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ASSESSORATO ALLA CULTURA
PRIMIERO E LA
GRANDE GUERRA
PROGETTO PER IL CENTENARIO
1914 – 2014
INTRODUZIONE
Il Centenario dello scoppio del Primo conflitto mondiale, evento storico che influì pesantemente
sulla vita e sulla natura del territorio e delle popolazioni del Primiero e del Vanoi, è un’occasione di
straordinaria importanza per far entrare anche queste due vallate nel circuito del turismo storico
culturale dedicato alla Prima Guerra Mondiale, già ben presente in altre zone del Trentino, del
Veneto, del Friuli, e in altri fronti della guerra ‘14-‘18 come, per esempio, quello francese.
Il turismo storico culturale è ormai ampiamente dimostrato essere una delle chiavi più importanti
per riportare i turisti a frequentare le montagne e le vallate anche in periodo estivo che, come noto,
negli ultimi anni ha visto un evidente calo di presenze.
La scarsa attenzione posta fino ad oggi in Primiero e in Vanoi al recupero e alla valorizzazione dei
segni ancora presenti sul territorio di quel lontano evento, può e deve essere vista come una
straordinaria opportunità per proporre un approccio nuovo e corretto allo studio e al recupero dei
manufatti, evitando gli errori che si sono fatti finora in altre zone e quei macroscopici ed invasivi
interventi di recupero e ricostruzione che hanno purtroppo alterato non solo i siti e i manufatti ma,
spesso, anche l’ambiente stesso.
L’occasione del Centenario, però, non ha e non deve avere, ovviamente, solo una valenza
economico turistica ma deve essere soprattutto l’occasione per le comunità locali di recuperare la
propria storia, di contestualizzarla nell’ambito di una tragedia che interessò le popolazioni di tutta
Europa e non solo, di riflettere su di essa, di costruire gli strumenti per trasmetterla alle generazioni
future e, non ultimo, di farla conoscere al di fuori del proprio ambito territoriale.
Le vallate del Primiero e del Vanoi furono, loro malgrado, protagoniste di quel particolare aspetto
del conflitto che fu in seguito chiamato Guerra Bianca. La guerra, cioè, combattuta in alta
montagna, che fu una caratteristica esclusiva del fronte italiano. Le linee si stabilirono alle quote più
alte della catena del Lagorai, costringendo le truppe italiane ed austro-ungariche a dover
combattere, prima ancora che con il nemico, con le condizioni atmosferiche e d ambientali che,
spesso, provocarono più vittime dei combattimenti. Malattie, congelamenti e valanghe furono tra le
principali cause di morte. Paolo Monelli, ufficiale degli Alpini e poi noto giornalista, raccontò
questa guerra e questo fronte in un famoso libro, diventato poi un classico della memorialistica
della Grande Guerra e portato anche sul grande schermo: Le scarpe al sole.
Ma questo fronte fu caratterizzato anche da un altro aspetto della guerra del tutto particolare: quello
della guerra di mine che, in particolare sulla cima del Colbricon, provocò non solo la morte di
decine di soldati, ma anche il mutamento morfologico della montagna che cambiò il proprio aspetto
per sempre.
Anche i paesi stessi delle vallate subirono devastazioni che cambiarono l’architettura e il paesaggio
storico: basti pensare alla località di San Martino di Castrozza, completamente bruciata dagli
austriaci in ritirata nei primissimi giorni di guerra. Un evento che cancellò la storia di una delle
stazioni di soggiorno montano più famose e frequentate dell’inizio del XX secolo.
Questi sono solo alcuni degli aspetti e dei temi che rendono questo territorio particolarmente
stimolante per chi si interessa alla storia della Grande Guerra e intenda approfondirne la conoscenza
in loco.
Le manifestazioni e le iniziative per il Centenario dovranno perciò raccontare questi aspetti e queste
tematiche attraverso molteplici strumenti di lavoro e di proposta che, interagendo fra loro,
comprenderanno:
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L’approntamento e la proposta di itinerari storico-escursionistici sul territorio, con il
recupero e la messa in sicurezza di alcuni siti esemplificativi e significativi dei diversi
aspetti della guerra nel territorio, la segnalazione attraverso tabellonistica apposita, la
redazione di cartine escursionistiche e guide ad hoc.
La ricerca e l’archiviazione di documentazione archivistica, fotografica e di testimonianze
anche orali presenti sul territorio, con la costituzione di un Centro documentazione e di un
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database che riuniscano e rendano disponibili a tutti queste fonti storiche; l’analisi di questa
documentazione e la pubblicazione delle ricerche effettuate;
la possibile realizzazione di uno spazio informativo e di interpretazione dedicato, anche
utilizzando e riqualificando parte di allestimenti e spazi già esistenti (ad esempio i Centri
visitatori del Parco Naturale Paneveggio – Pale di san Martino).
La proposta di iniziative temporanee come mostre, convegni, serate di presentazione di libri,
rassegne cinematografiche.
La messa in rete di queste iniziative potrà dar vita ad una proposta culturale di elevato interesse che
costituirà non solo un momento di celebrazione e di riflessione legata all’anniversario, ma lascerà a
disposizione delle comunità un patrimonio di memoria e di documentazione che potrà continuare a
dare i suoi frutti anche negli anni a venire per le generazioni future.
Ultimo ma non meno importante, il fatto che queste iniziative per essere attuate dovranno avvalersi
di operatori e personale locale, creando quindi opportunità di occupazione e di sviluppo economico.
Il presente progetto nasce dalla collaborazione fattiva e proficua fra amministrazioni locali,
associazioni, gruppi di volontariato e singoli studiosi sotto l’egida dell’Assessorato alla cultura della
Comunità di Primiero e con la consulenza della Società Storica per la Guerra Bianca.
PREMESSA STORICA
LA PRIMA GUERRA MONDIALE IN PRIMIERO E VANOI
Un drammatico avvenimento che interessò un’area di confine, la sua popolazione ed i soldati
coinvolti nelle operazioni militari sul fronte orientale e sui monti di Primiero e del Vanoi.
Negli ultimi decenni lo studio della Prima guerra mondiale ha consentito di sottrarre dall’oblio una
quantità considerevole di documenti e testimonianze riguardanti la popolazione civile e militare di
quella che, alla vigilia del grande conflitto, era una piccola area di confine: il Trentino o Tirolo di
lingua italiana (Welsch-Tirol). La pubblicazione di numerosi ed articolati lavori dedicati
all’argomento, ha ultimamente reso possibile la diffusione di nozioni storiche concernenti ambiti
territoriali come il Primiero ed il Vanoi considerati, fino a qualche tempo fa, di scarsa importanza,
almeno dal punto di vista strategico e militare. L’opera di alcune associazioni culturali e d’arma, o
più semplicemente di singoli ricercatori, ha poi ulteriormente arricchito il patrimonio culturale della
Grande guerra, portando alla luce fatti che ebbero conseguenze dolorose per le popolazioni delle
valli trentine a stretto contatto con le zone operative, già dall’estate del 1914 fortemente provate
dalla guerra contro la Serbia e la Russia.
Un fronte di battaglia, quello italo-austriaco, che per la prima volta nella storia militare, vide la
presenza di migliaia di uomini su alte montagne e “perenni ghiacciai”, all'incirca lungo quella che
era la frontiera fra l’immenso impero asburgico ed il giovane regno dei Savoia all’inizio del secolo
scorso. Un inconsueto fronte che si sviluppò per centinaia di chilometri, fra il Mare Adriatico ed il
Passo dello Stelvio e che trasformò Primiero, il Vanoi e le contigue vallate di Fiemme e Fassa, in un
esteso campo trincerato.
Quello che inizialmente parve un conflitto lontano e narrato quasi esclusivamente dalle struggenti
missive inviate da uomini in armi sugli insanguinati campi di battaglia della Galizia e dei Carpazi,
con l’intervento militare dell’Italia a fianco dell’Intesa, diventò un’imprevedibile “guerra in casa”.
Un aspro fronte, con le unità imperial-regie arroccate a difendere il cuore del Tirolo meridionale
sulla catena porfirica del Lagorai e le truppe italiane più in basso, impegnate in un’azione bellica
estremamente prudente, che durò più di un anno e che lasciò in balia degli eventi il paese di Caoria,
con parte dei suoi abitanti, ed il centro turistico alberghiero di San Martino di Castrozza.
Quest’ultimo incendiato dalle retroguardie imperiali durante il loro ripiegamento strategico oltre il
Passo Rolle.
Per quasi trenta mesi le montagne che coronano Primiero ed il Vanoi si trasformarono così in un
immenso formicaio, con soldati provenienti da mezza Europa intenti a costruire alloggiamenti,
gallerie, trincee, teleferiche e postazioni d’artiglieria. In tale contesto gli stessi centri abitati, con
l’alloggiamento delle unità italiane e l’insediamento dei vari servizi logistici e sanitari al seguito,
furono protagonisti di un’inattesa espansione urbanistica ed antropica, avvenuta a stretto contatto
con la popolazione locale esclusa dalla mobilitazione di massa del 1914. Una convivenza che in
alcuni casi, soprattutto durante i primi mesi delle ostilità, non mancò di creare tensioni fra le
autorità militari ed i residenti che tuttavia, con il trascorrere del tempo, si adattarono alla presenza
dei soldati italiani. Molti di questi, soprattutto alpini, provenivano dal feltrino, un territorio con il
quale Primiero, per ovvi motivi geografici, aveva da tempo intessuto rapporti di buon vicinato.
Ma non solo di questo si trattò. Durante l’estate e l’autunno del 1916, infatti, la guerra riuscì ad
esprimere il peggio di sé anche qui con una nuova propensione all’offensiva delle unità italiane,
intenzionate a raggiungere la Val di Fiemme. L’aguzza cuspide del Cauriol, il Cardinal, la Busa
Alta, la verticale parete meridionale di Cima Cece, le due vette del Colbricon e l’ampio plateau di
Bocche, divennero così il teatro d’incredibili combattimenti d’alta quota, compiuti per la conquista
di un irrilevante dosso roccioso o per l’occupazione di qualche angusta forcella. Scontri dai contorni
epici, seppur limitati nel tempo e nelle perdite (rispetto al fronte isontino), i cui primi attori furono
giovani uomini provenienti da alcuni degli stati che oggi appartengono alla casa comune d’Europa.
Italiani di tutte le regioni, austriaci, ungheresi, sloveni, cèchi, bosniaci, croati e bavaresi, tutti
accomunati da una fatalità che li volle protagonisti di una lotta alla quale certamente non avevano
ambito.
Un conflitto che con il trascorrere dei mesi non mancò tuttavia di provocare dolorose conseguenze
anche sulla popolazione civile, soprattutto sugli abitanti di Caoria e del Vanoi, quasi esclusivamente
composti da donne, bambini ed anziani, obbligati per motivi di sicurezza ad abbandonare le proprie
case. Un trasferimento imposto con la forza all’interno della duplice monarchia o verso il centrosud italiano. Mitterndorf, Braunau, Katzenau, Cervo, Montevarchi e Novi Ligure, sono solamente
alcuni dei nomi rimasti nel ricordo di quanti, per “Indilazionabili esigenze belliche” furono
evacuati, seppur provvisoriamente, in luoghi remoti, anonimi ed insalubri. Molti di loro non
sopravissero alle fatiche, al freddo ed alla fame.
I superstiti, al loro ritorno, trovarono solamente case saccheggiate, rovine, boschi devastati, campi
da dissodare. Durante la loro assenza, durata da due a quasi tre anni, Primiero ed il Vanoi
parteciparono inermi alla fine di uno degli eserciti più potenti del mondo che con il trionfo di
Caporetto, conseguito principalmente con il supporto dell’alleato germanico, sembrò in grado di
ribadire risolutivamente la sua supremazia sullo storico nemico. Primiero ed il Vanoi ritornarono
austriache quel tanto che bastò per consentir loro di rivivere gli antichi fasti degli Asburgo, giunti
ormai alla loro fine. Tuttavia non di splendori si trattò, ma di un interminabile anno d’inedia,
placato solamente in parte dalla vittoria delle truppe italiane ed alleate a Vittorio Veneto e sul Piave,
seguita dall’ingresso “trionfale” della 4ª armata nelle due vallate, avvenuto nel novembre del 1918.
Ma una dolorosa sorpresa avrebbe quasi subito placato la felicità di coloro che finalmente
avrebbero avuto il sacrosanto diritto di esultare per la fine della guerra: la deportazione degli ex
soldati imperial-regi ad Isernia. Una pagina amara della nostra storia che ancora oggi ha dei lati
oscuri ed indecifrabili.
A quasi cento anni dall’inizio del grande conflitto, la memoria dei fatti e delle singole esperienze
che caratterizzarono quel periodo, sono ancora vivi nei discendenti delle popolazioni che sostennero
paure, lutti, fame ed afflizioni. In questo tragico lasso di tempo, la collettività del Vanoi subì una
sorte particolarmente crudele, con nuclei familiari frazionati e dispersi in mezza Europa ed un
conflitto combattuto sulla porta di casa. Di tutto questo rimangono le dichiarazioni orali e scritte dei
protagonisti e un po’ ovunque, in montagna o fra i centri abitati, le tracce delle opere rimaste a
testimoniare la fatica e le pene di migliaia di giovani strappati alle loro famiglie ed alle loro case.
PRIMIERO E VANOI: UN ESTESO CAMPO TRINCERATO
Fin dall’inizio del conflitto, la realizzazione delle rispettive opere campali fu condizionata
dall’atteggiamento difensivo delle truppe austro-ungariche e dalla strategia estremamente
rinunciataria delle unità italiane. Con il grosso dell’esercito impegnato sul fronte orientale, il
generale Conrad von Hötzendorf, comandante di Stato Maggiore delle forze armate imperiali, si
trovò a dover affrontare la minaccia italiana con forze estremamente modeste. Le condizioni di
netta inferiorità rispetto all’esercito avversario, imposero quindi di agire esclusivamente in difesa,
realizzando una serie di indispensabili contromisure atte a rendere perlomeno difficili i primi
movimenti dell'aggressore. Fra queste si resero indispensabili una serie di dolorose rinunce
territoriali e nel Tirolo meridionale le unità asburgiche, alla vigilia della guerra, si videro obbligate
ad abbandonare alcune zone di confine ed in particolare una sostanziosa porzione della Valsugana,
l’Altopiano del Tesino e le vallate del Cismon e del Vanoi. Qui, le poche truppe imperial-regie
presenti, dopo essersi ritirate dal confine ed aver abbattuto qualche ponte ed incendiato l’abitato di
San Martino di Castrozza, andarono a trincerarsi su quelle che all’epoca erano erroneamente
conosciute come le Fassaner Alpen, lungo displuvio di roccia porfirica incluso fra il Passo Rolle e
la Panarotta, meglio noto con l’attuale toponimo di Lagorai. Un bastione naturale, quasi
completamente privo di vie di comunicazione ed oltrepassato ad est da una sola carrozzabile, la
strada del Passo Rolle. Via che consente ancora oggi il collegamento fra la Val di Fiemme ed
Primiero e che in vista di un possibile conflitto con il Regno d’Italia, le autorità militari delle
monarchia danubiana, avevano provveduto a sbarrare all’altezza dell’attuale Lago di Forte Buso
con la costruzione dei forti Dossaccio e Al Buso. Imponenti fortezze che con l’attiguo Forte
Someda (est di Moena) costituivano il cosiddetto Sperre Paneveggio e Werk Someda. Un apparato
difensivo che tuttavia nei mesi precedenti al conflitto, ritenuto obsoleto, fu disarmato ed
abbandonato, preferendo un più vantaggioso sistema di opere campali.
La linea difensiva austro-ungarica.
Il tale contesto strategico, le forze imperial-regie furono, fin dal 1914, impegnate a costruire le loro
opere difensive lungo la catena del Lagorai, sulle elevate posizioni del Lusia, di Bocche ed in Val
Travignolo. Capisaldi irrinunciabili di questo imponente bastione naturale divennero quasi tutti i
passi o forcelle (escluso il Rolle) di transito fra la Val di Fiemme e Primiero ed alcune fra le vette
più elevate ed esposte alla possibile avanzata avversaria. Su tali posizioni furono eseguiti imponenti
lavori di rafforzamento che ancora oggi marchiano indelebilmente il territorio. Fra questi meritano
menzione, soprattutto per gli scontri che vi avvennero fra l’estete e l’autunno del 1916, il Passo
Sadole, il trittico Cauriol, Cardinal, Busa Alta, l’ampio giogo di Valmaggiore, l’imponente Cima di
Cece, l’angusta Forcella Ceremana, i due Colbricon, la Grünen Sattel (Sella verde), il Piccolo
Colbricon, le Buse del’Oro e la più settentrionale Cima Bocche. Altri manufatti furono edificati su
posizioni più arretrate ma nel complesso l’opera costruttiva degli austro-ungarici si concretizzò su
un’area circoscritta ed oggi facilmente identificabile.
Le linee italiane.
Ben più complessa si dimostrò l’azione delle forze italiane che, preponderanti in numero di uomini
e mezzi, si trovarono a dover occupare un vasto territorio di montagna quasi completamente privo
di vie di comunicazione. Si trattò invero, almeno inizialmente, di un compito relativamente
semplice, data la totale assenza di resistenza avversaria, ma eseguito conquistando faticosamente
passi e monti, rispondendo anche in questo caso ad una logica che considerava prioritario il
controllo delle alture. Grazie ad una strategia assolutamente rinunciataria, le regie truppe giunsero a
stretto contatto con le forze avversarie solamente nel luglio del 1916, in occasione delle
programmate offensive della 4ª armata contro la Cavallazza, il Colbricon e Bocche. Ciò li costrinse
alla concretizzazione di un ben più complesso apparato di opere campali, create su più linee di
difesa o di attacco e sviluppate su un’ampia area fra Primiero e Vanoi. Quando furono costrette a
retrocedere sul Grappa e sul Piave, le unità italiane si lasciarono alle spalle un imponente lavoro le
cui tracce sono ancora oggi ben riconoscibili, anche se l’identificazione delle singole opere è molto
più laboriosa, data la quantità di manufatti edificati nei quasi trenta mesi di permanenza sul
territorio. Brevemente le linee italiane sono così riassumibili:
1. Linea avanzata: precisamente quella a più stretto contatto con l’avversario e dove
ebbero luogo gli scontri più cruenti. In Vanoi ha la sua maggiore estensione sul Monte
Cauriol, sul Cardinal, sulla Busa Alta e sulle pendici meridionali del Canzenagol e del
Coltorondo, per proseguire poi sulla breve dorsale di Fossernica (Punta Tabio).
Sul Colbricon gli italiani erano padroni della cima orientale mentre presidiavano i
bastioni sud-est della sommità occidentale dove, nel 1917, ingaggiarono con gli austroungarici un’estenuante guerra di mine. A nord-est gli avamposti proseguivano poi a
settentrione di Cima Stradon per approssimarsi in seguito alle Buse dell’Oro presso
quota 2187 e discendere leggermente più defilate in Val Travignolo, in prossimità di
Paneveggio. Su Bocche, alla fine del 1917, i capisaldi più avanzati si spingevano fin
sotto l’Osservatorio austriaco.
2. Prima linea: si tratta in realtà di una varia serie di trinceramenti e manufatti in grado di
rispondere alle esigenze difensive ed offensive delle truppe ivi stanziate ed organizzati
su posizioni non necessariamente interconnesse fra loro. In Vanoi, dal fondovalle nei
pressi di Refavaie e più a valle dai pressi di Caoria, la prima linea perveniva alla
panoramica Cima dei Paradisi e proseguiva in direzione nord-est transitando su Cima
Miesnotta, le Buse di Malacarne, Cima Valcigolera, Punta Ces, Cavallazza, Tognazza,
Castellaz ed il costone sud-est di Bocche. Un ulteriore ma più arretrato campo trincerato
era stato predisposto anche sul breve crinale di Tognola.
3. Seconda linea: in alcuni tratti congiunta alla prima, essa rappresentò sino all’estate del
1916 il limite di massima penetrazione dell’esercito italiano in Primiero e Vanoi. Su di
essa furono eseguiti imponenti lavori di fortificazione con la perforazione di gallerie e la
costruzione di strade d’arroccamento per il trasporto dell’artiglieria di medio calibro
utilizzata per l’assalto alle posizioni avversarie del Lagorai. I principali capisaldi di
questa ennesima linea difensiva erano costituiti dalla Cima di Mezzogiorno, dal
cosiddetto Sbarramento di Pralongo, dalla Cima di Valsorda e le contigue Cime d’Arzon,
con avamposti oltre Forcella Scanaiol. Dal valico di Calaita le trincee italiane risalivano
poi sul Col Santo per ridiscendere successivamente in Val Cismon e da qui pervenire alla
zona Poline – Col dei Cistri – Prasorin, alla base delle Pale di San Martino. Anche su
queste ultime furono realizzate opere di varia natura a tutela dei principali valichi. A
nord del gruppo dolomitico la seconda linea procedeva poi per la Cima Valles, il passo
omonimo e l’ampio plateau di Cima Juribrutto.
4. Terza linea. Manufatti riguardanti questa ulteriore ed arretrata linea difensiva furono
realizzate lungo la dorsale boscosa compresa fra Cima Bedolè ed il Passo della Gobbera.
Le più importanti opere furono tuttavia realizzate sulle vette calcaree del Monte Totoga e
del monte Vederna, dove in seguito alla realizzazione di lunghe strade d’arroccamento,
furono posizionate in profonde ed ampie gallerie (stoli) alcune batterie di medio calibro
incaricate di colpire il fondo valle. Allo stesso apparato difensivo apparteneva lo
sbarramento di fondovalle eretto nella gola dello Schener, poco a monte della Centrale di
San Silvestro.
LE LINEE GUIDA DEL PROGETTO
Il Progetto per il Centenario, come già accennato, si svilupperà attraverso una serie di iniziative di
diversa natura e realizzate da diversi soggetti: per mantenere e garantire un’uniformità di intenti e
una soprattutto una coerenza culturale, che dovranno essere verificate e controllate dall’ente
capofila del progetto identificato nella Comunità di Primiero che si avvarrà di un comitato
scientifico appositamente creato, ogni iniziativa dovrà seguire alcune linee guida, di seguito
indicate.
- Ogni iniziativa, e in particolare quelle che riguarderanno interventi di ripristino e valorizzazione di
siti sul territorio, dovrà essere sottoposta all’esame e concordata con il Parco Naturale di
Paneveggio – Pale di San Martino e con l’Ecomuseo del Vanoi, partner indispensabili in questo
progetto, e dovrà rispondere ai criteri di gestione e tutela del territorio, della fauna e del patrimonio
storico etnografico del Parco. In questo senso andrà prevista la presenza di un rappresentante del
Parco nel comitato scientifico di cui sopra.
- La popolazione tutta del Primiero e del Vanoi dovrà essere coinvolta e protagonista del progetto,
sia come soggetto attivo e partecipe alle iniziative, sia come soggetto destinatario principale. In
questo senso i comuni, le scuole, le associazioni, le parrocchie andranno sensibilizzate e attivate
affinché partecipino alle iniziative. Inoltre le manifestazioni andranno distribuite su tutto il territorio
e, ove possibile, rese itineranti, così che ogni comunità possa essere protagonista dell’evento.
- Tutte le iniziative dovranno raccordarsi fra loro così da dare vita ad un itinerario che dovrà essere
culturale ma anche “fisico”, che dovrà percorrere i vari aspetti della guerra ma anche accompagnare
l’escursionista lungo il fronte visitando i luoghi più significativi e rappresentativi.
- Per rendere “riconoscibile” e più facilmente percorribile questo duplice percorso, ogni iniziativa,
di qualsiasi tipo (dalle pubblicazioni alla cartellonistica), dovrà essere identificata con un logo
apposito, studiato insieme alle APT e a Trentino Marketing.
- Gli interventi di recupero e ripristino di siti e manufatti sul terreno dovranno essere il meno
invasivi possibile e limitarsi a lavori di pulizia dalla vegetazione infestante. Si limiterà l’attività di
restauro conservativo dei manufatti pericolanti solo ove strettamente necessario. Si dovranno
evitare assolutamente interventi di ricostruzione totale, rifacimento e allestimento di impianti
scenici, come purtroppo è già avvenuto in molte località che hanno trasformato i siti della Grande
Guerra in piccole Disneyland in quota con baraccamenti, trincee e postazioni ricostruite in toto,
talvolta anche con la presenza di manichini in costume. Per scongiurare questi scempi ma rendere
comunque facile ai visitatori la lettura delle tracce sul terreno, andrà prevista la posa in opera,
all’inizio degli itinerari di visita e nei siti di maggiore interesse, di tabelle con il tracciato, la
riproduzione di fotografie d’epoca dei luoghi da visitare e la descrizione sintetica dei fatti storici.
Al fine di favorire una reale e consapevole fruizione dei beni recuperati, si avrà cura di concentrare
gli interventi principalmente lungo o nei pressi di percorsi e sentieri già esistenti, facenti parte della
rete escursionistica ufficiale del territorio.
Lungo l’itinerario si potrà anche ipotizzare di disporre dei riferimenti numerici che rimandino ad
una guida cartacea (cartina topografica o piccola guida) che descriva e approfondisca gli
avvenimenti del sito. Una sorta di “audioguida” cartacea.
- Quando possibile e opportuno le iniziative andranno concordate e raccordate con le Comunità
confinanti (Fiemme, Fassa, Valsugana), in particolare per quanto riguarda percorsi escursionistici
sulla catena del Lagorai. In quest’ambito sarebbe anche opportuno studiare e concordare una
simbologia e una segnaletica omogenee così da facilitare gli escursionisti, avendo comunque cura di
raccordare la stessa con le tipologie di informazione escursionistica già presenti sul territorio.
- Per quanto riguarda gli interventi di ripristino dei siti sarà richiesta la collaborazione della
Soprintendenza archeologica della PAT per elaborare criteri di intervento che rispettino i depositi
archeologici nel caso di lavori di pulizia e di riapertura di trincee, camminamenti, postazioni,
gallerie. Con la Soprintendenza si valuterà anche l’ipotesi di attivare appositi corsi di breve durata
per la formazione del personale che dovrà poi operare sui manufatti. Si valuterà, inoltre, la
possibilità di attivare uno o più scavi archeologici su siti della Grande Guerra particolarmente
interessanti e potenzialmente ricchi che rappresenterebbero un intervento pionieristico in questo
campo in Italia.
LE INIZIATIVE
1) Interventi sul territorio: siti e strutture
Come già accennato, il progetto prevede alcuni interventi sul territorio (nel rispetto dei criteri sopra
esposti) per rendere più agevole e sicuro l’accesso degli escursionisti (da soli o guidati nell’ambito
di gite organizzate) e più facilmente leggibili le tracce sul terreno.
La scelta dei siti risponde a criteri di accessibilità anche a persone non particolarmente abituate a
frequentare l’alta montagna o dotate di esperienza alpinistica; di facilità operativa anche per
eventuali lavori di pulizia e ripristino; di esemplificazione sia nella tipologia del sito (trincee,
postazioni in quota, apprestamenti logistici, postazioni d’artiglieria, viabilità, cimiteri ecc.) che
nella distribuzione geografica e morfologica (dalla mulattiera di fondovalle al sentiero e alla trincea
in quota). I siti prescelti sono inoltre distribuiti su tutto l’arco del fronte di Primiero-Vanoi, di prima
e seconda linea, così da creare una sorta di percorso unico che permetta all’escursionistaappassionato di farsi un’idea di tutte le realtà ambientali, strategiche e logistiche in cui dovettero
operare i combattenti della Grande Guerra.
Stoli di Morosna
Si tratta di due gallerie con sei feritoie panoramiche scavate dalle truppe italiane con l’intento di
difendere la valle dello Schener da possibili infiltrazioni dal Primiero. Il progetto prevede la
sistemazione delle gallerie, la sistemazione del sentiero di accesso, l’illuminazione delle gallerie sia
per facilitarne la visita sia per renderle utilizzabili come sede di mostre temporanee.
Stoli del Totoga
Si tratta di alcune postazioni in caverna per artiglieria scavate dalle truppe italiane. Dalle feritoie si
ha una magnifica vista sulla valle del Vanoi che evidenzia l’importanza strategica della posizione.
Le gallerie necessitano semplicemente di un lavoro di pulizia, di un adeguamento e miglioramento
della sentieristica e del posizionamento di cartellonistica didattica.
Ospedale militare italiano di Zortea
Le racce ancora visibili dell’Ospedale militare italiano necessitano solamente di una pulitura dalla
vegetazione e della posa in opera di cartellonistica che spieghi la storia del sito e la funzione dei
manufatti.
Trincea del Pian del Termen
Si tratta di una delle linee di difesa approntate dalle truppe italiane nella loro lenta avanzata lungo la
valle del Cismon. Anche in questo caso il progetto prevede la semplice pulitura dalla vegetazione e
la posa di cartellonistica didattica.
Trincee della zona di Col dei Cistri
La zona Poline - Col dei Cistri – Prasorin rappresenta una delle prime linee presidiate da truppe
italiane a seguito dello scoppio della Grande Guerra nella zona del Primiero.
Si propone un intervento che permetta la riscoperta dei siti, attraverso la creazione di cartine
tematiche rappresentanti nel dettaglio la zona interessata e di un’adeguata segnaletica/
cartellonistica, in coordinamento con il Parco naturale Paneveggio Pale di San Martino, all’interno
del quale l’area è interamente compresa, inserendo l’itinerario nelle proposte escursionistiche della
Val Canali. In subordine, è ipotizzabile anche un recupero parziale di una sezione delle trincee del
Col dei Cistri.
Percorso storico nei pressi di Caoria sul Pècol.
Come da prassi militare un centro nevralgico come Caoria non poteva non essere protetto da un
sistema di opere campali in grado di opporsi ad eventuali infiltrazioni nemiche.
In questa ottica furono realizzate opere campali per sbarrare eventuali infiltrazioni dalla Val Cia e
da Refavaie.
Un rilevante campo trincerato, con la tecnica delle coperture successive, fu così realizzato sul
rilievo a nord-ovest dell’abitato.
Nonostante la vicinanza al paese del sito gli elementi infrastrutturali principali sono in terreno
demaniale e terminano con una postazione per mitragliatrice in galleria in grado di sbarrare il fondo
valle per le provenienze da Refavaie.
Nonostante le scarse informazioni, sicuramente qualche salva di grosso calibro ha raggiunto la
posizione, forse nella prima resistenza dopo l’abbandono delle postazioni di cresta avvenuto nel
novembre 1917.
Sistemazione degli elementi di trincea e bunker in località Pralongo.
Pur essendo pochi elementi di trincea ed un paio di bunker blindati essi hanno il pregio di trovarsi a
poco più di cento metri dalla strada provinciale.
Essi, inoltre, rammentano, assieme al Col Santo, al Col dei Cistri, Cima Valsorda e alla Cima di
Mezzogiorno, le vicende dello “Sbarramento di Pralongo” consolidatosi dopo l’inizio della guerra e
dopo la prima avanzata italiana per superare l’inverno 1915-1916 seguendo le direttive emanate dal
comando della prima armata italiana. A prescindere dai lavori da eseguire il primo problema è la
definizione del sito totalmente in terreno privato.
Successivamente si tratta di ripulire un centinaio di metri di trincea e sistemare, qualora non si usino
le stesse trincee, i collegamenti tra le stesse e i tratturi di accesso.
E’ poi vivamente consigliabile, anche se fuori tema, sistemare la traccia che, dal bunker superiore,
raggiunge gli ex stabilimenti minerari di Valparolina e il sentiero delle miniere formando così un
piccolo anello.
Anello di Refavaie
Breve ma interessante percorso richiedente poca o nulla preparazione fisica indicato per tutti.
Presenta sul tracciato i seguenti reperti:
Fontana del Battaglione Val Tagliamento
Gallerie magazzino (“Stoli”) con varie iscrizioni dei reparti costruttori.
Ex Cimitero Militare con piramide sormontata da croce quale monumento.
Cima Tognola
Benché poco conosciuta, la dorsale che da Cima Tognola digrada verso la valle del Vanoi costituiva
la prima linea italiana e conserva ancora interessantissime vestigia, fra cui tre importanti
testimonianze epigrafiche. In questo caso la sentieristica è pressoché inesistente: andrebbe tracciato
un sentiero che da Malga Tognola porta ai laghetti di quota 2169 m, tagliando il versante. Da qui
esiste una mulattiera italiana che, passando sotto cresta, collegava tutte le postazioni fra loro. La
mulattiera è in alcuni tratti ben conservata, in altri va ripristinata. Le opere di guerra sono ancora
facilmente leggibili. Solo la postazione d’artiglieria con camminamento coperto nei pressi di cima
Tognola necessiterebbe di un piccolo intervento di consolidamento dei muri a secco.
L’accesso all’itinerario è facilitato dalla vicinanza della stazione d’arrivo della cabinovia della
Tignola, aperta anche in periodo estivo.
Monte Castellazzo
E’ un sito di straordinario interesse, un esempio unico e ottimamente conservato di postazione d’alta
montagna con la prima linea, le postazioni in caverna, la mulattiera d’accesso, la base logistica in
seconda linea, l’arrivo della teleferica, la tettoia dei muli, le postazioni d’artiglieria. In questo caso
si tratterebbe solo di ripristinare e ripulire i sentieri di accesso (qualche lavoro è stato già fatto per il
discutibile trekking del Cristo pensante), di rendere più evidente la segnaletica, di consolidare
alcuni siti. In particolare andrebbero rese agibili e poste in sicurezza le postazioni in caverna sul
ciglio occidentale del monte, in particolare la postazione multipla per mitragliatrici e
l’interessantissima caverna con pozzetto in cemento (riflettore?) posta all’estremo nord del plateau
del monte. Questi interventi possono essere curati direttamente dal Parco Naturale Paneveggio Pale
di San Martino anche avvalendosi di finanziamenti propri.
Cima Cavallazza Piccola
Anche questa è una postazione di alta montagna di grande interesse e facilmente leggibile.
In questo caso necessiterebbe un intervento più importante di consolidamento del magnifico portale
in porfido posto sotto la cima, con chiave di volta decorata, oggi pericolante.
Assolutamente da ripristinare e consolidare il sentiero attrezzato che corre lungo le posizioni. Il
Parco potrebbe farsi carico della manutenzione straodinaria.
Possibile un prolungamento dell’itinerario alla Cavallazza grande che era il caposaldo austroungarico che dominava il passo Colbricon. In questo caso si renderebbe necessario un
consolidamento del sentiero d’accesso e un intervento di scavo-recupero delle trincee di vetta.
Passo e laghi Colbricon
Sito di facile accesso dove sono ancora visibili i baraccamenti e le postazioni difensive del passo.
Qui sarebbe veramente auspicabile proporre alla Soprintendenza uno scavo da effettuarsi nei due
baraccamenti ancora ben leggibili nei pressi del lago superiore. Per il resto si tratta di ripulire dalla
vegetazione i resti e le postazioni di difesa del passo, fermo restando l’estrema attenzione per
l’assetto vegetazionale dell’area, estremamente delicata e classificata come habitat prioritario nella
rete Natura 2000.
Anello del Colbricon
L’itinerario Punta Ces - Forcella Ceremana - Cima Ovest - Sella Verde - Passo Colbricon è un
«classico» fra gli itinerari storici sul Lagorai ed è di enorme interesse. Esso permette di visitare le
postazioni della linea italiana di Punta Ces, la sistemazione difensiva austriaca di Forcella
Ceremana con il trincerone di difesa del passo, le postazioni di mitragliatrici incavernate ai lati e il
villaggio logistico posto nel vallone di Ceremana. Dalla Punta Ovest del Colbricon, che presenta
un’interessante postazione di vetta in cemento, si domina il teatro della guerra di mine e si possono
osservare i crateri delle mine e le gallerie di accesso.
Una piccola digressione lungo il sentiero che scende verso Passo Colbricon permette di affacciarsi
sulla spalla orientale del Colbricon italiano e osservare le ardite mulattiere di accesso che salivano
dalla Val Bonetta.
In questo caso sono sicuramente necessari lavori di miglioramento e segnalazione della
sentieristica, lavori di consolidamento delle postazioni di Punta Ces, dei baraccamenti di Ceremana
e del camminamento che, risalendo la spalla della Cima Ovest, porta alla postazione austriaca sulla
Cima. Anche qui basterebbe qualche lavoro di consolidamento del camminamento (ancora
perfettamente leggibile) e di facilitazione di accesso alla postazioni della Cima (in parte franate) e
della postazione di mitragliatrice (con piccola iscrizione) posta appena a monte della Sella verde.
Mulattiere militari nella zona Malga Vallazza – Malga Juribrutto – Cima Juribrutto
Recupero delle importanti mulattiere realizzate dalle truppe italiane a servizio delle aree occupate
dalle postazioni militari, verso le Laste di Juribrutto e la Cima Juribrutto, nella zona a monte di
Malga Vallazza, in prossimità di Passo Valles.
Creazione di un itinerario tematico lungo i sentieri miliari/mulattiere attraverso l’anello Malga
Vallazza – Lago di Juribrutto – Malga Juribrutto - Malga Vallazza, utilizzando i sentieri/mulattiere
con segnavia 623/629/631.
L’intervento nella zona si inserirebbe anche in un possibile futuro recupero sia delle superfici
pascolive che della realtà edificiale della Malga Juribrutto, dotata anche di valenza architettonica,
attualmente in disuso e stato di abbandono, come recentemente prospettato dal Demanio
provinciale, proprietario degli stabili, all’Amministrazione Comunale.
La delibera del Consiglio Comunale 39/11 del 05/10/2011 che autorizza il progetto di costruzione
della strada forestale “Juribrutto” a opera dell’Agenzia provinciale delle foreste demaniali della
Provincia Autonoma di Trento, stabilisce che venga garantita la salvaguardia anche delle tracce
della mulattiera più bassa che dalla S.P. 81 del Passo Valles sale a Malga Juribrutto.
Questi interventi possono essere curati direttamente dal Parco Naturale Paneveggio Pale di San
Martino anche avvalendosi di finanziamenti propri.
Cimitero Militare italiano di malga Fosse di Sotto
E’ un cimitero militare italiano, posto ai margini della statale del Rolle, che raccoglieva le salme dei
Caduti provenienti dai piccoli cimiteri in quota del fronte del Colbricon e dintorni. Il Camposanto
necessita di un lavoro di ripulitura dalla vegetazione e di un restauro dei monumenti tombali restanti
e della posa in opera di cartellonistica didattica.
Mulattiera delle Pale
Si tratta di una mulattiera militare realizzata dalla truppe italiane tra il 1916 e il 1917, ancora
perfettamente conservata, che dal Rifugio Rosetta portava a Col dei Prà (Agordino). E’ un’opera di
straordinaria ingegneria, con massicciate e terrapieni perfettamente conservati e con un tratto
scavato in roccia che ricorda la più famosa Strada degli Alpini in Popera. Attraversa, poi, un
ambiente di enorme valore paesaggistico, nel cuore delle Pale. Questo itinerario necessita
semplicemente di una segnaletica dedicata.
Scavo archeologico del Villino Borelli
Come già anticipato, questo progetto si propone, tra l’altro, di offrite un approccio nuovo e
metodologicamente corretto ai siti della Grande Guerra, ponendo il Primiero-Vanoi all’avanguardia.
In questo senso è stato avviato un primo contatto tra la Società Storica per la Guerra Bianca, autrice
del progetto, e la Soprintendenza ai beni archeologici della PAT con la quale è stato individuato un
sito adatto per una sperimentazione dell’applicazione delle metodologie dello scavo archeologico ad
un sito della Grande Guerra. Si tratta di una baracca comando italiana, sita nei pressi di Malfa
Bocche, di cui esiste la documentazione fotografica sia del tempo di guerra che degli anni
successivi, che ne racconta la storia di utilizzo e di crollo. Grazie a questa documentazione e alla
presenza ancora in sito del materiale di costruzione, sarebbe possibile, una volta effettuato lo scavo,
ricostruire pietra per pietra il baraccamento ed adibirlo a piccolo polo espositivo dedicato
all’archeologia della Grande Guerra. Poiché il manufatto, oltre a trovarsi nel territorio del Parco, è
localizzato in Comune di Moena, rappresenta anche un’occasione per attivare le sinergie fra
amministrazioni auspicate dalla Provincia.
Escursioni guidate
Postulato logico e necessario dell’attività di ripristino e di valorizzazione dei siti sarà
l’organizzazione di visite ed escursioni guidate sui luoghi della guerra. Queste attività dovranno
prevedere l’accompagnamento di una guida alpina, per le zone di alta montagna, o di un
accompagnatore di territorio, e la presenza di uno storico in grado di illustrare e spiegare gli
avvenimenti che interessarono le varie località, leggere le tracce sul terreno e contestualizzare gli
avvenimenti nel quadro più generale del conflitto.
A tal fine dovranno essere organizzati specifici momenti formativi, che permettano agli operatori di
avere una sufficiente conoscenza dei percorsi e del territorio, nei loro aspetti storici, culturali e
naturalistico/ambientali. L'organizzazione di visite guidate ed escursioni sarà parte integrante delle
proposte che il Parco e gli altri soggetti operanti sul territorio allestiranno per ciascun periodo
dell'anno.
2) Attività di ricerca e documentazione
La seconda linea operativa, che caratterizza fortemente il progetto, sarà l’organizzazione di attività
di ricerca e documentazione volta ad approfondire la conoscenza delle vicende delle popolazioni
locali, protagoniste involontarie del conflitto.
Acquisizione di documenti
Il progetto prevede prima di tutto un’indagine negli archivi comunali, parrocchiali e delle
associazioni culturali del territorio circa la presenza di documenti relativi al periodo del conflitto. A
questo scopo è previsto l’utilizzo di studiosi o studenti universitari in grado di effettuare ricerche
mirate negli archivi.
A questa ricerca sarà affiancata una richiesta a tutte le famiglie del Primiero e del Vanoi affinché
segnalino la presenza nei loro archivi privati di diari, epistolari, testimonianze orali,
documentazione fotografica, cimeli riguardanti la guerra ’15-’18. In questo caso sarà prezioso il
coinvolgimento delle scuole e degli insegnati che avranno così la possibilità di attivare gli studenti
in una ricerca storica sul campo e di insegnare loro la metodologia della ricerca storica.
Archivio e Database
Una volta acquisita la documentazione, un’equipe di esperti appositamente individuati avrà il
compito di classificare i documenti che andranno scansiti, digitalizzati e archiviati in un database
che costituirà così un archivio informatico che rimarrà poi a disposizione anche delle generazioni
future per ricerche e approfondimenti. Questo archivio dovrà trovare sede in un’istituzione locale
che sarà individuata dalla Comunità.
Sito Web
E’ prevista la costituzione e la messa in rete di un sito web apposito e dedicato che sarà la “vetrina”
del progetto. In esso dovranno confluire tutte le informazioni inerenti le attività in corso, le
proposte, i progetti, i risultati acquisiti, le pubblicazioni prodotte, le informazioni pratiche su come
partecipare alle attività, agli eventi e alle ricerche in corso, sugli itinerari escursionistici e le visite
guidate. Il sito ospiterà poi anche il database della documentazione acquisita e sarà la “memoria
informatica” delle comunità sulla Grande Guerra, con la possibilità di implementazione anche negli
anni successivi al Centenario.
Mostre
Il progetto prevede l’allestimento di quattro mostre. Su questo tema, viste le specifiche
professionalità presenti tra il personale dell'Ente, il Parco di Paneveggio dichiara la propria
disponibilità a concorrere all'ideazione ed allestimento.
I volti della guerra. Il lavoro di acquisizione di documentazione sopra esposto avrà un’importante
sbocco nell’allestimento di una mostra che presenterà i protagonisti della guerra (le popolazioni
locali ma anche i soldati delle varie etnie e dei vari eserciti che soggiornarono, combatterono e
soffrirono su questo fronte) attraverso la presentazione della documentazione acquisita (ovviamente
una selezione): documenti, fotografie e cimeli che racconteranno la vita delle popolazioni, dei
militari, le trasformazioni del territorio, le conseguenze della guerra. Oltre alla mostra vera e
propria, allestita in una sede da individuare, ci sarà una sezione esterna, distribuita sul territorio, nei
paesi e nei luoghi della guerra. Una serie di fotografie dell’epoca che raffigureranno i luoghi stessi
in cui saranno esposte com’erano all’epoca del conflitto.
La guerra nella pietra. E’ la riproposizione della mostra organizzata nel 2006 dal Parco di
Paneveggio e dalla Società Storica per la Guerra Bianca e dedicata all’epigrafia di guerra dal
Cauriol a Cima Bocche. Lapidi, iscrizioni e graffiti lasciati dai reparti e dai soldati di entrambi gli
eserciti sul fronte che costituiscono un patrimonio storico e archeologico di grande importanza,
ancora oggi ben conservato.
La guerra sul Cauriol. In occasione del centenario della conquista del Cauriol da parte delle truppe
italiane (2016) sarà allestita una mostra fotografica che racconterà le vicende e i protagonisti di quei
tragici eventi, attingendo alle collezioni del Museo della guerra di Caoria, di altre realtà museali
trentine e non, e di collezionisti privati.
Soldati del Primiero. Il Primiero e il Vanoi furono sede di reparti militari anche prima dello scoppio
della guerra. A Fiera, Canal San Bovo, Pian dei Casoni esistevano caserme per il III reggimento
Landesschuetzen, A Tonadico vi era il Casino di tiro della Compagnia Standschuetzen. Attraverso
fotografie, documenti e giornali dell’epoca, la mostra ripercorrerà storia, luoghi e testimonianze
della presenza dei soldati imperiali nelle vallate del Primiero e Vanoi. Una sezione affronterà inoltre
il tema del reclutamento, della destinazione e dell’impiego dei primierotti chiamati a prestare
servizio nell’Armata Imperial-regia.
Museo della guerra nell’Alto Cismon – Collezione Zagonel
A San Martino di Castrozza esiste una collezione molto importante di reperti e documentazione
appartenente a Edo Zagonel che è disponibile a metterla a disposizione per un Museo
permanenente. La sede è stata identificata nella ex casa cantoniera, al centro dell’abitato di San
Martino, già destinata dall’Unione Alto Primiero a questo uso. E’ da prevedere, dunque, un lavoro
di catalogazione del materiale, di studio e predisposizione di un percorso museale, a cui possono
eventualmente contribuire altre donazioni, con cui dare vita ad un centro documentazione sulla
guerra nell’alto Cismon. Il percorso museale deve incentrarsi e raccontare soprattutto tre aspetti: la
guerra in alta montagna, la guerra di mine, la storia e il martirio di San Martino di Castrozza. Il
museo sarà naturale complemento a quello dell’ANA di Caoria, prevalentemente dedicato alla
guerra sul Lagorai occidentale.
L'allestimento del museo si raccorderà con la realizzazione di uno spazio di documentazione e
informazione polivalente, in cui potranno trovare sede il nuovo Centro Visita del Parco (centrato sui
temi della geologia anche alla luce del recente riconoscimento delle Dolomiti come Patrimonio
dell'Umanità), spazi dedicati alla cultura materiale e tradizionale del territorio, gli spazi dedicati
all'informazione turistica.
Pubblicazioni
Il lavoro di ricerca svolto nell’ambito di questo progetto dovrà anche sfociare in pubblicazioni
editoriali che valorizzino e divulghino i risultati acquisiti: cataloghi delle mostre proposte,
pubblicazione di diari ed epistolari, guide escursionistiche, cartine topografiche dedicate, una
graphic story ispirata alle vicende della guerra in Primiero e Vanoi. Il progetto prevede anche la
riedizione dei volumi dedicati ai trentini sepolti nei cimiteri di guerra in Galizia, pubblicati dal
Centro Studi Storici Primiero, e una storia della compagnia Standschütze del Primiero.
3) Manifestazioni temporanee
A corollario e complemento delle iniziative esposte, che rimarranno comunque come patrimonio per
la Comunità anche dopo il Centenario, il progetto prevede una serie di manifestazioni temporanee
distribuite nell’arco dei cinque anni che integreranno ed arricchiranno il Progetto.
Sono previste:
-
presentazioni di libri, sia delle pubblicazioni prodotte dalle ricerche previste dal Progetto,
sia di iniziative editoriali altrui ma comunque inerenti la Grande Guerra;
serate musicali con cori e concerti: canti popolari dell’epoca, canti dei soldati, musiche
militari;
lo spettacolo “Lettere dal fronte”, organizzato dal Coro Sass Maor con il Coro Enrosadira di
Moena, che prevede l’esecuzione di brani di lettere musicati, brani classici della Coralità
alpina, brani di cantautori, musiche;
letture pubbliche di diari ed epistolari con la partecipazione di attori;
una rassegna cinematografica dedicata al cinema e al documentario sulla Grande Guerra, da
Scarpe al sole a La guerra a 3000 metri di Comerio;
conferenze monografiche su temi vari inerenti il periodo, dal ruolo delle donne nel periodo
di guerra alla scrittura popolare;
un convegno internazionale di studi organizzato in collaborazione con la Soprintendenza
archeologica della PAT dedicato al tema dell’epigrafia di guerra e associato alla Mostra di
cui sopra.
mostre nelle scuole ad opera degli alunni e dei loro insegnanti che illustrino e valorizzino il
lavoro svolto in collaborazione con il Progetto.
4) Ipotesi di spesa
Azioni
Costo ipotetico previsto
Interventi sul territorio
€ 300.000,00
Attività di ricerca e documentazione
€ 100.000,00
Manifestazioni temporanee
€ 100.000,00
TOTALE COMPLESSIVO
€ 500.000,00
CONCLUSIONI
Il progetto fin qui illustrato necessiterà della piena collaborazione e della sinergia fra tutti i soggetti
operanti sul territorio del Primiero e del Vanoi: dalle amministrazioni locali al Parco,
dall’Ecomuseo alle parrocchie, dalle Guide agli accompagnatori, dalle associazioni culturali e
d’arma alla SAT, dalle scuole ai singoli appassionati: non va dimenticato, infatti, il ruolo che
potranno rivestire i collezionisti nel mettere a disposizione, qualora lo ritenessero, i loro preziosi
materiali per l’allestimento di mostre e l’organizzazione di conferenze e pubblicazioni.
Lo scopo ultimo e principale del Progetto non dovrà essere, infatti, solo quello di ricordare e
ripensare un evento tragico, uno snodo storico fondamentale per la storia delle comunità locali, del
Trentino e dell’Europa intera, ma dovrà essere soprattutto un momento di crescita culturale delle
Comunità che lascerà un accresciuto patrimonio di conoscenze alle generazioni future.
La Comunità di Primiero, i Comuni di Primiero tramite gli Assessori competenti, il Parco Naturale
Paneveggio-Pale di San Martino, supportati dalle Associazioni e dai Gruppi di volontariato che si
occupano dello studio della nostra storia, e da consulenti storico-culturali locali e non, condividono
questo testo all'unanimità.
Primiero, li 22 ottobre 2011
Comunità di Primiero
l'Assessore alla Cultura
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Comune di Canal San Bovo
l'Assessore alla Cultura
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Comune di Imer
l'Assessore alla Cultura
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Comune di Mezzano
l'Assessore alla Cultura
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Comune di Transacqua
l'Assessore alla Cultura
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Parco Naturale Paneveggio-Pale di San Martino
il Presidente
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Comune di Fiera di Primiero
l'Assessore alla Cultura
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Comune di Sagron Mis
l'Assessore alla Cultura
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Comune di Tonadico
l'Assessore alla Cultura
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Comune di Siror
l'Assessore alla Cultura
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