Untitled - Leo d`Alessandro

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Untitled - Leo d`Alessandro
AMA TUA FIGLIA
LA PSICOLOGIA DELLE ADOLESCENTI
Spiegata alle mamme
INDICE
Prefazione
PARTE PRIMA
LE ORIGINI DELLA NOSTRA PERSONALITÀ
Donde ha origine il nostro carattere?
PARTE SECONDA
L'ADOLESCENZA E LE SUE EVOLUZIONI
Capitolo I
Le trasformazioni fisiche dell'adolescenza
Capitolo II
Le trasformazioni psicologiche dell'adolescenza
La adolescente è molto impressionabile
La adolescente cerca di capirsi
La adolescente si giudica incompresa
La adolescente vuol essere trattata come una " persona grande "
La adolescente è indocile
La adolescente pretende godere di una maggiore libertà
La adolescente è timida e cerca un appoggio
La adolescente è chiusa
La adolescente si pone in maniera personale il problema religioso
Riepilogo
PARTE TERZA
LA VIA DEL CUORE
Nascita della personalità femminile
La adolescente sente molto intensamente
La adolescente si apre al sentimento amoroso
La adolescente ha delle ardenti amicizie
La adolescente ha un vivo interesse per l'altro sesso
Sorgere del senso materno
I pericoli del cuore
Gli egoismi del
Pericolo di avventure sensuali
Sani contatti tra i due sessi
PARTE QUARTA
CONCLUSIONI
Consigli conclusivi
PREFAZIONE
Si comprendono facilmente i motivi per i quali si può essere indotti a scrivere un libro destinato alle mamme
per aiutarle a comprendere la psicologia “ degli ” adolescenti.
Perché scrivere per loro un libro sulla psicologia “ delle ” adolescenti? Passate anche esse attraverso quella
età, non ne hanno forse conservato un ricordo sufficiente per essere in grado di comprendere le loro figliole?
Nel suo apostolato tra le adolescenti e le madri di adolescenti, l'autore rimase profondamente colpito dal fatto
che molto spesso le prime lamentavano l'incomprensione delle seconde.
Incomprensione che non sorprende; le occupazioni e le preoccupazioni della vita quotidiana ci assorbono
talmente che rimane poco tempo per riflettere su noi stessi, rivivere i ricordi della nostra fanciullezza e
analizzarli.
E inoltre, quando una madre ha una figlia adolescente, i suoi ricordi risalgono a circa un quarto di secolo
almeno; è senza dubbio un'epoca troppo remota per rievocare con precisione le emozioni. Qualora poi le
ricordasse sufficientemente, la donna, arrivata all'età adulta, le giudica diversamente; le ritiene ingenue e
puerili. È naturalmente portata a giudicare prive di fondamento le tristezze dell'adolescenza, vane le
inquietudini, illusorie le speranze, eccessivo il pudore, esagerati gli scandali. “ Quanto si è sciocche a
quell'età ”. Questa la riflessione conclusiva nelle conversazioni tra amiche.
Per questo molte mamme quando per caso le loro adolescenti confidano loro timori o speranze nel futuro non
danno a queste confidenze l'importanza che meritano. Esse hanno dimenticato lo stato d'animo che era in
loro nell'adolescenza, non comprendono che piccole difficoltà possono parere ed essere grosse per delle
anime ancora gracili. Le risposte che danno e le riflessioni che fanno contribuiscono a dare alla giovane
l'impressione di essere incompresa; da questo fatto si crea quell'atmosfera di solitudine che caratterizza
frequentemente questa età. Altra fonte di conflitti frequenti tra madre e figlia sono i numerosi piccoli servizi
domestici che la prima reclama o esige dalla seconda. Niente di simile tra madre e figlio; è cosi soppressa
una causa profonda di rimproveri!
Quest'opera vorrebbe aiutare le madri a comprendere meglio le loro figliole, soprattutto nel difficile periodo
dell'adolescenza. Se riuscirà nel suo scopo, ne seguirà un miglioramento dei rapporti tra madri e figlio e
anche una profonda intesa tra loro, come a volte si trova.
Questa speranza si fonda sul fatto che non manca nelle madri di famiglia l'amore per i figlioli. Sosta,
pensiamo, far loro intendere che cosa sia l'anima delle adolescenti perché con maggiore consapevolezza
possano aiutarle in tale epoca difficile, farne delle donne coraggiose, energiche e fini, in grado di adempiere
bene il compito che la Provvidenza ha loro affidato.
Questo libro è dedicato in particolare alle mamme perché nella maggior parte delle famiglie questo compito
è loro. I papà sono spesso troppo occupati dai loro affari per poter accordare ai figlioli tutto il tempo che
richiedono. Ciò non vuol dire che essi si disinteressino delle loro creature e che la loro presenza sia inutile.
Comunque la presenza del padre nella famiglia dà alle figlie l'impressione di una certa sicurezza e di una
possibilità di appoggio nella vita. La presenza del padre, come quella dei fratelli, è per esse un mezzo per
scoprire la psicologia dell'uomo. L'influsso del papà sulle figlie è meno visibile e più nascosto; gli urti sono
rari, le confidenze pure. Esistono però tra loro delle “ alleanze ” tacite o delle opposizioni che hanno una
notevole importanza sulla formazione psicologica della giovane. Del resto, di fatto, pochi padri si occupano
direttamente della educazione delle loro figliole. Ecco perché questo libro è stato dedicato alle mamme,...
con la speranza segreta che alcuni papà lo leggeranno con profitto.
Ci si permetta di sottolineare quanto sia importante per le mamme, anche se non hanno figli, informarsi della
psicologia “ degli ” adolescenti per poter consigliare meglio le figliole sul comportamento nei loro riguardi.
Riteniamo utile dare lo stesso consiglio a tutte le educatrici delle giovani.
Le preghiamo inoltre di rileggere ogni tanto queste pagine. Non solo i bambini dimenticano! Anche gli adulti
hanno bisogno di riascoltare ogni tanto certi consigli o certe verità. E alle mamme chiediamo dì non leggere
troppo alla svelta questo volume, ma di confrontare se le considerazioni, forzatamente generali che noi
diamo, trovino una qualche corrispondenza nelle manifestazioni della loro adolescente.
Nel concludere questa prefazione, l'Autore sente il dovere di ringraziare le madri di famiglia e le giovani le
cui confidenze, suggerimenti e critiche, gli hanno permesso di redigere questo libro. Grazie al loro aiuto, la
fedeltà e l'obiettività delle osservazioni che speriamo di aver ottenuto, potranno permettere a molte mamme
di comprendere le proprie figliole e guidarle meglio.
PARTE PRIMA
LE ORIGINI DELLA NOSTRA PERSONALITÀ
DONDE HA ORIGINE IL NOSTRO CARATTERE?
Ascoltando le lagnanze materne sui difetti dei figli, si può notare come nella maggioranza dei casi esse li
ritengono interamente responsabili: “ Mio figlio è un fannullone ”, “ Mia figlia è impertinente ”, “ È una
figliola così chiusa! ”, “ È priva di volontà e manca di carattere ”. Se ne deduce che queste mamme ritengono
evidentemente che un atto di volontà da parte dei giovani risolverebbe la situazione. Questo atteggiamento
mostra che esse non tengono esattamente conto di come sia costituito il carattere di ognuno.
Il carattere è infatti la risultante di tre tipi di influssi: l'eredità, l'ambiente sociale ed educativo, lo sforzo
personale. L'eredità fa sentire il suo influsso fin dalla nascita e durante tutta la vita, l'ambiente avrà influenza
dopo i primi mesi di vita. Lo sforzo personale autonomo sarà possibile solo nell'adolescenza: questo sforzo
tuttavia non riuscirà a modificare l'influsso dell'eredità o a sopprimere radicalmente le impressioni, spesso
incoscienti, ricevute nei primi anni di vita.
“ Noi nasciamo vecchi ”, ha scritto Francois Mauriac. Con queste parole lo psicologo voleva sottolineare
come una buona parte delle inclinazioni e delle tendenze del carattere le ereditiamo dai nostri avi, nel fisico.
Questa espressione originale è molto vera: noi nasciamo infatti con un insieme di organi e di ghiandole il cui
funzionamento fisiologico avrà una notevole importanza e un largo influsso sulle nostre virtù e sui nostri
difetti. Nasciamo tra l'altro con un sistema nervoso ben determinato le cui ricchezze, equilibrio o squilibrio,
incideranno sul carattere.
Gli adulti sanno per esperienza che molti mali di stomaco, disturbi di fegato, malesseri, incidenti
ginecologici hanno una netta ripercussione sull'umore del momento. Non c'è quindi da meravigliarsi se fin
dai primi anni cause fisiologiche hanno nette ripercussioni sul carattere dei nostri figli.
Vi sono delle nature calme o nervose, golose o prive di appetito, irascibili o tranquille, ottimiste o pessimiste;
queste tendenze si rivelano già nella prima infanzia; non sono quindi adottate deliberatamente, né dovute
all'influsso dell'ambiente, bensì a cause fisiche.
La scienza ci dimostra che determinati prodotti chimici influenzano il nostro carattere, le nostre facoltà
mentali ed affettive, il nostro comportamento esterno. Noi conosciamo oggi numerosi prodotti il cui
ingerimento o iniezione, modifica, almeno temporaneamente, la nostra psiche. Nota è l'azione del pentotal, il
“ siero della verità ” che annulla le nostre resistenze o reticenze ad esprimere i nostri pensieri, dell'acido
glutannico che procura una certa vivacità, dell'actedron che permette di stare svegli quarantotto ore e che
permetteva ai piloti durante la guerra i lunghi voli... E se questo è l'effetto prodotto da minime dosi di
sostanze chimiche, si può facilmente comprendere l'influsso del fisico in cui si trovano in permanenza
prodotti chimici fabbricati dall'organismo.
Questo complesso chimico esistente nel fisico e il tipo “ personale ” di sistema nervoso differenziano i
caratteri dei figlioli nati dagli stessi genitori. Non può essere causa di differenziazione l'ambiente familiare,
che è comune; il comportamento della mamma verso i piccoli è comunemente lo stesso. L’unica causa dei
caratteri diversi che essi rivelano già nella prima infanzia è da ricercarsi nelle costituzioni fisiche diverse
ereditate dai genitori.
La maggior parte delle mamme, quand'erano ragazze, vedendo bambini comportarsi male, pensavano
immediatamente: “ Io non educherò certo così i miei figli! ”. L'esperienza della vita le ha rese più modeste:
hanno appreso che l'educazione non è onnipotente. E allora perché credono che uno sforzo di volontà da
parte di una adolescente o di un bambino possa modificare carattere e comportamento? Educazione e
dominio di sé si trovano dinanzi necessariamente una base fornita dall'eredità fisica.
Dunque né l'educazione né il dominio di sé possono tutto. Questo però non significa che non possono nulla.
Se l'educazione infatti non può modificare la struttura fondamentale del carattere, essa tuttavia può
modificarne certi aspetti: l'esperienza quotidiana ci dice appunto l'influsso che essa può avere sul carattere e
il comportamento dei bambini. Dal bambino piccolo, possiamo ottenere, per mezzo di abili sistemi di
educazione, atteggiamenti e virtù alle quali egli non sarebbe portato né dall'istinto né dall'ereditarietà. Questo
avviene perché il bambino, infatti, non è un essere tutto di un pezzo: egli ha innumerevoli risorse su cui
l'educatore può far leva per attenuare o rinforzare particolari tendenze. Tutto ciò non avverrà in pochi giorni,
ma dovrà cominciare dalle prime settimane, dai primi mesi o dai primi anni.
Numerose sono le leve di comando di un essere umano; sul piano più basso i vari istinti: desiderio del
piacere, paura del dolore; sul piano superiore, invece, esse sono costituite dall'intelligenza, la volontà e la
coscienza. Prendiamo per esempio il caso di un bambino goloso: a tre o quattro anni posso insegnargli a
dominare i suoi desideri per timore di una privazione; verso i sei anni posso far appello al suo desiderio di un
sorriso o di un bacio della mamma, al suo timore di dare un dispiacere. Se è più grande, potrò farlo
ragionare, dimostrandogli che certi cibi non sono adatti e gli possono dare fastidio. Sono modi diversi per
aiutarlo a dominare la sua golosità. Un lungo sforzo educativo può modificare più o meno sensibilmente un
carattere e una condotta: può sempre ottenere un miglioramento se non una trasformazione radicale. Con lo
sviluppo dell'intelligenza o col passare degli anni, non si avrà unicamente l'influsso dell'ambiente familiare,
ma anche quello della scuola, dei divertimenti, del mondo in generale. In ogni creatura si trovano latenti i
germi di tutte le virtù e di tutti i vizi. Sta appunto nell'abilità dell'educatore il saper fare leva sui vari elementi
che costituiscono l'essere umano per aiutarlo a realizzare la pienezza del suo essere uomo. Usando
intelligentemente premi e castighi d'ordine morale, intellettuale, sentimentale, fisico, l'educatore esperto
potrà ottenere nella maggior parte dei casi che il goloso diventi temperante, il pauroso più coraggioso, il
collerico relativamente padrone dei suoi nervi, il pigro un po' meno svogliato.
L'ambiente educativo agisce sui caratteri per il clima generale che crea più che per le esortazioni ufficiali: si
può infatti non ascoltare queste ultime, non si può invece facilmente sottrarsi all'atmosfera morale che si
respira in casa e fuori. Lo spirito religioso e sociale di una famiglia, la mentalità umanistica o giansenista,
idee giuste e pregiudizi si riflettono nelle istituzioni e negli ambienti: e questa atmosfera avrà sul fanciullo un
influsso maggiore dell'educazione che gli si impartisce. Vivendo per esempio in un ambiente di supremazia
maschile e di parziale sottovalutazione della donna, è quasi impossibile che un ragazzo non senta nascere un
forte senso di orgoglio per la sua appartenenza al " sesso forte ", e la ragazza non ne risenta un influsso
deprimente.
Oltre all'eredità fisica, dunque, notevole importanza hanno gli insegnamenti " ufficiali " e le idee circolanti
nell'ambiente in cui il giovane vive.
Il carattere innato può essere modificato da un terzo fattore: lo sforzo personale su se stessi, Questa
possibilità non è del bambino, ma propria dell'adolescenza. È questa infatti l'epoca della presa di coscienza di
sé, della nascita della possibilità del dominio di sé attraverso la comprensione dei fini che ci si propone di
raggiungere.
Il bambino farà uno sforzo per dominarsi, perché gli è suggerito da altri, l'adolescente può deciderlo da sé;
questo non vuoi dire che lo faccia spesso! Questi sforzi su se stesso possono avere dei risultati più o meno
appariscenti.
Essi non sopprimeranno le tendenze profonde dell'essere, dovute all'eredità, ma potranno attenuarne la
violenza o accentuarne l'inclinazione. Le variazioni di umore sono frequentemente dovute nella ragazza a
stati fisiologici o impressioni ricevute. Ma se si spiega alla adolescente o alla giovane le ragioni di questi
mutamenti di umore, ella potrà acquisire consapevolmente e
progressivamente una maggiore serenità ed equilibrio.
È chiaro infatti che la passione prenderà maggiore vigore se alimentata e coltivata; un sentimento anche
violento può diminuire a poco a poco d'intensità se trascurato abilmente, rifiutandosi di soddisfarlo,
indirizzando l'intelligenza e la volontà su altri centri d'interesse. Tutto questo non è lavoro di un giorno; in
realtà sono molto pochi coloro che si preoccupano di studiare e di educare il proprio carattere, È però
possibile ottenere dei buoni risultati e la prova sta nel fatto che alcuni li hanno realmente ottenuti. In questo
caso anche il comportamento esterno potrà venire sensibilmente rettificato. Non si dice forse che san
Francesco di Sales, l'uomo più mite e dolce, fosse stato violento nella sua giovinezza?
Accanto alle nostre attitudini pienamente coscienti ve ne sono molte altre adottate in stato di semicoscienza o
di incoscienza, conseguenti all'emotività. Questa ha origine nel temperamento fisico, dipende dall'ambiente
sociale, soprattutto familiare, e dalle reazioni dell'individuo a questi influssi. L'importanza dell'ambiente
familiare è notevole: a seconda se avrà esasperato o calmato questa emotività, specie nella prima infanzia, se
avrà determinato dei pericolosi rientri o avrà permesso opportune manifestazioni, si avranno, ad una certa
età, individui dotati di una certa capacità affettiva predominantemente conformista o aggressiva, e
tendenzialmente ottimista o pessimista, equilibrata o nervosa.
E per poter comprendere, avere in mano il carattere della propria figliola, bisogna tenere presenti tutti questi
fattori: il temperamento, la fisiologia, gli influssi dell'ambiente familiare e sociale, le reazioni affettive che
essa prova inconsciamente, o dietro suggerimento dei suoi educatori.
È dunque la sintesi degli influssi della nostra costituzione fisiologica, dell'ambiente educativo, delle nostre
reazioni coscienti e incoscienti che costituisce il nostro carattere quando stiamo varcando la soglia
dell'adolescenza.
PARTE SECONDA
L'ADOLESCENZA E LE SUE EVOLUZIONI
CAPITOLO I
LE TRASFORMAZIONI FISICHE DELL'ADOLESCENZA
Riteniamo superfluo descrivere minutamente le manifestazioni fisiche della pubertà. Sono ben note alle
nostre lettrici. Ci limitiamo a sottolineare alcuni fattori ignorati da molti. Il mese femminile non è affatto
caratterizzato da un periodo di riposo cui succederebbe una brusca attività: è esattamente il contrario.
Durante tutto il mese ovaie e utero sono in attività. Inizialmente l'ovaio secerne con intensità un ormone, la
follicolina, che immette abbondantemente nel sangue, mentre l'utero moltiplica le cellule della sua superficie
interna e i suoi vasi sanguigni, base della futura funzione materna.
Verso la metà del mese, un ovolo è giunto a maturazione nell'ovaio, si stacca, cade nell'addome ed è raccolto
dal padiglione di una delle trombe. L'ovaio secerne allora un secondo ormone, il progesterone;
contemporaneamente l'utero, grazie ai caratteri della mucosa uterina in fase secretiva, ha acquisito la
succulenza necessaria ad un eventuale annidamento dell'ovolo; questo avviene mentre l'ovolo procede
lentamente attraverso le trombe. Se l'ovolo, poco dopo la sua uscita dall'ovaio non incontra uno spermatozoo
nella tromba, si riassorbe lentamente. Tutta l'impalcatura costruita dall'utero è allora eliminata in qualche
giorno con l'emorragia mensile.
Durante tutto il periodo della vita in cui una donna può concepire, ovaie e utero sono dunque in attività
costante. Solo la gravidanza modificherà questo ritmo; l'ovaio secerne allora, con una doppia intensità, il
secondo ormone, il progesterone, che ha il compito di portare a buon termine la gravidanza stessa. Non solo
l'ovaio e l'utero sono in attività: lo sono pure il sistema glandolare e i due sistemi nervosi antagonisti, il
simpatico ed il vagotonico (Per ricordare più facilmente il significato di questi termini, leghiamo al sistema
simpatico l'idea di un influsso che ci rende le cose e gli uomini simpatici, al vagotonico quella di
un'impressione vaga, di malinconia); predomina ora l'uno ora l'altro: il loro influsso alternato e parzialmente
opposto influisce sulla psiche.
Nessuna meraviglia quindi che contemporaneamente a questi " incidenti " fisiologici si abbiano variazioni
dell'umore femminile. Abbiamo visto nel primo capitolo l'influsso del fisico sul carattere. Il periodo
antecedente le mestruazioni e il periodo stesso delle mestruazioni sono spesso caratterizzati da una grande
emotività, una maggiore suscettibilità, nervosismo, tendenza al pessimismo e allo scoraggiamento. Da buona
educatrice, la mamma non trascurerà di avvertire la adolescente di queste reazioni psicologiche: le insegnerà
a giudicare le proprie impressioni, esaminandone la causa, e a non lasciarsi commuovere eccessivamente. E
soprattutto la mamma cercherà di ottenere che la figliola cerchi di non sopprimere gli sbalzi di umore e le
tendenze al nervosismo o alla vivacità, cosa impossibile, ma di dominarle pacificamente: questo le sarà
molto utile per una buona impostazione della vita matrimoniale e del suo futuro ruolo di educatrice.
In questo periodo dell'adolescenza, in cui l'organismo deve provvedere all'esercizio di queste nuove funzioni
e ai bisogni della crescita, non deve meravigliare il fatto che la ragazza accusi malesseri vari: il mal di testa
non è raro, così pure i disturbi di cuore e di ventre. Spesso l'adolescente si sente stanca: logica conseguenza
del suo comportamento irragionevole! Quando si sente in piena forma, infatti, si da volentieri ad attività
fisiche, a giuochi violenti e non si concede poi un riposo adeguato.
Inoltre i programmi scolastici non tengono conto delle condizioni fisiche dell'adolescenza. La maggior parte
delle scuole assegnano agli studenti compiti a casa che li obbligano spesso a veglie prolungate. E poiché di
solito le femmine sono più ambiziose e più desiderose di primeggiare e le insegnanti più esigenti dei loro
colleghi uomini, la ragazza prende le cose più sul serio del ragazzo, pur avendo una resistenza fisica
inferiore. Molti ragazzi, soprattutto quelli che abbiamo definito, di tipo virile, resistono vittoriosamente alle
minacce di esaurimento scolastico trascurando i compiti, studiando poco le lezioni, non preoccupandosi di
ottenere brillanti risultati. Se si tiene presente inoltre che gli insegnanti seguono meno alla lettera le circolari
ministeriali, che la formazione fisica del ragazzo segue un ritmo meno rude di quello della ragazza, risulta
chiaro che questa sia più incline alla stanchezza. Bisognerebbe che i programmi femminili tenessero conto di
certe verità fisiologiche e che le mamme ottenessero dalle loro figliole di condurre una vita più equilibrata e
di concedere al loro fisico il riposo sufficiente.
In un libro sulla adolescente, è impossibile non chiedere alle mamme di avvertire a tempo le loro bambine
delle prime mestruazioni. Questo incidente, anche quando è atteso, ma soprattutto quando sopraggiunge
all'improvviso, ha una notevole influenza sulla psiche della fanciulla.
Molte donne mature, alle quali a suo tempo fu reso il cattivo servizio di non avvertirle in anticipo, non si
ricordano più Io choc emotivo che fu loro causato dagli incidenti della pubertà. Il nostro cuore è così fatto
che col tempo ci adattiamo a poco a poco ai nostri guai e dimentichiamo l'intensità delle nostre prime
emozioni. Cosi succede generalmente degli affetti distrutti o dei dolori provati. Ma questo adattamento, che
in fondo è un bene, non deve far dimenticare alle mamme il loro dovere di evitare il più possibile alle figlie
scosse emotive violente.
Tutta la psicologia moderna, nei suoi recenti progressi, ha messo vivacemente in luce l'influenza
considerevole che possono esercitare sulla psicologia e l'equilibrio mentale, e affettivo dell'adulto, fatti che lo
colpiscono violentemente durante l'infanzia o l'adolescenza. Di questo vi sono testimonianze numerose e
incontrovertibili: spesso è ad incidenti occorsi durante i primi anni di vita che bisogna collegare l'insorgere di
numerose psicosi, nevrosi, nevrastenie e psicastenie, ossessioni e idee fisse.
Il sopraggiungere delle mestruazioni ha una importanza notevole nella formazione della psicologia
femminile. Innegabilmente il loro primo verificarsi costituisce un fatto notevole nella vita della giovinetta. Si
può dire che determina in modo decisivo e progressivo il suo modo di prendere coscienza del suo destino di
donna. Una mamma non deve mancare di avvertire la figlia di quello che sta per accaderle. Non quando il
fatto è già avvenuto, ma in anticipo, deve darle le necessarie spiegazioni in proposito. Certe volte tuttavia
questo dovere elementare viene trascurato dalle madri di famiglia, e non senza gravi danni per l'avvenire
delle figlie.
Un ultimo consiglio. Quando verso i sedici anni una giovanetta non si fosse ancora sviluppata, è opportuno
farla visitare dal medico. Potrebbe avvenire che appunto una mancanza di sviluppo progressivo mantenesse
gli organi genitali ad uno stato inadeguato all'età, con la conseguenza di compromettere la fecondità della
donna.
L'età dell'adolescenza della quale parliamo in quest'opera, è l'età prossima alla pubertà. Essa precede
quest'ultima di uno o due anni, mentre si va preparando fisicamente. L'adolescente continua poi per un
periodo di uno o due anni dopo la pubertà. Gli aspetti del carattere che andiamo tratteggiando si rileveranno
dunque, in modo particolare fra i dodici e i quindici anni, oppure tra i gli undici e i sedici. Dopo questo
periodo costateremo che la figliola ha lasciato l'adolescenza ed è entrata nella giovinezza.
Si nota che la pubertà è raggiunta sensibilmente più presto dalle ragazze che dai ragazzi; agli inizi dei dodici
o tredici anni dalle prime, ai quattordici o quindici dai secondi. Questa precocità è visibile non soltanto dal
punto di vista fisico, ma anche da quello psichico; la ragazza si desta alla vita affettiva, sentimentale e
sociale più presto del ragazzo. Questo era già rilevabile, nella prima età, per la vita intellettuale: la comparsa
del linguaggio, la ricchezza del vocabolario, la capacità di espressione e di comprensione sono conquiste più
precoci nelle bambine.
La pubertà è quella che segna la differenziazione profonda tra la psicologia dei due sessi. Fino a questa età
esisteva, ma poco accentuata. Le bambine giocano alla bambola e mostrano delle tendenze spiccatamente
femminili in specie se hanno altre bambine per amiche. Qualora invece si abbia mescolanza di sesso, quando
l'ambiente familiare sia composto di maschi e femmine, si vedono spesso le bambine partecipare con la
medesima vivacità ai giochi violenti dei fratelli. Senza dubbio la bambina si rende conto che è femmina, ma
è nella pubertà soprattutto che essa si avvia a prendere coscienza di ciò che costituisce nella vita la diversa
funzione dell'uomo e della donna.
(Con questo non pensiamo affatto di negare certe affermazioni della psicanalisi la quale pretende che già
nella prima età la bambina inconsciamente si senta sminuita per il fatto di non essere maschio. Gli
psicanalisti basandosi su casi patologici che hanno in cura, volentieri esagerano l'importanza di queste
impressioni di inferiorità. Si deve evitare di prendere alla lettera l'affermazione che queste impressioni si
estendano a tutto il sesso femminile; non si può tuttavia negare la loro esistenza e rifiutarsi di vedere il loro
influsso nella formazione della psicologia dell'adulto).
Ma ormai abbiamo parlato abbastanza delle trasformazioni fisiche della pubertà femminile. È tempo di
occuparci del tema centrale della nostra opera, che verte sull'evoluzione psicologica dell'adolescenza.
CAPITOLO II
LE TRASFORMAZIONI PSICOLOGICHE DELL'ADOLESCENZA
Data l'influenza considerevole del fisico sulla psiche, è logico che la pubertà provochi mutamenti di carattere
nell'adolescente. Senza dubbio il sesso del bambino determinato fin dalla nascita esercitava anche durante
l'infanzia il suo influsso sul carattere: è però ora che comincia la sua vita più intensa. Ora infatti compare una
nuova funzione biologica che prima non esisteva affatto. E non è da meravigliarsi che la nascita di una nuova
funzione porti nuovi elementi della vita psichica. Questi nuovi elementi non cambiano le caratteristiche
sostanziali della personalità che si sono stabilite precedentemente, ma si aggiungono ad esse, le accentuano e
attenuano, le modificano creando un nuovo tutto. Talvolta però, a causa o di un eccesso dell'attività di queste
funzioni o di un completo arresto delle medesime, il carattere primitivo potrebbe essere profondamente
alterato.
Nella normalità dei casi, la metamorfosi non arriverà mai a questo punto; per esempio l'eccesso di vitalità o
l'atonia del carattere, le tendenze ottimiste o pessimiste sopravvivranno fondamentalmente alle
trasformazioni dell'adolescenza; certi caratteri permanenti dell'individuo si daranno sempre finché vive, a
meno che non capitino perturbazioni fisiologiche d'importanza particolarmente grande.
Si vede comunque come giustamente si possa dire che l'adolescenza corrisponde ad una seconda nascita.
Numerosi nuovi aspetti vengono ad aggiungersi alla personalità acquisita o a modificare sensibilmente la
figura. Cosicché la medesima persona tra i dodici e i diciotto anni si trasformerà profondamente.
Vista nel suo aspetto più generale l'adolescenza femminile è un periodo di formazione assai simile
all'adolescenza maschile. Si tratta nell'un caso e nell'altro di una trasformazione profonda della personalità, di
un avvio alla presa di coscienza di se stesso, alla rivendicazione di una indipendenza più larga, nell'acquisto
progressivo dell'atteggiamento psichico proprio dell'adulto. Ma l'evoluzione del ragazzo e quella della
ragazza si realizzano in circostanze fisiologiche particolari e differenti, come differente è il quadro sociale in
cui avviene.
Gli incidenti fisici della pubertà femminile sono cosi evidenti, che è impossibile che la ragazzina non ne
prenda coscienza con una sensibilità particolarmente acuta. La sua natura di donna le si rivela d'un tratto in
un modo violento e crudo. È impossibile che non se ne senta scossa; sicché alcune, grazie ad una intelligente
educazione e ad un ambiente familiare equilibrato, potranno risolvere abbastanza facilmente i problemi che
questa presa di coscienza suscita, altre invece, vittime di un malaccorto silenzio da parte delle loro educatrici,
compiranno la loro evoluzione in maniera più penosa e non senza qualche danno magari irrimediabile.
Nel mondo maschile invece, la metamorfosi della pubertà potrà passare più facilmente inosservata a colui
che ne è soggetto, e suscitare una emozione psicologica meno vivace (Ci riferiamo qui unicamente alle
ripercussioni psicologiche immediate della pubertà È chiaro che quanto alla purezza, la pubertà maschile
comporta maggiori difficoltà di quella femminile).
L'ambiente sociale nel quale si realizza l'evoluzione dell'adolescente maschio e dell'adolescente femmina,
desterà presso l'uno e l'altra reazioni tutte diverse. Noi viviamo in una civiltà in cui il posto che occupa la
donna è sensibilmente meno favorevole di quello dell'uomo. Diciamo questo considerando non tanto che
l'accesso a certi posti di direzione, in diplomazia, politica, economia sono ancora vietati alla donna, ma
piuttosto vedendo l'apprezzamento che la nostra epoca ancora fa del fatto di essere donne. Senza dubbio nei
nostri paesi occidentali non accade come in Cina dove gli amici s'informano, in occasione d'una nascita, se è
giunta in casa una “ perla ” o una “ tegola ”: non è necessario far notare che la figlia non è certo considerata
la “ perla ” ! Tuttavia anche da noi la donna, sebbene circondata di riguardi “ mondani ” è poco apprezzata in
altri campi. Spesso ad esempio in una famiglia in cui maschi e femmine studiano, si sentono i genitori, madre
compresa, lamentarsi degli scarsi risultati dei maschi: “ Che peccato che riesca bene mia figlia e che invece
mio figlio sia cosi insufficiente! ”. Queste affermazioni quasi universali sono rivelatrici della mentalità: è
naturale, quasi fatale, che una ragazza, prendendo coscienza dell'opinione sul suo sesso sia minacciata di
risentirne un complesso di inferiorità: mentre il ragazzo sarà portato a considerarsi con soddisfazione.
Un terzo elemento differenzia la psicologia maschile e femminile nell'adolescenza: la maggiore sensibilità
della ragazza. Essa darà maggiore importanza alle sue indisposizioni, ai suoi malesseri, l'ambiente sociale le
peserà maggiormente.
Ecco tutto quello che differenzia profondamente la storia di due sessi nel periodo della adolescenza. Non ci
si deve perciò meravigliare se la bambina sarà più sensibile anche dal punto di vista affettivo.
La adolescente è molto impressionabile
La adolescente è molto impressionabile: simile ad una “ sensitiva ” (pianta che unisce le sue foglie appena la
si tocca) , reagisce al minimo contatto.
Essa risente tutti gli influssi del suo fisico e del suo sistema nervoso quanto un apparecchio registratore di
alta precisione: questi sentimenti o li manifesta o li riesamina dentro di sé. Ecco la causa della sua
esuberanza, della sua gaiezza rumorosa, del suo ridere nervoso, dei suoi entusiasmi; e l'indomani, o dopo un
breve intervallo, si manifesteranno gli scoraggiamenti, come pensieri cupi, la tristezza, i pianti.
La adolescente è altrettanto sensibile a tutti gli avvenimenti esterni: da buona bilancia di precisione, la
ragazza reagisce violentemente alla minima lode o al minimo scherzo. Il sorriso o l'incoraggiamento di una
persona amata la renderà ottimista per tutta la giornata, o almeno per qualche ora; un rimprovero o anche
solo l'indifferenza nei suoi riguardi bastano per rattristarla profondamente. Ha simpatie e antipatie fondate
sull'intuizione, non su un motivo razionale; si entusiasma facilmente per un'escursione, un campeggio, salvo
poi al minimo imprevisto essere completamente a terra.
Questa viva impressionabilità è causa del carattere “ strambo ” di questa età. La ragazza ci lascia sconcertati
con i suoi mutamenti di umore, mutamenti che ci appaiono ingiustificati: allegra e semplice oggi, ricercata e
complicata domani, è capace di tenere il broncio per delle ore, salvo poi pentirsene e... riprendere questo
atteggiamento di nuovo poco dopo!
Le mamme faranno bene a non impazientirsi per questi bruschi voltafaccia; non diano troppa importanza agli
umori delle loro figliole, e ricordino che un po' di tenerezza e un consiglio amichevole possono aiutare in
questi casi più di un rimprovero o un'osservazione.
I ricordi delle mamme sono troppo lontani e troppo imprecisi perché esse possano rammentare che provarono
anch'esse le stesse impressioni!
Confessando che si è state come loro... e che lo si è ancora ogni tanto, dicendo una parola piena di
comprensione e di affetto si raggiungerà lo scopo meglio che con osservazioni impazienti e rudi. Non
bisogna, non è opportuno arrabbiarsi perché le figliole rovesciano il brodo sulla tovaglia o perché rompono
per nervosismo un piatto; queste “ disgrazie ” non possono capitare anche alla mamma? La figliola noterà
l'indulgenza con cui la mamma perdona a se stessa i propri maldestri e l'impazienza che ha nei suoi riguardi.
Se le mamme riuscissero con la loro calma a creare un'atmosfera serena e distesa in casa, diminuirebbe il
numero degli oggetti rotti, di bicchieri e di tazze rovesciate!
Sarebbe inoltre opportuno che la mamma esercitasse un'azione educatrice più positiva: far notare alle figliole
essere compito della donna creare col suo sorriso abituale un'atmosfera calma e gaudiosa attorno a sé.
Ripetendo, in momenti opportuni, questo consiglio e spiegandone l'utilità e il pregio, forse potrebbero
attenuare più rapidamente, con il passare degli anni, l'estrema impressionabilità delle loro figliole e aiutarle
ad acquistare una graduale padronanza di sé.
La adolescente cerca di capirsi
Eccetto in casi eccezionali di famiglie molto disunite, l'infanzia è sempre un periodo di felice spensieratezza.
Ciò tuttavia non significa che la prima e la seconda infanzia non pongano problemi affettivi: la mancanza di
tatto da parte dei genitori può portare serie conseguenze per l'emotività del fanciullo. Se però la madre è una
educatrice abbastanza abile, i conflitti affettivi dei figlioli potranno trovare una buona soluzione. Non
bisogna su questo argomento generalizzare le conclusioni degli psicanalisti; le loro ricerche e relative
conclusioni si fondano su soggetti nevrotici, neurastenici, psicastenici. Non tutti i bambini hanno una
particolare inclinazione a questi stati d'animo: per la maggior parte un ambiente familiare affettuoso gioverà
per risolvere e attenuare crisi affettive proprie di questa età. A bambino basta infatti essere circondato di
tenerezza, poter giocare liberamente, avere genitori non troppo privi di tatto, per trascorrere i suoi anni
d'infanzia in un'atmosfera serena. Gli psicanalisti stessi sono d'accordo nel riconoscere che gli anni della
terza infanzia sono privi di grossi conflitti affettivi e costituiscono l'età felice. Il bambino in quest'epoca è
tutto preso dalla scoperta del mondo esterno che lo circonda: tutto lo interessa; appena impara a leggere,
divora libri di favole e di avventure. La sua attenzione è interamente portata verso il mondo esterno; non si
ripiega su se stesso, non si analizza, non si studia, non si esamina, non si conosce. L'infanzia è l'età
dell'azione e della scoperta, non dell’introspezione.
L'adolescenza avrà una notevole importanza nella evoluzione della mentalità della ragazzina: è il momento
in cui comincia a portare l'attenzione su se stessa, pur non disinteressandosi completamente del mondo
esterno. Con lo sviluppo dell'intelligenza e dello spirito d'osservazione le si apre la possibilità di fare un
confronto fra sé e gli altri, confronto che le permetterà di prendere maggior coscienza di quel che è.
Prima della pubertà, la bambina confronta i suoi giochi con quelli delle sue amichette: si tratta di oggetti
esterni alla persona. Pubescente, confronta le sue capacità intellettuali con quelle delle sue compagne; prende
coscienza dei suoi risultati scolastici, mentre a sei, otto o dieci anni non se ne curava affatto. Se erano cattivi,
dimenticava in fretta, grazie al gioco, l'impressione spiacevole del primo momento: solo i rimproveri che le
venivano fatti le davano coscienza (per un attimo solo però!) del risultato negativo. Alcune conserveranno
anche nella pubertà questa incoscienza; la maggior parte invece la perderà. A dodici o quattordici anni le
ragazze incominciano a rendersi conto del loro valore o della loro mediocrità intellettuale: si sentono molto
soddisfatte dei doni ricevuti o al contrario, soffrono segretamente per la difficoltà dello studio e si rattristano
se hanno capacità inferiori alle loro compagne. Non sarà necessario che i genitori facciano rimproveri alle
figliole per i cattivi risultati scolastici: ne sentono loro stesse tutta l'amarezza e ne sono indispettite; ormai
sanno se posseggono una memoria buona o cattiva, se studiano facilmente o con difficoltà e questa
consapevolezza procura loro gioia e vanità o tristezza e dispiacere.
La bambina si preoccupa già del suo abbigliamento. San Francesco di Sales scrisse che la donna nasce
vanitosa! Significativo è il fatto di una piccola di sei anni che non osava salire sola al primo piano: un giorno
però ebbe il coraggio di farlo: doveva far ammirare alle sue amichette l'abito nuovo! Le preoccupazioni di
vanità non sono tuttavia centrali; la bambina le dimentica presto per ritornare alle sue bambole o al gioco.
Adolescente, la preoccupazione di apparire sarà maggiore e a volte eccessiva; si interessa di moda e ne segue
con cura i dettami. Se i genitori hanno pochi mezzi, soffre di non potersi vestire secondo il suo gusto:
paragona i suoi abiti a quelli delle sue compagne, invidia quelle vestite meglio di lei, prova rincrescimento di
non poter farsi notare. Con uno sguardo giudica il gusto della sua vicina o della sua rivale, in un attimo trova
il modello che le si addice maggiormente e le guarnizioni che possono ornare l'insieme.
È in questo periodo che prende coscienza della posizione sociale della sua famiglia: prima non si era mai
resa conto dell'esistenza di diverse classi sociali: se la famiglia è agiata, se la scuola che frequenta accoglie
figliuole delle migliori famiglie, facilmente sarà pronta a disprezzare quelle che non frequentano lo stesso
istituto! Rimane delusa della professione modesta del padre, dei mezzi limitati: paragona la situazione
paterna a quella dei genitori di alcune sue compagne. L'adolescenza è un periodo di vanità per quelle che
sono favorite dalla vita, di gelosia e di invidia per le meno fortunate.
Nell'adolescenza la figliola prende consapevolezza del suo destino di donna, sia dal punto di vista fisico, sia
dal punto di vista sociale: la pubertà le apre gli occhi. Anche se è stata avvertita dei fenomeni particolari che
si stanno manifestando in lei, ne risente il peso e prova una certa gelosia per i maschi, esenti da tale
schiavitù. Vi sono senz'altro figliole, dal carattere particolarmente buono e che vivono in una famiglia serena
ed equilibrata, che superano queste prove con una certa facilità e senza troppi crucci; col passare dei mesi e
soprattutto degli anni, l'abitudine fa accettare con meno risentimento questi disturbi abituali. Ciò non accade
però a quelle che non sono state avvertite della loro pubertà. L'uomo sopporta sempre con maggiore facilità
una miseria comune a tutti; quando invece si hanno discriminazioni che favoriscono alcuni a scapito degli
altri, i meno favoriti ne risentono doppiamente il peso.
È per questa ragione che, indipendentemente dall'ambiente sociale in cui vive, ambiente in cui la donna è in
certo modo svalutata nel suo confronto con l'uomo, bastano gli incidenti della sua vita femminile per creare
nelle adolescenti e nelle giovani un certo complesso d'inferiorità. La vita fisiologica impone dei limiti ai loro
progetti, la coabitazione con fratelli e la vita più comoda di questi non possono non far loro sentire
profondamente la relativa durezza del loro destino.
Un'abile educazione materna può addolcire questa violenta consapevolezza della figliola della sua
condizione di donna. Ma frequentemente, purtroppo, madri ed educatrici mancano ai loro doveri... Non è
certo la prospettiva del ripetersi di questi incidenti che consola la adolescente! Se le mamme avessero la
buona idea di fare un regalo alle loro figlie fatte donne, se facessero loro notare il valore positivo e
costruttivo di preparazione alla maternità, la violenza del dato di fatto sarebbe notevolmente sminuita.
Certamente solo questa prospettiva non sopprimerà interamente la delusione, perché il sorgere del
sentimento materno è posteriore al sopravvenire della pubertà; verso i quindici anni la ragazza incomincia a
provare in una maniera profonda e viva il desiderio della maternità e la gioia di questa vocazione; a dodicitredici anni non l'apprezza ancora sufficientemente: è tuttavia già in grado di provare un certo conforto dalla
prospettiva di questo futuro ruolo di maternità.
La ragazza in quest'epoca non prende solo dal punto di vista sessuale coscienza della sua dura sorte di donna.
In tutti i campi il suo destino le appare pesante. Essa si rende conto della società, della posizione almeno
apparentemente di primo piano che vi occupa l'uomo, il quale sembra godere della massima libertà.
Infatti mentre la madre è trattenuta in casa per le occupazioni domestiche e l'educazione dei figli, la figliola
vede il papa uscire, frequentare gente, viaggiare per affari. Normalmente lui solo ha una macchina a sua
disposizione.
Essa crede poter concludere che la vita favorisca l'uomo in ogni campo, fin nei più umili dettagli della vita di
ogni giorno. Un esempio: l'uomo ha nei suoi abiti un'infinità di tasche che può utilizzare; la donna invece
deve trascinarsi sempre una borsetta: questo fatto porta vantaggi estetici non trascurabili, però anche
inconvenienti pratici: una mano non è utilizzabile, la borsetta si dimentica facilmente, bisogna sempre stare
attenti per non essere derubati. Mille altri dettagli della vita sociale avvantaggiano l'uomo!
Se la adolescente è di famiglia modesta, in cui la mamma lavora, essa costata che oltre ai suoi doveri
professionali, questa ha pure quelli domestici: alla sera deve sbrigare mille faccende cui il lavoro ha impedito
di accudire durante la giornata. Il papà, invece, tornato a casa, si mette in poltrona, fuma la pipa e legge il
giornale.
Anche se la mamma non lavora, la situazione non è molto diversa: tornato dal lavoro, il papà può riposare
quanto crede, mentre la madre di famiglia non lavora certo otto ore al giorno, ma molte di più! “ Non è mai
finita ”, dicono le padrone di casa. E nei giorni di festa, mentre il padre può stare senza far nulla e andare a
zonzo, la madre deve pur sempre almeno cucinare e rifare i letti.
Se poi ha dei fratelli, la ragazza si accorge ben presto che a questi si richiedono raramente dei servizi: spesso
anzi sarà lei a dover riordinare la stanza, lucidare le scarpe dei “ signorini ”! È lei che la mamma chiama per
apparecchiare o sparecchiare, lavare i piatti o fare qualche spesa. Se questi lavoretti non sono imposti alle
adolescenti di famiglie più fortunate, in genere però anche queste sono in grado di costatare che è sempre la
ragazza che deve dare un aiuto in casa.
Da questi piccoli e molteplici dettagli della vita di ogni giorno la ragazzina prende coscienza del destino
della donna, o meglio dell'aspetto più duro della vita della donna. Si può certo dimostrare alla adolescente i
vantaggi della vita femminile in rapporto alle austerità di quella maschile.
La vita professionale soprattutto, quando non la si è potuta scegliere secondo l'inclinazione naturale, presenta
notevoli difficoltà e schiavitù, II ruolo della donna ha un aspetto più umano. Nella vita professionale le
maggiori fatiche, le più rudi e le più rivoltanti sono, di solito, appannaggio dell'uomo: il lavoro nelle vetrerie,
nelle miniere, nelle cave, nell'industria pesante. La donna invece si occupa dei lavori più lievi e che spesso
hanno a che vedere con la civetteria e l'estetica femminile. Qualora non lavori, la donna ha una vita più
indipendente di quella dell'uomo, legato da un orario e agli ordini dei superiori. Indubbiamente ha anche essa
dei doveri quotidiani, ma è “ padrona in casa sua ”, si organizza come vuole, sceglie il cibo e il vestiario per
la famiglia.
Deve si attendere agli umili lavori di casa, però resta sempre in contatto col cuore e l'anima dei suoi piccoli,
vive quindi in un mondo più umano e più disteso di quello in cui l'uomo vive la sua vita di lavoro. Ma quante
sono le mamme che pensano di far notare alle figliole i vantaggi della loro sorte di donna? La maggior parte
brontola, sottolinea i privilegi di cui gode l'uomo, rendono cosi più triste alle figliole la presa di coscienza del
loro destino.
Con il passare degli anni la adolescente si abitua alla sua vita di donna. A sedici o diciassette anni incomincia
a ricevere le attenzioni degli uomini: quest'atteggiamento dell'uomo contribuisce a far si che ella si senta
rivalutata. Incomincia ad apprezzare i vantaggi di essere donna: tutto il mondo dell'eleganza è in buona parte
suo, non dovrà interrompere gli studi per il servizio militare o per andare in guerra. Questi piccoli vantaggi,
oltre il lento assuefarsi alla sua posizione, e soprattutto una buona dose di buonsenso, farà pesare sempre
meno alla ragazza l'essere donna.
La presa di coscienza di questi fatti, banali o importanti, avverrà in maniera diversa a seconda del carattere o
del temperamento. Alcune superano questo periodo molto facilmente, grazie al loro ottimismo: per la
maggior parte invece sarà una dolorosa presa di coscienza. Un indizio rivelatore che la ragazza sta prendendo
coscienza della sua personalità è la compilazione del " diario ", tenuto aggiornato e gelosamente nascosto.
Molte mamme sanno della esistenza di questo quaderno, un buon numero ha un vivissimo desiderio di
poterlo sfogliare! In questa agenda la adolescente annota i suoi stati d'animo, tutto quello che la colpisce, la
rallegra o la rattrista, in sintesi o in modo prolisso. La bambina non pensa ad un tal genere di passatempo,
mentre molte adolescenti hanno particolare cura del loro diario. Da indagini che abbiamo fatto, è risultato
che una buona metà delle giovani interpellate avevano redatto, almeno temporaneamente, annotazioni
personali.
Questa è la miglior prova della nostra asserzione: l'adolescenza è essenzialmente l'età della presa di
coscienza di sé.
La adolescente si giudica incompresa
Questo tentativo di conoscere la propria personalità è sempre più o meno un fallimento; la adolescente infatti
manca di possibilità di analisi personale, dei dati fisiologici e psicologici indispensabili per fare una diagnosi
delle emozioni e della loro origine. È inoltre molto difficile cogliere l'unità in una personalità cosi soggetta a
mutamenti quale quella della adolescente: la ragazza non può essere in grado di spiegare a se stessa i propri
improvvisi stati di depressione, di entusiasmo, di tedio, di esaltazione, se abili educatori non l'aiutano. E
mancando questo aiuto ella sarà per se stessa sempre più incomprensibile e misteriosa; avrà inoltre
l'impressione di essere incompresa da tutti, anche da sua madre.
L'adolescenza, lo vedremo più avanti, è di solito l'età dell'indocilità, dell'insubordinazione; è l'epoca in cui le
mamme costatano questa volontà di emanciparsi nelle proprie figliole, e volendone tenere a freno le
manifestazioni diventano più autoritarie.
Se la figliola è di umore nero, l'accusano di " essere priva di energia "; se è esuberante, la rimproverano
perché " fa troppo chiasso " : frustrano i suoi entusiasmi dicendola ancora " troppo ingenua "; le rifiutano dei
permessi perché ancora " troppo giovane ". E questo è più che sufficiente perché la ragazza si ritenga
incompresa!
Molte mamme vogliono tenere le figliole sotto un regime di rigida obbedienza per averle accanto a loro: è
bello fare la chioccia e volere i pulcini sempre attorno! Ma la bambina cresce e lo sviluppo della sua
personalità richiede una comprensione anche e soprattutto da parte della mamma. Ed è appunto il vedersi
trattata da bambina, proprio nell'epoca in cui la ragazza prende coscienza della “ sua ” personalità che la
porta a giudicarsi e a ritenersi incompresa.
La adolescente vuol essere trattata come una “ persona grande ”
Una delle manifestazioni più universali e più caratteristiche del sorgere della personalità nella adolescente è
il suo volere essere trattata alla stessa maniera dei “ grandi ”. Simona Schumaecher nel suo libretto “
Comprenderle, quando diventano grandi ”, cita alcuni esempi raccolti in varie zone della Francia.
Le adolescenti di Saint-Claude non vogliono più andare in Parrocchia dove “ non vi sono che delle piccole ”;
quelle di Limoges si rifiutano di giocare con delle compagne più giovani perché “ i mocciosi devono stare da
soli ”; una adolescente di Ailes, che aiuta una dirigente, pretende di essere chiamata “ signorina ”; ad Annecy
le ragazzine di tredici anni si ritengono offese se messe alla domenica in chiesa nei banchi più piccoli
riservati ai bambini: preferiscono pagarsi la sedia come fanno i “ grandi ”; vogliono andare a passeggio sole
e rifuggono dalle ragazzine più giovani.
Le caratteristiche sono identiche in tutti i paesi: noi sorridiamo e ridiamo di questi atteggiamenti: ciò non
toglie che essi rivelino un fenomeno reale: la adolescente lascia l'infanzia, prende coscienza della sua
personalità che si sta formando, L'educatrice attenta e abile, invece di ribellarsi a questi dati di fatto, deve
tenerli presenti.
La adolescente è indocile
L'indocilità non è certo una novità dell'adolescenza: bambini e bambine hanno le loro ribellioni, dovute al
bisogno di scoprire il mondo, alla passione del giuoco, alla golosità, alla volontà di imporre già la propria
indipendenza e la loro piccola personalità.
Nei bambini però, tolte poche eccezioni, la resistenza e la indocilità cessano rapidamente. Negli adolescenti
invece queste resistenze hanno radici più profonde — l'indocilità è meno superficiale — l'adolescente si
irrigidisce nella sua opposizione perché pretende avere il diritto di pensare e di agire in maniera
indipendente. Spesso, a sbalzi, la fanciulla conosce periodi di indisciplina, periodi, d'altronde, che in lei sono
di carattere endemico. Le mamme sanno bene che le loro figliole non accettano alcuna osservazione, hanno
sempre una risposta pronta, tollerano molto difficilmente di essere comandate, vogliono fare di loro testa;
invece di chiedere permessi mettono i genitori davanti al fatto compiuto, sopportano mal volentieri qualsiasi
controllo o costrizione. La ragazzina si fa pregare per fare un servizio, si fa ripetere più volte lo stesso
ordine, ordine che poi esegue facendo capire di farlo di malavoglia. Se l'ambiente in cui vive è molto severo,
ella non osa ribellarsi; brontola per conto suo, adotta degli atteggiamenti limite, fa appena il necessario per
non essere rimproverata, manifestando sempre però il suo malumore.
A scuola, l'opinione degli insegnanti è concorde: è l'età difficile. Apparentemente sottomesse e educate,
dietro le spalle le adolescenti ridono e covano propositi di indipendenza.
Assumerebbero volentieri degli atteggiamenti d'impertinenza, se osassero. Sono più audaci in gruppo che
sole: agiscono con spirito di corpo e i tiri, reali o meno, che una dice di avere giocato all'insegnante e di cui
si vanta, incoraggiano le compagne a manifestare lo stesso spirito d'insubordinazione e di indisciplina.
Questo modo di agire è tanto più frequente quanto meno l'ambiente familiare o scolastico offre loro la
possibilità di prendere iniziative interessanti. Se le mamme e le educatrici fossero abili, potrebbero
indirizzare questa volontà delle giovani di manifestare la propria personalità dando loro occasioni
intelligenti. Un tale orientamento pedagogico ha due vantaggi: permettere alle adolescenti di sfruttare le
proprie risorse e perfezionarle usandole, e inoltre diminuire in numero e gravita i conflitti tra madre e figlia.
Nell'adolescenza lo spirito di insubordinazione nasce dalla scoperta della propria personalità e dalla volontà
di affermarsi; la maggiore o minor frequenza di atteggiamenti indocili è dovuta all'ambiente familiare o
scolastico nel quale la ragazza vive. Non bisogna lasciarla fare capricci, bisogna però darle la possibilità di
utilizzare le sue capacità.
Molte madri di famiglia lasciano alle figliole come " raggio d'azione " solo l'apparecchiare la tavola o lavare
i piatti; è logico che queste attività non le entusiasmano troppo! La frequenza dell'indocilità può essere
leggermente ridotta affidando loro qualche incarico di responsabilità, facendo loro vedere che ci conta sul
loro aiuto, sulla loro collaborazione, lasciandole preparare qualche pietanza o dolce, fare una gonna o una
blusetta di loro gusto: in breve, dando loro modo di avere una attività costruttiva in vari campi.
La adolescente pretende godere di una maggiore libertà
Un'altra manifestazione del sorgere della personalità consiste nell'esigenza dell'adolescente di godere di una
maggiore libertà di azione e di giudizio. Tale atteggiamento è proprio della fine dell'adolescenza.
La ragazza chiede di uscire sola, di viaggiare sola, A quest'ultima libertà è legata una importanza simbolica
notevole. S'intende che non chiede di andarsene per parecchi giorni da sola all'estero, ma vorrebbe solo fare
un viaggetto di andata e ritorno per recarsi a trovare parenti o amici. Il viaggio da sola ha, per lei, un valore
simbolico, perché è la dimostrazione tangibile che ci si fida di lei e si riconosce che non è più una bambina e
la si considera una ragazza fatta.
Così l'andare al cinema sola, vedere un film approvato dai genitori, comprare articoli di abbigliamento o di
divertimento secondo il " suo " gusto, da alla adolescente una gioia profonda; in questi piccoli fatti, essa vede
il riconoscimento della propria personalità e indipendenza: sono azioni proprie dei " grandi " e quando le
viene concesso di compierle, si sente trattata da persona grande.
Altre manifestazioni del sorgere della personalità: la ragazza non ammette più che le si diano degli ordini o
le si vieti qualcosa senza giustificazione; pretende avere il diritto di difendere i propri gusti, di esprimere un
proprio giudizio su determinati argomenti. Molte mamme, e soprattutto padri, si mostrano intransigenti su
questo punto: vogliono che i figli pensino esattamente come loro, desiderano non solo quel che è legittimo,
cioè far condividere ai figliuoli il loro modo di pensare, ma imporlo ai ragazzi. E questo non è possibile con
le nuove esigenze dell'adolescenza.
Nell'adolescenza infatti il pensiero si fa più personale: la bambina incomincia a riflettere, acquista una
maggiore conoscenza della vita sociale, si forma una piccola opinione personale. Il suo campo d'esperienza è
ancora molto limitato; ella non vede che una minima parte della realtà. Però questa minima parte ella la vede,
la giudica, ne riceve delle impressioni o tira delle conclusioni che crede giuste e fondate.
A quattordici e sedici anni non ha più l'intelligenza da bambina; questa facoltà si è sviluppata: la scuola, i
contatti sociali, le conversazioni udite in casa, i libri, i giornali, hanno avuto un notevole influsso e hanno
aiutato la adolescente a farsi un'opinione sua su molte cose. Sono giudizi molto legati alla sua sensibilità, alle
sue impressioni, però sono giudizi “ personali ”, non più da “ bambina ”.
Molti genitori non si rendono conto di questa evoluzione, non vedono che la “ bambina ” cresce; troppo
spesso pretendono imporre le loro decisioni senza giustificarle, E se la adolescente chiede il “ perché ” di un
ordine, gli educatori rispondono con un secco “ perché va bene cosi ”, pronunciato con un tono di voce che
fa supporre quali sarebbero le conseguenze se l'interessata non obbedisse subito! A volte, eccezionalmente,
occorre imporre un ordine senza giustificarlo; ma questo non deve essere
il metodo abituale. Tale metodo educativo risulta deteriore per lo sviluppo e l'arricchimento intellettuale della
adolescente e poco atto ad ottenere obbedienza. Risultati estremi possono essere fughe, ostilità, odio, come è
stato sperimentato nei laboratori medico-pedagogici, sorti in questi ultimi anni. Bisogna aiutare l'adolescente
a formarsi una idea precisa e meno parziale della vita; e questo lo si otterrà non imponendo d'autorità dei
giudizi, ma dando loro giustificazioni razionali.
Facilmente la ragazza, per una stima esagerata di sé, soprattutto dal punto di vista del cuore, può commettere
delle imprudenze; occorre perciò completare la sua educazione morale. Molte volte, soprattutto quando si
tratta di pericoli in cui può correre serio rischio l'integrità della giovane, gli educatori o educatrici danno
consigli privi di qualsiasi spiegazione: “ Se tu sapessi i pericoli a cui ti esponi ”! È naturale che non lo
sappia! Dove deve avere imparato a conoscerli, se nessuno gliene parla? L'unico effetto che producono simili
frasi è di far intuire alla giovane l'esistenza di un mondo che le si nasconde e che, da Eva curiosa, desidera
scoprire.
Una frase meno ambigua e più precisa giova molto di più!
Le adolescenti pretendono dire la loro opinione, riservarsi la decisione definitiva circa l'abbigliamento o il
trucco: usano volentieri un poco di cipria o di rosso nonostante il giusto rincrescimento del papa che
preferisce la naturale semplicità. Esse desiderano portare gonne corte se si “ usano ” corte, lunghe se la moda
Io impone: i papa, specialmente, troveranno che tutto ciò è poco adatto o ridicolo. Ma esse vogliono i vestiti
accollati, o no, i capelli lunghi o corti, aderenti alla testa o soffici, tagliati alla tifo o a colpo di vento o alla
bebé, a seconda delle esigenze della moda tiranna.
In questo campo la mamma è spesso complice; il papà assume forse davanti a progetti giudicati ridicoli, un
atteggiamento di opposizione... poi, stanco, finisce per arrendersi! È meglio che rifletta prima di iniziare la “
guerriglia ”; faccia qualche concessione, pur rimanendo irremovibile in sede morale e consideri pure con aria
divertita le scelte più o meno ridicole che la moda impone alle sue ragazzine. I conflitti in famiglia possono
nascere, oltre che per motivi di “ moda ”, anche per i diversi gusti musicali. Papa e mamma hanno raggiunto
una età in cui si ama la quiete; la figliola invece ama tutto ciò che eccita: tiene la radio a tutto volume mentre
si trasmette musica jazz (salvo poi poco dopo compiacersi di ascoltare musica malinconica). I genitori
sostengono che tale musica è stupida, buona per gli squilibrati, e la ragazza ne difenderà con ardore la
musicalità!
Occorre un po' di tolleranza da ambo le parti; la salvezza del mondo non è poi legata all'amore o all'odio per
il jazz, alla simpatia o al disprezzo per i versi liberi, ai capelli lunghi o corti, lisci o ondulati! Non è certo il
caso di suscitare aspre discussioni per questi argomenti o di arrivare a quelle draconiane conclusioni: “
Finché campa tuo padre, non farai niente di tutto questo! ”. Molto meglio stabilire un accordo: ascolti pure il
jazz quando è sola, ma lasci che i genitori ascoltino l'aria della loro operetta preferita o di un oratorio!
Invece d'imporsi in maniera dittatoriale, è preferibile che i genitori chiacchierino e discutano con le loro
figliole; queste non vedono che una minima parte della realtà e solo un aspetto delle cose. Parlando invece le
aiutino a scoprire altri aspetti, inconvenienti o vantaggi a loro ignoti: in tal modo il papa e la mamma
contribuiranno a completare nelle figliole la loro visione della vita, a sviluppare l'intelligenza, ad arricchire la
propria cultura... e le porteranno a condividere, se non totalmente, in gran parte, le loro opinioni!
Concediamo pure che la gioventù è settaria nelle proprie idee e gusti... ma non lo è forse anche l'adulto?
I genitori stiano tranquilli: molti gusti si modificano con l'età, molti giudizi si attenuano, si arricchiscono,
subiscono una evoluzione. Verrà un giorno in cui la ragazza sarà in grado di giudicare più saggiamente la
vita coi suoi doveri e i suoi pericoli e allora anche i gusti saranno mutati e forse divenuti identici a quelli dei
genitori! Se i genitori adottassero di più questa saggia politica della discussione pacifica, raggiungerebbero
più facilmente i risultati che desiderano. La adolescente infatti che sembra intransigente nei suoi gusti e nei
suoi propositi è in realtà poco sicura di sé: l'adolescenza è infatti l'età oltre che dell'affermazione della
personalità, dell'esitazione e della timidezza.
La adolescente è timida e cerca un appoggio
È naturale e comprensibile che la adolescente, rendendosi a poco a poco cosciente della propria personalità
fisica, intellettuale, e, lo vedremo più avanti, affettiva e morale, provi il desiderio di manifestarla e di
sperimentare
le sue forze nascenti. Questo fatto spiega quella volontà di affermarsi, di cui abbiamo già osservato vari
aspetti.
Contemporaneamente però la ragazza costata la propria fragilità. Non insistiamo oltre sulle cause fisiche di
questa impressione: dalla più viva vitalità la adolescente passa a stati di debolezza che le permettono di
rendersi conto della fragilità della sua condizione.
E questo fenomeno si ha non solo nello stato fisico, ma anche in quello intellettuale: la adolescente difende le
proprie convinzioni, dà l'impressione di essere testarda e cocciuta. Dentro di sé tuttavia è meno sicura di
quello che dice; ha coscienza che la sua visione della vita e le sue esperienze sono molto limitate. Vi sono
settori in cui dimostra una grande sicurezza: " Infine, mamma, lo so bene anch'io! "; nel campo affettivo
crederà eterne le sue amicizie attuali, perfetta la persona per la quale ha " preso una cotta "; in questi campi
non dubita certo di sé, è sicura delle sue affermazioni e dei suoi giudizi.
Si rende tuttavia conto che ha ancora molto da scoprire, che ha colto solo alcuni aspetti anche di cose che
cadono sotto la sua esperienza immediata; ecco perché in certi momenti non si fida più di sé. Si rende conto
che i suoi giudizi, apparentemente irremovibili, evolvono col passare dei giorni : quello che oggi le sembra
grigio, tra una settimana le appare bianco. In una parola, acquista coscienza che le sue convinzioni sono
basate su impressioni mutevoli; ne consegue un dubitare di sé. Su molti argomenti, l'apparente sicurezza
nasconde un'intima esitazione.
Vi sono d'altronde mondi che ha coscienza di ignorare completamente: si sente a disagio davanti a un gruppo
di adolescenti o di ragazzi, gli uomini maturi la intimidiscono. Con i primi assume atteggiamenti
apparentemente contraddittori, che tradiscono il suo disagio; ora abbassa gli occhi, o parla con disinvoltura, o
ride sguaiatamente, o addirittura li sfugge.
Tutto quello che si riferisce a questo mondo misterioso del sentimento e dell'amore suscita in lei un
vivissimo interesse: la ragazza legge col desiderio di capire sempre un poco di più. Purtroppo nei libri trova
spesso un mondo falso, idealizzato, romanzato, irreale; anche se si immerge con voluttà in quei racconti e vi
costruisce i suoi sogni, in realtà la fanciulla non lo fa senza una certa esitazione e un certo timore di oscuri
pericoli, di delusioni; ciò avverrà soprattutto se le letture, che fino a quel momento le sono passate per le
mani, sono a tendenza piuttosto realistica e pessimista.
Per strada, gli sguardi insistenti di ragazzi o di uomini facilmente la turbano, pur non comprendendo bene
che cosa possano significare: si sente fragile perché giovane, si sente fragile perché donna.
Tutti questi elementi fanno si che sotto questa apparente sicurezza di sé, di autosufficienza in alcuni momenti
e in alcuni campi, in realtà si senta debole e timida di fronte alla vita; cerca un appoggio e una protezione, un
aiuto sicuro in qualcuno più forte di lei. Con accanimento la giovinetta difende la sua nascente indipendenza
e non intende che gliela si sottragga; ma se la mamma o l’educatrice riesce ad adattarsi con abilità alla sua
evoluzione, se mostra di avere fiducia nelle sue iniziative; se comincia a trattarla da ragazza “ grande ” e a
discutere con lei sia i suoi ordini che i suoi giudizi; se sa rendersi piuttosto una protettrice amica, che una
autorità tiranna; se, con il suo metodo intelligente, saprà dare alla fanciulla l'impressione di capirla,
guadagnerà, almeno in parte, la sua fiducia: la adolescente è ipersensibile, il minimo passo falso potrebbe
rinchiuderla, provvisoriamente o per sempre, in sé. Bisogna ricordare ch'ella cerca non una indagatrice della
sua condotta, ma una confidente per esprimere i propri sentimenti e, esprimendoli, spiegarli a se stessa, per
scaricarsi di un peso troppo forte, per ricevere consigli utili circa la linea di condotta da tenere, Ecco la
ragione della necessità di guadagnarsi la fiducia con la simpatia e dell'inutilità di imporsi su di lei e di
sorprenderla nei suoi movimenti.
Una mamma o un'educatrice che si mostra comprensiva, affettuosa, rispettosa della personalità della
adolescente, sarebbe da questa accolta come la benvenuta. Questa ha infatti bisogno di confidarsi; se non lo
ha fatto con la mamma, con una educatrice o una insegnante, lo farà con delle amiche. Si vedono spesso
gruppi di adolescenti che parlano accanitamente tra loro e che non accolgono estranee: sovente hanno tra
queste l'amica del cuore, cui confidano i propri segreti.
L'adulto deve rinunciare alla speranza di essere il confidente totale della adolescente: perché vi sia
confidenza piena, occorre che vi sia un sentimento di uguaglianza e questo non è mai possibile tra la mamma
e la figliola. Tuttavia quanto più le mamme e le educatrici saranno comprensive, tanto più sarà vasto il
terreno di intesa e il piano di fiducia. Per questo occorre bontà, simpatia reale, incoraggiamento, e soprattutto
far loro sentire che si partecipa alla loro gioia di vivere e alle loro speranze nel futuro.
La adolescente è chiusa
L'adolescenza è l'epoca della maggiore segretezza; la adolescente fa molta fatica a confidarsi con gli adulti; e
questo per vari motivi. Uno dei principali è la difficoltà ad esprimere ciò che prova dentro di sé: ha a sua
disposizione un vocabolario molto ridotto, l'espressione dei sentimenti delicati richiede sfumature, e non è
cosa facile. Inoltre le sue sono spesso impressioni contraddittorie, vaghe, difficilmente analizzabili,
imprecise. E poi non osa rivelarsi interamente ai suoi genitori o insegnanti; prova sentimenti di ogni genere:
alcuni che sa buoni e lodevoli, altri meno nobili: invidie, gelosie, ecc. Gli adulti le predicano sempre un
ideale nobilissimo! La adolescente si sente molto lontana da un simile ideale e teme, se confida i suoi veri
sentimenti agli adulti, una predica o rimproveri o disprezzo. Una causa notevole del carattere chiuso della
ragazza è appunto la diffidenza che è in grado di costatare tra la morale perfetta che le predichiamo e il suo
comportamento. Una buona pedagogia deve suggerire alla mamma di far comprendere alla figliola che
conosce anche lei la fragilità umana: è un compito molto delicato questo di equilibrare la predicazione
dell'ideale con la indulgenza per la debolezza umana.
La bambina dice ingenuamente quello che pensa: i suoi sentimenti e pensieri le si leggono nel volto. La
adolescente sa che vi sono sentimenti buoni e cattivi: figlia di Eva, ne prova di ambo le sorti; e siccome non
ama essere corretta, rimproverata o giudicata male, preferisce tenerli per sé. La mamma la giudica chiusa e
segreta. Quanto alla adolescente spesso ha l'impressione di una grande solitudine: pensa di non potersi
confidare con nessuno con tutta sincerità, teme di trovare attorno a sé solo dei giudici severi, dei biasimi, di
perdere una buona parte della sua reputazione.
Di frequente la ragazza si pone dei quesiti circa il mistero della vita: è l'età in cui necessariamente affiorano
questi problemi con più o meno curiosità. Anche se la mamma — unico atteggiamento intelligente — ha già
precedentemente risposto agli interrogativi posti, non è rara una certa timidezza che impedisce alla figliola di
sottoporle i suoi nuovi dubbi o domande. A maggior ragione, se la mamma non le ha mai parlato di queste
cose, la ragazza tiene per sé quei problemi: ha paura di parlarne. E poi a volte gli adulti stessi contribuiscono
a creare questo falso pudore: se la bambina fa delle domande, le si rimprovera una simile curiosità.
Con le compagne invece tutte le incertezze che le impedivano di parlare con gli adulti, cadono: sono
ragazzine come lei, non hanno maggiore ricchezza di vocabolario o maggiore capacità di analizzarsi; con
loro può parlare alla buona, senza temere di stupire o di essere rimproverata; da loro può sperare
comprensione e simpatia e anche una compagnia sufficiente perché sia liberata da quella orrenda
impressione di solitudine.
La mamma che sogna di diventare, almeno in parte, la confidente della propria figliola, deve comprenderla e
trattarla con molta bontà. Pur additandole l'ideale, se è buona educatrice avrà cura di mostrarsi sempre molto
comprensiva delle debolezze umane. Se poi ha sufficiente memoria per ricordare la sua adolescenza e
sufficiente umiltà per rivelare alla figliola qualche sentimento da lei provato allora, si attirerà la fiducia della
adolescente e l'aiuterà in tal modo a confidare ciò che non osa e potrà intuire e affrontare i problemi che la
ragazza non osa sottoporre. Tale metodo non è facile: e le mamme devono rassegnarsi in partenza a non
conoscere mai interamente l'anima delle loro adolescenti!
La adolescente si pone in maniera personale il problema religioso
L'adolescenza, l'abbiamo ripetuto già molte volte, è innanzi tutto l'età dei contrasti: c'è una oscillazione
perpetua in tutti i campi: quello religioso non sfugge a questa legge. La adolescente passa dai due estremi,
dal fervore al dubbio: sono rare quelle che non passano per queste alternative. E non dobbiamo
meravigliarcene: la adolescente è una personalità in formazione in tutti i campi: se è credente, nel suo sforzo
costruttivo entrerà pure la religione.
Fino a questa età la bambina ha una pietà spontanea, docile agli esempi della casa o della scuola, nessun
problema la tormenta, non medita sulle basi della fede: l'infanzia è l'epoca del giuoco, non del ragionamento.
Non si analizza, non prova tutte le crisi del sentimento descritte ed esaminate in queste pagine:
scoraggiamento, dubbio di sé, senso di inferiorità, bisogno di trovare un appoggio, di manifestare le
ricchezze che sente in sé. Con l'adolescenza sorge nella maggior parte la riflessione razionale e una vita
interiore e affettiva intensa; problemi di fede si pongono a quelle che vivono in ambienti in cui la fede è
discussa e non praticata da tutti coloro che la circondano; problemi di vita spirituale, del futuro, di vocazione
sorgono in quelle che vivono in una fervida atmosfera religiosa.
Inizi di crisi religiosa sono frequenti là dove famiglia e scuola non sono sul medesimo piano spirituale. La
bambina che ieri ammetteva e credeva tutto quello che le si diceva, ora adolescente, vuoi sapere e capire il “
perché ” ed il fondamento di quel che le si insegna: è questa una evoluzione fatale, pericolosa sotto certi
aspetti, provvidenziale sotto altri, è la tappa necessaria, il passaggio dalla fede passiva alla fede personale.
Perché sia superato facilmente e felicemente questo periodo, è necessario completare l'insegnamento e la
formazione dati nella fanciullezza con risposte chiare e convincenti alle domande e ai dubbi religiosi della
adolescente.
Non è sempre una cosa facile: molte volte i problemi che la agitano non si formulano in termini chiari e
precisi neppure a lei stessa e non vertono su un punto determinato: creano solo una “ impressione ” generale
di dubbio e di incertezza. La adolescente, l'abbiamo visto, è molto soggetta alle proprie impressioni, e le
segue senza analizzarle o discuterle: si può quindi comprendere quali ripercussioni abbiano sul suo spirito e
sulla sua condotta questi stati d'animo di disagio religioso.
L'educatrice deve aiutare la adolescente a precisare le proprie difficoltà, aiutarla a risolverle e soprattutto
invitarla a non tenere in troppa considerazione le impressioni ingiustificate. È sempre utile in simili occasioni
ricordare le grandi verità religiose e razionali che sono a fondamento della fede.
Per le adolescenti che vivono in un ambiente familiare e sociale credente, il problema religioso assume altri
aspetti: le eventuali crisi non verteranno sulla fede ma sulla pietà: fervore entusiasta, esaltazione, misticismo,
si alterneranno con periodi di aridità, freddezza. Cause di questi mutamenti non sono soltanto gli incidenti
della vita fisiologica della adolescente, ma soprattutto quelli della sua vita affettiva e sentimentale: nei giorni
sereni proverà un fervore quasi sensibile, nei momenti di sconforto o di delusioni proverà i sentimenti
opposti: avrà l'impressione di un cielo vuoto e muto, in cui nessuno ascolta la sua invocazione e risponde alla
sua preghiera.
Frequentemente in questi giorni di gioia o di prova penserà di entrare più tardi nella vita religiosa: gli esempi
che ha sotto gli occhi, la gioia che prova nella preghiera nei momenti di fervore, il bisogno di conforto, la
volontà di consacrare la vita ad un compito nobile, possono suscitare in lei un tale desiderio. Solo l'avvenire
potrà dire se si tratta di vera vocazione con una solida base. Non si deve dare un valore definitivo a ciò che
può essere una semplice emozione religiosa passeggera; non si deve però neppure negarle qualsiasi serio
fondamento.
Attraverso tutti questi sbalzi si forma e si costruisce la personalità religiosa. L'adolescenza è l'età in cui
incomincia a porsi il problema del valore dei grandi sentimenti umani: il sentimento religioso non può
sfuggire all'indagine, in ispecie presso quelle che hanno una certa profondità e che cominciano a riflettere.
Non neghiamo che alla base della pietà della adolescente non ci sia l'insegnamento ricevuto in casa, che la
pratica non subisca degli alti e bassi dovuti alla sensibilità vivissima di questa età. In un certo numero però
non c'è solo docilità a una educazione o continuazione di abitudini prese nell'infanzia o ancora dipendenza di
successivi stati di animo, che spiegano i problemi religiosi della fanciulla ed il suo atteggiamento verso di
essi, c'è qualcosa di più, è il risveglio di una personalità e la intuizione del rapporto tra l'essere umano
limitato e fragile e Dio, Su questa base di sentimento, di ragione e di fede, si può creare una religione
personale, necessariamente affettiva, trattandosi di una donna, ma fondata solidamente su di una chiara
visione e una intuizione della condizione dell'uomo dinanzi a Dio.
La pietà della adolescente subirà molto l'influsso dei suoi umori: quando prova gioia, conforto a pregare, è
generosa, fa dei fioretti, dei servigi, ha la convinzione di amare molto Iddio. Ma quando, e non sa neppure lei
il perché, non prova nessun gusto a pregare, nessun entusiasmo religioso, il più piccolo sacrificio le pesa, il
più piccolo sforzo le costa moltissimo: tutti i suoi generosi progetti per il futuro sfumano; si sente fiacca,
triste, scoraggiata, cattiva; si paragona alle altre che giudica " migliori ", ha l'impressione di non sapere più
amare.
Sarà difficile farle capire - ed è opportuno ripeterglielo spesso - che lo stato d'animo non ha importanza nella
vita spirituale; non si ama Iddio perché si " sente " il suo amore, ma quando Gli diamo prova del nostro
amore, anche senza sentire niente, facendo fedelmente il nostro dovere. Occorrerà molto tempo perché si
persuada che amare non è tanto opera del sentimento, bensì della volontà e dono concreto di sé: tanto meglio
poi se il sentimento si
unisce alla volontà, la riscalda, la rende pronta e gaudiosa: il nostro cuore umano, fragile, ha bisogno di
provare ogni tanto questa gioia. Ma l'essenziale non è qui; è nel compimento fedele del proprio dovere in "
spirito " d'amore, di docilità alla volontà di Dio.
La mamma deve sforzarsi di far comprendere alla propria figliola la vera pietà, deve aiutarla a liberarsi dagli
influssi deprimenti o esaltanti degli stati d'animo o delle impressioni passeggere, e a fondarsi sulla solida
roccia della fede e del dono volontario di sé.
Riepilogo
Riassumiamo le prime scoperte fatte nel nostro sforzo di comprendere l'anima della adolescente.
Nell'adolescenza il corpo della bambina sta acquistando progressivamente il suo aspetto definitivo. Lo stesso
avviene nell'anima. Caratteristiche di questa età sono la presa di coscienza di una personalità in formazione,
la sensazione profonda e viva di avere risorse nuove e la volontà di usarle e di affermarsi. Donde il non
ammettere di essere trattata come una bambina, l'indocilità, il desiderio di una maggiore libertà, la
rivendicazione del diritto di avere idee personali, dei gusti personali, delle attività personali.
Ma la adolescente ha una personalità ancora incompleta, caotica, in formazione; la sua intelligenza ha appena
cominciato a prendere coscienza del mondo; il suo cuore (lo vedremo nel prossimo capitolo) si sta aprendo al
sentimento profondo e sbalorditivo della tenerezza e dell'amore; la sua volontà è ancora incapace di
esercitare un dominio di sé. Queste le cause delle analisi, delle introspezioni per cercare di conoscersi, della
timidezza da un Iato e la ostinazione nei giudizi, lo scoraggiamento, gli sbalzi di umore, l'instabilità generale
della personalità e della sensibilità, dall'altro. È essenzialmente un'età di transizione; è l'addio della
fanciullezza, l'epoca in cui la personalità è in costante metamorfosi e in continua costruzione come le linee
del volto; è l'ingresso nel mondo degli adulti, mondo attraente, seducente, misterioso, temibile; è l'alba di un
giorno incerto di cui non si riesce a capire come sarà il tempo.
La bambina in questa età ci appare con le sue speranze e i suoi timori, con i suoi entusiasmi e i suoi
scoraggiamenti, sicurezza di sé e timidezza, bisogno di indipendenza e di appoggio, età in cui si prepara il
destino, età difficile da comprendersi dagli adulti. Età però in cui i genitori, se sono abili, potranno aiutare
molto le loro figliole a impostare la loro vita di donne e metterle in guardia dai grandi pericoli.
Quel che distingue maggiormente la donna dall'uomo, quello che la caratterizza nella vita sociale è
soprattutto l'intensità della sua vita affettiva. Studieremo ora questo aspetto dell'anima femminile, aspetto in
cui è racchiuso non esclusivamente, ma principalmente, il segreto della sua personalità. È infatti impossibile
descrivere e capire l'anima femminile senza dare una estrema importanza al cuore.
PARTE TERZA
LA VITA DEL CUORE
NASCITA DELLA PERSONALITÀ FEMMINILE
Le mamme devono convincersi che la pubertà nella adolescente segna in modo indubitabile ed universale la
nascita della vita del cuore e dei sentimenti amorosi. Non diciamo dell'amore di un individuo particolare, ma
del sentimento dell'amore.
E non dobbiamo meravigliarcene se ricordiamo l'influsso che abbiamo descritto del fisico sulla psiche:
all'inizio della vita genitale e alla possibilità progressivamente crescente della maternità corrisponde una
evoluzione parallela della psicologia dell'individuo.
Non solo la psicologia governa l'essere umano: l'educazione può avere un notevole influsso. Bambine non
ancora formate Fisicamente, possono eccezionalmente essere già aperte ai sentimenti amorosi della vita
affettiva. Si presenta questo caso dove l'ambiente familiare e sociale offre suggestioni: l'esempio dei fratelli o
delle sorelle maggiori fidanzate è una causa notevole di questo sorgere della vita affettiva. Questa evoluzione
si ha soprattutto negli ambienti popolari in cui le bambine in casa, a scuola, sul lavoro, sentono conversazioni
o canzoni amorose e in cui assistono per strada o nei cortili agli incontri sentimentali o sensuali di giovani e
di adulti. Accade anche l'opposto: ragazze già formate fisicamente in cui nasce molto tardi il sentimento
amoroso. Non vi sono fidanzati nella loro famiglia o tra le loro conoscenze, sono assorbite dall'attività
scolastica, o partecipano a qualche movimento giovanile, non hanno un temperamento ipersensibile (e se ne
incontrano nel mondo femminile).
L'ambiente accelera o ritarda il sorgere di questo sentimento: in tutti i casi, è all'apparire della pubertà, e
generalmente qualche mese dopo che si ritrovano le manifestazioni del sorgere della vita affettiva nella
adolescente.
La adolescente sente molto intensamente
Simona Schumaecher descrive molto bene lo stato d'animo della adolescente: “ È l'età in cui per un niente, o
per uno sguardo un po' severo, per una parola brusca, per una allusione mal compresa la bambina scoppia in
lacrime e si apparta col suo dolore.
È l'età in cui il minimo dispiacere, la più piccola contrarietà e cosi pure la minima gioia, prendono delle
proporzioni considerevoli, rallegrano o rattristano tutto: poi, ben presto vengono dimenticate. È l'età in cui il
cuore vibra per tutto quello che tocca i sensi: poesia, profumo, danze, bellezza della natura: le nostre
adolescenti, che hanno sete di bellezza sono sensibili a un
bei tramonto, a un romantico chiaro di luna, ad una cascata, a un prato coperto di fiori, ad una bella notte
d'estate. Le canzoni del giorno, le arie languide, le parole sentimentali turbano la loro giovane sensibilità,
accentuano la loro tendenza alla malinconia e a tutte quelle snervanti fantasticherie che indeboliscono
l'anima e preparano il cuore ad ogni follia.
Ed ecco perché dobbiamo scegliere con ogni cura le danze che proponiamo alle nostre adolescenti e cercare
di lottare efficacemente contro i canti languidi, le musiche sentimentali e le canzonette romantiche che fanno
loro tanto male ”.
Non ci si può esprimere meglio. La sensibilità delle adolescenti è viva e profonda. L'abbiamo paragonata ad
una bilancia di precisione che registra la minima variazione di peso. Non occorre insistere oltre su questo
punto; la donna conserva sempre la maggior parte di questa viva sensibilità! È quindi facile per loro
immaginare la sensibilità della adolescente: è la loro, però più fragile.
A quarant'anni la serie di piccoli disinganni portati dalla vita, dal marito, dalla maternità, dall'educazione,
alcune grandi prove, hanno reso la donna più in grado di sopportare i colpi del destino: la sensibilità si è
smussata. La donna adulta non ha perduto della sua impressionabilità, ma ha acquistato una possibilità di
resistere e di tenere in minor conto le proprie impressioni; ognuna tuttavia sa per esperienza che l'equilibrio
della sensibilità in lei è sempre relativo.
Nella adolescente, in cui la personalità non è ancora formata, la padronanza di sé non ancora raggiunta, le
impressioni non incontrano nessun freno, nessun ostacolo: la sensibilità è fragile, registra con intensità i più
piccoli e banali incidenti.
Un paragone farà meglio capire la differenza di situazione in cui si trovano la donna matura e la adolescente,
di fronte ad una stessa contrarietà. A quindici o vent’anni si è in grado di portare pacchi pesanti, cosa
impossibile ad una bambina di due o tre anni. La madre di famiglia conta già quindici o vent'anni di vita
affettiva abituale; la sua sensibilità si è abituata a ricevere scosse; non che abbia cessato di sentirle o di
soffrirne, non giungono più impreviste e vengono accolte con una certa filosofia. La adolescente non ha che
due o tre anni, o anche meno in quanto a vita affettiva: le minime prove presentano perciò per lei una grossa
difficoltà.
E quando le loro adolescenti saranno alle prese con delusioni di ordine affettivo, è opportuno che le mamme
non facciano dell'ironia e non prendano in giro le figliole, predicendo che “ ne vedranno di peggio! ”. È
questo un modo di consolare, lo si ammetta, poco opportuno! Bisogna invece trattare la ragazza con molto
tatto, molta dolcezza, ragionare amichevolmente con lei; fare leva sulla sua fierezza giovanile e soprattutto
evitare di predirle avvenimenti più duri per l'avvenire prossimo o remoto.
La vivissima sensibilità della adolescente di fronte agli eventi della vita, si ritrova con la stessa intensità e la
stessa profondità di fronte al problema amoroso. La adolescente, soprattutto quando arriva alla fine della
adolescenza, nutre delle speranze sproporzionate per il sorriso di un giovane cortese, per una parola di
complimento o qualunque apparente interesse verso di lei; su questi fragili dati imbastirà lunghi sogni e
romanzi.
E così una parola sgradita da parte di una persona che ama, un viso scuro, una mancanza di premura nei suoi
riguardi, una osservazione un po' severa sono immediatamente interpretate come prova di disaffezione. “
Nessuno mi ama qui ”, ci diceva una adolescente che aveva una mamma molto affettuosa, ma che davanti
alla indisciplina e all'abilità diplomatica della figliola nello schivare la sua parte di lavori domestici, si era
sentita costretta a rimproverarla parecchie volte negli ultimi tempi. Ella aveva inoltre fratelli e sorelle che si
divertivano a prenderla sempre più in giro perché s'arrabbiava e piangeva. Come avviene sempre in questi
casi, i fratelli trovano un piacere maligno nel ripetere instancabilmente i loro scherzi: ed il fatto che “ ogni
volta le saltava la mosca al naso ” non poteva far altro che incoraggiarli nel loro atteggiamento. Con la sua
mancanza di esperienza della vita, la adolescente giudicava i rimproveri della mamma e le ironie dei fratelli
come una prova di non essere più amata. Molte donne sanno la crudeltà di questa impressione, È perciò
facile per loro capire lo squilibrio sentimentale che una tale convinzione, mal fondata ma frequente, produce
nell'anima della adolescente. Una delle caratteristiche dell'adolescenza consiste nel rapido sorgere della
sensibilità, intensità e profondità delle impressioni che essa suscita.
La adolescente si apre al sentimento amoroso
L'adolescenza è l'età in cui ci si apre all'amore. Con questa affermazione non vogliamo affatto dire che
sempre e in tutte esista un autentico amore verso un giovane nei primi anni o alla fine dell'adolescenza.
Vogliamo unicamente sottolineare la presenza di inclinazioni all'amore nella personalità adolescente e
affermare che queste non rimarranno inerti: troveranno delle occasioni di vario genere. Le circostanze,
l'ambiente, il carattere personale della ragazza, la mancanza di contatti maschili potranno impedire il sorgere
di un autentico amore, ma in questo caso si costateranno delle compensazioni affettive di vario genere. Sarà
l'affetto intenso per una insegnante, per una dirigente di gruppo, per un personaggio a lei forse anche
sconosciuto ma di cui ha letto la vita o le opere. Quante volte le ragazze si entusiasmano per un professore in
cui vedono incarnato, secondo loro, l'ideale!
Quest'ideale può essere unicamente fisico: a volte basta un bel volto o due begli occhi per attirarsi l'affetto
pieno di ammirazione delle adolescenti. “ Quant'è bella!” ho sentito dire da ragazze che parlavano della loro
insegnante. Il prestigio intellettuale potrà pure occasionare il sorgere di questi amori ricchi di ammirazione:
cosi pure la calma, l'energia e l'equilibrio. In questi ultimi casi è chiaro che la persona amata sostituisce
qualcun altro: in lei si vedono i caratteri dell'uomo desiderato, ma ancora sconosciuto, che già si ama in
quella persona.
Il caso meno felice e sensibilmente più morboso si ha quando la persona è amata per la sua eccessiva
sensibilità e per le ardenti dimostrazioni di affetto che essa da. Non è amore per altri in questo caso, ma è la
adolescente che ama se stessa, cercando in una tale amicizia amorosa le gioie di provare delle emozioni, dei
sentimenti intensi, una esaltazione affettiva: in questo genere di attaccamento siamo vicini a quei sentimenti
mediocri ed egoisti che portano al flirt.
Non è necessario, abbiamo detto, che la persona amata sia accessibile: abbiamo conosciuto molte
quindicenni innamorate di Tino Rossi e che avevano solo sentito la sua voce per radio.
Un tale amore lontano offre molti vantaggi alla adolescente; possibilità di provare delle intense emozioni
amorose, senza correre alcun rischio.
La adolescente infatti, pur molto avida di amore, lo teme: per intuizione più che per educazione sa che
l'amore porta alla donna con la gioia anche rischi e sofferenze. Questi amori platonici le danno la possibilità
di provare, apparentemente senza pericoli e senza conseguenze, le gioie inebrianti dell'amore.
La adolescente ha delle ardenti amicizie
Un altro tipo di manifestazioni e di soddisfazione dell'istinto verso l'amore è l'amicizia. L'adolescenza è
giustamente chiamata l'età dell'amicizia. Tra bambine c'è solo del cameratismo: esse parlano delle loro “
amichette ”, in realtà non sono che compagne di scuola o di gioco. E i segreti che si confidano non sono che
puerilità senza consistenza.
Nell'adolescenza le cose cambiano: possono nascere delle vere e autentiche amicizie tra giovani.
Esse sono logicamente esclusive: anche se si hanno molte compagne, si ha una sola amica del cuore. Ci si
separa dalle altre, ci si isola in due, si ha una gioia profonda incontrandosi, un grande dolore quando ci si
lascia, si fa la strada insieme, e ci si riaccompagna a vicenda. Non c'è nessun segreto, ci si confida tutte le
emozioni, tutte le speranze, tutti i timori, si è gelose di questo reciproco affetto, non si desidera che un terzo
venga a dividerlo. Ci si aiuta a vicenda, si cerca di passare insieme le vacanze o di vedersi, ci si invita a
vicenda, si studia insieme, si va insieme al cinema, in gita, si leggono gli stessi libri, ci si fa dei piccoli
regali… In breve: ci si ama.
Queste amicizie non sono da disprezzarsi: contribuiscono notevolmente alla evoluzione dell'adolescenza, alla
maturazione della vita affettiva. Esse possono avere un grande valore religioso ed educativo o invece,
quando si avvicinano alle amicizie amorose, essere mediocri o cadere nella sdolcinatura: tutto dipende dalle
cause che le hanno provocate.
Quando si tratta di una identità di ideali e di gusti, come accade assai spesso, l'amicizia porterà notevoli
vantaggi: essa manterrà le due amiche nelle buone disposizioni, le incoraggerà a compiere sforzi, sarà per
loro fonte di gioia e di coraggio, darà loro un maggiore equilibrio di umore e di carattere, farà loro vivere i
migliori aspetti della vita coniugale: dono di sé agli altri, adozione di altri, affetto per gli altri. Aumenterà in
loro la capacità di amare, le renderà più atte a meglio amare.
Quando sono delle qualità più superficiali che hanno attirato due ragazze l'una verso l'altra, l'amicizia sarà
meno feconda spiritualmente e moralmente. Può far perdere alle due amiche del tempo prezioso: biglietti
affettuosi, frequenti incontri, fotografie con dedica, fiori secchi, paroline dolci. Parlano di piccolezze, di
dettagli del vestiario, di cose futili; guardano in due ai ragazzi, e sostenendosi a vicenda, saranno più
coraggiose nei tentativi di approcci.
Non è escluso che queste amicizie prendano una forma più sensuale: dimostrazione eccessiva di affetto,
carezze, moine: è un vero pericolo di deformazione del cuore. In questo caso infatti non sono i valori
superiori dell'amore che sono messi in gioco, esercitati, intensificati, ma i valori secondari. Qualunque sia il
genere di amicizia, è indispensabile ottenere dalle due amiche che il loro affetto reciproco non sia esclusivo
nelle sue manifestazioni. Di solito esse provano tanto piacere nella loro amicizia che accolgono freddamente
chiunque cerchi di intromettersi nel loro gruppo. In questo caso bisogna chiedere ed esigere che siano
cordiali ed esercitino una autentica carità cristiana con tutti e con tutte. Mostrando loro di comprendere la
loro amicizia e favorendola quando è sana, occorre ottenere dalle adolescenti che sappiano unirsi agli altri e
accogliere con amabilità, in occasione di una gita, di una escursione, di una festicciola, chiunque mostri il
desiderio di unirsi a loro.
L'amicizia infatti non può ne deve sopprimere la carità: occorre farlo capire alle due amiche, troppo
spontaneamente portate a dimenticarlo. Si lascia cosi sviluppare quella parte di spontaneità che è la bellezza
e l'attrattiva dell'amore e nello stesso tempo si consolida la volontà e il senso del dovere che assicurano e
garantiscono la sicurezza, la stabilità e la durata dell'amore stesso.
La adolescente ha un vivo interesse per l'altro sesso
Circa un anno dopo la sua adolescenza, la ragazza incomincia ad interessarsi di giovani; li vede con altri
occhi. Non c'è quasi nessuna ragazza che sfugga a questa legge; può accadere che tenti di sottrarvisi: anche la
fuga però è una dimostrazione dei suoi sentimenti.
La adolescente sa ormai che la donna è diversa dall'uomo e ha l'intuizione più o meno cosciente che questi
due esseri sono fatti l'uno per l'altra.
Anche le adolescenti dei collegi più riservati hanno un interesse per l'altro sesso; non lo manifestano sempre
esteriormente ma lo serbano nei loro pensieri intimi o per le loro fantasticherie. Sono anche capaci di non
parlarne tra loro: ciò non toglie però che il ragazzo, l'uomo, si presenti loro come facente parte di un mondo
diverso, sconosciuto, misterioso e nello stesso tempo complementare al loro. Questo interesse può avere
naturalmente una diversa intensità: ma essendo fondato sulla natura fisiologica si deve avere in tutte, salvo
anormalità.
Abbiamo tuttavia visto che l'ambiente familiare, sociale, l'educazione, assieme allo sforzo di autodisciplina,
possono avere un notevole influsso per alimentare o frenare lo stimolo fisiologico. Perciò se l'adolescente
vive in un ambiente familiare unito, sano, sereno, numeroso, aperto agli amici, il suo interesse per l'altro
sesso avrà un carattere calmo, non assumerà una forma acuta.
E questo avviene anche se l'adolescente ha trovato nella sua vita un forte centro di interesse, se lo studio
assorbe la maggior parte del suo tempo e le sue migliori energie: abbiamo molte volte constatato che
studentesse prese da un notevole lavoro, o dedite a studi che corrispondono realmente ai loro gusti si aprono
più tardi ai problemi sentimentali.
Ciò non significa che siano totalmente indifferenti: un gruppo di guide che si incontri con un gruppo di scout
in una festa o in comune troverà più interessante e piacevole questa riunione mista, di una festicciola tra sole
ragazze. Molti atteggiamenti e propositi vengono modificati per il solo fatto della presenza di elementi
maschili; e questo prova che il “ neutralismo ” non è totale!
In generale però, tranne in un ambiente sociale determinato, la percentuale dei casi in cui l'adolescente
mantiene un equilibrio assoluto di fronte all'altro sesso, è molto bassa. Quando il tipo di studio interessa
poco, quando la ragazza non fa parte di un movimento giovanile cui attivamente partecipa, quando vive in un
ambiente in cui numerose sono le possibilità di incontri tra i due sessi, non è solo un interesse platonico e
lontano che attira la ragazza verso il giovane.
Una adolescente di scuola professionale diretta da religiose ci diceva come tutte le sue compagne in
ricreazione parlassero unicamente di “ ragazzi ” e che all'uscita si precipitassero davanti alla porta della
vicina scuola maschile per essere presenti all'uscita dei ragazzi: due o tre sole non partecipavano.
Molti parroci e professori di zone industriali ci informano che la maggioranza delle adolescenti della
parrocchia o della scuola amoreggiano con i ragazzini. Bambine e bambini a dieci anni si evitano, si
disprezzano, giocano separatamente. Nella adolescenza il fenomeno muta: i propositi possono restare
apparentemente ostili, la timidezza può trattenere. Ciò non toglie che, eccetto alcuni casi particolari,
l'attrazione dei sessi sia un fatto innegabile e visibile.
Cosa pensare della profondità del sentimento che attira l'una verso l'altro?
Limitiamoci a rispondere per il mondo femminile, che solo ci interessa in questo lavoro. Bisogna distinguere
le età. All'inizio dell'adolescenza le ragazze che frequentano ragazzi lo fanno di solito per puerilità, vanità,
per imitare le ragazze più “ grandi ”; durante e soprattutto verso il termine dell'adolescenza, invece, molte
sono spinte da un sentimento profondo e dal desiderio fondamentale e universale del cuore femminile, di
amare ed essere amato.
È difficile che il primo movente sia la ricerca di soddisfazioni sensuali: non si può negare tuttavia che questo
motivo esista sotto sotto: di solito è il bisogno di affetto che suggerisce alle ragazze il comportamento.
La adolescente si apre al mondo affettivo, ha in sé la capacità e il desiderio di tenerezza: non c'è dunque da
meravigliarsi se la sua psiche la spinge a mettere in opera le sue possibilità e a soddisfare i suoi desideri!
Altri motivi potranno spingere la adolescente a intraprendere con i giovani una relazione i cui risultati
saranno più dannosi che proficui. Notevole importanza ha l'influsso dell'ambiente sociale e familiare in cui
ella vive; se in questo ambiente è cosa naturale avere relazioni con un ragazzo, si comprende come sarà
praticamente molto difficile sottrarsi. all'influsso di esso, eccezione fatta per un carattere particolarmente
forte o portato alla solitudine. La grande massa segue la corrente: prendere posizione è sempre difficile, sia
di fronte al male, sia di fronte al bene.
La vanità è un altro movente che spinge la adolescente ad avere rapporti con ragazzi, l'evitare di avere
relazioni con l'altro sesso può essere una manifestazione di volontà di indipendenza; questo atteggiamento
richiede però una notevole risolutezza perché facilmente può essere giudicato come incapacità di attirare
l'attenzione su di sé. E quindi ci si può far giudicare prive di fascino e di grazia: un simile giudizio colpisce
la vanità della ragazza e la sua preoccupazione di piacere. Se ne deduce facilmente che la proibizione di
frequentare i ragazzi, quando la maggior parte delle sue amiche lo fa, diviene una non lieve mortificazione
per l'amor proprio di una giovinetta, dato che pochissime hanno il coraggio di non seguire l'esempio della
maggioranza.
Una certa curiosità intellettuale, sentimentale e sessuale è latente e si aggiunge ai moventi principali. Nella
maggior parte delle relazioni, crediamo che sia il bisogno di affetto, il desiderio di amare e di sentirsi amate
che spinge le adolescenti ad assumere una simile linea di condotta nei riguardi dell'altro sesso.
È un desiderio naturale, ingenuo, prematuro ma sincero, di amore autentico che spinge le ragazze di 15 o 16
anni a cercare la compagnia dei ragazzi. Recandosi a scuola o al lavoro incontrano un giovane studente,
impiegato o operaio; si sorridono, si parlano. Il ragazzo, delle cui intenzioni non parliamo qui, si dimostra
gentile e fa qualche complimento, mostra un certo interesse e affetto per la giovane, le da anche, se lei si
presta, qualche bacio; semplicemente, candidamente ella si abbandona a questo delizioso sentimento di una
presenza affettuosa e confortante. Dall'affetto poi, nasce l'amore. Quelle che vivono in un ambiente disunito,
in cui ricevono poco affetto o tenerezza, quelle che hanno una vita dura e sono sole, sono naturalmente più
portate a intrecciare un rapporto di questo genere, nella speranza di trovare l'anima gemella, disposta a
popolare la loro solitudine e felici di potersi abbandonare all'emozione di aver vicino chi si interessa a loro e
le capisce. Ingenuamente la adolescente crede che i sentimenti del ragazzo siano eterni. Questi può anche
essere sincero, ma è uomo e i sentimenti del mondo maschile sono soggetti ad una rapida evoluzione; non
sempre l'uomo abbandona la ragazza per un'altra. Tipica caratteristica della psicologia maschile è che l'amore
non è tutto: l'uomo adulto si appassiona al suo lavoro, alla politica o ad un'opera di assistenza cui liberamente
si è dedicato, l'adolescente può ad un tratto essere attirato e preso completamente da una attività sportiva o
artistica. Incomincia allora per i due “ morosetti ” l'indifferenza, almeno da parte maschile, poi l'abbandono
più o meno completo, quindi oblio definitivo.
La ragazza prova tutte le pene dell'amore deluso perché aveva messo tutta se stessa in quell'incontro. Quante
confidenze abbiamo avuto dì ragazze desolate di quindici, sedici anni! Quante volte le abbiamo viste
piangere dirottamente perché colui che esse amavano le aveva abbandonate! Tali avvenimenti accadono ogni
giorno: e molti genitori non sono al corrente di queste crisi, come non lo erano stati degli amori. E il silenzio
delle adolescenti rispetto ai genitori è tanto più frequente quanto più questi avranno trascurato l'iniziazione
sessuale e sentimentale delle loro figliole.
L'adolescenza è l'età della nascita, del sorgere dell'amore: i genitori lo devono sapere; nessuna forza al
mondo è in grado di impedire questa evoluzione.
Gli educatori abili devono dare a questo bisogno affettivo della adolescente delle soddisfazioni che, pur non
essendo quelle desiderate immediatamente, lo appaghino in parte. È opportuno far capire alla adolescente
che è naturale in lei la nascita di questo sentimento, ma bisogna disciplinarlo intelligentemente per evitare
dispiaceri poi. Invece di isolarla completamente dal mondo maschile è bene permetterle di avvicinarlo un
poco: in amichevoli incontri troverà non una vera e propria soddisfazione amorosa, ma una reale distensione
sentimentale. La adolescente deve trovare un'atmosfera di comprensione e di affetto nell'ambiente familiare,
bisogna aiutarla nelle sue difficoltà di lavoro o di studio; non esigere sforzi troppo superiori e costringerla a
vivere in un ambiente arido e desolante. Si cerchi di interessarla a un movimento giovanile, le cui
occupazioni e distrazioni attenueranno l'impazienza della sua attesa.
Questi accorgimenti serviranno da calmanti per ritardare il risveglio troppo precoce della sentimentalità e
dell'amore, per evitare crisi o almeno per alleviarle. Tutto questo, però, non impedirà che il sentimento
amoroso si manifesti in una delle maniere che abbiamo descritte, né smentirà la nostra affermazione che
l'adolescenza è l'età del sorgere dell'amore. Non vi è nessuna figlia sulla terra, neppure, la sua, buona
mamma, che sfugga a questo fenomeno. La Provvidenza è più potente di lei!
Sorgere del senso materno
Mentre il corpo acquista gradualmente la capacità fisica della maternità, nell'anima della adolescente nasce
un sentimento d'interesse affettivo verso la maternità stessa. Già nell'infanzia la bambina gioca con le
bambole e mostra dopo i cinque anni un reale interesse per i piccoli. Questi non sono solo indici dell'istinto
materno, ma corrispondono in parte all'istinto di imitazione e al suo amore al gioco, gioco in questo caso
tanto più interessante in quanto ha in esso un compagno attivo, non più semplicemente passivo, come poteva
essere la bambola.
Questa interpretazione è confermata dal fatto che a dodici o tredici anni la adolescente malvolentieri
acconsente a prestare le sue cure a un fratellino minore. Uno o due anni dopo la pubertà invece molte ragazze
si interessano dei piccoli e accettano volentieri di occuparsene completamente: certo che se saranno loro
richiesti gravi sacrifici circa i gusti personali, per adempiere a tale incarico, le fanciulle non lo faranno senza
un po' di stretta al cuore. Tuttavia si presteranno a lavorare con garbo maggiore di quello di una adolescente
in erba, e, a quanto pare, ne deriveranno una soddisfazione più sincera: il senso materno è maturato. Nella
sua psicologia, che si avvicina a poco a poco a quella dell'adulto, e nelle sue crescenti risorse di affetto la
giovane prova gioia a darsi ad un'opera concreta, utile, non priva di attrattive e di efficacia e che porta ad un
risultato più visibile di quello a cui conducono altre occupazioni alle quali è costretta. Se si tratta di una
ragazza piuttosto indolente, che non ha altri interessi all'infuori di quelli seri, il prendersi cura di un bambino
le sembrerà un piacevole diversivo.
Le mamme affidano sovente la responsabilità completa di un fratellino minore alle loro figliole giunte quasi
al termine dell'adolescenza; alle giovani adolescenti invece affidano solo cure secondarie. Ottima cosa è dare
loro fiducia; questa fiducia sollecita l'amor proprio, da loro il desiderio di far bene e aumenta la gioia,
naturale in loro, di occuparsi di un bambino. Bisogna naturalmente evitare di sovraccaricarle di lavoro e di
dare responsabilità maggiori alle loro possibilità; è saggia diplomazia indirizzare l'esuberanza dell'affettività
nascente verso attività sane, come questa verso Ì bambini piccoli.
Ogni essere umano ha bisogno di provare la gioia di vivere, almeno in un settore. Ora, il bene stesso
dell'adolescenza e la sicurezza del suo avvenire obbligano a non poter dare soddisfazione immediata al suo
bisogno di tenerezza. Di conseguenza è necessaria certa padronanza di sé e autocontrollo: non è opportuno
che l'adolescente sì abbandoni all'amore, bisogna che per un certo tempo rinunci alla tenerezza desiderata.
Mentre da una parte non è bene che ricerchi attualmente la soddisfazione del bisogno di essere amata,
dall'altra essa dedicandosi ai bambini può trovare la possibilità di soddisfare questo bisogno del cuore
femminile. L'occuparsi dei bambini può darle non la soddisfazione completa, ma un appagamento parziale
del suo intenso desiderio.
Che questa tattica sia possibile e che essa giunga spesso a risultati felici, è attestato dalla esperienza; e questa
è una prova tra le tante di quanto sostenevamo all'inizio di questo capitolo, cioè che al termine
dell'adolescenza si risveglia nettamente e rapidamente matura l'istinto materno.
I pericoli del cuore
Le risorse affettive del cuore della adolescente, mentre sono una delle sue grandi ricchezze, specialmente per
l'avvenire, sono anche un pericolo: il suo desiderio ardente di amare e di essere amata può spingerla ad
assumere atteggiamenti che costituiscono una pericolosa tentazione per il mondo maschile e nello stesso
tempo sono pieni di pericoli anche per essa.
La adolescente desidera piacere e attirare su di sé l'attenzione dei ragazzi: Dio ha fatto l'uomo e la donna
l'uno per l'altra e ha messo in essi una reciproca attrazione: questa verità vale per tutte le età dall'adolescenza.
Non c'è quindi da meravigliarsi che la adolescente senta nascere in sé una viva attrazione per il mondo
maschile.
Essendo il ruolo provvidenziale della donna meno di conquistare che di farsi conquistare, la adolescente, per
una logica vitale e ineluttabile, tenta di attirare su di sé gli sguardi dei ragazzi. Questo sarà soprattutto
compito della moda, che la adolescente, non meno della donna, segue scrupolosamente. La donna ha per
natura il gusto del bello, cosi come è desiderosa di affetto. Va soggetta perciò alla vanità, desidera
rivaleggiare con le altre o meglio essere loro superiore. Questi sentimenti, assieme all'esempio dell'ambiente,
portano la adolescente ad interessarsi quasi con scrupolo del suo fisico e del suo abbigliamento. Non solo il
rossetto alle labbra e lo smalto alle unghie indicano il suo desiderio di attirare l'attenzione; il suo fare
civettuolo, il voluto ancheggiare, gli scoppi di risa, il gridare eccessivo, i suoi sguardi teneri e provocanti
sono altrettanti modi di rendersi interessante.
Grazie a Dio, ci sono ancora molte adolescenti che non cedono a queste tentazioni, ma purtroppo ora, ancor
più che in passato, in tutti gli ambienti sociali numerose sono coloro che cedono a questi atteggiamenti.
Quanto alle altre, non osiamo dire che siano proprio esenti dalla tentazione di volere imitare queste " vergini
folli ". Comunque, la ragazza (non solo la saggia, ma più di una " folle ") non essendo sensuale consciamente
e ignorando quasi sempre l'inclinazione opposta del mondo maschile, rischia di commettere errori di
comportamento, dannosi ad ambo le parti. Mentre dovrebbe essere, secondo i piani provvidenziali, la
protettrice della purezza maschile, si rende spesso più o meno coscientemente causa di tentazione: o per la
leggerezza e la trasparenza dei suoi abiti, o per la scollatura dei medesimi, per la gonna troppo corta o il
costume eccessivamente ridotto, per le sue pose, in breve, per la sua docilità alle suggestioni, fondate, ma
facilmente eccessive del suo istinto di civetteria.
II pericolo di essere tentazione per il mondo maschile sarà maggiore se la ragazza permette al ragazzo o al
giovane di darle delle prove di tenerezza. Se si lascia cingere la vita o abbracciare, vezzeggiare o accarezzare
— manifestazioni del suo bisogno di tenerezza e del suo desiderio di lasciarsi conquistare — sarà facilmente
occasione per il giovane di terribili tentazioni. Il passo è breve dalla semplice simpatia alle manifestazioni
esteriori di affetto e quindi a quelle sensuali, e molte adolescenti, che non desideravano giungere a questo
punto, seguono tuttavia docilmente il ragazzo o il giovane che le trascina. Senza dubbio questo non accade
senza esitazione e lotta: vi sono ancora molte adolescenti che, grazie a Dio, sanno evitare questo cammino o
fermarsi in tempo. Ma se la adolescente non è stata avvertita della psicologia dell'altro sesso e non le si è
dato la coscienza di dover essere, nel quadro provvidenziale, l’educatrice della purezza del giovane, se è stata
lasciata esposta in balia delle tentazioni, della vita, grande è il pericolo.
La tenerezza iniziale diventa spesso sensualità pericolosa; le più imprevidenti e imprudenti non sanno
rifiutarsi all'altro e la cosa è molto grave in se stessa e nelle sue conseguenze, quando ha luogo in queste
circostanze.
Ma anche senza giungere a questi estremi, i danni sono notevoli: se non altro perché la giovane cosi manca
di adempiere il suo compito di educatrice.
Pur curando di essere graziose nel fisico e nell'abito — “ bisogna, diceva San Francesco di Sales, che le
ragazze siano carine ” — pur avendo grazia, gentilezza, sensibilità esse possono essere delle importanti
educatrici del giovane, facendogli intuire la concezione femminile dell'amore, concezione essenzialmente
sentimentale e affettiva. Il giovane ha bisogno di questo insegnamento: il suo valore di uomo guadagna
notevolmente; imparandola dalla giovane la sua concezione dell'amore si perfeziona, la sua rudezza si
addolcisce, la sua sensibilità si disciplina. L'amore, nel mondo maschile, nasce su basi fisiche: a poco a poco
l'uomo deve scoprire gli altri aspetti più umani, la tenerezza e il dono. La adolescente e la giovane possono
aiutare molto il ragazzo o il giovane a fare questa scoperta, mostrandogli semplicemente il loro modo di
concepire l'amore: non occorre un insegnamento sistematico: il migliore insegnamento sarà anzi quello che
ricaveranno da osservazioni fatte chiacchierando insieme. Ma per realizzare questo suo compito di educatrice
dell'altro sesso, la giovane deve saper rifiutare ad ogni costo al giovane le manifestazioni sensibili e sensuali
dell'amore. Nessuna adolescente e nessuna ragazza dovrebbe lasciarsi abbracciare da un giovane, ne
permettere intimità anche extra sessuali: per il loro fidanzato devono riservare il primo bacio e il primo
abbandono affettuoso.
Le madri devono dunque con molta franchezza e chiarezza informare le loro adolescenti e le loro ragazze
della psicologia maschile in questo campo e del ruolo della donna accanto all'uomo. Questo ruolo non è
difficile: basta lasciare capire al giovane quel che essa pensa dell'amore e del matrimonio. E questo “ lasciare
capire ” che trapelerà dalle riflessioni e giudizi delle ragazze avrà sul giovane un effetto più grande e
migliore di molte prediche. Stando così le cose, spetta alle mamme educare le loro figliole a vestirsi e a
comportarsi come si deve: non è necessario combattere il naturale desiderio di piacere: bisogna aiutarle a
vestirsi con decenza e grazia; spiegare la mentalità più sensuale del ragazzo. Pur lasciandole apprezzare i
valori del fisico e dell'eleganza, in sé buoni, le si insegnerà a dare più importanza ai valori della cultura, della
morale e della religione. Senza combattere la preoccupazione di una certa eleganza, la mamma deve aiutarla
a moderarla e cercare di portare le figliole verso la ricerca del valore morale.
Gli egoismi del flirt
Un altro pericolo che minaccia l'adolescente è quello di lasciarsi trascinare ad amoreggiare.
Questa tentazione si ritrova all'inizio dell'adolescenza (tredici-quattordici anni) negli ambienti popolari, verso
la fine dell'adolescenza negli altri ambienti. La vanità della adolescente, il suo desiderio di avere successo, il
suo bisogno di affetto, gli esempi che vede, la portano a cercare incontri col mondo maschile. A seconda del
carattere ancora superficiale o già formato e delle possibilità, essa si presta più o meno volentieri ad
amoreggiare o desidera un vero amore: verso la fine dell'adolescenza il più delle volte avrà quest'ultimo.
Quindi, mentre per le adolescenti il flirt si presenta come un gioco vanitoso, pretesa di imitare le più grandi e
nello stesso tempo soddisfazione dei bisogni sentimentali nascenti, per le giovani esso implica il più delle
volte delle speranze, ingenue ma sincere, di trovare un amore durevole: raramente il loro comportamento è
flirt al cento per cento. Questo si può avere in ragazze fondamentalmente vuote, o deluse da esperienze
anteriori e che vogliono far ingelosire il ragazzo col quale hanno amoreggiato prima: può anche essere il
comportamento di ragazze scontente, acide, che temono di restare sole e che cercano perciò nel flirt un
appagamento alla loro vanità e affettività.
Non ci occupiamo di queste ultime, bensì del maggior numero, di quelle cioè che non sono spinte ad
amoreggiare da questi moventi particolari e vediamo i pericoli del flirt per esse.
La sentimentalità “ della ” adolescente è molto più viva ed intensa di quella “ dello ” adolescente: non c'è
quindi da meravigliarsi che sia la ragazza a mettervi più fervore e impegno; e facilmente pur cercando in
partenza solo la soddisfazione della sua vanità o sentimentalità, il suo cuore si “ attacca ”. Insensibilmente
dal sentimentalismo morboso passa al sentimento, dal sentimento all'affetto, dall'affetto all'amore. E poiché il
cuore femminile pone la sua ragion d'essere e di vivere nell'amore, questa evoluzione è nella tendenza
naturale di molte. Mauriac ha parlato molto bene nel suo libro, “ L’education des filles ”, del “ prodigioso
potere di attaccamento ” che è innato nel cuore della donna.
Accade anche a volte che l'adolescente nutra un amore sincero per un giovane che cercava in lei solo un
passatempo, una distrazione, un'avventura sentimentale: data la sua natura profondamente affettiva,
difficilmente la ragazza riesce a intuire la superficialità del giovane; una bella presenza fisica, una voce
grave, un sorriso gentile o un complimento, una prova di interesse nei suoi riguardi, portare la giovane a
pensare, seguendo i suoi desideri e i sentimenti personali, che il giovane abbia per lei un affetto sincero e
profondo. Su queste fragili basi moltissime adolescenti hanno costruito romanzi d'amore. Il giovane preso dal
fascino della ragazza, dall'attrattiva che prova per questo mondo nuovo, che è per lui l'universo femminino,
lusingato dall'ammirazione che la adolescente manifesta per lui, si sente attratto verso dì lei prova tutto il
fascino di quella personcina più fragile, più misteriosa per luì dei suoi compagni di scuola o di gioco: un
poco ingenuamente e un poco malignamente si abbandonerà volentieri a questa esperienza sentimentale.
Alcuni lo fanno con sincerità, convinti di avere per la ragazza un vero amore; i più cedono a moti istintivi e
non danno eccessiva importanza a questa avventura sentimentale. Per il ragazzo è una distrazione e un
passatempo, una concessione all'abitudine di un ambiente, un'occasione di vanto presso i suoi compagni; è
molto facile che dopo alcune settimane o, qualche volta, alcuni mesi, attratto da un'altra ragazza o da altre
attività, il giovane “ pianti ” la prima con o senza preavviso.
È un grande dolore per la ragazza, tranne per quella che amoreggia al cento per cento: dal primo incontro
aveva sperato uno sviluppo diverso; aveva creduto che le sarebbe stato sempre e fedelmente offerto quel
calore di tenerezza profonda, in cui aveva sperato con tutto il suo essere; che non sarebbe più stata una
trascurata, perché vi era qualcuno che a lei si interessava; l'essere divenuta l'eletta del cuore di un giovane
aveva portato nelle sue giornate nuovi raggi di luce, di sole, di speranza. A un tratto, invece, più o meno
brutalmente, si trova a dover abbandonare tutto! Le occorre un poco di tempo per adattarsi alla realtà: una
impressione dolorosa di solitudine, una tristezza profonda, uno scoraggiamento intenso si impossessano della
sua anima, la vita non le offre più alcuna attrattiva, ormai pensa che sia inutile vivere se non può riversare in
un amore le sue risorse di affetto. Per molte settimane il cielo è grigio per lei; la salute ne risente e così gli
studi, il morale tende al pessimismo, il carattere inaridisce, la pietà è affievolita; se la prende con Dio come
se fosse lui la causa di quella delusione! Intanto il bell'Adone, che ignora la tristezza di cui è causa, continua
tranquillamente a vivere!
Stando cosi abitualmente le cose, è bene che le mamme mettano molto presto in guardia le loro figliole da
questi affetti precoci; bisogna aiutarle con abilità. A volte saranno necessari divieti assoluti, altre volte
occorrerà diplomazia onde evitare il pericolo di una rivolta aperta o segreta.
È inutile far capire alla adolescente che comprende il suo bisogno di affetto, ma che questo bisogno è ancora
in via di formazione farle vedere, anche con esempi, che intrecciando rapporti sentimentali col mondo
maschile a quell'età, corre il rischio di provare delle serie delusioni e sofferenze dopo una gioia effimera e
passeggera.
Inoltre è bene che la mamma mostri alla figliola che prestarsi a tali giochetti sentimentali significa abituare il
cuore dell'uomo all'infedeltà nell'amore, e a godere egoisticamente delle ricchezze del cuore della donna. La
mamma ammetterà che il giovane a volte può avere serie intenzioni e nutrire un affetto sincero, però di solito
ha voglia solo di corteggiare. Ora, il flirt non è amore, ma una contraffazione dell'amore, un coltivare
l'egoismo: il corteggiatore non cerca il bene altrui — caratteristica del vero amore — ma invece la gioia
personale procuratagli dall'incontro. Usa parole, gesti, atteggiamenti propri dell'amore, ma che non rivelano
uno stato d'animo: in una parola, si abitua all'ipocrisia.
Tutti questi svantaggi e danni affettivi del flirt, essenziali alla sua stessa natura, devono essere spiegati alla
adolescente per portarla a rifiutare in partenza e per principio di seguire una tale via; e con questa decisione
consapevole ella contribuisce alla valorizzazione dell'amore nelle relazioni umane. Vi sono molte adolescenti
che non restano insensibili a queste considerazioni e a questi consigli, soprattutto se vengono da una mamma
che ha saputo conservare la loro fiducia.
Pericolo di avventure sensuali
E non sempre tutto finisce in semplici delusioni o tristezze: può accadere infatti che la ragazza in una di
queste avventure, abbia a che fare con un giovane più sensuale che sentimentale. Abbiamo spiegato nel
volume sulla psicologia degli adolescenti come il ragazzo, se non riceve un'educazione affettiva e morale
molto buona, ha nell'adolescenza e all'inizio della giovinezza un periodo di sensualismo. E se la ragazza non
è stata avvertita di questo si può trovare facilmente esposta a dei seri pericoli di sensualità.
L'isolamento più o meno completo in cui si svolgono le avventure di flirt, se il giovane manca di disciplina
morale, può essere propizio a manifestazioni sensibili e sensuali eccessive. La adolescente ha dal canto suo
una sensualità più latente: finché non la si stuzzica, la purezza può essere serbata con facilità. Ma la
adolescente potrà avere delle gravi difficoltà personali di castità e sarà portata ad allontanarsi
imprudentemente da quel riserbo che la morale tradizionale ha sempre suggerito al mondo femminile e che i
suoi interessi futuri esigono che essa abbia, se si presta e cede a manifestazioni più o meno sensibili si
sensualità.
L'amore, quando si tratta di “ vero ” sentimento, va soggetto ad una evoluzione costante; da un sentimento
interiore passa a manifestazioni sensibili di attaccamento e giunge ad un desiderio di intimità totale, affettiva
e fisica in cui trova la sua espressione completa. Il flirt non è amore: in quanto mancano gli elementi di
attaccamento profondo, conosce invece il “ desiderio ” che imita i gesti dell'amore. E se nel flirt possono
esservi elementi puramente sentimentali, non va dimenticato che raramente nel giovane manca sensualità e
sessualità.
È noto quanto sia triste e crudele la sorte delle ragazze-madri: spesso devono sostenere sole tutto l'onere
finanziario e sempre tutta la responsabilità morale dell'educazione del bambino. Vengono giudicate
severamente dalla società; nonostante tutti gli sforzi esse riuscirebbero soltanto a mitigare in piccola parte i
lati negativi della situazione, senza poterli completamente sopprimere. E non soltanto la giovane madre
risentirà di tutto ciò: il bambino, diventando grande si renderà conto di persona dei gravi inconvenienti della
sua falsa posizione sociale.
Grazie a Dio non sempre il flirt arriva a questa conseguenza, ma sempre esso contribuisce a sensualizzare il
giovane che non ne aveva certo bisogno, ad aumentare il suo egoismo e a suscitare nella giovane delle
difficoltà d'ordine sensuale che avrebbe potuto evitare, a farla spesso soffrire atrocemente. Questo bilancio
sembra sufficiente per condannarlo.
Sani contatti tra i due sessi
Non è certo opportuno, per evitare i pericoli degli incontri, usare un regime di segregazione assoluta. Non
solo all'età del matrimonio, infatti, l'uomo e la donna hanno, secondo i piani della Provvidenza, un ruolo di
sostegno reciproco: una buona educazione familiare non deve tenere separati i due sessi ma permettere agli e
alle adolescenti di incontrarsi in un ambiente sano.
Senza dubbio, per i motivi suesposti, bisogna mostrarsi ostili ai flirt e perfino agli amorucci sinceri tra
giovani, anche se questi ultimi sono molto meno severamente condannabili dei primi. È inoltre da riprovarsi
quanto il flirt la tendenza di alcune madri di far condurre alle figliole di sedici anni una vita da giovani
formate e di lanciarle prematuramente nella vita mondana. Ma è un'ottima cosa che ragazzi e ragazze
abbiano occasione di incontrarsi in alcune circostanze e feste di famiglia, prudentemente organizzate:
avranno cosi modo di imparare a conoscersi. Le ragazze hanno un ruolo importante di equilibrio e di
purificazione, di risveglio del sentimento e dell'affetto nella costruzione maschile dell'amore, A contatto coi
giovani esse acquisteranno un senso più realistico della vita: si accorgeranno presto che il ragazzo non è il
principe azzurro sognato e che mentre alcuni sono generosi e bene intenzionati, altri, la maggioranza, sono
rudi ed egoisti. Non è certo il caso di far perdere alla giovanotta, fin dai suoi primi anni, ogni illusione; e,
d'altronde, non è neppure un male che le ragazze troppo idealiste ne perdano almeno una parte e rinuncino a
sognare un amore fatto di puro sentimentalismo, e di una tenerezza intensa ma esclusiva. Il realismo
maschile, realismo facilmente brutale, la mancanza di tatto del sesso forte abitueranno le fanciulle a
concepire la vita in modo leggermente diverso; il fatto di frequentare l'altro sesso irrobustirà la sensibilità
femminile, che soggiace spesso alla tentazione di restare chiusa e languida, equilibrando così per mezzo del
buon senso l'impressionabilità eccessiva del giudizio. D'altra parte il contatto con le ragazze contribuirà a
rendere più civili i ragazzi, più umani anche; mentre la vicinanza dei giovani porterà le fanciulle a pensare
all'amore e al matrimonio più come ad una missione non priva di difficoltà, che non ad una pura dolcezza.
Quello che noi consigliamo è chiaro: non tenere troppo lontano nella vita quello che Dio ha unito, e mettere
ciascuno dei due sessi nelle condizioni, di fronte all'altro, di esercitate quella funzione di mutuo sostegno e di
vicendevole arricchimento, che rientra nei piani provvidenziali.
Concludendo, l'educazione sentimentale e affettiva della adolescente consiste non nel lasciarle dare libero
corso alla sentimentalità o nel soffocarla, ma piuttosto in un lento e paziente lavoro di equilibrio e di
moderazione: equilibrio e moderazione che non saranno mai perfetti in una adolescente. Non bisogna
dimenticare infatti che sensibilità e sentimentalità sono dati risultanti dalla sua fisiologia e dall'ambiente in
cui vive. Un'educazione abile può e deve pretendere di sviluppare sufficientemente la volontà e
l'autodominio affinché la ragazza sia a poco a poco in grado di porre sotto il controllo della ragione le
manifestazioni esteriori e la spontaneità inferiore della sua affettività. Questo dominio dell'impressionabilità
e della sentimentalità è per noi uno degli scopi principali cui si deve tendere nello sforzo di educare una
adolescente.
PARTE QUARTA
CONCLUSIONI
CONSIGLI CONCLUSIVI
Terminiamo questa analisi con alcuni consigli educativi.
1. Il primo sforzo di una vera mamma deve consistere nel cercare di capire il più e meglio possibile la
propria figliola. Raccoglietevi un'ora o due e cercate di ricordare le vostre emozioni di adolescente. Quale
effetto psicologico ebbe su di voi la formazione fisica? Vi siete chiusa in voi stessa? L'austerità dell'ambiente
familiare o scolastico vi pesava? Eravate così docile come affermate oggi? Non è sbocciata allora in voi la
vita sentimentale? Non avete avuto entusiasmi esagerati, amicizie ardenti, sogni di amore?
2. Accettate di vedere la vostra figliola staccarsi da voi e affermare la propria personalità.
3. Parlate spesso con lei: siete la sua grande amica. Non per raccontarle le vostre delusioni o per trovare in lei
un sostegno affettivo e morale, ma per aiutarla nelle sue difficoltà attuali.
4. Dimostratele che comprendete la sua evoluzione e i suoi problemi; aiutatela a spiegarsi a se stessa;
rispondete ai suoi interrogativi con risposte opportune.
5. Parlatele molto della vita e non solo in " rosa ": non nascondetele i pericoli e le responsabilità, pur
lasciando sempre posto alla speranza.
6. Non fatele delle continue prediche sui suoi difetti; non ripetetele che non è buona a nulla. Fate leva invece
sulle sue qualità: ne avrà ben qualcuna! Fategliele notare, mostratele le sue risorse: cercate che le sfrutti.
Molto spesso il metodo migliore per eliminare un difetto è quello di far rendere al massimo le proprie
qualità.
7. Non esigete la fiducia, non imponetela, non rimproveratele: " non hai confidenza con tua madre ": cercate
di meritarla con la vostra comprensione, affetto, tatto.
8. L'obbedienza è necessaria nei bambini. L'autonomia è il privilegio dell'adulto: tra questi due poli sta
l'adolescenza, epoca della libertà ben guidata.
Non permettete che la vostra figliola legga tutto: suggeritele libri interessanti; se li troverà tali non solo
seguirà i vostri consigli, ma ve ne chiederà il parere.
Non lasciatele vedere tutto: suggerite dei bel film. Accompagnatela una volta ad uno spettacolo che pone dei
problemi da adulti, superiori a lei: comprenderà perché glieli sconsigliate di solito.
Non lasciatele ascoltare tutto: la radio ha trasmissioni buone e pessime. Scegliete, datele il gusto delle cose
belle e sane.
Non lasciatele fare qualunque cosa; sappiate, in genere, dove va. Non permettete che rientri tardi o faccia
viaggi con compagnie miste.
Lasciate però che a poco a poco legga, veda, senta e faccia di più. Suggeritele una lettura, un film un poco "
spinto ": avvertite prima e commentate dopo.
9. Informatela prima della pubertà: meglio un anno prima che un giorno dopo.
10. Ricordate però che iniziare, informare, non è tutto: formate la volontà e la coscienza. Troppi vedono
nell'iniziazione solo i dati fisici; è invece indispensabile insistere su dati sentimentali e morali. Le ragazze
che cadono, cadono prima per il cuore molto piò che per i sensi.
11. L'educazione delle figliole consiste soprattutto nell'educazione del cuore: bisogna aiutarle a conoscere,
non a sopprimere i moti del cuore, ideale impossibile, ma a saperli dominare e dirigere.
Per giungere a questo è necessaria una triplice formazione: dell'intelligenza, della volontà e della coscienza.
Della volontà; occorre saper dominare impressioni e sentimenti.
Della coscienza: è in essa e nella grazia che si attinge la forza ai agire.
Fate tutto quello che potete e affidate il resto a Dio!
***
Alla fine di questo nostro lavoro, ci permettiamo di chiedervi:
1. di leggere eventualmente il libro sulla “ Psicologia degli adolescenti ”: comprenderete meglio l'ambiente
maschile in cui cresce la vostra figliola;
2. di rileggere ogni tanto certi punti di questo libro, soprattutto quando avete voglia di arrabbiarvi con la
vostra figliola o siete più scontente di lei. Questa lettura preventiva vi eviterà a volte di commettere un
errore.