis
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Daniele Barbieri Diane Arbus: i volti mostruosi della normalità Diane Arbus è stata una fotografa americana, nata nel 1923 e scomparsa (di morte volontaria) nel 1971. Ha fotografato sempre persone, soprattutto freak (nel senso originale inglese di anormali, mostri). Le sue fotografie mi hanno sempre colpito, probabilmente proprio per la loro apparente banalità: figure centrate, sguardo in macchina, pose da foto di famiglia. Quello che lascia il segno in chi guarda, in questa apparenza di banalità, è il fatto che tutti i soggetti immortalati dalla Arbus appaiono in qualche modo freak, e la sensazione è tanto più forte quanto più “normali” invece ci sembra di vederli. Le foto della Arbus sono disturbanti, inquietanti, mostruose. Ci trasmettono la sensazione che la mostruosità si trovi soprattutto in quella che ci appare come normalità. Paradossalmente, proprio le foto che ritraggono dei veri freak sono le meno angosciose: perlomeno la deviazione è evidente, perlomeno la mostruosità che esibiscono è tale da permetterci di pensare che quelli sono diversi da noi. Ma quando non lo possiamo pensare, perché il soggetto è sufficientemente “normale”, allora quella normalità mostruosa si erge davanti a noi come se potesse essere, corrispondentemente, la nostra; quasi come se la foto fosse uno specchio. E forse, per la sua autrice, la foto era davvero uno specchio, un modo per vedere e mostrare la mostruosità del proprio essere normale; o la corrispondente “normalità” dell’essere un freak, un mostro. Questa dialettica tra normale e mostruoso mi ricorda certe poesie di un’altra grande americana di quegli stessi anni, la poetessa Sylvia Plath, ugualmente angosciosa, e ugualmente suicida. Vorrei mostrare le foto della Arbus e parlare del suo lavoro anche per cercare di capire come ella riesca a costruire attraverso le sue foto questo senso di generale insanità, questa generalizzata “banalità del male”. Mi piacerebbe trasmettere a chi mi ascolta l’insana passione che provo per il lavoro di questa donna, che certamente non ha vissuto in pace con il mondo.
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