04 gennaio 2016

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04 gennaio 2016
ANICA
04 gennaio 2016
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INDICE
ANICA CITAZIONI
02/01/2016 Il Messaggero - Nazionale
Aiuti dall'Erario e risorse regionali per rilanciare il cinema italiano
6
31/12/2015 www.ilgiornaledivicenza.it 02:18
Il cinema muto è senza segretiLi ha svelati tutti Aldo Bernardini
8
04/01/2016 Il Piccolo di Trieste - Nazionale
Geo, un eroe dimenticato al Trieste Festival
9
CINEMA
03/01/2016 Corriere della Sera - Nazionale
Tutta l'Italia di Zalone
12
03/01/2016 Corriere della Sera - Nazionale
La consacrazione di Brad Pitt divo «politicamente corretto»
14
02/01/2016 Corriere della Sera - Nazionale
«Hollywood Reporter» elogia l'Italia e la Festa di Roma
15
04/01/2016 La Repubblica - Nazionale
Se neanche Renée Zellweger conosce il finale di Bridget Jones
16
04/01/2016 La Repubblica - Nazionale
Rooney l'antidiva
17
03/01/2016 La Repubblica - Nazionale
"Il segreto è stato abolire i trailer rovinano la sorpresa"
19
03/01/2016 La Repubblica - Nazionale
Zalone batte Harry Potter e Star Wars
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02/01/2016 La Repubblica - Nazionale
L'odio di Macbeth
21
02/01/2016 La Repubblica - Nazionale
Star Wars, Lucas contro la Disney "È schiavista" Poi fa retromarcia
23
02/01/2016 La Repubblica - Nazionale
HOLLYWOOD REPORTER: IL CINEMA ITALIANO CRESCE
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04/01/2016 La Stampa - Nazionale
"Dal West di papà a Tarantino così ci siamo ripresi la nostra storia"
26
03/01/2016 La Stampa - Nazionale
Il nuovo record di Checco Zalone
28
03/01/2016 La Stampa - Nazionale
"Il nostro segreto è ridere mentre stiamo lavorando"
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03/01/2016 La Stampa - Nazionale
I gioielli della "Black List" quel giacimento di storie non ancora diventate film
32
02/01/2016 La Stampa - Nazionale
Morante: ecco svelato cosa porta una donna verso la crisi di nervi
34
02/01/2016 La Stampa - Nazionale
Jennifer Jason Leigh "Ho preso botte da orbi per la gioia di Tarantino"
35
04/01/2016 Il Messaggero - Nazionale
Da Ave Cesare! al nuovo X Men ecco tutti i film in arrivo
36
03/01/2016 Il Messaggero - Nazionale
Il ritorno di Indiana Jones, quinto kolossal con Harrison Ford
38
03/01/2016 Il Messaggero - Nazionale
Fenomeno Zalone, battuti tutti i record
40
03/01/2016 Il Messaggero - Nazionale
"Capri Hollywood", il trionfo di Tarantino
42
03/01/2016 Il Messaggero - Nazionale
Suzu e le sue sorelle, ritratto familiare tra cinema e manga
43
02/01/2016 Il Messaggero - Nazionale
Incassi, la commedia è sempre superstar
44
03/01/2016 Avvenire - Nazionale
Zalone frantuma ogni record Sette milioni di euro in 24 ore
45
04/01/2016 Il Giornale - Nazionale
Zalone fa il bis: altri 7 milioni di incasso
47
03/01/2016 Il Giornale - Nazionale
Il successo stellare di Zalone
48
03/01/2016 Il Giornale - Nazionale
Primi effetti di «Star Wars»: torna Indiana Jones
50
03/01/2016 Libero - Nazionale
Il referendum lo vince l'anti-politico Zalone
51
03/01/2016 Libero - Nazionale
Checco «umilia» Harry Potter
53
03/01/2016 Il Fatto Quotidiano
Metti un giorno con Zalone Vale sette milioni di euro
54
03/01/2016 Il Fatto Quotidiano
" Checco ha un segreto: è giovane ma pure di mezza età. Ed è umile "
55
04/01/2016 Il Mattino - Nazionale
Da Genovese a De Luigi vince sempre la commedia
57
02/01/2016 Il Mattino - Nazionale
«Dopo tanto impegno ora racconto le donne»
58
03/01/2016 Il Tempo - Nazionale
Un anno tra western e biografie
60
01/01/2016 Il Sole 24 Ore Online
I 10 film più attesi del 2016
62
03/01/2016 La Repubblica - Milano
Un anno gratis al cinema per i nuovi diciottenni
63
03/01/2016 La Repubblica - Torino
Corsa agli sconti per i fan del cinema
64
04/01/2016 Il Messaggero - Abruzzo
Un anno di divi a catinelle
65
TELEVISIONE
03/01/2016 Il Messaggero - Nazionale
La Forza dello streaming
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02/01/2016 ItaliaOggi
Con lo streaming le serie tv cambiano faccia
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ANICA CITAZIONI
3 articoli
02/01/2016
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diffusione:135752
tiratura:185831
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L'inchiesta
Aiuti dall'Erario e risorse regionali per rilanciare il cinema italiano
Satta a pag. 21
IL CASO Non si scappa. O sono le creste alpine, o è un pittoresco paesino pugliese. Scenari più che
suggestivi, per carità, ma sempre più spesso, forse un po' troppo, fanno da sfondo ai film italiani che
rischiano di sembrare ambientati tutti negli stessi posti, si tratti di drammi psicologici, thriller o cinepanettoni.
Il motivo della progressiva "localizzazione" del nostro cinema? Il contributo crescente delle Film
Commission: quelle dell'Alto Adige e delle Puglie sono particolarmente ricche e agguerrite. Ormai tutte le
regioni italiane, ad eccezione di Umbria, Abruzzo e Molise, sono dotate di una struttura dedicata che, in
cambio della promozione turistica, investe soldi, risorse e servizi nei film. Nel 2014, ultimo anno
cinematografico censito dall'Anica, la spesa per la produzione di film italiani è stata di 323,46 milioni di
euro, il 3,95 per cento dei quali messi dalle Film Commission. Una realtà che ha contribuito notevolmente al
rilancio della nostra industria e riportato in Italia i grandi set internazionali. «Ora vorremmo che le Film
Commission venissero riconosciute a livello statale perché il loro ruolo non cambi o, peggio, venga
cancellato dall'avvicendamento delle cariche locali», spiega Stefania Ippoliti, presidente delle strutture
cinematografiche regionali riunite e direttore di quella toscana.
GRANDI SET In questo panorama, spicca la Lazio Film Commission che ha di recente ricevuto
un'importante iniezione di fondi.Annuncia il presidente Luciano Sovena: «Grazie alla politica incisiva del
governatore Zingaretti, ai 15 milioni triennali già stanziati se ne sono aggiunti 10 destinati alle coproduzioni
internazionali». Significa che dopo Spectre , Ben Hur , The man of U.N.C.L.E. , Zoolander 2 , verranno
girati a Roma e dintorni altri grandi film interpretati da superstar: il prossimo diretto da Marjane Satrapi con
Uma Thurman, per cominciare, ma sono in corso trattative per La Sirenetta in versione hollywoodiana
mentre con i finanziamenti regionali Giovanni Veronesi gira a Cuba la commedia Non è un paese per
giovani . Nel rilancio del cinema italiano, un ruolo di primo piano viene giocato dal tax credit, l'agevolazione
fiscale destinata sia alle imprese nazionali sia a quelle straniere (solo 4 nel 2009, salite a 30 nel 2014). Dal
2010 ad oggi la Bnl, la banca che da 80 anni sostiene il cinema, ha concluso circa 60 operazioni di tax
credit per un investimento di oltre 22 milioni. «Il tax credit», afferma il produttore presidente dell'Anica
Riccardo Tozzi, «si è rivelato uno strumento decisivo per rimettere in moto la produzione».
SERIE E come in America, anche nel cinema italiano la produzione di serie, a cominciare da The Young
Pope di Sorrentino, è sempre più vivace. Non sono stati ancora trasmessi da Sky gli attesi episodi di
Gomorra 2 e già la tv satellitare e Cattleya pensano a una terza stagione. Sono in pentola Suburra a
puntate (prima produzione italiana della piattaforma Netflix), la serie Zero zero zero sul narcotraffico ispirata
al romanzo di Saviano, Diabolik dal fumetto-cult delle sorelle Giussani, Django , Suspiria con la
supervisione di Dario Argento. E Professione Lolita , che i Lucisano realizzeranno (anche in una versione
per le sale) dal libro-bomba di Daniele Autieri, il giornalista che ha scoperto il traffico delle baby-squillo
romane. Sulle serie punta anche il canale on demand TimVision, che vanta 5 candidature ai Goldebn Globe
grazie alle fiction Flesh and Bone e American Crime . «A febbraio arriverà la seconda stagione di Royals
con Elizabeth Hurley e, in primavera, il secondo atteso ciclo di American Crime », annuncia Daniela
Biscarini, capo settore multimedia di Telecom Italia. «Oggi la diffusione della connettività sta definendo una
nuova forma per questo mercato». E nello scenario globale che vede l'avanzata dei nuovi player, ha preso
a investire nel nostro cinema la stessa Sky, che produce cinque film di genere a basso costo: dopo il noir In
fondo al bosco , un documentario di Veltroni su Gilles Villeneuve , il thriller Monolith ambientato in Nevada,
Piuma per i ragazzi e Hashtag sui social network. Gloria Satta
ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 04/01/2016 - 04/01/2016
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02/01/2016
Pag. 1
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Ramazzotti e Bruni Tedeschi fuggono dal manicomio nel film di Virzì
Un cast di star made in Italy nella nuova commedia di costume di Paolo Genovese
I più attesi dell'anno
LA PAZZA GIOIA
PERFETTI SCONOSCIUTI
3,95
323
FAI BEI SOGNI
LE CONFESSIONI Bérenice Bejo nel film di Marco Bellocchio tratto dal libro di Gramellini In milioni di euro
(esattamente 323,46) è il costo dei 201 film italiani prodotti nel 2014. L'anno prima il costo era stato di
334,96 per 167 film È la percentuale del contributo elargito da Fondi regionali e Film Commission alla
produzione di film italiani Nel tondo Diabolik, in una serie Toni Servillo con Polanski, Auteuil, Nielsen nel
nuovo film di Roberto Andò
J eremy Irons e Olga Kyrulenko in "La corrispondenza" di Giuseppe Tornatore Nel tondo Verdone e
Albanese in "L'abbiamo fatta grossa", la nuova commedia dell'attore e regista romano
L'inchiesta
Foto: SIANI Campione d'incassi
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31/12/2015 02:18
Sito Web
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Il cinema muto è senza segretiLi ha svelati tutti Aldo Bernardini
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L'attore e regista Charlie Chaplin, un rivoluzionario nel cinema muto americano e mondialeIl libro edito da
PersianiLo studioso Aldo Bernardini L'attore e regista Charlie Chaplin, un rivoluzionario nel cinema muto
americano e mondialeIl libro edito da PersianiLo studioso Aldo Bernardini
Il volume è tosto: 770 pagine ricche di appendici, indici, molte fotografie. Il titolo - "Le imprese di produzione
del cinema muto italiano", Bologna, Persiani, 2015, Collana Cinema - suona per addetti che l'useranno
come opera imprescindibile. Ma il libro è interessante anche per il pubblico più vasto.
Lo ha scritto Aldo Bernardini, un vicentino che ha dedicato l'esistenza - come critico, storico e saggista
cinematografico, dopo una laurea in Giurisprudenza - a un lavoro minuzioso e prezioso.
Alto, volto marcato - Max von Sydow, attore feticcio di Bergman, è una sua passabile controfigura - giunto a
lambire le 80 primavere, Bernardini con l'ultimo libro dà sistemazione (non conclusiva!) a ricerche iniziate
nei '70. In precedenza il nostro salpa da Vicenza per lavorare a Milano, allo Schedario cinematografico, e
poi a Roma, Centro Sperimentale di Cinematografia, alla redazione di Filmlexicon. Quindi, dopo numerose
monografie (Antonioni, Dreyer, Huston, Tognazzi, Manfredi...) agli inizi '80 pubblica con Laterza "Il cinema
muto italiano (1896-1914), 3 vol.", cui s'aggiungono i 21 volumi de "Il cinema muto italiano" Nuova Eri,
1991-96, a quattro mani col compianto Vittorio Martinelli. Mentre si spende in queste ricerche senza mirare
a possibili approdi accademici (gli resta l'appartenenza all'Accademia Olimpica, ma è un altro discorso)
fonda e dirige per l'Anica l'Archivio informatico del cinema italiano, è presidente dell'Associazione italiana
per le ricerche di storia del cinema, riceve il Premio Flaiano (1987) e il Jean Mitry (1992).Da saggista
pubblicata in volumi e riviste di settore: Bianco e Nero, Les Cahiers de la Cinématèque, Rivista del
Cinematografo, Segnocinema, Immagine. Note di Storia del Cinema.Il libro ora uscito, "Le imprese di
produzione del cinema muto italiano", mantiene alla lettera quanto il titolo promette. Sono qui schedate,
tutte e su fonti di prima mano, le imprese a base industriale a partire dal 1905 circa.
Un lavoro poderoso mai realizzato in ambito italiano e poco praticato altrove. Si apprende che non si
gravita solo su Roma ma anche Torino, Napoli, Milano, la Sicilia vedono un fiorire d'iniziative. In ogni
ambito si descrivono prima le imprese maggiori per poi dare notizie sulle minori che pure "fanno tessuto".
I dati, si scopre presto, non restano raggelati. Le imprese - di cui si svelano fondatori, soci, attori impiegati,
maestranze, caratteristiche della produzione, vicissitudini economiche con bilanci nei casi più importanti,
indicazioni su cineteche e archivi in cui il materiale superstite è reperibile - fungono da "marchio d'autore" e
in molti modi, più o meno coscienti, finiscono per rappresentare uno stile, una messa a punto del linguaggio
cinematografico, un catalizzatore del costume come accade col nascente divismo. Il lettore può così
comprendere su quali gambe si sia evoluto il nostro cinema in quello che per Bernardini è un "periodo
d'oro": tutti ricordano che Griffith, osannato autore di Nascita d'una nazione (1915) e Intolerance, aveva
assimilato la lezione di Cabiria (1914) girato da Pastrone a Torino anche con l'apporto di D'Annunzio.
Nel volume si può entrare sullo stimolo dell'attualità: il centenario della Grande Guerra conduce alla scheda
del milanese Luca Comerio, autore di rischiose e crude documentazioni sui fronti. Oppure vale
l'appartenenza geografica: Vicenza vi rientra per la Società Cines-Fonos fondata nel 1907, legata al cinema
S. Faustino, ora Odeon, ed Edison, poi Italia.
Certo la faccenda non finisce qui: la necessaria integrazione della ricerca è un volume con profili biofilmografici che renderebbero ancor più leggibile "umanizzandola" la fucina dei nostri incunaboli
cinematografici.
Enzo Pancera
ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 04/01/2016 - 04/01/2016
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04/01/2016
Pag. 25
diffusione:26983
tiratura:32866
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Geo, un eroe dimenticato al Trieste Festival Nella rassegna dal 22 al 30 gennaio il film di Fredo Valla
racconta l'epopea del pilota Chávez «in una società che dava spazio ai giovani»
Geo, un eroe dimenticato al Trieste Festival
Geo, un eroe dimenticato al Trieste Festival
Nella rassegna dal 22 al 30 gennaio il film di Fredo Valla racconta l'epopea del pilota Chávez «in una
società che dava spazio ai giovani»
Sarà dedicata al maestro Ennio Morricone, candidato al Golden Globe per la colonna sonora di «The
Hateful Eight» di Quentin Tarantino e favorito nella corsa agli Award 2016, "Los Angeles, Italia - Film,
Fashion and Art Fest", undicesima edizione, che si svolgerà al teatro Cinese di Hollywood dal 21 al 27
febbraio, nella settimana che precede l'assegnazione degli Oscar, riconoscimento che l'Academy attribuì a
Morricone "alla carriera" nel 2017, dopo 4 nomination. L'annuncio del tributo è del produttore Pascal
Vicedomini ed arriva in chiusura di Capri,Hollywood International film fest che ha assegnato a Morricone il
premio per la migliore colonna sonora e all'attesissima ottava opera di Tarantino, prodotta da Weinstein
Company, anche i premi come 'miglior film' e a due dei protagonisti, Samuel L. Jackson e Jennifer Jason
Leigh. «Dopo il successo dell'edizione del ventennale, anche grazie alla stima di grandi 'players' mondiali, a
cominciare da Harvey Weinstein, come Istituto Capri nel mondo, partner della Camera di Commercio di
Hollywood stiamo lavorando perché il nostro tributo coincida con l'attribuzione della "stella" sulla Walk of
fame a Morricone, cosi come accaduto in passato per Bertolucci e Bocelli. Morricone in America è un vero
mito e "Los Angeles, Italia", che accende i riflettori sul cinema e l'arte italiane, non poteva che festeggiarlo
nell'anno del suo binomio con Tarantino, nel segno del grande Sergio Leone». Il festival è sostenuto dal
Mibact (DG Cinema), del Maeci in collaborazione con Ice, Anica, Mediaset e Ambi Group con il patrocinio
della Camera di Commercio di Hollywood, del Consolato Generale italiano, dell'Istituto Italiano di Cultura di
Los Angeles .di Elisa Grando wTRIESTE Quando, il 23 settembre 1910, l'aviatore peruviano Geo Chávez
compì l'impresa che l'avrebbe consegnato al mito, ovvero trasvolare le Alpi a bordo di un monoplano Blériot
11 spinto da un motore di soli 50 CV, aveva 23 anni. Il suo volo creò un'incredibile mobilitazione di gente
comune appostata sui monti, sui tetti delle case e lungo il tragitto, ma finì in tragedia proprio a trenta metri
dal campo d'atterraggio: Chávez si schiantò e morì qualche giorno dopo all'Ospedale di Domodossola. A
raccontare quanto la sua impresa sia stata simobolo di quei tempi di fiducia collettiva nel progresso e
grandi speranze, spezzate poco dopo dalla Grande Guerra, è il documentario "Più in alto delle nuvole" di
Fredo Valla, in programma al prossimo Trieste Film Festival (22-30 gennaio alla Sala Tripcovich e al Teatro
Miela). Il film è una coproduzione italo-francese di Enrica Capra per Graffitidoc e Alexandre Cornu per Les
Films du Tambour de Soie di Marsiglia, e ha un narratore speciale: Giorgio Conte, il fratello di Paolo Conte
e cantautore a sua volta, che ha dedicato a Chavez la canzone "Géo" sui testi dello scrittore Carlo Grande.
Valla, perché ha scelto di raccontare l'impresa di Chávez? «È una bella storia di pionierismo aviatorio risponde il regista - in un'epoca in cui tutto sembrava possibile e in cui l'aviazione era ancora un'attività
sportiva. Ed è anche la storia di un ragazzo di 23 anni che sfida qualcosa che a prima vista appare
impossibile: aveva iniziato a volare solo pochi mesi prima». Come nasce l'idea di far fare allo chansonnier
Conte da narratore ideale? «Sono un fan di Giorgio Conte: mi piace quel suo modo minimo di raccontare
storie. Volevo da lui una canzone per il film che mi riportasse alle atmosfere dello "Spoon River", poi mi è
sembrato il perfetto narratore per scoprire la vicenda di Chavez: è un uomo curioso che sa cercare le storie
nei dettagli». Nel documentario lo storico volo di Chávez sulle Alpi è rappresentato con le belle animazioni
di Francesco Vecchi e Alessia Cordini. Perché, ha scelto di associare lo stile cartoon al filmato d'archivio?
«Questo è un documentario storico ma con un approccio molto diverso. L'animazione è costruita a partire
da dati reali, dalle descrizioni del giornalista del "Corriere della Sera" Luigi Barzini o da testimoni che hanno
visto Geo volare, ma consente di esplorare i territori dell'emozione, di andare al di là della pura descrizione
ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 04/01/2016 - 04/01/2016
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04/01/2016
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scientifica di un aereo che si alza oltre il Sempione, viene preso dai vortici e sballottato». Dal film esce un
ritratto degli anni '10 come un'epoca di grande speranze collettive... «Sono gli anni in cui nasce
l'automobilismo sportivo, gli anni del Tour de France, della Belle Époque, in cui si pensa che il progresso
sia inarrestabile. Era un tempo in cui era sufficiente essere giovani per ambire a grandi imprese. Oggi non è
più così: colpa di una società che non dà più spazio ai giovani». Dov'è rimasta di più la memoria di
quest'impresa? «Pochi giorni fa su un volo ho incontrato per caso una signora peruviana che mi ha detto:
"In Perù nelle scuole elementari abbiamo due eroi, quelli dell'indipendenza dagli spagnoli e Geo Chávez".
L'aeroporto di Lima gli è stato dedicato: in America Latina è molto noto. In Italia è un eroe sconosciuto,
forse anche per questo valeva la pena di raccontarlo». ©RIPRODUZIONE RISERVATA
CINEMA
37 articoli
03/01/2016
Pag. 30
diffusione:298071
tiratura:412069
Tutta l'Italia di Zalone
7 milioni in un giorno per «Quo Vado?» sul mito del posto fisso Dal senatore rottamato alla dirigente sexy: i
volti del successo Leggerezza Il regista Nunziante: «La profondità della commedia è nella sua leggerezza»
Valerio Cappelli
Buon anno Checco Zalone lo dice ora. Nelle prime 24 ore Quo Vado? ha battuto tutti i record e ha
incassato quasi 7 milioni di euro (6 milioni 852 mila) sfiorando 1 milione di presenze (930 mila). Addio Star
Wars , il battesimo stellare è quello di un attore comico che nella vita si chiama Luca Medici: usa il
mattarello delle risate contro tutti e non sai mai come la pensa. Il produttore Pietro Valsecchi: «Ci vorrebbe
uno Zalone all'anno per spingere l'intero sistema del cinema». Il distributore (Medusa) Giampaolo Letta:
«Diverte e scalda il cuore».
Una storia più costruita degli altri tre film di Zalone, pensata col regista e alter ego Gennaro Nunziante.
Siete caduti dalle nubi, dopo questi numeri? «Io non capisco molto di dati e non so fare i calcoli. Non siamo
salvatori di niente. C'è uno sdoganamento verso di noi? Ti ricordi quando nessuno votava Berlusconi e
vinse le elezioni? Anche la definizione dei salotti buoni della cultura... Spesso si voleva da noi una
commedia che non ci appartiene: la commedia rifugge la profondità. La sua profondità la trovi nella
leggerezza». Il film, sul mito del posto fisso, è più corale degli altri. Andiamo dai magnifici «coristi».
Una Sonia Bergamasco che non ti aspetti: «Avevo già fatto un ruolo comico in Tutti pazzi per amore in tv ,
la persona che mi ha fatto più ridere al mondo è Carmelo Bene». Un altro pugliese! «Sì, ma alle prove era
durissimo». Sonia è la funzionaria del ministero che deve tagliare il personale con delle «simpatiche
buonuscite», Checco non ne vuole sapere: «Tento perfino la carta sessuale, fallisco e da carnefice divento
vittima. È un racconto dell'oggi, con un'aderenza alla realtà, non avere snobismi mi sembra un sintomo di
salute psicofisica. I numeri non sempre rispecchiano i valori, ma indicano qualcosa che non va preso
sottogamba».
Eleonora Giovanardi è l'outsider, ha 33 anni, è di Reggio Emilia ma vive a Milano, viene da una serie web e
due lungometraggi. Interpreta la ricercatrice che in Norvegia studia l'impatto ambientale su foche e orsi
polari; una donna linda come la neve; tre figli da tre compagni, tre etnie diverse; fa innamorare Checco e ne
trasforma le furbizie italiche: «Mi avevano vista in tv con Maurizio Crozza nei panni di Veronica Lario».
Aveva i capelli lunghi e biondi e zac, l'hanno trasformata: «Conoscevo il fenomeno Zalone, non i suoi film.
Li ho visti e mi sono detta: questo qui non è per niente scemo. C'è un lavoro pazzesco di scrittura ed è
aperto alle improvvisazioni». Per il regista Nunziante, «ci sono film che nascono con intenti mortuari di voler
piacere al pubblico, puzzano di piacioneria e falliscono. Il nostro vero lavoro è la lealtà, è fare le cose che
piacciono a noi. Non ci piace il cinismo, mi fa ridere quando si parla di buonismo». I critici sono stati più
teneri: «I critici parlano del film che avrebbero voluto vedere. Dicono che si vuol fare commedie come Totò,
Sordi. Devono pensare che Checco ha una sua unicità e in virtù di quello devono giudicarlo. Sordi, grande.
Ma noi siamo di un altro tempo. E sfido chiunque a dire che siamo trash. Ci sono attori che hanno fatto del
trash il loro cavallo di battaglia, e ci campano. Il cinema italiano produce film a basso budget con la pretesa
che la gente li vada a vedere. E la gente si accorge che li stai prendendo in giro. Come se io ti invitassi a
cena a casa mia e a tavola non trovi niente. Questo è un Paese diviso e prima o poi dovrà esserci la
riconciliazione». Questo però nel film non c'è: «C'è nel finale, grazie all'incontro con una donna, una
riconciliazione con se stessi. Checco capisce che non c'è chi dall'altro dice che bisogna cambiare, siamo
noi che dobbiamo cambiare».
Gli altri pugliesi del cast sono Lino Banfi (il senatore rottamato) e Maurizio Micheli (fa il padre di Checco),
che dice: «Rispetto ai comici tradizionali, che fanno dei perdenti, Checco è uno sfigato aggressivo, una
cosa tipica della gente di Puglia, dove sono cresciuto ma sono nato a Livorno. Se un film piace ai critici non
CINEMA - Rassegna Stampa 04/01/2016 - 04/01/2016
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Record di incassi
03/01/2016
Pag. 30
diffusione:298071
tiratura:412069
CINEMA - Rassegna Stampa 04/01/2016 - 04/01/2016
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piace al pubblico. Qui è successo il contrario. Chi ha la puzza sotto al naso cambierà idea. Vogliamo dire
una parola grossa? Qui trovi dei contenuti rispetto agli altri film». E Banfi: «Mi contattarono dissi no, i camei
lasciano il tempo che trovano. Ma Nunziante mi ha detto: ti dobbiamo un tributo, Checco ci tiene, fa la tua
imitazione da quando lavoravamo a TeleNorba. Ho conosciuto questi due nipoti , li ho visti talmente in
simbiosi, sono connubi che non esistono più al cinema. Ho accettato perché odora di 60 milioni, gliel'ho
detto». Checco Zalone, l'unico autorizzato a sparare fuochi d'artificio durante le feste.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il cast
Giovanardi
La ricercatrice in Norvegia: è Eleonora Giovanardi
Banfi
Nei panni del senatore rottamato c'è Lino Banfi
Bergamasco
La funzionaria del ministero è Sonia Bergamasco
Micheli
Maurizio Micheli interpreta il padre di Zalone
Foto: Checco Zalone (nome d'arte di Luca Medici) è nato a Bari il 3 giugno 1977
03/01/2016
Pag. 31
diffusione:298071
tiratura:412069
Film sulla finanza corrotta dopo l'Oscar per «12 anni schiavo» Metamorfosi Da sex symbol all'impegno
civile: svolta come produttore negli ultimi anni
Chiara Maffioletti
Lui, a torso nudo, addominali tirati, cappello da cowboy in testa e un phon usato come pistola ( Thelma &
Louise ). Sempre lui, sempre a torso nudo, addominali stavolta striati di sangue, occhio nero e sigaretta in
bocca ( Fight Club ). C'è poi la variante in cui gli addominali sono coperti (almeno un po') da una corazza (
Troy ).
Brad Pitt ha appena compiuto 52 anni, ma le prime immagini che vengono in mente quando si pensa
all'attore hanno tutte a che fare con quella bellezza che per due anni gli ha regalato la fascia di uomo più
sexy del pianeta. Se George Clooney, una volta smesso il camice di E.R., ha avviato una carriera che ha
sempre fatto l'occhiolino all'impegno, soprattutto politico; se DiCaprio ha imparato presto a far sapere al
mondo delle sue battaglie ambientaliste, Brad Pitt viceversa è sempre sembrato piuttosto a suo agio nella
dimensione dell'attore nato come bellissimo, punto. Almeno fino a qualche anno fa.
Cambiamenti piuttosto timidi all'inizio, come la scelta di copioni meno popolari. Poi la decisione di diventare
produttore, concentrandosi con la sua Plan B Entertainment «su quei temi difficili che hanno bisogno di una
spinta in più», come ha spiegato lui stesso. E così, ecco 12 anni schiavo , arrivato direttamente all'Oscar, e
poi Selma , sulla battaglia per i diritti civili degli afroamericani. Ma è con l'ultimo film che ha prodotto, The
Big Short - La grande scommessa (al cinema dal 7 gennaio) , che la corsa di Pitt verso l'impegno anche
politico ha fatto lo scatto.
Nei panni (assai poco glamour) di un ex banchiere che intuisce, poco prima che avvenga, lo scatenarsi
della crisi del 2008 che stravolgerà Wall Street, Pitt ha portato avanti la sua denuncia verso quel sistema
corrotto e scorretto che ha fatto inginocchiare le economie di tutto il mondo. Una denuncia che anche
questa volta punta all'Oscar, con la differenza - rispetto a quando si parla di schiavitù e di battaglie di civiltà,
su cui in genere si è tutti d'accordo - che il tema qui è scomodo e rischia di infastidire quell'America
capitalista che sta tentando da un po' di ripulire la sua facciata.
«Mi fa rabbia che così tante persone abbiano perso la loro casa», ha spiegato l'attore alla prima del film,
facendosi subito benedire dal Financial Times come «L'astro nascente del cinema politico».
Una metamorfosi magari non velocissima la sua, ma inesorabile da quando l'attore è diventato il compagno
(e dal 2014 il marito) di Angelina Jolie. Lei, regina del cambiamento, è passata con abilità sorprendente
dall'immagine di cattiva ragazza ultra tatuata che beve il sangue (letteralmente) dei suoi fidanzati a quella
non solo di regista impegnata ma più in generale di santa laica coinvolta in decine di missioni umanitarie
con il velo in testa e le mani, magrissime, tese verso gli altri. Per anni Pitt è stato solo al suo fianco, una
specie di principe consorte. Ora però sembra sia pronto a portare avanti le sue battaglie. Quelle per cui gli
addominali, in fondo, non servono più.
@ChiaraMaff
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Album
Angelina Pitt, 52 anni, con la moglie Angelina Jolie, 40
Premiato Pitt con parte del cast di «12 anni schiavo», film che ha prodotto e che ha vinto l'Oscar nel 2014
Foto: Brad Pitt è un banchiere in pensione in
«La grande scommessa»
CINEMA - Rassegna Stampa 04/01/2016 - 04/01/2016
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La consacrazione di Brad Pitt divo «politicamente corretto»
02/01/2016
Pag. 47
diffusione:298071
tiratura:412069
«Hollywood Reporter» elogia l'Italia e la Festa di Roma
L' Hollywood Reporter fa i complimenti al cinema italiano. In un lungo articolo, la testata online americana
ha sottolineato non solo come gli incassi al botteghino siano tornati a crescere ma anche in che modo
l'intero mercato dell'intrattenimento in Italia stia vivendo un buon momento. Della rinascita fa parte anche la
Festa del Cinema di Roma che grazie alla gestione «di un nuovo leader carismatico» come Antonio Monda
(foto) che è riuscito a far tornare sul tappeto rosso della rassegna star di livello internazionale «come Jude
Law, Paolo Sorrentino, Todd Haynes, Wes Anderson». Tra le altre svolte positive del 2015 citate
nell'articolo, anche l'arrivo di Netflix.
CINEMA - Rassegna Stampa 04/01/2016 - 04/01/2016
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Cinema
04/01/2016
Pag. 1
diffusione:289003
tiratura:424634
Se neanche Renée Zellweger conosce il finale di Bridget Jones
CHIARA UGOLINI
Se neanche Renée Zellweger conosce il finale di Bridget Jones ROMA CHI È IL PADRE del bambino di
Bridget Jones? Non lo sa neppure la protagonista Renée Zellweger. L'attrice ha rivelato al Sunday Express
la trovata dei produttori, che hanno voluto girare tre finali diversi e segreti: «La trovo un'idea veramente
brillante: nessuno di noi sa chi è il padre del bambino, né chi sceglierà alla fine come fidanzato. L'idea è di
lasciarci all'oscuro di tutto fino alla premiére». L'attesa per Bridget Jones's Baby (nelle sale inglesi il 22
aprile) è grande, i due film tratti dai libri di Helen Fielding hanno incassato nel mondo 543 milioni di dollari.
In più c'è il ritorno di Renée Zellweger dopo un oblio artistico di cinque anni, in cui alla ribalta è uscita solo
per le voci di un intervento estetico che l'ha resa quasi irriconoscibile. Dodici anni dopo il secondo capitolo
della saga, la single sovrappeso e gaffeuse seriale Bridget è ancora a Londra senza un marito e per di più
incinta. Oggi ha 43 anni e la sua vita è sempre divisa fra due uomini, l'intramontabile Mark Darcy e il
miliardario Jack Qwant. Con chi avrà concepito il bambino? Nessuno deve rovinare la festa con gli spoiler,
neanche gli attori.
Non è la prima volta che si girano finali diversi per depistare la troupe ed evitare anticipazioni. È successo
per il finale della serie tv Sex and the city: solo in onda il cast scoprì che Carrie sarebbe tornata a New York
con l'amato Mr. Big. Spesso i finali alternativi sono frutto delle reazioni del pubblico: in Attrazione fatale
Glenn Close si suicidava riuscendo a far accusare Michael Douglas della morte, finale bocciato alle
proiezioni test e poi cambiato. Altre volte è lo stesso regista ad avere ripensamenti: Kubrick non girò la
scena finale scritta per Il dottor Stranamore perché troppo farsesca rispetto al tono del film.
Molti i casi di bracci di ferro tra regista e produttore. Solo nel 1992 Ridley Scott riuscì ad ottenere di far
uscire la sua versione di Blade Runner, eliminando il lieto fine della storia d'amore per inserire un
misterioso colpo di scena: e se lo stesso Harrison Ford fosse un replicante?
Foto: INCINTA Nel film "Bridget Jones's baby", in uscita nel Regno Unito il 22 aprile, il personaggio di
Renée Zellweger aspetta un bambino
CINEMA - Rassegna Stampa 04/01/2016 - 04/01/2016
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R2/ GLI SPETTACOLI
04/01/2016
Pag. 32
diffusione:289003
tiratura:424634
Rooney l'antidiva
"Femminista? Forse lo sono ma chiamatemi umanista"
ARIANNA FINOS
«Iloro occhi si incontrarono nell'istante in cui Therese rialzò lo sguardo dalla scatola che stava aprendo e la
signora voltò un poco la testa così da trovarsi a fissarla direttamente...
catturata da quello sguardo, Therese non poté distogliere il suo». Lo sguardo è quello di Carol, donna
misteriosa in lotta per l'indipendenza raccontata da Patricia Highsmith nel '52 nel romanzo omonimo e
interpretata da una Cate Blanchett impeccabile. Ma la vera sorpresa della nuova versione di questa storia
d'amore che sfida le convenzioni e che Todd Haynes consegna al cinema(in sala da domani) è la Therese
di Rooney Mara, premiata con la Palma d'oro a Cannes. La Lisbeth Salander di Millennium-Uomini che
odiano le donne di David Fincher si è trasformata in una commessa dei magazzini newyorchesi con il fisico
magro, la frangia corta e la grazia di Audrey Hepburn. Figlia del vicepresidente della squadra di football
americano dei New York Giants, la 30enne Rooney ha seguito le orme della sorella Kate ( House of cards)
ed è diventata famosa grazie all'investigatrice punk creata da Stieg Larsson.
Fin da subito si è distinta per l'immagine, opposta a quella popolare e spontanea della talentuosa Jennifer
Lawrence: Rooney è altoborghese, glaciale, laconica. Spiega con un mezzo sorriso: «Millennium è stata
un'esperienza che mi ha prosciugato. Specie la promozione, la cosa che mi riesce peggio. Sul set esprimi
te stesso in un ambiente sicuro, non si può dire lo stesso quando hai a che fare con la stampa».
Diffidente? «Non amo questa parte del mio lavoro, essere osservata al microscopio dal pubblico. Non mi
piace, ma lo sopporto. Le storie d'amore gay dei famosi oggi sono sotto i riflettori e magari aiutano la
causa. Ma a Hollywood la tua vita è sui tabloid a prescindere dall'orientamento sessuale».
L'America di oggi è diversa da quella del romanzo.
«Ci sono stati grandi progressi per i gay e per le donne. Ma la questione non è alle nostre spalle, in molti
paesi nel mondo ci sono donne che lottano». Molte sue colleghe non amano la parola femminista. Lei?
«Non ho problemi con la parola, probabilmente lo sono. Ma preferisco "umanista": vorrei gli stessi diritti per
tutti gli esseri umani. Molte donne rifiutano la definizione solo per non essere messe in una categoria, cosa
sempre limitante».
La prima volta ha rifiutato il film, poi ha cambiato idea. «Come le dicevo, dopo Millennium mi sentivo
svuotata. Poi Carol è slittato e quando Todd mi ha chiamato un anno dopo ero pronta. E volevo lavorare
con Cate Blanchett. Con lei è stato facile costruire l'intimità. Mi chiedono com'è stato girare la scena di
sesso: come tutte le altre, a parte che ero nuda. Era il mio compleanno, un giorno che non scorderò».
Therese nel libro è raccontata dal punto di vista interiore.
«Sul set tenevo sempre con me il libro. Rileggere quei monologhi mi aiutava a entrare nella mente di
Therese: non ha radici, non sa cosa fare della sua vita. Carol le mostra la donna che potrebbe diventare».
All'inizio Therese sembra vulnerabile, quasi manipolata da questa donna più adulta. Poi le dinamiche
cambiano.
«Therese è vulnerabile, mai manipolata. Né ho mai visto Carol come una predatrice. Therese è presa da
lei fin dal primo sguardo. Carol l'affascina per forza e indipendenza, qualità rare all'epoca. Entrambi i
personaggi compiono un viaggio verso la libertà. Quello di Carol è più esteriore, l'abbandono di matrimonio
e convenzioni, quello di Therese interiore».
Come avete lavorato all'ambientazione? «Todd Haynes ha creato un book con foto degli anni 50 che
suggerivano atmosfere, colori. Mi ha dato cd di musica d'epoca, film come Lovers and lollipops. Ho adattato
il modo di parlare, di muovermi, anche grazie ai costumi di Sandy Powell: indossare un corsetto ti costringe
a cambiare atteggiamento. Todd ha girato un film sugli anni 50 come si sarebbe fatto allora, questo ci fa
CINEMA - Rassegna Stampa 04/01/2016 - 04/01/2016
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R2
04/01/2016
Pag. 32
diffusione:289003
tiratura:424634
CINEMA - Rassegna Stampa 04/01/2016 - 04/01/2016
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entrare davvero in quel mondo».
Un mondo che le piace? «Amo i film d'epoca. C'è qualcosa in me di profondamente romantico e
nostalgico. E c'è qualcosa di bello e puro in quell'epoca lontana da Instagram, Twitter e dalla tecnologia.
Ma non avrei potuto tollerare quel tipo di società».
Oggi è più ottimista riguardo alla sua carriera? «Ho fatto questo lavoro per esprimere quel che avevo
dentro. L'inizio è stato difficile, le audizioni terribili. Non ci sono molti ruoli: fidanzate, personaggi sullo
sfondo. Lontani dalla complessità delle donne reali. Mi ero ripromessa che se non avessi trovato film e ruoli
coinvolgenti, avrei rinunciato. Non amo così tanto la recitazione da dover accettare tutto.
Per ora sono felice, poi si vedrà».
Domani arriva nelle sale "Carol", storia di amore e libertà, dal romanzo di Patricia Highsmith La giovane
Mara è la compagna di Cate Blanchett , ruolo con cui ha vinto la Palma d'oro I FILM THE SOCIAL
NETWORK È Erica, corteggiata invano da Zuckerberg fondatore di Facebook MILLENNIUM- UOMINI CHE
ODIANO LE DONNE È l'investigatrice punk Lisbeth Salander
Se non avessi trovato ruoli coinvolgenti avrei rinunciato. Non amo così tanto la recitazione da dover
accettare tutto Per ora sono felice, poi si vedrà
"Millennium" è stata un'esperienza che mi ha prosciugato. Soprattutto la promozione del film: è
sicuramente la cosa che mi riesce peggio
Mi chiedono come è stato girare la scena di sesso: come tutte le altre, a parte che ero nuda. Era il
mio compleanno, un giorno che non scorderò
Foto: IN SALA DOMANI Rooney Mara insieme a Cate Blanchett in una scena di "Carol", in sala da domani
Foto: ATTRICE Rooney Mara, 30 anni Ha debuttato nel 2005 con il film "Urban legend 3"
Foto: PAN - VIAGGIO SULL'ISOLA CHE NON C'È Joe Wright le affida il ruolo di Giglio Tigrato
03/01/2016
Pag. 18
diffusione:289003
tiratura:424634
"Il segreto è stato abolire i trailer rovinano la sorpresa"
(ari.fi.)
ROMA. «Questo risultato stellare, inimmaginabile, è di buon augurio per tutto il cinema italiano, mi pare ne
avesse bisogno».
Pietro Valsecchi di Taodue festeggia il successo a Cortina con la famiglia. La telefonata è interrotta da un
avviso di chiamata: è Piersilvio Berlusconi che ringrazia il produttore di Quo Vado? per «il bel regalo di
Natale a Medusa», che ha distribuito il film.
Valsecchi, la vostra è stata una promozione singolare: niente trailer, solo tre clip girate ad hoc.
«Al montaggio ci siamo accorti che l'idea dei trailer era sbagliata: volevamo allontanarci dalle convenzioni
di un cinema italiano che oggi ha solo due generi: autore e commedia. Analizzando i film precedenti ci
siamo accorti che i trailer bruciavano le battute migliori del film, toglievano la sorpresa in sala».
Avete anche centellinato le presenza televisive di Zalone.
«Non volevamo inflazionarne la presenza. Già portarlo da Fazio è stato un'impresa. Dopo hanno scritto
che Checco era stato sdoganato dalla sinistra: se lo leggesse mio padre, che era comunista, oggi
riderebbe. Ma un po' di diffidenza c'era: solo al quarto film i critici hanno capito che è un grande comico. Lo
credevano un fenomeno effimero. Quando lo paragono a Sordi molti storcono il naso, ma se ne
accorgeranno in futuro».
Il rapporto con la critica è migliorato.
«Perché non può più ignorarlo. Non si può non vedere che c'è Zalone e poi un cinema italiano stantio. Noi
produttori dovremmo avere il coraggio di sperimentare, trovare i nuovi talenti. Io ho rischiato cercandolo, nel
Natale di 5 anni fa. Me lo segnalò mio figlio 15enne: "Se fai un film con lui sbanchi". L'ho visto quella sera in
tv dalla Bignardi, alle 7 del mattino l'ho chiamato.
Lui e Nunziante sono venuti a Cortina. E tra un tortello e un bicchiere di vino è nata la prima storia, a cui
sono più legato».
Il momento più difficile? «Dopo un'anteprima ad inviti a Milano di Che bella giornata.
Un pubblico di manager, glaciale. Lui uscì depresso, mi chiamò: "Il film non farà una lira, sono un uomo
morto". Mi raggiunse a Cortina desolato e disperato. Poi il film fu record».
E l'idea delle proiezioni fatto il 31 a mezzanotte? «Una proposta degli esercenti. Eravamo scettici, poi
abbiamo capito che ci sono famiglie aggregate, ma anche tante persone sole. Si è rivelata una scelta
vincente».
Foto: Pietro Valsecchi fondatore di Taodue
Foto: Solo al quarto film i critici hanno capito che è un grande comico, paragonabile ad Alberto Sordi
CINEMA - Rassegna Stampa 04/01/2016 - 04/01/2016
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IL PRODUTTORE / PIETRO VALSECCHI
03/01/2016
Pag. 18
diffusione:289003
tiratura:424634
Zalone batte Harry Potter e Star Wars
L'esordio da record di "Quo Vado?" al cinema: quasi sette milioni di incasso e un milione di spettatori in 24
ore Mai un avvio così nelle sale italiane. E anche la canzone del film scala la hit parade. Renzi in sala a
Courmayeur
ARIANNA FINOS
ROMA. Il mago Zalone ha stregato un milione di spettatori, stracciando Harry Potter, Star Wars e pure il se
stesso in Che bella giornata. Alla domanda Quo vado? gli italiani hanno risposto in massa: al cinema a
vedere Checco. A partire dalla mezzanotte di Capodanno: in molti hanno considerato di buon augurio
iniziare il 2016 con una risata liberatoria. L'iniziativa ha dato il la a una giornata storica per il cinema
italiano, non solo sul fronte degli incassi. Quasi sette milioni di euro, un milione di persone, tra cui il premier
Renzi, pronti al passaparola positivo. Le prenotazioni facevano ben sperare, ma nessuno poteva
immaginare questo risultato. È abissale la distanza dal debutto di Harry Potter e i doni della morte - parte II
(3,2 milioni) e Spiderman 3 (2,8 milioni). In controtendenza con il resto del mondo, è a distanza siderale
anche l'ultimo Star Wars (1,8 milioni).
L'incantesimo, come nelle favole, è iniziato a mezzanotte del 31 dicembre, quando le proiezioni del circuito
Uci cinema avevano registrato 133 mila presenze (un milione e 150 mila euro) e il The Space ne aveva
certificate 95 mila, pari a 850 mila euro. Si è capito che il film di Gennaro Nunziante sarebbe andato molto
in là anche rispetto a Sole a catinelle: uscito il 31 ottobre 2013 quel film nel primo giorno aveva incassato
2milioni e 354mila euro, 52 milioni in totale. Che bella giornata, uscito il 5 gennaio 2011, aveva raggiunto 2
milioni e 700mila euro in 24 ore. Il fenomeno Zalone però era iniziato il 27 novembre 2009 con Cado dalle
nubi, 401.278 euro al debutto. Con il produttore Pietro Valsecchi festeggia anche l'amministratore delegato
di Medusa, Giampaolo Letta: «Un record che lascia quasi senza parole». E non solo cinematografico: la
canzone La prima repubblica è terza nei passaggi in radio, dopo Steve Wonder e Justin Bieber. In stile
Celentano Zalone racconta come «senza Senato... il transessuale è disperato, mi perde tutto il fatturato e al
suo posto c'è un Paese inginocchiato». Qualche frecciata nel film, tra Jobs act e riforme che aboliscono le
province per farle rinascere sotto altra veste, è dedicata a Matteo Renzi, che ha visto il film con moglie e
figli mentre era in vacanza a Courmayeur. In passato Zalone aveva detto che Renzi non gli piaceva, oggi
corregge il tiro e spiega «intendevo fisicamente: certo non è bello. Ma sarà che poi ci si abitua, non provo
più quel senso di irritazione quando lo vedo. Anzi, mi fermo a sentire ciò che dice e spesso è anche
interessante».
www.taodue.it www.repubblica.it PER SAPERNE DI PIÙ
I DEBUTTI
6,85 mln QUO VADO? Uscito in 1.200 copie, è stato visto da 930mila spettatori
3,18 mln HARRY POTTER "I doni della morte 2" (uscito nel 2011) esordì in 1.000 sale
2,77 mln SPIDERMAN 3 Il film uscì in Italia nel 2007 in 800 copie: record al debutto
2,74 mln HARRY POTTER "Il principe mezzosangue" (2009), sesto film della saga
2,72 mln CHE BELLA GIORNATA Il secondo film di Zalone (2011) esordì in 770 sale
CINEMA - Rassegna Stampa 04/01/2016 - 04/01/2016
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Il caso
02/01/2016
Pag. 44
diffusione:289003
tiratura:424634
L'odio di Macbeth
Michael Fassbender diventa lo spietato protagonista del dramma di Shakespeare Il trauma della guerra, la
lotta per il potere, duelli e corruzione. Dal 5 gennaio in sala "Il mio re tragico e solo come un soldato in Iraq"
ARIANNA FINOS
SOTTO LA FREDDA patina grigio chiara, lo sguardo di Michael Fassbender è un ribollire d'emozioni.
Tedesco d'Irlanda, ha costruito in pochi anni una solida carriera incanalando nel cinema un temperamento
che è lava fusa. Fuori dal set c'è una vita sentimentale piuttosto turbolenta con un turnover di fidanzate
giovani e famose, da Zoe Kravitz ad Alicia Vikander. Ma quando si parla di lavoro l'attore è l'incarnazione
della disciplina. Si presenta all'incontro in jeans e giubbino da biker, anche se il tempo della moto è
passato: «L'ho regalata a mio padre. Durante gli ultimi viaggi non faceva che dirmi quanto la mia fosse
migliore della sua. Così ho capito l'antifona "se vuoi puoi prenderla". Non ho fatto in tempo a finire la frase
che aveva dato via la sua. Così io non ce l'ho più. Ma ne comprerò un'altra, sogno un viaggio in
Sudamerica». L'Europa la conosce bene, l'Italia l'ha percorsa per tornare dalla Mostra di Venezia (con il
padre) in cui aveva vinto la Coppa Volpi per il ruolo di sessuomane in Shame di Steve McQueen. Un ruolo
pieno di nudi, anche frontali. Cosa non rara, per lui. «Se seguissimo la giornata di una persona qualunque
ci imbatteremmo in momenti in cui si toglie i vestiti. Fa parte della vita. E, per quanto mi riguarda, fa parte
dei copioni».
Per interpretare Bobby Sands in "Hunger" perse 15 chili. Lei è un attore fisico.
«Sì. Per entrare nel personaggio parto sempre dal corpo. Dai movimenti, dalla postura, dal modo di
camminare. È questa la mia chiave. Non sono certo un attore analitico, intellettuale, no».
Non manca di ambizione: ora si cimenta nel "Macbeth" di Justin Kurzel, in sala il prossimo martedì.
«Anche stavolta il mio approccio è stato fisico. Ambientale, direi. Per entrare nell'animo di Macbeth è
bastato esporsi a quel clima, in Scozia: il freddo, la pioggia che cadeva ininterrotta. È stata una prova forte.
Per me ma anche per la troupe e le comparse che stoicamente stavano ferme dieci ore sotto l'acqua.
Ogni sera temevo che il giorno dopo non tornassero, e poi invece al mattino eccole di nuovo lì».
"Macbeth" è stato portato sullo schermo da maestri come Orson Welles e Akira Kurosawa.
«La versione di Kurosawa è quella che preferisco. Ma la nostra è molto diversa».
Moderna? «Sì. Ho incontrato la prima volta Macbeth alla scuola di Killany, l'ho letto come un personaggio
da romanzo. Poi, quando studiavo recitazione a Londra, ho fatto un lavoro per il mio insegnante. Ma solo
leggendo il copione di Kurzel l'ho finalmente compreso. È un soldato affetto da stress post traumatico.
Proprio come chi oggi va a combattere in Iraq. E a capirlo era stato lo stesso Shakespeare, secoli fa. Lo fa
dire a Lady Macbeth nella scena del banchetto: "Sappiamo che lui soffre di questi attacchi, di queste
allucinazioni, queste cose le ha già fatte". Questa chiave mi ha regalato sicurezza: sono partito dalle
fratture emotive precedenti: è solo nell'uccidere che trova la sua direzione. Ma anche Lady Macbeth di
Marion Cotillard è stupenda. Non è una megera ambiziosa ma una donna che si sacrifica perché lei e il suo
uomo si ritrovino dopo la morte del figlio. È un racconto sulla perdita e su quello che le persone arrivano a
fare per riavere indietro quel che hanno perso».
È anche un racconto sulla corruzione del potere. Lei teme quella del successo? «Per ora riesco a gestirlo
con semplicità.
Vedo più pericoli nel non riuscire a fare le cose, o a farle nel modo che vorrei. Il pericolo in questa industria
è metterti in progetti che non ti appassionano. Io devo sentire che imparo sempre qualcosa, non voglio fare
le cose per soldi. Di sicuro certi stili di vita che si accompagnano alla fama sono piuttosto seduttivi e perciò
poi diventa difficile rinunciarvi.
CINEMA - Rassegna Stampa 04/01/2016 - 04/01/2016
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R2 SPETTACOLI
02/01/2016
Pag. 44
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tiratura:424634
CINEMA - Rassegna Stampa 04/01/2016 - 04/01/2016
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Ma io cerco di andare avanti».
Qual è la qualità più importante in un attore? «La capacità di sapersi rilassare. Se ti rilassi ti regali la
possibilità di capire, di essere consapevole di quel che succede intorno a te.
E ascolti, che è la parte più importante".
Rimpianti? «Non mi piaccio sempre. In The counselor di Ridley Scott avrei potuto fare meglio».
Il suo idolo? «Il primo e più importante è stato Quentin Tarantino. Sono cresciuto nelle campagne irlandesi,
piene di boschi bellissimi e posti in cui pescare. Ma a un certo punto ho deciso di scavalcare il bancone del
pub di famiglia a Killarney e ho capito che volevo fare l'attore.
Avevo diciassette anni, e ho portato a teatro Le iene. Quando poi ho fatto l'audizione con Tarantino e mi ha
preso in Bastardi senza gloria è stato uno dei miei giorni migliori».
Com'è stato portare sullo schermo Steve Jobs (in sala il 21 gennaio)? Ha detto che si è ispirato a "Quarto
potere".
«Me lo ha suggerito Danny Boyle. Di quel copione mi spaventava la quantità di parole.
Ma era scritto benissimo. Considero Aaron Sorkin lo Shakespeare dei nostri giorni. E mi piaceva l'idea di
interpretare un personaggio controverso. Dentro tutti noi c'è la capacità di cose belle ma anche terribili».
Porta mai a casa qualcuno dei suoi personaggi? «Scherza? Nessuno vuole passare una serata con un
attore che medita sulle sofferenza.
No. Stacco la spina. E mi piace festeggiare.
Quando, dopo tante porte in faccia, McQueen mi scelse per Hunger corsi con la moto a brindare. Fu
bellissimo. E avevo ancora la moto».
RECITAZIONE
Un giorno scavalcai il bancone del pub dei miei e decisi di fare l'attore
PASSIONE
Mi piace festeggiare Quando mi scelsero per "Hunger" corsi in moto SHAME Nel film del 2011 di
Steve McQueen, Fassbender è un uomo d'affari ossessionato dal sesso 12 ANNI SCHIAVO Nel 2013
l'attore riceve la nomination agli Oscar come miglior attore non protagonista STEVE JOBS L'attore porta sul
grande schermo la vita del fondatore della Apple nel film di Danny Boyle LA CARRIERA
02/01/2016
Pag. 45
diffusione:289003
tiratura:424634
Star Wars, Lucas contro la Disney "È schiavista" Poi fa retromarcia
L'attacco alla casa di produzione e le scuse: "Paragone eccessivo" A meno di due settimane dall'uscita
dell'ultimo film della saga le critiche del "papà" di Guerre Stellari
ARTURO ZAMPAGLIONE
NEW YORK DALL'ALTO della sua fama (e dei suoi miliardi), il papà di Star Wars critica i suoi colleghi di
Hollywood accusandoli di essere «meno liberi dei registi ai tempi dell'Unione Sovietica».
Si lamenta per la mancanza di creatività nell'industria americana del cinema. E soprattutto è così deluso
dal Risveglio della forza, settima puntata della saga, da lasciarsi andare a un commento cattivo («è un film
rétro») e a un mea culpa irriverente per aver ceduto alla Walt Disney la sua casa di produzione.
«Considero i film di Guerre stellari come miei figli», dice infatti Lucas a Charlie Rose, che lo intervista sulla
rete Pbs mentre la nuova pellicola batte ogni record di incassi. «Sono stato io a crearli, io ad amarli, io ad
essere emotivamente legato a loro, ma anche io a venderli a quegli schiavisti bianchi...».
Schiavisti? Nell'intervista Lucas non ha finito la frase, né ha spiegato meglio che cosa intendesse. Ma a
Bob Iger, chief executive della Walt Disney e artefice del nuovo successo di Star Wars, non è piaciuto
affatto essere paragonato a un crudele padrone di schiavi. Anche perché nel 2002 aveva versato a Lucas
la bella cifra di 4,06 miliardi di dollari per rilevare la sua casa di produzione e il diritto a continuare la serie.
Non solo: durante la serata di gala per la prima del nuovo film, alla presenza dello stesso Lucas, Iger lo
aveva ringraziato per la sua genialità.
Resosi conto di essere andato troppo in là con rimorsi e sensi di colpa, Lucas ha chiesto scusa per la sua
sparata. «Ho usato un paragone del tutto fuori posto», ha detto in un comunicato alla vigilia dell'anno
nuovo. Aggiungendo: «Sono felice che la Disney abbia in mano il progetto e stia puntando in una direzione
molto stimolante. Ho lavorato con quelli della Disney per 40 anni e ho scelto proprio loro come custodi di
Guerre stellari perché rispetto la loro professionalità». Il regista si è anche congratulato con il suo
successore, J.J. Abrams, che ha filmato il Risveglio della forza e con Kathleen Kennedy che preside la
Lucasfilm, la sua ex-casa di produzione. Inevitabilmente le esternazioni di Lucas sono state sulla bocca di
tutti durante i party di fine anno nelle ville hollywoodiane e negli attici di Manhattan. Molti lo hanno accusato
di avere lacrime di coccodrillo: da un lato, grazie proprio alla Disney, ha accumulato un patrimonio
personale di oltre 5 miliardi di dollari. E dall'altro che fa? «Sputa nel piatto in cui ha mangiato? È forse
invidia, la sua?», si è chiesto qualche commentatore.
Non c'è dubbio che il successo di The Force Awakens stia superando ogni aspettativa sia in termini di
critiche che di botteghino. Uscito nelle sale americane il 18 dicembre, il film ha battuto i record di incassi per
i film natalizi, superando quota 1 miliardo di dollari in soli 12 giorni, rispetto ai 13 di Jurassic park, ed è
lanciato verso obiettivi ancor più ambiziosi. E la Disney sta già lavorando su altri due nuovi capitolo di
Guerre stellari, attesi per il 2017 e il 2019, per approfittare del favore degli spettatori.
Tuttavia è proprio questa ricerca del profitto a tutti i costi - anche a spese della creatività - ad indispettire
Lucas e a offrire ora un motivo riflessione per tutto il mondo del cinema. Nell'intervista con Rose, ad
esempio, il settantunenne regista ha ricordato di aver ceduto la sua casa di produzione perché i suoi
interessi cinematografici erano cambiati e voleva cimentarsi in progetti nuovi. Ha anche insistito sull'enfasi
creativa che ogni regista dovrebbe proteggere. A suo avviso, invece, Il Risveglio della forza si piega
banalmente alle richieste dei fan. «Hanno voluto fare un film rétro», ha detto, «è una strada che a me non
piace, perché avevo sempre lavorato sodo per rendere ogni puntata diversa dalle precedenti, con differenti
pianeti, differenti navi spaziali, in modo che sembrasse nuovo». Sempre nell'intervista a Charlie Rose,
George Lucas ha raccontato che aveva deciso di scrivere e dirigere i sequel della trilogia originale, ma la
Disney non era interessata alle sue idee. «Anche perché se fossi stato presente, non avrebbero realizzato
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quel che volevano: e quindi ho lasciato che proseguissero per la loro strada».
Foto: DA RECORD Nei primi dodici giorni di programmazione gli incassi di Star Wars VII hanno superato il
miliardo di dollari
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HOLLYWOOD REPORTER: IL CINEMA ITALIANO CRESCE
Maggiori incassi al botteghino, l'effetto Netflix, il successo della Festa del Cinema di Roma e il ritorno in
Italia delle grandi produzioni internazionali, dall'ultimo capitolo della saga di James Bond a Zoolander. Per
l'Hollywood Reporter, una delle maggiori riviste dedicate alla settima arte, sono queste le cause principali
del successo del cinema italiano nel 2015.
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04/01/2016
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"Dal West di papà a Tarantino così ci siamo ripresi la nostra storia"
I figli di Sergio Leone: ora raccontiamo quel mondo visto da una colt, una sua idea
MICHELA TAMBURRINO INVIATA A CAPRI
Che cosa sognano Andrea e Raffaella L eone? Di vincere quell'Oscar che al padre Sergio è stato
ingiustamente negato. Ed è forse da lì come da una morte prematura piombata sulla testa di tre ragazzi,
che bisogna ricercare il perché di tanta caparbietà nel cercare il successo. La Leone Film Group si è da
anni quotata in borsa, distribuisce film americani e produce a livello internazionale grazie anche all'accordo
in esclusiva con la DreamWorks di Spielberg e la Lionsgate e Summit, erano al Capri-Hollywood dove
hanno portato in anteprima l'ultimo film di Tarantino The Hateful Eight, il thriller western con un cast da
capogiro, uscita italiana il 4 febbraio. Da produttori, in Italia spaziano da Tornatore per il suo prossimo film
internazionale a Paolo Virzì de La pazza gioia . Andrea, diventare un ponte tra l'America e l'Italia in fondo
era un desiderio di vostro padre? «Il suo primo pensiero era di vederci tutti nel cinema. Siam o c re s c i u t i
a p a n e e s e t , quando è morto avevo 20 anni. Nessuna azienda alle spalle, nulla di materiale. La Andrea
Leone Film l'aveva fondata papà nel 1989 e dentro c'era solo il 50% dei diritti per l ' I t a l i a d i C 'e ra u n a
v o l t a i l West e di Giù la testa . Una soc i e t à d i c u i n o n co n o s cevo neppure l'esistenza. Lui
pensava per equipe: vedeva Raffaella costumista, Francesca scenografa e me produttore. Poi Francesca
ha deciso di fare altro, dipinge. Noi due avevamo solo tre pagine di Lening ra d o sull'assedio alla città
durante la II Guerra che mio padre avrebbe voluto girare e con quelle cominciammo a fare trading di diritti
per i film che andavano in home video. Per 10 anni fummo i leader». E poi il mondo è cambiato? «Nel
momento di crisi durante il passaggio tra Berlusconi e Monti capimmo che il mercato era saturo e abbiamo
cominciato a ricomprare tutti i film di papà, che ovviamente erano proprietà dei produttori di allora. Abbiamo
avuto la fortuna che Raicinema e Medusa decidessero di non acquistare più film internazionali e noi, con
400 film nella library abbiamo fatto il salto di qualità, da azienda familiare a industria sui mercati
internazionali con l'entrata di Marco Belardi dopo l'acquisizione della Lotus». Il momento più bello?
«Quando abbiamo ricomprato C'era una volta in America e lo abbiamo visto in versione originale a Cannes
con tutto il cast in sala, abbiamo pianto con De Niro». Un film tormentato... «Mille problemi economici e poi
il produttore americano Arnon Milchan con il quale finì male. Il film era lungo, loro lo tagliarono e lo
rimontarono cronologicamente, stravolgendolo. Mio padre lo disconobbe, p e r ò co s ì r i d o t t o l o v i d e
ro all'Academy. Un grande dolore per lui, l'Oscar se lo sentiva». Non è stato il primo produttore con il quale
finì male. «No, andò in causa anche con Papi e Colombo che avevano prodotto Per un pugno di dollari. Lui
era un uomo molto rigoroso ma non litigioso, sul set non era mai stanco ma guai se n o n l o faceva n o m a
n g i a re, adorava il cibo buono». I suoi migliori amici? «Ennio Morricone con il quale era andato a scuola
alle elementari, ho una foto di loro due con il grembiulino e Giuliano Gemma». Mai una lite, possibile?
«Anche noi quasi non ci crediamo però siamo cresciuti come un clan, vacanze insieme, sempre vicini, sarà
lì la nostra forza. Se avessimo lui in s q u a d r a s a r e b b e p e r f e t t o , era spiritos o , d i v e r tente, un
rom a n a c c i o caustico». E ora riporter e t e i n v i t a un'idea di vostro padre? « O l t re a u n a s e r i e t v
c o n Tornatore sulle origini della mafia, vogliamo fare un western pensato da papà: le storie viste da una
colt, la pistola che passando di mano in mano racconta quel mondo». Sarà violento come quello di
Tarantino? «Sarà come quelli di papà, in fondo era sua l'idea. Poi vogliamo girare una storia per bambini.
Produrremo il prossimo film di Spielberg Il gigante buono che ha un budget di 250 milioni di dollari e il
prossimo film di Mel Gibson». Il cinema per voi è casa? «È divertimento innanzitutto ed è la vita che ci ha
mostrato papà». c
Prepariamo «Un gigante buono» di Spielberg per bambini con un budget di 250 milioni di dollari
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Intervista
04/01/2016
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La più grande delusione? L'Oscar mancato per «C'era una volta in America» Negli Usa il film venne
tagliato e rimontato male e non fu capito Andrea Leone Produttore
Foto: "Giù la testa": ai figli era rimasto il 50% dei diritti
Foto: Kurt Russell e Samuel L. Jackson in una scena di "The Hateful Eight" il western thriller di Tarantino, in
Italia il 4 febbraio
Foto: McGovern e De Niro in "C'era una volta in America"
Foto: La serie tv In futuro i Leone vogliono produrre una serie televisiva di Giuseppe Tornatore che
ripercorre le origini della mafia
Foto: La famiglia Sergio Leone in una foto di famiglia «Siamo sempre stati un clan, nostro padre ci ha
cresciuti così». A fianco i produttori Raffaella e Andrea Leone
03/01/2016
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Il nuovo record di Checco Zalone
In un solo giorno di programmazione "Quo vado?" ha incassato quasi sette milioni di euro Strappato ad
"Harry Potter e i doni della morte parte II" il primato della partenza più ricca
[F. C]
ROMA I fuochi d'artificio sono iniziati nella notte di Capodanno, quando, come si era già capito dalla mole
delle prenotazioni e dal numero di biglietti pre-acquistati, «Quo vado?» ha iniziato a trasformarsi da film
attesissimo in appuntamento irrinunciabile, anzi in evento, parola che, dicono gli esperti del settore,
caratterizza spesso i blockbuster Usa e quasi mai i titoli italiani. Poi è arrivato il numero, la cifra roboante
che ha soffiato via in un attimo le briciole dei cinepanettoni natalizi: «Un risultato al di là di ogni
immaginazione», dichiara il produttore Pietro Valsecchi. Certo, scherza il regista Gennaro Nunziante, «non
ce li aspettavamo perchè credevamo di aver fatto 14, no scherzo...». L'unico che non parla è lui, Checco
Zalone, eroe contento, ma anche stranito da un successo che mette a disagio per quanto è enorme: «Non
faccio interviste, non so che cosa dire se non che sono imbarazzato per il troppo vil denaro». Quasi sette
milioni di incassi nel primo giorno di programmazione, pari a un milione di biglietti, sono, fa notare
Valsecchi, «un dato incredibile, che polverizza il record precedente di 3 milioni e mezzo. Anche a voler
essere molto ottimisti nessuno avrebbe potuto immaginare una partenza così. E' una performance
veramente unica, che conferma l'eccezionalità di Checco Zalone nel panorama cinematografico italiano». Il
trionfo di «Quo vado?», continua Valsecchi, è anche «un'iniezione di fiducia di cui si sentiva davvero il
bisogno. Dovrebbe uscire ogni anno un nuovo Zalone per dare una spinta all'intero sistema del nostro
cinema». Da Medusa, che distribuisce il film, piovono numeri e entusiasmo: «Nella classifica dei film più
visti nel primo giorno di programmazione c'erano, finora, «Harry Potter e i doni della morte parte II»,
«Spiderman» e «Star wars», rispettivamente con 3,2 milioni di euro, 2,8 milioni di euro e 1,8 milioni di euro.
«Felici per il record che lascia quasi senza parole - commenta Giampaolo Letta, ad di Medusa -.
Complimenti a Zalone e a Nunziante che hanno fatto centro ancora una volta, con un film che diverte e
scalda il cuore». Sulle ragioni dell'affermazione ci sarà tempo per riflettere, analizzare, esultare oppure
storcere il naso: «I numeri al botteghino - confessa Nunziante - io nemmeno li conosco, mi arrivano, ma
non ci faccio mai troppo caso. Avevo visto le prenotazioni che aumentavano, ma una risposta così non
l'avrei mai prevista. Sono molto contento». Moglie e figli, magari, un pizzico di meno, perchè i giorni prima
dell'uscita sono stati intensi e ora, nel cuore delle feste, complimenti e telefoni impazziti levano tempo alla
famiglia: «Un giorno - ricorda il regista - Luca mi aveva detto di aver letto un articolo sul fatto che un sacco
di giovani italiani volevano andare a lavorare in Germania, siamo partiti da lì». Poi è venuto tutto il resto:
«Luca ha costruito un grosso legame con i suoi fan, è come una semina che parte da lontano e si muove
nel solco di una grande verità raccontata sempre, anche quando è scomoda». E poi, aggiunge, c'è l'intesa
con Pietro e Camilla Valsecchi meritevoli, aggiunge Nunziante, di aver capito subito che «eravamo due
deficienti». La modestia, se non è falsa, è d'oro. Il pubblico lo ha capito subito.
Non faccio interviste, non so che cosa dire se non che sono imbarazzato per il troppo vil denaro
Checco Zalone
Legame con i fan, una semina che parte da lontano e si muove nel solco di una grande verità
raccontata Gennaro Nunziante
Tre titoli tre centri n Cado dalle nubi, film d'esordio di Checco Zalone, è uscito nelle sale cinematografiche
italiane il 27 novembre 2009 ed ha incassato 14.073.000 euro. È stato girato a Polignano a Mare, Milano,
Fasano e Morimondo n Che bella giornata, secondo film di Checco Zalone, è del 2011 ed è stato diretto
sempre da Gennaro Nunziante. Nel giorno d'esordio ha incassato al botteghino 2,62 milioni di euro, a fine
corsa la pellicola ha raggiunto i 43.474.047 euro n Sole a catinelle è del 2013, diretto sempre da Gennaro
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Il fenomeno del cinema italiano
03/01/2016
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Nunziante. A fronte degli 8 milioni di euro di budget il film ha riscosso un enorme successo divenendo il film
italiano di maggior successo con 51.936.318 di euro incassati Col botto Il nuovo film di Checco Zalone e
Gennaro Nunziante ha stupito per il grande successo di pubblico Valsecchi Il produttore di «Quo vado?»
parla di «un dato incredibile, che polverizza il record precedente di Harry Potter di 3 milioni e mezzo»
Medusa L'ad Letta: «Complimenti a Zalone e a Nunziante che hanno fatto centro ancora una volta, con un
film che diverte e scalda il cuore»
Foto: ANSA
03/01/2016
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"Il nostro segreto è ridere mentre stiamo lavorando"
Parla Gennaro Nunziante, regista e amico: "Lo scoprii a Telenorba in un provino da cantante neomelodico.
Ci ispira il mare di Bari"
FULVIA CAPRARA
Il primo incontro risale a dieci anni fa, all'epoca in cui Gennaro Nunziante era autore televisivo e Luca
Medici (in arte Checco Zalone) faceva i suoi primi passi nel mondo del cabaret: «Ci siamo conosciuti a
Telenorba, Luca si presentò per un provino in cui doveva interpretare un cantante neo-melodico, da allora
abbiamo iniziato a frequentarci». ». Nato 52 anni fa a Bari, quartiere Libertà, Gennaro Nunziante è il regista
che, dall'esordio con «Cado dalle nubi», forte delle felicissime esperienze nella tv barese, ai tempi delle
esilaranti sit-com che la resero famosa, da «Filomena coza depurada» a «Teledurazzo» e a «Televiscion»,
dirige i film fenomeno di Checco Zalone, dopo averli scritti insieme al protagonista. Dai legami di vita e di
lavoro di due eterni ragazzi del Sud, vengono fuori gag, battute, intuizioni e, alla fine, sceneggiature,
copioni affidati al produttore Pietro Valsecchi, il primo che aveva creduto nel duo, anno 2009, al termine di
una memorabile passeggiata nel gelo di Cortina d'Ampezzo: «Dopo l'esperienza di "Canta e vinci" su Italia
1 racconta Nunziante -, ci era venuta voglia di girare un film insieme, ma non trovavamo nessuno disposto
a produrlo...». E allora? «Un giorno Luca mi chiama e mi dice che lo aveva cercato Pietro Valsecchi perchè
il figlio lo aveva visto in tv e glielo aveva segnalato. Siamo andati a Cortina, dove non eravamo mai stati,
con le nostre giacchette leggere...faceva meno 14 gradi, non ce lo saremmo mai aspettati, Valsecchi
continuava a chiacchierare camminando per strada, noi lo seguivamo assiderati... però abbiamo capito
presto che è un uomo concreto, i contratti arrivarono poco dopo e "Cado dalle nubi" ha incassato 14 milioni,
così ho sempre pensato che quei 14 gradi sottozero ci avevano portato fortuna». Come nascono i vostri
film? «Da un lavoro lento, molto distante dalla frenesia produttiva, da una specie di letargo, che poi è la
parte più intensa del nostro impegno. E' un po' come in quella frase di Conrad "come faccio a spiegare a
mia moglie che quando guardo fuori dalla finestra sto lavorando?"...». Cioè, in pratica, che cosa fate?
«Viviamo tutti e due a Bari, poco distanti dal mare, io più vicino alla città vecchia, lui a quella nuova. Le
nostre mogli si conoscono, io ho tre figli, quindi sono più impegnato con la famiglia, Luca ha una bambina e
adesso capisce meglio anche lui quanto è difficile conciliare le cose. Giriamo per strada, per me è
importante andare a fare la spesa, entrare nei supermercati e stare ad ascoltare...Così, a poco a poco,
vengono fuori le idee, un soggetto che si modella, si riduce, prende forma». E dopo? «Cominciamo a
scrivere a casa mia, poi, per gli ultimi 15 giorni di scrittura andiamo via da Bari. Da bravi meridionali ci
facciamo venire un sacco di dubbi, alla fine arriva la telefonata di Valsecchi che ci chiede a che punto
siamo e allora siamo obbligati a prendere una decisione e ad andargli a raccontare quello che vogliamo
fare». Ridete spesso? «Moltissimo...quando, per "Quo vado?", abbiamo scritto della pugnetta all'orso
polare non riuscivamo più a smettere, siamo abituati a interpretare le battute fin dal momento in cui ci
vengono in mente». Vi ispirate alla realtà, ma la superate sempre con l'iperbole. «Utilizziamo un linguaggio
iperrealista, evitiamo di fare scopa con la realtà, proprio per rendere il racconto più metaforico». Rispetto
agli altri film, «Quo vado? » rappresenta un salto di qualità, qual è il segreto per andare avanti migliorando?
«Il montatore mi chiama "Edward mani di forbice", man mano che realizziamo il film, tutti e due siamo
sempre d'accordo a tagliare, evitando di affezionarci a quello che abbiamo fatto. L'importante è l'equilibrio
tra la commedia e la performance dell'attore, per mantenerlo, bisogna saper rinunciare». Se dovesse
definire il vostro stile? «Dico sempre che la nostra è una comicità cattolica. Nel senso che ti devi prendere
addosso tutte le ipocrisie degli altri per arrivare a morire di risate, e questo senza mai giudicare...Il pubblico
deve riconoscersi, Luca è capace di evitare le sovrastrutture culturali, dà accesso a tutti, nel segno della
fratellanza, lontano dall'ipocrisia». Il premier Renzi è andato a vedere il film. «Tifo per lui, sono convinto che
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03/01/2016
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i ragazzi di 40 anni ce la possano fare, e credo che il Paese abbia bisogno soprattutto di riconciliazione,
basta contrapposizioni. I Cinquestelle mi piacciono, ma li vorrei più miti». Ha parlato di «comicità cattolica »,
lei è credente? «Sì, sono credente, e sono felice di avere un Papa come Francesco, perchè è l'uomo della
gioia...quando vado in chiesa e vedo preti e fedeli tristi non mi capacito, penso "e questo è perchè abbiamo
la fede, pensa come stavamo se non ce l'avevamo..."». c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI A
Cortina Nunziante: «Incontrammo Valsecchi a Cortina, a meno 14 gradi. Chiacchierava camminando noi lo
seguivamo assiderati» Iperboli «Utilizziamo un linguaggio iperrealista, evitiamo di fare scopa con la realtà,
proprio per rendere il racconto più metaforico possibile» Tagli «L'importante è l'equilibrio tra la commedia e
la performance dell'attore, per mantenerlo, bisogna saper rinunciare a molte scene»
Ci prendiamo addosso tutte le ipocrisie degli altri per arrivare a morire di risate, e questo senza mai
giudicare Gennaro Nunziante Regista dei film di Checco Zalone
Foto: Sul set Il regista Gennaro Nunziante e Luca Medici, conosciuto dal pubblico dome Checco Zalone,
assieme hanno girato tre film campioni di incasso
Foto: Esordi Sopra a destra Zalone, diretto da Nunziante nelle prime sit-com girate per Telenorba a Bari, a
sinistra in «Cado dalle nubi»
03/01/2016
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I gioielli della "Black List" quel giacimento di storie non ancora diventate
film
Creata come passatempo, è ora un database di Hollywood Qui sono transitati successi come Juno e The
Millionaire
NADIA FERRIGO
Prima di vincere quattro premi Oscar, la sceneggiatura de Il discorso del Re di Tom Hooper restò per anni a
prendere polvere in un cassetto. Ancora più travagliata la storia di Selma di Ava DuVernay, la prima donna
afroamericana a conquistare una nomination al Golden Globe come miglior regista: il soggetto scritto da
Paul Webb era pronto già nel 2007, ma la pellicola arrivò sul grande schermo solo otto anni dopo. Proprio
come The Millionaire, Juno, Blood Diamond, Django Unchained, Inglorious Basterds e molti altri, prima di
conquistare le locandine di mezzo mondo sono entrati nella «Black List», la classifica delle storie più belle
che ancora non sono diventate film. Ogni anno i copioni inviati alle case di produzione sono centinaia, ma
non è semplice valutare il potenziale di storie firmate da autori poco conosciuti che spesso richiedono
investimenti milionari. Così nel 2005 Franklin Leonard, non a caso ribattezzato il «santo patrono» degli
sceneggiatori di Hollywood, pensò di chiedere ad alcuni produttori una lista dei soggetti più belli che
avevano letto durante l'anno. Nel corso del tempo da una classifica pensata per gli addetti ai lavori, la
«Black List» si è trasformata in un'occasione d'oro per chi ha buone idee, ma non altrettanta visibilità. Ben
Affleck scovò la sceneggiatura di Argo , vincitore di tre premi Oscar da lui diretto e interpretato, al nono
posto della «Black List» del 2010. Dopo dieci anni su 987 sceneggiature entrate nella «lista nera» di
Hollywood sono stati prodotti 314 film, con 43 premi Oscar e 40 Golden Globe. Per la classifica dei soggetti
più belli del 2015 Leonard ha raccolto le opinioni di 250 produttori, con la possibilità di esprimere dieci
preferenze tra i soggetti letti durante l'anno. Al primo posto c'è Bubbles di Isaac Adamson, che racconta la
storia - e i guai - di Michael Jackson da una prospettiva piuttosto insolita: gli occhi dello scimpanzé adottato
dalla pop star. Tra i primi dieci classificati, due sono tratti dalle storie vere di Jeff Bauman, l'uomo che perse
le gambe nell'attentato alla maratona di Boston nel 2013 e aiutò la polizia a individuare i fratelli Tsarnaev, e
di Steve Bartman, tifoso dei Chicago Cubs diventato una leggenda tra gli appassionati di baseball, citata
spesso in serie televisive, cartoni animati e programmi comici. Oltre 20 mila testi Bartman ebbe la pessima
idea di provare a prendere al volo una palla, deviandone la traiettoria: la sua squadra perse una partita
importante, lui fu costretto a uscire dallo stadio tra i fischi del pubblico e accompagnato dalla scorta.
Nonostante le numerose - e immaginiamo generose - proposte dei media americani non è mai più
comparso in pubblico: il copione lo dipinge obeso, depresso e disoccupato. Almeno fino a quando non
incontra la donna della sua vita. Seguono la storia di uno stagista che deve far credere al presidente
Ronald Reagan malato di Alzheimer di essere un attore che recita la parte di un presidente, la bizzarra
avventura di «cinque adolescenti che fanno un'escursione non autorizzata sulla Luna prima che uno di loro
venga mandato su di un altro pianeta» e quella di un potente lobbista che sacrifica la sua carriera a Capitol
Hill per far passare una legge più severa sulle armi. Se agli inizi la «Black List» era un passatempo, L
eonard ha messo in piedi un database aperto agli sceneggiatori: a oggi sono arrivate 20mila idee, a
disposizione delle case cinematografiche a caccia di ispirazione. «Un giorno Black List potrebbe diventare
una casa di produzione - ha commentato Leonard -, ma al momento ci accontentiamo di dare il nostro
contributo per trasformare dei buoni soggetti in film straordinari». c Life of Pi: 6 anni Il film del 2012 diretto
da Ang Lee (tratto dal romanzo di Yann Martel) ha impiegato 6 anni per vedere la luce Il discorso del re: 3
anni Anche la storia di Re Giorgio VI d'Inghilterra (Colin Firth) afflitto da balbuzie rimase tre anni in stand-by
Blood Diamond: 3 anni Travagliata anche la genesi di «Diamanti di sangue» con DiCaprio: rimase nella
Black List per tre anni Selma - La strada per la libertà: 8 anni d'attesa Il soggetto scritto da Paul Webb,
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il caso
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rievocazione delle marce da Selma a Montgomery nel 1965 per i diritti degli afroamericani, era pronto e
nella Black List già nel 2007, ma il film è arrivato sul grande schermo solamente otto anni dopo
Le idee migliori del 2015 Bubbles La vita - e anche i guai di Michael Jackson visti dagli occhi di Bubbles,
un cucciolo di scimpanzè adottato dalla pop star americana Stronger La storia di Jeff Bauman che perse le
gambe negli attentati della maratona di Boston (2013) e fu cruciale durante le indagini Libertine La vita agli
arresti domiciliari del capo dell'Assemblea nazionale francese accusato di violenza sessuale Rocket La
storia del giocatore di baseball Roger "The Rocket" Clemens, uno dei più grandi lanciatori, che non è nella
Hall of Fame Crater Cinque ragazzi in fuga sulla Luna, prima che uno di loro venga mandato per un viaggio
di 75 anni su un altro pianeta
02/01/2016
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Morante: ecco svelato cosa porta una donna verso la crisi di nervi
L'attrice alla seconda prova da regista con "Assolo" tra realtà e note grottesche
FULVIA CAPRARA ROMA
Solo una donna poteva raccontare così bene che cosa c'è su quel famosissimo orlo della crisi di nervi. I
timori, le incertezze, le disattenzioni degli altri, la propria, anche eccessiva, sensibilità: «Flavia sono un po'
anch'io», dichiara con un sorriso Laura Morante, regista di Assolo , seconda prova dietro la macchina da
presa, dal 5 in 200 sale, con il marchio Warner. Commedia allegra ma non troppo, con un cuore serio e
profondo che la rende diversa da tutti gli altri esempi di film italiani centrati su argomenti simili, Assolo
racconta il percorso di crescita, soprattutto in termini di autostima, di una donna bella, che ha superato i 50
anni, che ha avuto diversi compagni e che, per questo motivo, non ha mai imparato a vivere da sola:
«Forse nessuna donna è interamente come Flavia, ma probabilmente tutte le donne possono riconoscere
in lei qualcuna delle loro insicurezze, della loro fragilità e delle loro paure. Non dispongo di mezzi per fare
un sondaggio, ma sono una donna, nel 2016, e conosco un buon numero di donne, nel 2016...». Nel
«mondo visionario» della protagonista, descritto in chiave surreale, spogliando la realtà da eccessivo
verismo e vestendola, invece, di intuizioni fantasiose e rappresentazioni grottesche, si muovono tra gli altri
l'ultimo amante Michel (Lambert Wilson), l'ex-marito Gerardo (Francesco Pannofino), il corteggiatore rozzo
ma assiduo Mauro (Marco Giallini), l'amica massaggiatrice (Donatella Finocchiaro), l'ex-compagno Willi
(Gigio Alberti), l'istruttore di scuola guida (Antonello Fassari), e la psicanalis t a Grunewa l d ( P i e ra D e gl
i Esposti), dottoressa acuta e paziente, il medico che chiunque decida di fare analisi vorrebbe incontrare un
giorno sulla propria strada: «Sul set - dice Degli Esposti - ho avuto l'impressione che tutte e due fossimo a
conoscenza di questo tipo di terapia e ciò ha rafforzato in me la s e n s a z i o n e d i l avo ra re co n
un'amica. Alle donne che si trov a n o n e l l a condizione di Flavia consiglio di essere un po' narcisiste, di
amarsi, perché se una donna non si ama, è difficile che riesca a d e s s e r e amata». Pe r Laura Morante,
att r i ce d i re t t a d a i m i g l i o r i re g i s t i d e l l a s ce n a i n t e r nazionale, da Nanni Moretti a Alain
Resnais, da Gianni Amelio a John Malkovich, da Bernardo Bertolucci a Alain Tanner, Assolo ail s e n s o d i
«un'esortazione», un invito all'onestà pronunciato con rara chiarezza: «Il personaggio di Flavia attraversa
un momento delicato che può superare iniziando finalmente a sentirsi soggetto e non più oggetto». I temi
del film sono quelli che in genere vengono sottintesi, messi tra parentesi, affrontati in solitudine. Morante,
invece, li espone ad alta voce, co n c a n d o re t e m e ra r i o : «Abbiamo paura di invecchiare? Abbiamo
paura di non essere più desiderate? Bé, diciamolo, e chiediamo agli spettatori di ascoltarci. Anche a cos t o
d i a p p a r i re n ev ro t i c h e. . . perchè la nevrosi non è solo appannaggio dei maschi». c
Foto: Terapia Piera Degli Esposti nel film è una psicanalista acuta e paziente Racconta l'attrice: «Alle
donne in crisi come la protagonista del film consiglio di essere un po' narcisiste e di amarsi»
Foto: AFP
Foto: Laura Morante in «Assolo», nelle sale dal 5 gennaio
Foto: Nel cast Marco Giallini (foto sopra) in «Assolo» è il corteggiatore rozzo ma assiduo; Donatella
Finocchiaro l'amica che fa i massaggi; Gigio Alberti l'excompagno; Antonello Fassari l'istruttore di scuola
guida
CINEMA - Rassegna Stampa 04/01/2016 - 04/01/2016
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Colloquio
02/01/2016
Pag. 31
diffusione:189394
tiratura:278795
Jennifer Jason Leigh "Ho preso botte da orbi per la gioia di Tarantino"
L'attrice corre ai Golden Globe per "The Hateful Eight"
MICHELA TAMBURRINO INVIATA A CAPRI
Jennifer Jason-Leigh è una maschera di sangue. Tumefatta, picchiata come u n p u n g i b a l l , s d e n t at
a co n brandelli di materiale altrui appiccicati addosso. Qualcuno ha voluto leggerci un segno di misoginia
applicata dal regista Quentin Tarantino all'unica interprete femminile del film The Hateful Eight , uscito in
America il giorno di Natale (in Italia il 4 febbraio con 01 Distribution, importato da Leone Group). Un western
thriller che schiera un cast di divi come Kurt Russell, Tim Roth, Samuel L. Jackson, Michael Madsen, Bruce
Dern e Jennifer, 53 anni portati da quarantenne. L ei (Coppa Volpi per America Oggi nel '93) è arrivata al
Capri Hollywood, la manifestazione che si svolge in questi giorni sull'isola azzurra, interrompendo il tour
promozionale americano per presenziare alla proiezione straordinaria caprese, da desiderio del produttore
Harvey Weinstein che reputa questo festival essenziale e benaugurante. Un ruolo che ha portato l'attrice
alla candidatura ai G olden Globe (viatico per le nomination all'Oscar) mentre già si prepara per essere la
moglie del presidente Johnson in LBJ di Joey Hartstone Qui si gode sole, spaghetti e la sua splendida
forma. Ma quanto è stato brutto diventare un mostro per esigenze di set? «Un piacere se si fa per
Tarantino. Figuriamoci che sono stata anche contenta di prendere le botte. Qui sono la fuggitiva Daisy
Domerque, prigioniera del cacciatore di taglie interpretato da Russell che vuole assicurarmi alla giustizia.
Però la diligenza sulla quale viaggiamo si ferma per una tempesta di neve nel Wyoming e da lì... Giù botte.
É una donna furba che lotta per sopravvivere, disposta a tutto per riuscirci, una pazza odiosa come tutti i
personaggi del film». Si è fatta male? «Ne ero terrorizzata e Russell, che mi picchiava in continuazione, era
ancora più teso di me. Quentin ci chiedeva adere n z a a s s o l u t a a l l a ve r i t à , spontaneità, anche a
costo di c a m b i a re q u a l c h e b at t u t a , dunque temevo che potesse sfuggirgli la mano. Poi abbiamo
deciso di girare quelle scene come fossero una danza. Mi sono fidata, è andata bene e ci siamo divertiti da
pazzi». Come si è preparata al ruolo e come l'ha conquistato? « Ur l a n d o s o n o d i v e n t a t a Daisy. A
lui è piaciuto come gridavo. Poi Tarantino mi ha fatto vedere Il Grande silenzio , western ambientato sulla
neve di Sergio Corbucci, e tutti i film di Sergio Leone di cui è un appassionato, infatti In The Hateful Eigh ha
rielaborato la sua poetica. Anche le musiche sono di Ennio Morricone». U n f i l m s p e c i a l e p e r t a n t i
motivi. «Anche per la tecnica usata che mi ha portato indietro nel tempo. Abbiamo girato con la pellicola 70
millimetri anziché 35 che permette di impressionare un fotogramma più grande regalando maggiore
definizione alle immagini. Ma è carissima perciò noi stavamo molto attenti a non sbagliare. Ma Quentin ci
stava vicino anche fisicamente, non è regista da stare dietro il monitor, ti segue passo passo e alla fine
della scena puoi anche stringergli la mano. Questo ti porta ad abbandonarti, perciò a sbagliare anche di
meno». Lei è l'unica donna del film e questo ha regalato al regista un'accusa tutta americana di misoginia.
C'è del vero? «Ma figuriamoci, è un'assoluta follia detta da chi non ha mai l avo rat o co n l u i . Ta ra n t i n
o adora le donne e lo dimostra costruendo i ruoli femminili, anche i più piccoli in modo perfetto e mai che
siano solo decorativi. Lo ha dimostrato in tanti film, pensate alla sposa di Kill Bill . Nel mio caso Daisy è una
donna forte, mai vittima degli uomini, si batte da pari a pari con loro ed è decisamente una leader». c
Foto: Jennifer Jason Leigh in una scena dell'attesissimo western-thriller di Tarantino, tra Kurt Russell e Tim
Roth
Foto: Jennifer Jason Leigh, unica interprete femminile di «The Hateful Eight» ospite d'onore al Capri
Hollywood
CINEMA - Rassegna Stampa 04/01/2016 - 04/01/2016
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Intervista
04/01/2016
Pag. 1
diffusione:135752
tiratura:185831
Da Ave Cesare! al nuovo X Men ecco tutti i film in arrivo
Gloria Satta
Satta a pag. 19 La parola d'ordine è: evento. Se il buon giorno si vede dal mattino, cioè dalle uscite di
questo stesso gennaio, il 2016 sarà l'anno del grande cinema: tornano i maestri (Spielberg, Almodòvar,
Tornatore, Zemeckis, Stone, Coen, Scorsese, Iñárritu, Bellocchio, Virzì, Comencini...), impazzano le star
mentre gli sceneggiatori affrontano temi "scomodi", gli effetti speciali si sprecano, saghe e blockbuster
imperversano. E se è vero che il pubblico ormai va al cinema solo per trovare un'alternativa "fuori dal
comune" alla tv intesa sia come intrattenimento sia come serie di successo, abbiamo davanti un anno coi
botti. Già nei primi mesi sono concentrati un buon numero di pezzi da novanta, tutti papabili per le
nomination all'Oscar che verranno annunciate il 14 gennaio. Come Carol di Todd Haynes, il film ispirato a
un romanzo di Patricia Highsmith e interpretato dalle magnifiche Cate Blanchett e Rooney Mara: racconta
la passione "proibita" tra una signora dell'alta borghesia, malmaritata, e una giovane commessa
nell'America puritana degli anni Cinquanta. In Macbeth la coppia ultra-glamour composta da Michael
Fassbender e Marion Cotillard appare in versione shakespeariana. Ma il bravissimo attore tedescoirlandese potrebbe ritrovarsi candidato all'Oscar per il ruolo di Steve Jobs nell'omonimo film di Danny Boyle,
scontrandosi con il Leonardo Di Caprio esploratore di Revenant di Iñárritu. Nuova nomination in vista anche
per Jennifer Lawrence che nella commedia Joy di David O' Russel fa scintille, ritrovando De Niro e Bradely
Cooper. A gennaio esce poi il nuovo film di Tornatore, La corrispondenza , con Jeremy Irons e Olga
Kyrulenko: un ritorno attesissimo, dopo il successo di La migliore offerta . Ed è un evento L'abbiamo fatta
grossa di Carlo Verdone, la commedia da lui stesso interpretata in coppia con Antonio Albanese. A febbraio
sbarcheranno nelle sale il western (già cult) di Tarantino The Hateful Eight , musicato da Morricone, Truth
con Blanchett e Robert Redford che fanno rivivere una clamorosa vicenda giornalistica americana, la
commedia Zoolander 2 con Ben Stiller girata a Roma, e un altro paio di film in odore di Oscar: Il caso
Spotlight , con Mark Ruffalo e Stanley Tucci giornalisti alle prese con l'inchiesta sui preti pedofili americani,
e The Danish Girl in cui l'attore premio Oscar Eddie Redmayne, vestito da donna, fa la prima transex
vissuta negli anni Venti. Ma la rivelazione del film è la giovane attrice svedese Alicia Vikander: secondo
molti ha già la nomination in tasca.
MAESTRI Sul fronte maestri, va segnalato il ritorno di Pedro Almodóvar con Julieta, ancora una volta una
storia tutta al femminile. I fratelli Coen presentano Ave, Cesare! (protagonisti Clooney e Scarlett
Johannson), Steven Spielberg firma Il gigante gentile dal romanzo di Dahl, Martin Scorsese propone
Silence ambientato nel Giappone settecentesco, mentre Oliver Stone affida a Joseph Gordon Levitt il peso
di Snowden , il film sulla clamorosa fuga di notizie. E Bob Zemeckis ha scritturato Cotillard e Brad Pitt per il
suo nuovo, ancora misterioso progetto. Saghe e blockbuster, che con gli effetti speciali sempre più
esagerati e gli incassi stellari tengono in piedi gli studios, non mancheranno all'appuntamento e molti
usciranno in estate: Batman vs Superman: the Dawn of Justice con il contestatissimo Affleck e Cavill, X
Men: Apocalypse , il quinto capitolo di Bourne con Damon e Cassel, Captain America: Civil War , Jacke
Reacher 2 con Tom Cruise, Assassin's Creed con Stallone e Fassbender, Tarzan di David Yates,
Independence Day: Resurgence del solito Emmerich, The magnificent Seven di Fuqua (sì, è un remake),
Ben Hur di Bekmambetov (come sopra), Inferno di Ron Howard. L'annuale cartoon della Disney (il 56mo)
s'intitola Moana , è ambientato in Polinesia e, politicamente correttissimo, ha una ragazzina come
protagonista. Divi a catinelle. Torna Renee Zellweger in Bridget Jone's Baby, mentre Jessica Chastain,
Charlize Theron e Chris Hemworth sono i protagonisti di Il cacciatore e la regina di ghiaccio , Jodie Foster
affianca Clooney in Money Monster , l'ex Harry Potter Daniel Radcliffe è la star di Victor - la storia segreta
di Frankenstein . Ancora Redmayne e Colin Farrell interpretano Gli animali fantastici: dove trovarli .
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Le novità
04/01/2016
Pag. 1
diffusione:135752
tiratura:185831
CINEMA - Rassegna Stampa 04/01/2016 - 04/01/2016
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GLI EVENTI Quanto al cinema italiano, gli eventi 2016 saranno Fai bei sogni di Bellocchio con Mastandrea
e Bejo, Le confessioni di Andò con un cast stellare (Servillo, Polanski, Auteuil, Wilson...), la commedia
"femminista" di Cristina Comencini Che resti tra noi con Ramazzotti e Cortellesi, La pazza gioia di Virzì
(protagoniste ancora Ramazzotti e Bruni Tedeschi), Forever Young di Brizzi sui cinquantenni giovanilisti,
Assolo di Laura Morante, il secondo film di Pif In guerra per amore , Smetto quando voglio 2 di Sibilia,
Veloce come il vento di Matteo Rovere sul mondo delle corse, con Stefano Accorsi.E i cinepanettoni? Dopo
lo tsunami Quo vado? di Zalone, con i 14 milioni incassati in 48 ore, il futuro dei film di Natale è tutto da
riscrivere.
Foto: FANTASY Sopra, il nuovo cartoon Disney, "Moana", ambientato in Polinesia. A sinistra una scena di
"Silence", ambientato in Giappone. Sotto, il cast (quasi) al completo di "X-Men Apocalypse" IL GIGANTE
GENTILE Il nuovo film di Steven Spielberg tratto dal romanzo di Dahl "Ave, Cesare!" dei fratelli Coen aprirà
il prossimo festival di Berlino
03/01/2016
Pag. 1
diffusione:135752
tiratura:185831
Il ritorno di Indiana Jones, quinto kolossal con Harrison Ford
Micaela Urbano
Urbano a pag. 26 Borsalino gualcito e unto ad arte, giacca di pelle e stivali, barba incolta, Indiana Jones
torna a far schioccare la frusta. Dopo quattro anni di incertezze e di attesa, è ufficiale: Bob Iger,
amministratore delegato della Disney ha annunciato che Harrison Ford sarà di nuovo l'eroe nato dalla
fantasia di George Lucas, diretto ancora una volta, la quinta, da Steven Spielberg. Così, Ford indosserà gli
abiti sobri di Henry Watson Jones jr, brillante quanto impeccabile professore di Archeologia ed esperto di
occultismo che, all'improvviso, molla cattedra e polvere di vecchi tomi per andare a caccia a spron battuto a cavallo, su jeep e aerei - di antichi, rari tesori.
IL PERSONAGGIO Spielberg assicura: «È l'unico attore che può interpretare quel personaggio». E il divo,
a 73 anni suonati, risponde: «Finché ci sono avventure da vivere sono pronto a prendere la mia frusta, il
cappello e a montare a cavallo». Insomma se le giunture e i muscoli non sono più quelli di una volta, pare
lo sia il suo spirito. Basterà? Perché Indiana, nel ruolo dell'avventuriero, corre come Mennea e nel corpo a
corpo darebbe filo da torcere a un ghepardo. È romantico e cinico, come un lupo solitario che si rispetti,
capace da solo di stecchire come mosche decine di nemici, e di infiltrarsi nelle file dei cattivi meglio di
Serpico. È il simbolo del patriottismo americano, il cavaliere senza macchia e privo di paura che però un
tallone di Achille, ce l'ha: è terrorizzato dai serpenti. Mentre il suo alter ego, Harrison Ford, i rettili, non li
teme. Alla sua età, piuttosto, deve stare attento alle scene d'azione. Nonostante Spielberg ripeta che il suo
beniamino sia «in forma smagliante». E pensare che nel 1989, quando Sean Connery interpretò suo padre
nel terzo capitolo della saga, L'ultima Crociata , aveva appena 59 anni, eppure molta critica commentò:
peccato, anche i grandi attori invecchiano... La trama del quinto kolossal è ovviamente segreta. E forse
anche perché lo sceneggiatore David Koepp (lo stesso del quarto), ancora, non sa a che santo votarsi per
trovare qualcosa di esplosivo. Indiana Jones è già andato alla ricerca dei Predatori dell'Arca perduta ,
contenente frammenti delle tavole dei Dieci comandamenti, ha seguito le tracce del Sacro Graal ( L'ultima
Crociata ), prima ancora è corso dietro alla pietra sacra Sivalingam ( Il Tempio Maledetto ), e infine, nel
Regno del Teschio di Cristallo ha scoperto la leggendaria città di El Dorado. Ha combattuto contro nazisti,
gangster, spie e bellissime quanto perfide creature. Insomma, il povero Indiana Jones ne ha combinate di
tutti i colori e anche di più. Ma oramai, dal 2012, anno in cui la Disney ha acquistato la Lucasfilm per 4
miliardi di dollari, impazza più di sempre il sequel. Basti pensare che mentre il VII film di Star Wars - La
Forza del Risveglio è attualmente in sala (sempre con Harrison Ford), la Disney ha già messo in cantiere
l'VIII. È oramai pacifico che a Hollywood più dell'originalità e della qualità conti far saltare i botteghini.
LA CREAZIONE Ma come nasce il professor Henry Watson Jones jr, con una personalità ai limiti della
schizofrenia? È il 1973 quando la mente di Lucas ha un guizzo geniale davanti alla locandina di un vecchio
film d'avventura degli Anni 30. Gli vengono in mente gangster e angeli con la pistola, e pian piano arriva a
un personaggio colto, con qualità paranormali ma privo di super poteri, pronto a osare per una buona
causa. Dopodiché incontra Spielberg ed ecco che i due si confessano la reciproca passione per le
avventure di Zio Paperone firmate da Carl Barks. Si dicono: usiamole. Infatti la scena iniziale dei Predatori
dell'arca Perduta si ispira ai fumetti Zio Paperone e le sette città di Cibola e a Zio Paperone e l'oro di
Pizarro. Anche Indiana Jones, in fondo, è un fumetto, pura evasione per sognare in stile Hollywood.
L'uscita del quinto kolossal è prevista per il 2018. Negli scorsi capitoli, il pubblico femminile del mondo
intero, restava deluso dai fugaci innamoramenti del suo beniamino che, invece di correre dietro al cuore di
una donna, inseguiva preziose antichità. Potrebbe accadere stavolta. Se Harrison Ford riuscirà ancora a
correre...
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La saga
03/01/2016
Pag. 1
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tiratura:185831
CINEMA - Rassegna Stampa 04/01/2016 - 04/01/2016
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I magnifici quattro
Patriota americano e lupo solitario
I Predatori dell'Arca Perduta
1981: sul grande schermo nasce Henry Watson Jones jr. Un professore di Archeologia dedito all'occultismo
che si trasforma in un avventuriero, armato di frusta, a caccia di rare antichità.
Il Tempio Maledetto
` 1984 : Shanghai, 1935. Indiana Jones è in trattative con il gangster Lao Che e capisce di essere stato
avvelenato.Per avere l'antidoto prende in ostaggio la donna del gangster....
L'Ultima Crociata
1989 : Indiana Jones, con il padre (Sean Connery), va alla ricerca del Sacro Graal. E i nemici che incontra
stavolta sono nazisti e una bellissima spia doppiogiochista di nome Elsa.
Il Regno del Teschio di Cristallo
2008: Indiana trova la mappa del cimitero in cui è stato sepolto il conquistador spagnolo Francisco de
Orellana, che aveva visitato la mitica El Dorado, e porta via il "Teschio". Ma...
Foto: IL DIVO E L'UOMO DAI DUE VOLTI Sopra, Harrison Ford è Indiana Jones in "I Predatori dell'Arca
Perduta" dell'81 Sotto, l'attore oggi, 73 anni
03/01/2016
Pag. 1
diffusione:135752
tiratura:185831
Fenomeno Zalone, battuti tutti i record
Gloria Satta
Checco Zalone in una scena di "Quo vado?", il suo ultimo film. Satta a pag. 25 Con sette milioni di euro
incassati in una sola giornata e un milione di spettatori, Checco Zalone travolge i botteghini ed entra nella
storia del cinema italiano. Battendo tutti i record precedenti, perfino i propri: Quo vado? , la nuova
irresistibile commedia del comico pugliese diretta da Gennaro Nunziante, ha fatto addirittura meglio di Sole
a catinelle che alla prima uscita, il 31 ottobre 2013, totalizzò 2 milioni e mezzo di euro destinati a diventare
52, il miglior risultato di sempre. Distribuito in circa 1300 sale da Medusa, Quo vado? ha totalizzato in
appena 24 ore ben 6.852,291 euro e 930mila spettatori, stracciando anche la performance di avvio di Star
Wars 7 - Il risveglio della forza (1,8 milioni) nonché i precedenti campioni d'incasso Harry Potter e i doni
della morte II (3,2 milioni) e Spiderman (2,8). Come festeggia il buon Checco, al secolo Luca Medici, 38
anni e una laurea in Giurisprudenza nel cassetto? Rimanendo defilato nella sua Puglia, saggiamente al
riparo dai trionfalismi e dall'autocelebrazione. Aveva detto alla vigilia dell'uscita di questo (ennesimo)
blockbuster annunciato: « Sole a catinelle ha avuto otto milioni di spettatori, se stavolta ne faccio quattro mi
riterrò contento». Può già stappare lo champagne perché rischiano di essere molti, molti di più. E fra loro
c'è già il premier Matteo
Renzi, andato al cinema con tutta la famiglia a ridere di un film che mette alla berlina la "sua" riforma della
Pubblica Amministrazione: Checco interpreta infatti un impiegato messo im mobilità ma disposto ad andare
lavorare dovunque, perfino tra i ghiacci e gli orsi polari del Polo Nord, pur di non perdere il posto fisso.
LO SCOPRITORE Per ora, ad esultare pubblicamente è chi ha scoperto e lanciato il comico dei record.
«Un risultato al di sopra di qualunque immaginazione, una performance unica che conferma l'eccezionalità
di Checco», esclama commentando gli incassi Pietro Valsecchi, il produttore che sette anni fa "pescò"
Zalone su Telenorba e decise di scommettere su di lui producendo il suo primo successo Cado dalle nubi
(14 milioni d'incasso). E aggiunge: «Ci vorrebbe uno Zalone all'anno per dare una spinta al sistema
dell'intero cinema italiano». Giampaolo Letta, ad di Medusa che ha distribuito tutti i film di Checco, si dice
«felice per il record che lascia senza parole. Il film fa ridere e scalda il cuore. Al di là dell'ironia irresistibile,
la gente ha apprezzato il messaggio positivo, l'invito alla solidarietà contenuto nella storia». Ma basta una
commedia riuscita, priva di volgarità anzi sorprendentemente aggraziata, a giustificare il fenomeno Zalone?
«Checco ha tanto successo perché è un comico anarchico», afferma lo sceneggiatore Enrico Vanzina, «se
ne infischia di quello che dicono i media e i critici togati riallacciandosi alla migliore tradizione italiana che
parte da Totò e arriva ai giorni nostri: insomma, è un re degli ignoranti che dice la verità». Gli fa eco l'attore
e regista Edoardo Leo, specializzato nelle commedie: «Zalone ha un talento unico, e Dio sa quanto è
difficile far ridere. In più, incarna quello spirito di libertà che lo porta a dire le cose che gli italiani non
avrebbero il coraggio di dire». Per la regista e scrittrice Cristina Comencini il segreto di Luca-Checco è la
sua capacità «di divertire puntando sulle contraddizioni, sui problemi concreti della nostra vita quotidiana. E
gli italiani possono riconoscersi nei suoi film. Sono molto felice del successo di Quo vado? , dimostra che
possono esistere anche i blockbuster italiani». E c'è un altro regista che, pur es
sendo lontano anni luce dallo stile e dalle tematiche del comico di Capurso, non rimane indifferente di
fronte al "caso": «Non ho ancora visto Quo vado? ma ho trovato i film precedenti di Zalone molto
divertenti», rivela il maestro Marco Bellocchio.
IL SEGRETO Aggiunge il produttore Fulvio Lucisano: «Il suo segreto è l'intelligenza, Checco è un genio
dello spettacolo. Ho visto il nuovo fim in sala, tra gli spettatori: ridevano tutti a crepapelle senza distinzione
di età, cultura, estrazione sociale. Secondo me, se avessero fatto uscire il film ad aprile, avrebbe tenuto per
tutta la stagione». Nel giorno del primo trionfo, Checco incassa anche l'applauso di Antonio Monda,
CINEMA - Rassegna Stampa 04/01/2016 - 04/01/2016
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Il film. "Quo vado?" incassa 7 milioni di euro in un solo giorno
03/01/2016
Pag. 1
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CINEMA - Rassegna Stampa 04/01/2016 - 04/01/2016
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direttore della Festa di Roma e professore alla Columbia University: «Sa cogliere la realtà con intelligenza.
E secondo me non ha ancora raccolto i consensi che merita. Zalone non è un fenomeno usa-e-getta:
rimarrà nel cinema italiano». Interviene anche Eleonora Giovanardi, la deliziosa attrice 33enne, alle spalle
tanto teatro e la gavetta in tv come "spalla" di Maurizio Crozza, scelta come coprotagonista di Quo vado? :
interpreta la ricercatrice, tre figli da tre uomini diversi, di cui Zalone s'innamora fino alle "estreme"
conseguenze. «Checco», sorride Eleonora, «ha successo perché coinvolge tutti umanamente. Ed è il primo
a non prendersi sul serio».
14,07 L'incasso in milioni del primo film di Checco Zalone, Cado dalle nubi, del 2009. Ha un protagonista
con lo stesso nome dell'attore, un cantante pugliese in cerca di fortuna
43,47 L'incasso al box office del secondo film di Zalone, Che bella giornata, del 2011. Di nuovo il
protagonista è un ragazzo del Sud trapiantato nel Settentrione
51,96 L'incasso in milioni del terzo film, Sole a catinelle, del 2013. Il regista è sempre lo stesso, Gennaro
Nunziante, e lo scenario il Nord (questa volta il Veneto).
1.300 Le sale in cui è stato distribuito il nuovo film di Zalone, Quo vado? Per fare un paragone, il nuovo
episodio di Star Wars è stato distribuito in circa 700 sale cinematografiche
Foto: LA RICERCATRICE Sotto Checco Zalone e Eleonora Giovanardi (la Valeria del film) CAMEO A
fianco Lino Banfi, che compare nel film accanto a Checco Zalone (foto MAURIZIO RASPANTE) LA
MAMMA Un vero tormentone nazionale La mamma di Zalone in "Quo vado?" è interpretata da Ludovica
Modugno (in alto a destra)
03/01/2016
Pag. 26
diffusione:135752
tiratura:185831
"Capri Hollywood", il trionfo di Tarantino
Gl. S.
Tarantino superstar trionfa all'edizione numero 20 di "Capri, Hollywood" che si è chiusa ieri dopo aver
programmato 80 proiezioni di cui molte anteprime. The Hateful Eight, il western diretto dal regista
americano, prodotto da Harvey Weinstein e Leone Group, atteso nelle nostre sale il 4 febbraio, vince una
valanga di premi al festival diretto da Pascal Vicedomini: oltre a quello per il miglior film, trionfano gli
interpreti Samuel L. Jackson e Jennifer Jason Leigh, e la colonna sonora di Ennio Morricone. Premiati
anche Andrea e Raffaella Leone come produttori dell'anno, il regista Cary Fukunaga per il film Beasts of No
Nation il cui attore Idris Elba è risultato il miglior non protagonista. Premi anche all'attrice Brie Larson
(Room), alla sceneggiatura di Joy, in anteprima europea a "Capri, Hollywood". La costumista Sandy Powell,
tre Oscar, ha ricevuto il Legend Award come il regista irlandese Jim Sheridan. Matthias Schoenaerts è la
rivelazione dell'anno.
CINEMA - Rassegna Stampa 04/01/2016 - 04/01/2016
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La rassegna
03/01/2016
Pag. 26
diffusione:135752
tiratura:185831
Suzu e le sue sorelle, ritratto familiare tra cinema e manga
UN FILM SEDUCENTE UN CAMMINO DI CRESCITA IN CUI SI RIESCE A COMPRENDERE PASSATO E
PRESENTE
Fabio Ferzetti
Chi ha detto che Giappone sia sinonimo di esotismo? Abbiamo visto l'incantevole Le ricette della signora
Toku , primo titolo distribuito in Italia di una regista tutta da scoprire come Naomi Kawase, che dal Sol
Levante arriva un altro film passato a Cannes, Little sister , diretto dal Kore-eda di Like Father, Like Son . E
anche questo, dietro la cornice di un mondo apparentemente lontano, rinnova una strana sensazione di
familiarità. Come se i giapponesi fossero gli ultimi, o i più bravi, a trattare quella galassia di relazioni
parentali e eredità familiari, non sempre indolori, attraverso cui ognuno di noi forgia il proprio carattere e il
proprio destino. Difficile immaginare temi più universali. Se i registi giapponesi sanno raccontarli con tanta
delicatezza e profondità, è perché hanno mantenuto un contatto profondo con le proprie radici. Ecco
perché quei personaggi ci sembrano così vicini. Il discorso naturalmente vale anche per lavori popolarissimi
in tutto il mondo come manga, cartoon e serie tv made in Japan. E proprio da un manga della disegnatrice
Akimi Yoshida, Umimachi Diary , cioè "Diario di una città di mare", viene questo film che unisce uno stile
terso e rigenerante a una trama geometrica e semplicissima ma ricca di doppifondi e sfumature. Tre sorelle
abbandonate dal padre una quindicina d'anni prima, dunque anche dalla madre, scoprono ai funerali del
genitore, in un'altra città, di avere una sorellastra. Un'assennata e deliziosa 15enne che come loro ha avuto
una crescita complicata. Sua madre infatti, la donna per cui il padre delle tre sorelle aveva lasciato la
moglie, è morta quando lei, Suzu, era piccola. Così Suzu è cresciuta con quel padre, eterno seduttore, e
una matrigna poco amata. Vedendola così limpida e determinata (gioca anche benissimo a calcio, dote che
la renderà assai popolare a scuola), la maggiore delle tre sorelle, giovani ma ormai adulte, decide di
portarla a vivere con loro. CAMMINO Sarà l'inizio di un cammino di crescita in cui ogni sorella capirà meglio
il proprio passato e il proprio presente, ovvero la forza di un retaggio familiare che condiziona
sotterraneamente carattere e scelte.L'aspetto più curioso è la prospettiva così ossessivamente femminile di
un film (una famiglia) in cui gli uomini non ci sono proprio, oppure sono fantomatici, magari benefici ma
sempre evanescenti. Il resto ricapitola con molta grazia, e attrici di rara eleganza, tutto ciò che cinema e
manga ci hanno raccontato tante altre volte, il ciclo della vita e la grappa di prugne, lo sgombro marinato e
le tradizioni che svaniscono, i ciliegi in fiore, l'attimo fuggente e la nostalgia che bagna ogni istante, se non
delle nostre vite, di questi film giapponesi in cui malgrado l'ombra incombente della morte tutto è sempre
perfetto, lieve, seducente, ordinato.Un sogno.
Little Sister DRAMMATICO, GIAPPONE, 128' di Hirokazu Kore-Eda, con Haruka Ayase, Masami
Nagasawa, Kaho, Suzu Hirose, Ryo Kase, Jun Fubuki
Foto: FAMIGLIA Qui accanto, una sequenza del film "Little Sister" diretto dal giapponese Kore-Eda
CINEMA - Rassegna Stampa 04/01/2016 - 04/01/2016
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LA CRITICA
02/01/2016
Pag. 21
diffusione:135752
tiratura:185831
Incassi, la commedia è sempre superstar
Gl. S.
Commedia superstar. Basta un'occhiata ai film italiani che hanno incassato di più negli anni recenti per
convincersi che il nostro pubblico al cinema vuole ridere. Di conseguenza i produttori investono sul genere
che assicura risultati a prova di sorprese. Lo prova, per cominciare, il campione di tutti i tempi: Sole a
catinelle di Checco Zalone, che nel 2013 totalizzò quasi 52 milioni di euro, record che lo stesso comico
pugliese si propone ora di abbattere con Quo vado?, appena uscito. Ma era una commedia anche il film più
visto del 2014, Si accettano miracoli di e con Alessandro Siani (15 milioni e 400mila). E, andando a ritroso,
Benvenuti al Nord (nel 2012 più di 28 milioni), Che bella giornata (2011, sempre Zalone, 43 milioni e
500mila), Benvenuti al Sud (circa 30 milioni nel 2010), Natale a Rio, il cinepanettone doc che nel 2008
superò i 24 milioni e 600mila, nel 2003 Il paradiso all'improvviso con i suoi 30 milioni, uno dei blockbuster di
Pieraccioni. E sono commedie, anzi appartengono al sottogenere dei cinepanettoni, anche gli unici due film
italiani nella top ten degli incassi dell'ultima stagione: Vacanze ai Caraibi e Natale col boss.
CINEMA - Rassegna Stampa 04/01/2016 - 04/01/2016
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Box office
03/01/2016
Pag. 21
diffusione:85021
tiratura:120193
Zalone frantuma ogni record Sette milioni di euro in 24 ore
Doppiato "Harry Potter". Il regista Nunziante: «Per noi non c'è commedia che non voglia migliorare l'uomo»
EMANUELA GENOVESE
Zalone record, 1.300 sale, un milione di spettatori in sole ventiquattr'ore. Con Quo vado? , Checco Zalone e
Gennaro Nunziante, la coppia artistica più normale e più forte d'Italia, supera ogni aspettativa del box office
e nel primo giorno di uscita in sala, il 1° gennaio, registra il record assoluto di tutti i tempi con sette milioni di
euro di incasso, doppiando l'ultimo Harry Potter che deteneva il primo posto con 3,2 milioni di euro. La
commedia sul posto fisso ha un segreto semplice. Il talento di far ridere non è un talento manovrato dagli
incassi natalizi, ma è un talento di chi ama il pubblico. Lo ama a tal punto che non sceglie di farsi guidare
dal primo successo e di farsi schiavo di ridondanti trovate comiche o volgari situazioni anti-pruderie. Lo ama
e lo guida. E il pubblico risponde, stanco delle solite commedie italiane che di comico hanno solo la faccia
dei protagonisti (basta citare due apprezzati, ma sotto-utilizzati, volutamente o no, Christian De Sica e
Rocco Papaleo). Sale piene in tutte le province italiane dove lo spettatore è disposto anche ad un'attesa di
cinque ore per poter vedere il film, dimostrano tutto questo. «Al di là degli incassi - racconta il regista
Gennaro Nunziante ad Avvenire - la cosa più bella, per Luca [Medici, vero nome di Checco Zalone, ndr ] e
per me, è che la gente possa uscire dal cinema con gioia. La comicità non produce una gioia scontata, ma
è un linguaggio che devi sapere pilotare. In Italia si confonde il cinema con quella cinematografia che ha un
rapporto freddo con la vita, come se il cinismo fosse più interessante di un abbraccio. Per noi non c'è
commedia, anche la più cattiva, che non abbia nel suo Dna il miglioramento dell'uomo. Mentre noi, con i
nostri film, vogliamo tendere la mano alle nostre ipocrisie, alle nostre pigrizie». E nel Dna di Zalone, un
artista avvocato che non si è improvvisato, ma ha fatto tanta gavetta da Telenorba a Zelig , c'è tutto questo.
Dal 2009 Zalone insieme al suo regista (il cinema è un lavoro di squadra e questa è un'altra differenza
palpabile) ha costruito, mattone dopo mattone, i suoi successi: dal semplice, ma non banale, Cado dalle
nubi (2009, con un box office pari a 14 milioni di euro), passando per Che bella giornata (43 milioni nel
2011) fino a Sole a catinelle (più di 52 milioni di euro nel 2013). I loro sono film che guardano ai vizi atavici
italiani non con distacco o presunzione moraleggiante, ma con ironia non amara. Lontano da facili
schematismi i personaggi usciti dalla penna di Zalone e Nunziante sono imprevedibili e incapaci di
prevedere quello che può accadere alle loro vite, come avviene davvero nelle nostre vite reali. E quindi
anche se il precariato è un male italiano, per Zalone e Nunziante non diventa un morbo inattaccabile.
Proprio come avviene in Quo vado il protagonista è un mammone che vuole solo un posto fisso, ma alla
fine pur di non cedere alle lusinghe di funzionarie di ministri efficienti, diventa capace di girare il mondo,
dall'Italia, passando per il Polo Artico e l'Africa. «Luca lavora sulle sue ipocrisie» spiega Nunziante.
«Questo è il segreto del successo: Zalone fraternizza, non punta il dito. Non racconta quello che vede negli
altri, ma quello che vive e vede. Cerca di raccogliere i segnali della realtà: un comico è un uomo che deve
fare da cavia umana e andare in anticipo rispetto agli altri. Scriviamo film, cercando di cambiare noi stessi e
non di costruire morali per altri, osserviamo i nostri limiti e avvisiamo gli uomini che quando si prendere una
determinata direzione si potrebbe trovare un vicolo cieco. Per noi questo è il lavoro dell'artista». Un lavoro
che si nota. Certo non sempre la comicità di Zalone rinuncia ad allusioni sessuali, ma il registro comico
punta all'intelligenza della risata e alla riflessione sul dramma, dove le relazioni d'amore sono storie di
cambiamento e i legami familiari sono storie di assunzione di responsabilità, pur nella confusione
progressista o nel legame con le tradizioni. «Lavoro da sette anni - conclude il regista - con Luca. Il tempo
insieme, fatto di film e spettacoli teatrali, è stato un tempo di grandissima umanità, vissuto con normalità.
Dopo le nostre tournée amiamo ritornare a Bari, per stare in periferia con le nostre famiglie. Riprendiamo la
nostra vita di sempre, quella stessa vita che genera i nostri film».
CINEMA - Rassegna Stampa 04/01/2016 - 04/01/2016
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In sala AGORÀ spettacoli
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CINEMA - Rassegna Stampa 04/01/2016 - 04/01/2016
diffusione:85021
tiratura:120193
03/01/2016
Pag. 21
Foto: Gennaro Nunziante
04/01/2016
Pag. 22
diffusione:83734
tiratura:155835
Zalone fa il bis: altri 7 milioni di incasso
«Quo vado?» mette a segno un botteghino da record anche il secondo giorno
Red Spet
Checco Zalone, dopo il suo esordio con il botto, concede il bis. I dati di ieri certificano il suo nuovo en plein
al box office anche nel secondo giorno di programmazione. Altri sette milioni (quasi) incassati dal suo Quo
vado? che portano ad un totale di quasi 14 milioni. Quindi l'ultimo film del comico pugliese dopo solo 48 ore
in sala sembra già destinato a stracciare tutti i record di incassi in Italia e superare il primato dello stesso
Zalone che nel 2013, con Sole a catinelle , incassò quasi 52 milioni di euro diventando il secondo incasso
di sempre nel nostro Paese (inferiore soltanto ad Avatar , colossal in 3D di James Cameron che totalizzò
67,7 milioni nel 2009). «Un risultato al di là di ogni immaginazione», ha commentato il produttore Pietro
Valsecchi sottolineando che «anche a voler essere molto ottimisti nessuno avrebbe potuto immaginare una
partenza così. Si tratta di una performance veramente unica che conferma l'eccezionalità di Checco Zalone
nel panorama cinematografico italiano». E per il successo sono arrivati addirittura i complimenti del ministro
Dario Franceschini via Twitter: «Grazie a #CheccoZalone. Il successo di #QuoVado fa bene a tutto il
cinema italiano e avvia alla grande un 2016 di ritorno nelle sale». Ora resta solo da vedere quanto
continuerà la corsa di Zalone. Ma il suo personaggio, che lotta disperatamente per difendere il posto fisso
dopo essere stato messo in mobilità, sicuramente tocca, con ironia, un tasto emotivo di tutti gli italiani.
Foto: INARRESTABILE Il film di Zalone ha fatto il botto ai botteghini
CINEMA - Rassegna Stampa 04/01/2016 - 04/01/2016
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Il caso Successo del cinema italiano
03/01/2016
Pag. 1
diffusione:83734
tiratura:155835
Il successo stellare di Zalone
Pedro Armocida
a pagina 16 Alla fine Checco Zalone è stata la risposta anche per i tanti che la sera di Capodanno si
chiedono da sempre: «'Ndo vado?». Parafrasando così, nei vari dialetti italici, il titolo latino del suo
fortunatissimo nuovo film, Quo vado? . Ecco, Zalone ha pensato anche a tutti loro, e con Medusa sono
state organizzate centinaia di inedite proiezioni a mezzanotte del 31 dicembre. Tutte affollatissime, come
piene sono state le sale che i primi due giorni dell'anno nuovo hanno ospitato Quo vado? diretto sempre dal
sodale Gennaro Nunziante. Complice anche una perturbazione balcanica piena di pioggia, mai così
benedetta per via dello smog dei giorni precedenti, i 1300 schermi (un record!) in tutto lo Stivale hanno
registrato incassi impressionanti per un film in Italia, con quasi 7 milioni di euro, pari a un milione di biglietti,
nelle prime 24 ore di programmazione. Per capire l'entità del fenomeno basta ricordare i precedenti record
degli esordi al botteghino con Harry Potter e i doni della morte - Parte II e Spider-Man 3 , rispettivamente
con 3,2 milioni di euro e 2,8 milioni, e dell'ultimo strombazzato Star Wars con 1,8 milioni. In poche ore, e
ancora una volta dopo il precedente Sole a catinelle che è stato il film di sempre più visto al cinema in Italia
con quasi 52 milioni di euro di incasso e con 8 milioni di spettatori (una cifra maggiore di Avatar che però
con il sovrapprezzo del 3D ha ottenuto 65 milioni di euro), il film di Zalone si è trasformato nel film evento,
l'unico da andare a vedere al cinema. Con tanti soldi a catinelle. E se il suo produttore storico, Pietro
Valsecchi (con Medusa), giustamente gongola, gli esercenti, fiutato l'affare, un po' ci hanno marciato visto il
costo del biglietto medio di Quo vado? superiore ai 7 euro, uno in più del normale. Ci sono cinema che
hanno abolito tutti gli sconti, anche per gli anziani, mentre altri lo hanno definito, filolog i c a m e n t e , un
«Top Film» vendendolo a 10 euro. Di questo passo è probabile che Quo vado? riesca a raggiungere, se
non a superare, il suo stesso record precedente. Intanto rimane il fatto che ha polverizzato i cinepanettoni,
incassando in un giorno praticamente quanto Vacanze ai Caraibi o Natale col boss in due settimane.
Insomma in Quo vado? si ironizza molto sul mito italico del posto fisso che però consente a Zalone di
rimane ancorato all'incasso fisso. Complice anche una campagna marketing apparentemente di basso
profilo - Zalone è stato chiuso nell'armadio per due anni e non lo si è visto da nessuna parte - con il comico
e cantante che negli ultimi giorni si è esibito in due sole ospitate Rai, da Fabio Fazio e da Massimo Giletti, e
una volta al Tg5. Poi la scelta di non far vedere neanche un'immagine della pellicola, con trailer costruiti su
sketch inediti. Con uno in particolare, paradossalmente perfetto per il pubblico delle signore di Raiuno di
Giletti, che finiva così: «Dovete convincere i vostri mariti a darvi una botta. Sta tutto lì». Un trionfo. E c'è
poco da fare ironie sulle qualità cinematografiche di Quo vado? . In un periodo in cui le paure vengono
malamente rievocate anche dai botti di Capodanno, come a Napoli con la «bomba di Parigi» che non fa
ridere per niente, ecco che agli italiani rimane solo il Checco nazionale per cercare di evadere dal
quotidiano in maniera spensierata. Anche se poi, alla fine, arriva sempre il colpo di coda zaloniano che
dimostra come sia lui a essere il più ancorato alla nostra contemporaneità. Zalone e Nunziante mettono in
scena, con il perfetto interrogativo del titolo, tutte le inquietudini da esorcizzare di un popolo che vede
cadere molte delle certezze d'un tempo, come il posto fisso. Oltretutto Zalone si diverte a sfotticchiare
Renzi perché racconta proprio dei destini dei dipendenti delle province recentemente abolite. Un tempo in
cui nemmeno il posto statale è più sicuro. Ogni spettatore dunque condivide la domanda quasi esistenziale:
Quo vado? . Un interrogativo che accomuna tutti, i quarantenni a partita Iva e i loro genitori che hanno visto
sfumare la tranquillità lavorativa per i loro figli. Ed è curioso constatare che sia proprio quello con Zalone
uno dei pochissimi film italiani in cui si parla di lavoro, di famiglia allargata, di cervelli in fuga, di ricercatori...
Il tutto raccontato come se fossimo in un Erasmus o un Interrail dell'italiano medio oggi. Con una scrittura
delle gag e dei momenti comici molto complessa e profonda che riesce a far divertire tutto il pubblico, da
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BATTUTO OGNI RECORD
03/01/2016
Pag. 1
diffusione:83734
tiratura:155835
CINEMA - Rassegna Stampa 04/01/2016 - 04/01/2016
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quello dei bambini a quello degli anziani. Per ognuno c'è una battuta comprensibile con cui riconoscersi. La
nuova attitudine di Zalone è proprio questa, di allargare il più possibile l'età del suo pubblico. E alcune
scelte un po' troppo «buoniste», rispetto alla cattiveria portata alle estreme conseguenze a cui ci aveva
abituati, sono lì a dimostrarlo. E a premiarlo.
INCASSI NELLE PRIME 24 ORE
I RECORD INFRANTI
1«Quo vado?» L'EGO MIGLIOR INCASSO IN UN GIORNO con Checco Zalone 6.852.291 euro 2«Harry
Potter e i doni della morte parte II» 3.200.000 euro 3«Spiderman 3» 2.800.000 euro 4«Star Wars: Il
risveglio della Forza» 1.800.000 euro SPETTATORI Nella prima giornata la nuova pellicola del comico ha
registrato la presenza in sala di Il record apparteneva a «Sole a Catinelle» che realizzò 5,8 milioni nel
novembre del 2013 Zalone batte se stesso 1 italiano ogni 60 è andato a vederlo 930mila spettatori
43% È la percentuale di aumento del box office di Capodanno rispetto a quello del 2015
Foto: BOOM AL BOTTEGHINO In un solo giorno sette milioni di incassi
Foto: CAMPIONE Checco Zalone si è rivelato umorista insuperabile nell'indagare sui problemi quotidiani
dell'Italia con «Quo vado?»
03/01/2016
Pag. 16
diffusione:83734
tiratura:155835
Primi effetti di «Star Wars»: torna Indiana Jones
Harrison Ford riconfermato da Spielberg nel quinto episodio
Cinzia Romani
Si potrebbe intitolare Risvegli , come il celebre libro di Oliver Sacks che ha ispirato l'omonimo film, la
sequela dei capitoli di Star Wars previsti da qui al 2020. Perché il primo effetto del Risveglio della Forza di
J.J.Abrams - un miliardo di dollari al box-office globale - è quello di mettere in moto un'inarrestabile
dinamica seriale. E i fan già si leccano i baffi, pensando all'episodio n.8. Affidato a Rian Johnson, il regista
di Looper , che stavolta scrive anche la sceneggiatura, tale capitolo uscirà il 26 maggio 2017: circola un bel
po' d'eccitazione e qualche speculazione sulle ulteriori novità. Per ora, si sa che verrà girato nella pittoresca
isola irlandese di Skelling Michael, dov'è probabile sia finito in esilio Luke Skywalker: il film riprenderà
esattamente da dove è finito l'episodio precedente ora in sala. In cantiere, anche l'episodio n.9, diretto da
Colin Trevowrrow e pronto per il 2019. Intanto, Harrison Ford, 73 anni di fascino consolidato, è riconfermato
nel cast galattico e avrà il suo da fare con un'altra iconica apparizione di sé: dopo Star Wars , infatti, lo
attende Indiana Jones 5 , col cappellaccio e il frustino da archeologo. Accanto a «Indy», una selva di attori
giovani che, come in Il Risveglio della Forza , servono a rinvigorire il sangue stanco della nobile stirpe
seriale. L'ha annunciato l'amministratore delegato della Disney, Bob Iger, fiero d'avere di nuovo Steven
Spielberg dietro la macchina da presa. Il regista di E.T. rimane sugli scudi per I predatori dell'Arca perduta
(1981) Indiana Jones e il tempio maledetto (1984) e Indiana Jones e l'ultima crociata (1989) ed è pronto a
rivisitare il franchise con la sua inventiva. Magari, guardando a Chris Pratt per un passaggio di testimone:
Chris è destinato a diventare la più grande star di Hollywood, dopo i ruoli da protagonista nel film sui Lego e
in Guardiani della Galassia , intanto che arriva Jurassic World . Ancora grandi storie con George Lucas,
insomma, ex-possessore dei diritti su entrambe le leggende, ceduti alla Disney nel 2012, per la
ragguardevole cifra di 4 miliardi di dollari. E ancora a proposito di «Indy» 5, girava pure il nome di Bradley
Cooper, nel caso in cui Ford non fosse tornato alle sue avventure e alla giacca di pelle stazzonata. L'ha
ribadito anche Spielberg, d'altronde, in un'intervista a Screen International , come non sia il caso che «ci
siano troppi attori tra i piedi di Ford, che magari hanno girato Spider-Man o Batman . Usato sicuro. E
protetto.
Foto: ICONA Harrison Ford nel ruolo di Indiana Jones. Spielberg sta preparando il quinto episodio ma la
serie non si fermerà. Al posto di Ford in futuro si parla di Bradley Cooper
CINEMA - Rassegna Stampa 04/01/2016 - 04/01/2016
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La tendenza Il successo delle saghe
03/01/2016
Pag. 1
Il referendum lo vince l'anti-politico Zalone
LUCA TELESE
a pagina 6 «La Prima Repubblica non si scorda màaaai!!/ la Prima Repubblica tu cosa ne sai!». Tutto ci si
poteva aspettare da Checco Zalone tranne che iniziasse a far ballare tutta l'Italia con le note del più
cattivistico (e incredibile) degli inni. Tutto ci si poteva immaginare: i sette milioni di incassi nel primo fine
settimana, per esempio. E di sicuro il solito tocco di furbizia paracula, la perfetta strategia da botteghino,
quella per cui nel film si possono identificare tutti: i cinici e gli idealisti, la destra e la sinistra, i conservatori e
i rivoluzionari, tutti convinti che - sotto sotto - «Checco-la-pensa come me». Tutto era ipotizzabile, ma non
che questa canzonetta orecchiabilissima e politicamente scorretta cantata con piglio camaleontico, alla
Adriano Celentano, entrasse subito al terzo posto della top ten. È un ritornello che esalta - in un modo tutto
suo - i bei tempi andati, gli sprechi, i giorni felici del posto fisso, i riti da busta paga garantita celebrati in
sindacalese di stretta osservanza. Questa dichiarata nostalgia per la Prima Repubblica è un tormentone
che esplode per ben due volte durante Quo vado . Prima si manifesta a metà film e poi ritorna nei titoli di
coda, con la gente che resta in sala per applaudire le strofe, soprattutto quelle volutamente più grottesche
che ricordano i bei giorni degli sprechi perduti. Quelli «Dei quarantenni pensionati/ Che danzavano sui prati/
Dopo dieci anni volati all'aeronautica». Quelli in cui «gli usceri paraplegici saltavano/ E i bidelli sordomuti
cantavano/ E per un raffreddore gli davano/ Quattro mesi alle Terme di Abano!/». Si, Zalone ci ride su,
perché (secondo lui) nella Prima Repubblica: «Con un'unghia incarnita/Eri un invalido tutta la vita/». Dal
punto di vista musicale il tema sembra un po' riecheggiare certe celeberrime cantante del supermolleggiato,
come Serafino o Siamo la coppia più bella del mondo . Il controritornello - invece - strizza l'occhio
(volutamente) alle note più celebri della via Gluck, mettendo al posto del prato scomparso - nientemeno! la nostalgia per la Camera alta: «Ma adesso vogliono tagliarci il Senato/ Senza capire che ci ammazzano il
mercato/». Dovrebbe essere un tema per politologi di prima classe, materia per Ainis, Pasquino e
D'Alimonte. E invece questi versi di memorabile rima baciata adesso li mandano a memoria i bambini,
ponendo domande di non facile risposta ai padri sull'idea di architettura istituzionale immaginata e veicolata
dalla canzonetta di Zalone: «Senza Senato non c'è più nessun reato/Senza reato non lavora l'avvocato/Il
transessuale disperato/ mi perde tutto il fatturato/ Ed al suo posto c'è un paese inginocchiato/». Poi, nello
snodo più importante, entra in scena persino Matteo Renzi, con tanto di un inconfondibile, toscaneggiante
«Ehh» imitato in falsetto, ed una metafora conclusiva davvero alta: «Ma il presidente è un toscano/ Ell'è un
gran burlone/Ha detto: Eh scherzavo!/ Piuttosto che il Senato mi taglio un coglione/». (Evidentemente
Zalone non aveva ancora sentito il discorso di fine anno e la minaccia di abbandono della politica del
premier). La gente comunque ride sul rimpianto per i «cosmetici mutuabili/e le verande condonabili/». E,
certo, ride anche «di un concorso per allievo maresciallo/ Seimila posti a Mazzara del Vallo/» (figurarsi,
negli anni dei cervelli in fuga utopia). Così come si ride per il sindaco calabrese che nel film storce il naso
se la pratica è a norma. O per «lo spirito civico» con cui Checco non vorrebbe suonare ai semafori le
macchine che non partono. Certo, per cerchiobottare persino Zalone qualche nota critica sugli anni novanta
la infila: «Ed i debiti si ammucchiavano come conigli/Tanto poi erano cazzi dei nostri figli/». Ma è un'inezia.
Quando la strofa torna ad essere cantata per la terza volta, il trionfatore dei botteghini si butta in una
operazione nostalgia che nemmeno Cirino Pomicino: «La Prima Repubblica non si scorda màaai!/La Prima
Repubblica era bella saiiii!!!!/». Era bella davvero? O meglio: ne sono davvero convinti gli spettatori che
applaudono nelle sale? Mi faccio questa domanda girando i cinema di Roma per vedere come viene
accolto proprio quel momento clou. E assistendo alla scena che si ripete mi viene in mente che proprio lo
spirito di questa canzonetta sia uno dei motivi di successo di Quo Vado . Forse è solo la simpatia della
maschera zaloniana. O forse persino questo fenomeno di costume è un piccolo grande segnale, di quelli
CINEMA - Rassegna Stampa 04/01/2016 - 04/01/2016
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Il film anti-riforme polverizza ogni record
03/01/2016
Pag. 1
CINEMA - Rassegna Stampa 04/01/2016 - 04/01/2016
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che di solito i sondaggisti non riescono a registrare: l'idea che gli anni del rigore, della rottamazione e del
grillismo, e le loro retoriche puritane sotto sotto abbiano stancato. Mi faccio l'idea che questo rimpianto
ridanciano per la Prima Repubblica e per i suoi sprechi possano diventare il corrispondente italiano di
quello che fu Goodbye Lenin per la Germania. In quel film l' ancien regime della Ddr veniva
(incredibilmente) rimpianto malgrado gli orrori del comunismo reale, mentre qui l'era delle vacche grasse
sembra bella anche per (e non malgrado) i suoi incredibili sprechi. Sta di fatto che forse Checco ZaloneLuca Medici aveva solo composto una canzonetta paracula, ma poi c'è la storia che ci gira intorno, c'è
l'effetto amplificazione del successo da botteghino.Dice Pietro Valsecchi, produttore del film: «È un
fenomeno incredibile. Ma devo dire che io stesso non ho ancora capito se l'energia che questo film ha
attivato sia nostalgia per il passato, o una speranza per il futuro». Forse sono entrambi i fenomeni, a
coesistere insieme nel ghigno beffardo della maschera comica zaloniana, nel gioco dell'inno parallelo.
Forse c'è solo voglia di voltare pagina, perché i nuovi miti si sono logorati in fretta. Francesco De Gregori
negli anni settanta compose il suo contro-inno con le fantastiche zampogne di Viva l'Italia . Giorgio Gaber
ha salutato la crisi italiana degli anni duemila con il suo «Io non mi sento italiano/ma per fortuna o purtroppo
lo sono», con i suoi caustici piripì. Edoardo Bennato ha parodiato Il gran ballo della Leopolda provando a
replicare quello che fece con le sue antiretoriche canzonette che misero in croce i valori dell'Italia
conservatrice. Ma forse, senza volerlo, è proprio Checco Zalone l'unico che è riuscito a comporre uno
scanzonato inno «anti» capace di raccontare i suoi tempi. Un inno diventa inno non perché è bello, ma
quando senza volerlo si imparano a le parole a memoria. Se questo sarà un inno, di sicuro sarà l'inno
dell'Anti-anti politica.
Foto: Checco Zalone in una scena del suo ultimo film «Quo vado»
03/01/2016
Pag. 6
Checco «umilia» Harry Potter
Un milione di biglietti in 24 ore, 7 di incasso: il mago si fermò a 3. Trema il record assoluto di Avatar
GIORGIO CARBONE
Ormai è chiaro. Solo Zalone può battere Zalone. Cioè solo lo Zalone del 2019 (il Checco ha giurato che
tacerà fino a quella data) potrà far meglio di Quo vado uscito il 1 gennaio a già collocato (in sole 24 ore!!!)
ai sette milioni d'incasso (per la precisione sarebbero 6.852.000 , però mancano ancora i dati di
250.000.000). Sette milioni per quasi un milione di spettatori. Prima di venerdì nessuno aveva fatto meglio
nella giornata d'esordio. Né Sole a catinelle ( 2.340.000 ) né Cado dalle nubi (2.718 mila) . E nemmeno i
kolossal americani. L'ultimo Harry Potter all'esordio era andato poco oltre i 3 milioni. E lo strombazzatissimo
Star Wars non è riuscito nemmeno ad arrampicarsi a quota 2. Nemmeno il produttore Valsecchi aveva
previsto un tale boom. Un bel botto era atteso certo. Tant'è vero che Quo Vado era stato rinviato a
Capodanno per non ammazzare gli incassi altrui nelle settimane di Natale. Ma uno sfracello del genere, no,
è da sogno. Perché il pubblico da un milione (di spettatori) al giorno non può essere solo zalonesco. E non
può essere attribuito alla massa, pur cospicua, degli italiani che vogliono ridere ridere ridere per scordarsi i
molti pianti del 2015 e non pensare a quelli probabili del 2016. No, Quo vado , s'è già imposto come il film
che tutti debbono vedere, indipendentemente dal valore (che è opinabile, oh se lo è). Come Titanic come
Zivago come La dolce vita . Quando una visione è un obbligo, non una scelta, è chiaro che nessuno può
fermare gli incassi, neanche un tritolo di dinamite sotto i cinema. A questo punto l'interrogativo (l'unico) che
si pone è: fin dove può arrivare il Checco? Già passato alla storia il primo record (campione assoluto
d'incasso giornaliero) riuscirà il nostro eroe a battere sé stesso? Cioè a totalizzare incassi complessivi
superiore ai film precedenti del fenomeno da Capurso e magari ai superstar americani? Vediamo. Sole a
catinelle totalizzò quasi 52 milioni al termine dello sfruttamento in sala. Che bella giornata arrivò a 43 .
Prima di Capodanno, le (prudenti) previsioni erano che «Sole» sarebbe stato superato. Oggi nessun
obiettivo sembra precluso. A primavera, è quasi sicuro, il Checco numero quattro avrà sorpassato Avatar di
James Cameron finora il maggior incasso del secolo. Ora, quando uno arriva a queste vette, il primo
dovere di chi scrive di cinema è di chiedersi perchè, e non limitarsi a fare una questione di bellezza o di
bruttezza. E vediamole, le carte sul tavolo giocate da Zalone e da Valsecchi. 1) Si ride. E non succede solo
a chi entra in sala buia con le migliori disposizioni all'ilarità. Quo vado , l'ho visto nell'ambiente più
sfavorevole, la visione più riservata alla stampa, popolata per la maggior parte di colleghi che non amano
questo Mister Miliardo (non è amato il suo qualunquismo, nè la sua bonaria omofobia). Bene, ridevano tutti.
Non si sganasciavano, ma sbadigli non ne ho avvertiti. 2) Zalone sollecita l'identificazione. I suoi
personaggini reagiscono spesso come reagirebbe l'italiano qualunque (quello che rinuncia a fatica a
mettere l'auto in seconda fila, a uscire dal suo tran tran quotidiano, che sbuffa ogni volta che torna in ballo il
matrimonio tra gay). 3) Zalone (o chi monta il film per lui) ha un istinto quasi belluino su come dribblare la
noia. In teatro, l'istinto soccorre un attore quando piazza una battuta, uno sberleffo appena avverte che lo
spettatore sta prendendo l'abbiocco. Lui raddrizza la situazione in fase di editing ogni volta che i ritmi
s'ammosciano. Con Quo vado deve aver raddrizzato parecchio, tanto da arrivare alla durata , contenuta
oltre il consueto, di 90 minuti scarsi.
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Incredibile botteghino
03/01/2016
Pag. 22
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tiratura:96288
Metti un giorno con Zalone Vale sette milioni di euro
Botteghino polverizzato A farne le spese sono stati i cinepanettoni "Vacanze ai Caraibi" e "Natale col boss".
I quasi 21 milioni di incasso di "Star Wars" sembrano vicini
FEDERICO PONTIGGIA
Quo vado? La domanda era retorica: " In sala " , ha risposto in massa il pubblico italiano. Stimolo-risposta,
dopo Pavlov ecco Zalone: il nuovo film di Checco ha frantumato ogni record d ' incassi al primo giorno di
programmazione, con 6 milioni 852 mila e 291 euro (dati Cinetel) per 1.300 schermi e 932.423 spettatori,
compresi Renzi e famiglia in quel di Courmayeur. Fenomeno di costume, e x p lo i t n a zi onal-popolare,
case history sociologico? Pare perfino riduttivo: l ' opera quarta di Zalone, ancora per la regia di Gennaro
Nunziante, ha polverizzato il primato detenuto dal maghetto, con i 3 milioni e 350 mila euro rastrellati al
debutto da Harry Potter e i Doni della Morte Parte 2 nel 2011 e, in una lotta intestina, ha rimpiazzato il 3
novembre 2013 da 5 milioni e 780 mila euro di Sole a catinelle con il 1° gennaio 2016 quale giornata più
ricca al box office italiano. INSOMMA, Il risveglio della forza è sottotitolo che s ' ad dice più a Checco che a
Star Wars : il reboot di J.J. Abrams ha totalizzato fin qua 20 milioni e 848 mila euro, ma già alla fine di
questo weekend potrebbe essere scavalcato da Quo vado? . Nel frattempo, a farne le spese sono i due
cinepanettoni, Vacanze ai Caraibi con Christian De Sica e Nat ale col boss della Filmauro: in più di due
settimane di programmazione, rispettivamente con 6 milioni e 819mila e 6 milioni e 706 mila euro, hanno
fatto meno che Zalone in 24 ore. Un trionfo, e il produttore Pietro Valsecchi gongola: " Quasi 7 milioni di
euro di incasso nel primo giorno di programmazione è un dato incredibile: anche a voler essere molto
ottimisti nessuno avrebbe potuto immaginare una partenza così. Il 2016 si apre per il nostro cinema con un
' iniezione di fiducia di cui si sentiva davvero il bisogno " . Quo vado? è già l ' ottavo incasso stagionale e
scalzare dalla vetta l ' animazione Pixar Inside O u t , 25 milioni e 342 mila euro, non è un se, ma un anno
per dare una spinta a ll ' intero sistema del cinema italiano " , ma non sarebbe meglio sfruttare il Zalone che
abbiamo già, all ' anagra fe Luca Medici? Il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini lasci perdere il tax
credit e presenti un decreto legge che imponga l ' utilizzo di Zalone quale attore e sceneggiatore nella
totalità dei film prodotti in Italia. Dunque, un film di Nanni Moretti scritto e interpretato da Checco, uno di
Marco Bellocchio con protagonista e co-sceneggiatore Checco e così via: ritorneremmo in breve la prima
superpotenza cinematografica al mondo. IN REALTÀ, Luca Medici cura pure le musiche: per non incorrere
nell ' Antitrust, si potrebbe pensare per gli spartiti del cinema tricolore a un lavoro a quattro mani con
Francesco De Gregori, già ammirato cantore de Gli uomini sessuali . Non finisce qui. Se Maurizio Gasparri
fa di Quo vado? spuntata arma politica ( " Renzi ha appreso di essere un imbroglione truffatore anche da
questa pellicola, che evidenzia come la presunta abolizione delle province sia stato un inganno del governo
Renzi e del trio Renzi-Del Rio-Madia " ), Checco punta Mattarella: archiviato il discorso di fine anno, i
discorsi d ' ini zio anno sono già tutti suoi. Ma c ' è di più, l ' effetto Zalone non conosce confini né Porte
Sante: per invertire la rotta del Giubileo flop, nell ' Aula Nervi in Vaticano verrà proiettato 24 ore su 24 Quo
Vado? . Altro che Chia matemi Francesco , chiamatelo Checco. @fpontiggia1 quando: piuttosto, farà
meglio di Sole a catinelle (52 milioni) o addirittura di A v atar (65 milioni)? Per Valsecchi " dovrebbe uscire
un nuovo Zalone ogni Pillola n TOMMASI A TV2000 "L'Italia investe poco nel calcio femminile". Il
commento del presidente del sindacato calciatori Damiano Tommasi, dopo le minacce alle calciatrici di
Locri. Alle 12,15 l'emittente della Cei trasmetterà l'intervi - sta al presidente Aic, su calcio, soldi e fede l932
mila Dati Cinetel La pellicola di Luca Medici (il vero nome di Zalone), diretta da Gennaro Nunziante, è stata
vista da 932.423 spettatori in 1.300 schermi L'uomo dei record Una scena del film "Quo vado? " Ansa
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"Quo vado? " batte Harry Potter e pure se stesso IL FENOMENO
03/01/2016
Pag. 22
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tiratura:96288
" Checco ha un segreto: è giovane ma pure di mezza età. Ed è umile "
ANDREA SCANZI
Se c ' è una persona che non si è per niente stupita dello straordinario successo di Quo Vado? , quello è
Lino Banfi. Nel film c ' è anche lui e aveva le idee chiare fin dal primo ciak. " Dissi subito a entrambi,
Checco Zalone e il regista Gennaro Nunziante, che avrei portato loro fortuna " . Quanta fortuna? Dissi così:
' Sento odore di 60 e passa milioni di euro ' . Loro possono testimoniare. Non è che sia un indovino, molto
semplicemente era chiaro. Bastava guardarli lavorare. Parla sempre al plurale. È un errore che fanno quasi
tutti gli osservatori: parlano solo di Zalone. Ma non ci sarebbe Zalone, non al cinema almeno, senza
Nunziante. Uno è un 14 carati e l ' altro un 18: insieme formano un oro ancor più prezioso. Sono due
persone colte e mirabili: due persone perbene. Si completano, si capiscono con uno sguardo.
Meticolosissimi. Lo dice quasi come se fossero sin troppo meticolosi. Se dovessi usare un aggettivo per
definire quel che ho provato quando ho lavorato con loro, probabilmente non userei la parola ' divertente ' .
Non voglio però essere frainteso: le risate sul set non mancavano, solo che sono scrupolosi e curano ogni
dettaglio. Anche se molta critica non lo nota. Tasto dolente: la critica. Se ci chiamassero per consegnare un
David di Donatello, si incazzerebbero tutti i colleghi. Non dico per premiarci: dico anche solo per
consegnare un premio. Sarebbe già un sacrilegio: i premi li deve vincere Pupi Avati, mica noi. Checco lo sa
e ci gioca molto. Le spiace? È un difetto tutto italiano. In America uno come Zalone verrebbe riempito di
riconoscimenti. Io però una soluzione ce l ' ho: andiamo insieme a Venezia e io gli consegno l ' Or so di
Peluche. Oppure lo facciamo a Cannes. Il luogo in cui si trova lei. Ho una piccola casa a Cannes, proprio
sulla Croisette. Ci sto passando le feste, ma la uso poco. Qual è il segreto di Zalone? Anzitutto la
fisionomia: è giovane, ma rappresenta anche la mezza età. Ha una comicità modernissima, ma sa giocare
sul filone classico. È normalissimo, eppure coltissimo. Incarna in un corpo solo tre epoche diverse di
comicità. È antico e moderno, anzi postmoderno. E ha tempi di battuta musicali: non gli sfugge mezzo
dettaglio. Come si comportava? Si divertiva a imitarmi. È una persona umile e affettuosa. Zalone, quando
recita, è autosufficiente: non ha bisogno d ' altro. Però non te lo dà a vedere, fa sempre un passo indietro e
ti fa sentire importante. Lui e Nunziante dicevano che avermi sul set era un onore, perché sono stato un
maestro e il primo a portare la Puglia nella commedia italiana. Vorrebbe lavorare di nuovo con Zalone? Un
piccolo sogno ce l ' ho: un film in cui io sono suo padre, come Sordi con Verdone. Mi piacerebbe molto:
sarebbe perfetto. Quanto può durare Zalone? Almeno 20 anni. E il primo a goderne sarà San Pietro
Valsecchi. Zalone cresce a ogni film, non è un artista destinato a esaurirsi in 4-5 anni. An ch ' io avevo molti
spettatori, mai però q u a n t o l u i . Neanche negli Ottanta c ' e rano fenomeni simili. Eppure era un
decennio d ' oro: Benigni, Troisi, Verdone, Nuti, Benvenuti. Non ne faccio una questione di talento, ma
nessuno aveva allora i numeri di Zalone. Al limite Celentano. Erano anni buoni, capitava di fare 5 miliardi al
botteghini. Poi arrivava Adriano e faceva 20 miliardi. Prima ha citato Pupi Avati: in un primo momento il
protagonista di Regalo di Natale doveva essere lei. Vuole sapere se sono pentito? Ci vedemmo a pranzo,
ricordo le ostriche. L ' idea mi tentava molto, però Avati mi dette un ultimatum: una settimana. Parlando con
il mio produttor e Luciano Martino mi vennero alcuni dubbi: dire sì avrebbe voluto entrare in un cast già
oliato, accanto a Cavina e Delle Piane. R ischiavo di uscirne sgretolato. Quindi disse n o? Quindi gli
espressi le mie perplessità, ma lui mi bloccò subito: ' Lino, la settimana è passata e il tempo è scaduto. Big
Ben ha detto stop ' . Oggi, ogni volta che mi rivede, mi chiede se mi sia pentito. E io: ' Certo, Pupi. Sono
pentito, pentitissimo e recito pure l ' atto di dolore ' . Ma la verità è che sono solo molto contento per
Abatantuono.
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LINO BANFI L ' attore che recita nel film: " Vado con lui a Venezia e gli consegno l ' Orso di Peluche "
L'INTERVISTA
03/01/2016
Pag. 22
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Gli osservatori parlano solo di lui Ma lui non ci sarebbe senza Nunziante Uno è un 14 carati e l '
altro un 18 L'esperienza Lino Banfi, 79 anni, ha portato per primo la Puglia sul grande s chermo Durerà
almeno 20 anni E il primo a goderne sarà San Pietro Valsecchi Neanche negli Ottanta c'erano fenomeni
simili al cinema
04/01/2016
Pag. 14
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tiratura:71039
Da Genovese a De Luigi vince sempre la commedia
Il listino Medusa propone solo cinque stranieri e l'esordio di una web series Oscar Cosulich ©
RIPRODUZIONE RISERVATA Il fantasy «Il gigante gentile» di Steven Spielberg Unmiliardo e
cinquecentoquaranta milioni di euro investiti per 711 film prodotti e/o distribuiti (di cui 313 italiani) per un
miliardo e 580 milioni incassati (di cui un miliardofruttodel cinema italiano): sono queste le cifre di venti anni
di vita della Medusa, chene fanno ilprimo distributore italiano. La società di produzione e distribuzione del
gruppo Mediaset è celebrata a Roma, alla Casa del Cinema, in una rassegna intitolata «Medusa: 20 anni in
20 film (+2)». Nell'occasione l'amministratore delegato Giampaolo Letta ha presentato il listinodei film 2016
che vedono un netto predominio del cinema italiano, con solo cinque film stranieri (di cui tre americani):
l'atteso «Il gigante gentile» di Steven Spielberg, un fantasy per famiglie ispirato al libro di Roald Dahl «Big
Friendly Giant»; le commedie «Un momento di follia» di Jean-Francois Richet, con Vincent Cassel e
François Cluzet; «All Roads Lead to Rome» di Ella Lemhagen con Sarah Jessica Parker e Raoul Bova. A
chiudere la lista due action movie: «NowYou See Me 2 -I maghi del crimine» di Jon M. Chu e «Deepwater
Horizon» di Peter Berg. Nelrestodellistino le più varie novità italiane: si va dall'esordio sulgrande schermo di
una web series («The Pills: sempre meglio che lavorare» di Luca Vecchi) a quello della popolare
trasmissione dello Zoo di Radio 105 («On Air storia di un successo» di Davide Simon Mazzoli). Sul fronte
commedia Luigi Luciano in arte Herbert Ballerina è «Quel bravo ragazzo», per la regia di Enrico Lando e
Fabio De Luigi esordisce alla regia con «Tiramisù», di cui è anche protagonista. C'è un annunciato cambio
di registro nella nuova fatica diPaolo Genovese che, in «Perfetti sconosciuti», si affida a un cast che schiera
Kasia Smutniak, Marco Giallini, ValerioMastandrea,Anna Foglietta, Edoardo Leo, Giuseppe Battiston e Alba
Rohrwacher, per irridere segreti e bugie diquattro coppie diamici; analogamente Fausto Brizzi, in «Forever
Young», chiama a raccolta Sabrina Ferilli, Fabrizio Bentivoglio, Teo Teocoli, Stefano Fresi, Lillo e Luisa
Ranieri, per raccontare il patetico sogno di rimanere «giovani» a dispetto dell'anagrafe. Molto attesa poi
l'opera terza di Edoardo De Angelis «Indivisibili» che, dopo «Mozzarella Stories» e «Perez», raccontala vita
didue gemelle siamesi, sfruttate come fenomeni da baraccone. Per il Natale 2016 è previsto il ritorno di
Aldo, Giovanni e Giacomo, seguiti a gennaio 2017 dal nuovo film del duo Ficarra e Picone, mentre Frank
Matano esordisce alla regia con «Tonno spiaggiato».
CINEMA - Rassegna Stampa 04/01/2016 - 04/01/2016
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Il film che vedremo
02/01/2016
Pag. 19
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«Dopo tanto impegno ora racconto le donne»
Jim Sheridan anticipa il suo «The Secret Scripture» «Ho fatto film sull'Ira, non saprei girarli sui kamikaze»
Nel cast Rooney Mara nell'opera dal libro di Barry Il premio Jim Sheridan, qui con Mena Suvari, ha ricevuto
il «Capri Legend Award» © RIPRODUZIONE RISERVATA Il vecchio leone irlandese Jim Sheridan torna a
ruggire durante il festival internazionale «Capri, Hollywood», che lo ha appena premiato con il Capri Legend
Award. Il quasi sessantaseienne regista di film pluricandidati agli Oscar come «Il mio piede sinistro» e «Nel
nome del padre» (entrambi con Daniel Day-Lewis, suo autentico attore-feticcio) sceglie la kermesse
caprese di fine anno, infatti, per dire la sua sul particolare momento del cinema come forma d'arte e come
industria; lui che conosce molto bene sia le megaproduzioni hollywoodiane che l'approccio più autoriale
tipico del cinema europeo indipendente. Mister Sheridan, cos'è che non le piace dell'attuale scenario
cinematografico internazionale? «Secondo me, oggi il cinema ha perso molto del suo fascino e della sua
magia, col business che conta molto di più rispetto all'arte e all'integrità degli autori. L'abbattimento dei costi
derivante dall'introduzione del digitale avrebbe potuto portare a una maggiore democratizzazione del
cinema. Ma, in realtà, nonostante tutto ciò, mi sembra che l'industria cinematografica stia andando da
tutt'altra parte. Le logiche industriali di Hollywood, infatti, oggi sono sempre più dominanti e stanno
schiacciando come un bulldozer la ricchezza e le specificità di tante cinematografie nazionali, anche di
quella italiana, sempre importante ma ormai lontana dalla popolarità globale che aveva ai tempi di maestri
come Federico Fellini o Sergio Leone. E lo stesso, sul web, stanno facendo anche realtà nuove come
Netflix, che impone sempre più un unico modello di narrazione audiovisiva, a discapito del cinema d'autore
nazionale, ma anche di quello indipendente americano». Nel panorama industriale di cui lei parla può
esserci anche il rischio concreto che determinati contenuti, come quelli impegnati di molti suoi film passati
sul terrorismo, diventino sempre più difficili da proporre ai produttori? «Certamente, il contesto industriale
conta molto. Però, credo anche che oggi determinati fenomeni siano ancora più complessi e meno
distinguibili rispetto al passato. Per esempio, parlando proprio di terrorismo, io stesso, che in passato ho
raccontato diverse volte storie irlandesi costruite intorno alle rivendicazioni dell'Ira, non so se riuscirei a
descrivere bene, all'interno di un film, un fenomeno così complicato e, per molti versi, poco comprensibile,
come quello degli attentatori suicidi. Un po' di tempo fa, ho anche provato a scrivere per Harvey Weinstein
una sceneggiatura imperniata sul terrorismo di oggi, ma poi ho rinunciato perché non riuscivo a entrarci
dentro. Secondo me, oggi bisognerebbe pensare al terrorismo come a una vera e propria epidemia, che
deve semplicemente fare il suo corso poiché è impossibile da fermare. Ne vanno soltanto limitati i danni».
Ma come giudica l'atteggiamento ricorrente di tanti media occidentali nei confronti del mondo arabo? «Il
rischio, in casi simili, è sempre quello di generalizzare, mentre il mondo arabo è una realtà composita e
sfaccettata, che non va assolutamente ridotta soltanto all'Isis. Ripeto: il terrorismo è un'epidemia, non una
peculiarità dell'intero mondo arabo». E, dunque, che cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi mesi da un
autore sensibile e attento come lei? «Nel mio nuovo film, la novità principale è che, per la prima volta in
carriera, ho puntato su una protagonista donna, Rooney Mara, messa al centro di "The Secret Scripture".
Ho finito di girarlo da poco e sarà nei cinema nella seconda metà del 2016. La storia è quella di una donna
centenaria, reclusa da anni in un manicomio per un infanticidio che in realtà non ha commesso. L'ho tratta
dal romanzo "Il segreto" di Sebastian Barry, nominato al Booker Prize e vincitore di numerosi altri premi in
tutto il mondo. Ma, come in tutti i miei lavori, oltre all'ispirazione dal romanzo, ho messo in questo film
anche elementi della mia vicenda biografica. Accanto a Rooney ci sono anche Vanessa Redgrave, che
interpreta la protagonista da anziana; e poi due attori come Theo James ed Eric Bana. Il fatto di aver
puntato su una protagonista femminile, nonostante la fortuna di aver lavorato tanto in passato con uno
straordinario attore di enorme sensibilità come Daniel Day-Lewis, mi ha fatto capire che le donne sono più
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«Capri, Hollywood»
02/01/2016
Pag. 19
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tiratura:71039
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multitasking degli uomini, con una capacità innata di fare e gestire più cose contemporaneamente».
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03/01/2016
Pag. 22
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Un anno tra western e biografie
«The Hateful Eight» di Tarantino strizza l'occhio a Corbucci Boyle e Oliver Stone rileggono la vita di Steve
Jobs e Snowden Fratelli Coen «Ave, Cesare!» con Clooney nelle sale dal 10 marzo Supereroi «Batman v
Superman» con Ben Affleck e Diane Lane
Carlo Antini
Checco Zalone fa sfracelli al box office. Anche oltre le più rosee aspettative. Il suo «Quo vado?» è
diventato il film record d'incassi nel primo giorno di programmazione, sfiorando i 7 milioni di euro. Il 2016 è
iniziato, dunque, nel segno della comicità ma, nelle prossime settimane, si faranno avanti altri generi, mostri
sacri e vecchie conoscenze del cinema mondiale. I tamburi rullano per l'accoppiata formata da «The
Hateful Eight» di Quentin Tarantino e «Ave, Cesare!» dei fratelli Coen. Il nuovo Tarantino (nelle sale dal 4
febbraio) è un western ambientato qualche anno dopo la guerra civile. Sembra essere l'omaggio definitivo
al cinema di Sergio Corbucci. Ancor prima dell'uscita nelle sale, il film ha già raccolto premi e consensi. Ha
dominato l'edizione del ventennale di «Capri Hollywood», aggiudicandosi il premio come «miglior film».
Premiati anche due attori del cast: Samuel L. Jackson e Jennifer Jason Leigh, e la colonna sonora di Ennio
Morricone. Dal 10 marzo gli risponderanno i fratelli Coen con la commedia interpretata da George Clooney,
Josh Brolin, Channing Tatum, Ralph Fiennes e Tilda Swinton. Nonostante Clooney avesse più volte detto
che non avrebbe più interpretato un idiota, i Coen sono riusciti a convincerlo ancora. «Ave, Cesare!»
incrocia la passione per il caos (è la storia di un uomo che risolve i problemi per conto di una produzione)
con la satira hollywoodiana (è là che si svolge tutto). Il nuovo anno sarà segnato anche dalle grandi
biografie. La prima sarà quella di «Steve Jobs» diretta da Danny Boyle che uscirà il 21 gennaio con Michael
Fassbender nei panni del genio di San Francisco, Seth Rogen, Jeff Daniels, Michael Stuhlbarg e Kate
Winslet. Altro biopic in uscita è l'atteso «Snowden». Il film che Oliver Stone dedica all'informatico
statunitense rientra in quell'elenco di opere che stanno riflettendo sulle personalità chiave della rivoluzione
tecnologica. Le vicende di Snowden incrociano politica, sicurezza, diritto individuale e la maniera nuova in
cui la tecnologia consente di controllare i governanti. I mostri sacri non staranno a guardare. Chi per
rilanciarsi, chi per ripetere recenti successi. È il caso di Steven Spielberg che, all'indomani de «Il ponte
delle spie», tornerà dal 15 settembre con «Il gigante gentile». Tratto dal romanzo di Roald Dahl, è una fiaba
moderna. Il regista di «E.T.» e «Hook» ha dimostrato di sapersi sedere all'incrocio tra fantasia e pellicola,
manipolando computer grafica e recitazione per parlare di bambini agli adulti e viceversa. Il 2016 sarà
anche l'anno del nuovo Scorsese. È da tempo che il regista cercava di realizzare «Silence», film che
racconta della persecuzione subita da due preti cattolici portoghesi nel Giappone del XVII secolo. A
scrivere c'è di nuovo Jay Cocks che con Scorsese aveva già portato al cinema «Gangs of New York» e
«L'età dell'innocenza». Da un po' di tempo parlare di Scorsese fa venire in mente anche Leonardo
DiCaprio. Questa volta l'attore è impegnato con Alejandro González Iñárritu in «Revenant - Redivivo», in
uscita il prossimo 14 gennaio. In una spedizione nelle vergini terre americane, l'esploratore Hugh Glass (Di
Caprio) viene brutalmente attaccato da un orso e dato per morto dai membri del suo stesso gruppo di
cacciatori. «È stata sicuramente la cosa più difficile che abbia mai fatto - ha detto l'attore - La natura con
tutta la sua bellezza ma soprattutto con il freddo tremendo e spietato che è il protagonista di questa storia».
L'attore ha ammesso di aver raggiunto il limite fisico e mentale innumerevoli volte durante le riprese. «Ma
ne valeva la pena», ha concluso. E gli italiani che fanno? A gennaio Tornatore e Verdone si daranno
appuntamento in sala con «La corrispondenza» e «L'abbiamo fatta grossa». Il film di Tornatore uscirà il 14
gennaio e ha coinvolto Jeremy Irons, Olga Kurylenko, Simon Anthony Johns, James Warren e Shauna
Macdonald. Per Verdone dovremo aspettare il 28 gennaio. Oltre allo stesso regista, tra gli interpreti ci
saranno anche Antonio Albanese, Anna Kasyan, Francesca Fiume e Clotilde Sabatino. Antonio Albanese è
Yuri Pelagatti, un attore di teatro che, traumatizzato dalla separazione, non riesce più a ricordare le battute
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Il cinema che verrà Cresce l'attesa per i nuovi film di Tornatore e Verdone con Antonio Albanese
03/01/2016
Pag. 22
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in scena. Carlo Verdone è Arturo Merlino, un investigatore squattrinato che vive a casa della vecchia zia
vedova. Yuri vuole le prove dell'infedeltà dell'ex moglie e assume Arturo credendolo un super investigatore.
Ma Arturo non ne fa una giusta. Per errore entrano in possesso di una misteriosa valigetta che contiene 1
milione di euro. Per gli amanti del genere non mancherà il blockbuster che strizza l'occhio ai fumetti. Il 24
marzo sarà nelle sale «Batman v Superman: Dawn of justice» di Zack Snyder, con Henry Cavill, Ben
Affleck, Gal Gadot, Jason Momoa e Diane Lane.
Foto: Grande schermo A destra Samuel L. Jackson, e Kurt Russell sul set di «The Hateful Eight». Sotto da
sinistra George Clooney in «Ave, Cesare!» Giuseppe Tornatore e Carlo Verdone
01/01/2016
Sito Web
Il Sole 24 Ore Online
I 10 film più attesi del 2016
I film più amati del 2015? Mentre addetti ai lavori e appassionati compilano le loro classifiche, vi
proponiamo una panoramica delle dieci pellicole del 2016 da segnare sull'agenda di ogni cinefilo che si
rispetti:Revenant - Redivivo (14 gennaio) Reduce dallo straordinario successo di «Birdman», Alejandro
González Iñarritu torna con una pellicola attesissima, che vede protagonista Leonardo DiCaprio nei panni di
un trapper che, nel Nord Dakota del 1800, compirà un lungo percorso in cerca di vendetta. Ispirato a un
romanzo di Michael Punke, è uno dei grandi favoriti nella corsa ai prossimi premi Oscar.Da «Steve Jobs» a
«Neruda», i 10 film più attesi del 2016Il figlio di Saul (21 gennaio) Sconvolgente opera prima di László
Nemes, premiata allo scorso Festival di Cannes. Ambientata in un campo di concentramento verso la fine
della Seconda guerra mondiale, è una pellicola che impressiona per la sua messinscena ardita e
coraggiosa. Imperdibile.Steve Jobs (21 gennaio) C'è già stato un tentativo di portare al cinema la vita di
Steve Jobs (con protagonista Ashton Kutcher) ma non è andato a buon fine. Decisamente più interessante
è questa operazione che vede alla regia Danny Boyle e, soprattutto, Aaron Sorkin alla sceneggiatura. È
proprio il copione il punto di forza di un lungometraggio valorizzato dalla presenza scenica di Michael
Fassbender nei panni del protagonista.The Hateful Eight (4 febbraio) Quando esce un film di Quentin
Tarantino è sempre un evento e così sarà anche per «The Hateful Eight», il suo ottavo lungometraggio (se
contiamo «Kill Bill» come un unico progetto) e il secondo dedicato al genere western dopo «Django
Unchained». Ricchissimo il cast, che vede tra i protagonisti Samuel L. Jakson, Kurt Russell, Jennifer Jason
Leigh, Channing Tatum e Tim Roth. Divertimento assicurato.Il caso Spotlight (18 febbraio) Il grande favorito
nella corsa ai prossimi premi Oscar è il film di Tom McCarthy, tratto dalla vera inchiesta di un gruppo di
giornalisti che ha portato allo scoperto le nefandezze compiute da diversi preti della comunità di Boston.
Grande cinema civile che segue la lezione di classici del calibro di «Tutti gli uomini del presidente».
Strepitosi gli attori, a partire dal sempre eccellente Michael Keaton.Room (3 marzo) Tratto da un romanzo
di Emma Donoghue del 2010 è un dramma concitato e sorprendente con protagonisti una madre e un figlio
che passano la loro vita in una misteriosa "stanza". Alla regia di questa pellicola, presentata e premiata al
Festival di Toronto, c'è il talentuosissimo Lenny Abrahamson.Hail Caesar (10 marzo) Aprirà il Festival di
Berlino 2016 il nuovo progetto dei fratelli Coen, un film ambientato durante l'epoca d'oro di Hollywood. Sarà
probabilmente una nuova rivisitazione/riflessione dei Coen sul cinema classico e già dalle prime immagini
sembra un prodotto potente e dal gran ritmo. Nel cast George Clooney, Josh Brolin e Scarlett
Johansson.Neruda (Primavera) Il regista cileno Pablo Larraín, dopo aver colpito con l'ottimo «El club», si è
dedicato a un biopic sul grande scrittore Pablo Neruda. La pellicola si concentrerà in particolare sulle
simpatie comuniste che costringeranno l'artista a diventare un fuggitivo in casa propria. Tra i protagonisti, il
bravo Gael García Bernal che torna a lavorare con Larraín dopo «No - I giorni dell'arcobaleno».Juste la fin
du monde (Primavera) Xavier Dolan ha solo 26 anni, ma da tempo viene considerato uno dei giovani più
talentuosi del panorama cinematografico mondiale. Il regista canadese ha ben due film in produzione, ma il
primo che dovrebbe uscire è «Juste la fin du monde» (il secondo «The Death and Life of John F.
Donovan»), un toccante dramma con protagonista uno scrittore malato terminale che torna a casa dopo
una lunga assenza, per rivelare alla sua famiglia che sta morendo. Nel cast Gaspard Ulliel, Vincent Cassel,
Marion Cotillard, Léa Seydoux e Nathalie Baye.Silence (Primavera) Forse il film più atteso dell'anno è il
nuovo lungometraggio di Martin Scorsese. Al centro della trama ci sono due preti gesuiti che vanno in
Giappone per provare a diffondere la cristianità. Si dice che potrebbe essere in cartellone al Festival di
Cannes 2016. Tra gli attori, Andrew Garfield, Adam Driver, Liam Neeson e il grande regista e attore
giapponese Shin'ya Tsukamoto.©RIPRODUZIONE RISERVATA
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03/01/2016
Pag. 17 Ed. Milano
diffusione:289003
tiratura:424634
Un anno gratis al cinema per i nuovi diciottenni
(Simona Spaventa)
Una anno gratis al cinema. È il regalo che la Cineteca e il Comune fanno a chi diventa maggiorenne. Per il
secondo anno viene emessa la "Card 18": tutti i residenti a Milano che compiranno 18 anni nel 2016
avranno un abbonamento annuale gratuito per le proiezioni della Cineteca allo Spazio Oberdan, al museo
Mic e all'Area Metropolis di Paderno Dugnano. Un'iniziativa volta a costruire l'educazione all'immagine e a
insegnare ai più giovani l'amore per il cinema visto sul grande schermo e non su tablet o pc. Oggi, sono
ben otto i film da vedere gratis: al Mic Minions, il documentario sul Dalai Lama e Sette anni in Tibet (nella
foto); all'Oberdan La signora di tutti di Ophüls, l'anteprima di Mountain, i documentari su Firenze e gli Uffizi
e sulla Bar Boon Band e Italian Gangsters sui banditi degli anni '50.
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L'INIZIATIVA
03/01/2016
Pag. 1 Ed. Torino
diffusione:289003
tiratura:424634
Corsa agli sconti per i fan del cinema
CLARA CAROLI
ICINEMA torinesi, come i gestori della telefonia, fanno a gara in questo inizio d'anno a chi propone la
miglior tariffa. Una selva di offerte, sconti, tessere, carte fedeltà, convenzioni per "incrementare i consumi
culturali", come auspica l'Agis/Anec da una parte, e dall'altra contendersi la non enorme fetta pubblico di
chi ancora frequenta le sale cinematografiche. Sull'onda dell'entusiasmo per la ripresa degli incassi - più 13
per cento in Piemonte Agis e Anec hanno lanciato la tessera "Tosca", valida per tutto l'anno, che al prezzo
di 12 euro offre uno sconto del 30 per cento. A PAGINA IX ICINEMA torinesi, come i gestori della telefonia,
fanno a gara in questo inizio d'anno a chi propone la miglior tariffa.
Una selva di offerte, sconti, tessere, carte fedeltà, convenzioni per "incrementare i consumi culturali", come
auspica l'Agis/Anec da una parte, e dall'altra contendersi la non enorme fetta pubblico di chi ancora
frequenta le sale cinematografiche. Sull'onda dell'entusiasmo per la ripresa degli incassi - più 13 per cento
in Piemonte - dopo l'annus horribilis del 2013 quando gli esercenti hanno dichiarato lo stato di crisi, Agis e
Anec hanno lanciato la tessera "Tosca", valida per tutto l'anno, che al prezzo di 12 euro offre ai possessori
uno sconto di circa il 30 per cento sull'ingresso al cinema tutti i giorni della settimana in oltre 27 sale del
Piemonte (90 schermi, dei quali 43 a Torino). "Tosca" consente di ottenere riduzioni anche nei teatri, nei
parchi tematici, ad esempio Zoom, a festival, mostre ed eventi in contesti prestigiosi come la Reggia di
Venaria (www.torinoshowcard.it). Il tutto grazie a una serie di convenzioni frutto di una più stretta
collaborazione con la Regione. «Offriamo opportunità culturali, non solo sconti», sottolinea il segretario
dell'Agis, Roberto Morano. Il presidente dell'Anec, Simone Castagno, annuncia che «entro tre anni la
formula sarà estesa agli oltre cento schermi di tutto il territorio regionale e la gamma delle convenzioni
ulteriormente ampliata». Fatto salvo per alcune partnership, "Tosca" ricalca la storica formula associativa
che da decenni propone l'Aiace. L'associazione dei cinema d'essai rilancia la sua tessera annuale a 12
euro che dà diritto tutti i giorni a uno sconto di circa il 30 per cento nelle sale del circuito (25 a Torino, 23
nella regione) e altre riduzioni. "Tosca" di Agis/Anec e quella dell'Aiace, nonostante siano identiche
procedono parallele ognuna per la propria strada, verso il proprio pubblico. Che senso ha? Perché non
unire le forze e convergere? «Ben venga la possibilità di sinergie con Aiace», replica diplomaticamente
Castagno.
Intanto al Massimo torna "l'abbonamento 14", molto gradito al pubblico che ama il cinema d'autore: 5
ingressi al costo di 23 euro da utilizzare, oltre alle tre sale del Massimo, all'Eliseo, Nazionale, Romano,
Centrale, Due Giardini e Fratelli Marx, per un totale di 17 schermi. In vendita alle casse di via Montebello
anche il nuovo abbonamento 10 ingressi per la sala Tre, al costo di 30 euro, valido fino al 31 dicembre.
Sempre al Massimo è in sperimentazione la "app" Friend Movie, una specie di smartbox dei cinefili che
consente di avere una riduzione se si va al cinema in due.
Si prenota on line da smartphone o Pc, sul sito www.friendmovie.it, si ritira alla cassa un coupon e si entra
in sala a prezzo scontatissimo.
Foto: TOSCA Si chiama così la tessera dell'Agis per ottenere sconti al cinema
CINEMA - Rassegna Stampa 04/01/2016 - 04/01/2016
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LE TESSERE RIDOTTE DI AGIS E AIACE
04/01/2016
Pag. 19 Ed. Abruzzo
diffusione:135752
tiratura:185831
Un anno di divi a catinelle
LE USCITE
La parola d'ordine è: evento. Se il buon giorno si vede dal mattino, cioè dalle uscite di questo stesso
gennaio, il 2016 sarà l'anno del grande cinema: tornano i maestri (Spielberg, Almodòvar, Tornatore,
Zemeckis, Stone, Coen, Scorsese, Iñárritu, Bellocchio, Virzì, Comencini...), impazzano le star mentre gli
sceneggiatori affrontano temi "scomodi", gli effetti speciali si sprecano, saghe e blockbuster imperversano.
E se è vero che il pubblico ormai va al cinema solo per trovare un'alternativa "fuori dal comune" alla tv
intesa sia come intrattenimento sia come serie di successo, abbiamo davanti un anno coi botti.
Già nei primi mesi sono concentrati un buon numero di pezzi da novanta, tutti papabili per le nomination
all'Oscar che verranno annunciate il 14 gennaio. Come Carol di Todd Haynes, il film ispirato a un romanzo
di Patricia Highsmith e interpretato dalle magnifiche Cate Blanchett e Rooney Mara: racconta la passione
"proibita" tra una signora dell'alta borghesia, malmaritata, e una giovane commessa nell'America puritana
degli anni Cinquanta.
In Macbeth la coppia ultra-glamour composta da Michael Fassbender e Marion Cotillard appare in versione
shakespeariana. Ma il bravissimo attore tedesco-irlandese potrebbe ritrovarsi candidato all'Oscar per il
ruolo di Steve Jobs nell'omonimo film di Danny Boyle, scontrandosi con il Leonardo Di Caprio esploratore di
Revenant di Iñárritu. Nuova nomination in vista anche per Jennifer Lawrence che nella commedia Joy di
David O' Russel fa scintille, ritrovando De Niro e Bradely Cooper. A gennaio esce poi il nuovo film di
Tornatore, La corrispondenza, con Jeremy Irons e Olga Kyrulenko: un ritorno attesissimo, dopo il successo
di La migliore offerta. Ed è un evento L'abbiamo fatta grossa di Carlo Verdone, la commedia da lui stesso
interpretata in coppia con Antonio Albanese. A febbraio sbarcheranno nelle sale il western (già cult) di
Tarantino The Hateful Eight, musicato da Morricone, Truth con Blanchett e Robert Redford che fanno
rivivere una clamorosa vicenda giornalistica americana, la commedia Zoolander 2 con Ben Stiller girata a
Roma, e un altro paio di film in odore di Oscar: Il caso Spotlight, con Mark Ruffalo e Stanley Tucci
giornalisti alle prese con l'inchiesta sui preti pedofili americani, e The Danish Girl in cui l'attore premio
Oscar Eddie Redmayne, vestito da donna, fa la prima transex vissuta negli anni Venti. Ma la rivelazione del
film è la giovane attrice svedese Alicia Vikander: secondo molti ha già la nomination in tasca.
MAESTRI
Sul fronte maestri, va segnalato il ritorno di Pedro Almodóvar con Julieta, ancora una volta una storia tutta
al femminile. I fratelli Coen presentano Ave, Cesare! (protagonisti Clooney e Scarlett Johannson), Steven
Spielberg firma Il gigante gentile dal romanzo di Dahl, Martin Scorsese propone Silence ambientato nel
Giappone settecentesco, mentre Oliver Stone affida a Joseph Gordon Levitt il peso di Snowden, il film sulla
clamorosa fuga di notizie. E Bob Zemeckis ha scritturato Cotillard e Brad Pitt per il suo nuovo, ancora
misterioso progetto.
Saghe e blockbuster, che con gli effetti speciali sempre più esagerati e gli incassi stellari tengono in piedi gli
studios, non mancheranno all'appuntamento e molti usciranno in estate: Batman vs Superman: the Dawn of
Justice con il contestatissimo Affleck e Cavill, X Men: Apocalypse, il quinto capitolo di Bourne con Damon e
Cassel, Captain America: Civil War, Jacke Reacher 2 con Tom Cruise, Assassin's Creed con Stallone e
Fassbender, Tarzan di David Yates, Independence Day: Resurgence del solito Emmerich, The magnificent
Seven di Fuqua (sì, è un remake), Ben Hur di Bekmambetov (come sopra), Inferno di Ron Howard.
L'annuale cartoon della Disney (il 56mo) s'intitola Moana, è ambientato in Polinesia e, politicamente
correttissimo, ha una ragazzina come protagonista.
CINEMA - Rassegna Stampa 04/01/2016 - 04/01/2016
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Grande cinema sin da gennaio. E il ritorno di maestri come Spielberg, Almodóvar, Tornatore, Zemeckis,
Scorsese Nei primi mesi del 2016 sono concentrati i possibili candidati all'Oscar. Dalla Cate Blanchett di
"Carol" al Fassbender di "Steve Jobs". In febbraio il nuovo Tarantino e "Zoolander 2". Poi "Ave Cesare!" dei
fratelli Coen
04/01/2016
Pag. 19 Ed. Abruzzo
diffusione:135752
tiratura:185831
CINEMA - Rassegna Stampa 04/01/2016 - 04/01/2016
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Divi a catinelle. Torna Renee Zellweger in Bridget Jone's Baby, mentre Jessica Chastain, Charlize Theron
e Chris Hemworth sono i protagonisti di Il cacciatore e la regina di ghiaccio, Jodie Foster affianca Clooney
in Money Monster, l'ex Harry Potter Daniel Radcliffe è la star di Victor - la storia segreta di Frankenstein.
Ancora Redmayne e Colin Farrell interpretano Gli animali fantastici: dove trovarli.
GLI EVENTI
Quanto al cinema italiano, gli eventi 2016 saranno Fai bei sogni di Bellocchio con Mastandrea e Bejo, Le
confessioni di Andò con un cast stellare (Servillo, Polanski, Auteuil, Wilson...), la commedia "femminista" di
Cristina Comencini Che resti tra noi con Ramazzotti e Cortellesi, La pazza gioia di Virzì (protagoniste
ancora Ramazzotti e Bruni Tedeschi), Forever Young di Brizzi sui cinquantenni giovanilisti, Assolo di Laura
Morante, il secondo film di Pif In guerra per amore, Smetto quando voglio 2 di Sibilia, Veloce come il vento
di Matteo Rovere sul mondo delle corse, con Stefano Accorsi.E i cinepanettoni? Dopo lo tsunami Quo
vado? di Zalone, con i 14 milioni incassati in 48 ore, il futuro dei film di Natale è tutto da riscrivere.
Gloria Satta
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TELEVISIONE
2 articoli
03/01/2016
Pag. 23
diffusione:135752
tiratura:185831
La Forza dello streaming
I GIOVANI TRA 15 E 25 ANNI CRESCIUTI A SUON DI YOUTUBE E PAGINE FACEBOOK CERCANO
SOLTANTO CONTENUTI ON DEMAND
Flavio Pompetti
Il debutto del "Il Ritorno della Forza" è stato salutato due settimane fa con una grande festa in casa Disney,
proprietaria della Lucasfilm e quindi della saga di Star Wars. Dopo l'esordio da record, il film si è
conquistato un posto stabile nell'empireo delle produzioni più ricche e più popolari nella storia del cinema, e
ha già portato nelle casse dell'azienda americana 1,33 miliardi di dollari in tutto il mondo. La festa è stata
guastata però da un altro fenomeno, che per colmo della sorte si è verificato lo stesso 18 dicembre, data
dell' uscita della pellicola. Quel giorno in borsa il titolo Disney ha bruciato il 5,3% del valore, e ha poi
continuato a cadere come ha fatto per tutto il 2015, che si chiude con una perdita del 12,5%. (dieci punti nel
solo mese di dicembre). Il fatto strano è che l'azienda continua a produrre profitti e a distribuire dividendi ai
suoi azionisti. L'unica colpa che le si può imputare, a parte il flop di alcuni film come Tomorrowland, e
quello precedente del Lone Ranger tre anni fa, è di trovarsi al centro del passaggio epocale tra una
generazione di spettatori che andava al cinema e riceveva i programmi tv via cavo, e una nuova che si è
convertita allo streaming. LA MINACCIA La televisione è una parte centrale degli affari della Disney,
proprietaria sia della rete nazionale ABC, che del campione di incassi ESPN. La prima galleggia con
qualche successo tra il settore dei canali di notizie, tutti insidiati dall'esplosione dei siti web che oggi
forniscono aggiornamenti in tempo reale. La seconda è ancora un gigante con i suoi 92 milioni di abbonati
americani, anche se ne ha persi 4 milioni due anni fa e altri tre quest'anno, tanto da motivare parte del
deprezzamento del titolo a Wall Street. Ma la minaccia più importante per entrambe e per la Disney è la
perdita di profitti che si sta verificando nell'intero settore televisivo, dove le 8 aziende che dominano il
mercato del cavo stanno perdendo terreno a ritmo vertiginoso. Comcast, Verizon, Time Warner e compagni
raggiungevano all'inizio del decennio in corso il 90% degli spettatori americani. Cinque anni dopo ne
contano appena il 76%. Li hanno chiamati i "tagliatori di corda": i giovani tra i 15 e i 25 anni cresciuti a
paginate di Facebook e Youtube, che nel periodo formativo avevano una totale intolleranza per qualsiasi
prodotto visivo che durasse più di cinque minuti. Ora che crescono si stanno appassionando alle serie
televisive e alle sempre più frequenti produzioni cinematografiche disegnate per il formato televisivo. Ma al
momento di sintonizzarsi, scavalcano il cavo dei padri per scegliere uno dei tanti servizi loro coetanei che
ne offrono la visione sugli schermi di computer. Netflix, Amazon, Google, Hulu, sono oggi in grado di
vendere ai loro utenti alcuni dei prodotti che li stanno rendendo nuovi protagonisti del mercato (Netflix
ambisce ad essere il primo produttore della rete a guadagnare un Oscar). Allo stesso tempo, offrono tutti
una selezione razionale ed economica dei programmi più popolari prodotti dalle tradizionali reti televisive. I
PALINSESTI Quest'ultime fanno fatica ad adeguarsi alla rapidità della trasformazione. Molte tra loro hanno
iniziato a disegnare nuove linee di programmazione che partono da Internet, ma il volume principale del
loro palinsesto è nel calderone dei cavi, mischiato a centinaia di canali inutili e inguardabili che invece di
arricchire l'offerta ne sviliscono la qualità. I gestori di questi ultimi che a loro volta sono assediati dal
cambiamento, hanno cercato di sopravvivere accoppiando in un solo contratto l'offerta di tv, accesso
Internet e telefono. Ma il pacchetto è troppo costoso, ingombrante e rigido per un consumatore che ha a
disposizione un'offerta grande quanto la nebulosa del web per effettuare la scelta. Gli spettatori americani
continuano a guardare le notizie irradiate da CNN e Fox, a divertirsi con i programmi di satira di CBS e
NBC, ma per farlo accendono sempre di meno il televisore, e più spesso lo smartphone. Per lo sport
TELEVISIONE - Rassegna Stampa 04/01/2016 - 04/01/2016
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Nonostante il successo planetario dell'ultimo Star Wars, la Disney è crollata in Borsa: tra le cause
l'abbandono dei programmi tv via cavo Gli spettatori scaricano su tablet e smartphone film e prodotti firmati
Netflix, Amazon, Google, Hulu e preferiscono la "pay per view" IL FENOMENO
03/01/2016
Pag. 23
diffusione:135752
tiratura:185831
TELEVISIONE - Rassegna Stampa 04/01/2016 - 04/01/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
l'ESPN della Disney è ancora una fonte primaria, ma per seguirlo basta un abbonamento on line, o anche il
sempre più popolare acquisto sporadico del 'pay per view'. La Disney è una delle aziende che sta correndo
ai ripari nel tentativo di dotarsi di un suo sistema di produzione disegnato per i nuovi media di Internet, ma
l'operazione è più farraginosa e complessa rispetto ad uno dei nuovi protagonisti che nel web è nato, e si è
da sempre espresso con il linguaggio specifico che la rete e i suoi utenti hanno codificato: messaggi brevi e
concisi, immagini di immediato effetto, montate al ritmo di un colpo di mouse. Resta d'altra parte l'eredità di
una lunga epopea di dominio nel mondo dell'immagine, che ha fatto degli archivi dell' azienda un tesoro da
sfruttare per il futuro. Questa settimana la direzione ha annunciato che il mondo di Star Wars diventerà il
soggetto di un'ala rinnovata del parco di divertimenti di Epcot, che fino ad ora aveva ospitato "I Pirati dei
Caraibi".
Foto: Lo streaming permette di scegliere cosa guardare e quando
02/01/2016
Pag. 1
diffusione:41112
tiratura:81689
Con lo streaming le serie tv cambiano faccia
Capisani
a pag. 18 Non chiamatele più serie tv, i telefilm lanciati nel 2015 sono stati la più importante novità del
piccolo schermo nell'anno appena trascorso. Sono il frutto di un nuovo genere di contenuti che nasce dallo
streaming web on demand (non più dalla modalità lineare del vecchio tubo catodico) e dal rapporto inedito
che lo stesso streaming ha saputo instaurare con il pubblico. Produttori e distributori come Hbo, Netflix,
Amazon e Yahoo hanno investito in questi nuovi racconti che si posizionano a metà tra un libro cartaceo,
un videogioco e gli spettacoli tradizionalmente messi in scena a teatro. I loro principali punti di forza sono la
durata delle puntate, la pianificazione delle stagioni, gli attori e le sceneggiature e ancora i temi trattati e
l'eco che propagano sui social network. Ma soprattutto tutte questi titoli hanno dalla loro un vantaggio che
da sempre tv, giornali e radio inseguono: la piena attenzione del pubblico. Del resto, con lo streaming (la
visione online dei contenuti senza doverli per forza scaricare) non è cambiata solo la piattaforma di
fruizione dei contenuti ma anche il modo con cui vengono consumati, se è il telespettatore (e solo lui) a
decidere quando e come vederli. Mezz'ora abbondante, un'ora circa è diventata la durata media di una
puntata dei nuovi telefi lm. Quasi un paradosso per gli altri mezzi di comunicazione, se è ormai assodato
che il pubblico ha poco tempo a disposizione e spesso guarda la tv mentre fa altro. Invece, dai titoli
affermati come House of cards e Shameless fi no a Sense8, Mozart in jungle e Narcos, tutti possono
essere caricati sul web ovunque e in qualsiasi momento morto, durante un viaggio, una vacanza oppure un
weekend casalingo. Quindi possono permettersi di avere una durata che ricorda una comoda sessione di
lettura di un romanzo cartaceo. Inoltre, spesso, i produttori rilasciano non una puntata alla volta ma blocchi
di cinque-sei episodi che il telespettatore fi nisce per guardare uno dietro l'altro (un po' come si faceva coi
vecchi cofanetti dei dvd). Tanto l'opzione Play next episode (Guarda il prossimo episodio, ndr) è lì a portata
di clic e soprattutto non si può rimanere esclusi dalla discussione di amici e colleghi che stanno seguendo e
commentando la stessa serie sui social network. Un'ultima furbizia di Hbo and co. è aver pensato una sorta
di nuova controprogrammazione ai format classici. Le nuove puntate si lanciano di venerdì o sotto le feste,
quando i vecchi network immaginano la gente fuori casa o a tavola coi parenti e mandano in onda solo
repliche. Attori e sceneggiature non sono più quelli di una volta. Adesso i budget a disposizione vengono
spesi per assoldare nei cast volti famosi e fi dati come Kevin Spacey in House of cards, Daryl Hannah in
Sense8 o William H. Macy in Shameless. Mentre le sceneggiature devono sempre tenere col fi ato sospeso
i propri fan ma sono lontane da quelle vecchio stile e fi niscono per assomigliare di più, per qualità, a quelle
dei lungometraggi di Hollywood. Nei cast, comunque, c'è ampio spazio anche per attori ancora in erba visto
che le puntate durano di più e ruotano intorno a molti più personaggi del passato. Un esempio per tutti
Orange is the new black, che in tre stagioni ha sfornato una dozzina di personaggi alla volta, alla maggior
parte ha riservato anche degli approfondimenti e, a livello di attori esordienti, ha portato sulla copertina di
Time per la prima volta un personaggio transgender interpretato dall'attrice Laverne Cox. Come mai tanti
personaggi in una sola serie? Non è solo una questione di minuti da coprire, ma anche la nuova
consapevolezza che un telespettatore si affeziona a una serie dopo averne visto la prima stagione con
almeno quattro-sei episodi. Il primo episodio non basta più. Di conseguenza, servono tanti spunti prima di
riuscire a fi delizzare il pubblico dello streaming. Persino la musica classica è riuscita ad avere una sua
serie dedicata con relativo seguito. Mozart in the Jungle ne è la conferma. Diverso il discorso di Narcos che
descrive il cartello della droga di Pablo Escobar con immagini drammatiche e violente e una voce fuori
campo che ricorda molto gli audiobook. Se poi la storia presidia posizioni con Marco Polo, c'è spazio anche
per storie più fantasiose come Sense8 e i suoi otto protagonisti sparsi per il globo che scoprono di avere
doti empatiche e telepatiche che li mettono in collegamento tra loro. Uno spunto per parlare di diversità
TELEVISIONE - Rassegna Stampa 04/01/2016 - 04/01/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
NUOVI FORMAT INEDITI
02/01/2016
Pag. 1
diffusione:41112
tiratura:81689
TELEVISIONE - Rassegna Stampa 04/01/2016 - 04/01/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
culturali, economiche, religiose e sessuali. Secondo alcuni esperti, il fil rouge di tutte queste trame si
chiama «verità», ossia descrivere storie reali con la capacità di tenere aperti i fi nali di puntate. Ma forse
quest'ultima dote è già stata resa al massimo dalle vecchie soap opera alla Beautiful. Per il resto, con le
nuove serie tv non ci sono più argomenti off limits, si può parlare di tutto.
Foto: A sinistra, una scena di Narcos (Net ix) su Pablo Escobar. Sotto, a sinistra, Daryl Hannah in Sense8
(Net ix). Sotto, a destra, il musicista protagonista di Mozart in the Jungle (Amazon).