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Dizionario Internazionale di Psicoterapia GARZANTI 2013 1 Finalità e pianificazione del trattamento integrato. L’obiettivo del percorso terapeutico è consentire all’utente di riesaminare la sua storia passata (costruendo la sua identità), attivarsi energicamente nel presente (connessione mente/corpo), progettare realisticamente il suo futuro (influenzando il suo destino in un nuovo stile di vita funzionale). Per conseguire tale risultato è necessario procedere con prudenza effettuando un assessment generale cui segue una valutazione psicodiagnostica progressiva sui risultati raggiunti in itinere, nelle quattro fasi principali in cui si articola la psicoterapia integrata. La prima è la fase iniziale dell’accoglienza: si effettua un’analisi della domanda, dei bisogni, delle necessità e si chiarisce l’insorgenza dei problemi. Dopo aver contestualizzato il paziente nel suo “sistema”, si propongono alcuni colloqui clinici e si cerca di infondere la speranza per rassicurare l’utente; si valuta quindi la fattibilità della presa in carico, sulla base di elementi quali la cronicità, la motivazione e lo stadio di prontezza al cambiamento (ambivalenze rispetto all’entrare in terapia). La seconda fase è quella della pre-terapia: l’ assessment è multidimensionale, mediante interviste cliniche semistrutturate e batterie di Test logiche idiografiche (caratterizzanti la specificità del soggetto) e una serie di Test nomotetici (inventari standardizzati) per valutare i sintomi e le risorse potenziali (vulnerabilità, resilienza, coping) per formulare un progetto di cura. Viene restituito alla persona un profilo esplicativo con indicazioni sulle modalità del trattamento psicoterapeutico ipotizzato (frequenza, intensità, durata). La terza fase della psicoterapia consiste nell’attuare il piano di trattamento olistico su misura, finalizzato a modificare lo stress complessivo generato dal disturbo. L’alleanza empatica (coinvolgimento, legame affettivo e aderenza al trattamento) costituisce un fattore predittivo per la costruzione di una buona relazione terapeutica collaborativa e finalizzata verso obiettivi condivisi. Spesso sono assegnati compiti per modificare alcuni schemi mentali e agevolare il cambiamento desiderato dall’utente. Valutazioni progressive sull’efficacia degli interventi servono a misurare in itinere i mutamenti avvenuti nella struttura della personalità e l’entità del miglioramento sintomatico. Nella fase conclusiva, tramite la somministrazione di questionari si valutano gli esiti del percorso effettuato, il raggiungimento degli obiettivi concordati e la stabilizzazione degli effetti terapeutici. Infine, va sempre previsto nel tempo un follow-up per il rinforzo e la stabilità degli esiti (benessere, qualità della vita, un senso valoriale ottimistico e umoristico con emozioni positive). Storiografia e sviluppi dell’integrazione. Nel 1910, durante un congresso internazionale, S. Freud dichiarava che la tecnica della cura tramite la parola e l’interpretazione doveva essere modificata in quanto risultava insufficiente per alcuni pazienti fobici. In seguito, per motivi di ordine economico, per vari anni hanno prevalso ortodossie antiscientifiche e si sono creati monopoli di cultura ideologica che hanno portato alla nascita di numerosi modelli di psicoterapie (censiti in una babele di oltre 400). Tuttavia, gradualmente si è raggiunto un accordo sul riconoscimento di alcuni principi sovrani, dando così conferma scientifica ai primi grandi modelli di base: ragioni inconsce determinano il comportamento (psicodinamica), ma anche il condizionamento ambientale influenza le nostre azioni (comportamentismo) e pure la percezione soggettiva di sé orienta il nostro essere al mondo (umanistico-esistenziale). Negli anni 1930-1980 sono state effettuate diverse forme sperimentali di accorpamento dei principali modelli di base, includendo anche gli approcci corporei, sistemici e ipnotici. Tra il 1995 e il 2002 sono state condotte importanti ricerche scientifiche di rilevanza internazionale sulla valutazione effettiva dei risultati in psicoterapia. Nell’ambito delle associazioni dei consumatori, ma anche attraverso prestigiose ricerche meta-analitiche in contesti accademici, è stato decretato il principio di uguaglianza: uguale efficacia circa gli esiti anche utilizzando procedure tecniche differenti. Alle psicoterapie veniva riconosciuta realmente la capacità di raggiungere obiettivi ed effetti desiderati. Nella clinica, il modello bio-psico-sociale diventava la strategia elettiva d’intervento ottimale, Integrata, psicoterapia Intervento psicoterapeutico che utilizza in modo flessibile metodologie, tecniche e strategie derivate da più modelli teorici, per progettare e attuare un’interazione su misura, maggiormente personalizzata per il fruitore. Obiettivo della psicoterapia integrata è modificare l’esperienza soggettiva, il funzionamento adattivo e la qualità della vita dell’utente. I destinatari sono generalmente persone che decidono di usufruire di una psicoterapia per problemi sintomatici, disturbi d’identità e/o difficoltà relazionali che causano sofferenza psichica e disagi comportamentali (Giusti, 2006/Treccani). Integrata, Psicoterapia 2 in quanto la domanda da porsi è la seguente “quale trattamento è il più appropriato per questo individuo, con questo problema specifico e in questo sistema/contesto particolare (efficacia), e chi può eseguirlo nel più breve tempo possibile e con i minori costi (efficienza)?”. Ne consegue che, presi singolarmente, i numerosi modelli terapeutici risultano in parte insufficienti, e per potenziare l’efficienza dei trattamenti la S.E.P.I. “Società per l’Esplorazione delle Psicoterapie Integrate”, il movimento che raggruppa le ricerche per l’integrazione delle psicoterapie, ha ricevuto un crescente consenso tra i professionisti. Nella clinica applicata è stato adottato un metamodello orientativo che prevede i seguenti metodi d’intervento: eclettismo tecnico (selezionare procedure efficaci parziali da diverse teorie); integrazione teorica (combinare due o più teorie diverse); processi di cambiamento (interventi trans teorici nelle varie fasi evolutive del trattamento); fattori comuni (selezionare elementi decisivi ed essenziali per la relazione terapeutica); integrazione assimilativa (un modello centrale con innesti utili di tecniche prese da altri modelli). Non si cerca più il modello terapeutico migliore, ma piuttosto il miglior aspetto di ogni approccio per le diverse priorità terapeutiche e in base alla complessità dei problemi (comorbilità polisintomatiche) e delle situazioni contestuali in cui è inserito l’utente. Per raggiungere gli obiettivi, definiti sempre in accordo con il fruitore, vanno somministrati ingredienti relazionali considerati necessari (fattori aspecifici) e vanno dosati alcuni principi attivi utili (prescrizioni specifiche) per orientare e accelerare il cambiamento. Secondo le più recenti ricerche scientifiche, le variabili essenziali che determinano gli esiti sono così quantificate: 3% l’interazione, 7% la personalità dello psicoterapeuta, 8% il metodo di intervento, 12% la relazione terapeutica, 30% il contributo dell’utente (aspettative, predisposizione, gravità disfunzionale), 40% l’ecosistema di supporto sociale (eventi di vita favorevoli o avversi). Nella pratica clinica, i principali fattori curativi derivano dall’applicazione di: tecniche psicoeducative che accrescono la consapevolezza; esperienze catartiche emotive correttive di sollievo con la drammatizzazione; controcondizionamento e controllo dello stimolo; controllo e gestione del rinforzo; autoliberazione di sé e del contesto sociale. Tutti questi fattori curativi hanno l’obiettivo di trattare disturbi, di far superare traumi e dissociazioni e di costruire nuovi schemi comportamentali adattivi. L’arte clinica consiste nell’umanizzare l’incontro armonizzandolo con le metodologie tecniche per monitorare e calibrare il dosaggio relazionale e la frequenza di interventi di bassa intensità o di alta intensità somministrati in terapia. Interventi processuali relazionali “caldi” (comprensione empatica non direttiva) e prescrizioni alternate di procedure “fredde” (empatia cognitiva direttiva). Favoriscono sia il superamento delle resistenze al cambiamento sia una rinnovata mentalizzazione emozionale mediante uno stile di attaccamento più sicuro. I mattoni costitutivi ed essenziali dell’approccio integrato si basano sulla mappatura dell’etica dei migliori risultati basati su prove di evidenza emerse durante le attività pratiche e qualitative provenienti dall’esperienza dei professionisti, su prove sperimentali randomizzate di evidenza scientifica disponibili e comprovate dai dati quantitativi provenienti dalla ricerca in laboratorio e sulle preferenze soggettive e sul gradimento degli utenti fruitori – che si formalizza nell’applicazione degli elementi comuni fondamentali, universalmente condivisi e distillati da vari modelli terapeutici comparati. Verso un pluralismo metodologico integrato. Le ricerche e lo stato dell’arte professionale nel settore dell’integrazione si basano su procedure codificabili provenienti sia da standard empirici che da prove di evidenza scientifica. Il pluralismo evita al clinico di rifugiarsi in un’identità professionale rigida presumendo di possedere una verità unica e immutabile. Inoltre gli consente di smarcarsi da teorie ideologiche e fideistiche autoreferenziali e di avvicinarsi alle posizioni della ricerca a prove di evidenza scientifica (validità e verifica). All’utente fruitore offre la possibilità di aderire esclusivamente alle proposte tecniche e metodologiche di gradimento e che ritiene utili, con ampia libertà. In questo ambito, la ricerca scientifica avanza sempre con prudenza e fornisce utili indicazioni provvisorie, senza la pretesa di giungere a conclusioni definitive. Edoardo Giusti Bibliografia GIUSTI E., (2006) Psicoterapia, in Dizionario Enciclopedico della Salute e della Medicina, 2006, Biblioteca Treccani, Roma. GIUSTI E., GERMANO F., (2006) Psicoterapeuti generalisti. Competenze essenziali di base: dall’adeguatezza verso l’eccellenza, Sovera, Roma. GIUSTI E., MILITELLO F., (2011) Neuroni specchio e psicoterapia. Ricerche per apprendere il mestiere con la videodidattica, Sovera, Roma. GIUSTI E., MONTANARI C., IANNAZZO A., (2004) Psicoterapie integrate. Piani di trattamento per psicoterapeuti con interventi a breve, medio e lungo termine, Masson, Milano. (Distributo da ASPIC, Roma). SPALLETTA E., (2010) Personalità sane e disturbate. Un’introduzione propedeutica alla cura delle normopatie del quotidiano, Sovera, Roma. Psicoterapia pluralistica integrata Alcuni aspetti essenziali per la pratica 202 Psicoterapia pluralistica integrata L’applicazione iniziale di uno schema teorico e diagnostico differenziale è necessario per valutare i livelli di psicopatologia e le relative indicazioni e controindicazioni, rispetto a eventi acuti e a rischio (Giusti e Bruni, 2009) e circa la fattibilità di un intervento psicoterapeutico (Giusti et al., 2006; Spalletta, 2010). Sin dagli incontri preliminari, vanno valutate l’aspettativa e l’adesione al trattamento dell’utente fruitore del servizio, espresse dalla disponibilità e dalla prontezza a collaborare verso obiettivi condivisi (Manucci e Di Matteo, 2010). Vanno anche considerate le risorse individuali (resilienza) e di rete a disposizione per concordare alcuni obiettivi immediati e a breve scadenza, al fine di ipotizzare un’eventuale evoluzione progressiva del trattamento nel tempo (Giusti e Vigliante, 2009). Dopo aver facilitato il discorso del paziente, una spiegazione adeguata va fornita anche attraverso metafore (Giusti e Ciotta, 2005), per chiarire e rendere comprensibile alcuni collegamenti circa l’origine dei problemi e i necessari interventi sequenziali per affrontare le dolenze. Indispensabili e proficui sono i feedback, tempestivi, puntuali, regolari, tesi a confermare i progressi avvenuti in itinere e, quando necessario, a confutare pensieri irrazionali e distruttivi. Le pause significative (silenzi) vanno interpretate con tatto, se sono molto frequenti. Il circolo ermeneutico della relazione terapeutica (Clarckson, 1997) è stato confermato dalle numerose ricerche scientifiche come il cuore pulsante dell’insieme dei rituali del percorso della cura. La costruzione e il mantenimento dell’alleanza relazionale costituiscono abilità fondamentali per consolidare la collaborazione e l’adesione alle indicazioni cliniche (compliance). L’alleanza e l’atteggiamento supportivo sono, inoltre, il miglior fattore redittivo di un buon esito. Saranno le caratteristiche specifiche di ogni paziente a consentire di pianificare strategie personalizzate (tailor made), modulate sui livelli di deterioramento funzionale e di resistenza, con interventi elettivi mirati e sequenziali (stage of change) nel corso del trattamento (Norcross, 2002). La rilevazione progressiva delle aspettative e della speranza di miglioramento, come anche della motivazione, consentirà di utilizzare questi fattori come risorse importanti nel controbilanciare le previste oscillazioni nell’impegno (resistenze) e l’ambivalenza difensiva circa il necessario coinvolgimento partecipativo al cambiamento (Arkowitz et al., 2010). Le abilità necessarie (struttura interattiva) per riparare le inevitabili rotture dell’alleanza nel corso del trattamento si acquisiscono con l’esperienza e fanno parte dello stato dell’arte e della credibilità del clinico (Safran e Muran, 2001). La responsività empatica (Giusti e Locatelli, 2007) e il rispecchiamento affettivo (Hill, 2009) preservano il legame di attaccamento (Holmes, 2004), incoraggiano il processo della cura e prevengono possibili ricadute. I terapeuti esperti sanno svincolarsi dalle trappole traslative (Juston e Giusti, 1991), utilizzano transfert e controtransfert per contenere e metabolizzare agiti seduttivi e reazioni impulsive che interferiscono con il patto terapeutico. Sotto stress emergono strappi e fratture nel rapporto, che vanno interpretati con cura e usati per una maggiore consapevolezza, consentendo al paziente di beneficiare di una nuova esperienza emotiva, correttiva, riparativa e integrativa (Giusti e Di Fazio, 2008). La personalità dello psicoterapeuta, in formazione permanente, ha una valenza curativa e risulta essere l’agente mutativo principale del trattamento, correggendo i deficit e promuovendo la salute per lo sviluppo di un’identità stabile e autonoma. Coloro che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo in continue riedizioni interpersonali. Spiegazioni e collegamenti (Giusti e Minonne, 2004) vanno forniti empaticamente per medicare antiche ferite narcisistiche del paziente (Giusti e Rapanà, 2002) anche mediante l’autorivelazione e l’autosvelamento del terapeuta (Giusti e Lazzari, 2005) e riconoscendo prontamente quei fallimenti empatici che possono altrimenti produrre crepe relazionali. La psicoterapia va considerata “la terapia dell’intimità”, in quanto aiuta a sperimentare nel qui e ora le mappe relazionali primarie, in un modo diverso, correttivo, consentendo così il superamento “in vivo” delle relazioni interpersonali fallimentari. Specifiche tecniche di autosostegno, come quella della “mindfulness”, vanno proposte in base alla prontezza al cambiamento e al livello di autosviluppo maturativo dell’utente. Integrazioni di approfondimento, come una psicopedagogia della respirazione e del rilassamento, risultano particolarmente utili per la desensibilizzazione di eventi ansiosi (Shapiro e Carlson, 2009). Promuovendo la mentalizzazione, alcune funzioni delle strutture cerebrali sono restaurate per ridurre l’intensità delle tempeste emotive, colmare il senso di vuoto ed elaborare vissuti traumatici (Allen et al., 2010). I prevedibili ostacoli relazionali (conflitti) possono essere elaborati e superati attraverso le tecniche immaginative (Giusti, 2007) e con il role-play (Giusti e Ornelli, 1999; Giusti e Rosa, 2006), che risultano tecniche elettive per armonizzare gli opposti interni, le dissociazioni intrapsichiche e i problemi contestuali, che spesso ostacolano la prosecuzione del trattamento quando si tende a modificare comportamenti disadattivi radicati. La biblioterapia e i compiti da svolgere a casa sono spesso un supporto proficuo per gli interventi sulla ‘patogenesi’. 204 Psicoterapia pluralistica integrata Le recenti conferme ricevute dalla ricerca scientifica hanno validato l’efficacia della psicoterapia come strumento utile sia per alleviare la sofferenza, sia per superare specifiche difficoltà (Castonguay e Beutler, 2006; Dazzi et al., 2006). Il cammino psicoterapeutico si correla, inoltre, con un incremento dell’indice di benessere (capacità autoriflessiva) e soddisfazione personale ‘salutogenesi’, attraverso la realizzazione di attività e scelte appaganti, espressa nella formula tripartita “avere, amare, essere”. Con la sua efficacia, la psicoterapia a prova di evidenza del processo dell’outcome produce effetti migliorativi duraturi e non solo transitori (Norcross et al., 2006). Dopo un trattamento psicoterapeutico, la maggioranza delle persone sta meglio rispetto all’80% di coloro che non l’hanno ricevuta (Carr, 2009). Le metanalisi rivelano che il 68% dei casi trattati migliorano significativamente rispetto al 32% di casi non trattati nei gruppi di controllo (Giusti e Sica, 2006). Inoltre, analizzando una montagna di studi scientifici, il parametro Effect size, che valuta l’effetto mutativo e la dimensione di un risultato, è a favore delle terapie dinamiche a lungo termine, che aumentano l’efficacia anche nel tempo (Shedler J., 2010). Per di più, grazie alla diagnostica per immagini “PET Neuroimaging”, si è potuto fotografare l’impatto degli eventi relazionali in interazione con i processi neurofisiologici interni. Attraverso la rilevazione di indicatori di una maggiore plasticità sinaptica cerebrale (Merciai e Cannella, 2009), sono state documentate le modificazioni metaboliche in specifiche aree cerebrali determinate dalla psicoterapia. Un cambiamento duraturo richiede una relativa disattivazione dei collegamenti problematici nelle reti attivate e l’attivazione di connessioni nuove (Gabbard e Westen, 2008). Controindicazioni e ricadute intervengono in minor misura con la psicoterapia che con la farmacoterapia (Wampold, 2010). Gli interventi vanno bilanciati e flessibilmente orientati tra un polo narrativo evocativo, con insight (Castonguay e Hill, 2007) al servizio della comprensione e della relazione ‘codice affettivo’, e un polo prescrittivo delle azioni, con la sperimentazione di compiti a casa al servizio di un cambiamento comportamentale (Stricker, 2010), utilizzando anche la scrittura per l’automonitoraggio e la cura di sé attraverso strumenti quali il diario, l’agenda e simili (Giusti et al., 2004). Essere creativamente tempestivi (Cesa-Bianchi et al., 2009) e spontanei nella somministrazione dei principi terapeutici attivi produce effetti immediati nei clienti (Elliot et al., 2006). Infine, proporre la psicoterapia di gruppo basata sulla teoria dei sistemi complessi e svolta con una coppia di conduttori (Giusti e Montanari, 2005) è spesso un complemento utile al percorso individuale. Risulta, infatti, un acceleratore esperienziale di efficienza, parte della quale deriva dalle risonanze emotive socio-affettive evocate e dai feedback suscitati nei partecipanti a partire dalle espressioni soggettive di autosvelamento e attraversamento esperienziale catartico. Il gruppo terapeutico è, inoltre, un luogo di verifica degli effetti e dei risultati conseguiti durante il percorso svolto nel setting individuale (Giusti e Nardini, 2004). Va tenuto in mente che il progetto d’integrazione pluralistica è frutto dell’esperienza maturata dagli psicoterapeuti attraverso la costante integrazione dei risultati della ricerca nella professione clinica (Goodheart et al., 2006). Il disegno psicoterapeutico pluralistico integrato di cura ha le seguenti finalità: A) Procedere attraverso una valutazione psicodiagnostica della domanda dei soggetti e dei contesti B) Essere sensibilizzati empaticamente alle emozioni agite nelle relazioni 20terapia pluralistica integrata C) Elaborare strategie diagnostiche e relazioni terapeutiche personalizzate D) Psicodinamico: storiografia per l’acquisizione di un senso di identità, Umanistico: per la consapevolezza e la qualità della relazione, Cognitivo-comportamentale: rituali correttivi per progettare il destino E) Validare i risultati mediante l’efficacia del processo e delle procedure attuate in dialettica permanente con la ricerca scientifica. Bibliografia Allen J.G., Fonagy P., Bateman A.W. (2010), La mentalizzazione nella pratica clinica, Raffaello Cortina, Milano Arkowitz H., Westra H.A., Miller W.R., Rollnick S. (2010), Il colloquio motivazionale per i trattamenti dei problemi psicologici, Sovera, Roma Carr A. (2009), What works with children, adolescents, and adult? A review of research on the effectiveness of psychotherapy, Routledge, New York Castonguay L.G., Beutler L.E. (2006), Principles of psychotherapeutic change that work, Oxford University Press, New York Castonguay L.G., Hill C.E. (2007), L’Insight in psicoterapia. La scoperta illuminante nell’interazione terapeutica, Sovera, Roma Cesa-Bianchi M., Cristini C., Giusti E. (2009), La creatività scientifica. Il processo che cambia il mondo, Sovera, Roma Clarckson P. (1997), La relazione psicoterapeutica integrata, Sovera, Roma Dazzi N., Lingiardi V., Colli A. (2006), La ricerca in psicoterapia, modelli e strumenti, Raffaello Cortina, Milano Duncan B.L. (2010), On becoming a better therapist, American Psychological Association, Washington, DC Duncan B.L., Miller S.D., Wampold B.E., Hubble M.A. (2010), The heart & soul of change. Delivering what works in therapy, American Psychological Association, Washington Elliot R., Watson J.C., Goldman R.N., Greenberg L.S. (2006), Apprendere le terapie focalizzate sulle emozioni. L’approccio esperienziale orientato al processo per il cambiamento, Sovera, Roma Gabbard G.O., Westen D. (2008), Ripensare l’azione terapeutica, in Jones E.E., L’azione terapeutica, Raffaello Cortina, Milano Giusti E. (2002), Essere in divenendo. Integrazione pluralistica dell’identità del Sé, Sovera, Roma Giusti E. (2006), Psicoterapia, (voce) nel Dizionario Enciclopedico della Salute e della Medicina, Biblioteca Treccani, Istituto della Enciclopedia Italiana, fondata da Giovanni Treccani, Roma Giusti E. (2007), Tecniche immaginative. Il teatro interiore nelle relazioni d’aiuto, Sovera, Roma Giusti E., Bruni F. (2009), Rischio suicidio. Prevenzione e trattamento integrato nelle relazioni d’aiuto, Sovera, Roma Giusti E., Ciotta A. (2005), Metafore nelle relazioni d’aiuto e nei settori formativi, Sovera, Roma Giusti E., Di Fazio T. (2008), Psicoterapia integrata dello stress. Il burn-out professionale, Sovera, Roma 06Psicoterapia pluralistica integrata Giusti E., Germano F. (2006), Psicoterapeuti generalisti. Competenze essenziali di base: dall’adeguatezza verso l’eccellenza, Sovera, Roma Giusti E., Lazzari A. (2005), Narrazione e autosvelamento nella clinica. La rivelazione del Sé reciproco nella relazione di sostegno, Sovera, Roma Giusti E., Locatelli M. (2007), L’empatia integrata. Analisi umanistica del comportamento motivazionale nella clinica e nella formazione, Sovera, Roma Giusti E., Minonne G. (2004), L’interpretazione dei significati nelle varie fasi evolutive dei trattamenti psicoterapeutici, Sovera, Roma Giusti E., Montanari C. (2005), La Co-psicoterapia. Due è meglio e più di uno in efficacia ed efficienza, Sovera, Roma Giusti E., Montanari C., Iannazzo A. (2004), Psicoterapie integrate. Piani di trattamento per psicoterapeuti con interventi a breve, medio e lungo termine, Masson, Milano Giusti E., Montanari C., Iannazzo A. (2006), Psicodiagnosi integrata. Valutazione transitiva e progressiva del processo qualitativo e degli esiti nella psicoterapia pluralistica fondata sull’evidenza obiettiva, Sovera, Roma Giusti E., Montanari C., Spalletta E. (2000), La Supervisione clinica integrata. Manuale di formazione pluralistica in counseling e psicoterapia, Masson, Milano Giusti E., Nardini M.C. (2004), Gruppi pluralistici. Guida transteorica alle terapie collettive integrate, Sovera, Roma Giusti E., Ornelli C. (1999), Role play. Teoria e pratica nella clinica e nella formazione, Sovera, Roma Giusti E., Rapanà L. (2002), Narcisismo. Valutazione pluralistica e trattamento clinico integrato del Disturbo Narcisistico di Personalità, Sovera, Roma Giusti E., Rosa V. (2006), Psicoterapie della Gestalt. Integrazioni dell’evoluzione pluralistica, Sovera, Roma Giusti E., Sica A. (2006), L’epilogo della cura terapeutica. I colloqui conclusivi dei trattamenti psicologici, Sovera, Roma Giusti E., Vigliante M. (2009), L’anamnesi psicologica. Tecniche e strumenti operativi integrati per la presa in carico, Sovera, Roma Goodheart C.D., Kazdin A.E., Sternberg R.J. (2006), Psicoterapia a prova di evidenza. Dove la pratica e la ricerca si incontrano, Sovera, Roma Hill C.E. (3a ed. 2009), Helping Skills. Facilitating exploration, insight and action, American Psychological Association, Washington Holmes J. (2004), Psicoterapia per una base sicura, Raffaello Cortina, Milano Juston D., Giusti E. (1991), La clinica del transfert in psicoanalisi e in psicoterapia della Gestalt, Kappa, Roma Loriedo C., Acri F. (2009), Il setting in psicoterapia. Lo scenario dell’incontro terapeutico nei differenti modelli clinici di intervento, Franco Angeli, Milano Merciai S.A., Cannella B. (2009), La psicoanalisi nelle terre di confine. Tra psiche e cervello, Raffaello Cortina, Milano Manucci C., Di Matteo L. (2010), Come gestire un caso clinico. La psicoterapia integrata seduta per seduta, Sovera, Roma Norcross J.C. (2002), Psychotherapy relationship that work, Oxford University Press, New York; traduzione sintetica dall’American Psychological Association Division 29, Relazioni terapeutiche empiricamente supportate, in Integrazione nelle psicoterapie e nel counseling, 207 Psicoterapia pluralistica integrata N. 15/16 (2004), ASPIC, Roma Norcross J.C., Beutler L.E., Levant R.F. (2006), Salute mentale: trattamenti basati sull’evidenza. Dibattiti e dialoghi sulle questioni fondamentali, Sovera, Roma Orlinsky E.D. (2009), The Generic model of psychotherapy after 25 years: evolution of a research-based metatheory, in Journal of Psychotherapy Integration, Volume 19, Number 4, American Psychological Association, Washington, D.C. Safran J.D., Muran J.C. 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An introduction to theory and practice, American Psychological Association, Washington, DC. 1 Psicoterapia pluralistica integrata in gruppo Diversi nostri allievi mi hanno chiesto di definire la segmentazione essenziale del processo di alcuni interventi personalizzati che svolgo nel setting terapeutico di tipo gruppale. Il contesto teorico, metodologico e operativo di riferimento è quello del modello pluralistico integrato (Giusti, Montanari, Iannazzo, 2000), con un’ottica del cambiamento fondata sulla teoria del campo e su una visione olistica dell’umano, in cui i diversi approcci clinici sono al servizio di una pratica terapeutica personalizzata. La selezione delle procedure tecniche è basata sull’epistemologia psicosociologia della molteplicità, sulla migliore ricerca scientifica a prova di evidenza (Evidence Based). L’intero processo evolutivo di cambiamento si avvale, inoltre, della profonda e articolata esperienza radicata ed esplicitata nella pratica clinica (Practice Based). I vissuti soggettivi del partecipante (obiettivi, preferenze, valori e caratteristiche) sono considerati e rispettati per la compatibilità ottimale e l’efficacia delle strategie cliniche. Gli esiti del percorso sono rilevati attraverso indicatori di miglioramento, protocollati a conclusione del trattamento, e riguardano lo stato di benessere complessivo, la riduzione o scomparsa dei sintomi, valutati in follow-up e confermati da questionari self-report (Giusti, Nardini, 2004). Conduco gruppi con Claudia Montanari dal 1975 e successivamente con Enrichetta Spalletta, Santa Battistelli e Isabella Piombo. Si tratta di gruppi terapeutici di evoluzione e crescita personale (Giusti, D’Ascoli, 2000), che traggono notevole vantaggio dall’essere svolti in co-terapia (Giusti, Montanari,2005). Hanno una durata di due ore o due ore e mezza, secondo il numero dei partecipanti, che può variare da 8 a 16. Il gruppo è aperto e le persone si inseriscono ed escono in base al loro specifico momento terapeutico. Nel nostro approccio il lavoro gruppale ha un’evoluzione che procede per fasi (Benson, 2009). Fase di pre-terapia di gruppo: il lavoro individuale Il lavoro terapeutico in gruppo prevede una fase di pre-terapia, condotta a livello individuale con sedute settimanali. Questa fase include la valutazione diagnostica multidimensionale, che evidenzia il funzionamento globale dell’individuo e consente di pianificare una strategia personalizzata di trattamento (formato e intensità in base alla gravità, selezione delle strategie e delle tecniche compatibili più efficaci). L’intervento individuale iniziale include inoltre una rivisitazione narrativa della storia anamnestica tramite il genogramma e l’album fotografico, affinché la persona si riappropri di un senso di identità (Giusti, Vigliante, 2009). Un obiettivo iniziale è legato alla gestione e all’organizzazione del tempo personale, perseguito attraverso l’addestramento all’uso dell’agenda (De Luca, Spalletta, 2011). La desomatizzazione dello stress viene favorita attraverso l’utilizzo del diario clinico (Demetrio, 2008), per fare un lavoro di scrittura introspettiva e strumento di autoterapia. Successivamente e previa somministrazione testologica sintomatica e motivazionale, che la persona può essere inserita nel gruppo di psicoterapia. Il percorso individuale di pre-terapia in gruppo ha lo scopo di costruire una base sicura, di accoglienza e supporto, di contenere comportamenti emotivamente disorganizzati, stati di confusione e disorientamento mentale e affettivo, o di ansia eccessiva, di modulare conflittualità ambivalenti o di sciogliere rigidità e distacco emotivo (Spalletta, 2010). Tutto questo implica tempi variabili che possono andare da 3 a 6 mesi, o più a lungo termine, secondo lo stato del legame, l’alleanza e la fiducia terapeutica, la severità patologica del soggetto, le inclinazioni personali e la sua trattabilità in gruppo (Giusti, Montanari, Iannazzo, 2006). Al momento dell’inserimento in gruppo, due sedute individuali vengono sostituite con due incontri di gruppo. Il percorso psicoterapeutico consisterà così in una seduta settimanale individuale alternata con una seduta in gruppo. Gli incontri individuali serviranno di supporto per proseguire approfondimenti di autoconoscenza, per elaborare dinamiche emerse nel gruppo e per valutare progressivamente i miglioramenti complessivi (Giusti, 2011). L’inserimento nel gruppo: le regole del setting Il partecipante, dopo aver ricevuto un’informativa sulla metodologia utilizzata in gruppo, viene inserito e accolto dagli altri componenti che offrono il loro contributo di guida, informandolo sui rituali di convivenza terapeutica attraverso le “regole del gruppo” (Shakoor, 2010). A partire da quella sulla privacy (riservatezza e confidenzialità: i partecipanti si impegnano a non condividere con persone estranee al gruppo quanto accade nel gruppo stesso): a quella per cui i partecipanti si impegnano a non frequentarsi tra loro all’esterno del gruppo (confini del setting) per consentire una totale libertà espositiva nel momento di esplorazione terapeutica (Benson, 2010). Vengono comunicate le regole per le assenze, per la chiusura e per il saluto al gruppo. Quando un lavoro è percepito insostenibile viene interrotto immediatamente se la persona pronuncia l’esclamazione del “basta davvero!”. Viene esposta la regola, condivisa sull’assunzione di responsabilità e coinvolgimento attivo, espressa attraverso la “prenotazione” di uno spazio di tempo per un lavoro esplorativo, scrivendo il proprio nome su una lavagna. Al termine dell’esplorazione terapeutica gli altri partecipanti hanno il compito di effettuare interventi propositivi con feedback di restituzione “sterilizzata” per evitare interpretazioni, proiezioni, giudizi e pregiudizi. Questo consente di differenziare una restituzione come contributo offerto all’altro, dalle risonanze emotive che possono essere evocate in chi ha osservato (attivamente) un’esplorazione. I partecipanti si impegnano a usare nello spazio riflessivo le linee-guida del modello del feedback fenomenologico. 3 Pcoterapia pluralistica integrata in gruppo Il lavoro esplorativo individuale in gruppo Il lavoro terapeutico del partecipante consiste nell’esporre al terapeuta tematiche sul malessere contingente riguardante il suo mondo interiore (Tomasulo, 1998) e che si esprime anche attraverso tempeste affettive e comportamenti disadattivi (sintomi, conflitti, inibizioni, dissociazioni, deficit, perdite, collere, timori) connessi a idee, ricordi, sensazioni e affetti in cerca di risoluzione (Rutan, 2010). Il terapeuta propone di effettuare un’esperienza emotiva intrapsichica o interpersonale di bassa, media o alta intensità (correttiva, riparativa e integrativa) di restaurazione, di ristrutturazione oppure di ricostruzione di alcuni aspetti della personalità (Giusti, Rosa, 2006). L’autoesplorazione ha lo scopo di disattivare i collegamenti problematici, di accrescere la consapevolezza esperita e l’assimilazione attraverso l’Insight (Castonguay, Hill, 2007) e di sottolineare la valenza adattiva dei sintomi (Brabender, 2004). Mediante un lavoro drammatizzato e di role-play (Giusti, Ornelli, 1999), si riattualizzano eventi traumatici pregressi, con una momentanea regressione e abreazione catartica con cui la persona può rivisitare situazioni antiche (regredire provvisoriamente per progredire). I vissuti precedenti, non elaborati, sono spesso rimossi e influenzano il presente nella vita quotidiana (Elliott et al., 2007; Greenberg, 2011). Lo scongelamento e l’espressione di emozioni profonde antiche e cristallizzate (paure, dolori, rabbia, vergogna, sospetto, ecc) libera nuove energie modulate procedendo da un impulso distruttivo dirompente ad un impeto moderato e che il partecipante trova nuovamente a disposizione (Corbella, 2003). L’identificazione emozionale e la verbalizzazione simbolica (dare senso al presente riletto alla luce del passato) promuovono una narrativa comunicativa dialogica più congrua per riorientare il futuro (Kaneklin, 2010). Il legame di attaccamento al gruppo è rinforzato dall’alleanza terapeutica instauratasi con il conduttore e i partecipanti (Muran, 2010). Durante l’attraversamento, il terapeuta mette alla prova le difese disfunzionali e rinforza i comportamenti del paziente, che consentono opzioni e prospettive alternative, con nuovi punti di vista per un migliore adattamento creativo con l’ambiente (Ivey et al., 2008). Le nuove connessioni, esperite emotivamente insieme ai nuovi significati memorizzati, facilitano rappresentazioni mentali riadattate e relazioni più soddisfacenti nei contesti ambientali (empowerment sociale). Per ogni partecipante il gruppo si configura come un grande scenario delle immagini del proprio mondo interiore (Giusti, Militello, 2011): ognuno rappresenta un aspetto di sé, attraverso l’interazione attiva con le parti proiettate all’esterno, si avvia il processo di riappropriazione di elementi scissi, verso un’integrazione identitaria e di individuazione progressiva (Giusti, 2002). Il cambiamento indotto da diversi stimoli emotivi e verbali modifica la struttura e le funzioni neurobiologiche cerebrali (Mundo, 2009). Lo stress emozionale genera spesso un sovraccarico di tensioni somatiche e predispone a cardiopatie e possibili alterazioni di aree cerebrali, oltre a stati di ansia, disturbi del sonno, contrazioni muscolari, palpitazioni, disturbi gastrointestinali ecc (Giusti, Di Fazio, 2008). Quando la sofferenza mentale non riesce ad esprimersi in mancanza di un alfabeto emozionale, si sviluppano alcuni disturbi psicosomatici con varie somatizzazioni su diversi organi bersaglio. Il deficit di mentalizzazione simbolica delle emozioni troppo intense e l’assenza di rappresentazioni immaginative per elaborare i conflitti, alterano l’unità dell’organismo (Giusti, Bonessi, Garda, 2006). Così il gruppo diventa un laboratorio esperienziale dove l’autosvelamento reciproco (Giusti, Lazzari, 2005) favorisce un coinvolgimento paritario e costituisce la premessa per un cambiamento motivazionale (Giusti et al., 2011) verso l’autoguarigione. 5 Psicoterapia pluralistica integrata in gruppo 6La conclusione del lavoro di gruppo La conclusione del trattamento avviene quando l’effetto mutativo, a livello del soggetto, si manifesta con una migliore gestione complessiva della vita, con una mentalizzazione autoriflessiva (Paleg, 2000) facilitata dalle relazioni supportive instaurate tra i membri del gruppo (altruismo interpersonale) e dalla conferma empatica intersoggettiva del terapeuta (Giusti, Locatelli, 2007). Il soggetto è pronto ad assumersi nuovi rischi possibili, accogliere gli inevitabili dolori esistenziali di vita e a utilizzare l’aggressività in modo assertivo piuttosto che agirla con rabbia violenta (Giusti, Sica, 2006). In questa tipologia di gruppi, gli scambi autentici (Gelso, 2011), il coinvolgimento, la coesione, l’autosvelamento e la tempistica degli interventi sono un potente fattore di cambiamento terapeutico (Norcross, 2012), che si esprime nel vissuto di condivisione profonda di stati affettivi attraverso rispecchiamento e risonanze emotive. La terapia in gruppo aiuta i partecipanti ad accettare le proprie esperienze, la percezione di sé e degli altri, per poi regolarli secondo i propri ata in gruppo obiettivi soggettivi e interpersonali (Gabbard, 2010). L’integrazione pluralistica in gruppo procede sintetizzando il sapere che deriva dai diversi orientamenti clinici e attinge a metodologie tecniche varie, orientando anche la ricerca scientifica (Castonguay et al., 2010) su ciò che realmente funziona al fine di potenziare il senso di benessere (Lawson, 2008). Le interazioni positive in gruppo generano molteplici connessioni sinaptiche che attivano neurotrasmettitori e rilasciano ormoni che potenziano la resilienza alle vulnerabilità e alle avversità, aumentando le abilità autocurative di tutti i componenti del gruppo (Norcross et al., 2011). Bibliografia Benson J.F., (2009) Gruppi. Organizzazione e conduzione per lo sviluppo personale in psicoterapia, Sovera, Roma. Benson J.F., (2010) Working more creatively with groups, Routledge, London. Brabender V.A., Fallon A.E., Smolar A.I., (2004) Essentials of Group Therapy, John & Sons, Inc., New Jersey, USA. Castonguay L.G., Hill C., (2008) L’Insight in psicoterapia. 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