Costruire ambienti di apprendimento motivanti

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Costruire ambienti di apprendimento motivanti
Costruire ambienti di apprendimento motivanti utilizzando le tecnologie digitali 1
Donatella Cesareni 2 e Stefano Cacciamani 3
Una delle sfide più interessanti che molte scuole italiane, comprese quelle salesiane, stanno oggi
affrontando riguarda l’introduzione delle più recenti tecnologie digitali nell’insegnamento. Queste
tecnologie si stanno rivelando efficaci per gli studenti anche in termini motivazionali. Non mancano
tuttavia perplessità e problemi: in questo articolo, che costituisce una sintesi di un più ampio studio
condotto dagli autori nell’ambito di un’iniziativa promossa dall’associazione “Context”, vengono
esplicitate – da una prospettiva psico-pedagogica – alcune delle principali questioni finora emerse
e vengono richiamate alcune delle condizioni per un intervento efficace in classe.
1. Scuola e tecnologie: strade senza incrocio?
La rilevanza e la pervasività delle tecnologie digitali nella vita quotidiana è oggi tale da aver
spinto i ricercatori del settore a coniare l’espressione “Digital Divide”. Emblematica è in tal senso
la nota distinzione relativa all’uso delle tecnologie, introdotta da Prensky (2001), tra “nativi” e
“immigrati” digitali. Sono definiti “nativi” coloro che sono nati in un mondo già popolato dalle
tecnologie, ed in esso hanno compiuto o stanno compiendo il loro percorso di alfabetizzazione
culturale; sono considerati “immigrati” coloro che hanno dovuto imparare- per così dire- a
muoversi in un “territorio” per loro sconosciuto, appropriandosi solo da adulti di questo nuovo
tipo di strumenti.
La scuola italiana sembra essere fortemente attraversata da queste distinzioni: in primo
luogo essa fa fatica ad introdurre l’uso di tecnologie per la mediazione dell’insegnamento e
dell’apprendimento, producendo una situazione di “digital divide” rispetto ai contesti della vita
quotidiana; in secondo luogo essa sperimenta al suo interno la divisione tra “nativi digitali” (gli
studenti) ed “immigrati digitali” (gli insegnanti). Gli studenti, infatti, non di rado presentano
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Il presente articolo è la versione ridotta di un contributo in pubblicazione per l'Associazione Context nel volume degli
atti del Convegno "Tenere la classe", svoltosi a Trento nel gennaio 2011
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Università di Roma “Sapienza
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Università della Valle d’Aosta
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elevate competenze nell’uso delle tecnologie del web 2.0 (forum, blog, chat, social networks)
mentre altrettanto non di rado gli insegnanti arrancano nel loro utilizzo, mostrandosi scettici o
resistenti rispetto alla possibilità di introdurli a scuola.
In realtà le tecnologie possono aiutare gli insegnanti a “tenere la classe” agganciata ai
contesti reali della vita quotidiana esterni alla scuola, cioè in un contesto di “apprendimento
motivante”. Possiamo allora formulare la questione che intendiamo affrontare nel presente
contributo in questi termini: quali sono le condizioni che consentono di costruire ambienti di
apprendimento motivanti, grazie all’ utilizzo delle tecnologie digitali?
La scuola non può limitarsi ad introdurre una nuova tecnologia come mediatore
dell’apprendimento sulla scia di un potenziale innovativo da essa intrinsecamente posseduto: si
tratterebbe di una innovazione che procede alla cieca, per tentativi ed errori, con costi eccessivi e
deontologicamente non accettabili. La prospettiva teorica dalla quale affrontiamo la nostra
questione è quella del costruttivismo sociale, che definisce motivante un apprendimento che sia
significativo per il soggetto che apprende, caratterizzandolo per tre aspetti principali (Ligorio,
2003; Cacciamani e Giannandrea, 2004; Ligorio, Cesareni e Cacciamani, 2010):
1) prevede un ruolo attivo del soggetto che apprende;
2) si propone come un’attività situata entro un contesto che prevede compiti autentici, definiti a
partire da problemi;
3) avviene mediante la collaborazione tra i membri della classe ripensata e riorganizzata come
una comunità di ricerca.
Esploriamo brevemente e senza pretesa di esaustività i tre aspetti.
Il ruolo attivo del soggetto che apprende è un assunto fortemente radicato
nell’orientamento costruttivista-sociale e si concretizza nel fatto che il soggetto orienta
intenzionalmente la propria attività di apprendimento verso la comprensione del mondo che lo
circonda, acquisendo gli strumenti che la cultura gli mette a disposizione per costruire nuove
conoscenze (Varisco 2002).
L’utilizzo di compiti autentici si rivela un altro rilevante elemento per un apprendimento
significativo.
Riguardo al terzo aspetto, l’attenzione di molti ricercatori si è focalizzata, in anni recenti,
sulla costruzione di modelli di “comunità” che impiegano tecnologie per la collaborazione anche a
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distanza. L’idea di fondo è che la tecnologia possa supportare un’attività di indagine collaborativa
della classe ripensata come comunità di ricerca con almeno tre funzioni:
a) la tecnologia amplifica la possibilità di raccogliere informazioni da fonti multiple ed
attuali utili per analizzare i problemi oggetto di indagine;
b) la tecnologia permette di tenere traccia del percorso di indagine della comunità,
consentendo, grazie alla scrittura digitale, di raccogliere le idee che vengono via
sviluppate e che divengono suscettibili di continua elaborazione da parte della
comunità stessa;
c) la tecnologia consente di rappresentare mediante artefatti, la conoscenza sviluppata
che rappresenta il punto di arrivo dell’attività di indagine della comunità stessa (si pensi
ad esempio alla costruzione di un ipertesto multimediale o ad una presentazione in
Power Point).
Vediamo ora le condizioni che potrebbero permettere alla scuola di utilizzare tecnologie digitali
per la costruzione di ambienti di apprendimento motivanti.
2. Tecnologie digitali e apprendimento: alcune piste
2.1 Tecnologie per “tenere la classe”?
Se ci si colloca in un’ottica di scuola come contesto e si considerano i molteplici aspetti che
concorrono a far sentire studenti e insegnanti a proprio agio nell’ambiente in cui vivono, non
possiamo prescindere dal considerare fondamentali non solo gli aspetti relazionali e organizzativi
delle attività didattiche, ma anche tutti quegli aspetti e quegli artefatti che concorrono a realizzare
un ambiente di apprendimento significativo, che quindi aiuti e favorisca la motivazione degli
studenti e la loro percezione del “senso” da attribuire alla scuola.
I nostri ragazzi sono immersi in un mondo nel quale l’uso delle tecnologie è diventato
indispensabile per ricercare informazioni, mantenere relazioni, divertirsi, soddisfare le proprie
curiosità … Entrando a scuola tutto ciò sembra scomparire; la scuola di oggi, con qualche
eccezione, propone gli stessi strumenti e modalità di studio e approfondimento di significati che
erano proprie della scuola di 50 anni fa, facendo percepire agli studenti e spesso anche ad alcuni
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insegnanti un senso di estraneità ed un non riconoscimento della funzione stessa della scuola
come luogo in cui costruire reale conoscenza.
2.2 Tecnologie come risorsa
L’uso delle tecnologie a scuola viene sicuramente a costituire una risorsa sia per sostenere
la motivazione sia per favorire la costruzione stessa di significati. Le voci degli insegnanti che
utilizzano le tecnologie, e in particolare le piattaforme di comunicazione o la Lavagna Interattiva
Multimediale (LIM) o i tablet, sono tutte concordi nel riferire di aver osservato un aumento della
motivazione negli studenti. Tale motivazione è dovuta in parte ad una più attraente presentazione
dei contenuti di studio, corredata spesso da materiali multimediali, in parte a fattori di carattere
emotivo e relazionale. L’insegnante che usa le tecnologie è sentito dagli studenti come più
“vicino”, più attento alle loro esigenze comunicative, più disponibile, con ripercussioni anche sulla
motivazione allo studio della materia da lui insegnata.
Vi sono poi aspetti di carattere cognitivo e metacognitivo. L’uso delle tecnologie rende
possibile condividere significati, sia se si utilizzano forum o strumenti di comunicazione a distanza
tramite Internet, sia se si utilizza la LIM per ragionare insieme in classe condividendo appunti e
mappe concettuali. La possibilità di registrare intere sessioni di lavoro e di rivedere i contenuti
permette poi di attuare riflessioni di secondo ordine sui processi e sui prodotti, favorendo la
metacognizione.
La possibilità di condividere materiali o “significati”, nel senso bruneriano del termine, è un
aspetto rilevante dell’uso delle tecnologie. Discutere in rete utilizzando un forum per costruire
insieme conoscenza riguardo ai più svariati problemi (dal funzionamento della rete di
riscaldamento della scuola, al perché cadono le foglie in autunno, al rapporto fra le idee di filosofi
greci …), o utilizzare la LIM per condividere un testo da rimettere a punto, per inviarlo al giornalino
scolastico, sono tutte attività che hanno un senso reale agli occhi degli studenti e che consentono
loro di comprendere l’importanza del confronto e della partecipazione all’interno di un lavoro
comune.
Non si tratta di un uso individuale delle tecnologie, ma di avviare gli studenti verso forme di
lavoro collaborativo che si avvalgono degli artefatti propri del nostro tempo. Questo vale anche
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per gli insegnanti, che possono utilizzare le possibilità offerte dalla rete per condividere prodotti e
buone pratiche realizzati, ad esempio attraverso l’uso della LIM.
Ultimo aspetto da tenere in considerazione è la possibilità offerta dalle tecnologie di
sostenere la creazione di una cultura dell’inclusione. Le tecnologie permettono di accogliere i
bisogni speciali, di raggiungere forme diverse di intelligenza, aiutando quindi tutta la classe a
condividere ed accettare la diversità, creando in tal modo unità e contribuendo a responsabilizzare
tutti gli studenti. Permettono inoltre di accedere al lavoro scolastico anche a chi non c’è, sia
perché ospedalizzato sia perché costretto a casa da una lunga convalescenza.
2.3 Tecnologie come “problema”
L’uso delle tecnologie a scuola viene però, a volte, percepito come un “problema”.
Il primo problema evidenziato dai docenti è la grande quantità di tempo che l’uso delle tecnologie
sembra assorbire, sia per la preparazione di materiali da parte dei docenti stessi, sia per
l’allestimento di attività collaborativa fra gli studenti. Il tempo da dedicare alla preparazione dei
materiali può essere un problema reale nel presente, ma potrebbe diventare un “falso problema”
nell’immediato futuro, quando gli insegnanti di una scuola potranno usufruire di un archivio
condiviso di materiali “flessibili”, utilizzabili per costruire attività didattiche o altro, costruiti dai
colleghi anche in collaborazione con gli studenti.
Diversa è la considerazione del tempo da dedicare alle attività di costruzione attiva e collaborativa
di conoscenza attraverso l’uso delle tecnologie, sentito da molti docenti come tempo sottratto alle
“esigenze del curricolo”. In questo caso il problema è reale, il tempo da dedicare è sicuramente
rilevante; ma si tratta di definire quale sia lo scopo della scuola, se presentare agli studenti
attraverso l’esposizione didattica le conoscenze acquisite fino ad ora dalla nostra cultura o
permettere che essi si approprino di alcune di esse in modo attivo, critico e consapevole,
collaborando con i propri pari ed imparando ad apprendere facendo uso degli artefatti che la
nostra cultura mette a disposizione. Ciò non significa perder di vista i contenuti e le conoscenze
fattuali, significa prediligere la profondità piuttosto che la vastità della conoscenza, concedendo
agli studenti tempi adeguati per sperimentare, ricercare, discutere, collaborare.
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Un secondo problema evidenziato è la difficoltà, sperimentata da molti docenti, nel coinvolgere
tutti gli studenti quando gli strumenti a disposizione (ad esempio i computer) sono pochi. Come
emerso dalla discussione, tale problema è superato quando i docenti sanno organizzare la classe
utilizzando tecniche di lavoro collaborativo: gli studenti utilizzano a turno gli artefatti presenti,
dividendo il lavoro fra i gruppi in modo che sia evidente tale necessità di turnazione. È necessario
che i docenti siano quindi formati, oltre e più che all’uso delle tecnologie, ai principi e alle tecniche
del lavoro collaborativo.
Un terzo problema è dato dai “confini indefiniti” che le tecnologie ci offrono, attraverso i non
luoghi del web. Come porsi, come docenti, nei confronti di blog aperti e di social network? La
discussione in corso è aperta e porta a condividere la consapevolezza della necessità di accogliere
con criticità e cautela alcune delle caratteristiche dei social network, senza però rinunciare ad
esplorarne le potenzialità in campo educativo (vedi Selwin, 2012).
2.4 Le condizioni per la costruzione di ambienti di apprendimento motivanti
Perché le tecnologie vengano a porsi come risorsa per l’apprendimento, e non vengano
“neutralizzate” da un uso tradizionale che le ponga al servizio di una didattica trasmissiva, è
necessario che si pongano in atto determinate condizioni..
È necessario anzitutto che si propongano agli studenti compiti reali, che li coinvolgano nella
risoluzione di problemi (come smaltire i rifiuti nel nostro paese …), nella ricerca di informazioni
(come funziona il sistema di riscaldamento della nostra scuola …) o nella costruzione di artefatti (il
giornalino della scuola, il mondo virtuale in collaborazione con altre scuole europee), dando così
maggiore significato alla necessità di conoscere ed indagare. Le tecnologie devono aiutare ad
aprire la classe verso interlocutori reali (siano essi altri studenti con i quali collaborare o esperti da
consultare), vicini o lontani, diversi per lingua e cultura o per età. È opportuno inoltre dare
visibilità e diffusione agli artefatti prodotti nel lavoro scolastico.
Bisogna poi “ripensare” il ruolo dell’insegnante, che deve porsi come garante, supervisore e
regista dell’attività, in grado di promuovere la responsabilità cognitiva degli studenti e di far loro
comprendere la necessità della collaborazione e condivisione. Egli deve saper cogliere le
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opportunità dell’apprendimento collaborativo individuando e valutando ruoli diversi da attribuire
ad alunni difficili da motivare ed attivando in generale le diverse competenze degli alunni.
È scontato che i nostri studenti siano più abili di molti docenti nel destreggiarsi all’interno delle
tecnologie del web 2.0, ma molto spesso le loro competenze si limitano alla semplice “destrezza
digitale” (Prensky, 2010), compito dell’insegnante è allora quello di orientare tali competenze
verso ciò che Prensky definisce “saggezza digitale” (Prensky 2010, Cesareni, 2012), il saper
utilizzare le tecnologie per accedere alla conoscenza e potenziare così le nostre capacità cognitive.
Riferimenti bibliografici
•
Cacciamani, S. e Giannandrea, L. (2004). La classe come comunità di apprendimento, Roma:
Carocci.
•
Cesareni, D. (2012). Un linguaggio diverso. Cooperazione Educativa, vol. 61 (2) pp. 10-15.
•
Ligorio, B. (2003). Come si insegna, come si apprende. Roma: Carocci.
•
Ligorio, M.B., Cesareni D. e Cacciamani, S. (2010). Perché usare la tecnologia a scuola? In
M. B. Ligorio e C. Pontecorvo (a cura di). La scuola come contesto (pp. 228-241). Roma:
Carocci.
•
Prensky, M. (2001). Digital Natives, Digital Immigrants. On the Horizon, 9 (5) pp 1-6.
•
Prensky M. (2010). H. Sapiens Digitale: Dagli immigrati digitali e nativi digitali alla saggezza
digitale. TD - Tecnologie Didattiche, 50, pp. 17-24.
•
Selwin, N. (2012). I Social Media dell’educazione formale ed informale tra potenzialità e
realtà. TD - Tecnologie Didattiche, 55, pp 4-10.
•
Varisco B. M. (2002), Costruttivismo socio-culturale. Roma: Carocci.
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