annali 2011 - Comune di Sant`Antioco

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annali 2011 - Comune di Sant`Antioco
Associazione Sulcitana di Storia e Archeologia Onlus
PRESENTA
ANNALI 2011
a cura di Roberto Lai
Nuova serie N.1 Dicembre 2011
CIERE
AR
e dizioni
a rciere
storia e archeologia sulcitana
Coordinatore e curatore generale: Roberto Lai
Redazione:
Santino Carta, Roberto Lai
Progetto grafico e impaginazione
Franco Nieddu
Stampa e Allestimento
Grafiche Ghiani - Monastir (ca)
Tutte le collaborazioni sono prestate gratuitamente.
Foto, articoli e servizi sono pubblicati a giudizio della
proprietà. Il materiale pervenuto non si restituisce.
Le idee espresse e le foto pubblicate nei servizi non
coinvolgono la Redazione e la Tipografia.
4
ANNALI 2011
Arciere
Associazione Sulcitana di Storia
e Archeologia Onlus
www.premioarciere.it
Consiglio Direttivo
Presidente
Roberto Lai
Vice Presidente
Gary Matta
Segretario
Santino Carta
Tesoriere
Marco Massa
Consiglieri
Cristina Bombasaro
Teresa Deligia
presidente onorario
Prof. Vittorio Sgarbi
Soci onorari
Prof. Piero Bartoloni
Ing. Mario Corongiu
Dott. Eugenio Moscetti
Soci sostenitori
Comune di Sant’Antioco
Comune di Sant’Antioco
annali 2011
INDICE
Presentazione del Presidente dell’Associazione Arciere
9
Presentazione del Sindaco del Comune di Sant’Antioco
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Presentazione dell’Assessore alla Cultura del Comune di Sant’Antioco
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ANNALI 2011
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di storia e archeologia sulcitana
la memoria
Roberto, un ricordo di Giuseppe Pinna 17
storia
S. Antioco Patrono della Sardegna, tra oriente e occidente di Roberto Lai
21
storia
Padre Salvatore Vidal - Un frate e un’eterna devozione. S. Antiocu, Patronu de sa isola de Sardigna di Roberto Lai
43
lettere
Lettura della spiritualità di S. Antioco di Hovsep Achkarian
57
recensioni
S. Antioco da primo evangelizzatore di Sulci a glorioso protomartire, “Patrono della Sardegna” di Salvatore G. Vicario
61
archeologia
La necropoli punica di Sulky: le tombe Steri di Sara Muscuso
65
archeologia
Castel Castro di Sant’Antioco. Fonti documentarie e bibliografia di Walter Massidda
85
fotografia
L’alba di Sulky: Sguardi di Sara Muscuso
111
storia
Admiral Nelson & the gulf of Palma di Marco Massa
135
7
storia e archeologia sulcitana
INDICE
storia
Sant’Antioco e Calasetta nel xvii secolo - Un’isola di contadini di mare di Marco Massa
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storia
11 dicembre 1916 l’olocausto dei marinai antiochensi
nell’affondamento della nave corazzata “Regina Margherita” di Gabriele Loi
177
storia
Renzo Laconi: la costituzione, le scuole, le case di Gabriella Serrenti
191
storia
Un probabile Antioco a Trinità dei Monti.
Committenze artistiche sarde nella Roma manierista di Aldo Pillittu
197
arte contemporanea
Livio Scarpella: Sant’Antioco di Vittorio Sgarbi
201
arte contemporanea
Biennale, istantanee di contemporaneità di Giovanni Follesa
205
Nomina dei soci onorari
dell’associazione Arciere 2011
8
211
annali 2011
PRESENTAZIONE del PRESIDENTE dell’ASSOCIAZIONE ARCIERE
G
li Annali di Storia e Archeologia Sulcitana nascono dalla felice intuizione del gemellaggio culturale tra l’allora nascente sodalizio sulcitano e l’affermata Associazione Nomentana di Storia
e Archeologia di Guidonia Montecelio (Roma) nota al pubblico attraverso la divulgazione degli Annali nelle maggiori biblioteche nazionali ed internazionali. Il nostro primo inserto nell’edizione degli
Annali 2008 segna così l’inizio di un sogno arduo da realizzare e nello stesso tempo ci incoraggia ad
intraprendere il difficile cammino della sua realizzazione con la convinzione di poterlo ampliare e
migliorare.
Oggi gli Annali Sulcitani sono l’espressione di una consolidata realtà, un sogno avveratosi grazie al
supporto dell’Amministrazione Comunale di Sant’Antioco, all’instancabile incoraggiamento del suo
Sindaco Mario Corongiu e dell’Assessore alla cultura Daniela Ibba; con indiscutibile riconoscimento
affermo che i nostri successi sono i loro successi. Quanto abbiamo prodotto in termini editoriali ci
rende fieri e partecipi degli sforzi e delle difficoltà incontrate nella gestione di un patrimonio già assodato nel territorio nomentano.
Le ultime edizioni degli Annali di Storia e Archeologia Nomentana sono state testimoni di una progressiva evoluzione che culmina oggi nel suo carattere totalmente sulcitano; la nostra passione ne
è stata la forza trainante, la crisi profonda che ha colpito l’Associazione Nomentana e la mancanza
di sponsor che ci auguriamo possano nuovamente supportare l’indiscutibile valore della compagine
laziale ne segnano l’inizio.
L’edizione 2011 degli Annali nasce, dunque, sotto il segno della novità, con il suo primo volume
completamente dedicato al territorio sulcitano. Se volessi esprimere con un’unica parola lo sviluppo
editoriale di questo prestigioso progetto, non potrei trovare sostantivo migliore di “crescita”.
è proprio nel significato intrinseco di questo temine che si racchiude tutto lo sforzo creativo ed operativo prodotto sino ad oggi.
Questa edizione, infatti, segna il passaggio tra passato e futuro.
L’Associazione Nomentana, nostra fiera compagna di viaggio in tutti questi anni, ha ceduto il passo
rimanendo pur sempre una delle muse ispiratrici che ha consentito agli Annali Sulcitani di spiccare
il volo.
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Ringrazio, pertanto, l’amico e presidente dell’Associazione Nomentana Dott. Eugenio Moscetti per il
suo costante e prezioso contributo che anche l’intera comunità antiochense gli riconosce.
Da oggi cammineremo da soli consapevoli dei sacrifici e delle difficoltà che ci attendono.
Ringrazio inoltre quanti hanno collaborato per raggiungere questo traguardo; un pensiero particolare per l’amico Roberto Coroneo che improvvisamente è venuto a mancare; i suoi contributi hanno
dato lustro agli Annali e all’intero territorio; ci mancheranno il suo incoraggiamento e la sua ampia
cultura da sempre a disposizione dell’intera comunità antiochense.
Concludo rivolgendo il mio ultimo saluto al concittadino e mio amico fraterno Mario Massa, anche
lui venuto a mancare prematuramente, con il quale non potrò più esternare la felicità di quanto realizzato nello specifico settore culturale.
IL PRESIDENTE
Roberto Lai
annali 2011
PRESENTAZIONE del SINDACO DEL COMUNE DI SANT’ANTIOCO
L’
anno scorso, in occasione della presentazione degli Annali edizione 2010, diedi il via ai lavori
con un’affermazione lapidaria: “Si va avanti”. Oggi, ripensando al cammino svolto, sorrido com-
piaciuto dell’investimento messo in atto e dei brillanti risultati.
L’avventura continua, direi oggi, sulla scorta dei sacrifici profusi e dell’impegno prodotto da tutta
l’amministrazione comunale ed, in particolare, dall’Assessore alla Cultura Daniela Ibba, di concerto
con il Presidente dell’Associazione culturale “Arciere”, Roberto Lai, deus ex machina, curatore e promotore indiscusso di questo rinascimento culturale senza il quale, questa scommessa, non avrebbe
conseguito i risultati riconosciuti in ambito nazionale ed internazionale.
Oggi, grazie ad una sapiente riscoperta culturale, sommersa da anni da un velo di insensibilità, guardiamo al nostro territorio coscienti della propria identità storica. Sembra strano, ma è bastato solo
rimuovere tale velo per godere dei riflessi di questa magnifica iniziativa!
Quello che, nel lontano 2008, sembrava essere solo un’idea ambiziosa per l’intera amministrazione,
riveste oggi un significato particolare intriso di contenuti, di fatti, di concretezza.
Ecco la vera risposta ai vari tentativi di recuperare un’identità storica umiliata da decenni di immobilismo culturale. La macchina di tale iniziativa ha superato brillantemente la sua fase di rodaggio e
oggi continua a correre verso traguardi sempre più vicini. Consapevoli del coraggio di investire siamo
pronti ad affrontare altre importanti sfide perché confortati dai risultati ottenuti.
Non presunzione bensì convinzione, fatti!
Questo appuntamento con la storia rappresenta un punto cruciale sul quale riflettere; un evento atteso che non tradisce le aspettative e verso il quale tutta la comunità isolana si riconosce, rivolgendo il
proprio affetto e orgoglio pubblicamente manifestato in varie occasioni.
Sant’Antioco non può fare a meno degli Annali, cosi come gli stessi non possono non nutrirsi della
sua linfa vitale così ricca di curiosità, scoperte e approfondimenti sempre più interessanti.
La cultura ha vinto ed è ciò che questa amministrazione si era prefissa nel momento in cui ha fuso le
proprie idee e risorse nel magico sodalizio con l’Associazione culturale “Arciere”, a cui vanno i nostri
più sentiti ringraziamenti.
Sant’Antioco come progetto pilota da prendere a modello per altre iniziative, sublime esempio di sti-
molo culturale per altre amministrazioni che vorranno investire, anch’esse, nella cultura intesa come
sconfinato scenario per la divulgazione e la conoscenza. Divulgazione, infatti, intesa come traduzione
del nostro patrimonio culturale che, attraverso gli Annali, sta divenendo tradizione.
11
storia e archeologia sulcitana
La quarta edizione degli Annali vanta la presenza di interessanti saggi curati da illustri autori dislocati in ambito regionale e nazionale e si presenta ai cittadini antiochensi avendo, di fatto, alle proprie
spalle, varie e prestigiose opere editoriali fortemente volute e supportate da questa amministrazione.
Ricordiamo ad esempio:
1. la ristampa del libro le “Meraviglie di S. Antioco” di Padre Filippo Pili
2. la pubblicazione della “inventio” delle reliquie di S. Antioco
3. la pubblicazione del libro “S. Antioco da Primo Evangelizzatore di Sulci a Glorioso Protomartire
Patrono della Sardegna”
4. due cataloghi del “Premio d’arte contemporanea Arciere isola di Sant’Antioco”
Parafrasando un noto spot pubblicitario potremmo dire infatti: Fatti, non parole!
Ed è, ripeto, quello che volevamo!
Lo sforzo per migliorare continuamente questa prestigiosa rivista ci sembra sia scontato e sotto gli
occhi di tutti, ma la tenacia con la quale stiamo portando avanti questo progetto, contestualmente
ad un periodo buio che travolge le istituzioni pubbliche e private, è degna di rispetto, attenzione e
meditazione.
Auguriamo, pertanto, lunga vita agli Annali con tutta la nostra riscoperta passione e con l’auspicio di
coinvolgere, nell’immediato futuro, altri Enti pubblici e privati sensibilmente non ancora partecipi e
pronti a recepire tale iniziativa.
La distanza da queste realtà dovrà e deve essere recuperata, ma anche questa battaglia sarà un obiettivo della nostra amministrazione comunale.
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annali 2011
Sempre in tema di obiettivi, mi preme evidenziare quelli che, secondo noi, ci sembrano essere i principali traguardi cui mira questa edizione 2011 degli Annali.
• Favorire e promuovere un processo di rivalutazione della cultura identitaria a scopo
economico, culturale e turistico, anche dal punto di vista della provocazione e
incentivazione imprenditoriale
• Promuovere l’unicità del nostro territorio comunale, provinciale e regionale anche
attraverso azioni che evidenzino il valore del patrimonio identitario (storia, lingua,
cultura, tradizioni e produzioni del popolo sardo)
• Recuperare il significato della cultura locale e territoriale quale risorsa significativa
che può avere una ricaduta per lo sviluppo socio-culturale, economica e turistica a
livello territoriale
• Promuovere e incentivare il turismo culturale
• Ampliamento dell’offerta culturale di qualità per cittadini e turisti
• Pubblicare inediti di storia /archeologia e tradizioni culturali
Concludo rivolgendo i miei più sinceri ringraziamenti a tutti gli autori che, in questi anni, si sono
avvicendati con i loro contributi:
Vittorio Sgarbi, padre putativo del “Premio Arciere” e instancabile sostenitore di tale progetto, Piero
Bartoloni, Rossella Bombasaro, Giampaolo Bardi, Santino Carta, Francesca Cenerini, Roberto Lai, Marco Massa, Walter Massidda, Giorgio Pinna, Giampaolo Piras e Antonello Fois.
Non per ultimo, rivolgo un deferente pensiero al compianto amico Prof. Roberto Coroneo che, con la
sua passione culturale, ha coordinando i più importanti saggi dedicati al territorio.
Lo scrivente e l’intera comunità lagunare saranno eternamente grati per quanto ha dato e per quanto
rimarrà a vantaggio della cultura universale.
IL SINDACO
Mario Corongiu
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storia e archeologia sulcitana
PRESENTAZIONE dell’ASSESSORE ALLA CULTURA
DEL COMUNE DI SANT’ANTIOCO
N
ell’edizione degli Annali 2010 il nostro Sindaco Corongiu, quasi come un Comandante di un
veliero, esordì nella sua presentazione con un preciso motto frutto della sua passione … “Si va
avanti”. Quest’anno, in occasione della presentazione dell’edizione 2011, mi sembra quasi di sentire
la sua voce, fiera ed orgogliosa, invocare al vento il suo entusiasmo con una frase del tipo … “Avanti
tutta”. Ed è proprio così. Il paragone accennato non vuole apparire come un superficiale atto di presunzione. L’avventura continua e la realtà è un dato.
Questo quarto appuntamento con la cultura rappresenta, per l’amministrazione tutta, il fiore all’occhiello di un progetto ambizioso che ci ha visto, contemporaneamente, attori e protagonisti all’interno del panorama delle iniziative culturali programmate da questa amministrazione.
Forti di questa splendida esperienza, siamo stati in grado di coltivare questa passione assieme al
Dott. Roberto Lai, ideatore e curatore degli Annali, agli autori dei saggi editoriali e a tutti i soci
dell’Associazione culturale “Arciere” con i quali, condividiamo i sacrifici ed i successi.
Quanto fino ad oggi seminato ci auguriamo, un domani, possa continuare a crescere nelle successive
amministrazioni comunali che, indipendentemente dal colore politico, avranno un’eredità difficile
da conservare e confermare. È con questo augurio che rivolgo i più sentiti ringraziamenti a tutti i
protagonisti di questa avventura, ribadendo il concetto ormai assodato che, nella cultura, si può e si
deve investire per dare un senso alla speranza ed al futuro dei nostri figli.
L’Assessore
Daniela Ibba
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ANNALI 2011
di storia e archeologia sulcitana
annali 2011
la memoria
roberto, un ricordo
di Giuseppe Pinna
C
i siamo laureati lo stesso giorno, a Cagliari, nell’estate del 1986.
Io la mattina, con Salvatore Naitza
relatore; lui, Roberto Coroneo, con Renata Serra.
Non ci conoscevamo da molto tempo. Il tramite
era stato Aldo Pillittu, altro collega di studi e
tuttora carissimo amico, quando Roberto era
già diventato collaboratore indispensabile della
Serra, massima studiosa di arte medievale in
Sardegna, la più valida tra i seguaci cagliaritani
di un celebre luminare come Corrado Maltese.
Devo ammetterlo, ero prevenuto nei suoi
straordinaria passione. Passione per l’arte, non
confronti. Prima di dedicarsi anima e corpo
solo quella di cui si occupava più direttamente,
agli studi, Roberto si era fatto conoscere a
dietro e, già da allora, anche davanti Renata
Cagliari anche con la partecipazione ad alcune
Serra. Passione sconfinata per la Sardegna. Due
trasmissioni televisive di Rai Sardegna, allora
passioni che fecero indubbiamente da cemento
in un interessante periodo di programmazione
allo sviluppo della nostra amicizia, anche se a
sperimentale, dove si era ritagliato un ruolo un po’
me, allora, parevano più inconciliabili di quanto
da “fighetto” di provincia, adeguato agli standard
non dovessero sembrare a lui. Siccome non
della cultura giovanile più alla moda del momento,
eravamo fessi, ci trovavamo spesso a giudicare
l’edonista esibizionista “post-settantasettino”,
criticamente gli splendori, non molti, e le miserie,
quasi sempre in divisa d’ordinanza, dark, di
non poche, dell’ateneo cagliaritano, constatando
tanto in tanto impegnato in qualche velleitaria
il sostanziale esaurimento dei fermenti cresciuti
performance di genere più o meno artistico. Quel
nella stagione segnata dalla presenza di eccellenze
Coroneo m’ispirava poco, ma quando lo conobbi
del calibro di Maltese. Sapevamo che non
era già diventato un ricordo lontano. Roberto,
sarebbe stato possibile ferrarsi in storia dell’arte
che pure non rinnegava di essersi divertito con
rimanendo in Sardegna, saremmo dovuti andare
sé stesso negli anni della prima gioventù, aveva
a studiare dove esistevano le “vere” biblioteche, i
smesso di giocare, era diventato uno studente
“veri” musei, i “veri” monumenti, le “vere” mostre.
non solo di grande diligenza, ma, soprattutto, di
Già prima di laurearci, ci recavamo a studiare
17
storia e archeologia sulcitana
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presso la leggendaria Biblioteca Hertziana a
il primo in Italia, con tanti freschi docenti da ogni
Roma (ricordo che il docente cagliaritano da cui
dove che in seguito avrebbero fatto strada altrove
ebbi la lettera di raccomandazione, obbligatoria
- strutturato in modo simile alla Specializzazione,
per avere la tessera d’ingresso, non ne sapeva
nell’ateneo italiano più lontano da Cagliari, Udine,
nemmeno l’esistenza), e raccontavamo le sue
in attesa di poter finire, poi, a Roma. Roberto,
meraviglie ai nostri colleghi di studi, che, quando
invece, riuscì a vincere il concorso, cominciando
dotati di sufficiente comprendonio, rimanevano
subito la Specializzazione, dove insegnavano
sbigottiti. Fu per entrambi una folgorazione:
docenti come la Romanini, Calvesi, Cadei, Gentili,
Palazzo Zuccari era davvero il paradiso, fuori
oltre Maltese che, peraltro, già perdeva qualche
dalla sua bocca manierista l’inferno o quasi.
colpo di troppo.
Avremmo condiviso il percorso dopo la laurea,
Poteva essere la fine del viaggio comune. E invece
la Scuola di Specializzazione in Storia dell’Arte
succede che io, dopo essermi illuso che si fossero
Medievale e Moderna de La Sapienza, anzi, la
dimenticati di me, vengo richiamato in extremis
Scuola Nazionale di Specialità, come si chiamava
dall’Aeronautica Militare e costretto a perdere
allora, quando in Italia ne esistevano solo due
tempo prima a Taranto, poi a Monte Cavo, trenta
(l’altra era a Bologna) e si entrava per concorso, con
chilometri da Roma. Passato l’anno in caserma,
una trentina di ammessi su centinaia di candidati
posso finalmente fare anch’io la Specializzazione
provenienti da ogni regione. Era la Scuola dove,
a Roma. Consulto Roberto, che nel frattempo
fra l’altro, insegnava ancora Maltese, dunque, per
riuscivo comunque a sentire e qualche volta
chi veniva da Cagliari, una chiusura del cerchio
incontrare, nelle mie rare trasferte cagliaritane,
quasi obbligata. Ma anche l’Italia di quei tempi,
andandolo a trovare in quella sua bella casa in
se qualcuno si fosse fatto un’idea diversa, era
via Pessina, chiedendogli come preparare al
un paese iniquo e a civiltà limitata, e pose, tra
meglio il concorso. Mi dice di puntare tutto sui
Roberto e me, una barriera insormontabile: lui
riconoscimenti per immagini, come spesso si
era “militesente”, io no. Lui poteva iscriversi
faceva negli esami universitari. Lo faccio e, per
alla Specializzazione, io avrei potuto farlo solo
un momento, lo maledico: giunto a Roma per
dopo aver servito la patria, passando un anno
il concorso, mi accorgo che è diventato un test
in caserma, penalizzato non una, ma due volte
di nozioni. Ma lo passo lo stesso e, finalmente,
rispetto a chi non era obbligato a fare altrettanto.
torniamo a essere a contatto di gomito nello
Non avevo nessuna intenzione di fare il servizio
stesso istituto, lui all’ultimo anno, io al primo,
militare, pacifista convinto com’ero. Avevo due
con l’agognata tessera dell’Hertziana che spettava
anni a disposizione per rinviarlo, ritenni che la
di diritto a ogni specializzando. Un anno dopo,
cosa migliore fosse di sfruttarli per iscrivermi a un
anche Aldo Pillittu sarebbe stato della partita.
corso di laurea - Conservazione dei Beni Culturali,
Poteva essere la ripresa del viaggio comune,
annali 2011
vietatoci per cause inopinate e indipendenti dalla
e mediocri che dovevano sentirsi minacciati
nostra volontà. E invece non sarebbe stato così.
dal suo talento, compensati, nei primi tempi,
Roberto aveva già scelto di tornare a Cagliari,
dalla soddisfacente collaborazione che Roberto
mentre io decidevo che da Roma, qualunque
stabilisce con l’editore nuorese Ilisso, dandogli
cosa avrei fatto, non mi sarei più mosso. Quando
modo, fra l’altro, di non dover elemosinare il
ci eravamo incontrati per la prima volta, avrei
diritto alle pubblicazioni, come solitamente
giurato che Roberto condividesse con me l’allergia
succedeva - succede ancora, temo - ai giovani
per l’assurdità del “baronismo” universitario,
studiosi. C’è stato un momento, lo ricordo bene,
tanto più per quello cagliaritano, che ci pareva
nei tardi anni Novanta, in cui Roberto, stanco
asfittico come pochi altri, e che avrebbe finito
dell’andazzo, pensava seriamente di dire basta.
per penalizzarci. Ma avevo sottovaluto l’amore di
Poi, quando ormai riuscivamo a salutarci solo per
Roberto per Cagliari e la Sardegna; era lì che voleva
interposta persona, riproponendoci sempre di
vivere, era lì che sentiva di poter dare il meglio di
organizzare un nostro incontro in pompa magna,
sé, nell’unico ambito che gli pareva appropriato
ecco l’“esplosione”, meritatissima, di Roberto
per poterlo esplicare, quello universitario.
(ricercatore, associato a Catania, ordinario a
Insomma, ci credevamo vicini, ma eravamo più
Cagliari, preside di facoltà), e tutte le soddisfazioni
diversi di quanto non avessimo immaginato. Però
a lungo negate che gli ritornano con gli interessi.
i luoghi delle nostre storie, con nostra sorpresa,
La sua passione, sempre viva come quella che
non smettevano di incrociarsi.
avevo conosciuto tanto tempo prima, poteva
Incredibilmente, ritrovo Renata Serra a Udine,
finalmente trovare sfogo produttivo, mettendosi a
dove tiene per breve tempo l’insegnamento in
disposizione degli studenti (come a Cagliari, mi
arte medievale, proprio nel momento in cui sto
dicono, non succedeva da tempo), degli studiosi,
per abbandonare definitivamente la città friulana.
di tutti coloro che hanno a cuore, in Sardegna, le
Roberto, nominato cultore della materia, la segue
cose dell’arte.
nelle sue trasferte, prima che entrambi tornino a
La vita - vigliacca, ma è il suo mestiere - ha spezzato
Cagliari.
il filo sul più bello. Che almeno la memoria sia
Qui si separano le nostre strade. A Cagliari non
sempre generosa con te, carissimo Roberto,
torno più, e mi perdo il meglio della vicenda
come tu sei stato con chi ha avuto la fortuna di
accademica di Roberto. Riesco solo a percepire,
conoscerti e apprezzarti. Come studioso, come
nei primi tempi in cui continuo a sentirlo, le
appassionato. Come uomo, soprattutto, che è
delusioni per le difficoltà nell’imprimere una
sempre la cosa più importante.
svolta alla carriera, il senso di frustrazione per
un impegno e una disponibilità che non venivano
gratificati, l’ostilità palesata da docenti anziani
Roma, 11 gennaio 2012
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annali 2011
storia
S. Antioco Patrono della Sardegna
Tra oriente e occidente
di Roberto Lai
Storia e agiografia a confronto
pagnarono la caduta di Ninive o di Babilonia.
Se ci fu un evento paragonabile alla caduta di
Ninive, fu il sacco di Roma del 410, che non per
L
nulla ispirò Sant’Agostino. Ad ogni modo la de-
gio dall’antichità al medioevo. Anzitutto, se di
chi ne era immediato spettatore.
fine è lecito parlare, ci si può riferire esclusi-
L’impero non era mai stato formalmente diviso,
vamente alla parte occidentale dell’impero. In
e il più ovvio risultato della deposizione dell’im-
secondo luogo, nei contemporanei non vi fu af-
peratore di Ravenna fu di richiamare all’atten-
fatto la consapevolezza della cesura costituita
zione su Costantinopoli come il vero centro
dall’evento.
dell’impero”1. Costantinopoli, quindi,
La storiografia moderna - o almeno parte di
capitale dell’Impero romano. Costantinopoli
essa - ha dunque, da tempo, messo in discus-
(Constantinopolis), odierna Istanbul, è la tra-
sione il valore periodizzante di questa data. Tra
slitterazione in lingua italiana di Constantinou-
i più autorevoli fautori di questa tesi, vi è stato
polis, che in greco significa “Città di Costanti-
il valido antichista Arnaldo Momigliano, che ha
no”. Il nome le fu dato in onore dell’imperatore
coniato la suggestiva immagine della “caduta
romano Costantino I che la riedificò ovvero
senza rumore” dell’impero d’occidente.
rifondò, con rito etrusco, come nuova sede del
“…Questi cadde senza rumore nel settembre
potere imperiale, chiamandola Nova Roma.
del 476. Nell’antichità accaddero rotture rapi-
Nel secolo V e nella prima metà del VI, a Costan-
de, riconosciute come tali, senza attenuazioni e
tinopoli era ancora presente una cultura latina,
spesso senza pietà, dai contemporanei. Quando
derivata dalla corte imperiale, accanto a quella
l’Assiria, la Babilonia, la Persia, la Macedonia a
greca, propria delle parti orientali dell’impero
una certa data cessarono di esistere, lo si rico-
ed erede dell’ellenismo.
nobbe subito.
Il latino era utilizzato nella ricerca storica e
A Roma si parlò, incredibilmente presto, di una
dominava non solo in campo giuridico (Codice
senilità dello Stato. Quando però venne la reale
teodosiano e Codice giustinianeo), ma anche in
dissoluzione in Occidente, quando nel 476 spa-
campo linguistico. Tuttavia, nel corso di tutto
rì l’imperatore di Ravenna, mancò il momento
il VI sec., la lingua greca andò gradualmente
drammatico – la sconfitta militare, l’uccisione
acquistando una chiara preminenza su quella
del sovrano, la distruzione fisica – che potesse
latina. La trasformazione fu facilitata dalla de-
destare echi paragonabili a quelli che accom-
finitiva perdita di gran parte dei territori non
a deposizione dell’ultimo imperatore
posizione di Romolo Augustolo nel 476 riguar-
d’Occidente Romolo Augustolo, nel 476
dava solo l’Italia e anche per l’Italia non poteva
d.C., segna tradizionalmente il passag-
essere giuridicamente e politicamente chiara a
nuova
21
storia e archeologia sulcitana
22
grecofoni, a seguito delle conquiste degli Arabi
il sorgere di nuove controversie teologiche che
intorno al 650. Oltre a essere lingua d’uso quo-
minassero l’unità dell’Impero, caratterizzato, già
tidiano da tempo, il greco divenne, in tal modo,
di suo, da popolazioni divise per tradizioni cul-
anche l’idioma impiegato, in forma pressoché
turali e linguistiche e da interessi economici con-
esclusiva, in chiesa, in letteratura e nelle tran-
trastanti. Nella parte occidentale, invece, il Papa
sazioni commerciali. Se, alla vigilia dell’espan-
di Roma, arrogandosi la donazione di Costan-
sione araba del VII secolo, l’impero d’Oriente
tino, si era posto, stante l’instabilità e il declino
era ancora uno Stato estremamente composito,
del potere centrale dell’imperatore d’Occidente,
con Greci, Armeni, Siriaci, Caldei, Egizi, Ebrei,
come erede dell’Impero romano d’Occidente, ini-
Sirofenici e Illirici, dopo il 650 attenuò tale ete-
ziando a impossessarsi direttamente del titolo o
rogeneità culturale, mantenendo sempre, però,
a concederlo ad altri sovrani, tramite le cerimo-
un carattere multietnico.
nie che appartenevano all’imperatore.
La civiltà greco-romana continuò a irradiare
Nel 691-692, la Chiesa bizantina celebrò il Con-
da alcuni centri che erano stati già culla dell’el-
cilio Quinisesto (detto anche “in trullo” o “trul-
lenismo, ma altri importanti poli culturali
lano”, perché si svolse nel palazzo imperiale)
vennero definitivamente persi. Costantinopoli
che fu convocato dall’imperatore Giustiniano
continuò a essere, tuttavia, fino agli inizi del
II, per predisporre canoni disciplinari utili per
XIII secolo, il massimo emporio euroasiatico e
l’implementazione del V e VI concilio ecumeni-
la città di gran lunga più ricca e popolosa del
co. Con i suoi 102 canoni, realizzò una vera e
suo tempo, custode dell’eredità culturale clas-
propria riforma che, però, non fu presa in con-
sica e orgogliosa di rappresentare un impero,
siderazione dalla Chiesa occidentale. Inoltre,
le cui istituzioni civili e i cui valori ideali infor-
quando in occidente, nel Natale dell’800, Carlo
mavano ancora di sé la storia dell’umanità. Fu
Magno fu incoronato Imperatore del Sacro Ro-
da questa contrapposizione, tra cultura latina
mano Impero, l’Oriente perse il suo primato di
della parte occidentale e cultura ellenistica del-
difensore della cristianità e dovette anche “ce-
la parte orientale, che nacquero i due grandi
dere” il posto al Sacro Romano Impero, come
filoni della Chiesa: il romano e il greco-orto-
nuovo erede del vecchio impero romano; finora
dosso, con caratteristiche molto differenti nel
l’Oriente si era ritenuto l’erede di tale impero.
rapporto con l’imperatore.
Intorno all’anno 1000 d.C., le incomprensioni
La Chiesa greco-costantinopolitana, a differen-
erano diventate sempre più profonde. Per que-
za di quella romano-latina, non aveva margini
sto motivo, papa Leone IX mandò a Costantino-
per una propria attività politica, a causa della
poli una sua delegazione, guidata dal cardinale
costante supervisione dell’imperatore, che era
Umberto di Silva Candida, per ricucire i rap-
interessato a evitare troppi spazi d’autonomia o
porti tra la Chiesa di Roma e quella d’Oriente.
annali 2011
In realtà l’incontro tra il legato del Papa e il pa-
larmente diffusa. Gli ariani affermavano, in
triarca di Costantinopoli (Michele Cerulario)
particolare, che la prima e la seconda persona
ebbe effetti opposti: si scomunicarono a vicen-
della Trinità non fossero coeterne e uguali. Per
da. Questo evento, avvenuto il 16 luglio 1054,
rafforzare la teologia tradizionale, il clero spa-
segna l’atto ufficiale della prima divisione dei
gnolo introdusse così il filioque nel Credo Nice-
Cristiani. Da questo momento si parlerà di Cri-
no (“Credo nello Spirito Santo, (...) che procede
stiani Cattolici (universali) e di Cristiani Orto-
dal Padre e dal Figlio [filioque, appunto], e con
dossi (fedeli alla vera dottrina). I primi, i Catto-
il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato”).
lici, sono i Cristiani d’Occidente, i secondi, gli
All’Oriente teologicamente più formale, tale in-
Ortodossi, sono i Cristiani d’Oriente.
serzione parve affettare non solo il credo uni-
Le dispute alla base dello scisma erano sostan-
versale, ma anche la dottrina ufficiale della Tri-
zialmente due. La prima riguardava l’autorità
nità.
papale: il Papa (ossia il Vescovo di Roma), ri-
La Chiesa si divise così lungo linee dottrinali,
tenendosi investito del primato petrino su tut-
teologiche, linguistiche, politiche e geografiche
ta la Chiesa per mandato di Cristo e, quindi, di
tanto che la frattura fondamentale non si è più
un potere giurisdizionale, iniziò a reclamare la
risaldata.
propria autorità anche sui quattro patriarcati
Si tennero, tra l’altro, due formali riunioni,
orientali (Costantinopoli, Alessandria, Antio-
nel 1274 (in occasione del Secondo Concilio di
chia e Gerusalemme che, con Roma, formavano
Lione) e nel 1439 ( in occasione del Concilio di
la cosiddetta pentarchia), disposti a concedere
Basilea), ma entrambe non furono riconosciute
al patriarca di Roma un primato solo onora-
dall’Ortodossia, in quanto i capi spirituali che
rio e a lasciare che la sua autorità effettiva si
vi presero parte, nel consentire queste cosiddet-
estendesse solo sui cristiani d’Occidente. L’altra
te “unioni”, avevano oltrepassato la loro auto-
disputa, di ambito trinitario e apparentemente
rità. Gli ulteriori tentativi di riconciliare i due
meno “politica”, concerneva l’aggiunta del Fi-
corpi fallirono. Seppure la maggioranza delle
lioque nel Credo Niceno della Chiesa Romana,
fonti pongano come anno decisivo il 1054, sia
atto definito non canonico dalla Chiesa Orien-
il 1204, anno del sacco di Costantinopoli per
tale, anche perché in violazione allo specifico
opera dei Crociati, che il 1472, anno in cui la
comando del Concilio di Efeso, secondo cui il
Chiesa d’Oriente rifiutò il Concilio di Firenze,
Credo poteva essere cambiato solo per consen-
rappresentano date altrettanto cruciali. Il dato
so conciliare.
di fatto è che, tuttora, la Chiesa occidentale e
La controversia circa il filioque sembra essere
la Chiesa orientale sono separate e ognuna si
sorta, inizialmente, nella Spagna Visigota del
autodefinisce “Chiesa Una Santa Cattolica ed
VI secolo, laddove l’eresia ariana era partico-
Apostolica”.
23
storia e archeologia sulcitana
Due Santi d’oriente
e un culto radicato nell’isola di Sulci
Il dux di Sardegna, incaricato di combattere i Bar-
É ormai assodato dalla storiografia come, intor-
Barbagia dove questo popolo, restio ad essere sot-
no alla metà del X secolo, l’isola vide il formarsi
tomesso, viveva6; più precisamente la sede del dux
di entità statuali autonome rispetto all’impero bi-
era Forum Traiani, le cui mura furono rifatte per
zantino che fino a quel momento l’aveva dominata,
volere di Giustiniano7.
segnandone, in circa cinquecento anni, le strutture
La Sardegna entrò a far parte dell’impero di Giu-
istituzionali, religiose, artistiche e culturali a tutti
stiniano e ne fu profondamente trasformata. Pre-
i livelli.
cedentemente a questo periodo, la Sardegna van-
Dal momento della conquista, nel 534 da parte di
tava una notevole autonomia rispetto a Bisanzio,
Belisario, “… Belisario inviò subito Cirillo con la
dovuta, probabilmente, alle continue incursioni
testa di Zazone e con molti soldati in Sardegna, es-
arabe nel mediterraneo, dopo l’occupazione della
sendosi rifiutati quelli isolani, timorosi dei Vandali
Sicilia nel 827. Questa situazione fece concentrare
e non ancora certi di quanto era accaduto presso
gli sforzi dell’impero sulla Sicilia, lasciando in balìa
Tricamaro (la sconfitta vandala), di obbedire a
di se stessa la Sardegna.
Giustiniano. ... Cirillo adunque approdato nella
Nel 1015-1016, Mugâhid cercò di conquistare la
Sardegna, ed esposto in pubblico luogo il capo di
Sardegna per farne un caposaldo, dal quale esten-
Zazone, riuscì onorevolmente a ridurre le due isole
dere il proprio dominio a tutta la penisola italica.
(Sardegna e Corsica) tributarie dell’impero come
A questo punto il papa Benedetto VIII e le repub-
lo erano un tempo” .
bliche marinare di Genova e Pisa si sentirono in
Poco dopo la conquista, Giustiniano stabilì che la
dovere di intervenire, avendo la meglio sugli arabi8.
nuova provincia di Sardegna avrebbe fatto parte
Verso la fine dell’XI secolo, il papa Gregorio VII
della prefettura del pretorio d’Africa: “Dall’anzidet-
sentì l’esigenza di portare l’isola sotto la propria
ta città (Cartagine), con l’aiuto di Dio, sette provin-
ala, determinando profondi cambiamenti in tutti
ce con i loro magistrati verranno controllate, di cui
i campi: dalla società alla cultura, dall’arte alla re-
Tingi, Cartagine, Byzacium e Tripoli, in preceden-
ligione. Proprio nell’ambito dell’arte e della religio-
za sotto la giurisdizione di un proconsole, saranno
ne, ebbe forte valenza lo scisma del 1054, quello
governate da consolari; mentre le altre, cioè la Nu-
tra la Chiesa romano-cattolica e la greco-ortodos-
midia, Mauritania e Sardegna saranno, con l’aiuto
sa. Infatti, nel periodo che seguì, si vide l’arrivo in
di Dio, governate da governatori.”
Sardegna del monachesimo occidentale, al quale
I Bizantini dovettero però lottare contro i Barbari-
erano legate maestranze di costruttori specializza-
cini che occupavano l’interno dell’isola, e il magi-
ti nello stile romanico. Tale condotta s’inseriva nel
ster militum per Africam Salomone, nel 530, inviò
disegno politico-religioso del papa Gregorio VII, di
alcuni duces per combatterli .
portare la Sardegna - legata a riti e tradizioni reli-
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5
baricini, aveva la residenza proprio nei monti della
annali 2011
giose bizantine – nell’ambito della Chiesa di Roma.
dell’Antioco sulcitano e dell’eponimo di Sebaste.
Un ordine particolarmente adatto a diffondere
Quando i monaci Vittorini arrivarono sull’isola per
nell’isola il culto latino parve a Gregorio VII quello
intraprendere la bonifica del rito ortodosso, tro-
dei Vittorini, benedettini dell’abbazia di San Vitto-
varono a Sulci una situazione ben affermata: un
re di Marsiglia, che avevano accolto nel loro eremo
culto vivo che permeava totalmente la fede degli
alcuni monaci bizantini, divenuti discepoli della
isolani e un’antica tradizione orale che riportava
regola di San Benedetto.
le gesta del martire sulcitano. Il culto era talmente
La conoscenza della lingua greca e del culto orto-
importante da far sorgere, nel suo tempio, una tra
dosso avrebbe agevolato il rapporto con la realtà
le più importanti sede vescovili della Sardegna.
sarda, ancora intrisa di cultura bizantina, dando
Tra le fonti storiche che ci hanno aiutato a rico-
seguito agli interessi della Santa Sede, che avreb-
struire la storia di Antioco, abbiamo forse, a mio
be avuto, in questi religiosi, un valido supporto
per l’attuazione del progetto innovatore meditato
dal pontefice. Infatti, la chiesa sarda seguiva il rito
orientale per il battesimo e per la cresima e soprattutto erigeva diverse chiese a croce greca, con
i quattro bracci con cupola sulla parte centrale.
Fra queste la basilica di San Saturnino a Cagliari,
Nostra Signora di Mesumundu, nota anche come
Santa Maria Bubalis di Siligo, il santuario di Santa
Maria di Bonarcado, San Lussorio di Fordongianus, San Giovanni d’Assemini, Santa Sofia di Villasor, Santo Stefano di Maracalagonis, Sant’Elia di
Nuxis e la nostra Sant’Antioco di Sulcis. Quest’ultima, secondo un’opinione generalmente accettata,
in base alle conclusioni di Delogu, sarebbe stata
ricostruita dai Vittorini tra il 1089 ed il 11029.
Di diverso parere sono la studiosa Renata Serra,
che colloca la basilica nel V secolo, e il prof. Coroneo, che accoglie gli elementi di lettura indicati
dalla Serra, ma se ne discosta posticipando l’impianto al VI-VII secolo10. L’intento di questo contributo, in misura maggiore di chi scrive, è quello
Inizio della “Passio” di S. Antioco Sulcitano. Fonte: La Passione di
di porre l’accento sulla diversa natura storiografica
S. Antioco martire di Luigi Cinesu. Ed. Santuario S.Antioco 1983
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storia e archeologia sulcitana
avviso, la più suggestiva: la Passione. Seppur ripor-
il suo rifugio, viene portato
ti diversi errori temporali, mi sento di affermare
in Sebaste, interrogato e,
che il compilatore aveva una minuziosa conoscen-
dopo aver testimoniato di
za della tradizione orale del santo, la cui fama, nel
essere cristiano, viene im-
corso dei secoli precedenti, aveva varcato i confini
prigionato, picchiato, scor-
sardi. Non abbiamo alcuna certezza sulle date e sui
ticato e alla fine decapitato.
luoghi, ma, mettendo a paragone sia la passione
La versione della Passio del
di Antioco sulcitano che quella dell’omonimo ar-
santo armeno, che solita-
meno, le uniche certezze storiche e temporali ven-
mente viene messa a con-
gono offerte da quella del santo sulcitano. Non si
fronto con quella del nostro
sa chi abbia scritto la passione di Sant’Antioco di
santo, racconta che questi
Sebaste, ma è sicuro che il Catolicòs Krikor Vga-
fosse originario della città
yasser (l’amante dei martiri), nel XII secolo, l’abbia
di Sebaste, fratello del ce-
rimesso nell’elenco dei santi della Chiesa Armena-
lebre martire San Platone,
cilicena, recuperandolo da scritti già esistenti . Per
e quivi esercitasse la pro-
una lettura più completa sulla vita di Sant’Antio-
fessione di medico. Anch’e-
co-Vlas Armeno di Sebaste, si consulti lo studio
gli si recò, come tanti altri
di B.Torkom, Surpk Yev Donk . è molto difficile
evangelizzatori, nell’antica
stabilire la data della sua composizione e tanto-
Anatolia (Galazia e Cap-
meno ritenere attendibile la tesi dell’arcivescovo
padocia) per professare la
11
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ortodosso V. Herghelian, il quale sostiene che le vi-
fede in Cristo. In uno di
cende storiche di Sant’Antioco Armeno siano state
questi viaggi, precisamente
tradotte dal greco in lingua Armena–krapar, nel VI
in Galazia, fu arrestato da Adriano per ordine del
secolo, dai discepoli dei padri Tarkmanicik varta-
quale subì diversi tormenti.
bedk, nel Mez Haik.
Una volta appeso al patibolo, gli furono lacerati
Nel martirologio armeno si narra che Sant’Antioco
i fianchi e passate torce infiammate sulle piaghe.
Vlas di Sebaste nasce nel III secolo, in una fami-
Poiché egli restava insensibile a questi tormenti, fu
glia nobile pagana. Studia filosofia e medicina. Si
immerso in una caldaia piena d’acqua bollente, vi
converte alla fede cristiana e si dedica alla cura dei
rimase per sette giorni interi e ne uscì indenne e
malati e miseri, predicando il Vangelo.
risplendente di gloria e grazia divina. Venne dato
Diventa vescovo di Sebaste dell’Armenia storica (at-
allora in pasto alle belve che, però, non osarono
tuale Turchia). Durante le persecuzioni di Licino ,
avvicinarlo. Poco dopo, con la sua preghiera, fece
si rifugia in una grotta e vive da eremita, dedican-
crollare i templi pagani e cadere tutti gli idoli, ri-
do, però, la sua vita a guarire i bisognosi. Scoperto
ducendoli in polvere. Fu quindi decapitato con un
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Sant’Antioco di Sebaste
annali 2011
secco colpo di spa-
Platone, e possiamo ragionevolmente supporre che
da e, quando la te-
in questa città sia avvenuto anche il loro martirio.
sta cadde per terra,
Infine, per quanto riguarda il loro culto, abbiamo
dalla nuca colaro-
una testimonianza preziosa nell’antica Vita di San
no sangue e latte.
Teodoro Siceota, del sec. VI,18 dove si racconta un
Di fronte a questa
miracolo avvenuto il 16 luglio, mentre Teodoro
testimonianza
di
celebrava la solenne liturgia in onore di Antioco,
fede in Cristo, il
nella chiesa a lui dedicata. Questa indicazione ci
suo carnefice Ci-
permette di precisare le varie date dedicate ai due
riaco si convertì,
santi nel Martirologio Romano e nei Sinassari bi-
in ipso facto, alla
zantini e di stabilire che, tra esse, quella del 16 lu-
San Platone. Fratello di Sant’Antioco
fede cristiana ed
glio sia la più antica. Inoltre, per la prima volta,
di Sebaste
entrambi ricevet-
abbiamo un’indicazione precisa della chiesa dedi-
tero la corona e
cata al Santo di Sebaste, ubicata nella città di San
palma del martirio. Lo stesso racconto lo troviamo
Teodoro19, cioè in Dara, città della Mesopotamia,
riassunto in altre fonti14. Inoltre, la passione di San
che dal 507 era stata chiamata Anastasiopoli.
Platone, fratello di Antioco di Sebaste, ci testimo-
Alla luce di quanto esposto, ritengo improbabile
nia che il suo martirio avvenne sotto Massimiano ;
che l’agiografo sulcitano si sia ispirato a una pas-
quindi Ciriaco e Antioco di Sebaste, probabilmen-
sione così confusionaria, avendo a sua disposizio-
te, furono vittime della persecuzione dioclezianea.
ne un culto e una tradizione orale senza tempo.
15
Per quanto riguarda la città d’origine, tutti i testi ci
danno Antioco come originario di Sebaste e, tra le
rum scelgono la Sebaste in Armenia. Sennonché,
L’imperatore Adriano
e il Cristianesimo
le medesime fonti indicano il santo come appar-
Tra le similitudini delle passioni in esame, a
tenente alla Galazia; ora, è perfettamente docu-
mio avviso, una risulta essere degna di appro-
mentato che San Platone era di Ancira , città della
fondimento: quella del carnefice Adriano.
Frigia, inoltre che, dopo l’invasione dei Galli, ven-
In quella del Sulcitano, possiamo ragionevol-
ne a trovarsi in quella parte della Galazia abitata
mente identificarlo in Publio Elio Traiano
dai Tectosagi e che pertanto, nell’epoca imperiale,
Adriano, noto semplicemente “Adriano”20; nul-
ebbe anche il nome di Sebaste dei Tectosagi17.
la sappiamo, invece, del carnefice “Adriano” del
In rapporto a quanto detto, possiamo, quindi, ri-
Santo Armeno.
tenere che i due martiri, Santi Antioco e Ciriaco
Già si è ampiamente scritto sulla posizione po-
(di Sebaste), fossero originari di Ancira, come San
litica di Adriano in merito al Cristianesimo. Per
sette città con questo stesso nome, gli Acta Sancto-
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storia e archeologia sulcitana
un ulteriore approfondimento si riportano gli stu-
to avesse realmente commesso un delitto: Si quis
di già compiuti e pubblicati , che qui riprendia-
igitur accusat et probat, adversum legem, quidquid
mo supportati da ulteriori indagini.
agere smemorato homines, pro merito peccatorum
La fonte letteraria fondamentale, a questo scopo,
etiam supplicia statues. Si è letta in queste parole
è il rescritto di Adriano a Minucio Fundano, pro-
la revoca della decisione di Traiano, per la quale
console d’Asia, intorno al 124 . Poiché le popo-
bastava il semplice nomen di cristiano per venir
lazioni locali avevano richiesto l’intervento delle
processato, e lo stabilirsi di una nuova massima,
autorità romane contro i cristiani, il proconsole
secondo la quale diventava lecito punire i cristia-
Silvano Graniano aveva chiesto parere in merito
ni, invece, solo quando a loro carico fosse risulta-
all’imperatore, come già aveva fatto Plinio con
to qualche altro delitto e, quindi, l’esser cristiani
Traiano. Adriano inviò la propria risposta al suc-
non costituiva, ex se, un crimine passibile di pu-
cessore di Graniano, Minucio Fundano, ed essa
nizione.
fu sostanzialmente conforme a quella di Traiano.
Altri autori, tuttavia, ritengono che Adriano fa-
Dal testo si evince che Adriano non voleva venis-
cesse riferimento non solo a delitti comuni, ma
sero promossi procedimenti d’ufficio, ma esigeva
anche alla lesa maestà e al sacrilegio, accuse co-
che i cristiani venissero puniti nel caso in cui, con-
munemente mosse ai cristiani, particolarmente
tro di loro, fosse stata mossa un’accusa fondata.
gravi in età adrianea, nella quale l’imperatore,
In confronto alla posizione di Traiano, le istruzio-
sulle orme di Augusto, tentava di rinvigorire i
ni di Adriano costituivano un più energico richia-
culti tradizionali di Roma e il culto carismatico
mo al rispetto della legge e, in tal senso, costitu-
della sovranità imperiale. Ma anche in questo
ivano una migliore tutela giuridica dei cristiani.
caso, Adriano avrebbe corretto la giurispruden-
Ancor più del suo predecessore, Adriano era pre-
za stabilitasi sotto Traiano, secondo la quale detti
occupato che i funzionari imperiali dessero prova
crimini potevano essere addebitati sulla sola base
di debolezza di fronte alle pressioni irresponsabili
dell’appartenenza al Cristianesimo, in omaggio al
dei ceti popolari, ponendosi a rimorchio di essi
principio del crimen coherens nomini, e avrebbe
con esecuzioni sommarie, a seguito di pressioni
preteso, invece, che venisse provato come ciascun
o tumulti della plebe. Adriano non si limitava a
accusato, anche se manifestamente cristiano,
raccomandare di non tener conto delle denunce
avesse realmente commesso i delitti usualmente
anonime, ma indicava più precise cautele in dife-
associati al nomen cristiani, ossia ateismo, empie-
sa, soprattutto, dei più deboli, che potevano facil-
tà e lesa maestà.
mente essere vittime di accuse false e processi af-
Siamo di fronte, dunque, ad una posizione ben
frettati. Non era sufficiente che vi fosse un’accusa
più favorevole agli accusati rispetto all’epoca di
regolare, basata su fatti concreti e non su semplici
Traiano, poiché di fronte a un’accusa di ateismo
dicerie, ma questa doveva provare che l’accusa-
ed empietà, per la quale non esistevano prove
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annali 2011
concrete, il cristiano o presunto tale non poteva
te di schiavi o di poveri che si fondono qua e là in
essere processato e, negli altri casi, per liberar-
onore dei nostri dèi, nei quartieri popolosi della
si da un’accusa di tale genere, doveva semplice-
città; ...queste piccole società di mutua assistenza
mente rendere omaggio agli emblemi di Roma e
offrono un appoggio ed un conforto a molti sven-
dell’imperatore, alla presenza di un magistrato.
turati. Ma non ero insensibile ad alcuni pericoli:
Infine, Adriano stabiliva che gli accusatori, in caso
quella esaltazione di virtù da fanciulli o da schia-
di provata innocenza degli accusati, seguissero la
vi avveniva a discapito di qualità più virili e più
sorte dei calunniatori; con ciò, l’imperatore mise
ferme; dietro quell’innocenza insipida e ristretta,
un rimedio alla piaga dei sicofanti e dei delatori
indovinavo l’intransigenza feroce del settario ver-
di professione.
so forme di vita e di pensiero che non sono le sue,
Nelle Memorie di Adriano, Marguerite Yourcenar,
l’orgoglio insolente che gli fa preferire se stesso al
a proposito del Cristianesimo, fa dire ad Adria-
resto degli uomini, la sua visuale deliberatamente
no: “In quell’epoca, Quadrato, vescovo dei cri-
limitata da paraocchi... Cabria, sempre ansioso...
stiani, m’inviò un’apologia della sua fede... avevo
si sgomentava per le nostre vecchie religioni, che
recentemente rammentato ai governatori delle
non impongono all’uomo il giogo di alcun dogma,
province che la protezione delle leggi si estende a
e lasciano che i cuori austeri si foggino, se lo vo-
tutti i cittadini e che i diffamatori di cristiani sa-
gliono, una morale più alta, senza costringere le
rebbero stati puniti qualora li accusassero senza
masse a precetti troppo rigidi per evitare che ne
prove... Stento a credere che Quadrato sperasse
scaturiscano subito costrizione e ipocrisia. ...Ca-
di convertirmi al cristianesimo, comunque vol-
bria si preoccupa di vedere un giorno il pastoforo
le provarmi l’eccellenza della sua dottrina, e so-
di Mitra o il vescovo di Cristo prendere dimora a
prattutto quanto essa fosse innocua per lo Stato.
Roma e rimpiazzarvi il Pontefice Massimo. Se per
Lessi la sua opera ed ebbi perfino la curiosità di
disgrazia questo giorno venisse, il mio successo-
far raccogliere da Flegone qualche informazione
re lungo i crinali vaticani avrà cessato d’essere il
sulla vita del giovane profeta chiamato Gesù, il
capo d’una cerchia d’affiliati o d’una banda di set-
quale fondò quella setta e morì vittima dell’intol-
tari per divenire, a sua volta, una delle espressioni
leranza ebraica circa 100 anni fa. Pare che quel
universali dell’autorità. Erediterà i nostri palazzi,
giovane sapiente abbia lasciato precetti che arieg-
i nostri archivi; differirà da noi meno di quel che
giano quelli di Orfeo, al quale i discepoli talvolta
si potrebbe credere. Accetto con calma le vicissi-
lo paragonano. Attraverso la prosa singolarmente
tudini di Roma eterna.”
piatta di Quadrato, non mancai tuttavia di gusta-
La profezia, messa in bocca ad Adriano dalla
re il fascino commovente di quelle virtù da gen-
Yourcenar, si è avverata presso il colle Vaticano,
te semplice, la loro dolcezza, la loro ingenuità, il
dove continua, ancor oggi, ad avere sede il Ponte-
loro affetto reciproco; sembravano le confraterni-
fice Massimo.
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storia e archeologia sulcitana
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Il grande imperatore pagano che, aggredito da
I cristiani della Palestina, non avendo partecipato
un uomo armato di spada, non lo punì ma lo
alla rivolta contro Roma (132-35), vennero sot-
fece curare da un medico, scriveva di Alessan-
toposti a rappresaglie da parte degli Ebrei. Nello
dria: “Non vi è alcun prete cristiano che non sia
stesso periodo (136), a Roma subì martirio, assie-
al tempo stesso astrologo, mago e ciarlatano. Lo
me ad altri undici cristiani, il vescovo Telesforo
stesso patriarca, quando viene in Egitto, è spin-
(125-136), settimo successore di San Pietro.
to da un partito ad adorare Serapide, dall’altro
Tra questi possiamo inserire il nostro Antioco di
Cristo. È una categoria di uomini ribelli, sprege-
Sulci e Santa Sinforosa23, a tal proposito riportia-
voli, maligni. ...Il loro dio è l’oro, e i cristiani coi
mo il seguente stralcio estratto da un articolo di
giudei e tutte le altre nazionalità vi si prosterna-
Gabriella Cetorelli Schivo24:
no. Io ho fatto grandi concessioni a questa città,
“Una inedita immagine dell’imperatore ispanico
le ho ridato gli antichi privilegi ed anche nuovi,
emerge nella storia di Santa Sinforosa, martire ti-
tanto che i cittadini sono venuti a ringraziarmi
burtina, e dei suoi sette figli, attraverso le parole
personalmente; e tuttavia, appena sono partito,
di un ‘cronista’ cinquecentesco.
hanno parlato in modo indegno di mio figlio
La storiografia moderna ha spesso esaltato la fi-
Vero. ...S’ingrassino pure con i loro polli; io mi
gura dell’imperatore Adriano, filelleno colto e
vergogno di parlare del modo come li covano”
raffinato, intellettuale poliedrico, sfortunato com-
(Gregorius, Vita di Adriano).
pagno del bellissimo Antinoo, ed ancora brillante
I rescritti sopra citati rimasero per vari decenni
architetto e lungimirante uomo politico.
l’unico riferimento su cui i vari governatori pote-
Tuttavia questo personaggio, nelle pieghe della
rono uniformare la loro azione. Da essi emerge,
storia minore, quella narrata dal popolo e tra-
non tanto animosità nei confronti dei cristiani,
mandata dalle cosiddette passiones tardo antiche,
ma l’intento di controllare l’ostilità popolare con-
restituisce di sé l’immagine di un uomo crudele
tro di essi, al fine di mantenerla nello stretto am-
e sanguinario, tenace nel perseguire i propri sco-
bito della legalità. Ciò indusse alla speranza di
pi, insensibile al grido di dolore di una madre e
poter arrivare a un riconoscimento della religione
dei suoi sette figli, spietatamente massacrati, su
da parte dell’Impero.
suo esplicito ordine, per non aver voluto sacrifi-
Anche in questo periodo, governato da una di-
care agli dei, come viene presentato nella storia di
nastia di imperatori tolleranti, non mancarono
Santa Sinforosa.
comunque i martiri. Sotto Traiano sembra sia
Così, poco lontano dal paesaggio di dolci armonie
caduto martire, in Egitto, l’evangelista Marco; è
della natura e di superbe strutture monumenta-
stato crocefisso il vescovo di Gerusalemme Sime-
li della residenza tiburtina dell’imperatore, nella
one; il vescovo di Antiochia, Ignazio, fu condotto
campagna romana riecheggia ancor oggi la vicen-
a Roma e dato in pasto alle belve.
da umile e tragica di una martire, divenuta poi ce-
annali 2011
lebre nel territorio che la accolse in vita e in morte.
tempio di Ercole (presso Tivoli) e lì dapprima la
Di lei, oltre il ricordo della vicissitudine umana,
fece percuotere, e quindi appendere per i capelli.
che la tradizione popolare ha velato di tratti im-
Vedendo tuttavia che in nessun modo e con nes-
maginari, restano i lacerti di una memoria e di
suna minaccia riusciva a farla deviare dal suo
una basilichetta eretta ad corpus, di volta in volta
proposito, le fece legare una pietra al collo e la
ingrandita e adornata, mano a mano che il suo
fece affogare nel fiume (Aniene).
culto cresceva nella devozione dei fedeli, fino a
Il fratello Eugenio, che ricopriva una carica pres-
farne la imponente costruzione di cui parlano i
so la curia di Tivoli, raccolse il suo corpo e lo fece
viaggiatori settecenteschi del Grand Tour, che
seppellire alla periferia di quella città.
ancora ne colsero l’intatto splendore. Entriamo
Il giorno seguente, l’imperatore Adriano fece
quindi nella storia della martire Sinforosa attra-
chiamare alla sua presenza, contemporanea-
verso il racconto che ne fa, con parole proprie, un
mente, tutti i sette figli di lei. Quando vide che
celebre cronista alla fine del Cinquecento.”
in nessun modo, né con le lusinghe né con le mi-
Cronaca cinquecentesca
nacce riusciva a indurli a sacrificare agli dei, fece
piantare sette pali intorno al tempio di Ercole e,
L’imperatore Adriano si era fatto fabbricare un
con l’aiuto di macchine, vi fece affiggere i giova-
palazzo (Villa Adriana presso Tivoli, ndr.) e vo-
ni. Quindi li fece uccidere: Crescente, trafitto alla
leva consacrarlo con i soliti nefandi riti pagani.
gola; Giuliano al petto; Nemesio al cuore; Primi-
Cominciò a chiedere con sacrifici i responsi agli
tivo all›ombelico; Giustino alle spalle; Stracteo al
idoli e ai demoni che abitano in essi e tale fu la
costato; Eugenio squarciato da capo a piedi.
risposta: «La vedova Sinforosa, con i suoi sette
L’imperatore Adriano, recatosi il giorno dopo al
figli, ci strazia tutti i giorni invocando il suo Dio.
tempio di Ercole, fece portare via i loro corpi e li
Pertanto, se costei, con i suoi sette figli, sacrifi-
fece gettare in una profonda fossa, in una località
cherà secondo il nostro rito, vi promettiamo di
che i pontefici chiamarono: «Ai sette giustiziati».
concedervi tutto ciò che chiedete».
Dopo ciò vi fu nella persecuzione una tregua di
Adriano allora la fece imprigionare con i figli e
un anno e sei mesi: in quel tempo fu data onorata
con fare insinuante cercava di esortarli a sacri-
sepoltura ai corpi dei martiri e furono innalzate
ficare agli dei. Disse quindi l’imperatore a Santa
delle tombe a coloro i cui nomi sono scritti nel
Sinforosa: «O sacrifichi con i tuoi figli agli dei
libro della vita. Il giorno natalizio di Sinforosa e
onnipotenti, o farò immolare te stessa con i figli
dei suoi sette figli è celebrato 15 giorni prima delle
tuoi». Sinforosa rispose: «I tuoi dei non posso-
calende di agosto (17 luglio). I loro corpi riposa-
no accettarmi in sacrificio, ma se sarò immolata
no oggi sulla via Tiburtina, a circa otto miglia
avrò la potenza d’incenerire i tuoi demoni».
dalla città di Roma ( da F. Cardulo, Acta Sym-
L’imperatore Adriano la fece allora condurre al
phorosae et sociorum, Roma, 1588).
31
storia e archeologia sulcitana
Dalla Passio…
La dolorosa vicenda di Sinforosa, così tramandata, trovò larga eco nel territorio tiburtino e generò
ben presto una sincera devozione negli abitanti
del luogo, come attestano rilevanti fonti letterarie antiche, quali il Martirologio Geronimiano e
la Passio Sanctae Sympherosae, che ricordano il
luogo di deposizione del corpo della martire e dei
suoi figli al IX miglio della Tiburtina.
Menzionata negli itinerari medievali cum multis
martyribus, le reliquie di Sinforosa vengono infatti indicate tra quelle da «visitare» nella città
Lucerna con nome Antiochos (da Speleologia Sarda 9, n. 75)
di Roma.
La prima testimonianza con il nome
Antioco nella città di Sulci.
S. Antioco Patrono della Sardegna
Dallo studio del nome Antioco si evince che esso
to della dignità di patrono di Sardegna26 sono le
non ha alcuna radice nell’onomastica italiana.
Relationes delle visite ad limina del 1648 e del
E allora, come mai in Sardegna questo nome
1654. Il loro grande valore è dato dal loro ca-
compare in modo così diffuso sin dalle origini
rattere ufficiale, poiché la loro redazione era di
del Cristianesimo sardo? La prima traccia con il
competenza del vescovo, quindi di un’autorità
nome Antioco che troviamo in Sardegna è pro-
religiosa locale e, cosa più importante, erano
prio nell’omonima isola, inciso in una lucerna
destinate al pontefice.
datata con sicurezza, sulla base della tipologia,
Le visite ad limina si svolgono, ancora oggi, ogni
tra il I secolo a. C. e il I d. C25.
cinque anni e la loro formula completa è: visita
I documenti più significativi nel riconoscimen-
ad limina apostolorum, cioè visita ai sogli degli
apostoli, tradizione i cui albori si rintracciano
già nel I secolo d.C. Questa pratica ricalca le an.
tiche abitudini dei pellegrini di visitare le tombe di San Pietro e San Paolo e consiste nell’obbligo, per i vescovi dell’intero mondo cattolico,
di recarsi periodicamente in visita in Vaticano,
presentando al pontefice un rapporto sullo sta-
32
Lucerna con nome Antiochos (da Speleologia Sarda 9, n. 75)
to della propria diocesi. Nonostante questa pra-
annali 2011
tica fosse ritenuta un compito importante del
Sardeña, lo definì santo patrono della Sardegna.
vescovo, a volte, in passato, veniva disattesa.
Il capitolo a lui dedicato è così intitolato : “DE’
Solo per ordine di Sisto V, alla fine del ‘500,
SAN.’ANTHIOGO. SVLSITANO MARTIR APO-
l’obbligo venne ristabilito per contrastare, in
STOL DE SARDENA Y SV PATRON”.
questo modo, la diffusione del Protestantesimo
Si comprende perciò che, a quel tempo, questa
e difendere quanto possibile l’unità ecumeni-
fosse un’opinione largamente condivisa30.
ca. Nelle relazioni il vescovo doveva anche, in
Più tardi, anche il famoso Padre cappuccino
maniera scrupolosa, dimostrare di conoscere la
Giorgio Aleo si occupò di S. Antioco.
propria diocesi, fornendo una serie di informa-
Questo storico, che visse nella seconda metà del
zioni e indicando i problemi pastorali incontra-
XVII secolo, era di origine cagliaritana, ma la
ti nel proprio territorio e le necessità dei fedeli
sua conoscenza andava ben al di là dei limiti
sottoposti alle proprie cure.
della sua diocesi, poiché trascorse la vita a pre-
Per il loro valore e la loro ufficialità, ciò che
dicare in varie città della Sardegna.
veniva scritto è sempre stato considerato atten-
Fin da giovane si dedicò allo studio della storia
dibile, per questo le relations, da sempre, sono
della sua terra e scrisse due opere in cui trattò,
state considerate dagli storici fonti preziose,
in modo particolare, i fatti religiosi: la prima
dalle quali desumere informazioni rilevanti27.
intitolata Successos generales de la Isla y Reyno
Le relazioni qui presentate, in cui si fa rife-
de Serdeña e la seconda Historia chronologica y
rimento al santo sulcitano, vennero scritte
verdadera de todos los successos y cosas particu-
dall’arcivescovo di Cagliari Don Bernardo della
lares succedidas en la Isla y Reyno de Serdeña,
Cabra, in occasione delle due visite ad limina
del año 1637 al año 1672, di cui si conservano
svolte intorno alla metà del Seicento. In esse
delle copie nel convento dei cappuccini di Ca-
egli definì chiaramente S. Antioco come patro-
gliari e negli archivi regi di Torino.
no della Sardegna.
Nella prima delle due opere, definì in modo
Nella prima, datata 26 ottobre 1648, si legge:
chiaro la figura del santo come martire, autore
aliqua Sanctorum, praecipue Sancti Antiochi
di miracoli e soprattutto patrono della Sarde-
Martyris Sulcitani Sardiniae Patroni cum debita
gna: el martirio y presencia de S. Antiogo Martir,
veneratione [corpora] asservantur . Con le stes-
que por su martirio, y milagros es grandemente
se parole, nella relazione successiva, a sei anni
venerado y tenido por patron de Sardeña31.
di distanza, egli ribadì con forza al pontefice il
Un altro padre predicatore, Salvatore Vidal,
ruolo di S. Antioco come Sardiniae Patroni .
dell’ordine dei minori osservanti, dedicò (persi-
Qualche anno prima, nel 1631, uno scrittore
no) due opere al nostro martire S. Antioco: un
cagliaritano, Giovanni Francesco Carmona, nel
poema in ottave, scritto in dialetto sardo, inti-
suo testo intitolato Alabanças de los Santos de
tolato l’Urania Sulcitana: De sa vida, martyriu
28
29
33
storia e archeologia sulcitana
et morte de su benaventuradu S. Antiocu, Pa-
rarissima iconografia, si vede, infine, S. Antioco
tronu de sa Isola de Sardigna
e redatto nel
accanto alla Nostra Signora di Bonaria. Questo
convento di San Pietro a Sassari; un’altra dal ti-
documento risulta essere d’immenso valore,
tolo la Vida, Martyrio y Milagros de San Antiogo
poiché l’iscrizione riportata alla base conferma,
sulcitano Patron de la Isla de Sardegna, cuyo
in modo inequivocabile, il ruolo del santo come
cuerpo se hallò en las catacùbas de su Iglesia de
patrono della Sardegna: la Virgen Sa.ma de Bve-
Sulcis el año 1615, à 18 de Marco .
naire en el real Co.to de la Merced de Caller y el
Anche l’avvocato Michele Antonio Gazano, nel-
Santo Antioco sulcitano patron de la Sardegne.
la sua Storia della Sardegna (1777) dedicata ai
Per un approfondimento a proposito si legga R.
giurati e consiglieri della città di Cagliari, riser-
Lai, la Virgen Sa.ma de Bvenaire en el real Co.to
vò un intero capitolo a S. Antioco, nel quale,
de la Merced de Caller y el Santo Antioco sulcita-
dopo aver ricordato gli episodi della sua vita,
no patron de la Sardegne, in Annali di Storia e
precisò che, in virtù delle grazie ottenute dai
Archeologia Sulcitana, Nuova serie nr. 10, da p.
sardi attraverso la sua intercessione, “il glorioso
135 a p. 138- Roma, 2009.
32
33
Martire” venne annoverato “tra i santi protettori del regno”.
Sostenne, inoltre, che la devozione verso il santo sulcitano fosse nata in tempi remoti e fosse
Iconografia di S. Antioco sulcitano.
Nuovi contributi.
ben radicata, a suo modo spiegava, inoltre, la
donazione al santo del dominio dell’isola di Sul-
Una rara e inedita immagine di
ci, ricordata, da allora in poi, con il nome di iso-
S.Antioco sulcitano rinvenuta in Terra Santa
la di Sant’Antioco, fatta dal giudice di Cagliari,
Mariano Torchitorio, nel 1124.
Non fu certo il rinvenimento delle reliquie, av-
Qualche anno dopo, nel 1784, Padre Tommaso
venuto il 18 marzo del 1615, a garantirgli vita
Napoli lo ricorda con queste parole: “essendo il
eterna. I continui miracoli e la potenza di santo
solo S. Antioco riconosciuto generalmente come
intercessore ne fecero il vero riferimento apo-
il protomartire della Sardegna, e venerato da tut-
stolico cristiano tra oriente e occidente. É sor-
to il regno qual universale suo protettore”.
prendente come la presenza del santo sulcitano
Perfino l’arcivescovo di Cagliari Francesco De
sia ancora ampiamente diffusa in luoghi sino
Esquivel, al termine della sua Relacion de la in-
ad oggi sconosciuti.
vencion del inclito Martyr, y Apostol de Sardeña,
L’ultima scoperta ci conferma quanto il Patrono
San Antiogo, en su propria Yglesia de Sulchis, si
dei sardi fosse popolare anche in oriente, nei
riferì alla protection que tiene este Glorioso san-
luoghi che videro nascere e imperare il Cristia-
to, deste Reyno de Sardeña . In un quadro dalla
nesimo. L’opera è stata scoperta unitamente ad
34
34
35
annali 2011
altre icone (in fase di studio) grazie alla collaborazione di Don Giuseppe (Hovsep Achkarian), parroco di Nuchis, e Santino Carta, cittadino onorario di Sant’Antioco.
Stiamo parlando di una tavola (Fig. 1) custodita nel Convento di San Giacomo degli Armeni
a Gerusalemme. Si tratta di una copia eseguita
nel XVIII sec. da un originale del XIV-XV secolo. Il Santo è raffigurato a mezzo busto, in
una posizione rigidamente frontale e con volto
barbato. Indossa il tradizionale abito monacale, mantello, tunica manicata e cappuccio color
porpora.
Con la mano sinistra regge un rotolo su cui è
riportata una frase in armeno classico antico:
“O Cristo Medico dei...” (l’ultima parola è incomprensibile).
La mano destra regge una palma di colore verde intenso, quale antico simbolo del martirio.
In alto è riportata, sempre in armeno classico
antico, un’altra frase: “Santo testimone nero
(scritto in piccole lettere) di Cristo Antioco.”
La figura è modellata con incarnato color scuro, che in oriente distingue il Santo sulcitano
dall’eponimo armeno.
Fig. 1. S.Antioco di Suci detto il nero
Il santo asceta è reso con un’espressione serena
San Giacomo degli Armeni Gerusalemme
e profonda, con una pronunciata muscolatura
rugosa. Le pieghe nelle vesti sono disegnate in
maniera lineare, tanto che la figura di Antioco
sembra piatta e bidimensionale.
schemi vari e spesso disordinati, dovuti, proba-
Per la prima volta, comunque, possiamo veri-
bilmente, alle committenze devozionali.
ficare che l’iconografia orientale segue un pre-
Il primo confronto è da farsi, sicuramente, con
ciso schema che può essere comparato con la
un sigillo plumbeo, che ha spostato cronologi-
più ricca iconografia occidentale, che ricalca
camente la storia dell’immagine di S.Antioco.
35
storia e archeologia sulcitana
“La figura (Fig. 2) rappresentata nel sigillo appare a mezzo busto in posizione frontale, con il
volto barbato e capigliatura fluente con scrimi-
Fig. 2. Oristano, Antiquarium Arborense, sigillo plumbeo,
riproduzione grafica ( Spanu, Zucca 2004).
natura centrale che divide la chioma in due par-
Fig.3. Affresco. Duomo di San Nicola - Sassari.
ti. Un’aureola circonda il capo, rivolto in posizione ieratica verso lo spettatore. Le spalle sono
coperte da un mantello che cinge con morbide
pieghe il torace”36
Un’ulteriore e dovuta comparazione si può fare
con: l’affresco (Fig. 3), il fregio (Fig. 4) e il rilievo marmoreo (Fig. 5) presenti nel Duomo di
San Nicola a Sassari. Le raffigurazioni permettono di scorgere diverse similitudini e, in particolare, quella di un santo in età avanzata con
volto barbuto, raramente rappresentata nell’iconografia occidentale.
Un’ulteriore acquisizione è quella di un’incisione (Fig. 6) individuata in Nuova Zelanda (ad
36
Auckland, nella collezione della galleria d’arte
Fig.4. Fregio. Duomo di San Nicola- Sassari.
annali 2011
Artist: Jacques Callot (Nancy, 1592 – Nancy, 1635)
Title: Saint Antioche, medecin
Size (hxw): 216 x 125 mm
Subject Person: Saint Antiochus of Sulcis Credit Line: Mackelvie
Fig.5. Rilievo marmoreo. Duomo di San Nicola- Sassari.
Trust Collection, Auckland Art Gallery Toi o Tāmaki, bequest of
Le foto del Duomo di Sassari sono di Walter Massidda
Dr Walter Auburn, 1982
Accession No: M1982/1/2/473
TOI O TĀMAKI). Si tratta di un’opera del 1630,
A conclusione, un personale e fortunoso ritro-
eseguita da un famoso artista francese, Jacques
vamento in una Roma affollata per le feste na-
Callot, dal titolo Saint Antioche, medecin, in cui
talizie. In una bancarella di rigattieri magrebini
il Santo prega con le mani elevate e implora una
ho trovato una statua raffigurante S. Antioco.
guarigione. Il malato è disteso per terra, assisti-
La statua (Fig. 7) alta 72 cm, scolpita a tutto ton-
to da due donne che gli prestano conforto, sulla
do, regge nella mano destra, appoggiata al petto,
parte bassa è riportata la data: 15 luglio.
una piccola palma, con la mano sinistra, invece,
37
storia e archeologia sulcitana
Fig.7. Domenico Castaldo -S.Antioco. Statua lignea h.cm.72 -
Fig.8. Domenico Castaldo - S. Antioco(particolare).
foto di Pompeo Micheli.
regge il libro della sapienza medica con la scritta
“S. Antioco” (Fig. 8). La figura, ben proporzionata, è rappresentata in posizione frontale al di
sopra di un basamento. Essa indossa una lunga
tunica di tipo monacale, con larghe maniche svasate. Le mani e il viso presentano una colorazione irregolare bruna. Il volto giovanile presenta
caratteri delicati e regolari, lunghi e folti capelli
38
mossi cadono sulle spalle (Fig. 9).
Fig.9. Domenico Castaldo - (particolare capigliatura) S.Antioco.
annali 2011
Il rapporto iconografico della statua è sicuramente assimilabile con il simulacro presente
nella Basilica di Sant’Antioco in Sardegna (Fig.
10). L’opera, firmata D. Castaldo, dovrebbe essere riconducibile allo scultore Domenico Castaldo di Marzano di Nola (AV), autore di sculture
sacre, crocifissi, madonne e santi, deceduto circa venti anni fa. Non so dare risposta a questo
ritrovamento, se non quella di un amico il quale, nel congratularsi, mi ha scritto:
Gli antiquari, i collezionisti, gli amatori, è noto,
vanno alla ricerca di oggetti che comprano, ma a
volte, quando sono in uno stato di grazia, sono
loro ad essere trovati dagli oggetti. Come se la statua, nel tuo caso, fosse alla ricerca di una persona degna di possederla e credo (con un’ invidia
Fig. 10. S. Antioco. Basilica di Sant’Antioco Martire
che non posso comunicare) che tu sia la persona
(particolare della capigliatura). - foto di Paolo Fai
più degna, auguri.
note
1 A. Momigliano, La caduta senza rumore di un impero
tem iubemus ducem ordinari et eum iuxta montes, ubi
nel 476 d.C., in Sesto contributo alla storia degli studi
Barbaricini videntur sedere, habentem milites pro custo-
classici e del mondo antico, Roma 1980, pp.159-61.
dia locorum quantos et ubi tua magnitudo providerit.
2 Per un approfondimento a proposito si legga R. Coroneo, Scultura medio bizantina in Sardegna, Nuoro,
2000 e R. Serra, Studi sull’arte della Sardegna tardo
antica e bizantina, Nuoro, 2004.
3Procopio, La Guerra Vandalica, II,5.
7Procopio, De aedificiis, VI,7.
8 Si legga a questo proposito A. Boscolo, “ Le incursioni
arabe in Sardegna nel Medioevo”1979.
9 R. Delogu 1953; R. Serra 1989, p. 92-94.
10 R.Lai e M.Massa. Contributo di Roberto Coroneo in
4 Codex Iustinianus I,XXVII.
“S’Antioco da primo evangelizzatore di Sulci a glo-
5Procopio, De Bello Vandalico, II,13.
rioso protomartire Patrono della Sardegna” Edizioni
6 Cod. Iust. de off. praef. Africae I 27, 2, 3: In Sardinia au-
Arciere 2011, cap. VII” La Basilica di Sant’Antioco”.
39
storia e archeologia sulcitana
11 M.Ormanian,Azkabadum,( Tom I),(Vgayasser Krikor
Gatoghigos),Dbaran Sevan ,Beirut 1959.
12 B.Torkom,Surpk Yev Donk, ( S. Vlas Sepasdiazi), Antelias 2003.
13Valerio Liciniano Licinio (latino: Valerius Licinianus
le tenute diocesane, che erano stati affidati a signori
laici che maltrattavano ed opprimevano le popolazioni e che Teodoro tentò di ammaestrare. Diede infine
le dimissioni per potersi dedicare anima e corpo alla
Licinius; 315 – circa 326) è stato un imperatore roma-
preghiera ed alla cura dei suoi monaci che, durante la
no, figlio dell’omonimo imperatore, fu nominalmente
sua assenza, avevano assunto costumi piuttosto rilas-
co-augusto dell’Impero romano dal 317 al 324.
sati. Trovò sistemazione presso Elaiopoli, ma fu poi
14 Autori Vari, G. Lucchesi - Bibblioteca Sanctorum, volume terzo -Collana:Bibliotheca Sanctorum.
convocato a Costantinopoli per ricevere grandi onori
dall’imperatore, cui aveva guarito il figlio. Trascorse il
15Marco Aurelio Valerio Massimiano Erculio, noto più
resto dei suoi giorni in monastero, operando miracoli
semplicemente come Massimiano (latino: Marcus Au-
ed accogliendo i visitatori. Nacque al Cielo nell’anno
relius Valerius Maximianus Herculius; Sirmio, 250 cir-
613. In tutta la sua vita fu grande devoto di San Giorgio
ca – Massilia, luglio 310), fu cesare (dal luglio 285) e
e contribuì alla divulgazione del suo culto.
poi augusto (dal 1º aprile 286 al 1º maggio 305) dell’Impero romano. Condivise quest’ultimo titolo con il suo
40
tracce di controversie avute con alcuni villaggi del-
19 Giovanni Lucchesi, Enciclopedia dei Santi, Bibliotheca Sanctorum, vol. III.
amico, co-imperatore e superiore Diocleziano, le cui
20Publio Elio Traiano Adriano, noto semplicemente
arti politiche erano complementari alle capacità mili-
come Adriano (latino: Publius Ælius Traianus Hadria-
tari di Massimiano.
nus; Italica, 24 gennaio 76 – Baia, 10 luglio 138), è stato
16 cf. Martyr. Hieron., p. 390
un imperatore romano della dinastia degli imperatori
17 cf. Pauly-Wissowa, I, 2, col. 2222
adottivi che regnò dall’11 agosto del 117 al 10 luglio del
18 San Teodoro nacque a Sykeon in Galazia (Asia Mino-
138. Sulla nascita di Adriano le fonti non concordano:
re). La madre e la zia gestivano un albergo, che funge-
alcune (come Elio Sparziano) sostengono che nacque a
va anche da postribolo, sino a quando giunse un cuoco
Roma dove il padre stava svolgendo importanti funzio-
tanto capace nell’attrarre i clienti che le due donne non
ni pubbliche, altre (come Dione Cassio) che Adriano
ebbero fortunatamente più bisogno di guadagnare il
nacque a Italica, a 7 km da Siviglia, in Hispania Ba-
loro necessario prostituendosi. Il cuoco, persona assai
etica; la sua famiglia era originaria della città picena
devota, incoraggiò anche il giovane Teodoro a frequen-
di Hatria, l’attuale Atri, ma si insediò ad Italica subito
tare le chiese, gli insegnò a pregare e lo introdusse alla
dopo la sua fondazione ad opera di Scipione l’africano.
pratica ascetica del digiuno. Questa sorta di direzione
Il padre, Publio Elio Adriano Afro, era imparentato con
spirituale influenzò non poco Teodoro, che decise di
Traiano. La madre, Domizia Paolina, era originaria di
farsi eremita presso Arkea, a circa dodici chilometri da
Cadice. Adriano aveva una sorella maggiore (Elia Do-
casa, ove visse in una grotta antistante una cappella.
mizia Paolina), una nipote (Giulia Serviana Paolina) e
Non restano notizie di suoi “Acta” episcopali, se non
un pronipote (Gneo Pedanio Fusco Salinatore).
annali 2011
21R.Lai ” Sant’Antioco Patrono della Sardegna” L’imperatore Adriano e il cristianesimo.”In Annali 2008 (a cura
tos, manoscritto del 1631, Biblioteca Universitaria di
Cagliari, Fondo Baille
di R.Lai), “ Sant’Antioco isola di cultura ed emozioni
31J. Aleo, Successos generales de la Isla y Reyno de Ser-
“ Associazione Nomentana di Storia e Archeologia on-
deña, tomo I, 1677, p. 31; P. Tola, Dizionario biografico
lus. Nuova serie nr. 9, novembre 2008, pp. 84-117.
degli
22Giustino, Apologia, LXVIII, 6-19
uomini illustri di Sardegna, 1837-38, Bologna,
vol. I, pp. 70-71.
23 E. Moscetti” La Basilica martiriale di Santa Sinforosa:
32 Per lo studio del poema ampiamente consultata la tra-
Un monumento in abbandono .”. In Annali 2008 As-
duzione dal dialetto sardo di Bullegas in S. Bullegas,
sociazione Nomentana di Storia e Archeologia onlus.
L’Urania Sulcitana di Salvatore Vidal. Classicità e tea-
Nuova serie n. 9, novembre 2008, pp. 118-121.
tralità della lingua sarda, Cagliari 2004.
24Una inedita immagine dell’imperatore ispanico emer-
33R.Lai e Marco Massa, S. Antioco da primo evangeliz-
ge nella storia di Santa Sinforosa , martire tiburtina, e
zatore di Sulci a Glorioso Protomartire Patrono della
dei suoi sette figli, attraverso le parole di un “cronista”
Sardegna,“S. Antioco Patrono della Sardegna” da p. 29
cinquecentesco, di Gabriella Cetorelli Schivo.
a p. 33, edizioni Arciere, Monastir CA. maggio 2011.
25 F. Pili, Iscrizione neopunica e bollo punico inediti,
34T. Napoli, Vita Invenzione e Miracoli del glorioso mar-
Speleologia Sarda 9, n. 75 (1990) pp. 11-13.
tire Sant’Antioco detto volgarmente sulcitano descritta
R.Lai e Marco Massa, S.Antioco da primo evangeliz-
dal P. Tommaso Napoli D. S. P. dedicata all’illustrissimo
zatore di Sulci a Glorioso Protomartire Patrono del-
Signor Conte di S. Antioco Don Giovanni Porcile, Nella
la Sardegna, contributo di M.Giulia Amadasi Guzzo,
Reale Stamperia di Cagliari MDCCLXXXIV.
“Sull’iscrizione di Barega” da p. 49 a p. 57, edizioni
Arciere, Monastir CA. maggio 2011.
26 R.Lai e Marco Massa, S.Antioco da primo evangelizzatore di Sulci a Glorioso Protomartire Patrono della Sardegna, “S.Antioco Patrono della Sardegna” da p. 29 a p.
37, edizioni Arciere, Monastir CA. maggio 2011.
35 R. Lai (a cura di), Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre
Martire e Apostolo della Sardegna Sant’Antioco nella
propria chiesa di Sulci. Edizioni “Basilica di Sant’Antioco”, 2010.
36A.Pala,” L’effige di Sant’Antioco Sulcitano.” Iconografia
dall’altomedioevo all’età moderna. Nuovi contributi. In
27 AA.VV., Les chemins de Rome. Les visites ad limina à
Annali 2010 (a cura di R.Lai), “Arciere”Associazione
l’époque modern dans l’Europe méridionale et le mon-
Sulcitana di Storia e Archeologia onlus. Nuova serie
de hispano américain. Ècole francaise de Rome 2002.
n. 10, dicembre 2010, pp. 85-92.
28 Archivio Segreto Vaticano, Congr. Concilio, Relat. Dioec. 168 A (Calaritan.), 1648, f. 112v.
29 Ibidem,1654, f. 124v.
30 G. F. Carmona, Alabanças de los santos de Sardeña por
el doctor Juan Francisco Carmona sardo calaritano conpuestas y ofresidas a honrray gloria de Dios y de sus san-
41
annali 2011
storia
Padre Salvatore Vidal- un frate e un’eterna devozione
S. Antiocu, Patronu de sa Isola de Sardigna
di Roberto Lai
T
ra coloro che hanno contribuito a far
rifulgere il nome di S. Antioco, merita
un posto d’onore Padre Salvatore Vidal.
Egli dedicò ben due opere al santo sulcitano,
nelle quali trapela il profondo affetto e la devozione che a lui riservava, nonché la passione
che ha sempre caratterizzato la vita religiosa e
le prediche di questo frate minore osservante.
Inoltre, sebbene i suoi scritti siano stati spesso
oggetto di critiche, spetta comunque a lui, grande conoscitore della Sardegna, il merito di aver
dimostrato l’ampia diffusione e l’importanza
del culto del santo nell’intera isola.
Il suo vero nome era Giovanni Andrea Simone
Contini, ma viene ricordato come Salvatore Vidal o nella variante di Vitale, nome che scelse
quando entrò nella regola dei Minori Osservan-
Immagine di padre Salvatore Vidal, tratta da “Il silenzio di un
ti e che, da quel momento, utilizzò per firmare i
segno, miracolo Eucaristico di Mogoro anno Domini 1604”
suoi innumerevoli scritti .
a cura di Giovanni Giacu - Marco Muru
Questo nome di devozione non fu scelto a caso:
edizioni Parrocchia san Bernardino da Siena
egli infatti, attraverso esso, volle manifestare
Mogoro, gennaio 2007
1
la sua profonda venerazione per i santi Salvatore e Vitale. Nel corso della sua zelante e atti-
Il nome Vitale si giustifica, invece, con il fatto
vissima carriera venne infatti incaricato, dalla
che egli compì la professione religiosa esatta-
provincia francescana di Cagliari, di curare a
mente il giorno in cui si commemora il santo
Roma il processo di beatificazione di Fra Salva-
martire.
tore da Horta.
Nacque a Maracalagonis, villaggio distante
Attraversò, poi, l’Italia per promuoverne il culto e
sette miglia da Cagliari, il 26 ottobre 1581, da
pubblicò, nel 1638, il testo intitolato Madreperla se-
Antioco Contini e Sebastiana Pabis, in una fa-
rafica della vita e miracoli del B. Salvatore da Orta.
miglia di buona condizione di cui egli più volte
43
storia e archeologia sulcitana
vantò, nelle sue opere, l’antica origine romana.
S. Maria di Gesù dell’Ordine dei Frati Minori di
Venne, poi, battezzato presso la parrocchia di
Cagliari, dapprima vestendo l’abito religioso di
S. Maria. Si trasferì, ancora adolescente, a Ca-
quest’ordine e poi pronunciando i voti perpetui.
gliari, dove iniziò i suoi studi e si laureò, a soli
Fu sempre in viaggio, trascorse la sua intera esi-
23 anni, in Diritto Canonico e Civile. Già diversi
stenza peregrinando per tutta l’Italia e non solo.
anni prima, intraprese l’iter per l’ingresso nella
Andò, infatti, frequentemente in Spagna, invia-
vita religiosa: ad appena 12 anni, il 18 dicem-
to dai superiori, per occuparsi delle questioni
bre 1593, ricevette la tonsura e di lì compì i vari
legate alla provincia di Sardegna.
passi fino a quando, il 24 maggio del 1603, ven-
Nel 1623 fu inviato dal Ministro Generale
ne ordinato sacerdote.
dell’Ordine, Padre Benigno da Genova, a Roma,
Cominciò, così, a curare le anime, prima, della
presso il convento di San Pietro in Montorio,
parrocchia di Muravera, dove fondò la Confra-
dove rimase per due anni dedicandosi allo stu-
ternita del Rosario e fece erigere una chiesetta
dio e all’insegnamento delle lingue orientali. In
e, in seguito, della sua stessa città natale, Mara-
seguito, si ritirò per qualche anno nel convento
calagonis.
del Monte Averna. In questo luogo isolato iniziò
A nominarlo parroco e commissario delegato
a compilare le sue opere, poi pubblicate grazie
arcivescovile per il Sarrabus fu il nuovo arci-
alla munificenza del Granduca di Toscana Fer-
vescovo di Cagliari, Francesco D’Esquivel, co-
dinando II e della consorte Vittoria della Rove-
lui che tanta importanza ebbe per il culto di S.
re, dai quali “era tenuto in molta stima e gran
Antioco, poiché su sua iniziativa, il 18 marzo
venerazione”3.
del 1615, avvenne l’inventio delle reliquie. Il
Predicò in molte città della provincia toscana,
frate non fu presente in quell’occasione, ma
dove ottenne il ruolo di Teologo e Predicatore
certamente presenziò all’inventio dei corpi dei
generale, e in gran parte della Lombardia. Nel
santi nella basilica di San Saturnino di Caglia-
1636 fu nuovamente in Sardegna dove, dopo
ri, esperienza che lasciò un segno indelebile nel
poco, iniziò a scrivere, spinto dai cittadini che
suo animo .
volevano dimostrare la primazìa di Cagliari.
Nel frattempo, venne nominato commissario
Ebbe inizio, così, il contrasto con lo scrittore
della Santa Crociata in Sardegna e per questa
sassarese Francesco Angelo de Vico. La contesa
ragione cominciò a viaggiare per l’intera isola,
tra i due cominciò con l’opera di Vico intitola-
predicando sermoni appassionati.
ta Historia general de la isla y reyno de Sardeña,
Vidal non era portato per la vita pastorale e così,
alla quale il nostro rispose con il Clypeus aureus
nel 1618, cominciò ad avvicinarsi ai francesca-
excellentiae caralitanae, dove dimostrò il prima-
ni, entrando presso il convento dei Cappuccini
to di Cagliari. Più tardi, continuò in questa stre-
di S. Antonio e, in seguito, presso il convento di
nua difesa campanilistica con il Propugnaculum
2
44
annali 2011
triumphale in adnotationes sive censuras aucto-
droni di detta Cappella e per maggior sicurezza
ris innominati, nel quale si oppose a un libello
fu fermata la bocca di detta sepoltura con due
anonimo in cui si affermava che Cagliari non
spranghe di ferro”6. Si racconta che, in quei due
meritasse tale dignità, bensì solo il secondo po-
giorni, si dovette vestire il feretro più volte, poi-
dio tra le città dell’isola. La diatriba con Vico si
ché il popolo strappò brandelli di saio per otte-
espresse in seguito con toni ancora più forti, so-
nere reliquie da venerare. Gli venivano attribui-
prattutto nella Respuesta al historico Vico, dove
ti diversi miracoli: pare che riuscì ad estinguere
con animosità replicò all’Apologatio honorifica
un incendio in un monastero, salvò suo nipote
a las obiectiones que haze el P. Fr. Salvador Vida
camminando tra le fiamme rimanendone illeso
en su libro intitulado Clipeus Aureus del sassa-
e guarì un malato inviandogli una lettera. Si
rese. In quel periodo, a causa della questione
pensava possedesse il dono della profezia e fu
primaziale religiosa, si vissero forti tensioni, a
considerato un esempio da imitare per i france-
testimonianza delle quali il frate, per aver af-
scani, che lo annoverarono tra i padri venerabili
fermato la preminenza di Cagliari e la presenza
della regola francescana. Padre Casimiro, nelle
del corpo di S. Antioco nell’isola di Sulci e non
sue Memorie istoriche della Chiesa e Convento
a Porto Torres, subì addirittura un’aggressione
di S. Maria in Araceli di Roma, lo elencò tra i
notturna nel convento di San Pietro di Sassari,
religiosi francescani morti con fama di santità
come lui stesso denunciò nella Vida, Martyrio
e raccontò che egli “macerava il suo corpo con
y Milagros de San Antiogo Sulcitano . Trascorse
cilizi e flagelli, e non altro mangiava, che erbe
gli ultimi anni della sua esistenza a Roma e si
crude, o pane con fave ammollite nell’acqua; ed
spense nell’infermeria del convento generalizio
alle volte passava l’intero spazio di sette giorni
di Santa Maria in Aracoeli, alle due del pomerig-
senz’altro gustare, che acqua e pane. Dormiva
gio di lunedì 28 gennaio 1647 . Il suo corpo ven-
poco e senza coricarsi, costumando solamente
ne esposto il giorno seguente e anche il merco-
di appoggiare il capo alle mura”7. Venne citato
ledì. Padre Onorato Finucci, nelle sue Memorie,
persino nel Necrologio della Provincia romana,
racconta come giunse “infinito populo alle sue
nonostante lui appartenesse a quella Toscana, e
esequie”; in molti, infatti, accorsero alla chiesa
ciò a dimostrazione della grande considerazio-
di S. Maria in Aracoeli, per omaggiare colui che
ne che si aveva di lui nell’ambiente francescano.
da tutti era acclamato come “servo di Dio”. Il 30
Circa un anno dopo la sua morte, la provincia
gennaio, infine, alla presenza di alcuni signori
di San Saturnino di Cagliari e l’Arcidiocesi ca-
suoi compaesani, che espressero la volontà di
gliaritana promossero per Vidal un processo ca-
traslarlo in Sardegna, “fu seppolto nella Cappel-
nonico e il confratello Giovanni Maria Contu,
la di S. Diego in una sepoltura antica al lato del
nominato postulatore della causa, ne scrisse la
Vangelo distinta da quella delli Sig.ri Cenci Pa-
biografia intitolata Vida del Venerable Padre Fray
4
5
45
storia e archeologia sulcitana
Salvador Vidal marense, religioso observante del
serafico patriarca San Francesco, dalla quale si
traggono preziose informazioni.
A causa della sua fortissima personalità, si registrano su di lui, ma soprattutto riguardo al suo
ruolo di scrittore, opinioni contrastanti. Molti
giudicarono negativamente i suoi scritti, non
solo per le fantasiose ricostruzioni storiche ed
etimologiche, ma anche per il forte atteggiamento campanilista che vi si riscontra. Tra coloro che lo sottoposero a vere e proprie accuse,
vi fu certamente Pasquale Tola che lo descrisse come colui che “lasciò negli annali letterarii
della Sardegna un nome assai famoso, più per
la stranezza e pel disordine, che pel merito delle
molte scritture da lui date alla luce”8 e ancora:
“scrivea così come venivagliene il ticchio, e che
senza molto pensare empiva le carte d’inchiostro, parlando disordinatamente di ogni cosa,
tramescolando il sacro col profano e i più gravi
coi più ridicoli argomenti, incerto egli medesimo del dove andrebbero a terminare le sue pa-
Questa pagina e seguente:
role, se per mala ventura del mondo letterario
Fonte: “Il silenzio di un segno, miracolo Eucaristico di Mogoro
avesse una volta incominciato ad aprir bocca.”
anno Domini 1604” a cura di Giovanni Giacu - Marco Muru
9
P. Tola criticava soprattutto il suo scrivere di
getto e il fatto che le sue opere venissero pubbli-
edizioni Parrocchia san Bernardino da Siena
- Mogoro, gennaio 2007
cate senza essere sottoposte a limatura. Inoltre,
46
per avvalorare il suo pensiero, utilizzò persino
più moderata, negli stessi anni il Martini sotto-
lo sfogo di un noto critico, Giacomo Perizonio,
lineò che “gli mancava quella dirittura di giudi-
che lo considerava l’autore più inetto e pazzo
zio formata alla scuola della sana filosofia”11 e
che fosse mai nato. Della stessa opinione era
anche lui annotò come fosse solito pubblicare,
Siotto Pintor, che giudicò il frate ridicolo ed ec-
senza aver prima ordinato i suoi lavori. Marti-
cessivo nella difesa di Cagliari e lo definì autore
ni fu però meno caustico e, trovando attenuan-
di “storiche stravaganze” . Anche se in maniera
ti, affermò che, visti i suoi continui viaggi e i
10
annali 2011
degli scrittori illustri del proprio ordine. Fra
Giovanni di Sant’ Antonio di Salamanca, nella Biblioteca universa francescana (1732-1733),
oltre ad apprezzarlo come uomo pio e austero,
lo elogiò come scrittore per la sua erudizione
e per la quantità di opere redatte, che addirittura definiva: “monumenti del suo sapere”. Nel
Necrologio Romano viene citato come “scrittore e predicatore esimio” che “ha lasciato alcune
opere assai pregevoli”12. Inoltre, secondo Padre
Aleo, il frate con le sue opere aveva onorato la
suoi numerosi impegni religiosi, non avrebbe
patria e il suo ordine religioso13. Recentemente,
potuto trovare il tempo per revisionare la gran
S. Bullegas e, qualche decennio prima, F. Alzia-
quantità di opere redatte. Egli, inoltre, elogiò la
tor, nell’occuparsi di Vidal, hanno ampiamente
scelta del frate di esprimersi in quattro lingue
dimostrato che l’assenza di rigore scientifico,
diverse: il latino, l’italiano, il sardo e lo spagno-
tanto criticata al frate, era propria del suo tem-
lo. Persino il confratello Luca Wadingo scrisse
po e che molte idee ritenute fantasiose erano
di lui “era meglio di facile penne che di maturo
condivise da altri intellettuali vissuti negli stessi
giudizio: molto scrisse e senza ordine ragunò:
anni14. Tutti, invece, sono concordi nel ricono-
sicchè in lui gli uomini assennati in lui brama-
scergli le doti di predicatore: era definito “pre-
no un metodo migliore, una dottrina più casti-
dicatore dotto e veramente apostolico”15. Tutti,
gata, uno stile più chiaro e semplice.” Non tutti,
inoltre, apprezzavano: “li suoi religiosissimi
ovviamente, erano dello stesso parere. Gli anna-
costumi”16, il suo essere uomo pio e devoto e
listi francescani lo contemplavano nella cerchia
fervente religioso dalla condotta irreprensibile,
47
storia e archeologia sulcitana
morto in odore di santità. Manifestò grande ca-
giugno e luglio del 1638 nel convento dei frati
pacità e ardore nelle sue prediche e nell’eserci-
Conventuali di Iglesias e dedicata ai cinque giu-
zio di pratiche religiose. Fu lui, infatti, a isti-
rati della città di Cagliari. Di quest’ultima, un
tuire, nel convento francescano di S. Miniato
esemplare manoscritto, forse l’originale, è con-
vicino Firenze, il pio esercizio della Via Crucis,
servato nel fondo Baille della Biblioteca univer-
che raccomandava nelle sue prediche. Nel Ne-
sitaria di Cagliari20.
crologio della Provincia Romana, si ribadisce:
Nell’Urania il frate scelse di utilizzare il dialet-
“Visse sempre dedito al lavoro, alla preghiera ed
to logudorese, combinato, in alcuni punti, col
alla mortificazione e compì un fecondo aposto-
campidanese per migliorarne la rima, perché
lato.”
convinto che la lingua sarda fosse più fedele al
Vidal fu un autore estremamente prolifico, in-
latino rispetto allo spagnolo e all’italiano. L’ope-
fatti si contano moltissime opere tra quelle
ra è dedicata a Don Giovanni Dexart, un patri-
stampate e quelle rimaste manoscritte, nelle
zio cagliaritano, uditore della Sacra Rota. Vidal
quali affrontò i più disparati argomenti: storia
stesso ammise che sarebbe stato necessario sot-
sacra e profana, letteratura, poesia e soprattut-
toporre la sua opera a una revisione, tuttavia,
to storie di santi. La sua incredibile abilità nel
come scrisse il Bullegas, ciò non avvenne, poi-
ricordare, dimostrata anche nei risultati rag-
ché, probabilmente, dovette approfittare della
giunti negli studi, lo aiutò in questa sua febbri-
somma di denaro messa a disposizione da De-
le attività di scrittore . Tra il 1636 e il 1638, si
xart per la pubblicazione di un’opera su S. An-
dedicò con grande intensità alla scrittura, poi-
tioco. Inoltre lo stesso Vidal dichiarò al caglia-
ché una malattia provocata dal caldo estivo lo
ritano che avrebbe scritto di lì a poco un’altra
costrinse a una immobilità temporanea. Fu così
opera sul santo, questa volta però in prosa ed
che, per evitare l’ozio, da lui definito maestro e
in castigliano, da identificare forse con la Vida,
madre dei vizi, si dedicò alla stesura di ben sei
rimasta poi manoscritta21. Nel poema, il frate
opere di diverso soggetto, due delle quali dedi-
racconta la storia del santo dalla nascita sino
cate a S. Antioco: un poema in ottave scritto in
alla morte, avvenuta in una grotta sull’Isola di
dialetto sardo intitolato l’Urania Sulcitana: De
Sulci, traendo la maggior parte di notizie dal-
sa vida, martyriu et morte de su benaventuradu
la più antica fonte storica che si possiede sul
S. Antiocu, Patronu de sa Isola de Sardigna19,
santo: la Passio sancti Antiochi martyris, scritta
redatta nel convento di San Pietro a Sassari,
dai benedettini tra la fine del XI e l’inizio del
e la Vida, Martyrio y Milagros de San Antiogo
XII secolo. Di quest’opera, di cui l’originale è
sulcitano Patron de la Isla de Sardegna, cuyo
andato perduto, si conserva solo una copia fat-
cuerpo se hallò en las catacùbas de su Iglesia de
ta eseguire, nel 1621, dall’arcivescovo di Caglia-
Sulcis el año 1615, à 18 de Marco, redatta tra
ri Francesco D’Esquivel. Dal poema di Vidal, si
17
18
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annali 2011
evince che S. Antioco discendeva da una nobile
cangelo Gabriele, che nel corso del poema spes-
stirpe e che, assieme al fratello Platano, nacque
so interviene per confortare e comunicare al
cristiano, poiché il padre si convertì al Cristia-
santo la volontà del Signore. Il linguaggio è for-
nesimo, prima della sua nascita, ricevendo il
temente espressivo, infatti Vidal utilizzò spes-
battesimo. Antioco studiò le arti liberali ad An-
so l’artificio retorico della metafora. S. Antioco
tiochia e si laureò in medicina, si trasferì quindi
viene definito cedro, albero considerato simbo-
ad Alessandria, dove operò i primi miracoli. La
lo d’immortalità per la sua longevità, nonché
fama del suo valore arrivò presto in Maurita-
simbolo di misericordia e di pietà, per via dei
nia e giunse sino alle orecchie dell’imperatore
suoi frutti salutari22. È chiamato anche garofa-
Adriano a Roma. Nel frattempo, Antioco partì
no, da sempre definito il fiore di Dio e, secon-
per giungere a Calatra, città d’origine del padre,
do una leggenda medievale, nato dalle lacrime
dove continuò ad operare miracoli e a conver-
della Vergine, versate per la morte del figlio23.
tire, per mezzo del battesimo, genti pagane.
Il fratello Platano si rivolge a lui chiamandolo
L’imperatore Adriano, preoccupato per l’opera-
cipresso, simbolo di morte e di dolore, spesso
to dei due fratelli, giunse in Mauritania, dove
presente nelle immagini sacre raffiguranti il
i due furono accusati e imprigionati in quanto
martirio di santi24. Nella descrizione del primo
cristiani. Per primo venne torturato ed ucciso
supplizio, quando le fiamme non lo ferirono e
Platano, nel tentativo di convincere Antioco ad
il suo corpo non subì alcuna lesione, è definito
abbandonare la sua fede. Non ottenuto lo scopo
divina salamandra e sacro empiro, due animali
desiderato, anche Antioco venne sottoposto a
che si pensava fossero immuni dalle fiamme25.
una serie di supplizi, tutti superati miracolosa-
La metafora è mutuata anche dal repertorio mi-
mente: da principio, fu costretto nudo alla tor-
tologico quando viene chiamato Atlante mauri-
tura delle torce impeciate, con le quali si tentò
tano poiché, al pari del personaggio mitologico
invano di dargli fuoco, poi venne fatto entrare
che portava sulle spalle il mondo intero, anch’e-
in un pentolone ricolmo di liquidi bollenti, ma
gli sopportava un grande peso26. Nel corso del
rimase illeso, infine venne dato alle belve che
poema viene ancora definito come: stella reful-
ebbero, verso di lui, l’atteggiamento di agnelli
gente, forte Atleta27, Luce gloriosa28 e alunno
mansueti. L’imperatore decise, a quel punto, di
del sole29. Dal racconto trapela, chiaramente, la
esiliare il santo nell’isola di Sulci. Una volta ar-
partecipazione emotiva del frate quando riuscì a
rivato a destinazione, Antioco si rifugiò in una
far vacillare, per un attimo, l’imperatore Adria-
grotta dove continuò a convertire, ma quando
no che, confuso per il fallimento dei supplizi
venne raggiunto dai soldati romani per essere
cui lo sottoponeva, ammise l’esistenza del Dio
tradotto prigioniero a Cagliari, morì secondo
dei cristiani. Come evidenzia più volte Bullegas,
quanto era stato più volte annunciato dall’ar-
Vidal amava giocare con le parole, utilizzando
49
storia e archeologia sulcitana
e fosse sarda34. Il riferimento alla madre manca
nella Passio e fu per primo padre Vidal, derivandola probabilmente dalla tradizione orale, a
indicarla per iscritto. Torna poi a citare la madre Rosa o Rosula nell’ultima ottava del poema,
Firma autografa di Padre Salvatore Vidal
quando, in suo onore e per il glorioso martire
suo figlio, vengono sparse rose35.
Nonostante lo consideri nato in Mauretania,
un linguaggio veloce e fantasioso. Innumerevo-
non c’è alcun riferimento evidente alla pelle
li sono gli esempi e, tra tutti, il più eloquente
scura, le poche descrizioni della carnagione
è il verso: Turbat Turbone turbidos turbantes, in
sono ambigue e tendono a rilevare il contrario o
cui si allude a Turbone, tribuno dell’imperatore,
semmai un colorito mulatto. Nell’ultima ottava
che doveva turbare i torbidi mussulmani defini-
del XI canto, l’Arcangelo Gabriele, dopo averlo
ti turbanti .
rinfrancato e avergli assicurato che la sua mor-
Non tutti gli storici sono concordi sull’origi-
te non avverrà in Africa ma in Sardegna, gli toc-
ne del santo, infatti da alcuni era considerato
ca la fronte bianca: Et toccadu qui l’hàt su fronte
africano, mentre altri lo ritenevano un santo
chiaru36. Altro riferimento alla carnagione è alla
locale31. Nell’Urania, Vidal lo indica come mau-
fine del poema, quando, prima di morire, il san-
retano, precisamente, nato in Marocco, figlio
to piange e chiede a Dio di abbreviare la sua esi-
di un uomo africano che si convertì al Cristia-
stenza. A quel punto, Vidal descrive le lacrime
nesimo32. Il proemio inizia con il riferimento
scendere lungo le gote d’alabastru finu, alluden-
all’origine, che verrà poi ribadita un’infinità di
do perciò al colore giallo–bruno in cui più fre-
volte in tutto il poema: “Canto su cavalleri Mau-
quentemente si presenta questo tipo di pietra37.
rìtanu”33. In tal senso, interessanti sono le due
Solo una volta, nel poema, viene indicato come
ottave in cui l’imperatore Adriano si rivolge a
“moro” , precisamente quando viene così defini-
Renusio, principe di Utica e senatore, nonché
to dal timoniere della barca, durante il viaggio
storico, esprimendo il dubbio sulla provenienza
verso l’isola di Sulci. Poiché imperversava una
di Antioco, in quanto aveva sentito dire fosse
terribile tempesta e la nave rischiava il naufra-
sardo. A questo dubbio l’interlocutore risponde
gio, il timoniere propose al capitano di gettare
con fermezza che Antioco era della Mauretania,
Antioco in mare, poiché ritenuto la causa del
come era risaputo ovunque, e non sardo, anche
tempo avverso. Probabilmente, in questo caso,
perché il suo nome non era affatto diffuso sull’i-
l’aggettivo non è riferito al colore nero della pel-
sola. Egli conclude il discorso, però, dichiaran-
le, ma è piuttosto un’allusione alla provenienza,
do che la madre di Antioco si chiamasse Rosa
poiché è definito arabo e moro. Un’altra ipotesi
30
50
annali 2011
è quella che l’aggettivo sia utilizzato come offe-
punto che sembrava ricoperto di rose, piutto-
sa, dato che S. Antioco viene descritto come un
sto che di fiamme39. Contemplando, perciò, an-
uomo cattivo, arabo, moro, indiavolato, incan-
che le due opere di Vidal, risultano pochi i casi
tatore e mago .
in cui il santo viene descritto o raffigurato con
Anche nella Vida, Martyrio y Milagros de San
la pelle scura. Anche nella maggior parte delle
Antiogo sulcitano, il frate descrisse come can-
opere d’arte che ripropongono la sua effige, sia
dida la pelle del santo, quando narrò il sup-
statuette che dipinti, viene rappresentato con
plizio del fuoco al quale venne sottoposto: su
l’incarnato chiaro. Esistono dei casi in cui il
candido y generoso cuerpo. Le fiamme non ri-
colore nero è limitato alle sole mani, come, ad
uscirono a lesionare la pelle del santo, ma, al
esempio, nella statua posta nella cappella a si-
contrario, lo rinfrescarono come rugiada a tal
nistra del presbiterio della Cattedrale di Iglesias
38
S. Vidal, Vida, Martyrio y Milagros de San Antiogo sulcitano, Biblioteca Universitaria di Cagliari, Fondo Baile,1638
51
storia e archeologia sulcitana
e nella tela esposta nella sagrestia della stessa
eius presenti42. Nella stessa opera, elencò la lun-
chiesa. Ciò può essere giustificato con il fatto
ga serie di miracoli dovuti all’intercessione del
che S. Antioco, durante il martirio, fu costretto
santo, avvalendosi, come fonte, del Process de
a entrare in una caldaia ricolma di pece, perciò
miracles del glorioso S. Antiogo e del Quaderno.
il colore sulle mani indicherebbe questa sostan-
Llista y nota redatti, il primo in occasione del
za oleosa . Al di là di questa spiegazione, con la
processo sui miracoli attribuiti al santo, istruito
scelta di sbiancare la pelle del martire si è volu-
ad Iglesias nel 1593, il secondo dopo l’inven-
ta evitare, evidentemente, l’allusione ai mussul-
zio delle reliquie del santo, poi pubblicato nel
mani, in un’epoca nella quale i Turchi rappre-
161843. Nell’Urania, egli dimostrò la diffusione
sentavano una minaccia per i Cristiani. Per la
del culto del santo in tutta la Sardegna, infatti
stessa ragione, si è scelto di eliminare il turban-
precisò che dall’isola di Sulci il corpo avrebbe
te, presente solo in alcune opere sul capo di S.
profumato nel tempo: per y s’amplu Regnu Sar-
Antioco, essendo anche questo un elemento che
du vale a dire “per il vasto Regno Sardo”44; e poi
poteva facilmente ricondurre al mondo islami-
ancora asserì che, quando fosse stato trovato il
co. Vidal, nelle sue due opere, si spinse oltre il
corpo del santo, si sarebbero fatti teatri esultan-
colorito della pelle nella descrizione fisica del
ti in ogni zona della Sardegna: Ma quando siat
santo, definendolo un uomo dalla statura esa-
su corpus acatadu, […] A faguer hàt Sardigna in
gerata, allineandosi così a un’antica tradizione
ogni stadu Fumantes theatros d’emula conqui-
che voleva grandiosa la corporatura del marti-
sta, come egli certamente ebbe modo di riscon-
re. Secondo Padre Pili, altro frate che grande
trare nei suoi lunghi viaggi per l’intera isola45.
venerazione riservò a S. Antioco, si alludeva in
Ma, soprattutto, il frate ha avuto una parte im-
questo modo alla statura morale del santo .
portante nel riconoscimento del ruolo del santo
In conclusione, al di là delle critiche che posso-
come patrono della Sardegna, ribadendolo più
no essere mosse agli scritti di Vidal, si deve rico-
volte nelle due opere; è infatti definito in que-
noscere che, in esse, egli testimoniò l’antichità
sta veste nel titolo di entrambe, nonché nella
del culto del santo e la sua importanza e diffu-
prima ottava del proemio dell’Urania, dove è
sione in tutta la Sardegna. Dimostrò l’antichità
citato col sinonimo di avvocato: Advocadu de
del culto soprattutto nella Vida, riportando il ri-
s’Isula Cethina Sardigna46; infine, nella frase
trovamento, avvenuto nel 1637 sull’altare mag-
dell’ultimo canto, si sottolinea in generale la
giore della Basilica di S. Antioco, di una perga-
sua funzione: Advocadu Patronu, et Protecto-
mena in cui si riferiva che, nel 1102, la chiesa
re advòca, patrocìna, et protège47.
40
41
veniva riconsacrata, dopo la profanazione dei
Mori, dal vescovo sulcitano Gregorio, in onore
52
della Vergine Maria e Sancti Antiochi corpore
annali 2011
note
1 Biografia ricostruita attraverso la consultazione delle
7 F. Casimiro, op. cit., pp. 371-371.
seguenti fonti: Fonti inedite: Roma, Archivio Provin-
8 P. Tola, op. cit., p. 307.
ciale Aracoeli (APA – Storico), Fondo Aracoeli, ms 8
9 P. Tola, op. cit., p. 309.
(a.6): P. Onorato Finucci da Casabasciana, Memorie di
10 G. Siotto Pintor, op. cit., vol. III, pp. 40, 43, 48.
Avvenimenti notabili appartenuti alla Provincia Roma-
11 P. Martini, op. cit., pp. 344-354.
na Minore Oss.te incominciando l’anno 1612, pp. 66-
12 APA Storico, Necrologio della Provincia Romana dei SS.
67; Fonti edite: Necrologio della Provincia Romana dei
SS. Apostoli Pietro e Paolo, Roma 1969, p. 86; F. Casimiro, Memorie istoriche della chiesa e convento di S.
Maria in Araceli di Roma raccolte dal P. F. Casimiro romano dell’Ordine de’ Minori, Roma 1736, pp. 371-372;
P. Martini, Biografia Sarda, Cagliari 1837, tomo I, pp.
344-345; P. Tola, Dizionario biografico degli Uomini illustri di Sardegna, Torino 1838, volume III, pp. 307-314;
G. Siotto Pintor, Storia letteraria di Sardegna, Cagliari 1844, voll. II-III; F. Alziator, Storia della Letteratura
di Sardegna, Edizioni “La Zattera” 1954, cap. XX, pp.
Apostoli Pietro e Paolo, Roma, p. 86.
13 F. Manconi (a cura di) Padre Jorge Aleo, Storia cronologica del Regno di Sardegna dal 1637 al 1672, pp. 85-86.
14 S. Bullegas, op. cit., pp. 8-9; F. Alziator, op. cit., pp. 163168.
15 Roma, APA Storico, Fondo Aracoeli, ms 8 (a.6): P. Onorato Finucci da Casabasciana, op. cit.
16 Roma, APA Storico, Fondo Aracoeli, ms 8 (a.6): P. Onorato Finucci da Casabasciana, op. cit.
17 APA Storico, Necrologio della Provincia Romana dei SS.
Apostoli Pietro e Paolo, Roma, p. 86.
163-168; S. Bullegas, L’Urania Sulcitana di Salvatore
18 S. Bullegas, op. cit., p. 10.
Vidal. Classicità e teatralità della lingua sarda, Cagliari
19 Per lo studio del poema ampiamente consultata la tra-
2004; G. Giacu e M. Muru (a cura di), Il silenzio di
duzione dal dialetto sardo di Bullegas in S. Bullegas,
un segno. Miracolo eucaristico di Mogoro Anno Domini
L’Urania Sulcitana di Salvatore Vidal. Classicità e teatra-
1604, Mogoro (OR) 2007, pp. 30-31.
lità della lingua sarda, Cagliari 2004.
2 F. Alziator, op. cit.
20 R.Lai e M.Massa, S.Antioco da primo evangelizzatore di
3 Roma, APA Storico, Fondo Aracoeli, ms 8 (a.6): P. Ono-
Sulci a glorioso Protomartire “Patrono della Sardegna”
rato Finucci da Casabasciana, Memorie di Avvenimenti
edizione Arciere, Monastir maggio 2011. R. Lai (a cura
notabili appartenuti alla Provincia Romana Minore Oss.
di), F. Pili, Le meraviglie di S. Antioco martire sulcitano,
te incominciando l’anno 1612, pp. 66-67.
S. Antioco 2010, pp.20-21; S. Bullegas, op. cit., p. 21.
4 S. Bullegas, op. cit., pp. 16-17.
21 S. Bullegas, op. cit., p. 22.
5 Roma, APA Storico, Necrologio della Provincia Romana
22 S. Vidal, Urania Sulcitana, 1638, canto I, ottava VI: “s’al-
dei SS. Apostoli Pietro e Paolo, Roma, p. 86.
6 Roma, APA Storico, Fondo Aracoeli, ms 8 (a.6): P. Onorato Finucci da Casabasciana, op. cit.
tu et bellu Cedru Antiògu,”; canto IV, ottava III, “Excelsu
Cedru”.
23 Ibidem, canto II, ottava VII: “Clavellina”.
53
storia e archeologia sulcitana
24 Ibidem, canto VII, ottava XI: “Cipressu sagradu”.
37 Ibidem, canto XXI, ottava XII.
25 Ibidem, canto X ottava XVIII: “divina Salamandra, et sa-
38 Ibidem, canto XVIII, ottava XIV: “Custa mala persone
cru Empyru”; Cfr.: S. Bullegas, op. cit., p. 424, note n. 5-6.
26 Ibidem, canto IX, ottava XVII: “Est Mauritanu Atlante”.
27 Ibidem, canto IV, ottava VII.
39 S. Bullegas, op. cit., p. 53: “mas parecia aquel su candido y generoso cuerpo cubierto de rosas, que de llamas”.
28 Ibidem, canto II, ottava VIII.
40 R. Lai (a cura di), F. Pili, op. cit., pp. 30-31, nota 4.
29 Ibidem, canto XX, ottava XXXIV: “sole clientulu”.
41 Ibidem, canto X, ottava III, “statura gigantea, […] Man-
30 Ibidem, canto VIII, ottava VIII; Cfr.: S. Bullegas, op. cit.,
p. 409, nota n. 3.
31 R. Lai (a cura di), F. Pili, Le meraviglie di S. Antioco martire sulcitano, S. Antioco 2010, pp. 30-31, nota 4.
32Con Mauritania intendeva la regione della Mauretania
una provincia romana che corrispondeva al Marocco fino
a parte dell’Algeria e a parte dello stato della Mauritania.
54
Araba Mora. Indiauladu, incantadore, Magu”.
na, et robbusta, illustre, et generosa persone”. Cfr.: R.
Lai (a cura di), F. Pili, op. cit., S. Antioco 2010, p. 33.
42 R.Lai e M.Massa , S.Antioco da primo evangelizzatore
di Sulci a glorioso Protomartire “Patrono della Sardegna” edizione Arciere, Monastir maggio 2011, R. Lai (a
cura di), F. Pili, op. cit., p. 35.
43 R. Lai (a cura di), F. Pili, op. cit., pp. 37-39.
33 S. Vidal, Urania Sulcitana, proemio, parte II, ottava I.
44 Ibidem, canto XI, ottava XVIII.
34 Ibidem, canto XV, ottave XXII-XXIII.
45 Ibidem, canto XX, ottava XXXVII.
35 Ibidem, canto XXI, ottava XXXII.
46 Ibidem, proemio, parte II, ottava I.
36 Ibidem, canto XI, ottava XX.
47 Ibidem, canto XXI, ottava XXX.
annali 2011
Riferimento archivistico: Roma, Archivio Provinciale Aracoeli
(APA – Storico), Fondo Aracoeli
NECROLOGIO DELLA PROVINCIA ROMANA
dei SS. Apostoli Pietro e Paolo p. 86
28 GENNAIO
SONO MORTI PIAMENTE NEL SIGNORE
DALLE ORIGINI DELLA PROVINCIA FINO ALL’ANNO 1899
1647: Roma: Conv. S. Maria in Aracoeli
P. SALVATORE VITALI DELLA SARDEGNA della Provincia Toscana
Laureatosi a soli 23 anni in Diritto Canonico e Civile, abbracciò lo stato ecclesiastico.
Ordinato sacerdote, gli fu affidata la cura di una Parrocchia.
Spinto dal desiderio di maggiore perfezione entrò nel nostro Ordine, indossando l’abito
religioso nel Convento della Verna. Visse sempre dedito al lavoro, alla preghiera ed alla
mortificazione e compì un fecondo apostolato. Nelle sue prediche raccomandava sempre il
pio esercizio della “Via Crucis”. “Sacerdote dotto e veramente apostolico”, predicò molto in
Lombardia ed in Toscana, dove era stimatissimo dal Gran Duca di Firenze. Rese più efficace il
suo apostolato anche con dei miracoli.
Scrittore e Predicatore esimio. Ha lasciato alcune opere assai pregevoli.
Una grande moltitudine di ammiratori e devoti assistette commossa ai suoi funerali.
(CASIMIRO ROMANO pp. 371-372, DA CASABASCIANA O., pp. 66-67)
55
storia e archeologia sulcitana
Riferimento archivistico: Roma, Archivio Provinciale Aracoeli
(APA – Storico) Fondo Aracoeli, ms. 8 (a. 6)
P. Onorato Finucci da C.
Notizie d. Prov. Rom. di Aracoeli
Notizie della Prov. Romana Aracelitana queste memorie furono qui raccolte, e scritte di proprio
carattere dal molto Rev. Padre F. Onorato Finucci di Casabasciana detto volgarmente di Lucca
Memorie di Avvenimenti notabili appartenuti alla Provincia Romana Minore Oss.te
incominciando l’anno 1612 nel quale il P. Honorato da Lucca in quella prese l’habito della
Religione, e come, e quando di tempo, in tempo succederono, da esso sinceramente osservati
e benemente notati. 1612 l’Anno di N. S. 1612 alli 9. di giugno nel Convento di Araceli fu
celebrato il Capitolo Generale
pp. 66 – 67
Poco tempo avanti la celebrazione di questo Capitolo il Convento di Araceli anzi la Religione
tutta ricevè grande honore per la morte successa nell’Infermeria di detto Convento del P.
Salvatore Vitale sardo Predicat.e dotto e veramente Apostolico, come lo dimostrano i libri da lui
mandati alle stampe, e li suoi religiosissimi costumi con le sue Apostoliche predicazioni fatte
in molte città della Lombardia e nella Toscana tutta, dove et in particolare dalli serenissimi di
Fiorenza era tenuto in molta stima e gran venerazione, finalmente ritrovandosi in Araceli dove
haveva predicato con gran fama, infermatosi a morte con molta esemplarità rese lo spirito al
Signore, concorrendo infinito populo alle sue esequie, acclamandolo generalmente per gran
servo di Dio, et a petizione di alcuni signori suoi Paesani quali dissero che a suo tempo più
opportuno con la debbita facoltà lo volevano trasportare in Sardegna alla Patria fu seppolto
nella Cappella di S. Diego in una sepoltura antica al lato del Vangelo distinta da quella delli
Sig.ri Cenci Padroni di detta Cappella e per maggior sicurezza fu fermata la bocca di detta
sepoltura con due spranghe di ferro.
Indice
p. 121
P. Salvatore Vitale sardo muore in Araceli con fama di santità sepolto nella cappella di S. Diego.
56
annali 2011
lettere
Lettura della spiritualità di S. Antioco
di Hovsep Achkarian
ca il libro di questa legge, ma meditalo giorno
e notte per osservare e mettere in pratica tutto
quanto vi è scritto, così porterai a buon fine il
M
tuo cammino e avrai successo.” In queste pa-
ettendo a confronto la Passio di
role dell’Antico Testamento, troviamo risposta
S.Antioco e quella di San Biagio, ve-
al nostro quesito: il successo veniva ad Antioco
scovo e medico taumaturgo dell’Ar-
proprio dal suo stile di vita, totalmente impron-
meniastorica
1
(Sebaste), potremmo cogliere
tato alla Parola di Dio e alimentato dalla fede
molteplici similitudini.
cristiana. Il Santo, infatti, dedicava molto tem-
In questo contesto, però, non è mia intenzione
po alla lettura e interiorizzazione del Vangelo,
evidenziare analogie né tantomeno analizzare
nella continua tensione a esserne testimone nel
gli influssi degli scritti agiografici della Chiesa
pensiero e nell’azione. Secondo quanto viene
d’oriente, trasmessi alla Chiesa Romana nell’a-
indicato a Giosuè dal Creatore dell’universo,
ria del martirio di S. Antioco, ma dimostrare il
dunque, per “riuscire” nella vita è necessario la-
vero senso biblico della vita spirituale del Santo
sciarsi guidare dalla Parola di Dio e rivolgere a
sulcitano, anch’egli medico, che aveva ricevuto
Lui, senza sosta, il proprio cuore. Occorre porsi
in dono da Dio il potere di guarire il corpo e
in continua ricerca della Parola, ascoltandola,
l’anima.
amandola, rispettandola e facendone riferimen-
Nel libro di Padre Filippo Pili (Le meraviglie
to costante della propria vita.
di S. Antioco martire sulcitano), leggiamo che
Ecco perché S. Antioco svolgeva la sua pro-
Antioco era di nobile famiglia, cristianamente
fessione di medico non disgiunta da uno stile
educato e d’ingegno felice. Si dedicò ben pre-
di vita direttamente ispirato dal Padre, perse-
sto agli studi in medicina, di cui divenne esimio
verando nello studio e nell’obbedienza della
maestro, praticando tale scienza non per lucro
Legge di Dio, assimilata e quindi pienamente
ma per vocazione, facendone una santa missio-
condivisa, luce ai suoi pensieri, alle sue azioni e
ne, soprattutto, in favore dei poveri.
persino intenzioni.
Viene subito da chiedersi come sia stato possi-
I santi taumaturghi non sono affatto dei maghi,
bile per un uomo dedito a Cristo, il più gran-
bensì uomini che, grazie ai doni dello Spirito,
de esempio di umiltà e semplicità nella storia
hanno capito che il solo modo che ci consenta
dell’umanità, ottenere fama e successo in campo
di dare un vero senso alla vita e di godere delle
lavorativo. Nel Libro di Giosuè (Gs 1:8) leggia-
meraviglie del Creato, consiste nel condurre la
mo che, dopo la morte di Mosè, Yavè (YHVH) in
propria esistenza in assoluta condivisione con il
persona si rivolge al giovane guerriero, servo di
Creatore. Chiunque, in funzione del libero arbi-
Mosè, dicendo: “ Non si allontani dalla tua boc-
trio di cui è dotato, scelga questa strada, si deve
2
57
storia e archeologia sulcitana
58
porre l’obiettivo di studiare, al fine di conoscere
di questo Santo, cresciuto secondo i precetti spi-
gli insegnamenti delle Sacre Scritture, e di vi-
rituali della Chiesa di Cristo, è quello di non af-
vere secondo questi. Visualizzare e meditare la
fidarsi a se stessi ma a Dio, avvicinandosi a Lui
Parola, cercare di capirne il significato con in-
attraverso lo studio attento della Parola. Infatti,
teresse e curiosità amorevole, risulta essere una
chi cerca di conoscere Dio attraverso il proprio
chiave spirituale molto potente nelle mani del
pensiero, spesso creandosi una religione ad hoc
credente, qualunque sia la sua condizione so-
o ascoltando i propri sentimenti, senza ecce-
ciale e lavorativa. S. Antioco, uomo intelligente
zione per rabbia e desiderio di vendetta, cade
e fervido seguace di Cristo, si sforzava di trova-
nella miseria umana, sperimentando le peggiori
re ogni risposta meditando la Bibbia e inoltre,
delusioni. Nel quarto Vangelo ( Gv 1:1), Gesù
con la forza della preghiera, otteneva la guari-
è chiamato Parola creatrice dell’Eterno: Gesù è
gione dei suoi pazienti, nella piena consapevo-
Verbo ovvero Parola di Dio, perché attraverso
lezza che questa venisse non dalle sue mani ma
la sua bocca si rivela il progetto di salvezza del
dalla misericordia di Dio. Giorno dopo giorno,
Padre Celeste. Viene ribadito ancora una volta,
la Parola diventava parte di lui, procurandogli
dunque, che ascoltare e leggere la Parola por-
il successo nelle vicende quotidiane. San Paolo,
ti alla ricchezza interiore e alla crescita morale
infatti, nella lettera ai Colessesi (Col 3:16) esor-
dell’individuo, che può giungere così alla vera
ta : “La parola di Cristo abiti in voi, nella sua
conoscenza.
ricchezza”.
Tutti gli scritti che riguardano il Santo sulcita-
La sua intima comunione con Cristo ha per-
no ci rivelano un uomo ricco di talenti, grazie
messo che attraverso di lui, comune mortale, si
ai quali egli dà prova di una grande ricchezza
manifestasse la grandiosa potenza di Dio. Tale
spirituale, che si palesa nei mirabili aspetti della
presenza straordinaria nella sua vita ha consen-
sua personalità. Questi aspetti, di cui mi accin-
tito quegli avvenimenti miracolosi che la men-
go a parlare, potrebbero sembrare frutto della
te umana non sa spiegare e che l’uomo trova,
fantasia popolare o di un estroso scrittore ma, a
dunque, incomprensibili alla luce della ragione.
ben guardare, corrispondono esattamente all’e-
Capitava spesso che, a causa del suo mestiere,
sortazione delle Sacre Scritture a vivere la pro-
venisse a trovarsi in situazioni difficili e addi-
pria vita in Cristo, tendendo alla santità.
rittura pericolose, ma egli non si tirava mai in-
S. Antioco fu un esempio splendido di virtù.
dietro. Incurante di qualsiasi rischio, forte della
Nella seconda lettera (2 Pt 1:5,7) l’apostolo Pie-
sua fede, obbediente all’esempio di Gesù e gui-
tro, ispirato dallo Spirito Santo, rivela che Dio
dato dallo Spirito Santo, procurava la guarigio-
ci ha donato ogni bene ma, per non vivere ciechi
ne ai suoi malati, liberandoli dalla sofferenza.
e inoperosi, occorre che uniamo alla fede altri
L’insegnamento che dovremmo trarre dalla vita
sette importanti doni, tra cui la virtù: “ Per que-
annali 2011
sto mettete ogni impegno per aggiungere alla
Nella seconda lettera ai Corinzi (2 Cor 6:17) è
vostra fede la virtù,. . ”. S. Antioco ha accolto in
scritto: “ Perciò uscite di mezzo a loro e separa-
toto il messaggio di Pietro unendo alla sua fede
tevi, dice il Signore, non toccate nulla d’impu-
la virtù, che gli ha permesso di compiere il bene
ro. E io vi accoglierò”. L’individuo che si pone
in assoluta umiltà e in purezza di cuore. Inol-
alla continua ricerca di Dio riesce a cogliere gli
tre, gli ha procurato la forza per non distogliere
errori commessi da se stesso e dagli altri e sa
mai il suo pensiero da Cristo e per vivere alla
che, per raggiungere il Bene, deve riuscire an-
sua sequela anche nei momenti difficili, in cui
che ad allontanarsi da tutto e tutti, per vivere
sarebbe stato più semplice abiurare alla propria
in solitudine la sua intima relazione con Dio.
fede. Così ha saputo mantenere la santità e la
L’anacoreta arriva alla maturità di confidare
vera felicità, accompagnando alla propria fede
in Dio, perché ha acquisito la consapevolezza
una dose smisurata di virtù.
che Egli è sempre fedele a quelli che lo amano
S. Antioco fu testimone coraggioso della fede.
e non li abbandona nella difficoltà. È anche a
Nella lettera agli Efesini (Ef 5:1,2) San Paolo
conoscenza del fatto che Dio affida a ciascuno
scrive: “Fatevi dunque imitatori di Dio, qua-
prove adeguate alla propria capacità di soppor-
li figli carissimi, e camminate nella carità, nel
tazione, affinché risulti possibile superarle. S.
modo che anche Cristo ci ha amato e ha dato se
Antioco, infatti, rafforzava la propria fede nel-
stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di
la sofferenza, vissuta come un dono, e da essa
soave odore”. Già prima del suo martirio, S. An-
non fuggiva perché era certo che Dio rimanesse
tioco aveva dato prova di fedeltà al Signore, no-
accanto a lui per preservarlo dal male. In lui,
nostante le enormi difficoltà incontrate in am-
inoltre, ardeva a tal punto il desiderio di con-
biente pagano, dove si trovava ad agire e vivere.
giungersi a Dio, che cercò l’isolamento più to-
Essere testimoni autentici non vuol dire, infatti,
tale per concentrarsi nella preghiera ed elevarsi
essere meri conoscitori dei dogmi di fede, ma
all’Altissimo.
vivere secondo lo Spirito, mettendone a frutto
S. Antioco si rivela modello straordinario di sop-
i doni ricevuti e, con umiltà e amore, andare
portazione, in nome di Gesù, durante la tortura
incontro al fratello per trasmettergli la propria
e l’esilio nell’isola di Sulci.
gioia di vivere in Cristo. Questo era proprio il
La vita di Antioco si svolge, come già detto, in
modus vivendi di Antioco, secondo quanto ci
un contesto fortemente pagano in cui ogni cri-
viene riportato dagli scritti che lo vedono pro-
stiano, nel testimoniare la propria fede, aveva
tagonista.
piena consapevolezza del rischio cui si sottopo-
S. Antioco si è dimostrato anacoreta instanca-
neva. La persecuzione, come pure il martirio,
bile nella ricerca di Dio, con il suo volontario
erano tappe obbligate per chi, come lui, avesse
isolamento in una grotta.
voluto seguire rettamente il Signore. Antioco
59
storia e archeologia sulcitana
va incontro alla morte con la gioia nel cuore,
Un uomo umile, Antioco, con una fede immen-
confortato dall’angelo inviatogli da Dio, come
sa, che l’ha guidato al successo nella vita terre-
Cristo sulla croce si affida al Padre, nella pie-
na e alla gloria nei cieli. Un uomo del passato
na certezza che sarà accolto e ricompensato
che si impone come modello di vita più che mai
nei cieli. Cosi, infatti, Gesù aveva assicurato:
attuale per l’uomo moderno, che spesso, preso
“Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché,
dalla frenesia dell’apparire, ha perso di vista la
ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo.”
vera meta da raggiungere, alla fine del suo viag-
(Luca 6:23)
gio terreno.
note
1 Cfr. L. Cinesu, Passione di San Antioco Martire. Edizioni “Santuario di San’Antioco” tipografia P.Valdes
co martire sulcitano, pp. 29-36, Edizioni Basilica di
-1983, con la vita di San Biagio sotto il nome:” Surp
S.Antioco Roma 2010 .
Vlas Hairabed”, Haismavurk Est Garki Endrutian Orinaghi Haismavuraz der Israeli, H.B. Gamok Azkain
Joghovo yev V. Badriarki diarn Sdepanosi srp. Archebisgobosi, Ortakugh, Dbaran A. Boghos, Gosdantnibolis, 1834.
60
2 R. Lai (a cura di), F. Pili, Le meraviglie di S. Antio-
annali 2011
recensioni
S. Antioco da primo evangelizzatore di Sulci a
glorioso Protomartire, “Patrono della Sardegna”
to Lai e Marco Massa, supportati, nella davvero
di Salvatore G. Vicario
non semplice fatica, da uno stuolo di studiosi;
questi, ciascuno nella propria specializzazione,
A
hanno impreziosito e contribuito a dare consi-
amare questo stesso luogo agli altri, proporlo alla
dell’ introduzione del Santo Padre Benedetto XVI
conoscenza e quindi all’attenzione della cultura,
(Santi. Gli autentici apologeti della Chiesa), della
mare il proprio luogo di nascita è facile,
stenza storica all’intera opera.
anzi naturale come nutrire amore per
Non serve un testo laudativo a questo elegante e
la propria mamma; meno facile è fare
corposo libro: basta notare che ha avuto l’onore
prefazione del cardi-
insinuando nell’animo
nale Camillo Ruini
del lettore, con garbata malizia, il desiderio
Roberto Lai
di andarlo a visitare.
Quest’ultima
Marco Massa
roco della Basilica.
è giusto ricordare,
valentemente, con la
anche, come la cul-
pubblicizzazione della
Antonio Maria Corda,
Elisabetta Curreli,
Anna Maria Nieddu,
Alessandra Pasolini.
Raccolta iconografica
Walter Massidda.
se; di qualsiasi paese,
direi più in generale,
poiché la Storia della
“nazione Italia” po-
Patrono della Sardegna
Rossana Martorelli,
antropologica del pae-
S.ANTIOCO
Roberto Coroneo,
paesaggistica ed etno-
Marco Massa nasce a Sant’Antioco nel marzo del 1956.
Archivista ed operatore culturale, dal 1991 è presidente della cooperativa Studio 87, specializzata
negli interventi di recupero, riordino e valorizzazione degli archivi di enti pubblici e privati. Negli
ultimi venti anni ha organizzato e coordinato un gran numero di mostre e convegni che hanno
raccontato le storie delle comunità locali del territorio e dell’isola sulcitana. Ha partecipato a diverse
rassegne internazionali (nel 2001 alla VI Conferenza Europea degli Archivi a Firenze è stata presentata
la versione prototipale dell’archivio storico consultabile online). Le ricerche condotte nelle più
importanti istituzioni archivistiche italiane ed europee (Archivio di Stato di Cagliari, Archivio di Stato
di Torino, Archivio dell’Ordine Mauriziano a Torino, Biblioteca National de Madrid, Archivio della
Corona di Aragona a Barcellona) e l’analisi paleografica dei documenti recuperati, hanno consentito
di ricomporre le vicende politiche, sociali e religiose di periodi poco indagati e ancor meno conosciuti
della storia isolana. Dal 2000 dirige l’Archivio Storico del Comune di Sant’Antioco.
tura, nell’Isola di S.
nota storica, artistica,
Maria Giulia Amadasi Guzzo,
ne di don Demetrio
Pinna, rettore e par-
finalità
si può ottenere, pre-
Con contributi di:
e della presentazio-
Roberto Lai nasce a Sant’Antioco il 7 giugno 1962, vive e lavora a Roma.
È luogotenente nell’Arma dei Carabinieri. Dal 1992 e’ impegnato nella lotta contro il traffico
internazionale delle opere d’arte; ha ottenuto in Italia e all’estero numerosi riconoscimenti, tra questi,
la medaglia d’Argento quale Benemerito della Scuola della Cultura e dell’Arte e l’onorificenza di
Cavaliere della Repubblica Italiana conferita “motu proprio” dal Presidente Giorgio Napolitano.
Ha partecipato in qualità di relatore a diversi convegni internazionali sulla tutela del patrimonio
culturale: Svizzera, Francia, Germania, Inghilterra, Grecia, Perù, Ecuador.
È presidente dell’associazione culturale Arciere onlus; ha ideato ed è curatore della rivista Annali
di storia e archeologia sulcitana; ha curato la ristampa del libro “le Meraviglie di S.Antioco di Padre
Filippo Pili e la pubblicazione “Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della
Sardegna, San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci”.
L’Amministrazione Comunale di Sant’Antioco gli ha conferito la medaglia d’oro quale Ambasciatore
della cultura per aver creato progetti di riscoperta sull’identità storico culturale locale.
S.ANTIOCO
da primo evangelizzatore di Sulci a glorioso Protomartire
“Patrono della Sardegna”
Introduzione del Santo Padre Benedetto XVI
SANTI. GLI AUTENTICI APOLOGETI DELLA CHIESA.
Prefazione del Cardinale Camillo Ruini
Edizioni Arciere
Antioco, sia stata e
sia
tenuta
ancora
oggi in grande consi-
Prefazione Cardinale Camillo Ruini
derazione, grazie
alla
sensibilità del sindaco Mario Corongiu,
trà essere considerata
rara avis fra i suoi
completamente scrit-
colleghi.
ta e tramandata, solo
Il primo capitolo –
quando ogni comunità
saggio storico - intro-
anche piccola che la com-
duce il lettore alle origini
pone, passata o contemporanea, avrà ricercata e
del Cristianesimo e ai suoi primi Martiri; ne evi-
tramandata la “sua storia”.
denzia il primo documento lapideo che – secon-
Ottima, quindi, l’idea dell’edizione del volume S.
do Padre Filippo Pili, alla memoria del quale è
Antioco da primo evangelizzatore di Sulci a glorio-
dedicata quest’opera - potrebbe essere stato uti-
so Protomartire, Patrono della Sardegna di Rober-
lizzato nel II secolo d.C., per onorare la sepoltura
61
storia e archeologia sulcitana
62
del Santo martire Sulcitano, Antioco; fa, poi, un
dasi Guzzo dell’Università “La Sapienza” di Roma,
attento cenno sui martirologi storici e puntualiz-
specialista in epigrafia punica, si addentra, forte
za le vicissitudini del cristianesimo sotto l’impero
della magistrale competenza dell’autrice, nell’o-
di Adriano.
stico campo dei ritrovamenti lapidei, già riuniti
Ampio è il secondo capitolo in cui vengono evi-
“in maniera esemplare nel libro Le meraviglie di S.
denziati il ruolo e il valore del riconoscimento
Antioco martire sulcitano (Cagliari 1984, ripubbli-
della terra sarda a S. Antioco patrono della Sarde-
cato a cura di R. Lai nel 2010)”, soffermandosi in
gna, con il supporto delle fonti letterarie ed epi-
particolare sull’iscrizione di Barega: “si tratta di
grafiche, dei numerosi documenti e delle opere
una pietra arenaria compatta rinvenuta nel 1930
d’arte.
‘fra un mucchio di pietre di un podere in quel di
Il capitolo successivo presenta:
Barega’ in provincia di Cagliari”. L’A., dopo avere
- la Diocesi di Sulci con una comunità cristiana
sviscerato i dati positivi e quelli dubbi, presenta
organizzata già nel 484, retta dal suo vescovo Vi-
annotazioni sul “testo considerato punico” e sul-
tale;
la lucerna arrecante l’iscrizione, rinvenuta “nella
- il re vandalo Unnerico, paladino (allo scopo di
località detta Is Pirixeddus”, non lontano dalla ne-
assicurarsi l’egemonia politica) delle dottrine
cropoli di Sulcis.
ariane. Violento, durante il suo regno, fu lo scon-
Il successivo capitolo, redatto da Rossana Marto-
tro con l’ortodossia, conclusosi con il Concilio di
relli dell’Università degli Studi di Cagliari, tratta
Nicea nel 325: quest’assemblea generale di tutti
delle catacombe di Sant’Antioco, delle fonti e del-
vescovi affermò la natura divina del Cristo, di-
la storia degli studi e delle ricerche, ne descrive
chiarò la dottrina ariana un’eresia e formulò il
la loro ampia estensione ed evidenzia, poi, come
Credo che ancora oggi viene recitato dai cristiani,
siano le uniche vere catacombe (cimitero sotter-
nel quale si dice di Gesù Cristo : “…generato e non
raneo) dell’isola; esse però si distinguono dalle
creato della stessa sostanza del Padre…”. “Che gli
catacombe romane, napoletane o siciliane, men-
avvenimenti non si svolsero secondo i propositi di
tre rispecchiano più da vicino “i sepolcreti della
Unnerico, apparve chiaro dalla persecuzione che
prima comunità cristiana”. L’imponenza plani-
si scatenò subito dopo questa conferenza contro i
metrica del monumento è messa in rilievo da due
cattolici che avevano difeso il sacro deposito della
tavole a tutta pagina.
loro fede”;
Le pitture delle catacombe di S. Antioco sono
- la “scoperta di un vescovo importantissimo per
trattate da Anna Maria Nieddu, della Pontificia
la storia della diocesi e della chiesa sarda: Euta-
Commissione di Archeologia Sacra, nel capito-
lio” che fu, pure, l’ultimo vescovo che consente di
lo sesto; questi reperti non sono giunti ai giorni
avere informazioni documentali su Sulci.
nostri in buone condizioni di conservazione, ma
Il capitolo quarto, redatto da Maria Giulia Ama-
sono pur sempre particolarmente ciarliere, come
annali 2011
già lo sono state e continuano a essere quelli del-
vata presso il Duomo di Iglesias, venne rinvenuta
le catacombe romane, napoletane, siciliane o del
nella catacomba a lui dedicata a Sulci il 18 mar-
nord-Africa. Accanto alle pitture, infatti, vi sono
zo 1615 in un momento storico che, se per certi
preziosi graffiti che tramandano sintetici e pre-
aspetti fu particolarmente esaltante per lo studio
ziosi squarci di vita vissuta o sofferta. Margheri-
delle ‘antichità cristiane’, per altri viene ricordato
ta Guarducci, studiando le pitture e i graffiti nei
come uno dei più negativi nella storia degli studi
sotterranei della Basilica Vaticana, “riuscì non
storici della Sardegna.”L’A. pone, quindi, dei que-
soltanto ad accertare la presenza della tomba di
siti che attendono ancora approfondimenti.
San Pietro sotto l’altare della Confessione […] ma
Gli arredi liturgici della basilica di Sant’Antioco,
anche a scoprire con la decifrazione dei graffiti
studiati da Elisabetta Curreli dell’Università de-
incisi nella parete del cosiddetto «muro g» l’uso
gli Studi di Cagliari, occupano il capitolo nono.
di una scrittura segreta (crittografia), grazie alla
Dapprima, viene presentata la serie degli autori
quale gli antichi fedeli, giunti in quel sacro luo-
che in precedenza hanno esaminato i frammenti
go, intendevano esprimere auguri di vita eterna
marmorei, sia anepigrafi che epigrafici; poi, viene
per i loro defunti” (Guarducci, Misteri dell’alfa-
annotata la prima notizia giuntaci sui materiali
beto, Enigmistica degli antichi cristiani, Rusconi,
pertinenti la chiesa, riguardante l’iscrizione di Tor-
Milano 1993). Così pure la Nieddu, da quei po-
cotorio, Salusio e Nispella; da ultimo, viene citato
chi reperti residui, riesce a donarci un capitolo di
un saggio di Maria Cristina Cannas (Le lastre mar-
grande interesse.
moree di Sant’Antioco con figure umane, in Ricer-
Il capitolo settimo, curato da Roberto Coroneo
che sulla cultura medievale in Sardegna II, Cagliari
dell’Università degli Studi di Cagliari, studia la
2009, pp. 79-114). L’A. “ha proposto un’interes-
Basilica di Sant’Antioco nella storia degli studi
sante rilettura iconografica delle lastre con figure
e delle ricerche precedenti, la basilica come si
an­tropomorfe rinvenute nel santuario sulcitano,
presenta oggi - illustrata con un interessante ap-
nelle quali, a partire dal Taramelli, si era propo-
parato iconografico – e pone, infine, una serie di
sto di riconoscere la rappresentazione aulica della
considerazioni sul luogo ipogeo della sepoltura di
corte giudicale ricordata nell’iscrizione di Torcoto-
Sant’Antioco, sul titolo della cattedrale di Sulci e
rio, Salusio e Nispella; ravvisa, invece, nelle scul-
sulle caratteristiche del sacro edificio.
ture la raffigurazione del ciclo biblico dell’Esodo,
Antonio M. Corda, anch’egli dell’Università degli
ipotizzando un parallelo di quest’ultimo con il
Studi di Cagliari, dedica il capitolo ottavo all’iscri-
pellegrinaggio verso il santuario di Sant’Antio-
zione di Antioco: CIL X 7533. L’incipit specifica
co. L’argomento viene chiuso con la citazione di
come il saggio non possa essere riassunto in po-
Alessandro Ruggieri, il quale ha studiato, in un
che righe: va quindi letto e indagato. Così inizia
articolo di recente pubblicazione, i frammenti
infatti: “L’epigrafe di Antioco, attualmente conser-
pertinenti il ciborio, soffermandosi sulle funzio-
63
storia e archeologia sulcitana
64
ni pratiche e simboliche svolte da quest’ultimo,
Sisinnio Barrai e la committenza dell’arcivescovo
nonché sulla lettura iconografica dei marmi” (Il
di Cagliari Francisco Desquivel (1605-24), il cui
ciborio bizantino della basilica di Sant’Antioco, in
stemma è ripetuto sulle quattro facce”.
Annali dell’Associazione Nomentana di Storia e
Il capitolo quattordicesimo e ultimo, concluso da
Archeologia, 2009, pp. 155-160). Il prosieguo del
una ampia raccolta iconografica a colori, è inti-
saggio tratta i frammenti scultorei, gli aspetti e i
tolato Dopo l’Inventio Patronus Totius Regni Sar-
problemi che rimangono ancora aperti.
diniae; l’A. pone subito in rilievo la realtà della
I capitoli successivi, decimo e undicesimo, ripor-
presenza, in Sardegna, di un altro Santo marti-
tano la Passio Sancti Antiochi con ampia appen-
re Antioco che non deve confondersi con quello
dice documentale, Le fonti storiche dal secolo XI al
omonimo, perchè distinto dal luogo di nasci-
XVI e la Relazione sulla inventio dell’illustre Mar-
ta, ovvero “di Sulcis, e Patrono della Provincia”.
tire e Apostolo della Sardegna, San Antioco nella
Quest’ultimo capitolo è corredato da una vasta
propria Chiesa di Sulci: pane quotidiano per i ri-
documentazione che ha il pregio di essere presen-
cercatori e per quanti si interesseranno in futuro
tata anche in lingua italiana, per quanti non han-
dell’argomento.
no più dimestichezza con il latino, con il greco o
Alessandra Pasolini, dell’Università degli studi di
con il punico.
Cagliari, nel capitolo tredicesimo dedica la sua
Il volume è, in tutta evidenza, un pilastro fonda-
attenzione al “reliquiario di Sant’Antioco, l’arcive-
mentale per la conoscenza della comunità antio-
scovo Desquivel e l’argentiere Sisinnio Barrai” e
chense, sia per quella attuale che per le generazio-
ne fornisce la documentazione. Ne fa un bel sag-
ni future. La buona riuscita non poteva non avere
gio adeguatamente illustrato e già nell’incipit, in
a suo supporto il contributo di un archivista: cer-
pratica, ne offre i dati essenziali: “L’originale re-
tamente preziosa è stata, dunque, l’opera di Mar-
liquiario del cranio di Sant’Antioco, d’impianto
co Massa che qui ha potuto mettere a frutto la sua
monumentale, è realizzato in lamina d’argento la-
specializzazione negli interventi di recupero, rior-
vorata a sbalzo e cesello, con parti a fusione, ribat-
dino e valorizzazione degli archivi di enti pubblici
tuta con chiodi su supporto ligneo. Dall’iscrizione
e privati. Ma davvero notevole è stata, soprattutto,
latina a caratteri capitali, incisa sul ripiano della
la fatica di Roberto Lai, un innamorato della sua
base [D(eo) O(ptimo) M(aximo) / caput gloriosis-
terra, che ha il grande merito di avere conservato
simi /martiris Sancti /Antiochi inventum /una cum
integro l’amore, non solo per la sua piccola isola,
toto corpo/re integro in insula /sulcitana in sua
Sant’Antioco, avendo adoperato la sua vasta cul-
pro/pria ecclesia die deci/ma octava martii /1615;
tura e la sua brillante posizione nella società per
D(omino) D(on) Francisco De Esquivel archiepi-
pubblicizzarla, ma anche per l’intera grande iso-
scopo meritissimo; Sisinius Barrai argenti faber /
la: la Sardegna, che non potrà non onorarlo come
fecit] risulta la data 1615, la firma dell’argentiere
cittadino emerito.
annali 2011
archeologia
La necropoli punica di Sulky: le tombe Steri.
di Sara Muscuso
L’estensione dell’impianto si sviluppa, quindi,
verso nordovest. Le indagini degli anni quaranta ci riportano a tre ipogei nell’alta via Belvede-
L’
re3, mentre più numerose risultano le testimo-
necropoli fenicia, della quale esistono solo labili
età punica ampiamente rimodulati in epoca pa-
tracce in prossimità dell’antica linea costiera1.
leocristiana. A poca distanza si trova il pendio
L’area maggiormente indagata della necropoli
orientale del colle, senza dubbio il settore più
ipogea è situata nella zona antistante il Castel-
conosciuto e indagato dell’intera necropoli, dal
lo Sabaudo, in località Is Pirixeddus (le piccole
quale provengono molte delle conoscenze a no-
pozze), tuttavia la necropoli, nel momento del
stra disposizione riguardo l’escatologia punica,
suo massimo sviluppo, doveva avere una su-
l’architettura funeraria e gli straordinari esem-
perficie di circa 8 ettari e più di un migliaio di
plari d’arte e artigianato punico. La presenza di
ipogei. Alcuni recenti rinvenimenti hanno per-
ipogei nel versante occidentale di Mont’e Cresia
messo di definire l’estensione dell’area funera-
è invece ben nota agli abitanti di Sant’Antioco
ria, i suoi limiti e, dato ancor più significativo,
che riutilizzarono, fino ad epoca moderna, le
la progressiva occupazione del banco tufaceo
strutture funerarie per scopi abitatavi5 (Fig. 1).
nello scavo degli ipogei.
È proprio in questo settore della necropoli che,
impianto funerario di età punica relativo
nianze sulla sommità del colle, nei pressi della
al centro di Sulky è certamente meglio
basilica cittadina4, tra cui si annovera l’esteso
conosciuto rispetto alla più antica
complesso catacombale composto da ipogei di
Una tomba a camera, rinvenuta casualmente
nel gennaio 2007 e in quello 2008, si sono in-
nel 2004 e indagata da Paolo Bernardini , si è
dividuati due ipogei inviolati nel terreno della
rivelata tra le più antiche del suo tipo ed è inte-
Signora Anna Steri6. Lo scavo d’urgenza degli
ressante il fatto che essa sia ubicata (bassa via
ipogei, diretto dal Professor Piero Bartoloni con
Belvedere) alla base del pendio di Mont’e Cresia,
la collaborazione della Soprintendenza ai Beni
in prossimità delle poche tracce finora note del-
Archeologici per le Province di Cagliari e Orista-
la necropoli fenicia a incinerazione (via Perret).
no, ha permesso di riportare alla luce testimo-
Tale rinvenimento ha portato a supporre una
nianze di straordinario interesse, più che per la
continuità di sviluppo tra l’impianto funerario
ricchezza dei rinvenimenti, per la rarità della
fenicio e quello punico: la sistemazione topo-
loro attestazione in ambiente sulcitano, almeno
grafica di quest’ultimo, con andamento sudest-
per quanto emerge dalla letteratura scientifica
nordovest, rifletterebbe la necessità di seguire
sulla stessa necropoli. In particolare, la loro alta
l’affioramento naturale del tufo, indispensabile
cronologia ci ha portato a considerare questo
per lo scavo degli ipogei.
settore occidentale del colle come l’ultima pro-
2
65
storia e archeologia sulcitana
Figura 1: Aree funerarie fenicie e puniche e ubicazioni degli ipogei di via Belvedere e via Necropoli
66
paggine, nell’occupazione del banco tufaceo,
funerario attesta la presenza di elementi estra-
per la costruzione dell’impianto. Questo, ap-
nei alla comunità locale: la politica di Cartagine
punto, partendo dalla bassa via Belvedere, arri-
si concretizza, infatti, attraverso il trasferimen-
va alla sommità del colle, al versante orientale,
to nell’isola di funzionari addetti al governo e
per estendersi infine ad occidente, fino alla via
di un significativo numero di abitanti di origine
Bolzano (Fig. 1).
nord-africana, da impiegare, soprattutto, per la
L’impianto funerario sorge all’indomani del-
coltivazione cerealicola nei vasti latifondi cam-
la conquista cartaginese dell’isola, nell’ultimo
pidanesi. Nonostante ciò, il mutamento è stato
quarto del VI sec. a.C., e costituisce una testi-
graduale e, accanto al nuovo rituale e alla nuo-
monianza concreta sulle modalità in cui tale
va architettura funeraria, si ritrovano elementi
conquista è avvenuta. Il mutamento del rituale
conservativi strettamente legati alla cultura fe-
annali 2011
nicia del periodo precedente7. Grazie all’analisi
so, parte del corredo funerario12. Le decorazioni
delle tombe ubicate sul versante orientale del
non costituiscono la norma in queste sepolture,
colle, area maggiormente indagata e studiata
ma non mancano casi in cui si accennano linee
dell’ampio impianto funerario , è stato possi-
di colore rosso, caratteristico nell’ambito fune-
bile delineare le caratteristiche più importanti
rario nord-africano13.
della necropoli di età punica, costruita nel pe-
Il secondo tipo di sepoltura più tarda (compre-
riodo compreso tra il V e IV sec. a.C., ossia nel
sa tra la metà del V e il III sec. a.C.) possiede
momento di massimo sviluppo demografico di
una camera sepolcrale con una superficie utile
Sulky.
maggiore (venticinque, trenta metri quadrati)
La necropoli è costituita, prevalentemente, da
rispetto al tipo più arcaico, ulteriore fattore che
tombe ipogee che si dispongono su diversi li-
contribuisce a differenziare l’appartenenza cro-
velli, grazie allo spessore del banco di tufo nel
nologica. Inoltre, la struttura della pianta è dif-
quale sono scavate, mentre l’orientamento delle
ferente: la cella rettangolare è suddivisa in due
camere sembra dettato dalla ricerca di un’ade-
parti per lo più speculari, anche se non manca-
guata staticità delle strutture, piuttosto che da
no casi in cui tali parti differiscono; tale divisio-
specifiche simbologie. Le camere funerarie di
ne è ottenuta attraverso un tramezzo centrale,
ampie dimensioni erano destinate a un uso col-
risparmiato durante lo scavo della tomba, che
lettivo e si è postulata, da tempo, l’esistenza di
si distacca dalla parete di fondo davanti al por-
tombe “familiari” utilizzate in un ampio arco
tello d’accesso, occupando circa due terzi della
di tempo.
lunghezza della camera e formando, così, una
Si possono distinguere, fondamentalmente, due
sorta di antecella con due nicchie di fondo14.
tipologie tombali presenti nell’area, caratteriz-
La funzione principale del muro divisorio era
zate da una precisa discriminante cronologica .
quella di sostenere il soffitto, ma sono presenti
Il corridoio d’accesso è dotato di una rampa con
nell’area casi in cui a questa necessità si soppe-
numerosi scalini, proprio la notevole larghezza
riva attraverso pilastri centrali, risparmiati du-
e l’esigua lunghezza del dromos risultano essere
rante lo scavo o addirittura costruiti con pietre
indicative della cronologia più antica della tom-
sovrapposte che sfioravano il soffitto.
ba (compresa tra la fine del VI e la metà del V
In questa sede, tracceremo le caratteristiche
sec. a.C.). La camera sepolcrale era costituita
principali dell’utilizzo tardo-punico della ne-
da un’unica stanza rettangolare con ingresso su
cropoli che, come già accennato, risulta meno
uno dei lati corti, le cui dimensioni si aggirano
conosciuto sia per gli aspetti legati al mondo
intorno a quattro metri di larghezza e cinque di
funerario che per ciò che concerne l’abitato di
lunghezza11. Lungo le pareti venivano ricavate
riferimento15.
le nicchie rettangolari che contenevano, spes-
È durante la costruzione di un edificio nella via
8
9
10
67
storia e archeologia sulcitana
vano le numerose salme, infatti, all’interno di
questo ipogeo, sono state rinvenute ben ventidue sepolture, adagiate le une sulle altre.
Ai lati dell’ingresso ritroviamo i defunti deposti
prima dell’abbandono definitivo della tomba e
risulta significativo che si tratti di due incinerazioni. Parliamo di incinerazioni di tipo secondario: la combustione avveniva in ustrina (
luogo diverso da quello della sepoltura), in un
secondo momento le ceneri del defunto venivano raccolte in contenitori di varia natura, per
lo più recipienti in ceramica, cassette litiche e
plumbee17. L’incinerazione alla destra del portello è contenuta all’interno di un boccale ben
noto per il periodo tardo-punico, ovvero la forma Cintas 61 che, infatti, è presente soprattutto in necropoli del Nord-Africa e in Sardegna,
nel tofet di Tharros e in contesti delle necropoli di
Figura 2 e 3: Le Tombe 1 e 2 Steri e relativa planimetria
Olbia18 interessati da una forte romanizzazione.
Necropoli che, nel gennaio del 2007 e in quello
del 2008, vengono indagate le due tombe denominate Steri16. Nel 2007 è stato indagato il primo
ipogeo (Figg. 2 e 3) dotato di dromos d’accesso
scalinato e di tipica conformazione a “siringa”,
con un progressivo allargamento del corridoio
verso l’ingresso della camera; il portello d’accesso era occluso da due lastre di arenaria e
rinzeppato con pietrame di varie dimensioni.
La camera funeraria, di modeste dimensioni,
presenta lungo i lati corti due sarcofagi scavati sul piano di calpestio della stanza. La pianta
rettangolare è molto semplice, in sintonia con
68
l’esiguità dei corredi funerari che accompagna-
Figura 4: Incinerazione all’interno di un boccale punico
annali 2011
Le caratteristiche morfologiche del boccale
no dell’ipogeo si conta la presenza di cinquan-
(Fig. 4) ci permettono di datare l’ultimo utiliz-
tuno19 elementi di giunzione, dato in contrasto
zo della tomba nella seconda metà del II sec a.
con quanto avviene nel secondo sepolcro, in cui
C. L’incinerazione di destra è, invece, adagiata
si nota la rarità di questi elementi e la loro tota-
su una lastra quadrangolare di calce, probabile
le assenza nei feretri lignei.
residuo di una cassetta composita, costituita da
I numerosi sarcofagi conservano, in entrambe
calce e materiali deperibili come stoffa, esclu-
le tombe, delle strisce d’argilla impiegate per
dendo il legno per l’assenza totale di tracce la-
sigillare i feretri lungo i bordi, con l’evidente
sciate sulle ossa.
funzione di evitare il deflusso di liquami. L’in-
È opportuno rilevare che all’interno degli
dividuazione dell’orientamento dei corpi è stata
ipogei, utilizzati in maniera continuativa, si è
possibile, unicamente, grazie al rinvenimento
riscontrata la compresenza di incinerazioni e
di alcuni denti, frammenti cranici e labili tracce
inumazioni. Questo particolare indica che il
dei femori. Si sottolinea, infatti, che presso la
mutamento del rituale funerario, dall’inuma-
necropoli di Sulky, come appurato in decenni
zione tipicamente punica alla cremazione di
di indagini, il microclima presente all’interno
età ellenistica, avviene in maniera graduale nel
degli ipogei determina, generalmente, un disfa-
corso di alcune generazioni e senza forti cesure.
cimento totale dei resti ossei relativi alle inu-
Le restanti venti sepolture sono tutte inumazio-
mazioni, rendendo difficile un’identificazione
ni deposte all’interno di sarcofagi lignei, le cui
di genere ed età dei defunti.
travi sono tenute insieme da chiodi e coppiglie,
Le sepolture sono, in alcuni casi, prive di corre-
spesso, di grandi dimensioni (Fig. 5). All’inter-
do o accompagnate da modesti elementi. Il corredo più ricco è rappresentato da sei unguentari
fusiformi e da un’anfora d’argilla cruda. Gli undici unguentari, di cui un solo esemplare proveniene dalla tomba 2 e tutti gli altri dalla tomba
1, presentano delle caratteristiche morfologiche molto simili e appartengono a una tipologia
diffusissima e praticamente cosmopolita, assai
ricorrente nelle sepolture tardo-puniche, tanto
da essere considerata una costante nel rituale
funerario del periodo (Fig. 6, a-c).
Gli esemplari hanno una forma affusolata e allungata, dotata di rigonfiamento centrale, piede
Figura 5: Grappa in bronzo
troncoconico e orlo aggettante ribattuto a fa-
69
storia e archeologia sulcitana
Figura 6 a, b, c: a) Inumazione entro feretro ligneo accompagnata da unguentari fusiformi (b), rappresentazione grafica di esemplare
proveniente dalla tomba 2 Steri (c).
scia.20 Sulla base delle caratteristiche morfolo-
scere in grande percentuale le due tipologie ce-
giche e delle analogie con i reperti provenienti
ramiche preponderanti all’interno di entrambi
da altre necropoli sarde, la produzione di questi
gli ipogei.
recipienti è compresa nel II a.C. , in connessio-
Le forme in questione costituiscono gli elemen-
ne alle ultime inumazioni deposte nel sepolcro.
ti costanti nel corredo delle inumazioni più an-
Due sepolture all’interno del primo ipogeo sono
tiche presenti all’interno dei due sepolcri, sem-
accompagnate da piccoli unguentari con corpo
pre realizzate in terra cruda, forgiate al tornio e
21
ovoidale, privi di piede, ma muniti di piccolo
puntale, collo corto e orlo aggettante ad anello.
La forma è riconducibile ad una produzione del
III sec. a. C., ma le numerose attestazioni nel
Mediterraneo occidentale, compreso l’ambiente
sardo, riportano a produzioni databili sempre
nella prima metà del II sec a.C.22.
La maggior parte delle inumazioni sono accompagnate da un gran numero di frammenti in
argilla cruda o rateé23. Per molti di essi risulta
difficile una ricostruzione, in quanto la natura
stessa del materiale ha comportato un totale
70
disfacimento della forma, ma possiamo ricono-
Figura 7: Anfora tardo-punica in terra cruda
annali 2011
con corpo ovoide ampiamente diffuse nella necropoli sulcitana25 e caratterizzate, già nei primi decenni del III sec. a.C., da un generale snellimento del corpo e un allungamento del collo.
La seconda tipologia prevalente è una piccola
brocca in argilla cruda con bocca circolare, piccola ansa e fondo piatto, ampiamente attestata
nel mondo fenicio e punico di Sardegna26 senza
sostanziali mutamenti morfologici dovuti all’estrema semplicità della forma (Fig. 8). Le tipologie in questione sono caratteristiche di una
produzione locale destinata a un utilizzo doFigura 8: Brochetta con orlo circolare in terra cruda
mestico. Il loro valore simbolico, nell’impiego
funerario, è legato alla conservazione e al ver-
dotate di caratteristiche morfologiche estrema-
samento di liquidi per il sostentamento dell’a-
mente standardizzate e di scarsa fattura.
nima nell’aldilà. In tal senso, la componente
La prima forma è una piccola anfora con orlo
rituale assume dei connotati altamente simboli-
estroflesso e piatto, cordolo in rilevo al disotto
ci, in quanto la scarsa qualità della produzione
dell’orlo e fondo piatto (Fig. 7) . La tipologia
rende inverosimile un impiego funzionale dei
risulta essere l’estrema evoluzione delle anfore
recipienti.
24
Figure 9 a- 9 b: Cranio avvolto da una benda e particolare del tessuto
71
storia e archeologia sulcitana
Figura 10 e 11: Resti di capelli e resti ossei afferenti a un canide.
Per quanto attiene alla Tomba Steri 1, ricordiamo alcuni particolari rinvenimenti degni di
nota, in quanto costituiscono casi unici nello
scenario funerario sulcitano. In particolare, il
ritrovamento di ossa afferenti a un canide riporta a una ritualità comune in ambiente punico, connessa alle offerte animali in contesti
funerari (Fig. 11), per le quali, però, risulta più
frequente l’utilizzo di volatili.
Di particolare interesse si rivelano, inoltre, due
rinvenimenti cranici: uno completamente avvolto da una benda, una sorta di sudario che
avvolgeva il defunto e della quale si è conservata eccezionalmente la trama del tessuto (Figg.
9a-b), l’altro presenta invece la singolare conservazione dei lunghi capelli neri27 (Fig. 10).
L’evidente microclima favorevole all’interno
dell’ipogeo ha permesso, inoltre, di documen72
tare la presenza di due piccoli zoccoli in legno,
Figura 12 a 12b: Zoccoli tardo-punici e zoccoli esposti nel
dalle dimensioni modeste, probabilmente ap-
Museo etnografico di Sant’Antioco
annali 2011
Figura 13a -b: Interno della tomba 2 Steri, articolazione della struttura a grandi nicchie.
partenenti a una giovane donna. Sulle calzature
si sono individuati confronti degni di nota nel
sono ben visibili le tracce di due chiodi lasciate
Mediterraneo29 (Figg. 2 , 3, 13a-b).
all’altezza della caviglia, la cui funzione era cer-
L’architettura del sepolcro è caratterizzata dal-
tamente il fissaggio di lacci in cuoio (Fig. 12a).
la presenza di quattro grandi nicchie, tre delle
Particolarmente suggestiva, nonostante l’im-
quali interessate dalla deposizione di gruppi di
mensa distanza temporale, risulta la somiglian-
defunti in posizione contigua, mentre diversi
za del plantare degli esemplari tardo-punici con
spazi della camera risultano liberi. Per questo
gli zoccoli utilizzati dalla donne antiochensi
motivo le nicchie sembrano assumere un signi-
all’inizio del ‘900 (Fig. 12b).
ficato preciso, simbolico, ossia la definizione di
Passando ad esaminare la tomba Steri 2, emer-
legami più stretti, probabilmente parentali, in
gono immediatamente le differenze riscontrate
un più ampio contesto funerario e “familiare”.
nella struttura sepolcrale, per le caratteristiche
Lo spazio centrale della camera è, invece, occu-
imponenti e, per alcuni versi, anomale rispetto
pato da tre sarcofagi ricavati nel pavimento del
alle consuetudini della necropoli sulcitana. Il
sepolcro.
dromos possiede, anche in questo caso, la clas-
Tale sforzo costruttivo, che ha comportato ne-
sica conformazione a “siringa”, mentre la chiu-
cessariamente un impiego dispendioso di ener-
sura del portello era realizzata con lastre che
gie, risulta in netta contraddizione con quanto
poggiavano su un muretto di mattoni crudi. La
testimoniato dall’esiguità dei corredi di accom-
pianta della stanza presenta una struttura che
pagnamento delle sepolture.
potremmo definire “a farfalla”e per la quale non
Le indagini all’interno del dromos d’accesso alla
28
73
storia e archeologia sulcitana
camera sepolcrale hanno restituito un numero
esiguo di materiali ceramici, tra cui si deve segnalare la presenza di un unguentario in buone
condizioni di conservazione, rinvenuto nel pianerottolo antistante il portello. Tale ubicazione potrebbe riferirsi sia ai sommovimenti che
hanno caratterizzato il lungo periodo di utilizzo
dell’area, sia ad un rituale post mortem, ampiamente documentato, che includeva la rottura di
questi recipienti all’ingresso della tomba. L’unguentario rappresenta l’elemento più antico
Figura 14: Urna tardo-punica
rinvenuto nei pressi del sepolcro e all’interno
di esso: è caratterizzato da un corpo globula-
mente deceduto in età adolescenziale. La tipo-
re, collo corto con orlo aggettante ad anello e
logia dell’urna ci rimanda a un esemplare affine
piccola base , inoltre, la decorazione è compo-
proveniente dalla necropoli di Monte Sirai33, rin-
sta da tre gruppi di linee brune sulla spalla. La
venuto anch’esso all’interno di un ipogeo con la
forma, peculiare della koinè ellenistica di am-
stessa funzione. Si tratta di una tipologia poco
biente punico, è assai frequente e diffusa nelle
comune, caratterizzata da un corpo cilindrico
necropoli sarde e del Mediterraneo punico , le
con orlo piatto e piccole anse innestate subito al
similitudini ci permettono, infatti, di collocare
di sotto dell’orlo, due scanalature sottolineano
il nostro esemplare negli ultimi decenni del IV
una leggera carenatura, mentre il fondo è am-
sec. a.C.
piamente concavo con andatura ad onda (Fig.
Anche in questo secondo ipogeo, ai lati dell’in-
14). Sebbene le produzioni vascolari di questo
gresso della camera sepolcrale, ritroviamo due
periodo ci riportino certamente a delle varianti
incinerazioni pertinenti alla fase dell’ultimo uti-
ed elaborazioni locali, a mio avviso, l’inquadra-
lizzo della tomba. La prima incinerazione, con-
mento cronologico più appropriato per l’esem-
tenuta all’interno di un’urna, è stata rinvenuta
plare sulcitano, sulla base delle caratteristiche
appena al di sotto di un unguentario fusiforme
morfologiche, dell’impasto e del contesto di rin-
(Fig. 6c), indizio di una possibile appartenenza
venimento, è da collocarsi nella seconda metà
del recipiente alla sepoltura in questione. Dall’a-
del II secolo a.C., discostandosi notevolmente
nalisi dei frammenti ossei combusti, poi smi-
dalla datazione proposta per il rinvenimento di
nuzzati per facilitarne l’ingresso all’interno del
Monte Sirai. La seconda incinerazione è, inve-
contenitore, si è potuta identificare una struttura
ce, costituita da un mucchio di ossa adagiate sul
ossea minuta , relativa a un individuo probabil-
terreno, verosimilmente contenute all’interno di
30
31
74
32
annali 2011
un recipiente composto da materiale deperibile.
Unico elemento di corredo, in entrambe le se-
A poca distanza dal portello ritroviamo un un-
polture, è la lucerna “a tazzina”.Tale tipologia, di
guentario fusiforme, della medesima tipologia
derivazione greca, la cui produzione viene inqua-
e cronologia degli unguentari della tomba Steri
drata tra il IV e il II sc. a.C., è molto semplice e
1. La sua posizione ci permette di inquadrare,
funzionale, nonché largamente diffusa35. Le diver-
anche in questo caso, la fase dell’ultimo utilizzo
se varianti, invece, sono da attribuire a contesti e
dell’ipogeo nella seconda metà del II sec. a.C.
a produzioni locali: corpo rotondo, becco piccolo
Addossate alla parete di fondo dell’area antistan-
e arrotondato, orlo piatto incurvato all’interno,
te l’ingresso, si sono rinvenuti, in posizione origi-
serbatoio aperto, piede più o meno distinto. La
naria, i resti di due cassette, contenenti ciascuna
produzione delle lucerne in questione, sulla base
un individuo incinerato, probabilmente ricon-
di alcuni precisi confronti 36, può essere compresa
ducibili a due individui adulti34. Entrambe le
tra la fine del III sec. a.C. e la prima metà del II
cassette presentano un’importante struttura in-
sec. a.C. I reperti rinvenuti all’interno dell’ipogeo
terna in calce: sono infatti ben visibili i margini
dimostrano un utilizzo continuativo della forma.
del fondo e del coperchio, mentre le tracce lignee
Le lucerne costituiscono, difatti, un elemento co-
sono pressoché assenti. In particolar modo nella
stante nei corredi di accompagnamento dei de-
sepoltura n. 4, adagiata su due mattoni di argil-
funti per illuminare il loro viaggio ultraterreno,
la cruda, il rivestimento di legno è evidenziato
ma la loro funzione potrebbe essere legata anche
unicamente dalle tracce rimaste incollate all’os-
alle attività rituali37 o a esigenze funzionali asso-
sido scaturito dai chiodi. Anche in questo caso si
lutamente necessarie in una necropoli sotterra-
potrebbe ipotizzare una struttura composita che
nea. Nel settore orientale della stessa necropoli,
comprendeva elementi in legno, materiali depe-
soprattutto nel V sec. a.C., sono state rinvenute
ribili e sigillature in calce (Fig. 15).
numerose lucerne a conchiglia (in alcuni casi dotate di impugnatura), ma anche esemplari di imitazione attica38 e rielaborazioni locali più o meno
fedeli agli originali greci.
Anche all’interno della tomba Steri 2, si rileva
la compresenza dei rituali della cremazione e
dell’inumazione dei defunti; come verificato
nel precedente sepolcro, non si tratterebbe di
riutilizzi di epoca romana repubblicana, ma
piuttosto di un utilizzo continuativo in epoca
tardo-punica, in cui le inumazioni restano, co-
Figura 15: Resti di cassettine contenenti due incinerazione.
munque, le deposizioni più numerose.
75
storia e archeologia sulcitana
polcrale, si trova un accumulo di carboni, quasi
a voler delimitare simbolicamente uno “spazio
di confine” con il resto della tomba. Si tratta di
legni profumati42, bruciati in stretta connessione alle attività rituali, ma per i quali si può facilmente intuire un utilizzo funzionale nei sepolcri collettivi, legato all’attenuazione dei miasmi.
La nicchia centrale della camera accoglie tre
sepolture, addossate parallelamente alla parete
di fondo. L’ultima di esse, in posizione obliqua,
fuoriesce dallo spazio della nicchia, occupando
la parte inferiore del sarcofago scavato sul paFigura 16: Nicchia sinistra, resti delle inumazioni nn. 5 e 6
vimento della tomba. Vista l’ampia capienza del
contenute all’interno di feretri lignei
sepolcro e la presenza di spazi vuoti all’interno
di esso, risulta evidente l’esigenza di seppelli-
Nella nicchia di sinistra e in quella centrale del-
re quei particolari individui in posizione con-
la camera sepolcrale ritroviamo adagiati due
tigua. In questo senso, i criteri di gerarchizza-
gruppi di inumazioni addossate alla parete di
zione nell’ambito dell’organizzazione rituale e
fondo, tutte inserite all’interno di sarcofagi li-
cerimoniale dello spazio funerario, definiti da
gnei (Fig. 16). I due defunti della nicchia sini-
Paolo Bernardini “fuochi centrali” nella com-
39
stra sono accompagnati dalle due forme in argilla cruda, ovvero l’anfora e la piccola brocca
con orlo circolare. Osservando la composizione
dei due corredi, si ritiene possibile che le differenze documentate tra le due sepolture, seppur
modeste, indichino delle discriminanti di genere o età dei defunti40. La sepoltura n. 6, infatti,
è dotata di due anfore, nel rispetto, all’interno
della composizione del corredo, di precisi moduli punici frequenti nella necropoli, come la
deposizione dei vasi in coppia, con l’anfora che
faceva sempre coppia con se stessa41.
Accanto alla sepoltura n. 5 , nello spazio vuoto
76
che separa la nicchia dal resto della camera se-
Figura 17:Lucerna di imitazione attica
annali 2011
posizione della “casa della morte”43, vengono
casi rappresentava l’unico elemento del corredo
determinati dalla struttura stessa dell’ipogeo,
di “accompagnamento” del defunto. La simbo-
attraverso l’articolazione in grandi nicchie.
logia legata all’anfora, indubbiamente, persiste
Come già evidenziato, le deposizioni all’interno
caricandosi di un elevato valore simbolico: si
di esse sembrano, pertanto, voler esprimere del-
perde, difatti, ogni legame con la funzionalità
le relazioni parentali più strette, all’interno di
e si raggiungono le ultime varianti locali della
un più ampio contesto familiare.
forma.
I corredi delle tre sepolture sono rappresenta-
L’indagine prosegue con i sarcofagi scavati nel
ti dalle consuete forme in terra cruda, mentre
pavimento della camera sepolcrale: il primo,
per l’ultima deposizione della nicchia si attesta
alla sinistra del portello d’ingresso, era ben
il corredo più ricco dell’intero sepolcro, com-
sigillato con quattro lastre di tufo e contene-
posto da un’anfora, una brocca in argilla cru-
va un’inumazione priva di corredo, collocata
da e una lucerna di imitazione attica (Fig. 17).
all’interno di una bara lignea (Fig. 18).
La tipologia della lucerna , la cui diffusione è
44
compresa tra la fine del IV e il primo quarto del
III sec. a.C.45, costituisce il dato cronologico più
rilevante per la datazione del primo utilizzo della tomba, rafforzando, inoltre, l’opinione che le
sepolture della nicchia centrale fossero le prime
a essere deposte all’interno dell’ipogeo.
Nella nicchia destra non sono presenti delle
sepolture, ritroviamo invece un’anfora in terra
cruda ubicata in uno spazio vuoto e isolato dal
resto della camera sepolcrale. L’elemento può
essere ricondotto a fenomeni di conservatori-
Figura 18: Resti di un’inumazione deposta all’interno di un
smo nel rituale funerario. Infatti, come spesso
sarcofago ligneo.
documentato in ipogei sulcitani del V sec. a.C.,
un’anfora veniva deposta in un angolo della ca-
Perpendicolarmente ad esso si trova un secon-
mera ipogea in connessione con specifiche for-
do sarcofago con inumazione, il cui corredo è
me rituali . Inoltre, la presenza preponderante
composto dalla metà superiore di una brocca
ed esclusiva dell’anfora domestica conferma
già rotta in antico e della quale risulta assente la
una tendenza dei secoli precedenti, quando nel-
parte inferiore47. La forma appartiene alla cate-
la necropoli osserviamo una straordinaria at-
goria delle brocche con orlo ribattuto, utilizzate
testazione numerica della forma, che in molti
anche come contenitori di incinerazioni48 e ri-
46
77
storia e archeologia sulcitana
conducibili a un orizzonte cronologico compre-
stiche strettamente “locali”, denota una perdita
so tra la fine del III ed il II sec. a.C.
della reale funzionalità dei recipienti destinati
All’interno dell’ultimo e più arretrato dei tre
ad un utilizzo funerario, trattandosi per lo più
sarcofagi, si è riscontrata la presenza di un’in-
di produzioni in terra cruda e di scarsa fattura.
cinerazione priva di corredo, contraddistinta
In alcuni casi, l’aspetto deforme dei vasi indu-
dall’esigua quantità di ossa combuste che non
ce a ipotizzare l’impiego di scarti di produzione
permettono un’analisi della struttura ossea del
delle botteghe locali.
defunto. Le evidenti tracce di legno, nello strato
Sulla base dell’impoverimento qualitativo del-
sottostante la sepoltura, indicano che l’incinera-
la produzione vascolare, sembrerebbe emer-
zione doveva essere originariamente contenuta
gere un settore della necropoli riconducibile a
all’interno di una cassettina lignea. Le sepoltu-
gruppi familiari di estrazione sociale modesta,
re appena analizzate risultano di difficile com-
presupposto che appare in contraddizione con
prensione, soprattutto in relazione ai rapporti
l’imponenza della seconda struttura tombale.
parentali e gerarchici all’interno della camera
Come osservato in altri contesti funerari50, l’im-
sepolcrale. L’assenza dei corredi non ci offre,
poverimento dei corredi relativi al periodo in
inoltre, informazioni utili alla comprensione
questione contrasta fortemente con i costi e con
di tali dinamiche. Dall’esposizione di quanto
gli sforzi impiegati per lo scavo degli ipogei. Si
rinvenuto all’interno della tomba Steri 1 e 2, si
tende, pertanto, a rifiutare ogni relazione con
evincono una serie di considerazioni legate alla
la situazione economica, identificando la causa
fase di transizione che contraddistingue l’arco
nella “stilizzazione dei mezzi d’espressione” 51,
cronologico di utilizzo degli ipogei (compreso
che trovano la loro affermazione nel valore sim-
tra gli ultimissimi anni del IV e tutto il II sec.
bolico dei materiali.
a. C.).
Pur confermando una progressiva crescita del
Accanto ad un impoverimento dei corredi che
valore simbolico degli elementi di corredo della
caratterizza le prime deposizioni di III sec. a.C.,
nostra necropoli, che già nel corso del IV sec.
si registra la scomparsa di alcuni elementi tipi-
a.C. si manifestava attraverso una forte stan-
camente fenici e punici, come l’adozione delle
dardizzazione delle forme vascolari52, nel caso
brocche rituali, le ceramiche d’importazione
specifico si distingue, accanto a una riduzione
e alcuni elementi frequenti nel corredo perso-
quantitativa degli elementi di corredo, un im-
nale: oggetti di ornamento, oggetti con valore
poverimento qualitativo della produzione, nel
apotropaico, nonché tutte quelle componenti
quale è comunque possibile ravvisare una com-
deputate a indicare lo status sociale del defun-
ponente economica modesta.
to. La produzione vascolare, oltre ad assumere
Le scarse conoscenze a nostra disposizione,
nelle varianti e negli esiti formali delle caratteri-
relative al periodo tardo-punico e alla prima
49
78
annali 2011
epoca romana, non ci permettono di esprimere
siva ellenizzazione; mentre la diffusione dell’in-
delle considerazioni generali sull’ambito crono-
cinerazione si afferma, gradualmente, a partire
logico di riferimento. Resta comunque opportu-
dalla conquista romana dell’isola, in connessio-
no domandarsi se questo specifico settore della
ne, forse, a componenti culturali di ambiente
necropoli fosse utilizzato da determinati gruppi
latino. Le trasformazioni sociali, dovute al mu-
sociali o se si possa, invece, ravvisare una con-
tamento della situazione politica ed economi-
trazione generale delle condizioni economiche
ca del centro, si riflettono inevitabilmente, nel
degli abitanti dell’insediamento, dovuta alla
giro di pochi decenni e senza traumatiche ce-
nuova strutturazione sociale del centro.
sure, sul sistema di valori, credenze e abitudini
In alcuni casi , infatti, la causa della povertà
culturali degli abitanti del luogo54. Componente
riscontrata nelle sepolture di età tardo punica
fondamentale per l’introduzione e la diffusio-
viene identificata non tanto nel momento di
ne dei cambiamenti legati alla concezione del-
turbamento sociale ed economico, dovuto al
la morte è stata senza dubbio l’arrivo di nuovi
fallimento cartaginese delle guerre puniche,
gruppi etnici di origine latina, da identificarsi,
quanto nella crescente diseguaglianza sociale
verosimilmente, con i mercatores che, con il
legata alle relazioni produttive interne alla so-
loro insediamento nell’area tra la necropoli e il
cietà.
mare, hanno avviato i processi di integrazione
Le incinerazioni rinvenute rappresentano il
e romanizzazione del centro. La frequentazio-
periodo dell’ultimo utilizzo della tomba, rela-
ne di Sulcis da parte di commercianti di prove-
tivo al II sec. a.C., in una fase di continuità con
nienza italica, in età repubblicana, è difatti già
le precedenti inumazioni, evidenziando in tal
documentata e suggerita sia da alcuni aspetti
caso, più che un riutilizzo degli ipogei punici,
dell’architettura tardo-repubblicana del sito55
un utilizzo continuativo di quest’ultimi nell’e-
sia dalla cultura materiale rinvenuta nell’area
poca romana repubblicana. Sulla base della
abitativa, che evidenzia le attività connesse ai
cronologia dei materiali e dall’analisi generale
loro commerci56.
del contesto, si identifica una fase di passaggio,
Resta, pertanto, di estremo interesse l’acquisi-
un momento di transizione che dal periodo pu-
zione di informazioni relative a un periodo sto-
nico-ellenistico arriva al pieno periodo romano
rico di grande importanza per la comprensione
repubblicano. Di fatto, dal 238 a.C., la Sardegna
delle trasformazioni in atto nella struttura so-
passa sotto il dominio romano. Emerge, infat-
ciale ed economica di Sulcis.Tali trasformazio-
ti, la predominanza della connotazione socia-
ni dovettero, inevitabilmente, caratterizzare il
le punica nella tipologia tombale, nel rituale
processo di integrazione del centro nella strut-
funerario, nella persistenza di forme vascolari
tura statale romana.
53
tipicamente puniche, investite da una progres-
79
storia e archeologia sulcitana
note
1 Da ultimo: P. Bartoloni, Testimonianze dalla necropoli fe-
cio Barreca” di Sant’Antioco: Le tipologie vascolari della
nicia di Sulky, «Sardinia, Corsica et Baleares Antiquae»,
necropoli punica, «Sardinia, Corsica et Baleares Anti-
7, 2009, pp. 71-80; P. Bartoloni, Una brocca fenicia da
quae», 6, 2008, p. 33; da ultimo: M. Guirguis, Il repertorio
Sulky, «Sardinia, Corsica et Baleares Antiquae», 8 ,
ceramico fenicio della Sardegna: differenziazioni regionali
2010, pp. 71-74.
e specificità evolutive, in L. Nigro (ed.), Motya and the
2P. Bernardini, Recenti scoperte nella necropoli punica di
Phoenician Ceramic Repertoire between the Levant and
Sulky, «RStFen», 33, 2005, pp. 63-80; Id. Recenti ricer-
the West 9th-6th Century BC, Proceedings of the Inter-
che nella necropoli punica di Sulky, in Ricerca e confronti
national Conference held in Rome, 26th February 2010
2006: giornate di studio di archeologia e storia dell’arte,
(Quaderni di Archeologia Fenicio-Punica, V), Roma
(Quaderni di Aristeo, 2), a cura di S. Angiolillo, M. Giu-
2010, pp. 190-193.
man,
A. Pasolini, Cagliari 2007, p. 151.
3 Tre tombe puniche in via Belvedere: S. Puglisi, S. Antio-
venienti tutti da questo settore della necropoli: P. Barto-
co. Scavo di tombe ipogeiche puniche, «NSA», 1942, pp.
loni,
106-115; per la stessa tomba reinterpretata in seguito da
15, 1987, pp. 57-73; C. Tronchetti, La tomba 12 (A.R.)
Bartoloni: P. Bartoloni, In margine ad una tomba punica
della necropoli punica di Sant’Antioco, «QSACO», 19,
di Sulcis, «QSACO», 10, 1993, pp. 93-96.
2002, pp. 143-171; V. Melchiorri, La tomba 10 AR di Sul-
4 C. Tronchetti, Sant’Antioco (Cagliari) - Scavi nelle necropoli puniche, «NBAS», 2, 1985, p. 285.
5 A. Marongiu, Le grotte di Sant’Antioco. Indagini sulle
La tomba 2 AR della necropoli di Sulcis, «RStFen»,
ci (Cagliari): la tipologia tombale e il corredo ceramico,
«Daidalos», 8, 2008, pp. 61-102; Bernardini, Recenti scoperte, cit.
abitazioni ricavate all’interno degli ipogei punico-romani,
9P. Bernardini, Sistemazione dei feretri e dei corredi nelle
Sant’Antioco 1999; A. Marongiu, Guida di Sant’Antioco
tombe puniche: tre esempi da Sulci, « RStFen», 27, 1999,
attraverso la storia dei suoi monumenti, Sant’Antioco
pp. 133-146.
2002, pp. 29-34.
6 Un ringraziamento particolare ai colleghi con i quali ho
10P. Bartoloni, Sulcis (Itinerari, III), Roma 1989, pp. 42-43.
11 Bartoloni, La tomba 2AR, cit., pp. 57-73.
condiviso questa esperienza: Michele Guirguis, Laura
12 Per alcuni esempi: F. Barreca, L’attività della Soprinten-
Mallica, Elisa Pompianu e Antonella Unali. Grazie al
denza Archeologica per le province di Cagliari e Oristano
Prof. Piero Bartoloni per averci guidato nell’indagine
(1970- 1986): «QSACO», 2 (1986), pp. 204-205; C. Tron-
degli ipogei. Un grato ricordo va ancora al Sig. Sergio
chetti,
Busonera e alla famiglia Steri per averci assistito e sup-
«BArch», 3, 1990, p. 152.
portato durante lo scavo.
7 Bernardini, Recenti scoperte, cit., pp. 63-80; Id., Recen80
8 Per gli studi integrali di contesti funerari sulcitani, pro-
ti ricerche, cit., p. 151; S. Muscuso, Il Museo “Ferruc-
La tomba 6 AR della necropoli punica di Sulcis,
13Per un raro esempio dalla necropoli con decorazioni
geometriche sulle pareti e altorilievo affrescato: P. Bernardini,
A Occidente del Grande Verde: memorie d’Egitto
annali 2011
nell’artigianato della Sardegna fenicia e punica, in M.C.
tra età punica e romana: la tomba Steri 2, in L’Africa ro-
Guidotti - F. Tiradritti (a cura di), L’uomo egizio. L’an-
mana XIX, in c.d.s.
tica civiltà faraonica nel racconto dei suoi protagonisti,
17 Per l’utilizzo di cassette dalla stessa necropoli: A. Tara-
Milano 2004, pp. 164-184; Bernardini, Recenti scoperte,
melli,
cit., pp. 63-80; P. Bernardini, Memorie d’Egitto: un sepol-
gna Archeologica. Reprints), Sassari 1982, pp. 307-310;
cro punico da Sulky, in G.M. Della Fina (a cura di), Etru-
Tronchetti, S. Antioco, cit., pp. 32, 35; Id. , Per la topogra-
schi Greci Fenici e Cartaginesi nel Mediterraneo centra-
fia di Sulci romana, in Materiali per una topografia urba-
le. Atti del XIV Convegno Internazionale di Studi sulla
na: status quaestionis e nuove acquisizioni ,V Convegno
Storia e l’Archeologia dell’Etruria, Roma 2007, pp. 137-
sull’archeologia tardoromana e medievale in Sardegna :
160; Bernardini, Recenti ricerche nella necropoli punica,
Cagliari-Cuglieri, 24-26 giugno 1988, a cura di P.G. Spa-
cit., pp. 151-160; P. Bartoloni, I Fenici e i Cartaginesi in
nu,
Sardegna, (Sardegna Archeologica- Scavi e Ricerche, 5),
Sassari 2009, p. 233, Fig. 127.
14 Ad esempio: Puglisi, Scavo di tombe ipogeiche, cit., pp.
105-115.
Scavi e scoperte (1903-1910), Volume 1, (Sarde-
Oristano 1995, pp. 105-107.
18M. Madau, Ceramica nord africana in Sardegna: la forma
Cintas 61, L’Africa romana: atti del IX Convegno di studio, 13-15 dicembre 1991, 2, pp. 685-690.
19Guirguis, Ipogei Sucitani, cit.
15 P. Bartoloni, Olla punica dall’abitato di Sulky, «Sardinia,
20 Corrispondente al tipo Va della Forti: L. Forti, Gli un-
Corsica et Baleares Antiquae», 6, 2008, pp. 79-82; E.
guentari del primo periodo ellenistico, «RendNap» 37,
Pompianu, Nuove strutture abitative dall’insediamento di
1962 , pp. 151-52, tav. VIII, XII; tipo B VI di Cuadra-
Sulci (Sant’Antioco), in L’epigrafia romana in Sardegna,
do: E. Cuadrado, Unguentarios ceramicos en el mundo
Atti del Convegno (Sant’Antioco 2007), (Incontri Insula-
iberico:aportacion
ri, 1), a cura di P. Ruggeri, F. Cenerini, Roma 2008, pp.
1977-78, pp. 389-400;
cronologica,
«ArchEspA»,
50-51,
265-278; C. Tronchetti, S. Antioco: area del cronicario,
21Per degli esemplari affini provenienti dalla necropoli
La fase romana, «RStFen», 16, 1988, p. 111; A. Unali, I li-
di Tuvixeddu e per una bibliografia sarda: C. Tronchet-
velli tardo-punici del Vano IIG nel Cronicario di Sant’An-
ti,
tioco, «FOLD&ER» 231, http://www.fastionline.org/
de Homeland: Markers in the Phoenicias Chronology,
docs/FOLDER-it-2010-231.pdf; A. Unali, L’espressione
(Ancient Near Eastern Studies- Supplement, 28), Paris
del potere nella Sulci di età repubblicana, in L’Africa ro-
2008, Fig. 11, nn. 1, 4, p. 623; D. E. Zaru, Corredi tom-
mana, Atti del XIX Convegno di studio, Sassari-Alghero
bali di periodo repubblicano dalla necropoli di Tuvixeddu,
(16-19 dicembre 2010), in c.d.s.
«QSACO», 19, Cagliari 2002, p. 237, nn. 11-15, Tav. II,
16 Le Tombe sono state presentate al Convegno internazio-
Punic Sardinia in the hellenistic period, in Beyond
C8, tav. IV, H4.
nale L’Africa romana 2010, gli atti ad oggi sono in corso
22Tipo VI della Forti: Forti, Unguentari, cit., pp. 52, tav.
di stampa: M. Guirguis, A. Unali, Ipogei sulcitani tra età
VIII n. 6; per alcuni rinvenimenti da Tuvixeddu, Toma
punica e romana: la tomba Steri 1, in L’Africa romana
22 e 34: Tronchetti, Punic Sardinia, cit., Figg. 9-10, nn.
XIX, in c.d.s.; S. Muscuso, E. Pompianu, Ipogei sulcitani
1-3, 1-44, p. 611.
81
storia e archeologia sulcitana
23Per forme in argilla cruda dalla stessa necropoli si se-
London 1987, p. 67, tav. 98; C. A. Di Stefano, Lilibeo pu-
gnala la tomba 11 AR con le stesse tipologie vascolari,
nica, Marsala 1993, p. 33, Fig.1-5; Zaru, Corredi tombali,
inoltre per la tomba Steri 1: Guirguis, Unali, Ipogei sul-
cit., pp., Tav. II, D11, Tav. V, n 23; P. Bartoloni, La necro-
citani, cit.; dalla necropoli di Puig des Molins di Ibiza,
poli di Tuvixeddu. Tipologia e cronologia della ceramica,
ad es.: J. H. Fernandez, J. Padro, Escarabeos del Museo
«RStFen» 28, 2000, p. 90, Fig. 3, 23; Tronchetti, Punic
Arqueologico de Ibiza, (Trabajos del Museo Arqueologico
Sardinia, cit., p. 602, n.12-14,623.
de Ibiza 7), Madrid 1982, pp. 164- 165.
24 Per alcuni esemplari coevi dagli ipogei di Monte Sirai:
mandibola, branche montanti e della clavicola.
Amadasi, Brancoli, La necropoli, in Monte Sirai - II, 1965,
33 Amadasi, Brancoli, La necropoli, cit., Tav. XLIII, n. 97.
pp. 95-121, tav. XLI, nn. 44, 54,87. 34 Dall’analisi dei resti ossei si osserva la presenza di fram-
25 Per una bibliografia di confronto: S. Muscuso, Il Museo
“Ferruccio Barreca” di Sant’Antioco: Le tipologie vascolari della necropoli punica, «Sardinia, Corsica et Baleares
Antiquae», 6, 2008, pp. 9-39.
menti cranici caratterizzati da un elevato grado di senostòsi, ligamento suturale di lieve spessore.
35 Alcuni esempi dalla Sardegna: Taramelli, Scavi e scoperte, cit., p. 310, Fig. 9; F. Barreca, Le fortificazioni: Monte
26 Ad esempio: P. Bartoloni, La necropoli di Bitia – I, (Col-
Sirai II, 1965, pp. 54-55 Tav. XXXIII, n. 1; P. Bernardini,
lezione di Studi Fenici, 38), Roma 1996, p. 99; L. Campa-
Lucerne in AA. VV. Cagliari- «Villa Tigellio»- I materiali
nella,
Ceramica punica di età ellenistica da Monte Sirai,
dei vecchi scavi, «AFLC», 3 (N. S.), 1980-1981, pp. 83-
(Collezione di Studi Fenici, 39), Roma 1999, p. 91, n.
84; P. Cavaliere, I materiali punici, «RStFen» 26, 1998,
149.
pp. 122-26; D. Salvi, Un nuovo settore della necropoli
27 Per una bibliografia di confronto: Guirguis, Ipogei sulcitani, cit.
28Per degli interessanti paralleli: Unali, Ipogei sulcitani,
cit.
29Per i dettagli della struttura dell’ipogeo: E. Pompianu,
Ipogei sulcitani, cit.
di Tuvixeddu, in Tuvixeddu. Tomba su tomba. Sepolture
dal V sec. a. C. al I sec. d. C. in un nuovo settore della
necropoli punico- romana: mostra temporanea (Cagliari
Museo Archeologico Nazionale, 30 marzo - 30 settembre
1998), Cagliari 1998, pp. 13-14, tomba 5a, pp. 22, 25,
tomba 12; Campanella, Ceramica punica, cit., pp. 87-88;
30 L’esemplare è ascrivibile al tipo I della Forti: Forti, Gli
Bartoloni, La necropoli di Tuvixeddu, cit., p. 87, Fig. 1,
unguentari, cit., pp.147-48, tav. IV; corrispondente al
10; dalla Sicilia: Di Stefano 1993, Lilibeo, cit., p. 33, Fig.
gruppo A in: Cuadrado, Unguentarios ceramicos, cit., pp.
40; da Cartagine: J. Deneauve, Lampes de Carthage, Paris
389-400;
1969, pp. 241-242 ; S. Lancel, Les niveaux funéraires, in
31 P. Bartoloni, C. Tronchetti, La necropoli di Nora, (Col-
Byrsa II. Rapports préliminaire sur les fouilles 1977-1978:
lezione di Studi Fenici, 12), Roma 1981, pp. 1980-1981;
niveaux et vestiges punique, «CEFR», 41, Roma 1982, p.
B. A. Sparkes, Pottery: Greek and Roman, in AA.VV.
133.
Tharros. A Catalogue of Material in the British Museum
82
32Analisi delle dimensioni del margine inferiore della
from Phoenician end other tombs of Tharros, Sardinia,
36 Da ultimo: Tronchetti, Punic Sardinia, cit., Fig. 4, n. 10,
Fig. 6, n. 3.
annali 2011
37Significativa in questo senso l’assenza delle lucerne
48F. Barreca, Gli scavi: Monte Sirai- I, 1964, p. 51, n.
nell’adiacente Tomba Steri 1, nonostante la presenza di
39/10, tav. XXXII; D. Levi, Le necropoli puniche di Olbia,
cavità sulle pareti della camera sepolcrale destinate a
«SS», 11, 1949, p. 39, Fig. 4.
contenerle.
38Muscuso, Il Museo:le tipologie vascolari, cit., p. 15, Fig. 1
VII-IX.
39 Per alcuni esempi: Bénichou-Safar, Les tombes puniques,
cit., pp. 250-57; Bartoloni, La Tomba 2 AR, cit., p.60; Id.,
49Campanella, Ceramica punica, cit., pp. 69-71, Fig. 12-13;
Bartoloni, La necropoli di Tuvixeddu, cit., p. 97, Fig. 5, n.
39.
50 M. H. Fantar, Eschatologie phénicienne et punique, Tunis
1970, p. 10.
Riti funerari fenici e punici nel Sulcis: Atti dell’incontro di
51 Ivi, p. 16.
studio «Riti funerari e di olocausto nella Sardegna feni-
52 Muscuso, Il Museo:le tipologie vascolari, cit., pp. 9-39.
cia e punica», Sant’Antioco,3-4 ottobre 1986, «QSACO»
53 B. Costa, J. H. Fernandez, A. Mezquida, Ahorros para la
6, supplemento, Cagliari 1989, pp. 73-74; M. H. Fantar,
otra vida: una sepultura púnica conteniendo una hucha
Carthage. Approche d’une civilisation, Tunis 1993, pp.
en la necrópolis del Puig des Molins (Eivissa) y su con-
319-20, 322; Bernardini, Sistemazione dei feretri, cit., pp.
texto histórico,in B. Costa, J. H. Fernández, El Puig des
135, 137,142; Id., I roghi del passaggio, cit., p. 144.
Molins (Eivissa): un siglo de investigaciones, (Misceláne-
40 Per alcuni esempi dalla necropoli: Bernardini, Sistemazione dei feretri, cit., pp. 139-40.
41Bernardini, I roghi del passaggio, cit., p. 143.
42Per un esempio dalla Tomba 9 PGM: Muscuso, Il
Museo:le tipologie vascolari, cit., p. 19.
43Bernardini, Sistemazione dei feretri, cit., p. 145; Id., I roghi del passaggio, cit., p. 142.
as de arqueología ebusitana, 2), Eivissa 2003, pp. 229230.
54 Per analoghe considerazioni relative all’abitato di riferimento: Unali, I livelli tardo-punici, cit., p. 14.
55 Non si esclude che l’erezione stessa del tempio repubblicano sull’acropoli sia riconducibile a tali gruppi: Tronchetti,
Per la topografia di Sulci romana, cit., p. 109; F.
44 La lucerna è riconducibile alla forma 25 D di Howland:
Marconi, Ricostruzione topografica della città di Sulci
R. H. Howland, Greek lamps and their Survivals, «The
tra la tarda età repubblicana e la prima età imperiale,
Athenian Agora» IV, Princeton 1958, pp. 79-80, 290-296.
«QSACO», 22, 2006, pp. 173-230.
45 J. Daneuve, Lampes de Carthage, Paris 1969, pp. 55-56, n.
25.
56E. Pompianu, Nuove strutture abitative, cit., p. 266; per
la presenza dei mercatores in Sardegna: A. M. Colavit-
46Bernardini, I roghi del passaggio, cit., p. 143.
ti,
La presenza dei negotiatores italici nella Sardegna
47 E’ possibile si tratti di una rottura intenzionale secondo
di età romana, Oristano 1999; A. Unali, I livelli tardo-
un particolare rituale legato al versamento di liquidi in
punici del Vano IIG nel Cronicario di Sant’Antioco,
onore del defunto, per un esempio da Monte Sirai: M.
«FOLD&ER» 231, http://www.fastionline.org/docs/FOL-
Guirguis, Necropoli fenicia e punica di Monte Sirai: in-
DER-it-2010-231.pdf.
dagini archeologiche 2005-2007, Ortacesus 2010, p. 161,
Fig. 329.
83
annali 2011
archeologia
CASTEL CASTRO DI SANT’ANTIOCO
Fonti documentarie e bibliografia
di Walter Massidda
Epilogo:
Castris apud portum Palmae de Sulcis1.
I
l 28 ottobre 1881, il Consiglio Comunale di
Sant’Antioco si riunisce per discutere diversi oggetti all’ordine del giorno e, tra questi,
viene trattata la vendita di dieci are di terreno a
trattativa privata.
Il Presidente, nonché sindaco, Giuseppe Milia
riferisce all’adunanza il fatto di esser d’accordo
che il Consiglio proceda alla vendita del piccolo
tratto di terreno circondato dai resti delle muraglie dell’antico Castel Castro, poiché nessun
profitto né vantaggio ricade sull’Amministrazione. Il Comune potrebbe riservarsi solo la
proprietà del suolo occupato dalle fondamenta
di quel castello, con le pietre esistenti.
Planimetria del 1844 (carta De Candia), Frazione T R’, tavoletta
Detto ciò, il sindaco invita il Consiglio a delibe-
7 – “Regione Casteddu Crastu e s’Omu Setti Portas”. Sono
rare e questo decide, con voto palese e unani-
riportate in modo schematico le mura del castello ed il vecchio
me, di procedere ad “… alienare il piccolo tratto
mappale n° 15.
di terreno e ciò a trattativa privata sulla base
del valore che verrà a risultare da apposito estimo da praticarsi, riservando però la proprietà
corrente perché festivo, a cui è stata significata
a quest’Amministrazione della circonferenza
opposizione dal Proprietario Antonio Balia.”2
occupata dalle fondamenta unico avanzo del
L’opposizione del Balia doveva essere giustifi-
riferito Castello, ed il pietrame ivi esistente, e
cata da un evidente diritto di prelazione, for-
per compiere agli incombenti all’uopo richiesti
se, come confinante. Crediamo che ottenne
incarica la Giunta Municipale.
ragione, perché nel 1928 (anno dell’epilogo del
Addì 7 novembre 1881, S. Antioco. La delibe-
castello), al momento della cessione al Comu-
razione è stata resa nota al pubblico mediante
ne, a titolo oneroso e bonario, del terreno per
affissione di copia all’Albo Pretorio nel giorno 6
la costruzione del campo sportivo comunale,
85
storia e archeologia sulcitana
tramontana a terreno vignato e seminativo di
Basciu Palmas Antioco Luigi fu Antonio, erede
di Palmas Domenica fu Giovanni Antonio, per
levante alla linea ferroviaria del Sulcis, siepe
fichi moreschi frammezzo, per mezzodì già a
Pabis Beatrice fu Giuseppe vedova Murroni ed
ora Fagnani Fusconi Edmo fu Ferruccio, e per
ponente a strada ora provinciale Sant’AntiocoSan Giovanni Suergiu.”3La sovrapposizione del
campo sportivo al castello avveniva quando solamente il toponimo, peraltro modificato, e la
memoria di un pozzo rimanevano l’unica attestazione dell’antico castello.
Nel 1890, nove anni dopo il passaggio di proprietà verso il privato, il Consiglio Comunale di
Sant’Antioco rimpianse le scelte delle amministrazioni precedenti che, per motivi di opportunità, rasero al suolo il castello.
Infatti nella seduta consiliare del 27 aprile 1890,
mentre si decideva di effettuare le riparazioni
urgenti al carcere mandamentale, il consigliere
Planimetria del costruendo campo sportivo comunale –
Gaetano Idili faceva opportunamente osserva-
da notare che il confine sud (ditta Fagnani) non è simmetrico
re che il carcere non presentava tutti i requisiti
ma forma una diagonale alla corrispondenza del lato posteriore
igienici e di spazio necessari e che, per lo stato
del castello che era orientato verso l’asse nord-ovest / sud-est.
di perenne rovina, “a suo modo di vedere il Municipio dovrebbe pensare a costruire un nuovo
Carcere col sistema attualmente prescritto prescegliendo ed occupando il fabbricato detto su
86
avvenuta con atto notarile del 28 settembre,
Fortinu che trovasi per 28 Maggio p.v. messo
risultano proprietari i signori Balia Luigi fu
all’asta pubblica per la tenue somma di £ 40.
Salvatore e Balia Nicolò fu Antonio. Quest’area
E così mentre si provvederà ad un nuovo sta-
di circa un ettaro, con numero mappale 15 del
bilimento carcerario si conserverà in questo
Foglio XIV, risulta sita nella località “comune-
Comune almeno una fra le antichità che il più
mente nota Casteddu de Crastus, coerente per
prepotente vandalismo di cessate amministra-
annali 2011
zioni hanno distrutto, tra le quali deve annove-
Comune regione Castel Castro, col passaggio
rarsi l’antico Castel Castro. Diversi Consiglieri
dei carri, che trasportavano le pietre in occasio-
appoggiano la proposta del Consigliere Idili” .
ne che quest’Amministrazione nel 1867 ha fatto
Il Consiglio riconobbe urgente la riparazione
eseguire in appalto i lavori di questa strada Co-
del carcere mandamentale, in base alla perizia
munale.” e per “… la quantità di pietre che gli
di un mastro muratore, e diede a trattativa pri-
furono tolte da quel chiuso, onde ne ha risentito
vata i lavori per la somma di 230,30 lire, ma
danni immensi …”5.
prese anche atto della proposta di Idili rivolta
Ecco il testo della domanda che offre qualche
all’acquisto del fabbricato detto “Su Fortinu”,
notizia sull’area in oggetto:
di proprietà del demanio, per trasformarlo in
“All’onorevole Consiglio Comunale di Sant’An-
nuovo carcere.
tioco
Ovviamente, la proposta del signor Gaetano Idi-
Il sarto Gaetano Sanna fu Not. Pietro, domicilia-
li atta a trasformare il forte sabaudo Su Pisu,
to in questo Comune di Sant’Antioco, consensè
acquistato poi nel 1902, stride col suo stesso
di umile ossequio alle S.S. L.L. Illustrissime ha il
sentimento di salvare l’opera come invece non
pregio di rassegnare che, in occasione che ebbe
fu col Castel Castro. Oggi probabilmente, oltre
a tracciarsi lo stradale Comunale, che da questo
a non avere il castello, si avrebbe una fortifica-
abitato conduce alla spiaggia di S.ta Catterina,
zione del 1813-1815 fortemente rimaneggiata,
e segnatamente dal 1867 al 1868, il Rassegnante
che avrebbe dato problemi di lettura dell’opera
dovette risentire la perdita di non aver potuto
originale a coloro che si sono impegnati nel re-
semenzare né a grano, né a fave, né finalmente
stauro del 1999-2000.
ad ortaglie il di lui chiuso territoriale, ossia
Testimone della distruzione del Castel Castro
il chiuso che egli deve usufruire, di proprietà
fu il sarto Gaetano Sanna che, da proprietario
della fu di lui moglie Maria Lucia Ollargiu, sito
del tenimento confinante, nel 1876 chiese risar-
nella periferia di questo Comune, e precisamen-
cimento dei danni subiti un decennio prima,
te denominato Castel Castro, dacché sebbene il
a causa della mancata semina del terreno. La
Rassegnante si fosse accinto a preparare il ter-
deliberazione del Consiglio Comunale del 17
reno non vi poté riuscire, atteso l’andirivieni di
dicembre 1876, presieduta dall’assessore an-
pedoni, carri per trasporto della pietra che esca-
ziano Raffaele Manca, stante l’assenza del sin-
vasi dall’antico demolito Castello, e di barcajoli,
daco Luigi Campus, prese in considerazione
che colle loro barche attendevano al trasporto
la domanda di risarcimento del signor Sanna,
per via di mare della pietra che servir dovea pel-
ammontante a 250 lire, perché gli fu impedito
la formazione dei ponti onde transitare a piedi
di “seminare a suo vantaggio alcuni tratti del
asciutti nei mari; cosicché nel preindicato anno
terreno del suo chiuso che possiede in questo
agrario il Rassegnante dovette perdere i frutti
4
87
storia e archeologia sulcitana
che percevere dovea dal prodotto del suddetto
la più attenta dovuta considerazione l’esposto,
chiuso, tanto in grano, che delle stoppie.
per cui prega la Bontà del prelodato Consiglio
Occorre pure fare osservare che nel tracciamen-
voler emettere favorevole il Loro voto a pro del
to del preindicato stradale Comunale, essendo
Ricorrente, provvedendo in guisa, che il Suppli-
mancata affatto la terra, pel rialzo e terrapiana-
cante venga indennizzato dalle perdite e danni
re le protuberanze, onde d’ogni istante il terreno
da lui sofferti nella contingenza di cui sopra si
era pieno, convenne che escavassero a prestito
è accennato, da tassarsi dal prelodato Consiglio
la terra dalle parti laterali del suddetto stradale,
nella loro Coscienza, od in difetto a giudizio di
cosicché non poca quantità si ebbe ad escavarne
periti, avendo della presente quel riguardo di
nel chiuso del Rassegnante, che questa non fu
cui nella Loro Saviezza, la stimeranno del caso.
avvalorata fino a tanto che l’opera fosse comple-
Grazie
tamente ultimata, abbenché di questa perdita il
Sant’Antioco lì 28 ottobre
Rassegnante fino ad oggi non fu menomamente,
L’Umile Rassegnante
né alcunamente indennizzato.
Gaetano Sanna.”6
Né può il Rassegnante passare sotto silenzio
88
la perdita da esso risentita in cotale occasio-
Ancora nel 1881, di questa preziosa strada se
ne giacché dal muro che serviva di cinta al di
ne ricordava l’indispensabile costruzione, avve-
lui chiuso, verso la riva del mare, ed alla parte
nuta tra il 1867 ed il 1869. In una delibera del
della pubblica strada gli furono tolte quasi tut-
Consiglio Comunale si chiedeva un sussidio al
te le pietre di cui era composto quel muro che
Governo, perché l’ingente somma di 149.087,43
serviva di siepe al di lui terreno, onde ripararlo
lire, servita a pagarne i lavori, era stata versata,
dai danni che avrebbero potuto cagionargli non
quasi per intero, dalle casse comunali. La soler-
solo dai passanti, che dal bestiame errante d’o-
zia dell’amministrazione “nella costruzione di
gni specie.
detta strada veniva suggerita dalla convenienza
Tutti i sovra esposti fatti il Rassegnante si esi-
di aprire un comodo passaggio nei due tratti di
bisce pronto giustificare per mezzo della prova
mare esistenti lungo quella strada, e che prima
testimoniale, e per le pietre del muro a lui invo-
valicavansi con gravi stenti e secondo le stagio-
late si rimette alle risultanze di una perizia da
ni con vero pericolo della vita, come non rari
praticarsi a tale oggetto, onde farne rilevare il
casi si sarebbero verificati se la carità umana
giusto valore.
non fosse corsa a salvare l’infelici minacciati di
Stante i sovra allegati fatti, resi ormai pubbli-
morte dalla corrente delle acque. A suo ricordo
ci ed evidenziatissimi, il Rassegnante nutre
puossi annoverare fra gli altri il fatto del peri-
viva fiducia che dal prudente Criterio di questo
colo incorso da un Brigadiere dei RR. Carabi-
Onorevole Consiglio Comunale verrà presa nel-
nieri e da un suo dipendente mentre tragitta-
annali 2011
nel tempo appunto che il Governo sanzionava
la provvida legge del 30 Agosto 1868, diretta a
rendere obbligatoria la costruzione delle strade
comunali somministrandone i mezzi con i quali farvi fronte, ed elargendo copiosi sussidii a
quei Comuni che sarebbero più solerti a provvedere alla costruzione e sistemazione delle loro
strade. Il Comune di S. Antioco fu tanto solerte
a costruire il suo tronco di strada avanti suaccennato che vi procedeva contemporaneamente alla promulgazione della surriferita legge,
dei cui benèfici effetti non poté fruire su quanto
riguardava il sussidio che lo Stato avrebbe elargito in proporzione dell’importanza dell’opera e
delle spese nella medesima impiegate.”7
Ciò che accadde non fu solo deleterio per le
casse comunali ma, come già detto, comportò
Porzione della Planimetria della strada consortile...,
la distruzione del Castello Castro; si immagina
a cura dell’ing. De Stefanis, 31 Luglio 1864,
che divenne urgente reperire materiale solido
riportante sommariamente la posizione del Castello Castro.
in quanto, in uno dei tanti Consigli Comunali,
si disse che la terra usata per il riempimento
dello spazio acqueo, a causa dei ponti sotto i
quali defluiva l’acqua dallo stagno alle peschiere
e indi al Golfo, veniva portata via, distruggendo
in una notte l’opera che l’impresario svolgeva
vano quei due tratti di mare e forse nella loro
durante il giorno. La decisione di utilizzare le
lotta con le acque sarebbero periti se lo stesso
pietre del castello maturò senz’altro a voce.
Esponente ed altri suoi compagni non fossero
Il progetto della strada, già analizzato nella
accorsi in loro sollievo. Onde sottrarre a tanto
precedente edizione degli annali per l’area re-
pericolo i transitanti e risparmiare ai medesimi
lativa ai ponti romani, riporta per intero la pla-
grandi disagi, questo Comune con stragrandi
nimetria dei lavori a partire dall’attuale Piazza
sagrifizii si accollò un’enorme spesa superiore
Umberto, nel centro di Sant’Antioco, sino alla
assai alle sue forze finanziarie. Si accinse all’o-
cantoniera di San Giovanni Suergiu. L’elabora-
pera nel 1867 e la portò a compimento nel 1869,
to grafico, redatto dall’ingegnere De Stefanis,
89
storia e archeologia sulcitana
per conto dell’Ufficio del Genio Civile nel luglio
geologiche, storiche, archeologiche, botaniche
1864, raffigura l’area del Castel Castro con un
e antropologiche, grazie alla sua lunga perma-
semplice rettangolo attraversato da sottili linee
nenza e ai suoi viaggi all’interno del territorio.
oblique, secondo la convenzione dell’epoca dei
Taluni viaggiatori citarono sommariamente il
progetti tecnici che, con tale simbologia, indi-
castello, mentre altri, di passaggio a Sant’An-
cava aree urbanizzate o edifici.
tioco, come Charles Edwardes nel 1882, trovando il solo fortino di Pontimannu, credettero di
Il Castello - Come tutti sanno, parecchie de-
riconoscere l’opera solamente sulla base delle
scrizioni del castello furono fornite dai viaggia-
descrizioni dei predecessori, forse utilizzate
tori del XIX secolo. Tra le più accurate vi sono
quando dovettero scrivere i propri resoconti di
quelle di Padre Angius che, per conto di Goffre-
viaggio, per arricchirli e riordinarli.
do Casalis, ha redatto il dizionario degli Stati di
William Henry Smyth, il captain della nave Ad-
Sua Maestà per ciò che concerne la Sardegna, e
venture della Royal Navy di Sua Maestà Bri-
quella del generale Alberto Ferrero conte di La
tannica, mandato in Sardegna per redigere la
Marmora che, promosso o esiliato in Sardegna,
carta delle coste nel 1823, pubblicò nel 1828,
divenne esperto di questa regione nelle materie
da esperto cartografo ed idrografo, un libro descrittivo di 360 pagine intitolato Sketch of the
present state of the Island of Sardinia, nel quale sono riportati i suoi appunti, le notizie prese
durante il suo periplo e le discese a terra. Egli
citò il Castel Castro col suo nome in sardo e disse che “l’antemurale, lungo 54 iarde e lungo 12,
è di porfido grezzo, il muro orientale è lungo un
centinaio di iarde e alto 9. Vi sono anche i resti
di un molo…”8.
John Warre Tyndale, nel suo libro pubblicato a
metà del XIX secolo, fu altrettanto scarno e ribadì che “…vicino alle antiche mura della città,
si trovano le rovine del Castro, le cui mura di
cinta, fatte di grosse pietre rozzamente squadrate, hanno una larghezza di circa 10 piedi,
lunghe 775 e alte 36; la città era munita di torri
ai lati ed agli angoli, ed aveva un ingresso a vol-
90
Lido di Sant’Antioco: i resti dell’antico molo nord.
ta con architrave lungo circa 13 piedi. L’epoca
annali 2011
della sua costruzione è sconosciuta per quanto,
te dicendo che “...in vicinanza all’angolo che le
dallo stile, possa risalire all’ottavo o al nono se-
mura dell’antica città faceano nella concorren-
colo…” .
za de’ lati, orientale e meridionale, vedosi gli
Padre Vittorio Angius non diede lo stesso pare-
avanzi d’un gran castello. Esso figura d’un gran
re di Tyndale per ciò che riguarda l’epoca della
parallelogrammo con un circuito di metri 236;
costruzione e, mentre cita le varie dominazio-
avendone nel lato maggiore 73, nel minore 45.
ni sotto la quale è stata la Sardegna, propende
A’ suoi angoli sono aggiunte altrettante torri, e
per l’epoca giudicale, facendo risalire il castello
quindi tre altre nei lati, orientale ed occidenta-
all’XI-XII secolo, citando Torgotorio (Mariano
le, e nel boreale, dov’era la porta, e può vedersi
Torchitorio II) quando si rifugiò nell’isola sul-
la incavatura per il moto della saracinesca. La
citana nel 1108, dopo che il suo trono venne
spessezza delle mura nel parallelogrammo è di
usurpato dallo zio Torbeno nel 1104 circa. La
circa metri 3, nelle torri poco minore, fuorché
descrizione del monumento da parte di An-
in quella della porta. La superficie della gran fi-
gius è più precisa; egli si sofferma ampiamen-
gura era di metri quadrati 2709, e la complessi-
9
va delle torri di metri quadrati 175. Nell’interno
vedonsi ancora due scale, una nel lato orientale, l’altra nell’occidentale, ed una terza pare che
fosse tra la porta e la torre dell’angolo sul mare.
Questa fortezza era circondata da un grosso fosso largo più di 15 metri dove entrava il mare a
isolarla perfettamente. La sua costruzione è in
grandi pietre rozzamente quadrate, e le più d’un
enorme volume. L’architrave della porta è lungo poco più di quattro metri. Vedendosi questo
fabbricato dopo osservati gli avanzi delle mura
della città, si riconosce con certezza donde fu
tolto il suo materiale. Le pietre non sono sempre a ordini regolari, e tra quelle che sono piane
Archivio di Stato di Torino, Paesi: Sardegna, Materie Feudali,
vedonsene qua e là bugnate, che furono prese
Feudi per A e B – Memoria dell’ing. Bessone delle notizie prese
dallo zoccolo di altre costruzioni antiche”10.
nell’isola di S.t Antioco.
Alberto Della Marmora chiarisce che non si
Colla carta allegata alla medesima – 1754.
tratta di un castello “propriamente detto, ma
Si nota il limite delle “vestigie della Città di Sulcis” che passa
una cinta rinforzata da bastioni e fiancheggiata
nei pressi del Castello Castro.
da sette torri. È una specie di campo trincerato
91
storia e archeologia sulcitana
che ha più la forma di un trapezio che di un parallelogramma. Ha una superficie di circa 280
metri quadrati11; si compone di quattro muri
rettilinei non perfettamente paralleli a due a
due, formanti una cinta con gli angoli muniti di
una torre quadrata. Altre torri simili sporgono
dal centro di tre lati, mentre l’ultimo, rivolto a
sudest , non ha torre mediana. Questa cinta mediana ha solo una porta praticata in basso della
torre a, rivolta verso l’attuale villaggio, e cioè
verso il sito dell’antica città di Sulcis”12.
Il generale rimane affascinato dalle dimensioni
delle pietre che compongono le mura e dice che
la porta d’ingresso “è notevole per l’architrave
Planimetria, dimensioni ed orientamento del Castel Castro
in pietra, che conta 3,90 metri di lunghezza su
(tratto da: Alberto Della Marmora, Itinerario dell’Isola di
65 centimetri di altezza e 66 di spessore. Non
Sardegna - volume primo, a cura di Maria Grazia Longhi, p. 258
appena lo si è oltrepassato, varcando l’ingresso,
– Ilisso Edizioni, Nuoro 1997).
si vedono sulla parete del muro interno le scanalature verticali che fissavano la saracinesca o
erpice a saliscendi con la quale la porta si chiu-
il castello Castro, le motivazioni per cui ritiene
deva; più lontano in fondo allo stesso passag-
che questo sia di origine araba, del tempo in cui
gio, ho creduto di riconoscere le tracce di una
questa civiltà si fortificò nelle coste sarde.
seconda porta…” e, ancora, che nello spessore
Per fortuna, alla minuziosa descrizione si ag-
di circa tre metri dei muri “sono ricavate le sca-
giunge anche un disegno la cui veduta “...è
le per salire al piano superiore, provvisto di un
quella che nel 1821 ebbi modo di riprendere
parapetto. Nella parte bassa del muro si notano
con la camera chiara; ne rilevai allora la pianta,
le tracce di un grande fossato di dieci o quindici
ma in seguito, avendo avuto dei dubbi sulla sua
metri di larghezza, dove probabilmente entrava
esattezza, mi sono rivolto a un distinto ufficiale
l’acqua del mare che è molto vicino”14.
della Marina Reale Sarda che, pregato da me, è
La forma del castello è quella che potrebbe chia-
ritornato sul posto e mi ha gentilmente conse-
rire i dubbi, confermando le congetture sull’e-
gnato i risultati dell’escursione…”15.
poca della sua costruzione e sulla civiltà che lo
Ecco, così, la vista presa con la camera chiara,
eresse. La Marmora promette di argomentare
usata come una sorta di antica macchina foto-
in altre pagine, rispetto a quelle in cui descrive
grafica del tempo, ovvero uno “strumento ottico
13
92
annali 2011
Veduta di Castel Castro di Sant’Antioco. La torre “A” in rovina si trova all’angolo nord dal lato della strada di ingresso al villaggio (tratto da:
Giorgio Pellegrini, a cura di, L’esploratore innamorato. Alberto Ferrero della Marmora e la sua Sardegna, p. 73 – Abbà edizioni, 2009).
basato su un prisma o un sistema di specchi che
La base sembra interrata da sabbie che rag-
di un oggetto riproduce su una superficie piana
giungono la sommità della torre A. Ai posteri è
un’immagine virtuale i cui dettagli vengono poi
apparso come un’ottima cava di pietra pronta,
ripassati in modo da ottenere un disegno abba-
e qualche delucidazione su alcune asportazioni
stanza fedele” .
ce la dà Valery (A. C. Pasquin), quando dice che
Nel disegno è raffigurata la torre A in rovina; la
il “Medioevo è rappresentato nobilmente a fian-
torre D, in parte smantellata, presenta un’evi-
co di queste rovine dell’antichità da un grande
dente filatura verticale lungo le pietre d’angolo,
castello di granito rosso, in altri tempi compo-
mentre la sommità dei muri appare ovviamen-
sto da otto torri e demolito in parte dal governo
te decapitata. Anche l’interno doveva contenere
nel 1804, per costruire il fortino del ponte che
alloggi e casematte, come pure scale e ronde.
collega Sant’Antioco al continente”17.
16
93
storia e archeologia sulcitana
Il disegno riporta anche la scritta “preso da me
Alberto colla camera lucida nel 1821 o 1823” e
sotto scrive: “consimile al monumento del castello di Madaurus nella Zeuzitania a l’est di
Bona, in Algeria. Fabbricato da Trogotore Giudice di Cagliari dal 1108 al 1130”18. Vi sono riportate, inoltre, informazioni in contrasto con
ciò che scrive nel testo dell’opera Itinerario
dell’Isola di Sardegna; infatti il generale cita il
giudice Torchitorio Mariano II come costruttore, ma paragona il castello ad un monumento di
fattura bizantina dell’antica Madaura, a ovest
della nuova cittadina di M’Daourouch nell’Algeria orientale. Ma nel testo dell’Itinerario, assai
più analitico e preciso di quanto non sia stato
con questi appunti, esclude che possa trattarsi di un’opera giudicale, tanto da paragonarlo
Sovrapposizione della planimetria del La Marmora sul progetto
definitivamente alla fortezza di Ain Tounga in
del campo sportivo comunale di Sant’Antioco, nel rispetto
Tunisia.
dell’orientamento, delle proporzioni, delle misure riferite anche
Lo stesso Generale vuole approfondire la storia
dall’Angius. La figura trapezoidale si sovrappone al confine con la
di questo monumento avvalendosi del signor
ditta Fagnani Edmo in modo quasi preciso ma verosimile con una
Berbrugger “dotto conservatore della Biblioteca
possibile spartizione tra i confinanti delle torri del fondo del castello.
e del Museo centrale di Algeri, per sapere se nei
paesi dell’Africa settentrionale, da lui così bene
esplorati per i loro monumenti antichi, ci fosse una fortezza che avesse un qualche rapporto
94
con il Castello Castro. Questo dotto archeolo-
da altre costruzioni e se nei muri vi fossero an-
go mi rispose che effettivamente il castello ha
che epitaffi e dediche, piazzati in tutti i sensi, la
una singolare somiglianza con la cittadella di
somiglianza sarebbe perfetta.” (Lettera del 31
Thignica (Tonga in tunisino), salvo che l’edificio
dicembre 1858)19.
sardo è più grande e ha sette torri, mentre quel-
Poiché l’articolo si propone di comparare l’edi-
lo africano ne ha solo cinque; tra i due - dice - ci
ficio antiochense solamente sulla base di fonti
sono affinità impressionanti e aggiunge che se
letterarie e documentarie, occorre sgombrare
quello di Castro fosse formato con pietre tolte
il campo relativamente ad alcune imprecisioni
annali 2011
del passato che oggi possono anche esser citate,
che l’opera dovesse essere “consortile”, in quan-
ma non possono fare letteratura vincolante in
to utile ad altre comunità quali Calasetta, Pal-
quanto le fonti documentarie, già riportate all’i-
mas Suergiu e Tratalias. Il progetto prevedeva
nizio del presente articolo, le smentiscono. Il
di sistemare la strada a iniziare dalla periferia
canonico Spano, nel suo Bullettino Archeologico
del paese, ovvero dal Piazzale detto di Leopoldo
numero 5, anno III del maggio 1857 a pagina
(attuale Piazza Umberto), fino alla Nazionale
79, riporta il fatto che il “il gran ponte che si è
che da Iglesias terminava a Porto Botte, nel sito
formato nell’istmo che congiunge l’Isola è opera
presso l’antica chiesetta di San Giovanni, nel
moderna. Per formare questo ponte si è distrut-
borgo di Suergiu24.
to in parte il Castello di Torgotorio...”20. Poiché
Dionigi Scano, come Edwardes, pur competen-
nel 1857 il castello era ancora in piedi e nessun
te di arte e architettura medievale, non appro-
lavoro era stato effettuato lungo i due tratti di
fondisce la storia che ha visto lo smantellamen-
mare che prima si attraversavano al posto dei
to del Castel Castro e confonde il fortino posto
ponti romani, detti “Ponti de mesu” e di “Santa
all’imboccatura del Ponte romano, terminato
Caterina”, è da ritenere che l’affermazione del-
nel 180825, con il castello bizantino, affermando
lo Spano sia stata scritta solo successivamente
che sulla sommità vi sono state costruite alcune
perché apposta in una nota21. Infatti nel testo
opere recenti26. Nel 1907, le opere recenti eleva-
ricorda che il lungo ponte è rovinato e che il
te nella piazza d’armi della vecchia fortezza, ac-
passaggio è stato abbandonato “per cui bisogna
quistata dal Comune nel 188027, erano quelle re-
passare in mezzo all’acqua, si può dire che oggi
lative alla costruzione delle nuove camere e alla
quella terra che diceasi penisola sia divenuta
necessità di uniformare i tetti dei vecchi e dei
Isola come nel primo tempo” . Pensiamo che
nuovi alloggi di servizio all’insediamento della
sia inutile ripetersi e riportare l’innumerevole
Guardia di Finanza di Mare, accasermatasi da
quantità di precise deliberazioni del Consiglio
Porto Botte a Sant’Antioco nel 1901, quando i
Comunale di Sant’Antioco, conservate nell’Ar-
lavori non erano ancora conclusi28.
chivio Storico Comunale, nel periodo 186023-
Lo stesso Pasquale Cugia, autore del Nuovo Iti-
1864, quando i lavori di costruzione della strada
nerario dell’Isola di Sardegna, edito a Ravenna
furono discussi, modificati, progettati ed infine
nel 189229, a pagina 223, rammenta che, durante
appaltati.
le occasioni in cui si recò a Sant’Antioco (1872-
In quei cinque anni, si è passati dal pensare di
1875), non scorse nulla nel sito del Castello Ca-
ricostruire solo i due tratti di mare a partire
stro e che, avendo richiesto informazioni alle
dal piazzale del sito del fortino di Pontimannu,
persone con cui era in contatto in paese, gli fu
all’opportunità di risistemare l’intero tratto di
risposto che la costruzione andò interamente
strada e, infine, a stabilire, in sede progettuale,
distrutta.
22
95
storia e archeologia sulcitana
Comparazioni - Individuate le fonti documen-
della sede diocesana di Castro e dell’ ex cattedra-
tarie e assemblata ancora una volta la biblio-
le di S.Maria, sono state rinvenute le tracce di un
grafia essenziale relativa al castello sulcitano,
nuraghe e di un insediamento romano a cui si è
rimane il compito di verificare se questa forti-
sovrapposto quello fortificato bizantino31.
ficazione sarda sia pertinente alla stessa epoca
Più a sud ovest, sono state rinvenute strutture
dei castelli africani, se sia stata costruita per le
fortificate nel territorio di Anela, mentre a est,
stesse esigenze militari e, ancora, se ve ne sia-
tra Telti e Olbia, vi sono i resti del castrum det-
no o ve ne siano state altre in Sardegna. Si ri-
to “Sa Paulazza”. A Olbia, invece, pertinente a
propongono, in riassunto, anche gli studi che
funzioni militari urbane, vi era un castello simile
hanno portato all’identificazione di quest’opera
a quello sulcitano, avente un perimetro di 560
tra quelle costruite in epoca bizantina, dopo la
metri circa e tre torri nel lato del mare, altre agli
conquista e la riconquista della Sardegna tra il
angoli ed una “sulla uscita all’interno”32.
534 ed il 554 d.C..
Come si rileva dalla figura nella pagina succes-
Cominciando da Nora, si può dire che poche sia-
siva, i castra cittadini, fuori dal perimetro delle
no le notizie relative a una costruzione bizantina
mura urbane, sono stati costruiti nelle più im-
fortificata nel suo entroterra, ancora più scarse
portanti città costiere, mentre l’interno era deli-
quelle che ci permetterebbero di stabilire se vi
mitato dagli avamposti lungo la frontiera tra la
sia stata una fortificazione di controllo e oppo-
Sardegna romea e le civitates barbariae.
sizione ai barbaricini, in periodo romano e poi
bizantino, nel territorio di Escolca, dal momento che questo toponimo è da taluni assimilato a
luoghi di avvistamento.
Tuttavia, nel vicino territorio di Serri in cui si trova il “santuario nuragico” di Santa Vittoria, pare
vi sia stato un riutilizzo delle strutture preistoriche come avamposto30. Nel Comune di Samugheo, il castello detto “di Medusa” ha restituito
due iscrizioni relative a Giustiniano e al suo successore Giustino II, probabilmente riferibili alle
fasi edificatorie, mentre Fordongianus divenne
sede del dux bizantino, carica militare insediata
nel centro della Sardegna per il controllo e l’op96
posizione contro le scorrerie dei barbaricini nel
Timgad (Algeria) – 35°28’47.46”N – 6°28’04.09”E. 1072 metri
Campidano. Nel territorio di Oschiri, nei pressi
s.l.m.
annali 2011
A far da paragone rimangono i meglio conservati castelli dell’Africa bizantina, ossia opere militari edificate sin dal periodo in cui Giustiniano,
attraverso il valoroso generale Belisario, riconquistava l’occidente prima in Africa, con la presa
di Cartagine e la cattura dell’ultimo Re Vandalo
Gelimero nel 553-534 e poi in Italia, grazie alla
vittoriosa guerra contro i Goti iniziata nel 535.
Successivamente, i nemici furono i Longobardi
che si insediarono nella penisola italiana senza,
però, riuscire a occupare la Sardegna.
La fortificazione sulcitana pare più assimilabile
a un’esigenza di controllo della città, affatto decaduta dopo la crisi dell’impero romano, sede di
diocesi accertata nel 484 d.C., il cui importantissimo porto ospitò la flotta bizantina33 in quanto,
da sempre, ritenuto approdo sicuro e riparato.
Il castello di Olbia, peraltro non di piccole dimensioni (560 metri di perimetro), sembra avere un’analogia con il castello di Timgad. Padre
Angius afferma che vi erano tre torri nel lato opposto all’entrata (lato mare), due agli altri angoli e una all’ingresso che volge le spalle al mare. Il
castello di Timgad, anch’esso molto grande, ha
Rielaborazione della carta pubblicata in Francesco Cesare
in più altre due torri nei lati minori (fianchi). La
Casula, La Storia di Sardegna vol. I, p. 205 – Carlo Delfino
regolarità della forma del castello algerino, così
Editore, Sassari 1994 in base ai rilevamenti archeologici
come quello tunisino di Limisa (Ksar Lemsa),
condotti in varie campagne di scavo e riportati in Pier Giorgio
fa presupporre che si tratti di opere costruite ex
Spanu, La Sardegna bizantina tra VI e VII secolo, p. 176 –
novo in un terreno la cui natura non presenta
Editrice S’Alvure, Oristano 1998.
irregolarità34.
Difatti, le fortezze in cima ai colli, trovandosi
in posizioni più aspre, sono costrette a seguire l’andamento del terreno, mentre quelle poste
a difesa dei centri urbani o costruite ex novo
97
storia e archeologia sulcitana
98
avrebbero mura perimetrali regolari che forma-
re marittime, occuparono le fortezze difensive
no parallelepipedi rettangolari o quadrati, con
edificate dai loro predecessori e ne costruirono
lievi differenze tra i lati.
altre seguendo lo stesso modello. L’insieme del-
Nei secoli successivi le modalità costruttive
la fortezza presenta una pianta regolare, fian-
rimasero simili; variarono solamente alcune
cheggiata ai quattro angoli da torri rotonde o
strutture per la funzione religiosa a cui erano
quadrate. Una merlatura corona torri e cortine.
destinate.
Altre torri quadrate più piccole difendono i lati
Laurent Daillez, in un suo libro, si sofferma nel-
della fortezza e il loro numero varia a secon-
la descrizione delle fortezze templari e musul-
da della distanza tra una torre e l’altra. Questo
mane in un periodo di gran lunga successivo ai
sistema fu utilizzato in Terrasanta come nella
primi castelli giustinianei. Egli afferma che tali
penisola iberica”35. L’autore riferisce il fatto che
costruzioni “fossero esse musulmane o cristiane
molti suoi colleghi rimproverano i Templari di
avevano uno stretto rapporto con la guerra san-
aver copiato il sistema costruttivo dai musul-
ta. Il ribat musulmano, al tempo stesso fortez-
mani, ma invece le sorprendenti somiglianze
za, convento e rifugio, è di molto anteriore agli
richiamano esclusivamente Bisanzio.
ordini militari. Quando i musulmani rimpiaz-
Chi si è occupato di civiltà bizantina e ha ana-
zarono i bizantini, in particolare sulle frontie-
lizzato le fortificazioni urbane sarde, sulla base
Ksar Lemsa (Tunisia) – 36°02’09.80”N – 9°31’41.26”E - 424
Ksar Lemsa – lato est demolito.
metri s.l.m.
annali 2011
Madaurus (Algeria) – teatro romano al quale viene anteposta
Madaurus – prospetto.
la struttura del castello bizantino – 36°04139.60”N –
7°54’06.31”E - 932 metri s.l.m.
dei racconti e dei rilievi dei viaggiatori, con-
castello di Formentera e il forte isolato di Li-
fronta i castelli sardi con quelli africani riferen-
misa. La Marmora invece, nel suo disegno e nel
dosi, in particolare, al già citato forte algerino
suo testo, paragona l’oggetto del nostro articolo
di Timgad per via delle “proporzioni fra il trac-
ai forti di Madaura e di Thignica. Madaura è
ciato e lo spessore delle mura, nonostante l’an-
una fortificazione bizantina impiantata attorno
damento pressoché rettangolare a Thamugadi
a un teatro romano, il cui palcoscenico resta ol-
e, invece, marcatamente trapezoidale a Sulci”36.
tre l’ingresso del muro di prospetto del castello,
L’autrice Renata Serra si sofferma, come già
dotato di porta rincassata rispetto alla torre e
detto, sul fatto che la lieve differenza si può
di altre due torri laterali agli angoli. Dietro il
imputare al riutilizzo di preesistenti strutture e
semicerchio che contiene le gradinate, si nota
all’adattamento alla natura del terreno. A con-
la prosecuzione dei muri laterali del castello
ferma, si impone la differenza tra le fortifica-
e una torre ad angolo nel fondo. Dalle plani-
zioni di Ammaedara (Haydra) - irregolare - e
metrie aeree, rilevate come le altre da Google
quella di Sufetula (Sbeitla) - geometricamente
Earth, non si evidenziano il fondo né l’altra tor-
regolare – perché costruita ex novo. Pier Gior-
re d’angolo del fondo stesso, forse perché rasa
gio Spanu menziona, a tal proposito, anche il
completamente al suolo o forse perché trattasi
99
storia e archeologia sulcitana
di opera incompiuta. Ciò richiama il grandioso
teatro romano di Busra, nel sud della Siria, il
cui prospetto è stato fortificato da torri simili
al castello di Madaura, con la differenza che
anche il fondo del teatro è stato fortificato con
imponenti torri, che seguono l’andamento a semicerchio delle gradinate.
Il castello di Ain Tounga - Mancando nei recenti studi comparativi una descrizione e un’analisi della fortificazione di Ain Tounga, probabilmente perché trattasi di una località minore
e poco nota, i cui resti sono stati studiati solo
in parte da una spedizione di archeologi, prima
che il Governo Tunisino interrompesse gli scavi col pretesto che la spedizione fosse in realtà
Planimetria del castello di Ain Tounga ricavata da Google Earth
più interessata a tesori o a portar via reperti,
e adattata dalla visita e dal materiale fotografico reperito –
faremo una descrizione solamente visiva e ge-
36°31’24.72”N – 9°21’34.08”E - 227 metri s.l.m.
nerale. A giustificazione di ciò si deve aggiungere, inoltre, che il sottoscritto non è esperto
100
di architettura e ha visitato l’opera, nel mese di
Dallo spiazzo dell’abbeveratoio in cui abbiamo
ottobre 2009, solo a titolo di curiosità.
parcheggiato, si vede, tra due casupole poste
Ain Tounga si trova a circa 80 chilometri da
lungo la strada, la torre d’ingresso rivolta a sud.
Tunisi se si percorre verso ovest la strada P5,
Il lato ovest si presenta quasi interamente de-
oppure ci si arriva percorrendo la nuova auto-
molito, avente agli estremi le due torri d’angolo
strada per il Governatorato di Beja, lasciandola
decadute quasi allo stesso modo, mentre riman-
poi a pochi chilometri a est di Testour. Noi, in-
gono in piedi gli angoli bugnati, forse perché
vece, abbiamo raggiunto Ain Tounga partendo
più robusti grazie all’intreccio delle pietre. Nu-
dall’Hotel La Foret di Ain Draham, cittadina di
merosi blocchi di arenaria presentano scritte
origine francese distante solo 30 chilometri dal-
latine dell’epoca romana e sono inseriti casual-
la costa di Tabarka. Abbiamo percorso, quindi,
mente in tutte le direzioni. La descrizione del
le statali P17 prima e P11 poi, attraversando
castello si avvale di una planimetria in cui sono
Firnanah, Bou Salem, i vigneti di Thibar, Te-
segnate, con le lettere maiuscole dell’alfabeto,
boursouk e Dougga.
le torri e i punti più importanti della struttura.
annali 2011
Dalla torre d’angolo (A) si procede lungo una
strada sterrata in salita che pare frutto di un
riempimento moderno, probabilmente utile a
vetture e camion per raggiungere edifici e cave
che si trovano oltre la collina. La torre d’ingresso
(B) presenta un arco con blocchi bugnati il cui
ingresso non è frontale, ma nel lato sinistro, in
modo da formare un ingresso a L a nord-ovest;
l’architrave e gli stipiti sono interrati. Proseguendo lungo il demolito frontale si arriva all’altra
torre d’angolo, la quale emerge quasi per inteAin Tounga – torre A e lato ovest.
ro e, nonostante il terrapieno artificiale, si presenta pressoché intera; essa si trova su un livello
Ain Tounga – torre A.
Torre del Castel Castro.
101
storia e archeologia sulcitana
che dovrebbe formare un trapezio, ci troviamo,
invece, davanti ad un castello avente la forma di
un tronco di piramide. Il lato corto, rivolto ad
est, unisce le due grandi torri d’angolo C ed E;
esso non è un muro continuo e rettilineo come
quello opposto a ovest, perché, dopo una trentina di metri, forma un angolo retto verso l’esterno, causando un piccolo sbalzo o pseudo torre
(D) e, quindi, prosegue verso la citata torre d’angolo del fondo (E). Quest’ultima torre si presenAin Tounga – torre B (ingresso nel lato ovest della torre).
ta in buone condizioni esterne, quasi completa
in qualche tratto, ricca di elementi derivanti dai
più alto della torre opposta e così sembra essere
monumenti romani poco distanti, con l’ingresso,
anche quella d’ingresso. Tra il citato lato ovest e
all’interno del castello, quasi sepolto e formato
quello sud, dotato di ingresso, non ho percepito
da un arco dal quale, però, non è sicuro accede-
in modo evidente l’angolo acuto formato dai due
re. Sopra l’arco della porta della torre E, vi è una
lati, mancando la visione d’insieme e planime-
feritoia formata da una pietra stretta e verticale,
trica e, forse, anche perché si tratta di lati molto
inserita a rombo in un’altrettanto stretta e alta
lunghi. Così, considerando che il lato nord, rela-
finestra. Per ottenere una porta di larghezza ac-
tivo al fondo del castello, sarebbe quello obliquo
cessibile è presente un rincasso nel muro del fondo. Questa muraglia, ben conservata, si presenta
dritta per il primo pezzo, quasi a formare un angolo retto con l’altro lato appena descritto. Il lato
nord del fondo prosegue, dopo un piccolo sbalzo
in diagonale, a formare quel trapezio segnalato
dal dott. Berbrugger a La Marmora nel 1858. Ho
trovato che questa fosse la parte più suggestiva
del castello: un lato quasi intatto anche se, nella
parte sommitale, lascia intravvedere la luce tra
le pietre che sembrano smosse e instabili. Nella parte alta, lo spessore delle mura è sottile ed
è formato da una sola pietra. La torre d’angolo,
102
Ain Tounga – torre C, in secondo piano il fondo del castello e la
che chiude il fondo a nord ovest (G), è distrutta,
torre E.
come l’opposta sul lato ovest, ne rimane in piedi
annali 2011
Ain Tounga – torre E.
Ain Tounga – torre E (vista dall’interno del castello).
solo un angolo, mentre il crollo lascia intravvedere la tecnica del sacco, ovvero, tra i due rivestimenti in pietre squadrate, le piccole pietre e
la terra a riempimento del vuoto tra i muri. Dal
momento che il lato ovest è praticamente raso al
suolo, siamo entrati, per terminare il giro, attraverso le mura viste dall’interno. Il fondo del castello presenta una muraglia molto spessa sino a
una certa altezza, mentre il resto s’innalza sino
alla sommità con più filari spessi una sola pietra,
attraverso i quali, come già detto, si vede la luce.
Non si può stabilire bene se lo spessore maggiore
alla base sia dovuto alla presenza del camminaAin Tounga – torre E (particolare).
mento di ronda o se si tratti di una demolizione.
103
storia e archeologia sulcitana
Ain Tounga – fondo del castello (interno), con torre F ed in
secondo piano la torre G.
104
Ain Tounga – pseudo torre F.
Ain Tounga – fondo del castello (esterno o lato nord).
Sta di fatto che l’interno è un immensa pietraia
C in modo discontinuo, grazie a quell’angolo ret-
e che nella parte ovest vi sono buche e assaggi di
to che ora rientra all’interno del castello. Questa
scavo molto profondi. Infatti il castello sembra
pseudo torre D lascia intravvedere una nicchia
sia stato costruito su di un piano inclinato. Al
sormontata da un arco. La torre più grande, alta
centro del lato costituente il fondo del castello, vi
circa dieci metri (C), presenta un’altrettanto alta
sono due pilastri poco distanti tra loro ovvero un
e stretta porta sormontata da un arco, al cui cul-
elevato di pietre, largo quanto la base, che forma
mine si trova un viso di donna. La guida ci spie-
una pseudo torre (F) visibile solo all’interno. Il
ga in modo semplice che si tratta di Thignica, la
muro del lato est, quasi demolito, si presenta più
moglie del signore del castello. Epigrafi romane
alto dalla parte interna e unisce le due torri E e
circondano il tutto. Per la nostra guida, a causa
annali 2011
della presenza di tali epigrafi, il castello è romano; un altro ragazzo, invece, smentisce e mi dà
ragione. All’interno, una buca ci porta quasi alla
base, dove una porzione di muro interno regge
gli ultimi pezzi di scale. L’interno è vuoto e presenta finestre e feritoie. Infine, il lato interno del
prospetto o controprospetto (H) è più spesso del
muro di cinta e, anche questa volta, è asimmetrico: infatti, a sinistra dell’arco, per chi guarda
Ain Tounga – fondo del castello e torre G.
dall’interno verso l’uscita del castello, il maggior
spessore sporge per circa un metro e mezzo,
Ain Tounga – pseudo torre D e sullo sfondo la torre C.
Ain Tounga – torre C.
105
storia e archeologia sulcitana
Ain Tounga – torre C (particolare).
Ain Tounga – torre B: accesso al castello.
mentre sul lato destro si spinge per cinque metri abbondanti. L’architrave, recante anch’esso
iscrizioni latine, si trova poco sopra il livello del
terreno. Dopo aver fatto un giro tra il tempio, il
teatro (del quale rimane intatto solo il muro a
semicerchio e parte del palcoscenico) e l’edificio
termale, ho preso ancora qualche altro scatto del
castello e verificato meglio il fatto che le torri
del prospetto siano effettivamente costruite su
un piano inclinato; le laterali o d’angolo escono quasi per intero dal terreno di riempimento,
mentre quella centrale d’ingresso è sepolta sino
106
all’architrave.
Ain Tounga – torre B: veduta dall’interno (punto H).
annali 2011
Ain Tounga – insieme del castello.
Ipotesi e simulazione del prospetto del castello.
Il riempimento formato dai crolli e il terrapieno creato per formare la strada sterrata, lasciano supporre che le torri poggino su livelli
naturali del terreno differenti tra di loro. Il lato ovest resta più in basso del lato est, pertanto le torri A e G si trovano in un livello
inferiore rispetto a quelle opposte C e E. Il piano inclinato del fondo del castello tra la torre E e la torre G sembra più lieve di quello che
si presenta nel prospetto, qualora venisse scavato il terrapieno e l’ingresso portato interamente alla luce. Pertanto si presume che le
tre torri del prospetto sembrano poggiare su tre diversi livelli del terreno o che la torre d’ingresso (B) e quella laterale (A), data la breve
distanza tra loro, potrebbero, al massimo, trovarsi su livelli uguali o di poco differenti.
Analizzando l’intero perimetro delle mura, non sembra che vi sia nulla di simmetrico o che gli angoli siano di 90 gradi. Se si prende il
lato ovest che unisce la torre A con la torre G come base di una figura geometrica, i lati corti che si dipartono verso est (prospetto
e fondo) tendono a chiudersi come in tronco di piramide. Il lato est, affatto rettilineo perché interrotto dalla pseudo torre D, pare sia
l’unico che formi un angolo retto con quello del prospetto, all’altezza della maestosa torre C.
107
storia e archeologia sulcitana
Ricostruzione del Castel Castro di Sant’Antioco.
(Realizzazione a cura di Antonio Massidda).
108
Simulazione del Castel Castro di Sulci nell’ambiente.
annali 2011
note
1 Carlo Baudi di Vesme, Codice Diplomatico di Villa di chie-
11 Probabilmente si intende circa 2800 metri quadrati.
sa in Sardegna (raccolto e pubblicato da), colonne 376-378
12 Alberto Della Marmora, Itinerario dell’Isola di Sardegna
secolo XIV – Ristampa anastatica dell’edizione del 1877
- volume primo, a cura di Maria Grazia Longhi, p. 258
– Edizioni della Torre Cagliari, Monastir giugno 1997.
– Ilisso Edizioni, Nuoro 1997.
2 Archivio Storico Sant’Antioco, in seguito A.C.SA., Serie
13 Alberto Della Marmora, op. cit., pp. 258-259.
Amministrazione - Registro 26/9, Deliberazioni originali
14 Alberto Della Marmora, op. cit., p. 259.
del Consiglio Comunale – Deliberazione del 28 ottobre
15 Alberto Della Marmora, op. cit., p. 257.
1881.
16 Alberto Della Marmora, op. cit., p. 257.
3 A.C.SA., Serie Istruzione Pubblica - Fasc. 10/1, Costruzione del campo sportivo in località “Casteddu de Crastu”
– 1928-1931; 1938.
4 A.C.SA., Serie Amministrazione - Registro 26/14, Deliberazioni originali del Consiglio Comunale – Deliberazione
del 27 aprile 1890.
17Valery, Viaggio in Sardegna, p. 177 – Ilisso Edizioni,
Nuoro 1996.
18 Giorgio Pellegrini, (a cura di), L’esploratore innamorato. Alberto Ferrero della Marmora e la sua Sardegna, p.
73 – Abbà edizioni, 2009.
19 Alberto Della Marmora, op. cit., pp. 258-259.
5 A.C.SA., Serie Amministrazione - Fascicolo 28/18, Delibe-
20 Giovanni Spano, Bullettino Archeologico Sardo – volu-
razioni in copia del Consiglio Comunale – Deliberazione
me II 1856-1857, a cura di Attilio Mastino, p. 79 – Edi-
del 17 dicembre 1876.
trice Archivio Fotografico Sardo, Nuoro 2000.
6 A.C.SA., Serie Amministrazione - Fascicolo 28/18, Delibe-
21Renata Serra, La possibile memoria di una fortezza
razioni in copia del Consiglio Comunale – Deliberazione
bizantina in Sardegna. Il “Castello Castro” nell’Isola di
del 17 dicembre 1876.
Sant’Antioco, p. 85, in Archivio Storico Sardo, XXXVI,
7 A.C.SA., Serie Amministrazione - Registro 26/9, Delibe-
1989.
razioni originali del Consiglio Comunale – Deliberazione
22 Giovanni Spano, op. cit., p. 78.
del 11 ottobre 1881.
23 A.C.SA. Serie Amministrazione – Fasc. 28/4, Delibera-
8 William Henry Smyth, Relazione sull’Isola di Sardegna, a
cura di Manlio Brigaglia, p. 289 – Ilisso Edizioni, Nuoro
1998.
zioni in copia del Consiglio Comunale – Deliberazione
del 30 maggio 1860.
24 A.C.SA., Serie Lavori Pubblici – Fasc. 2/1, Profilo longi-
9 John Warre Tyndale, L’Isola di Sardegna - volume secon-
tudinale e planimetria relativi al progetto dell’apertura
do, a cura di Lucio Artizzu, p. 252 – Ilisso Edizioni, Nuo-
e sistemazione della strada consortile tra Sant’Antio-
ro 2002.
co e la cantoniera di San Giovanni Suergiu – 31 luglio
10 Angius/Casalis, dal Dizionario, La Sardegna Paese per Paese, vol. 7, p. 95 - Società Editrice L’Unione Sarda S.p.a.,
Cagliari 2004.
1864.
25 Club Modellistico Cagliari, Cultura delle Coste, p. 52 –
Litotipografia Pisano, Cagliari 1988.
109
storia e archeologia sulcitana
26 Renata Serra, op. cit., p. 85.
31 Pier Giorgio Spanu, op. cit., pp. 83 e 190.
27A.C.SA, Serie Finanze – Fasc. 2/2, Acquisto fortezza
32 Angius/Casalis, dal Dizionario, La Sardegna Paese per Pa-
Pontimannu e terreni limitrofi – 1875; 1878; 1880-1883;
ese, vol. 5, p. 187 - Società Editrice L’Unione Sarda S.p.a.,
1886-1889.
Cagliari 2004.
28 A.C.SA, Serie Finanze – Fasc. 17/35, Corrispondenza relativa alle finanze – 1901. Vedi anche: A.C.SA, Serie Lavori
p. 19 – EDES, Cagliari 1988.
Pubblici – Fasc. 20/4, Adattamento della Fortezza Ponti
34 Renata Serra, op. cit., p. 86.
Mannu ad uso caserma per la Regia Guardia di Finanza
35 Laurent Daillez, I Templari – la vera storia dei cavalieri del
di Mare – 1901; 1903; 1909.
29http://www.sardegnadigitallibrary.it/index.php?xsl=626&
s=17&v=9&c=4463&id=220613.
30Pier Giorgio Spanu, La Sardegna bizantina tra VI e VII
secolo, p. 181 – Editrice S’Alvure, Oristano 1998.
110
33 Mohamed Mustafa Bazama, Arabi e Sardi nel medioevo,
Tempio ricostruita dai documenti originali, p. 115 – Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 2001.
36 Renata Serra, op. cit., p. 86.
annali 2011
fotografia
L’ALBA DI SULKY: Sguardi
di Sara Muscuso
L
a mostra fotografica “L’alba di Sulky”,
promossa dall’Amministrazione Comunale di Sant’Antioco, è stata inaugurata
presso il Museo archeologico Ferruccio Barreca, in occasione delle Giornate europee del patrimonio 20111. Attraverso l’esposizione delle
74 foto d’archivio, si è tentato di ripercorrere i
momenti più significativi della storia degli scavi archeologici che, a partire dal secolo scorso,
hanno riportato alla luce le vestigia dell’antica
città di Sulky/Sulcis.
Tenere viva la memoria degli eventi che hanno
portato alla scoperta delle nostre radici, degli
uomini e delle donne che hanno dedicato gran
parte della loro vita alla riscoperta del nostro
passato, si rivela, oggi, di straordinaria impor-
Fig. 1: Statua del Druso rinvenuta nel 1908 in via Eleonora
tanza, in quanto questi stessi avvenimenti di-
D’Arborea.
ventano parte della nostra storia.
La consapevolezza dell’antichità del centro
dovette essere ben radicata negli abitanti di
Sant’Antioco di tutte le epoche2, vista l’enorme
quantità di resti antichi che occupavano la città
e il gran numero di materiale archeologico reimpiegato nella costruzione di moderni edifici. La
prima citazione relativa all’antica Sulcis risale
alla fine del XVI secolo ed è contenuta nell’opera
relativa alla geografia della Sardegna del canonico Giovanni Francesco Fara3. In essa vengono
menzionati resti di edifici, torri, muraglie e anche
Fig. 2: Foto di A. Garau, 1932 relitto di epoca romana rinvenuto
la presenza di un ponte. Nel corso del Seicento,
in località Is Pruinis.
111
storia e archeologia sulcitana
Fig. 3: Foto di M. Buffa 1940, Mont’e Cresia rinvenimento di un tratto delle fortificazioni puniche.
sono assai più numerosi gli autori che descrivo-
Pochi anni dopo, Alberto Ferrero Della Marmo-
no l’isola di Sant’Antioco, spesso in riferimento
ra, con il suo Voyage en Sardaigne, ci informò in
al racconto della vita del Santo Antioco4, mentre
maniera dettagliata e con due edizioni, di cui
la documentazione relativa al Settecento appa-
la prima tra il 18266 e il 1828 e la seconda nel
re assai più scarna. L’analisi diverrà ancora più
18407, sulla vastità delle antichità sulcitane: il
dettagliata qualche tempo dopo, con l’edizione
ponte romano, il castrum bizantino e i resti del
del Dizionario Geografico dei Comuni della Sar-
tempio dedicato a Iside e Serapide.
degna, opera del canonico Vittorio Angius, a cura
Al canonico Giovanni Spano dobbiamo, inve-
di Goffredo Casalis, nota con una prima edizione
ce, la successiva e più completa descrizione
nel 1836 e una seconda nel 1840 . La descrizione
del centro di Sulcis, edita nel Bullettino Arche-
storica comprende i monumenti dell’antica città
ologico Sardo tra il 1856 e il 1857, seguita da
e del suo circondario.
una serie di pubblicazioni inerenti ai molteplici
5
112
annali 2011
rinvenimenti, ad opera della popolazione locale, nelle aree della necropoli punica e romana e
del tofet8. Tra i ritrovamenti dell’800 ricordiamo
quello del 1833: durante l’aratura di un terreno,
di proprietà di V. Mei, si scoprì, casualmente,
una tomba giudaica9 di straordinaria importanza, in quanto testimonianza della presenza
ebraica a Sulcis.
Con l’inizio del Novecento, si assistette a un
incremento dell’interesse storico-artistico e archeologico, con un crescente distacco dal gusto
Fig. 4: 1954 via Castello, indagini presso il tempio dell’acropoli.
prettamente antiquario che caratterizzò il secolo precedente; presero avvio le prime indagini
archeologiche programmate, connesse al recupero e alla conservazione dei beni già sensibilmente degradati. All’opera di Antonio Taramelli
va ascritto il merito di tale progresso. Infatti,
con il suo lavoro trentennale, edito tra il 1903 e
il 1925 e pubblicato in una raccolta, ci informò
sulle aree oggetto delle sue indagini (di particolare interesse l’esplorazione della necropoli
punica e delle catacombe) e ci fornì un quadro
Fig. 5: 1954 via Castello, indagini presso il tempio dell’acropoli.
preciso dei monumenti, sia quelli scomparsi nel
precedente cinquantennio sia quelli ancora presenti10. Tra le tante scoperte, ricordiamo quella avvenuta nell’ottobre del 1907, in occasione
dei lavori di sistemazione di un magazzino sito
al n.8 della via Eleonora d’Arborea: una statua
marmorea in dimensioni reali, riconosciuta
come Druso Minore e datata all’età claudia11
(Fig. 1). Il ritrovamento, avvenuto nelle immediate vicinanze di diversi elementi architettonici, lascia supporre che la statua fosse collocata,
Fig. 6: anni ’60 Is Pirixeddus, Gennaro Pesce e Giuseppe Lai
in origine, nell’Augusteum o comunque presso
all’interno di una catacomba.
113
storia e archeologia sulcitana
Fig. 7: 1962 Is Pirixeddus, Gennaro Pesce e Giuseppe Lai
Fig. 8: 1956 Tofet, le prime scoperte sotto la direzione
all’interno della tomba dell’affreso scoperta nel 1954.
scientifica di Gennaro Pesce.
edifici pubblici di notevole importanza. Questa
cinta muraria punica da Bartoloni15. Lilliu, ne-
fu venduta dal proprietario del terreno, il Si-
gli stessi anni, pubblicò le stele emerse nell’area
gnor Giuseppe Rivano, solo nel 1929 e trasferita
del tofet16, all’epoca non ancora identificato.
al Museo Nazionale di Cagliari.
A partire dagli anni cinquanta, ebbero inizio
Un’interessante fotografia d’archivio ci riman-
le fruttuose campagne di scavo nella suddetta
da invece al 1933, anno in cui, in occasione di
area sacra, con l’identificazione della sua esatta
lavori di dragaggio per la realizzazione del nuo-
ubicazione17 (Figg. nn. 8-13), mentre molteplici
vo porto nel Golfo di Palmas, fu individuato il
furono gli interventi nella necropoli ipogea di
relitto di una nave romana datata al I sec. d.C.
(Fig. 2) e realizzata con legno di abete rosso12. Il
relitto, che si conservava in buone condizioni,
andò poi distrutto.
Nei decenni seguenti, studiosi come Salvatore
Puglisi, Paolino Mingazzini e Giovanni Lilliu,
preposti alla salvaguardia dei beni archeologici, si occuparono del patrimonio sulcitano. In
particolare, Puglisi, nel 1940, si occupò della
necropoli punica e romana13; Mingazzini14 si
dedicò alle strutture sottostanti il fortino sabau114
do, attribuendole a un luogo di culto, mentre,
Fig. 9: 1956 Tofet, le prime scoperte sotto la direzione
in seguito, furono riconosciute come parte della
scientifica di Gennaro Pesce.
annali 2011
Fig. 10: Foto di M. Buffa, 1960 panoramica del tofet.
età punica18. Gli scavi furono condotti dal So-
fittili unite ad altrettanti vasi in terracotta (Figg.
printendente Gennaro Pesce e dall’allora Ispet-
nn. 8-13).
tore, Ferruccio Barreca.
Nello stesso anno, durante alcuni lavori in un
Nel 1954 Pesce individuò in località Concai de
terreno sito in via Castello, sempre nella locali-
Is Pirixeddus, in un terreno di proprietà di Giu-
tà denominata Is Pirixeddus (le piccole pozze),
seppe Saliddu, la «Tomba dell’affresco» (Figg.
una ruspa sprofondò all’interno di un ipogeo
nn. 6-7). A partire dal 1956, vennero riportate
punico, da questo momento, l’intera area sarà
alla luce molte centinaia di stele in pietra, deco-
interessata da un cinquantennio di investigazio-
rate in prevalenza con figure umane, e di urne
ni scientifiche. Negli anni compresi tra il 1953 e
115
storia e archeologia sulcitana
Fig. 11: anni ‘50 tofet, le prime indagini.
116
il 1957, in prossimità del deposito della Soprin-
santuario di età romana repubblicana20 (Figg.
tendenza Archeologica, cioè nell’area adiacente
nn. 4-5), imposero, prima, l’arresto immediato
al settore della necropoli punica ipogea, iniziò
dei lavori e, poi, il loro definitivo abbandono.
la costruzione di tre palazzine destinate all’edi-
Nel 1959 Ferruccio Barreca effettuò un son-
lizia popolare. Conclusi i lavori del primo edifi-
daggio in località Mont’e Cresia, presso il tratto
cio e iniziati quelli per la realizzazione dei suc-
murario in filari isodomi di blocchi bugnati, re-
cessivi, i funzionari dell’allora Soprintendenza
lativo al paramento interno della cinta urbana21.
Archeologica rinvennero, tra le trincee di fon-
Grande merito di Gennaro Pesce fu quello di
dazione, vistose tracce di antichi edifici. Que-
aprire la Soprintendenza di Cagliari agli ap-
sti, rivelatisi in parte relativi alle fortificazioni
porti dell’Istituto di Studi del Vicino Oriente.
di età punica e in parte riguardanti un grande
Questo fu l’avvio dell’ultima e feconda stagione
annali 2011
Fig. 12: anni ‘60 tofet, le prime indagini.
della Soprintendenza Pesce, attraverso la mis-
dro Filippo Bondì25 e Serena Cecchini26.
sione congiunta guidata da Pesce e Moscati22:
Gennaro Pesce concluse il suo lavoro presso la
nell’arco di quattro anni, si susseguirono ampie
Soprintendenza nel 1968, ma continuò le sue ri-
campagne annuali sul Monte Sirai, accompa-
cerche curando gli scavi di Bithia e del santua-
gnate dall’edizione dei relativi rapporti di sca-
rio rurale di Santa Margherita di Pula. Nume-
vo. Importantissimo il contributo dell’equipe
rose sono le sue pubblicazioni, prima fra tutte
dei giovani allievi del Professor Moscati, tra i
Sardegna Punica che riassume gli sviluppi della
quali ritroviamo i grandi studiosi della civiltà
ricerca fenicia e punica in Sardegna27.
fenicia e punica che contraddistingueranno la
Il periodo della Soprintendenza Pesce diede im-
generazione successiva. Tra questi troviamo:
pulso a una serie di successive e sistematiche
Maria Giulia Amadasi , Piero Bartoloni , San-
indagini, tra il 1968 e il 1986, nella necropoli
23
24
117
storia e archeologia sulcitana
punica28, presso il tofet29e le strutture delle fortificazioni nell’area del Forte sabaudo30. Tutte
attività, queste, promosse dalla Soprintendenza
per le province di Cagliari e Oristano e condotte
dal nuovo Soprintendente Ferruccio Barreca,
con l’aiuto di Giuseppe Lai. Attraverso il consenso del nuovo Soprintendente, si aprì un’altra
importante stagione di studi, tanto che la Sardegna meridionale divenne un cantiere a cielo
aperto e numerose furono le pubblicazioni dei
materiali inediti, da parte dell’intera equipe romana del Professor Moscati31.
Nel 1977 Vincenzo Santoni scoprì, in località
Cannai, un villaggio di capanne di età preisto-
118
Fig. 13: Foto di C. Buffa 1979, panoramica del tofet con urne
rica e nello stesso anno, in seguito ad un inter-
originali.
vento clandestino, indagò la tomba di giganti di
Fig. 14: Foto di M. Buffa, anni ‘60 indagini presso via Necropoli.
annali 2011
Fig. 15: 1960 Is Pirixeddus panoramica della necropoli.
Su Niu ‘e su Crobu, localizzata nel settore meri-
sero lo scavo della tomba a camera n. 3, men-
dionale dell’isola32 (Fig. n. 21).
tre, nel 1982, la Soprintendenza Archeologica
Tra il 1978 e il 1979, furono condotte indagini
di Cagliari ampliò l’area della necropoli verso
di scavo nella necropoli romana , sempre in lo-
nord, nell’adiacente terreno della signora Raf-
calità Is Pirixeddus e, durante la campagna del
faella Agus34, riportando alla luce un importan-
1978, vennero indagate 152 sepolture (Fig. n.
te settore dell’impianto funerario di età punica
20) relative ad un ambito cronologico compre-
(Figg. nn. 16-20).
so tra il I e il IV sec. d.C.: incinerazioni secon-
Gli ispettori archeologi Carlo Tronchetti e Paolo
darie conservate in urne, tombe a fossa rettan-
Bernardini, effettuando nel 1983 un intervento
golare, tombe alla cappuccina ed enkhitrismoi.
d’urgenza tra le vie Gialeto e D’Azeglio, scopri-
Nel 1979 C. Tronchetti e P. Bartoloni intrapre-
rono l’area dell’antico abitato fenicio punico e
33
119
storia e archeologia sulcitana
Fig. 16: Foto di P. Bartoloni 1966, panoramica da via Castello.
Fig. 17: Foto di P. Bartoloni 1970, Is Pirixeddus panoramica
della necropoli.
romano, frequentato già in epoca neolitica ed
eneolitica e noto con il nome improprio di Cronicario. Al primo intervento seguirono una serie
di campagne di scavo annuali, dirette, dal 1983
al 1986, da Tronchetti35, successivamente da Bernardini36 e da Bartoloni37 e oggi ancora in corso.
Nel 1983 Carlo Tronchetti intraprese l’indagine
di un settore della necropoli punica che, in epo120
ca romana imperiale, fu interessata da impor-
Fig. 18: Foto di P. Bartoloni 1968, altorilievo su pilastro.
annali 2011
Fig. 20: Foto di C. Buffa 1979, Is Pirixeddus necropoli romana.
tanti interventi di ristrutturazione e dalla costruzione dell’anfiteatro38. È proprio in questo
periodo che riemersero i celebri leoni (Fig. n.
23) dell’antica Sulky39, posti originariamente a
protezione della porta nord del centro abitato
punico e successivamente riutilizzati, con funzione decorativa, nell’anfiteatro romano.
Paolo Bernardini diresse, dal 1985 al 2008,
l’attività istituzionale della Soprintendenza archeologica di Cagliari nel territorio del Sulcis
e, in particolare, gli scavi nel centro antico di
Sant’Antioco. Tra il 1985 e il 1988, proseguirono le indagini nel nuovo settore della necropoli
punica, denominato AR (Figg. nn. 24-25), nell’area dell’abitato e nel settore occidentale del colFig. 19: Foto di P. Bartoloni 2002, altorilievo su pilastro.
le del Fortino sabaudo, dove si riportò alla luce
121
storia e archeologia sulcitana
122
Fig. 21: 1970 Scavo della Tomba dei Giganti Su Niu de Su
Fig. 22: Foto di C. Buffa anni ’80, Grutt’i Acqua indagini presso
Crobu.
il laghetto nuragico.
Fig. 23: Foto di C. Buffa 1983, Is Pirixeddus rinvenimento dei leoni .
annali 2011
Fig. 24 e 25: Foto di C. Buffa 1988, necropoli punica, scavo della tomba 9 AR.
un complesso monumentale, ricondotto ad una
di quest’area a età nuragica, tardo-punica e ro-
sistemazione dell’area comprendente strutture
mana46.
terrazzate e una rampa.
Nel 1995 e nel 1998, Paolo Bernardini eseguì
Nel 1986 vennero pubblicati due volumi, a cura
due successive campagne di scavo nell’area del
di S. Moscati
tofet
40
e P. Bartoloni , con lo studio
41
47
e nel settore dell’abitato arcaico, per poi
delle oltre 1500 stele rinvenute nel tofet. Nel
estendersi, negli anni seguenti, alla necropoli
corso del 1989, furono indagati, a cura di Paolo
punica48, già oggetto di indagini a partire dagli
Bernardini42 e di Carlo Tronchetti43, numerosi
anni ottanta.
ipogei punici : le Tombe 7, 9, 10 , 11, 12 AR. Tra
Nello stesso periodo, C. Tronchetti e A. M. Cola-
i mesi di maggio e giugno del 1989, la Pontificia
vitti ripresero, con la realizzazione di due saggi
Commissione di Archeologia Sacra condusse
stratigrafici, gli scavi alle fortificazioni presso
alcuni interventi di restauro nella catacomba
l’acropoli49, interrotti nel 1989.
di S. Antioco Martire e in tale occasione, oltre
A partire dal 2001, le indagini nell’area dell’abi-
alla documentazione d’insieme del complesso,
tato passarono sotto la direzione scientifica di
si realizzarono limitate indagini archeologiche,
Piero Bartoloni50 e della sua equipe dell’Univer-
dirette da L. Pani Ermini45.
sità degli Studi di Sassari, di cui ricordiamo le
Degni di nota sono, inoltre, gli interventi del
studiose Lorenza Campanella51, Elisa Pompia-
1995 in località Torre Cannai, dove furono loca-
nu52, Antonella Unali53 e Laura Mallica54.
lizzate delle strutture circolari e quadrangola-
Di straordinario interesse si rivela la scoperta
ri e un tratto murario. Il recupero di materiale
dell’estate del 2002, effettuata da Paolo Bernar-
ceramico permise di riferire la frequentazione
dini, presso la necropoli punica. Si tratta di una
44
123
storia e archeologia sulcitana
tomba a camera con pilastro centrale, decorato
da un altorilievo affrescato55. L’immagine riproduce un personaggio maschile di tipo incedente
(verosimilmente la divinità Baal Addir), vestito
con gonnellino, armille sulle braccia, acconciatura a klaft e barba: un esemplare del tutto simile a quello documentato nel 196856 (Figg. 1819). Per ciò che concerne la necropoli punica, si
segnalano, inoltre, gli scavi d’urgenza del 2004
e del 2007-2008: il primo riporta, nella bassa via
Belvedere57, al più antico ipogeo finora rinvenuto a Sant’Antioco, che permise di individuare il
limite meridionale dell’area funeraria; il secondo, nella via Necropoli, consentì di identificare
il limite occidentale dell’impianto, attraverso lo
studio di due ipogei utilizzati nell’ultima fase
punica e nella fase romana repubblicana del
centro58.
Il precario stato di conservazione della necropoli ipogea in località Is Pirixeddus, interessata
da forti problemi legati alla staticità delle strutture, in un primo momento, impose la chiusura
al pubblico dell’intera area e, successivamente,
l’interruzione delle indagini archeologiche, così
da poter rivolgere l’insieme delle risorse e delle
energie, in modo prioritario, alla conservazione
e alla salvaguardia di questo incommensurabile
bene culturale.
Le indagini nell’area dell’abitato sono, invece,
tutt’oggi in corso e dirette da Piero Bartoloni, in
regime di concessione rilasciata dal Ministero
per i Beni e le Attività Culturali. I recenti rinve124
nimenti hanno permesso di identificare un’area
Fig. 26: Foto di P. Bartoloni 1965, Sabatino Moscati e
sacra: si tratterebbe di un santuario caratteriz-
Ferruccio Barreca.
annali 2011
zato dalla presenza di un gran numero di ex
Nel 2012 si aprirà un nuovo quinquennio per le
voto, dedicati per lo più a una divinità femmi-
indagini archeologiche a Sulky/Sulcis, da parte
nile, e frequentato tra l’età repubblicana e quel-
dell’Università degli studi di Sassari, attraverso
la imperiale . Alcune matrici, rinvenute nelle
il rinnovo della concessione ministeriale. Agli
ultime campagne di scavo, recano incise delle
scavi parteciperanno, come ogni anno, studenti
iscrizioni neopuniche, una delle quali riferita
provenienti dalle maggiori Università d’Italia e
alla pratica del rito dell’incubazione. Ciò porte-
d’Europa. Di anno in anno, le ricerche vanno ad
rebbe a supporre la presenza della venerazione
arricchire il quadro delle conoscenze e non ces-
di più divinità60. Le indagini hanno interessato,
seranno, certo, di offrirci l’apporto di nuovi dati
inoltre, un vano magazzino di età imperiale, un
che, ancora oggi, contribuiscono a testimoniare
impianto artigianale per la produzione di olio o
la grandezza del centro di Sant’Antioco durante
vino e la strada B .
le varie epoche storiche.
59
61
note
1 Un ringraziamento particolare all’Amministrazione Co-
2 Per la storia degli studi e una bibliografia completa fino
munale di Sant’Antioco e, in particolare, al Sindaco Ing.
al 2008 C. Del Vais, Sant’ Antioco, in Bibliografia topo-
Mario Corongiu, e all’Assessore alla Cultura Dott.ssa
grafica della colonizzazione greca in Italia e nelle isole
Daniela Ibba, per aver sostenuto l’iniziativa e per esser-
tirreniche, XVIII, Pisa 2010, pp. 187-256; M. Guirguis,
si mostrati sempre sensibili verso le tematiche cultura-
Storia degli studi e degli scavi a Sulky e a Monte Sirai:
li. Grazie a Piero Bartoloni che, oltre ad avermi fornito
Rivista di Studi Fenici, 33, 2005, pp. 13-19.
un gran numero di fotografie storiche, si rivela sempre
3 G. F. Fara,Geografia della Sardegna, Cagliari 1580.
guida instancabile di ogni iniziativa. Un ringraziamento
4 Tra i tanti si ricordano: M. Carrillo, Relacion al Rey
particolare alla Soprintendenza ai Beni Archeologici per
Don Philipe Nuestro Señor. Del Nombre, Sitio, Planta,
le Province di Cagliari e Oristano, nelle persone di Marco
Conquistas, Christianidad, Ciudades, Lugares, y Governo
Minoja, Donatella Mureddu e Claudio Buffa, quest’ulti-
del Regno de Sardeña, Barcelona 1612; F. De Esquivel,
mo liberalmente disponibile. Sono, inoltre, riconoscente
Relacion de la invencion de los cuerpos santos en los años
a Franco Mereu e al Personale della sede operativa di
1614. 1615. y 1616. fueron hallados en varias Yglesias de
Sant’Antioco. Un grato ricordo va ancora alla Cooperati-
la Ciudad de Caller y su Arcobispado, Napoles 1617, pp.
va Archeotur, per l’imprescindibile aiuto nell’allestimen-
100-126; S. Esquirro, Santuario de Caller, y verdadera his-
to della mostra, e alla Cooperativa Studio 87, per avermi
toria de la invencion de los Cuerpos Santos hallados en
fornito i filmini storici.
la dicha Ciudad, y su Arçobispado, Caller 1624, pp. 424,
125
storia e archeologia sulcitana
469; J.F. Carmona, Alabanças de los santos de Sardeña,
BAS, II, 1856, pp. 181-182; G. Spano, Culto di Bacco in
ms. cart. 1631, Biblioteca Universitaria di Cagliari 1631,
Sardegna, Bull AS, III, 1857, pp. 97-100; G. Spano, Descri-
ff. 68-71; F. De Vico, Historia general de la Isla, y Reino de
zione dell’antica Sulcis. Nome e fondazione, BAS, III, 1857,
Sardeña, Barcelona 1639, I, pp. 9, 27, 59; II, p. 100; III,
pp. 23-24, pp. 48-55, pp. 77-81; G. Spano, Schiarimenti e
pp. 9-12; VI, pp. 85-86, 91, 102; S. S. Vidal, XVII sec.,
note sull’iscrizione sulcitana, BAS, III, 1857, pp. 55-57; G.
Vida, Martyrio y Milagros de San Antiogo sulcitano Patron
Spano, Antichi mosaici sardi, BAS, IV,1858, pp. 137-140,
de la Isla de Sardegna cuyo cuerpo se halló en las cata-
pp. 139-140; G. Spano, Sardegna sacra, e le antiche diocesi,
cubas de su Iglesia de Sulcis el año 1615 a 18 de março,
Bull AS, IV, 1858, 5-11, 41-48, pp. 7-8; G. Spano, Studi ar-
ms. sec. XVII, Biblioteca Universitaria di Cagliari.
cheologici in Sardegna, BAS, IV, 1858, pp. 76-79; G. Spano,
5 G. Casalis, Dizionario geografico storico-statistico-com-
126
Iscrizioni latine, BAS, V, 1859, pp. 125-128, p. 126; G. Spa-
merciale degli stati di S.M. il Re di Sardegna, Torino 1840,
no,
Iscrizioni latine, BAS, V, 1859, pp. 159-160; G. Spano,
pp. 379-422.
Catalogo della raccolta archeologica sarda del Canon. Gio-
6A. Della Marmora, Memoria sopra due armature di bron-
vanni Spano da lui donata al Museo d’Antichità, Cagliari
zo scoperte nel 1820 in un antico sepolcro dell’isola di S.
1860, pp. 15, 25-27, 39-40, 44, 47, 52-54, 56, 58-60, 62, 66,
Antioco attigua a quella di Sardegna, MAT, XXV, 1820,
68, 75-79, 81, 85, 87-91, 95; G. Spano, Ultime scoperte, BAS,
pp. 107-118; Id., Voyage en Sardaigne de 1819 à 1825, ou
VI, 1860,pp. 157-159; G. Spano, Anello ebreo di bronzo,
Description statistique, physique et politique de cette île,
BAS, VII, 1861, pp. 161-163; G. Spano, Guida della città e
avec des recherches sur ses productions naturelles et ses
dintorni di Cagliari, Cagliari 1861, p. 107, p. 115; G. Spano,
antiquités, Paris 1826, p. 26.
Iscrizione fenicia di Sulcis, BAS, VII, 1861, pp. 113-115;
7 A. F. Della Marmora, Voyage en Sardigne. Description sta-
G. Spano, Nota sul titolo di Protospatario, BAS, VII, 1861,
tistique, physique et politique de cette ile, Parigi- Torino
pp. 27-29; G. Spano, Studi archeologici, BAS, VII, 1861,
1840, pp. 21-22.
pp.107-111; G. Spano, Ultime scoperte, BAS, VII, 1861, pp.
8 G. Spano, Iscrizioni latine, Bullettino Archeologico Sardo
60-62; G. Spano, Ultime scoperte, BAS, VII, 1861, pp. 174-
(BAS), I, 1855, pp. 155-160; G. Spano, Statuetta di Sera-
176; G. Spano, Moneta con nuova contromarca, BAS, VIII,
pide in bronzo, BAS, I, 1855, pp. 97-105; G. Spano1856,
1862, p. 108; G. Spano, Ultime scoperte, BAS, VIII, 1862,
Amuleto con iscrizione fenicia, BAS, II, pp. 72-74; G. Spa-
pp. 29-31; G. Spano, Ultime scoperte, BAS, VIII, 1862, pp.
no,
Fondazione del R. Museo di Cagliari, BAS, II, 1856, pp.
63-64; G. Spano, Iscrizioni latine, BAS, IX, 1863, pp. 63-64;
151-154; G. Spano, Glittica sarda, ossia rivista delle pietre
G. Spano, Moneta contromarcata, BAS, IX, 1863, p. 16; G.
incise trovate in Sardegna, BAS, II, 1856, pp. 104-109; G.
Spano, Nuova stela fenicia di Tharros, BAS, IX, 1863, pp.
Spano, Iscrizioni latine, BAS, II, 1856, pp. 63-64; G. Spa-
33-40; G. Spano, Pietre incise trovate in Sulcis, BAS, IX,
no,
Lucerna antica di bronzo del R. Museo, BAS, II, 1856,
1863, pp.78-79; G. Spano, Serie dei consoli, presidi, pretori,
pp. 161-163; G. Spano, Strade antiche della Sardegna, BAS,
e pro-pretori coi questori romani che governarono la Sarde-
II, 1856, pp. 15-22, pp. 42-48, pp. 74-80, pp. 115-120, pp.
gna, BAS, IX, 1863, pp. 20-29, pp. 40-43; G. Spano, Ultime
16-17, pp. 79-80, pp. 118-119; G. Spano, Ultime scoperte,
scoperte, BAS, IX, 1863, pp.109-110; G. Spano, Anello cri-
annali 2011
stiano di Sulcis, BAS, X, 1864, pp. 39-40; G. Spano, Carta
III, 1907, pp. 72-107; A. Taramelli, S. Antioco - Scavi e
della Sardegna secondo gli antichi suoi quattro Giudicati,
scoperte di antichità puniche e romane nell’area dell’antica
B, X, 1864, pp. 4-11, pp. 33-36, pp. 66-73, pp. 129-134; G.
Sulcis, NSA, 1908, pp. 145-162; A. Taramelli, S. Antio-
Spano, Mnemosine sarda ossia Ricordi e Memorie di varii
co - Scoperta di una statua imperatoria romana nell’area
Monumenti antichi con altre rarità dell’isola di Sardegna,
dell’antica Sulcis, NSA, 1908, pp. 192-197; A. Taramelli,
Cagliari 1864, tavv. III, pp. 9-11; VII, p. 2, p. 5, p. 7; XIV,
La Collezione di antichità sarde dell’Ing. Leone Gouin,
pp. 3-4, p. 7; G. Spano, Oggetti figurati e simboli cristiani
Bollettino d’Arte del Ministero della Pubblica Istruzio-
1864, BAS, X, 1864, pp. 49-51; G. Spano, Ultime scoper-
ne (cit. in seguito BA), 1914, pp. 251-272; A. Taramelli,
te, BAS, X, 1864, pp. 124-126; G. Spano, Itinerario antico
Sant’Antioco - Avanzi di età romana imperiale dell’anti-
della Sardegna con carta topografica. Colle indicazioni del-
ca Sulcis, scoperti in regione di Is Solus, NSA, 1914, pp.
le strade città, oppidi, isole e fiumi, Cagliari 1869, p. 43,
406-408; A. Taramelli, Guida del Museo Nazionale di Ca-
p.62; G. Spano, Memoria sopra l’antica Cattedrale di Otta-
gliari, ASSard, X, 1915, pp. 264-379; A. Taramelli, Aret-
na e Scoperte archeologiche fattesi nell’Isola in tutto l’anno
ta marmorea con bassorilievi di divinità e con iscrizione
1870, Cagliari 1870, p.37; G. Spano, Memoria sulla badia
punica scoperta nell’area dell’antica Sulcis, NSA, 1919,
di Bonarcadu e Scoperte archeologiche fattesi nell’Isola in
pp. 151-159; A. Taramelli, S. Antioco - Bassorilievo se-
tutto l’anno 1869, Cagliari 1870, pp. 13-15; G. Spano, Vo-
polcrale con rappresentazione di scena forense, rinvenuto
cabolario sardo geografico patronimico ed etimologico, Ca-
nell’area dell’antica Sulcis, NSA, 1919, pp. 148-149; A. Ta-
gliari 1872, p. 48, p. 110; G. Spano, Scoperte archeologiche
ramelli,
fattesi in Sardegna in tutto l’anno 1873, Cagliari 1873, pp.
rinvenuto nell’antica Sulcis, NSA, 1919, p. 150; A. Tara-
11-12, p. 14, p. 40; G. Spano, Scoperte archeologiche fattesi
melli,
in Sardegna in tutto l’anno 1874, Cagliari 1874, pp. 14-
di Sant’Antioco e di altri ipogei cristiani, NSA, 1921, pp.
16; G. Spano, Iscrizioni figulinarie sarde, Rivista Sarda, II,
142-176; A. Taramelli, S. Antioco (Cagliari). - Ipogeo con
1875, pp. 264-324. G. Spano, Scoperte archeologiche fattesi
sepoltura giudaica della Necropoli Sulcitana, NSA, 1922,
in Sardegna in tutto l’anno 1875, Rivista Sarda, II, 1875,
pp. 335-338; A. Taramelli, S. Antioco (Cagliari). - Scoper-
pp. 339-395; G. Spano, Scoperte archeologiche fattesi in
ta di un ipogeo romano dell’antica Sulcis durante i lavori
Sardegna in tutto l’anno 1876, Cagliari 1876, pp. 8-9.
per la ferrovia Siliqua-Calasetta, NSA, 1925, pp. 470-474;
9I. Sanfilippo, Memorie su di una grotta funeraria in
A. Taramelli, Incrementi del R. Museo di Cagliari, BA, X,
Sant’Antioco, Iglesias 1894.
10A. Taramelli, Archaeologia, Archivio Storico Sardo (cit.
in seguito ASSard), I, 1905, pp. 110-121; A. Taramelli,
Sigillo in bronzo con iscrizione augurale romana
S. Antioco - Esplorazione delle catacombe sulcitane
1930, pp. 272-275; A. Taramelli - R. Delogu, Il R. Museo
Nazionale e la Pinacoteca di Cagliari, Roma 1936, pp. 1416, p.18, p.23, pp. 26-27, p. 29.
S. Antioco (Sulci) - Iscrizione bizantina nell’antica chie-
11A. Taramelli, S. Antioco - Scoperta di una statua impe-
sa di S. Antioco, Notizie degli Scavi di Antichità (cit. in
ratoria cit., pp. 192-197; S. Angiolillo, Una galleria di
seguito NSA), 1906, pp. 135-138; A. Taramelli, Di alcuni
ritratti giulio-claudi da Sulci, SS, XXIV, 1975-1977, pp.
monumenti epigrafici bizantini della Sardegna, ASSard,
157-170.
127
storia e archeologia sulcitana
12D. Levi, Scavi e ricerche archeologiche della R. Soprintendenza alle opere d’antichità e d’arte della Sardegna (19351937), BA, XXXI, 1937, pp. 193-210; G.C. Speziale, La
nave di Sulcis, Ingegnere, XVII, 1939, pp. 412-414.
A.A. 1966-67, Cagliari 1967, pp. 37-38.
22 Tra le tante pubblicazioni per Sant’Antioco si riportano:
S. Moscati, Il sacrificio dei fanciulli, Rendiconti della Pon-
13 In particolare lo scavo di tre tombe puniche in via Bel-
tificia Accademia di Archeologia (in seguito cit. RPAA),
vedere: S. Puglisi, S. Antioco. Scavo di tombe ipogeiche
XXXVIII, 1965-1966, pp. 61-68; S. Moscati, Il mondo dei
puniche, NSA, 1942, pp. 106-115.
Fenici, Milano 1966, p. 25, p. 81, p.130, p.184, pp. 264-
14P. Mingazzini, Alcuni particolari del culto funerario puni-
267, pp. 70-275, p. 277, pp. 279-280, pp. 283-285; S. Mo-
co notati a Sulcis, Studi Sardi (cit. in seguito SS), VIII,
scati, La penetrazione fenicia e punica in Sardegna, Roma,
1948, pp.81-85; P. Mingazzini, Resti di santuario fenicio in
Memorie dell’Accademia Nazionale dei lincei (cit. in se-
Sulcis, SS, VIII, 1948, pp. 72-80.
guito MAL), S. VIII, XII, 1966, pp. 228-229, pp. 236-237;
15P. Bartoloni, Fortificazioni puniche a Sulcis, OA, X, 2,
1971, pp. 147-154.
16G. Lilliu, Rapporti fra la civiltà nuragica e la civiltà fenicio-punica in Sardegna, Studi Etruschi, XVIII, 1944, pp.
S. Moscati, Fenici e Cartaginesi in Sardegna, Milano 1968,
pp. 19, 29, 36-37, 58, 74, 84, 86, 90-92, 94-96, 104, 107109, 115-116, 119-121, 123, 127, 136, 139, 152-156, 159,
162-163, 167-168, 171, 179-180.
323-370; G. Lilliu, Le stele puniche di Sulcis (Cagliari),
23Tra le pubblicazioni relative all’antico centro di Sulky,
Monumenti Antichi pubblicati dall’Accademia Naziona-
si ricordano: M.G. Guzzo Amadasi, Le iscrizioni fenicie
le dei Lincei (in seguito cit. MonAL), XL, 1944, pp. 293-
e puniche delle colonie in Occidente, Roma 1967, pp. 88,
418; G. Lilliu, Notiziario archeologico (1947), SS, VIII,
97-99, 120-121, 123-133; M.G. Amadasi Guzzo, Iscrizio-
1948, pp. 412-431.
ni fenicie e puniche in Italia, BA, XXXIX-XL, 1986, pp.
17G. Pesce, La scoperta del tophet di Sulcis, in «Atti del Con-
102-118, 104, 108-110, 112; M.G. Amadasi Guzzo, Forme
vegno di Studi Religiosi Sardi, Cagliari 1962», Padova
della scrittura fenicia in Sardegna, in «La Sardegna nel
1963, pp. 15-19.
Mediterraneo tra il secondo e il primo millennio a.C. Atti
18G. Pesce, Due opere di arte fenicia in Sardegna, Oriens An-
del II Convegno di studi “Un millennio di relazioni fra la
tiquus (cit. in seguito OA), II, 1963, p. 2, pp. 247-256; G.
Sardegna e i Paesi del Mediterraneo”, Selargius-Cagliari
Pesce, Scavi e scoperte puniche nella provincia di Cagliari,
1986», Cagliari 1987, pp. 377-390; M.G. Amadasi Guzzo,
OA, II, 1963, pp. 142-143; G. Pesce, s.v. Punica, Arte. Arte
Iscrizioni fenicie e puniche in Italia, Roma 1990, pp. 45-
punica in Sardegna, EAA, VI, 1965, pp. 551- 561.
47, 77-81; M.G. Amadasi Guzzo, Le iscrizioni del tofet: os-
19G. Pesce, Un dipinto romano in una tomba dell’antica
Sulcis, BA, XLVII, 1962, pp. 264-267.
128
gliari. Appunti del corso di Archeologia fenicio-punica.
servazioni sulle espressioni di offerta, in C. González Wagner
- L.A. Ruiz Cabrero (eds.), El Molk como concepto
20G. Pesce, Architettura punica in Sardegna, Bollettino del
del Sacrificio Púnico y Hebreo y el final del Dios Moloch.
Centro di Studi per la Storia dell’Architettura (cit. in se-
Otto Eissfeldt, Molk als Opferbegriff im punischen und
guito BCSSA), XVII, 1961, pp. 5-26.
hebräischen und das Ende des Gottes Moloch, Madrid
21 F. Barreca, La città punica. Università degli Studi di Ca-
2002, pp. 93-119.
annali 2011
24In particolare per Sant’Antioco: P. Bartoloni, Fortifica-
Sulcis, in Lixus. Actes du colloque organisé par l’Institut
zioni puniche a Sulcis, OA, X, 2, 1971, pp.147-154; P.
des sciences de l’archéologie et du patrimoine de Rabat
Bartoloni, Gli amuleti punici del tofet di Sulcis, RStFen,
avec le concours de l’École française de Rome, Larache
I, 1973, pp. 181-203; P. Bartoloni, Le stele arcaiche del
1989, Rome 1992, pp. 191-205; P. Bartoloni, Ceramiche
tofet di Cartagine, Roma 1976, p. 21, n. 14; p. 27, n. 55; p.
vascolari miniaturistiche dal tofet di Sulcis, QuadCagliari,
33, nn. 150, 153-154; p. 34, nn. 155-157; p. 36, nn. 172,
IX, 1992, pp. 141-155 ; P. Bartoloni, Lucerne arcaiche da
176, 179; p. 37, n. 190; p. 38, nn. 195, 197-201; p. 52, n.
Sulcis, in R.H. Tykot - T.K. And rews (eds.), Sardinia in
364; p. 54, nn. 386, 388; p. 55, nn. 400, 404-405, 408-410,
the Mediterranean. A Footprint in the Sea. Studies in
412; p. 56, nn. 413, 415; p. 57, n. 439; p. 58, n. 444; p. 59,
Sardinian Archaeology presented to Miriam S. Balmuth,
n. 468; p. 60, n. 475; p. 61, nn. 479-480, 482, 488-489;
Sheffield 1992, 419-423; P. Bartoloni, Recipienti ritua-
p. 63, nn. 506-507; p. 64, nn. 511-513, 516, 519-520; p.
li fenici e punici dalla Sardegna, RStFen, XX, 1992, pp.
65, n. 524; p. 71, nn. 623-624, 626-627; 72, nn. 630-631,
123-142; P. Bartoloni, In margine a una tomba punica
636, 639; p. 73, n. 650; P. Bartoloni, Due anfore greco-
di Sulcis, QuadCagliari, X, 1993, pp. 93-96; P. Bartolo-
orientali di imitazione fenicia dal Sulcis, OA, XVIII, 1979,
ni,
pp. 323-327; P. Bartoloni, Contributo alla cronologia delle
115-126; P. Bartoloni - G. Garbini, Una coppa d’argento
necropoli fenicie e puniche di Sardegna, RStFen, IX, Sup-
con iscrizione punica da Sulcis, RStFen, XVII, 1999, pp.
pl., 1981, pp. 13-30. P. Bartoloni, Studi sulla ceramica
79-91; P. Bartoloni, Nuove stele da Sulky, RStFen, XXXI,
fenicia e punica di Sardegna, Roma 1983, pp. 21-54; P.
2003, pp. 69-72; P. Bartoloni, Nuove testimonianze dal-
Bartoloni, Anfore fenicie e ceramiche etrusche in Sarde-
la necropoli fenicia di Sulky, RStFen, XXXII, 2004, pp.
gna, in «Il commercio etrusco arcaico. Atti dell’incontro
87-91; P. Bartoloni, Il Museo Archeologico Comunale “F.
di studio, Roma 1983», Roma 1985, pp.103-118; P. Bar-
Barreca” di Sant’Antioco, Sassari 2007; P. Bartoloni, Ar-
toloni,
Nuove testimonianze arcaiche da Sulcis, Nuovo
cheologia fenicio-punica in Sardegna. Introduzione allo
Bullettino Archeologico Sardo (in seguito cit. NBAS),
studio, Cagliari 2009, pp. 10-11, 27, 36-37, 51, 52, 53, 57,
II, 1985, pp. 167-192; P. Bartoloni, Le stele di Sulcis. Ca-
58, 59, 65, 66, 69-70, 72, 73, 74, 75, 77, 81, 82, 83, 85, 86,
talogo, Roma 1986; P. Bartoloni, Orizzonti commercia-
87, 89, 98-99, 102, 103, 104, 109, 116.
li sulcitani tra l’VIII e il VII sec. a.C., RAL, S. VIII, XLI,
Un leone sulcitano a Roma, RStFen, XVII, 1999, pp.
25 Tra le tante pubblicazioni per Sulky si ricorda: S.F. Bon-
1987, pp. 219-226; P. Bartoloni, Urne cinerarie arcaiche
dì,
a Sulcis, RStFen, XVI, 1988, pp. 165-179; P. Bartoloni,
della Sardegna, in AA.VV., Saggi fenici, 1, Roma 1975,
Riti funerari fenici e punici nel Sulcis, in «Riti funera-
pp. 49-66; S.F. Bondì, Per una riconsiderazione del tofet,
ri e di olocausto nella Sardegna fenicia e punica. Atti
Egitto e Vicino Oriente (in seguito cit. EVO), II, 1979,
dell’incontro di studio, Sant’Antioco 1986», pp. 67-81; P.
pp. 139-150; S.F. Bondì, Le sopravvivenze puniche nella
Bartoloni, Sulcis, Roma 1989; P. Bartoloni - S. Mosca-
Sardegna romana, in M. Guidetti (a cura di), Storia dei
- C. Tronchetti, Nuove stele sulcitane, QuadCagliari,
Sardi e della Sardegna, I. Dalle origini alla fine dell’età
VI, 1989, pp. 145-156; P. Bartoloni, Ceramica fenicia da
bizantina, Milano 1987, pp. 205-211; S.F. Bondì, La cul-
ti
Osservazioni sulle fonti classiche per la colonizzazione
129
storia e archeologia sulcitana
tura punica nella Sardegna romana: un fenomeno di sopravvivenza?, in «L’Africa romana. Atti del VII convegno
29F. Barreca 1967, La città punica. Università degli Studi di
di studio, Sassari 1989», Sassari 1990, I, pp. 457-464;
Cagliari. Appunti del corso di Archeologia fenicio-punica.
S.F. Bondì, Le fondazioni fenicie d’Occidente: aspetti topo-
A.A. 1966-67, Cagliari, pp. 101-113.
grafici e strutturali, in S. Mazzoni (a cura di), Nuove fon-
30F. Barreca 1965, Nuove iscrizioni fenicie da Sulcis, OA,
dazioni nel Vicino Oriente Antico: realtà e ideologia, Pisa
IV, pp. 3-57; F. Barreca 1975, Istituzioni militari e fortifi-
1994, pp. 357-368; S. Moscati - P. Bartoloni - S.F. Bondì,
cazioni fenicio-puniche. Università degli Studi di Cagliari.
La penetrazione fenicia e punica in Sardegna. Trent’anni
Corso di Archeologia Fenicio-Punica. a.a. 1975-1976,
dopo, Roma 1997 (MAL, S. IX, IX, 1), pp. 16-17, 36, 38-
Cagliari, pp. 74-77; F. Barreca 1978, Le fortificazioni fenicio-
40, 52-53, 71-72, 75, 89, 100, 102, 104-106, 114; S.F. Bon-
puniche in Sardegna, in «Atti del I Convegno Italiano sul
dì,
Il magistrato, in J.Á. Zamora, El hombre fenicio. Estu-
Vicino Oriente Antico, Roma 1976», Roma, 1978, pp.
dios y materiales,Consejo Superior de Investigaciones
115-128; F. Barreca, L’attività della Soprintendenza Arche-
Científicas, Escuela Española de Historia y Arqueología
ologica per le province di Cagliari e Oristano (1970- 1986):
en Roma, Roma 2003, pp. 33-41;
QuadCagliari, 2, 1986, pp. 3-18; F. Berreca, La civiltà fe-
26 Con riferimento al centro di Sulky: S. M. Cecchini, I ri-
nicio-punica in Sardegna, Sassari, 1986; F. Berreca, Os-
trovamenti fenici e punici in Sardegna, Roma 1969, pp.
servazioni sulla spiritualità e l’escatologia fenicio- punica,
93-98; S.M. Cecchini, Sull’iconografia del rombo nelle stele
Riti Funerari, 1989, pp. 123-134.
puniche, OA, IX, 3, 1970, pp. 245-247; S. M. Cecchini, Les
31Per le pubblicazioni relative a Sant’Antioco vedere le
stèles du tophet de Sulcis, in M. Galley (éd.), Actes du
note nn. 20-25. Negli anni successivi all’equipe si ag-
deuxième Congrès International d’Étude des Cultures
giunse anche Enrico Acquaro, per le sue pubblicazioni
de la Méditerranée occidentale, II (Malte 1976), Alger
riguardanti anche Sant’Antioco: E. Acquaro, Appunti su
1978, pp. 90-108; S.M. Cecchini, Motivi iconografici sulci-
una stele da Sulcis, OA, VIII, 1969, pp. 69-72; E. Acquaro,
tani: una scena cultuale e i personaggi con “stola”, Vicino
Note su una classe di amuleti punici, OA, IX, 1970, pp.
Oriente (in seguito cit.VO), IV, 2, 1981, pp. 13-32; S.M.
65-73; E. Acquaro, Sardegna. Una guida alla riscoperta
Cecchini, I leoni di Sulci tra Oriente e Occidente, EVO,
del passato, dagli antichi nuraghi ai monumenti romani,
XVI, 1993, pp. 159-171. S.M. Cecchini, Ritorno alla «ma-
Roma 1979, pp. 52-59; E. Acquaro, Arte e cultura punica
drepatria», in «I Fenici: ieri oggi domani. Ricerche, sco-
in Sardegna, Sassari 1984, pp. 13, 74-75, 78-79, 82-89,
perte, progetti, Roma 1994», Roma 1995, pp. 483-492.
96-101, 120, 138, 148, 154-155, 159-160, 166; E. Acquaro,
27G. Pesce, Sardegna punica ( a cura di Raimondo Zucca),
Nuoro 2000.
130
230, 234-240, 242, 250-251, 268, 270, 275.
La Sardegna fenicia e punica: fra storia e archeologia, BA,
XXXIXXXII, 1985, pp. 49-55; E. Acquaro, Gli amuleti
28F. Barreca 1979, La Sardegna fenicia e punica, Sassari 2,
punici della necropoli di Sant’Antioco, , Quaderni della
pp. 14, 16-18, 32, 38, 41, 50-51, 72, 89, 102, 104, 114, 116,
Soprintendenza per i Beni Archeologici delle province
137-139, 146-147, 150-154, 156-157, 169, 171, 173-174,
di Cagliari e Oristano (in seguito cit. QuadCagliari), IV,
189-191, 193, 195-197, 199, 208, 213, 221-222, 225, 228-
1987, pp. 179-180; E. Acquaro, Gli insediamenti fenici e
annali 2011
punici in Italia, Roma 1988, pp.61-65; E. Acquaro, Sarde-
pagne di scavo 1983-86), RStFen, XVIII, 1990 (in seguito
gna, in S. Moscati (a cura di), I Fenici, Milano 1988, pp.
S. Antioco… cit.), pp. 99-102; C. Tronchetti, Gli scavi nel
210-225, 581-754, 668-673, 675, 684-686, 692, 700, 704,
Cronicario di Sant’Antioco (CA), in S. Bruni - T. Caruso -
712-714; E. Acquaro - G. Tore, La civiltà fenicia e punica.
M. Massa (a cura di), Archaeologica pisana. Scritti per
Arte e cultura, in V. Santoni (a cura di), Il museo arche-
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pp. 75-89; P. Bernardini, Le importazioni greche a Sulci
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(VIII-IV sec. a.C.), in P. Bartoloni, Sulcis, Roma 1989, pp.
Occidente, Cinisello Balsamo 2000, pp. 42, 66-67, 91, 94,
99-105; P. Bernardini, Lo scavo nell’area del Cronicario
102, 106.
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32V. Santoni 1977, Scoperto abitato del 3° millennio a.C.,
«Riti funerari e di olocausto...» cit., pp. 135-149; P. Ber-
Cagliaritano, V, p. 52; V. Santoni, (a cura di), Il museo
nardini,
La ceramica fenicia: forme aperte, in P. Bartoloni
archeologico nazionale di Cagliari, Sassari 1989, pp. 201-
et alii,
220.
tioco (Cagliari). Abitato fenicio e necropoli punica di Sul-
S. Antioco... cit., pp. 81-98; P. Bernardini, Sant’An-
33 C. Tronchetti, S. Antioco, Archeologia Sarda (in seguito
cis, Boll Arch, III, 1990, pp. 149-152; P. Bernardini, Ulti-
cit. Arch Sard), II, 1981, pp. 84-85; C. Tronchetti, La ne-
me acquisizioni su Sulci arcaica, in «Incontro “I Fenici”»,
cropoli romana di Sulci. Scavi 1978: relazione prelimina-
Cagliari 1990, pp. 37-42; P. Bernardini, I Fenici nel Sulcis:
re, QuadCagliari, VII, 1990, pp. 173-192.
la necropoli di San Giorgio di Portoscuso e l’insediamento
34 Per la prima tomba edita della necropoli: P. Bartoloni,
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La tomba 2 AR della necropoli di Sulcis, «RStFen», 15,
nella
1987, pp. 57-73; per gli scavi di quegli anni: C. Tronchet-
problematiche, confronti. Atti del Primo Congresso In-
ti,
Sant’Antioco (Cagliari) - Scavi nelle necropoli puniche,
ternazionale Sulcitano (Sant’Antioco 1997), Roma 2000,
NBAS, II, 1985, pp. 285-286; P. Bartoloni, La tomba 2
pp. 29-61; P. Bernardini, La regione fenicia del Sulcis, Sar-
AR della necropoli di Sulcis, «RStFen», 15, 1987, pp. 57-
dina Corsica et Baleares Antiquae, IV, 2006, pp. 109-149.
37P. Bartoloni, Anfore fenicie e puniche da Sulcis, in P. Bar-
73.
35 C. Tronchetti, La fase romana, in P. Bartoloni - P. Ber-
toloni et alii,
S. Antioco: area del Cronicario cit., pp.
- C. Tronchetti, S. Antioco: area del Cronicario
91-110; P. Bartoloni, Sulcis... cit.; P. Bartoloni, Le anfo-
(Campagne di scavo 1983-86), RStFen, XVI, 1988 (in se-
re fenicie e puniche di Sardegna, Roma 1988, pp. 28, 30,
guito: S. Antioco: area del Cronicario... cit.), pp. 111-119;
33-35, 38-39, 41, 44, 56; P. Bartoloni, I recipienti chiusi
C. Tronchetti, La ceramica greca della cisterna US 500, in
d’uso domestico e commerciale, in P. Bartoloni et alii, S.
P. Bartoloni et alii, S. Antioco: area del Cronicario (Cam-
Antioco... cit., pp. 37-79; P. Bartoloni, A proposito di com-
nardini
131
storia e archeologia sulcitana
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2003, I, pp. 23-39; R. Zucca, Insulae Sardiniae et Corsi-
González Prats (ed.), El mundo funerario. Actas del III
cae. Le isole minori della Sardegna e della Corsica, Roma
Seminario Internacional sobre Temas Fenicios, Home-
2003, pp. 29, 87-89, 94, 99-101, 109, 114, 116-117, 119-
naje al Prof. D. Manuel Pellicer Catalán (Guardamar del
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funerari e di olocausto...» cit., pp. 83-88; C. Tronchet-
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gyróphleps nesos... cit.), pp. 64-67; da ultimo: R. Concas,
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cura di), Phoinikes b Shrdn... cit., pp. 114-117, pp. 289-
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40S. Moscati, Le stele di Sulcis. Caratteri e confronti, Roma
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132
43C. Tronchetti, La ceramica attica nelle necropoli puni-
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900, 919.
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dicembre 2006), Roma 2008, pp. 1595-1606; Bartoloni,
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51 L. Campanella, L’uomo e il cibo, in J.Á. Zamora, El hombre
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79, 81, 83-84, 87-88, 91, 93, 98-100, 102-103, 105; L . Cam-
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panella, Dati recenti sul reimpiego di anfore romane dall’a-
in X. Dupré Raventós - S. Ribichini - S. Verger (a cura
rea urbana di Sulcis (Sardegna), in B.M. Giannattasio
di), Saturnia Tellus. Definizioni dello spazio consacra-
alii
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mini e merci nel Mediterraneo antico. Atti del Convegno
celtico. Atti del convegno internazionale (Roma, 10-12
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novembre 2004), Roma 2008, pp. 639-658.
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Geografi, viaggiatori, militari nel Maghreb: alle origini
corinzie in Sardegna: nota su un “loutérion” fittile dalla
dell’archeologia nel Nord Africa. Atti del XIII convegno
colonia fenicia di Sulcis, Sardinia Corsica et Baleares An-
di studio, Djerba 1998», II, Roma 2000, pp. 1321-1331.
tiquae, IV, 2006, pp. 150-157; L. Campanella, G. Garbati,
50P. Bartoloni, Per la cronologia dell’area urbana di Sulky,
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QuadCagliari, XXI, 2004, pp. 51-55; P. Bartoloni, Nuo-
gna). Aspetti archeologici e storico-religiosi, «Daidalos», 8,
ve testimonianze sui commerci sulcitani, in L. Nigro (a
2007, pp. 11-48; L. Campanella, Il cibo nel mondo fenicio e
cura di), Mozia - XI. Zona C. Il tempio del Kothon. Rap-
punico d’Occidente: un’indagine sulle abitudini alimentari
porto preliminare delle campagne di scavi XXIII e XXIV
attraverso l’analisi di un deposito urbano di Sulky in Sar-
(2003-2004) condotte congiuntamente con il Servizio
degna, Collezione di Studi Fenici 43, Pisa - Roma 2008;
133
storia e archeologia sulcitana
L. Campanella, Matrici puniche per gioielli da Sulci: fun-
137-160; P. Bernardini, Recenti ricerche nella necropoli
zionalità e iconografia, in «L’Africa romana XVII...» cit.,
punica cit., pp. 151-160; P. Bartoloni, Fenici e Cartagine-
III, 2008, pp. 1581-1594.
si nel Sulcis, Cagliari 2003, p. 233.
52E. Pompianu, Nuove strutture abitative dall’insediamento
di Sulci (Sant’Antioco), in L’epigrafia romana in Sarde-
71-76; C. Tronchetti, S. Antioco, cit., p. 10, fig. 3.
gna, Atti del Convegno (Sant’Antioco 2007), a cura di P.
57P. Bernardini, Recenti ricerche cit., 2005, pp. 63-80; Id. Re-
Ruggeri, F. Cenerini, (Incontri Insulari 1), Roma 2008,
centi ricerche nella necropoli punica cit., 2007, p. 151;
pp. 265-278; E. Pompianu, Un impianto artigianale per la
P. Bernardini, Aspetti dell’artigianato funerario punico di
lavorazione del ferro dall’antica Sulky (Sardegna), in L’A-
Sulky. Nuove evidenze, in L’Africa Romana XVIII, pp.
frica romana, Atti del XVIII Convegno di studio, Olbia
1257-1266.
11-14 dicembre 2008, Roma pp. 1265-1280; E. Pompianu,
58M. Guirguis, A. Unali, Ipogei sulcitani tra età punica e ro-
Sulky fenicia (Sardegna): nuove ricerche nell’abitato,
mana: la tomba Steri 1, in L’Africa romana, Atti del XIX
«FOLD&ER» 212, http://www.fastionline.org/docs/FOL-
Convegno di studio, Sassari-Alghero (16-19 dicembre
DER-it-2010-212.pdf;
2010), in c.d.s.; S. Muscuso, E. Pompianu, Ipogei sulcitani
53A. Unali, Sulky: la ceramica attica a vernice nera, in L’A-
tra età punica e romana: la tomba Steri 1, in L’Africa ro-
frica Romana XVIII, pp. 1227-1239; A. Unali, I livelli
mana, Atti del XIX Convegno di studio, Sassari-Alghero
tardo-punici del Vano IIG nel Cronicario di Sant’Antioco,
(16-19 dicembre 2010), in c.d.s..
«FOLD&ER» 231, http://www.fastionline.org/docs/FOLDER-it-2010-231.pdf;
59 F. Cenerini, L’epigrafia di frontiera: il caso di Sulci punica
in età romana, in Epigrafia di confine- Confine dell’epi-
54L.L. Mallica, Sant’Antioco, area del Cronicario: notizie
grafia, in Atti del Colloquio AIEGL- Borghesi, Bertinoro
preliminari sullo scavo della strada B, in F. Cenerini - P.
2003, Faenza 2004, pp. 223 – 237; F. Cenerini, Alcune ri-
Ruggeri (a cura di), Epigrafia romana in Sardegna... cit.,
flessioni sull’epigrafia latina sulcitana, in L’epigrafia ro-
pp. 253-263.
mana in Sardegna cit., a cura F. Cenerini - P. Ruggeri,
55P. Bernardini, A Occidente del Grande Verde: memorie
(Incontri Insulari 1), Roma 2008, p. 229 ss; F. Cenerini,
d’Egitto nell’artigianato della Sardegna fenicia e punica, in
Un avorio iscritto a Sulci, in L’Africa romana, Atti del
M.C. Guidotti - F. Tiradritti (a cura di), L’uomo egizio.
XIX Convegno di studio, Sassari-Alghero (16-19 dicem-
L’antica civiltà faraonica nel racconto dei suoi protagoni-
bre 2010), in c.d.s..
sti, Milano 2004, pp.164-184; P. Bernardini, Recenti sco-
60 E. Pompianu, Un tempio urbano a Sulci, in L’Africa ro-
perte nella necropoli punica di Sulcis, RStFen, XXXIII,
mana, Atti del XIX Convegno di studio, Sassari-Alghero
2005, pp. 63-80; P. Bernardini, Memorie d’Egitto: un se-
(16-19 dicembre 2010), in c.d.s..
polcro punico da Sulky, in G.M. Della Fina (a cura di),
Etruschi Greci Fenici e Cartaginesi nel Mediterraneo
centrale. Atti del XIV Convegno Internazionale di Studi
134
56S. Moscati, L’arte della Sardegna punica, Milano 1986, pp.
sulla Storia e l’Archeologia dell’Etruria, Roma 2007, pp.
61 Note nn. 53-54.
annali 2011
storia
ADMIRAL NELSON & THE GULF OF PALMA
di Marco Massa
rosa documentazione. Nel contempo, propone
la promozione del Royer al grado di tenente;
promozione che questi ebbe l’anno successivo1.
Le lettere scritte in quel periodo a bordo della
P
er quasi due anni, dal dicembre 1803
nave ammiraglia Victory into the Gulf of Palma,
all’aprile 1805, a pochi mesi dall’ultima
raccolte nel volume The dispatches and letters of
decisiva battaglia contro la flotta franco-
Vice Admiral Lord Viscount Nelson, pubblicato a
spagnola a Trafalgar, l’Ammiraglio Horatio Nel-
Londra nel 18462, sono numerose e forniscono
son, duca di Bronte, riparò la sua flotta nel Gol-
informazioni interessanti su mari, coste, porti,
fo di Palmas, da lui definito uno dei più belli e
risorse naturali, situazione politica e socio eco-
sicuri al mondo.
nomica della Sardegna nei primi anni del XIX
secolo. Ne presentiamo alcune inviate durante
TO CAPTAIN SIR THOMAS TROUBRIDGE,
il suo navigar nei nostri mari fino al 18 aprile
ADMIRALTY
1805 quando, all’inseguimento della flotta fran-
Off Corsica, 21 December 1803
cese segnalata verso Gibilterra, scrisse a Wil-
I have just been to the Southern end of Sardinia,
liam Marsden, presso l’Ammiragliato, l’ultima
having ordered the Transports with provisions to
lettera di Sardegna al largo dell’isola del Toro:
st
meet me at St Pierres; but it blew such a tremendous storm, that could not get in. It, however,
turned out fortunate, for after the gale we go into
AL CAPITANO DI UNA QUALSIASI DELLE
the Gulf of Palma, which is without exception the
NAVI DI SUA MAESTÁ CHE FOSSE
finest open Roadstead I ever saw. I shall send you
ALLA RICERCA DEL SOTTOSCRITTO
the plan of it, and soundings taken by the Master
[Libro delle lettere. “Sabato 10 dicembre,
of the Victory, an elève of Hallowell’s; I have him
ore 15.15 la flotta è ancorata nella rada di
here, to make him a Lieutenant...
Teulada, nella parte sud della Sardegna.]
In una lettera inviata a Sir Evan Neapan,
Ammiraglia Victory, Golfo di Palmas,
dell’ammiragliato di Londra, Nelson riferisce
11 dicembre 1803
che del golfo di Palmas esisteva una carta nau-
Egregio Signore,
tica redatta sulla base di precisi scandaglia-
siamo all’ancora nel Golfo di Palmas che pre-
menti eseguiti ad opera di Mr. Charles Royer,
ferisco a San Pietro, a dire il vero non siamo
un guardamarina della Victory. La carta viene
riusciti ad entrare a causa del brutto tempo. Se
considerata molto precisa e bene eseguita, per
navigate da queste parti, per entrare nella baia
cui Nelson la invia all’Ammiragliato per dove-
non dovete passare tra la Vacca e Sant’Antioco,
135
storia e archeologia sulcitana
Giuseppe Albini, Pianta del Golfo di Palma Badia di San Pietro ed Isole Adiacenti Levata in giugno 1805 (Archivio di Stato di Torino,
Carte topografiche e disegni, Carte topografiche segrete, Sardegna 18 C I)
ma è più sicuro passare tra il Toro e la Vacca.
I miei ossequi e i miei rispetti, Signore.
EGREGIO SIGNOR ALEXANDER DAVISON
[Autografo in possesso del Colonnello Davison]
NELSON E BRONTE
Victory, Golfo di Palmas, 12 dicembre 1803
136
N.B. – In caso di informazioni importanti da
Mio caro Davison,
comunicare, potete mandare una barca passan-
ho ricevuto tutte le vostre lettere, molto gentili
do per il ponte di Antioco, nell’estremità Nord,
e cordiali, dalla nave Excellent e un duplica-
ma deve essere una barca piccola, da mettere al
to di un’altra dalla Lisbon con il vostro gentile
sicuro a disposizione di qualunque altra nave
omaggio di scritti ecc., dei quali io vi sono mol-
che dovesse venire a San Pietro alla mia ricerca.
to riconoscente; e, magari, avessi il potere di ri-
annali 2011
cambiare in qualsiasi modo la vostra continua
che io ho concordato con voi che una parte di
gentilezza, ma ciò è impossibile. Mi fa piacere
questa, come io ritengo equo, deve andare a lui
sentire le belle notizie sulla vostra nuova Ban-
per le difficoltà incontrate in questo paese. Nel
ca e, magari, potessi mettervi cinquantamila
caso in cui dovesse gradire svolgere tutte le at-
sterline. Tuttavia, il mio nome ci sarà anche se
tività in questo paese, la sua quota di agenzia
con sole 10 sterline e auspico, con tutta sinceri-
sarebbe del cinque per cento sul ricavato netto,
tà, ogni successo.
il due per cento a suo beneficio e il tre per cen-
Meritate tutto ciò che i vostri più sinceri ami-
to a voi per eseguire la distribuzione, e quella
ci possano augurarvi. La vostra lettera del 13
somma voi pagherete a lui che sembra perfetta-
luglio è arrivata solo ora con la nave Excel-
mente d’accordo, così come mi auguro lo siate
lent, assieme a un pacco di giornali mandati a
voi; ma vi assicuro che non mi aspetto nessuna
Plymouth. Ho firmato la procura a Lord Moira
offerta del genere. Sono quasi tutti sconosciuti
e, facendo ciò, son venuto meno a un propo-
e hanno i loro amici e conoscenti.
sito che avevo: quello che non avrei mai dato
La cara Lady Hamilton mi parla della vostra
una procura e, tuttavia, non sarei stato indotto
gentilezza nei suoi confronti e di ciò sono molto
a concederla a nessun’altro uomo che non fosse
colpito. Non voglio continuare sull’argomento,
Lord Moira. Nella sua funzione o fuori da essa,
potete immaginare come devo sentirmi. Vorrei
l’opinione che ho di lui è positiva per le sue ca-
essere utile a Mr. Lucas che è stato consigliato
pacità, il suo onore e la sua integrità morale e
da Mr. Sparrow, ma la Sceptre è andata nelle
niente potrà scuotere questa mia opinione, nep-
Indie Orientali, perciò chiudiamo l’argomento.
pure se, malauguratamente, dovessimo trovarci
Ricordatemi gentilmente a Nepean. Spero che
in disaccordo su qualche punto.
le notizie da quel quartiere siano corrette. La
Vorrei, mio caro Davison, avere il potere, come
mia folle flotta sta entrando in uno stato d’ in-
ho la propensione, di nominare voi come agen-
differenza e gli altri seguiranno presto. Le mi-
te dell’eventuale bottino della Victory; già tutti
gliori navi del servizio saranno presto distrutte.
sono a conoscenza dei miei desideri, ma se qual-
So bene che se andassi a Malta salverei le navi
cuno non sarà d’accordo non posso farci niente.
in questa brutta stagione, ma se devo control-
Non mi turba minimamente. Il mio segretario
lare i francesi, devo stare sul mare e stare in
Mr. Scott, che è brava persona, capisce perfetta-
mare significa fronteggiare il brutto tempo; e se
mente che, se prenderemo eventuali parti della
le navi non sono idonee a fronteggiare il brutto
flotta francese e mi verrà offerta la possibilità di
tempo, vuol dire che sono inutili. Ma non dico
nominare l’agente, cosa che non mi aspetto, io
niente di nuovo e non credo che Lord St. Vin-
nominerò voi e, benché il suo nome non possa
cent sarebbe stato in mare con navi simili. Ma il
comparire nell’agenzia, capisce perfettamente
mio periodo di servizio è quasi finito ed è ovvio
3
137
storia e archeologia sulcitana
che nella mia situazione ci sia una naturale an-
i vostri desideri di rispettare gli ufficiali saran-
sia; ma, caro amico, la mia vista viene meno in
no esauditi e, occasionalmente, spero mi venga
modo spaventoso. Sono sicuro che, nel giro di
concesso di introdurre alcuni dei miei seguaci,
pochi anni, sarò cieco come una talpa e, fra tut-
poiché non possiamo aspettarci che il loro de-
te le mie malattie, questa è quella che mi rende
cesso venga registrato in questo paese, né vorrei
più infelice, ma sia fatta la volontà di Dio.
mai assistere alla loro destituzione da parte del-
Se vincerò contro i francesi, chiederò la mia
la corte marziale.
ritirata, ma se non vincerò spero di non dover
La scelta di questa stazione, ad ovest del Capo
mai assistere al mio insuccesso, perché nessu-
Sicie, è avvenuta per due motivi importanti:
no sforzo personale sarà risparmiato da parte
uno per impedire il congiungimento di una flot-
mia. Posso solo ringraziarvi ripetutamente di
ta spagnola da ovest, e l’altro per essere nella di-
tutta la vostra gentilezza e pregarvi di credere
rezione del vento così, nel caso in cui venti forti
in me per sempre, con la più sincera amicizia,
da nord sopraggiungano da nord-ovest o nord-
in fede est, posso, in poche ore, mettermi a ridosso sotNELSON E BRONTE
to le Isole Hières o a Capo St. Sebastian, e finora ho trovato dei vantaggi in questa posizione.
Siate gentile e vogliate chiedere che venga si-
Adesso che la Spagna ha dichiarato la propria
stemato il mio conto, cosicché io possa sapere
neutralità, la mia stazione invernale sarà sotto
a quanto ammonta il mio debito nei vostri con-
St. Sebastian, in modo da evitare i mari mossi
fronti.
del Golfo e tenere le fregate al largo di Tolone.
Da settembre, abbiamo avuto delle tempeste e
così brutto tempo come raramente capita di ve-
ALL’AMMIRAGLIO
dere e mi dispiace dire che tutte le navi inglesi,
CONTE DI ST. VINCENT, K.B.
che hanno partecipato all’ultima guerra, lo han-
[Autografo in possesso del Viceammiraglio Sir
William Parker, Bart., G.C.B.]
no accusato gravemente.
Avevo ordinato alla nave che trasportava le provviste che mi incontrasse a San Pietro, ma finora
138
Victory, Golfo di Palmas, 12 dicembre 1803.
non si è visto nessuno e, benché ad oggi possia-
Mio caro Signore,
mo contare su una media di tre mesi di provvi-
ho ricevuto le vostre cordiali lettere tramite la
ste, vorrei, tuttavia, poterne disporre per cinque
Excellent, giunta qui il 24 novembre comandata
mesi circa. Vedrete, nella lettera dell’Ammira-
dal Capitano Sotheron il quale, quando era al
glio4, che la Kent ha sofferto così gravemente
largo di Minorca, ha correttamente lasciato il
che starà a Malta e ho forti dubbi che riuscire-
convoglio per unirsi a me. Vi dirò solo che tutti
mo a riportarla in mare fra sei settimane o due
annali 2011
mesi, e il viaggio da Malta è quasi impossibile
EGREGIO JOHN TYSON
per qualunque tipo di imbarcazione. L’Amazon,
[Autografo in possesso
che non ho visto personalmente, ma di cui ho
dell’Egregio Edwin Beadell]
avuto notizie, stava a tre settimane da Malta,
quanto da Minorca. In breve, mio caro Signore,
Victory, Golfo di Palmas, 12 dicembre 1803.
se dovessi permettere a questa flotta di entrare
Mio caro Tyson,
in un porto, io dico che sarebbe meglio sceglie-
Vi sono molto grato della cortese attenzione. Le
re Spithead, anziché il porto di Malta. Lo so che
cose che, con grande animo e bontà, mi avete
non c’è la possibilità di controllare il nemico da
mandato sono arrivate sane e salve. L’unica cosa
lì, eccetto la possibilità di stare in mare e, allo-
che vi prego di fare è che le mettiate regolar-
ra, occorrono delle buone navi. La Superb è in
mente in conto, perché solo a queste condizioni
condizioni molto precarie, ma il suo capitano è
accetterò la vostra gentile offerta di servizio. Vi
talmente superiore a qualsiasi difficoltà, che mi
devo ringraziare, a proposito del mio conto, di
sono state riportate da lui poche notizie. Trium-
ciò che è stato pagato per la Guillaume Tell e
ph e Renown si lamentano un bel po’.
Généreu e vi prego, non appena vi viene como-
Il prossimo convoglio sarà probabilmente la
do, di farmi sapere quanto è il vostro avere.
Braakel e la Agincourt. Ho ordinato che la Do-
Non posso rispondere del conto di Mr. Tucker, in
negal mi raggiunga e la francese Aigle può rap-
quanto la sua condotta nei miei confronti è sta-
presentare l’occasione che può consentirmi di
ta oltremodo meschina, ma non credo di poter
prendere qualcosa di più.
mai supporre che sia stato per ordine di Lord St.
Tuttavia, voi dovete confidare che tutto ciò che
Vincent. Per quanto riguarda le rivendicazioni
potrà essere fatto da navi e uomini sarà fatto;
di Digby7, lui potrà aspettare e sperare. Suppon-
se Dio mi darà la forza di salute, ci sarà tutta
go che Mr. Tucker gli abbia recato disturbo. Per
la volontà di far bene e, se questa verrà meno,
quanto riguarda Lord Bridport8, bisogna fare un
cederò la spada a qualche uomo più robusto.
distinguo e sarò molto attento a non lasciarmi
Ma spero di andare avanti, finché non sarà fini-
coinvolgere in un’altra causa legale. Ma la nuo-
ta la battaglia e, se ce la farò, questo è tutto ciò
va proclamazione è così avvolta nel dubbio, che
che posso sperare o, a ragione, aspettarmi. Sir
è impossibile comprenderla, comunque, onde
Richard Bickerton è un bravo e affidabile uffi-
evitare discussioni, Sir Richard Bickerton ed io
ciale e gode di piena fiducia; George Campbell
abbiamo convenuto, per iscritto, che io condi-
lo conoscete e io sono più che mai, mio caro Si-
viderò dal 30 maggio, il giorno che ho passato
gnore, con grandissimo riguardo, il vostro più
Capo Finisterre, e lui condivide con me tutto il
fedele servitore,
bottino, ottenuto mediante i miei ordini, fino al
5
6
NELSON E BRONTE
giorno in cui l’ho raggiunto, che era l’8 luglio.
139
storia e archeologia sulcitana
Buonaparte ha, suppongo, certamente tenta-
Egregio Signore,
to uno sbarco prima d’ora e confido in Dio sia
poiché il riso e lo zucchero sono solo sostitu-
stato isolato, perché questo darà a noi pace e
ti poveri del burro e formaggio e, in generale,
tranquillità. A Tolone, il nemico è perfettamen-
non molto graditi alle Compagnie di navigazio-
te pronto ad andare a mare e presto uscirà. Ma
ne, desidero che voi compriate (se il prezzo non
chi potrà dire dov’è diretto? Secondo me, certa-
è superiore a quello del riso e dello zucchero)
mente, fuori dal Mediterraneo . Malta è inuti-
cacao e zucchero, al posto del burro e formag-
le per me e, quando sono costretto a mandare
gio, per la Flotta sotto il mio comando, alme-
una nave là, non è mai per meno di due mesi.
no qualche fornitura occasionale, sempre che
Sono certo che Tolone si controllerebbe meglio
i mercati sotto la vostra responsabilità non ab-
da Sant’Elena che da Malta. Le nostre navi non
biano eccedenze di riso, in tal caso voi presente-
sono in ottime condizioni e ci occorrono vele e
rete la mia lettera ai commissari incaricati degli
pennoni per gli alberi di gabbia per la Seventy-
approvvigionamenti, per dar loro indicazioni.
four: non ce n’è una, ritengo, in questo Paese.
I miei ossequi e i miei rispetti, Signore.
9
La William è andata a Malta e perciò non conosco
NELSON E BRONTE
il suo carico, ma il tempo qui è stato tanto brutto
che le vele non reggono, soprattutto per la tela di
bassa qualità con la quale si fanno oggi le vele per
AI COMANDANTI DELLE NAVI
la Marina militare. Già! Ho la mia solita fortuna
DI SUA MAESTÁ, LE GRANDIOSE
con il bottino-soldi: se mi pago le spese è quanto
NARCISSUS E TERMAGANT
di più possa aspettarmi; ma la flotta francese, ho
AL LORO ARRIVO A SAN PIETRO
fiducia, mi ripagherà di tutte le mie pene e fati-
[Libro delle lettere]
che. I capitani Hardy e Murray stanno entrambi
molto bene e desiderano lasciare il loro ricordo;
Victory, Golfo di Palmas, 17 dicembre 1803
e credetemi più che mai, mio caro Tyson, sono il
Sono molto deluso dal fatto che la nave da tra-
vostro sincero e riconoscente amico,
sporto, proveniente da Malta, non sia arrivata
NELSON E BRONTE
tempo prima a San Pietro e, poiché ritengo necessario procedere con la Squadra, da questo
momento desidero che voi, non appena riceve-
EGREGIO JAMES CUTFORTH, AGENTE
rete questa lettera, prendiate la vostra miglior
APPROVVIGIONAMENTI, GIBILTERRA
direzione con la nave di Sua Maestà sotto il vo-
[Libro delle lettere]
stro comando, insieme alla nave da trasporto
che potrebbe essere sotto la vostra protezione,
140
Victory, Golfo di Palmas, 13 dicembre 1803
per il largo di Capo St. Sebastian, dove trovere-
annali 2011
te la Squadra o istruzioni per il proseguo delle
AL CAPITANO JOHN WHITBY,
vostre azioni. Ma qualora, a causa del brutto
NAVE BELLEISLE DI SUA MAESTÁ
tempo, voi foste impossibilitato a lasciare quel
[Libro delle Lettere]
posto, cercate di prendere la direzione migliore
verso le Isole La Maddalena, dove rimarrete con
Victory, Golfo di Palmas, 17 dicembre 1803
la nave da trasporto, fino a quando non avrete
Egregio Signore,
ricevuto ulteriori ordini e mi manderete un re-
ho ricevuto la vostra lettera con la data di ieri
soconto del vostro arrivo per mezzo di una nave
e, con essa, un elenco di nomi di uomini che
da guerra, nella quale potreste imbattervi; ma
necessitano le cure di un ospedale e una let-
non dovrete assolutamente prendere in consi-
tera dal dottor Felix, che propone le proprietà
derazione l’idea di lasciare la nave rifornimento
di un infuso di corteccia da diluire nel vino o
o gli approvvigionamenti incustoditi.
negli alcolici, da dare agli addetti all’approv-
Sono, Signore, il vostro umile e fedele servitore.
vigionamento idrico; in risposta, desidero che
NELSON E BRONTE
voi diciate al dottor Felix di fare riferimento
all’Articolo 29 delle sue istruzioni che, secondo
N.B. – Se dovesse capitare che, prima di rag-
me, non si può ritenere che implichino letteral-
giungere il nord all’altezza di Asinara, soprag-
mente che bisogna dare una quantità aggiunti-
giunga una bufera da nord, in tal caso voi do-
va di vino agli addetti all’approvvigionamento
vete ancorarvi nel golfo di Palmas e mandare a
idrico nei climi tropicali, eccetto la loro razione
San Pietro (presso il Viceconsole inglese) una
giornaliera; pertanto (poiché voi siete il miglior
lettera per me, che verrà recapitata da una qual-
giudice del numero di uomini mandati in quelle
siasi nave che fosse alla mia ricerca.
occasioni e riguardo la necessità di somminiN. E B.
strare corteccia insieme al vino o agli alcolici,
come detto in precedenza) richiedo che anche
N.B. – Il Comandante dell’una o dell’altra nave
voi osserviate il suddetto articolo; inoltre, de-
di Sua Maestà prima menzionate, con la pre-
sidero che osserviate, nella lettera del dottor
sente lettera, è istruito a prendere una copia di
Felix, che non è consuetudine né appropriato
questa lettera e lasciare l’originale, a meno che
somministrare vino agli ammalati in quantità
questi non sia certo che gli altri siano partiti per
superiore alla loro razione giornaliera, eccetto
raggiungere me, in tal caso egli prenderà questa
quando venga distribuita costantemente la bir-
lettera con sé e procederà con la nave trasporto,
ra, una pinta di vino è sufficiente per quasi ogni
come indicato in questa lettera.
persona malata o convalescente.
N. E B.
I miei ossequi e i miei rispetti, Signore.
NELSON E BRONTE
141
storia e archeologia sulcitana
N.B. – I quattro uomini menzionati nell’elenco,
PROMEMORIA PER SIR RICHARD BICKER-
a cui si è accennato in precedenza, devono esse-
TON DA ESEGUIRE A MALTA
re mandati a bordo della Kent, quando il capita-
[Libro delle Lettere]
no della flotta dà ordini in tal senso.
Victory, Golfo di Palmas, 17 dicembre 1803.
AI COMANDANTI DELLE IMBARCAZIONI
Resta inteso che la Braakel torna a casa con
DI SUA MAESTÁ CAMELEON E CHILDERS.
il prossimo Convoglio e l’Agincourt la raggiun-
[Libro delle lettere]
gerà a Gibilterra, perciò le navi da Levant, le
navi Currant da Patrass e Zante, la Trade dall’A-
Victory, Golfo di Palmas, 17 dicembre 1803
driatico e Sicilia devono essere riunite quanto
Egregio Signore,
prima. Poiché l’Agincourt non andrà a Malta,
non essendo stato raggiunto dall’imbarcazione
un’imbarcazione da guerra deve essere nomi-
di Sua Maestà sotto il vostro comando a San
nata per assistere il convoglio in viaggio verso
Pietro e ritenendo necessario dover procedere,
Gibilterra e, quindi, fatta rientrare per raggiun-
da questo momento, con la Squadra, desidero
germi nel raduno. Sir Richard Bickerton darà
che voi vi dirigiate per raggiungermi con la sud-
tutti gli ordini necessari per portare il Convo-
detta imbarcazione, non appena ricevete questa
glio in Inghilterra e al capitano Briggs ordinerà
mia lettera, al largo di capo St. Sebastian, come
di mettersi sotto il suo comando e procedere
indicato nel mio Raduno segreto n° 97, in data
con il Convoglio, nonché di scrivere una lette-
4 corrente, che intuisco vi è stato recapitato dal
ra all’Ufficiale Maggiore a Gibilterra, affinché
capitano Moubray della Active.
guidi il Convoglio non solo nel passaggio attra-
I miei ossequi e i miei rispetti, Signore.
verso lo Stretto, ma anche a Occidente di Capo
NELSON E BRONTE
Spartel. Si richiede che Sir Richard, durante
la sua permanenza, fornisca tutta l’assistenza
in suo potere alla nostra flotta mercantile e, in
N.B. – In caso le suddette Imbarcazioni non
particolare, che faccia attenzione che le navi da
giungessero insieme, il Capitano, che per primo
pesca non vengano ritardate per mancanza di
si mette all’ancora a San Pietro, deve prendere
Convoglio.
una copia della presente lettera e lasciare l’ori-
Qualche tempo fa, ho scritto al Capitano Cra-
ginale all’altro con una nota a margine, dicendo
craft chiedendogli se poteva darmi la Juno che
di aver fatto quanto richiesto.
mi serviva perché mi trovavo in difficoltà con
le Fregate e, se necessario, l’imbarcazione Ja-
142
louse deve essere lasciata nel suo cantiere; ma
annali 2011
se Sir Richard dovesse incontrare il Capitano
AL CONTRAMMIRAGLIO
Cracraft e volesse questi un cambio di stazio-
SIR RICHARD BICKERTON, BART
ne, in tal caso Sir Richard Bickerton sarebbe
[Libro delle Lettere]
libero di trasferire il comando della squadra del
Capitano Cracraft al Capitano Richardson del-
Victory, Golfo di Palmas, 18 dicembre 1803.
la Juno e mandare l’Anson direttamente da me.
Egregio Signore,
Qualora la Renard venisse giudicata idonea per
lo stato della Nave Kent di Sua Maestà, batten-
il servizio e la Maltese dovesse entrare al posto
te la vostra bandiera, ha reso opportuna la sua
suo, la Kent deve essere preparata per prendere
immediata spedizione a Malta e, con la presen-
il mare e i dieci uomini appartenenti alla Victo-
te, vi trasmetto un ordine per il Capitano Stuart
ry devono essere lasciati a disposizione di que-
al riguardo, chiedendovi di voler procedere con
sta, a bordo della Madras, fino all’arrivo del suo
la nave nel suddetto posto e, al vostro arrivo,
Comandante. Riceverete un ordine, con la pre-
dare queste indicazioni agli Ufficiali della Yard
sente, da consegnare agli Ufficiali della Yard.
di sua Maestà a Malta, in quanto troverà che
Il pane da Malta è arrivato infestato dalle calan-
è necessario mettere la Kent in condizioni di
dre e Sir Richard Bickerton deve indagare sulle
servizio. Ma se non dovesse essere fattibile ri-
ragioni e prendere tutte le misure necessarie in
parare i danni e i suoi difetti a Malta e fare di
modo da prevenire, per quanto possibile, una
essa una nave efficiente per l’immediato o per
così grande distruzione di quel genere di prov-
altre circostanze, voi dovreste ritenere giusto
viste, conservandole in magazzini ben curati o
raggiungermi prima di ciò, e avete la libertà di
caricandole su trasporti puliti. Riceverete una
issare la vostra bandiera a bordo di qualsiasi
copia dei miei ordini per la normativa della
nave che giunga nella Flotta e di raggiungermi
nave per gli approvvigionamenti e, nel caso la
nel mio raduno segreto al largo di Tolone o al
incontraste, deve venire da me sotto St. Seba-
numero 97, in data 4 corrente, sotto Capo St
stian. Se si trova a nord di Asinara, deve andare
Sebastian, come riterrete opportuno a seconda
alle Isole della Maddalena, se si trova verso sud,
delle condizioni del tempo.
deve venire qui e usare tutti i migliori mezzi che
I miei ossequi e i miei rispetti, Signore.
vi siano nel potere del Comandante per metter-
NELSON E BRONTE
mi a conoscenza del suo ancoraggio e non abbandonare la nave da trasporto; a Sir Richard
P.S. – Desidero pregarvi di disporre un’indagine,
viene richiesto di indagare sui motivi che pos-
da tenersi nell’Ospedale di Malta, su alcuni ma-
sono aver causato il mancato arrivo della nave
rinai ecc., in quanto possono essere visti come
dei rifornimenti, molto tempo prima.
soggetti invalidi e ordinare loro un viaggio in
NELSON E BRONTE
Inghilterra, a bordo della Braakel. Allegato alla
143
storia e archeologia sulcitana
presente trovate un ordine di indagine sulle ri-
Chiunque abbia avuto possesso dell’isola ha go-
manenze di medicine ecc., presso l’Ospedale di
vernato gli abitanti con severità, caricando le
Malta, che voi avete l’incarico di effettuare.
produzioni di tali dazi, da impedire qualunque
N. E B.
crescita. Menzionerò una circostanza come prova: mezza forma di formaggio venne confiscata,
AL MOLTO ONOREVOLE LORD HOBART
perché il poveruomo la stava vendendo alle nostre imbarcazioni e non aveva pagato il dazio.
22 Dicembre 1803
Pollame, uova, manzo e ogni altro articolo sono
Mio caro Signore,
tassati in misura anche maggiore. La corte del-
cercherò di esprimere le mie opinioni su alcu-
la Sardegna certamente vuole ogni penny per
ni argomenti, consapevole di non avere il dono
mantenersi; e, tuttavia, mi é stato detto che l’i-
dell’infallibilità e che maggiori informazioni mi
sola ha pagato tutto il dovuto e il Re ne riceve
potranno convincere dell’inesattezza delle mie
5000 sterline l’anno. Il paese é fertile oltre ogni
argomentazioni. Ma poiché le mie osservazio-
immaginazione, è ricco di bestiame ed ovini e
ni su ciò che vedo non sono inaccettabili, io le
potrebbe dare abbondante produzione di grano,
descriverò così come le ho viste. Dio sa che se
vino ed olio. Non ci sono industrie. Nelle mani
ci fosse un’isola da possedere, questa sarebbe
di un governo liberale e libero dal terrore degli
la Sardegna né Malta né nessun’altra. Essa é la
stati barbari, non si può neanche immaginare a
più bella isola del Mediterraneo, possiede porti
quanto ammonterebbe la sua produzione. Non
adatti a contenere gli arsenali e tutta la nostra
sono necessari tanti soldi per ottenerla e io im-
flotta a 24 ore di mare da Tolone. Ci sono inse-
pegno la mia vita nell’affermare che si potrebbe
nature dove ancorare la flotta e controllare sia
avere la Sardegna con poco, come é stato fatto
l’Italia che Tolone. Nessuna nave potrebbe pas-
per l’insediamento a Malta, ma ci sarebbe un
sare verso Oriente, tra la Sicilia e la costa dei
ritorno economico notevolissimo.
barbari né attraverso il faro di Messina. Tutti
NELSON E BRONTE
i migliori porti della Sicilia sono situati nella
parte orientale dell’isola e non sono quindi di
A SUA ECCELLENZA, EGREGIO SIG. HUGH
nessuna utilità, se non per il controllo del faro
ELLIOT, NAPOLI
di Messina. E, mio Signore, mi arrischio a pre-
[Autografo, Carte Elliot]
vedere che, se non ci impadroniamo noi dell’i-
144
sola, per delicatezza o commiserazione per i
10 febbraio 1804
tanti Re della Sardegna, lo farà la Francia. La
Mio Caro Signore,
Sardegna é poco conosciuta. È stata la politica
ho ricevuto, al mio arrivo qui il giorno 8, la let-
del Piemonte a tenerla in stato di arretratezza.
tera di Vostra Eccellenza del 18 gennaio che é
annali 2011
molto interessante. Io spero soltanto che l’e-
uno dei loro pochi soldati riceve soldi da anni,
sercito francese, a Napoli, non intervenga sino
non un comandante o un ufficiale. I forti stanno
all’arrivo dei Russi; ma le forze nordiche sono
andando in rovina; non c’é un affusto di canno-
lente e io, piuttosto, vedrei meglio l’esercito che
ne che possa sopportare un cannone, le galee
la flotta russa in Italia. La vostra storia di Lu-
sono nei cantieri per l’impossibilità di compra-
ciano Buonaparte é curiosa. Si dice che egli sia
re rifornimenti. In breve, Signore, la Sardegna é
venuto in Italia per negoziare, con il Re di Sar-
persa se i francesi decidono di sbarcare; non per
degna, uno scambio della Sardegna con Parma
un particolare riguardo nei confronti dei fran-
e Piacenza. Se la Francia si impadronisce della
cesi, perché sono sicuro che la maggior parte di
Sardegna, non bisogna essere lungimiranti per
loro li odia, ma gli isolani devono essere liberati
capire che, prima o poi, la Sicilia apparterrà
dalla loro attuale miserevole condizione. Scris-
ugualmente alla Francia, perciò non si deve
si a Lord Hobart, in maniera dettagliata, della
acconsentire tale scambio. Spero che le galee
necessità di tenere i francesi lontani dall’isola;
che stazioneranno qui possano essere utili, ma
anche se il possesso fosse temporaneo, come
quando Voi parlate della Milizia che si trova in
si potrebbe controllare Tolone? Sarebbe molto
Sardegna, si tratta di un corpo di fanteria. Ri-
difficile scortare un convoglio navale da e per
cordo che non ci sono truppe nell’isola che si-
Malta. Vi ho parlato a sufficienza di questo ar-
ano degne di essere menzionate e che valga la
gomento e, se non viene perduta prima che io
pena di metterci dei soldi nella milizia, se essi
abbia l’onore di vedervi, spero di poter soddi-
sono disposti ad entrare in azione. Detto tra noi,
sfare la Signoria Vostra sull’assoluta necessità
non é interesse dei sardi rimanere nello stato at-
di avere per noi libero accesso all’isola di Sar-
tuale. I contadini sono oppressi da tante piccole
degna.
tasse e i nobili sono detestati. Io risponderò alla
Sono, Signore, il vostro umile e ubbidiente servo
lettera di Mr Jackson e la manderò aperta, affin-
NELSON E BRONTE
ché Voi la possiate leggere.
Sono, Signore, il vostro umile e ubbidiente serEGREGIO WILLIAM MARSDEN,
vitore
NELSON E BRONTE
AMMIRAGLIATO.
[Autografo presso l’Ammiragliato]
A LORD HAWKSBURY
27 agosto 1804
Victory, al largo del Toro, 18 aprile 1805
Il deplorevole stato delle finanze dell’Isola di
Egregio Signore,
Sardegna mi é stato rappresentato, non soltan-
provo una forte afflizione per la fuga dal Medi-
to dal Vicerè, ma anche dai comandanti e non
terraneo della Flotta francese e spero che Lor
145
storia e archeologia sulcitana
Diario di bordo - lunedì 2 ottobre 1682
“I venti hanno spirato da ovest a sud-ovest sempre molto freschi e pertanto questa mattina di buon’ ora siamo in vista della parte settentrionale
dell’isola di San Pietro e di Palma Disol, in Sardegna, e ci troviamo a circa 2 leghe e mezzo di distanza dalla costa e la terra ci appare come
nel disegno di questa tavola”.
Edmund Dummer “Sailing by the south of Sardinia”, Londra, British Museum (Ms. King’s 40)
146
Signorie non la imputeranno ad una mancan-
incontrare la nave che trasportava le provviste
za di dovuta attenzione da parte mia, ma, al
e, dal rapporto del Primo Capitano, ritengo che
contrario, grazie alla mia vigilanza, il nemico
la mia venuta qui non poteva, a ragione, essere
ha scoperto che era impossibile intraprendere
più posticipata. Tuttavia, ho evidenziato la mia
qualsiasi spedizione nel Mediterraneo. Son do-
presenza al largo di Barcellona e della costa del-
vuto, obbligatoriamente, giungere a Palmas per
la Spagna e nelle isole Majorca e Minorca, fino
annali 2011
Horatio Nelson nacque a Burnham Thorpe il 29 settembre 1758. Entrò in marina a dodici anni e
si imbarcò navigando nelle Indie Occidentali. Nel 1773, partecipò sulla Carcass a una spedizione
nell’Artico, sotto il comando del capitano Phipps; nel 1777, fu promosso tenente di vascello e, nel
1779, capitano di vascello, quando aveva solo vent’ anni. Dopo la fine della guerra d’Indipendenza
americana, per impedire il commercio fra le colonie britanniche e gli Stati Uniti, fu al centro di
una vivace polemica che gli causò il richiamo in patria, dove fu sottoposto a un lungo processo
per danni. Nonostante questo, una volta in Inghilterra, fu assolto e, nel 1793, ebbe il comando
del vascello Agamennone e fu inviato nel Mediterraneo ; nel 1794 perse l’occhio destro in Corsica.
A questo incidente ne seguì un altro che portò all’ amputazione del braccio destro. Nel maggio
del 1803, fu nominato comandante in capo nel Mediterraneo con insegna sulla Victory, sopra la
quale rimase per quasi due anni senza mai scendere a terra. In questo periodo bloccò le forze
francesi a Tolone, pur non avendo qui delle basi amiche. La flotta francese fu costretta, così, a tornare a Cadice, dove fu bloccata dall’ammiraglio Collingwood. Il 21 ottobre 1805, a Trafalgar, egli
riesce e sconfiggere definitivamente i franco-spagnoli, aggiudicandosi il dominio incontrastato
sul mare. All’ inizio di questa battaglia, Nelson pronunciò le famose parole: England expects that
every man will do his duty (L’Inghilterra si aspetta che ogni uomo compia il proprio dovere). Morì
colpito alla schiena da una fucilata e dopo aver sentito la notizia della sua vittoria.
al 21 marzo. Le Fregate, da me incaricate di
solo di sessantacinque leghe (una lega è pari a
controllare il nemico, purtroppo, l’hanno per-
3 miglia) e sono solo al largo del Toro, a causa
so di vista la notte del 31 marzo e dal 4 aprile,
del tempo molto brutto, e ho appena ricevuto
quando esse ci hanno raggiunto, non abbiamo
un resoconto sul nemico che avrebbe passato
avuto altro che forti, talvolta violente, bufere di
lo Stretto l’8 aprile. Sto seguendo la mia rotta
venti da ovest e nord-ovest (e pare che la flot-
verso ovest e devo lasciarmi guidare da ciò che
ta francese abbia incontrato venti forti da est).
sento, quando arriverò al largo di Gibilterra.
Dopo aver lasciato passare quarantotto ore,
Lascerò il Capitano Capel con cinque Fregate e
nell’eventualità che il nemico passasse intorno
la piccola Craft di stazione a Malta, per proteg-
al lato sud della Sardegna, io ho proseguito ver-
gere il nostro commercio e impedire ai francesi
so il largo della Sicilia, mandando navi a Paler-
di mandare truppe via mare.
mo e a Napoli per avere informazioni.
Ho l’onore di essere, Signore, il suo umile e ri-
Martedì 9, ho alzato le vele dal lato ovest del-
spettoso servo.
la Sicilia verso ovest, ma finora ho avanzato
NELSON E BRONTE
147
storia e archeologia sulcitana
William Turner, TheBattle of Trafalgar (1822)
Il mare Off Toro era ben conosciuto in Inghil-
Ecco cosa scrisse all’alba del 21 ottobre, il giorno
terra. Il viaggiatore cartografo e diplomatico
fatale:“Possa il gran Dio che io venero dare al mio
inglese Edmund Dummer navigò lungo le coste
paese e per il bene dell’Europa in generale una
sarde dal 28 settembre al 4 ottobre 1682. Que-
grande e gloriosa vittoria, e che nessuno possa
ste bellissime tempere illustrano la costa sud-
macchiarla con la sua cattiva condotta, e possa il
occidentale: isola di San Pietro, il Toro, la Vacca
senso di umanità essere il sentimento dominan-
e il Vitello, Su Cabu de su Logu (Capo Sperone)
te nella flotta britannica dopo la vittoria. Per quel
e Capo Teulada.
che mi riguarda, affido la mia vita a Colui che mi
ha creato, e possa la sua benedizione scendere sui
148
miei sforzi per servire il mio paese con fedeltà,
annali 2011
La salma venne trasportata, attraverso il Tamigi, fino al Royal Hospital di Greenwich, nella cui
grandiosa Painted Hall sarebbe stata esposta solennemente al pubblico, prima di essere traslata
a Londra per i solenni funerali che si conclusero
con l’inumazione nella cattedrale di Saint Paul,
secondo l’espresso desiderio dell’Ammiraglio. Le
spoglie giunsero a Londra scortate da barche e
lance ricoperte da neri drappeggi mentre, lungo le
rive del fiume, stavano assiepate migliaia di persone. Quando la piccola flotta giunse nelle vicinanze
della Torre di Londra, l’artiglieria leggera iniziò a
sparare e l’arrivo della lancia fu salutato dal vento
(che quel giorno soffiava violento) e dalle salve dei
cannoni. Il corpo di Nelson fu scortato da diecimila soldati, preceduti dai marinai della Victory,
lungo lo Strand e Fleet Street fino alla cattedrale.
Il 9 gennaio 1806, a Saint Paul, la cerimonia funebre si protrasse per quattro ore e la bara venne
deposta nella cripta dove si trova ancora oggi10.
Nelson divenne subito una figura leggendaria
per gli inglesi.
La tomba di Nelson nella cattedrale di Saint Paul a Londra
Le pubblicazioni dei suoi diari e delle sue numerosissime lettere contribuirono notevolmen-
a Lui affido me stesso e la giusta causa che mi
te alla scoperta della Sardegna nei racconti di
è stato dato in sorte di difendere. Amen. Amen.
viaggio di tanti scrittori e letterati britannici ed
Amen”. L’ammiraglio morente venne assistito,
europei, arrivati nell’isola nel XIX secolo. Ne
nelle sue ultime ore, dal reverendo John Alexan-
possiamo citare alcuni:
der Scott (1786-1840), cappellano della Victory e
William Henry Smith, Relazione sull’isola di
suo fedele amico, che ne ricevette le ultime volon-
Sardegna:
tà. Scott aveva svolto anche mansioni di segreta-
“La costa orientale di Sant’Antioco forma il lato
rio e interprete (conosceva bene l’italiano e pare
ovest del golfo di Palmas, una preziosa baia che
anche il sardo) e accompagnò Nelson nel suo ul-
offre un ancoraggio spazioso e sicuro alle flot-
timo viaggio in Inghilterra a bordo della Victory.
te durante le forti burrasche invernali di sud-
149
storia e archeologia sulcitana
ovest, di ovest e di nord-ovest. Per queste sue
In una delle sue missive ricorda che la rendita
eccellenti qualità e per la facilità con cui ci si
netta dell’isola non superava le cinquemila lire
può approvvigionare, il golfo di Palmas era te-
l’anno e che la si poteva acquistare per mezzo
nuto in grande considerazione da Lord Nelson,
milione di sterline. In quel tempo si trattava,
sebbene in una lettera alla moglie, si lamentas-
indubbiamente, di un prezzo certamente ele-
se profondamente della violazione dei comuni
vato, sia dal punto di vista commerciale che
diritti dell’ospitalità che aveva subìto in una
finanziario,ma considerato sotto il punto di vi-
delle sue visite. Lungo il litorale nord della baia
sta politico o strategico, si sarebbe risolto in un
vi è una fila di isolotti piatti che spesso arriva-
affare eccellente per l’Inghilterra se le intuizioni
no al livello dell’acqua bassa: i principali sono
di Nelson si fossero realizzate14”.
chiamati Caralonga, Santatu e Peramazar”11.
Forse, chissà, se Nelson fosse sopravvissuto
John Warre Tyndale, L’Isola di Sardegna:
(dopo la grande vittoria) avrebbe sicuramente
«È il summum bonum di tutto ciò che per noi
convinto re Giorgio III (e Vittorio Emanuele I)
abbia valore nel Mediterraneo. Più la cono-
sul grande affare che sarebbe stato comprare la
sco, più mi convinco del suo valore inestima-
Sardegna per 500.000 sterline. E noi, sardi di
bile quanto a posizione, porti navali e risorse
Gran Bretagna diventati Repubblica di Sarde-
generali». Stralcio di una lettera dell’Ufficio
gna, avremmo partecipato nel 2014 a Glasgow,
Coloniale,inviata da Lord Nelson a Lord Hobart
in Scozia, ai XX Giochi del Commonwhealt
in data 17 marzo 1804 .
(anziché ai Giochi del Mediterraneo).
Charles Edwardes, La Sardegna e i Sardi:
E forse, molto probabilmente, avremmo segui-
“La costa è bagnata dal mare del golfo di Pal-
to l’evoluzione maltese dopo l’indipendenza.
mas, definito uno dei più belli e dei più grandi
Mille metri cubi sotto il cielo!
12
al mondo, e per il quale Nelson, da persona che
se ne intendeva, nutrì una forte ammirazione.”13
Robert Tennant, La Sardegna e le sue risorse:
“Il famoso ammiraglio ebbe moltissima stima
della Sardegna quale base navale e in proposito
disse: «Non ne esiste al mondo una migliore;
Traduzione delle lettere dall’11 dicembre 1803
dispone di porti adatti come arsenali, rade per
al 18 dicembre 1803 e 18 aprile 1805
movimentare la flotta e tenere così sotto con-
in collaborazione con Gabriella Vacca
trollo sia l’Italia che Tolone. Per la sua posizio-
150
ne vale cento volte Malta». Sia nelle lettere uffi-
Traduzione delle lettere dal 22 dicembre 1803
ciali che private, egli ne sollecitò decisamente e
al 27 agosto 1804
ripetutamente l’acquisto da parte degli inglesi.
in collaborazione con Maria Chiara Milia
annali 2011
Lungomare a Sliema-Malta
note
1 Cfr. Lucio Artizzu, Lord Nelson e la Sardegna, pag.69 – Ed.
Della Torre, Cagliari 2008
quel grande marinaio, ricco di genio della Battaglia, non
sempre aveva un giudizio perfettamente corretto; inoltre,
2 The dispatches and letters of Vice Admiral Lord Viscount Nel-
la sua mente era continuamente disturbata dal ricordo
son, with notes by sir Nicholas Harris Nicolas, G.C.M.G.,
dell’Egitto;” e ancora lo rappresenta “così costantemente
London, Henry Colburn, Publisher, Great Marlborough
assorto” nell’idea che l’Egitto fosse la destinazione della
Street, MDCCCXLVI
Flotta francese, da mostrare di non aver colto il concetto
3 The Banking House (Istituto bancario) di Alexander Davison, Noel, Templer, Middleton, Johnson e Wedgwood, 34,
Pall Mall. VOL. V.
4 Contrammiraglio Sir Richard Bickerton.
che quella Flotta, si capiva, avrebbe lasciato il Mediterraneo! – Forbes Translation, vol. v. pp. 97, 98.
10 Lucio Artizzu, Lord Nelson e la Sardegna, op. cit. pp. 207-208
11 William Henry Smith, Relazione sull’isola di Sardegna BI-
5Keats.
BLIOTHECA SARDA N. 33, a cura di Manlio Brigaglia,
6 A Cadice
Ed. Illisso Nuoro, 1998
7 Il Capitano Henry Digby, sembra sia stato il Capitano del-
12 John Warre Tyndale, L’isola di Sardegna – BIBLIOTHECA
la Alemene, ha comandato l’Africa, 64, a Trafalgar, ed è
SARDA N. 83 vol II, a cura di Lucio Artizzu, Ed. Illisso
morto in qualità di Ammiraglio della Blue e Knight Grand
Nuoro, 2002
Cross della Bath nell’agosto del 1842.
8
13 Charles Edwardes, La Sardegna e i Sardi BIBLIOTHECA
L’Ammiraglio Lord Bridport diventò comandante in capo
SARDA N. 49, a cura di Lucio Artizzu, Ed. Illisso Nuoro,
della flottiglia al largo di Brest, nell’aprile del 1799.
2000
9 Mons. Thiers nella sua “Storia del Consolato e dell’Impero”
scrive che “ingannare Nelson era quasi impossibile, perché
14 Robert Tennant, La Sardegna e le sue risorse, a cura di Lucio Artizzu, Ed. Della Torre, Cagliari, 2006
151
annali 2011
storia
Sant’Antioco e Calasetta nel XVIII secolo –
Un’Isola di contadini di mare.
di Marco Massa
gio di Castelnuovo, San Martino, Roccabigliera,
Roccasparviera, Coarasa, Scarena,
St. Antioco, Lat. 39°3’32.85” N, Long. 8° 28’23.09”E.
e poi liguri di Tabarka e piemontesi di Piemon-
1754 dicembre 4, mercoledì, vento di Maestro.
te, et altri…
I
Incroci di uomini e di rotte al centro del mare
ligente d’architettura militare e civile, di un Re-
Relazione misuratori Isola di Sant’Antioco.
gio Misuratore e di altri, sbarcavano nell’Isola di
Alli 4 Xbre 1754 St. Antiogo
Sulcis, ora detta di S.Antioco, che a mezzogior-
Depongono con loro giuramento quale han-
no e libeccio è alla Sardegna unita per mezzo di
no prestato nelle mani dell’Ill.mo Sig. Intend.
alcuni tratti di terra in più luoghi continuati da
Gen.le presente io infrasto Segro. le Persone di
ponti di pietra che sotto di tre di loro archi lascia-
Mastro Giuseppe Granara, Vincenzo Rosso, et
no il varco ai soli battelli e piccoli bastimenti”.
Antonio Paradi, tutti Carolini abitanti nell’isola
Scoprono un’isola “affatto disabitata et incolta,
di St Pietro che come pratici, e capacissimi nel
esistenti nei contorni della Chiesa del Santo da
riconoscere la qualità de terreni, e giudicare se-
cui la Sª Isola tiene il nome, oltre ad un’altra
condo il costume di questo regno di Sardegna
chiesa e 17 botteghe, 49 Case, 31 Capanne e due
della quantità de medesimi, sono stati eletti e
Grotte tutte abitate da 302 persone che fanno
spediti da quel Subdel.to di Carloforte per or-
ivi continua dimora, veduto fontane e rivi, Por-
dine avutone dal prefato Intend.e Generale, e
ti, Monti e terreni coltivati”.
come tali e persone onorate e dabbene vengo-
Carlo Emanuele III (Re di Sardegna dal 1730)
no qualificate nella lettera d’accompagnamento
non era stato informato e ripopolare l’isola si-
del Sud.to Subdelegato Don Angiolo Segni delli
gnificava maggiori entrate per le casse del Re-
3. corrente diretta al medesimo Sig. Intenden-
gno.
te, di aver proceduto al di lui ordine, nel dopo
Si progetta la colonizzazione.
pranzo del giorno di oggi alla visita ed estimo
Si propongono greci di Corsica e di Grecia e…
degli infrascritti territorj Siti dalla parte di tra-
Ignazio Convin d’Antonio d’anni 18, Bartolomeo
montana di queste abitazioni di St Antiogo, con
Givart denominato Claudé fu Filippo d’anni 30,
intervento, et assistenza delli SSri Filippo Gre-
Giombaptista Masiera, Pietro Gioanni Rainaut,
sery Regio Misuratore, e Gioseppe De Biolchi
Giovan Francesco Biancart, Ludovico Matté,
Sovrast.e, e trasferiti sul luogo del luogo che
Pietro Gaglio e altre 27 famiglie delle province
veniva loro per la sua Denominazione indicato
di Nizza e Sospello, Contes, Bendigiuno Masag-
dal Rev.do Franco Gioseppe Pintus Sacerdote, e
l Conte Cordara di Calamandrana, Inten-
di Sardegna.
dente Generale di Sardegna, in compagnia
Si dia inizio alla misurazione dell’isola.
del Sig. Maggiore di Cagliari Bessone “intel-
153
storia e archeologia sulcitana
Capellano della Chiesa di St Antiogo dopo visi-
due anni sono concessi da Monsig. Arcivescovo
tato attentamente le Regioni chiamate Monte e
a diversi particolari e nel detto monte Scroc-
Piano de Cresia, cioè il Monte Cresia nella parte
chixedda possono innestarsi gli olivastri che si
che riguarda il piano, nelle quali si contengo-
trovano, si avverte però che l’estremità del mon-
no li siti detti Su Bricocci, Corti Cerbus, S’Ega
te non è stata considerata nella Misura.
Sa Murta, Sa Scrocchixedda, et piano dé Corti
Più in detto giorno passando più oltre cioè da
de Sa Perda de Is Vacas, de St. Antiogo sino al
detti terreni già riferiti si è visitato come sovra
mare, giudicano mediante il sopra riferito giu-
il terreno di Piano Cirdo fino allo stagno di det-
ramento esser per circa 40. aratri di terra da
to nome et il detto Monte Scrocchixedda, e si è
16. starelli ogn’uno, dé quali 6 stimano buoni e
giudicato esser circa 9. aratri dè quali tre posso-
propri per vigna, nel piano detto Cresia, quattro
no servire per vigna nel piano, et ivi quattro per
per Bosco al Monte, quattro per prato, e pasco-
pascolo, o prato, e due al Monte per Bosco, che
lo, et otto per seminar grano, orgio, legumi, et
è quanto asseriscono nella loro coscienza per il
altro; più nel Monte il rimanente per pascolo
giuramento che hanno prestato, e per la Cogni-
di vacche, et il più sassoso per Capre, cioè 9.
zione che dicono avere non solo per la qualità
aratri per vacche, et altri 9. per Capre, fra questi
dè terreni, ma ancora la loro Misura per esser
terreni secondo ha riferito il detto Cappellano
tutti agricoltori e lavorare terre proprie, ed altri
sono compresi 22. aratri {di lavoro de quali ve
nella detta Isola di St. Pietro.
ne sono due lavorati nel piano de Cresia} stati
154
Per Grano
Vigna
Pascolo e
Prato di
pecore
In Monte e Piano de Cresia
8.
6.
4.
9.
9.
4.
40.
Piano Cirdo
0.
3.
4.
0.
0.
2.
9.
TOTALE
8.
9.
8.
9.
9.
6.
49.
Vacat.
Vacat.
Vacat.
Pascolo
di vacche
Pascolo
di
Capre
Bosco
Totale
Aratri
annali 2011
Alli 5 sudd.to Xmbre
Di poi hanno visitato, cominciando dal Rio To-
Sendosi li riferiti Granara, Rosso e Parodi, con
pei, il piano del Med.° giudicano d’essere d’ara-
intervento di cuss.a ed assistenza di Antonio
tri n° 55. buono per grano, uno per olive, dieci
Sogus Comorante, e pratico in quest’isola per
aratri circa per vigne, e 190. per pascoli, la metà
indicar loro la denominazione dè terreni, han-
di Capre e l’altra metà di Vacche, avendo anche
no visitato il luogo detto Scroccamanna, e ter-
osservato che da una parte et altra del Rio Topei
ra d’apio al piano fino al mare, e dopo visitati
vi sarà mezzo aratro di terra buona per orti, e
attentamente mediante il riferito giuramento
giardini, in tutto aratri circa 256.½
giudicano il detto piano principiando da dove
Indi essendo passati dal piano di Topei al pia-
finisce lo stagno Cirdo sino al Rio del Fosso es-
no di Porto Magg.e sino al Monte detto Nuargio
ser d’aratri N° 42. circa, quattordici dè quali sti-
Mannu, e fino alla Salinetta, lo giudicano d’ara-
mano atti per vigna, ed il restante per pascolo
tri num.° 35 cioè 12. per grano, 5. per vigna, 7.
di vacche e capre, cioè 14. aratri per pascolo di
per pascolar vacche e 11. per pascolo di Capre
Capre e li altri 14. per pascolo di vacche.
incluso il Monte Nuargio Mannu.
E seguitando il loro V&. avendo visitato attenta-
Indi dal pred. piano di Porto Magg.e avendo
mente il Monte detto Scroccamanna dalla parte
riconosciuto fino al piano di Porticello l’hanno
verso Tramontana affermano essere aratri venti
giudicato di aratri Num.° 150. cioè 25. per gra-
circa che stimano non poter servir ad altro che
no, 18. per vigna, e 107 per pascolo, 72. per Ca-
per pascolo di Capre. Indi sendo passati come
pre e 32. per Vacche.
sopra da terra d’apio cominciando dal Rio del
Dopo passati dal piano di Porticello al monte
Fosso al piano di Calaserra sino al Rio Topei,
di Scrocchixedda, lo hanno giudicato aratri
hanno giudicato questo essere aratri N° 45, dè
300. circa dalla metà in su di detto monte rocca
quali 8. possono servire per vigna, uno per se-
nuda, e dalla metà al piede di esso, 75 aratri per
minar grano, et il restante cioè 36. aratri; 25. per
pascolo di Capre, et il rim.te di Vacche.
pascolo di Vacche et il
restante 11. aratri per
Et interrogati dal Sovra rif.to Sr Filippo Gresery
pascolo di Capre.Dopo del Monte Scrocca Man-
R° Misuratore se né Siti visitati in questo giorno
na sendo passati al piano e Monte Fraitzo Man-
vi potesse sussistere una nuova Popolazione di-
no, o sia Sedas di Topei verso Maestro, e visitato
cono poter sussistere comodamente cinquanta
attentamente detto luogo, giudicano essere ara-
famiglie circa distribuendo però i terreni, che
tri N° 40. tra il piano et il monte cioè 25. aratri al
ogn’una avesse due aratri di terreno per semi-
piano, 10. dè quali possono servire per vigna, e
nar grano, et a proporzione Bosco, e Vigna.
li altri 15. per pascolo, la metà di Capre, e l’altra
metà di Vacche, e 15. aratri il Monte che possono
servire solamente per pascolo di Capre e Vacche.
155
storia e archeologia sulcitana
156
Monte detto Scrocca Manna d’apio al
piano sino al mare
Grano
0.
Vigna
14.
Pascolo
di Capre
14.
Pascolo
di Vacche
14.
Giardino
0.
Olivo
0.
Rocca
nuda
0.
Totale
Aratri
42.
Monte Scrocca Manna
Verso Tramontana
0.
0.
20.
0.
0.
0.
0.
20.
Piano di Calla Serra Sino al Rio Topei
1.
8.
11.
25.
0.
0.
0.
45.
Piano e Monte Fraitzu Mannu
o sia Seda di Topei
00.
10.
15.
15.
0.
0.
0.
40.
Piano di Toppei
55.
10.
95.
95.
½
1.
0.
256.½
Piano di Porticello
25.
18.
72.
35.
0.
0.
0.
150.
Piano di Porto maggiore
12.
5.
11.
7.
0.
0.
0.
35.
Monte Scrocchixedda
0.
0.
75.
75.
0.
0.
150.
300.
93.
65.
266.
313.
½
1.
150.
888.½
Li 6. Xmbre
cioè 25. di rocca nuda, e 175. per pascolo solo
Essendosi portati come il giorno precedente le
di Capre per non esservi terra, ma è luogo tutto
med.me persone delli estimatori prima nomi-
sassoso.
nati co med. Sig. Misuratore Regio, e Sovra-
Passato detto Monte Sciacqua Sa Scova si è in-
stante, indi anche però li terreni Antiogo Sulas
contrato quello detto Su Girili de Paulolongo
Pastore, et abitante in questo luogo, sul Luogo
verso levante, quale dopo visitato tutto all’intor-
chiamato Sa bega de Sa tramazza, si è ritrova-
no, l’hanno giudicato essere d’aratri 100., cioè
to un piano circondato parte da rocche nude, e
30. di pietra nuda, e 70. per pascolo di Capre
parte da pascolo di Capre, e lo hanno giudicato
per esser tutto luogo sassoso, come sopra.
essere aratri 5.½ cioè due per seminar grano, ½
E così avendo continuato verso levante si sono
per giardino, 1. per pascolo di Capre e due verso
portati al Monte detto Scadarettus, e visitato
Levante di rocca nuda.
questo tutto all’intorno, l’hanno giudicato di
Di poi si è passato al Monte detto Sciacqua Sa
aratri 110. dè quali due possono servire da gra-
Scova, quale confina con Scrocca Manna verso
no, però questo terreno si ritrova in diversi luo-
Mezzogiorno, e l’hanno giudicato di aratri 200.,
ghi e non tutto assieme, 20. aratri circa sono di
annali 2011
rocca nuda, et 88. restanti sono per pascolo di
all’intorno attentamente come pure li valloni
Capre, per esser luogo tutto sassoso.
del med.mo l’hanno giudicato essere in tutto
Indi passati al Monte Corona de Scrocchixedda,
aratri num.° 600. dè quali 400. sono tutto rocca
quale è tra levante e mezzogiorno, lo giudicano
nuda, 4. ponno servire per seminar grano in di-
essere di aratri 300., cioè 160. di rocca nuda, e
versi luoghi, et il restante cioè 196. per pascolo
140. per pascolo di Capre.
di Capre.
Si è passato al Monte S’Eda d’aquilone quale
Quindi dal Monte Sa ballada de su Carru porta-
hanno giudicato aratri 500., cioè 200. di rocca
tisi al Monte Sa Perda de s’Omini verso ponen-
nuda, ½ aratro da seminar grano, et il restante
te, dopo averlo all’intorno bene et attentamente
299. ½ solo per pascolo di Capre essendo tutto
visitato, l’hanno giudicato tra monte e valli in
luogo sassoso.
tutto essere d’aratri N° 700. dè quali ripartita-
Da d° Monte S’edas d’aquilone, andando ver-
mente in diversi luoghi 2. sono buoni per grano,
so mezzogiorno hanno incontrato il Monte Sa
400. sono rocca nuda, e 298. per pascolo solo di
Taliada de su Carru, quale hanno visitato tutto
Capre.
Monte d° Sa Bega de Su Tramatzu
Grano
2.
Vigna
0.
Pascolo
di Capre
1.
Pascolo
di Vacche
0.
Giardino
½.
Olivo
0.
Rocca
nuda
2.
Totale
Aratri
5½.
0.
0.
175.
0.
0.
0.
25.
Monte detto S’Aqua sa Scova
Monte detto Su Girili de Paulolongo
0.
0.
70.
0.
0.
0.
30.
Monte detto Scadarettus
2.
0.
88.
0.
0.
0.
20.
Monte detto Corona de Sa Rosiceda
0.
0.
140.
0.
0.
0.
160.
300.
Monte detto S’Edas d’Aquilone
½.
0.
299.½
0.
0.
0.
200.
500.
Monte detto Sa Talada de Su Carru
4.
0.
196.
0.
0.
0.
400.
600.
Monte detto Sa Perda de S’Omini
2.
0.
298.
0.
0.
0.
400.
700.
10.½
0.
1267.½
0.
½
0.
1237.
2515.½
200.
100.
110.
157
storia e archeologia sulcitana
Li 7 Xmbre 1754
aratri 20., 5. terra coltiva, 1. per olive, e 14. per
Si sono portati li soprariferiti Stimatori sul luo-
pascolo di Vacche e Capre.
go del luogo chiamato Monte Sa Forrargia, con
Indi andati a visitare il piano del Rio de Su Cro-
li Sig.ri Misuratore e Sovrastante Sud.ti et indi-
vu, sino a Porto Misi, o sia CalaSapone, quale
cante Antiogo Sulas, quale dopo visitato tutto
l’hanno giudicato d’essere d’aratri 470. cioè per
all’intorno attentamente si è ritrovato d’essere
grano 173., per olive 4., per Bosco 2., per vigna
aratri Num.° 50. dè quali ½ aratro si ritrova già
11., et il restante che è 280., 100. per pecore, e
coltivato, due aratri di terreno buono da coltivar-
180., ½ per Vacche e ½ per Capre.
si che puole servire per grano, e ½ aratro buono
Passati da questo hanno stimato il Monte Co-
per Bosco, et il restante cioè aratri 47 puole ser-
rongiu Murvoni, quale dopo visitato attentam.e
vire tutto per pascolo ½ di Vacche e ½ di Capre
l’hanno giudicato essere aratri 15., dè quali 3.
essendo concesso il solo ½ aratro coltivato, che
possono servire per seminar grano, 2. di terra
si è ritrovato in detto Monte a Giò Esu.
coltivata di Ant.o Sebis, 1. per olivi, e 9. per pa-
Più visitato detto Monte verso mezzogiorno e
scolo di Vacche, Capre e Pecore.
Tramontana l’hanno giudicato aratri 30., dè
Quindi hanno stimato il piano detto Mercori,
quali 3. per Bosco, 1. per olive il restante 26.
da Porto Misi o sia CalaSapone sino a Mercori o
metà per pascolo di Vacche e ½ per pascolo di
sia CalaLonga, quale dopo visitato attentamen-
Capre quale è stato concesso a Giò Esu Fanutza
te l’hanno giudicato essere di aratri n° 180., dè
per pascolo di Capre.
quali 23. possono servire per grano, 10. per vi-
Dal sud.to Monte sono passati a quello di Triga,
gna, 5. per olive, 2. per Bosco, il restante 70. per
quale visitato sopra e tutto all’intorno, l’hanno
pascolo di Capre, e 70. per pascolo di Vacche.
giudicato essere d’aratri 26. dè quali 15. posso-
Indi trasferiti sul Monte di Schircioni sino a
no servire per grano, 5. per olivo, 3. per Bosco,
Mercori, e Mercoreddo, l’hanno giudicato es-
2. per pascolo di Vacche et 1. per pascolo di Ca-
sere di aratri 500., dè quali 26. per grano, 20.
pre, è stato concesso a Giò Fanutza, e se né ri-
per vigne, 100. per pascolo di vacche, 200. per
trovato di seminato aratri 12.
pascolo di Capre, 3. per olive, e 151. rocca nuda.
Di poi hanno stimato il piano di d° Monte di
Triga quale si dice il Piano di Triga e l’hanno
giudicato d’essere aratri num.° 16. quale è coltivato da Giò Esu suo fratello et altri.
Verso levante poi si ritrova un piano seminato,
quale è d’aratri 2.
Dopo sono passati al Monte Serra Nuargiu,
158
quale visitato da ogni parte giudicano essere
annali 2011
Terra Per
Grano
Terra
Coltivata
Vigna
Bosco
Pascolodi
Pecore
Pascolo di
vacche
Pascolo di
Capre
½.
Roccanuda
2.
½.
Olivo
Monte detto Sa Forrargia
0.
0.
23.½
23.½
0.
0.
Totale Aratri
Monte Sud.° verso Mezzogiorno
e Tramontana
0.
0.
3.
0.
0.
13.
13.
1.
0.
Monte detto di Triga
3.
12.
3.
0.
0.
2.
1.
5.
0.
Piano di Triga
0.
18.
0.
0.
0.
0.
0.
0.
0.
Monte Serra Nuargiu
5.
0.
0.
0.
0.
14.
0.
1.
0.
20.
Piano del Rio de Su Crovu
173.
0.
2.
11.
100.
90.
90.
4.
0.
470.
Monte Corongiu Murvoni
3.
2.
0.
0.
3.
3.
3.
1.
0.
15.
Piano Mercori e CalaSapone
23.
0.
2.
10.
0.
70.
70.
5.
0.
180.
Monte detto de Schercioni
26.
0.
00.
20.
0.
100.
200.
3.
151.
500.
235.
32.½
10.½
41.
103.
315.½
400.½
20.
151.
1309.
50.
30.
26.
18.
Li 9. Xmbre 1754
sassoso, 1. per olive, et il restante 29. per pasco-
Si sono portati sul luogo del luogo del Monte di
lo di pecore e vacche.
Maladorgia li sovrad.i stimatori con intervento
Di poi si sono portati al Monte detto Montar-
et assistenza del sud. Sig. Misuratore, et indi-
beddu sino a Nuargiu de Su Moro, quale dopo
cante Antiogo Sulas e dopo girato sopra e tutto
visitato tutto all’intorno l’hanno giudicato esse-
all’intorno l’hanno giudicato essere in tutto ara-
re di aratri 53., dè quali 6. sono per grano, 1.½
tri 60., dè quali 23 possono servire per grano,
per olive, 3. per Bosco, 20. di rocca nuda, 7. per
3. per olive, 14. per pascolo di vacche e 20. per
pascolo di Capre, 4. per pascolo di Vacche et
pascolo di pecore.
8.½ per pecore.
Indi da Malladorgia si sono portati al Monte
Passati poi dal Monte Nuargio Su Moro al Mon-
Serra intraportus sino a Coquadus, quali visita-
te di Sa Pispisia, e visitato questo attentamente
ti li hanno giudicati essere di aratri 40., dè quali
lo hanno giudicato esser in tutto aratri 53. dè
10. per grano, non ostante che il sito sia molto
quali 50. terra buona per grano, benché incolta
159
storia e archeologia sulcitana
160
et imboscata, 3. per olive.
Dal Monte detto aqua Sa Canna si è passati
Poi si è passati al Monte detto Montravo Man-
all’estimo del Monte Capo Su Logu, quale visi-
no, quale visitato sopra e tutto all’intorno, lo
tato sopra e tutto all’intorno, lo hanno giudica-
hanno giudicato essere di aratri 20., 2. dè quali
to di aratri 78. dè quali 70. è terra buonissima
è terra buona per grano, 2. per Bosco, 8. rocca
per grano, e 8. per olive.
nuda, e 8. per pascolo di pecore e Capre.
Da Capo Su Logu si è passati all’estimo del
Indi si è passati al Monte detto aqua Sa Canna,
Monte Su piano de Crisionis, quale attentam.te
quale hanno giudicato essere aratri 70., dè quali
visitato l’hanno giudicato essere di aratri 53. dè
55. è terra per grano, 5. per Bosco, 3. per olive,
quali 20. terra buona per grano, 1. per olive, 2.
e 7. per pascolo di Vacche e Capre.
per Bosco, e 30. per pascolo di Vacche e Capre.
Monte Maladorgia
Terra
buona
per
Grano
23.
Monte Serra intraportus e poi Coquadus
Bosco
0.
Pascolo
di
Pecore
20.
Pascolo di
Vacche
0.
Pascolo
di Capre
14.
Olivo
3.
Rocca
nuda
0.
10.
0.
14.½
14.½
0.
1.
0.
40.
Monte Arbeddu sino a Nuargio de Su Moro
6.
3.
8.½
7.
7.
1.½
20.
53.
Monte Pispisia
50.
0.
0.
0.
0.
3.
0.
Monte detto Montarvo Manno
2.
2.
4.
0.
4.
0.
8.
20.
Monte detto Aqua Sa Canna
55.
5.
0.
3.
4.
3.
0.
70.
Monte Capo Su Logu
70.
0.
0.
0.
0.
5.
0.
75.
Monte detto Su pranu de Crisionis
20.
2.
0.
15.
15.
1.
0.
53.
236.
12.
47.
53.½
30.
17.½
28.
424.
Totale
60.
53.
annali 2011
Li 11. Xmbre 1754
l’hanno giudicato essere di aratri 10., 3. dè qua-
Si è proceduto all’estimo dalli Sud.ti dè beni
li sono buoni per grano, uno per Bosco, e 6.
coltivati nella regione detta di Cannaj quali
per pascolo di Vacche, Pecore e Capre e vi sono
dopo visitati attentam.e li hanno giudicati esse-
moltissimi olivastri.
re di aratri 136. dè quali la metà sono seminati,
Più si è stimato il Monte detto di Cannaj, quale
e l’altra metà sono in riposo per l’anno venturo,
hanno giudicato essere di aratri 4., due buoni
esclusiv.e queli di Triga, quali già sono qui avan-
per grano e i restanti 2. per pascolo di Pecore,
ti stati Stimati.
Capre e Vacche.
Più si è stimato Monte Candiacius incolto, e
Regione di Cannaj
Terra
per
Grano
0.
Terra
Coltivata Bosco
136.
0.
Pascolo
Pascolo di di
Pecore
Vacche
0.
0.
Pascolo
di
Capre
Totale
0.
136.
Monte Candiacius
3.
0.
1.
2.
2.
2.
10.
Monte detto di Cannaj
2.
0.
0.
½.
½.
1.
4.
5.
136.
1.
2.½
2.½
3.
150.
Li 12. Xmbre 1754
quali ad altro non possono servire, se non per
Si sono come sopra trasferiti sovra il luogo del
pascolo di pecore e vacche pure concesso.
Luogo del Monte di Cresia li sud.i stimatori e
Di poi si è passati al piano detto del Castello Ca-
Misuratore, et indicante quale dopo visitato
stro quale dopo girato per ogni sua parte l’han-
l’hanno giudicato essere aratri 2. cioè dalla par-
no giudicato esser aratri 16., dè quali 5. per
te verso Levante qual restava ancora a stimarsi,
grano, 5. per vigna, 6. per pascolo di vacche, e
1. dè quali lo hanno giudicato buono per grano,
pecore pure concesso.
et uno per pascolo di Vacche e Pecore, quale è
Indi si sono pure stimati li Monti S’Ega S’arena,
concesso.
e Sa Grotta de S’omini, quali hanno giudicato es-
Più in detto giorno si è stimato il Monte S’acco
sere d’aratri 14., 1. terra buona per grano, 13. per
Silici, e lo hanno giudicato essere d’aratri 12.,
pascolo di pecore, vacche e capre pure concesso.
4.½ buoni per seminar grano, e 7.½ per pascolo
Di poi si è passato al Monte detto Su Tuvu Man-
di Pecore, pure stato concesso.
nu, quale visitato per ogni parte, si è stimato es-
Indi si è passato al Monte detto grotta Canar-
sere aratri 62. dè quali 2. sono buoni per grano
gius quale li hanno giudicati essere aratri 3.,
però in diversi luoghi e non unitamente, 6. per
161
storia e archeologia sulcitana
162
Bosco, 5. per pascolo di pecore, e 49. per pasco-
quali 14. si seminano, se bene quest’anno siano
lo di Capre, quale è pure concesso.
in riposo per la Festa del Santo, 1. però si ritro-
Si è poi passato al Monte detto di Gioseppe Spi-
va diviso in diverse macchie, quale è buono a
so, quale dopo visitato l’hanno giudicato essere di
grano, e non è coltivato, 2. verso il Castello pure
aratri 6., quali 1.½ è terra buona per grano, 4.½
buoni per grano et incolti.
per pascolo di Capre, essendo pure concesso.
Si dichiara che tutti li sopra riferiti beni, e ter-
Più si è stimato il piano detto de Su Pruini, qual
ritorj stati stimati, sono incolti, salvo quelli de’
tende dal Monte sino al Mare, e si è giudica-
quali si è data la relazione di essere coltivati,
to d’essere d’aratri 10., de quali 8. non possono
et essendo la totale misura, come da rispettivi
servire a niente per essere terreno salzo, 2. per
estimi alla quantità di aratri circa cinquemilla-
grano.
cinquecento e dieci otto, dico 5518 (equivalenti
Si è pure stimato il Monte di Porticeddu, quale
a 35.315,2 H n.d.t.), delli quali aratri duecento
visitato attentam.e l’hanno giudicato essere di
due sono giudicati esser alternativamente stati
aratri 10., de quali 1. si ritrova coltivato, 1. si è
coltivati, et il rimanente incolto, però in parte
giudicato incolto buono per seminar grano, 8.
atto alla coltura, come dalle sopra riferite rela-
per pascolo di pecore pure concesso, e vi sono
zioni, che nuovamente lette, asseriscono esser
molti olivastri.
vero, e confermano per la perizia che dicono
Più si è visitato il Monte detto Aqua Stanziale,
avere, e per averle bene osservate per quanto li
quale pure visitato l’hanno giudicato essere ara-
detta la loro cognizione e lo asseriscono in forza
tri 1.½, de’ quali ½ può servire per grano et 1.
del giuramento sovra riferito, che nuovamente
per Bosco anche concesso.
hanno prestato, e ratificato presente l’infrasto
Indi si è passati al Monte detto Su Fraitzu, qua-
Notaro, e Testimonj.
le dopo visitato per ogni sua parte, l’hanno giu-
Si dichiara in oltre che li beni che si sono sopra
dicato essere aratri 12., de’ quali 2. sono semi-
espressi come concessi, stato per relazione de’
nati, 3. incolti, quali possono coltivarsi a grano,
rispettivi indicanti, e perché così si sono sotto-
2. per bosco, 5. per pascolo di Pecore pure con-
scritti quelli che lo sanno, e per li sud.ti stima-
cesso.
tori, e Pastori indicanti e sottoscritti l’infrasto
Si è pure stimato il piano Cea de Su Pruini ver-
Not°. – Sant’Antiogo li 14 Xmbre 17541
so Levante, dopo girato sopra e tutto all’intor-
Franc.° Joseph Pintus Cappellano Indicante -
no, l’hanno giudicato di aratri 16.½, de quali è
Filippo Grisery R° Misuratore
tutta terra coltivata e concessa.
Gioseppe De Biolchi Soprast.e – Dn Angiolo Se-
Più si è stimato in ultimo il Narbone de Cresia,
gni Test° - Aurelio Capriata Test°
nella parte detta Sa Barra verso il mare, quale
Franc° Pinna Pileddu Not°. Per i stimatori et
dopo visitata l’hanno giudicata d’aratri 17., de’
altri indicanti.
annali 2011
Pascolo
di
vacche
0.
Pascolo
di
Capre
Vigna
0.
1.
Terra
di
nessun Rocca
uso
nuda
0.
0.
Monte Cresia verso Levante
Terra
Pascolo
buona per Terra
di
Coltivata Bosco Pecore
Grano
0.
0.
1.
0.
Monte Sacco Silici
4.½
0.
0.
7.½
0.
0.
0.
0.
0.
12.
Monte detto Grotta Canargius
0.
0.
0.
1.½
1.½
0.
0.
0.
0.
3.
Piano detto del Castello Crasto
5.
0.
0.
3.
3.
0.
5.
0.
0.
16.
Monte detto S’ega S’arena e Sa
Grotta de S’Omini
1.
0.
0.
4.
4.
5.
0.
0.
0.
14.
Monte detto Su Tuvu Manno
2.
0.
6.
5.
0.
49.
0.
0.
0.
62.
Monte detto di Gioseppe Spisio
1.½
0.
0.
0.
0.
4.½
0.
0.
0.
6.
Piano detto de Su Pruini
2.
0.
0.
0.
0.
0.
.
8.
0.
10.
Monte Porticeddo
1.
1.
0.
8.
0.
0.
0.
0.
0.
10.
Monte detto d’Aqua Stanziale
0.½
0.
0.
0.
1.
0.
0.
0.
0.
1.½
Monte de Su Fraitzu
3.
2.
2.
0.
5.
0.
0.
0.
0.
12.
Piano detto Pruini Cea …
0.
16.½
0.
0.
0.
0.
0.
0.
0.
16.½
NarbonedeCresia
detto Sa Barra
3.
14.
0.
0.
0.
0.
0.
0.
0.
17.
24.½
33.½
8.
34.
9.½
59.½
5.
8.
0.
Totale
Aratri
2.
182.
163
storia e archeologia sulcitana
Terra
incolta
buona
per Grano
Vigna
Per
Pascolo
Pascolo
di
di Pecore vacche
Pascolo
di
Capre
A
Giardino
e Orto
Terra
coltivata
Terra di
nessun
uso
Per
Bosco
Totale
Aratri
Totale della Prima
Visita delli 4.
Xmbre 1754
8.
9.
8.
9.
9.
0.
0.
0.
0.
0.
6.
49.
Visita delli 5.
detto…
93.
65.
0.
266.
313.
½.
1.
150.
0.
0.
0.
886.
Visita delli 6.
detto ……
10.½
0.
0.
0.
1267.½
½.
0.
1237.
0.
0.
0.
2515.
Visita delli 7.
detto…..
235.
41.
103.
315.½
400.½
0.
20.
151.
32.½
0.
10.½
1309.
Visita delli 9. detto
…..
236.
0.
47.
53.½
30.
0.
17.½ 28.
0.
0.
12.
424.
Visita delli 11.
detto…..
5.
0.
2.½
2.½
3.
0.
0.
0.
136.
0.
1.
150.
Visita delli 11.
detto …..
24.½
5.
34.
9.½
59.½
0.
0.
0.
33.½
8.
8.
182.
TOTALE
612.
120.
194.½
656.
2652.½
1.
38.½ 1566.
202.
8.
37.½
Franc° Pinna Pileddu Not°
Estratto dall’originale con cui concorda
PDozo§ Segr° dell’Int° Gen.le
164
Olivo
Rocca
nuda
5518.
annali 2011
1754 - Memoria dell’Ingeniere Bessone delle notizie da lui prese nell’Isola di St. Antioco
Colla carta relativa della medesima
165
storia e archeologia sulcitana
Li siti che paiono migliori, e più propri per una
si è che non sembrano di qualità si perpettua a
nuova Populatione nel Isola di St. Antiocho
primi
sono tre, e questo a raggione del acqua vicina, e
Concedendosi i terreni ancor inculti non po’
de Porti a potersi ancorar Bastimenti, il primo
sussistere la quantità delle vache, che presente-
de quali è il Canisone, ed il secondo Malacro-
mente esistono in numero circa di cinque cen-
ge, tutti due adirimpetto al golfo di Parma in
to, distribuite in sei partite, e rimanendo queste
distanza da St. Antiocho il primo di tre quarti
alla campagna.
d’hora, ed il secondo di un hora. Il terzo sitto è
Dandosi poi i terreni che ancor non sono con-
detto Calasapone, ed è situato alla parte opo-
cessi, vi restevano ne monti, et altri luogi pasco-
sta del Isola, in distanza da St. Antiocho di due
lo per mille, e più capre, presentemento sono
hore.
esistenti più di due milla
In tutta l’Isola vi possono essere circa otto cento
Secondo l’estimo fatto pono sussistere nel Isola
olivastri da inserirsi, i quali però sono disper-
quatro milla, e sei cento pecore dando i terre-
si di qua e di là, vi si ritrovano però de terreni
ni a coltura comme sopra, presentemente ve ne
proprii per olivati, benche al parere di qualche
sono circa due milla
abitante paiono non proprio per questo.
L’Isola non contiene boscame proprio per le fa-
In ogni parte del Isola vi si ritrova qualità di
briche, al più si potrebbero trovare picoli tra-
terreni atti a potersi piantar vigna
vetti per otto in circa di case, si suole tutta via
Vi ci sono nel Isola per cento e sessanta para di
estrere dalle vicinanze d’Iglesia, cioè da Pissi-
bue terreni concessi e seminati, de quali però se
nas suo territorio, da St. Iadi territorio di Mon-
ne semina che la mettà ogni anno, e ciò inter-
signore, e d’avessi territorio di Taulada, essen-
polatamente, onde calculandosi dodici starelli
dovene ancora nel territorio di Villamassargia
di grano per ogni para di bue, si seminano pre-
tutti in distanza di St. Antiocho di una giornata
sentemente ogni anno nove cento, e sessanta
e mesa a carro, potendosi tutta via d’aversi tra-
starelli di grano.
sportar per mare
La più grande partita di questi terreni si ritrova-
Vi è nel Isola quantità di Pietre a far calcina, e
no nel luogo denominato Canay in distanza di
queste si ritrovano in più grande abondanza al
un hora da St. Antiocho, il rimanente poi sono
Canay, e dal Porto di Canisone in sino a Mon-
dispersi di qua e di là.
tarby
Vi sono in oltre de terreni concessi ma non cul-
Vi si ritrova nel Isola in abondanza la picol le-
tivati ancora per sessanta para di Bue
gna per cuocere fornaci, ma va scarsegiando
Li terreni che non sono concessi, e che riman-
quella che si abbruggia alla giornata2.
gono ancor per ciò incolti pono assendere ad
166
altretanto, e più de gia cultivati, e concessi, vero
Bessone
annali 2011
Ristretto della Relazione della visita genera-
Siccome nel regno non tutti i terreni utili al se-
le de Terreni della nuova popolazione di Ca-
minerio sono d’uguale bontà, per maggior chia-
lasetta, a cui ha proceduto il Signor Quesada
rimento specificarono che negli anni di maggior
nel 1778; ~ con cinque stati segnati con le
abbondanza se ne poteva sperare il 10., essendo
lettere A. B. C. D. E.
però le terre ben preparate, e coltivate a dove-
Ristretto-Relazione della Visita G.le Ordinata
re secondo gli usi del Regno; onde conchiusero
da S. Eccellenza~
non essere della qualità di quella di Cannai, o
Campidano, che negli anni abbondanti rendo-
Nelli 19. precorso Giugno Ignazio Quesada die
no anche il 15. 20. e il 25.
principio alla generale visita di tutti i territorj
Riguardo però alle dichiarate utili per vigne,
assegnati alla Nuova popolaz.e di Cala Setta
riferirono essere della prima qualità, e non in-
composta dalle due Colonie, Tabarchina, e Pie-
feriori alle migliori del Regno, tutto che riesca
montese, ed avendo pria visitato le terre asse-
assai difficile lo sgerbimento, attesa la quantità
gnate alle famiglie Tabarchine, Si è tutta l’esten-
delle palme selvatiche, mirto e piante consimili.
sione giudicata rilevare a starelli 871. de quali
Arbitrarono quindi il frutto dopo d’anni 9 in
196. ed imbuti 11. furono ridotti a coltura, e li
quartara 500 di mosto per ciascheduno starello,
rimanenti 674. ed imb. 5. sono ancora gerbidi,
da quali detraendone 100 per consumo in rag.ne
come più chiaramente viene specificato nell’u-
del 20% circa, come pure la spesa di coltivazio-
nito Stato A ove sono minutamente deferitte le
ne calcolata in £ 25. si avrebbe il valore di £ 75.
rispettive regioni, nelle quali li sovra indicati
moneta sarda per ogni starello piantato a vigna.
terreni trovansi situati, ed inoltre dall’altro Sta-
Finalmente il frutto degli orti fu da medesimi ar-
to B da cui pure rilevasi la quantità che ciascu-
bitrato in Scudi 20. annui per quelli di seco, e per
no possiede.
gli altri volgarmente detti di rigadio Scudi 30.
Sebbene gli enunciati terreni siansi da quelli
Dalla visita in appresso fatta de territorj asse-
che devennero al p.mo assegnamento creduti
gnati a Coloni Piemontesi, risultò contenere
tutti utili al seminerio, avendoli però nuova-
tutto il loro tenimento Starelli 491. de quali
mente riconosciuti il Deleg.to per mezzo di pe-
300. furono destinati per seminerio, 185. per vi-
riti, risultò esservi una considerabile quantità di
gna, e 6. per orto.
pietra, e sabia sciolta, di modo che delli starelli
Delli primi soli 187. si trovano sgerbiti, delli s.di
871. soli 463., ed imbuti 12. per seminerio, 316.
72. e delli ultimi 5.
giudicarono utili; cioè 144. e 12. per seminerio,
Siccome in quest’estensione vi si trova poca
316. per vigna, ed orti, e finalmente 3. per orti
quantità di pietra ferma, e sabia sciolta, perciò i
soltanto; cosiche arbitrarono essere inservibili
periti giudicarono che delli starelli 300. destina-
starelli 407., ed imbuti 4.
ti per Seminerio, soli starelli 65., ed imbuti 9.,
167
storia e archeologia sulcitana
168
e delli 185 per vigne soltanto 13. e 9., sarebbero
In conformità delli Cap. 4., 5. ed 8. dell’Istruzio-
inutili.
ne rilevarono li periti i diffetti di coltivazione
Si sono pure riconosciuti li terreni seminati, i
si riguardo al seminerio, che alle vigne; onde
quali sieno arbitrato in starelli 153. ed imbuti
avendo poscia esaminato la qualità del lavoro
10. tutto che i coloni ne avessero preventiva-
de seminati, riferirono esser i più sostanziati di-
mente denunciato allo stesso Commissario 221.
fetti li seguenti:
come dallo stato D. e 224. al Regio Podestà nel-
P.mo – di non seminarsi in tempo opportuno,
la solita annua denuncia posteriormente fatta;
vale a dire verso gli ultimi d’8bre, o principio di
onde diede motivo a credere, che abbiano volu-
9bre; bensì in stagg.e avanzata e piovosa.
to aumentare il seminerio, si per colorire la loro
2° - Il non essersi fin ora osservata alcuna di-
pigrizia, che per non scoprirsi il cattivo uso che
stinzione e regola nella semenza, stante che il
fecero della semenza loro somministrata; anzi
grano volgarmente detto d’Arista Niedda, si è
in alcuni si è osservato, che per esser poco pra-
giudicato il più connaturale alle terre di quella
tici de terreni vi seminarono maggior quantità
popolazione, di maggior frutto, e meno anche
di grano di quella che fossero i medesimi su-
soggetto ad esser danneggiato dalla nebia, ed
scettibili.
altri insulti.
Il terreno preparato per vigne riducesi a soli
3.zo – il non aver fin ora maneggiato e preparato
starelli 41. ed imbuti 15. de quali furono pian-
anticipatamente, ed infine dal Verano i territorj
tati starelli 35. ed imbuti 6. destinati per orto, e
che dovevano seminarsi nel seguente autunno.
finalmente delli starelli 6. destinati per orto, ne
4.to – L’aver tutti gli anni seminato le medesi-
occuparono starelli 4. ed imbuti 7½.
me terre, contro il costume generale del Regno,
Si fecero poi gli opportuni sperimenti su que-
in cui, anche le terre più Crasse, e di maggior
sti terreni assegnati per vigna, all’oggetto di far
sostanza, si lasciano riposare almeno un anno.
risultare, se sarebbero ugualmente buoni per
5.to – Finalmente per essersi seminata mag-
orti, ed avendo li periti osservato, che nella po-
giore quantità del bisognevole, poiché allora
polazione vi sono 18. pozzi d’acqua buona, ed
una pianta assorbisce, e distrugge la sostanza
abbondante, e che se ne potrebbero fare degli
dell’altra troppo vicina, e spessa, ne ciascuna
altri in detti territorj, giudicarono, che vi riu-
può avere il suco necessario per la fermentazio-
scirebbero anche gli orti, e ciò confermarono
ne.
maggiormente dappoi, che riconobbero gli er-
Non minori difetti osservarono i periti nelle vi-
baggi e frutti raccolti dalli orticelli attigui alle
gne piantate si da Tabarchini che da Piemonte-
rispettive case de coloni, de quali essendone
si, delle quali non vi è da sperare di percevere
state trasmesse alcune mostre a questa Città, si
un frutto corrispondente lasciandosi sull’istesso
trovarono di buona qualità.
piede.
annali 2011
Sebbene ne tutti, ne gli stessi mancamenti ab-
do l’altra in riposo.
biano osservato in ciascheduna vigna, dal Com-
Non permettere, che si semini terra, che non
plesso però delle loro rispettive relazioni fatte
sia stata preparata fin dal Verano, e poi al solito
or d’una or d’altra vigna, si dedurrebbe che i più
nuovamente maneggiata nell’autunno.
rilevanti difetti riguarderebbesi il p.mo impian-
Scegliere la semenza più connaturale alla terra
tamento delle viti, che l’opportuno e necessaria
che da seminarsi.
salvazione delle medesime.
Obbligare i Coloni che facciano tutto il semi-
Alla 1ª classe ridussero il non aver aperto il fos-
nerio nel tempo opportuno, con proibizione di
so di quella larghezza, lunghezza e profondità,
ciò eseguire in stagione avanzata, e molto meno
che sarebbero necessarie.
piovosa.
Il non aver piantato in tempo opportuno le viti,
Finalmente che si osservi una giusta proporzio-
ed esser queste troppo corte, deboli, e di poca
ne tra la quantità della semenza, ed estensione
sostanza.
del terreno lavorato.
Alla 2ª poi l’esser piene d’erbe per non averle
Proposero pure altro piano di regolamento per
lavorate in tempo opportuno e nella maniera
il piantamento e conservazione delle Vigne, in-
solita.
seguendo in tutto, e per tutto gli usi comune-
L’aver voluto pienare i vacui che framezzano
mente ricevuti nel Campidano di Cagliari, che
tra un ordine ed altro di viti d’erbaggi, come fa-
si è il luogo, ove meglio sono coltivate le vigne,
gioli, melica e consimili quali piante si credono
e si fa il vino più delicato di tutto il Regno, come
impeditive del progresso delle vigne, si perché
più chiaramente viene specificato a Cart. 50.,
levano la sostanza alle viti, come perché non
51., 52. e 53. della Visita g.le.
potendosi passare l’aratro, ne la zappa, restano
Affinché l’Ecc.mo Consiglio avesse una idea più
senza il dovuto maneggio e coltura.
esatta dello Stato attuale della Nuova popola-
Finalmente l’aver voluto piantare alberi nel cen-
zione e suoi territorj, si sono uniti vari Stati,
tro delle vigne, poiché l’ombra di essi impedisce
secondo i diversi aspetti che può la medesima
il maturare le uve, privando le viti del sole, ed
rimirarsi.
acqua necessari.
In seguito poi all’opportuna munizione fattasi
dal Delegato al tenore dell’art. 4. dell’istruzione
d’indicare i mezzi più efficaci per andar all’incontro delli esposti inconvenienti, progettarono
il nuovo seguente piano di coltivazione.
Dividere il terreno in due uguali porzioni, con
seminarne la mettà soltanto ogni anno, lascian-
169
storia e archeologia sulcitana
STATO A –
Nella 1. categoria si ravvisa la quantità delli starelli si sgerbiti che gerbidi.
Nella 2. la qualità de medesimi, distinguendo quelli utili al seminerio dalli servibili ad altro uso d’agricoltura, con esclusione degli aff.to inutili.
Nella 3. L’assegnamento fatto delle stesse terre, con distinzione dell’uso, a cui furono applicate.
Nella 4. L’attuale uso ed occupazione delle medesime, in cui al tempo della visita si sono trovate impiegate.
170
annali 2011
STATO B –
Contiene li particolari assegnamenti fatti ad ambe Colonie si per seminerio, che per Vigna, onde si
scorge il quantitativo ad ogni capo di famiglia dovuto ( à termini della fissazione fatta di starelli 32.,
ò sieno 2. aratri a Tabarchini, e starelli 20. à Piemontesi; cioè quanto a questi 15. per seminerio, e 5.
per vigna, il tanto utile effettivamente avuto, ed il supplemento necessario farsi in vista dell’inutilità
e mancamento del già assegnato.
171
storia e archeologia sulcitana
STATO C –
Con particolare individuazione de soggetti si dimostrano:
1.
Il quantitativo terreno assegnato ad ambe colonie per vigna, ed Orti.
2.
Con separazione del terreno utile dall’inutile, quello a ciascun popolatore aggiudicato.
3.
Il quantitativo sgerbito, ò sia preparato pel piantamento di vigne ed orti, con distinzione di
quel tanto già effettivamente impiegato, unitamente al N° e qualità degli alberi in esse vigne, ed orti
esistenti, il tutto conforme al giudizio de periti.
Rilevasi pure dal med.mo STATO C il N° de pozzi d’acqua in detti orti fabbricati, e sua qualità, oltre
alcune altre annotazioni sul fine del med.° aggiunte.
172
annali 2011
STATO D –
In vista della denuncia fatta da ciascun Capo di famiglia al Delegato Quesada si rilevano:
1. L’età del Capo, al riflesso d’essere o no in stato di potter attendere alla fatica e al lavoro della terra.
2. La propria famiglia col N°, ed età delli soggetti, che la compongono, all’oggetto di prendersi in
consideraz.ne la sussistenza necessaria di cui universalmente abbisognano.
3. Il N° delle persone atte al detto lavoro, che ogni famiglia comprende per riflettere all’inutilità degli
altri.
4.to La quantità del grano che dissero aver seminato all’oggetto di rilevare il cattivo uso che fecero
della
semenza,
secondo il giudizio de periti, che
avendo visitato i
seminati,
varono
minor
osseresservi
quantità
della denunciata,
come dallo STATO A.
5.to Il tempo del
seminerio
fatto;
onde resta comprovato
anche
in quest’articolo
il sentimento de
periti,
d’aver
i
Coloni seminato
in stagione avanzata.
6° Il N° delle viti
già mancate infino al tempo della visita relativam.te al totale piantato.
7° L’irregolarità del tempo, in cui fecesi il piantamento.
8° L’età di ogni vigna, o piantamento d’essa, per far risultare il tempo, che secondo il giudizio de
periti, ancor rimane pel frutto sperabile dalle poche viti, che non mancheranno negli anni seguenti.
173
storia e archeologia sulcitana
STATO E – Dimostra in ristretto:
1.° Tutta l’estensione de terreni aggiudicati, e che possono aggiudicarsi alla popolazione.
2.° La qualità e bontà de medesimi.
3.° La quantità degli ass.to inutili
4.° Final.te la mancanza di terre atte al seminerio per provvedere le famiglie esistenti d’una competente e proporzionata estensione a tal riguardo3.
174
annali 2011
UNITà DI MISURA IN SARDEGNA
IMBUTO; unità di misura per l’estensione dei terreni, corrispondente a tre litri e a tre are e mezza
Lunghezza PALMO = mt 0,2625
TRABUCCO = 3,1500
Superficie
STARELLO DI CAGLIARI = ari 39,8675
Capacità
STARELLO DI 16 IMBUTI = lit. 49,17
BOTTE DI 100 QUARTARI = lit. 502,66
Peso
LIBBRA = 12 once = Cg 0,40577
note
1ARCHIVIO DI STATO DI TORINO, PAESI / SAR-
3 TORINO - ARCHIVIO DELL’ORDINE DEI SANTI MAU-
DEGNA / MATERIE FEUDALI /FEUDI PER A E B
RIZIO E LAZZARO, COMMENDA DELL’ISOLA DI
Relazione del Conte di Calamandrana Intendente Gene-
S.ANTIOCO, Ristretto della Relazione della visita gene-
rale della Sardegna, dello stato delle fabbriche, abitazio-
rale de Terreni della nuova popolazione di Calasetta, a
ni, estensione, e fertilità dell’Isola di S.t Antioco, e de’
cui ha proceduto il Signor Quesada nel 1778; ~ con cin-
Contorni della Città d’Iglesias; a qual relazione restano
que stati segnati con le lettere A. B. C. D. E.
unite tutte le Scritture enunciate nella medesima. 10.
Gennajo. 1755. 1755
2 ARCHIVIO DI STATO DI TORINO, PAESI / SARDEGNA
/ MATERIE FEUDALI /FEUDI PER A E B .
Memoria dell’Ingegnere Bessone delle Notizie da Lui prese
nell’Isola di S.t Antioco. Colla Carta relativa alla medesima. 1754. 1754
175
annali 2011
storia
11 dicembre 1916 L’olocausto dei marinai antiochensi
nell’affondamento della nave corazzata “ Regina Margherita”
di Gabriele Loi
in guerra, meno spesso si è raccontata la guerra
dei combattenti di Sant’Antioco; forse è una storia un po’ più piccola, ma non per questo meno
I
istruttiva. Non era la prima volta che Sant’An-
zo 1861, rimasero esclusi il Veneto, il Trentino
di Solferino, durante la Seconda Guerra d’Indi-
e la Venezia Giulia (ancora protettorati dell’Au-
pendenza del 1859, sino ad arrivare a Francesco
stria) e lo Stato Pontificio (comprendente Roma
Masala1, classe 1847, bersagliere alla “breccia
e la regione Lazio). L’Italia non era ancora fatta
di Porta Pia” nel 1870.
e neppure gli italiani. Occorsero ancora tante
Il 24 maggio 1915, quando il Piave mormorava
battaglie. La proclamazione del regno avvenne
calmo e placido al passaggio dei primi fanti, in
al termine della Seconda Guerra d’Indipenden-
Europa la grande guerra era scoppiata da die-
za, pur mancando ancora la terza che permise
ci mesi. Si moriva ogni giorno come mosche,
l’annessione del Veneto (21 ottobre 1866), e la
in una poltiglia di sangue e fango. L’Europa si
“breccia di Porta Pia”, con cui conquistammo
stava suicidando tra il frastuono degli obici, le
Roma e lo Stato Pontificio (20 settembre 1870).
grida degli ufficiali e i lamenti dei feriti.
Il Trentino e la Venezia Giulia, con le città “ir-
In quegli stessi luoghi dove hanno combattuto
redente” di Trento e Trieste, vennero annessi
persone “che contano”, come Gabriele d’An-
con la “quarta” Guerra d’Indipendenza. Così fu
nunzio, il soldato semplice Giuseppe Ungaretti,
chiamata la Prima Guerra Mondiale, perché il
l’alpino Carlo Emilio Gadda, Umberto Saba ed
nemico era sempre lo stesso del Risorgimento:
Eugenio Montale, c’erano anche uomini scono-
l’Austria-Ungheria.
sciuti, umili e coraggiosi come i nostri Antioco
Sono tante le vicende umane che si intreccia-
Mannai, i fratelli Bianco, i Pintus Gregu, i Pud-
no nella vita di un soldato che ha partecipato
du e i Loddo, che avevano combattuto insieme
a una guerra. Vicende che, in principio, si ri-
per la stessa causa e sotto la stessa bandiera.
accendono nei racconti dei sopravvissuti e dei
Diventarono all’improvviso grandi, forse troppo
parenti dei caduti, ma che poi, col passar del
grandi per la loro età. Appena maggiorenni in-
tempo e l’avvicendarsi delle nuove generazioni,
dossarono il grigioverde e imbracciarono il fu-
quando tali ricordi sbiadiscono, finiscono per
cile, andando a soffrire nelle trincee del Piave,
disperdersi nell’oblio del tempo che cancella
spinti a conquistare un lembo di terra che non
ogni traccia dei protagonisti.
sapevano neppure collocare sulla carta geogra-
È stata raccontata tante volte la storia dei sardi
fica ed erano morti abbracciati a giovani che
l 17 marzo 2011 è stato festeggiato il 150°
tioco rispondeva alla chiamata alle armi: oltre
anniversario dell’Unità d’Italia. Dal nuovo
alle guerre coloniali del 1885-89, troviamo sol-
Regno, proclamato in quel lontano 17 mar-
dati Antiochensi persino nella famosa Battaglia
177
storia e archeologia sulcitana
178
portavano la stessa uniforme, sebbene parlasse-
al vento, percorse le vie e le piazze del paese con
ro un dialetto diverso.
la banda musicale, diretta dal maestro Cesare
Fu così che circa 1.200 giovani di Sant’Antioco,
Manservigi, che intonava in continuazione l’In-
nel fiore della loro giovinezza e con ideali e co-
no di Garibaldi e la Marcia Reale, trasmetten-
raggio d’altri tempi, diedero la vita per i confini
do brividi di entusiasmo e di passione. Il cor-
della Patria. Ma al contadino analfabeta, che
teo continuò anche nei giorni seguenti, volendo
veniva strappato dalle campagne di Su Pranu,
comunicare la sua febbre agli altri paesi vici-
dalle sue greggi di Canai o dalle strette viuzze di
ni: raggiunse Calasetta, poi proseguì via mare
Monte Cresia, la politica non interessava. Gli fu
per Carloforte, arrivando sino a Portoscuso.
detto che bisognava liberare i fratelli oppressi
Nonostante lo spirito patriottico, nessuno era
di Trento e Trieste e portare a termine il proces-
sicuro di ciò che avrebbe riservato la guerra e
so di unità nazionale.
soprattutto di quanto sarebbe durata, anche se
Nell’Aprile del 1915, quando l’Italia si decise
lo Stato Maggiore rassicurava che sarebbe stata
all’intervento e si capì che la guerra era oramai
breve. Al momento di lasciare la propria casa e
nell’aria, un’ondata di entusiasmo pervase gli
gli affetti familiari, i nostri soldati noleggiavano
animi: il grido della Patria non poteva lasciare
un carro oppure andavano a piedi con zaino in
indifferenti gli isolani di Sant’Antioco, che of-
spalla sino a Calasetta, dove attendevano il “va-
frirono all’Italia il loro leggendario eroismo e il
poretto” per Carloforte. Nel paesino tabarchi-
loro sangue. All’ufficio di leva del Comune, gli
no, alle volte capitava che i soldati Antiochensi
impiegati compilavano le liste di mobilitazione,
venissero accolti festosamente dalla popolazio-
mentre i carabinieri della Stazione locale si pre-
ne. Dopo aver ricevuto il saluto delle autorità
paravano a recapitare le cartoline-precetto. Gli
comunali, s’imbarcavano, insieme ai richia-
avvisi per la mobilitazione giunsero proprio nei
mati dei paesi circostanti, su un “postale” di li-
giorni della Sagra di Sant’Antioco Martire; chis-
nea che li traghettava direttamente a Cagliari.
sà quante madri piansero e pregarono il Santo
Particolarmente commovente fu la partenza
Patrono per la sorte dei propri figli!
del 31 maggio 1915: in quell’occasione, i nostri
In quel maggio dalle giornate radiose, le prime
soldati furono accompagnati sino a Carloforte
classi mobilitate formarono un lungo corteo
dal nostro sindaco Giuseppe Biggio, in carica
preceduto dal tricolore, il cui alfiere era il mae-
dal 1899, con la banda musicale al seguito che,
stro elementare Arturo Laconi, padre di Renzo,
discesa a terra per pochi minuti, fece un giro
futuro segretario regionale del P.C.I. nel secon-
per il paese, suonando inni d’occasione e infon-
do dopoguerra.
dendo coraggio e fiducia negli animi dei nostri
Sembrava che ...la primavera ci sorride bellissi-
sodati diretti verso i depositi e le caserme di Ca-
ma: una folla patriottica, con fanfare e bandiere
gliari e Ozieri.
annali 2011
A favore dei soldati in partenza per il fronte,
colpo di fucile contro un soldato dell’Imperato-
vennero aperte sottoscrizioni per il Prestito Na-
re Francesco Giuseppe.
zionale e si formarono dei comitati, tra i quali
Ma in questa occasione, almeno per il momen-
ricordiamo il Comitato di Resistenza Civile.
to, non voglio parlarvi della guerra sul Carso,
Di questo era presidente Elena Maccioni che,
sull’Isonzo o sul Piave. Voglio raccontarvi di
con toni quasi deamicisiani, si attivò, insieme
quei marinai antiochensi che persero la vita
alla moglie del Sindaco, Antonietta De Fabianis,
in mare, nelle acque dell’Adriatico, nel corso
e altre collaboratrici, per raccogliere viveri, ge-
di una tragedia annoverata tra le più cruente
neri di conforto e indumenti vari. Nel novembre
dell’intero conflitto: l’affondamento della coraz-
1915, da Sant’Antioco verso il deposito logisti-
zata Regina Margherita, nave ammiraglia della
co di Ozieri, partirono 26 camicie, 64 paia di
nostra Marina, avvenuto la notte dell’ 11 dicem-
calze di lana, 12 mutande e 50 pezzette in tela
bre 1916.
di cotone da destinare ai soldati antiochensi al
La corazzata Regina Margherita, varata nei
fronte. Il 10 febbraio 1916, da Cagliari arrivò in
cantieri di La Spezia e gemella della Benedet-
paese il professor Jago Siotto. Questi fece una
to Brin, era lunga 130 metri, raggiungeva i 20
conferenza, invitando il nostro Sindaco Biggio
nodi di velocità ed era armata con 44 canno-
a sottoscrivere il Prestito Nazionale per la Vitto-
ni, 2 mitragliere e 4 tubi lanciasiluri. Adibita a
ria. Per l’occasione, il comune di Sant’Antioco
nave ospedale durante la Guerra di Libia, ave-
riuscì a raccogliere la somma di 155.000 lire.
va poi partecipato alle operazioni nell’Egeo e,
Più tardi, nel dicembre del 1917, a Sant’Antioco
agli inizi del 1916, aveva contribuito al salva-
si costituì il comitato Le seminatrici di corag-
taggio dell’esercito serbo incalzato dalle truppe
gio, presieduto da Maria Biggio , figlia del Sin-
austro-ungariche.
2
daco, particolarmente attivo dopo la disfatta di
Caporetto, col compito di combattere il pessimismo che, sotto svariate forme, si manifestava
tra la popolazione.
Il 23 maggio del 1915, era una domenica di
Pentecoste, i parroci di tutte le chiese lungo
il confine avvertirono che la guerra era ormai
imminente. Dopo mesi di incertezze, stava per
scatenarsi la tempesta. Scoccata la mezzanotte,
i soldati italiani entrarono in azione lungo tutto
il confine: sul fiume Judro, in Friuli, un soldato
delle Regie Guardie di Finanza spara il primo
La corazzata Regina Margherita
179
storia e archeologia sulcitana
Ma prima è necessario fare una breve premessa, che ci permette di capire in quale contesto
avvenne la tragedia della Regina Margherita.
Fra il novembre 1915 e il febbraio 1916, come
si è già accennato, maturò la fine dell’esercito
serbo che, incalzato dall’esercito austro-ungarico, ripiegò disordinatamente cercando scampo
in Albania. Bisognava salvare quei soldati! Era
facile prevedere, inoltre, che le forze nemiche
avrebbero tentato di occupare interamente l’Albania e dominare la costa orientale del Basso
Adriatico, attaccando Valona e il suo porto strategico, dove le nostre forze armate avevano una
base stabile. Infatti, i porti albanesi di Valona e
Carta geografica della Baia di Valona
Durazzo erano nelle mani degli italiani che vi
avevano dislocato, sin dall’inizio delle ostilità,
180
alcuni reparti che vennero potenziati sino a di-
due. Una era comandata dal vice Ammiraglio
ventare un Corpo d’Armata, al comando del Ge-
Millo ed era composta dalle navi Regina Elena
nerale Oreste Bandini.
(nave ammiraglia), Vittorio Emanuele, Roma e
Lo Stato Maggiore della Marina e il Comando
Napoli. L’altra (con base logistica a Brindisi) era
del Basso Adriatico decisero di pianificare un
comandata, invece, dal Contrammiraglio Cusa-
ulteriore potenziamento della Base Navale di
ni e composta dalle navi Varese (nave ammira-
Valona, assegnando alla Marina l’incarico di
glia), Regina Margherita (Com. Bozzo), Ferruc-
provvedere a un servizio di trasporto fra la costa
cio e Vettor Pisani, oltre, s’intende, a una squa-
albanese e quella italiana, con l’impiego di nu-
driglia di cacciatorpediniere, una squadriglia di
merosi piroscafi mercantili, scortati da navi da
torpediniere d’alto mare e altre numerose navi
guerra italiane che assicuravano i rifornimenti
accessorie.
e il cambio dei reparti alla piazzaforte di Valona
La base navale italiana si trovava nell’isola di
e al nostro corpo di spedizione in Albania. Ven-
Saseno, all’ingresso della baia, e le sue navi po-
ne attuata, inoltre, la strategia del blocco del
tevano controllare tutto il traffico da e per il Mar
Canale d’Otranto, in collaborazione con le for-
Adriatico. Tale situazione impedì che la flotta
ze navali alleate. Allo scopo vennero destinate,
austro-ungarica potesse uscire fuori da tale
a turno, alcune navi da guerra: dapprima una
mare, tant’ è vero che fu stanata da nostre unità
sola divisione navale, poi dal maggio 1916, altre
sottili, principalmente dai leggendari M.A.S.”3
annali 2011
“La Regina Margherita, posta dunque a difesa
del campo minato della baia di Valona, era al
comando del Capitano di Vascello Giovanbattista Bozzo Gravina; l’unità assunse le funzioni
di nave ammiraglia di divisione, con l’insegna
del contrammiraglio Cusani Visconti (costui a
bordo della Varese).”4 Nell’autunno del 1916,
sulla Regina Margherita s’imbarcarono i marinai sardi delle classi 1895-96, chiamati alle
armi nell’ottobre del 1916. Vennero imbarcati
alla fine del mese di novembre a Brindisi, con
Porto di Valona
destinazione Base Navale di Valona.
“Nel mese di dicembre dello stesso anno, fu disposto che il Generale Oreste Bandini lasciasse
bile e Millo assegna, come scorta, due caccia-
il comando delle Truppe di Occupazione d’Alba-
torpediniere, Ardente e Indomito, che dovranno
nia, insieme a 161 soldati, per essere sostituito
pilotare la corazzata nell’uscita dal porto lungo
dal Generale Giacinto Ferrero. Il Generale Ban-
la rotta di sicurezza, per la presenza di mine ne-
dini, richiamato in patria, s’imbarcò quindi,
miche. A questo punto, pare che il comandante
sulla Regina Margherita per il viaggio di ritorno.
della Regina Margherita, stizzito per la conferma
La partenza della corazzata era prevista per la
dell’ordine di partenza, abbia tentato di rifiuta-
notte dell’11 dicembre, destinazione Brindisi,
re la scorta senza riuscirvi, tant’è che ritrovere-
dove si sarebbe dovuta recare in arsenale per
mo le due unità navali in questione impegnate
sottoporsi alla pulitura della carena.
nei soccorsi. Così, in quella fredda e burrascosa
In serata il tempo peggiora: la notte che soprag-
notte, la Regina Margherita molla gli ormeggi
giunge è buia e fredda e il mare è tempestoso.
e punta la prua verso l’uscita del porto; passa-
Il comandante della nave, il capitano di vascel-
no pochi minuti e si compie il dramma: all’im-
lo Giovanni Bozzo Gravina, preoccupato per le
provviso, nel tratto di mare tra l’isola di Saseno
condizioni meteo, esterna le proprie perplessi-
e Capo Linguetta, lo scafo della nave colpisce
tà in merito a una partenza in quella notte. Il
con la prora, a sinistra, una mina, proprio in
vice ammiraglio Millo, comandante del porto
corrispondenza del deposito munizioni; subito
di Valona, è però irremovibile; osservando che
dopo ne colpisce un’altra, a dritta, in corrispon-
alle ore 21 la tempesta sembrava placarsi, die-
denza delle caldaie prodiere nel locale motori.
de ordine di levare le ancore e dirigersi verso
Le esplosioni lasciarono la nave senza governo
l’uscita della baia. La partenza è improcrastina-
e, mentre si appruava, gli uomini superstiti riu-
181
storia e archeologia sulcitana
scirono a riunirsi a poppa, ma per breve tempo.
cercando di aiutarsi fra di loro. Tre di essi furo-
Pochi riescono a mettersi in salvo. La nave af-
no gli allievi fuochisti Antonio Daniele Porcu,
fonda, come un ferro, in soli sei minuti!”
poco più che ventenne, Salvatore Lai, di ven-
Alcuni, al momento dell’esplosione, riuscirono
tuno anni e, stando alle testimonianze orali di
a gettare in acqua le zattere di salvataggio della
quest’ultimo, pure Antonio Longu (noto Chic-
nave, riuscendo anche a caricarvi sopra gli altri
cu), anche se, dai fogli matricolari, egli risulta
compagni che annaspavano nelle acque gelide.
effettivo sulla regia nave Varese; con tutta pro-
I pochi sopravvissuti all’affondamento lottaro-
babilità ha prestato servizio anche sulla Regina
no nel buio, contro il freddo e la furia del mare,
Margherita, dal momento che entrambe le unità
5
facevano parte della stessa squadra navale che
operava su quel teatro di guerra. Al momento
della tragedia, il fuochista Porcu si trovava, assieme ai superstiti, a poppavia ed ebbe appena
il tempo di lanciarsi nel mare burrascoso, pri-
182
Salvatore Lai
Antonio Longu (noto Chiccu)
annali 2011
ma che i flutti inghiottissero la nave. Rapide
Riguardo a Salvatore Lai, pare che sia arrivata
bracciate gli permisero di allontanarsi dal luo-
alla famiglia, dopo la tragedia, non si sa come,
go della tragedia per non essere risucchiato dai
la notizia, del tutto infondata, di una sua even-
gorghi. I fuochisti Salvatore Lai e Chiccu Lon-
tuale irreperibilità camuffata da morte presun-
gu, unitamente ai superstiti, riuscirono ad ag-
ta e diventata in seguito, per spirito di rasse-
grapparsi a un relitto della nave, resistendo in
gnazione, “morte certa”, per poi rivederlo sano
acqua al freddo e alla tempesta, fino a quando
e salvo due anni dopo. Dopo la tragedia, il 6 set-
non furono recuperati dai mezzi di soccorso. Il
tembre 1917, viene assegnato al distaccamen-
mare agitato e il freddo dell’acqua stavano per
to CRE (Corpo Regio Equipaggi) di La Spezia.
avere il sopravvento sui naufraghi, ma fortuna-
Dopo la guerra, il 15 novembre 1918, si trova al
tamente furono tutti tratti in salvo e rifocillati
deposito CRE di Venezia. Il 4 maggio del 1919,
dal cacciatorpediniere di scorta alle unità Ar-
s’imbarca sul RCT (Regio Caccia Torpediniere)
dente e Indomito.
Ascaro. Si congederà il 19 novembre 1919.
Nell’affondamento perirono 13 marinai antio-
Antonio Daniele Porcu, invece, dopo l’affonda-
chensi. Avevano appena due mesi e mezzo di
mento della corazzata, rientra al deposito CRE
servizio. Erano tutti allievi fuochisti e appar-
di La Spezia. Il 14 giugno del 1917 viene trasfe-
tenevano alle classi 1895-96, tranne Edmon-
rito al Deposito CRE di Venezia, dove verrà as-
do Perella (classe 1890), già secondo capo del
segnato alla cannoniera Marghera. Il 6 ottobre
CREM. Gli altri erano: Nicolò Sitziu (1895),
del 1917, s’imbarca sulla nave Carlo Alberto sino
Francesco Lusci (1895), Emanuele Cabras
all’8 gennaio del 1918, quando viene assegnato
(1896), Giuseppe Congiu (1896), Giovanni Lai
provvisoriamente al dragamine Pinguino. Il 18
(1896), Salvatore Massa (1896), Efisio Mura
aprile del 1918 rientra sulla Carlo Alberto. Il 22
(1896), Salvatore Mura (1896), Salvatore Ros-
luglio sempre dello stesso anno, viene trasferito
su (1896), Antioco Luigi Salidu (1896), Giu-
alla regia nave Zenson sino al congedo, avvenu-
seppe Salidu (1896) e Salvatore Bianco (1896).
to il 30 novembre 1919.
In proporzione al totale dei sardi imbarcati
Tuttavia, nell’affondamento della Regina Mar-
sull’unità, Sant’Antioco, per numero di mor-
gherita, furono coinvolti anche altri marinai
ti, fu seconda soltanto a Cagliari che ne contò
antiochensi, in quanto imbarcati su altre unità,
quindici. Gli unici superstiti furono Antonio
ma facenti parte della stessa squadra navale con
Longu e i già citati Salvatore Lai (1895) e An-
base logistica a Valona. Infatti, nella regia nave
tonio Daniele Porcu, (1896) entrambi arruo-
Varese, prestarono servizio il già citato Anto-
lati, il 17 ottobre 1916, nella base navale di La
nio Longu (1895) e Giovanni Aragoni (1895),
Maddalena ed entrambi imbarcatisi sulla Regi-
mentre sulla Ferruccio prestò servizio Giovanni
na Margherita il 25 novembre 1916.
Pintus (1893). Entrambe le navi però, all’inizio
183
storia e archeologia sulcitana
184
delle ostilità, furono impiegate in Alto Adriati-
gno dello stesso anno, dopo un mese di degenza
co; iniziarono il servizio logistico, da Brindisi
all’ospedale militare di La Spezia, rientra sull’u-
a Valona, il 21 dicembre 1915, con l’opportuna
nità e, il successivo 1 agosto, ottiene il grado di
scorta di cacciatorpediniere. Dopo l’affonda-
Marò Navigante. Rimarrà sulla Ferruccio sino
mento della Regina Margherita, nei primi mesi
al 30 giugno 1917. Il 28 ottobre 1918, al termine
del 1917, la nave Varese venne trasferita a Cor-
del servizio di leva, viene trattenuto alle armi; si
fù (Grecia), dove attendeva alle esercitazioni e
congederà il 31 agosto 1919.
ai tiri e sorvegliava il servizio delle siluranti di
Come sempre, a tragedia ultimata si cercarono
scorta ai convogli diretti in Macedonia.
i responsabili. Lo Stato Maggiore della Regia
Antonio Longu e Giovanni Aragoni vennero
Marina si giustificò affermando che “il coman-
arruolati il 29 ottobre 1915 presso il Comando
dante Bozzo non avrebbe rispettato la normale
Difesa Militare Marittima di La Maddalena ed
procedura di uscita dal canale di sicurezza del
entrarono in servizio nella regia nave Varese, il
campo minato, ma avrebbe scarrocciato di 51°
22 dicembre dello stesso anno, col grado di fuo-
dalla rotta prefissata, urtando contro mine ami-
chisti. A. Longu vi rimase sino all’agosto 1919,
che e non contro mine posate da sommergibi-
all’atto del congedo. Inoltre un regio decreto, nu-
le nemico”6. A guerra finita, ulteriori indagini
mero 641 del 21 maggio 1916, lo autorizzerà a
accreditarono una versione differente: il silura-
fregiarsi del distintivo del Comando della quin-
mento da parte dell’U-Boot tedesco UC-14, al co-
ta Divisione Navale. G. Aragoni, invece, rimase
mando dell’Oberleutnant zur See Caesar Bauer,
sull’unità per tutta la durata del conflitto, fatta
lo stesso che l’anno prima, il 3 dicembre 1915,
eccezione un breve periodo di degenza, trascor-
aveva causato l’affondamento, sempre nella
so all’ospedale di Brindisi dal 17 al 28 settembre
baia di Valona, del piroscafo Re Umberto e del
1918. Il 6 marzo 1919, viene trasferito sull’ A. Ve-
cacciatorpediniere Intrepido. Anche in quell’oc-
spucci. Sbarcherà, il 10 luglio 1919, al Deposito
casione fu una strage. La notizia, nonostante
CRE di La Spezia dove prenderà congedo. Lo
fosse filtrata dalla censura, giunse agli inizi del
ritroveremo allo scoppio della Seconda Guerra
1917. Oltre al Generale Oreste Bandini e al suo
Mondiale, quando entrerà a far parte dell’UNPA
Capo di Stato Maggiore, il Colonello Coda Za-
(Unione Nazionale Protezione Antiaerea).
betta, morirono anche il Comandante Bozzo e
Anche Giovanni Pintus venne arruolato, il 28
674 marinai. I cacciatorpediniere che la scorta-
ottobre 1915, nel Comando Difesa della Marina
vano, Ardente e Indomito, a causa dell’oscurità
Militare di La Maddalena, l’8 dicembre fu clas-
della notte e del mare tempestoso, erano riusciti
sificato allievo fuochista e il 22 venne imbarca-
a trarre in salvo appena circa 250 uomini. Su
to sulla regia nave Ferruccio, dove, il 16 marzo
949 uomini di equipaggio, si salvarono solo 18
1916, consegue il grado di fuochista. Il 22 giu-
ufficiali e 257 marinai. Nei giorni seguenti, il
annali 2011
mare restituì le salme di oltre 400 uomini, sep-
di appartenenza regionale e nazionale. Valori
pelliti, in seguito, nel cimitero di Valona.
che ne fecero grandi soldati, sia in guerra che
La corazzata Regina Margherita è stata recente-
nei momenti di pace, a fianco di chi ha bisogno,
mente rinvenuta sui fondali albanesi. Le ricer-
come a Nassirya nella Missione di Pace irakena
che, iniziate nei primi mesi del 2005, sono state
del novembre 2003, quando San’Antioco pagò
condotte da una spedizione subacquea del 28°
un altro doloroso tributo, rendendo onore al sa-
Gruppo Navale della Marina Militare. Dopo sei
crificio dei suoi caduti.
mesi di immersioni, il relitto è stato ritrovato
Al rientro dal fronte, raccontarono le loro im-
adagiato a 70 metri di profondità, in un’acqua
prese belliche ai propri famigliari e agli amici,
abbastanza limpida da consentire ancora la vi-
trasmettendo con grande realismo le sofferenze
sione del nome, marcato sulla poppa più di un
patite e la tristezza di quei tragici momenti.
secolo fa. I quattro cannoni da 305/40 mm, che
Ritornavano alla mente quegli allucinanti as-
scrutano minacciosi ad alzo zero le profondi-
salti all’arma bianca con la baionetta in canna
tà, pare quasi che facciano la guardia al sonno
e, quando questa mancava, si usava s’arrosoia,
eterno dei marinai caduti.
portata dietro come una parte dei propri affetti.
Alla fine della guerra, Sant’Antioco lascerà sul
Dedico queste poche righe ai Cavalieri di Vit-
“campo dell’onore”82 uomini, senza contare i
torio Veneto di Sant’Antioco, che portarono,
feriti, i mutilati e i tanti che patirono le conse-
nell’anima, il solco profondo del sacrificio e, nel
guenze di malattie contratte in guerra e che ri-
cuore, l’orgoglio isolano della propria italianità.
tornarono dal fronte con la pazzia di quella tra-
Il torto più grande che possiamo fare loro è
gedia assurda, in cambio della solita retorica,
quello di considerarli dei fantasmi, nomi su
delle medaglie al valore e delle croci al merito.
qualche lapide, ombre quasi svanite, polvere
Sulle sponde dell’Isonzo, nel gelo dell’Altopiano
nei cimiteri o un mucchio d’ossa disperse in
di Asiago e nelle trincee del Piave, Sant’Antioco
qualche fossa del Carso.
non offrì all’Italia solo la sua gioventù, ma an-
E adesso... Forza Paris! Il Piave mormora e ci
che i suoi valori: il sentimento dell’onore, della
aspetta. Le sue sponde non sono poi così lon-
lealtà, il coraggio, l’eroismo e un forte spirito
tane; sono proprio qui, a due passi dal cuore...
7
185
storia e archeologia sulcitana
Bibliografia e volumi citati
ACSA, Archivio Storico Comunale di Sant’Antioco (Coope-
Trincee. I sardi nella grande guerra, Alberto Monteverde.
rativa Studio ’87)
UB 48 Carloforte 1918, Paolo Marcias, Cagliari, Edizioni
Centro Documentale Forza in Congedo, Caserma “Ederle”
Askòs 2001.
di Cagliari, località Calamosca.
L’affondamento del Tripoli, di Enrico Alessandro Valsecchi,
Almanacco di Cagliari, Supplemento de L’Unione Sarda, Ca-
Fratelli Frilli Editori 2004.
gliari, 1970-2005.
Il Regio Esercito nella bufera della rivolta albanese, Alberto
Cagliari nella I guerra mondiale, Paolo De Magistris, Caglia-
Galazzetti e Stefano Antonelli, Marvia Edizioni 2008
ri, Editrice Sarda Fossataro, 1976.
La tragedia della nave da battaglia Regina Margherita, 11 di-
Fanterie Sarde, Alfredo Graziani, La Biblioteca della Nuova
cembre 1916 A cura di Antonio Cimmino (Associazione Na-
Sardegna 2003, Galizzi 1987.
zionale Marinai d’Italia di Castellammare di Stabia)
La grande guerra sul mare, Ettore Bravetta, Milano, Mon-
L’Unione Sarda, (Articoli su Sant’Antioco, dal 1915 al 1919)
dadori.
www.cmsc.it, sito web del Club di Modellismo Storico di
La grande guerra, (Edizione fuori commercio), Arnaldo
Cagliari.
Mondadori Editore, 1968.
www.esercito.it, sito web dell’Esercito Italiano.
Storia della Marina Italiana, Camillo Manfroni, Bologna,
www.marina/difesa.it, sito web della Marina Militare Italiana.
Editore Nicola Zanichelli.
Storia della Sardegna dalla grande guerra al fascismo, Girolamo Sotgiu, Laterza, Roma-Bari 1990.
note
1
GIORNALE D’ITALIA, 23 febbraio 1933. A S.Antioco “La
morte di un veterano”.
2 Maria Biggio andrà in sposa a Francesco Giacomina
dicembre 1916 A cura di Antonio Cimmino (Associazione
Nazionale Marinai d’Italia di Castellammare di Stabia).
(1895). Costui era fratello di Arturo futuro ufficiale sanita-
6 La tragedia della nave da battaglia Regina Margherita, 11
rio nel ventennio fascista. Francesco Giacomina nel 1921
dicembre 1916 A cura di Antonio Cimmino (Associazione
sarà il primo segretario del partito fascista di Sant’Antioco;
Nazionale Marinai d’Italia di Castellammare di Stabia).
3 Il Regio Esercito nella bufera della rivolta albanese, Alber-
7 Il Regio Esercito nella bufera della rivolta albanese, Alber-
to Galazzetti e Stefano Antonelli, Marvia Edizioni 2008.
to Galazzetti e Stefano Antonelli, Marvia Edizioni 2008.
4 La tragedia della nave da battaglia Regina Margherita, 11
dicembre 1916 A cura di Antonio Cimmino (Associazione
186
5 La tragedia della nave da battaglia Regina Margherita, 11
Nazionale Marinai d’Italia di Castellammare di Stabia).
annali 2011
Nel ricordo di Nonno e Nonna Lai
G
li Annali hanno anche questo prezioso
Essi vivevano il mare, quel mare che dispensava
compito: ricordare per non dimentica-
vita, ma che era anche capace di dare morte,
re. Ma andiamo con ordine. L’equipaggio del-
come accadde, purtroppo, in questa dramma-
la corazzata Regina Margherita era composto
tica circostanza. Il marinaio fuochista Salvato-
da 797 uomini, compresi ufficiali, sottufficiali e
re Lai, Cavaliere di Vittorio Veneto, nacque a
marinai. Tra questi anche i valorosi antiochen-
Sant’Antioco il 2 agosto del 1895, da Salvato-
si. Seppure alcuni di questi furono strappati
re e Mullas Maria Luisa. All’epoca dei fatti ivi
alle fertili campagne, altri, invece, avevano un
narrati, era fidanzato con colei che divenne sua
rapporto privilegiato con il mare, praticando da
moglie, Casta Peppina. Ebbe sette figli: Salvato-
sempre la pesca nella laguna sulcitana. Tra que-
re (mio padre), Peppina, Elena, Maria, Luciana,
sti vi era mio nonno, Salvatore Lai.
Antonietta e Francesco.
I marinai della nostra piccola isola avevano si-
A ventuno anni, si trovava imbarcato sulla nave
curamente un rapporto diverso con la nave.
da battaglia Regina Margherita. Qualche mese
Salvatore Lai - cartolina spedita a Sant’Antioco dalla base navale La
Maddalena prima dell’imbarco.
187
storia e archeologia sulcitana
di aiutarsi fra loro. Salvatore Lai e Chiccu Longu si aggrapparono a una zattera, invocarono il
loro Santo (. . . Sant’Antiogu !!!), soffrirono, ma
resistettero in acqua al freddo e alla tempesta,
finché non furono recuperati, ormai esausti e in
fin di vita, dai mezzi di soccorso. Questo il tragico racconto di mio nonno, che ricordo grazie
ai successivi racconti e conferme di mia nonna.
Dopo qualche settimana dall’affondamento, il
Comando della locale stazione Carabinieri di
Sant’Antioco informava la famiglia Lai che il
Una foto della nave “Regina Margherita” con l’equipaggio sul ponte.
proprio congiunto risultava disperso nelle acque di Valona. Non so di preciso cosa possa essere accaduto, ma è certo che egli fu pianto per
morto. Mia nonna portò il lutto, finché egli tor-
prima, aveva spedito una cartolina alla sua ama-
nò nella sua terra alla fine del conflitto, la sposò
ta, dalla base navale della Maddalena. In quella
e vissero insieme una vita felice. Il 21 giugno
fredda e buia notte, si trovava a poppavia con il
1971, a seguito di una grave malattia polmona-
suo compaesano Chiccu Longu, mentre la nave
re, ci lasciò per sempre. Mia nonna raccontò,
era in rotta per l’uscita dal porto di Vallona (Al-
ancora una volta, le gesta del suo valoroso eroe
bania); passarono pochi minuti e si compì il
e con voce roca, consumata dal tempo, narra-
dramma: lo scafo colpì con la prora, a sinistra,
va che questa era la seconda volta che piangeva
una mina e subito dopo ne colpì un’altra, a
il suo sposo, precisando che ora non sarebbe
dritta, in corrispondenza delle caldaie prodiere.
più tornato, poiché partiva per un lungo viaggio
La nave affondò in soli sei minuti. I pochi so-
senza ritorno: po su logu de sa berirari, per il
pravvissuti all’affondamento lottarono nel buio,
luogo della verità.
Roberto Lai
contro il freddo e la furia del mare, cercando
Due rari nastrini da berretto, della Regia
Nave Regina Margherita: il primo in alto
è il tipo più vecchio, precedente il 1914,
mentre quello in basso risale al periodo
188
1915 - 1916
annali 2011
Regina Margherita
Descrizione generale
Tipo corazzata pluricalibro
Classe Regina Margherita
Cantiere Arsenale della Spezia
Impostazione 1898
Varo 1901
Completamento 1904
Destino finale affondata l’11 dicembre 1916
Caratteristiche generali
Dislocamento Normale: 13.427 t
Pieno carico: 14.574 t
Stazza lorda fuori tutta: 138,6 t
Lunghezza 23,8 m
Larghezza 8,9 m
Propulsione 28 caldaie
2 motrici alternative
Potenza: 20.000 hp
Velocità 20 nodi (37 km/h)
Autonomia 10.000 miglia a 10 nodi
1.000 t di carbone
Equipaggio 797
Equipaggiamento
Armamento Artiglieria:
•
4 pezzi da 305/40 mm
•
4 pezzi da 203/45 mm
•
12 pezzi da 152 mm
•
20 pezzi da 76 mm
•
2 pezzi da 47 mm
•
2 pezzi da 37 mm
•
2 mitragliere
4 tubi lanciasiluri
Corazzatura Verticale: 150 mm
Orizzontale: 80 mm
Artiglierie: 220 mm
Torrione: 150 mm
189
storia e archeologia sulcitana
appendice
Marinai Antiochensi coinvolti nella tragedia della Regina Margherita
LAI Salvatore 02/08/1895 (Marina) di Salvatore e Mulas
LONGU Antonio Efisio Giovanni 28/09/1895 (Marina) di
Maria.
Antonio e Cocco Carmela
Chiamato alle armi il 17 ottobre 1916 alla Base Navale
Arruolato il 29 ottobre 1915 al Comando Marina di La
di La Maddalena, il 25 novembre verrà imbarcato sulla
Maddalena, verrà imbarcato il 22 dicembre sulla Regia
Regia Nave “Regina Margherita” (colata a picco la notte
Nave “Varese” col grado di fuochista sino al congedo,
del 12 dicembre 1916). Pare che alla famiglia sia arrivata,
agosto 1919. Un Regio Decreto n° 641 del 21 maggio 1916
non si sa come, una notizia del tutto infondata di una sua
lo autorizzerà a fregiarsi del distintivo del Comando della
eventuale irreperibilità, camuffata da morte presunta e
5° Divisione Navale.
poi diventata “morte certa”, per poi rivederlo sano e salvo
due anni dopo. Il 6 settembre 1917 è nel distaccamento del
ARAGONI
Giovanni Domenico Antioco 19/09/1895
CRE di La Spezia. Dopo la guerra, il 15 novembre 1918
(Marina) di Salvatore e Farci Grazia.
è al Deposito CRE (Corpo Regio Equipaggi) di Venezia;
Arruolato il 29 ottobre del ‘15 presso il Comando Difesa
il 4 maggio del ‘19 s’imbarca sul RCT (Regio Caccia
Militare Marittima di La Maddalena, il 22 dicembre del
Torpediniere) “Ascaro”. Si congederà il 19 novembre 1919.
‘15 viene imbarcato sulla nave “Varese” per tutta la durata
del conflitto (dal 17 settembre al 28 sett. 1918 Ospedale
PORCU Antonio Daniele 23/03/1896 (Marina) di Antonio
di Brindisi). Il 6 marzo 1919 viene trasferito sulla
e Cau Emanuela.
“A.Vespucci”. Sbarcherà il 10 luglio 1919 al Deposito CRE
Chiamato alle armi il 17 ottobre 1916 nel Comando di La
di La Spezia sino al congedo. Nella 2° Guerra Mondiale fa
Maddalena, il 24 novembre del ‘16 lascia la Base Navale
parte dell’UNPA (Unione Nazionale Protezione Antiaerea).
di La Maddalena e s’imbarca, il 25 novembre 1916 sulla
190
Regia Nave “Regina Margherita”. L’11 dicembre 1916 la
PINTUS Giovanni Antioco 14/11/1893 (Marina) di
nave affonda e fu uno dei pochi a salvarsi. Il 12 dicembre
Antonio e Spiga Maria N°40202.
rientra al Deposito CRE di La Spezia. Il 14 giugno del ‘17
Arruolato il 28 ottobre 1915 nel Comando Difesa M.M.
viene trasferito al Deposito CRE di Venezia dove verrà
di La Maddalena, l’8 dicembre viene classificato allievo
assegnato alla Cannoniera “Marghera”. Il 6 ottobre del
fuochista e il 22 viene imbarcato sulla Regia Nave
‘17 s’imbarca sulla nave “Carlo Alberto” sino all’8 gennaio
“Ferruccio”. Il 16 marzo 1916 è fuochista; il 21 maggio
del ‘18 quando viene assegnato provvisoriamente al
1916 è ricoverato all’ospedale Militare di La Spezia per un
Dragamine “Pinguino”. Il 18 aprile del ‘18 rientra alla
mese. Il 22 giugno 1916 rientra sull’Unità il 1° agosto del
“Carlo Alberto”. Il 22 luglio sempre del ’18 viene trasferito
‘16 è Marò Navigante; rimarrà sulla “Ferruccio” sino al 30
alla Regia Nave “Zenson” sino al congedo, 30 novembre
giugno 1917. Il 28 ottobre 1918 al termine della leva viene
1919.
trattenuto alle armi, si congederà il 31 agosto 1919.
annali 2011
storia
Renzo Laconi:
la Costituzione, le scuole, le case.
di Gabriella Serrenti
I
caratteri sulla pagina sono incerti, irregolari. Quelli delle vecchie macchine da scrivere, reperti di ere geologiche fa, quando ad
ogni errore occorreva riscrivere da capo, o aggiungere – come nel testo di Renzo Laconi che
stiamo per esaminare – tra una riga e l’altra.
Prima dei computers, dei programmi di scrittura, del web.
La carta è intestata “Assemblea Costituente”.
Siamo nel febbraio, il nove per l’esattezza, del
1948. Anno fatidico, per tanti versi. Di lì a poco
ci sarà il 18 aprile, giorno della schiacciante
vittoria della Democrazia Cristiana sul Fronte
Popolare, costituito da comunisti e socialisti.
La storia d’Italia cambierà e si stabilizzerà per i
successivi cinquant’anni.
Ma – nel frattempo – proprio nell’inaugurarsi
di quell’anno, ancora il 1948, la Costituzione
repubblicana è stata promulgata e Renzo La-
Renzo Laconi dall’Assemblea Costituente trasmette al sindaco
coni, autore della lettera alla quale ci stiamo
Giuseppe
avvicinando per gradi, quasi con circospezio-
l’interessamento per la costruzione degli alloggi popolari (Archivio
ne, ne è stato tra i principali protagonisti: alter
Storico Comunale Sant’Antioco, serie Istruzione Pubblica,
ego di Palmiro Togliatti, segretario generale del
fascicolo 6/3)
Pinna
la
risposta
del
ministro
assicurandogli
Pci. Laconi era, allora, segretario d’aula dei comunisti all’Assemblea Costituente, ma, sostanzialmente, era il reale presidente del gruppo
Un acuto giurista, Vincenzo Atripaldi, ha giu-
parlamentare: quest’ultima carica, infatti, era
stamente sottratto all’oblio l’immensa mole di
nominalmente occupata dal medesimo Togliat-
lavoro costituzionale svolto da Laconi, in quel
ti che, tuttavia, delegava la gestione del grup-
decisivo momento della storia italiana (V. Atri-
po – appunto – al giovane parlamentare sardo.
paldi, L’organizzazione costituzionale dello Sta-
191
storia e archeologia sulcitana
to nel dibattito alla Costituente: il contributo di
Renzo Laconi, in “Sodalitas. Studi in onore di
A. Guarino”, IX, Napoli 1984, pp. 4123-4256,
più volte ristampato negli anni). Nel rileggere le sue pagine, si comprende l’enorme valore
e la qualità politica ed istituzionale del ruolo
svolto da Laconi e i suoi diretti contributi al
testo fondamentale – la Costituzione, appunto – in base al quale, ancora (e per fortuna), ci
troviamo a vivere nel nostro Paese.
La Costituzione, dunque, è appena stata approvata. Ci si accinge alla campagna elettorale
del ’48 convulsamente, intensamente. E’ storia
ormai quasi antica.
Un clima da caccia alle streghe, minacce di
cosacchi che si abbeverano a Piazza S. Pietro,
Madonne che piangono, le pesanti intromissioni internazionali in un mondo diviso in due
blocchi, ferocemente avversi. E’ l’inizio della
Guerra Fredda.
è in questo contesto che si affaccia la storia minore, quella apparentemente con la “s” minu-
La risposta del ministro Guido Gonella a Renzo Laconi
scola – schiacciata da quella epocale, dal con-
(Archivio Storico Comunale Sant’Antioco, serie Istruzione Pubblica,
testo internazionale, dalle acutissime contese
fascicolo 6/3)
ideologiche e da “pensieri forti” contrapposti
–, una storia della quale si conservano però i
documenti, preziose testimonianze di quella
192
“microstoria” che ha avuto nella scuola fran-
Laconi, dunque, su quella carta intestata così
cese fondata da Bloch gli esponenti principali:
prestigiosa e con quelle battute incerte (si im-
la storia non come susseguirsi di “grandi even-
magina sia lui stesso a scrivere, non è certo la
ti” (guerre, battaglie, imperi, sovrani, etc.), ma
lettera di una dattilografa professionista), scrive
come ricostruzione di un singolo avvenimento,
al Sindaco di S. Antioco (prot. 841/C), in data 9
di una persona magari sconosciuta, di un vil-
febbraio 1948. “Gli comunica - accludendo una
laggio, di una carestia, e così via.
lettera del Ministro della Pubblica Istruzione,
annali 2011
che viene qui anch’essa riprodotta - che la raccomandazione di Laconi per la costruzione di
un edificio scolastico è andata a buon fine. Ma
il parlamentare sardo assicura anche (l’ “anche”
è aggiunto, tra le righe, come una dimenticanza
poi rimediata) che “non mancherà” di interessarsi per la costruzione “degli appartamenti necessari per la soluzione della crisi degli alloggi
che affligge la popolazione di Sant’Antioco”.
A Sant’ Antioco, Laconi era nato il 13 gennaio
del 1916, in via Regina Margherita. Era, quindi,
il suo paese natale. Lo aveva tuttavia lasciato
ben presto. Il padre, maestro elementare, era
caduto nel corso del primo, terribile conflitto
mondiale. Renzo aveva pochi giorni.
La madre decide allora di trasferirsi a Cagliari. La famiglia si trova in estrema povertà. Ma,
essendo Renzo figlio di un caduto in guerra,
può frequentare le scuole, sino all’Università
ed alla laurea in filosofia, sempre gratuitamente. Ciò gli permise, dunque, di studiare e di divenire acuto intellettuale ed al contempo – sin
dalla clandestinità nel 1942, in pieno regime
fascista – prestigioso ed amatissimo dirigente
comunista. La sua carriera, in Sardegna come
Il Provveditore alle Opere Pubbliche per la Sardegna in risposta alla
a livello nazionale, è brillantissima. Membro
lettera di Renzo Laconi sulla necessità di costruire appartamenti
del CLN sardo, poi parlamentare ininterrot-
per i senza tetto e per gli abitanti del rione grotte (Archivio Storico
tamente sino alla prematura scomparsa nel
Comunale Sant’Antioco, serie Lavori Pubblici, fascicolo 21/4)
1967, segretario d’aula alla Camera, come detto, segretario regionale del Pci in Sardegna dal
1957 al 1963. Una vita operosissima, stroncata
Erano anni nei quali la militanza politica non
da una cirrosi epatica (lui del tutto astemio!)
era mai disgiunta dalla cultura, dallo studio,
non diagnosticata , a Catania durante la cam-
dalle lettura: la biblioteca privata di Laconi, di
pagna elettorale del ’67.
cui esiste oggi un accurato inventario (La biblio-
193
storia e archeologia sulcitana
teca di Renzo Laconi, cur. G.Lai, Cagliari 2000),
mediatamente. Non vuole apparire superficiale
ne è eloquente testimonianza. Quattromila vo-
o inerte.
lumi, dei quali più della metà di letteratura,
La risposta, dunque, alla richiesta di costruzio-
classici greci e latini, i grandi scrittori italiani
ne di alloggi è positiva. Le costruzioni in corso
ed internazionali, libri antichi dal ‘500 a tutto
sono destinate ai senza tetto per motivi bellici,
l’800. E poi la filosofia, la politica, l’economia.
ma si attendono ulteriori finanziamenti per “al-
Politica e cultura. Il sapere al servizio dell’impe-
tri appartamenti”. Inoltre, il medesimo Provve-
gno civile, la passione politica ed ideologica mai
ditore, su esplicita richiesta di Laconi (“come è
disgiunta dall’attenzione allo stile personale, al
rilevato nella sua Preg.ma alla quale rispondo”),
rigore della ricerca.
suggerisce di avvalersi di un apposito provvedi-
è questo il Laconi che si occupa (anche, come
mento legislativo del 1947 per venire incontro
lui sottolinea) di scuole e case da costruire nel
alle esigenze della “popolazione che vive in lo-
suo paese natale: del quale evidentemente non
cali malsani e perfino in grotte”.
si vuole dimenticare, non ha rimosso.
Laconi si era davvero interessato al problema
La scuola, quindi, si farà. Ma anche gli alloggi.
del suo paese natale.
Ne è testimonianza, questa volta, una lettera
E lo aveva risolto. Il comparto scolastico fu co-
che Laconi riceve. Proviene dal Provveditore
struito in via XXIV maggio e le case popolari in
alle Opere Pubbliche per la Sardegna. E’ datata
viale Trento.
14 febbraio 1948, cioè pochi giorni dopo l’assi-
Attaccamento alle sue origini, certo, ma anche
curazione che lo stesso Laconi offre al Sindaco
attenzione ai più deboli (ai “gruttai”, espressio-
di Sant’Antioco che si interesserà degli alloggi.
ne diventata proverbiale negli anni), ai proble-
Un lasso di tempo stupefacentemente breve. Te-
mi concreti della vita delle persone.
stimonianza – a mio modo di vedere – di diverse
Ancora oggi, in tempi così difficili e complicati
circostanze.
– soprattutto per il suo intrinseco prestigio – per
Primo. Laconi si interessa effettivamente subito
la politica, Renzo Laconi ci lascia un esempio,
della questione e scrive al Provveditore.
una testimonianza postuma ed anche un am-
Secondo. Il Provveditore è bravo e solerte: altri
monimento. La politica smarrisce se stessa e le
tempi!
sue ragioni d’essere, quando smarrisce il rap-
Ma, in terzo luogo, c’è da immaginare che il
porto con le ragioni di chi ha l’ambizione di vo-
prestigio intrinseco di Laconi stesso fosse così
ler rappresentare.
alto, da indurre il Provveditore a rispondere im-
194
annali 2011
è stato ininterrotamente riconfermato deputato sino alla sua morte
195
annali 2011
storia
Un probabile Antioco a Trinità dei Monti.
Committenze artistiche sarde nella Roma manierista.
di Aldo Pillittu
è
ancora lontano dall’essere conseguito
un soddisfacente inquadramento storico e critico delle molteplici dinami-
che stabilitesi nei rapporti fra Roma, Spagna e
Sardegna nel corso dell’epoca manierista, fra le
più importanti in assoluto per ciò che concerne
l’arte isolana, con l’Urbe a ricoprire nel gioco un
ruolo determinante che poteva ben intuirsi, ma
che ancora non ha raccolto significative atten-
Roma, Trinità dei Monti, interno.
zioni da parte degli studiosi.
è in altra sede che s’intende affrontare l’argomento in maniera più distesa e analitica di
Trinità dei Monti, da lui acquistata nel 1560,
quanto non si faccia nell’occasione, potendosi
realizzate ad affresco dall’andaluso Pablo de
esporre riscontri di ricerca anche sorprendenti
Céspedes, figurista, e Cesare Arbasia, paesag-
per ricchezza e rilevanza. In questa sede, ci si
gista d’origine saluzzese, suo collaboratore di
limita solo ad anticipare qualche nota in merito
fiducia1.
ad un aspetto di una certa curiosità per chi si
Anche se risulta iscritto all’Accademia di San
occupa di cose antiochensi, la presenza a Roma
Luca solo nel 1577, proprio nell’anno in cui po-
di un committente d’arte che con tutta proba-
trebbe essere tornato a Cordoba, seguito dall’Ar-
bilità portava il nome del patrono sulcitano,
basia, la presenza a Roma di Pablo de Céspedes
finora non altrimenti documentato nell’Urbe
va fatta risalire almeno al decennio preceden-
di quell’epoca. Un nome talmente desueto da
te, avendo potuto approfittare della scia di un
essere riferito in una forma alterata, presumi-
artista conterraneo che era tornato in Spagna
bilmente in maniera intenzionale, al fine di fa-
già nei tardi anni Cinquanta, Gaspar Becerra,
cilitarne l’uso corrente nelle abitudini onoma-
attivo, fra l’altro, nella decorazione della Sala
stiche romane.
dei Cento Giorni del Palazzo della Cancelleria,
Si allude a tale Antico Bonfili, sicuramente sud-
al fianco di Giorgio Vasari, e in quella della
dito spagnolo, la cui esistenza è stata rivelata
Cappella di Lucrezia della Rovere in Trinità dei
in quanto committente delle decorazioni nel-
Monti, conclusa da Daniele da Volterra2. Duran-
la Cappella dell’Annunciazione nella chiesa di
te il soggiorno romano, De Céspedes si era gua-
197
storia e archeologia sulcitana
Roma, Trinità dei Monti, Cappella Bonfill (dell’Annunciazione).
Daniele da Volterra, Deposizione (c.1545).
La Cappella Bonfill, la seconda a sinistra della chiesa, è oggi
198
principalmente nota per il fatto di accogliere, sopra l’altare, uno
Roma, Trinità dei Monti. Cappella Bonfill (dell’Annunciazione),
dei massimi capolavori in assoluto della pittura manierista, strappo
particolare della Natività, sulla parete laterale di destra, e del
superstite di affreschi realizzati originariamente per un’altra cappella
ritratto ad essa sovrapposto, con tutta probabilità del committente
di Trinità dei Monti, l’Orsini, crollata in seguito a maldestri lavori di
della decorazione (Pablo de Céspedes figurista, Cesare Arbasia
spoliazione durante l’occupazione napoleonica.
paesaggista).
dagnato la considerazione di Federico Zuccari,
retto, sia invogliandolo allo studio di maestri
il più dotto fra gli artisti romani del momento,
precedenti come Correggio e Michelangelo,
che potè orientare gli indirizzi espressivi dello
quest’ultimo assorbito anche mediante Daniele
spagnolo sia attraverso il proprio esempio di-
da Volterra3.
annali 2011
Tornando al patrono della Cappella dell’Annun-
un sardo a tutti gli effetti, anche se peraltro non
ciazione, Antico Bonfili, non se ne é ancora tro-
risulta ancora documentato.
vata traccia nei registri parrocchiali e notarili
Tutto il resto del discorso riguardante il Bon-
romani, né in altri atti che permettano di in-
fill e la sua commessa, considerata secondo una
quadrarne la figura storica. Tuttavia, le diverse
prospettiva che ne giustifica l’incidenza all’in-
varianti con cui nei documenti ne vengono ita-
terno delle relazioni artistiche fra Roma, Spa-
lianizzati nome e cognome convincono che la
gna e Sardegna durante il Manierismo maturo,
forma corretta dovesse essere quella di Antioco
di portata assai più ampia e intricata di quanto
Bonfill, secondo una tipologia invece testimo-
non lasci immaginare questo scritto, lo si rin-
niata in Sardegna.
via, come preannunciato, a una prossima, più
Nell’atto del 1560 con cui é ottenuta la conces-
estesa pubblicazione.
sione della Cappella dell’Annunciazione, viene considerato erede di Antico il figlio Cesare.
È ben difficile che gli stessi nomi si ritrovino
solo per caso in alcuni esponenti di una casata
sarda, pressoché contemporanei di quelli citati
nel documento romano. Cesare Bonfill, membro di una rilevante famiglia di origine ebraica, attestata originariamente ad Alghero, fu il
primo signore di Ussana, acquirente, in data 22
dicembre 1543, della villa cedutagli da Salvatore Aymerich. Suo figlio, già orfano di padre
nel 1573, si chiamava Antioco, ed era divenuto
maggiorenne nel 1580. L’ipotesi più probabile
è quindi che quell’Antico Bonfili, committen-
Roma, Trinità dei Monti. Cappella Bonfill (dell’Annunciazione),
te della cappella in Trinità dei Monti, suddito
Volta degli Evangelisti (Pablo de Céspedes figurista, Cesare
aragonese (a giudicare dallo stemma gentilizio
Arbasia paesaggista). In chiave, lo stemma araldico della famiglia
nella cappella) trovatosi in Roma “per affari di
proprietaria, con le barre d’Aragona visibili nel registro superiore del
Curia”, fosse un Antioco Bonfill major, dunque
troncato.
199
storia e archeologia sulcitana
note
1 Cfr. L. Fallay d’Este, Les fresques de Pablo de Céspedes
drid 2005, pp. 367-390. Sugli intrecci fra il Becerra, gli
á l’Église de la Trinité-des-Monts á Rome, in “Mélanges
ecclesiastici spagnoli a Roma e il potente segretario di
de l’Ecole française de Rome. Italie et Méditerranée”,
Carlo V Francisco de los Cobos cfr. C. Fracchia, La he-
t. 102, n. 1, 1990, pp. 43-76, da consultarsi anche per
rencia italiana de Gaspar Becerra en el retablo mayor de
apprezzare i debiti del de Céspedes nei confronti di Ga-
la Catedral de Astorga, in “Anuario del Departamento
spar Becerra; P. Pecchiai, La Trinità dei Monti, mano-
de Historia y Teoría del Arte” (Universidad Autonoma
scritto, Roma, Bibliotheca Hertziana, 1965, ff. 83-84; P.
de Madrid), IX-X, 1997-98, p. 137. Alla Cappella del-
Díaz Cayeros, Pablo de Céspedes entre Italia y España,
la Rovere in Trinità dei Monti furono all’opera i col-
in “Anales del Instituto de Investígaciones Estéticas”
laboratori fissi di Daniele da Volterra, Michele Alberti
(Universidad Nacional Autónoma de México), XXII, n.
e Giovan Paolo Rossetti, e inoltre Pellegrino Tibaldi e
76, 2000, pp. 20-40.
Marco Pino.
2 Per un’introduzione sul ruolo del Becerra fra Italia e
3 Cfr. P. Díaz Cayeros, Pablo de Céspedes…, cit. Secondo
Spagna e sulla situazione romana di metà secolo, cfr.
la Cayeros (p. 21), è possibile che il Bonfill conoscesse
C. García-Frías Checa, Gaspar Becerra y la pintura cla-
Pablo de Céspedes già prima di acquisire la Cappella
sicista entre Roma y España, in Roma y España, un cri-
dell’Annunciazione, e che il pittore ne abbia eseguito
sol de la cultura europea en la Edad Moderna (actas del
il ritratto (se non è il proprio autoritratto) in uno degli
Congreso Internacional celebrado en la Real Academia
affreschi di Trinità dei Monti, quello con la Natività.
de España en Roma del 8 al 12 de mayo de 2007), Ma-
200
annali 2011
arte contemporanea
Livio Scarpella: Sant’Antioco
di Vittorio Sgarbi
de poco: è un metodo che l’artista usa abitualmente per sublimare l’umano, attraverso una
sofisticata, sensuale, manieristica esaltazione
N
della lavorazione polimaterica (con la preziosi-
iente, più del soggetto sacro, potreb-
tà dell’oro a fare spesso da protagonista, e con
be meglio rivelare una delle vocazio-
esiti che più di una volta hanno ricordato Onta-
ni più peculiari della scultura di Livio
Scarpella, autore per altri aspetti di lampante
laicità: l’interpretazione dell’arte come forma
privilegiata di eidolopoiesis.
La relazione intrinseca fra idea (in greco antico
eidon), immagine (eidolon, nel senso di proiezione di qualcosa, quindi anche di simulacro,
visione) e idolo è evidente fin dalla radice etimologica dei rispettivi termini. Nella civiltà occidentale, l’immagine elaborata dall’uomo viene interpretata come il lascito visivo di un’idea
primordiale, e l’idea visualizzata in immagine
come capace di configurare l’idolo, la realtà imbevuta del suo oltre, il sovrannaturale. In questa logica, l’arte è dunque la cosciente creazione
di qualcosa che deve suscitare ammirazione, rivelatrice del nostro senso di inferiorità nel confrontarci con il segno tangibile di una superiore dimensione ultraterrena. Non ci fosse stata
l’arte, non sarebbe mai esistita, in Occidente, e
forse non solo, la religione.
Nell’immaginare Sant’Antioco, Scarpella ha
pensato subito a concepirlo come un idolo, un
simulacro di qualcosa di eccezionalmente alto,
un oggetto speciale, quindi, che induca alla considerazione ammirata e, eventualmente, quan-
Livio Scarpella, Sant’Antioco, 2011
do tradotta in termini di devozione religiosa,
Terracotta policroma e materiali semi preziosi, 95x35x25
alla venerazione. Chi lo conosce, se ne sorpren-
Brescia - Proprietà dell’artista
201
storia e archeologia sulcitana
202
ni, di cui Scarpella può condividere l’egocentri-
di Sant’Antioco è riuscita ad affrontare con ac-
smo, ma non il divertito disimpegno a tutti i co-
corta prudenza la questione, rappresentandolo
sti), figuriamoci se poteva farne a meno quando
spesso come un bianco “abbronzato”, come del
si è trovato ad affrontare ciò che già in partenza
resto dovevano essere la maggioranza dei sul-
andava considerato sovrumano.
citani che lo adoravano. Scarpella, invece, non
Pur dovendo saperne poco, Scarpella ha colto
indugia affatto nel compromesso: anche se ri-
benissimo l’elemento più moderno e attuale di
pulito e, in un certo qual modo, eroticizzato, il
Antioco, l’essere un santo di pelle nera in un
suo dannunziano Sant’Antioco è comunque un
mondo di devoti bianchi che non sempre ha
nero a tutti gli effetti (capelli ricci, appena alli-
visto, e continua a vedere di buon occhio gli
sciati dal coiffeur alla moda, naso largo, bocca
uomini dalla pelle scura. L’iconografia storica
carnosa), senza possibilità di equivoci, e neppu-
L’opera in mostra a Venezia, Palazzo Grimani.
annali 2011
re del Nord Africa, come la tradizione vorrebbe,
te di luce, rivelandoci di chiamarsi Antioco, di
ma probabilmente di una parte più meridionale
essere patrono dei sulcitani e dei sardi tutti. I
del continente.
quali, per via della continuità non solo apparen-
L’operazione sarebbe potuta diventare scabrosa,
te fra Antioco e il Moro, devono perciò sentir-
e gratuitamente provocatoria, se Scarpella non
si come il popolo che meglio di ogni altro può
avesse avuto l’acume – conscio o meno, poco
svolgere culturalmente un ruolo attivo in uno
conta - di rifarsi all’unico prototipo, nell’imma-
dei compiti più delicati e impegnativi dei nostri
ginario dei sardi e dei non sardi, che tutto era
tempi, la mediazione fra la civiltà bianca e la
in grado di conciliare alla perfezione, come la
nera, ai fini della pacifica convivenza in questo
quadratura di un cerchio. Le fattezze del suo
nostro difficile mondo. L’Antioco di Scarpella,
Antioco non sono, infatti, quelle di un moro
il Moro che getta la benda della cecità spiritua-
qualsiasi, ma di un Moro di Sardegna, esatta-
le per mettersi in testa un’aureola grande come
mente come i quattro che, attorniando la croce
una ruota, non è più solo il patrono dei sulcita-
di San Giorgio, intrisa del rosso del sangue di
ni e dei sardi, ma anche di tutti coloro che vo-
Cristo, costituiscono l’emblema dell’Isola.
gliono redimersi dalla schiavitù, imposta sulla
È come se la testa di uno di loro, liberatasi del
base di una presunta inferiorità etnica.
neutro in cui campeggia, si fosse levata la fascia
Un miracolo di santa sardità, concettuale e vi-
bianca dagli occhi e avesse recuperato il resto
suale, di cui solo un inguaribile idolopoieta
del corpo, dotandolo di straripante evidenza,
come Scarpella, laico e lombardo, poteva ac-
per vestirsi da santo da processione, sfavillan-
corgersi.
203
storia e archeologia sulcitana
Biografia dell’artista
204
LIVIO SCARPELLA, nato a Ghedi (BS) nel 1969, è
cinque artisti premiati alla XXIII Biennale d’Alessan-
uno degli esponenti più brillanti della neo-figurazione
dria d’Egitto e dei Paesi del Mediterraneo, facendo
italiana delle ultime generazioni.
parte della rappresentanza italiana (in collaborazione
Ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Brera, di-
con Italian Factory e l’Istituto Italiano di Cultura del
plomandosi nel 1990. Fino al 1995 ha lavorato come
Cairo). Nel 2006 partecipa alla mostra collettiva Etnie
assistente presso lo studio dello scultore Giuseppe
presso la Fondazione Durini a Milano, in occasione
Bergomi. Ottiene i primi apprezzamenti della critica
della Giornata del Contemporaneo. Nel 2007 parte-
come pittore, conseguendo, nel 1993, il Premio San
cipa alle rassegne collettive Nuovi pittori delle realtà,
Carlo Borromeo. In seguito, si dedica maggiormente
selezione dei partecipanti alla 58ma edizione del Pre-
alla scultura, accoppiando la caratterizzazione psi-
mio Michetti (Milano, PAC), e Arte italiana 1968–2007
cologica già manifestata in pittura a un recuperato
Pittura (Milano, Palazzo Reale), entrambe a cura di
senso della raffinatezza tecnica e materica, memore
Maurizio Sciaccaluga, Italiana (Shanghai, Art Mu-
dell’edonismo manierista come di quello del primo
seum) e The New Italian Art Scene (TFAM, Taipei Fine
Modernismo internazionale. Raccoglie l’interesse del
Art Museum, Taiwan). Nel 2008 partecipa al progetto
critico Alessandro Riva e dello scrittore Aldo Busi,
espositivo “Rumors” (Torino, in concomitanza con
che fa riprodurre opere di Scarpella nelle copertine
Altissima 15). Nel 2009 presenta la monografica Idols
di alcuni suoi libri.
& Victims a Brescia, presso Palazzo Bettoni Cazza-
Nel 2002 consegue il Premio Durini. Nel 2003 vie-
go-Studio Tortelli Frassoni. Nel 2010 partecipa alla
ne invitato a partecipare alle prime tre esposizioni
mostra itinerante Ritratti italiani, a cura di Vittorio
dell’Italian Factory (La nuova scena artistica italiana),
Sgarbi, e al Premio Arciere/Isola di Sant’Antioco. Nel
presso il Parlamento Europeo di Strasburgo, nella
2011 partecipa all’esposizione ufficiale del Padiglio-
sezione “Extra 50”, evento collaterale della Biennale
ne Italia per la LIV Biennale di Venezia (L’arte non è
di Venezia, e al Palazzo della Promotrice delle Belle
cosa nostra, a cura di Vittorio Sgarbi). È selezionato
Arti di Torino. Nel 2004 è presente in Anteprima. XIV
da Sgarbi anche fra gli autori partecipanti alle mo-
Quadriennale di Roma (Torino, Promotrice), alla fiera
stre del Festival di Spoleto, oltre che a Artisti per Noto
internazionale Arco-Madrid, ospite, con Italian Fac-
e altrove. L’ombra del Divino nell’arte contemporanea
tory, dell’Istituto Italiano di Cultura, e alla collettiva
(evento collaterale della Biennale di Venezia in oc-
Iconica. Arte contemporanea e Archeologia, promossa
casione del 150° dell’Unità d’Italia), dove presenta il
dalla Regione Sicilia in collaborazione con Italian
Sant’Antioco considerato in questa circostanza. Sem-
Factory. Sempre nel 2004, è tra gli artisti di Italian
pre nello stesso anno, partecipa alle collettive L’altra
Factory presenti alla Notte Bianca di Sabbioneta (Pa-
faccia. Mostra di autoritratti contemporanei (Perugia,
lazzo del Giardino) e all’interno della mostra itine-
Gallerie dei Gerosolimitani, a cura di Rob Smeets) e
rante La ricerca dell’identità. Da Tiziano a De Chirico,
Elementi:50x50x4 (Catania, Libra Arte Contempora-
a cura di Vittorio Sgarbi. Nel dicembre 2005 è fra i
nea, a cura di Betatrice Buscaroli).
annali 2011
arte contemporanea
Biennale, istantanee di contemporaneità
di Giovanni Follesa
l’Unità, in particolare durante il Risorgimento.
Pensando a tale esperienza storica, viene pressoché automatico associarla, primo tra i pos-
U
sibili esempi, alla figura di Giuseppe Verdi, sia
sulla produzione artistica locale. Una Biennale
d’Italia”- sia per la sua militanza politica che
d’arte diffusa su tutto il territorio nazionale per
traspare anche nella sua opera artistica, a par-
celebrare i 150 dell’Unità d’Italia.
tire, ovviamente, dal Nabucco e dal celebre Va’
E, per dirla con le parole di Cavour, fatta l’Italia
pensiero.
bisognava fare gli Italiani: possiamo ben dire,
Dopo il 1861, invece, e in particolare dall’inizio
cioè, che l’arte è uno degli elementi che hanno
del Novecento in poi, la nascita di movimenti
avuto un ruolo attivo nel formare la coscienza
che, pur trovando solitamente un centro di ele-
del popolo italiano.
zione nelle città più grandi e vivaci dal punto di
L’arte, infatti, ha avuto il merito di superare i
vista culturale, non potevano essere identificati
confini delle regioni e dei regionalismi, di in-
per appartenenza se non come italiani, dal mo-
nescare confronti su vasta scala, anche geogra-
mento che vi si riconoscevano artisti delle parti
fica. Non si può dimenticare il ruolo che l’arte
più disparate del Paese, ha avuto un ulteriore
ha avuto nella formazione di quello spirito che
ruolo nel processo di unificazione. Il dialogo fra
ha animato il lungo e difficile cammino verso
gli artisti e la diffusione dell’arte tra il grande
Luisanna Atzei - Il terzo giorno, 2008.
Giovanni Campus - Tempo in processo, 2009.
Olio su tela, 97 x 172 cm
Site specific, dimensioni varie
na Biennale sarda diffusa su tutto il
per l’uso che del suo cognome - si dice venisse
territorio isolano, tra Sassari, Nuoro e
fatto nella Milano dell’epoca in quanto acro-
Cagliari, per mettere un punto fermo
nimo dell’espressione “Vittorio Emanuele Re
205
storia e archeologia sulcitana
Silvia Idili - Entrava nell’oscurità cosmica per evaporare di viola, 2011.
Olio su tavola, 60 x 90 cm
206
Luciana Cano - Celeste, 2008.
Silvia Argiolas - Non avrai altro Dio all’infuori di te, 2011.
Pastelli a olio, 50 x 30 cm
Olio, smalto, tempera su tela, 100 x 200 cm
pubblico su scala nazionale hanno, senza dub-
zioni e dei fermenti culturali che agitavano la
bio, contribuito a educare gli Italiani, generan-
Penisola, oggi può considerarsi pienamente in-
do un comune sentire, in maniera non dissimile
serita nel circuito nazionale dell’arte. Questo è
da come ha agito la scuola sulle generazioni più
stato reso possibile, da un lato, grazie alle mag-
giovani.
giori opportunità che oggi abbiamo, rispetto al
Anche la Sardegna, pur scontando il suo status
passato, di spostarci e di comunicare e, dall’al-
di insularità che l’ha portata a lungo a sentire
tro, grazie a Istituzioni che svolgono un ruolo
con un certo ritardo gli effetti delle trasforma-
indispensabile nella diffusione dell’arte nel ter-
annali 2011
Sardegna, profondo conoscitore dei nostri ambienti artistici e, non da ultimo, sardo a tutti gli
effetti.
Vincent Van Gogh sosteneva che “non bisogna
giudicare Dio da questo mondo, perché è soltanto uno schizzo che gli è riuscito male”. L’arte, che il mondo lo interpreta, ci fa essere partecipi del continuo divenire del processo creativo.
E fare il punto sull’arte sarda significa aprire
una retrospettiva sul contemporaneo. La Biennale sarda è stata fondamentale nel tracciare
un percorso culturale di attenzione, riconoscimento e apprezzamento della creatività locale.
Percorso che ha visto l’adesione convinta della
Regione Autonoma della Sardegna.
Nel nostro ambito geografico, Sardegna quasi
un continente, la cultura deve attrarre conoscenza e innovazione, miscelandole alla tradi-
Salvatore Fara - Senza titolo, 1975.
Tecnica mista su tela, 100 x 70 cm
ritorio – penso ad esempio alle sedi che hanno
ospitato l’esposizione: il Masedu di Sassari, il
Man di Nuoro e il Palazzo di Città a Cagliari.
La qualificata partecipazione dell’Isola alla
Biennale testimonia quanta strada l’arte isolana sia riuscita a fare per arrivare a ritagliarsi
spazi di rilievo nel panorama nazionale e internazionale. Lo sa bene Vittorio Sgarbi, curatore
Nicola Caredda - Composizione, 2011.
del Padiglione Italia, da tanti anni amico della
Acrilico su tela, (10 elementi), dimensioni varie
207
storia e archeologia sulcitana
Paola Dessy - rotection of open space, 2011.
Materiali vari, 230 x 360 x 90 cm
zione. Ecco perché l’auspicio è quello che si rafforzi una politica culturale ancorata alle radici
della nostra terra, specie quelle più profonde,
Dante Crobu - Scherzo con variazioni,2009/2011.
ma, al tempo stesso, è indispensabile che la ge-
Olio su alluminio, 40 elementi, dimensioni variabili
nerazione contemporanea si preoccupi di piantare un seme concreto del proprio passaggio nel
mondo.
La nuova classe dirigente ha una missione da
portare a termine: lavorare per lasciare una
traccia tangibile di questi tempi, necessariamente “plurali”.
L’arte, infatti, non è solo un fondamentale elemento di crescita culturale del nostro popolo,
di diffusione dei nostri valori e dunque, fondamentalmente, di educazione. Di educazione, soprattutto, al comune sentire, a quei valori che
partono dalle radici dell’identità sarda e che determinano il nostro essere un popolo, per taluni
una Nazione, che, pur riconoscendo la sua ap-
208
Tonino Mattu
partenenza alla Nazione italiana – siamo italia-
Soldato Italiano In Technicolor, 2011. Olio e inchiostro su tavola, ø
ni in quanto sardi – ha una propria lingua, una
200 cm
propria storia, un proprio retaggio di cultura e
annali 2011
Primo Pantoli - Violenza, 2011.
Antonio Porru - S.T., 2011.
Gesso plastificato e incerato, 40 x 130 cm
Intervento Site specific
di tradizioni, tutte cose che ci distinguono dagli
altri italiani e che ci identificano come Sardi.
La Biennale d’arte sarda può essere anche un
veicolo dell’identità sarda verso l’esterno e dunque un importante fattore di promozione della
nostra immagine. Attraverso la diffusione delle
opere degli artisti contemporanei isolani, e in
particolare di quelli che riescono a far affiorare
le radici più profonde dell’essere sardi nel contesto di una produzione artistica non ancorata
al passato ma ben viva nel presente, si può veicolare l’immagine di una Sardegna vitale, moderna, contemporanea.
Il Padiglione Italia della Biennale di Venezia
contribuisce alla ricognizione sullo stato dell’arte contemporanea in Italia, riaffermando, ancora una volta, l’appartenenza della Sardegna alla
Nazione italiana e il ruolo fondamentale che
l’Isola ha avuto nel processo di unificazione nazionale. Non solo. L’iniziativa è occasione per
Gaetano Pinna - SA-B21 1/87, 1978.
mettere in mostra quanto di meglio la cultura,
Alluminio
l’intelletto e la creatività dei Sardi siano in gra-
209
storia e archeologia sulcitana
Jacopo Scassellati - Humana Passio, 2011.
Giuliano Sale - Pescatrici che raccolgono le esche, 2010.
Polittico, olio su tela, 7 elementi, dimensioni varie
Olio su tela, 150 x 200 cm
do di immaginare e produrre. Quanto ammirato nelle sale del Masedu, del museo Man e del
Palazzo di Città a Cagliari è la Sardegna che vive
nel presente con lo sguardo proiettato verso il
futuro, la Sardegna più aperta e lungimirante,
quella cui spetta il compito di indicare al nostro
popolo la via verso il riscatto, verso l’uscita dalla stagnazione e dall’arretratezza economica e
verso lo sviluppo. Se questa Sardegna saprà interagire con quanto esiste oltre i confini, saprà
anche diventare adulta.
Angelo Ziranu - La stele luminosa, 2011.
210
Tecnica mista, 3/5 300 x 64 cm, 2/5 200 x 30 cm
annali 2011
Nomina dei soci Onorari
dell’associazione arciere 2011
oliviero diliberto
N
prendendo effettivo servizio, presso l’Università
ato a Cagliari il
di Cagliari, il 1 novembre dello stesso anno.
13 ottobre 1956,
Dall’aprile del 1994 all’aprile del 2008, è stato in
si è laureato presso la
aspettativa obbligatoria per mandato parlamen-
Facoltà di Giurispru-
tare. Ha tuttavia proseguito, compatibilmente
denza della stessa cit-
con gli obblighi di legge, a svolgere attività se-
tà nel dicembre del
minariali, conferenze e cicli di lezioni, nonché
1978, con il massimo
una continuativa produzione scientifica, tanto
dei voti e la lode, di-
da conseguire, dopo il triennio, dal 1 novembre
scutendo una tesi dal titolo “Origini della giuri-
1997, la conferma nel ruolo di professore ordina-
sdizione ecclesiastica in materia civile tra laici
rio di Istituzioni di Diritto Romano, nella mede-
nel I secolo d. C.”.
sima Università di Cagliari.
Nel medesimo dicembre del 1978, dopo la lau-
Nel giugno del 2000, è stato chiamato all’Uni-
rea, si iscrive alla Scuola di Perfezionamento in
versità di Roma “La Sapienza” per la cattedra
Diritto Romano e Diritti dell’Oriente Mediterra-
di Istituzioni di Diritto Romano, per la quale ha
neo dell’Università di Roma “La Sapienza”, per
preso servizio il 1 novembre dello stesso anno.
la cui frequenza ha fruito di un assegno di studi.
Dalla stessa data sino all’anno accademico 2006-
Ha vinto, nel dicembre del 1982, un posto di
2007, ha tenuto regolarmente, a titolo gratuito,
ricercatore presso l’Istituto di Diritto Romano
il corso di Istituzioni di Diritto Romano, presso
dell’Università di Cagliari, prendendo effettivo
l’ateneo romano.
servizio il 3 giugno 1983. Dal settembre del 1983,
Dall’anno accademico 2008-2009, ha preso ser-
ha trascorso un semestre di studi presso l’Uni-
vizio, a tempo pieno, nella medesima cattedra,
versità di Frankfurt am Mein, in Germania, dopo
avendo cessato l’aspettativa parlamentare.
aver vinto la relativa borsa di studio CNR.
Dall’anno accademico 2007-2008, ha assunto
Nel giugno 1986, è stato confermato nel ruolo di
anche l’insegnamento di “Storia ed esegesi del-
ricercatore presso l’Ateneo di Cagliari.
le fonti”, nell’ambito della Scuola di alta for-
Nel 1987, ottiene un posto come professore as-
mazione in diritto romano, presso la Facoltà di
sociato in Diritto Romano, prendendo servizio,
Giurisprudenza dell’Università di Roma “La Sa-
presso l’Università di Cagliari, il 18 maggio del
pienza”, nella quale, dall’anno accademico 2004
medesimo anno.
- 2005, aveva svolto attività seminariali.
Nel maggio 1990, è stato confermato nel ruolo di
Sin dal 1982, ha tenuto conferenze e seminari
professore associato.
presso Università italiane ed estere, nonché isti-
Nel 1994, ha vinto un posto come professore
tuti di cultura: Bari, Bologna, Campobasso, Ca-
straordinario di Istituzioni di Diritto Romano,
tanzaro, Firenze (Università e Centro studi uma-
211
storia e archeologia sulcitana
212
nistici), Milano Statale, Modena - Reggio Emilia,
Repubblica Popolare Cinese.
Napoli “Federico II”, Napoli Orientale, Padova,
Nell’ottobre del 2000, a Firenze, ha contribuito,
Palermo, Parma, Pavia, Perugia, Pordenone
come socio fondatore, alla nascita dell’ “Accade-
[Museo civico], Reggio Calabria, Roma “La Sa-
mia fiorentina di papirologia e di studi sul mon-
pienza”, Roma “Tor Vergata”, Roma “LUMSA”,
do antico”.
Roma “Pontificia Accademia Romana di Arche-
Nel febbraio del 2001, ha contribuito alla nascita
ologia”, Roma “Istituto Italiano per il Medio
a Scandiano (RE) del Consorzio interuniversi-
Evo”, Roma “Accademia Nazionale dei Lincei”,
tario “Ius commune europaeum” (Roma “La Sa-
Salerno, Siena, Verona, Viterbo “Università della
pienza”, Napoli “Federico II”, Modena – Reggio
Tuscia”; Berlino, Bruxelles, Il Cairo, Caracas, Da-
Emilia).
masco, Frankfurt a. M., Gerusalemme [Universi-
Nel gennaio del 2007, è stato tra i fondatori del
tà palestinese Al Quds], Heidelberg, La Habana,
“Comitato Nazionale per l’edizione delle lettere
Lisbona, Madrid, Paris II, Pechino, Strasburgo.
di Theodor Mommsen agli italiani”.
Dal 1989, su presentazione dei soci Y. Bongert e
Il 7 giugno 2010, è entrato a far parte della nuova
G. Sautel, è membro della Societé d’Histoire du
direzione del “Bullettino dell’Istituto di Diritto
Droit della Repubblica francese.
Romano – Vittorio Scialoja”.
Ha fondato, insieme ai colleghi francesi il Centre
Il 15 gennaio 2011, è entrato a far parte, qua-
de Philosophie Pénale dell’Università di Paris II,
le membro onorario, della Società Bibliografica
presso la quale ha tenuto, nel corso degli anni
Toscana.
1989-1991, seminari e cicli di lezioni (Légalisme
Dal marzo del 2011 è entrato a far parte del Co-
et pouvoir discrétionnaire du juge dans la fixation
mitato Scientifico degli “Annali del Seminario
de la peine à Rome après J. C.; La notion du droit
Giuridico dell’Università di Palermo”.
pénal dans le plus ancien droit romain) sulla sto-
Nell’aprile del 1994 è stato eletto alla Camera dei
ria del diritto penale romano e antico.
Deputati per poi essere rieletto nelle successive
Dal 1990, ha fatto parte di un gruppo di ricerca
legislature del 1996, del 2001 e del 2006 (XII –
CNR sulla palingenesi delle XII Tavole, con sede
XV legislatura).
presso l’Università di Napoli “Federico II”.
Nell’ottobre del 1998 ha fatto parte, quale Mini-
Nel 1997, con la collaborazione di studiosi delle
stro della Giustizia, del primo governo D’Alema,
Università di Cagliari, Napoli, Parma e Pavia, ha
per essere poi riconfermato nella medesima cari-
contribuito a fondare l’ISTOL (Istituto Italiano
ca nel secondo governo D’Alema (dicembre 1999
per la Storia della Legislazione), del quale è stato
– aprile 2000).
il primo segretario.
Eletto nel 2004 anche al Parlamento europeo, ha
Dal 1999, collabora con l’Osservatorio sulla Co-
optato – causa l’incompatibilità – per la Camera
dificazione e sulla Formazione del Giurista nella
dei Deputati.
annali 2011
salvatore cherchi
N
mentare, si è occupato soprattutto di finanza,
Banari
ricoprendo, nel corso degli anni, incarichi di
(SS) il 15 no-
relatore di numerosi disegni di legge e di varie
vembre 1950, sposa-
leggi finanziarie (con i governi Dini, Prodi, D’A-
to, due figli, a metà
lema e Amato), nonché dei più rilevanti prov-
degli anni settanta, si
vedimenti per l’introduzione dell’euro, essendo,
laurea in ingegneria
inoltre, componente di varie Commissioni par-
mineraria presso l’U-
lamentari. È stato segretario d’aula del gruppo
niversità di Cagliari,
parlamentare DS, con delega per la conferenza
ato
a
con una tesi di ricerca sperimentale e votazione
dei presidenti di gruppo.
110/110 con lode. Ha frequentato la scuola di
Terminata l’esperienza parlamentare, nel 2001,
specializzazione in elettrochimica, ha consegui-
è candidato alla guida della coalizione di cen-
to l’abilitazione all’esercizio della professione di
trosinistra come sindaco di Carbonia (città di
ingegnere ed è iscritto all’albo degli ingegneri
cui era già stato consigliere comunale dal 1984
della Provincia di Sassari dal 1975. Dal 1976 al
al 1989), ottenendo la vittoria al ballottaggio,
1983, ha lavorato come quadro tecnico nella so-
con il 52,5% delle preferenze. Nel giugno del
cietà Alsar SPA, con l’incarico di responsabile
2006, si candida per un secondo mandato e gli
dei servizi tecnologici e del controllo di proces-
elettori carboniensi lo riconfermano sindaco,
so. Sino al 1983, ha esercitato anche attività di
con circa l’ottanta per cento dei voti. In questi
libera professione e di consulenza. Durante il
anni confluisce, inoltre, nel Partito Democrati-
periodo professionale, ha presentato due lavori
co e diviene il presidente dell’ANCI per i Comu-
scientifici al più importante congresso interna-
ni sardi, componente del direttivo nazionale e
zionale di metallurgia. è stato coautore di due
responsabile della finanza locale dell’ANCI na-
brevetti e autore di numerosi articoli e saggi, su
zionale, componente del direttivo dell’Istituto
argomenti di politica e di industria.
Scientifico per la Finanza e l’Economia locale,
In seguito si dedicherà, in modo esclusivo, alla
membro del Consiglio d’amministrazione della
politica: viene eletto alla Camera nelle file del
Banca di Credito sardo SPA, in rappresentanza
PCI nel 1983, confermandosi poi nel 1987. Con
di ANCI Sardegna e copresidente dell’Istituto
lo scioglimento del PCI, passa al Partito Demo-
per i programmi nel Mediterraneo.
cratico della Sinistra (di cui sarà il primo se-
Nella primavera del 2010, alle elezioni del 30 e
gretario regionale) nel 1992 e nel 1994 viene
31 maggio, si candida a Presidente della Pro-
eletto al Senato, per poi iniziare una quinta e
vincia di Carbonia Iglesias per la coalizione di
ultima legislatura alla Camera nel 1996, sempre
centro-sinistra e, ottenendo il 50,35% dei voti,
nelle file del PD. Durante la sua attività parla-
viene eletto al primo turno.
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Finito di stampare nel mese di dicembre 2011
presso le Grafiche Ghiani - Monastir (ca)