13 HOBBES POLITICA appunti
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THOMAS HOBBES (1588-1671) LA FILOSOFIA POLITICA Opere: 1642: De Cive 1655 : De Corpore 1658 : De Homine 1651 : Il Leviatano Periodo storico: assolutismo di Carlo I Stuart, guerra civile e dittatura di Cromwell. Nella prima metà del Seicento Cartesio si era proposto di conseguire nella filosofia la stessa certezza della scienza moderna, galileiana. Cartesio aveva applicato il metodo della matematica alla metafisica (problemi di Dio e dell’anima) e alla fisica (mondo materiale); non l’aveva applicato alla morale e alla politica. Hobbes: (grande ammirazione per Euclide e per Galilei, e in parte per Cartesio) vuole conseguire nella politica la stessa certezza della scienza. I PRESUPPOSTI FILOSOFICI: 1) La filosofia (in generale) ha come scopo la potenza, l’utilità (Francis Bacon: “sapere è potere”) la filosofia politica (in particolare) ha come scopo la pace e la sicurezza 2) Materialismo ed empirismo: non esiste una realtà incorporea e spirituale – oppure non è conoscibile razionalmente, non è oggetto della filosofia (Dio è oggetto di fede, H. rifiuta ogni rapporto tra filosofia e religione, tra ragione e fede.) La filosofia é scienza dei corpi. Tutta la realtà si spiega sulla base di due soli elementi : il corpo e il movimento >>> tutti i movimenti dei corpi sono necessari >>> meccanicismo deterministico che coinvolge anche l’uomo (non esiste un’anima spirituale); dunque non esiste la libertà, l’uomo obbedisce sempre ai bisogni, agli istinti, ai desideri che scaturiscono sempre dalla natura corporea dell’uomo (N.B. anche Cartesio aveva una concezione meccanicistica e deterministica della natura, ma per lui l’uomo faceva eccezione in quanto il pensiero umano (la res cogitans) era del tutto distinto e diverso dalla natura fisica) Pertanto non esiste un Bene oggettivo, qualcosa che abbia valore in sé. Il bene è tale solo in rapporto ai bisogni e ai desideri umani, è relativo, dipende dalle persone, dai tempi, dalle circostanze. Il bene è ciò che viene desiderato e il male è ciò da cui si rifugge. LA FILOSOFIA POLITICA La filosofia politica è costruita come la geometria euclidea: posti alcuni assiomi, tutto viene dedotto logicamente: 1) Non esiste un Bene oggettivo, il bene è relativo (ai bisogni e ai desideri umani) 2) Tuttavia esiste un bene originario, fondamentale, universale: la vita, perché la vita è la condizione per fruire di tutti gli altri beni (ed esiste un male universale: la morte) 3) L’uomo è naturalmente egoista; non esiste una tendenza sociale naturale (l’uomo non è un animale politico – a differenza degli animali sociali come le api e le formiche – la presenza inestirpabile di conflitti e crimini nella società umana dimostra il carattere a-sociale dell’uomo) 4) Lo Stato (la società umana organizzata) pertanto non è naturale, è artificiale 5) Non esiste nessun diritto naturale, nessuna giustizia naturale, nessun limite naturale: la giustizia e il diritto sono frutto di convenzioni. Se lo Stato è artificiale, perché viene creato? Nello stato di natura, e secondo natura, ogni uomo ha diritto su tutto (non ci sono limiti naturali) >>> 1 >>> Bellum omnium in omnes (guerra di tutti contro tutti) “homo homini lupus” >>> >>> ogni uomo rischia continuamente di perdere i suoi beni e la vita. L’ISTINTO DI SOPRAVVIVENZA (o paura della morte) e LA RAGIONE dettano le LEGGI RAZIONALI o NATURALI: (sono differenti dalle leggi naturali-razionali del giusnaturalismo: queste sono norme oggettive, valide in se stesse, che la ragione riconosce: le leggi naturali-razionali di Hobbes sono prodotte dalla ragione per garantire la sicurezza della vita e dei beni, sono il frutto di un calcolo razionale) 1) Bisogna cercare la pace 2) Bisogna rinunciare al diritto su tutto (purché anche gli altri vi rinuncino >> limitazione reciproca dei diritti) 3) Bisogna rispettare i patti fatti Ma occorre un potere che costringa tutti a rispettare i patti. Pertanto il CONTRATTO con cui gli uomini si uniscono impegnandosi a rinunciare alla propria libertà illimitata e al proprio diritto su tutto, è anche un CONTRATTO con cui ci si sottomette a un potere PACTUM UNIONIS = PACTUM SUBIECTIONIS Tutti gli uomini, di comune accordo, rinunciano al proprio diritto su tutto e conferiscono tutto il potere a un sovrano (che può essere un re o un’assemblea) >>> nasce così lo Stato. Il sovrano è fuori del contratto, non contrae il patto e non riceve nulla dal patto, conserva semplicemente il suo diritto naturale su tutto; i sudditi invece hanno rinunciato ai propri diritti in suo favore >>> i sudditi devono obbedire al sovrano (allo Stato), il sovrano non ha nessun limite e nessun obbligo nei confronti dei sudditi. Di conseguenza il potere del sovrano (dello Stato) è ASSOLUTO (senza limiti) – INDIVISO – IRREVOCABILE Il potere statale è al di sopra delle leggi – il bene e il male, il giusto e l’ingiusto sono stabiliti dallo Stato. La ribellione al potere statale non è mai lecita. Lo Stato può intervenire anche sulle idee. La Chiesa deve essere sottomessa allo Stato. Stato = Leviatano, mostro biblico invincibile, dotato di forza sovrumana. Stato = Dio mortale, al di sotto del Dio immortale, a cui dobbiamo la pace e la sicurezza della vita. N.B. 1) La teoria politica di H. giustifica il potere statale ponendo all’origine di esso un PATTO tra gli uomini; quando sia stato stipulato questo Patto e in che modo non può essere definito: il Patto o Contratto non è un fatto storico determinato ma un evento ipotizzato che è necessario ammettere per spiegare il passaggio dalla condizione naturale alla condizione artificiale della sottomissione allo Stato. 2) La teoria di H. fornisce una nuova giustificazione dell’Assolutismo: prima di H. i fautori dell’Assolutismo regio generalmente facevano riferimento alla tradizionale dottrina dell’origine divina del potere, ma questa dottrina implicava dei limiti per il potere del sovrano che era tenuto a rispettare (almeno in teoria) la legge di Dio; invece Hobbes fonda il potere assoluto del sovrano unicamente sul contratto (senza alcun riferimento alla dimensione soprannaturale): in tal modo il potere statale non ha nessun limite, perché non viene riconosciuto nessun principio superiore allo Stato. 2
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