annali 2011 - Comune di Sant`Antioco
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annali 2011 - Comune di Sant`Antioco
Associazione Sulcitana di Storia e Archeologia Onlus PRESENTA ANNALI 2011 a cura di Roberto Lai Nuova serie N.1 Dicembre 2011 CIERE AR e dizioni a rciere storia e archeologia sulcitana Coordinatore e curatore generale: Roberto Lai Redazione: Santino Carta, Roberto Lai Progetto grafico e impaginazione Franco Nieddu Stampa e Allestimento Grafiche Ghiani - Monastir (ca) Tutte le collaborazioni sono prestate gratuitamente. Foto, articoli e servizi sono pubblicati a giudizio della proprietà. Il materiale pervenuto non si restituisce. Le idee espresse e le foto pubblicate nei servizi non coinvolgono la Redazione e la Tipografia. 4 ANNALI 2011 Arciere Associazione Sulcitana di Storia e Archeologia Onlus www.premioarciere.it Consiglio Direttivo Presidente Roberto Lai Vice Presidente Gary Matta Segretario Santino Carta Tesoriere Marco Massa Consiglieri Cristina Bombasaro Teresa Deligia presidente onorario Prof. Vittorio Sgarbi Soci onorari Prof. Piero Bartoloni Ing. Mario Corongiu Dott. Eugenio Moscetti Soci sostenitori Comune di Sant’Antioco Comune di Sant’Antioco annali 2011 INDICE Presentazione del Presidente dell’Associazione Arciere 9 Presentazione del Sindaco del Comune di Sant’Antioco 11 Presentazione dell’Assessore alla Cultura del Comune di Sant’Antioco 14 ANNALI 2011 15 di storia e archeologia sulcitana la memoria Roberto, un ricordo di Giuseppe Pinna 17 storia S. Antioco Patrono della Sardegna, tra oriente e occidente di Roberto Lai 21 storia Padre Salvatore Vidal - Un frate e un’eterna devozione. S. Antiocu, Patronu de sa isola de Sardigna di Roberto Lai 43 lettere Lettura della spiritualità di S. Antioco di Hovsep Achkarian 57 recensioni S. Antioco da primo evangelizzatore di Sulci a glorioso protomartire, “Patrono della Sardegna” di Salvatore G. Vicario 61 archeologia La necropoli punica di Sulky: le tombe Steri di Sara Muscuso 65 archeologia Castel Castro di Sant’Antioco. Fonti documentarie e bibliografia di Walter Massidda 85 fotografia L’alba di Sulky: Sguardi di Sara Muscuso 111 storia Admiral Nelson & the gulf of Palma di Marco Massa 135 7 storia e archeologia sulcitana INDICE storia Sant’Antioco e Calasetta nel xvii secolo - Un’isola di contadini di mare di Marco Massa 153 storia 11 dicembre 1916 l’olocausto dei marinai antiochensi nell’affondamento della nave corazzata “Regina Margherita” di Gabriele Loi 177 storia Renzo Laconi: la costituzione, le scuole, le case di Gabriella Serrenti 191 storia Un probabile Antioco a Trinità dei Monti. Committenze artistiche sarde nella Roma manierista di Aldo Pillittu 197 arte contemporanea Livio Scarpella: Sant’Antioco di Vittorio Sgarbi 201 arte contemporanea Biennale, istantanee di contemporaneità di Giovanni Follesa 205 Nomina dei soci onorari dell’associazione Arciere 2011 8 211 annali 2011 PRESENTAZIONE del PRESIDENTE dell’ASSOCIAZIONE ARCIERE G li Annali di Storia e Archeologia Sulcitana nascono dalla felice intuizione del gemellaggio culturale tra l’allora nascente sodalizio sulcitano e l’affermata Associazione Nomentana di Storia e Archeologia di Guidonia Montecelio (Roma) nota al pubblico attraverso la divulgazione degli Annali nelle maggiori biblioteche nazionali ed internazionali. Il nostro primo inserto nell’edizione degli Annali 2008 segna così l’inizio di un sogno arduo da realizzare e nello stesso tempo ci incoraggia ad intraprendere il difficile cammino della sua realizzazione con la convinzione di poterlo ampliare e migliorare. Oggi gli Annali Sulcitani sono l’espressione di una consolidata realtà, un sogno avveratosi grazie al supporto dell’Amministrazione Comunale di Sant’Antioco, all’instancabile incoraggiamento del suo Sindaco Mario Corongiu e dell’Assessore alla cultura Daniela Ibba; con indiscutibile riconoscimento affermo che i nostri successi sono i loro successi. Quanto abbiamo prodotto in termini editoriali ci rende fieri e partecipi degli sforzi e delle difficoltà incontrate nella gestione di un patrimonio già assodato nel territorio nomentano. Le ultime edizioni degli Annali di Storia e Archeologia Nomentana sono state testimoni di una progressiva evoluzione che culmina oggi nel suo carattere totalmente sulcitano; la nostra passione ne è stata la forza trainante, la crisi profonda che ha colpito l’Associazione Nomentana e la mancanza di sponsor che ci auguriamo possano nuovamente supportare l’indiscutibile valore della compagine laziale ne segnano l’inizio. L’edizione 2011 degli Annali nasce, dunque, sotto il segno della novità, con il suo primo volume completamente dedicato al territorio sulcitano. Se volessi esprimere con un’unica parola lo sviluppo editoriale di questo prestigioso progetto, non potrei trovare sostantivo migliore di “crescita”. è proprio nel significato intrinseco di questo temine che si racchiude tutto lo sforzo creativo ed operativo prodotto sino ad oggi. Questa edizione, infatti, segna il passaggio tra passato e futuro. L’Associazione Nomentana, nostra fiera compagna di viaggio in tutti questi anni, ha ceduto il passo rimanendo pur sempre una delle muse ispiratrici che ha consentito agli Annali Sulcitani di spiccare il volo. 9 Ringrazio, pertanto, l’amico e presidente dell’Associazione Nomentana Dott. Eugenio Moscetti per il suo costante e prezioso contributo che anche l’intera comunità antiochense gli riconosce. Da oggi cammineremo da soli consapevoli dei sacrifici e delle difficoltà che ci attendono. Ringrazio inoltre quanti hanno collaborato per raggiungere questo traguardo; un pensiero particolare per l’amico Roberto Coroneo che improvvisamente è venuto a mancare; i suoi contributi hanno dato lustro agli Annali e all’intero territorio; ci mancheranno il suo incoraggiamento e la sua ampia cultura da sempre a disposizione dell’intera comunità antiochense. Concludo rivolgendo il mio ultimo saluto al concittadino e mio amico fraterno Mario Massa, anche lui venuto a mancare prematuramente, con il quale non potrò più esternare la felicità di quanto realizzato nello specifico settore culturale. IL PRESIDENTE Roberto Lai annali 2011 PRESENTAZIONE del SINDACO DEL COMUNE DI SANT’ANTIOCO L’ anno scorso, in occasione della presentazione degli Annali edizione 2010, diedi il via ai lavori con un’affermazione lapidaria: “Si va avanti”. Oggi, ripensando al cammino svolto, sorrido com- piaciuto dell’investimento messo in atto e dei brillanti risultati. L’avventura continua, direi oggi, sulla scorta dei sacrifici profusi e dell’impegno prodotto da tutta l’amministrazione comunale ed, in particolare, dall’Assessore alla Cultura Daniela Ibba, di concerto con il Presidente dell’Associazione culturale “Arciere”, Roberto Lai, deus ex machina, curatore e promotore indiscusso di questo rinascimento culturale senza il quale, questa scommessa, non avrebbe conseguito i risultati riconosciuti in ambito nazionale ed internazionale. Oggi, grazie ad una sapiente riscoperta culturale, sommersa da anni da un velo di insensibilità, guardiamo al nostro territorio coscienti della propria identità storica. Sembra strano, ma è bastato solo rimuovere tale velo per godere dei riflessi di questa magnifica iniziativa! Quello che, nel lontano 2008, sembrava essere solo un’idea ambiziosa per l’intera amministrazione, riveste oggi un significato particolare intriso di contenuti, di fatti, di concretezza. Ecco la vera risposta ai vari tentativi di recuperare un’identità storica umiliata da decenni di immobilismo culturale. La macchina di tale iniziativa ha superato brillantemente la sua fase di rodaggio e oggi continua a correre verso traguardi sempre più vicini. Consapevoli del coraggio di investire siamo pronti ad affrontare altre importanti sfide perché confortati dai risultati ottenuti. Non presunzione bensì convinzione, fatti! Questo appuntamento con la storia rappresenta un punto cruciale sul quale riflettere; un evento atteso che non tradisce le aspettative e verso il quale tutta la comunità isolana si riconosce, rivolgendo il proprio affetto e orgoglio pubblicamente manifestato in varie occasioni. Sant’Antioco non può fare a meno degli Annali, cosi come gli stessi non possono non nutrirsi della sua linfa vitale così ricca di curiosità, scoperte e approfondimenti sempre più interessanti. La cultura ha vinto ed è ciò che questa amministrazione si era prefissa nel momento in cui ha fuso le proprie idee e risorse nel magico sodalizio con l’Associazione culturale “Arciere”, a cui vanno i nostri più sentiti ringraziamenti. Sant’Antioco come progetto pilota da prendere a modello per altre iniziative, sublime esempio di sti- molo culturale per altre amministrazioni che vorranno investire, anch’esse, nella cultura intesa come sconfinato scenario per la divulgazione e la conoscenza. Divulgazione, infatti, intesa come traduzione del nostro patrimonio culturale che, attraverso gli Annali, sta divenendo tradizione. 11 storia e archeologia sulcitana La quarta edizione degli Annali vanta la presenza di interessanti saggi curati da illustri autori dislocati in ambito regionale e nazionale e si presenta ai cittadini antiochensi avendo, di fatto, alle proprie spalle, varie e prestigiose opere editoriali fortemente volute e supportate da questa amministrazione. Ricordiamo ad esempio: 1. la ristampa del libro le “Meraviglie di S. Antioco” di Padre Filippo Pili 2. la pubblicazione della “inventio” delle reliquie di S. Antioco 3. la pubblicazione del libro “S. Antioco da Primo Evangelizzatore di Sulci a Glorioso Protomartire Patrono della Sardegna” 4. due cataloghi del “Premio d’arte contemporanea Arciere isola di Sant’Antioco” Parafrasando un noto spot pubblicitario potremmo dire infatti: Fatti, non parole! Ed è, ripeto, quello che volevamo! Lo sforzo per migliorare continuamente questa prestigiosa rivista ci sembra sia scontato e sotto gli occhi di tutti, ma la tenacia con la quale stiamo portando avanti questo progetto, contestualmente ad un periodo buio che travolge le istituzioni pubbliche e private, è degna di rispetto, attenzione e meditazione. Auguriamo, pertanto, lunga vita agli Annali con tutta la nostra riscoperta passione e con l’auspicio di coinvolgere, nell’immediato futuro, altri Enti pubblici e privati sensibilmente non ancora partecipi e pronti a recepire tale iniziativa. La distanza da queste realtà dovrà e deve essere recuperata, ma anche questa battaglia sarà un obiettivo della nostra amministrazione comunale. 12 annali 2011 Sempre in tema di obiettivi, mi preme evidenziare quelli che, secondo noi, ci sembrano essere i principali traguardi cui mira questa edizione 2011 degli Annali. • Favorire e promuovere un processo di rivalutazione della cultura identitaria a scopo economico, culturale e turistico, anche dal punto di vista della provocazione e incentivazione imprenditoriale • Promuovere l’unicità del nostro territorio comunale, provinciale e regionale anche attraverso azioni che evidenzino il valore del patrimonio identitario (storia, lingua, cultura, tradizioni e produzioni del popolo sardo) • Recuperare il significato della cultura locale e territoriale quale risorsa significativa che può avere una ricaduta per lo sviluppo socio-culturale, economica e turistica a livello territoriale • Promuovere e incentivare il turismo culturale • Ampliamento dell’offerta culturale di qualità per cittadini e turisti • Pubblicare inediti di storia /archeologia e tradizioni culturali Concludo rivolgendo i miei più sinceri ringraziamenti a tutti gli autori che, in questi anni, si sono avvicendati con i loro contributi: Vittorio Sgarbi, padre putativo del “Premio Arciere” e instancabile sostenitore di tale progetto, Piero Bartoloni, Rossella Bombasaro, Giampaolo Bardi, Santino Carta, Francesca Cenerini, Roberto Lai, Marco Massa, Walter Massidda, Giorgio Pinna, Giampaolo Piras e Antonello Fois. Non per ultimo, rivolgo un deferente pensiero al compianto amico Prof. Roberto Coroneo che, con la sua passione culturale, ha coordinando i più importanti saggi dedicati al territorio. Lo scrivente e l’intera comunità lagunare saranno eternamente grati per quanto ha dato e per quanto rimarrà a vantaggio della cultura universale. IL SINDACO Mario Corongiu 13 storia e archeologia sulcitana PRESENTAZIONE dell’ASSESSORE ALLA CULTURA DEL COMUNE DI SANT’ANTIOCO N ell’edizione degli Annali 2010 il nostro Sindaco Corongiu, quasi come un Comandante di un veliero, esordì nella sua presentazione con un preciso motto frutto della sua passione … “Si va avanti”. Quest’anno, in occasione della presentazione dell’edizione 2011, mi sembra quasi di sentire la sua voce, fiera ed orgogliosa, invocare al vento il suo entusiasmo con una frase del tipo … “Avanti tutta”. Ed è proprio così. Il paragone accennato non vuole apparire come un superficiale atto di presunzione. L’avventura continua e la realtà è un dato. Questo quarto appuntamento con la cultura rappresenta, per l’amministrazione tutta, il fiore all’occhiello di un progetto ambizioso che ci ha visto, contemporaneamente, attori e protagonisti all’interno del panorama delle iniziative culturali programmate da questa amministrazione. Forti di questa splendida esperienza, siamo stati in grado di coltivare questa passione assieme al Dott. Roberto Lai, ideatore e curatore degli Annali, agli autori dei saggi editoriali e a tutti i soci dell’Associazione culturale “Arciere” con i quali, condividiamo i sacrifici ed i successi. Quanto fino ad oggi seminato ci auguriamo, un domani, possa continuare a crescere nelle successive amministrazioni comunali che, indipendentemente dal colore politico, avranno un’eredità difficile da conservare e confermare. È con questo augurio che rivolgo i più sentiti ringraziamenti a tutti i protagonisti di questa avventura, ribadendo il concetto ormai assodato che, nella cultura, si può e si deve investire per dare un senso alla speranza ed al futuro dei nostri figli. L’Assessore Daniela Ibba 14 ANNALI 2011 di storia e archeologia sulcitana annali 2011 la memoria roberto, un ricordo di Giuseppe Pinna C i siamo laureati lo stesso giorno, a Cagliari, nell’estate del 1986. Io la mattina, con Salvatore Naitza relatore; lui, Roberto Coroneo, con Renata Serra. Non ci conoscevamo da molto tempo. Il tramite era stato Aldo Pillittu, altro collega di studi e tuttora carissimo amico, quando Roberto era già diventato collaboratore indispensabile della Serra, massima studiosa di arte medievale in Sardegna, la più valida tra i seguaci cagliaritani di un celebre luminare come Corrado Maltese. Devo ammetterlo, ero prevenuto nei suoi straordinaria passione. Passione per l’arte, non confronti. Prima di dedicarsi anima e corpo solo quella di cui si occupava più direttamente, agli studi, Roberto si era fatto conoscere a dietro e, già da allora, anche davanti Renata Cagliari anche con la partecipazione ad alcune Serra. Passione sconfinata per la Sardegna. Due trasmissioni televisive di Rai Sardegna, allora passioni che fecero indubbiamente da cemento in un interessante periodo di programmazione allo sviluppo della nostra amicizia, anche se a sperimentale, dove si era ritagliato un ruolo un po’ me, allora, parevano più inconciliabili di quanto da “fighetto” di provincia, adeguato agli standard non dovessero sembrare a lui. Siccome non della cultura giovanile più alla moda del momento, eravamo fessi, ci trovavamo spesso a giudicare l’edonista esibizionista “post-settantasettino”, criticamente gli splendori, non molti, e le miserie, quasi sempre in divisa d’ordinanza, dark, di non poche, dell’ateneo cagliaritano, constatando tanto in tanto impegnato in qualche velleitaria il sostanziale esaurimento dei fermenti cresciuti performance di genere più o meno artistico. Quel nella stagione segnata dalla presenza di eccellenze Coroneo m’ispirava poco, ma quando lo conobbi del calibro di Maltese. Sapevamo che non era già diventato un ricordo lontano. Roberto, sarebbe stato possibile ferrarsi in storia dell’arte che pure non rinnegava di essersi divertito con rimanendo in Sardegna, saremmo dovuti andare sé stesso negli anni della prima gioventù, aveva a studiare dove esistevano le “vere” biblioteche, i smesso di giocare, era diventato uno studente “veri” musei, i “veri” monumenti, le “vere” mostre. non solo di grande diligenza, ma, soprattutto, di Già prima di laurearci, ci recavamo a studiare 17 storia e archeologia sulcitana 18 presso la leggendaria Biblioteca Hertziana a il primo in Italia, con tanti freschi docenti da ogni Roma (ricordo che il docente cagliaritano da cui dove che in seguito avrebbero fatto strada altrove ebbi la lettera di raccomandazione, obbligatoria - strutturato in modo simile alla Specializzazione, per avere la tessera d’ingresso, non ne sapeva nell’ateneo italiano più lontano da Cagliari, Udine, nemmeno l’esistenza), e raccontavamo le sue in attesa di poter finire, poi, a Roma. Roberto, meraviglie ai nostri colleghi di studi, che, quando invece, riuscì a vincere il concorso, cominciando dotati di sufficiente comprendonio, rimanevano subito la Specializzazione, dove insegnavano sbigottiti. Fu per entrambi una folgorazione: docenti come la Romanini, Calvesi, Cadei, Gentili, Palazzo Zuccari era davvero il paradiso, fuori oltre Maltese che, peraltro, già perdeva qualche dalla sua bocca manierista l’inferno o quasi. colpo di troppo. Avremmo condiviso il percorso dopo la laurea, Poteva essere la fine del viaggio comune. E invece la Scuola di Specializzazione in Storia dell’Arte succede che io, dopo essermi illuso che si fossero Medievale e Moderna de La Sapienza, anzi, la dimenticati di me, vengo richiamato in extremis Scuola Nazionale di Specialità, come si chiamava dall’Aeronautica Militare e costretto a perdere allora, quando in Italia ne esistevano solo due tempo prima a Taranto, poi a Monte Cavo, trenta (l’altra era a Bologna) e si entrava per concorso, con chilometri da Roma. Passato l’anno in caserma, una trentina di ammessi su centinaia di candidati posso finalmente fare anch’io la Specializzazione provenienti da ogni regione. Era la Scuola dove, a Roma. Consulto Roberto, che nel frattempo fra l’altro, insegnava ancora Maltese, dunque, per riuscivo comunque a sentire e qualche volta chi veniva da Cagliari, una chiusura del cerchio incontrare, nelle mie rare trasferte cagliaritane, quasi obbligata. Ma anche l’Italia di quei tempi, andandolo a trovare in quella sua bella casa in se qualcuno si fosse fatto un’idea diversa, era via Pessina, chiedendogli come preparare al un paese iniquo e a civiltà limitata, e pose, tra meglio il concorso. Mi dice di puntare tutto sui Roberto e me, una barriera insormontabile: lui riconoscimenti per immagini, come spesso si era “militesente”, io no. Lui poteva iscriversi faceva negli esami universitari. Lo faccio e, per alla Specializzazione, io avrei potuto farlo solo un momento, lo maledico: giunto a Roma per dopo aver servito la patria, passando un anno il concorso, mi accorgo che è diventato un test in caserma, penalizzato non una, ma due volte di nozioni. Ma lo passo lo stesso e, finalmente, rispetto a chi non era obbligato a fare altrettanto. torniamo a essere a contatto di gomito nello Non avevo nessuna intenzione di fare il servizio stesso istituto, lui all’ultimo anno, io al primo, militare, pacifista convinto com’ero. Avevo due con l’agognata tessera dell’Hertziana che spettava anni a disposizione per rinviarlo, ritenni che la di diritto a ogni specializzando. Un anno dopo, cosa migliore fosse di sfruttarli per iscrivermi a un anche Aldo Pillittu sarebbe stato della partita. corso di laurea - Conservazione dei Beni Culturali, Poteva essere la ripresa del viaggio comune, annali 2011 vietatoci per cause inopinate e indipendenti dalla e mediocri che dovevano sentirsi minacciati nostra volontà. E invece non sarebbe stato così. dal suo talento, compensati, nei primi tempi, Roberto aveva già scelto di tornare a Cagliari, dalla soddisfacente collaborazione che Roberto mentre io decidevo che da Roma, qualunque stabilisce con l’editore nuorese Ilisso, dandogli cosa avrei fatto, non mi sarei più mosso. Quando modo, fra l’altro, di non dover elemosinare il ci eravamo incontrati per la prima volta, avrei diritto alle pubblicazioni, come solitamente giurato che Roberto condividesse con me l’allergia succedeva - succede ancora, temo - ai giovani per l’assurdità del “baronismo” universitario, studiosi. C’è stato un momento, lo ricordo bene, tanto più per quello cagliaritano, che ci pareva nei tardi anni Novanta, in cui Roberto, stanco asfittico come pochi altri, e che avrebbe finito dell’andazzo, pensava seriamente di dire basta. per penalizzarci. Ma avevo sottovaluto l’amore di Poi, quando ormai riuscivamo a salutarci solo per Roberto per Cagliari e la Sardegna; era lì che voleva interposta persona, riproponendoci sempre di vivere, era lì che sentiva di poter dare il meglio di organizzare un nostro incontro in pompa magna, sé, nell’unico ambito che gli pareva appropriato ecco l’“esplosione”, meritatissima, di Roberto per poterlo esplicare, quello universitario. (ricercatore, associato a Catania, ordinario a Insomma, ci credevamo vicini, ma eravamo più Cagliari, preside di facoltà), e tutte le soddisfazioni diversi di quanto non avessimo immaginato. Però a lungo negate che gli ritornano con gli interessi. i luoghi delle nostre storie, con nostra sorpresa, La sua passione, sempre viva come quella che non smettevano di incrociarsi. avevo conosciuto tanto tempo prima, poteva Incredibilmente, ritrovo Renata Serra a Udine, finalmente trovare sfogo produttivo, mettendosi a dove tiene per breve tempo l’insegnamento in disposizione degli studenti (come a Cagliari, mi arte medievale, proprio nel momento in cui sto dicono, non succedeva da tempo), degli studiosi, per abbandonare definitivamente la città friulana. di tutti coloro che hanno a cuore, in Sardegna, le Roberto, nominato cultore della materia, la segue cose dell’arte. nelle sue trasferte, prima che entrambi tornino a La vita - vigliacca, ma è il suo mestiere - ha spezzato Cagliari. il filo sul più bello. Che almeno la memoria sia Qui si separano le nostre strade. A Cagliari non sempre generosa con te, carissimo Roberto, torno più, e mi perdo il meglio della vicenda come tu sei stato con chi ha avuto la fortuna di accademica di Roberto. Riesco solo a percepire, conoscerti e apprezzarti. Come studioso, come nei primi tempi in cui continuo a sentirlo, le appassionato. Come uomo, soprattutto, che è delusioni per le difficoltà nell’imprimere una sempre la cosa più importante. svolta alla carriera, il senso di frustrazione per un impegno e una disponibilità che non venivano gratificati, l’ostilità palesata da docenti anziani Roma, 11 gennaio 2012 19 annali 2011 storia S. Antioco Patrono della Sardegna Tra oriente e occidente di Roberto Lai Storia e agiografia a confronto pagnarono la caduta di Ninive o di Babilonia. Se ci fu un evento paragonabile alla caduta di Ninive, fu il sacco di Roma del 410, che non per L nulla ispirò Sant’Agostino. Ad ogni modo la de- gio dall’antichità al medioevo. Anzitutto, se di chi ne era immediato spettatore. fine è lecito parlare, ci si può riferire esclusi- L’impero non era mai stato formalmente diviso, vamente alla parte occidentale dell’impero. In e il più ovvio risultato della deposizione dell’im- secondo luogo, nei contemporanei non vi fu af- peratore di Ravenna fu di richiamare all’atten- fatto la consapevolezza della cesura costituita zione su Costantinopoli come il vero centro dall’evento. dell’impero”1. Costantinopoli, quindi, La storiografia moderna - o almeno parte di capitale dell’Impero romano. Costantinopoli essa - ha dunque, da tempo, messo in discus- (Constantinopolis), odierna Istanbul, è la tra- sione il valore periodizzante di questa data. Tra slitterazione in lingua italiana di Constantinou- i più autorevoli fautori di questa tesi, vi è stato polis, che in greco significa “Città di Costanti- il valido antichista Arnaldo Momigliano, che ha no”. Il nome le fu dato in onore dell’imperatore coniato la suggestiva immagine della “caduta romano Costantino I che la riedificò ovvero senza rumore” dell’impero d’occidente. rifondò, con rito etrusco, come nuova sede del “…Questi cadde senza rumore nel settembre potere imperiale, chiamandola Nova Roma. del 476. Nell’antichità accaddero rotture rapi- Nel secolo V e nella prima metà del VI, a Costan- de, riconosciute come tali, senza attenuazioni e tinopoli era ancora presente una cultura latina, spesso senza pietà, dai contemporanei. Quando derivata dalla corte imperiale, accanto a quella l’Assiria, la Babilonia, la Persia, la Macedonia a greca, propria delle parti orientali dell’impero una certa data cessarono di esistere, lo si rico- ed erede dell’ellenismo. nobbe subito. Il latino era utilizzato nella ricerca storica e A Roma si parlò, incredibilmente presto, di una dominava non solo in campo giuridico (Codice senilità dello Stato. Quando però venne la reale teodosiano e Codice giustinianeo), ma anche in dissoluzione in Occidente, quando nel 476 spa- campo linguistico. Tuttavia, nel corso di tutto rì l’imperatore di Ravenna, mancò il momento il VI sec., la lingua greca andò gradualmente drammatico – la sconfitta militare, l’uccisione acquistando una chiara preminenza su quella del sovrano, la distruzione fisica – che potesse latina. La trasformazione fu facilitata dalla de- destare echi paragonabili a quelli che accom- finitiva perdita di gran parte dei territori non a deposizione dell’ultimo imperatore posizione di Romolo Augustolo nel 476 riguar- d’Occidente Romolo Augustolo, nel 476 dava solo l’Italia e anche per l’Italia non poteva d.C., segna tradizionalmente il passag- essere giuridicamente e politicamente chiara a nuova 21 storia e archeologia sulcitana 22 grecofoni, a seguito delle conquiste degli Arabi il sorgere di nuove controversie teologiche che intorno al 650. Oltre a essere lingua d’uso quo- minassero l’unità dell’Impero, caratterizzato, già tidiano da tempo, il greco divenne, in tal modo, di suo, da popolazioni divise per tradizioni cul- anche l’idioma impiegato, in forma pressoché turali e linguistiche e da interessi economici con- esclusiva, in chiesa, in letteratura e nelle tran- trastanti. Nella parte occidentale, invece, il Papa sazioni commerciali. Se, alla vigilia dell’espan- di Roma, arrogandosi la donazione di Costan- sione araba del VII secolo, l’impero d’Oriente tino, si era posto, stante l’instabilità e il declino era ancora uno Stato estremamente composito, del potere centrale dell’imperatore d’Occidente, con Greci, Armeni, Siriaci, Caldei, Egizi, Ebrei, come erede dell’Impero romano d’Occidente, ini- Sirofenici e Illirici, dopo il 650 attenuò tale ete- ziando a impossessarsi direttamente del titolo o rogeneità culturale, mantenendo sempre, però, a concederlo ad altri sovrani, tramite le cerimo- un carattere multietnico. nie che appartenevano all’imperatore. La civiltà greco-romana continuò a irradiare Nel 691-692, la Chiesa bizantina celebrò il Con- da alcuni centri che erano stati già culla dell’el- cilio Quinisesto (detto anche “in trullo” o “trul- lenismo, ma altri importanti poli culturali lano”, perché si svolse nel palazzo imperiale) vennero definitivamente persi. Costantinopoli che fu convocato dall’imperatore Giustiniano continuò a essere, tuttavia, fino agli inizi del II, per predisporre canoni disciplinari utili per XIII secolo, il massimo emporio euroasiatico e l’implementazione del V e VI concilio ecumeni- la città di gran lunga più ricca e popolosa del co. Con i suoi 102 canoni, realizzò una vera e suo tempo, custode dell’eredità culturale clas- propria riforma che, però, non fu presa in con- sica e orgogliosa di rappresentare un impero, siderazione dalla Chiesa occidentale. Inoltre, le cui istituzioni civili e i cui valori ideali infor- quando in occidente, nel Natale dell’800, Carlo mavano ancora di sé la storia dell’umanità. Fu Magno fu incoronato Imperatore del Sacro Ro- da questa contrapposizione, tra cultura latina mano Impero, l’Oriente perse il suo primato di della parte occidentale e cultura ellenistica del- difensore della cristianità e dovette anche “ce- la parte orientale, che nacquero i due grandi dere” il posto al Sacro Romano Impero, come filoni della Chiesa: il romano e il greco-orto- nuovo erede del vecchio impero romano; finora dosso, con caratteristiche molto differenti nel l’Oriente si era ritenuto l’erede di tale impero. rapporto con l’imperatore. Intorno all’anno 1000 d.C., le incomprensioni La Chiesa greco-costantinopolitana, a differen- erano diventate sempre più profonde. Per que- za di quella romano-latina, non aveva margini sto motivo, papa Leone IX mandò a Costantino- per una propria attività politica, a causa della poli una sua delegazione, guidata dal cardinale costante supervisione dell’imperatore, che era Umberto di Silva Candida, per ricucire i rap- interessato a evitare troppi spazi d’autonomia o porti tra la Chiesa di Roma e quella d’Oriente. annali 2011 In realtà l’incontro tra il legato del Papa e il pa- larmente diffusa. Gli ariani affermavano, in triarca di Costantinopoli (Michele Cerulario) particolare, che la prima e la seconda persona ebbe effetti opposti: si scomunicarono a vicen- della Trinità non fossero coeterne e uguali. Per da. Questo evento, avvenuto il 16 luglio 1054, rafforzare la teologia tradizionale, il clero spa- segna l’atto ufficiale della prima divisione dei gnolo introdusse così il filioque nel Credo Nice- Cristiani. Da questo momento si parlerà di Cri- no (“Credo nello Spirito Santo, (...) che procede stiani Cattolici (universali) e di Cristiani Orto- dal Padre e dal Figlio [filioque, appunto], e con dossi (fedeli alla vera dottrina). I primi, i Catto- il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato”). lici, sono i Cristiani d’Occidente, i secondi, gli All’Oriente teologicamente più formale, tale in- Ortodossi, sono i Cristiani d’Oriente. serzione parve affettare non solo il credo uni- Le dispute alla base dello scisma erano sostan- versale, ma anche la dottrina ufficiale della Tri- zialmente due. La prima riguardava l’autorità nità. papale: il Papa (ossia il Vescovo di Roma), ri- La Chiesa si divise così lungo linee dottrinali, tenendosi investito del primato petrino su tut- teologiche, linguistiche, politiche e geografiche ta la Chiesa per mandato di Cristo e, quindi, di tanto che la frattura fondamentale non si è più un potere giurisdizionale, iniziò a reclamare la risaldata. propria autorità anche sui quattro patriarcati Si tennero, tra l’altro, due formali riunioni, orientali (Costantinopoli, Alessandria, Antio- nel 1274 (in occasione del Secondo Concilio di chia e Gerusalemme che, con Roma, formavano Lione) e nel 1439 ( in occasione del Concilio di la cosiddetta pentarchia), disposti a concedere Basilea), ma entrambe non furono riconosciute al patriarca di Roma un primato solo onora- dall’Ortodossia, in quanto i capi spirituali che rio e a lasciare che la sua autorità effettiva si vi presero parte, nel consentire queste cosiddet- estendesse solo sui cristiani d’Occidente. L’altra te “unioni”, avevano oltrepassato la loro auto- disputa, di ambito trinitario e apparentemente rità. Gli ulteriori tentativi di riconciliare i due meno “politica”, concerneva l’aggiunta del Fi- corpi fallirono. Seppure la maggioranza delle lioque nel Credo Niceno della Chiesa Romana, fonti pongano come anno decisivo il 1054, sia atto definito non canonico dalla Chiesa Orien- il 1204, anno del sacco di Costantinopoli per tale, anche perché in violazione allo specifico opera dei Crociati, che il 1472, anno in cui la comando del Concilio di Efeso, secondo cui il Chiesa d’Oriente rifiutò il Concilio di Firenze, Credo poteva essere cambiato solo per consen- rappresentano date altrettanto cruciali. Il dato so conciliare. di fatto è che, tuttora, la Chiesa occidentale e La controversia circa il filioque sembra essere la Chiesa orientale sono separate e ognuna si sorta, inizialmente, nella Spagna Visigota del autodefinisce “Chiesa Una Santa Cattolica ed VI secolo, laddove l’eresia ariana era partico- Apostolica”. 23 storia e archeologia sulcitana Due Santi d’oriente e un culto radicato nell’isola di Sulci Il dux di Sardegna, incaricato di combattere i Bar- É ormai assodato dalla storiografia come, intor- Barbagia dove questo popolo, restio ad essere sot- no alla metà del X secolo, l’isola vide il formarsi tomesso, viveva6; più precisamente la sede del dux di entità statuali autonome rispetto all’impero bi- era Forum Traiani, le cui mura furono rifatte per zantino che fino a quel momento l’aveva dominata, volere di Giustiniano7. segnandone, in circa cinquecento anni, le strutture La Sardegna entrò a far parte dell’impero di Giu- istituzionali, religiose, artistiche e culturali a tutti stiniano e ne fu profondamente trasformata. Pre- i livelli. cedentemente a questo periodo, la Sardegna van- Dal momento della conquista, nel 534 da parte di tava una notevole autonomia rispetto a Bisanzio, Belisario, “… Belisario inviò subito Cirillo con la dovuta, probabilmente, alle continue incursioni testa di Zazone e con molti soldati in Sardegna, es- arabe nel mediterraneo, dopo l’occupazione della sendosi rifiutati quelli isolani, timorosi dei Vandali Sicilia nel 827. Questa situazione fece concentrare e non ancora certi di quanto era accaduto presso gli sforzi dell’impero sulla Sicilia, lasciando in balìa Tricamaro (la sconfitta vandala), di obbedire a di se stessa la Sardegna. Giustiniano. ... Cirillo adunque approdato nella Nel 1015-1016, Mugâhid cercò di conquistare la Sardegna, ed esposto in pubblico luogo il capo di Sardegna per farne un caposaldo, dal quale esten- Zazone, riuscì onorevolmente a ridurre le due isole dere il proprio dominio a tutta la penisola italica. (Sardegna e Corsica) tributarie dell’impero come A questo punto il papa Benedetto VIII e le repub- lo erano un tempo” . bliche marinare di Genova e Pisa si sentirono in Poco dopo la conquista, Giustiniano stabilì che la dovere di intervenire, avendo la meglio sugli arabi8. nuova provincia di Sardegna avrebbe fatto parte Verso la fine dell’XI secolo, il papa Gregorio VII della prefettura del pretorio d’Africa: “Dall’anzidet- sentì l’esigenza di portare l’isola sotto la propria ta città (Cartagine), con l’aiuto di Dio, sette provin- ala, determinando profondi cambiamenti in tutti ce con i loro magistrati verranno controllate, di cui i campi: dalla società alla cultura, dall’arte alla re- Tingi, Cartagine, Byzacium e Tripoli, in preceden- ligione. Proprio nell’ambito dell’arte e della religio- za sotto la giurisdizione di un proconsole, saranno ne, ebbe forte valenza lo scisma del 1054, quello governate da consolari; mentre le altre, cioè la Nu- tra la Chiesa romano-cattolica e la greco-ortodos- midia, Mauritania e Sardegna saranno, con l’aiuto sa. Infatti, nel periodo che seguì, si vide l’arrivo in di Dio, governate da governatori.” Sardegna del monachesimo occidentale, al quale I Bizantini dovettero però lottare contro i Barbari- erano legate maestranze di costruttori specializza- cini che occupavano l’interno dell’isola, e il magi- ti nello stile romanico. Tale condotta s’inseriva nel ster militum per Africam Salomone, nel 530, inviò disegno politico-religioso del papa Gregorio VII, di alcuni duces per combatterli . portare la Sardegna - legata a riti e tradizioni reli- 2 3 4 24 5 baricini, aveva la residenza proprio nei monti della annali 2011 giose bizantine – nell’ambito della Chiesa di Roma. dell’Antioco sulcitano e dell’eponimo di Sebaste. Un ordine particolarmente adatto a diffondere Quando i monaci Vittorini arrivarono sull’isola per nell’isola il culto latino parve a Gregorio VII quello intraprendere la bonifica del rito ortodosso, tro- dei Vittorini, benedettini dell’abbazia di San Vitto- varono a Sulci una situazione ben affermata: un re di Marsiglia, che avevano accolto nel loro eremo culto vivo che permeava totalmente la fede degli alcuni monaci bizantini, divenuti discepoli della isolani e un’antica tradizione orale che riportava regola di San Benedetto. le gesta del martire sulcitano. Il culto era talmente La conoscenza della lingua greca e del culto orto- importante da far sorgere, nel suo tempio, una tra dosso avrebbe agevolato il rapporto con la realtà le più importanti sede vescovili della Sardegna. sarda, ancora intrisa di cultura bizantina, dando Tra le fonti storiche che ci hanno aiutato a rico- seguito agli interessi della Santa Sede, che avreb- struire la storia di Antioco, abbiamo forse, a mio be avuto, in questi religiosi, un valido supporto per l’attuazione del progetto innovatore meditato dal pontefice. Infatti, la chiesa sarda seguiva il rito orientale per il battesimo e per la cresima e soprattutto erigeva diverse chiese a croce greca, con i quattro bracci con cupola sulla parte centrale. Fra queste la basilica di San Saturnino a Cagliari, Nostra Signora di Mesumundu, nota anche come Santa Maria Bubalis di Siligo, il santuario di Santa Maria di Bonarcado, San Lussorio di Fordongianus, San Giovanni d’Assemini, Santa Sofia di Villasor, Santo Stefano di Maracalagonis, Sant’Elia di Nuxis e la nostra Sant’Antioco di Sulcis. Quest’ultima, secondo un’opinione generalmente accettata, in base alle conclusioni di Delogu, sarebbe stata ricostruita dai Vittorini tra il 1089 ed il 11029. Di diverso parere sono la studiosa Renata Serra, che colloca la basilica nel V secolo, e il prof. Coroneo, che accoglie gli elementi di lettura indicati dalla Serra, ma se ne discosta posticipando l’impianto al VI-VII secolo10. L’intento di questo contributo, in misura maggiore di chi scrive, è quello Inizio della “Passio” di S. Antioco Sulcitano. Fonte: La Passione di di porre l’accento sulla diversa natura storiografica S. Antioco martire di Luigi Cinesu. Ed. Santuario S.Antioco 1983 25 storia e archeologia sulcitana avviso, la più suggestiva: la Passione. Seppur ripor- il suo rifugio, viene portato ti diversi errori temporali, mi sento di affermare in Sebaste, interrogato e, che il compilatore aveva una minuziosa conoscen- dopo aver testimoniato di za della tradizione orale del santo, la cui fama, nel essere cristiano, viene im- corso dei secoli precedenti, aveva varcato i confini prigionato, picchiato, scor- sardi. Non abbiamo alcuna certezza sulle date e sui ticato e alla fine decapitato. luoghi, ma, mettendo a paragone sia la passione La versione della Passio del di Antioco sulcitano che quella dell’omonimo ar- santo armeno, che solita- meno, le uniche certezze storiche e temporali ven- mente viene messa a con- gono offerte da quella del santo sulcitano. Non si fronto con quella del nostro sa chi abbia scritto la passione di Sant’Antioco di santo, racconta che questi Sebaste, ma è sicuro che il Catolicòs Krikor Vga- fosse originario della città yasser (l’amante dei martiri), nel XII secolo, l’abbia di Sebaste, fratello del ce- rimesso nell’elenco dei santi della Chiesa Armena- lebre martire San Platone, cilicena, recuperandolo da scritti già esistenti . Per e quivi esercitasse la pro- una lettura più completa sulla vita di Sant’Antio- fessione di medico. Anch’e- co-Vlas Armeno di Sebaste, si consulti lo studio gli si recò, come tanti altri di B.Torkom, Surpk Yev Donk . è molto difficile evangelizzatori, nell’antica stabilire la data della sua composizione e tanto- Anatolia (Galazia e Cap- meno ritenere attendibile la tesi dell’arcivescovo padocia) per professare la 11 12 ortodosso V. Herghelian, il quale sostiene che le vi- fede in Cristo. In uno di cende storiche di Sant’Antioco Armeno siano state questi viaggi, precisamente tradotte dal greco in lingua Armena–krapar, nel VI in Galazia, fu arrestato da Adriano per ordine del secolo, dai discepoli dei padri Tarkmanicik varta- quale subì diversi tormenti. bedk, nel Mez Haik. Una volta appeso al patibolo, gli furono lacerati Nel martirologio armeno si narra che Sant’Antioco i fianchi e passate torce infiammate sulle piaghe. Vlas di Sebaste nasce nel III secolo, in una fami- Poiché egli restava insensibile a questi tormenti, fu glia nobile pagana. Studia filosofia e medicina. Si immerso in una caldaia piena d’acqua bollente, vi converte alla fede cristiana e si dedica alla cura dei rimase per sette giorni interi e ne uscì indenne e malati e miseri, predicando il Vangelo. risplendente di gloria e grazia divina. Venne dato Diventa vescovo di Sebaste dell’Armenia storica (at- allora in pasto alle belve che, però, non osarono tuale Turchia). Durante le persecuzioni di Licino , avvicinarlo. Poco dopo, con la sua preghiera, fece si rifugia in una grotta e vive da eremita, dedican- crollare i templi pagani e cadere tutti gli idoli, ri- do, però, la sua vita a guarire i bisognosi. Scoperto ducendoli in polvere. Fu quindi decapitato con un 13 26 Sant’Antioco di Sebaste annali 2011 secco colpo di spa- Platone, e possiamo ragionevolmente supporre che da e, quando la te- in questa città sia avvenuto anche il loro martirio. sta cadde per terra, Infine, per quanto riguarda il loro culto, abbiamo dalla nuca colaro- una testimonianza preziosa nell’antica Vita di San no sangue e latte. Teodoro Siceota, del sec. VI,18 dove si racconta un Di fronte a questa miracolo avvenuto il 16 luglio, mentre Teodoro testimonianza di celebrava la solenne liturgia in onore di Antioco, fede in Cristo, il nella chiesa a lui dedicata. Questa indicazione ci suo carnefice Ci- permette di precisare le varie date dedicate ai due riaco si convertì, santi nel Martirologio Romano e nei Sinassari bi- in ipso facto, alla zantini e di stabilire che, tra esse, quella del 16 lu- San Platone. Fratello di Sant’Antioco fede cristiana ed glio sia la più antica. Inoltre, per la prima volta, di Sebaste entrambi ricevet- abbiamo un’indicazione precisa della chiesa dedi- tero la corona e cata al Santo di Sebaste, ubicata nella città di San palma del martirio. Lo stesso racconto lo troviamo Teodoro19, cioè in Dara, città della Mesopotamia, riassunto in altre fonti14. Inoltre, la passione di San che dal 507 era stata chiamata Anastasiopoli. Platone, fratello di Antioco di Sebaste, ci testimo- Alla luce di quanto esposto, ritengo improbabile nia che il suo martirio avvenne sotto Massimiano ; che l’agiografo sulcitano si sia ispirato a una pas- quindi Ciriaco e Antioco di Sebaste, probabilmen- sione così confusionaria, avendo a sua disposizio- te, furono vittime della persecuzione dioclezianea. ne un culto e una tradizione orale senza tempo. 15 Per quanto riguarda la città d’origine, tutti i testi ci danno Antioco come originario di Sebaste e, tra le rum scelgono la Sebaste in Armenia. Sennonché, L’imperatore Adriano e il Cristianesimo le medesime fonti indicano il santo come appar- Tra le similitudini delle passioni in esame, a tenente alla Galazia; ora, è perfettamente docu- mio avviso, una risulta essere degna di appro- mentato che San Platone era di Ancira , città della fondimento: quella del carnefice Adriano. Frigia, inoltre che, dopo l’invasione dei Galli, ven- In quella del Sulcitano, possiamo ragionevol- ne a trovarsi in quella parte della Galazia abitata mente identificarlo in Publio Elio Traiano dai Tectosagi e che pertanto, nell’epoca imperiale, Adriano, noto semplicemente “Adriano”20; nul- ebbe anche il nome di Sebaste dei Tectosagi17. la sappiamo, invece, del carnefice “Adriano” del In rapporto a quanto detto, possiamo, quindi, ri- Santo Armeno. tenere che i due martiri, Santi Antioco e Ciriaco Già si è ampiamente scritto sulla posizione po- (di Sebaste), fossero originari di Ancira, come San litica di Adriano in merito al Cristianesimo. Per sette città con questo stesso nome, gli Acta Sancto- 16 27 storia e archeologia sulcitana un ulteriore approfondimento si riportano gli stu- to avesse realmente commesso un delitto: Si quis di già compiuti e pubblicati , che qui riprendia- igitur accusat et probat, adversum legem, quidquid mo supportati da ulteriori indagini. agere smemorato homines, pro merito peccatorum La fonte letteraria fondamentale, a questo scopo, etiam supplicia statues. Si è letta in queste parole è il rescritto di Adriano a Minucio Fundano, pro- la revoca della decisione di Traiano, per la quale console d’Asia, intorno al 124 . Poiché le popo- bastava il semplice nomen di cristiano per venir lazioni locali avevano richiesto l’intervento delle processato, e lo stabilirsi di una nuova massima, autorità romane contro i cristiani, il proconsole secondo la quale diventava lecito punire i cristia- Silvano Graniano aveva chiesto parere in merito ni, invece, solo quando a loro carico fosse risulta- all’imperatore, come già aveva fatto Plinio con to qualche altro delitto e, quindi, l’esser cristiani Traiano. Adriano inviò la propria risposta al suc- non costituiva, ex se, un crimine passibile di pu- cessore di Graniano, Minucio Fundano, ed essa nizione. fu sostanzialmente conforme a quella di Traiano. Altri autori, tuttavia, ritengono che Adriano fa- Dal testo si evince che Adriano non voleva venis- cesse riferimento non solo a delitti comuni, ma sero promossi procedimenti d’ufficio, ma esigeva anche alla lesa maestà e al sacrilegio, accuse co- che i cristiani venissero puniti nel caso in cui, con- munemente mosse ai cristiani, particolarmente tro di loro, fosse stata mossa un’accusa fondata. gravi in età adrianea, nella quale l’imperatore, In confronto alla posizione di Traiano, le istruzio- sulle orme di Augusto, tentava di rinvigorire i ni di Adriano costituivano un più energico richia- culti tradizionali di Roma e il culto carismatico mo al rispetto della legge e, in tal senso, costitu- della sovranità imperiale. Ma anche in questo ivano una migliore tutela giuridica dei cristiani. caso, Adriano avrebbe corretto la giurispruden- Ancor più del suo predecessore, Adriano era pre- za stabilitasi sotto Traiano, secondo la quale detti occupato che i funzionari imperiali dessero prova crimini potevano essere addebitati sulla sola base di debolezza di fronte alle pressioni irresponsabili dell’appartenenza al Cristianesimo, in omaggio al dei ceti popolari, ponendosi a rimorchio di essi principio del crimen coherens nomini, e avrebbe con esecuzioni sommarie, a seguito di pressioni preteso, invece, che venisse provato come ciascun o tumulti della plebe. Adriano non si limitava a accusato, anche se manifestamente cristiano, raccomandare di non tener conto delle denunce avesse realmente commesso i delitti usualmente anonime, ma indicava più precise cautele in dife- associati al nomen cristiani, ossia ateismo, empie- sa, soprattutto, dei più deboli, che potevano facil- tà e lesa maestà. mente essere vittime di accuse false e processi af- Siamo di fronte, dunque, ad una posizione ben frettati. Non era sufficiente che vi fosse un’accusa più favorevole agli accusati rispetto all’epoca di regolare, basata su fatti concreti e non su semplici Traiano, poiché di fronte a un’accusa di ateismo dicerie, ma questa doveva provare che l’accusa- ed empietà, per la quale non esistevano prove 21 22 28 annali 2011 concrete, il cristiano o presunto tale non poteva te di schiavi o di poveri che si fondono qua e là in essere processato e, negli altri casi, per liberar- onore dei nostri dèi, nei quartieri popolosi della si da un’accusa di tale genere, doveva semplice- città; ...queste piccole società di mutua assistenza mente rendere omaggio agli emblemi di Roma e offrono un appoggio ed un conforto a molti sven- dell’imperatore, alla presenza di un magistrato. turati. Ma non ero insensibile ad alcuni pericoli: Infine, Adriano stabiliva che gli accusatori, in caso quella esaltazione di virtù da fanciulli o da schia- di provata innocenza degli accusati, seguissero la vi avveniva a discapito di qualità più virili e più sorte dei calunniatori; con ciò, l’imperatore mise ferme; dietro quell’innocenza insipida e ristretta, un rimedio alla piaga dei sicofanti e dei delatori indovinavo l’intransigenza feroce del settario ver- di professione. so forme di vita e di pensiero che non sono le sue, Nelle Memorie di Adriano, Marguerite Yourcenar, l’orgoglio insolente che gli fa preferire se stesso al a proposito del Cristianesimo, fa dire ad Adria- resto degli uomini, la sua visuale deliberatamente no: “In quell’epoca, Quadrato, vescovo dei cri- limitata da paraocchi... Cabria, sempre ansioso... stiani, m’inviò un’apologia della sua fede... avevo si sgomentava per le nostre vecchie religioni, che recentemente rammentato ai governatori delle non impongono all’uomo il giogo di alcun dogma, province che la protezione delle leggi si estende a e lasciano che i cuori austeri si foggino, se lo vo- tutti i cittadini e che i diffamatori di cristiani sa- gliono, una morale più alta, senza costringere le rebbero stati puniti qualora li accusassero senza masse a precetti troppo rigidi per evitare che ne prove... Stento a credere che Quadrato sperasse scaturiscano subito costrizione e ipocrisia. ...Ca- di convertirmi al cristianesimo, comunque vol- bria si preoccupa di vedere un giorno il pastoforo le provarmi l’eccellenza della sua dottrina, e so- di Mitra o il vescovo di Cristo prendere dimora a prattutto quanto essa fosse innocua per lo Stato. Roma e rimpiazzarvi il Pontefice Massimo. Se per Lessi la sua opera ed ebbi perfino la curiosità di disgrazia questo giorno venisse, il mio successo- far raccogliere da Flegone qualche informazione re lungo i crinali vaticani avrà cessato d’essere il sulla vita del giovane profeta chiamato Gesù, il capo d’una cerchia d’affiliati o d’una banda di set- quale fondò quella setta e morì vittima dell’intol- tari per divenire, a sua volta, una delle espressioni leranza ebraica circa 100 anni fa. Pare che quel universali dell’autorità. Erediterà i nostri palazzi, giovane sapiente abbia lasciato precetti che arieg- i nostri archivi; differirà da noi meno di quel che giano quelli di Orfeo, al quale i discepoli talvolta si potrebbe credere. Accetto con calma le vicissi- lo paragonano. Attraverso la prosa singolarmente tudini di Roma eterna.” piatta di Quadrato, non mancai tuttavia di gusta- La profezia, messa in bocca ad Adriano dalla re il fascino commovente di quelle virtù da gen- Yourcenar, si è avverata presso il colle Vaticano, te semplice, la loro dolcezza, la loro ingenuità, il dove continua, ancor oggi, ad avere sede il Ponte- loro affetto reciproco; sembravano le confraterni- fice Massimo. 29 storia e archeologia sulcitana 30 Il grande imperatore pagano che, aggredito da I cristiani della Palestina, non avendo partecipato un uomo armato di spada, non lo punì ma lo alla rivolta contro Roma (132-35), vennero sot- fece curare da un medico, scriveva di Alessan- toposti a rappresaglie da parte degli Ebrei. Nello dria: “Non vi è alcun prete cristiano che non sia stesso periodo (136), a Roma subì martirio, assie- al tempo stesso astrologo, mago e ciarlatano. Lo me ad altri undici cristiani, il vescovo Telesforo stesso patriarca, quando viene in Egitto, è spin- (125-136), settimo successore di San Pietro. to da un partito ad adorare Serapide, dall’altro Tra questi possiamo inserire il nostro Antioco di Cristo. È una categoria di uomini ribelli, sprege- Sulci e Santa Sinforosa23, a tal proposito riportia- voli, maligni. ...Il loro dio è l’oro, e i cristiani coi mo il seguente stralcio estratto da un articolo di giudei e tutte le altre nazionalità vi si prosterna- Gabriella Cetorelli Schivo24: no. Io ho fatto grandi concessioni a questa città, “Una inedita immagine dell’imperatore ispanico le ho ridato gli antichi privilegi ed anche nuovi, emerge nella storia di Santa Sinforosa, martire ti- tanto che i cittadini sono venuti a ringraziarmi burtina, e dei suoi sette figli, attraverso le parole personalmente; e tuttavia, appena sono partito, di un ‘cronista’ cinquecentesco. hanno parlato in modo indegno di mio figlio La storiografia moderna ha spesso esaltato la fi- Vero. ...S’ingrassino pure con i loro polli; io mi gura dell’imperatore Adriano, filelleno colto e vergogno di parlare del modo come li covano” raffinato, intellettuale poliedrico, sfortunato com- (Gregorius, Vita di Adriano). pagno del bellissimo Antinoo, ed ancora brillante I rescritti sopra citati rimasero per vari decenni architetto e lungimirante uomo politico. l’unico riferimento su cui i vari governatori pote- Tuttavia questo personaggio, nelle pieghe della rono uniformare la loro azione. Da essi emerge, storia minore, quella narrata dal popolo e tra- non tanto animosità nei confronti dei cristiani, mandata dalle cosiddette passiones tardo antiche, ma l’intento di controllare l’ostilità popolare con- restituisce di sé l’immagine di un uomo crudele tro di essi, al fine di mantenerla nello stretto am- e sanguinario, tenace nel perseguire i propri sco- bito della legalità. Ciò indusse alla speranza di pi, insensibile al grido di dolore di una madre e poter arrivare a un riconoscimento della religione dei suoi sette figli, spietatamente massacrati, su da parte dell’Impero. suo esplicito ordine, per non aver voluto sacrifi- Anche in questo periodo, governato da una di- care agli dei, come viene presentato nella storia di nastia di imperatori tolleranti, non mancarono Santa Sinforosa. comunque i martiri. Sotto Traiano sembra sia Così, poco lontano dal paesaggio di dolci armonie caduto martire, in Egitto, l’evangelista Marco; è della natura e di superbe strutture monumenta- stato crocefisso il vescovo di Gerusalemme Sime- li della residenza tiburtina dell’imperatore, nella one; il vescovo di Antiochia, Ignazio, fu condotto campagna romana riecheggia ancor oggi la vicen- a Roma e dato in pasto alle belve. da umile e tragica di una martire, divenuta poi ce- annali 2011 lebre nel territorio che la accolse in vita e in morte. tempio di Ercole (presso Tivoli) e lì dapprima la Di lei, oltre il ricordo della vicissitudine umana, fece percuotere, e quindi appendere per i capelli. che la tradizione popolare ha velato di tratti im- Vedendo tuttavia che in nessun modo e con nes- maginari, restano i lacerti di una memoria e di suna minaccia riusciva a farla deviare dal suo una basilichetta eretta ad corpus, di volta in volta proposito, le fece legare una pietra al collo e la ingrandita e adornata, mano a mano che il suo fece affogare nel fiume (Aniene). culto cresceva nella devozione dei fedeli, fino a Il fratello Eugenio, che ricopriva una carica pres- farne la imponente costruzione di cui parlano i so la curia di Tivoli, raccolse il suo corpo e lo fece viaggiatori settecenteschi del Grand Tour, che seppellire alla periferia di quella città. ancora ne colsero l’intatto splendore. Entriamo Il giorno seguente, l’imperatore Adriano fece quindi nella storia della martire Sinforosa attra- chiamare alla sua presenza, contemporanea- verso il racconto che ne fa, con parole proprie, un mente, tutti i sette figli di lei. Quando vide che celebre cronista alla fine del Cinquecento.” in nessun modo, né con le lusinghe né con le mi- Cronaca cinquecentesca nacce riusciva a indurli a sacrificare agli dei, fece piantare sette pali intorno al tempio di Ercole e, L’imperatore Adriano si era fatto fabbricare un con l’aiuto di macchine, vi fece affiggere i giova- palazzo (Villa Adriana presso Tivoli, ndr.) e vo- ni. Quindi li fece uccidere: Crescente, trafitto alla leva consacrarlo con i soliti nefandi riti pagani. gola; Giuliano al petto; Nemesio al cuore; Primi- Cominciò a chiedere con sacrifici i responsi agli tivo all›ombelico; Giustino alle spalle; Stracteo al idoli e ai demoni che abitano in essi e tale fu la costato; Eugenio squarciato da capo a piedi. risposta: «La vedova Sinforosa, con i suoi sette L’imperatore Adriano, recatosi il giorno dopo al figli, ci strazia tutti i giorni invocando il suo Dio. tempio di Ercole, fece portare via i loro corpi e li Pertanto, se costei, con i suoi sette figli, sacrifi- fece gettare in una profonda fossa, in una località cherà secondo il nostro rito, vi promettiamo di che i pontefici chiamarono: «Ai sette giustiziati». concedervi tutto ciò che chiedete». Dopo ciò vi fu nella persecuzione una tregua di Adriano allora la fece imprigionare con i figli e un anno e sei mesi: in quel tempo fu data onorata con fare insinuante cercava di esortarli a sacri- sepoltura ai corpi dei martiri e furono innalzate ficare agli dei. Disse quindi l’imperatore a Santa delle tombe a coloro i cui nomi sono scritti nel Sinforosa: «O sacrifichi con i tuoi figli agli dei libro della vita. Il giorno natalizio di Sinforosa e onnipotenti, o farò immolare te stessa con i figli dei suoi sette figli è celebrato 15 giorni prima delle tuoi». Sinforosa rispose: «I tuoi dei non posso- calende di agosto (17 luglio). I loro corpi riposa- no accettarmi in sacrificio, ma se sarò immolata no oggi sulla via Tiburtina, a circa otto miglia avrò la potenza d’incenerire i tuoi demoni». dalla città di Roma ( da F. Cardulo, Acta Sym- L’imperatore Adriano la fece allora condurre al phorosae et sociorum, Roma, 1588). 31 storia e archeologia sulcitana Dalla Passio… La dolorosa vicenda di Sinforosa, così tramandata, trovò larga eco nel territorio tiburtino e generò ben presto una sincera devozione negli abitanti del luogo, come attestano rilevanti fonti letterarie antiche, quali il Martirologio Geronimiano e la Passio Sanctae Sympherosae, che ricordano il luogo di deposizione del corpo della martire e dei suoi figli al IX miglio della Tiburtina. Menzionata negli itinerari medievali cum multis martyribus, le reliquie di Sinforosa vengono infatti indicate tra quelle da «visitare» nella città Lucerna con nome Antiochos (da Speleologia Sarda 9, n. 75) di Roma. La prima testimonianza con il nome Antioco nella città di Sulci. S. Antioco Patrono della Sardegna Dallo studio del nome Antioco si evince che esso to della dignità di patrono di Sardegna26 sono le non ha alcuna radice nell’onomastica italiana. Relationes delle visite ad limina del 1648 e del E allora, come mai in Sardegna questo nome 1654. Il loro grande valore è dato dal loro ca- compare in modo così diffuso sin dalle origini rattere ufficiale, poiché la loro redazione era di del Cristianesimo sardo? La prima traccia con il competenza del vescovo, quindi di un’autorità nome Antioco che troviamo in Sardegna è pro- religiosa locale e, cosa più importante, erano prio nell’omonima isola, inciso in una lucerna destinate al pontefice. datata con sicurezza, sulla base della tipologia, Le visite ad limina si svolgono, ancora oggi, ogni tra il I secolo a. C. e il I d. C25. cinque anni e la loro formula completa è: visita I documenti più significativi nel riconoscimen- ad limina apostolorum, cioè visita ai sogli degli apostoli, tradizione i cui albori si rintracciano già nel I secolo d.C. Questa pratica ricalca le an. tiche abitudini dei pellegrini di visitare le tombe di San Pietro e San Paolo e consiste nell’obbligo, per i vescovi dell’intero mondo cattolico, di recarsi periodicamente in visita in Vaticano, presentando al pontefice un rapporto sullo sta- 32 Lucerna con nome Antiochos (da Speleologia Sarda 9, n. 75) to della propria diocesi. Nonostante questa pra- annali 2011 tica fosse ritenuta un compito importante del Sardeña, lo definì santo patrono della Sardegna. vescovo, a volte, in passato, veniva disattesa. Il capitolo a lui dedicato è così intitolato : “DE’ Solo per ordine di Sisto V, alla fine del ‘500, SAN.’ANTHIOGO. SVLSITANO MARTIR APO- l’obbligo venne ristabilito per contrastare, in STOL DE SARDENA Y SV PATRON”. questo modo, la diffusione del Protestantesimo Si comprende perciò che, a quel tempo, questa e difendere quanto possibile l’unità ecumeni- fosse un’opinione largamente condivisa30. ca. Nelle relazioni il vescovo doveva anche, in Più tardi, anche il famoso Padre cappuccino maniera scrupolosa, dimostrare di conoscere la Giorgio Aleo si occupò di S. Antioco. propria diocesi, fornendo una serie di informa- Questo storico, che visse nella seconda metà del zioni e indicando i problemi pastorali incontra- XVII secolo, era di origine cagliaritana, ma la ti nel proprio territorio e le necessità dei fedeli sua conoscenza andava ben al di là dei limiti sottoposti alle proprie cure. della sua diocesi, poiché trascorse la vita a pre- Per il loro valore e la loro ufficialità, ciò che dicare in varie città della Sardegna. veniva scritto è sempre stato considerato atten- Fin da giovane si dedicò allo studio della storia dibile, per questo le relations, da sempre, sono della sua terra e scrisse due opere in cui trattò, state considerate dagli storici fonti preziose, in modo particolare, i fatti religiosi: la prima dalle quali desumere informazioni rilevanti27. intitolata Successos generales de la Isla y Reyno Le relazioni qui presentate, in cui si fa rife- de Serdeña e la seconda Historia chronologica y rimento al santo sulcitano, vennero scritte verdadera de todos los successos y cosas particu- dall’arcivescovo di Cagliari Don Bernardo della lares succedidas en la Isla y Reyno de Serdeña, Cabra, in occasione delle due visite ad limina del año 1637 al año 1672, di cui si conservano svolte intorno alla metà del Seicento. In esse delle copie nel convento dei cappuccini di Ca- egli definì chiaramente S. Antioco come patro- gliari e negli archivi regi di Torino. no della Sardegna. Nella prima delle due opere, definì in modo Nella prima, datata 26 ottobre 1648, si legge: chiaro la figura del santo come martire, autore aliqua Sanctorum, praecipue Sancti Antiochi di miracoli e soprattutto patrono della Sarde- Martyris Sulcitani Sardiniae Patroni cum debita gna: el martirio y presencia de S. Antiogo Martir, veneratione [corpora] asservantur . Con le stes- que por su martirio, y milagros es grandemente se parole, nella relazione successiva, a sei anni venerado y tenido por patron de Sardeña31. di distanza, egli ribadì con forza al pontefice il Un altro padre predicatore, Salvatore Vidal, ruolo di S. Antioco come Sardiniae Patroni . dell’ordine dei minori osservanti, dedicò (persi- Qualche anno prima, nel 1631, uno scrittore no) due opere al nostro martire S. Antioco: un cagliaritano, Giovanni Francesco Carmona, nel poema in ottave, scritto in dialetto sardo, inti- suo testo intitolato Alabanças de los Santos de tolato l’Urania Sulcitana: De sa vida, martyriu 28 29 33 storia e archeologia sulcitana et morte de su benaventuradu S. Antiocu, Pa- rarissima iconografia, si vede, infine, S. Antioco tronu de sa Isola de Sardigna e redatto nel accanto alla Nostra Signora di Bonaria. Questo convento di San Pietro a Sassari; un’altra dal ti- documento risulta essere d’immenso valore, tolo la Vida, Martyrio y Milagros de San Antiogo poiché l’iscrizione riportata alla base conferma, sulcitano Patron de la Isla de Sardegna, cuyo in modo inequivocabile, il ruolo del santo come cuerpo se hallò en las catacùbas de su Iglesia de patrono della Sardegna: la Virgen Sa.ma de Bve- Sulcis el año 1615, à 18 de Marco . naire en el real Co.to de la Merced de Caller y el Anche l’avvocato Michele Antonio Gazano, nel- Santo Antioco sulcitano patron de la Sardegne. la sua Storia della Sardegna (1777) dedicata ai Per un approfondimento a proposito si legga R. giurati e consiglieri della città di Cagliari, riser- Lai, la Virgen Sa.ma de Bvenaire en el real Co.to vò un intero capitolo a S. Antioco, nel quale, de la Merced de Caller y el Santo Antioco sulcita- dopo aver ricordato gli episodi della sua vita, no patron de la Sardegne, in Annali di Storia e precisò che, in virtù delle grazie ottenute dai Archeologia Sulcitana, Nuova serie nr. 10, da p. sardi attraverso la sua intercessione, “il glorioso 135 a p. 138- Roma, 2009. 32 33 Martire” venne annoverato “tra i santi protettori del regno”. Sostenne, inoltre, che la devozione verso il santo sulcitano fosse nata in tempi remoti e fosse Iconografia di S. Antioco sulcitano. Nuovi contributi. ben radicata, a suo modo spiegava, inoltre, la donazione al santo del dominio dell’isola di Sul- Una rara e inedita immagine di ci, ricordata, da allora in poi, con il nome di iso- S.Antioco sulcitano rinvenuta in Terra Santa la di Sant’Antioco, fatta dal giudice di Cagliari, Mariano Torchitorio, nel 1124. Non fu certo il rinvenimento delle reliquie, av- Qualche anno dopo, nel 1784, Padre Tommaso venuto il 18 marzo del 1615, a garantirgli vita Napoli lo ricorda con queste parole: “essendo il eterna. I continui miracoli e la potenza di santo solo S. Antioco riconosciuto generalmente come intercessore ne fecero il vero riferimento apo- il protomartire della Sardegna, e venerato da tut- stolico cristiano tra oriente e occidente. É sor- to il regno qual universale suo protettore”. prendente come la presenza del santo sulcitano Perfino l’arcivescovo di Cagliari Francesco De sia ancora ampiamente diffusa in luoghi sino Esquivel, al termine della sua Relacion de la in- ad oggi sconosciuti. vencion del inclito Martyr, y Apostol de Sardeña, L’ultima scoperta ci conferma quanto il Patrono San Antiogo, en su propria Yglesia de Sulchis, si dei sardi fosse popolare anche in oriente, nei riferì alla protection que tiene este Glorioso san- luoghi che videro nascere e imperare il Cristia- to, deste Reyno de Sardeña . In un quadro dalla nesimo. L’opera è stata scoperta unitamente ad 34 34 35 annali 2011 altre icone (in fase di studio) grazie alla collaborazione di Don Giuseppe (Hovsep Achkarian), parroco di Nuchis, e Santino Carta, cittadino onorario di Sant’Antioco. Stiamo parlando di una tavola (Fig. 1) custodita nel Convento di San Giacomo degli Armeni a Gerusalemme. Si tratta di una copia eseguita nel XVIII sec. da un originale del XIV-XV secolo. Il Santo è raffigurato a mezzo busto, in una posizione rigidamente frontale e con volto barbato. Indossa il tradizionale abito monacale, mantello, tunica manicata e cappuccio color porpora. Con la mano sinistra regge un rotolo su cui è riportata una frase in armeno classico antico: “O Cristo Medico dei...” (l’ultima parola è incomprensibile). La mano destra regge una palma di colore verde intenso, quale antico simbolo del martirio. In alto è riportata, sempre in armeno classico antico, un’altra frase: “Santo testimone nero (scritto in piccole lettere) di Cristo Antioco.” La figura è modellata con incarnato color scuro, che in oriente distingue il Santo sulcitano dall’eponimo armeno. Fig. 1. S.Antioco di Suci detto il nero Il santo asceta è reso con un’espressione serena San Giacomo degli Armeni Gerusalemme e profonda, con una pronunciata muscolatura rugosa. Le pieghe nelle vesti sono disegnate in maniera lineare, tanto che la figura di Antioco sembra piatta e bidimensionale. schemi vari e spesso disordinati, dovuti, proba- Per la prima volta, comunque, possiamo veri- bilmente, alle committenze devozionali. ficare che l’iconografia orientale segue un pre- Il primo confronto è da farsi, sicuramente, con ciso schema che può essere comparato con la un sigillo plumbeo, che ha spostato cronologi- più ricca iconografia occidentale, che ricalca camente la storia dell’immagine di S.Antioco. 35 storia e archeologia sulcitana “La figura (Fig. 2) rappresentata nel sigillo appare a mezzo busto in posizione frontale, con il volto barbato e capigliatura fluente con scrimi- Fig. 2. Oristano, Antiquarium Arborense, sigillo plumbeo, riproduzione grafica ( Spanu, Zucca 2004). natura centrale che divide la chioma in due par- Fig.3. Affresco. Duomo di San Nicola - Sassari. ti. Un’aureola circonda il capo, rivolto in posizione ieratica verso lo spettatore. Le spalle sono coperte da un mantello che cinge con morbide pieghe il torace”36 Un’ulteriore e dovuta comparazione si può fare con: l’affresco (Fig. 3), il fregio (Fig. 4) e il rilievo marmoreo (Fig. 5) presenti nel Duomo di San Nicola a Sassari. Le raffigurazioni permettono di scorgere diverse similitudini e, in particolare, quella di un santo in età avanzata con volto barbuto, raramente rappresentata nell’iconografia occidentale. Un’ulteriore acquisizione è quella di un’incisione (Fig. 6) individuata in Nuova Zelanda (ad 36 Auckland, nella collezione della galleria d’arte Fig.4. Fregio. Duomo di San Nicola- Sassari. annali 2011 Artist: Jacques Callot (Nancy, 1592 – Nancy, 1635) Title: Saint Antioche, medecin Size (hxw): 216 x 125 mm Subject Person: Saint Antiochus of Sulcis Credit Line: Mackelvie Fig.5. Rilievo marmoreo. Duomo di San Nicola- Sassari. Trust Collection, Auckland Art Gallery Toi o Tāmaki, bequest of Le foto del Duomo di Sassari sono di Walter Massidda Dr Walter Auburn, 1982 Accession No: M1982/1/2/473 TOI O TĀMAKI). Si tratta di un’opera del 1630, A conclusione, un personale e fortunoso ritro- eseguita da un famoso artista francese, Jacques vamento in una Roma affollata per le feste na- Callot, dal titolo Saint Antioche, medecin, in cui talizie. In una bancarella di rigattieri magrebini il Santo prega con le mani elevate e implora una ho trovato una statua raffigurante S. Antioco. guarigione. Il malato è disteso per terra, assisti- La statua (Fig. 7) alta 72 cm, scolpita a tutto ton- to da due donne che gli prestano conforto, sulla do, regge nella mano destra, appoggiata al petto, parte bassa è riportata la data: 15 luglio. una piccola palma, con la mano sinistra, invece, 37 storia e archeologia sulcitana Fig.7. Domenico Castaldo -S.Antioco. Statua lignea h.cm.72 - Fig.8. Domenico Castaldo - S. Antioco(particolare). foto di Pompeo Micheli. regge il libro della sapienza medica con la scritta “S. Antioco” (Fig. 8). La figura, ben proporzionata, è rappresentata in posizione frontale al di sopra di un basamento. Essa indossa una lunga tunica di tipo monacale, con larghe maniche svasate. Le mani e il viso presentano una colorazione irregolare bruna. Il volto giovanile presenta caratteri delicati e regolari, lunghi e folti capelli 38 mossi cadono sulle spalle (Fig. 9). Fig.9. Domenico Castaldo - (particolare capigliatura) S.Antioco. annali 2011 Il rapporto iconografico della statua è sicuramente assimilabile con il simulacro presente nella Basilica di Sant’Antioco in Sardegna (Fig. 10). L’opera, firmata D. Castaldo, dovrebbe essere riconducibile allo scultore Domenico Castaldo di Marzano di Nola (AV), autore di sculture sacre, crocifissi, madonne e santi, deceduto circa venti anni fa. Non so dare risposta a questo ritrovamento, se non quella di un amico il quale, nel congratularsi, mi ha scritto: Gli antiquari, i collezionisti, gli amatori, è noto, vanno alla ricerca di oggetti che comprano, ma a volte, quando sono in uno stato di grazia, sono loro ad essere trovati dagli oggetti. Come se la statua, nel tuo caso, fosse alla ricerca di una persona degna di possederla e credo (con un’ invidia Fig. 10. S. Antioco. Basilica di Sant’Antioco Martire che non posso comunicare) che tu sia la persona (particolare della capigliatura). - foto di Paolo Fai più degna, auguri. note 1 A. Momigliano, La caduta senza rumore di un impero tem iubemus ducem ordinari et eum iuxta montes, ubi nel 476 d.C., in Sesto contributo alla storia degli studi Barbaricini videntur sedere, habentem milites pro custo- classici e del mondo antico, Roma 1980, pp.159-61. dia locorum quantos et ubi tua magnitudo providerit. 2 Per un approfondimento a proposito si legga R. Coroneo, Scultura medio bizantina in Sardegna, Nuoro, 2000 e R. Serra, Studi sull’arte della Sardegna tardo antica e bizantina, Nuoro, 2004. 3Procopio, La Guerra Vandalica, II,5. 7Procopio, De aedificiis, VI,7. 8 Si legga a questo proposito A. Boscolo, “ Le incursioni arabe in Sardegna nel Medioevo”1979. 9 R. Delogu 1953; R. Serra 1989, p. 92-94. 10 R.Lai e M.Massa. Contributo di Roberto Coroneo in 4 Codex Iustinianus I,XXVII. “S’Antioco da primo evangelizzatore di Sulci a glo- 5Procopio, De Bello Vandalico, II,13. rioso protomartire Patrono della Sardegna” Edizioni 6 Cod. Iust. de off. praef. Africae I 27, 2, 3: In Sardinia au- Arciere 2011, cap. VII” La Basilica di Sant’Antioco”. 39 storia e archeologia sulcitana 11 M.Ormanian,Azkabadum,( Tom I),(Vgayasser Krikor Gatoghigos),Dbaran Sevan ,Beirut 1959. 12 B.Torkom,Surpk Yev Donk, ( S. Vlas Sepasdiazi), Antelias 2003. 13Valerio Liciniano Licinio (latino: Valerius Licinianus le tenute diocesane, che erano stati affidati a signori laici che maltrattavano ed opprimevano le popolazioni e che Teodoro tentò di ammaestrare. Diede infine le dimissioni per potersi dedicare anima e corpo alla Licinius; 315 – circa 326) è stato un imperatore roma- preghiera ed alla cura dei suoi monaci che, durante la no, figlio dell’omonimo imperatore, fu nominalmente sua assenza, avevano assunto costumi piuttosto rilas- co-augusto dell’Impero romano dal 317 al 324. sati. Trovò sistemazione presso Elaiopoli, ma fu poi 14 Autori Vari, G. Lucchesi - Bibblioteca Sanctorum, volume terzo -Collana:Bibliotheca Sanctorum. convocato a Costantinopoli per ricevere grandi onori dall’imperatore, cui aveva guarito il figlio. Trascorse il 15Marco Aurelio Valerio Massimiano Erculio, noto più resto dei suoi giorni in monastero, operando miracoli semplicemente come Massimiano (latino: Marcus Au- ed accogliendo i visitatori. Nacque al Cielo nell’anno relius Valerius Maximianus Herculius; Sirmio, 250 cir- 613. In tutta la sua vita fu grande devoto di San Giorgio ca – Massilia, luglio 310), fu cesare (dal luglio 285) e e contribuì alla divulgazione del suo culto. poi augusto (dal 1º aprile 286 al 1º maggio 305) dell’Impero romano. Condivise quest’ultimo titolo con il suo 40 tracce di controversie avute con alcuni villaggi del- 19 Giovanni Lucchesi, Enciclopedia dei Santi, Bibliotheca Sanctorum, vol. III. amico, co-imperatore e superiore Diocleziano, le cui 20Publio Elio Traiano Adriano, noto semplicemente arti politiche erano complementari alle capacità mili- come Adriano (latino: Publius Ælius Traianus Hadria- tari di Massimiano. nus; Italica, 24 gennaio 76 – Baia, 10 luglio 138), è stato 16 cf. Martyr. Hieron., p. 390 un imperatore romano della dinastia degli imperatori 17 cf. Pauly-Wissowa, I, 2, col. 2222 adottivi che regnò dall’11 agosto del 117 al 10 luglio del 18 San Teodoro nacque a Sykeon in Galazia (Asia Mino- 138. Sulla nascita di Adriano le fonti non concordano: re). La madre e la zia gestivano un albergo, che funge- alcune (come Elio Sparziano) sostengono che nacque a va anche da postribolo, sino a quando giunse un cuoco Roma dove il padre stava svolgendo importanti funzio- tanto capace nell’attrarre i clienti che le due donne non ni pubbliche, altre (come Dione Cassio) che Adriano ebbero fortunatamente più bisogno di guadagnare il nacque a Italica, a 7 km da Siviglia, in Hispania Ba- loro necessario prostituendosi. Il cuoco, persona assai etica; la sua famiglia era originaria della città picena devota, incoraggiò anche il giovane Teodoro a frequen- di Hatria, l’attuale Atri, ma si insediò ad Italica subito tare le chiese, gli insegnò a pregare e lo introdusse alla dopo la sua fondazione ad opera di Scipione l’africano. pratica ascetica del digiuno. Questa sorta di direzione Il padre, Publio Elio Adriano Afro, era imparentato con spirituale influenzò non poco Teodoro, che decise di Traiano. La madre, Domizia Paolina, era originaria di farsi eremita presso Arkea, a circa dodici chilometri da Cadice. Adriano aveva una sorella maggiore (Elia Do- casa, ove visse in una grotta antistante una cappella. mizia Paolina), una nipote (Giulia Serviana Paolina) e Non restano notizie di suoi “Acta” episcopali, se non un pronipote (Gneo Pedanio Fusco Salinatore). annali 2011 21R.Lai ” Sant’Antioco Patrono della Sardegna” L’imperatore Adriano e il cristianesimo.”In Annali 2008 (a cura tos, manoscritto del 1631, Biblioteca Universitaria di Cagliari, Fondo Baille di R.Lai), “ Sant’Antioco isola di cultura ed emozioni 31J. Aleo, Successos generales de la Isla y Reyno de Ser- “ Associazione Nomentana di Storia e Archeologia on- deña, tomo I, 1677, p. 31; P. Tola, Dizionario biografico lus. Nuova serie nr. 9, novembre 2008, pp. 84-117. degli 22Giustino, Apologia, LXVIII, 6-19 uomini illustri di Sardegna, 1837-38, Bologna, vol. I, pp. 70-71. 23 E. Moscetti” La Basilica martiriale di Santa Sinforosa: 32 Per lo studio del poema ampiamente consultata la tra- Un monumento in abbandono .”. In Annali 2008 As- duzione dal dialetto sardo di Bullegas in S. Bullegas, sociazione Nomentana di Storia e Archeologia onlus. L’Urania Sulcitana di Salvatore Vidal. Classicità e tea- Nuova serie n. 9, novembre 2008, pp. 118-121. tralità della lingua sarda, Cagliari 2004. 24Una inedita immagine dell’imperatore ispanico emer- 33R.Lai e Marco Massa, S. Antioco da primo evangeliz- ge nella storia di Santa Sinforosa , martire tiburtina, e zatore di Sulci a Glorioso Protomartire Patrono della dei suoi sette figli, attraverso le parole di un “cronista” Sardegna,“S. Antioco Patrono della Sardegna” da p. 29 cinquecentesco, di Gabriella Cetorelli Schivo. a p. 33, edizioni Arciere, Monastir CA. maggio 2011. 25 F. Pili, Iscrizione neopunica e bollo punico inediti, 34T. Napoli, Vita Invenzione e Miracoli del glorioso mar- Speleologia Sarda 9, n. 75 (1990) pp. 11-13. tire Sant’Antioco detto volgarmente sulcitano descritta R.Lai e Marco Massa, S.Antioco da primo evangeliz- dal P. Tommaso Napoli D. S. P. dedicata all’illustrissimo zatore di Sulci a Glorioso Protomartire Patrono del- Signor Conte di S. Antioco Don Giovanni Porcile, Nella la Sardegna, contributo di M.Giulia Amadasi Guzzo, Reale Stamperia di Cagliari MDCCLXXXIV. “Sull’iscrizione di Barega” da p. 49 a p. 57, edizioni Arciere, Monastir CA. maggio 2011. 26 R.Lai e Marco Massa, S.Antioco da primo evangelizzatore di Sulci a Glorioso Protomartire Patrono della Sardegna, “S.Antioco Patrono della Sardegna” da p. 29 a p. 37, edizioni Arciere, Monastir CA. maggio 2011. 35 R. Lai (a cura di), Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna Sant’Antioco nella propria chiesa di Sulci. Edizioni “Basilica di Sant’Antioco”, 2010. 36A.Pala,” L’effige di Sant’Antioco Sulcitano.” Iconografia dall’altomedioevo all’età moderna. Nuovi contributi. In 27 AA.VV., Les chemins de Rome. Les visites ad limina à Annali 2010 (a cura di R.Lai), “Arciere”Associazione l’époque modern dans l’Europe méridionale et le mon- Sulcitana di Storia e Archeologia onlus. Nuova serie de hispano américain. Ècole francaise de Rome 2002. n. 10, dicembre 2010, pp. 85-92. 28 Archivio Segreto Vaticano, Congr. Concilio, Relat. Dioec. 168 A (Calaritan.), 1648, f. 112v. 29 Ibidem,1654, f. 124v. 30 G. F. Carmona, Alabanças de los santos de Sardeña por el doctor Juan Francisco Carmona sardo calaritano conpuestas y ofresidas a honrray gloria de Dios y de sus san- 41 annali 2011 storia Padre Salvatore Vidal- un frate e un’eterna devozione S. Antiocu, Patronu de sa Isola de Sardigna di Roberto Lai T ra coloro che hanno contribuito a far rifulgere il nome di S. Antioco, merita un posto d’onore Padre Salvatore Vidal. Egli dedicò ben due opere al santo sulcitano, nelle quali trapela il profondo affetto e la devozione che a lui riservava, nonché la passione che ha sempre caratterizzato la vita religiosa e le prediche di questo frate minore osservante. Inoltre, sebbene i suoi scritti siano stati spesso oggetto di critiche, spetta comunque a lui, grande conoscitore della Sardegna, il merito di aver dimostrato l’ampia diffusione e l’importanza del culto del santo nell’intera isola. Il suo vero nome era Giovanni Andrea Simone Contini, ma viene ricordato come Salvatore Vidal o nella variante di Vitale, nome che scelse quando entrò nella regola dei Minori Osservan- Immagine di padre Salvatore Vidal, tratta da “Il silenzio di un ti e che, da quel momento, utilizzò per firmare i segno, miracolo Eucaristico di Mogoro anno Domini 1604” suoi innumerevoli scritti . a cura di Giovanni Giacu - Marco Muru Questo nome di devozione non fu scelto a caso: edizioni Parrocchia san Bernardino da Siena egli infatti, attraverso esso, volle manifestare Mogoro, gennaio 2007 1 la sua profonda venerazione per i santi Salvatore e Vitale. Nel corso della sua zelante e atti- Il nome Vitale si giustifica, invece, con il fatto vissima carriera venne infatti incaricato, dalla che egli compì la professione religiosa esatta- provincia francescana di Cagliari, di curare a mente il giorno in cui si commemora il santo Roma il processo di beatificazione di Fra Salva- martire. tore da Horta. Nacque a Maracalagonis, villaggio distante Attraversò, poi, l’Italia per promuoverne il culto e sette miglia da Cagliari, il 26 ottobre 1581, da pubblicò, nel 1638, il testo intitolato Madreperla se- Antioco Contini e Sebastiana Pabis, in una fa- rafica della vita e miracoli del B. Salvatore da Orta. miglia di buona condizione di cui egli più volte 43 storia e archeologia sulcitana vantò, nelle sue opere, l’antica origine romana. S. Maria di Gesù dell’Ordine dei Frati Minori di Venne, poi, battezzato presso la parrocchia di Cagliari, dapprima vestendo l’abito religioso di S. Maria. Si trasferì, ancora adolescente, a Ca- quest’ordine e poi pronunciando i voti perpetui. gliari, dove iniziò i suoi studi e si laureò, a soli Fu sempre in viaggio, trascorse la sua intera esi- 23 anni, in Diritto Canonico e Civile. Già diversi stenza peregrinando per tutta l’Italia e non solo. anni prima, intraprese l’iter per l’ingresso nella Andò, infatti, frequentemente in Spagna, invia- vita religiosa: ad appena 12 anni, il 18 dicem- to dai superiori, per occuparsi delle questioni bre 1593, ricevette la tonsura e di lì compì i vari legate alla provincia di Sardegna. passi fino a quando, il 24 maggio del 1603, ven- Nel 1623 fu inviato dal Ministro Generale ne ordinato sacerdote. dell’Ordine, Padre Benigno da Genova, a Roma, Cominciò, così, a curare le anime, prima, della presso il convento di San Pietro in Montorio, parrocchia di Muravera, dove fondò la Confra- dove rimase per due anni dedicandosi allo stu- ternita del Rosario e fece erigere una chiesetta dio e all’insegnamento delle lingue orientali. In e, in seguito, della sua stessa città natale, Mara- seguito, si ritirò per qualche anno nel convento calagonis. del Monte Averna. In questo luogo isolato iniziò A nominarlo parroco e commissario delegato a compilare le sue opere, poi pubblicate grazie arcivescovile per il Sarrabus fu il nuovo arci- alla munificenza del Granduca di Toscana Fer- vescovo di Cagliari, Francesco D’Esquivel, co- dinando II e della consorte Vittoria della Rove- lui che tanta importanza ebbe per il culto di S. re, dai quali “era tenuto in molta stima e gran Antioco, poiché su sua iniziativa, il 18 marzo venerazione”3. del 1615, avvenne l’inventio delle reliquie. Il Predicò in molte città della provincia toscana, frate non fu presente in quell’occasione, ma dove ottenne il ruolo di Teologo e Predicatore certamente presenziò all’inventio dei corpi dei generale, e in gran parte della Lombardia. Nel santi nella basilica di San Saturnino di Caglia- 1636 fu nuovamente in Sardegna dove, dopo ri, esperienza che lasciò un segno indelebile nel poco, iniziò a scrivere, spinto dai cittadini che suo animo . volevano dimostrare la primazìa di Cagliari. Nel frattempo, venne nominato commissario Ebbe inizio, così, il contrasto con lo scrittore della Santa Crociata in Sardegna e per questa sassarese Francesco Angelo de Vico. La contesa ragione cominciò a viaggiare per l’intera isola, tra i due cominciò con l’opera di Vico intitola- predicando sermoni appassionati. ta Historia general de la isla y reyno de Sardeña, Vidal non era portato per la vita pastorale e così, alla quale il nostro rispose con il Clypeus aureus nel 1618, cominciò ad avvicinarsi ai francesca- excellentiae caralitanae, dove dimostrò il prima- ni, entrando presso il convento dei Cappuccini to di Cagliari. Più tardi, continuò in questa stre- di S. Antonio e, in seguito, presso il convento di nua difesa campanilistica con il Propugnaculum 2 44 annali 2011 triumphale in adnotationes sive censuras aucto- droni di detta Cappella e per maggior sicurezza ris innominati, nel quale si oppose a un libello fu fermata la bocca di detta sepoltura con due anonimo in cui si affermava che Cagliari non spranghe di ferro”6. Si racconta che, in quei due meritasse tale dignità, bensì solo il secondo po- giorni, si dovette vestire il feretro più volte, poi- dio tra le città dell’isola. La diatriba con Vico si ché il popolo strappò brandelli di saio per otte- espresse in seguito con toni ancora più forti, so- nere reliquie da venerare. Gli venivano attribui- prattutto nella Respuesta al historico Vico, dove ti diversi miracoli: pare che riuscì ad estinguere con animosità replicò all’Apologatio honorifica un incendio in un monastero, salvò suo nipote a las obiectiones que haze el P. Fr. Salvador Vida camminando tra le fiamme rimanendone illeso en su libro intitulado Clipeus Aureus del sassa- e guarì un malato inviandogli una lettera. Si rese. In quel periodo, a causa della questione pensava possedesse il dono della profezia e fu primaziale religiosa, si vissero forti tensioni, a considerato un esempio da imitare per i france- testimonianza delle quali il frate, per aver af- scani, che lo annoverarono tra i padri venerabili fermato la preminenza di Cagliari e la presenza della regola francescana. Padre Casimiro, nelle del corpo di S. Antioco nell’isola di Sulci e non sue Memorie istoriche della Chiesa e Convento a Porto Torres, subì addirittura un’aggressione di S. Maria in Araceli di Roma, lo elencò tra i notturna nel convento di San Pietro di Sassari, religiosi francescani morti con fama di santità come lui stesso denunciò nella Vida, Martyrio e raccontò che egli “macerava il suo corpo con y Milagros de San Antiogo Sulcitano . Trascorse cilizi e flagelli, e non altro mangiava, che erbe gli ultimi anni della sua esistenza a Roma e si crude, o pane con fave ammollite nell’acqua; ed spense nell’infermeria del convento generalizio alle volte passava l’intero spazio di sette giorni di Santa Maria in Aracoeli, alle due del pomerig- senz’altro gustare, che acqua e pane. Dormiva gio di lunedì 28 gennaio 1647 . Il suo corpo ven- poco e senza coricarsi, costumando solamente ne esposto il giorno seguente e anche il merco- di appoggiare il capo alle mura”7. Venne citato ledì. Padre Onorato Finucci, nelle sue Memorie, persino nel Necrologio della Provincia romana, racconta come giunse “infinito populo alle sue nonostante lui appartenesse a quella Toscana, e esequie”; in molti, infatti, accorsero alla chiesa ciò a dimostrazione della grande considerazio- di S. Maria in Aracoeli, per omaggiare colui che ne che si aveva di lui nell’ambiente francescano. da tutti era acclamato come “servo di Dio”. Il 30 Circa un anno dopo la sua morte, la provincia gennaio, infine, alla presenza di alcuni signori di San Saturnino di Cagliari e l’Arcidiocesi ca- suoi compaesani, che espressero la volontà di gliaritana promossero per Vidal un processo ca- traslarlo in Sardegna, “fu seppolto nella Cappel- nonico e il confratello Giovanni Maria Contu, la di S. Diego in una sepoltura antica al lato del nominato postulatore della causa, ne scrisse la Vangelo distinta da quella delli Sig.ri Cenci Pa- biografia intitolata Vida del Venerable Padre Fray 4 5 45 storia e archeologia sulcitana Salvador Vidal marense, religioso observante del serafico patriarca San Francesco, dalla quale si traggono preziose informazioni. A causa della sua fortissima personalità, si registrano su di lui, ma soprattutto riguardo al suo ruolo di scrittore, opinioni contrastanti. Molti giudicarono negativamente i suoi scritti, non solo per le fantasiose ricostruzioni storiche ed etimologiche, ma anche per il forte atteggiamento campanilista che vi si riscontra. Tra coloro che lo sottoposero a vere e proprie accuse, vi fu certamente Pasquale Tola che lo descrisse come colui che “lasciò negli annali letterarii della Sardegna un nome assai famoso, più per la stranezza e pel disordine, che pel merito delle molte scritture da lui date alla luce”8 e ancora: “scrivea così come venivagliene il ticchio, e che senza molto pensare empiva le carte d’inchiostro, parlando disordinatamente di ogni cosa, tramescolando il sacro col profano e i più gravi coi più ridicoli argomenti, incerto egli medesimo del dove andrebbero a terminare le sue pa- Questa pagina e seguente: role, se per mala ventura del mondo letterario Fonte: “Il silenzio di un segno, miracolo Eucaristico di Mogoro avesse una volta incominciato ad aprir bocca.” anno Domini 1604” a cura di Giovanni Giacu - Marco Muru 9 P. Tola criticava soprattutto il suo scrivere di getto e il fatto che le sue opere venissero pubbli- edizioni Parrocchia san Bernardino da Siena - Mogoro, gennaio 2007 cate senza essere sottoposte a limatura. Inoltre, 46 per avvalorare il suo pensiero, utilizzò persino più moderata, negli stessi anni il Martini sotto- lo sfogo di un noto critico, Giacomo Perizonio, lineò che “gli mancava quella dirittura di giudi- che lo considerava l’autore più inetto e pazzo zio formata alla scuola della sana filosofia”11 e che fosse mai nato. Della stessa opinione era anche lui annotò come fosse solito pubblicare, Siotto Pintor, che giudicò il frate ridicolo ed ec- senza aver prima ordinato i suoi lavori. Marti- cessivo nella difesa di Cagliari e lo definì autore ni fu però meno caustico e, trovando attenuan- di “storiche stravaganze” . Anche se in maniera ti, affermò che, visti i suoi continui viaggi e i 10 annali 2011 degli scrittori illustri del proprio ordine. Fra Giovanni di Sant’ Antonio di Salamanca, nella Biblioteca universa francescana (1732-1733), oltre ad apprezzarlo come uomo pio e austero, lo elogiò come scrittore per la sua erudizione e per la quantità di opere redatte, che addirittura definiva: “monumenti del suo sapere”. Nel Necrologio Romano viene citato come “scrittore e predicatore esimio” che “ha lasciato alcune opere assai pregevoli”12. Inoltre, secondo Padre Aleo, il frate con le sue opere aveva onorato la suoi numerosi impegni religiosi, non avrebbe patria e il suo ordine religioso13. Recentemente, potuto trovare il tempo per revisionare la gran S. Bullegas e, qualche decennio prima, F. Alzia- quantità di opere redatte. Egli, inoltre, elogiò la tor, nell’occuparsi di Vidal, hanno ampiamente scelta del frate di esprimersi in quattro lingue dimostrato che l’assenza di rigore scientifico, diverse: il latino, l’italiano, il sardo e lo spagno- tanto criticata al frate, era propria del suo tem- lo. Persino il confratello Luca Wadingo scrisse po e che molte idee ritenute fantasiose erano di lui “era meglio di facile penne che di maturo condivise da altri intellettuali vissuti negli stessi giudizio: molto scrisse e senza ordine ragunò: anni14. Tutti, invece, sono concordi nel ricono- sicchè in lui gli uomini assennati in lui brama- scergli le doti di predicatore: era definito “pre- no un metodo migliore, una dottrina più casti- dicatore dotto e veramente apostolico”15. Tutti, gata, uno stile più chiaro e semplice.” Non tutti, inoltre, apprezzavano: “li suoi religiosissimi ovviamente, erano dello stesso parere. Gli anna- costumi”16, il suo essere uomo pio e devoto e listi francescani lo contemplavano nella cerchia fervente religioso dalla condotta irreprensibile, 47 storia e archeologia sulcitana morto in odore di santità. Manifestò grande ca- giugno e luglio del 1638 nel convento dei frati pacità e ardore nelle sue prediche e nell’eserci- Conventuali di Iglesias e dedicata ai cinque giu- zio di pratiche religiose. Fu lui, infatti, a isti- rati della città di Cagliari. Di quest’ultima, un tuire, nel convento francescano di S. Miniato esemplare manoscritto, forse l’originale, è con- vicino Firenze, il pio esercizio della Via Crucis, servato nel fondo Baille della Biblioteca univer- che raccomandava nelle sue prediche. Nel Ne- sitaria di Cagliari20. crologio della Provincia Romana, si ribadisce: Nell’Urania il frate scelse di utilizzare il dialet- “Visse sempre dedito al lavoro, alla preghiera ed to logudorese, combinato, in alcuni punti, col alla mortificazione e compì un fecondo aposto- campidanese per migliorarne la rima, perché lato.” convinto che la lingua sarda fosse più fedele al Vidal fu un autore estremamente prolifico, in- latino rispetto allo spagnolo e all’italiano. L’ope- fatti si contano moltissime opere tra quelle ra è dedicata a Don Giovanni Dexart, un patri- stampate e quelle rimaste manoscritte, nelle zio cagliaritano, uditore della Sacra Rota. Vidal quali affrontò i più disparati argomenti: storia stesso ammise che sarebbe stato necessario sot- sacra e profana, letteratura, poesia e soprattut- toporre la sua opera a una revisione, tuttavia, to storie di santi. La sua incredibile abilità nel come scrisse il Bullegas, ciò non avvenne, poi- ricordare, dimostrata anche nei risultati rag- ché, probabilmente, dovette approfittare della giunti negli studi, lo aiutò in questa sua febbri- somma di denaro messa a disposizione da De- le attività di scrittore . Tra il 1636 e il 1638, si xart per la pubblicazione di un’opera su S. An- dedicò con grande intensità alla scrittura, poi- tioco. Inoltre lo stesso Vidal dichiarò al caglia- ché una malattia provocata dal caldo estivo lo ritano che avrebbe scritto di lì a poco un’altra costrinse a una immobilità temporanea. Fu così opera sul santo, questa volta però in prosa ed che, per evitare l’ozio, da lui definito maestro e in castigliano, da identificare forse con la Vida, madre dei vizi, si dedicò alla stesura di ben sei rimasta poi manoscritta21. Nel poema, il frate opere di diverso soggetto, due delle quali dedi- racconta la storia del santo dalla nascita sino cate a S. Antioco: un poema in ottave scritto in alla morte, avvenuta in una grotta sull’Isola di dialetto sardo intitolato l’Urania Sulcitana: De Sulci, traendo la maggior parte di notizie dal- sa vida, martyriu et morte de su benaventuradu la più antica fonte storica che si possiede sul S. Antiocu, Patronu de sa Isola de Sardigna19, santo: la Passio sancti Antiochi martyris, scritta redatta nel convento di San Pietro a Sassari, dai benedettini tra la fine del XI e l’inizio del e la Vida, Martyrio y Milagros de San Antiogo XII secolo. Di quest’opera, di cui l’originale è sulcitano Patron de la Isla de Sardegna, cuyo andato perduto, si conserva solo una copia fat- cuerpo se hallò en las catacùbas de su Iglesia de ta eseguire, nel 1621, dall’arcivescovo di Caglia- Sulcis el año 1615, à 18 de Marco, redatta tra ri Francesco D’Esquivel. Dal poema di Vidal, si 17 18 48 annali 2011 evince che S. Antioco discendeva da una nobile cangelo Gabriele, che nel corso del poema spes- stirpe e che, assieme al fratello Platano, nacque so interviene per confortare e comunicare al cristiano, poiché il padre si convertì al Cristia- santo la volontà del Signore. Il linguaggio è for- nesimo, prima della sua nascita, ricevendo il temente espressivo, infatti Vidal utilizzò spes- battesimo. Antioco studiò le arti liberali ad An- so l’artificio retorico della metafora. S. Antioco tiochia e si laureò in medicina, si trasferì quindi viene definito cedro, albero considerato simbo- ad Alessandria, dove operò i primi miracoli. La lo d’immortalità per la sua longevità, nonché fama del suo valore arrivò presto in Maurita- simbolo di misericordia e di pietà, per via dei nia e giunse sino alle orecchie dell’imperatore suoi frutti salutari22. È chiamato anche garofa- Adriano a Roma. Nel frattempo, Antioco partì no, da sempre definito il fiore di Dio e, secon- per giungere a Calatra, città d’origine del padre, do una leggenda medievale, nato dalle lacrime dove continuò ad operare miracoli e a conver- della Vergine, versate per la morte del figlio23. tire, per mezzo del battesimo, genti pagane. Il fratello Platano si rivolge a lui chiamandolo L’imperatore Adriano, preoccupato per l’opera- cipresso, simbolo di morte e di dolore, spesso to dei due fratelli, giunse in Mauritania, dove presente nelle immagini sacre raffiguranti il i due furono accusati e imprigionati in quanto martirio di santi24. Nella descrizione del primo cristiani. Per primo venne torturato ed ucciso supplizio, quando le fiamme non lo ferirono e Platano, nel tentativo di convincere Antioco ad il suo corpo non subì alcuna lesione, è definito abbandonare la sua fede. Non ottenuto lo scopo divina salamandra e sacro empiro, due animali desiderato, anche Antioco venne sottoposto a che si pensava fossero immuni dalle fiamme25. una serie di supplizi, tutti superati miracolosa- La metafora è mutuata anche dal repertorio mi- mente: da principio, fu costretto nudo alla tor- tologico quando viene chiamato Atlante mauri- tura delle torce impeciate, con le quali si tentò tano poiché, al pari del personaggio mitologico invano di dargli fuoco, poi venne fatto entrare che portava sulle spalle il mondo intero, anch’e- in un pentolone ricolmo di liquidi bollenti, ma gli sopportava un grande peso26. Nel corso del rimase illeso, infine venne dato alle belve che poema viene ancora definito come: stella reful- ebbero, verso di lui, l’atteggiamento di agnelli gente, forte Atleta27, Luce gloriosa28 e alunno mansueti. L’imperatore decise, a quel punto, di del sole29. Dal racconto trapela, chiaramente, la esiliare il santo nell’isola di Sulci. Una volta ar- partecipazione emotiva del frate quando riuscì a rivato a destinazione, Antioco si rifugiò in una far vacillare, per un attimo, l’imperatore Adria- grotta dove continuò a convertire, ma quando no che, confuso per il fallimento dei supplizi venne raggiunto dai soldati romani per essere cui lo sottoponeva, ammise l’esistenza del Dio tradotto prigioniero a Cagliari, morì secondo dei cristiani. Come evidenzia più volte Bullegas, quanto era stato più volte annunciato dall’ar- Vidal amava giocare con le parole, utilizzando 49 storia e archeologia sulcitana e fosse sarda34. Il riferimento alla madre manca nella Passio e fu per primo padre Vidal, derivandola probabilmente dalla tradizione orale, a indicarla per iscritto. Torna poi a citare la madre Rosa o Rosula nell’ultima ottava del poema, Firma autografa di Padre Salvatore Vidal quando, in suo onore e per il glorioso martire suo figlio, vengono sparse rose35. Nonostante lo consideri nato in Mauretania, un linguaggio veloce e fantasioso. Innumerevo- non c’è alcun riferimento evidente alla pelle li sono gli esempi e, tra tutti, il più eloquente scura, le poche descrizioni della carnagione è il verso: Turbat Turbone turbidos turbantes, in sono ambigue e tendono a rilevare il contrario o cui si allude a Turbone, tribuno dell’imperatore, semmai un colorito mulatto. Nell’ultima ottava che doveva turbare i torbidi mussulmani defini- del XI canto, l’Arcangelo Gabriele, dopo averlo ti turbanti . rinfrancato e avergli assicurato che la sua mor- Non tutti gli storici sono concordi sull’origi- te non avverrà in Africa ma in Sardegna, gli toc- ne del santo, infatti da alcuni era considerato ca la fronte bianca: Et toccadu qui l’hàt su fronte africano, mentre altri lo ritenevano un santo chiaru36. Altro riferimento alla carnagione è alla locale31. Nell’Urania, Vidal lo indica come mau- fine del poema, quando, prima di morire, il san- retano, precisamente, nato in Marocco, figlio to piange e chiede a Dio di abbreviare la sua esi- di un uomo africano che si convertì al Cristia- stenza. A quel punto, Vidal descrive le lacrime nesimo32. Il proemio inizia con il riferimento scendere lungo le gote d’alabastru finu, alluden- all’origine, che verrà poi ribadita un’infinità di do perciò al colore giallo–bruno in cui più fre- volte in tutto il poema: “Canto su cavalleri Mau- quentemente si presenta questo tipo di pietra37. rìtanu”33. In tal senso, interessanti sono le due Solo una volta, nel poema, viene indicato come ottave in cui l’imperatore Adriano si rivolge a “moro” , precisamente quando viene così defini- Renusio, principe di Utica e senatore, nonché to dal timoniere della barca, durante il viaggio storico, esprimendo il dubbio sulla provenienza verso l’isola di Sulci. Poiché imperversava una di Antioco, in quanto aveva sentito dire fosse terribile tempesta e la nave rischiava il naufra- sardo. A questo dubbio l’interlocutore risponde gio, il timoniere propose al capitano di gettare con fermezza che Antioco era della Mauretania, Antioco in mare, poiché ritenuto la causa del come era risaputo ovunque, e non sardo, anche tempo avverso. Probabilmente, in questo caso, perché il suo nome non era affatto diffuso sull’i- l’aggettivo non è riferito al colore nero della pel- sola. Egli conclude il discorso, però, dichiaran- le, ma è piuttosto un’allusione alla provenienza, do che la madre di Antioco si chiamasse Rosa poiché è definito arabo e moro. Un’altra ipotesi 30 50 annali 2011 è quella che l’aggettivo sia utilizzato come offe- punto che sembrava ricoperto di rose, piutto- sa, dato che S. Antioco viene descritto come un sto che di fiamme39. Contemplando, perciò, an- uomo cattivo, arabo, moro, indiavolato, incan- che le due opere di Vidal, risultano pochi i casi tatore e mago . in cui il santo viene descritto o raffigurato con Anche nella Vida, Martyrio y Milagros de San la pelle scura. Anche nella maggior parte delle Antiogo sulcitano, il frate descrisse come can- opere d’arte che ripropongono la sua effige, sia dida la pelle del santo, quando narrò il sup- statuette che dipinti, viene rappresentato con plizio del fuoco al quale venne sottoposto: su l’incarnato chiaro. Esistono dei casi in cui il candido y generoso cuerpo. Le fiamme non ri- colore nero è limitato alle sole mani, come, ad uscirono a lesionare la pelle del santo, ma, al esempio, nella statua posta nella cappella a si- contrario, lo rinfrescarono come rugiada a tal nistra del presbiterio della Cattedrale di Iglesias 38 S. Vidal, Vida, Martyrio y Milagros de San Antiogo sulcitano, Biblioteca Universitaria di Cagliari, Fondo Baile,1638 51 storia e archeologia sulcitana e nella tela esposta nella sagrestia della stessa eius presenti42. Nella stessa opera, elencò la lun- chiesa. Ciò può essere giustificato con il fatto ga serie di miracoli dovuti all’intercessione del che S. Antioco, durante il martirio, fu costretto santo, avvalendosi, come fonte, del Process de a entrare in una caldaia ricolma di pece, perciò miracles del glorioso S. Antiogo e del Quaderno. il colore sulle mani indicherebbe questa sostan- Llista y nota redatti, il primo in occasione del za oleosa . Al di là di questa spiegazione, con la processo sui miracoli attribuiti al santo, istruito scelta di sbiancare la pelle del martire si è volu- ad Iglesias nel 1593, il secondo dopo l’inven- ta evitare, evidentemente, l’allusione ai mussul- zio delle reliquie del santo, poi pubblicato nel mani, in un’epoca nella quale i Turchi rappre- 161843. Nell’Urania, egli dimostrò la diffusione sentavano una minaccia per i Cristiani. Per la del culto del santo in tutta la Sardegna, infatti stessa ragione, si è scelto di eliminare il turban- precisò che dall’isola di Sulci il corpo avrebbe te, presente solo in alcune opere sul capo di S. profumato nel tempo: per y s’amplu Regnu Sar- Antioco, essendo anche questo un elemento che du vale a dire “per il vasto Regno Sardo”44; e poi poteva facilmente ricondurre al mondo islami- ancora asserì che, quando fosse stato trovato il co. Vidal, nelle sue due opere, si spinse oltre il corpo del santo, si sarebbero fatti teatri esultan- colorito della pelle nella descrizione fisica del ti in ogni zona della Sardegna: Ma quando siat santo, definendolo un uomo dalla statura esa- su corpus acatadu, […] A faguer hàt Sardigna in gerata, allineandosi così a un’antica tradizione ogni stadu Fumantes theatros d’emula conqui- che voleva grandiosa la corporatura del marti- sta, come egli certamente ebbe modo di riscon- re. Secondo Padre Pili, altro frate che grande trare nei suoi lunghi viaggi per l’intera isola45. venerazione riservò a S. Antioco, si alludeva in Ma, soprattutto, il frate ha avuto una parte im- questo modo alla statura morale del santo . portante nel riconoscimento del ruolo del santo In conclusione, al di là delle critiche che posso- come patrono della Sardegna, ribadendolo più no essere mosse agli scritti di Vidal, si deve rico- volte nelle due opere; è infatti definito in que- noscere che, in esse, egli testimoniò l’antichità sta veste nel titolo di entrambe, nonché nella del culto del santo e la sua importanza e diffu- prima ottava del proemio dell’Urania, dove è sione in tutta la Sardegna. Dimostrò l’antichità citato col sinonimo di avvocato: Advocadu de del culto soprattutto nella Vida, riportando il ri- s’Isula Cethina Sardigna46; infine, nella frase trovamento, avvenuto nel 1637 sull’altare mag- dell’ultimo canto, si sottolinea in generale la giore della Basilica di S. Antioco, di una perga- sua funzione: Advocadu Patronu, et Protecto- mena in cui si riferiva che, nel 1102, la chiesa re advòca, patrocìna, et protège47. 40 41 veniva riconsacrata, dopo la profanazione dei Mori, dal vescovo sulcitano Gregorio, in onore 52 della Vergine Maria e Sancti Antiochi corpore annali 2011 note 1 Biografia ricostruita attraverso la consultazione delle 7 F. Casimiro, op. cit., pp. 371-371. seguenti fonti: Fonti inedite: Roma, Archivio Provin- 8 P. Tola, op. cit., p. 307. ciale Aracoeli (APA – Storico), Fondo Aracoeli, ms 8 9 P. Tola, op. cit., p. 309. (a.6): P. Onorato Finucci da Casabasciana, Memorie di 10 G. Siotto Pintor, op. cit., vol. III, pp. 40, 43, 48. Avvenimenti notabili appartenuti alla Provincia Roma- 11 P. Martini, op. cit., pp. 344-354. na Minore Oss.te incominciando l’anno 1612, pp. 66- 12 APA Storico, Necrologio della Provincia Romana dei SS. 67; Fonti edite: Necrologio della Provincia Romana dei SS. Apostoli Pietro e Paolo, Roma 1969, p. 86; F. Casimiro, Memorie istoriche della chiesa e convento di S. Maria in Araceli di Roma raccolte dal P. F. Casimiro romano dell’Ordine de’ Minori, Roma 1736, pp. 371-372; P. Martini, Biografia Sarda, Cagliari 1837, tomo I, pp. 344-345; P. Tola, Dizionario biografico degli Uomini illustri di Sardegna, Torino 1838, volume III, pp. 307-314; G. Siotto Pintor, Storia letteraria di Sardegna, Cagliari 1844, voll. II-III; F. Alziator, Storia della Letteratura di Sardegna, Edizioni “La Zattera” 1954, cap. XX, pp. Apostoli Pietro e Paolo, Roma, p. 86. 13 F. Manconi (a cura di) Padre Jorge Aleo, Storia cronologica del Regno di Sardegna dal 1637 al 1672, pp. 85-86. 14 S. Bullegas, op. cit., pp. 8-9; F. Alziator, op. cit., pp. 163168. 15 Roma, APA Storico, Fondo Aracoeli, ms 8 (a.6): P. Onorato Finucci da Casabasciana, op. cit. 16 Roma, APA Storico, Fondo Aracoeli, ms 8 (a.6): P. Onorato Finucci da Casabasciana, op. cit. 17 APA Storico, Necrologio della Provincia Romana dei SS. Apostoli Pietro e Paolo, Roma, p. 86. 163-168; S. Bullegas, L’Urania Sulcitana di Salvatore 18 S. Bullegas, op. cit., p. 10. Vidal. Classicità e teatralità della lingua sarda, Cagliari 19 Per lo studio del poema ampiamente consultata la tra- 2004; G. Giacu e M. Muru (a cura di), Il silenzio di duzione dal dialetto sardo di Bullegas in S. Bullegas, un segno. Miracolo eucaristico di Mogoro Anno Domini L’Urania Sulcitana di Salvatore Vidal. Classicità e teatra- 1604, Mogoro (OR) 2007, pp. 30-31. lità della lingua sarda, Cagliari 2004. 2 F. Alziator, op. cit. 20 R.Lai e M.Massa, S.Antioco da primo evangelizzatore di 3 Roma, APA Storico, Fondo Aracoeli, ms 8 (a.6): P. Ono- Sulci a glorioso Protomartire “Patrono della Sardegna” rato Finucci da Casabasciana, Memorie di Avvenimenti edizione Arciere, Monastir maggio 2011. R. Lai (a cura notabili appartenuti alla Provincia Romana Minore Oss. di), F. Pili, Le meraviglie di S. Antioco martire sulcitano, te incominciando l’anno 1612, pp. 66-67. S. Antioco 2010, pp.20-21; S. Bullegas, op. cit., p. 21. 4 S. Bullegas, op. cit., pp. 16-17. 21 S. Bullegas, op. cit., p. 22. 5 Roma, APA Storico, Necrologio della Provincia Romana 22 S. Vidal, Urania Sulcitana, 1638, canto I, ottava VI: “s’al- dei SS. Apostoli Pietro e Paolo, Roma, p. 86. 6 Roma, APA Storico, Fondo Aracoeli, ms 8 (a.6): P. Onorato Finucci da Casabasciana, op. cit. tu et bellu Cedru Antiògu,”; canto IV, ottava III, “Excelsu Cedru”. 23 Ibidem, canto II, ottava VII: “Clavellina”. 53 storia e archeologia sulcitana 24 Ibidem, canto VII, ottava XI: “Cipressu sagradu”. 37 Ibidem, canto XXI, ottava XII. 25 Ibidem, canto X ottava XVIII: “divina Salamandra, et sa- 38 Ibidem, canto XVIII, ottava XIV: “Custa mala persone cru Empyru”; Cfr.: S. Bullegas, op. cit., p. 424, note n. 5-6. 26 Ibidem, canto IX, ottava XVII: “Est Mauritanu Atlante”. 27 Ibidem, canto IV, ottava VII. 39 S. Bullegas, op. cit., p. 53: “mas parecia aquel su candido y generoso cuerpo cubierto de rosas, que de llamas”. 28 Ibidem, canto II, ottava VIII. 40 R. Lai (a cura di), F. Pili, op. cit., pp. 30-31, nota 4. 29 Ibidem, canto XX, ottava XXXIV: “sole clientulu”. 41 Ibidem, canto X, ottava III, “statura gigantea, […] Man- 30 Ibidem, canto VIII, ottava VIII; Cfr.: S. Bullegas, op. cit., p. 409, nota n. 3. 31 R. Lai (a cura di), F. Pili, Le meraviglie di S. Antioco martire sulcitano, S. Antioco 2010, pp. 30-31, nota 4. 32Con Mauritania intendeva la regione della Mauretania una provincia romana che corrispondeva al Marocco fino a parte dell’Algeria e a parte dello stato della Mauritania. 54 Araba Mora. Indiauladu, incantadore, Magu”. na, et robbusta, illustre, et generosa persone”. Cfr.: R. Lai (a cura di), F. Pili, op. cit., S. Antioco 2010, p. 33. 42 R.Lai e M.Massa , S.Antioco da primo evangelizzatore di Sulci a glorioso Protomartire “Patrono della Sardegna” edizione Arciere, Monastir maggio 2011, R. Lai (a cura di), F. Pili, op. cit., p. 35. 43 R. Lai (a cura di), F. Pili, op. cit., pp. 37-39. 33 S. Vidal, Urania Sulcitana, proemio, parte II, ottava I. 44 Ibidem, canto XI, ottava XVIII. 34 Ibidem, canto XV, ottave XXII-XXIII. 45 Ibidem, canto XX, ottava XXXVII. 35 Ibidem, canto XXI, ottava XXXII. 46 Ibidem, proemio, parte II, ottava I. 36 Ibidem, canto XI, ottava XX. 47 Ibidem, canto XXI, ottava XXX. annali 2011 Riferimento archivistico: Roma, Archivio Provinciale Aracoeli (APA – Storico), Fondo Aracoeli NECROLOGIO DELLA PROVINCIA ROMANA dei SS. Apostoli Pietro e Paolo p. 86 28 GENNAIO SONO MORTI PIAMENTE NEL SIGNORE DALLE ORIGINI DELLA PROVINCIA FINO ALL’ANNO 1899 1647: Roma: Conv. S. Maria in Aracoeli P. SALVATORE VITALI DELLA SARDEGNA della Provincia Toscana Laureatosi a soli 23 anni in Diritto Canonico e Civile, abbracciò lo stato ecclesiastico. Ordinato sacerdote, gli fu affidata la cura di una Parrocchia. Spinto dal desiderio di maggiore perfezione entrò nel nostro Ordine, indossando l’abito religioso nel Convento della Verna. Visse sempre dedito al lavoro, alla preghiera ed alla mortificazione e compì un fecondo apostolato. Nelle sue prediche raccomandava sempre il pio esercizio della “Via Crucis”. “Sacerdote dotto e veramente apostolico”, predicò molto in Lombardia ed in Toscana, dove era stimatissimo dal Gran Duca di Firenze. Rese più efficace il suo apostolato anche con dei miracoli. Scrittore e Predicatore esimio. Ha lasciato alcune opere assai pregevoli. Una grande moltitudine di ammiratori e devoti assistette commossa ai suoi funerali. (CASIMIRO ROMANO pp. 371-372, DA CASABASCIANA O., pp. 66-67) 55 storia e archeologia sulcitana Riferimento archivistico: Roma, Archivio Provinciale Aracoeli (APA – Storico) Fondo Aracoeli, ms. 8 (a. 6) P. Onorato Finucci da C. Notizie d. Prov. Rom. di Aracoeli Notizie della Prov. Romana Aracelitana queste memorie furono qui raccolte, e scritte di proprio carattere dal molto Rev. Padre F. Onorato Finucci di Casabasciana detto volgarmente di Lucca Memorie di Avvenimenti notabili appartenuti alla Provincia Romana Minore Oss.te incominciando l’anno 1612 nel quale il P. Honorato da Lucca in quella prese l’habito della Religione, e come, e quando di tempo, in tempo succederono, da esso sinceramente osservati e benemente notati. 1612 l’Anno di N. S. 1612 alli 9. di giugno nel Convento di Araceli fu celebrato il Capitolo Generale pp. 66 – 67 Poco tempo avanti la celebrazione di questo Capitolo il Convento di Araceli anzi la Religione tutta ricevè grande honore per la morte successa nell’Infermeria di detto Convento del P. Salvatore Vitale sardo Predicat.e dotto e veramente Apostolico, come lo dimostrano i libri da lui mandati alle stampe, e li suoi religiosissimi costumi con le sue Apostoliche predicazioni fatte in molte città della Lombardia e nella Toscana tutta, dove et in particolare dalli serenissimi di Fiorenza era tenuto in molta stima e gran venerazione, finalmente ritrovandosi in Araceli dove haveva predicato con gran fama, infermatosi a morte con molta esemplarità rese lo spirito al Signore, concorrendo infinito populo alle sue esequie, acclamandolo generalmente per gran servo di Dio, et a petizione di alcuni signori suoi Paesani quali dissero che a suo tempo più opportuno con la debbita facoltà lo volevano trasportare in Sardegna alla Patria fu seppolto nella Cappella di S. Diego in una sepoltura antica al lato del Vangelo distinta da quella delli Sig.ri Cenci Padroni di detta Cappella e per maggior sicurezza fu fermata la bocca di detta sepoltura con due spranghe di ferro. Indice p. 121 P. Salvatore Vitale sardo muore in Araceli con fama di santità sepolto nella cappella di S. Diego. 56 annali 2011 lettere Lettura della spiritualità di S. Antioco di Hovsep Achkarian ca il libro di questa legge, ma meditalo giorno e notte per osservare e mettere in pratica tutto quanto vi è scritto, così porterai a buon fine il M tuo cammino e avrai successo.” In queste pa- ettendo a confronto la Passio di role dell’Antico Testamento, troviamo risposta S.Antioco e quella di San Biagio, ve- al nostro quesito: il successo veniva ad Antioco scovo e medico taumaturgo dell’Ar- proprio dal suo stile di vita, totalmente impron- meniastorica 1 (Sebaste), potremmo cogliere tato alla Parola di Dio e alimentato dalla fede molteplici similitudini. cristiana. Il Santo, infatti, dedicava molto tem- In questo contesto, però, non è mia intenzione po alla lettura e interiorizzazione del Vangelo, evidenziare analogie né tantomeno analizzare nella continua tensione a esserne testimone nel gli influssi degli scritti agiografici della Chiesa pensiero e nell’azione. Secondo quanto viene d’oriente, trasmessi alla Chiesa Romana nell’a- indicato a Giosuè dal Creatore dell’universo, ria del martirio di S. Antioco, ma dimostrare il dunque, per “riuscire” nella vita è necessario la- vero senso biblico della vita spirituale del Santo sciarsi guidare dalla Parola di Dio e rivolgere a sulcitano, anch’egli medico, che aveva ricevuto Lui, senza sosta, il proprio cuore. Occorre porsi in dono da Dio il potere di guarire il corpo e in continua ricerca della Parola, ascoltandola, l’anima. amandola, rispettandola e facendone riferimen- Nel libro di Padre Filippo Pili (Le meraviglie to costante della propria vita. di S. Antioco martire sulcitano), leggiamo che Ecco perché S. Antioco svolgeva la sua pro- Antioco era di nobile famiglia, cristianamente fessione di medico non disgiunta da uno stile educato e d’ingegno felice. Si dedicò ben pre- di vita direttamente ispirato dal Padre, perse- sto agli studi in medicina, di cui divenne esimio verando nello studio e nell’obbedienza della maestro, praticando tale scienza non per lucro Legge di Dio, assimilata e quindi pienamente ma per vocazione, facendone una santa missio- condivisa, luce ai suoi pensieri, alle sue azioni e ne, soprattutto, in favore dei poveri. persino intenzioni. Viene subito da chiedersi come sia stato possi- I santi taumaturghi non sono affatto dei maghi, bile per un uomo dedito a Cristo, il più gran- bensì uomini che, grazie ai doni dello Spirito, de esempio di umiltà e semplicità nella storia hanno capito che il solo modo che ci consenta dell’umanità, ottenere fama e successo in campo di dare un vero senso alla vita e di godere delle lavorativo. Nel Libro di Giosuè (Gs 1:8) leggia- meraviglie del Creato, consiste nel condurre la mo che, dopo la morte di Mosè, Yavè (YHVH) in propria esistenza in assoluta condivisione con il persona si rivolge al giovane guerriero, servo di Creatore. Chiunque, in funzione del libero arbi- Mosè, dicendo: “ Non si allontani dalla tua boc- trio di cui è dotato, scelga questa strada, si deve 2 57 storia e archeologia sulcitana 58 porre l’obiettivo di studiare, al fine di conoscere di questo Santo, cresciuto secondo i precetti spi- gli insegnamenti delle Sacre Scritture, e di vi- rituali della Chiesa di Cristo, è quello di non af- vere secondo questi. Visualizzare e meditare la fidarsi a se stessi ma a Dio, avvicinandosi a Lui Parola, cercare di capirne il significato con in- attraverso lo studio attento della Parola. Infatti, teresse e curiosità amorevole, risulta essere una chi cerca di conoscere Dio attraverso il proprio chiave spirituale molto potente nelle mani del pensiero, spesso creandosi una religione ad hoc credente, qualunque sia la sua condizione so- o ascoltando i propri sentimenti, senza ecce- ciale e lavorativa. S. Antioco, uomo intelligente zione per rabbia e desiderio di vendetta, cade e fervido seguace di Cristo, si sforzava di trova- nella miseria umana, sperimentando le peggiori re ogni risposta meditando la Bibbia e inoltre, delusioni. Nel quarto Vangelo ( Gv 1:1), Gesù con la forza della preghiera, otteneva la guari- è chiamato Parola creatrice dell’Eterno: Gesù è gione dei suoi pazienti, nella piena consapevo- Verbo ovvero Parola di Dio, perché attraverso lezza che questa venisse non dalle sue mani ma la sua bocca si rivela il progetto di salvezza del dalla misericordia di Dio. Giorno dopo giorno, Padre Celeste. Viene ribadito ancora una volta, la Parola diventava parte di lui, procurandogli dunque, che ascoltare e leggere la Parola por- il successo nelle vicende quotidiane. San Paolo, ti alla ricchezza interiore e alla crescita morale infatti, nella lettera ai Colessesi (Col 3:16) esor- dell’individuo, che può giungere così alla vera ta : “La parola di Cristo abiti in voi, nella sua conoscenza. ricchezza”. Tutti gli scritti che riguardano il Santo sulcita- La sua intima comunione con Cristo ha per- no ci rivelano un uomo ricco di talenti, grazie messo che attraverso di lui, comune mortale, si ai quali egli dà prova di una grande ricchezza manifestasse la grandiosa potenza di Dio. Tale spirituale, che si palesa nei mirabili aspetti della presenza straordinaria nella sua vita ha consen- sua personalità. Questi aspetti, di cui mi accin- tito quegli avvenimenti miracolosi che la men- go a parlare, potrebbero sembrare frutto della te umana non sa spiegare e che l’uomo trova, fantasia popolare o di un estroso scrittore ma, a dunque, incomprensibili alla luce della ragione. ben guardare, corrispondono esattamente all’e- Capitava spesso che, a causa del suo mestiere, sortazione delle Sacre Scritture a vivere la pro- venisse a trovarsi in situazioni difficili e addi- pria vita in Cristo, tendendo alla santità. rittura pericolose, ma egli non si tirava mai in- S. Antioco fu un esempio splendido di virtù. dietro. Incurante di qualsiasi rischio, forte della Nella seconda lettera (2 Pt 1:5,7) l’apostolo Pie- sua fede, obbediente all’esempio di Gesù e gui- tro, ispirato dallo Spirito Santo, rivela che Dio dato dallo Spirito Santo, procurava la guarigio- ci ha donato ogni bene ma, per non vivere ciechi ne ai suoi malati, liberandoli dalla sofferenza. e inoperosi, occorre che uniamo alla fede altri L’insegnamento che dovremmo trarre dalla vita sette importanti doni, tra cui la virtù: “ Per que- annali 2011 sto mettete ogni impegno per aggiungere alla Nella seconda lettera ai Corinzi (2 Cor 6:17) è vostra fede la virtù,. . ”. S. Antioco ha accolto in scritto: “ Perciò uscite di mezzo a loro e separa- toto il messaggio di Pietro unendo alla sua fede tevi, dice il Signore, non toccate nulla d’impu- la virtù, che gli ha permesso di compiere il bene ro. E io vi accoglierò”. L’individuo che si pone in assoluta umiltà e in purezza di cuore. Inol- alla continua ricerca di Dio riesce a cogliere gli tre, gli ha procurato la forza per non distogliere errori commessi da se stesso e dagli altri e sa mai il suo pensiero da Cristo e per vivere alla che, per raggiungere il Bene, deve riuscire an- sua sequela anche nei momenti difficili, in cui che ad allontanarsi da tutto e tutti, per vivere sarebbe stato più semplice abiurare alla propria in solitudine la sua intima relazione con Dio. fede. Così ha saputo mantenere la santità e la L’anacoreta arriva alla maturità di confidare vera felicità, accompagnando alla propria fede in Dio, perché ha acquisito la consapevolezza una dose smisurata di virtù. che Egli è sempre fedele a quelli che lo amano S. Antioco fu testimone coraggioso della fede. e non li abbandona nella difficoltà. È anche a Nella lettera agli Efesini (Ef 5:1,2) San Paolo conoscenza del fatto che Dio affida a ciascuno scrive: “Fatevi dunque imitatori di Dio, qua- prove adeguate alla propria capacità di soppor- li figli carissimi, e camminate nella carità, nel tazione, affinché risulti possibile superarle. S. modo che anche Cristo ci ha amato e ha dato se Antioco, infatti, rafforzava la propria fede nel- stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di la sofferenza, vissuta come un dono, e da essa soave odore”. Già prima del suo martirio, S. An- non fuggiva perché era certo che Dio rimanesse tioco aveva dato prova di fedeltà al Signore, no- accanto a lui per preservarlo dal male. In lui, nostante le enormi difficoltà incontrate in am- inoltre, ardeva a tal punto il desiderio di con- biente pagano, dove si trovava ad agire e vivere. giungersi a Dio, che cercò l’isolamento più to- Essere testimoni autentici non vuol dire, infatti, tale per concentrarsi nella preghiera ed elevarsi essere meri conoscitori dei dogmi di fede, ma all’Altissimo. vivere secondo lo Spirito, mettendone a frutto S. Antioco si rivela modello straordinario di sop- i doni ricevuti e, con umiltà e amore, andare portazione, in nome di Gesù, durante la tortura incontro al fratello per trasmettergli la propria e l’esilio nell’isola di Sulci. gioia di vivere in Cristo. Questo era proprio il La vita di Antioco si svolge, come già detto, in modus vivendi di Antioco, secondo quanto ci un contesto fortemente pagano in cui ogni cri- viene riportato dagli scritti che lo vedono pro- stiano, nel testimoniare la propria fede, aveva tagonista. piena consapevolezza del rischio cui si sottopo- S. Antioco si è dimostrato anacoreta instanca- neva. La persecuzione, come pure il martirio, bile nella ricerca di Dio, con il suo volontario erano tappe obbligate per chi, come lui, avesse isolamento in una grotta. voluto seguire rettamente il Signore. Antioco 59 storia e archeologia sulcitana va incontro alla morte con la gioia nel cuore, Un uomo umile, Antioco, con una fede immen- confortato dall’angelo inviatogli da Dio, come sa, che l’ha guidato al successo nella vita terre- Cristo sulla croce si affida al Padre, nella pie- na e alla gloria nei cieli. Un uomo del passato na certezza che sarà accolto e ricompensato che si impone come modello di vita più che mai nei cieli. Cosi, infatti, Gesù aveva assicurato: attuale per l’uomo moderno, che spesso, preso “Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, dalla frenesia dell’apparire, ha perso di vista la ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo.” vera meta da raggiungere, alla fine del suo viag- (Luca 6:23) gio terreno. note 1 Cfr. L. Cinesu, Passione di San Antioco Martire. Edizioni “Santuario di San’Antioco” tipografia P.Valdes co martire sulcitano, pp. 29-36, Edizioni Basilica di -1983, con la vita di San Biagio sotto il nome:” Surp S.Antioco Roma 2010 . Vlas Hairabed”, Haismavurk Est Garki Endrutian Orinaghi Haismavuraz der Israeli, H.B. Gamok Azkain Joghovo yev V. Badriarki diarn Sdepanosi srp. Archebisgobosi, Ortakugh, Dbaran A. Boghos, Gosdantnibolis, 1834. 60 2 R. Lai (a cura di), F. Pili, Le meraviglie di S. Antio- annali 2011 recensioni S. Antioco da primo evangelizzatore di Sulci a glorioso Protomartire, “Patrono della Sardegna” to Lai e Marco Massa, supportati, nella davvero di Salvatore G. Vicario non semplice fatica, da uno stuolo di studiosi; questi, ciascuno nella propria specializzazione, A hanno impreziosito e contribuito a dare consi- amare questo stesso luogo agli altri, proporlo alla dell’ introduzione del Santo Padre Benedetto XVI conoscenza e quindi all’attenzione della cultura, (Santi. Gli autentici apologeti della Chiesa), della mare il proprio luogo di nascita è facile, stenza storica all’intera opera. anzi naturale come nutrire amore per Non serve un testo laudativo a questo elegante e la propria mamma; meno facile è fare corposo libro: basta notare che ha avuto l’onore prefazione del cardi- insinuando nell’animo nale Camillo Ruini del lettore, con garbata malizia, il desiderio Roberto Lai di andarlo a visitare. Quest’ultima Marco Massa roco della Basilica. è giusto ricordare, valentemente, con la anche, come la cul- pubblicizzazione della Antonio Maria Corda, Elisabetta Curreli, Anna Maria Nieddu, Alessandra Pasolini. Raccolta iconografica Walter Massidda. se; di qualsiasi paese, direi più in generale, poiché la Storia della “nazione Italia” po- Patrono della Sardegna Rossana Martorelli, antropologica del pae- S.ANTIOCO Roberto Coroneo, paesaggistica ed etno- Marco Massa nasce a Sant’Antioco nel marzo del 1956. Archivista ed operatore culturale, dal 1991 è presidente della cooperativa Studio 87, specializzata negli interventi di recupero, riordino e valorizzazione degli archivi di enti pubblici e privati. Negli ultimi venti anni ha organizzato e coordinato un gran numero di mostre e convegni che hanno raccontato le storie delle comunità locali del territorio e dell’isola sulcitana. Ha partecipato a diverse rassegne internazionali (nel 2001 alla VI Conferenza Europea degli Archivi a Firenze è stata presentata la versione prototipale dell’archivio storico consultabile online). Le ricerche condotte nelle più importanti istituzioni archivistiche italiane ed europee (Archivio di Stato di Cagliari, Archivio di Stato di Torino, Archivio dell’Ordine Mauriziano a Torino, Biblioteca National de Madrid, Archivio della Corona di Aragona a Barcellona) e l’analisi paleografica dei documenti recuperati, hanno consentito di ricomporre le vicende politiche, sociali e religiose di periodi poco indagati e ancor meno conosciuti della storia isolana. Dal 2000 dirige l’Archivio Storico del Comune di Sant’Antioco. tura, nell’Isola di S. nota storica, artistica, Maria Giulia Amadasi Guzzo, ne di don Demetrio Pinna, rettore e par- finalità si può ottenere, pre- Con contributi di: e della presentazio- Roberto Lai nasce a Sant’Antioco il 7 giugno 1962, vive e lavora a Roma. È luogotenente nell’Arma dei Carabinieri. Dal 1992 e’ impegnato nella lotta contro il traffico internazionale delle opere d’arte; ha ottenuto in Italia e all’estero numerosi riconoscimenti, tra questi, la medaglia d’Argento quale Benemerito della Scuola della Cultura e dell’Arte e l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica Italiana conferita “motu proprio” dal Presidente Giorgio Napolitano. Ha partecipato in qualità di relatore a diversi convegni internazionali sulla tutela del patrimonio culturale: Svizzera, Francia, Germania, Inghilterra, Grecia, Perù, Ecuador. È presidente dell’associazione culturale Arciere onlus; ha ideato ed è curatore della rivista Annali di storia e archeologia sulcitana; ha curato la ristampa del libro “le Meraviglie di S.Antioco di Padre Filippo Pili e la pubblicazione “Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna, San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci”. L’Amministrazione Comunale di Sant’Antioco gli ha conferito la medaglia d’oro quale Ambasciatore della cultura per aver creato progetti di riscoperta sull’identità storico culturale locale. S.ANTIOCO da primo evangelizzatore di Sulci a glorioso Protomartire “Patrono della Sardegna” Introduzione del Santo Padre Benedetto XVI SANTI. GLI AUTENTICI APOLOGETI DELLA CHIESA. Prefazione del Cardinale Camillo Ruini Edizioni Arciere Antioco, sia stata e sia tenuta ancora oggi in grande consi- Prefazione Cardinale Camillo Ruini derazione, grazie alla sensibilità del sindaco Mario Corongiu, trà essere considerata rara avis fra i suoi completamente scrit- colleghi. ta e tramandata, solo Il primo capitolo – quando ogni comunità saggio storico - intro- anche piccola che la com- duce il lettore alle origini pone, passata o contemporanea, avrà ricercata e del Cristianesimo e ai suoi primi Martiri; ne evi- tramandata la “sua storia”. denzia il primo documento lapideo che – secon- Ottima, quindi, l’idea dell’edizione del volume S. do Padre Filippo Pili, alla memoria del quale è Antioco da primo evangelizzatore di Sulci a glorio- dedicata quest’opera - potrebbe essere stato uti- so Protomartire, Patrono della Sardegna di Rober- lizzato nel II secolo d.C., per onorare la sepoltura 61 storia e archeologia sulcitana 62 del Santo martire Sulcitano, Antioco; fa, poi, un dasi Guzzo dell’Università “La Sapienza” di Roma, attento cenno sui martirologi storici e puntualiz- specialista in epigrafia punica, si addentra, forte za le vicissitudini del cristianesimo sotto l’impero della magistrale competenza dell’autrice, nell’o- di Adriano. stico campo dei ritrovamenti lapidei, già riuniti Ampio è il secondo capitolo in cui vengono evi- “in maniera esemplare nel libro Le meraviglie di S. denziati il ruolo e il valore del riconoscimento Antioco martire sulcitano (Cagliari 1984, ripubbli- della terra sarda a S. Antioco patrono della Sarde- cato a cura di R. Lai nel 2010)”, soffermandosi in gna, con il supporto delle fonti letterarie ed epi- particolare sull’iscrizione di Barega: “si tratta di grafiche, dei numerosi documenti e delle opere una pietra arenaria compatta rinvenuta nel 1930 d’arte. ‘fra un mucchio di pietre di un podere in quel di Il capitolo successivo presenta: Barega’ in provincia di Cagliari”. L’A., dopo avere - la Diocesi di Sulci con una comunità cristiana sviscerato i dati positivi e quelli dubbi, presenta organizzata già nel 484, retta dal suo vescovo Vi- annotazioni sul “testo considerato punico” e sul- tale; la lucerna arrecante l’iscrizione, rinvenuta “nella - il re vandalo Unnerico, paladino (allo scopo di località detta Is Pirixeddus”, non lontano dalla ne- assicurarsi l’egemonia politica) delle dottrine cropoli di Sulcis. ariane. Violento, durante il suo regno, fu lo scon- Il successivo capitolo, redatto da Rossana Marto- tro con l’ortodossia, conclusosi con il Concilio di relli dell’Università degli Studi di Cagliari, tratta Nicea nel 325: quest’assemblea generale di tutti delle catacombe di Sant’Antioco, delle fonti e del- vescovi affermò la natura divina del Cristo, di- la storia degli studi e delle ricerche, ne descrive chiarò la dottrina ariana un’eresia e formulò il la loro ampia estensione ed evidenzia, poi, come Credo che ancora oggi viene recitato dai cristiani, siano le uniche vere catacombe (cimitero sotter- nel quale si dice di Gesù Cristo : “…generato e non raneo) dell’isola; esse però si distinguono dalle creato della stessa sostanza del Padre…”. “Che gli catacombe romane, napoletane o siciliane, men- avvenimenti non si svolsero secondo i propositi di tre rispecchiano più da vicino “i sepolcreti della Unnerico, apparve chiaro dalla persecuzione che prima comunità cristiana”. L’imponenza plani- si scatenò subito dopo questa conferenza contro i metrica del monumento è messa in rilievo da due cattolici che avevano difeso il sacro deposito della tavole a tutta pagina. loro fede”; Le pitture delle catacombe di S. Antioco sono - la “scoperta di un vescovo importantissimo per trattate da Anna Maria Nieddu, della Pontificia la storia della diocesi e della chiesa sarda: Euta- Commissione di Archeologia Sacra, nel capito- lio” che fu, pure, l’ultimo vescovo che consente di lo sesto; questi reperti non sono giunti ai giorni avere informazioni documentali su Sulci. nostri in buone condizioni di conservazione, ma Il capitolo quarto, redatto da Maria Giulia Ama- sono pur sempre particolarmente ciarliere, come annali 2011 già lo sono state e continuano a essere quelli del- vata presso il Duomo di Iglesias, venne rinvenuta le catacombe romane, napoletane, siciliane o del nella catacomba a lui dedicata a Sulci il 18 mar- nord-Africa. Accanto alle pitture, infatti, vi sono zo 1615 in un momento storico che, se per certi preziosi graffiti che tramandano sintetici e pre- aspetti fu particolarmente esaltante per lo studio ziosi squarci di vita vissuta o sofferta. Margheri- delle ‘antichità cristiane’, per altri viene ricordato ta Guarducci, studiando le pitture e i graffiti nei come uno dei più negativi nella storia degli studi sotterranei della Basilica Vaticana, “riuscì non storici della Sardegna.”L’A. pone, quindi, dei que- soltanto ad accertare la presenza della tomba di siti che attendono ancora approfondimenti. San Pietro sotto l’altare della Confessione […] ma Gli arredi liturgici della basilica di Sant’Antioco, anche a scoprire con la decifrazione dei graffiti studiati da Elisabetta Curreli dell’Università de- incisi nella parete del cosiddetto «muro g» l’uso gli Studi di Cagliari, occupano il capitolo nono. di una scrittura segreta (crittografia), grazie alla Dapprima, viene presentata la serie degli autori quale gli antichi fedeli, giunti in quel sacro luo- che in precedenza hanno esaminato i frammenti go, intendevano esprimere auguri di vita eterna marmorei, sia anepigrafi che epigrafici; poi, viene per i loro defunti” (Guarducci, Misteri dell’alfa- annotata la prima notizia giuntaci sui materiali beto, Enigmistica degli antichi cristiani, Rusconi, pertinenti la chiesa, riguardante l’iscrizione di Tor- Milano 1993). Così pure la Nieddu, da quei po- cotorio, Salusio e Nispella; da ultimo, viene citato chi reperti residui, riesce a donarci un capitolo di un saggio di Maria Cristina Cannas (Le lastre mar- grande interesse. moree di Sant’Antioco con figure umane, in Ricer- Il capitolo settimo, curato da Roberto Coroneo che sulla cultura medievale in Sardegna II, Cagliari dell’Università degli Studi di Cagliari, studia la 2009, pp. 79-114). L’A. “ha proposto un’interes- Basilica di Sant’Antioco nella storia degli studi sante rilettura iconografica delle lastre con figure e delle ricerche precedenti, la basilica come si antropomorfe rinvenute nel santuario sulcitano, presenta oggi - illustrata con un interessante ap- nelle quali, a partire dal Taramelli, si era propo- parato iconografico – e pone, infine, una serie di sto di riconoscere la rappresentazione aulica della considerazioni sul luogo ipogeo della sepoltura di corte giudicale ricordata nell’iscrizione di Torcoto- Sant’Antioco, sul titolo della cattedrale di Sulci e rio, Salusio e Nispella; ravvisa, invece, nelle scul- sulle caratteristiche del sacro edificio. ture la raffigurazione del ciclo biblico dell’Esodo, Antonio M. Corda, anch’egli dell’Università degli ipotizzando un parallelo di quest’ultimo con il Studi di Cagliari, dedica il capitolo ottavo all’iscri- pellegrinaggio verso il santuario di Sant’Antio- zione di Antioco: CIL X 7533. L’incipit specifica co. L’argomento viene chiuso con la citazione di come il saggio non possa essere riassunto in po- Alessandro Ruggieri, il quale ha studiato, in un che righe: va quindi letto e indagato. Così inizia articolo di recente pubblicazione, i frammenti infatti: “L’epigrafe di Antioco, attualmente conser- pertinenti il ciborio, soffermandosi sulle funzio- 63 storia e archeologia sulcitana 64 ni pratiche e simboliche svolte da quest’ultimo, Sisinnio Barrai e la committenza dell’arcivescovo nonché sulla lettura iconografica dei marmi” (Il di Cagliari Francisco Desquivel (1605-24), il cui ciborio bizantino della basilica di Sant’Antioco, in stemma è ripetuto sulle quattro facce”. Annali dell’Associazione Nomentana di Storia e Il capitolo quattordicesimo e ultimo, concluso da Archeologia, 2009, pp. 155-160). Il prosieguo del una ampia raccolta iconografica a colori, è inti- saggio tratta i frammenti scultorei, gli aspetti e i tolato Dopo l’Inventio Patronus Totius Regni Sar- problemi che rimangono ancora aperti. diniae; l’A. pone subito in rilievo la realtà della I capitoli successivi, decimo e undicesimo, ripor- presenza, in Sardegna, di un altro Santo marti- tano la Passio Sancti Antiochi con ampia appen- re Antioco che non deve confondersi con quello dice documentale, Le fonti storiche dal secolo XI al omonimo, perchè distinto dal luogo di nasci- XVI e la Relazione sulla inventio dell’illustre Mar- ta, ovvero “di Sulcis, e Patrono della Provincia”. tire e Apostolo della Sardegna, San Antioco nella Quest’ultimo capitolo è corredato da una vasta propria Chiesa di Sulci: pane quotidiano per i ri- documentazione che ha il pregio di essere presen- cercatori e per quanti si interesseranno in futuro tata anche in lingua italiana, per quanti non han- dell’argomento. no più dimestichezza con il latino, con il greco o Alessandra Pasolini, dell’Università degli studi di con il punico. Cagliari, nel capitolo tredicesimo dedica la sua Il volume è, in tutta evidenza, un pilastro fonda- attenzione al “reliquiario di Sant’Antioco, l’arcive- mentale per la conoscenza della comunità antio- scovo Desquivel e l’argentiere Sisinnio Barrai” e chense, sia per quella attuale che per le generazio- ne fornisce la documentazione. Ne fa un bel sag- ni future. La buona riuscita non poteva non avere gio adeguatamente illustrato e già nell’incipit, in a suo supporto il contributo di un archivista: cer- pratica, ne offre i dati essenziali: “L’originale re- tamente preziosa è stata, dunque, l’opera di Mar- liquiario del cranio di Sant’Antioco, d’impianto co Massa che qui ha potuto mettere a frutto la sua monumentale, è realizzato in lamina d’argento la- specializzazione negli interventi di recupero, rior- vorata a sbalzo e cesello, con parti a fusione, ribat- dino e valorizzazione degli archivi di enti pubblici tuta con chiodi su supporto ligneo. Dall’iscrizione e privati. Ma davvero notevole è stata, soprattutto, latina a caratteri capitali, incisa sul ripiano della la fatica di Roberto Lai, un innamorato della sua base [D(eo) O(ptimo) M(aximo) / caput gloriosis- terra, che ha il grande merito di avere conservato simi /martiris Sancti /Antiochi inventum /una cum integro l’amore, non solo per la sua piccola isola, toto corpo/re integro in insula /sulcitana in sua Sant’Antioco, avendo adoperato la sua vasta cul- pro/pria ecclesia die deci/ma octava martii /1615; tura e la sua brillante posizione nella società per D(omino) D(on) Francisco De Esquivel archiepi- pubblicizzarla, ma anche per l’intera grande iso- scopo meritissimo; Sisinius Barrai argenti faber / la: la Sardegna, che non potrà non onorarlo come fecit] risulta la data 1615, la firma dell’argentiere cittadino emerito. annali 2011 archeologia La necropoli punica di Sulky: le tombe Steri. di Sara Muscuso L’estensione dell’impianto si sviluppa, quindi, verso nordovest. Le indagini degli anni quaranta ci riportano a tre ipogei nell’alta via Belvede- L’ re3, mentre più numerose risultano le testimo- necropoli fenicia, della quale esistono solo labili età punica ampiamente rimodulati in epoca pa- tracce in prossimità dell’antica linea costiera1. leocristiana. A poca distanza si trova il pendio L’area maggiormente indagata della necropoli orientale del colle, senza dubbio il settore più ipogea è situata nella zona antistante il Castel- conosciuto e indagato dell’intera necropoli, dal lo Sabaudo, in località Is Pirixeddus (le piccole quale provengono molte delle conoscenze a no- pozze), tuttavia la necropoli, nel momento del stra disposizione riguardo l’escatologia punica, suo massimo sviluppo, doveva avere una su- l’architettura funeraria e gli straordinari esem- perficie di circa 8 ettari e più di un migliaio di plari d’arte e artigianato punico. La presenza di ipogei. Alcuni recenti rinvenimenti hanno per- ipogei nel versante occidentale di Mont’e Cresia messo di definire l’estensione dell’area funera- è invece ben nota agli abitanti di Sant’Antioco ria, i suoi limiti e, dato ancor più significativo, che riutilizzarono, fino ad epoca moderna, le la progressiva occupazione del banco tufaceo strutture funerarie per scopi abitatavi5 (Fig. 1). nello scavo degli ipogei. È proprio in questo settore della necropoli che, impianto funerario di età punica relativo nianze sulla sommità del colle, nei pressi della al centro di Sulky è certamente meglio basilica cittadina4, tra cui si annovera l’esteso conosciuto rispetto alla più antica complesso catacombale composto da ipogei di Una tomba a camera, rinvenuta casualmente nel gennaio 2007 e in quello 2008, si sono in- nel 2004 e indagata da Paolo Bernardini , si è dividuati due ipogei inviolati nel terreno della rivelata tra le più antiche del suo tipo ed è inte- Signora Anna Steri6. Lo scavo d’urgenza degli ressante il fatto che essa sia ubicata (bassa via ipogei, diretto dal Professor Piero Bartoloni con Belvedere) alla base del pendio di Mont’e Cresia, la collaborazione della Soprintendenza ai Beni in prossimità delle poche tracce finora note del- Archeologici per le Province di Cagliari e Orista- la necropoli fenicia a incinerazione (via Perret). no, ha permesso di riportare alla luce testimo- Tale rinvenimento ha portato a supporre una nianze di straordinario interesse, più che per la continuità di sviluppo tra l’impianto funerario ricchezza dei rinvenimenti, per la rarità della fenicio e quello punico: la sistemazione topo- loro attestazione in ambiente sulcitano, almeno grafica di quest’ultimo, con andamento sudest- per quanto emerge dalla letteratura scientifica nordovest, rifletterebbe la necessità di seguire sulla stessa necropoli. In particolare, la loro alta l’affioramento naturale del tufo, indispensabile cronologia ci ha portato a considerare questo per lo scavo degli ipogei. settore occidentale del colle come l’ultima pro- 2 65 storia e archeologia sulcitana Figura 1: Aree funerarie fenicie e puniche e ubicazioni degli ipogei di via Belvedere e via Necropoli 66 paggine, nell’occupazione del banco tufaceo, funerario attesta la presenza di elementi estra- per la costruzione dell’impianto. Questo, ap- nei alla comunità locale: la politica di Cartagine punto, partendo dalla bassa via Belvedere, arri- si concretizza, infatti, attraverso il trasferimen- va alla sommità del colle, al versante orientale, to nell’isola di funzionari addetti al governo e per estendersi infine ad occidente, fino alla via di un significativo numero di abitanti di origine Bolzano (Fig. 1). nord-africana, da impiegare, soprattutto, per la L’impianto funerario sorge all’indomani del- coltivazione cerealicola nei vasti latifondi cam- la conquista cartaginese dell’isola, nell’ultimo pidanesi. Nonostante ciò, il mutamento è stato quarto del VI sec. a.C., e costituisce una testi- graduale e, accanto al nuovo rituale e alla nuo- monianza concreta sulle modalità in cui tale va architettura funeraria, si ritrovano elementi conquista è avvenuta. Il mutamento del rituale conservativi strettamente legati alla cultura fe- annali 2011 nicia del periodo precedente7. Grazie all’analisi so, parte del corredo funerario12. Le decorazioni delle tombe ubicate sul versante orientale del non costituiscono la norma in queste sepolture, colle, area maggiormente indagata e studiata ma non mancano casi in cui si accennano linee dell’ampio impianto funerario , è stato possi- di colore rosso, caratteristico nell’ambito fune- bile delineare le caratteristiche più importanti rario nord-africano13. della necropoli di età punica, costruita nel pe- Il secondo tipo di sepoltura più tarda (compre- riodo compreso tra il V e IV sec. a.C., ossia nel sa tra la metà del V e il III sec. a.C.) possiede momento di massimo sviluppo demografico di una camera sepolcrale con una superficie utile Sulky. maggiore (venticinque, trenta metri quadrati) La necropoli è costituita, prevalentemente, da rispetto al tipo più arcaico, ulteriore fattore che tombe ipogee che si dispongono su diversi li- contribuisce a differenziare l’appartenenza cro- velli, grazie allo spessore del banco di tufo nel nologica. Inoltre, la struttura della pianta è dif- quale sono scavate, mentre l’orientamento delle ferente: la cella rettangolare è suddivisa in due camere sembra dettato dalla ricerca di un’ade- parti per lo più speculari, anche se non manca- guata staticità delle strutture, piuttosto che da no casi in cui tali parti differiscono; tale divisio- specifiche simbologie. Le camere funerarie di ne è ottenuta attraverso un tramezzo centrale, ampie dimensioni erano destinate a un uso col- risparmiato durante lo scavo della tomba, che lettivo e si è postulata, da tempo, l’esistenza di si distacca dalla parete di fondo davanti al por- tombe “familiari” utilizzate in un ampio arco tello d’accesso, occupando circa due terzi della di tempo. lunghezza della camera e formando, così, una Si possono distinguere, fondamentalmente, due sorta di antecella con due nicchie di fondo14. tipologie tombali presenti nell’area, caratteriz- La funzione principale del muro divisorio era zate da una precisa discriminante cronologica . quella di sostenere il soffitto, ma sono presenti Il corridoio d’accesso è dotato di una rampa con nell’area casi in cui a questa necessità si soppe- numerosi scalini, proprio la notevole larghezza riva attraverso pilastri centrali, risparmiati du- e l’esigua lunghezza del dromos risultano essere rante lo scavo o addirittura costruiti con pietre indicative della cronologia più antica della tom- sovrapposte che sfioravano il soffitto. ba (compresa tra la fine del VI e la metà del V In questa sede, tracceremo le caratteristiche sec. a.C.). La camera sepolcrale era costituita principali dell’utilizzo tardo-punico della ne- da un’unica stanza rettangolare con ingresso su cropoli che, come già accennato, risulta meno uno dei lati corti, le cui dimensioni si aggirano conosciuto sia per gli aspetti legati al mondo intorno a quattro metri di larghezza e cinque di funerario che per ciò che concerne l’abitato di lunghezza11. Lungo le pareti venivano ricavate riferimento15. le nicchie rettangolari che contenevano, spes- È durante la costruzione di un edificio nella via 8 9 10 67 storia e archeologia sulcitana vano le numerose salme, infatti, all’interno di questo ipogeo, sono state rinvenute ben ventidue sepolture, adagiate le une sulle altre. Ai lati dell’ingresso ritroviamo i defunti deposti prima dell’abbandono definitivo della tomba e risulta significativo che si tratti di due incinerazioni. Parliamo di incinerazioni di tipo secondario: la combustione avveniva in ustrina ( luogo diverso da quello della sepoltura), in un secondo momento le ceneri del defunto venivano raccolte in contenitori di varia natura, per lo più recipienti in ceramica, cassette litiche e plumbee17. L’incinerazione alla destra del portello è contenuta all’interno di un boccale ben noto per il periodo tardo-punico, ovvero la forma Cintas 61 che, infatti, è presente soprattutto in necropoli del Nord-Africa e in Sardegna, nel tofet di Tharros e in contesti delle necropoli di Figura 2 e 3: Le Tombe 1 e 2 Steri e relativa planimetria Olbia18 interessati da una forte romanizzazione. Necropoli che, nel gennaio del 2007 e in quello del 2008, vengono indagate le due tombe denominate Steri16. Nel 2007 è stato indagato il primo ipogeo (Figg. 2 e 3) dotato di dromos d’accesso scalinato e di tipica conformazione a “siringa”, con un progressivo allargamento del corridoio verso l’ingresso della camera; il portello d’accesso era occluso da due lastre di arenaria e rinzeppato con pietrame di varie dimensioni. La camera funeraria, di modeste dimensioni, presenta lungo i lati corti due sarcofagi scavati sul piano di calpestio della stanza. La pianta rettangolare è molto semplice, in sintonia con 68 l’esiguità dei corredi funerari che accompagna- Figura 4: Incinerazione all’interno di un boccale punico annali 2011 Le caratteristiche morfologiche del boccale no dell’ipogeo si conta la presenza di cinquan- (Fig. 4) ci permettono di datare l’ultimo utiliz- tuno19 elementi di giunzione, dato in contrasto zo della tomba nella seconda metà del II sec a. con quanto avviene nel secondo sepolcro, in cui C. L’incinerazione di destra è, invece, adagiata si nota la rarità di questi elementi e la loro tota- su una lastra quadrangolare di calce, probabile le assenza nei feretri lignei. residuo di una cassetta composita, costituita da I numerosi sarcofagi conservano, in entrambe calce e materiali deperibili come stoffa, esclu- le tombe, delle strisce d’argilla impiegate per dendo il legno per l’assenza totale di tracce la- sigillare i feretri lungo i bordi, con l’evidente sciate sulle ossa. funzione di evitare il deflusso di liquami. L’in- È opportuno rilevare che all’interno degli dividuazione dell’orientamento dei corpi è stata ipogei, utilizzati in maniera continuativa, si è possibile, unicamente, grazie al rinvenimento riscontrata la compresenza di incinerazioni e di alcuni denti, frammenti cranici e labili tracce inumazioni. Questo particolare indica che il dei femori. Si sottolinea, infatti, che presso la mutamento del rituale funerario, dall’inuma- necropoli di Sulky, come appurato in decenni zione tipicamente punica alla cremazione di di indagini, il microclima presente all’interno età ellenistica, avviene in maniera graduale nel degli ipogei determina, generalmente, un disfa- corso di alcune generazioni e senza forti cesure. cimento totale dei resti ossei relativi alle inu- Le restanti venti sepolture sono tutte inumazio- mazioni, rendendo difficile un’identificazione ni deposte all’interno di sarcofagi lignei, le cui di genere ed età dei defunti. travi sono tenute insieme da chiodi e coppiglie, Le sepolture sono, in alcuni casi, prive di corre- spesso, di grandi dimensioni (Fig. 5). All’inter- do o accompagnate da modesti elementi. Il corredo più ricco è rappresentato da sei unguentari fusiformi e da un’anfora d’argilla cruda. Gli undici unguentari, di cui un solo esemplare proveniene dalla tomba 2 e tutti gli altri dalla tomba 1, presentano delle caratteristiche morfologiche molto simili e appartengono a una tipologia diffusissima e praticamente cosmopolita, assai ricorrente nelle sepolture tardo-puniche, tanto da essere considerata una costante nel rituale funerario del periodo (Fig. 6, a-c). Gli esemplari hanno una forma affusolata e allungata, dotata di rigonfiamento centrale, piede Figura 5: Grappa in bronzo troncoconico e orlo aggettante ribattuto a fa- 69 storia e archeologia sulcitana Figura 6 a, b, c: a) Inumazione entro feretro ligneo accompagnata da unguentari fusiformi (b), rappresentazione grafica di esemplare proveniente dalla tomba 2 Steri (c). scia.20 Sulla base delle caratteristiche morfolo- scere in grande percentuale le due tipologie ce- giche e delle analogie con i reperti provenienti ramiche preponderanti all’interno di entrambi da altre necropoli sarde, la produzione di questi gli ipogei. recipienti è compresa nel II a.C. , in connessio- Le forme in questione costituiscono gli elemen- ne alle ultime inumazioni deposte nel sepolcro. ti costanti nel corredo delle inumazioni più an- Due sepolture all’interno del primo ipogeo sono tiche presenti all’interno dei due sepolcri, sem- accompagnate da piccoli unguentari con corpo pre realizzate in terra cruda, forgiate al tornio e 21 ovoidale, privi di piede, ma muniti di piccolo puntale, collo corto e orlo aggettante ad anello. La forma è riconducibile ad una produzione del III sec. a. C., ma le numerose attestazioni nel Mediterraneo occidentale, compreso l’ambiente sardo, riportano a produzioni databili sempre nella prima metà del II sec a.C.22. La maggior parte delle inumazioni sono accompagnate da un gran numero di frammenti in argilla cruda o rateé23. Per molti di essi risulta difficile una ricostruzione, in quanto la natura stessa del materiale ha comportato un totale 70 disfacimento della forma, ma possiamo ricono- Figura 7: Anfora tardo-punica in terra cruda annali 2011 con corpo ovoide ampiamente diffuse nella necropoli sulcitana25 e caratterizzate, già nei primi decenni del III sec. a.C., da un generale snellimento del corpo e un allungamento del collo. La seconda tipologia prevalente è una piccola brocca in argilla cruda con bocca circolare, piccola ansa e fondo piatto, ampiamente attestata nel mondo fenicio e punico di Sardegna26 senza sostanziali mutamenti morfologici dovuti all’estrema semplicità della forma (Fig. 8). Le tipologie in questione sono caratteristiche di una produzione locale destinata a un utilizzo doFigura 8: Brochetta con orlo circolare in terra cruda mestico. Il loro valore simbolico, nell’impiego funerario, è legato alla conservazione e al ver- dotate di caratteristiche morfologiche estrema- samento di liquidi per il sostentamento dell’a- mente standardizzate e di scarsa fattura. nima nell’aldilà. In tal senso, la componente La prima forma è una piccola anfora con orlo rituale assume dei connotati altamente simboli- estroflesso e piatto, cordolo in rilevo al disotto ci, in quanto la scarsa qualità della produzione dell’orlo e fondo piatto (Fig. 7) . La tipologia rende inverosimile un impiego funzionale dei risulta essere l’estrema evoluzione delle anfore recipienti. 24 Figure 9 a- 9 b: Cranio avvolto da una benda e particolare del tessuto 71 storia e archeologia sulcitana Figura 10 e 11: Resti di capelli e resti ossei afferenti a un canide. Per quanto attiene alla Tomba Steri 1, ricordiamo alcuni particolari rinvenimenti degni di nota, in quanto costituiscono casi unici nello scenario funerario sulcitano. In particolare, il ritrovamento di ossa afferenti a un canide riporta a una ritualità comune in ambiente punico, connessa alle offerte animali in contesti funerari (Fig. 11), per le quali, però, risulta più frequente l’utilizzo di volatili. Di particolare interesse si rivelano, inoltre, due rinvenimenti cranici: uno completamente avvolto da una benda, una sorta di sudario che avvolgeva il defunto e della quale si è conservata eccezionalmente la trama del tessuto (Figg. 9a-b), l’altro presenta invece la singolare conservazione dei lunghi capelli neri27 (Fig. 10). L’evidente microclima favorevole all’interno dell’ipogeo ha permesso, inoltre, di documen72 tare la presenza di due piccoli zoccoli in legno, Figura 12 a 12b: Zoccoli tardo-punici e zoccoli esposti nel dalle dimensioni modeste, probabilmente ap- Museo etnografico di Sant’Antioco annali 2011 Figura 13a -b: Interno della tomba 2 Steri, articolazione della struttura a grandi nicchie. partenenti a una giovane donna. Sulle calzature si sono individuati confronti degni di nota nel sono ben visibili le tracce di due chiodi lasciate Mediterraneo29 (Figg. 2 , 3, 13a-b). all’altezza della caviglia, la cui funzione era cer- L’architettura del sepolcro è caratterizzata dal- tamente il fissaggio di lacci in cuoio (Fig. 12a). la presenza di quattro grandi nicchie, tre delle Particolarmente suggestiva, nonostante l’im- quali interessate dalla deposizione di gruppi di mensa distanza temporale, risulta la somiglian- defunti in posizione contigua, mentre diversi za del plantare degli esemplari tardo-punici con spazi della camera risultano liberi. Per questo gli zoccoli utilizzati dalla donne antiochensi motivo le nicchie sembrano assumere un signi- all’inizio del ‘900 (Fig. 12b). ficato preciso, simbolico, ossia la definizione di Passando ad esaminare la tomba Steri 2, emer- legami più stretti, probabilmente parentali, in gono immediatamente le differenze riscontrate un più ampio contesto funerario e “familiare”. nella struttura sepolcrale, per le caratteristiche Lo spazio centrale della camera è, invece, occu- imponenti e, per alcuni versi, anomale rispetto pato da tre sarcofagi ricavati nel pavimento del alle consuetudini della necropoli sulcitana. Il sepolcro. dromos possiede, anche in questo caso, la clas- Tale sforzo costruttivo, che ha comportato ne- sica conformazione a “siringa”, mentre la chiu- cessariamente un impiego dispendioso di ener- sura del portello era realizzata con lastre che gie, risulta in netta contraddizione con quanto poggiavano su un muretto di mattoni crudi. La testimoniato dall’esiguità dei corredi di accom- pianta della stanza presenta una struttura che pagnamento delle sepolture. potremmo definire “a farfalla”e per la quale non Le indagini all’interno del dromos d’accesso alla 28 73 storia e archeologia sulcitana camera sepolcrale hanno restituito un numero esiguo di materiali ceramici, tra cui si deve segnalare la presenza di un unguentario in buone condizioni di conservazione, rinvenuto nel pianerottolo antistante il portello. Tale ubicazione potrebbe riferirsi sia ai sommovimenti che hanno caratterizzato il lungo periodo di utilizzo dell’area, sia ad un rituale post mortem, ampiamente documentato, che includeva la rottura di questi recipienti all’ingresso della tomba. L’unguentario rappresenta l’elemento più antico Figura 14: Urna tardo-punica rinvenuto nei pressi del sepolcro e all’interno di esso: è caratterizzato da un corpo globula- mente deceduto in età adolescenziale. La tipo- re, collo corto con orlo aggettante ad anello e logia dell’urna ci rimanda a un esemplare affine piccola base , inoltre, la decorazione è compo- proveniente dalla necropoli di Monte Sirai33, rin- sta da tre gruppi di linee brune sulla spalla. La venuto anch’esso all’interno di un ipogeo con la forma, peculiare della koinè ellenistica di am- stessa funzione. Si tratta di una tipologia poco biente punico, è assai frequente e diffusa nelle comune, caratterizzata da un corpo cilindrico necropoli sarde e del Mediterraneo punico , le con orlo piatto e piccole anse innestate subito al similitudini ci permettono, infatti, di collocare di sotto dell’orlo, due scanalature sottolineano il nostro esemplare negli ultimi decenni del IV una leggera carenatura, mentre il fondo è am- sec. a.C. piamente concavo con andatura ad onda (Fig. Anche in questo secondo ipogeo, ai lati dell’in- 14). Sebbene le produzioni vascolari di questo gresso della camera sepolcrale, ritroviamo due periodo ci riportino certamente a delle varianti incinerazioni pertinenti alla fase dell’ultimo uti- ed elaborazioni locali, a mio avviso, l’inquadra- lizzo della tomba. La prima incinerazione, con- mento cronologico più appropriato per l’esem- tenuta all’interno di un’urna, è stata rinvenuta plare sulcitano, sulla base delle caratteristiche appena al di sotto di un unguentario fusiforme morfologiche, dell’impasto e del contesto di rin- (Fig. 6c), indizio di una possibile appartenenza venimento, è da collocarsi nella seconda metà del recipiente alla sepoltura in questione. Dall’a- del II secolo a.C., discostandosi notevolmente nalisi dei frammenti ossei combusti, poi smi- dalla datazione proposta per il rinvenimento di nuzzati per facilitarne l’ingresso all’interno del Monte Sirai. La seconda incinerazione è, inve- contenitore, si è potuta identificare una struttura ce, costituita da un mucchio di ossa adagiate sul ossea minuta , relativa a un individuo probabil- terreno, verosimilmente contenute all’interno di 30 31 74 32 annali 2011 un recipiente composto da materiale deperibile. Unico elemento di corredo, in entrambe le se- A poca distanza dal portello ritroviamo un un- polture, è la lucerna “a tazzina”.Tale tipologia, di guentario fusiforme, della medesima tipologia derivazione greca, la cui produzione viene inqua- e cronologia degli unguentari della tomba Steri drata tra il IV e il II sc. a.C., è molto semplice e 1. La sua posizione ci permette di inquadrare, funzionale, nonché largamente diffusa35. Le diver- anche in questo caso, la fase dell’ultimo utilizzo se varianti, invece, sono da attribuire a contesti e dell’ipogeo nella seconda metà del II sec. a.C. a produzioni locali: corpo rotondo, becco piccolo Addossate alla parete di fondo dell’area antistan- e arrotondato, orlo piatto incurvato all’interno, te l’ingresso, si sono rinvenuti, in posizione origi- serbatoio aperto, piede più o meno distinto. La naria, i resti di due cassette, contenenti ciascuna produzione delle lucerne in questione, sulla base un individuo incinerato, probabilmente ricon- di alcuni precisi confronti 36, può essere compresa ducibili a due individui adulti34. Entrambe le tra la fine del III sec. a.C. e la prima metà del II cassette presentano un’importante struttura in- sec. a.C. I reperti rinvenuti all’interno dell’ipogeo terna in calce: sono infatti ben visibili i margini dimostrano un utilizzo continuativo della forma. del fondo e del coperchio, mentre le tracce lignee Le lucerne costituiscono, difatti, un elemento co- sono pressoché assenti. In particolar modo nella stante nei corredi di accompagnamento dei de- sepoltura n. 4, adagiata su due mattoni di argil- funti per illuminare il loro viaggio ultraterreno, la cruda, il rivestimento di legno è evidenziato ma la loro funzione potrebbe essere legata anche unicamente dalle tracce rimaste incollate all’os- alle attività rituali37 o a esigenze funzionali asso- sido scaturito dai chiodi. Anche in questo caso si lutamente necessarie in una necropoli sotterra- potrebbe ipotizzare una struttura composita che nea. Nel settore orientale della stessa necropoli, comprendeva elementi in legno, materiali depe- soprattutto nel V sec. a.C., sono state rinvenute ribili e sigillature in calce (Fig. 15). numerose lucerne a conchiglia (in alcuni casi dotate di impugnatura), ma anche esemplari di imitazione attica38 e rielaborazioni locali più o meno fedeli agli originali greci. Anche all’interno della tomba Steri 2, si rileva la compresenza dei rituali della cremazione e dell’inumazione dei defunti; come verificato nel precedente sepolcro, non si tratterebbe di riutilizzi di epoca romana repubblicana, ma piuttosto di un utilizzo continuativo in epoca tardo-punica, in cui le inumazioni restano, co- Figura 15: Resti di cassettine contenenti due incinerazione. munque, le deposizioni più numerose. 75 storia e archeologia sulcitana polcrale, si trova un accumulo di carboni, quasi a voler delimitare simbolicamente uno “spazio di confine” con il resto della tomba. Si tratta di legni profumati42, bruciati in stretta connessione alle attività rituali, ma per i quali si può facilmente intuire un utilizzo funzionale nei sepolcri collettivi, legato all’attenuazione dei miasmi. La nicchia centrale della camera accoglie tre sepolture, addossate parallelamente alla parete di fondo. L’ultima di esse, in posizione obliqua, fuoriesce dallo spazio della nicchia, occupando la parte inferiore del sarcofago scavato sul paFigura 16: Nicchia sinistra, resti delle inumazioni nn. 5 e 6 vimento della tomba. Vista l’ampia capienza del contenute all’interno di feretri lignei sepolcro e la presenza di spazi vuoti all’interno di esso, risulta evidente l’esigenza di seppelli- Nella nicchia di sinistra e in quella centrale del- re quei particolari individui in posizione con- la camera sepolcrale ritroviamo adagiati due tigua. In questo senso, i criteri di gerarchizza- gruppi di inumazioni addossate alla parete di zione nell’ambito dell’organizzazione rituale e fondo, tutte inserite all’interno di sarcofagi li- cerimoniale dello spazio funerario, definiti da gnei (Fig. 16). I due defunti della nicchia sini- Paolo Bernardini “fuochi centrali” nella com- 39 stra sono accompagnati dalle due forme in argilla cruda, ovvero l’anfora e la piccola brocca con orlo circolare. Osservando la composizione dei due corredi, si ritiene possibile che le differenze documentate tra le due sepolture, seppur modeste, indichino delle discriminanti di genere o età dei defunti40. La sepoltura n. 6, infatti, è dotata di due anfore, nel rispetto, all’interno della composizione del corredo, di precisi moduli punici frequenti nella necropoli, come la deposizione dei vasi in coppia, con l’anfora che faceva sempre coppia con se stessa41. Accanto alla sepoltura n. 5 , nello spazio vuoto 76 che separa la nicchia dal resto della camera se- Figura 17:Lucerna di imitazione attica annali 2011 posizione della “casa della morte”43, vengono casi rappresentava l’unico elemento del corredo determinati dalla struttura stessa dell’ipogeo, di “accompagnamento” del defunto. La simbo- attraverso l’articolazione in grandi nicchie. logia legata all’anfora, indubbiamente, persiste Come già evidenziato, le deposizioni all’interno caricandosi di un elevato valore simbolico: si di esse sembrano, pertanto, voler esprimere del- perde, difatti, ogni legame con la funzionalità le relazioni parentali più strette, all’interno di e si raggiungono le ultime varianti locali della un più ampio contesto familiare. forma. I corredi delle tre sepolture sono rappresenta- L’indagine prosegue con i sarcofagi scavati nel ti dalle consuete forme in terra cruda, mentre pavimento della camera sepolcrale: il primo, per l’ultima deposizione della nicchia si attesta alla sinistra del portello d’ingresso, era ben il corredo più ricco dell’intero sepolcro, com- sigillato con quattro lastre di tufo e contene- posto da un’anfora, una brocca in argilla cru- va un’inumazione priva di corredo, collocata da e una lucerna di imitazione attica (Fig. 17). all’interno di una bara lignea (Fig. 18). La tipologia della lucerna , la cui diffusione è 44 compresa tra la fine del IV e il primo quarto del III sec. a.C.45, costituisce il dato cronologico più rilevante per la datazione del primo utilizzo della tomba, rafforzando, inoltre, l’opinione che le sepolture della nicchia centrale fossero le prime a essere deposte all’interno dell’ipogeo. Nella nicchia destra non sono presenti delle sepolture, ritroviamo invece un’anfora in terra cruda ubicata in uno spazio vuoto e isolato dal resto della camera sepolcrale. L’elemento può essere ricondotto a fenomeni di conservatori- Figura 18: Resti di un’inumazione deposta all’interno di un smo nel rituale funerario. Infatti, come spesso sarcofago ligneo. documentato in ipogei sulcitani del V sec. a.C., un’anfora veniva deposta in un angolo della ca- Perpendicolarmente ad esso si trova un secon- mera ipogea in connessione con specifiche for- do sarcofago con inumazione, il cui corredo è me rituali . Inoltre, la presenza preponderante composto dalla metà superiore di una brocca ed esclusiva dell’anfora domestica conferma già rotta in antico e della quale risulta assente la una tendenza dei secoli precedenti, quando nel- parte inferiore47. La forma appartiene alla cate- la necropoli osserviamo una straordinaria at- goria delle brocche con orlo ribattuto, utilizzate testazione numerica della forma, che in molti anche come contenitori di incinerazioni48 e ri- 46 77 storia e archeologia sulcitana conducibili a un orizzonte cronologico compre- stiche strettamente “locali”, denota una perdita so tra la fine del III ed il II sec. a.C. della reale funzionalità dei recipienti destinati All’interno dell’ultimo e più arretrato dei tre ad un utilizzo funerario, trattandosi per lo più sarcofagi, si è riscontrata la presenza di un’in- di produzioni in terra cruda e di scarsa fattura. cinerazione priva di corredo, contraddistinta In alcuni casi, l’aspetto deforme dei vasi indu- dall’esigua quantità di ossa combuste che non ce a ipotizzare l’impiego di scarti di produzione permettono un’analisi della struttura ossea del delle botteghe locali. defunto. Le evidenti tracce di legno, nello strato Sulla base dell’impoverimento qualitativo del- sottostante la sepoltura, indicano che l’incinera- la produzione vascolare, sembrerebbe emer- zione doveva essere originariamente contenuta gere un settore della necropoli riconducibile a all’interno di una cassettina lignea. Le sepoltu- gruppi familiari di estrazione sociale modesta, re appena analizzate risultano di difficile com- presupposto che appare in contraddizione con prensione, soprattutto in relazione ai rapporti l’imponenza della seconda struttura tombale. parentali e gerarchici all’interno della camera Come osservato in altri contesti funerari50, l’im- sepolcrale. L’assenza dei corredi non ci offre, poverimento dei corredi relativi al periodo in inoltre, informazioni utili alla comprensione questione contrasta fortemente con i costi e con di tali dinamiche. Dall’esposizione di quanto gli sforzi impiegati per lo scavo degli ipogei. Si rinvenuto all’interno della tomba Steri 1 e 2, si tende, pertanto, a rifiutare ogni relazione con evincono una serie di considerazioni legate alla la situazione economica, identificando la causa fase di transizione che contraddistingue l’arco nella “stilizzazione dei mezzi d’espressione” 51, cronologico di utilizzo degli ipogei (compreso che trovano la loro affermazione nel valore sim- tra gli ultimissimi anni del IV e tutto il II sec. bolico dei materiali. a. C.). Pur confermando una progressiva crescita del Accanto ad un impoverimento dei corredi che valore simbolico degli elementi di corredo della caratterizza le prime deposizioni di III sec. a.C., nostra necropoli, che già nel corso del IV sec. si registra la scomparsa di alcuni elementi tipi- a.C. si manifestava attraverso una forte stan- camente fenici e punici, come l’adozione delle dardizzazione delle forme vascolari52, nel caso brocche rituali, le ceramiche d’importazione specifico si distingue, accanto a una riduzione e alcuni elementi frequenti nel corredo perso- quantitativa degli elementi di corredo, un im- nale: oggetti di ornamento, oggetti con valore poverimento qualitativo della produzione, nel apotropaico, nonché tutte quelle componenti quale è comunque possibile ravvisare una com- deputate a indicare lo status sociale del defun- ponente economica modesta. to. La produzione vascolare, oltre ad assumere Le scarse conoscenze a nostra disposizione, nelle varianti e negli esiti formali delle caratteri- relative al periodo tardo-punico e alla prima 49 78 annali 2011 epoca romana, non ci permettono di esprimere siva ellenizzazione; mentre la diffusione dell’in- delle considerazioni generali sull’ambito crono- cinerazione si afferma, gradualmente, a partire logico di riferimento. Resta comunque opportu- dalla conquista romana dell’isola, in connessio- no domandarsi se questo specifico settore della ne, forse, a componenti culturali di ambiente necropoli fosse utilizzato da determinati gruppi latino. Le trasformazioni sociali, dovute al mu- sociali o se si possa, invece, ravvisare una con- tamento della situazione politica ed economi- trazione generale delle condizioni economiche ca del centro, si riflettono inevitabilmente, nel degli abitanti dell’insediamento, dovuta alla giro di pochi decenni e senza traumatiche ce- nuova strutturazione sociale del centro. sure, sul sistema di valori, credenze e abitudini In alcuni casi , infatti, la causa della povertà culturali degli abitanti del luogo54. Componente riscontrata nelle sepolture di età tardo punica fondamentale per l’introduzione e la diffusio- viene identificata non tanto nel momento di ne dei cambiamenti legati alla concezione del- turbamento sociale ed economico, dovuto al la morte è stata senza dubbio l’arrivo di nuovi fallimento cartaginese delle guerre puniche, gruppi etnici di origine latina, da identificarsi, quanto nella crescente diseguaglianza sociale verosimilmente, con i mercatores che, con il legata alle relazioni produttive interne alla so- loro insediamento nell’area tra la necropoli e il cietà. mare, hanno avviato i processi di integrazione Le incinerazioni rinvenute rappresentano il e romanizzazione del centro. La frequentazio- periodo dell’ultimo utilizzo della tomba, rela- ne di Sulcis da parte di commercianti di prove- tivo al II sec. a.C., in una fase di continuità con nienza italica, in età repubblicana, è difatti già le precedenti inumazioni, evidenziando in tal documentata e suggerita sia da alcuni aspetti caso, più che un riutilizzo degli ipogei punici, dell’architettura tardo-repubblicana del sito55 un utilizzo continuativo di quest’ultimi nell’e- sia dalla cultura materiale rinvenuta nell’area poca romana repubblicana. Sulla base della abitativa, che evidenzia le attività connesse ai cronologia dei materiali e dall’analisi generale loro commerci56. del contesto, si identifica una fase di passaggio, Resta, pertanto, di estremo interesse l’acquisi- un momento di transizione che dal periodo pu- zione di informazioni relative a un periodo sto- nico-ellenistico arriva al pieno periodo romano rico di grande importanza per la comprensione repubblicano. Di fatto, dal 238 a.C., la Sardegna delle trasformazioni in atto nella struttura so- passa sotto il dominio romano. Emerge, infat- ciale ed economica di Sulcis.Tali trasformazio- ti, la predominanza della connotazione socia- ni dovettero, inevitabilmente, caratterizzare il le punica nella tipologia tombale, nel rituale processo di integrazione del centro nella strut- funerario, nella persistenza di forme vascolari tura statale romana. 53 tipicamente puniche, investite da una progres- 79 storia e archeologia sulcitana note 1 Da ultimo: P. Bartoloni, Testimonianze dalla necropoli fe- cio Barreca” di Sant’Antioco: Le tipologie vascolari della nicia di Sulky, «Sardinia, Corsica et Baleares Antiquae», necropoli punica, «Sardinia, Corsica et Baleares Anti- 7, 2009, pp. 71-80; P. Bartoloni, Una brocca fenicia da quae», 6, 2008, p. 33; da ultimo: M. Guirguis, Il repertorio Sulky, «Sardinia, Corsica et Baleares Antiquae», 8 , ceramico fenicio della Sardegna: differenziazioni regionali 2010, pp. 71-74. e specificità evolutive, in L. Nigro (ed.), Motya and the 2P. Bernardini, Recenti scoperte nella necropoli punica di Phoenician Ceramic Repertoire between the Levant and Sulky, «RStFen», 33, 2005, pp. 63-80; Id. Recenti ricer- the West 9th-6th Century BC, Proceedings of the Inter- che nella necropoli punica di Sulky, in Ricerca e confronti national Conference held in Rome, 26th February 2010 2006: giornate di studio di archeologia e storia dell’arte, (Quaderni di Archeologia Fenicio-Punica, V), Roma (Quaderni di Aristeo, 2), a cura di S. Angiolillo, M. Giu- 2010, pp. 190-193. man, A. Pasolini, Cagliari 2007, p. 151. 3 Tre tombe puniche in via Belvedere: S. Puglisi, S. Antio- venienti tutti da questo settore della necropoli: P. Barto- co. Scavo di tombe ipogeiche puniche, «NSA», 1942, pp. loni, 106-115; per la stessa tomba reinterpretata in seguito da 15, 1987, pp. 57-73; C. Tronchetti, La tomba 12 (A.R.) Bartoloni: P. Bartoloni, In margine ad una tomba punica della necropoli punica di Sant’Antioco, «QSACO», 19, di Sulcis, «QSACO», 10, 1993, pp. 93-96. 2002, pp. 143-171; V. Melchiorri, La tomba 10 AR di Sul- 4 C. Tronchetti, Sant’Antioco (Cagliari) - Scavi nelle necropoli puniche, «NBAS», 2, 1985, p. 285. 5 A. Marongiu, Le grotte di Sant’Antioco. Indagini sulle La tomba 2 AR della necropoli di Sulcis, «RStFen», ci (Cagliari): la tipologia tombale e il corredo ceramico, «Daidalos», 8, 2008, pp. 61-102; Bernardini, Recenti scoperte, cit. abitazioni ricavate all’interno degli ipogei punico-romani, 9P. Bernardini, Sistemazione dei feretri e dei corredi nelle Sant’Antioco 1999; A. Marongiu, Guida di Sant’Antioco tombe puniche: tre esempi da Sulci, « RStFen», 27, 1999, attraverso la storia dei suoi monumenti, Sant’Antioco pp. 133-146. 2002, pp. 29-34. 6 Un ringraziamento particolare ai colleghi con i quali ho 10P. Bartoloni, Sulcis (Itinerari, III), Roma 1989, pp. 42-43. 11 Bartoloni, La tomba 2AR, cit., pp. 57-73. condiviso questa esperienza: Michele Guirguis, Laura 12 Per alcuni esempi: F. Barreca, L’attività della Soprinten- Mallica, Elisa Pompianu e Antonella Unali. Grazie al denza Archeologica per le province di Cagliari e Oristano Prof. Piero Bartoloni per averci guidato nell’indagine (1970- 1986): «QSACO», 2 (1986), pp. 204-205; C. Tron- degli ipogei. Un grato ricordo va ancora al Sig. Sergio chetti, Busonera e alla famiglia Steri per averci assistito e sup- «BArch», 3, 1990, p. 152. portato durante lo scavo. 7 Bernardini, Recenti scoperte, cit., pp. 63-80; Id., Recen80 8 Per gli studi integrali di contesti funerari sulcitani, pro- ti ricerche, cit., p. 151; S. Muscuso, Il Museo “Ferruc- La tomba 6 AR della necropoli punica di Sulcis, 13Per un raro esempio dalla necropoli con decorazioni geometriche sulle pareti e altorilievo affrescato: P. Bernardini, A Occidente del Grande Verde: memorie d’Egitto annali 2011 nell’artigianato della Sardegna fenicia e punica, in M.C. tra età punica e romana: la tomba Steri 2, in L’Africa ro- Guidotti - F. Tiradritti (a cura di), L’uomo egizio. L’an- mana XIX, in c.d.s. tica civiltà faraonica nel racconto dei suoi protagonisti, 17 Per l’utilizzo di cassette dalla stessa necropoli: A. Tara- Milano 2004, pp. 164-184; Bernardini, Recenti scoperte, melli, cit., pp. 63-80; P. Bernardini, Memorie d’Egitto: un sepol- gna Archeologica. Reprints), Sassari 1982, pp. 307-310; cro punico da Sulky, in G.M. Della Fina (a cura di), Etru- Tronchetti, S. Antioco, cit., pp. 32, 35; Id. , Per la topogra- schi Greci Fenici e Cartaginesi nel Mediterraneo centra- fia di Sulci romana, in Materiali per una topografia urba- le. Atti del XIV Convegno Internazionale di Studi sulla na: status quaestionis e nuove acquisizioni ,V Convegno Storia e l’Archeologia dell’Etruria, Roma 2007, pp. 137- sull’archeologia tardoromana e medievale in Sardegna : 160; Bernardini, Recenti ricerche nella necropoli punica, Cagliari-Cuglieri, 24-26 giugno 1988, a cura di P.G. Spa- cit., pp. 151-160; P. Bartoloni, I Fenici e i Cartaginesi in nu, Sardegna, (Sardegna Archeologica- Scavi e Ricerche, 5), Sassari 2009, p. 233, Fig. 127. 14 Ad esempio: Puglisi, Scavo di tombe ipogeiche, cit., pp. 105-115. Scavi e scoperte (1903-1910), Volume 1, (Sarde- Oristano 1995, pp. 105-107. 18M. Madau, Ceramica nord africana in Sardegna: la forma Cintas 61, L’Africa romana: atti del IX Convegno di studio, 13-15 dicembre 1991, 2, pp. 685-690. 19Guirguis, Ipogei Sucitani, cit. 15 P. Bartoloni, Olla punica dall’abitato di Sulky, «Sardinia, 20 Corrispondente al tipo Va della Forti: L. Forti, Gli un- Corsica et Baleares Antiquae», 6, 2008, pp. 79-82; E. guentari del primo periodo ellenistico, «RendNap» 37, Pompianu, Nuove strutture abitative dall’insediamento di 1962 , pp. 151-52, tav. VIII, XII; tipo B VI di Cuadra- Sulci (Sant’Antioco), in L’epigrafia romana in Sardegna, do: E. Cuadrado, Unguentarios ceramicos en el mundo Atti del Convegno (Sant’Antioco 2007), (Incontri Insula- iberico:aportacion ri, 1), a cura di P. Ruggeri, F. Cenerini, Roma 2008, pp. 1977-78, pp. 389-400; cronologica, «ArchEspA», 50-51, 265-278; C. Tronchetti, S. Antioco: area del cronicario, 21Per degli esemplari affini provenienti dalla necropoli La fase romana, «RStFen», 16, 1988, p. 111; A. Unali, I li- di Tuvixeddu e per una bibliografia sarda: C. Tronchet- velli tardo-punici del Vano IIG nel Cronicario di Sant’An- ti, tioco, «FOLD&ER» 231, http://www.fastionline.org/ de Homeland: Markers in the Phoenicias Chronology, docs/FOLDER-it-2010-231.pdf; A. Unali, L’espressione (Ancient Near Eastern Studies- Supplement, 28), Paris del potere nella Sulci di età repubblicana, in L’Africa ro- 2008, Fig. 11, nn. 1, 4, p. 623; D. E. Zaru, Corredi tom- mana, Atti del XIX Convegno di studio, Sassari-Alghero bali di periodo repubblicano dalla necropoli di Tuvixeddu, (16-19 dicembre 2010), in c.d.s. «QSACO», 19, Cagliari 2002, p. 237, nn. 11-15, Tav. II, 16 Le Tombe sono state presentate al Convegno internazio- Punic Sardinia in the hellenistic period, in Beyond C8, tav. IV, H4. nale L’Africa romana 2010, gli atti ad oggi sono in corso 22Tipo VI della Forti: Forti, Unguentari, cit., pp. 52, tav. di stampa: M. Guirguis, A. Unali, Ipogei sulcitani tra età VIII n. 6; per alcuni rinvenimenti da Tuvixeddu, Toma punica e romana: la tomba Steri 1, in L’Africa romana 22 e 34: Tronchetti, Punic Sardinia, cit., Figg. 9-10, nn. XIX, in c.d.s.; S. Muscuso, E. Pompianu, Ipogei sulcitani 1-3, 1-44, p. 611. 81 storia e archeologia sulcitana 23Per forme in argilla cruda dalla stessa necropoli si se- London 1987, p. 67, tav. 98; C. A. Di Stefano, Lilibeo pu- gnala la tomba 11 AR con le stesse tipologie vascolari, nica, Marsala 1993, p. 33, Fig.1-5; Zaru, Corredi tombali, inoltre per la tomba Steri 1: Guirguis, Unali, Ipogei sul- cit., pp., Tav. II, D11, Tav. V, n 23; P. Bartoloni, La necro- citani, cit.; dalla necropoli di Puig des Molins di Ibiza, poli di Tuvixeddu. Tipologia e cronologia della ceramica, ad es.: J. H. Fernandez, J. Padro, Escarabeos del Museo «RStFen» 28, 2000, p. 90, Fig. 3, 23; Tronchetti, Punic Arqueologico de Ibiza, (Trabajos del Museo Arqueologico Sardinia, cit., p. 602, n.12-14,623. de Ibiza 7), Madrid 1982, pp. 164- 165. 24 Per alcuni esemplari coevi dagli ipogei di Monte Sirai: mandibola, branche montanti e della clavicola. Amadasi, Brancoli, La necropoli, in Monte Sirai - II, 1965, 33 Amadasi, Brancoli, La necropoli, cit., Tav. XLIII, n. 97. pp. 95-121, tav. XLI, nn. 44, 54,87. 34 Dall’analisi dei resti ossei si osserva la presenza di fram- 25 Per una bibliografia di confronto: S. Muscuso, Il Museo “Ferruccio Barreca” di Sant’Antioco: Le tipologie vascolari della necropoli punica, «Sardinia, Corsica et Baleares Antiquae», 6, 2008, pp. 9-39. menti cranici caratterizzati da un elevato grado di senostòsi, ligamento suturale di lieve spessore. 35 Alcuni esempi dalla Sardegna: Taramelli, Scavi e scoperte, cit., p. 310, Fig. 9; F. Barreca, Le fortificazioni: Monte 26 Ad esempio: P. Bartoloni, La necropoli di Bitia – I, (Col- Sirai II, 1965, pp. 54-55 Tav. XXXIII, n. 1; P. Bernardini, lezione di Studi Fenici, 38), Roma 1996, p. 99; L. Campa- Lucerne in AA. VV. Cagliari- «Villa Tigellio»- I materiali nella, Ceramica punica di età ellenistica da Monte Sirai, dei vecchi scavi, «AFLC», 3 (N. S.), 1980-1981, pp. 83- (Collezione di Studi Fenici, 39), Roma 1999, p. 91, n. 84; P. Cavaliere, I materiali punici, «RStFen» 26, 1998, 149. pp. 122-26; D. Salvi, Un nuovo settore della necropoli 27 Per una bibliografia di confronto: Guirguis, Ipogei sulcitani, cit. 28Per degli interessanti paralleli: Unali, Ipogei sulcitani, cit. 29Per i dettagli della struttura dell’ipogeo: E. Pompianu, Ipogei sulcitani, cit. di Tuvixeddu, in Tuvixeddu. Tomba su tomba. Sepolture dal V sec. a. C. al I sec. d. C. in un nuovo settore della necropoli punico- romana: mostra temporanea (Cagliari Museo Archeologico Nazionale, 30 marzo - 30 settembre 1998), Cagliari 1998, pp. 13-14, tomba 5a, pp. 22, 25, tomba 12; Campanella, Ceramica punica, cit., pp. 87-88; 30 L’esemplare è ascrivibile al tipo I della Forti: Forti, Gli Bartoloni, La necropoli di Tuvixeddu, cit., p. 87, Fig. 1, unguentari, cit., pp.147-48, tav. IV; corrispondente al 10; dalla Sicilia: Di Stefano 1993, Lilibeo, cit., p. 33, Fig. gruppo A in: Cuadrado, Unguentarios ceramicos, cit., pp. 40; da Cartagine: J. Deneauve, Lampes de Carthage, Paris 389-400; 1969, pp. 241-242 ; S. Lancel, Les niveaux funéraires, in 31 P. Bartoloni, C. Tronchetti, La necropoli di Nora, (Col- Byrsa II. Rapports préliminaire sur les fouilles 1977-1978: lezione di Studi Fenici, 12), Roma 1981, pp. 1980-1981; niveaux et vestiges punique, «CEFR», 41, Roma 1982, p. B. A. Sparkes, Pottery: Greek and Roman, in AA.VV. 133. Tharros. A Catalogue of Material in the British Museum 82 32Analisi delle dimensioni del margine inferiore della from Phoenician end other tombs of Tharros, Sardinia, 36 Da ultimo: Tronchetti, Punic Sardinia, cit., Fig. 4, n. 10, Fig. 6, n. 3. annali 2011 37Significativa in questo senso l’assenza delle lucerne 48F. Barreca, Gli scavi: Monte Sirai- I, 1964, p. 51, n. nell’adiacente Tomba Steri 1, nonostante la presenza di 39/10, tav. XXXII; D. Levi, Le necropoli puniche di Olbia, cavità sulle pareti della camera sepolcrale destinate a «SS», 11, 1949, p. 39, Fig. 4. contenerle. 38Muscuso, Il Museo:le tipologie vascolari, cit., p. 15, Fig. 1 VII-IX. 39 Per alcuni esempi: Bénichou-Safar, Les tombes puniques, cit., pp. 250-57; Bartoloni, La Tomba 2 AR, cit., p.60; Id., 49Campanella, Ceramica punica, cit., pp. 69-71, Fig. 12-13; Bartoloni, La necropoli di Tuvixeddu, cit., p. 97, Fig. 5, n. 39. 50 M. H. Fantar, Eschatologie phénicienne et punique, Tunis 1970, p. 10. Riti funerari fenici e punici nel Sulcis: Atti dell’incontro di 51 Ivi, p. 16. studio «Riti funerari e di olocausto nella Sardegna feni- 52 Muscuso, Il Museo:le tipologie vascolari, cit., pp. 9-39. cia e punica», Sant’Antioco,3-4 ottobre 1986, «QSACO» 53 B. Costa, J. H. Fernandez, A. Mezquida, Ahorros para la 6, supplemento, Cagliari 1989, pp. 73-74; M. H. Fantar, otra vida: una sepultura púnica conteniendo una hucha Carthage. Approche d’une civilisation, Tunis 1993, pp. en la necrópolis del Puig des Molins (Eivissa) y su con- 319-20, 322; Bernardini, Sistemazione dei feretri, cit., pp. texto histórico,in B. Costa, J. H. Fernández, El Puig des 135, 137,142; Id., I roghi del passaggio, cit., p. 144. Molins (Eivissa): un siglo de investigaciones, (Misceláne- 40 Per alcuni esempi dalla necropoli: Bernardini, Sistemazione dei feretri, cit., pp. 139-40. 41Bernardini, I roghi del passaggio, cit., p. 143. 42Per un esempio dalla Tomba 9 PGM: Muscuso, Il Museo:le tipologie vascolari, cit., p. 19. 43Bernardini, Sistemazione dei feretri, cit., p. 145; Id., I roghi del passaggio, cit., p. 142. as de arqueología ebusitana, 2), Eivissa 2003, pp. 229230. 54 Per analoghe considerazioni relative all’abitato di riferimento: Unali, I livelli tardo-punici, cit., p. 14. 55 Non si esclude che l’erezione stessa del tempio repubblicano sull’acropoli sia riconducibile a tali gruppi: Tronchetti, Per la topografia di Sulci romana, cit., p. 109; F. 44 La lucerna è riconducibile alla forma 25 D di Howland: Marconi, Ricostruzione topografica della città di Sulci R. H. Howland, Greek lamps and their Survivals, «The tra la tarda età repubblicana e la prima età imperiale, Athenian Agora» IV, Princeton 1958, pp. 79-80, 290-296. «QSACO», 22, 2006, pp. 173-230. 45 J. Daneuve, Lampes de Carthage, Paris 1969, pp. 55-56, n. 25. 56E. Pompianu, Nuove strutture abitative, cit., p. 266; per la presenza dei mercatores in Sardegna: A. M. Colavit- 46Bernardini, I roghi del passaggio, cit., p. 143. ti, La presenza dei negotiatores italici nella Sardegna 47 E’ possibile si tratti di una rottura intenzionale secondo di età romana, Oristano 1999; A. Unali, I livelli tardo- un particolare rituale legato al versamento di liquidi in punici del Vano IIG nel Cronicario di Sant’Antioco, onore del defunto, per un esempio da Monte Sirai: M. «FOLD&ER» 231, http://www.fastionline.org/docs/FOL- Guirguis, Necropoli fenicia e punica di Monte Sirai: in- DER-it-2010-231.pdf. dagini archeologiche 2005-2007, Ortacesus 2010, p. 161, Fig. 329. 83 annali 2011 archeologia CASTEL CASTRO DI SANT’ANTIOCO Fonti documentarie e bibliografia di Walter Massidda Epilogo: Castris apud portum Palmae de Sulcis1. I l 28 ottobre 1881, il Consiglio Comunale di Sant’Antioco si riunisce per discutere diversi oggetti all’ordine del giorno e, tra questi, viene trattata la vendita di dieci are di terreno a trattativa privata. Il Presidente, nonché sindaco, Giuseppe Milia riferisce all’adunanza il fatto di esser d’accordo che il Consiglio proceda alla vendita del piccolo tratto di terreno circondato dai resti delle muraglie dell’antico Castel Castro, poiché nessun profitto né vantaggio ricade sull’Amministrazione. Il Comune potrebbe riservarsi solo la proprietà del suolo occupato dalle fondamenta di quel castello, con le pietre esistenti. Planimetria del 1844 (carta De Candia), Frazione T R’, tavoletta Detto ciò, il sindaco invita il Consiglio a delibe- 7 – “Regione Casteddu Crastu e s’Omu Setti Portas”. Sono rare e questo decide, con voto palese e unani- riportate in modo schematico le mura del castello ed il vecchio me, di procedere ad “… alienare il piccolo tratto mappale n° 15. di terreno e ciò a trattativa privata sulla base del valore che verrà a risultare da apposito estimo da praticarsi, riservando però la proprietà corrente perché festivo, a cui è stata significata a quest’Amministrazione della circonferenza opposizione dal Proprietario Antonio Balia.”2 occupata dalle fondamenta unico avanzo del L’opposizione del Balia doveva essere giustifi- riferito Castello, ed il pietrame ivi esistente, e cata da un evidente diritto di prelazione, for- per compiere agli incombenti all’uopo richiesti se, come confinante. Crediamo che ottenne incarica la Giunta Municipale. ragione, perché nel 1928 (anno dell’epilogo del Addì 7 novembre 1881, S. Antioco. La delibe- castello), al momento della cessione al Comu- razione è stata resa nota al pubblico mediante ne, a titolo oneroso e bonario, del terreno per affissione di copia all’Albo Pretorio nel giorno 6 la costruzione del campo sportivo comunale, 85 storia e archeologia sulcitana tramontana a terreno vignato e seminativo di Basciu Palmas Antioco Luigi fu Antonio, erede di Palmas Domenica fu Giovanni Antonio, per levante alla linea ferroviaria del Sulcis, siepe fichi moreschi frammezzo, per mezzodì già a Pabis Beatrice fu Giuseppe vedova Murroni ed ora Fagnani Fusconi Edmo fu Ferruccio, e per ponente a strada ora provinciale Sant’AntiocoSan Giovanni Suergiu.”3La sovrapposizione del campo sportivo al castello avveniva quando solamente il toponimo, peraltro modificato, e la memoria di un pozzo rimanevano l’unica attestazione dell’antico castello. Nel 1890, nove anni dopo il passaggio di proprietà verso il privato, il Consiglio Comunale di Sant’Antioco rimpianse le scelte delle amministrazioni precedenti che, per motivi di opportunità, rasero al suolo il castello. Infatti nella seduta consiliare del 27 aprile 1890, mentre si decideva di effettuare le riparazioni urgenti al carcere mandamentale, il consigliere Planimetria del costruendo campo sportivo comunale – Gaetano Idili faceva opportunamente osserva- da notare che il confine sud (ditta Fagnani) non è simmetrico re che il carcere non presentava tutti i requisiti ma forma una diagonale alla corrispondenza del lato posteriore igienici e di spazio necessari e che, per lo stato del castello che era orientato verso l’asse nord-ovest / sud-est. di perenne rovina, “a suo modo di vedere il Municipio dovrebbe pensare a costruire un nuovo Carcere col sistema attualmente prescritto prescegliendo ed occupando il fabbricato detto su 86 avvenuta con atto notarile del 28 settembre, Fortinu che trovasi per 28 Maggio p.v. messo risultano proprietari i signori Balia Luigi fu all’asta pubblica per la tenue somma di £ 40. Salvatore e Balia Nicolò fu Antonio. Quest’area E così mentre si provvederà ad un nuovo sta- di circa un ettaro, con numero mappale 15 del bilimento carcerario si conserverà in questo Foglio XIV, risulta sita nella località “comune- Comune almeno una fra le antichità che il più mente nota Casteddu de Crastus, coerente per prepotente vandalismo di cessate amministra- annali 2011 zioni hanno distrutto, tra le quali deve annove- Comune regione Castel Castro, col passaggio rarsi l’antico Castel Castro. Diversi Consiglieri dei carri, che trasportavano le pietre in occasio- appoggiano la proposta del Consigliere Idili” . ne che quest’Amministrazione nel 1867 ha fatto Il Consiglio riconobbe urgente la riparazione eseguire in appalto i lavori di questa strada Co- del carcere mandamentale, in base alla perizia munale.” e per “… la quantità di pietre che gli di un mastro muratore, e diede a trattativa pri- furono tolte da quel chiuso, onde ne ha risentito vata i lavori per la somma di 230,30 lire, ma danni immensi …”5. prese anche atto della proposta di Idili rivolta Ecco il testo della domanda che offre qualche all’acquisto del fabbricato detto “Su Fortinu”, notizia sull’area in oggetto: di proprietà del demanio, per trasformarlo in “All’onorevole Consiglio Comunale di Sant’An- nuovo carcere. tioco Ovviamente, la proposta del signor Gaetano Idi- Il sarto Gaetano Sanna fu Not. Pietro, domicilia- li atta a trasformare il forte sabaudo Su Pisu, to in questo Comune di Sant’Antioco, consensè acquistato poi nel 1902, stride col suo stesso di umile ossequio alle S.S. L.L. Illustrissime ha il sentimento di salvare l’opera come invece non pregio di rassegnare che, in occasione che ebbe fu col Castel Castro. Oggi probabilmente, oltre a tracciarsi lo stradale Comunale, che da questo a non avere il castello, si avrebbe una fortifica- abitato conduce alla spiaggia di S.ta Catterina, zione del 1813-1815 fortemente rimaneggiata, e segnatamente dal 1867 al 1868, il Rassegnante che avrebbe dato problemi di lettura dell’opera dovette risentire la perdita di non aver potuto originale a coloro che si sono impegnati nel re- semenzare né a grano, né a fave, né finalmente stauro del 1999-2000. ad ortaglie il di lui chiuso territoriale, ossia Testimone della distruzione del Castel Castro il chiuso che egli deve usufruire, di proprietà fu il sarto Gaetano Sanna che, da proprietario della fu di lui moglie Maria Lucia Ollargiu, sito del tenimento confinante, nel 1876 chiese risar- nella periferia di questo Comune, e precisamen- cimento dei danni subiti un decennio prima, te denominato Castel Castro, dacché sebbene il a causa della mancata semina del terreno. La Rassegnante si fosse accinto a preparare il ter- deliberazione del Consiglio Comunale del 17 reno non vi poté riuscire, atteso l’andirivieni di dicembre 1876, presieduta dall’assessore an- pedoni, carri per trasporto della pietra che esca- ziano Raffaele Manca, stante l’assenza del sin- vasi dall’antico demolito Castello, e di barcajoli, daco Luigi Campus, prese in considerazione che colle loro barche attendevano al trasporto la domanda di risarcimento del signor Sanna, per via di mare della pietra che servir dovea pel- ammontante a 250 lire, perché gli fu impedito la formazione dei ponti onde transitare a piedi di “seminare a suo vantaggio alcuni tratti del asciutti nei mari; cosicché nel preindicato anno terreno del suo chiuso che possiede in questo agrario il Rassegnante dovette perdere i frutti 4 87 storia e archeologia sulcitana che percevere dovea dal prodotto del suddetto la più attenta dovuta considerazione l’esposto, chiuso, tanto in grano, che delle stoppie. per cui prega la Bontà del prelodato Consiglio Occorre pure fare osservare che nel tracciamen- voler emettere favorevole il Loro voto a pro del to del preindicato stradale Comunale, essendo Ricorrente, provvedendo in guisa, che il Suppli- mancata affatto la terra, pel rialzo e terrapiana- cante venga indennizzato dalle perdite e danni re le protuberanze, onde d’ogni istante il terreno da lui sofferti nella contingenza di cui sopra si era pieno, convenne che escavassero a prestito è accennato, da tassarsi dal prelodato Consiglio la terra dalle parti laterali del suddetto stradale, nella loro Coscienza, od in difetto a giudizio di cosicché non poca quantità si ebbe ad escavarne periti, avendo della presente quel riguardo di nel chiuso del Rassegnante, che questa non fu cui nella Loro Saviezza, la stimeranno del caso. avvalorata fino a tanto che l’opera fosse comple- Grazie tamente ultimata, abbenché di questa perdita il Sant’Antioco lì 28 ottobre Rassegnante fino ad oggi non fu menomamente, L’Umile Rassegnante né alcunamente indennizzato. Gaetano Sanna.”6 Né può il Rassegnante passare sotto silenzio 88 la perdita da esso risentita in cotale occasio- Ancora nel 1881, di questa preziosa strada se ne giacché dal muro che serviva di cinta al di ne ricordava l’indispensabile costruzione, avve- lui chiuso, verso la riva del mare, ed alla parte nuta tra il 1867 ed il 1869. In una delibera del della pubblica strada gli furono tolte quasi tut- Consiglio Comunale si chiedeva un sussidio al te le pietre di cui era composto quel muro che Governo, perché l’ingente somma di 149.087,43 serviva di siepe al di lui terreno, onde ripararlo lire, servita a pagarne i lavori, era stata versata, dai danni che avrebbero potuto cagionargli non quasi per intero, dalle casse comunali. La soler- solo dai passanti, che dal bestiame errante d’o- zia dell’amministrazione “nella costruzione di gni specie. detta strada veniva suggerita dalla convenienza Tutti i sovra esposti fatti il Rassegnante si esi- di aprire un comodo passaggio nei due tratti di bisce pronto giustificare per mezzo della prova mare esistenti lungo quella strada, e che prima testimoniale, e per le pietre del muro a lui invo- valicavansi con gravi stenti e secondo le stagio- late si rimette alle risultanze di una perizia da ni con vero pericolo della vita, come non rari praticarsi a tale oggetto, onde farne rilevare il casi si sarebbero verificati se la carità umana giusto valore. non fosse corsa a salvare l’infelici minacciati di Stante i sovra allegati fatti, resi ormai pubbli- morte dalla corrente delle acque. A suo ricordo ci ed evidenziatissimi, il Rassegnante nutre puossi annoverare fra gli altri il fatto del peri- viva fiducia che dal prudente Criterio di questo colo incorso da un Brigadiere dei RR. Carabi- Onorevole Consiglio Comunale verrà presa nel- nieri e da un suo dipendente mentre tragitta- annali 2011 nel tempo appunto che il Governo sanzionava la provvida legge del 30 Agosto 1868, diretta a rendere obbligatoria la costruzione delle strade comunali somministrandone i mezzi con i quali farvi fronte, ed elargendo copiosi sussidii a quei Comuni che sarebbero più solerti a provvedere alla costruzione e sistemazione delle loro strade. Il Comune di S. Antioco fu tanto solerte a costruire il suo tronco di strada avanti suaccennato che vi procedeva contemporaneamente alla promulgazione della surriferita legge, dei cui benèfici effetti non poté fruire su quanto riguardava il sussidio che lo Stato avrebbe elargito in proporzione dell’importanza dell’opera e delle spese nella medesima impiegate.”7 Ciò che accadde non fu solo deleterio per le casse comunali ma, come già detto, comportò Porzione della Planimetria della strada consortile..., la distruzione del Castello Castro; si immagina a cura dell’ing. De Stefanis, 31 Luglio 1864, che divenne urgente reperire materiale solido riportante sommariamente la posizione del Castello Castro. in quanto, in uno dei tanti Consigli Comunali, si disse che la terra usata per il riempimento dello spazio acqueo, a causa dei ponti sotto i quali defluiva l’acqua dallo stagno alle peschiere e indi al Golfo, veniva portata via, distruggendo in una notte l’opera che l’impresario svolgeva vano quei due tratti di mare e forse nella loro durante il giorno. La decisione di utilizzare le lotta con le acque sarebbero periti se lo stesso pietre del castello maturò senz’altro a voce. Esponente ed altri suoi compagni non fossero Il progetto della strada, già analizzato nella accorsi in loro sollievo. Onde sottrarre a tanto precedente edizione degli annali per l’area re- pericolo i transitanti e risparmiare ai medesimi lativa ai ponti romani, riporta per intero la pla- grandi disagi, questo Comune con stragrandi nimetria dei lavori a partire dall’attuale Piazza sagrifizii si accollò un’enorme spesa superiore Umberto, nel centro di Sant’Antioco, sino alla assai alle sue forze finanziarie. Si accinse all’o- cantoniera di San Giovanni Suergiu. L’elabora- pera nel 1867 e la portò a compimento nel 1869, to grafico, redatto dall’ingegnere De Stefanis, 89 storia e archeologia sulcitana per conto dell’Ufficio del Genio Civile nel luglio geologiche, storiche, archeologiche, botaniche 1864, raffigura l’area del Castel Castro con un e antropologiche, grazie alla sua lunga perma- semplice rettangolo attraversato da sottili linee nenza e ai suoi viaggi all’interno del territorio. oblique, secondo la convenzione dell’epoca dei Taluni viaggiatori citarono sommariamente il progetti tecnici che, con tale simbologia, indi- castello, mentre altri, di passaggio a Sant’An- cava aree urbanizzate o edifici. tioco, come Charles Edwardes nel 1882, trovando il solo fortino di Pontimannu, credettero di Il Castello - Come tutti sanno, parecchie de- riconoscere l’opera solamente sulla base delle scrizioni del castello furono fornite dai viaggia- descrizioni dei predecessori, forse utilizzate tori del XIX secolo. Tra le più accurate vi sono quando dovettero scrivere i propri resoconti di quelle di Padre Angius che, per conto di Goffre- viaggio, per arricchirli e riordinarli. do Casalis, ha redatto il dizionario degli Stati di William Henry Smyth, il captain della nave Ad- Sua Maestà per ciò che concerne la Sardegna, e venture della Royal Navy di Sua Maestà Bri- quella del generale Alberto Ferrero conte di La tannica, mandato in Sardegna per redigere la Marmora che, promosso o esiliato in Sardegna, carta delle coste nel 1823, pubblicò nel 1828, divenne esperto di questa regione nelle materie da esperto cartografo ed idrografo, un libro descrittivo di 360 pagine intitolato Sketch of the present state of the Island of Sardinia, nel quale sono riportati i suoi appunti, le notizie prese durante il suo periplo e le discese a terra. Egli citò il Castel Castro col suo nome in sardo e disse che “l’antemurale, lungo 54 iarde e lungo 12, è di porfido grezzo, il muro orientale è lungo un centinaio di iarde e alto 9. Vi sono anche i resti di un molo…”8. John Warre Tyndale, nel suo libro pubblicato a metà del XIX secolo, fu altrettanto scarno e ribadì che “…vicino alle antiche mura della città, si trovano le rovine del Castro, le cui mura di cinta, fatte di grosse pietre rozzamente squadrate, hanno una larghezza di circa 10 piedi, lunghe 775 e alte 36; la città era munita di torri ai lati ed agli angoli, ed aveva un ingresso a vol- 90 Lido di Sant’Antioco: i resti dell’antico molo nord. ta con architrave lungo circa 13 piedi. L’epoca annali 2011 della sua costruzione è sconosciuta per quanto, te dicendo che “...in vicinanza all’angolo che le dallo stile, possa risalire all’ottavo o al nono se- mura dell’antica città faceano nella concorren- colo…” . za de’ lati, orientale e meridionale, vedosi gli Padre Vittorio Angius non diede lo stesso pare- avanzi d’un gran castello. Esso figura d’un gran re di Tyndale per ciò che riguarda l’epoca della parallelogrammo con un circuito di metri 236; costruzione e, mentre cita le varie dominazio- avendone nel lato maggiore 73, nel minore 45. ni sotto la quale è stata la Sardegna, propende A’ suoi angoli sono aggiunte altrettante torri, e per l’epoca giudicale, facendo risalire il castello quindi tre altre nei lati, orientale ed occidenta- all’XI-XII secolo, citando Torgotorio (Mariano le, e nel boreale, dov’era la porta, e può vedersi Torchitorio II) quando si rifugiò nell’isola sul- la incavatura per il moto della saracinesca. La citana nel 1108, dopo che il suo trono venne spessezza delle mura nel parallelogrammo è di usurpato dallo zio Torbeno nel 1104 circa. La circa metri 3, nelle torri poco minore, fuorché descrizione del monumento da parte di An- in quella della porta. La superficie della gran fi- gius è più precisa; egli si sofferma ampiamen- gura era di metri quadrati 2709, e la complessi- 9 va delle torri di metri quadrati 175. Nell’interno vedonsi ancora due scale, una nel lato orientale, l’altra nell’occidentale, ed una terza pare che fosse tra la porta e la torre dell’angolo sul mare. Questa fortezza era circondata da un grosso fosso largo più di 15 metri dove entrava il mare a isolarla perfettamente. La sua costruzione è in grandi pietre rozzamente quadrate, e le più d’un enorme volume. L’architrave della porta è lungo poco più di quattro metri. Vedendosi questo fabbricato dopo osservati gli avanzi delle mura della città, si riconosce con certezza donde fu tolto il suo materiale. Le pietre non sono sempre a ordini regolari, e tra quelle che sono piane Archivio di Stato di Torino, Paesi: Sardegna, Materie Feudali, vedonsene qua e là bugnate, che furono prese Feudi per A e B – Memoria dell’ing. Bessone delle notizie prese dallo zoccolo di altre costruzioni antiche”10. nell’isola di S.t Antioco. Alberto Della Marmora chiarisce che non si Colla carta allegata alla medesima – 1754. tratta di un castello “propriamente detto, ma Si nota il limite delle “vestigie della Città di Sulcis” che passa una cinta rinforzata da bastioni e fiancheggiata nei pressi del Castello Castro. da sette torri. È una specie di campo trincerato 91 storia e archeologia sulcitana che ha più la forma di un trapezio che di un parallelogramma. Ha una superficie di circa 280 metri quadrati11; si compone di quattro muri rettilinei non perfettamente paralleli a due a due, formanti una cinta con gli angoli muniti di una torre quadrata. Altre torri simili sporgono dal centro di tre lati, mentre l’ultimo, rivolto a sudest , non ha torre mediana. Questa cinta mediana ha solo una porta praticata in basso della torre a, rivolta verso l’attuale villaggio, e cioè verso il sito dell’antica città di Sulcis”12. Il generale rimane affascinato dalle dimensioni delle pietre che compongono le mura e dice che la porta d’ingresso “è notevole per l’architrave Planimetria, dimensioni ed orientamento del Castel Castro in pietra, che conta 3,90 metri di lunghezza su (tratto da: Alberto Della Marmora, Itinerario dell’Isola di 65 centimetri di altezza e 66 di spessore. Non Sardegna - volume primo, a cura di Maria Grazia Longhi, p. 258 appena lo si è oltrepassato, varcando l’ingresso, – Ilisso Edizioni, Nuoro 1997). si vedono sulla parete del muro interno le scanalature verticali che fissavano la saracinesca o erpice a saliscendi con la quale la porta si chiu- il castello Castro, le motivazioni per cui ritiene deva; più lontano in fondo allo stesso passag- che questo sia di origine araba, del tempo in cui gio, ho creduto di riconoscere le tracce di una questa civiltà si fortificò nelle coste sarde. seconda porta…” e, ancora, che nello spessore Per fortuna, alla minuziosa descrizione si ag- di circa tre metri dei muri “sono ricavate le sca- giunge anche un disegno la cui veduta “...è le per salire al piano superiore, provvisto di un quella che nel 1821 ebbi modo di riprendere parapetto. Nella parte bassa del muro si notano con la camera chiara; ne rilevai allora la pianta, le tracce di un grande fossato di dieci o quindici ma in seguito, avendo avuto dei dubbi sulla sua metri di larghezza, dove probabilmente entrava esattezza, mi sono rivolto a un distinto ufficiale l’acqua del mare che è molto vicino”14. della Marina Reale Sarda che, pregato da me, è La forma del castello è quella che potrebbe chia- ritornato sul posto e mi ha gentilmente conse- rire i dubbi, confermando le congetture sull’e- gnato i risultati dell’escursione…”15. poca della sua costruzione e sulla civiltà che lo Ecco, così, la vista presa con la camera chiara, eresse. La Marmora promette di argomentare usata come una sorta di antica macchina foto- in altre pagine, rispetto a quelle in cui descrive grafica del tempo, ovvero uno “strumento ottico 13 92 annali 2011 Veduta di Castel Castro di Sant’Antioco. La torre “A” in rovina si trova all’angolo nord dal lato della strada di ingresso al villaggio (tratto da: Giorgio Pellegrini, a cura di, L’esploratore innamorato. Alberto Ferrero della Marmora e la sua Sardegna, p. 73 – Abbà edizioni, 2009). basato su un prisma o un sistema di specchi che La base sembra interrata da sabbie che rag- di un oggetto riproduce su una superficie piana giungono la sommità della torre A. Ai posteri è un’immagine virtuale i cui dettagli vengono poi apparso come un’ottima cava di pietra pronta, ripassati in modo da ottenere un disegno abba- e qualche delucidazione su alcune asportazioni stanza fedele” . ce la dà Valery (A. C. Pasquin), quando dice che Nel disegno è raffigurata la torre A in rovina; la il “Medioevo è rappresentato nobilmente a fian- torre D, in parte smantellata, presenta un’evi- co di queste rovine dell’antichità da un grande dente filatura verticale lungo le pietre d’angolo, castello di granito rosso, in altri tempi compo- mentre la sommità dei muri appare ovviamen- sto da otto torri e demolito in parte dal governo te decapitata. Anche l’interno doveva contenere nel 1804, per costruire il fortino del ponte che alloggi e casematte, come pure scale e ronde. collega Sant’Antioco al continente”17. 16 93 storia e archeologia sulcitana Il disegno riporta anche la scritta “preso da me Alberto colla camera lucida nel 1821 o 1823” e sotto scrive: “consimile al monumento del castello di Madaurus nella Zeuzitania a l’est di Bona, in Algeria. Fabbricato da Trogotore Giudice di Cagliari dal 1108 al 1130”18. Vi sono riportate, inoltre, informazioni in contrasto con ciò che scrive nel testo dell’opera Itinerario dell’Isola di Sardegna; infatti il generale cita il giudice Torchitorio Mariano II come costruttore, ma paragona il castello ad un monumento di fattura bizantina dell’antica Madaura, a ovest della nuova cittadina di M’Daourouch nell’Algeria orientale. Ma nel testo dell’Itinerario, assai più analitico e preciso di quanto non sia stato con questi appunti, esclude che possa trattarsi di un’opera giudicale, tanto da paragonarlo Sovrapposizione della planimetria del La Marmora sul progetto definitivamente alla fortezza di Ain Tounga in del campo sportivo comunale di Sant’Antioco, nel rispetto Tunisia. dell’orientamento, delle proporzioni, delle misure riferite anche Lo stesso Generale vuole approfondire la storia dall’Angius. La figura trapezoidale si sovrappone al confine con la di questo monumento avvalendosi del signor ditta Fagnani Edmo in modo quasi preciso ma verosimile con una Berbrugger “dotto conservatore della Biblioteca possibile spartizione tra i confinanti delle torri del fondo del castello. e del Museo centrale di Algeri, per sapere se nei paesi dell’Africa settentrionale, da lui così bene esplorati per i loro monumenti antichi, ci fosse una fortezza che avesse un qualche rapporto 94 con il Castello Castro. Questo dotto archeolo- da altre costruzioni e se nei muri vi fossero an- go mi rispose che effettivamente il castello ha che epitaffi e dediche, piazzati in tutti i sensi, la una singolare somiglianza con la cittadella di somiglianza sarebbe perfetta.” (Lettera del 31 Thignica (Tonga in tunisino), salvo che l’edificio dicembre 1858)19. sardo è più grande e ha sette torri, mentre quel- Poiché l’articolo si propone di comparare l’edi- lo africano ne ha solo cinque; tra i due - dice - ci ficio antiochense solamente sulla base di fonti sono affinità impressionanti e aggiunge che se letterarie e documentarie, occorre sgombrare quello di Castro fosse formato con pietre tolte il campo relativamente ad alcune imprecisioni annali 2011 del passato che oggi possono anche esser citate, che l’opera dovesse essere “consortile”, in quan- ma non possono fare letteratura vincolante in to utile ad altre comunità quali Calasetta, Pal- quanto le fonti documentarie, già riportate all’i- mas Suergiu e Tratalias. Il progetto prevedeva nizio del presente articolo, le smentiscono. Il di sistemare la strada a iniziare dalla periferia canonico Spano, nel suo Bullettino Archeologico del paese, ovvero dal Piazzale detto di Leopoldo numero 5, anno III del maggio 1857 a pagina (attuale Piazza Umberto), fino alla Nazionale 79, riporta il fatto che il “il gran ponte che si è che da Iglesias terminava a Porto Botte, nel sito formato nell’istmo che congiunge l’Isola è opera presso l’antica chiesetta di San Giovanni, nel moderna. Per formare questo ponte si è distrut- borgo di Suergiu24. to in parte il Castello di Torgotorio...”20. Poiché Dionigi Scano, come Edwardes, pur competen- nel 1857 il castello era ancora in piedi e nessun te di arte e architettura medievale, non appro- lavoro era stato effettuato lungo i due tratti di fondisce la storia che ha visto lo smantellamen- mare che prima si attraversavano al posto dei to del Castel Castro e confonde il fortino posto ponti romani, detti “Ponti de mesu” e di “Santa all’imboccatura del Ponte romano, terminato Caterina”, è da ritenere che l’affermazione del- nel 180825, con il castello bizantino, affermando lo Spano sia stata scritta solo successivamente che sulla sommità vi sono state costruite alcune perché apposta in una nota21. Infatti nel testo opere recenti26. Nel 1907, le opere recenti eleva- ricorda che il lungo ponte è rovinato e che il te nella piazza d’armi della vecchia fortezza, ac- passaggio è stato abbandonato “per cui bisogna quistata dal Comune nel 188027, erano quelle re- passare in mezzo all’acqua, si può dire che oggi lative alla costruzione delle nuove camere e alla quella terra che diceasi penisola sia divenuta necessità di uniformare i tetti dei vecchi e dei Isola come nel primo tempo” . Pensiamo che nuovi alloggi di servizio all’insediamento della sia inutile ripetersi e riportare l’innumerevole Guardia di Finanza di Mare, accasermatasi da quantità di precise deliberazioni del Consiglio Porto Botte a Sant’Antioco nel 1901, quando i Comunale di Sant’Antioco, conservate nell’Ar- lavori non erano ancora conclusi28. chivio Storico Comunale, nel periodo 186023- Lo stesso Pasquale Cugia, autore del Nuovo Iti- 1864, quando i lavori di costruzione della strada nerario dell’Isola di Sardegna, edito a Ravenna furono discussi, modificati, progettati ed infine nel 189229, a pagina 223, rammenta che, durante appaltati. le occasioni in cui si recò a Sant’Antioco (1872- In quei cinque anni, si è passati dal pensare di 1875), non scorse nulla nel sito del Castello Ca- ricostruire solo i due tratti di mare a partire stro e che, avendo richiesto informazioni alle dal piazzale del sito del fortino di Pontimannu, persone con cui era in contatto in paese, gli fu all’opportunità di risistemare l’intero tratto di risposto che la costruzione andò interamente strada e, infine, a stabilire, in sede progettuale, distrutta. 22 95 storia e archeologia sulcitana Comparazioni - Individuate le fonti documen- della sede diocesana di Castro e dell’ ex cattedra- tarie e assemblata ancora una volta la biblio- le di S.Maria, sono state rinvenute le tracce di un grafia essenziale relativa al castello sulcitano, nuraghe e di un insediamento romano a cui si è rimane il compito di verificare se questa forti- sovrapposto quello fortificato bizantino31. ficazione sarda sia pertinente alla stessa epoca Più a sud ovest, sono state rinvenute strutture dei castelli africani, se sia stata costruita per le fortificate nel territorio di Anela, mentre a est, stesse esigenze militari e, ancora, se ve ne sia- tra Telti e Olbia, vi sono i resti del castrum det- no o ve ne siano state altre in Sardegna. Si ri- to “Sa Paulazza”. A Olbia, invece, pertinente a propongono, in riassunto, anche gli studi che funzioni militari urbane, vi era un castello simile hanno portato all’identificazione di quest’opera a quello sulcitano, avente un perimetro di 560 tra quelle costruite in epoca bizantina, dopo la metri circa e tre torri nel lato del mare, altre agli conquista e la riconquista della Sardegna tra il angoli ed una “sulla uscita all’interno”32. 534 ed il 554 d.C.. Come si rileva dalla figura nella pagina succes- Cominciando da Nora, si può dire che poche sia- siva, i castra cittadini, fuori dal perimetro delle no le notizie relative a una costruzione bizantina mura urbane, sono stati costruiti nelle più im- fortificata nel suo entroterra, ancora più scarse portanti città costiere, mentre l’interno era deli- quelle che ci permetterebbero di stabilire se vi mitato dagli avamposti lungo la frontiera tra la sia stata una fortificazione di controllo e oppo- Sardegna romea e le civitates barbariae. sizione ai barbaricini, in periodo romano e poi bizantino, nel territorio di Escolca, dal momento che questo toponimo è da taluni assimilato a luoghi di avvistamento. Tuttavia, nel vicino territorio di Serri in cui si trova il “santuario nuragico” di Santa Vittoria, pare vi sia stato un riutilizzo delle strutture preistoriche come avamposto30. Nel Comune di Samugheo, il castello detto “di Medusa” ha restituito due iscrizioni relative a Giustiniano e al suo successore Giustino II, probabilmente riferibili alle fasi edificatorie, mentre Fordongianus divenne sede del dux bizantino, carica militare insediata nel centro della Sardegna per il controllo e l’op96 posizione contro le scorrerie dei barbaricini nel Timgad (Algeria) – 35°28’47.46”N – 6°28’04.09”E. 1072 metri Campidano. Nel territorio di Oschiri, nei pressi s.l.m. annali 2011 A far da paragone rimangono i meglio conservati castelli dell’Africa bizantina, ossia opere militari edificate sin dal periodo in cui Giustiniano, attraverso il valoroso generale Belisario, riconquistava l’occidente prima in Africa, con la presa di Cartagine e la cattura dell’ultimo Re Vandalo Gelimero nel 553-534 e poi in Italia, grazie alla vittoriosa guerra contro i Goti iniziata nel 535. Successivamente, i nemici furono i Longobardi che si insediarono nella penisola italiana senza, però, riuscire a occupare la Sardegna. La fortificazione sulcitana pare più assimilabile a un’esigenza di controllo della città, affatto decaduta dopo la crisi dell’impero romano, sede di diocesi accertata nel 484 d.C., il cui importantissimo porto ospitò la flotta bizantina33 in quanto, da sempre, ritenuto approdo sicuro e riparato. Il castello di Olbia, peraltro non di piccole dimensioni (560 metri di perimetro), sembra avere un’analogia con il castello di Timgad. Padre Angius afferma che vi erano tre torri nel lato opposto all’entrata (lato mare), due agli altri angoli e una all’ingresso che volge le spalle al mare. Il castello di Timgad, anch’esso molto grande, ha Rielaborazione della carta pubblicata in Francesco Cesare in più altre due torri nei lati minori (fianchi). La Casula, La Storia di Sardegna vol. I, p. 205 – Carlo Delfino regolarità della forma del castello algerino, così Editore, Sassari 1994 in base ai rilevamenti archeologici come quello tunisino di Limisa (Ksar Lemsa), condotti in varie campagne di scavo e riportati in Pier Giorgio fa presupporre che si tratti di opere costruite ex Spanu, La Sardegna bizantina tra VI e VII secolo, p. 176 – novo in un terreno la cui natura non presenta Editrice S’Alvure, Oristano 1998. irregolarità34. Difatti, le fortezze in cima ai colli, trovandosi in posizioni più aspre, sono costrette a seguire l’andamento del terreno, mentre quelle poste a difesa dei centri urbani o costruite ex novo 97 storia e archeologia sulcitana 98 avrebbero mura perimetrali regolari che forma- re marittime, occuparono le fortezze difensive no parallelepipedi rettangolari o quadrati, con edificate dai loro predecessori e ne costruirono lievi differenze tra i lati. altre seguendo lo stesso modello. L’insieme del- Nei secoli successivi le modalità costruttive la fortezza presenta una pianta regolare, fian- rimasero simili; variarono solamente alcune cheggiata ai quattro angoli da torri rotonde o strutture per la funzione religiosa a cui erano quadrate. Una merlatura corona torri e cortine. destinate. Altre torri quadrate più piccole difendono i lati Laurent Daillez, in un suo libro, si sofferma nel- della fortezza e il loro numero varia a secon- la descrizione delle fortezze templari e musul- da della distanza tra una torre e l’altra. Questo mane in un periodo di gran lunga successivo ai sistema fu utilizzato in Terrasanta come nella primi castelli giustinianei. Egli afferma che tali penisola iberica”35. L’autore riferisce il fatto che costruzioni “fossero esse musulmane o cristiane molti suoi colleghi rimproverano i Templari di avevano uno stretto rapporto con la guerra san- aver copiato il sistema costruttivo dai musul- ta. Il ribat musulmano, al tempo stesso fortez- mani, ma invece le sorprendenti somiglianze za, convento e rifugio, è di molto anteriore agli richiamano esclusivamente Bisanzio. ordini militari. Quando i musulmani rimpiaz- Chi si è occupato di civiltà bizantina e ha ana- zarono i bizantini, in particolare sulle frontie- lizzato le fortificazioni urbane sarde, sulla base Ksar Lemsa (Tunisia) – 36°02’09.80”N – 9°31’41.26”E - 424 Ksar Lemsa – lato est demolito. metri s.l.m. annali 2011 Madaurus (Algeria) – teatro romano al quale viene anteposta Madaurus – prospetto. la struttura del castello bizantino – 36°04139.60”N – 7°54’06.31”E - 932 metri s.l.m. dei racconti e dei rilievi dei viaggiatori, con- castello di Formentera e il forte isolato di Li- fronta i castelli sardi con quelli africani riferen- misa. La Marmora invece, nel suo disegno e nel dosi, in particolare, al già citato forte algerino suo testo, paragona l’oggetto del nostro articolo di Timgad per via delle “proporzioni fra il trac- ai forti di Madaura e di Thignica. Madaura è ciato e lo spessore delle mura, nonostante l’an- una fortificazione bizantina impiantata attorno damento pressoché rettangolare a Thamugadi a un teatro romano, il cui palcoscenico resta ol- e, invece, marcatamente trapezoidale a Sulci”36. tre l’ingresso del muro di prospetto del castello, L’autrice Renata Serra si sofferma, come già dotato di porta rincassata rispetto alla torre e detto, sul fatto che la lieve differenza si può di altre due torri laterali agli angoli. Dietro il imputare al riutilizzo di preesistenti strutture e semicerchio che contiene le gradinate, si nota all’adattamento alla natura del terreno. A con- la prosecuzione dei muri laterali del castello ferma, si impone la differenza tra le fortifica- e una torre ad angolo nel fondo. Dalle plani- zioni di Ammaedara (Haydra) - irregolare - e metrie aeree, rilevate come le altre da Google quella di Sufetula (Sbeitla) - geometricamente Earth, non si evidenziano il fondo né l’altra tor- regolare – perché costruita ex novo. Pier Gior- re d’angolo del fondo stesso, forse perché rasa gio Spanu menziona, a tal proposito, anche il completamente al suolo o forse perché trattasi 99 storia e archeologia sulcitana di opera incompiuta. Ciò richiama il grandioso teatro romano di Busra, nel sud della Siria, il cui prospetto è stato fortificato da torri simili al castello di Madaura, con la differenza che anche il fondo del teatro è stato fortificato con imponenti torri, che seguono l’andamento a semicerchio delle gradinate. Il castello di Ain Tounga - Mancando nei recenti studi comparativi una descrizione e un’analisi della fortificazione di Ain Tounga, probabilmente perché trattasi di una località minore e poco nota, i cui resti sono stati studiati solo in parte da una spedizione di archeologi, prima che il Governo Tunisino interrompesse gli scavi col pretesto che la spedizione fosse in realtà Planimetria del castello di Ain Tounga ricavata da Google Earth più interessata a tesori o a portar via reperti, e adattata dalla visita e dal materiale fotografico reperito – faremo una descrizione solamente visiva e ge- 36°31’24.72”N – 9°21’34.08”E - 227 metri s.l.m. nerale. A giustificazione di ciò si deve aggiungere, inoltre, che il sottoscritto non è esperto 100 di architettura e ha visitato l’opera, nel mese di Dallo spiazzo dell’abbeveratoio in cui abbiamo ottobre 2009, solo a titolo di curiosità. parcheggiato, si vede, tra due casupole poste Ain Tounga si trova a circa 80 chilometri da lungo la strada, la torre d’ingresso rivolta a sud. Tunisi se si percorre verso ovest la strada P5, Il lato ovest si presenta quasi interamente de- oppure ci si arriva percorrendo la nuova auto- molito, avente agli estremi le due torri d’angolo strada per il Governatorato di Beja, lasciandola decadute quasi allo stesso modo, mentre riman- poi a pochi chilometri a est di Testour. Noi, in- gono in piedi gli angoli bugnati, forse perché vece, abbiamo raggiunto Ain Tounga partendo più robusti grazie all’intreccio delle pietre. Nu- dall’Hotel La Foret di Ain Draham, cittadina di merosi blocchi di arenaria presentano scritte origine francese distante solo 30 chilometri dal- latine dell’epoca romana e sono inseriti casual- la costa di Tabarka. Abbiamo percorso, quindi, mente in tutte le direzioni. La descrizione del le statali P17 prima e P11 poi, attraversando castello si avvale di una planimetria in cui sono Firnanah, Bou Salem, i vigneti di Thibar, Te- segnate, con le lettere maiuscole dell’alfabeto, boursouk e Dougga. le torri e i punti più importanti della struttura. annali 2011 Dalla torre d’angolo (A) si procede lungo una strada sterrata in salita che pare frutto di un riempimento moderno, probabilmente utile a vetture e camion per raggiungere edifici e cave che si trovano oltre la collina. La torre d’ingresso (B) presenta un arco con blocchi bugnati il cui ingresso non è frontale, ma nel lato sinistro, in modo da formare un ingresso a L a nord-ovest; l’architrave e gli stipiti sono interrati. Proseguendo lungo il demolito frontale si arriva all’altra torre d’angolo, la quale emerge quasi per inteAin Tounga – torre A e lato ovest. ro e, nonostante il terrapieno artificiale, si presenta pressoché intera; essa si trova su un livello Ain Tounga – torre A. Torre del Castel Castro. 101 storia e archeologia sulcitana che dovrebbe formare un trapezio, ci troviamo, invece, davanti ad un castello avente la forma di un tronco di piramide. Il lato corto, rivolto ad est, unisce le due grandi torri d’angolo C ed E; esso non è un muro continuo e rettilineo come quello opposto a ovest, perché, dopo una trentina di metri, forma un angolo retto verso l’esterno, causando un piccolo sbalzo o pseudo torre (D) e, quindi, prosegue verso la citata torre d’angolo del fondo (E). Quest’ultima torre si presenAin Tounga – torre B (ingresso nel lato ovest della torre). ta in buone condizioni esterne, quasi completa in qualche tratto, ricca di elementi derivanti dai più alto della torre opposta e così sembra essere monumenti romani poco distanti, con l’ingresso, anche quella d’ingresso. Tra il citato lato ovest e all’interno del castello, quasi sepolto e formato quello sud, dotato di ingresso, non ho percepito da un arco dal quale, però, non è sicuro accede- in modo evidente l’angolo acuto formato dai due re. Sopra l’arco della porta della torre E, vi è una lati, mancando la visione d’insieme e planime- feritoia formata da una pietra stretta e verticale, trica e, forse, anche perché si tratta di lati molto inserita a rombo in un’altrettanto stretta e alta lunghi. Così, considerando che il lato nord, rela- finestra. Per ottenere una porta di larghezza ac- tivo al fondo del castello, sarebbe quello obliquo cessibile è presente un rincasso nel muro del fondo. Questa muraglia, ben conservata, si presenta dritta per il primo pezzo, quasi a formare un angolo retto con l’altro lato appena descritto. Il lato nord del fondo prosegue, dopo un piccolo sbalzo in diagonale, a formare quel trapezio segnalato dal dott. Berbrugger a La Marmora nel 1858. Ho trovato che questa fosse la parte più suggestiva del castello: un lato quasi intatto anche se, nella parte sommitale, lascia intravvedere la luce tra le pietre che sembrano smosse e instabili. Nella parte alta, lo spessore delle mura è sottile ed è formato da una sola pietra. La torre d’angolo, 102 Ain Tounga – torre C, in secondo piano il fondo del castello e la che chiude il fondo a nord ovest (G), è distrutta, torre E. come l’opposta sul lato ovest, ne rimane in piedi annali 2011 Ain Tounga – torre E. Ain Tounga – torre E (vista dall’interno del castello). solo un angolo, mentre il crollo lascia intravvedere la tecnica del sacco, ovvero, tra i due rivestimenti in pietre squadrate, le piccole pietre e la terra a riempimento del vuoto tra i muri. Dal momento che il lato ovest è praticamente raso al suolo, siamo entrati, per terminare il giro, attraverso le mura viste dall’interno. Il fondo del castello presenta una muraglia molto spessa sino a una certa altezza, mentre il resto s’innalza sino alla sommità con più filari spessi una sola pietra, attraverso i quali, come già detto, si vede la luce. Non si può stabilire bene se lo spessore maggiore alla base sia dovuto alla presenza del camminaAin Tounga – torre E (particolare). mento di ronda o se si tratti di una demolizione. 103 storia e archeologia sulcitana Ain Tounga – fondo del castello (interno), con torre F ed in secondo piano la torre G. 104 Ain Tounga – pseudo torre F. Ain Tounga – fondo del castello (esterno o lato nord). Sta di fatto che l’interno è un immensa pietraia C in modo discontinuo, grazie a quell’angolo ret- e che nella parte ovest vi sono buche e assaggi di to che ora rientra all’interno del castello. Questa scavo molto profondi. Infatti il castello sembra pseudo torre D lascia intravvedere una nicchia sia stato costruito su di un piano inclinato. Al sormontata da un arco. La torre più grande, alta centro del lato costituente il fondo del castello, vi circa dieci metri (C), presenta un’altrettanto alta sono due pilastri poco distanti tra loro ovvero un e stretta porta sormontata da un arco, al cui cul- elevato di pietre, largo quanto la base, che forma mine si trova un viso di donna. La guida ci spie- una pseudo torre (F) visibile solo all’interno. Il ga in modo semplice che si tratta di Thignica, la muro del lato est, quasi demolito, si presenta più moglie del signore del castello. Epigrafi romane alto dalla parte interna e unisce le due torri E e circondano il tutto. Per la nostra guida, a causa annali 2011 della presenza di tali epigrafi, il castello è romano; un altro ragazzo, invece, smentisce e mi dà ragione. All’interno, una buca ci porta quasi alla base, dove una porzione di muro interno regge gli ultimi pezzi di scale. L’interno è vuoto e presenta finestre e feritoie. Infine, il lato interno del prospetto o controprospetto (H) è più spesso del muro di cinta e, anche questa volta, è asimmetrico: infatti, a sinistra dell’arco, per chi guarda Ain Tounga – fondo del castello e torre G. dall’interno verso l’uscita del castello, il maggior spessore sporge per circa un metro e mezzo, Ain Tounga – pseudo torre D e sullo sfondo la torre C. Ain Tounga – torre C. 105 storia e archeologia sulcitana Ain Tounga – torre C (particolare). Ain Tounga – torre B: accesso al castello. mentre sul lato destro si spinge per cinque metri abbondanti. L’architrave, recante anch’esso iscrizioni latine, si trova poco sopra il livello del terreno. Dopo aver fatto un giro tra il tempio, il teatro (del quale rimane intatto solo il muro a semicerchio e parte del palcoscenico) e l’edificio termale, ho preso ancora qualche altro scatto del castello e verificato meglio il fatto che le torri del prospetto siano effettivamente costruite su un piano inclinato; le laterali o d’angolo escono quasi per intero dal terreno di riempimento, mentre quella centrale d’ingresso è sepolta sino 106 all’architrave. Ain Tounga – torre B: veduta dall’interno (punto H). annali 2011 Ain Tounga – insieme del castello. Ipotesi e simulazione del prospetto del castello. Il riempimento formato dai crolli e il terrapieno creato per formare la strada sterrata, lasciano supporre che le torri poggino su livelli naturali del terreno differenti tra di loro. Il lato ovest resta più in basso del lato est, pertanto le torri A e G si trovano in un livello inferiore rispetto a quelle opposte C e E. Il piano inclinato del fondo del castello tra la torre E e la torre G sembra più lieve di quello che si presenta nel prospetto, qualora venisse scavato il terrapieno e l’ingresso portato interamente alla luce. Pertanto si presume che le tre torri del prospetto sembrano poggiare su tre diversi livelli del terreno o che la torre d’ingresso (B) e quella laterale (A), data la breve distanza tra loro, potrebbero, al massimo, trovarsi su livelli uguali o di poco differenti. Analizzando l’intero perimetro delle mura, non sembra che vi sia nulla di simmetrico o che gli angoli siano di 90 gradi. Se si prende il lato ovest che unisce la torre A con la torre G come base di una figura geometrica, i lati corti che si dipartono verso est (prospetto e fondo) tendono a chiudersi come in tronco di piramide. Il lato est, affatto rettilineo perché interrotto dalla pseudo torre D, pare sia l’unico che formi un angolo retto con quello del prospetto, all’altezza della maestosa torre C. 107 storia e archeologia sulcitana Ricostruzione del Castel Castro di Sant’Antioco. (Realizzazione a cura di Antonio Massidda). 108 Simulazione del Castel Castro di Sulci nell’ambiente. annali 2011 note 1 Carlo Baudi di Vesme, Codice Diplomatico di Villa di chie- 11 Probabilmente si intende circa 2800 metri quadrati. sa in Sardegna (raccolto e pubblicato da), colonne 376-378 12 Alberto Della Marmora, Itinerario dell’Isola di Sardegna secolo XIV – Ristampa anastatica dell’edizione del 1877 - volume primo, a cura di Maria Grazia Longhi, p. 258 – Edizioni della Torre Cagliari, Monastir giugno 1997. – Ilisso Edizioni, Nuoro 1997. 2 Archivio Storico Sant’Antioco, in seguito A.C.SA., Serie 13 Alberto Della Marmora, op. cit., pp. 258-259. Amministrazione - Registro 26/9, Deliberazioni originali 14 Alberto Della Marmora, op. cit., p. 259. del Consiglio Comunale – Deliberazione del 28 ottobre 15 Alberto Della Marmora, op. cit., p. 257. 1881. 16 Alberto Della Marmora, op. cit., p. 257. 3 A.C.SA., Serie Istruzione Pubblica - Fasc. 10/1, Costruzione del campo sportivo in località “Casteddu de Crastu” – 1928-1931; 1938. 4 A.C.SA., Serie Amministrazione - Registro 26/14, Deliberazioni originali del Consiglio Comunale – Deliberazione del 27 aprile 1890. 17Valery, Viaggio in Sardegna, p. 177 – Ilisso Edizioni, Nuoro 1996. 18 Giorgio Pellegrini, (a cura di), L’esploratore innamorato. Alberto Ferrero della Marmora e la sua Sardegna, p. 73 – Abbà edizioni, 2009. 19 Alberto Della Marmora, op. cit., pp. 258-259. 5 A.C.SA., Serie Amministrazione - Fascicolo 28/18, Delibe- 20 Giovanni Spano, Bullettino Archeologico Sardo – volu- razioni in copia del Consiglio Comunale – Deliberazione me II 1856-1857, a cura di Attilio Mastino, p. 79 – Edi- del 17 dicembre 1876. trice Archivio Fotografico Sardo, Nuoro 2000. 6 A.C.SA., Serie Amministrazione - Fascicolo 28/18, Delibe- 21Renata Serra, La possibile memoria di una fortezza razioni in copia del Consiglio Comunale – Deliberazione bizantina in Sardegna. Il “Castello Castro” nell’Isola di del 17 dicembre 1876. Sant’Antioco, p. 85, in Archivio Storico Sardo, XXXVI, 7 A.C.SA., Serie Amministrazione - Registro 26/9, Delibe- 1989. razioni originali del Consiglio Comunale – Deliberazione 22 Giovanni Spano, op. cit., p. 78. del 11 ottobre 1881. 23 A.C.SA. Serie Amministrazione – Fasc. 28/4, Delibera- 8 William Henry Smyth, Relazione sull’Isola di Sardegna, a cura di Manlio Brigaglia, p. 289 – Ilisso Edizioni, Nuoro 1998. zioni in copia del Consiglio Comunale – Deliberazione del 30 maggio 1860. 24 A.C.SA., Serie Lavori Pubblici – Fasc. 2/1, Profilo longi- 9 John Warre Tyndale, L’Isola di Sardegna - volume secon- tudinale e planimetria relativi al progetto dell’apertura do, a cura di Lucio Artizzu, p. 252 – Ilisso Edizioni, Nuo- e sistemazione della strada consortile tra Sant’Antio- ro 2002. co e la cantoniera di San Giovanni Suergiu – 31 luglio 10 Angius/Casalis, dal Dizionario, La Sardegna Paese per Paese, vol. 7, p. 95 - Società Editrice L’Unione Sarda S.p.a., Cagliari 2004. 1864. 25 Club Modellistico Cagliari, Cultura delle Coste, p. 52 – Litotipografia Pisano, Cagliari 1988. 109 storia e archeologia sulcitana 26 Renata Serra, op. cit., p. 85. 31 Pier Giorgio Spanu, op. cit., pp. 83 e 190. 27A.C.SA, Serie Finanze – Fasc. 2/2, Acquisto fortezza 32 Angius/Casalis, dal Dizionario, La Sardegna Paese per Pa- Pontimannu e terreni limitrofi – 1875; 1878; 1880-1883; ese, vol. 5, p. 187 - Società Editrice L’Unione Sarda S.p.a., 1886-1889. Cagliari 2004. 28 A.C.SA, Serie Finanze – Fasc. 17/35, Corrispondenza relativa alle finanze – 1901. Vedi anche: A.C.SA, Serie Lavori p. 19 – EDES, Cagliari 1988. Pubblici – Fasc. 20/4, Adattamento della Fortezza Ponti 34 Renata Serra, op. cit., p. 86. Mannu ad uso caserma per la Regia Guardia di Finanza 35 Laurent Daillez, I Templari – la vera storia dei cavalieri del di Mare – 1901; 1903; 1909. 29http://www.sardegnadigitallibrary.it/index.php?xsl=626& s=17&v=9&c=4463&id=220613. 30Pier Giorgio Spanu, La Sardegna bizantina tra VI e VII secolo, p. 181 – Editrice S’Alvure, Oristano 1998. 110 33 Mohamed Mustafa Bazama, Arabi e Sardi nel medioevo, Tempio ricostruita dai documenti originali, p. 115 – Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 2001. 36 Renata Serra, op. cit., p. 86. annali 2011 fotografia L’ALBA DI SULKY: Sguardi di Sara Muscuso L a mostra fotografica “L’alba di Sulky”, promossa dall’Amministrazione Comunale di Sant’Antioco, è stata inaugurata presso il Museo archeologico Ferruccio Barreca, in occasione delle Giornate europee del patrimonio 20111. Attraverso l’esposizione delle 74 foto d’archivio, si è tentato di ripercorrere i momenti più significativi della storia degli scavi archeologici che, a partire dal secolo scorso, hanno riportato alla luce le vestigia dell’antica città di Sulky/Sulcis. Tenere viva la memoria degli eventi che hanno portato alla scoperta delle nostre radici, degli uomini e delle donne che hanno dedicato gran parte della loro vita alla riscoperta del nostro passato, si rivela, oggi, di straordinaria impor- Fig. 1: Statua del Druso rinvenuta nel 1908 in via Eleonora tanza, in quanto questi stessi avvenimenti di- D’Arborea. ventano parte della nostra storia. La consapevolezza dell’antichità del centro dovette essere ben radicata negli abitanti di Sant’Antioco di tutte le epoche2, vista l’enorme quantità di resti antichi che occupavano la città e il gran numero di materiale archeologico reimpiegato nella costruzione di moderni edifici. La prima citazione relativa all’antica Sulcis risale alla fine del XVI secolo ed è contenuta nell’opera relativa alla geografia della Sardegna del canonico Giovanni Francesco Fara3. In essa vengono menzionati resti di edifici, torri, muraglie e anche Fig. 2: Foto di A. Garau, 1932 relitto di epoca romana rinvenuto la presenza di un ponte. Nel corso del Seicento, in località Is Pruinis. 111 storia e archeologia sulcitana Fig. 3: Foto di M. Buffa 1940, Mont’e Cresia rinvenimento di un tratto delle fortificazioni puniche. sono assai più numerosi gli autori che descrivo- Pochi anni dopo, Alberto Ferrero Della Marmo- no l’isola di Sant’Antioco, spesso in riferimento ra, con il suo Voyage en Sardaigne, ci informò in al racconto della vita del Santo Antioco4, mentre maniera dettagliata e con due edizioni, di cui la documentazione relativa al Settecento appa- la prima tra il 18266 e il 1828 e la seconda nel re assai più scarna. L’analisi diverrà ancora più 18407, sulla vastità delle antichità sulcitane: il dettagliata qualche tempo dopo, con l’edizione ponte romano, il castrum bizantino e i resti del del Dizionario Geografico dei Comuni della Sar- tempio dedicato a Iside e Serapide. degna, opera del canonico Vittorio Angius, a cura Al canonico Giovanni Spano dobbiamo, inve- di Goffredo Casalis, nota con una prima edizione ce, la successiva e più completa descrizione nel 1836 e una seconda nel 1840 . La descrizione del centro di Sulcis, edita nel Bullettino Arche- storica comprende i monumenti dell’antica città ologico Sardo tra il 1856 e il 1857, seguita da e del suo circondario. una serie di pubblicazioni inerenti ai molteplici 5 112 annali 2011 rinvenimenti, ad opera della popolazione locale, nelle aree della necropoli punica e romana e del tofet8. Tra i ritrovamenti dell’800 ricordiamo quello del 1833: durante l’aratura di un terreno, di proprietà di V. Mei, si scoprì, casualmente, una tomba giudaica9 di straordinaria importanza, in quanto testimonianza della presenza ebraica a Sulcis. Con l’inizio del Novecento, si assistette a un incremento dell’interesse storico-artistico e archeologico, con un crescente distacco dal gusto Fig. 4: 1954 via Castello, indagini presso il tempio dell’acropoli. prettamente antiquario che caratterizzò il secolo precedente; presero avvio le prime indagini archeologiche programmate, connesse al recupero e alla conservazione dei beni già sensibilmente degradati. All’opera di Antonio Taramelli va ascritto il merito di tale progresso. Infatti, con il suo lavoro trentennale, edito tra il 1903 e il 1925 e pubblicato in una raccolta, ci informò sulle aree oggetto delle sue indagini (di particolare interesse l’esplorazione della necropoli punica e delle catacombe) e ci fornì un quadro Fig. 5: 1954 via Castello, indagini presso il tempio dell’acropoli. preciso dei monumenti, sia quelli scomparsi nel precedente cinquantennio sia quelli ancora presenti10. Tra le tante scoperte, ricordiamo quella avvenuta nell’ottobre del 1907, in occasione dei lavori di sistemazione di un magazzino sito al n.8 della via Eleonora d’Arborea: una statua marmorea in dimensioni reali, riconosciuta come Druso Minore e datata all’età claudia11 (Fig. 1). Il ritrovamento, avvenuto nelle immediate vicinanze di diversi elementi architettonici, lascia supporre che la statua fosse collocata, Fig. 6: anni ’60 Is Pirixeddus, Gennaro Pesce e Giuseppe Lai in origine, nell’Augusteum o comunque presso all’interno di una catacomba. 113 storia e archeologia sulcitana Fig. 7: 1962 Is Pirixeddus, Gennaro Pesce e Giuseppe Lai Fig. 8: 1956 Tofet, le prime scoperte sotto la direzione all’interno della tomba dell’affreso scoperta nel 1954. scientifica di Gennaro Pesce. edifici pubblici di notevole importanza. Questa cinta muraria punica da Bartoloni15. Lilliu, ne- fu venduta dal proprietario del terreno, il Si- gli stessi anni, pubblicò le stele emerse nell’area gnor Giuseppe Rivano, solo nel 1929 e trasferita del tofet16, all’epoca non ancora identificato. al Museo Nazionale di Cagliari. A partire dagli anni cinquanta, ebbero inizio Un’interessante fotografia d’archivio ci riman- le fruttuose campagne di scavo nella suddetta da invece al 1933, anno in cui, in occasione di area sacra, con l’identificazione della sua esatta lavori di dragaggio per la realizzazione del nuo- ubicazione17 (Figg. nn. 8-13), mentre molteplici vo porto nel Golfo di Palmas, fu individuato il furono gli interventi nella necropoli ipogea di relitto di una nave romana datata al I sec. d.C. (Fig. 2) e realizzata con legno di abete rosso12. Il relitto, che si conservava in buone condizioni, andò poi distrutto. Nei decenni seguenti, studiosi come Salvatore Puglisi, Paolino Mingazzini e Giovanni Lilliu, preposti alla salvaguardia dei beni archeologici, si occuparono del patrimonio sulcitano. In particolare, Puglisi, nel 1940, si occupò della necropoli punica e romana13; Mingazzini14 si dedicò alle strutture sottostanti il fortino sabau114 do, attribuendole a un luogo di culto, mentre, Fig. 9: 1956 Tofet, le prime scoperte sotto la direzione in seguito, furono riconosciute come parte della scientifica di Gennaro Pesce. annali 2011 Fig. 10: Foto di M. Buffa, 1960 panoramica del tofet. età punica18. Gli scavi furono condotti dal So- fittili unite ad altrettanti vasi in terracotta (Figg. printendente Gennaro Pesce e dall’allora Ispet- nn. 8-13). tore, Ferruccio Barreca. Nello stesso anno, durante alcuni lavori in un Nel 1954 Pesce individuò in località Concai de terreno sito in via Castello, sempre nella locali- Is Pirixeddus, in un terreno di proprietà di Giu- tà denominata Is Pirixeddus (le piccole pozze), seppe Saliddu, la «Tomba dell’affresco» (Figg. una ruspa sprofondò all’interno di un ipogeo nn. 6-7). A partire dal 1956, vennero riportate punico, da questo momento, l’intera area sarà alla luce molte centinaia di stele in pietra, deco- interessata da un cinquantennio di investigazio- rate in prevalenza con figure umane, e di urne ni scientifiche. Negli anni compresi tra il 1953 e 115 storia e archeologia sulcitana Fig. 11: anni ‘50 tofet, le prime indagini. 116 il 1957, in prossimità del deposito della Soprin- santuario di età romana repubblicana20 (Figg. tendenza Archeologica, cioè nell’area adiacente nn. 4-5), imposero, prima, l’arresto immediato al settore della necropoli punica ipogea, iniziò dei lavori e, poi, il loro definitivo abbandono. la costruzione di tre palazzine destinate all’edi- Nel 1959 Ferruccio Barreca effettuò un son- lizia popolare. Conclusi i lavori del primo edifi- daggio in località Mont’e Cresia, presso il tratto cio e iniziati quelli per la realizzazione dei suc- murario in filari isodomi di blocchi bugnati, re- cessivi, i funzionari dell’allora Soprintendenza lativo al paramento interno della cinta urbana21. Archeologica rinvennero, tra le trincee di fon- Grande merito di Gennaro Pesce fu quello di dazione, vistose tracce di antichi edifici. Que- aprire la Soprintendenza di Cagliari agli ap- sti, rivelatisi in parte relativi alle fortificazioni porti dell’Istituto di Studi del Vicino Oriente. di età punica e in parte riguardanti un grande Questo fu l’avvio dell’ultima e feconda stagione annali 2011 Fig. 12: anni ‘60 tofet, le prime indagini. della Soprintendenza Pesce, attraverso la mis- dro Filippo Bondì25 e Serena Cecchini26. sione congiunta guidata da Pesce e Moscati22: Gennaro Pesce concluse il suo lavoro presso la nell’arco di quattro anni, si susseguirono ampie Soprintendenza nel 1968, ma continuò le sue ri- campagne annuali sul Monte Sirai, accompa- cerche curando gli scavi di Bithia e del santua- gnate dall’edizione dei relativi rapporti di sca- rio rurale di Santa Margherita di Pula. Nume- vo. Importantissimo il contributo dell’equipe rose sono le sue pubblicazioni, prima fra tutte dei giovani allievi del Professor Moscati, tra i Sardegna Punica che riassume gli sviluppi della quali ritroviamo i grandi studiosi della civiltà ricerca fenicia e punica in Sardegna27. fenicia e punica che contraddistingueranno la Il periodo della Soprintendenza Pesce diede im- generazione successiva. Tra questi troviamo: pulso a una serie di successive e sistematiche Maria Giulia Amadasi , Piero Bartoloni , San- indagini, tra il 1968 e il 1986, nella necropoli 23 24 117 storia e archeologia sulcitana punica28, presso il tofet29e le strutture delle fortificazioni nell’area del Forte sabaudo30. Tutte attività, queste, promosse dalla Soprintendenza per le province di Cagliari e Oristano e condotte dal nuovo Soprintendente Ferruccio Barreca, con l’aiuto di Giuseppe Lai. Attraverso il consenso del nuovo Soprintendente, si aprì un’altra importante stagione di studi, tanto che la Sardegna meridionale divenne un cantiere a cielo aperto e numerose furono le pubblicazioni dei materiali inediti, da parte dell’intera equipe romana del Professor Moscati31. Nel 1977 Vincenzo Santoni scoprì, in località Cannai, un villaggio di capanne di età preisto- 118 Fig. 13: Foto di C. Buffa 1979, panoramica del tofet con urne rica e nello stesso anno, in seguito ad un inter- originali. vento clandestino, indagò la tomba di giganti di Fig. 14: Foto di M. Buffa, anni ‘60 indagini presso via Necropoli. annali 2011 Fig. 15: 1960 Is Pirixeddus panoramica della necropoli. Su Niu ‘e su Crobu, localizzata nel settore meri- sero lo scavo della tomba a camera n. 3, men- dionale dell’isola32 (Fig. n. 21). tre, nel 1982, la Soprintendenza Archeologica Tra il 1978 e il 1979, furono condotte indagini di Cagliari ampliò l’area della necropoli verso di scavo nella necropoli romana , sempre in lo- nord, nell’adiacente terreno della signora Raf- calità Is Pirixeddus e, durante la campagna del faella Agus34, riportando alla luce un importan- 1978, vennero indagate 152 sepolture (Fig. n. te settore dell’impianto funerario di età punica 20) relative ad un ambito cronologico compre- (Figg. nn. 16-20). so tra il I e il IV sec. d.C.: incinerazioni secon- Gli ispettori archeologi Carlo Tronchetti e Paolo darie conservate in urne, tombe a fossa rettan- Bernardini, effettuando nel 1983 un intervento golare, tombe alla cappuccina ed enkhitrismoi. d’urgenza tra le vie Gialeto e D’Azeglio, scopri- Nel 1979 C. Tronchetti e P. Bartoloni intrapre- rono l’area dell’antico abitato fenicio punico e 33 119 storia e archeologia sulcitana Fig. 16: Foto di P. Bartoloni 1966, panoramica da via Castello. Fig. 17: Foto di P. Bartoloni 1970, Is Pirixeddus panoramica della necropoli. romano, frequentato già in epoca neolitica ed eneolitica e noto con il nome improprio di Cronicario. Al primo intervento seguirono una serie di campagne di scavo annuali, dirette, dal 1983 al 1986, da Tronchetti35, successivamente da Bernardini36 e da Bartoloni37 e oggi ancora in corso. Nel 1983 Carlo Tronchetti intraprese l’indagine di un settore della necropoli punica che, in epo120 ca romana imperiale, fu interessata da impor- Fig. 18: Foto di P. Bartoloni 1968, altorilievo su pilastro. annali 2011 Fig. 20: Foto di C. Buffa 1979, Is Pirixeddus necropoli romana. tanti interventi di ristrutturazione e dalla costruzione dell’anfiteatro38. È proprio in questo periodo che riemersero i celebri leoni (Fig. n. 23) dell’antica Sulky39, posti originariamente a protezione della porta nord del centro abitato punico e successivamente riutilizzati, con funzione decorativa, nell’anfiteatro romano. Paolo Bernardini diresse, dal 1985 al 2008, l’attività istituzionale della Soprintendenza archeologica di Cagliari nel territorio del Sulcis e, in particolare, gli scavi nel centro antico di Sant’Antioco. Tra il 1985 e il 1988, proseguirono le indagini nel nuovo settore della necropoli punica, denominato AR (Figg. nn. 24-25), nell’area dell’abitato e nel settore occidentale del colFig. 19: Foto di P. Bartoloni 2002, altorilievo su pilastro. le del Fortino sabaudo, dove si riportò alla luce 121 storia e archeologia sulcitana 122 Fig. 21: 1970 Scavo della Tomba dei Giganti Su Niu de Su Fig. 22: Foto di C. Buffa anni ’80, Grutt’i Acqua indagini presso Crobu. il laghetto nuragico. Fig. 23: Foto di C. Buffa 1983, Is Pirixeddus rinvenimento dei leoni . annali 2011 Fig. 24 e 25: Foto di C. Buffa 1988, necropoli punica, scavo della tomba 9 AR. un complesso monumentale, ricondotto ad una di quest’area a età nuragica, tardo-punica e ro- sistemazione dell’area comprendente strutture mana46. terrazzate e una rampa. Nel 1995 e nel 1998, Paolo Bernardini eseguì Nel 1986 vennero pubblicati due volumi, a cura due successive campagne di scavo nell’area del di S. Moscati tofet 40 e P. Bartoloni , con lo studio 41 47 e nel settore dell’abitato arcaico, per poi delle oltre 1500 stele rinvenute nel tofet. Nel estendersi, negli anni seguenti, alla necropoli corso del 1989, furono indagati, a cura di Paolo punica48, già oggetto di indagini a partire dagli Bernardini42 e di Carlo Tronchetti43, numerosi anni ottanta. ipogei punici : le Tombe 7, 9, 10 , 11, 12 AR. Tra Nello stesso periodo, C. Tronchetti e A. M. Cola- i mesi di maggio e giugno del 1989, la Pontificia vitti ripresero, con la realizzazione di due saggi Commissione di Archeologia Sacra condusse stratigrafici, gli scavi alle fortificazioni presso alcuni interventi di restauro nella catacomba l’acropoli49, interrotti nel 1989. di S. Antioco Martire e in tale occasione, oltre A partire dal 2001, le indagini nell’area dell’abi- alla documentazione d’insieme del complesso, tato passarono sotto la direzione scientifica di si realizzarono limitate indagini archeologiche, Piero Bartoloni50 e della sua equipe dell’Univer- dirette da L. Pani Ermini45. sità degli Studi di Sassari, di cui ricordiamo le Degni di nota sono, inoltre, gli interventi del studiose Lorenza Campanella51, Elisa Pompia- 1995 in località Torre Cannai, dove furono loca- nu52, Antonella Unali53 e Laura Mallica54. lizzate delle strutture circolari e quadrangola- Di straordinario interesse si rivela la scoperta ri e un tratto murario. Il recupero di materiale dell’estate del 2002, effettuata da Paolo Bernar- ceramico permise di riferire la frequentazione dini, presso la necropoli punica. Si tratta di una 44 123 storia e archeologia sulcitana tomba a camera con pilastro centrale, decorato da un altorilievo affrescato55. L’immagine riproduce un personaggio maschile di tipo incedente (verosimilmente la divinità Baal Addir), vestito con gonnellino, armille sulle braccia, acconciatura a klaft e barba: un esemplare del tutto simile a quello documentato nel 196856 (Figg. 1819). Per ciò che concerne la necropoli punica, si segnalano, inoltre, gli scavi d’urgenza del 2004 e del 2007-2008: il primo riporta, nella bassa via Belvedere57, al più antico ipogeo finora rinvenuto a Sant’Antioco, che permise di individuare il limite meridionale dell’area funeraria; il secondo, nella via Necropoli, consentì di identificare il limite occidentale dell’impianto, attraverso lo studio di due ipogei utilizzati nell’ultima fase punica e nella fase romana repubblicana del centro58. Il precario stato di conservazione della necropoli ipogea in località Is Pirixeddus, interessata da forti problemi legati alla staticità delle strutture, in un primo momento, impose la chiusura al pubblico dell’intera area e, successivamente, l’interruzione delle indagini archeologiche, così da poter rivolgere l’insieme delle risorse e delle energie, in modo prioritario, alla conservazione e alla salvaguardia di questo incommensurabile bene culturale. Le indagini nell’area dell’abitato sono, invece, tutt’oggi in corso e dirette da Piero Bartoloni, in regime di concessione rilasciata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. I recenti rinve124 nimenti hanno permesso di identificare un’area Fig. 26: Foto di P. Bartoloni 1965, Sabatino Moscati e sacra: si tratterebbe di un santuario caratteriz- Ferruccio Barreca. annali 2011 zato dalla presenza di un gran numero di ex Nel 2012 si aprirà un nuovo quinquennio per le voto, dedicati per lo più a una divinità femmi- indagini archeologiche a Sulky/Sulcis, da parte nile, e frequentato tra l’età repubblicana e quel- dell’Università degli studi di Sassari, attraverso la imperiale . Alcune matrici, rinvenute nelle il rinnovo della concessione ministeriale. Agli ultime campagne di scavo, recano incise delle scavi parteciperanno, come ogni anno, studenti iscrizioni neopuniche, una delle quali riferita provenienti dalle maggiori Università d’Italia e alla pratica del rito dell’incubazione. Ciò porte- d’Europa. Di anno in anno, le ricerche vanno ad rebbe a supporre la presenza della venerazione arricchire il quadro delle conoscenze e non ces- di più divinità60. Le indagini hanno interessato, seranno, certo, di offrirci l’apporto di nuovi dati inoltre, un vano magazzino di età imperiale, un che, ancora oggi, contribuiscono a testimoniare impianto artigianale per la produzione di olio o la grandezza del centro di Sant’Antioco durante vino e la strada B . le varie epoche storiche. 59 61 note 1 Un ringraziamento particolare all’Amministrazione Co- 2 Per la storia degli studi e una bibliografia completa fino munale di Sant’Antioco e, in particolare, al Sindaco Ing. al 2008 C. Del Vais, Sant’ Antioco, in Bibliografia topo- Mario Corongiu, e all’Assessore alla Cultura Dott.ssa grafica della colonizzazione greca in Italia e nelle isole Daniela Ibba, per aver sostenuto l’iniziativa e per esser- tirreniche, XVIII, Pisa 2010, pp. 187-256; M. Guirguis, si mostrati sempre sensibili verso le tematiche cultura- Storia degli studi e degli scavi a Sulky e a Monte Sirai: li. Grazie a Piero Bartoloni che, oltre ad avermi fornito Rivista di Studi Fenici, 33, 2005, pp. 13-19. un gran numero di fotografie storiche, si rivela sempre 3 G. F. Fara,Geografia della Sardegna, Cagliari 1580. guida instancabile di ogni iniziativa. Un ringraziamento 4 Tra i tanti si ricordano: M. Carrillo, Relacion al Rey particolare alla Soprintendenza ai Beni Archeologici per Don Philipe Nuestro Señor. Del Nombre, Sitio, Planta, le Province di Cagliari e Oristano, nelle persone di Marco Conquistas, Christianidad, Ciudades, Lugares, y Governo Minoja, Donatella Mureddu e Claudio Buffa, quest’ulti- del Regno de Sardeña, Barcelona 1612; F. De Esquivel, mo liberalmente disponibile. Sono, inoltre, riconoscente Relacion de la invencion de los cuerpos santos en los años a Franco Mereu e al Personale della sede operativa di 1614. 1615. y 1616. fueron hallados en varias Yglesias de Sant’Antioco. Un grato ricordo va ancora alla Cooperati- la Ciudad de Caller y su Arcobispado, Napoles 1617, pp. va Archeotur, per l’imprescindibile aiuto nell’allestimen- 100-126; S. Esquirro, Santuario de Caller, y verdadera his- to della mostra, e alla Cooperativa Studio 87, per avermi toria de la invencion de los Cuerpos Santos hallados en fornito i filmini storici. la dicha Ciudad, y su Arçobispado, Caller 1624, pp. 424, 125 storia e archeologia sulcitana 469; J.F. Carmona, Alabanças de los santos de Sardeña, BAS, II, 1856, pp. 181-182; G. Spano, Culto di Bacco in ms. cart. 1631, Biblioteca Universitaria di Cagliari 1631, Sardegna, Bull AS, III, 1857, pp. 97-100; G. Spano, Descri- ff. 68-71; F. De Vico, Historia general de la Isla, y Reino de zione dell’antica Sulcis. Nome e fondazione, BAS, III, 1857, Sardeña, Barcelona 1639, I, pp. 9, 27, 59; II, p. 100; III, pp. 23-24, pp. 48-55, pp. 77-81; G. Spano, Schiarimenti e pp. 9-12; VI, pp. 85-86, 91, 102; S. S. Vidal, XVII sec., note sull’iscrizione sulcitana, BAS, III, 1857, pp. 55-57; G. Vida, Martyrio y Milagros de San Antiogo sulcitano Patron Spano, Antichi mosaici sardi, BAS, IV,1858, pp. 137-140, de la Isla de Sardegna cuyo cuerpo se halló en las cata- pp. 139-140; G. Spano, Sardegna sacra, e le antiche diocesi, cubas de su Iglesia de Sulcis el año 1615 a 18 de março, Bull AS, IV, 1858, 5-11, 41-48, pp. 7-8; G. Spano, Studi ar- ms. sec. XVII, Biblioteca Universitaria di Cagliari. cheologici in Sardegna, BAS, IV, 1858, pp. 76-79; G. Spano, 5 G. Casalis, Dizionario geografico storico-statistico-com- 126 Iscrizioni latine, BAS, V, 1859, pp. 125-128, p. 126; G. Spa- merciale degli stati di S.M. il Re di Sardegna, Torino 1840, no, Iscrizioni latine, BAS, V, 1859, pp. 159-160; G. Spano, pp. 379-422. Catalogo della raccolta archeologica sarda del Canon. Gio- 6A. Della Marmora, Memoria sopra due armature di bron- vanni Spano da lui donata al Museo d’Antichità, Cagliari zo scoperte nel 1820 in un antico sepolcro dell’isola di S. 1860, pp. 15, 25-27, 39-40, 44, 47, 52-54, 56, 58-60, 62, 66, Antioco attigua a quella di Sardegna, MAT, XXV, 1820, 68, 75-79, 81, 85, 87-91, 95; G. Spano, Ultime scoperte, BAS, pp. 107-118; Id., Voyage en Sardaigne de 1819 à 1825, ou VI, 1860,pp. 157-159; G. Spano, Anello ebreo di bronzo, Description statistique, physique et politique de cette île, BAS, VII, 1861, pp. 161-163; G. Spano, Guida della città e avec des recherches sur ses productions naturelles et ses dintorni di Cagliari, Cagliari 1861, p. 107, p. 115; G. Spano, antiquités, Paris 1826, p. 26. Iscrizione fenicia di Sulcis, BAS, VII, 1861, pp. 113-115; 7 A. F. Della Marmora, Voyage en Sardigne. Description sta- G. Spano, Nota sul titolo di Protospatario, BAS, VII, 1861, tistique, physique et politique de cette ile, Parigi- Torino pp. 27-29; G. Spano, Studi archeologici, BAS, VII, 1861, 1840, pp. 21-22. pp.107-111; G. Spano, Ultime scoperte, BAS, VII, 1861, pp. 8 G. Spano, Iscrizioni latine, Bullettino Archeologico Sardo 60-62; G. Spano, Ultime scoperte, BAS, VII, 1861, pp. 174- (BAS), I, 1855, pp. 155-160; G. Spano, Statuetta di Sera- 176; G. Spano, Moneta con nuova contromarca, BAS, VIII, pide in bronzo, BAS, I, 1855, pp. 97-105; G. Spano1856, 1862, p. 108; G. Spano, Ultime scoperte, BAS, VIII, 1862, Amuleto con iscrizione fenicia, BAS, II, pp. 72-74; G. Spa- pp. 29-31; G. Spano, Ultime scoperte, BAS, VIII, 1862, pp. no, Fondazione del R. Museo di Cagliari, BAS, II, 1856, pp. 63-64; G. Spano, Iscrizioni latine, BAS, IX, 1863, pp. 63-64; 151-154; G. Spano, Glittica sarda, ossia rivista delle pietre G. Spano, Moneta contromarcata, BAS, IX, 1863, p. 16; G. incise trovate in Sardegna, BAS, II, 1856, pp. 104-109; G. Spano, Nuova stela fenicia di Tharros, BAS, IX, 1863, pp. Spano, Iscrizioni latine, BAS, II, 1856, pp. 63-64; G. Spa- 33-40; G. Spano, Pietre incise trovate in Sulcis, BAS, IX, no, Lucerna antica di bronzo del R. Museo, BAS, II, 1856, 1863, pp.78-79; G. Spano, Serie dei consoli, presidi, pretori, pp. 161-163; G. Spano, Strade antiche della Sardegna, BAS, e pro-pretori coi questori romani che governarono la Sarde- II, 1856, pp. 15-22, pp. 42-48, pp. 74-80, pp. 115-120, pp. gna, BAS, IX, 1863, pp. 20-29, pp. 40-43; G. Spano, Ultime 16-17, pp. 79-80, pp. 118-119; G. Spano, Ultime scoperte, scoperte, BAS, IX, 1863, pp.109-110; G. Spano, Anello cri- annali 2011 stiano di Sulcis, BAS, X, 1864, pp. 39-40; G. Spano, Carta III, 1907, pp. 72-107; A. Taramelli, S. Antioco - Scavi e della Sardegna secondo gli antichi suoi quattro Giudicati, scoperte di antichità puniche e romane nell’area dell’antica B, X, 1864, pp. 4-11, pp. 33-36, pp. 66-73, pp. 129-134; G. Sulcis, NSA, 1908, pp. 145-162; A. Taramelli, S. Antio- Spano, Mnemosine sarda ossia Ricordi e Memorie di varii co - Scoperta di una statua imperatoria romana nell’area Monumenti antichi con altre rarità dell’isola di Sardegna, dell’antica Sulcis, NSA, 1908, pp. 192-197; A. Taramelli, Cagliari 1864, tavv. III, pp. 9-11; VII, p. 2, p. 5, p. 7; XIV, La Collezione di antichità sarde dell’Ing. Leone Gouin, pp. 3-4, p. 7; G. Spano, Oggetti figurati e simboli cristiani Bollettino d’Arte del Ministero della Pubblica Istruzio- 1864, BAS, X, 1864, pp. 49-51; G. Spano, Ultime scoper- ne (cit. in seguito BA), 1914, pp. 251-272; A. Taramelli, te, BAS, X, 1864, pp. 124-126; G. Spano, Itinerario antico Sant’Antioco - Avanzi di età romana imperiale dell’anti- della Sardegna con carta topografica. Colle indicazioni del- ca Sulcis, scoperti in regione di Is Solus, NSA, 1914, pp. le strade città, oppidi, isole e fiumi, Cagliari 1869, p. 43, 406-408; A. Taramelli, Guida del Museo Nazionale di Ca- p.62; G. Spano, Memoria sopra l’antica Cattedrale di Otta- gliari, ASSard, X, 1915, pp. 264-379; A. Taramelli, Aret- na e Scoperte archeologiche fattesi nell’Isola in tutto l’anno ta marmorea con bassorilievi di divinità e con iscrizione 1870, Cagliari 1870, p.37; G. Spano, Memoria sulla badia punica scoperta nell’area dell’antica Sulcis, NSA, 1919, di Bonarcadu e Scoperte archeologiche fattesi nell’Isola in pp. 151-159; A. Taramelli, S. Antioco - Bassorilievo se- tutto l’anno 1869, Cagliari 1870, pp. 13-15; G. Spano, Vo- polcrale con rappresentazione di scena forense, rinvenuto cabolario sardo geografico patronimico ed etimologico, Ca- nell’area dell’antica Sulcis, NSA, 1919, pp. 148-149; A. Ta- gliari 1872, p. 48, p. 110; G. Spano, Scoperte archeologiche ramelli, fattesi in Sardegna in tutto l’anno 1873, Cagliari 1873, pp. rinvenuto nell’antica Sulcis, NSA, 1919, p. 150; A. Tara- 11-12, p. 14, p. 40; G. Spano, Scoperte archeologiche fattesi melli, in Sardegna in tutto l’anno 1874, Cagliari 1874, pp. 14- di Sant’Antioco e di altri ipogei cristiani, NSA, 1921, pp. 16; G. Spano, Iscrizioni figulinarie sarde, Rivista Sarda, II, 142-176; A. Taramelli, S. Antioco (Cagliari). - Ipogeo con 1875, pp. 264-324. G. Spano, Scoperte archeologiche fattesi sepoltura giudaica della Necropoli Sulcitana, NSA, 1922, in Sardegna in tutto l’anno 1875, Rivista Sarda, II, 1875, pp. 335-338; A. Taramelli, S. Antioco (Cagliari). - Scoper- pp. 339-395; G. Spano, Scoperte archeologiche fattesi in ta di un ipogeo romano dell’antica Sulcis durante i lavori Sardegna in tutto l’anno 1876, Cagliari 1876, pp. 8-9. per la ferrovia Siliqua-Calasetta, NSA, 1925, pp. 470-474; 9I. Sanfilippo, Memorie su di una grotta funeraria in A. Taramelli, Incrementi del R. Museo di Cagliari, BA, X, Sant’Antioco, Iglesias 1894. 10A. Taramelli, Archaeologia, Archivio Storico Sardo (cit. in seguito ASSard), I, 1905, pp. 110-121; A. Taramelli, Sigillo in bronzo con iscrizione augurale romana S. Antioco - Esplorazione delle catacombe sulcitane 1930, pp. 272-275; A. Taramelli - R. Delogu, Il R. Museo Nazionale e la Pinacoteca di Cagliari, Roma 1936, pp. 1416, p.18, p.23, pp. 26-27, p. 29. S. Antioco (Sulci) - Iscrizione bizantina nell’antica chie- 11A. Taramelli, S. Antioco - Scoperta di una statua impe- sa di S. Antioco, Notizie degli Scavi di Antichità (cit. in ratoria cit., pp. 192-197; S. Angiolillo, Una galleria di seguito NSA), 1906, pp. 135-138; A. Taramelli, Di alcuni ritratti giulio-claudi da Sulci, SS, XXIV, 1975-1977, pp. monumenti epigrafici bizantini della Sardegna, ASSard, 157-170. 127 storia e archeologia sulcitana 12D. Levi, Scavi e ricerche archeologiche della R. Soprintendenza alle opere d’antichità e d’arte della Sardegna (19351937), BA, XXXI, 1937, pp. 193-210; G.C. Speziale, La nave di Sulcis, Ingegnere, XVII, 1939, pp. 412-414. A.A. 1966-67, Cagliari 1967, pp. 37-38. 22 Tra le tante pubblicazioni per Sant’Antioco si riportano: S. Moscati, Il sacrificio dei fanciulli, Rendiconti della Pon- 13 In particolare lo scavo di tre tombe puniche in via Bel- tificia Accademia di Archeologia (in seguito cit. RPAA), vedere: S. Puglisi, S. Antioco. Scavo di tombe ipogeiche XXXVIII, 1965-1966, pp. 61-68; S. Moscati, Il mondo dei puniche, NSA, 1942, pp. 106-115. Fenici, Milano 1966, p. 25, p. 81, p.130, p.184, pp. 264- 14P. Mingazzini, Alcuni particolari del culto funerario puni- 267, pp. 70-275, p. 277, pp. 279-280, pp. 283-285; S. Mo- co notati a Sulcis, Studi Sardi (cit. in seguito SS), VIII, scati, La penetrazione fenicia e punica in Sardegna, Roma, 1948, pp.81-85; P. Mingazzini, Resti di santuario fenicio in Memorie dell’Accademia Nazionale dei lincei (cit. in se- Sulcis, SS, VIII, 1948, pp. 72-80. guito MAL), S. VIII, XII, 1966, pp. 228-229, pp. 236-237; 15P. Bartoloni, Fortificazioni puniche a Sulcis, OA, X, 2, 1971, pp. 147-154. 16G. Lilliu, Rapporti fra la civiltà nuragica e la civiltà fenicio-punica in Sardegna, Studi Etruschi, XVIII, 1944, pp. S. Moscati, Fenici e Cartaginesi in Sardegna, Milano 1968, pp. 19, 29, 36-37, 58, 74, 84, 86, 90-92, 94-96, 104, 107109, 115-116, 119-121, 123, 127, 136, 139, 152-156, 159, 162-163, 167-168, 171, 179-180. 323-370; G. Lilliu, Le stele puniche di Sulcis (Cagliari), 23Tra le pubblicazioni relative all’antico centro di Sulky, Monumenti Antichi pubblicati dall’Accademia Naziona- si ricordano: M.G. Guzzo Amadasi, Le iscrizioni fenicie le dei Lincei (in seguito cit. MonAL), XL, 1944, pp. 293- e puniche delle colonie in Occidente, Roma 1967, pp. 88, 418; G. Lilliu, Notiziario archeologico (1947), SS, VIII, 97-99, 120-121, 123-133; M.G. Amadasi Guzzo, Iscrizio- 1948, pp. 412-431. ni fenicie e puniche in Italia, BA, XXXIX-XL, 1986, pp. 17G. Pesce, La scoperta del tophet di Sulcis, in «Atti del Con- 102-118, 104, 108-110, 112; M.G. Amadasi Guzzo, Forme vegno di Studi Religiosi Sardi, Cagliari 1962», Padova della scrittura fenicia in Sardegna, in «La Sardegna nel 1963, pp. 15-19. Mediterraneo tra il secondo e il primo millennio a.C. Atti 18G. Pesce, Due opere di arte fenicia in Sardegna, Oriens An- del II Convegno di studi “Un millennio di relazioni fra la tiquus (cit. in seguito OA), II, 1963, p. 2, pp. 247-256; G. Sardegna e i Paesi del Mediterraneo”, Selargius-Cagliari Pesce, Scavi e scoperte puniche nella provincia di Cagliari, 1986», Cagliari 1987, pp. 377-390; M.G. Amadasi Guzzo, OA, II, 1963, pp. 142-143; G. Pesce, s.v. Punica, Arte. Arte Iscrizioni fenicie e puniche in Italia, Roma 1990, pp. 45- punica in Sardegna, EAA, VI, 1965, pp. 551- 561. 47, 77-81; M.G. Amadasi Guzzo, Le iscrizioni del tofet: os- 19G. Pesce, Un dipinto romano in una tomba dell’antica Sulcis, BA, XLVII, 1962, pp. 264-267. 128 gliari. Appunti del corso di Archeologia fenicio-punica. servazioni sulle espressioni di offerta, in C. González Wagner - L.A. Ruiz Cabrero (eds.), El Molk como concepto 20G. Pesce, Architettura punica in Sardegna, Bollettino del del Sacrificio Púnico y Hebreo y el final del Dios Moloch. Centro di Studi per la Storia dell’Architettura (cit. in se- Otto Eissfeldt, Molk als Opferbegriff im punischen und guito BCSSA), XVII, 1961, pp. 5-26. hebräischen und das Ende des Gottes Moloch, Madrid 21 F. Barreca, La città punica. Università degli Studi di Ca- 2002, pp. 93-119. annali 2011 24In particolare per Sant’Antioco: P. Bartoloni, Fortifica- Sulcis, in Lixus. Actes du colloque organisé par l’Institut zioni puniche a Sulcis, OA, X, 2, 1971, pp.147-154; P. des sciences de l’archéologie et du patrimoine de Rabat Bartoloni, Gli amuleti punici del tofet di Sulcis, RStFen, avec le concours de l’École française de Rome, Larache I, 1973, pp. 181-203; P. Bartoloni, Le stele arcaiche del 1989, Rome 1992, pp. 191-205; P. Bartoloni, Ceramiche tofet di Cartagine, Roma 1976, p. 21, n. 14; p. 27, n. 55; p. vascolari miniaturistiche dal tofet di Sulcis, QuadCagliari, 33, nn. 150, 153-154; p. 34, nn. 155-157; p. 36, nn. 172, IX, 1992, pp. 141-155 ; P. Bartoloni, Lucerne arcaiche da 176, 179; p. 37, n. 190; p. 38, nn. 195, 197-201; p. 52, n. Sulcis, in R.H. Tykot - T.K. And rews (eds.), Sardinia in 364; p. 54, nn. 386, 388; p. 55, nn. 400, 404-405, 408-410, the Mediterranean. A Footprint in the Sea. Studies in 412; p. 56, nn. 413, 415; p. 57, n. 439; p. 58, n. 444; p. 59, Sardinian Archaeology presented to Miriam S. Balmuth, n. 468; p. 60, n. 475; p. 61, nn. 479-480, 482, 488-489; Sheffield 1992, 419-423; P. Bartoloni, Recipienti ritua- p. 63, nn. 506-507; p. 64, nn. 511-513, 516, 519-520; p. li fenici e punici dalla Sardegna, RStFen, XX, 1992, pp. 65, n. 524; p. 71, nn. 623-624, 626-627; 72, nn. 630-631, 123-142; P. Bartoloni, In margine a una tomba punica 636, 639; p. 73, n. 650; P. Bartoloni, Due anfore greco- di Sulcis, QuadCagliari, X, 1993, pp. 93-96; P. Bartolo- orientali di imitazione fenicia dal Sulcis, OA, XVIII, 1979, ni, pp. 323-327; P. Bartoloni, Contributo alla cronologia delle 115-126; P. Bartoloni - G. Garbini, Una coppa d’argento necropoli fenicie e puniche di Sardegna, RStFen, IX, Sup- con iscrizione punica da Sulcis, RStFen, XVII, 1999, pp. pl., 1981, pp. 13-30. P. Bartoloni, Studi sulla ceramica 79-91; P. Bartoloni, Nuove stele da Sulky, RStFen, XXXI, fenicia e punica di Sardegna, Roma 1983, pp. 21-54; P. 2003, pp. 69-72; P. 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Unali, Sulky: la ceramica attica a vernice nera, in L’A- tra età punica e romana: la tomba Steri 1, in L’Africa ro- frica Romana XVIII, pp. 1227-1239; A. Unali, I livelli mana, Atti del XIX Convegno di studio, Sassari-Alghero tardo-punici del Vano IIG nel Cronicario di Sant’Antioco, (16-19 dicembre 2010), in c.d.s.. «FOLD&ER» 231, http://www.fastionline.org/docs/FOLDER-it-2010-231.pdf; 59 F. Cenerini, L’epigrafia di frontiera: il caso di Sulci punica in età romana, in Epigrafia di confine- Confine dell’epi- 54L.L. Mallica, Sant’Antioco, area del Cronicario: notizie grafia, in Atti del Colloquio AIEGL- Borghesi, Bertinoro preliminari sullo scavo della strada B, in F. Cenerini - P. 2003, Faenza 2004, pp. 223 – 237; F. Cenerini, Alcune ri- Ruggeri (a cura di), Epigrafia romana in Sardegna... cit., flessioni sull’epigrafia latina sulcitana, in L’epigrafia ro- pp. 253-263. mana in Sardegna cit., a cura F. Cenerini - P. Ruggeri, 55P. Bernardini, A Occidente del Grande Verde: memorie (Incontri Insulari 1), Roma 2008, p. 229 ss; F. Cenerini, d’Egitto nell’artigianato della Sardegna fenicia e punica, in Un avorio iscritto a Sulci, in L’Africa romana, Atti del M.C. Guidotti - F. Tiradritti (a cura di), L’uomo egizio. XIX Convegno di studio, Sassari-Alghero (16-19 dicem- L’antica civiltà faraonica nel racconto dei suoi protagoni- bre 2010), in c.d.s.. sti, Milano 2004, pp.164-184; P. Bernardini, Recenti sco- 60 E. Pompianu, Un tempio urbano a Sulci, in L’Africa ro- perte nella necropoli punica di Sulcis, RStFen, XXXIII, mana, Atti del XIX Convegno di studio, Sassari-Alghero 2005, pp. 63-80; P. Bernardini, Memorie d’Egitto: un se- (16-19 dicembre 2010), in c.d.s.. polcro punico da Sulky, in G.M. Della Fina (a cura di), Etruschi Greci Fenici e Cartaginesi nel Mediterraneo centrale. Atti del XIV Convegno Internazionale di Studi 134 56S. Moscati, L’arte della Sardegna punica, Milano 1986, pp. sulla Storia e l’Archeologia dell’Etruria, Roma 2007, pp. 61 Note nn. 53-54. annali 2011 storia ADMIRAL NELSON & THE GULF OF PALMA di Marco Massa rosa documentazione. Nel contempo, propone la promozione del Royer al grado di tenente; promozione che questi ebbe l’anno successivo1. Le lettere scritte in quel periodo a bordo della P er quasi due anni, dal dicembre 1803 nave ammiraglia Victory into the Gulf of Palma, all’aprile 1805, a pochi mesi dall’ultima raccolte nel volume The dispatches and letters of decisiva battaglia contro la flotta franco- Vice Admiral Lord Viscount Nelson, pubblicato a spagnola a Trafalgar, l’Ammiraglio Horatio Nel- Londra nel 18462, sono numerose e forniscono son, duca di Bronte, riparò la sua flotta nel Gol- informazioni interessanti su mari, coste, porti, fo di Palmas, da lui definito uno dei più belli e risorse naturali, situazione politica e socio eco- sicuri al mondo. nomica della Sardegna nei primi anni del XIX secolo. Ne presentiamo alcune inviate durante TO CAPTAIN SIR THOMAS TROUBRIDGE, il suo navigar nei nostri mari fino al 18 aprile ADMIRALTY 1805 quando, all’inseguimento della flotta fran- Off Corsica, 21 December 1803 cese segnalata verso Gibilterra, scrisse a Wil- I have just been to the Southern end of Sardinia, liam Marsden, presso l’Ammiragliato, l’ultima having ordered the Transports with provisions to lettera di Sardegna al largo dell’isola del Toro: st meet me at St Pierres; but it blew such a tremendous storm, that could not get in. It, however, turned out fortunate, for after the gale we go into AL CAPITANO DI UNA QUALSIASI DELLE the Gulf of Palma, which is without exception the NAVI DI SUA MAESTÁ CHE FOSSE finest open Roadstead I ever saw. I shall send you ALLA RICERCA DEL SOTTOSCRITTO the plan of it, and soundings taken by the Master [Libro delle lettere. “Sabato 10 dicembre, of the Victory, an elève of Hallowell’s; I have him ore 15.15 la flotta è ancorata nella rada di here, to make him a Lieutenant... Teulada, nella parte sud della Sardegna.] In una lettera inviata a Sir Evan Neapan, Ammiraglia Victory, Golfo di Palmas, dell’ammiragliato di Londra, Nelson riferisce 11 dicembre 1803 che del golfo di Palmas esisteva una carta nau- Egregio Signore, tica redatta sulla base di precisi scandaglia- siamo all’ancora nel Golfo di Palmas che pre- menti eseguiti ad opera di Mr. Charles Royer, ferisco a San Pietro, a dire il vero non siamo un guardamarina della Victory. La carta viene riusciti ad entrare a causa del brutto tempo. Se considerata molto precisa e bene eseguita, per navigate da queste parti, per entrare nella baia cui Nelson la invia all’Ammiragliato per dove- non dovete passare tra la Vacca e Sant’Antioco, 135 storia e archeologia sulcitana Giuseppe Albini, Pianta del Golfo di Palma Badia di San Pietro ed Isole Adiacenti Levata in giugno 1805 (Archivio di Stato di Torino, Carte topografiche e disegni, Carte topografiche segrete, Sardegna 18 C I) ma è più sicuro passare tra il Toro e la Vacca. I miei ossequi e i miei rispetti, Signore. EGREGIO SIGNOR ALEXANDER DAVISON [Autografo in possesso del Colonnello Davison] NELSON E BRONTE Victory, Golfo di Palmas, 12 dicembre 1803 136 N.B. – In caso di informazioni importanti da Mio caro Davison, comunicare, potete mandare una barca passan- ho ricevuto tutte le vostre lettere, molto gentili do per il ponte di Antioco, nell’estremità Nord, e cordiali, dalla nave Excellent e un duplica- ma deve essere una barca piccola, da mettere al to di un’altra dalla Lisbon con il vostro gentile sicuro a disposizione di qualunque altra nave omaggio di scritti ecc., dei quali io vi sono mol- che dovesse venire a San Pietro alla mia ricerca. to riconoscente; e, magari, avessi il potere di ri- annali 2011 cambiare in qualsiasi modo la vostra continua che io ho concordato con voi che una parte di gentilezza, ma ciò è impossibile. Mi fa piacere questa, come io ritengo equo, deve andare a lui sentire le belle notizie sulla vostra nuova Ban- per le difficoltà incontrate in questo paese. Nel ca e, magari, potessi mettervi cinquantamila caso in cui dovesse gradire svolgere tutte le at- sterline. Tuttavia, il mio nome ci sarà anche se tività in questo paese, la sua quota di agenzia con sole 10 sterline e auspico, con tutta sinceri- sarebbe del cinque per cento sul ricavato netto, tà, ogni successo. il due per cento a suo beneficio e il tre per cen- Meritate tutto ciò che i vostri più sinceri ami- to a voi per eseguire la distribuzione, e quella ci possano augurarvi. La vostra lettera del 13 somma voi pagherete a lui che sembra perfetta- luglio è arrivata solo ora con la nave Excel- mente d’accordo, così come mi auguro lo siate lent, assieme a un pacco di giornali mandati a voi; ma vi assicuro che non mi aspetto nessuna Plymouth. Ho firmato la procura a Lord Moira offerta del genere. Sono quasi tutti sconosciuti e, facendo ciò, son venuto meno a un propo- e hanno i loro amici e conoscenti. sito che avevo: quello che non avrei mai dato La cara Lady Hamilton mi parla della vostra una procura e, tuttavia, non sarei stato indotto gentilezza nei suoi confronti e di ciò sono molto a concederla a nessun’altro uomo che non fosse colpito. Non voglio continuare sull’argomento, Lord Moira. Nella sua funzione o fuori da essa, potete immaginare come devo sentirmi. Vorrei l’opinione che ho di lui è positiva per le sue ca- essere utile a Mr. Lucas che è stato consigliato pacità, il suo onore e la sua integrità morale e da Mr. Sparrow, ma la Sceptre è andata nelle niente potrà scuotere questa mia opinione, nep- Indie Orientali, perciò chiudiamo l’argomento. pure se, malauguratamente, dovessimo trovarci Ricordatemi gentilmente a Nepean. Spero che in disaccordo su qualche punto. le notizie da quel quartiere siano corrette. La Vorrei, mio caro Davison, avere il potere, come mia folle flotta sta entrando in uno stato d’ in- ho la propensione, di nominare voi come agen- differenza e gli altri seguiranno presto. Le mi- te dell’eventuale bottino della Victory; già tutti gliori navi del servizio saranno presto distrutte. sono a conoscenza dei miei desideri, ma se qual- So bene che se andassi a Malta salverei le navi cuno non sarà d’accordo non posso farci niente. in questa brutta stagione, ma se devo control- Non mi turba minimamente. Il mio segretario lare i francesi, devo stare sul mare e stare in Mr. Scott, che è brava persona, capisce perfetta- mare significa fronteggiare il brutto tempo; e se mente che, se prenderemo eventuali parti della le navi non sono idonee a fronteggiare il brutto flotta francese e mi verrà offerta la possibilità di tempo, vuol dire che sono inutili. Ma non dico nominare l’agente, cosa che non mi aspetto, io niente di nuovo e non credo che Lord St. Vin- nominerò voi e, benché il suo nome non possa cent sarebbe stato in mare con navi simili. Ma il comparire nell’agenzia, capisce perfettamente mio periodo di servizio è quasi finito ed è ovvio 3 137 storia e archeologia sulcitana che nella mia situazione ci sia una naturale an- i vostri desideri di rispettare gli ufficiali saran- sia; ma, caro amico, la mia vista viene meno in no esauditi e, occasionalmente, spero mi venga modo spaventoso. Sono sicuro che, nel giro di concesso di introdurre alcuni dei miei seguaci, pochi anni, sarò cieco come una talpa e, fra tut- poiché non possiamo aspettarci che il loro de- te le mie malattie, questa è quella che mi rende cesso venga registrato in questo paese, né vorrei più infelice, ma sia fatta la volontà di Dio. mai assistere alla loro destituzione da parte del- Se vincerò contro i francesi, chiederò la mia la corte marziale. ritirata, ma se non vincerò spero di non dover La scelta di questa stazione, ad ovest del Capo mai assistere al mio insuccesso, perché nessu- Sicie, è avvenuta per due motivi importanti: no sforzo personale sarà risparmiato da parte uno per impedire il congiungimento di una flot- mia. Posso solo ringraziarvi ripetutamente di ta spagnola da ovest, e l’altro per essere nella di- tutta la vostra gentilezza e pregarvi di credere rezione del vento così, nel caso in cui venti forti in me per sempre, con la più sincera amicizia, da nord sopraggiungano da nord-ovest o nord- in fede est, posso, in poche ore, mettermi a ridosso sotNELSON E BRONTE to le Isole Hières o a Capo St. Sebastian, e finora ho trovato dei vantaggi in questa posizione. Siate gentile e vogliate chiedere che venga si- Adesso che la Spagna ha dichiarato la propria stemato il mio conto, cosicché io possa sapere neutralità, la mia stazione invernale sarà sotto a quanto ammonta il mio debito nei vostri con- St. Sebastian, in modo da evitare i mari mossi fronti. del Golfo e tenere le fregate al largo di Tolone. Da settembre, abbiamo avuto delle tempeste e così brutto tempo come raramente capita di ve- ALL’AMMIRAGLIO dere e mi dispiace dire che tutte le navi inglesi, CONTE DI ST. VINCENT, K.B. che hanno partecipato all’ultima guerra, lo han- [Autografo in possesso del Viceammiraglio Sir William Parker, Bart., G.C.B.] no accusato gravemente. Avevo ordinato alla nave che trasportava le provviste che mi incontrasse a San Pietro, ma finora 138 Victory, Golfo di Palmas, 12 dicembre 1803. non si è visto nessuno e, benché ad oggi possia- Mio caro Signore, mo contare su una media di tre mesi di provvi- ho ricevuto le vostre cordiali lettere tramite la ste, vorrei, tuttavia, poterne disporre per cinque Excellent, giunta qui il 24 novembre comandata mesi circa. Vedrete, nella lettera dell’Ammira- dal Capitano Sotheron il quale, quando era al glio4, che la Kent ha sofferto così gravemente largo di Minorca, ha correttamente lasciato il che starà a Malta e ho forti dubbi che riuscire- convoglio per unirsi a me. Vi dirò solo che tutti mo a riportarla in mare fra sei settimane o due annali 2011 mesi, e il viaggio da Malta è quasi impossibile EGREGIO JOHN TYSON per qualunque tipo di imbarcazione. L’Amazon, [Autografo in possesso che non ho visto personalmente, ma di cui ho dell’Egregio Edwin Beadell] avuto notizie, stava a tre settimane da Malta, quanto da Minorca. In breve, mio caro Signore, Victory, Golfo di Palmas, 12 dicembre 1803. se dovessi permettere a questa flotta di entrare Mio caro Tyson, in un porto, io dico che sarebbe meglio sceglie- Vi sono molto grato della cortese attenzione. Le re Spithead, anziché il porto di Malta. Lo so che cose che, con grande animo e bontà, mi avete non c’è la possibilità di controllare il nemico da mandato sono arrivate sane e salve. L’unica cosa lì, eccetto la possibilità di stare in mare e, allo- che vi prego di fare è che le mettiate regolar- ra, occorrono delle buone navi. La Superb è in mente in conto, perché solo a queste condizioni condizioni molto precarie, ma il suo capitano è accetterò la vostra gentile offerta di servizio. Vi talmente superiore a qualsiasi difficoltà, che mi devo ringraziare, a proposito del mio conto, di sono state riportate da lui poche notizie. Trium- ciò che è stato pagato per la Guillaume Tell e ph e Renown si lamentano un bel po’. Généreu e vi prego, non appena vi viene como- Il prossimo convoglio sarà probabilmente la do, di farmi sapere quanto è il vostro avere. Braakel e la Agincourt. Ho ordinato che la Do- Non posso rispondere del conto di Mr. Tucker, in negal mi raggiunga e la francese Aigle può rap- quanto la sua condotta nei miei confronti è sta- presentare l’occasione che può consentirmi di ta oltremodo meschina, ma non credo di poter prendere qualcosa di più. mai supporre che sia stato per ordine di Lord St. Tuttavia, voi dovete confidare che tutto ciò che Vincent. Per quanto riguarda le rivendicazioni potrà essere fatto da navi e uomini sarà fatto; di Digby7, lui potrà aspettare e sperare. Suppon- se Dio mi darà la forza di salute, ci sarà tutta go che Mr. Tucker gli abbia recato disturbo. Per la volontà di far bene e, se questa verrà meno, quanto riguarda Lord Bridport8, bisogna fare un cederò la spada a qualche uomo più robusto. distinguo e sarò molto attento a non lasciarmi Ma spero di andare avanti, finché non sarà fini- coinvolgere in un’altra causa legale. Ma la nuo- ta la battaglia e, se ce la farò, questo è tutto ciò va proclamazione è così avvolta nel dubbio, che che posso sperare o, a ragione, aspettarmi. Sir è impossibile comprenderla, comunque, onde Richard Bickerton è un bravo e affidabile uffi- evitare discussioni, Sir Richard Bickerton ed io ciale e gode di piena fiducia; George Campbell abbiamo convenuto, per iscritto, che io condi- lo conoscete e io sono più che mai, mio caro Si- viderò dal 30 maggio, il giorno che ho passato gnore, con grandissimo riguardo, il vostro più Capo Finisterre, e lui condivide con me tutto il fedele servitore, bottino, ottenuto mediante i miei ordini, fino al 5 6 NELSON E BRONTE giorno in cui l’ho raggiunto, che era l’8 luglio. 139 storia e archeologia sulcitana Buonaparte ha, suppongo, certamente tenta- Egregio Signore, to uno sbarco prima d’ora e confido in Dio sia poiché il riso e lo zucchero sono solo sostitu- stato isolato, perché questo darà a noi pace e ti poveri del burro e formaggio e, in generale, tranquillità. A Tolone, il nemico è perfettamen- non molto graditi alle Compagnie di navigazio- te pronto ad andare a mare e presto uscirà. Ma ne, desidero che voi compriate (se il prezzo non chi potrà dire dov’è diretto? Secondo me, certa- è superiore a quello del riso e dello zucchero) mente, fuori dal Mediterraneo . Malta è inuti- cacao e zucchero, al posto del burro e formag- le per me e, quando sono costretto a mandare gio, per la Flotta sotto il mio comando, alme- una nave là, non è mai per meno di due mesi. no qualche fornitura occasionale, sempre che Sono certo che Tolone si controllerebbe meglio i mercati sotto la vostra responsabilità non ab- da Sant’Elena che da Malta. Le nostre navi non biano eccedenze di riso, in tal caso voi presente- sono in ottime condizioni e ci occorrono vele e rete la mia lettera ai commissari incaricati degli pennoni per gli alberi di gabbia per la Seventy- approvvigionamenti, per dar loro indicazioni. four: non ce n’è una, ritengo, in questo Paese. I miei ossequi e i miei rispetti, Signore. 9 La William è andata a Malta e perciò non conosco NELSON E BRONTE il suo carico, ma il tempo qui è stato tanto brutto che le vele non reggono, soprattutto per la tela di bassa qualità con la quale si fanno oggi le vele per AI COMANDANTI DELLE NAVI la Marina militare. Già! Ho la mia solita fortuna DI SUA MAESTÁ, LE GRANDIOSE con il bottino-soldi: se mi pago le spese è quanto NARCISSUS E TERMAGANT di più possa aspettarmi; ma la flotta francese, ho AL LORO ARRIVO A SAN PIETRO fiducia, mi ripagherà di tutte le mie pene e fati- [Libro delle lettere] che. I capitani Hardy e Murray stanno entrambi molto bene e desiderano lasciare il loro ricordo; Victory, Golfo di Palmas, 17 dicembre 1803 e credetemi più che mai, mio caro Tyson, sono il Sono molto deluso dal fatto che la nave da tra- vostro sincero e riconoscente amico, sporto, proveniente da Malta, non sia arrivata NELSON E BRONTE tempo prima a San Pietro e, poiché ritengo necessario procedere con la Squadra, da questo momento desidero che voi, non appena riceve- EGREGIO JAMES CUTFORTH, AGENTE rete questa lettera, prendiate la vostra miglior APPROVVIGIONAMENTI, GIBILTERRA direzione con la nave di Sua Maestà sotto il vo- [Libro delle lettere] stro comando, insieme alla nave da trasporto che potrebbe essere sotto la vostra protezione, 140 Victory, Golfo di Palmas, 13 dicembre 1803 per il largo di Capo St. Sebastian, dove trovere- annali 2011 te la Squadra o istruzioni per il proseguo delle AL CAPITANO JOHN WHITBY, vostre azioni. Ma qualora, a causa del brutto NAVE BELLEISLE DI SUA MAESTÁ tempo, voi foste impossibilitato a lasciare quel [Libro delle Lettere] posto, cercate di prendere la direzione migliore verso le Isole La Maddalena, dove rimarrete con Victory, Golfo di Palmas, 17 dicembre 1803 la nave da trasporto, fino a quando non avrete Egregio Signore, ricevuto ulteriori ordini e mi manderete un re- ho ricevuto la vostra lettera con la data di ieri soconto del vostro arrivo per mezzo di una nave e, con essa, un elenco di nomi di uomini che da guerra, nella quale potreste imbattervi; ma necessitano le cure di un ospedale e una let- non dovrete assolutamente prendere in consi- tera dal dottor Felix, che propone le proprietà derazione l’idea di lasciare la nave rifornimento di un infuso di corteccia da diluire nel vino o o gli approvvigionamenti incustoditi. negli alcolici, da dare agli addetti all’approv- Sono, Signore, il vostro umile e fedele servitore. vigionamento idrico; in risposta, desidero che NELSON E BRONTE voi diciate al dottor Felix di fare riferimento all’Articolo 29 delle sue istruzioni che, secondo N.B. – Se dovesse capitare che, prima di rag- me, non si può ritenere che implichino letteral- giungere il nord all’altezza di Asinara, soprag- mente che bisogna dare una quantità aggiunti- giunga una bufera da nord, in tal caso voi do- va di vino agli addetti all’approvvigionamento vete ancorarvi nel golfo di Palmas e mandare a idrico nei climi tropicali, eccetto la loro razione San Pietro (presso il Viceconsole inglese) una giornaliera; pertanto (poiché voi siete il miglior lettera per me, che verrà recapitata da una qual- giudice del numero di uomini mandati in quelle siasi nave che fosse alla mia ricerca. occasioni e riguardo la necessità di somminiN. E B. strare corteccia insieme al vino o agli alcolici, come detto in precedenza) richiedo che anche N.B. – Il Comandante dell’una o dell’altra nave voi osserviate il suddetto articolo; inoltre, de- di Sua Maestà prima menzionate, con la pre- sidero che osserviate, nella lettera del dottor sente lettera, è istruito a prendere una copia di Felix, che non è consuetudine né appropriato questa lettera e lasciare l’originale, a meno che somministrare vino agli ammalati in quantità questi non sia certo che gli altri siano partiti per superiore alla loro razione giornaliera, eccetto raggiungere me, in tal caso egli prenderà questa quando venga distribuita costantemente la bir- lettera con sé e procederà con la nave trasporto, ra, una pinta di vino è sufficiente per quasi ogni come indicato in questa lettera. persona malata o convalescente. N. E B. I miei ossequi e i miei rispetti, Signore. NELSON E BRONTE 141 storia e archeologia sulcitana N.B. – I quattro uomini menzionati nell’elenco, PROMEMORIA PER SIR RICHARD BICKER- a cui si è accennato in precedenza, devono esse- TON DA ESEGUIRE A MALTA re mandati a bordo della Kent, quando il capita- [Libro delle Lettere] no della flotta dà ordini in tal senso. Victory, Golfo di Palmas, 17 dicembre 1803. AI COMANDANTI DELLE IMBARCAZIONI Resta inteso che la Braakel torna a casa con DI SUA MAESTÁ CAMELEON E CHILDERS. il prossimo Convoglio e l’Agincourt la raggiun- [Libro delle lettere] gerà a Gibilterra, perciò le navi da Levant, le navi Currant da Patrass e Zante, la Trade dall’A- Victory, Golfo di Palmas, 17 dicembre 1803 driatico e Sicilia devono essere riunite quanto Egregio Signore, prima. Poiché l’Agincourt non andrà a Malta, non essendo stato raggiunto dall’imbarcazione un’imbarcazione da guerra deve essere nomi- di Sua Maestà sotto il vostro comando a San nata per assistere il convoglio in viaggio verso Pietro e ritenendo necessario dover procedere, Gibilterra e, quindi, fatta rientrare per raggiun- da questo momento, con la Squadra, desidero germi nel raduno. Sir Richard Bickerton darà che voi vi dirigiate per raggiungermi con la sud- tutti gli ordini necessari per portare il Convo- detta imbarcazione, non appena ricevete questa glio in Inghilterra e al capitano Briggs ordinerà mia lettera, al largo di capo St. Sebastian, come di mettersi sotto il suo comando e procedere indicato nel mio Raduno segreto n° 97, in data con il Convoglio, nonché di scrivere una lette- 4 corrente, che intuisco vi è stato recapitato dal ra all’Ufficiale Maggiore a Gibilterra, affinché capitano Moubray della Active. guidi il Convoglio non solo nel passaggio attra- I miei ossequi e i miei rispetti, Signore. verso lo Stretto, ma anche a Occidente di Capo NELSON E BRONTE Spartel. Si richiede che Sir Richard, durante la sua permanenza, fornisca tutta l’assistenza in suo potere alla nostra flotta mercantile e, in N.B. – In caso le suddette Imbarcazioni non particolare, che faccia attenzione che le navi da giungessero insieme, il Capitano, che per primo pesca non vengano ritardate per mancanza di si mette all’ancora a San Pietro, deve prendere Convoglio. una copia della presente lettera e lasciare l’ori- Qualche tempo fa, ho scritto al Capitano Cra- ginale all’altro con una nota a margine, dicendo craft chiedendogli se poteva darmi la Juno che di aver fatto quanto richiesto. mi serviva perché mi trovavo in difficoltà con le Fregate e, se necessario, l’imbarcazione Ja- 142 louse deve essere lasciata nel suo cantiere; ma annali 2011 se Sir Richard dovesse incontrare il Capitano AL CONTRAMMIRAGLIO Cracraft e volesse questi un cambio di stazio- SIR RICHARD BICKERTON, BART ne, in tal caso Sir Richard Bickerton sarebbe [Libro delle Lettere] libero di trasferire il comando della squadra del Capitano Cracraft al Capitano Richardson del- Victory, Golfo di Palmas, 18 dicembre 1803. la Juno e mandare l’Anson direttamente da me. Egregio Signore, Qualora la Renard venisse giudicata idonea per lo stato della Nave Kent di Sua Maestà, batten- il servizio e la Maltese dovesse entrare al posto te la vostra bandiera, ha reso opportuna la sua suo, la Kent deve essere preparata per prendere immediata spedizione a Malta e, con la presen- il mare e i dieci uomini appartenenti alla Victo- te, vi trasmetto un ordine per il Capitano Stuart ry devono essere lasciati a disposizione di que- al riguardo, chiedendovi di voler procedere con sta, a bordo della Madras, fino all’arrivo del suo la nave nel suddetto posto e, al vostro arrivo, Comandante. Riceverete un ordine, con la pre- dare queste indicazioni agli Ufficiali della Yard sente, da consegnare agli Ufficiali della Yard. di sua Maestà a Malta, in quanto troverà che Il pane da Malta è arrivato infestato dalle calan- è necessario mettere la Kent in condizioni di dre e Sir Richard Bickerton deve indagare sulle servizio. Ma se non dovesse essere fattibile ri- ragioni e prendere tutte le misure necessarie in parare i danni e i suoi difetti a Malta e fare di modo da prevenire, per quanto possibile, una essa una nave efficiente per l’immediato o per così grande distruzione di quel genere di prov- altre circostanze, voi dovreste ritenere giusto viste, conservandole in magazzini ben curati o raggiungermi prima di ciò, e avete la libertà di caricandole su trasporti puliti. Riceverete una issare la vostra bandiera a bordo di qualsiasi copia dei miei ordini per la normativa della nave che giunga nella Flotta e di raggiungermi nave per gli approvvigionamenti e, nel caso la nel mio raduno segreto al largo di Tolone o al incontraste, deve venire da me sotto St. Seba- numero 97, in data 4 corrente, sotto Capo St stian. Se si trova a nord di Asinara, deve andare Sebastian, come riterrete opportuno a seconda alle Isole della Maddalena, se si trova verso sud, delle condizioni del tempo. deve venire qui e usare tutti i migliori mezzi che I miei ossequi e i miei rispetti, Signore. vi siano nel potere del Comandante per metter- NELSON E BRONTE mi a conoscenza del suo ancoraggio e non abbandonare la nave da trasporto; a Sir Richard P.S. – Desidero pregarvi di disporre un’indagine, viene richiesto di indagare sui motivi che pos- da tenersi nell’Ospedale di Malta, su alcuni ma- sono aver causato il mancato arrivo della nave rinai ecc., in quanto possono essere visti come dei rifornimenti, molto tempo prima. soggetti invalidi e ordinare loro un viaggio in NELSON E BRONTE Inghilterra, a bordo della Braakel. Allegato alla 143 storia e archeologia sulcitana presente trovate un ordine di indagine sulle ri- Chiunque abbia avuto possesso dell’isola ha go- manenze di medicine ecc., presso l’Ospedale di vernato gli abitanti con severità, caricando le Malta, che voi avete l’incarico di effettuare. produzioni di tali dazi, da impedire qualunque N. E B. crescita. Menzionerò una circostanza come prova: mezza forma di formaggio venne confiscata, AL MOLTO ONOREVOLE LORD HOBART perché il poveruomo la stava vendendo alle nostre imbarcazioni e non aveva pagato il dazio. 22 Dicembre 1803 Pollame, uova, manzo e ogni altro articolo sono Mio caro Signore, tassati in misura anche maggiore. La corte del- cercherò di esprimere le mie opinioni su alcu- la Sardegna certamente vuole ogni penny per ni argomenti, consapevole di non avere il dono mantenersi; e, tuttavia, mi é stato detto che l’i- dell’infallibilità e che maggiori informazioni mi sola ha pagato tutto il dovuto e il Re ne riceve potranno convincere dell’inesattezza delle mie 5000 sterline l’anno. Il paese é fertile oltre ogni argomentazioni. Ma poiché le mie osservazio- immaginazione, è ricco di bestiame ed ovini e ni su ciò che vedo non sono inaccettabili, io le potrebbe dare abbondante produzione di grano, descriverò così come le ho viste. Dio sa che se vino ed olio. Non ci sono industrie. Nelle mani ci fosse un’isola da possedere, questa sarebbe di un governo liberale e libero dal terrore degli la Sardegna né Malta né nessun’altra. Essa é la stati barbari, non si può neanche immaginare a più bella isola del Mediterraneo, possiede porti quanto ammonterebbe la sua produzione. Non adatti a contenere gli arsenali e tutta la nostra sono necessari tanti soldi per ottenerla e io im- flotta a 24 ore di mare da Tolone. Ci sono inse- pegno la mia vita nell’affermare che si potrebbe nature dove ancorare la flotta e controllare sia avere la Sardegna con poco, come é stato fatto l’Italia che Tolone. Nessuna nave potrebbe pas- per l’insediamento a Malta, ma ci sarebbe un sare verso Oriente, tra la Sicilia e la costa dei ritorno economico notevolissimo. barbari né attraverso il faro di Messina. Tutti NELSON E BRONTE i migliori porti della Sicilia sono situati nella parte orientale dell’isola e non sono quindi di A SUA ECCELLENZA, EGREGIO SIG. HUGH nessuna utilità, se non per il controllo del faro ELLIOT, NAPOLI di Messina. E, mio Signore, mi arrischio a pre- [Autografo, Carte Elliot] vedere che, se non ci impadroniamo noi dell’i- 144 sola, per delicatezza o commiserazione per i 10 febbraio 1804 tanti Re della Sardegna, lo farà la Francia. La Mio Caro Signore, Sardegna é poco conosciuta. È stata la politica ho ricevuto, al mio arrivo qui il giorno 8, la let- del Piemonte a tenerla in stato di arretratezza. tera di Vostra Eccellenza del 18 gennaio che é annali 2011 molto interessante. Io spero soltanto che l’e- uno dei loro pochi soldati riceve soldi da anni, sercito francese, a Napoli, non intervenga sino non un comandante o un ufficiale. I forti stanno all’arrivo dei Russi; ma le forze nordiche sono andando in rovina; non c’é un affusto di canno- lente e io, piuttosto, vedrei meglio l’esercito che ne che possa sopportare un cannone, le galee la flotta russa in Italia. La vostra storia di Lu- sono nei cantieri per l’impossibilità di compra- ciano Buonaparte é curiosa. Si dice che egli sia re rifornimenti. In breve, Signore, la Sardegna é venuto in Italia per negoziare, con il Re di Sar- persa se i francesi decidono di sbarcare; non per degna, uno scambio della Sardegna con Parma un particolare riguardo nei confronti dei fran- e Piacenza. Se la Francia si impadronisce della cesi, perché sono sicuro che la maggior parte di Sardegna, non bisogna essere lungimiranti per loro li odia, ma gli isolani devono essere liberati capire che, prima o poi, la Sicilia apparterrà dalla loro attuale miserevole condizione. Scris- ugualmente alla Francia, perciò non si deve si a Lord Hobart, in maniera dettagliata, della acconsentire tale scambio. Spero che le galee necessità di tenere i francesi lontani dall’isola; che stazioneranno qui possano essere utili, ma anche se il possesso fosse temporaneo, come quando Voi parlate della Milizia che si trova in si potrebbe controllare Tolone? Sarebbe molto Sardegna, si tratta di un corpo di fanteria. Ri- difficile scortare un convoglio navale da e per cordo che non ci sono truppe nell’isola che si- Malta. Vi ho parlato a sufficienza di questo ar- ano degne di essere menzionate e che valga la gomento e, se non viene perduta prima che io pena di metterci dei soldi nella milizia, se essi abbia l’onore di vedervi, spero di poter soddi- sono disposti ad entrare in azione. Detto tra noi, sfare la Signoria Vostra sull’assoluta necessità non é interesse dei sardi rimanere nello stato at- di avere per noi libero accesso all’isola di Sar- tuale. I contadini sono oppressi da tante piccole degna. tasse e i nobili sono detestati. Io risponderò alla Sono, Signore, il vostro umile e ubbidiente servo lettera di Mr Jackson e la manderò aperta, affin- NELSON E BRONTE ché Voi la possiate leggere. Sono, Signore, il vostro umile e ubbidiente serEGREGIO WILLIAM MARSDEN, vitore NELSON E BRONTE AMMIRAGLIATO. [Autografo presso l’Ammiragliato] A LORD HAWKSBURY 27 agosto 1804 Victory, al largo del Toro, 18 aprile 1805 Il deplorevole stato delle finanze dell’Isola di Egregio Signore, Sardegna mi é stato rappresentato, non soltan- provo una forte afflizione per la fuga dal Medi- to dal Vicerè, ma anche dai comandanti e non terraneo della Flotta francese e spero che Lor 145 storia e archeologia sulcitana Diario di bordo - lunedì 2 ottobre 1682 “I venti hanno spirato da ovest a sud-ovest sempre molto freschi e pertanto questa mattina di buon’ ora siamo in vista della parte settentrionale dell’isola di San Pietro e di Palma Disol, in Sardegna, e ci troviamo a circa 2 leghe e mezzo di distanza dalla costa e la terra ci appare come nel disegno di questa tavola”. Edmund Dummer “Sailing by the south of Sardinia”, Londra, British Museum (Ms. King’s 40) 146 Signorie non la imputeranno ad una mancan- incontrare la nave che trasportava le provviste za di dovuta attenzione da parte mia, ma, al e, dal rapporto del Primo Capitano, ritengo che contrario, grazie alla mia vigilanza, il nemico la mia venuta qui non poteva, a ragione, essere ha scoperto che era impossibile intraprendere più posticipata. Tuttavia, ho evidenziato la mia qualsiasi spedizione nel Mediterraneo. Son do- presenza al largo di Barcellona e della costa del- vuto, obbligatoriamente, giungere a Palmas per la Spagna e nelle isole Majorca e Minorca, fino annali 2011 Horatio Nelson nacque a Burnham Thorpe il 29 settembre 1758. Entrò in marina a dodici anni e si imbarcò navigando nelle Indie Occidentali. Nel 1773, partecipò sulla Carcass a una spedizione nell’Artico, sotto il comando del capitano Phipps; nel 1777, fu promosso tenente di vascello e, nel 1779, capitano di vascello, quando aveva solo vent’ anni. Dopo la fine della guerra d’Indipendenza americana, per impedire il commercio fra le colonie britanniche e gli Stati Uniti, fu al centro di una vivace polemica che gli causò il richiamo in patria, dove fu sottoposto a un lungo processo per danni. Nonostante questo, una volta in Inghilterra, fu assolto e, nel 1793, ebbe il comando del vascello Agamennone e fu inviato nel Mediterraneo ; nel 1794 perse l’occhio destro in Corsica. A questo incidente ne seguì un altro che portò all’ amputazione del braccio destro. Nel maggio del 1803, fu nominato comandante in capo nel Mediterraneo con insegna sulla Victory, sopra la quale rimase per quasi due anni senza mai scendere a terra. In questo periodo bloccò le forze francesi a Tolone, pur non avendo qui delle basi amiche. La flotta francese fu costretta, così, a tornare a Cadice, dove fu bloccata dall’ammiraglio Collingwood. Il 21 ottobre 1805, a Trafalgar, egli riesce e sconfiggere definitivamente i franco-spagnoli, aggiudicandosi il dominio incontrastato sul mare. All’ inizio di questa battaglia, Nelson pronunciò le famose parole: England expects that every man will do his duty (L’Inghilterra si aspetta che ogni uomo compia il proprio dovere). Morì colpito alla schiena da una fucilata e dopo aver sentito la notizia della sua vittoria. al 21 marzo. Le Fregate, da me incaricate di solo di sessantacinque leghe (una lega è pari a controllare il nemico, purtroppo, l’hanno per- 3 miglia) e sono solo al largo del Toro, a causa so di vista la notte del 31 marzo e dal 4 aprile, del tempo molto brutto, e ho appena ricevuto quando esse ci hanno raggiunto, non abbiamo un resoconto sul nemico che avrebbe passato avuto altro che forti, talvolta violente, bufere di lo Stretto l’8 aprile. Sto seguendo la mia rotta venti da ovest e nord-ovest (e pare che la flot- verso ovest e devo lasciarmi guidare da ciò che ta francese abbia incontrato venti forti da est). sento, quando arriverò al largo di Gibilterra. Dopo aver lasciato passare quarantotto ore, Lascerò il Capitano Capel con cinque Fregate e nell’eventualità che il nemico passasse intorno la piccola Craft di stazione a Malta, per proteg- al lato sud della Sardegna, io ho proseguito ver- gere il nostro commercio e impedire ai francesi so il largo della Sicilia, mandando navi a Paler- di mandare truppe via mare. mo e a Napoli per avere informazioni. Ho l’onore di essere, Signore, il suo umile e ri- Martedì 9, ho alzato le vele dal lato ovest del- spettoso servo. la Sicilia verso ovest, ma finora ho avanzato NELSON E BRONTE 147 storia e archeologia sulcitana William Turner, TheBattle of Trafalgar (1822) Il mare Off Toro era ben conosciuto in Inghil- Ecco cosa scrisse all’alba del 21 ottobre, il giorno terra. Il viaggiatore cartografo e diplomatico fatale:“Possa il gran Dio che io venero dare al mio inglese Edmund Dummer navigò lungo le coste paese e per il bene dell’Europa in generale una sarde dal 28 settembre al 4 ottobre 1682. Que- grande e gloriosa vittoria, e che nessuno possa ste bellissime tempere illustrano la costa sud- macchiarla con la sua cattiva condotta, e possa il occidentale: isola di San Pietro, il Toro, la Vacca senso di umanità essere il sentimento dominan- e il Vitello, Su Cabu de su Logu (Capo Sperone) te nella flotta britannica dopo la vittoria. Per quel e Capo Teulada. che mi riguarda, affido la mia vita a Colui che mi ha creato, e possa la sua benedizione scendere sui 148 miei sforzi per servire il mio paese con fedeltà, annali 2011 La salma venne trasportata, attraverso il Tamigi, fino al Royal Hospital di Greenwich, nella cui grandiosa Painted Hall sarebbe stata esposta solennemente al pubblico, prima di essere traslata a Londra per i solenni funerali che si conclusero con l’inumazione nella cattedrale di Saint Paul, secondo l’espresso desiderio dell’Ammiraglio. Le spoglie giunsero a Londra scortate da barche e lance ricoperte da neri drappeggi mentre, lungo le rive del fiume, stavano assiepate migliaia di persone. Quando la piccola flotta giunse nelle vicinanze della Torre di Londra, l’artiglieria leggera iniziò a sparare e l’arrivo della lancia fu salutato dal vento (che quel giorno soffiava violento) e dalle salve dei cannoni. Il corpo di Nelson fu scortato da diecimila soldati, preceduti dai marinai della Victory, lungo lo Strand e Fleet Street fino alla cattedrale. Il 9 gennaio 1806, a Saint Paul, la cerimonia funebre si protrasse per quattro ore e la bara venne deposta nella cripta dove si trova ancora oggi10. Nelson divenne subito una figura leggendaria per gli inglesi. La tomba di Nelson nella cattedrale di Saint Paul a Londra Le pubblicazioni dei suoi diari e delle sue numerosissime lettere contribuirono notevolmen- a Lui affido me stesso e la giusta causa che mi te alla scoperta della Sardegna nei racconti di è stato dato in sorte di difendere. Amen. Amen. viaggio di tanti scrittori e letterati britannici ed Amen”. L’ammiraglio morente venne assistito, europei, arrivati nell’isola nel XIX secolo. Ne nelle sue ultime ore, dal reverendo John Alexan- possiamo citare alcuni: der Scott (1786-1840), cappellano della Victory e William Henry Smith, Relazione sull’isola di suo fedele amico, che ne ricevette le ultime volon- Sardegna: tà. Scott aveva svolto anche mansioni di segreta- “La costa orientale di Sant’Antioco forma il lato rio e interprete (conosceva bene l’italiano e pare ovest del golfo di Palmas, una preziosa baia che anche il sardo) e accompagnò Nelson nel suo ul- offre un ancoraggio spazioso e sicuro alle flot- timo viaggio in Inghilterra a bordo della Victory. te durante le forti burrasche invernali di sud- 149 storia e archeologia sulcitana ovest, di ovest e di nord-ovest. Per queste sue In una delle sue missive ricorda che la rendita eccellenti qualità e per la facilità con cui ci si netta dell’isola non superava le cinquemila lire può approvvigionare, il golfo di Palmas era te- l’anno e che la si poteva acquistare per mezzo nuto in grande considerazione da Lord Nelson, milione di sterline. In quel tempo si trattava, sebbene in una lettera alla moglie, si lamentas- indubbiamente, di un prezzo certamente ele- se profondamente della violazione dei comuni vato, sia dal punto di vista commerciale che diritti dell’ospitalità che aveva subìto in una finanziario,ma considerato sotto il punto di vi- delle sue visite. Lungo il litorale nord della baia sta politico o strategico, si sarebbe risolto in un vi è una fila di isolotti piatti che spesso arriva- affare eccellente per l’Inghilterra se le intuizioni no al livello dell’acqua bassa: i principali sono di Nelson si fossero realizzate14”. chiamati Caralonga, Santatu e Peramazar”11. Forse, chissà, se Nelson fosse sopravvissuto John Warre Tyndale, L’Isola di Sardegna: (dopo la grande vittoria) avrebbe sicuramente «È il summum bonum di tutto ciò che per noi convinto re Giorgio III (e Vittorio Emanuele I) abbia valore nel Mediterraneo. Più la cono- sul grande affare che sarebbe stato comprare la sco, più mi convinco del suo valore inestima- Sardegna per 500.000 sterline. E noi, sardi di bile quanto a posizione, porti navali e risorse Gran Bretagna diventati Repubblica di Sarde- generali». Stralcio di una lettera dell’Ufficio gna, avremmo partecipato nel 2014 a Glasgow, Coloniale,inviata da Lord Nelson a Lord Hobart in Scozia, ai XX Giochi del Commonwhealt in data 17 marzo 1804 . (anziché ai Giochi del Mediterraneo). Charles Edwardes, La Sardegna e i Sardi: E forse, molto probabilmente, avremmo segui- “La costa è bagnata dal mare del golfo di Pal- to l’evoluzione maltese dopo l’indipendenza. mas, definito uno dei più belli e dei più grandi Mille metri cubi sotto il cielo! 12 al mondo, e per il quale Nelson, da persona che se ne intendeva, nutrì una forte ammirazione.”13 Robert Tennant, La Sardegna e le sue risorse: “Il famoso ammiraglio ebbe moltissima stima della Sardegna quale base navale e in proposito disse: «Non ne esiste al mondo una migliore; Traduzione delle lettere dall’11 dicembre 1803 dispone di porti adatti come arsenali, rade per al 18 dicembre 1803 e 18 aprile 1805 movimentare la flotta e tenere così sotto con- in collaborazione con Gabriella Vacca trollo sia l’Italia che Tolone. Per la sua posizio- 150 ne vale cento volte Malta». Sia nelle lettere uffi- Traduzione delle lettere dal 22 dicembre 1803 ciali che private, egli ne sollecitò decisamente e al 27 agosto 1804 ripetutamente l’acquisto da parte degli inglesi. in collaborazione con Maria Chiara Milia annali 2011 Lungomare a Sliema-Malta note 1 Cfr. Lucio Artizzu, Lord Nelson e la Sardegna, pag.69 – Ed. Della Torre, Cagliari 2008 quel grande marinaio, ricco di genio della Battaglia, non sempre aveva un giudizio perfettamente corretto; inoltre, 2 The dispatches and letters of Vice Admiral Lord Viscount Nel- la sua mente era continuamente disturbata dal ricordo son, with notes by sir Nicholas Harris Nicolas, G.C.M.G., dell’Egitto;” e ancora lo rappresenta “così costantemente London, Henry Colburn, Publisher, Great Marlborough assorto” nell’idea che l’Egitto fosse la destinazione della Street, MDCCCXLVI Flotta francese, da mostrare di non aver colto il concetto 3 The Banking House (Istituto bancario) di Alexander Davison, Noel, Templer, Middleton, Johnson e Wedgwood, 34, Pall Mall. VOL. V. 4 Contrammiraglio Sir Richard Bickerton. che quella Flotta, si capiva, avrebbe lasciato il Mediterraneo! – Forbes Translation, vol. v. pp. 97, 98. 10 Lucio Artizzu, Lord Nelson e la Sardegna, op. cit. pp. 207-208 11 William Henry Smith, Relazione sull’isola di Sardegna BI- 5Keats. BLIOTHECA SARDA N. 33, a cura di Manlio Brigaglia, 6 A Cadice Ed. Illisso Nuoro, 1998 7 Il Capitano Henry Digby, sembra sia stato il Capitano del- 12 John Warre Tyndale, L’isola di Sardegna – BIBLIOTHECA la Alemene, ha comandato l’Africa, 64, a Trafalgar, ed è SARDA N. 83 vol II, a cura di Lucio Artizzu, Ed. Illisso morto in qualità di Ammiraglio della Blue e Knight Grand Nuoro, 2002 Cross della Bath nell’agosto del 1842. 8 13 Charles Edwardes, La Sardegna e i Sardi BIBLIOTHECA L’Ammiraglio Lord Bridport diventò comandante in capo SARDA N. 49, a cura di Lucio Artizzu, Ed. Illisso Nuoro, della flottiglia al largo di Brest, nell’aprile del 1799. 2000 9 Mons. Thiers nella sua “Storia del Consolato e dell’Impero” scrive che “ingannare Nelson era quasi impossibile, perché 14 Robert Tennant, La Sardegna e le sue risorse, a cura di Lucio Artizzu, Ed. Della Torre, Cagliari, 2006 151 annali 2011 storia Sant’Antioco e Calasetta nel XVIII secolo – Un’Isola di contadini di mare. di Marco Massa gio di Castelnuovo, San Martino, Roccabigliera, Roccasparviera, Coarasa, Scarena, St. Antioco, Lat. 39°3’32.85” N, Long. 8° 28’23.09”E. e poi liguri di Tabarka e piemontesi di Piemon- 1754 dicembre 4, mercoledì, vento di Maestro. te, et altri… I Incroci di uomini e di rotte al centro del mare ligente d’architettura militare e civile, di un Re- Relazione misuratori Isola di Sant’Antioco. gio Misuratore e di altri, sbarcavano nell’Isola di Alli 4 Xbre 1754 St. Antiogo Sulcis, ora detta di S.Antioco, che a mezzogior- Depongono con loro giuramento quale han- no e libeccio è alla Sardegna unita per mezzo di no prestato nelle mani dell’Ill.mo Sig. Intend. alcuni tratti di terra in più luoghi continuati da Gen.le presente io infrasto Segro. le Persone di ponti di pietra che sotto di tre di loro archi lascia- Mastro Giuseppe Granara, Vincenzo Rosso, et no il varco ai soli battelli e piccoli bastimenti”. Antonio Paradi, tutti Carolini abitanti nell’isola Scoprono un’isola “affatto disabitata et incolta, di St Pietro che come pratici, e capacissimi nel esistenti nei contorni della Chiesa del Santo da riconoscere la qualità de terreni, e giudicare se- cui la Sª Isola tiene il nome, oltre ad un’altra condo il costume di questo regno di Sardegna chiesa e 17 botteghe, 49 Case, 31 Capanne e due della quantità de medesimi, sono stati eletti e Grotte tutte abitate da 302 persone che fanno spediti da quel Subdel.to di Carloforte per or- ivi continua dimora, veduto fontane e rivi, Por- dine avutone dal prefato Intend.e Generale, e ti, Monti e terreni coltivati”. come tali e persone onorate e dabbene vengo- Carlo Emanuele III (Re di Sardegna dal 1730) no qualificate nella lettera d’accompagnamento non era stato informato e ripopolare l’isola si- del Sud.to Subdelegato Don Angiolo Segni delli gnificava maggiori entrate per le casse del Re- 3. corrente diretta al medesimo Sig. Intenden- gno. te, di aver proceduto al di lui ordine, nel dopo Si progetta la colonizzazione. pranzo del giorno di oggi alla visita ed estimo Si propongono greci di Corsica e di Grecia e… degli infrascritti territorj Siti dalla parte di tra- Ignazio Convin d’Antonio d’anni 18, Bartolomeo montana di queste abitazioni di St Antiogo, con Givart denominato Claudé fu Filippo d’anni 30, intervento, et assistenza delli SSri Filippo Gre- Giombaptista Masiera, Pietro Gioanni Rainaut, sery Regio Misuratore, e Gioseppe De Biolchi Giovan Francesco Biancart, Ludovico Matté, Sovrast.e, e trasferiti sul luogo del luogo che Pietro Gaglio e altre 27 famiglie delle province veniva loro per la sua Denominazione indicato di Nizza e Sospello, Contes, Bendigiuno Masag- dal Rev.do Franco Gioseppe Pintus Sacerdote, e l Conte Cordara di Calamandrana, Inten- di Sardegna. dente Generale di Sardegna, in compagnia Si dia inizio alla misurazione dell’isola. del Sig. Maggiore di Cagliari Bessone “intel- 153 storia e archeologia sulcitana Capellano della Chiesa di St Antiogo dopo visi- due anni sono concessi da Monsig. Arcivescovo tato attentamente le Regioni chiamate Monte e a diversi particolari e nel detto monte Scroc- Piano de Cresia, cioè il Monte Cresia nella parte chixedda possono innestarsi gli olivastri che si che riguarda il piano, nelle quali si contengo- trovano, si avverte però che l’estremità del mon- no li siti detti Su Bricocci, Corti Cerbus, S’Ega te non è stata considerata nella Misura. Sa Murta, Sa Scrocchixedda, et piano dé Corti Più in detto giorno passando più oltre cioè da de Sa Perda de Is Vacas, de St. Antiogo sino al detti terreni già riferiti si è visitato come sovra mare, giudicano mediante il sopra riferito giu- il terreno di Piano Cirdo fino allo stagno di det- ramento esser per circa 40. aratri di terra da to nome et il detto Monte Scrocchixedda, e si è 16. starelli ogn’uno, dé quali 6 stimano buoni e giudicato esser circa 9. aratri dè quali tre posso- propri per vigna, nel piano detto Cresia, quattro no servire per vigna nel piano, et ivi quattro per per Bosco al Monte, quattro per prato, e pasco- pascolo, o prato, e due al Monte per Bosco, che lo, et otto per seminar grano, orgio, legumi, et è quanto asseriscono nella loro coscienza per il altro; più nel Monte il rimanente per pascolo giuramento che hanno prestato, e per la Cogni- di vacche, et il più sassoso per Capre, cioè 9. zione che dicono avere non solo per la qualità aratri per vacche, et altri 9. per Capre, fra questi dè terreni, ma ancora la loro Misura per esser terreni secondo ha riferito il detto Cappellano tutti agricoltori e lavorare terre proprie, ed altri sono compresi 22. aratri {di lavoro de quali ve nella detta Isola di St. Pietro. ne sono due lavorati nel piano de Cresia} stati 154 Per Grano Vigna Pascolo e Prato di pecore In Monte e Piano de Cresia 8. 6. 4. 9. 9. 4. 40. Piano Cirdo 0. 3. 4. 0. 0. 2. 9. TOTALE 8. 9. 8. 9. 9. 6. 49. Vacat. Vacat. Vacat. Pascolo di vacche Pascolo di Capre Bosco Totale Aratri annali 2011 Alli 5 sudd.to Xmbre Di poi hanno visitato, cominciando dal Rio To- Sendosi li riferiti Granara, Rosso e Parodi, con pei, il piano del Med.° giudicano d’essere d’ara- intervento di cuss.a ed assistenza di Antonio tri n° 55. buono per grano, uno per olive, dieci Sogus Comorante, e pratico in quest’isola per aratri circa per vigne, e 190. per pascoli, la metà indicar loro la denominazione dè terreni, han- di Capre e l’altra metà di Vacche, avendo anche no visitato il luogo detto Scroccamanna, e ter- osservato che da una parte et altra del Rio Topei ra d’apio al piano fino al mare, e dopo visitati vi sarà mezzo aratro di terra buona per orti, e attentamente mediante il riferito giuramento giardini, in tutto aratri circa 256.½ giudicano il detto piano principiando da dove Indi essendo passati dal piano di Topei al pia- finisce lo stagno Cirdo sino al Rio del Fosso es- no di Porto Magg.e sino al Monte detto Nuargio ser d’aratri N° 42. circa, quattordici dè quali sti- Mannu, e fino alla Salinetta, lo giudicano d’ara- mano atti per vigna, ed il restante per pascolo tri num.° 35 cioè 12. per grano, 5. per vigna, 7. di vacche e capre, cioè 14. aratri per pascolo di per pascolar vacche e 11. per pascolo di Capre Capre e li altri 14. per pascolo di vacche. incluso il Monte Nuargio Mannu. E seguitando il loro V&. avendo visitato attenta- Indi dal pred. piano di Porto Magg.e avendo mente il Monte detto Scroccamanna dalla parte riconosciuto fino al piano di Porticello l’hanno verso Tramontana affermano essere aratri venti giudicato di aratri Num.° 150. cioè 25. per gra- circa che stimano non poter servir ad altro che no, 18. per vigna, e 107 per pascolo, 72. per Ca- per pascolo di Capre. Indi sendo passati come pre e 32. per Vacche. sopra da terra d’apio cominciando dal Rio del Dopo passati dal piano di Porticello al monte Fosso al piano di Calaserra sino al Rio Topei, di Scrocchixedda, lo hanno giudicato aratri hanno giudicato questo essere aratri N° 45, dè 300. circa dalla metà in su di detto monte rocca quali 8. possono servire per vigna, uno per se- nuda, e dalla metà al piede di esso, 75 aratri per minar grano, et il restante cioè 36. aratri; 25. per pascolo di Capre, et il rim.te di Vacche. pascolo di Vacche et il restante 11. aratri per Et interrogati dal Sovra rif.to Sr Filippo Gresery pascolo di Capre.Dopo del Monte Scrocca Man- R° Misuratore se né Siti visitati in questo giorno na sendo passati al piano e Monte Fraitzo Man- vi potesse sussistere una nuova Popolazione di- no, o sia Sedas di Topei verso Maestro, e visitato cono poter sussistere comodamente cinquanta attentamente detto luogo, giudicano essere ara- famiglie circa distribuendo però i terreni, che tri N° 40. tra il piano et il monte cioè 25. aratri al ogn’una avesse due aratri di terreno per semi- piano, 10. dè quali possono servire per vigna, e nar grano, et a proporzione Bosco, e Vigna. li altri 15. per pascolo, la metà di Capre, e l’altra metà di Vacche, e 15. aratri il Monte che possono servire solamente per pascolo di Capre e Vacche. 155 storia e archeologia sulcitana 156 Monte detto Scrocca Manna d’apio al piano sino al mare Grano 0. Vigna 14. Pascolo di Capre 14. Pascolo di Vacche 14. Giardino 0. Olivo 0. Rocca nuda 0. Totale Aratri 42. Monte Scrocca Manna Verso Tramontana 0. 0. 20. 0. 0. 0. 0. 20. Piano di Calla Serra Sino al Rio Topei 1. 8. 11. 25. 0. 0. 0. 45. Piano e Monte Fraitzu Mannu o sia Seda di Topei 00. 10. 15. 15. 0. 0. 0. 40. Piano di Toppei 55. 10. 95. 95. ½ 1. 0. 256.½ Piano di Porticello 25. 18. 72. 35. 0. 0. 0. 150. Piano di Porto maggiore 12. 5. 11. 7. 0. 0. 0. 35. Monte Scrocchixedda 0. 0. 75. 75. 0. 0. 150. 300. 93. 65. 266. 313. ½ 1. 150. 888.½ Li 6. Xmbre cioè 25. di rocca nuda, e 175. per pascolo solo Essendosi portati come il giorno precedente le di Capre per non esservi terra, ma è luogo tutto med.me persone delli estimatori prima nomi- sassoso. nati co med. Sig. Misuratore Regio, e Sovra- Passato detto Monte Sciacqua Sa Scova si è in- stante, indi anche però li terreni Antiogo Sulas contrato quello detto Su Girili de Paulolongo Pastore, et abitante in questo luogo, sul Luogo verso levante, quale dopo visitato tutto all’intor- chiamato Sa bega de Sa tramazza, si è ritrova- no, l’hanno giudicato essere d’aratri 100., cioè to un piano circondato parte da rocche nude, e 30. di pietra nuda, e 70. per pascolo di Capre parte da pascolo di Capre, e lo hanno giudicato per esser tutto luogo sassoso, come sopra. essere aratri 5.½ cioè due per seminar grano, ½ E così avendo continuato verso levante si sono per giardino, 1. per pascolo di Capre e due verso portati al Monte detto Scadarettus, e visitato Levante di rocca nuda. questo tutto all’intorno, l’hanno giudicato di Di poi si è passato al Monte detto Sciacqua Sa aratri 110. dè quali due possono servire da gra- Scova, quale confina con Scrocca Manna verso no, però questo terreno si ritrova in diversi luo- Mezzogiorno, e l’hanno giudicato di aratri 200., ghi e non tutto assieme, 20. aratri circa sono di annali 2011 rocca nuda, et 88. restanti sono per pascolo di all’intorno attentamente come pure li valloni Capre, per esser luogo tutto sassoso. del med.mo l’hanno giudicato essere in tutto Indi passati al Monte Corona de Scrocchixedda, aratri num.° 600. dè quali 400. sono tutto rocca quale è tra levante e mezzogiorno, lo giudicano nuda, 4. ponno servire per seminar grano in di- essere di aratri 300., cioè 160. di rocca nuda, e versi luoghi, et il restante cioè 196. per pascolo 140. per pascolo di Capre. di Capre. Si è passato al Monte S’Eda d’aquilone quale Quindi dal Monte Sa ballada de su Carru porta- hanno giudicato aratri 500., cioè 200. di rocca tisi al Monte Sa Perda de s’Omini verso ponen- nuda, ½ aratro da seminar grano, et il restante te, dopo averlo all’intorno bene et attentamente 299. ½ solo per pascolo di Capre essendo tutto visitato, l’hanno giudicato tra monte e valli in luogo sassoso. tutto essere d’aratri N° 700. dè quali ripartita- Da d° Monte S’edas d’aquilone, andando ver- mente in diversi luoghi 2. sono buoni per grano, so mezzogiorno hanno incontrato il Monte Sa 400. sono rocca nuda, e 298. per pascolo solo di Taliada de su Carru, quale hanno visitato tutto Capre. Monte d° Sa Bega de Su Tramatzu Grano 2. Vigna 0. Pascolo di Capre 1. Pascolo di Vacche 0. Giardino ½. Olivo 0. Rocca nuda 2. Totale Aratri 5½. 0. 0. 175. 0. 0. 0. 25. Monte detto S’Aqua sa Scova Monte detto Su Girili de Paulolongo 0. 0. 70. 0. 0. 0. 30. Monte detto Scadarettus 2. 0. 88. 0. 0. 0. 20. Monte detto Corona de Sa Rosiceda 0. 0. 140. 0. 0. 0. 160. 300. Monte detto S’Edas d’Aquilone ½. 0. 299.½ 0. 0. 0. 200. 500. Monte detto Sa Talada de Su Carru 4. 0. 196. 0. 0. 0. 400. 600. Monte detto Sa Perda de S’Omini 2. 0. 298. 0. 0. 0. 400. 700. 10.½ 0. 1267.½ 0. ½ 0. 1237. 2515.½ 200. 100. 110. 157 storia e archeologia sulcitana Li 7 Xmbre 1754 aratri 20., 5. terra coltiva, 1. per olive, e 14. per Si sono portati li soprariferiti Stimatori sul luo- pascolo di Vacche e Capre. go del luogo chiamato Monte Sa Forrargia, con Indi andati a visitare il piano del Rio de Su Cro- li Sig.ri Misuratore e Sovrastante Sud.ti et indi- vu, sino a Porto Misi, o sia CalaSapone, quale cante Antiogo Sulas, quale dopo visitato tutto l’hanno giudicato d’essere d’aratri 470. cioè per all’intorno attentamente si è ritrovato d’essere grano 173., per olive 4., per Bosco 2., per vigna aratri Num.° 50. dè quali ½ aratro si ritrova già 11., et il restante che è 280., 100. per pecore, e coltivato, due aratri di terreno buono da coltivar- 180., ½ per Vacche e ½ per Capre. si che puole servire per grano, e ½ aratro buono Passati da questo hanno stimato il Monte Co- per Bosco, et il restante cioè aratri 47 puole ser- rongiu Murvoni, quale dopo visitato attentam.e vire tutto per pascolo ½ di Vacche e ½ di Capre l’hanno giudicato essere aratri 15., dè quali 3. essendo concesso il solo ½ aratro coltivato, che possono servire per seminar grano, 2. di terra si è ritrovato in detto Monte a Giò Esu. coltivata di Ant.o Sebis, 1. per olivi, e 9. per pa- Più visitato detto Monte verso mezzogiorno e scolo di Vacche, Capre e Pecore. Tramontana l’hanno giudicato aratri 30., dè Quindi hanno stimato il piano detto Mercori, quali 3. per Bosco, 1. per olive il restante 26. da Porto Misi o sia CalaSapone sino a Mercori o metà per pascolo di Vacche e ½ per pascolo di sia CalaLonga, quale dopo visitato attentamen- Capre quale è stato concesso a Giò Esu Fanutza te l’hanno giudicato essere di aratri n° 180., dè per pascolo di Capre. quali 23. possono servire per grano, 10. per vi- Dal sud.to Monte sono passati a quello di Triga, gna, 5. per olive, 2. per Bosco, il restante 70. per quale visitato sopra e tutto all’intorno, l’hanno pascolo di Capre, e 70. per pascolo di Vacche. giudicato essere d’aratri 26. dè quali 15. posso- Indi trasferiti sul Monte di Schircioni sino a no servire per grano, 5. per olivo, 3. per Bosco, Mercori, e Mercoreddo, l’hanno giudicato es- 2. per pascolo di Vacche et 1. per pascolo di Ca- sere di aratri 500., dè quali 26. per grano, 20. pre, è stato concesso a Giò Fanutza, e se né ri- per vigne, 100. per pascolo di vacche, 200. per trovato di seminato aratri 12. pascolo di Capre, 3. per olive, e 151. rocca nuda. Di poi hanno stimato il piano di d° Monte di Triga quale si dice il Piano di Triga e l’hanno giudicato d’essere aratri num.° 16. quale è coltivato da Giò Esu suo fratello et altri. Verso levante poi si ritrova un piano seminato, quale è d’aratri 2. Dopo sono passati al Monte Serra Nuargiu, 158 quale visitato da ogni parte giudicano essere annali 2011 Terra Per Grano Terra Coltivata Vigna Bosco Pascolodi Pecore Pascolo di vacche Pascolo di Capre ½. Roccanuda 2. ½. Olivo Monte detto Sa Forrargia 0. 0. 23.½ 23.½ 0. 0. Totale Aratri Monte Sud.° verso Mezzogiorno e Tramontana 0. 0. 3. 0. 0. 13. 13. 1. 0. Monte detto di Triga 3. 12. 3. 0. 0. 2. 1. 5. 0. Piano di Triga 0. 18. 0. 0. 0. 0. 0. 0. 0. Monte Serra Nuargiu 5. 0. 0. 0. 0. 14. 0. 1. 0. 20. Piano del Rio de Su Crovu 173. 0. 2. 11. 100. 90. 90. 4. 0. 470. Monte Corongiu Murvoni 3. 2. 0. 0. 3. 3. 3. 1. 0. 15. Piano Mercori e CalaSapone 23. 0. 2. 10. 0. 70. 70. 5. 0. 180. Monte detto de Schercioni 26. 0. 00. 20. 0. 100. 200. 3. 151. 500. 235. 32.½ 10.½ 41. 103. 315.½ 400.½ 20. 151. 1309. 50. 30. 26. 18. Li 9. Xmbre 1754 sassoso, 1. per olive, et il restante 29. per pasco- Si sono portati sul luogo del luogo del Monte di lo di pecore e vacche. Maladorgia li sovrad.i stimatori con intervento Di poi si sono portati al Monte detto Montar- et assistenza del sud. Sig. Misuratore, et indi- beddu sino a Nuargiu de Su Moro, quale dopo cante Antiogo Sulas e dopo girato sopra e tutto visitato tutto all’intorno l’hanno giudicato esse- all’intorno l’hanno giudicato essere in tutto ara- re di aratri 53., dè quali 6. sono per grano, 1.½ tri 60., dè quali 23 possono servire per grano, per olive, 3. per Bosco, 20. di rocca nuda, 7. per 3. per olive, 14. per pascolo di vacche e 20. per pascolo di Capre, 4. per pascolo di Vacche et pascolo di pecore. 8.½ per pecore. Indi da Malladorgia si sono portati al Monte Passati poi dal Monte Nuargio Su Moro al Mon- Serra intraportus sino a Coquadus, quali visita- te di Sa Pispisia, e visitato questo attentamente ti li hanno giudicati essere di aratri 40., dè quali lo hanno giudicato esser in tutto aratri 53. dè 10. per grano, non ostante che il sito sia molto quali 50. terra buona per grano, benché incolta 159 storia e archeologia sulcitana 160 et imboscata, 3. per olive. Dal Monte detto aqua Sa Canna si è passati Poi si è passati al Monte detto Montravo Man- all’estimo del Monte Capo Su Logu, quale visi- no, quale visitato sopra e tutto all’intorno, lo tato sopra e tutto all’intorno, lo hanno giudica- hanno giudicato essere di aratri 20., 2. dè quali to di aratri 78. dè quali 70. è terra buonissima è terra buona per grano, 2. per Bosco, 8. rocca per grano, e 8. per olive. nuda, e 8. per pascolo di pecore e Capre. Da Capo Su Logu si è passati all’estimo del Indi si è passati al Monte detto aqua Sa Canna, Monte Su piano de Crisionis, quale attentam.te quale hanno giudicato essere aratri 70., dè quali visitato l’hanno giudicato essere di aratri 53. dè 55. è terra per grano, 5. per Bosco, 3. per olive, quali 20. terra buona per grano, 1. per olive, 2. e 7. per pascolo di Vacche e Capre. per Bosco, e 30. per pascolo di Vacche e Capre. Monte Maladorgia Terra buona per Grano 23. Monte Serra intraportus e poi Coquadus Bosco 0. Pascolo di Pecore 20. Pascolo di Vacche 0. Pascolo di Capre 14. Olivo 3. Rocca nuda 0. 10. 0. 14.½ 14.½ 0. 1. 0. 40. Monte Arbeddu sino a Nuargio de Su Moro 6. 3. 8.½ 7. 7. 1.½ 20. 53. Monte Pispisia 50. 0. 0. 0. 0. 3. 0. Monte detto Montarvo Manno 2. 2. 4. 0. 4. 0. 8. 20. Monte detto Aqua Sa Canna 55. 5. 0. 3. 4. 3. 0. 70. Monte Capo Su Logu 70. 0. 0. 0. 0. 5. 0. 75. Monte detto Su pranu de Crisionis 20. 2. 0. 15. 15. 1. 0. 53. 236. 12. 47. 53.½ 30. 17.½ 28. 424. Totale 60. 53. annali 2011 Li 11. Xmbre 1754 l’hanno giudicato essere di aratri 10., 3. dè qua- Si è proceduto all’estimo dalli Sud.ti dè beni li sono buoni per grano, uno per Bosco, e 6. coltivati nella regione detta di Cannaj quali per pascolo di Vacche, Pecore e Capre e vi sono dopo visitati attentam.e li hanno giudicati esse- moltissimi olivastri. re di aratri 136. dè quali la metà sono seminati, Più si è stimato il Monte detto di Cannaj, quale e l’altra metà sono in riposo per l’anno venturo, hanno giudicato essere di aratri 4., due buoni esclusiv.e queli di Triga, quali già sono qui avan- per grano e i restanti 2. per pascolo di Pecore, ti stati Stimati. Capre e Vacche. Più si è stimato Monte Candiacius incolto, e Regione di Cannaj Terra per Grano 0. Terra Coltivata Bosco 136. 0. Pascolo Pascolo di di Pecore Vacche 0. 0. Pascolo di Capre Totale 0. 136. Monte Candiacius 3. 0. 1. 2. 2. 2. 10. Monte detto di Cannaj 2. 0. 0. ½. ½. 1. 4. 5. 136. 1. 2.½ 2.½ 3. 150. Li 12. Xmbre 1754 quali ad altro non possono servire, se non per Si sono come sopra trasferiti sovra il luogo del pascolo di pecore e vacche pure concesso. Luogo del Monte di Cresia li sud.i stimatori e Di poi si è passati al piano detto del Castello Ca- Misuratore, et indicante quale dopo visitato stro quale dopo girato per ogni sua parte l’han- l’hanno giudicato essere aratri 2. cioè dalla par- no giudicato esser aratri 16., dè quali 5. per te verso Levante qual restava ancora a stimarsi, grano, 5. per vigna, 6. per pascolo di vacche, e 1. dè quali lo hanno giudicato buono per grano, pecore pure concesso. et uno per pascolo di Vacche e Pecore, quale è Indi si sono pure stimati li Monti S’Ega S’arena, concesso. e Sa Grotta de S’omini, quali hanno giudicato es- Più in detto giorno si è stimato il Monte S’acco sere d’aratri 14., 1. terra buona per grano, 13. per Silici, e lo hanno giudicato essere d’aratri 12., pascolo di pecore, vacche e capre pure concesso. 4.½ buoni per seminar grano, e 7.½ per pascolo Di poi si è passato al Monte detto Su Tuvu Man- di Pecore, pure stato concesso. nu, quale visitato per ogni parte, si è stimato es- Indi si è passato al Monte detto grotta Canar- sere aratri 62. dè quali 2. sono buoni per grano gius quale li hanno giudicati essere aratri 3., però in diversi luoghi e non unitamente, 6. per 161 storia e archeologia sulcitana 162 Bosco, 5. per pascolo di pecore, e 49. per pasco- quali 14. si seminano, se bene quest’anno siano lo di Capre, quale è pure concesso. in riposo per la Festa del Santo, 1. però si ritro- Si è poi passato al Monte detto di Gioseppe Spi- va diviso in diverse macchie, quale è buono a so, quale dopo visitato l’hanno giudicato essere di grano, e non è coltivato, 2. verso il Castello pure aratri 6., quali 1.½ è terra buona per grano, 4.½ buoni per grano et incolti. per pascolo di Capre, essendo pure concesso. Si dichiara che tutti li sopra riferiti beni, e ter- Più si è stimato il piano detto de Su Pruini, qual ritorj stati stimati, sono incolti, salvo quelli de’ tende dal Monte sino al Mare, e si è giudica- quali si è data la relazione di essere coltivati, to d’essere d’aratri 10., de quali 8. non possono et essendo la totale misura, come da rispettivi servire a niente per essere terreno salzo, 2. per estimi alla quantità di aratri circa cinquemilla- grano. cinquecento e dieci otto, dico 5518 (equivalenti Si è pure stimato il Monte di Porticeddu, quale a 35.315,2 H n.d.t.), delli quali aratri duecento visitato attentam.e l’hanno giudicato essere di due sono giudicati esser alternativamente stati aratri 10., de quali 1. si ritrova coltivato, 1. si è coltivati, et il rimanente incolto, però in parte giudicato incolto buono per seminar grano, 8. atto alla coltura, come dalle sopra riferite rela- per pascolo di pecore pure concesso, e vi sono zioni, che nuovamente lette, asseriscono esser molti olivastri. vero, e confermano per la perizia che dicono Più si è visitato il Monte detto Aqua Stanziale, avere, e per averle bene osservate per quanto li quale pure visitato l’hanno giudicato essere ara- detta la loro cognizione e lo asseriscono in forza tri 1.½, de’ quali ½ può servire per grano et 1. del giuramento sovra riferito, che nuovamente per Bosco anche concesso. hanno prestato, e ratificato presente l’infrasto Indi si è passati al Monte detto Su Fraitzu, qua- Notaro, e Testimonj. le dopo visitato per ogni sua parte, l’hanno giu- Si dichiara in oltre che li beni che si sono sopra dicato essere aratri 12., de’ quali 2. sono semi- espressi come concessi, stato per relazione de’ nati, 3. incolti, quali possono coltivarsi a grano, rispettivi indicanti, e perché così si sono sotto- 2. per bosco, 5. per pascolo di Pecore pure con- scritti quelli che lo sanno, e per li sud.ti stima- cesso. tori, e Pastori indicanti e sottoscritti l’infrasto Si è pure stimato il piano Cea de Su Pruini ver- Not°. – Sant’Antiogo li 14 Xmbre 17541 so Levante, dopo girato sopra e tutto all’intor- Franc.° Joseph Pintus Cappellano Indicante - no, l’hanno giudicato di aratri 16.½, de quali è Filippo Grisery R° Misuratore tutta terra coltivata e concessa. Gioseppe De Biolchi Soprast.e – Dn Angiolo Se- Più si è stimato in ultimo il Narbone de Cresia, gni Test° - Aurelio Capriata Test° nella parte detta Sa Barra verso il mare, quale Franc° Pinna Pileddu Not°. Per i stimatori et dopo visitata l’hanno giudicata d’aratri 17., de’ altri indicanti. annali 2011 Pascolo di vacche 0. Pascolo di Capre Vigna 0. 1. Terra di nessun Rocca uso nuda 0. 0. Monte Cresia verso Levante Terra Pascolo buona per Terra di Coltivata Bosco Pecore Grano 0. 0. 1. 0. Monte Sacco Silici 4.½ 0. 0. 7.½ 0. 0. 0. 0. 0. 12. Monte detto Grotta Canargius 0. 0. 0. 1.½ 1.½ 0. 0. 0. 0. 3. Piano detto del Castello Crasto 5. 0. 0. 3. 3. 0. 5. 0. 0. 16. Monte detto S’ega S’arena e Sa Grotta de S’Omini 1. 0. 0. 4. 4. 5. 0. 0. 0. 14. Monte detto Su Tuvu Manno 2. 0. 6. 5. 0. 49. 0. 0. 0. 62. Monte detto di Gioseppe Spisio 1.½ 0. 0. 0. 0. 4.½ 0. 0. 0. 6. Piano detto de Su Pruini 2. 0. 0. 0. 0. 0. . 8. 0. 10. Monte Porticeddo 1. 1. 0. 8. 0. 0. 0. 0. 0. 10. Monte detto d’Aqua Stanziale 0.½ 0. 0. 0. 1. 0. 0. 0. 0. 1.½ Monte de Su Fraitzu 3. 2. 2. 0. 5. 0. 0. 0. 0. 12. Piano detto Pruini Cea … 0. 16.½ 0. 0. 0. 0. 0. 0. 0. 16.½ NarbonedeCresia detto Sa Barra 3. 14. 0. 0. 0. 0. 0. 0. 0. 17. 24.½ 33.½ 8. 34. 9.½ 59.½ 5. 8. 0. Totale Aratri 2. 182. 163 storia e archeologia sulcitana Terra incolta buona per Grano Vigna Per Pascolo Pascolo di di Pecore vacche Pascolo di Capre A Giardino e Orto Terra coltivata Terra di nessun uso Per Bosco Totale Aratri Totale della Prima Visita delli 4. Xmbre 1754 8. 9. 8. 9. 9. 0. 0. 0. 0. 0. 6. 49. Visita delli 5. detto… 93. 65. 0. 266. 313. ½. 1. 150. 0. 0. 0. 886. Visita delli 6. detto …… 10.½ 0. 0. 0. 1267.½ ½. 0. 1237. 0. 0. 0. 2515. Visita delli 7. detto….. 235. 41. 103. 315.½ 400.½ 0. 20. 151. 32.½ 0. 10.½ 1309. Visita delli 9. detto ….. 236. 0. 47. 53.½ 30. 0. 17.½ 28. 0. 0. 12. 424. Visita delli 11. detto….. 5. 0. 2.½ 2.½ 3. 0. 0. 0. 136. 0. 1. 150. Visita delli 11. detto ….. 24.½ 5. 34. 9.½ 59.½ 0. 0. 0. 33.½ 8. 8. 182. TOTALE 612. 120. 194.½ 656. 2652.½ 1. 38.½ 1566. 202. 8. 37.½ Franc° Pinna Pileddu Not° Estratto dall’originale con cui concorda PDozo§ Segr° dell’Int° Gen.le 164 Olivo Rocca nuda 5518. annali 2011 1754 - Memoria dell’Ingeniere Bessone delle notizie da lui prese nell’Isola di St. Antioco Colla carta relativa della medesima 165 storia e archeologia sulcitana Li siti che paiono migliori, e più propri per una si è che non sembrano di qualità si perpettua a nuova Populatione nel Isola di St. Antiocho primi sono tre, e questo a raggione del acqua vicina, e Concedendosi i terreni ancor inculti non po’ de Porti a potersi ancorar Bastimenti, il primo sussistere la quantità delle vache, che presente- de quali è il Canisone, ed il secondo Malacro- mente esistono in numero circa di cinque cen- ge, tutti due adirimpetto al golfo di Parma in to, distribuite in sei partite, e rimanendo queste distanza da St. Antiocho il primo di tre quarti alla campagna. d’hora, ed il secondo di un hora. Il terzo sitto è Dandosi poi i terreni che ancor non sono con- detto Calasapone, ed è situato alla parte opo- cessi, vi restevano ne monti, et altri luogi pasco- sta del Isola, in distanza da St. Antiocho di due lo per mille, e più capre, presentemento sono hore. esistenti più di due milla In tutta l’Isola vi possono essere circa otto cento Secondo l’estimo fatto pono sussistere nel Isola olivastri da inserirsi, i quali però sono disper- quatro milla, e sei cento pecore dando i terre- si di qua e di là, vi si ritrovano però de terreni ni a coltura comme sopra, presentemente ve ne proprii per olivati, benche al parere di qualche sono circa due milla abitante paiono non proprio per questo. L’Isola non contiene boscame proprio per le fa- In ogni parte del Isola vi si ritrova qualità di briche, al più si potrebbero trovare picoli tra- terreni atti a potersi piantar vigna vetti per otto in circa di case, si suole tutta via Vi ci sono nel Isola per cento e sessanta para di estrere dalle vicinanze d’Iglesia, cioè da Pissi- bue terreni concessi e seminati, de quali però se nas suo territorio, da St. Iadi territorio di Mon- ne semina che la mettà ogni anno, e ciò inter- signore, e d’avessi territorio di Taulada, essen- polatamente, onde calculandosi dodici starelli dovene ancora nel territorio di Villamassargia di grano per ogni para di bue, si seminano pre- tutti in distanza di St. Antiocho di una giornata sentemente ogni anno nove cento, e sessanta e mesa a carro, potendosi tutta via d’aversi tra- starelli di grano. sportar per mare La più grande partita di questi terreni si ritrova- Vi è nel Isola quantità di Pietre a far calcina, e no nel luogo denominato Canay in distanza di queste si ritrovano in più grande abondanza al un hora da St. Antiocho, il rimanente poi sono Canay, e dal Porto di Canisone in sino a Mon- dispersi di qua e di là. tarby Vi sono in oltre de terreni concessi ma non cul- Vi si ritrova nel Isola in abondanza la picol le- tivati ancora per sessanta para di Bue gna per cuocere fornaci, ma va scarsegiando Li terreni che non sono concessi, e che riman- quella che si abbruggia alla giornata2. gono ancor per ciò incolti pono assendere ad 166 altretanto, e più de gia cultivati, e concessi, vero Bessone annali 2011 Ristretto della Relazione della visita genera- Siccome nel regno non tutti i terreni utili al se- le de Terreni della nuova popolazione di Ca- minerio sono d’uguale bontà, per maggior chia- lasetta, a cui ha proceduto il Signor Quesada rimento specificarono che negli anni di maggior nel 1778; ~ con cinque stati segnati con le abbondanza se ne poteva sperare il 10., essendo lettere A. B. C. D. E. però le terre ben preparate, e coltivate a dove- Ristretto-Relazione della Visita G.le Ordinata re secondo gli usi del Regno; onde conchiusero da S. Eccellenza~ non essere della qualità di quella di Cannai, o Campidano, che negli anni abbondanti rendo- Nelli 19. precorso Giugno Ignazio Quesada die no anche il 15. 20. e il 25. principio alla generale visita di tutti i territorj Riguardo però alle dichiarate utili per vigne, assegnati alla Nuova popolaz.e di Cala Setta riferirono essere della prima qualità, e non in- composta dalle due Colonie, Tabarchina, e Pie- feriori alle migliori del Regno, tutto che riesca montese, ed avendo pria visitato le terre asse- assai difficile lo sgerbimento, attesa la quantità gnate alle famiglie Tabarchine, Si è tutta l’esten- delle palme selvatiche, mirto e piante consimili. sione giudicata rilevare a starelli 871. de quali Arbitrarono quindi il frutto dopo d’anni 9 in 196. ed imbuti 11. furono ridotti a coltura, e li quartara 500 di mosto per ciascheduno starello, rimanenti 674. ed imb. 5. sono ancora gerbidi, da quali detraendone 100 per consumo in rag.ne come più chiaramente viene specificato nell’u- del 20% circa, come pure la spesa di coltivazio- nito Stato A ove sono minutamente deferitte le ne calcolata in £ 25. si avrebbe il valore di £ 75. rispettive regioni, nelle quali li sovra indicati moneta sarda per ogni starello piantato a vigna. terreni trovansi situati, ed inoltre dall’altro Sta- Finalmente il frutto degli orti fu da medesimi ar- to B da cui pure rilevasi la quantità che ciascu- bitrato in Scudi 20. annui per quelli di seco, e per no possiede. gli altri volgarmente detti di rigadio Scudi 30. Sebbene gli enunciati terreni siansi da quelli Dalla visita in appresso fatta de territorj asse- che devennero al p.mo assegnamento creduti gnati a Coloni Piemontesi, risultò contenere tutti utili al seminerio, avendoli però nuova- tutto il loro tenimento Starelli 491. de quali mente riconosciuti il Deleg.to per mezzo di pe- 300. furono destinati per seminerio, 185. per vi- riti, risultò esservi una considerabile quantità di gna, e 6. per orto. pietra, e sabia sciolta, di modo che delli starelli Delli primi soli 187. si trovano sgerbiti, delli s.di 871. soli 463., ed imbuti 12. per seminerio, 316. 72. e delli ultimi 5. giudicarono utili; cioè 144. e 12. per seminerio, Siccome in quest’estensione vi si trova poca 316. per vigna, ed orti, e finalmente 3. per orti quantità di pietra ferma, e sabia sciolta, perciò i soltanto; cosiche arbitrarono essere inservibili periti giudicarono che delli starelli 300. destina- starelli 407., ed imbuti 4. ti per Seminerio, soli starelli 65., ed imbuti 9., 167 storia e archeologia sulcitana 168 e delli 185 per vigne soltanto 13. e 9., sarebbero In conformità delli Cap. 4., 5. ed 8. dell’Istruzio- inutili. ne rilevarono li periti i diffetti di coltivazione Si sono pure riconosciuti li terreni seminati, i si riguardo al seminerio, che alle vigne; onde quali sieno arbitrato in starelli 153. ed imbuti avendo poscia esaminato la qualità del lavoro 10. tutto che i coloni ne avessero preventiva- de seminati, riferirono esser i più sostanziati di- mente denunciato allo stesso Commissario 221. fetti li seguenti: come dallo stato D. e 224. al Regio Podestà nel- P.mo – di non seminarsi in tempo opportuno, la solita annua denuncia posteriormente fatta; vale a dire verso gli ultimi d’8bre, o principio di onde diede motivo a credere, che abbiano volu- 9bre; bensì in stagg.e avanzata e piovosa. to aumentare il seminerio, si per colorire la loro 2° - Il non essersi fin ora osservata alcuna di- pigrizia, che per non scoprirsi il cattivo uso che stinzione e regola nella semenza, stante che il fecero della semenza loro somministrata; anzi grano volgarmente detto d’Arista Niedda, si è in alcuni si è osservato, che per esser poco pra- giudicato il più connaturale alle terre di quella tici de terreni vi seminarono maggior quantità popolazione, di maggior frutto, e meno anche di grano di quella che fossero i medesimi su- soggetto ad esser danneggiato dalla nebia, ed scettibili. altri insulti. Il terreno preparato per vigne riducesi a soli 3.zo – il non aver fin ora maneggiato e preparato starelli 41. ed imbuti 15. de quali furono pian- anticipatamente, ed infine dal Verano i territorj tati starelli 35. ed imbuti 6. destinati per orto, e che dovevano seminarsi nel seguente autunno. finalmente delli starelli 6. destinati per orto, ne 4.to – L’aver tutti gli anni seminato le medesi- occuparono starelli 4. ed imbuti 7½. me terre, contro il costume generale del Regno, Si fecero poi gli opportuni sperimenti su que- in cui, anche le terre più Crasse, e di maggior sti terreni assegnati per vigna, all’oggetto di far sostanza, si lasciano riposare almeno un anno. risultare, se sarebbero ugualmente buoni per 5.to – Finalmente per essersi seminata mag- orti, ed avendo li periti osservato, che nella po- giore quantità del bisognevole, poiché allora polazione vi sono 18. pozzi d’acqua buona, ed una pianta assorbisce, e distrugge la sostanza abbondante, e che se ne potrebbero fare degli dell’altra troppo vicina, e spessa, ne ciascuna altri in detti territorj, giudicarono, che vi riu- può avere il suco necessario per la fermentazio- scirebbero anche gli orti, e ciò confermarono ne. maggiormente dappoi, che riconobbero gli er- Non minori difetti osservarono i periti nelle vi- baggi e frutti raccolti dalli orticelli attigui alle gne piantate si da Tabarchini che da Piemonte- rispettive case de coloni, de quali essendone si, delle quali non vi è da sperare di percevere state trasmesse alcune mostre a questa Città, si un frutto corrispondente lasciandosi sull’istesso trovarono di buona qualità. piede. annali 2011 Sebbene ne tutti, ne gli stessi mancamenti ab- do l’altra in riposo. biano osservato in ciascheduna vigna, dal Com- Non permettere, che si semini terra, che non plesso però delle loro rispettive relazioni fatte sia stata preparata fin dal Verano, e poi al solito or d’una or d’altra vigna, si dedurrebbe che i più nuovamente maneggiata nell’autunno. rilevanti difetti riguarderebbesi il p.mo impian- Scegliere la semenza più connaturale alla terra tamento delle viti, che l’opportuno e necessaria che da seminarsi. salvazione delle medesime. Obbligare i Coloni che facciano tutto il semi- Alla 1ª classe ridussero il non aver aperto il fos- nerio nel tempo opportuno, con proibizione di so di quella larghezza, lunghezza e profondità, ciò eseguire in stagione avanzata, e molto meno che sarebbero necessarie. piovosa. Il non aver piantato in tempo opportuno le viti, Finalmente che si osservi una giusta proporzio- ed esser queste troppo corte, deboli, e di poca ne tra la quantità della semenza, ed estensione sostanza. del terreno lavorato. Alla 2ª poi l’esser piene d’erbe per non averle Proposero pure altro piano di regolamento per lavorate in tempo opportuno e nella maniera il piantamento e conservazione delle Vigne, in- solita. seguendo in tutto, e per tutto gli usi comune- L’aver voluto pienare i vacui che framezzano mente ricevuti nel Campidano di Cagliari, che tra un ordine ed altro di viti d’erbaggi, come fa- si è il luogo, ove meglio sono coltivate le vigne, gioli, melica e consimili quali piante si credono e si fa il vino più delicato di tutto il Regno, come impeditive del progresso delle vigne, si perché più chiaramente viene specificato a Cart. 50., levano la sostanza alle viti, come perché non 51., 52. e 53. della Visita g.le. potendosi passare l’aratro, ne la zappa, restano Affinché l’Ecc.mo Consiglio avesse una idea più senza il dovuto maneggio e coltura. esatta dello Stato attuale della Nuova popola- Finalmente l’aver voluto piantare alberi nel cen- zione e suoi territorj, si sono uniti vari Stati, tro delle vigne, poiché l’ombra di essi impedisce secondo i diversi aspetti che può la medesima il maturare le uve, privando le viti del sole, ed rimirarsi. acqua necessari. In seguito poi all’opportuna munizione fattasi dal Delegato al tenore dell’art. 4. dell’istruzione d’indicare i mezzi più efficaci per andar all’incontro delli esposti inconvenienti, progettarono il nuovo seguente piano di coltivazione. Dividere il terreno in due uguali porzioni, con seminarne la mettà soltanto ogni anno, lascian- 169 storia e archeologia sulcitana STATO A – Nella 1. categoria si ravvisa la quantità delli starelli si sgerbiti che gerbidi. Nella 2. la qualità de medesimi, distinguendo quelli utili al seminerio dalli servibili ad altro uso d’agricoltura, con esclusione degli aff.to inutili. Nella 3. L’assegnamento fatto delle stesse terre, con distinzione dell’uso, a cui furono applicate. Nella 4. L’attuale uso ed occupazione delle medesime, in cui al tempo della visita si sono trovate impiegate. 170 annali 2011 STATO B – Contiene li particolari assegnamenti fatti ad ambe Colonie si per seminerio, che per Vigna, onde si scorge il quantitativo ad ogni capo di famiglia dovuto ( à termini della fissazione fatta di starelli 32., ò sieno 2. aratri a Tabarchini, e starelli 20. à Piemontesi; cioè quanto a questi 15. per seminerio, e 5. per vigna, il tanto utile effettivamente avuto, ed il supplemento necessario farsi in vista dell’inutilità e mancamento del già assegnato. 171 storia e archeologia sulcitana STATO C – Con particolare individuazione de soggetti si dimostrano: 1. Il quantitativo terreno assegnato ad ambe colonie per vigna, ed Orti. 2. Con separazione del terreno utile dall’inutile, quello a ciascun popolatore aggiudicato. 3. Il quantitativo sgerbito, ò sia preparato pel piantamento di vigne ed orti, con distinzione di quel tanto già effettivamente impiegato, unitamente al N° e qualità degli alberi in esse vigne, ed orti esistenti, il tutto conforme al giudizio de periti. Rilevasi pure dal med.mo STATO C il N° de pozzi d’acqua in detti orti fabbricati, e sua qualità, oltre alcune altre annotazioni sul fine del med.° aggiunte. 172 annali 2011 STATO D – In vista della denuncia fatta da ciascun Capo di famiglia al Delegato Quesada si rilevano: 1. L’età del Capo, al riflesso d’essere o no in stato di potter attendere alla fatica e al lavoro della terra. 2. La propria famiglia col N°, ed età delli soggetti, che la compongono, all’oggetto di prendersi in consideraz.ne la sussistenza necessaria di cui universalmente abbisognano. 3. Il N° delle persone atte al detto lavoro, che ogni famiglia comprende per riflettere all’inutilità degli altri. 4.to La quantità del grano che dissero aver seminato all’oggetto di rilevare il cattivo uso che fecero della semenza, secondo il giudizio de periti, che avendo visitato i seminati, varono minor osseresservi quantità della denunciata, come dallo STATO A. 5.to Il tempo del seminerio fatto; onde resta comprovato anche in quest’articolo il sentimento de periti, d’aver i Coloni seminato in stagione avanzata. 6° Il N° delle viti già mancate infino al tempo della visita relativam.te al totale piantato. 7° L’irregolarità del tempo, in cui fecesi il piantamento. 8° L’età di ogni vigna, o piantamento d’essa, per far risultare il tempo, che secondo il giudizio de periti, ancor rimane pel frutto sperabile dalle poche viti, che non mancheranno negli anni seguenti. 173 storia e archeologia sulcitana STATO E – Dimostra in ristretto: 1.° Tutta l’estensione de terreni aggiudicati, e che possono aggiudicarsi alla popolazione. 2.° La qualità e bontà de medesimi. 3.° La quantità degli ass.to inutili 4.° Final.te la mancanza di terre atte al seminerio per provvedere le famiglie esistenti d’una competente e proporzionata estensione a tal riguardo3. 174 annali 2011 UNITà DI MISURA IN SARDEGNA IMBUTO; unità di misura per l’estensione dei terreni, corrispondente a tre litri e a tre are e mezza Lunghezza PALMO = mt 0,2625 TRABUCCO = 3,1500 Superficie STARELLO DI CAGLIARI = ari 39,8675 Capacità STARELLO DI 16 IMBUTI = lit. 49,17 BOTTE DI 100 QUARTARI = lit. 502,66 Peso LIBBRA = 12 once = Cg 0,40577 note 1ARCHIVIO DI STATO DI TORINO, PAESI / SAR- 3 TORINO - ARCHIVIO DELL’ORDINE DEI SANTI MAU- DEGNA / MATERIE FEUDALI /FEUDI PER A E B RIZIO E LAZZARO, COMMENDA DELL’ISOLA DI Relazione del Conte di Calamandrana Intendente Gene- S.ANTIOCO, Ristretto della Relazione della visita gene- rale della Sardegna, dello stato delle fabbriche, abitazio- rale de Terreni della nuova popolazione di Calasetta, a ni, estensione, e fertilità dell’Isola di S.t Antioco, e de’ cui ha proceduto il Signor Quesada nel 1778; ~ con cin- Contorni della Città d’Iglesias; a qual relazione restano que stati segnati con le lettere A. B. C. D. E. unite tutte le Scritture enunciate nella medesima. 10. Gennajo. 1755. 1755 2 ARCHIVIO DI STATO DI TORINO, PAESI / SARDEGNA / MATERIE FEUDALI /FEUDI PER A E B . Memoria dell’Ingegnere Bessone delle Notizie da Lui prese nell’Isola di S.t Antioco. Colla Carta relativa alla medesima. 1754. 1754 175 annali 2011 storia 11 dicembre 1916 L’olocausto dei marinai antiochensi nell’affondamento della nave corazzata “ Regina Margherita” di Gabriele Loi in guerra, meno spesso si è raccontata la guerra dei combattenti di Sant’Antioco; forse è una storia un po’ più piccola, ma non per questo meno I istruttiva. Non era la prima volta che Sant’An- zo 1861, rimasero esclusi il Veneto, il Trentino di Solferino, durante la Seconda Guerra d’Indi- e la Venezia Giulia (ancora protettorati dell’Au- pendenza del 1859, sino ad arrivare a Francesco stria) e lo Stato Pontificio (comprendente Roma Masala1, classe 1847, bersagliere alla “breccia e la regione Lazio). L’Italia non era ancora fatta di Porta Pia” nel 1870. e neppure gli italiani. Occorsero ancora tante Il 24 maggio 1915, quando il Piave mormorava battaglie. La proclamazione del regno avvenne calmo e placido al passaggio dei primi fanti, in al termine della Seconda Guerra d’Indipenden- Europa la grande guerra era scoppiata da die- za, pur mancando ancora la terza che permise ci mesi. Si moriva ogni giorno come mosche, l’annessione del Veneto (21 ottobre 1866), e la in una poltiglia di sangue e fango. L’Europa si “breccia di Porta Pia”, con cui conquistammo stava suicidando tra il frastuono degli obici, le Roma e lo Stato Pontificio (20 settembre 1870). grida degli ufficiali e i lamenti dei feriti. Il Trentino e la Venezia Giulia, con le città “ir- In quegli stessi luoghi dove hanno combattuto redente” di Trento e Trieste, vennero annessi persone “che contano”, come Gabriele d’An- con la “quarta” Guerra d’Indipendenza. Così fu nunzio, il soldato semplice Giuseppe Ungaretti, chiamata la Prima Guerra Mondiale, perché il l’alpino Carlo Emilio Gadda, Umberto Saba ed nemico era sempre lo stesso del Risorgimento: Eugenio Montale, c’erano anche uomini scono- l’Austria-Ungheria. sciuti, umili e coraggiosi come i nostri Antioco Sono tante le vicende umane che si intreccia- Mannai, i fratelli Bianco, i Pintus Gregu, i Pud- no nella vita di un soldato che ha partecipato du e i Loddo, che avevano combattuto insieme a una guerra. Vicende che, in principio, si ri- per la stessa causa e sotto la stessa bandiera. accendono nei racconti dei sopravvissuti e dei Diventarono all’improvviso grandi, forse troppo parenti dei caduti, ma che poi, col passar del grandi per la loro età. Appena maggiorenni in- tempo e l’avvicendarsi delle nuove generazioni, dossarono il grigioverde e imbracciarono il fu- quando tali ricordi sbiadiscono, finiscono per cile, andando a soffrire nelle trincee del Piave, disperdersi nell’oblio del tempo che cancella spinti a conquistare un lembo di terra che non ogni traccia dei protagonisti. sapevano neppure collocare sulla carta geogra- È stata raccontata tante volte la storia dei sardi fica ed erano morti abbracciati a giovani che l 17 marzo 2011 è stato festeggiato il 150° tioco rispondeva alla chiamata alle armi: oltre anniversario dell’Unità d’Italia. Dal nuovo alle guerre coloniali del 1885-89, troviamo sol- Regno, proclamato in quel lontano 17 mar- dati Antiochensi persino nella famosa Battaglia 177 storia e archeologia sulcitana 178 portavano la stessa uniforme, sebbene parlasse- al vento, percorse le vie e le piazze del paese con ro un dialetto diverso. la banda musicale, diretta dal maestro Cesare Fu così che circa 1.200 giovani di Sant’Antioco, Manservigi, che intonava in continuazione l’In- nel fiore della loro giovinezza e con ideali e co- no di Garibaldi e la Marcia Reale, trasmetten- raggio d’altri tempi, diedero la vita per i confini do brividi di entusiasmo e di passione. Il cor- della Patria. Ma al contadino analfabeta, che teo continuò anche nei giorni seguenti, volendo veniva strappato dalle campagne di Su Pranu, comunicare la sua febbre agli altri paesi vici- dalle sue greggi di Canai o dalle strette viuzze di ni: raggiunse Calasetta, poi proseguì via mare Monte Cresia, la politica non interessava. Gli fu per Carloforte, arrivando sino a Portoscuso. detto che bisognava liberare i fratelli oppressi Nonostante lo spirito patriottico, nessuno era di Trento e Trieste e portare a termine il proces- sicuro di ciò che avrebbe riservato la guerra e so di unità nazionale. soprattutto di quanto sarebbe durata, anche se Nell’Aprile del 1915, quando l’Italia si decise lo Stato Maggiore rassicurava che sarebbe stata all’intervento e si capì che la guerra era oramai breve. Al momento di lasciare la propria casa e nell’aria, un’ondata di entusiasmo pervase gli gli affetti familiari, i nostri soldati noleggiavano animi: il grido della Patria non poteva lasciare un carro oppure andavano a piedi con zaino in indifferenti gli isolani di Sant’Antioco, che of- spalla sino a Calasetta, dove attendevano il “va- frirono all’Italia il loro leggendario eroismo e il poretto” per Carloforte. Nel paesino tabarchi- loro sangue. All’ufficio di leva del Comune, gli no, alle volte capitava che i soldati Antiochensi impiegati compilavano le liste di mobilitazione, venissero accolti festosamente dalla popolazio- mentre i carabinieri della Stazione locale si pre- ne. Dopo aver ricevuto il saluto delle autorità paravano a recapitare le cartoline-precetto. Gli comunali, s’imbarcavano, insieme ai richia- avvisi per la mobilitazione giunsero proprio nei mati dei paesi circostanti, su un “postale” di li- giorni della Sagra di Sant’Antioco Martire; chis- nea che li traghettava direttamente a Cagliari. sà quante madri piansero e pregarono il Santo Particolarmente commovente fu la partenza Patrono per la sorte dei propri figli! del 31 maggio 1915: in quell’occasione, i nostri In quel maggio dalle giornate radiose, le prime soldati furono accompagnati sino a Carloforte classi mobilitate formarono un lungo corteo dal nostro sindaco Giuseppe Biggio, in carica preceduto dal tricolore, il cui alfiere era il mae- dal 1899, con la banda musicale al seguito che, stro elementare Arturo Laconi, padre di Renzo, discesa a terra per pochi minuti, fece un giro futuro segretario regionale del P.C.I. nel secon- per il paese, suonando inni d’occasione e infon- do dopoguerra. dendo coraggio e fiducia negli animi dei nostri Sembrava che ...la primavera ci sorride bellissi- sodati diretti verso i depositi e le caserme di Ca- ma: una folla patriottica, con fanfare e bandiere gliari e Ozieri. annali 2011 A favore dei soldati in partenza per il fronte, colpo di fucile contro un soldato dell’Imperato- vennero aperte sottoscrizioni per il Prestito Na- re Francesco Giuseppe. zionale e si formarono dei comitati, tra i quali Ma in questa occasione, almeno per il momen- ricordiamo il Comitato di Resistenza Civile. to, non voglio parlarvi della guerra sul Carso, Di questo era presidente Elena Maccioni che, sull’Isonzo o sul Piave. Voglio raccontarvi di con toni quasi deamicisiani, si attivò, insieme quei marinai antiochensi che persero la vita alla moglie del Sindaco, Antonietta De Fabianis, in mare, nelle acque dell’Adriatico, nel corso e altre collaboratrici, per raccogliere viveri, ge- di una tragedia annoverata tra le più cruente neri di conforto e indumenti vari. Nel novembre dell’intero conflitto: l’affondamento della coraz- 1915, da Sant’Antioco verso il deposito logisti- zata Regina Margherita, nave ammiraglia della co di Ozieri, partirono 26 camicie, 64 paia di nostra Marina, avvenuto la notte dell’ 11 dicem- calze di lana, 12 mutande e 50 pezzette in tela bre 1916. di cotone da destinare ai soldati antiochensi al La corazzata Regina Margherita, varata nei fronte. Il 10 febbraio 1916, da Cagliari arrivò in cantieri di La Spezia e gemella della Benedet- paese il professor Jago Siotto. Questi fece una to Brin, era lunga 130 metri, raggiungeva i 20 conferenza, invitando il nostro Sindaco Biggio nodi di velocità ed era armata con 44 canno- a sottoscrivere il Prestito Nazionale per la Vitto- ni, 2 mitragliere e 4 tubi lanciasiluri. Adibita a ria. Per l’occasione, il comune di Sant’Antioco nave ospedale durante la Guerra di Libia, ave- riuscì a raccogliere la somma di 155.000 lire. va poi partecipato alle operazioni nell’Egeo e, Più tardi, nel dicembre del 1917, a Sant’Antioco agli inizi del 1916, aveva contribuito al salva- si costituì il comitato Le seminatrici di corag- taggio dell’esercito serbo incalzato dalle truppe gio, presieduto da Maria Biggio , figlia del Sin- austro-ungariche. 2 daco, particolarmente attivo dopo la disfatta di Caporetto, col compito di combattere il pessimismo che, sotto svariate forme, si manifestava tra la popolazione. Il 23 maggio del 1915, era una domenica di Pentecoste, i parroci di tutte le chiese lungo il confine avvertirono che la guerra era ormai imminente. Dopo mesi di incertezze, stava per scatenarsi la tempesta. Scoccata la mezzanotte, i soldati italiani entrarono in azione lungo tutto il confine: sul fiume Judro, in Friuli, un soldato delle Regie Guardie di Finanza spara il primo La corazzata Regina Margherita 179 storia e archeologia sulcitana Ma prima è necessario fare una breve premessa, che ci permette di capire in quale contesto avvenne la tragedia della Regina Margherita. Fra il novembre 1915 e il febbraio 1916, come si è già accennato, maturò la fine dell’esercito serbo che, incalzato dall’esercito austro-ungarico, ripiegò disordinatamente cercando scampo in Albania. Bisognava salvare quei soldati! Era facile prevedere, inoltre, che le forze nemiche avrebbero tentato di occupare interamente l’Albania e dominare la costa orientale del Basso Adriatico, attaccando Valona e il suo porto strategico, dove le nostre forze armate avevano una base stabile. Infatti, i porti albanesi di Valona e Carta geografica della Baia di Valona Durazzo erano nelle mani degli italiani che vi avevano dislocato, sin dall’inizio delle ostilità, 180 alcuni reparti che vennero potenziati sino a di- due. Una era comandata dal vice Ammiraglio ventare un Corpo d’Armata, al comando del Ge- Millo ed era composta dalle navi Regina Elena nerale Oreste Bandini. (nave ammiraglia), Vittorio Emanuele, Roma e Lo Stato Maggiore della Marina e il Comando Napoli. L’altra (con base logistica a Brindisi) era del Basso Adriatico decisero di pianificare un comandata, invece, dal Contrammiraglio Cusa- ulteriore potenziamento della Base Navale di ni e composta dalle navi Varese (nave ammira- Valona, assegnando alla Marina l’incarico di glia), Regina Margherita (Com. Bozzo), Ferruc- provvedere a un servizio di trasporto fra la costa cio e Vettor Pisani, oltre, s’intende, a una squa- albanese e quella italiana, con l’impiego di nu- driglia di cacciatorpediniere, una squadriglia di merosi piroscafi mercantili, scortati da navi da torpediniere d’alto mare e altre numerose navi guerra italiane che assicuravano i rifornimenti accessorie. e il cambio dei reparti alla piazzaforte di Valona La base navale italiana si trovava nell’isola di e al nostro corpo di spedizione in Albania. Ven- Saseno, all’ingresso della baia, e le sue navi po- ne attuata, inoltre, la strategia del blocco del tevano controllare tutto il traffico da e per il Mar Canale d’Otranto, in collaborazione con le for- Adriatico. Tale situazione impedì che la flotta ze navali alleate. Allo scopo vennero destinate, austro-ungarica potesse uscire fuori da tale a turno, alcune navi da guerra: dapprima una mare, tant’ è vero che fu stanata da nostre unità sola divisione navale, poi dal maggio 1916, altre sottili, principalmente dai leggendari M.A.S.”3 annali 2011 “La Regina Margherita, posta dunque a difesa del campo minato della baia di Valona, era al comando del Capitano di Vascello Giovanbattista Bozzo Gravina; l’unità assunse le funzioni di nave ammiraglia di divisione, con l’insegna del contrammiraglio Cusani Visconti (costui a bordo della Varese).”4 Nell’autunno del 1916, sulla Regina Margherita s’imbarcarono i marinai sardi delle classi 1895-96, chiamati alle armi nell’ottobre del 1916. Vennero imbarcati alla fine del mese di novembre a Brindisi, con Porto di Valona destinazione Base Navale di Valona. “Nel mese di dicembre dello stesso anno, fu disposto che il Generale Oreste Bandini lasciasse bile e Millo assegna, come scorta, due caccia- il comando delle Truppe di Occupazione d’Alba- torpediniere, Ardente e Indomito, che dovranno nia, insieme a 161 soldati, per essere sostituito pilotare la corazzata nell’uscita dal porto lungo dal Generale Giacinto Ferrero. Il Generale Ban- la rotta di sicurezza, per la presenza di mine ne- dini, richiamato in patria, s’imbarcò quindi, miche. A questo punto, pare che il comandante sulla Regina Margherita per il viaggio di ritorno. della Regina Margherita, stizzito per la conferma La partenza della corazzata era prevista per la dell’ordine di partenza, abbia tentato di rifiuta- notte dell’11 dicembre, destinazione Brindisi, re la scorta senza riuscirvi, tant’è che ritrovere- dove si sarebbe dovuta recare in arsenale per mo le due unità navali in questione impegnate sottoporsi alla pulitura della carena. nei soccorsi. Così, in quella fredda e burrascosa In serata il tempo peggiora: la notte che soprag- notte, la Regina Margherita molla gli ormeggi giunge è buia e fredda e il mare è tempestoso. e punta la prua verso l’uscita del porto; passa- Il comandante della nave, il capitano di vascel- no pochi minuti e si compie il dramma: all’im- lo Giovanni Bozzo Gravina, preoccupato per le provviso, nel tratto di mare tra l’isola di Saseno condizioni meteo, esterna le proprie perplessi- e Capo Linguetta, lo scafo della nave colpisce tà in merito a una partenza in quella notte. Il con la prora, a sinistra, una mina, proprio in vice ammiraglio Millo, comandante del porto corrispondenza del deposito munizioni; subito di Valona, è però irremovibile; osservando che dopo ne colpisce un’altra, a dritta, in corrispon- alle ore 21 la tempesta sembrava placarsi, die- denza delle caldaie prodiere nel locale motori. de ordine di levare le ancore e dirigersi verso Le esplosioni lasciarono la nave senza governo l’uscita della baia. La partenza è improcrastina- e, mentre si appruava, gli uomini superstiti riu- 181 storia e archeologia sulcitana scirono a riunirsi a poppa, ma per breve tempo. cercando di aiutarsi fra di loro. Tre di essi furo- Pochi riescono a mettersi in salvo. La nave af- no gli allievi fuochisti Antonio Daniele Porcu, fonda, come un ferro, in soli sei minuti!” poco più che ventenne, Salvatore Lai, di ven- Alcuni, al momento dell’esplosione, riuscirono tuno anni e, stando alle testimonianze orali di a gettare in acqua le zattere di salvataggio della quest’ultimo, pure Antonio Longu (noto Chic- nave, riuscendo anche a caricarvi sopra gli altri cu), anche se, dai fogli matricolari, egli risulta compagni che annaspavano nelle acque gelide. effettivo sulla regia nave Varese; con tutta pro- I pochi sopravvissuti all’affondamento lottaro- babilità ha prestato servizio anche sulla Regina no nel buio, contro il freddo e la furia del mare, Margherita, dal momento che entrambe le unità 5 facevano parte della stessa squadra navale che operava su quel teatro di guerra. Al momento della tragedia, il fuochista Porcu si trovava, assieme ai superstiti, a poppavia ed ebbe appena il tempo di lanciarsi nel mare burrascoso, pri- 182 Salvatore Lai Antonio Longu (noto Chiccu) annali 2011 ma che i flutti inghiottissero la nave. Rapide Riguardo a Salvatore Lai, pare che sia arrivata bracciate gli permisero di allontanarsi dal luo- alla famiglia, dopo la tragedia, non si sa come, go della tragedia per non essere risucchiato dai la notizia, del tutto infondata, di una sua even- gorghi. I fuochisti Salvatore Lai e Chiccu Lon- tuale irreperibilità camuffata da morte presun- gu, unitamente ai superstiti, riuscirono ad ag- ta e diventata in seguito, per spirito di rasse- grapparsi a un relitto della nave, resistendo in gnazione, “morte certa”, per poi rivederlo sano acqua al freddo e alla tempesta, fino a quando e salvo due anni dopo. Dopo la tragedia, il 6 set- non furono recuperati dai mezzi di soccorso. Il tembre 1917, viene assegnato al distaccamen- mare agitato e il freddo dell’acqua stavano per to CRE (Corpo Regio Equipaggi) di La Spezia. avere il sopravvento sui naufraghi, ma fortuna- Dopo la guerra, il 15 novembre 1918, si trova al tamente furono tutti tratti in salvo e rifocillati deposito CRE di Venezia. Il 4 maggio del 1919, dal cacciatorpediniere di scorta alle unità Ar- s’imbarca sul RCT (Regio Caccia Torpediniere) dente e Indomito. Ascaro. Si congederà il 19 novembre 1919. Nell’affondamento perirono 13 marinai antio- Antonio Daniele Porcu, invece, dopo l’affonda- chensi. Avevano appena due mesi e mezzo di mento della corazzata, rientra al deposito CRE servizio. Erano tutti allievi fuochisti e appar- di La Spezia. Il 14 giugno del 1917 viene trasfe- tenevano alle classi 1895-96, tranne Edmon- rito al Deposito CRE di Venezia, dove verrà as- do Perella (classe 1890), già secondo capo del segnato alla cannoniera Marghera. Il 6 ottobre CREM. Gli altri erano: Nicolò Sitziu (1895), del 1917, s’imbarca sulla nave Carlo Alberto sino Francesco Lusci (1895), Emanuele Cabras all’8 gennaio del 1918, quando viene assegnato (1896), Giuseppe Congiu (1896), Giovanni Lai provvisoriamente al dragamine Pinguino. Il 18 (1896), Salvatore Massa (1896), Efisio Mura aprile del 1918 rientra sulla Carlo Alberto. Il 22 (1896), Salvatore Mura (1896), Salvatore Ros- luglio sempre dello stesso anno, viene trasferito su (1896), Antioco Luigi Salidu (1896), Giu- alla regia nave Zenson sino al congedo, avvenu- seppe Salidu (1896) e Salvatore Bianco (1896). to il 30 novembre 1919. In proporzione al totale dei sardi imbarcati Tuttavia, nell’affondamento della Regina Mar- sull’unità, Sant’Antioco, per numero di mor- gherita, furono coinvolti anche altri marinai ti, fu seconda soltanto a Cagliari che ne contò antiochensi, in quanto imbarcati su altre unità, quindici. Gli unici superstiti furono Antonio ma facenti parte della stessa squadra navale con Longu e i già citati Salvatore Lai (1895) e An- base logistica a Valona. Infatti, nella regia nave tonio Daniele Porcu, (1896) entrambi arruo- Varese, prestarono servizio il già citato Anto- lati, il 17 ottobre 1916, nella base navale di La nio Longu (1895) e Giovanni Aragoni (1895), Maddalena ed entrambi imbarcatisi sulla Regi- mentre sulla Ferruccio prestò servizio Giovanni na Margherita il 25 novembre 1916. Pintus (1893). Entrambe le navi però, all’inizio 183 storia e archeologia sulcitana 184 delle ostilità, furono impiegate in Alto Adriati- gno dello stesso anno, dopo un mese di degenza co; iniziarono il servizio logistico, da Brindisi all’ospedale militare di La Spezia, rientra sull’u- a Valona, il 21 dicembre 1915, con l’opportuna nità e, il successivo 1 agosto, ottiene il grado di scorta di cacciatorpediniere. Dopo l’affonda- Marò Navigante. Rimarrà sulla Ferruccio sino mento della Regina Margherita, nei primi mesi al 30 giugno 1917. Il 28 ottobre 1918, al termine del 1917, la nave Varese venne trasferita a Cor- del servizio di leva, viene trattenuto alle armi; si fù (Grecia), dove attendeva alle esercitazioni e congederà il 31 agosto 1919. ai tiri e sorvegliava il servizio delle siluranti di Come sempre, a tragedia ultimata si cercarono scorta ai convogli diretti in Macedonia. i responsabili. Lo Stato Maggiore della Regia Antonio Longu e Giovanni Aragoni vennero Marina si giustificò affermando che “il coman- arruolati il 29 ottobre 1915 presso il Comando dante Bozzo non avrebbe rispettato la normale Difesa Militare Marittima di La Maddalena ed procedura di uscita dal canale di sicurezza del entrarono in servizio nella regia nave Varese, il campo minato, ma avrebbe scarrocciato di 51° 22 dicembre dello stesso anno, col grado di fuo- dalla rotta prefissata, urtando contro mine ami- chisti. A. Longu vi rimase sino all’agosto 1919, che e non contro mine posate da sommergibi- all’atto del congedo. Inoltre un regio decreto, nu- le nemico”6. A guerra finita, ulteriori indagini mero 641 del 21 maggio 1916, lo autorizzerà a accreditarono una versione differente: il silura- fregiarsi del distintivo del Comando della quin- mento da parte dell’U-Boot tedesco UC-14, al co- ta Divisione Navale. G. Aragoni, invece, rimase mando dell’Oberleutnant zur See Caesar Bauer, sull’unità per tutta la durata del conflitto, fatta lo stesso che l’anno prima, il 3 dicembre 1915, eccezione un breve periodo di degenza, trascor- aveva causato l’affondamento, sempre nella so all’ospedale di Brindisi dal 17 al 28 settembre baia di Valona, del piroscafo Re Umberto e del 1918. Il 6 marzo 1919, viene trasferito sull’ A. Ve- cacciatorpediniere Intrepido. Anche in quell’oc- spucci. Sbarcherà, il 10 luglio 1919, al Deposito casione fu una strage. La notizia, nonostante CRE di La Spezia dove prenderà congedo. Lo fosse filtrata dalla censura, giunse agli inizi del ritroveremo allo scoppio della Seconda Guerra 1917. Oltre al Generale Oreste Bandini e al suo Mondiale, quando entrerà a far parte dell’UNPA Capo di Stato Maggiore, il Colonello Coda Za- (Unione Nazionale Protezione Antiaerea). betta, morirono anche il Comandante Bozzo e Anche Giovanni Pintus venne arruolato, il 28 674 marinai. I cacciatorpediniere che la scorta- ottobre 1915, nel Comando Difesa della Marina vano, Ardente e Indomito, a causa dell’oscurità Militare di La Maddalena, l’8 dicembre fu clas- della notte e del mare tempestoso, erano riusciti sificato allievo fuochista e il 22 venne imbarca- a trarre in salvo appena circa 250 uomini. Su to sulla regia nave Ferruccio, dove, il 16 marzo 949 uomini di equipaggio, si salvarono solo 18 1916, consegue il grado di fuochista. Il 22 giu- ufficiali e 257 marinai. Nei giorni seguenti, il annali 2011 mare restituì le salme di oltre 400 uomini, sep- di appartenenza regionale e nazionale. Valori pelliti, in seguito, nel cimitero di Valona. che ne fecero grandi soldati, sia in guerra che La corazzata Regina Margherita è stata recente- nei momenti di pace, a fianco di chi ha bisogno, mente rinvenuta sui fondali albanesi. Le ricer- come a Nassirya nella Missione di Pace irakena che, iniziate nei primi mesi del 2005, sono state del novembre 2003, quando San’Antioco pagò condotte da una spedizione subacquea del 28° un altro doloroso tributo, rendendo onore al sa- Gruppo Navale della Marina Militare. Dopo sei crificio dei suoi caduti. mesi di immersioni, il relitto è stato ritrovato Al rientro dal fronte, raccontarono le loro im- adagiato a 70 metri di profondità, in un’acqua prese belliche ai propri famigliari e agli amici, abbastanza limpida da consentire ancora la vi- trasmettendo con grande realismo le sofferenze sione del nome, marcato sulla poppa più di un patite e la tristezza di quei tragici momenti. secolo fa. I quattro cannoni da 305/40 mm, che Ritornavano alla mente quegli allucinanti as- scrutano minacciosi ad alzo zero le profondi- salti all’arma bianca con la baionetta in canna tà, pare quasi che facciano la guardia al sonno e, quando questa mancava, si usava s’arrosoia, eterno dei marinai caduti. portata dietro come una parte dei propri affetti. Alla fine della guerra, Sant’Antioco lascerà sul Dedico queste poche righe ai Cavalieri di Vit- “campo dell’onore”82 uomini, senza contare i torio Veneto di Sant’Antioco, che portarono, feriti, i mutilati e i tanti che patirono le conse- nell’anima, il solco profondo del sacrificio e, nel guenze di malattie contratte in guerra e che ri- cuore, l’orgoglio isolano della propria italianità. tornarono dal fronte con la pazzia di quella tra- Il torto più grande che possiamo fare loro è gedia assurda, in cambio della solita retorica, quello di considerarli dei fantasmi, nomi su delle medaglie al valore e delle croci al merito. qualche lapide, ombre quasi svanite, polvere Sulle sponde dell’Isonzo, nel gelo dell’Altopiano nei cimiteri o un mucchio d’ossa disperse in di Asiago e nelle trincee del Piave, Sant’Antioco qualche fossa del Carso. non offrì all’Italia solo la sua gioventù, ma an- E adesso... Forza Paris! Il Piave mormora e ci che i suoi valori: il sentimento dell’onore, della aspetta. Le sue sponde non sono poi così lon- lealtà, il coraggio, l’eroismo e un forte spirito tane; sono proprio qui, a due passi dal cuore... 7 185 storia e archeologia sulcitana Bibliografia e volumi citati ACSA, Archivio Storico Comunale di Sant’Antioco (Coope- Trincee. I sardi nella grande guerra, Alberto Monteverde. rativa Studio ’87) UB 48 Carloforte 1918, Paolo Marcias, Cagliari, Edizioni Centro Documentale Forza in Congedo, Caserma “Ederle” Askòs 2001. di Cagliari, località Calamosca. L’affondamento del Tripoli, di Enrico Alessandro Valsecchi, Almanacco di Cagliari, Supplemento de L’Unione Sarda, Ca- Fratelli Frilli Editori 2004. gliari, 1970-2005. Il Regio Esercito nella bufera della rivolta albanese, Alberto Cagliari nella I guerra mondiale, Paolo De Magistris, Caglia- Galazzetti e Stefano Antonelli, Marvia Edizioni 2008 ri, Editrice Sarda Fossataro, 1976. La tragedia della nave da battaglia Regina Margherita, 11 di- Fanterie Sarde, Alfredo Graziani, La Biblioteca della Nuova cembre 1916 A cura di Antonio Cimmino (Associazione Na- Sardegna 2003, Galizzi 1987. zionale Marinai d’Italia di Castellammare di Stabia) La grande guerra sul mare, Ettore Bravetta, Milano, Mon- L’Unione Sarda, (Articoli su Sant’Antioco, dal 1915 al 1919) dadori. www.cmsc.it, sito web del Club di Modellismo Storico di La grande guerra, (Edizione fuori commercio), Arnaldo Cagliari. Mondadori Editore, 1968. www.esercito.it, sito web dell’Esercito Italiano. Storia della Marina Italiana, Camillo Manfroni, Bologna, www.marina/difesa.it, sito web della Marina Militare Italiana. Editore Nicola Zanichelli. Storia della Sardegna dalla grande guerra al fascismo, Girolamo Sotgiu, Laterza, Roma-Bari 1990. note 1 GIORNALE D’ITALIA, 23 febbraio 1933. A S.Antioco “La morte di un veterano”. 2 Maria Biggio andrà in sposa a Francesco Giacomina dicembre 1916 A cura di Antonio Cimmino (Associazione Nazionale Marinai d’Italia di Castellammare di Stabia). (1895). Costui era fratello di Arturo futuro ufficiale sanita- 6 La tragedia della nave da battaglia Regina Margherita, 11 rio nel ventennio fascista. Francesco Giacomina nel 1921 dicembre 1916 A cura di Antonio Cimmino (Associazione sarà il primo segretario del partito fascista di Sant’Antioco; Nazionale Marinai d’Italia di Castellammare di Stabia). 3 Il Regio Esercito nella bufera della rivolta albanese, Alber- 7 Il Regio Esercito nella bufera della rivolta albanese, Alber- to Galazzetti e Stefano Antonelli, Marvia Edizioni 2008. to Galazzetti e Stefano Antonelli, Marvia Edizioni 2008. 4 La tragedia della nave da battaglia Regina Margherita, 11 dicembre 1916 A cura di Antonio Cimmino (Associazione 186 5 La tragedia della nave da battaglia Regina Margherita, 11 Nazionale Marinai d’Italia di Castellammare di Stabia). annali 2011 Nel ricordo di Nonno e Nonna Lai G li Annali hanno anche questo prezioso Essi vivevano il mare, quel mare che dispensava compito: ricordare per non dimentica- vita, ma che era anche capace di dare morte, re. Ma andiamo con ordine. L’equipaggio del- come accadde, purtroppo, in questa dramma- la corazzata Regina Margherita era composto tica circostanza. Il marinaio fuochista Salvato- da 797 uomini, compresi ufficiali, sottufficiali e re Lai, Cavaliere di Vittorio Veneto, nacque a marinai. Tra questi anche i valorosi antiochen- Sant’Antioco il 2 agosto del 1895, da Salvato- si. Seppure alcuni di questi furono strappati re e Mullas Maria Luisa. All’epoca dei fatti ivi alle fertili campagne, altri, invece, avevano un narrati, era fidanzato con colei che divenne sua rapporto privilegiato con il mare, praticando da moglie, Casta Peppina. Ebbe sette figli: Salvato- sempre la pesca nella laguna sulcitana. Tra que- re (mio padre), Peppina, Elena, Maria, Luciana, sti vi era mio nonno, Salvatore Lai. Antonietta e Francesco. I marinai della nostra piccola isola avevano si- A ventuno anni, si trovava imbarcato sulla nave curamente un rapporto diverso con la nave. da battaglia Regina Margherita. Qualche mese Salvatore Lai - cartolina spedita a Sant’Antioco dalla base navale La Maddalena prima dell’imbarco. 187 storia e archeologia sulcitana di aiutarsi fra loro. Salvatore Lai e Chiccu Longu si aggrapparono a una zattera, invocarono il loro Santo (. . . Sant’Antiogu !!!), soffrirono, ma resistettero in acqua al freddo e alla tempesta, finché non furono recuperati, ormai esausti e in fin di vita, dai mezzi di soccorso. Questo il tragico racconto di mio nonno, che ricordo grazie ai successivi racconti e conferme di mia nonna. Dopo qualche settimana dall’affondamento, il Comando della locale stazione Carabinieri di Sant’Antioco informava la famiglia Lai che il Una foto della nave “Regina Margherita” con l’equipaggio sul ponte. proprio congiunto risultava disperso nelle acque di Valona. Non so di preciso cosa possa essere accaduto, ma è certo che egli fu pianto per morto. Mia nonna portò il lutto, finché egli tor- prima, aveva spedito una cartolina alla sua ama- nò nella sua terra alla fine del conflitto, la sposò ta, dalla base navale della Maddalena. In quella e vissero insieme una vita felice. Il 21 giugno fredda e buia notte, si trovava a poppavia con il 1971, a seguito di una grave malattia polmona- suo compaesano Chiccu Longu, mentre la nave re, ci lasciò per sempre. Mia nonna raccontò, era in rotta per l’uscita dal porto di Vallona (Al- ancora una volta, le gesta del suo valoroso eroe bania); passarono pochi minuti e si compì il e con voce roca, consumata dal tempo, narra- dramma: lo scafo colpì con la prora, a sinistra, va che questa era la seconda volta che piangeva una mina e subito dopo ne colpì un’altra, a il suo sposo, precisando che ora non sarebbe dritta, in corrispondenza delle caldaie prodiere. più tornato, poiché partiva per un lungo viaggio La nave affondò in soli sei minuti. I pochi so- senza ritorno: po su logu de sa berirari, per il pravvissuti all’affondamento lottarono nel buio, luogo della verità. Roberto Lai contro il freddo e la furia del mare, cercando Due rari nastrini da berretto, della Regia Nave Regina Margherita: il primo in alto è il tipo più vecchio, precedente il 1914, mentre quello in basso risale al periodo 188 1915 - 1916 annali 2011 Regina Margherita Descrizione generale Tipo corazzata pluricalibro Classe Regina Margherita Cantiere Arsenale della Spezia Impostazione 1898 Varo 1901 Completamento 1904 Destino finale affondata l’11 dicembre 1916 Caratteristiche generali Dislocamento Normale: 13.427 t Pieno carico: 14.574 t Stazza lorda fuori tutta: 138,6 t Lunghezza 23,8 m Larghezza 8,9 m Propulsione 28 caldaie 2 motrici alternative Potenza: 20.000 hp Velocità 20 nodi (37 km/h) Autonomia 10.000 miglia a 10 nodi 1.000 t di carbone Equipaggio 797 Equipaggiamento Armamento Artiglieria: • 4 pezzi da 305/40 mm • 4 pezzi da 203/45 mm • 12 pezzi da 152 mm • 20 pezzi da 76 mm • 2 pezzi da 47 mm • 2 pezzi da 37 mm • 2 mitragliere 4 tubi lanciasiluri Corazzatura Verticale: 150 mm Orizzontale: 80 mm Artiglierie: 220 mm Torrione: 150 mm 189 storia e archeologia sulcitana appendice Marinai Antiochensi coinvolti nella tragedia della Regina Margherita LAI Salvatore 02/08/1895 (Marina) di Salvatore e Mulas LONGU Antonio Efisio Giovanni 28/09/1895 (Marina) di Maria. Antonio e Cocco Carmela Chiamato alle armi il 17 ottobre 1916 alla Base Navale Arruolato il 29 ottobre 1915 al Comando Marina di La di La Maddalena, il 25 novembre verrà imbarcato sulla Maddalena, verrà imbarcato il 22 dicembre sulla Regia Regia Nave “Regina Margherita” (colata a picco la notte Nave “Varese” col grado di fuochista sino al congedo, del 12 dicembre 1916). Pare che alla famiglia sia arrivata, agosto 1919. Un Regio Decreto n° 641 del 21 maggio 1916 non si sa come, una notizia del tutto infondata di una sua lo autorizzerà a fregiarsi del distintivo del Comando della eventuale irreperibilità, camuffata da morte presunta e 5° Divisione Navale. poi diventata “morte certa”, per poi rivederlo sano e salvo due anni dopo. Il 6 settembre 1917 è nel distaccamento del ARAGONI Giovanni Domenico Antioco 19/09/1895 CRE di La Spezia. Dopo la guerra, il 15 novembre 1918 (Marina) di Salvatore e Farci Grazia. è al Deposito CRE (Corpo Regio Equipaggi) di Venezia; Arruolato il 29 ottobre del ‘15 presso il Comando Difesa il 4 maggio del ‘19 s’imbarca sul RCT (Regio Caccia Militare Marittima di La Maddalena, il 22 dicembre del Torpediniere) “Ascaro”. Si congederà il 19 novembre 1919. ‘15 viene imbarcato sulla nave “Varese” per tutta la durata del conflitto (dal 17 settembre al 28 sett. 1918 Ospedale PORCU Antonio Daniele 23/03/1896 (Marina) di Antonio di Brindisi). Il 6 marzo 1919 viene trasferito sulla e Cau Emanuela. “A.Vespucci”. Sbarcherà il 10 luglio 1919 al Deposito CRE Chiamato alle armi il 17 ottobre 1916 nel Comando di La di La Spezia sino al congedo. Nella 2° Guerra Mondiale fa Maddalena, il 24 novembre del ‘16 lascia la Base Navale parte dell’UNPA (Unione Nazionale Protezione Antiaerea). di La Maddalena e s’imbarca, il 25 novembre 1916 sulla 190 Regia Nave “Regina Margherita”. L’11 dicembre 1916 la PINTUS Giovanni Antioco 14/11/1893 (Marina) di nave affonda e fu uno dei pochi a salvarsi. Il 12 dicembre Antonio e Spiga Maria N°40202. rientra al Deposito CRE di La Spezia. Il 14 giugno del ‘17 Arruolato il 28 ottobre 1915 nel Comando Difesa M.M. viene trasferito al Deposito CRE di Venezia dove verrà di La Maddalena, l’8 dicembre viene classificato allievo assegnato alla Cannoniera “Marghera”. Il 6 ottobre del fuochista e il 22 viene imbarcato sulla Regia Nave ‘17 s’imbarca sulla nave “Carlo Alberto” sino all’8 gennaio “Ferruccio”. Il 16 marzo 1916 è fuochista; il 21 maggio del ‘18 quando viene assegnato provvisoriamente al 1916 è ricoverato all’ospedale Militare di La Spezia per un Dragamine “Pinguino”. Il 18 aprile del ‘18 rientra alla mese. Il 22 giugno 1916 rientra sull’Unità il 1° agosto del “Carlo Alberto”. Il 22 luglio sempre del ’18 viene trasferito ‘16 è Marò Navigante; rimarrà sulla “Ferruccio” sino al 30 alla Regia Nave “Zenson” sino al congedo, 30 novembre giugno 1917. Il 28 ottobre 1918 al termine della leva viene 1919. trattenuto alle armi, si congederà il 31 agosto 1919. annali 2011 storia Renzo Laconi: la Costituzione, le scuole, le case. di Gabriella Serrenti I caratteri sulla pagina sono incerti, irregolari. Quelli delle vecchie macchine da scrivere, reperti di ere geologiche fa, quando ad ogni errore occorreva riscrivere da capo, o aggiungere – come nel testo di Renzo Laconi che stiamo per esaminare – tra una riga e l’altra. Prima dei computers, dei programmi di scrittura, del web. La carta è intestata “Assemblea Costituente”. Siamo nel febbraio, il nove per l’esattezza, del 1948. Anno fatidico, per tanti versi. Di lì a poco ci sarà il 18 aprile, giorno della schiacciante vittoria della Democrazia Cristiana sul Fronte Popolare, costituito da comunisti e socialisti. La storia d’Italia cambierà e si stabilizzerà per i successivi cinquant’anni. Ma – nel frattempo – proprio nell’inaugurarsi di quell’anno, ancora il 1948, la Costituzione repubblicana è stata promulgata e Renzo La- Renzo Laconi dall’Assemblea Costituente trasmette al sindaco coni, autore della lettera alla quale ci stiamo Giuseppe avvicinando per gradi, quasi con circospezio- l’interessamento per la costruzione degli alloggi popolari (Archivio ne, ne è stato tra i principali protagonisti: alter Storico Comunale Sant’Antioco, serie Istruzione Pubblica, ego di Palmiro Togliatti, segretario generale del fascicolo 6/3) Pinna la risposta del ministro assicurandogli Pci. Laconi era, allora, segretario d’aula dei comunisti all’Assemblea Costituente, ma, sostanzialmente, era il reale presidente del gruppo Un acuto giurista, Vincenzo Atripaldi, ha giu- parlamentare: quest’ultima carica, infatti, era stamente sottratto all’oblio l’immensa mole di nominalmente occupata dal medesimo Togliat- lavoro costituzionale svolto da Laconi, in quel ti che, tuttavia, delegava la gestione del grup- decisivo momento della storia italiana (V. Atri- po – appunto – al giovane parlamentare sardo. paldi, L’organizzazione costituzionale dello Sta- 191 storia e archeologia sulcitana to nel dibattito alla Costituente: il contributo di Renzo Laconi, in “Sodalitas. Studi in onore di A. Guarino”, IX, Napoli 1984, pp. 4123-4256, più volte ristampato negli anni). Nel rileggere le sue pagine, si comprende l’enorme valore e la qualità politica ed istituzionale del ruolo svolto da Laconi e i suoi diretti contributi al testo fondamentale – la Costituzione, appunto – in base al quale, ancora (e per fortuna), ci troviamo a vivere nel nostro Paese. La Costituzione, dunque, è appena stata approvata. Ci si accinge alla campagna elettorale del ’48 convulsamente, intensamente. E’ storia ormai quasi antica. Un clima da caccia alle streghe, minacce di cosacchi che si abbeverano a Piazza S. Pietro, Madonne che piangono, le pesanti intromissioni internazionali in un mondo diviso in due blocchi, ferocemente avversi. E’ l’inizio della Guerra Fredda. è in questo contesto che si affaccia la storia minore, quella apparentemente con la “s” minu- La risposta del ministro Guido Gonella a Renzo Laconi scola – schiacciata da quella epocale, dal con- (Archivio Storico Comunale Sant’Antioco, serie Istruzione Pubblica, testo internazionale, dalle acutissime contese fascicolo 6/3) ideologiche e da “pensieri forti” contrapposti –, una storia della quale si conservano però i documenti, preziose testimonianze di quella 192 “microstoria” che ha avuto nella scuola fran- Laconi, dunque, su quella carta intestata così cese fondata da Bloch gli esponenti principali: prestigiosa e con quelle battute incerte (si im- la storia non come susseguirsi di “grandi even- magina sia lui stesso a scrivere, non è certo la ti” (guerre, battaglie, imperi, sovrani, etc.), ma lettera di una dattilografa professionista), scrive come ricostruzione di un singolo avvenimento, al Sindaco di S. Antioco (prot. 841/C), in data 9 di una persona magari sconosciuta, di un vil- febbraio 1948. “Gli comunica - accludendo una laggio, di una carestia, e così via. lettera del Ministro della Pubblica Istruzione, annali 2011 che viene qui anch’essa riprodotta - che la raccomandazione di Laconi per la costruzione di un edificio scolastico è andata a buon fine. Ma il parlamentare sardo assicura anche (l’ “anche” è aggiunto, tra le righe, come una dimenticanza poi rimediata) che “non mancherà” di interessarsi per la costruzione “degli appartamenti necessari per la soluzione della crisi degli alloggi che affligge la popolazione di Sant’Antioco”. A Sant’ Antioco, Laconi era nato il 13 gennaio del 1916, in via Regina Margherita. Era, quindi, il suo paese natale. Lo aveva tuttavia lasciato ben presto. Il padre, maestro elementare, era caduto nel corso del primo, terribile conflitto mondiale. Renzo aveva pochi giorni. La madre decide allora di trasferirsi a Cagliari. La famiglia si trova in estrema povertà. Ma, essendo Renzo figlio di un caduto in guerra, può frequentare le scuole, sino all’Università ed alla laurea in filosofia, sempre gratuitamente. Ciò gli permise, dunque, di studiare e di divenire acuto intellettuale ed al contempo – sin dalla clandestinità nel 1942, in pieno regime fascista – prestigioso ed amatissimo dirigente comunista. La sua carriera, in Sardegna come Il Provveditore alle Opere Pubbliche per la Sardegna in risposta alla a livello nazionale, è brillantissima. Membro lettera di Renzo Laconi sulla necessità di costruire appartamenti del CLN sardo, poi parlamentare ininterrot- per i senza tetto e per gli abitanti del rione grotte (Archivio Storico tamente sino alla prematura scomparsa nel Comunale Sant’Antioco, serie Lavori Pubblici, fascicolo 21/4) 1967, segretario d’aula alla Camera, come detto, segretario regionale del Pci in Sardegna dal 1957 al 1963. Una vita operosissima, stroncata Erano anni nei quali la militanza politica non da una cirrosi epatica (lui del tutto astemio!) era mai disgiunta dalla cultura, dallo studio, non diagnosticata , a Catania durante la cam- dalle lettura: la biblioteca privata di Laconi, di pagna elettorale del ’67. cui esiste oggi un accurato inventario (La biblio- 193 storia e archeologia sulcitana teca di Renzo Laconi, cur. G.Lai, Cagliari 2000), mediatamente. Non vuole apparire superficiale ne è eloquente testimonianza. Quattromila vo- o inerte. lumi, dei quali più della metà di letteratura, La risposta, dunque, alla richiesta di costruzio- classici greci e latini, i grandi scrittori italiani ne di alloggi è positiva. Le costruzioni in corso ed internazionali, libri antichi dal ‘500 a tutto sono destinate ai senza tetto per motivi bellici, l’800. E poi la filosofia, la politica, l’economia. ma si attendono ulteriori finanziamenti per “al- Politica e cultura. Il sapere al servizio dell’impe- tri appartamenti”. Inoltre, il medesimo Provve- gno civile, la passione politica ed ideologica mai ditore, su esplicita richiesta di Laconi (“come è disgiunta dall’attenzione allo stile personale, al rilevato nella sua Preg.ma alla quale rispondo”), rigore della ricerca. suggerisce di avvalersi di un apposito provvedi- è questo il Laconi che si occupa (anche, come mento legislativo del 1947 per venire incontro lui sottolinea) di scuole e case da costruire nel alle esigenze della “popolazione che vive in lo- suo paese natale: del quale evidentemente non cali malsani e perfino in grotte”. si vuole dimenticare, non ha rimosso. Laconi si era davvero interessato al problema La scuola, quindi, si farà. Ma anche gli alloggi. del suo paese natale. Ne è testimonianza, questa volta, una lettera E lo aveva risolto. Il comparto scolastico fu co- che Laconi riceve. Proviene dal Provveditore struito in via XXIV maggio e le case popolari in alle Opere Pubbliche per la Sardegna. E’ datata viale Trento. 14 febbraio 1948, cioè pochi giorni dopo l’assi- Attaccamento alle sue origini, certo, ma anche curazione che lo stesso Laconi offre al Sindaco attenzione ai più deboli (ai “gruttai”, espressio- di Sant’Antioco che si interesserà degli alloggi. ne diventata proverbiale negli anni), ai proble- Un lasso di tempo stupefacentemente breve. Te- mi concreti della vita delle persone. stimonianza – a mio modo di vedere – di diverse Ancora oggi, in tempi così difficili e complicati circostanze. – soprattutto per il suo intrinseco prestigio – per Primo. Laconi si interessa effettivamente subito la politica, Renzo Laconi ci lascia un esempio, della questione e scrive al Provveditore. una testimonianza postuma ed anche un am- Secondo. Il Provveditore è bravo e solerte: altri monimento. La politica smarrisce se stessa e le tempi! sue ragioni d’essere, quando smarrisce il rap- Ma, in terzo luogo, c’è da immaginare che il porto con le ragioni di chi ha l’ambizione di vo- prestigio intrinseco di Laconi stesso fosse così ler rappresentare. alto, da indurre il Provveditore a rispondere im- 194 annali 2011 è stato ininterrotamente riconfermato deputato sino alla sua morte 195 annali 2011 storia Un probabile Antioco a Trinità dei Monti. Committenze artistiche sarde nella Roma manierista. di Aldo Pillittu è ancora lontano dall’essere conseguito un soddisfacente inquadramento storico e critico delle molteplici dinami- che stabilitesi nei rapporti fra Roma, Spagna e Sardegna nel corso dell’epoca manierista, fra le più importanti in assoluto per ciò che concerne l’arte isolana, con l’Urbe a ricoprire nel gioco un ruolo determinante che poteva ben intuirsi, ma che ancora non ha raccolto significative atten- Roma, Trinità dei Monti, interno. zioni da parte degli studiosi. è in altra sede che s’intende affrontare l’argomento in maniera più distesa e analitica di Trinità dei Monti, da lui acquistata nel 1560, quanto non si faccia nell’occasione, potendosi realizzate ad affresco dall’andaluso Pablo de esporre riscontri di ricerca anche sorprendenti Céspedes, figurista, e Cesare Arbasia, paesag- per ricchezza e rilevanza. In questa sede, ci si gista d’origine saluzzese, suo collaboratore di limita solo ad anticipare qualche nota in merito fiducia1. ad un aspetto di una certa curiosità per chi si Anche se risulta iscritto all’Accademia di San occupa di cose antiochensi, la presenza a Roma Luca solo nel 1577, proprio nell’anno in cui po- di un committente d’arte che con tutta proba- trebbe essere tornato a Cordoba, seguito dall’Ar- bilità portava il nome del patrono sulcitano, basia, la presenza a Roma di Pablo de Céspedes finora non altrimenti documentato nell’Urbe va fatta risalire almeno al decennio preceden- di quell’epoca. Un nome talmente desueto da te, avendo potuto approfittare della scia di un essere riferito in una forma alterata, presumi- artista conterraneo che era tornato in Spagna bilmente in maniera intenzionale, al fine di fa- già nei tardi anni Cinquanta, Gaspar Becerra, cilitarne l’uso corrente nelle abitudini onoma- attivo, fra l’altro, nella decorazione della Sala stiche romane. dei Cento Giorni del Palazzo della Cancelleria, Si allude a tale Antico Bonfili, sicuramente sud- al fianco di Giorgio Vasari, e in quella della dito spagnolo, la cui esistenza è stata rivelata Cappella di Lucrezia della Rovere in Trinità dei in quanto committente delle decorazioni nel- Monti, conclusa da Daniele da Volterra2. Duran- la Cappella dell’Annunciazione nella chiesa di te il soggiorno romano, De Céspedes si era gua- 197 storia e archeologia sulcitana Roma, Trinità dei Monti, Cappella Bonfill (dell’Annunciazione). Daniele da Volterra, Deposizione (c.1545). La Cappella Bonfill, la seconda a sinistra della chiesa, è oggi 198 principalmente nota per il fatto di accogliere, sopra l’altare, uno Roma, Trinità dei Monti. Cappella Bonfill (dell’Annunciazione), dei massimi capolavori in assoluto della pittura manierista, strappo particolare della Natività, sulla parete laterale di destra, e del superstite di affreschi realizzati originariamente per un’altra cappella ritratto ad essa sovrapposto, con tutta probabilità del committente di Trinità dei Monti, l’Orsini, crollata in seguito a maldestri lavori di della decorazione (Pablo de Céspedes figurista, Cesare Arbasia spoliazione durante l’occupazione napoleonica. paesaggista). dagnato la considerazione di Federico Zuccari, retto, sia invogliandolo allo studio di maestri il più dotto fra gli artisti romani del momento, precedenti come Correggio e Michelangelo, che potè orientare gli indirizzi espressivi dello quest’ultimo assorbito anche mediante Daniele spagnolo sia attraverso il proprio esempio di- da Volterra3. annali 2011 Tornando al patrono della Cappella dell’Annun- un sardo a tutti gli effetti, anche se peraltro non ciazione, Antico Bonfili, non se ne é ancora tro- risulta ancora documentato. vata traccia nei registri parrocchiali e notarili Tutto il resto del discorso riguardante il Bon- romani, né in altri atti che permettano di in- fill e la sua commessa, considerata secondo una quadrarne la figura storica. Tuttavia, le diverse prospettiva che ne giustifica l’incidenza all’in- varianti con cui nei documenti ne vengono ita- terno delle relazioni artistiche fra Roma, Spa- lianizzati nome e cognome convincono che la gna e Sardegna durante il Manierismo maturo, forma corretta dovesse essere quella di Antioco di portata assai più ampia e intricata di quanto Bonfill, secondo una tipologia invece testimo- non lasci immaginare questo scritto, lo si rin- niata in Sardegna. via, come preannunciato, a una prossima, più Nell’atto del 1560 con cui é ottenuta la conces- estesa pubblicazione. sione della Cappella dell’Annunciazione, viene considerato erede di Antico il figlio Cesare. È ben difficile che gli stessi nomi si ritrovino solo per caso in alcuni esponenti di una casata sarda, pressoché contemporanei di quelli citati nel documento romano. Cesare Bonfill, membro di una rilevante famiglia di origine ebraica, attestata originariamente ad Alghero, fu il primo signore di Ussana, acquirente, in data 22 dicembre 1543, della villa cedutagli da Salvatore Aymerich. Suo figlio, già orfano di padre nel 1573, si chiamava Antioco, ed era divenuto maggiorenne nel 1580. L’ipotesi più probabile è quindi che quell’Antico Bonfili, committen- Roma, Trinità dei Monti. Cappella Bonfill (dell’Annunciazione), te della cappella in Trinità dei Monti, suddito Volta degli Evangelisti (Pablo de Céspedes figurista, Cesare aragonese (a giudicare dallo stemma gentilizio Arbasia paesaggista). In chiave, lo stemma araldico della famiglia nella cappella) trovatosi in Roma “per affari di proprietaria, con le barre d’Aragona visibili nel registro superiore del Curia”, fosse un Antioco Bonfill major, dunque troncato. 199 storia e archeologia sulcitana note 1 Cfr. L. Fallay d’Este, Les fresques de Pablo de Céspedes drid 2005, pp. 367-390. Sugli intrecci fra il Becerra, gli á l’Église de la Trinité-des-Monts á Rome, in “Mélanges ecclesiastici spagnoli a Roma e il potente segretario di de l’Ecole française de Rome. Italie et Méditerranée”, Carlo V Francisco de los Cobos cfr. C. Fracchia, La he- t. 102, n. 1, 1990, pp. 43-76, da consultarsi anche per rencia italiana de Gaspar Becerra en el retablo mayor de apprezzare i debiti del de Céspedes nei confronti di Ga- la Catedral de Astorga, in “Anuario del Departamento spar Becerra; P. Pecchiai, La Trinità dei Monti, mano- de Historia y Teoría del Arte” (Universidad Autonoma scritto, Roma, Bibliotheca Hertziana, 1965, ff. 83-84; P. de Madrid), IX-X, 1997-98, p. 137. Alla Cappella del- Díaz Cayeros, Pablo de Céspedes entre Italia y España, la Rovere in Trinità dei Monti furono all’opera i col- in “Anales del Instituto de Investígaciones Estéticas” laboratori fissi di Daniele da Volterra, Michele Alberti (Universidad Nacional Autónoma de México), XXII, n. e Giovan Paolo Rossetti, e inoltre Pellegrino Tibaldi e 76, 2000, pp. 20-40. Marco Pino. 2 Per un’introduzione sul ruolo del Becerra fra Italia e 3 Cfr. P. Díaz Cayeros, Pablo de Céspedes…, cit. Secondo Spagna e sulla situazione romana di metà secolo, cfr. la Cayeros (p. 21), è possibile che il Bonfill conoscesse C. García-Frías Checa, Gaspar Becerra y la pintura cla- Pablo de Céspedes già prima di acquisire la Cappella sicista entre Roma y España, in Roma y España, un cri- dell’Annunciazione, e che il pittore ne abbia eseguito sol de la cultura europea en la Edad Moderna (actas del il ritratto (se non è il proprio autoritratto) in uno degli Congreso Internacional celebrado en la Real Academia affreschi di Trinità dei Monti, quello con la Natività. de España en Roma del 8 al 12 de mayo de 2007), Ma- 200 annali 2011 arte contemporanea Livio Scarpella: Sant’Antioco di Vittorio Sgarbi de poco: è un metodo che l’artista usa abitualmente per sublimare l’umano, attraverso una sofisticata, sensuale, manieristica esaltazione N della lavorazione polimaterica (con la preziosi- iente, più del soggetto sacro, potreb- tà dell’oro a fare spesso da protagonista, e con be meglio rivelare una delle vocazio- esiti che più di una volta hanno ricordato Onta- ni più peculiari della scultura di Livio Scarpella, autore per altri aspetti di lampante laicità: l’interpretazione dell’arte come forma privilegiata di eidolopoiesis. La relazione intrinseca fra idea (in greco antico eidon), immagine (eidolon, nel senso di proiezione di qualcosa, quindi anche di simulacro, visione) e idolo è evidente fin dalla radice etimologica dei rispettivi termini. Nella civiltà occidentale, l’immagine elaborata dall’uomo viene interpretata come il lascito visivo di un’idea primordiale, e l’idea visualizzata in immagine come capace di configurare l’idolo, la realtà imbevuta del suo oltre, il sovrannaturale. In questa logica, l’arte è dunque la cosciente creazione di qualcosa che deve suscitare ammirazione, rivelatrice del nostro senso di inferiorità nel confrontarci con il segno tangibile di una superiore dimensione ultraterrena. Non ci fosse stata l’arte, non sarebbe mai esistita, in Occidente, e forse non solo, la religione. Nell’immaginare Sant’Antioco, Scarpella ha pensato subito a concepirlo come un idolo, un simulacro di qualcosa di eccezionalmente alto, un oggetto speciale, quindi, che induca alla considerazione ammirata e, eventualmente, quan- Livio Scarpella, Sant’Antioco, 2011 do tradotta in termini di devozione religiosa, Terracotta policroma e materiali semi preziosi, 95x35x25 alla venerazione. Chi lo conosce, se ne sorpren- Brescia - Proprietà dell’artista 201 storia e archeologia sulcitana 202 ni, di cui Scarpella può condividere l’egocentri- di Sant’Antioco è riuscita ad affrontare con ac- smo, ma non il divertito disimpegno a tutti i co- corta prudenza la questione, rappresentandolo sti), figuriamoci se poteva farne a meno quando spesso come un bianco “abbronzato”, come del si è trovato ad affrontare ciò che già in partenza resto dovevano essere la maggioranza dei sul- andava considerato sovrumano. citani che lo adoravano. Scarpella, invece, non Pur dovendo saperne poco, Scarpella ha colto indugia affatto nel compromesso: anche se ri- benissimo l’elemento più moderno e attuale di pulito e, in un certo qual modo, eroticizzato, il Antioco, l’essere un santo di pelle nera in un suo dannunziano Sant’Antioco è comunque un mondo di devoti bianchi che non sempre ha nero a tutti gli effetti (capelli ricci, appena alli- visto, e continua a vedere di buon occhio gli sciati dal coiffeur alla moda, naso largo, bocca uomini dalla pelle scura. L’iconografia storica carnosa), senza possibilità di equivoci, e neppu- L’opera in mostra a Venezia, Palazzo Grimani. annali 2011 re del Nord Africa, come la tradizione vorrebbe, te di luce, rivelandoci di chiamarsi Antioco, di ma probabilmente di una parte più meridionale essere patrono dei sulcitani e dei sardi tutti. I del continente. quali, per via della continuità non solo apparen- L’operazione sarebbe potuta diventare scabrosa, te fra Antioco e il Moro, devono perciò sentir- e gratuitamente provocatoria, se Scarpella non si come il popolo che meglio di ogni altro può avesse avuto l’acume – conscio o meno, poco svolgere culturalmente un ruolo attivo in uno conta - di rifarsi all’unico prototipo, nell’imma- dei compiti più delicati e impegnativi dei nostri ginario dei sardi e dei non sardi, che tutto era tempi, la mediazione fra la civiltà bianca e la in grado di conciliare alla perfezione, come la nera, ai fini della pacifica convivenza in questo quadratura di un cerchio. Le fattezze del suo nostro difficile mondo. L’Antioco di Scarpella, Antioco non sono, infatti, quelle di un moro il Moro che getta la benda della cecità spiritua- qualsiasi, ma di un Moro di Sardegna, esatta- le per mettersi in testa un’aureola grande come mente come i quattro che, attorniando la croce una ruota, non è più solo il patrono dei sulcita- di San Giorgio, intrisa del rosso del sangue di ni e dei sardi, ma anche di tutti coloro che vo- Cristo, costituiscono l’emblema dell’Isola. gliono redimersi dalla schiavitù, imposta sulla È come se la testa di uno di loro, liberatasi del base di una presunta inferiorità etnica. neutro in cui campeggia, si fosse levata la fascia Un miracolo di santa sardità, concettuale e vi- bianca dagli occhi e avesse recuperato il resto suale, di cui solo un inguaribile idolopoieta del corpo, dotandolo di straripante evidenza, come Scarpella, laico e lombardo, poteva ac- per vestirsi da santo da processione, sfavillan- corgersi. 203 storia e archeologia sulcitana Biografia dell’artista 204 LIVIO SCARPELLA, nato a Ghedi (BS) nel 1969, è cinque artisti premiati alla XXIII Biennale d’Alessan- uno degli esponenti più brillanti della neo-figurazione dria d’Egitto e dei Paesi del Mediterraneo, facendo italiana delle ultime generazioni. parte della rappresentanza italiana (in collaborazione Ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Brera, di- con Italian Factory e l’Istituto Italiano di Cultura del plomandosi nel 1990. Fino al 1995 ha lavorato come Cairo). Nel 2006 partecipa alla mostra collettiva Etnie assistente presso lo studio dello scultore Giuseppe presso la Fondazione Durini a Milano, in occasione Bergomi. Ottiene i primi apprezzamenti della critica della Giornata del Contemporaneo. Nel 2007 parte- come pittore, conseguendo, nel 1993, il Premio San cipa alle rassegne collettive Nuovi pittori delle realtà, Carlo Borromeo. In seguito, si dedica maggiormente selezione dei partecipanti alla 58ma edizione del Pre- alla scultura, accoppiando la caratterizzazione psi- mio Michetti (Milano, PAC), e Arte italiana 1968–2007 cologica già manifestata in pittura a un recuperato Pittura (Milano, Palazzo Reale), entrambe a cura di senso della raffinatezza tecnica e materica, memore Maurizio Sciaccaluga, Italiana (Shanghai, Art Mu- dell’edonismo manierista come di quello del primo seum) e The New Italian Art Scene (TFAM, Taipei Fine Modernismo internazionale. Raccoglie l’interesse del Art Museum, Taiwan). Nel 2008 partecipa al progetto critico Alessandro Riva e dello scrittore Aldo Busi, espositivo “Rumors” (Torino, in concomitanza con che fa riprodurre opere di Scarpella nelle copertine Altissima 15). Nel 2009 presenta la monografica Idols di alcuni suoi libri. & Victims a Brescia, presso Palazzo Bettoni Cazza- Nel 2002 consegue il Premio Durini. Nel 2003 vie- go-Studio Tortelli Frassoni. Nel 2010 partecipa alla ne invitato a partecipare alle prime tre esposizioni mostra itinerante Ritratti italiani, a cura di Vittorio dell’Italian Factory (La nuova scena artistica italiana), Sgarbi, e al Premio Arciere/Isola di Sant’Antioco. Nel presso il Parlamento Europeo di Strasburgo, nella 2011 partecipa all’esposizione ufficiale del Padiglio- sezione “Extra 50”, evento collaterale della Biennale ne Italia per la LIV Biennale di Venezia (L’arte non è di Venezia, e al Palazzo della Promotrice delle Belle cosa nostra, a cura di Vittorio Sgarbi). È selezionato Arti di Torino. Nel 2004 è presente in Anteprima. XIV da Sgarbi anche fra gli autori partecipanti alle mo- Quadriennale di Roma (Torino, Promotrice), alla fiera stre del Festival di Spoleto, oltre che a Artisti per Noto internazionale Arco-Madrid, ospite, con Italian Fac- e altrove. L’ombra del Divino nell’arte contemporanea tory, dell’Istituto Italiano di Cultura, e alla collettiva (evento collaterale della Biennale di Venezia in oc- Iconica. Arte contemporanea e Archeologia, promossa casione del 150° dell’Unità d’Italia), dove presenta il dalla Regione Sicilia in collaborazione con Italian Sant’Antioco considerato in questa circostanza. Sem- Factory. Sempre nel 2004, è tra gli artisti di Italian pre nello stesso anno, partecipa alle collettive L’altra Factory presenti alla Notte Bianca di Sabbioneta (Pa- faccia. Mostra di autoritratti contemporanei (Perugia, lazzo del Giardino) e all’interno della mostra itine- Gallerie dei Gerosolimitani, a cura di Rob Smeets) e rante La ricerca dell’identità. Da Tiziano a De Chirico, Elementi:50x50x4 (Catania, Libra Arte Contempora- a cura di Vittorio Sgarbi. Nel dicembre 2005 è fra i nea, a cura di Betatrice Buscaroli). annali 2011 arte contemporanea Biennale, istantanee di contemporaneità di Giovanni Follesa l’Unità, in particolare durante il Risorgimento. Pensando a tale esperienza storica, viene pressoché automatico associarla, primo tra i pos- U sibili esempi, alla figura di Giuseppe Verdi, sia sulla produzione artistica locale. Una Biennale d’Italia”- sia per la sua militanza politica che d’arte diffusa su tutto il territorio nazionale per traspare anche nella sua opera artistica, a par- celebrare i 150 dell’Unità d’Italia. tire, ovviamente, dal Nabucco e dal celebre Va’ E, per dirla con le parole di Cavour, fatta l’Italia pensiero. bisognava fare gli Italiani: possiamo ben dire, Dopo il 1861, invece, e in particolare dall’inizio cioè, che l’arte è uno degli elementi che hanno del Novecento in poi, la nascita di movimenti avuto un ruolo attivo nel formare la coscienza che, pur trovando solitamente un centro di ele- del popolo italiano. zione nelle città più grandi e vivaci dal punto di L’arte, infatti, ha avuto il merito di superare i vista culturale, non potevano essere identificati confini delle regioni e dei regionalismi, di in- per appartenenza se non come italiani, dal mo- nescare confronti su vasta scala, anche geogra- mento che vi si riconoscevano artisti delle parti fica. Non si può dimenticare il ruolo che l’arte più disparate del Paese, ha avuto un ulteriore ha avuto nella formazione di quello spirito che ruolo nel processo di unificazione. Il dialogo fra ha animato il lungo e difficile cammino verso gli artisti e la diffusione dell’arte tra il grande Luisanna Atzei - Il terzo giorno, 2008. Giovanni Campus - Tempo in processo, 2009. Olio su tela, 97 x 172 cm Site specific, dimensioni varie na Biennale sarda diffusa su tutto il per l’uso che del suo cognome - si dice venisse territorio isolano, tra Sassari, Nuoro e fatto nella Milano dell’epoca in quanto acro- Cagliari, per mettere un punto fermo nimo dell’espressione “Vittorio Emanuele Re 205 storia e archeologia sulcitana Silvia Idili - Entrava nell’oscurità cosmica per evaporare di viola, 2011. Olio su tavola, 60 x 90 cm 206 Luciana Cano - Celeste, 2008. Silvia Argiolas - Non avrai altro Dio all’infuori di te, 2011. Pastelli a olio, 50 x 30 cm Olio, smalto, tempera su tela, 100 x 200 cm pubblico su scala nazionale hanno, senza dub- zioni e dei fermenti culturali che agitavano la bio, contribuito a educare gli Italiani, generan- Penisola, oggi può considerarsi pienamente in- do un comune sentire, in maniera non dissimile serita nel circuito nazionale dell’arte. Questo è da come ha agito la scuola sulle generazioni più stato reso possibile, da un lato, grazie alle mag- giovani. giori opportunità che oggi abbiamo, rispetto al Anche la Sardegna, pur scontando il suo status passato, di spostarci e di comunicare e, dall’al- di insularità che l’ha portata a lungo a sentire tro, grazie a Istituzioni che svolgono un ruolo con un certo ritardo gli effetti delle trasforma- indispensabile nella diffusione dell’arte nel ter- annali 2011 Sardegna, profondo conoscitore dei nostri ambienti artistici e, non da ultimo, sardo a tutti gli effetti. Vincent Van Gogh sosteneva che “non bisogna giudicare Dio da questo mondo, perché è soltanto uno schizzo che gli è riuscito male”. L’arte, che il mondo lo interpreta, ci fa essere partecipi del continuo divenire del processo creativo. E fare il punto sull’arte sarda significa aprire una retrospettiva sul contemporaneo. La Biennale sarda è stata fondamentale nel tracciare un percorso culturale di attenzione, riconoscimento e apprezzamento della creatività locale. Percorso che ha visto l’adesione convinta della Regione Autonoma della Sardegna. Nel nostro ambito geografico, Sardegna quasi un continente, la cultura deve attrarre conoscenza e innovazione, miscelandole alla tradi- Salvatore Fara - Senza titolo, 1975. Tecnica mista su tela, 100 x 70 cm ritorio – penso ad esempio alle sedi che hanno ospitato l’esposizione: il Masedu di Sassari, il Man di Nuoro e il Palazzo di Città a Cagliari. La qualificata partecipazione dell’Isola alla Biennale testimonia quanta strada l’arte isolana sia riuscita a fare per arrivare a ritagliarsi spazi di rilievo nel panorama nazionale e internazionale. Lo sa bene Vittorio Sgarbi, curatore Nicola Caredda - Composizione, 2011. del Padiglione Italia, da tanti anni amico della Acrilico su tela, (10 elementi), dimensioni varie 207 storia e archeologia sulcitana Paola Dessy - rotection of open space, 2011. Materiali vari, 230 x 360 x 90 cm zione. Ecco perché l’auspicio è quello che si rafforzi una politica culturale ancorata alle radici della nostra terra, specie quelle più profonde, Dante Crobu - Scherzo con variazioni,2009/2011. ma, al tempo stesso, è indispensabile che la ge- Olio su alluminio, 40 elementi, dimensioni variabili nerazione contemporanea si preoccupi di piantare un seme concreto del proprio passaggio nel mondo. La nuova classe dirigente ha una missione da portare a termine: lavorare per lasciare una traccia tangibile di questi tempi, necessariamente “plurali”. L’arte, infatti, non è solo un fondamentale elemento di crescita culturale del nostro popolo, di diffusione dei nostri valori e dunque, fondamentalmente, di educazione. Di educazione, soprattutto, al comune sentire, a quei valori che partono dalle radici dell’identità sarda e che determinano il nostro essere un popolo, per taluni una Nazione, che, pur riconoscendo la sua ap- 208 Tonino Mattu partenenza alla Nazione italiana – siamo italia- Soldato Italiano In Technicolor, 2011. Olio e inchiostro su tavola, ø ni in quanto sardi – ha una propria lingua, una 200 cm propria storia, un proprio retaggio di cultura e annali 2011 Primo Pantoli - Violenza, 2011. Antonio Porru - S.T., 2011. Gesso plastificato e incerato, 40 x 130 cm Intervento Site specific di tradizioni, tutte cose che ci distinguono dagli altri italiani e che ci identificano come Sardi. La Biennale d’arte sarda può essere anche un veicolo dell’identità sarda verso l’esterno e dunque un importante fattore di promozione della nostra immagine. Attraverso la diffusione delle opere degli artisti contemporanei isolani, e in particolare di quelli che riescono a far affiorare le radici più profonde dell’essere sardi nel contesto di una produzione artistica non ancorata al passato ma ben viva nel presente, si può veicolare l’immagine di una Sardegna vitale, moderna, contemporanea. Il Padiglione Italia della Biennale di Venezia contribuisce alla ricognizione sullo stato dell’arte contemporanea in Italia, riaffermando, ancora una volta, l’appartenenza della Sardegna alla Nazione italiana e il ruolo fondamentale che l’Isola ha avuto nel processo di unificazione nazionale. Non solo. L’iniziativa è occasione per Gaetano Pinna - SA-B21 1/87, 1978. mettere in mostra quanto di meglio la cultura, Alluminio l’intelletto e la creatività dei Sardi siano in gra- 209 storia e archeologia sulcitana Jacopo Scassellati - Humana Passio, 2011. Giuliano Sale - Pescatrici che raccolgono le esche, 2010. Polittico, olio su tela, 7 elementi, dimensioni varie Olio su tela, 150 x 200 cm do di immaginare e produrre. Quanto ammirato nelle sale del Masedu, del museo Man e del Palazzo di Città a Cagliari è la Sardegna che vive nel presente con lo sguardo proiettato verso il futuro, la Sardegna più aperta e lungimirante, quella cui spetta il compito di indicare al nostro popolo la via verso il riscatto, verso l’uscita dalla stagnazione e dall’arretratezza economica e verso lo sviluppo. Se questa Sardegna saprà interagire con quanto esiste oltre i confini, saprà anche diventare adulta. Angelo Ziranu - La stele luminosa, 2011. 210 Tecnica mista, 3/5 300 x 64 cm, 2/5 200 x 30 cm annali 2011 Nomina dei soci Onorari dell’associazione arciere 2011 oliviero diliberto N prendendo effettivo servizio, presso l’Università ato a Cagliari il di Cagliari, il 1 novembre dello stesso anno. 13 ottobre 1956, Dall’aprile del 1994 all’aprile del 2008, è stato in si è laureato presso la aspettativa obbligatoria per mandato parlamen- Facoltà di Giurispru- tare. Ha tuttavia proseguito, compatibilmente denza della stessa cit- con gli obblighi di legge, a svolgere attività se- tà nel dicembre del minariali, conferenze e cicli di lezioni, nonché 1978, con il massimo una continuativa produzione scientifica, tanto dei voti e la lode, di- da conseguire, dopo il triennio, dal 1 novembre scutendo una tesi dal titolo “Origini della giuri- 1997, la conferma nel ruolo di professore ordina- sdizione ecclesiastica in materia civile tra laici rio di Istituzioni di Diritto Romano, nella mede- nel I secolo d. C.”. sima Università di Cagliari. Nel medesimo dicembre del 1978, dopo la lau- Nel giugno del 2000, è stato chiamato all’Uni- rea, si iscrive alla Scuola di Perfezionamento in versità di Roma “La Sapienza” per la cattedra Diritto Romano e Diritti dell’Oriente Mediterra- di Istituzioni di Diritto Romano, per la quale ha neo dell’Università di Roma “La Sapienza”, per preso servizio il 1 novembre dello stesso anno. la cui frequenza ha fruito di un assegno di studi. Dalla stessa data sino all’anno accademico 2006- Ha vinto, nel dicembre del 1982, un posto di 2007, ha tenuto regolarmente, a titolo gratuito, ricercatore presso l’Istituto di Diritto Romano il corso di Istituzioni di Diritto Romano, presso dell’Università di Cagliari, prendendo effettivo l’ateneo romano. servizio il 3 giugno 1983. Dal settembre del 1983, Dall’anno accademico 2008-2009, ha preso ser- ha trascorso un semestre di studi presso l’Uni- vizio, a tempo pieno, nella medesima cattedra, versità di Frankfurt am Mein, in Germania, dopo avendo cessato l’aspettativa parlamentare. aver vinto la relativa borsa di studio CNR. Dall’anno accademico 2007-2008, ha assunto Nel giugno 1986, è stato confermato nel ruolo di anche l’insegnamento di “Storia ed esegesi del- ricercatore presso l’Ateneo di Cagliari. le fonti”, nell’ambito della Scuola di alta for- Nel 1987, ottiene un posto come professore as- mazione in diritto romano, presso la Facoltà di sociato in Diritto Romano, prendendo servizio, Giurisprudenza dell’Università di Roma “La Sa- presso l’Università di Cagliari, il 18 maggio del pienza”, nella quale, dall’anno accademico 2004 medesimo anno. - 2005, aveva svolto attività seminariali. Nel maggio 1990, è stato confermato nel ruolo di Sin dal 1982, ha tenuto conferenze e seminari professore associato. presso Università italiane ed estere, nonché isti- Nel 1994, ha vinto un posto come professore tuti di cultura: Bari, Bologna, Campobasso, Ca- straordinario di Istituzioni di Diritto Romano, tanzaro, Firenze (Università e Centro studi uma- 211 storia e archeologia sulcitana 212 nistici), Milano Statale, Modena - Reggio Emilia, Repubblica Popolare Cinese. Napoli “Federico II”, Napoli Orientale, Padova, Nell’ottobre del 2000, a Firenze, ha contribuito, Palermo, Parma, Pavia, Perugia, Pordenone come socio fondatore, alla nascita dell’ “Accade- [Museo civico], Reggio Calabria, Roma “La Sa- mia fiorentina di papirologia e di studi sul mon- pienza”, Roma “Tor Vergata”, Roma “LUMSA”, do antico”. Roma “Pontificia Accademia Romana di Arche- Nel febbraio del 2001, ha contribuito alla nascita ologia”, Roma “Istituto Italiano per il Medio a Scandiano (RE) del Consorzio interuniversi- Evo”, Roma “Accademia Nazionale dei Lincei”, tario “Ius commune europaeum” (Roma “La Sa- Salerno, Siena, Verona, Viterbo “Università della pienza”, Napoli “Federico II”, Modena – Reggio Tuscia”; Berlino, Bruxelles, Il Cairo, Caracas, Da- Emilia). masco, Frankfurt a. M., Gerusalemme [Universi- Nel gennaio del 2007, è stato tra i fondatori del tà palestinese Al Quds], Heidelberg, La Habana, “Comitato Nazionale per l’edizione delle lettere Lisbona, Madrid, Paris II, Pechino, Strasburgo. di Theodor Mommsen agli italiani”. Dal 1989, su presentazione dei soci Y. Bongert e Il 7 giugno 2010, è entrato a far parte della nuova G. Sautel, è membro della Societé d’Histoire du direzione del “Bullettino dell’Istituto di Diritto Droit della Repubblica francese. Romano – Vittorio Scialoja”. Ha fondato, insieme ai colleghi francesi il Centre Il 15 gennaio 2011, è entrato a far parte, qua- de Philosophie Pénale dell’Università di Paris II, le membro onorario, della Società Bibliografica presso la quale ha tenuto, nel corso degli anni Toscana. 1989-1991, seminari e cicli di lezioni (Légalisme Dal marzo del 2011 è entrato a far parte del Co- et pouvoir discrétionnaire du juge dans la fixation mitato Scientifico degli “Annali del Seminario de la peine à Rome après J. C.; La notion du droit Giuridico dell’Università di Palermo”. pénal dans le plus ancien droit romain) sulla sto- Nell’aprile del 1994 è stato eletto alla Camera dei ria del diritto penale romano e antico. Deputati per poi essere rieletto nelle successive Dal 1990, ha fatto parte di un gruppo di ricerca legislature del 1996, del 2001 e del 2006 (XII – CNR sulla palingenesi delle XII Tavole, con sede XV legislatura). presso l’Università di Napoli “Federico II”. Nell’ottobre del 1998 ha fatto parte, quale Mini- Nel 1997, con la collaborazione di studiosi delle stro della Giustizia, del primo governo D’Alema, Università di Cagliari, Napoli, Parma e Pavia, ha per essere poi riconfermato nella medesima cari- contribuito a fondare l’ISTOL (Istituto Italiano ca nel secondo governo D’Alema (dicembre 1999 per la Storia della Legislazione), del quale è stato – aprile 2000). il primo segretario. Eletto nel 2004 anche al Parlamento europeo, ha Dal 1999, collabora con l’Osservatorio sulla Co- optato – causa l’incompatibilità – per la Camera dificazione e sulla Formazione del Giurista nella dei Deputati. annali 2011 salvatore cherchi N mentare, si è occupato soprattutto di finanza, Banari ricoprendo, nel corso degli anni, incarichi di (SS) il 15 no- relatore di numerosi disegni di legge e di varie vembre 1950, sposa- leggi finanziarie (con i governi Dini, Prodi, D’A- to, due figli, a metà lema e Amato), nonché dei più rilevanti prov- degli anni settanta, si vedimenti per l’introduzione dell’euro, essendo, laurea in ingegneria inoltre, componente di varie Commissioni par- mineraria presso l’U- lamentari. È stato segretario d’aula del gruppo niversità di Cagliari, parlamentare DS, con delega per la conferenza ato a con una tesi di ricerca sperimentale e votazione dei presidenti di gruppo. 110/110 con lode. Ha frequentato la scuola di Terminata l’esperienza parlamentare, nel 2001, specializzazione in elettrochimica, ha consegui- è candidato alla guida della coalizione di cen- to l’abilitazione all’esercizio della professione di trosinistra come sindaco di Carbonia (città di ingegnere ed è iscritto all’albo degli ingegneri cui era già stato consigliere comunale dal 1984 della Provincia di Sassari dal 1975. Dal 1976 al al 1989), ottenendo la vittoria al ballottaggio, 1983, ha lavorato come quadro tecnico nella so- con il 52,5% delle preferenze. Nel giugno del cietà Alsar SPA, con l’incarico di responsabile 2006, si candida per un secondo mandato e gli dei servizi tecnologici e del controllo di proces- elettori carboniensi lo riconfermano sindaco, so. Sino al 1983, ha esercitato anche attività di con circa l’ottanta per cento dei voti. In questi libera professione e di consulenza. Durante il anni confluisce, inoltre, nel Partito Democrati- periodo professionale, ha presentato due lavori co e diviene il presidente dell’ANCI per i Comu- scientifici al più importante congresso interna- ni sardi, componente del direttivo nazionale e zionale di metallurgia. è stato coautore di due responsabile della finanza locale dell’ANCI na- brevetti e autore di numerosi articoli e saggi, su zionale, componente del direttivo dell’Istituto argomenti di politica e di industria. Scientifico per la Finanza e l’Economia locale, In seguito si dedicherà, in modo esclusivo, alla membro del Consiglio d’amministrazione della politica: viene eletto alla Camera nelle file del Banca di Credito sardo SPA, in rappresentanza PCI nel 1983, confermandosi poi nel 1987. Con di ANCI Sardegna e copresidente dell’Istituto lo scioglimento del PCI, passa al Partito Demo- per i programmi nel Mediterraneo. cratico della Sinistra (di cui sarà il primo se- Nella primavera del 2010, alle elezioni del 30 e gretario regionale) nel 1992 e nel 1994 viene 31 maggio, si candida a Presidente della Pro- eletto al Senato, per poi iniziare una quinta e vincia di Carbonia Iglesias per la coalizione di ultima legislatura alla Camera nel 1996, sempre centro-sinistra e, ottenendo il 50,35% dei voti, nelle file del PD. Durante la sua attività parla- viene eletto al primo turno. 213 Finito di stampare nel mese di dicembre 2011 presso le Grafiche Ghiani - Monastir (ca)