Villa Raby: particolare decorativo di un soffitto
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Villa Raby: particolare decorativo di un soffitto
anno XXIV numero 2 febbraio 2013 torino medica comunicazione informazione formazione la rivista dell’ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della provincia di torino Villa Raby: particolare decorativo di un soffitto Una sede dell’Ordine bella, prestigiosa, funzionale, di grande valore economico, proprietà di tutti gli iscritti e finalmente al loro servizio. Villa Raby è una scommessa vinta, come dice nel suo fondo a pagina 8 il Tesoriere Guido Regis. Villa Raby è anche un bene architettonico recuperato che aumenta il fascino culturale di Torino sempre più conosciuto nel mondo. Poste italiane S.p.a. Spedizione in abbonamento postale -70% - NO/TORINO - n.2 anno XXIV for Healthcare siamo una società di comunicazione integrata, siamo specializzati nel campo della comunicazione sanitaria, lo siamo da oltre vent’anni... e questi sono alcuni dei nostri numeri Edi tori a sp Ecial is tica Oltre 80.000 riviste di settore pubblicate ogni mese Torino Medica, Andi Piemonte, Farmauniti News, Farmacia Amica, ANAAO Informa, Suso News, Dalla Parte dell’Infermiere, Nursing Up, il Monitore Medico, Rivista dell’Ordine dei Farmacisti della Provincia di Torino congrEs s i Ed EvEnti Segreteria organizzativa - Immagine coordinata Gestione tecnica - Ufficio stampa Congresso Europeo di Urologia 2010 (live surgery da 6 sale operatorie ripresa e trasmissione in HD) Convegno Internazionale di Endoscopia (live surgery ripresa, trasmissione e proiezione in 3D) Congresso Nazionale AIG, Convegno 30 anni dei Consultori del Piemonte, Congresso Airo Piemonte e Valle d’Aosta, Congresso Nazionale di Radioprotezione, Convegno la PET in Oncologia, Congresso regionale AIC, Convention Farmauniti, Convention Farmacia Amica. v i dEo-produzionE Produzione e post-produzione video professionale Filmati istituzionali per ASO San Lugi di Orbassano, Ospedale San Giovanni Battista - Molinette, Centro Antidoping, Dental School, Istituto Zooprofilattico, Centro Fisio Lingotto, Gruppo Examina, Centro Ustioni, IRCC Candiolo, Assessorato alla Salute Regione Piemonte, San Raffaele Turro. grafica & s tampa, w E b & n Ew mE dia Città della Salute, SIU, Ordine dei Medici di Torino, CPO Piemonte, Federfarma Piemonte, Farmauniti, ANAAO, Irmet, LARC, Gruppo Examina, Centro Antidoping, Fondazione Ustioni, ANDI, Centro Malattie Rare, Federfarma Liguria, AMOS, ASL To1,To2, To3, To4, To5, Asl CN1, CN2, Asl No, Asl VCO, Asl VC, Asl BI, AO Santa Croce e Carle, Clinica Pinna Pintor, Azienda Ospedaliera Mauriziano. uffi ci o s tampa Irmet, CIMO, Ordine dei Farmacisti, Federfarma Piemonte, ANDI, SIMM dallo studio professionale all’azienda ospedaliera, la comunicazione sanitaria è il nostro mestiere www.sgi.to.it [email protected] Via Pomaro, 3 - Torino Tel. 011.359908, fax 011.3290679 Sommario La Rivista è inviata a tutti gli iscritti all’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Torino e provincia e a tutti i Consiglieri degli Ordini d’Italia. numero 2 febbraio 2013 5 8 anno XXIV numero 2 febbraio 2013 torino medica comunicazione informazione formazione la RIVISTa dell’ORdINe deI medIcI chIRURGhI e OdONTOIaTRI della PROVINcIa dI TORINO Villa Raby: particolare decorativo di un soffitto 10 Una sede dell’Ordine bella, prestigiosa, funzionale, di grande valore economico, proprietà di tutti gli iscritti e finalmente al loro servizio. Villa Raby è una scommessa vinta, come dice nel suo fondo a pagina 8 il Tesoriere Guido Regis. Villa Raby è anche un bene architettonico recuperato che aumenta il fascino culturale di Torino sempre più conosciuto nel mondo. Poste italiane S.p.a. Spedizione in abbonamento postale -70% - NO/TORINO - n.2 anno XXIV Ritorniamo anche su questo numero a parlare della nuova sede dell’Ordine che tanto interesse sta suscitando tra gli iscritti e i nostri concittadini. 14 20 Foto in copertina di Simone Vacca Presidente Amedeo Bianco Vice Presidente Guido GIUSTETTO Segretario Ivana GARIONE Consiglieri Domenico BERTERO Tiziana BORSATTI Emilio CHIODO Riccardo DELLAVALLE Ezio GHIGO Anna Rita LEONCAVALLO Elsa MARGARIA Aldo MOZZONE La cultura affonda? Salviamo la cultura M. Nejrotti 36 37 prima pagina La tribuna Villa Raby: una storia in controtendenza e a lieto fine G. Regis Le Commissioni dell’Ordine Politiche sanitarie e di genere: un workshop a Firenze G. Tanturri Vivere la deontologia La relazione medicopaziente: un rapporto in crisi B. Perino Il dedalo La guida dei servizi sanitari per migranti L.M.Nejrotti 38 41 42 46 48 Cultura L’accabadora tra mito, leggenda e ricordo R. Revellino “Turin”: il fascino discreto della torinesità N.Ferraro La ricerca in Provincia H. pylori e resistenza agli antibiotici M.Boccaletti Staminali per guarire le ferite? Funzionano N.Ferraro Le nostre radici Mente e cervello D. Schiffer Dai congressi Il 3D in sala operatoria rubriche In libreria Il bisturi rosso 22 24 Rivascolarizzazione miocardica con d’urto S. Marra Pianeta Solidarietà Salute Corsi e congressi in pillole 33 Tesoriere Guido REGIS Editoriale TSH riflesso...per molti ma non per tutti E. Ciccarelli 26 Direzione, Redazione, Corso Francia 8 - 10143 Torino Tel. 011 58151.11 r.a. Fax 011 505323 [email protected] www.omceo.to.it prima pagina La salute in Italia ai tempi della crisi AA.VV. L’andamento del mercato del lavoro in Piemonte FSE Renato TURRA Roberto VENESIA Rosella ZERBI Patrizia BIANCUCCI (Od.) Gianluigi D’AGOSTINO (Od.) Bartolomeo GRIFFA (Od.) Commissione Odontoiatri Gianluigi D’AGOSTINO Presidente Patrizia BIANCUCCI I servizi dell’Ordine 58 Congressi Claudio BRUCCO Bartolomeo GRIFFA Paolo ROSATO TORINO MEDICA Revisori dei Conti Riccardo FALCETTA Presidente Carlo FRANCO Angelica SALVADORI Vincenzo MACRI’ Supplente Direttore responsabile: Direttore: Amedeo Bianco Mario Nejrotti Caporedattore: Nicola Ferraro Aut. del Tribunale di Torino n. 793 del 12-01-1953 Pubblicità: SGI Srl Via Pomaro 3-10136 Torino 011 359908 / 3290702 Fax 011 3290679 e-mail: [email protected] - www.sgi.to.it Progetto e Realizzazione Grafica SGI Srl Stampa La Terra Promessa Onlus NOVARA Chiuso in redazione il 15 febbraio 2013 febbraio 2013 3 prima pagina Editoriale La cultura affonda? Salviamo la cultura! di Mario Nejrotti L’Università oggi in Italia Il Rettorato dell’Università di Torino nata nel 1404 su iniziativa di Ludovico di Savoia-Acaia per la formazione di un centro di insegnamento superiore, su sollecitazione di alcuni “magistri” fuggiti dalle Università di Pavia e Piacenza; la sede prescelta fu Torino, perché città vescovile (www.unito.it). 4 E neanche si può dire che il Bel Paese sia troppo affollato di laureati e che quindi un calo possa essere considerato benefico. L’Italia, infatti, si pone molto al di sotto della media Ocse con il suo 34° posto su 36 Paesi. In sostanza, solo il 19% dei 30-34enni ha una laurea. In Europa la media è del 30% e, per di più, il 33,6% dei nostri iscritti è fuori corso, mentre il 17,3% non dà esami. E sarebbe miope e ipocrita dire che la colpa è dei giovani, che sono diventati più fannulloni e temono le difficoltà i sacrifici imposti dagli studi o più pusillanimi, perché non vogliono più affrontare gli esami. La colpa sta nella totale assenza di politiche che investano sull’educazione dei giovani e sulla febbraio 2013 cultura e sulla grave demotivazione al rinnovamento, che pervade le Facoltà o per meglio dire i Dipartimenti, spesso ridotti, per mancanza di risorse, a tristi esamifici. Coloro i quali investono sullo studio non sono missionari o uomini fulminati sulla via da un’irresistibile vocazione o per lo meno non sono solo questo. Essi soprattutto sono donne e uomini che vogliono sviluppare le proprie capacità e i propri interessi per procurare a sé e alla loro futura famiglia un futuro certo di lavoro, di crescita culturale e intellettuale. Per troppi anni, e ancora oggi, si è confusa nell’opinione della gente la figura dello studente, con quella del “figlio di papà”, in fondo nulla facente, in attesa di un posto sicuro all’ombra di una famiglia agiata. Forse non è mai stato completamente così, ma certo non lo è più oggi. La società intorno agli Atenei è cambiata e l’Università ha perso, con le dovute eccezioni, progressivamente carisma, fino al rifiuto attuale di un sempre maggiore numero di giovani per lo studio e il traguardo accademico. E come dar loro completamente torto, se l’Università anno dopo anno viene svuotata di risorse e significato da una imperante cultura becera e qualunquista. Meglio un mestiere purchessia che permetta di portare a casa soldi per mangiare, sopravvivere e continuare a consumare, che uno studio faticoso e frustrante, che spesso poco ti insegna e nulla ti offre dopo. Così la cultura e il suo tempio tradizionale, l’Università, muoiono dall’interno, mentre vengono È di questi giorni la notizia, apparsa su La Stampa del 1 febbraio 2013, tratta da un recentissimo documento del CUN (Consiglio Universitario Nazionale), che in Italia si sono persi, negli ultimi dieci anni, 58.000 iscritti all’Università, in pratica tutti gli allievi di un grande Ateneo. Inoltre, dall’anno 2009, il Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) è diminuito del 5% ogni anno, segnale chiaro della scarsa considerazione dei governanti verso gli studiosi, gli intellettuali e la cultura in generale. sempre più indeboliti dall’esterno dalle scelte di politici che vedono l’economia principalmente attraverso le lenti della finanza internazionale e non attraverso quelle del lavoro e dello sviluppo reale. Essi si rifiutano caparbiamente e colpevolmente di ammettere che in un Paese come il nostro solo privilegiando cultura e territorio si può sperare in un futuro concreto e in un progresso continuo. Torino Medica e la cultura In tutto questo grigio panorama il nostro giornale continua, modestamente, a informare sui problemi della deontologia, della medicina, della scienza, della società e, più in generale, della cultura. E continuerà a farlo, sottolineando e dando spazio a tutte le notizie, ma soprattutto a quelle che riempiono di speranza e di fiducia nella ricerca che, pur tra mille difficoltà, è sempre viva anche nella nostra provincia. Notizie importanti, come quella riportata da tutti i maggiori organi di stampa e dalla rivista Cell della scoperta, da parte del professor Santoro e della sua equipe di giovani e meno giovani ricercatori del Centro di Biotecnologie Molecolari dell’Università di Torino di un enzima, presente nell’apparato di Golgi, capace di governare la produzione di Coenzima Q10, che sembra avere un ruolo attivo nella protezione dei tessuti dallo stress ossidativo, con molte sorprendenti applicazioni. Pur con le prudenze di giudizio sempre necessarie, questi risultati mantengono viva la speranza nel lavoro dei giovani, nella ricerca e nella volontà mai sopita di conoscere sempre più a fondo i misteri della biologia dell’uomo e di usare le sco- febbraio 2013 5 prima pagina Editoriale perte ottenute per migliorarne la salute. I mezzi del nostro giornale non sono certo rilevanti, ma la redazione e tutti i nostri collaboratori esterni, che voglio qui ringraziare per i loro contributi, mantengono un notevole livello di informazione sia sul periodico cartaceo, sia sul nostro Portale, che anche attraverso Facebook, raggiunge lusinghieri livelli di contatti e di citazioni. ¢ prima pagina Tribuna Le commissioni dell’ordine “Una Rivista senza confini, che si espande sul Web attraverso il Portale e dalla Rete prende spunti per mantenere la nostra comunità medica e odontoiatrica unita appunto nella conoscenza”. La Commissione Pari opportunità dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Torino ha individuato, e proposto all’Ordine, di focalizzare la propria attività, per il triennio in corso, sulle tematiche della Medicina di Genere e della Violenza. Cinque componenti della Commissione Patrizia Biancucci, Maria Susetta Grosso, Enrica Guglielmotti, Gabriella Tanturri e Piera Verrua hanno partecipato, sia per acquisire ulteriori competenze che per creare rete, al Workshop svoltosi a Firenze il 9 novembre 2012. Ecco una sintesi. prima pagina Tribuna a cura di Nicola Ferraro Particolare del cornicione lato cortile Politiche sanitarie e di genere: un workshop a Firenze di Gabriella Tanturri* Il 9 novembre 2012 a Firenze si è svolto l’interessante workshop “Politiche Sanitarie e Politiche di Genere”, organizzato dall’Azienda Sanitaria di Firenze, dal Gruppo Italiano Salute e Genere, e dal Centro Studi Salute di Genere di Firenze. Coordinatrici scientifiche del workshop sono state Flavia Franconi, Professore ordinario di Farmacologia presso l’Università di Sassari, coordinatrice del Gruppo Farmacologia gender-oriented della Società di Farmacologia, e Lucia Turco, Responsabile del Centro studi salute di genere e Direttore sanitario del presidio ospedaliero S. Maria Annunziata dell’ Azienda Sanitaria di Firenze. In particolare si è discusso sulla necessità di politiche sanitarie gender-oriented, che permettano di analizzare dati statistici, indirizzare la ricerca, giungere a decisioni cliniche basate sull’evidenza sia nell’uomo che nella donna, delineare programmi e azioni, organizzare l’offerta di servizi in ottica di genere. Il “Global Gender Gap Report” è la classifica stilata ogni anno (dal 2006) dal World Economic Forum (WEF) sul divario di opportunità tra uomini e donne in 135 paesi. Dice Laura Tyson, economista della University of California, coautrice dal 2006 del report: “I gap di genere si riducono quando i paesi li riconoscono come limiti, e si occupano della loro diminuzione in termini di imperativi sociali ed economici. Con le giuste politiche le cose possono cambiare molto velocemente”. Nel 2011 il Global Gender Gap Report classificava l’Italia al 74° posto. Nel 2012 l’Italia è scivolata all’80° posto. Questo ci dice quanto le iniziative politiche per la parità tra i generi siano urgenti e indifferibili . IL Genere è un deTermInanTe dI saLuTe Come giustamente ha sottolineato Flavia Franconi, con le politiche di genere è possibile risparmiare in modo equo. In Toscana ad esempio sono state monitorate le reazioni avverse ai farmaci, che sono risultate più frequenti e gravi nelle donne rispetto agli uomini: l’ospedalizzazione, o il prolungamento dell’ospedalizzazione causate da queste reazioni hanno un costo, per la sola componente “alberghiera”, di almeno € 500 al giorno. Una maggiore conoscenza del metabolismo e degli effetti dei farmaci sulle donne comporterebbe anche una riduzione delle ospedalizzazioni da reazioni avverse con un risparmio economico. * Coordinatrice Commissione Pari Opportunità Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Torino Purtroppo, come ricorda la senatrice Fiorenza Bassoli, il mondo italiano è organizzato al maschile: l’Europa continua a sollecitarci ad assumere “equity act”, ma la riduzione ulteriore dei servizi vede le donne italiane sempre più caricate di lavoro e care-giver di se stesse; la riduzione dell’offerta sanitaria pubblicaParticolare e dei posti letto ospedalieri porta gli italiani a spendere di più per curarsi. Chi ha meno mezzi, del ne cornicione e le donne hanno di meno, si cura meno. La senatrice ha anche sottolineato quanto sia pesante il fenomeno violenza, latodella Corso Franciaprima causa di morte per le donne nella fascia d’età 15 – 44 anni, e come i media trattino in modo morboso e superficiale il problema, contribuendo anche con le immagini pubblicitarieIlaTesoriere trasmettere un messaggio di donna-oggetto e “donna di servizio” (i pasti ad esempio sono Guido rappresentati diverse persone sedute a tavola, e una donna in piedi che serve…) Regis con e il giornalista monicaNicola Bettoni, direttrice Ferraro in generale dell’’Istituto Superiore di Sanità, ha ricordato che nel triennio 2009 – 2011 il Ministero uno dei numerosiaveva finanziato con 2.7 milioni di € cinque progetti strategici di genere in cinque regioni diverse, su: malattia cardiovascolare – immunità ed endocrinologia - ambiente di lasopralluoghi filmati voro - malattie iatrogene e reazioni avverse – e determinanti della salute della donna. I progetti sono e messi in Rete su scaduti e purtroppo non sono più stati finanziati. videomedica.org per Anche simona montilla del centro studi AIFA ha portato dati sulle reazioni avverse a farmaci, sempre documentare lo stato più frequenti nelle donne, e con un trend di segnalazioni in aumento dal 2006 al 2011. Presso l’AIFA vanzamento lavori.di lavoro sulle politiche di genere, che però nel 2012 ha avuto una attività è stato costituito il gruppo ridotta. L’intervento dell’assessora al welfare e al personale e politiche di genere del Comune di Firenze, stefania saccardi, ha sottolineato le difficoltà dell’Ente Locale a mantenere i servizi in assenza di trasferimento di fondi da parte dello stato, e quanto sia fondamentale l’appropriatezza clinica anche in un’ottica di riduzione della spesa. VILLA RABY: UNA STORIA IN CONTROTENDENZA 10 FINE E A LIETO CLInICa ed epIdemIoLoGIa LeGaTe aL Genere Il pomeriggio ha visto un approfondimento clinico ed epidemiologico. annamaria moretti, Direttrice della S. C. Pneumologia di Bari, ha segnalato un maggior numero febbraio 2013 febbraio 2013 11 di Guido Regis 8 Finalmente posso scrivere il racconto di questa piccola, ma difficile avventura, da “dentro le mura”: le nostre, quelle della nuova sede. Dal primo dicembre scorso tutti i medici della provincia di Torino possono infatti accedere alla nuova sede dell’Ordine in Corso Francia 8 dove è rinata Villa Raby: la nostra stupenda palazzina liberty. Chi non ha vissuto direttamente il percorso, dall’acquisto alla completa ristrutturazione durata oltre sei anni, può provare diversi stati d’animo valutando questa vicenda. Dall’ammirazione e dall’orgoglio per sapere di avere contribuito con parte della propria quota d’iscrizione a regalare a se stessi e a Torino un piccolo gioiello della storia architettonica di questa città e dell’Italia, all’indifferenza o addirittura alla critica per avere impegnato risorse economiche ed umane in un’impresa apparentemente distante da altre priorità della nostra professione. Spero siano davvero pochi coloro che la vedono in quest’ultima maniera. fronti dello Stato. Questa situazione ci ha indotti a scorporare dai lavori alcune opere secondarie non ancora eseguite, rendendo prioritarie tutte quelle che ci avrebbero consentito di occupare la palazzina con gli uffici entro l’anno. Questo per dire che forse non è facile immaginare, per chi non ha seguito passo a passo tutto il percorso, che un opera di questo genere, proprio perché realizzata da persone dedite ad un mestiere “non attinente” ed in un periodo di difficoltà economiche e gestionali spaventose, aveva tutte le premesse per non essere portata a termine se non a costi insostenibili per i nostri bilanci. Ci siamo riusciti, risparmiando persino qualcosa sui preventivi di spesa, e mettendoci probabilmente nella condizione, nell’arco di quest’anno, di allestire definitivamente anche la bellissima sala conferenze, già completata un anno fa nella sua struttura portante. Superate difficoltà incredibili una Sede preStigioSa e viva grazie al contributo degli iScritti In ogni modo quanto si è realizzato ha davvero del miracoloso, soprattutto di questi tempi. Infatti, specchio del momento economico attuale, è che la principale impresa appaltatrice dei lavori, pur avendoli ultimati quasi completamente, si sia trovata a fronteggiare difficoltà di liquidità. Noi abbiamo rappresentato forse l’unica committenza che ha onorato puntualmente ogni rata dei lavori eseguiti, ma i maggiori crediti vantati dall’impresa si riferivano ad altri appalti ed in genere nei con- Ora ho il grande piacere di invitare tutti i colleghi a passare di qui per ammirare la loro sede, con la speranza che accenda in tutti il desiderio di proporsi in prima persona per dar vita iniziative, per farla vivere. Il luogo per trovarci, aggregarci, crescere e formarci un po’ di più insieme ora c’è. Per quanto mi riguarda, non consideratemi retorico: dopo tante preoccupazioni e stanchezza posso dire finalmente di essere anche un po’ felice. febbraio 2013 febbraio 2013 9 Torino Medica cambia aspetto Come ogni testata che si rispetti anche Torino Medica, periodicamente aggiorna il proprio look e questa volta abbiamo deciso di rendere la Rivista più comunicativa e immediata nella impostazione e nella grafica. Il messaggio, presente in copertina, vuole essere una dichiarazione di intenti per il futuro. Il nostro giornale è nato come “Bollettino dell’Ordine”, per poi trasformarsi nel corso degli anni nell’Organo Ufficiale di stampa dell’Ente, sempre più aperto a contributi scientifici e di comunicazione. Ora si inaugurano una nuova stagione e una nuova prospettiva. Il giornale diviene “La Rivista dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Torino” con obiettivi di Comunicazione, Informazione e Formazione . Una Rivista senza confini, che si espande sul Web attraverso il Portale e dalla Rete prende spunti per mantenere la nostra comunità medica e odontoiatrica unita appunto nella conoscenza. Conoscenza di nozioni, dati, avvenimenti, fatti, opinioni, esposti sempre con la maggiore obiettività possibile, come si addice al giornalismo e all’Istituzione che ispira la testata e che è la casa di tutti i professionisti medici e odontoiatri senza distinzioni. Sulla Rivista, se riusciremo a realizzare gli obiettivi che ci siamo prefissati per quest’anno, oltre alle consuete rubriche di informazione e comunicazione, compariranno anche inserti di formazione che, se le procedure ECM ci saranno favorevoli, potranno diventare offerta formativa ufficiale e gratuita per i nostri iscritti, nella forma di corsi FAD, ripresi e ampliati in Rete. Continuate a seguirci, come ci dimostrano i numerosi messaggi che giungono alla nostra Redazione per spronarci o criticarci, sicuri che le nostre pagine saranno sempre aperte a tutti i contributi di chi vorrà collaborare con noi con spirito costruttivo e positivo. Buone letture a tutti. 6 febbraio 2013 febbraio 2013 7 prima pagina Tribuna a cura di Nicola Ferraro Particolare del cornicione lato cortile VILLA RABY: UNA STORIA IN E A LIETO FINE di Guido Regis Finalmente posso scrivere il racconto di questa piccola, ma difficile avventura, da “dentro le mura”: le nostre, quelle della nuova sede. Dal primo dicembre scorso tutti i medici della provincia di Torino possono infatti accedere alla nuova sede dell’Ordine in Corso Francia 8 dove è rinata Villa Raby: la nostra stupenda palazzina liberty. Chi non ha vissuto direttamente il percorso, dall’acquisto alla completa ristrutturazione durata oltre sei anni, può provare diversi stati d’animo valutando questa vicenda. Dall’ammirazione e dall’orgoglio per sapere di avere contribuito con parte della propria quota d’iscrizione a regalare a se stessi e a Torino un piccolo gioiello della storia architettonica di questa città e dell’Italia, all’indifferenza o addirittura alla critica per avere impegnato risorse economiche ed umane in un’impresa apparentemente distante da altre priorità della nostra professione. Spero siano davvero pochi coloro che la vedono in quest’ultima maniera. Superate difficoltà incredibili In ogni modo quanto si è realizzato ha davvero del miracoloso, soprattutto di questi tempi. Infatti, specchio del momento economico attuale, è che la principale impresa appaltatrice dei lavori, pur avendoli ultimati quasi completamente, si sia trovata a fronteggiare difficoltà di liquidità. Noi abbiamo rappresentato forse l’unica committenza che ha onorato puntualmente ogni rata dei lavori eseguiti, ma i maggiori crediti vantati dall’impresa si riferivano ad altri appalti ed in genere nei con- 8 febbraio 2013 Particolare del cornicione lato Corso Francia Il Tesoriere Guido Regis e il giornalista Nicola Ferraro in uno dei numerosi sopralluoghi filmati e messi in Rete su videomedica.org per documentare lo stato vanzamento lavori. CONTROTENDENZA fronti dello Stato. Questa situazione ci ha indotti a scorporare dai lavori alcune opere secondarie non ancora eseguite, rendendo prioritarie tutte quelle che ci avrebbero consentito di occupare la palazzina con gli uffici entro l’anno. Questo per dire che forse non è facile immaginare, per chi non ha seguito passo a passo tutto il percorso, che un opera di questo genere, proprio perché realizzata da persone dedite ad un mestiere “non attinente” ed in un periodo di difficoltà economiche e gestionali spaventose, aveva tutte le premesse per non essere portata a termine se non a costi insostenibili per i nostri bilanci. Ci siamo riusciti, risparmiando persino qualcosa sui preventivi di spesa, e mettendoci probabilmente nella condizione, nell’arco di quest’anno, di allestire definitivamente anche la bellissima sala conferenze, già completata un anno fa nella sua struttura portante. Una sede prestigiosa e viva grazie al contributo degli iscritti Ora ho il grande piacere di invitare tutti i colleghi a passare di qui per ammirare la loro sede, con la speranza che accenda in tutti il desiderio di proporsi in prima persona per dar vita iniziative, per farla vivere. Il luogo per trovarci, aggregarci, crescere e formarci un po’ di più insieme ora c’è. Per quanto mi riguarda, non consideratemi retorico: dopo tante preoccupazioni e stanchezza posso dire finalmente di essere anche un po’ felice. ¢ febbraio 2013 9 prima pagina Tribuna Le commissioni dell’Ordine La Commissione Pari opportunità dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Torino ha individuato, e proposto all’Ordine, di focalizzare la propria attività, per il triennio in corso, sulle tematiche della Medicina di Genere e della Violenza. Cinque componenti della Commissione Patrizia Biancucci, Maria Susetta Grosso, Enrica Guglielmotti, Gabriella Tanturri e Piera Verrua hanno partecipato, sia per acquisire ulteriori competenze che per creare rete, al Workshop svoltosi a Firenze il 9 novembre 2012. Ecco una sintesi. 10 Il 9 novembre 2012 a Firenze si è svolto l’interessante workshop “Politiche Sanitarie e Politiche di Genere”, organizzato dall’Azienda Sanitaria di Firenze, dal Gruppo Italiano Salute e Genere, e dal Centro Studi Salute di Genere di Firenze. Coordinatrici scientifiche del workshop sono state Flavia Franconi, Professore ordinario di Farmacologia presso l’Università di Sassari, coordinatrice del Gruppo Farmacologia gender-oriented della Società di Farmacologia, e Lucia Turco, Responsabile del Centro studi salute di genere e Direttore sanitario del presidio ospedaliero S. Maria Annunziata dell’ Azienda Sanitaria di Firenze. In particolare si è discusso sulla necessità di politiche sanitarie gender-oriented, che permettano di analizzare dati statistici, indirizzare la ricerca, giungere a decisioni cliniche basate sull’evidenza sia nell’uomo che nella donna, delineare programmi e azioni, organizzare l’offerta di servizi in ottica di genere. Il “Global Gender Gap Report” è la classifica stilata ogni anno (dal 2006) dal World Economic Forum (WEF) sul divario di opportunità tra uomini e donne in 135 paesi. Dice Laura Tyson, economista della University of California, coautrice dal 2006 del report: “I febbraio 2013 gap di genere si riducono quando i paesi li riconoscono come limiti, e si occupano della loro diminuzione in termini di imperativi sociali ed economici. Con le giuste politiche le cose possono cambiare molto velocemente”. Nel 2011 il Global Gender Gap Report classificava l’Italia al 74° posto. Nel 2012 l’Italia è scivolata all’80° posto. Questo ci dice quanto le iniziative politiche per la parità tra i generi siano urgenti e indifferibili . Il Genere è un determinante di salute Come giustamente ha sottolineato Flavia Franconi, con le politiche di genere è possibile risparmiare in modo equo. In Toscana ad esempio sono state monitorate le reazioni avverse ai farmaci, che sono risultate più frequenti e gravi nelle donne rispetto agli uomini: l’ospedalizzazione, o il prolungamento dell’ospedalizzazione causate da queste reazioni hanno un costo, per la sola componente “alberghiera”, di almeno € 500 al giorno. Una maggiore conoscenza del metabolismo e degli effetti dei farmaci sulle donne comporterebbe anche una riduzione delle ospedalizzazioni da reazioni avverse con un risparmio economico. Politiche sanitarie e di genere: un workshop a Firenze di Gabriella Tanturri* * Coordinatrice Commissione Pari Opportunità Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Torino Purtroppo, come ricorda la senatrice Fiorenza Bassoli, il mondo italiano è organizzato al maschile: l’Europa continua a sollecitarci ad assumere “equity act”, ma la riduzione ulteriore dei servizi vede le donne italiane sempre più caricate di lavoro e care-giver di se stesse; la riduzione dell’offerta sanitaria pubblica e dei posti letto ospedalieri porta gli italiani a spendere di più per curarsi. Chi ha meno mezzi, e le donne ne hanno di meno, si cura meno. La senatrice ha anche sottolineato quanto sia pesante il fenomeno della violenza, prima causa di morte per le donne nella fascia d’età 15 – 44 anni, e come i media trattino in modo morboso e superficiale il problema, contribuendo anche con le immagini pubblicitarie a trasmettere un messaggio di donna-oggetto e “donna di servizio” (i pasti ad esempio sono rappresentati con diverse persone sedute a tavola, e una donna in piedi che serve…) Monica Bettoni, direttrice generale dell’’Istituto Superiore di Sanità, ha ricordato che nel triennio 2009 – 2011 il Ministero aveva finanziato con 2.7 milioni di € cinque progetti strategici di genere in cinque regioni diverse, su: malattia cardiovascolare – immunità ed endocrinologia - ambiente di lavoro - malattie iatrogene e reazioni avverse – e determinanti della salute della donna. I progetti sono scaduti e purtroppo non sono più stati finanziati. Anche Simona Montilla del centro studi AIFA ha portato dati sulle reazioni avverse a farmaci, sempre più frequenti nelle donne, e con un trend di segnalazioni in aumento dal 2006 al 2011. Presso l’AIFA è stato costituito il gruppo di lavoro sulle politiche di genere, che però nel 2012 ha avuto una attività ridotta. L’intervento dell’assessora al welfare e al personale e politiche di genere del Comune di Firenze, Stefania Saccardi, ha sottolineato le difficoltà dell’Ente Locale a mantenere i servizi in assenza di trasferimento di fondi da parte dello stato, e quanto sia fondamentale l’appropriatezza clinica anche in un’ottica di riduzione della spesa. Clinica ed epidemiologia legate al genere Il pomeriggio ha visto un approfondimento clinico ed epidemiologico. Annamaria Moretti, Direttrice della S. C. Pneumologia di Bari, ha segnalato un maggior numero febbraio 2013 11 prima pagina Tribuna Le commissioni dell’Ordine “C’è un peggioramento oggettivo della condizione della donna in Italia, legato anche alla carenza di investimenti; verosimilmente questo peggioramento progredirà ancora nel prossimo futuro ma la consapevolezza degli operatori sanitari su queste tematiche sta aumentando”. di patologie polmonari femminili, ad esempio l’asma che sta aumentando nelle donne gravide con conseguenze sul peso del nascituro, anche perché le mamme hanno remore a fare terapie con il sospetto che possano nuocere al feto. Un importante aumento delle patologie respiratorie femminili è evidente nella zona di Brindisi, a causa dell’inquinamento industriale e della maggiore sensibilità che hanno le donne all’inquinamento stesso. Rosanna Abbate, professore ordinario alla facoltà di Medicina di Firenze, ha riportato dati su come la presenza in gravidanza di ipertensione, preeclampsia e nascite pretermine siano fattori predittivi del rischio di malattia cardiaca, tromboembolie e incidenti vascolari cerebrali; è anche aumentato il rischio di sviluppare diabete di tipo II. Le donne hanno maggiore resistenza all’aspirina, soprattutto se diabetiche, rispetto agli uomini, e hanno una maggior frequenza di fibrillazione atriale. Francesco Cipriani, epidemiologo e direttore dell’Azienda Regionale di Sanità della Toscana, ha sottolineato come il guadagno di vita sia in incremento negli anziani ma non nei giovani, e come pesino gli stili di vita sulla salute. Il fumo è in aumento nelle donne giovani, così come il consumo di alcoolici, soprattutto nelle adolescenti. Sono in aumento le malattie sessualmente trasmesse, l’infertilità, l’obesità. E’ importante la prevenzione e l’educazione, se svolte in un’ottica di “evidence based prevention”, utilizzando cioè linguaggi e strumenti ben recepibili dalle fasce d’età cui ci si rivolge, non ultimo anche il divieto 12 febbraio 2013 e la penalizzazione come stimolo positivo, e l’organizzazione di attività sportive poco costose e diffuse sul territorio particolarmente nelle zone a maggior concentrazione di popolazione giovane. Antonio Panti, presidente dell’Ordine dei Medici della provincia di Firenze, e della Federazione degli Ordini toscani, ha portato il saluto dell’Ordine e la sensibilità degli Ordini della Toscana alle tematiche espresse. Federico Gelli, direttore sanitario dell’ospedale Santa Maria Nuova di Firenze, ha ricordato i contenuti della legge 16 del 2009 sulla cittadinanza di genere, purtroppo ora non più finanziata, che definiva il bilancio di genere della Toscana, interveniva sulla legislazione e stimolava l’imprenditoria femminile, e conclude che intervenire politicamente sulle differenze di genere è diventato volano dell’economia nel nord Europa, ma i nostri legislatori non hanno avuto finora questa lungimiranza. Conclusioni Quali conclusioni trarre da questa giornata ricca di spunti e di riflessioni? Innanzitutto, che siamo tutti uguali per i diritti, ma tutti diversi per i bisogni. Che c’è un peggioramento oggettivo della condizione della donna in Italia, legato anche alla carenza di investimenti; che verosimilmente questo peggioramento progredirà ancora nel prossimo futuro ma che la consapevolezza degli operatori sanitari sta aumentando, ed è in corso un importante lavoro di rete per aumentare la consapevolezza, i dati, la ricerca, la formazione e l’educazione su queste tematiche. ¢ Vivere la deontologia “Esprimere empatia non è solo buona educazione… è buona medicina”. (Alice Flaherty) La relazione medico-paziente: un rapporto in crisi di Bruno Perino Definizione e considerazioni preliminari La relazione medico-paziente è quel particolare rapporto che si instaura tra il medico è il paziente in stato di malattia. È una relazione biunivoca ma asimmetrica, in quanto il paziente è dipendente dalla competenza professionale del medico, non disponendo delle capacità di valutare la correttezza della diagnosi e della terapia proposta. Questo delicato rapporto richiede stima e fiducia reciproci: il medico deve potersi fidare di quanto riferito dal paziente1, e il paziente deve essere sicuro che il medico farà di tutto per assicurare alla sua persona la migliore assistenza possibile, senza condizionamenti esterni. Questa definizione, una tra le molte possibili, implica da parte del medico due condizioni essenziali: la disponibilità di tempo da dedicare al paziente e la capacità, e soprattutto la volontà, di ascoltare con empatia2 quanto il paziente ritiene di dovere riferire sul suo stato di salute. Ecco un primo elemento di criticità che caratterizza la medicina moderna: una inchiesta a 1 Per questo motivo, è improprio e confondente, a mio parere, assegnare al medico di famiglia il doppio ruolo di curante e di medico legale, in quanto chiamato a certificare la necessità e il periodo di assenza dal lavoro. 2 Nelle scienze umane (delle quali la medicina in certa misura partecipa) l’empatia designa un atteggiamento verso gli altri caratterizzato da un impegno di comprensione dell’altro, escludendo ogni attitudine affettiva personale (simpatia, antipatia) e ogni giudizio morale. (da Wikipedia). 14 febbraio 2013 Spersonalizzazione della medicina Estremizzando, a forza di guardare gli esami e il PC invece che il paziente, si può arrivare al paradosso di curare numeri invece di persone. cura dell’Organizzazione Mondiale della Sanità rilevava come prima lamentela da parte del paziente quella che: “nessuno mi sta a sentire”. Una recente ricerca negli USA valutava in 16 secondi il tempo medio che il medico lasciava al discorso del paziente prima di interromperlo, con un tempo minimo di tre secondi ! Anche da parte del paziente vi è spesso una preconcetta mancanza di fiducia nel medico, in quanto visto talvolta più come funzionario di un ente impersonale (l’ASL, l’ospedale…), che come SUO medico curante. Un po’ di storia Anche se le malattie e i tentativi di guarirle hanno accompagnano la storia dell’uomo fin dai primordi, è solo da Ippocrate di Kos (vissuto tra il 460 e il 377 a.C.) e dalla sua scuola che si può a buon diritto parlare di relazione medicopaziente. In precedenza, il guaritore (sciamano, sacerdote, stregone…) si poneva come semplice intermediario tra il paziente e la divinità, invocandone i poteri affinché il malato fosse liberato dalle sue tribolazioni. Ippocrate, al contrario, giura sulla divinità di dedicare la sua conoscenza medica (“secondo le mie forze e il mio giudizio”, così recita il testo greco del giuramento) al ripristino della salute del suo paziente. In realtà, con Ippocrate nasce non solo la relazione empatica tra medico e paziente, ma la Medicina stessa nell’accezione moderna, come disciplina fondata sulla diagnosi e sulla terapia delle afflizioni che da sempre opprimono l’essere umano. Nel periodo medioevale nasce l’ospedale come struttura di diagnosi e cura (in precedenza, come febbraio 2013 15 Vivere la deontologia ancora lascia capire il nome stesso, si trattava di strutture di mera accoglienza). Qui inizia ad operare il medico, che riceve il suo compenso non dal paziente, spesso bisognoso, ma dall’ospedale stesso. Inizia così un elemento di novità e di potenziale crisi, in quanto si rompe la biunivocità e l’esclusività del rapporto medico-paziente. Con il Rinascimento (XVI secolo d.C.), la Medicina va incontro ad una evoluzione meccanicistica3, secondo la quale l’organismo umano è considerato una macchina di estrema complicazione, che può guastarsi, ma può essere in quanto macchina “aggiustato”. Questa concezione, contenuta già nella filosofia di Cartesio (René Descartes: 1596 – 1656) è all’origine di un altro importante elemento di crisi: se l’organismo è soltanto una macchina, il medico è soltanto un tecnico. La tecnologia moderna ha dato ulteriore enfasi a questa concezione del medico come tecnocrate, e impoverito quindi il rapporto umano di base. Nei secoli successivi, e segnatamente nel secolo XX, la Medicina ha fatto enormi progressi, sia nella diagnosi che nella cura, tanto è vero che si può a buon diritto affermare che “…la somma totale della conoscenza medica raggiunta nel ventesimo secolo sopravanza i risultati collettivi ottenuti e la conoscenza raggiunta da tutte le generazioni precedenti”4. Ha progredito però altrettanto sul piano umano? Un rapporto in crisi “Gli ultimi cinquant’anni di straordinari successi in campo medico hanno avuto esiti apparentemente opposti: medici professionalmente insoddisfatti; cittadini preoccupati fino alla nevrosi per la propria salute; una medicina alternativa sempre più in voga e un vertiginoso quanto incomprensibile aumento della spesa sanitaria”5. Questa breve citazione intercetta il disagio che coinvolge tutti gli attori della moderna medicina: pazienti e operatori sanitari, medici e non. Ma perché questo crescente ricorso alla medicina alternativa? Le spiegazioni possibili sono molteplici: la tendenza a un riavvicinamento alla natura, la paura degli effetti collaterali dei farmaci, resa più acuta dalla risonanza mediatica di notizie su gravi effetti collaterali tenuti nascosti per anni dalle ditte produttrici, la pretesa innocuità delle medicine naturali… Forse però una delle ragioni è la capacità di ascolto che è una caratteristica costante di chi pratica forme di medicina complementare; capacità di ascolto che spesso è carente nel medico tradizionale moderno, non soltanto in Italia, ma in tutto il mondo occidentale. Ma senza ascolto non vi può essere relazione tra medico e paziente, ma solo un incontro. Eppure, come messo in evidenza nella citazione iniziale, espri3 Il meccanicismo può essere definito come quella “concezione che riduce i parametri esplicativi di un settore determinato della realtà o di essa tutta intera a due soli: materia e movimento locale”. L’universo viene interpretato quindi come una macchina, complicata ma pur sempre una macchina. 4 James H. Jones: “Bad blood: the Tuskegee Syphilis Experiment”.( The free press, 1993): Traduzione mia. 5 James Le Fanu: “Ascesa e declino della medicina moderna”(Vita e Pensiero, 2005). 16 febbraio 2013 mere empatia non è solo buona educazione… è buona medicina. Nel 2005 una ricerca effettuata negli USA ha dimostrato che le diagnosi erano significativamente più corrette quanto più tempo il medico dedicava al colloquio con il paziente (l’anamnesi) e alla visita, che è un altro elemento essenziale nel costruire una buona relazione tra medico e paziente, elemento attualmente trascurato, anche perché ritenuto di scarsa utilità rispetto agli esami di laboratorio e strumentali6. Il Prof. Umberto Veronesi, oncologo di fama, ha scritto alcuni anni fa un breve saggio dal titolo assai significativo: “Una carezza per guarire”7, ribadendo la necessità, anche in questa epoca di tecnologia pervasiva, di non dimenticare che il rapporto umano empatico è un costituente essenziale della Medicina, non un optional superato dalla tecnica e proprio dei nostalgici del bel tempo andato. Una paziente alla quale era stato diagnosticato un cancro alla mammella e che era guarita grazie alle cure, riconosceva la straordinaria efficienza dell’insieme di trattamenti ai quali era stata sottoposta, ma riferiva di non essere mai riuscita a vedere due volte la stessa persona, e quindi non sapeva chi ringraziare. Le ragioni della crisi (alcune) Indipendentemente dal carattere e dal modo di comportarsi del singolo medico o del singolo paziente, si possono individuare alcune situazioni strutturali proprie della medicina moderna che ostacolano l’instaurarsi di una relazione tra medico e paziente, umana oltre che professionale, con le caratteristiche delineate in precedenza nella definizione proposta. valutare esami sempre più complessi (e costosi). È invece stato dimostrato che un attento esame del paziente migliora la diagnosi e fa diminuire i costi8. Ipertecnologizzazione della medicina (e del medico): è insieme la causa e la conseguenza del punto precedente, in quanto la tendenza a basare la diagnosi sugli esami (soprattutto quelli di imaging più moderni, come la TAC e la RMN) rende il medico sempre più dipendente da essi e meno in grado di ricavare i dati clinici dall’esame del paziente. Questa tendenza è presente anche a livello dell’insegnamento universitario; viene quindi assimilata già durante gli studi di medicina. Spersonalizzazione della medicina: estremizzando, a forza di guardare gli esami e il PC invece che il paziente, si può arrivare al paradosso di curare file informatici, i numeri invece della persona, con un ovvio impoverimento del rapporto umano. Iperspecializzazione del medico e parcellizzazione dell’attività sanitaria: certamente è impossibile sapere tutto vista la complessità della medicina moderna e la specializzazione è indispensabile. Talvolta però l’attenzione esclusiva su una parte o una funzione del corpo umano fa perdere di vista il paziente come persona (è un 8 Vedi il libro di Lisa Sanders citato. Burocratizzazione della medicina: la pratica medica è talmente gravata da incombenze burocratiche da rendere sempre più brevi e insoddisfacenti, sia per il medico che per il paziente, i tempi di reale interazione, dedicati all’ascolto del paziente e alla visita clinica; questo problema impatta soprattutto nella medicina di primo livello, in quanto il medico di famiglia tende a perdere la centralità di persona che conosce la globalità delle problematiche dei suoi pazienti, per diventare (per fortuna non sempre) un mero prescrittore di farmaci ed esami. Sottovalutazione dell’importanza della raccolta dell’anamnesi e della visita clinica: è sempre più diffusa la tendenza a considerare tempo perso quello dedicato al dialogo con il paziente e alla visita, tempo meglio impiegato a prescrivere e 6 Citato in: Lisa Sanders “Ogni paziente racconta la sua storia” (Einaudi, 2009). 7 Umberto Veronesi,Mario Pappagallo: ”Una carezza per guarire. La nuova medicina tra scienza e coscienza” (Sperling & Kupfer, 2008). febbraio 2013 17 VIvere la deontologia portato del meccanicismo), e di qui la necessità di un confronto che non sia mero tecnicismo. Il problema del “terzo pagatore”: come citato nella definizione proposta “Questo delicato rapporto richiede stima e fiducia reciproci: il medico deve potersi fidare di quanto riferito dal paziente, e il paziente deve essere sicuro che il medico farà di tutto per assicurare alla sua persona la migliore assistenza possibile, senza condizionamenti esterni”. Il medico però, nella maggior parte dei casi, riceve il compenso non dal paziente, ma da un ente terzo (in genere, l’ospedale o il SSN) e quindi è sottoposto a condizionamenti che possono limitare la sua libertà di azione (basti pensare alle continue pressioni a risparmiare che opprimono il medico che lavora nel pubblico). Ancora, come può il paziente essere sicuro che il medico non prescriva certi esami non perché non servono, ma magari perché costano troppo? E da parte del medico, dato il suo doppio ruolo di curante e di medico legale, certo qualche volta può pensare che il paziente esageri i sintomi per allungare l’astensione dal lavoro. Sono questi argomenti sgraditi e perciò raramente affrontati esplicitamente: eppure sono reali e minano il rapporto di fiducia, che invece bisogna costruire (o ricostruire) insistentemente giorno per giorno con fatica e impegno costante, sia da parte del medico che del paziente. Tempi di degenza sempre più brevi (i DRG): in ospedale, il regime di rimborso forfettario per tipologia di ricovero da parte della Regione causa una spinta alla diminuzione dei giorni di ricovero, e di conseguenza riduce il tempo di contatto tra medico e paziente ricoverato, rendendo impossibile lo svilupparsi di un rapporto umano. Sfiducia generalizzata verso le strutture pubbliche e quindi della medicina istituzionale: anche se il nostro SSN è forse il migliore del mondo, esso è vittima di una diffusa sfiducia degli utenti verso tutto ciò che è pubblico; questo elemento (“…se potessi permettermelo, mi rivolgerei a un medico di mia fiducia privatamente, invece,…”) certo non contribuisce a creare le basi per una interazione empatica. Internet e l’eccesso di informazione: sembra un paradosso, ma l’eccesso di informazione oggi disponibile (soprattutto su Internet, dove si trova tutto e il contrario di tutto) confonde le idee, non soltanto al paziente ma talvolta anche al medico, che spesso si sente dire: “…ma su internet ho trovato che invece,…” o osservazioni del genere. È evidente il potenziale confondente di queste interferenze nel rapporto tra medico e paziente. La pressione del paziente (e degli altri…): un frequente motivo di scontento per il medico è la richiesta di esami non indicati o non necessari da parte dei pazienti, per informazioni ricavate da Internet o da vicini o parenti, ben intenzionati ma non sempre ben informati. Il paziente da parte sua non accetta di buon animo un no, in quanto magari pensa che si voglia risparmiare sulla sua salute. Ecco che il rapporto si trasforma in uno scontro! Il numero di pazienti: è materialmente impossibile per un medico ambulatoriale (sia di famiglia che specialista) instaurare con i pazienti una relazione significativa dato l’eccessivo numero di pazienti concentrati nell’orario di visita. O il medico lavora di più (ma ha anche altre attività da svolgere), o i pazienti si rivolgono al medico solo quando ne hanno veramente bisogno. Aziendalizzazione delle strutture sanitarie pubbliche: adesso tutto è “azienda”. Non è soltanto questione di cambiare il nome, ma di sostanza, in quanto esplicita un intento programmatico: quello di mettere in primo piano l’efficienza, erogare cioè le prestazioni a costi ridotti. Fin qui va tutto bene: il fatto è che spesso in pratica si tende sempre e solo a risparmiare; il paziente si sente la vittima degli inevitabili tagli e spesso il suo senso di disagio si riflette sul medico curante, visto come componente attiva di questo processo, menntre anche il medico ne è una vittima. 18 febbraio 2013 Letture consigliate (oltre a quelle in nota) Marco Bobbio: “Giuro di esercitare la medicina in libertà e indipendenza”. Einaudi (2004). Ben Goldacre: “La cattiva scienza”. Bruno Mondadori (2009). Giorgio Cosmacini: “L’arte lunga: storia della medicina dall’antichità a oggi”. Laterza (1997). Commercializzazione della medicina. Gli ospedali ed i clinici debbono adeguarsi alle logiche dell’industria moderna ed il linguaggio deve di conseguenza modificarsi secondo questo nuovo ordine. Queste le considerazioni critiche che Hartzband e Groopman dell’Harvard Medical School di Boston riportano in un recente articolo pubblicato sul New England Journal of Medicine. La relazione medico - paziente, secondo questa logica, rischia di trasformarsi in una sorta di transazione commerciale: il cliente è un acquirente compratore ed il medico è un rivenditore. Multilinguismo e multiculturalismo: nella società multietnica, barriere linguistiche e culturali rendono difficoltosa una efficace comunicazione tra medico e paziente; la comunicazione costituisce la condizione preliminare necessaria affinché possa instaurarsi una relazione umana, anche qualora non sussistano pregiudizi reciproci di fondo. Conclusioni Alla luce delle considerazioni precedenti è giocoforza concludere che la relazione medico paziente, intesa come rapporto empatico e reciprocamente arricchente dal punto di vista umano si sia profondamente inaridita. Scrive F.F. Casson: ”nell’attuale conduzione burocratica dell’assistenza sanitaria [il rapporto medico-malato] ha perduto le qualità essenziali del rapporto tradizionale trasformandosi da relazione interpersonale a relazione impersonale9”. La conseguenza principale di questo stato di cose è la profonda insoddisfazione del paziente nei confronti dell’assistenza sanitaria malgrado gli enormi progressi compiuti negli ultimi cinquanta anni: basti pensare alle attuali possibilità della chirurgia e al dominio sulle malattie infettive reso possibile dagli antibiotici. È una situazione paradossale che può essere modificata solo rivedendo alla base l’approccio del medico alla malattia (e soprattutto al malato), iniziando dall’Università, che insegna solo l’aspetto scientifico, cartesiano della Medicina, trascurando completamente il versante umanistico: aspetto umano che la situazione di crisi dimostra essere ancora oggi fondamentale. Non è né facile né breve raggiungere questo obiettivo, e non sono certo io in grado di indicare la strada da percorrere. Ma tutti dobbiamo contribuire, medici e pazienti. ¢ 9 F.F. Casson: “Dignità della professione medica”. Federazione Medica, XXXVI, 936, 1984. febbraio 2013 19 Il dedalo la premessa “...c’è l’esigenza di risolvere in modo mirato problematiche legate alla situazione dei migranti; d’altro canto vi è anche la necessità di risposte pronte a casistiche sanitarie specifiche che richiedono servizi dedicati”. Servizi Sanitari per i migranti la nuova edizione della guida di Luca Mario Nejrotti Che cos’è l’LDF Il Laboratorio dei Diritti Fondamentali (LDF) di Torino nasce, con il contributo della Compagnia di San Paolo, come unità di ricerca dell’Istituto subalpino per l’analisi e l’insegnamento del “Diritto delle attività transnazionali”. Il laboratorio, diretto da Vladimiro Zagrebelsky, si occupa di diritti fondamentali, analizzati, nella realtà italiana, in una prospettiva internazionale di confronto con le situazioni e le soluzioni proposte nei paesi europei ed extraeuropei. Come dimostra l’iniziativa che presentiamo, LDF non è un’istituzione per la ricerca sul Diritto ma per studiare interdisciplinarmente le applicazioni concrete, individuando problemi e punti di forza per proporre iniziative mirate. Oltre a ciò, si legge dal portale del laboratorio, “LDF aderisce al Comitato per la promozione e protezione dei diritti umani (http://www.comitatodirittiumani.net/) ed è membro della European Human Rights Research Network”: vedi il codice QR a lato, per accesso diretto al portale Internet dell’Istituzione da parti dei possessori di smartphone abilitati. 20 febbraio 2013 È uscito l’aggiornamento della Guida dei servizi sanitari per i migranti, edita la prima volta nel 2008 dalla Regione Piemonte, a cura del Laboratorio dei Diritti Fondamentali. L’iniziativa ha alla base la condivisibile “convinzione che l’informazione degli operatori è un fattore decisivo per l’effettivo godimento da parte dei migranti del diritto fondamentale alla salute.” la guida La guida, scritta dal dott. Stefano Dacquino e dalla dott.ssa ostetrica Annalisa Bergallo, è strutturata in tre sezioni principali con diversi obiettivi: la prima fornisce un rapido accesso all’offerta assistenziale, catalogata per aree tematiche, la seconda dà informazioni specifiche sui singoli servizi, la terza è dedicata al sostegno dei meno abbienti. A ciò si aggiungono, alla fine del volume, i servizi d’informazione e assistenza per pratiche amministrative e burocratiche e un approfondimento sul profilo giuridico del migrante. Si tratta senza dubbio di uno strumento prezioso che è liberamente scaricabile anche dal portale dell’LDF (…). Inoltre, opportunamente tradotto e appena un minimo semplificato, potrebbe divenire una guida utile direttamente per gli stessi migranti. ¢ La situazione Per informazioni e contatti. http://www.labdf.eu La gestione efficace da parte degli operatori sanitari di Torino e periferie dell’assistenza delle persone immigrate che non sono iscritte al Sistema Sanitario è una duplice e impegnativa sfida: da un lato c’è l’esigenza di risolvere in modo mirato, ma anche comprensivo delle diverse peculiarità culturali, problematiche legate alla situazione dei migranti, spesso affetti da malattie legate alle condizioni di vita precarie – è in molti casi un eufemismo – che ne caratterizzano la vita nel nostro paese; d’altro canto vi è anche la necessità di risposte pronte a casistiche sanitarie specifiche che richiedono servizi dedicati, e la cui soluzione, spesso per ignoranza, viene invece richiesta a strutture non idonee. Si pensi all’intasamento dei Pronto Soccorso per problemi che non possono esservi risolti. Un’opportuna informazione, come quella promossa dalla guida, permetterà un utilizzo più efficace delle risorse con conseguenti benefici comuni. febbraio 2013 21 Il dedalo Come si può leggere su “Dialogo sui farmaci n. 2/2006”, a pagina 82…* “La diagnostica di laboratorio delle malattie tiroidee dimostra come l’efficacia degli esami di laboratorio possa variare molto a seconda del contesto clinico nel quale sono impiegati. Sebbene le tireopatie non diagnosticate (è stato stimato che il 50% delle ghiandole tiroidee presentano noduli al tavolo autoptico) comportino una rilevante morbosità, in genere rispondono bene ad una terapia tempestiva ed attenta ed il laboratorio offre al clinico ed al paziente degli esami sempre più affidabili e rapidi. Il pannello tradizionale in quest’ambito è costituito dalla determinazione della tireotropina (TSH), della tetra-iodotironina libera (FT4) e della triodo-tironina libera (FT3), degli anticorpi anti-tireoperossidasi (anti-TPO) e degli anticorpi anti-tireoglobulina (anti-Tg). Condizioni cliniche molto diverse come distiroidismi severi, sintomatologie sfumate e situazioni di screening vengono spesso investigate con lo stesso pannello d’esami in modo poco “appropriato”, costoso e talvolta addirittura fuorviante. Per correggere quest’approccio, i laboratoristi e gli endocrinologi della Mayo Clinic (Rochester, MN, USA), circa venti anni fa, hanno introdotto nella diagnostica tiroidea un algoritmo denominato TSH “a cascata” o riflesso, che si basa sulla tireotropina l’indicatore più sensibile di patologia tiroidea”. Il TSH-riflesso è quindi da tempo una possibilità diagnostica importante che vede la luce con lo scopo di aumentare l’appropriatezza diagnostica nell’ambito delle patologie tiroidee. L’articolo che segue, a firma di ENRICA CICCARELLI, DIRIGENTE MEDICO DEL SERVIZIO DI ENDOCRINOLOGIA ALL’OSPEDALE VALDESE DI TORINO, vuole essere una memoria per ribadire potenzialità e limiti di una metodica utile, in grado anche di far risparmiare risorse. NiFe * Tramite uno smartphone abilitato, con il QRcode seguente accedi direttamente all’articolo citato 22 febbraio 2013 TSH RIFLESSO PER MOLTI, M di Enrica Ciccarelli* Il TSH-riflesso è stato utilizzato in Piemonte a partire dal 2008, facendo seguito alla DGR n.21-9688 del 30/9/2008 nella quale sono contenute alcune analisi relative all’uso di alcuni “esami sentinella” al fine di promuovere l’appropriatezza prescritta con conseguente miglioramento sia dell’efficacia prescrittiva che dei costi. O… MA NON PER TUTTI La funzionalità tiroidea e il TSH riflesso *Dirigente Medico Ospedale Evangelico Valdese Servizio di Endocrinologia È ben noto dai dati della letteratura e dalla pratica clinica che il TSH rappresenta il parametro biochimico primario per la valutazione della funzionalità tiroidea, sia in caso di ipo che di iperfunzione. Il TSH-riflesso è una sequenza a cascata che parte dalla valutazione del TSH e prevede in seguito ulteriori indagini sulla base di opportune soglie decisionali in una flow-chart. Nel sospetto di ipertiroidismo, è stato stabilito che in presenza di valori di TSH < 0,45 μU/ml venga effettuata la valutazione dell’fT4 e solo in presenza di valori normali di quest’ultima anche l’fT3. Nel sospetto di ipotiroidismo, in presenza di TSH > 3,5 μU/ml viene effettuata la sola valutazione di fT4 e di AbTPO (nel caso quest’ultimo dosaggio risultasse normale viene in seguito effettuato anche AbHTG). È quindi ben chiaro che i livelli di TSH sono il riferimento primario di ulteriori decisioni cliniche nell’ipotesi di studio per una patologia disfunzionale tiroidea, ma deve essere sottolineato che il ruolo diagnostico del TSH-riflesso deve essere limitato ai soli casi di pazienti con manifestazioni cliniche assenti o sfumate che richiedano con sicurezza l’esclusione di patologia tiroidea disfunzionale (ipercolesterolemia, disturbi del ritmo cardiaco, obesità, disturbi del tono dell’umore, ipertensione arteriosa, diabete mellito). Questo protocollo non è rivolto alle situazioni in cui vi sia un fondato sospetto di patologia tiroidea disfunzionale, in quanto in questi casi è opportuno procedere già dall’inizio a valutazioni laboratoristiche complete. Inoltre il TSH non deve essere utilizzato nei casi di follow up per ipo od ipertiroidismo in terapia in quanto la presenza di un compenso non adeguato che comporti un’alterazione dei valori di TSH può generare l’intera cascata di esami in modo non appropriato e con ricadute economiche rilevanti. Infine deve essere del tutto evitato l’uso del TSH riflesso in presenza di una patologia ipotalamo-ipofisaria, che di per sé comporta la presenza di TSH ridotto o anche normale, con il forte rischio di effettuare analisi fuorvianti ed inappropriate. Appropriatezza di utilizzo e risparmio di risorse L’approccio alla valutazione delle disfunzioni tiroidee mediante l’uso di TSHriflesso, quando questo sia effettuato nelle indicazioni appropriate, è in grado di ridurre il costo dello screening di funzionalità tiroidea evitando ulteriori esami non necessari; in particolare vengono limitati quegli esami come l’fT3 e gli AbHTG che sono spesso affetti da problemi metodologici derivanti da scarsa standardizzazione e da fenomeni di interferenza, e che sono all’origine di approfondimenti diagnostici e di scelte terapeutiche inappropriate od errate. L’uso del TSH-riflesso non appropriato, come talvolta si osserva nel corso di visite ambulatoriali endocrinologiche specialistiche, rischia di compromettere il processo culturale ed economico avviato e portare ad un aggravio dei costi anziché al risparmio previsto. ¢ febbraio 2013 23 Il dedalo RIVASCOLARIZZAZIONE MIOCARDICA CON ONDE D’URTO di Sebastiano Marra* * Direttore della SC di Cardiologia Ospedaliera Ospedale Molinette di Torino (Dipartimento Cardiovascolare Azienda Ospedaliera Città della Salute e della Scienza di Torino) 24 Il trattamento dei pazienti con cardiopatia ischemica cronica include la terapia medica, l’angioplastica coronarica (PCI) e in alcuni casi il by-pass aortocoronarico (CABG). Il miglioramento della terapia farmacologica, soprattutto con i nuovi farmaci (Ivabradina, Ranazolina) e delle tecniche di rivascolarizzazione non invasiva (stent coronarici con ridotto rischio di ristenosi) ha migliorato le aspettative di vita dei pazienti con coronaropatia, ma questo ha anche portato ad un aumento dei pazienti con malattia cronica. Inoltre molti dei pazienti trattati con le tecniche convenzionali (terapia medica ottimale, PCI o CABG) ha comunque angina, che ne limita la qualità della vita. Il numero dei pazienti con angina refrattaria si stima dalle casistiche essere circa il 5-10% dei pazienti con CAD. Da un report dell’American Heart Association del 2010 si stima che l’incidenza di pazienti con angina refrattaria sia circa 30.000-50.000 nuovi casi all’anno. I pazienti con angina refrattaria sono pazienti che non possono più avere benefici dal miglioramento della terapia medica (già ottimizzata) e dalle tecniche di rivascolarizzazione (vasi coronarici diffusamente malati, vasi esili, pazienti con gravi comorbilità e con con elevato rischio a trattamenti invasivi). Questi pazienti hanno, di conseguenza, numerosi accessi in pronto soccorso per angina, con un netto peggioramento della loro qualità di vita e un incremento della spesa per il SSN, che non può fornire un ulteriore miglioramento della terapia. Molte tecniche innovative, come la terapia di rivascolarazzione mediante laser e la stimolazione analgesica midollare, hanno fallito, sia per la complessità delle stesse, sia per i scarsi risultati a lungo termine. La terapia con cellule staminali è ancora in fase pre-clinica soprattutto nel campo dell’ischemia cronica e così l’unico trattamento possibile, ad oggi era la stimolazione midollare. Tale terapia tuttavia non cura la fisiopatologia della malattia, ma ne annulla i sintomi e inoltre essa è una metodica invasiva che comunque non modifica in modo significativo la qualità di vita di questi pazienti. febbraio 2013 UNA NUOVA TECNICA: LE ONDE D’URTO (ESMR) È per tale motivo che circa due anni fa abbiamo intrapreso il cammino di una nuova tecnica di rivascolarizzazione non invasiva mediante l’utilizzo di onde d’urto (ESMR- Extracorporeal Shockwave Myocardial Revascularization: a promising therapy for refractory angina). Tale tecnica fino ad oggi è utilizzata con successo in altri paesi europei e negli Stati Uniti, ma non era ancora stata utilizzata in Italia. La terapia con onde d’urto è stata utilizzata in ortopedia ed in urologia. La ESMR è una nuova tecnica di rivascolarizzazione non invasiva. Le onde d’urto possono essere indirizzate con estrema precisione (meno di un millimetro) sul territorio miocardico, migliorandone la perfusione e di conseguenza riducendo la sintomatologia anginosa dei pazienti sintomatici con coronaropatia cronica avanzata non altrimenti rivascolarizzabili. La generazione di onde d’urto avviene tramite un’apparecchiatura dedicata (figura 1); tali onde agiscono mediante due meccanismi fisiopatologici ben definiti e documentatati: una vasodilatazione diretta a breve termine e la stimolazione angio-genetica (mediante la liberazione di fattori endoteliali specifici). Entrambi questi meccanismi contribuiscono nel tempo a migliorare la perfusione del miocardio ischemico. Il trattamento mediante onde d’urto avviene in regime ambulatoriale e dura circa 15-20 minuti a paziente; completato il trattamento il paziente può tornare a casa senza che siano necessari ulteriori controlli. È fondamentale che i pazienti trattati con ESMR abbiano un’ischemia miocardica documentata senza la possibilità di essere rivascolarizzati con le metodiche convenzionali. Come si procede Solitamente la zona ischemica miocardica da trattare viene documentata con test d’imaging non invasivi, come la scintigrafia miocardica perfusionale, ma possono essere utilizzate anche altre metodiche (eco stress o RMN cardiaca). Una volta documentata la presenza di ischemia miocardica viene impostato il trattamento. La zona miocardica da riperfondere viene suddivisa in sottozone che verranno “bombardate” con le onde d’urto durante il trattamento. Il trattamento è guidato dall’ecocardiografia. Il protocollo prevede nove sedute ambulatoriali suddivise in tre sessioni. Il trattamento completo per il singolo paziente dura in totale nove settimane: si tratta la prima, la terza e la nona settimana, per un totale di circa 20 minuti a seduta (figura 2). u Figura 1 Apparecchiatura per trattamento con onde d’urto febbraio 2013 25 Il dedalo Figura 2 Protocollo di trattamenento delle 3 sessioni: la prima, la quinta e la nona settimana Tabella 1 Caratteristiche della popolazione Male, N (%) 16 (80 %) Age, mean (range) 70.9 (45 – 85) years Previous PCI, N (%) Previous CABG, N (%) No previous CABG or PCI, N (%) 19 (95%) 10 (50%) 1 (5%) CCS class • II, N (%) • III, N (%) • IV, N (%) 5 (25%) 13 (65%) 2 (10%) Hypertension, N (%) 20 (100%) Smoking, N (%) 8 (40%) Diabetes, N (%) 6 (30%) Hyperlipidemia, N (%) 19 (95%) CCS class • II, N (%) • III, N (%) • IV, N (%) 5 (25%) 13 (65%) 2 (10%) 26 febbraio 2013 Il trattamento è assolutamente non invasivo e non richiede un monitoraggio particolare. Il trattamento non procura alcun sintomo di disagio e non è assolutamente sgradevole. Al termine del singolo trattamento il paziente ritorna a casa e viene riprogrammato per la successiva applicazione. Ad oggi abbiamo trattato con questa innovativa metodica 33 pazienti. Nessun paziente ha avuto effetti collaterali o ha abbandonato il trattamento. I pazienti trattati erano tutti molto complessi, con cardiopatia ischemica cronica avanzata, sintomatici per angina non altrimenti rivascolarizzabili e con terapia medica massimale. Le caratteristiche dei pazienti sono riportati nella tabella 1 a lato. Risultati Già dopo il primo mese di trattamento si è ottenuto un miglioramento della classe funzione dei pazienti con riduzione della soglia di angina e riduzione dell’utilizzo dei nitroderivati sub-linguale. A sei mesi si è avuto un miglioramento della perfusione miocardica (45% dopo stress farmacologico e del 50% a riposo); il miglioramento della perfusione miocardica ha contribuito al miglioramento della qualità della vita dei pazienti con una riduzione della soglia di angina del 50%, sia come frequenza degli attacchi anginosi, sia come intensità degli stessi. Il miglioramento della perfusione miocardica ha inoltre portato ad un miglioramento della frazione di eiezione valutata con ecocardiogramma del 8% (tabella 2). Questi miglioramenti ci sono stati anche nel sottogruppo dei pazienti diabetici, notoriamente più difficili da trattare e con malattia coronarica più aggressiva. I nostri dati e quelli riportati in letteratura dimostrano che il trattamento con onde d’urto (ESMR) è un effettiva e non invasiva opzione terapeutica per i pazienti con angina cronica refrattaria. Tale metodica è affidabile, è effettuata senza necessità di ricovero ospedaliero e migliora la perfusione miocardica con conseguente miglioramento dei sintomi e della qualità della vita di pazienti che non hanno più opzioni terapeutiche convenzionali. ¢ Tabella 1 Caratteristiche della popolazione Post-ESMR Pre-ESMR CCS class 2.85 6 months 1,27 P 12 months 1.39 0.001(at 12 months) Patients using sublingual NTG (%) * 65 20 25 0.02(at 12 months) Hospitalization (%) * 65 15 20 0.01(at 12 months) SRS (mean ±SD) 15.50 ± 9.0 7.61± 7.64 0.01 SSS(mean ±SD) 22.39 ± 9.1 12.33 ± 9.2 0.004 EF %, (mean ±SD) 55.7 ± 7 60.6 ± 5 0.02 febbraio 2013 27 Salute LA SALUTE IN ITALIA AI TEMPI DELLA CRISI di Antonio Caiazzo 1 Cristiana Ivaldi 2 Riccardo Falcetta 3 Spunti per una riflessione 1 Antropologo 2 Epidemiologa 3 Medico del lavoro 28 Dal 29 al 31 ottobre scorso, si è svolto a Bari il XXXVI Congresso di Epidemiologia. Il tema di quest’anno è stato “La salute ai tempi della crisi”. febbraio 2013 L’epidemiologia è nata nel secolo scorso come disciplina che studiava dapprima le malattie infettive, poi ha avuto per molti anni larga applicazione ai temi delle esposizioni occupazionali e a quelle ambientali, per arrivare poi a ragionare, con i suoi strumenti e metodi, di disuguaglianze sociali e impatto sulla salute. Il periodo di gravissima crisi che sta attraversando il nostro Paese costringe tutti, ricercatori e gente comune, a ragionare su come i fattori economici possano influire sulla salute, o meglio, determinare impatti negativi sulla salute. È di questi giorni l’affermazione del premier sulla necessità di rivedere le modalità di finanziamento del SSN, che allo stato attuale non risultano più sostenibili. L’epidemiologia non si è quindi sottratta a questa riflessione e nel corso del Convegno, a portare il suo contributo cercando, da un lato, di comprendere come la crisi economica possa influire sulla capacità delle persone, delle comunità e dell’ambiente di promuovere la salute e sulla capacità del sistema sanitario di proteggerla in modo sostenibile e dall’altro, come la funzione epidemiologica possa dare un contributo significativo a governare le risposte alla crisi, tutelando meglio i livelli di salute1. L’EVENTO BARESE I lavori si sono sviluppati in cinque sessioni plenarie di cui quattro scientifiche. La prima sessione ha cercato di analizzare in che modo nel passato le crisi economiche hanno influenzato la salute, cosa sta accadendo ora nello scenario italiano ed europeo e se gli indicatori di salute disponibili sono abbastanza sensibili da cogliere i primi segni di queste trasformazioni. La seconda sessione plenaria ha approfondito il ruolo dei principali determinanti distali di salute, quelli economici e sociali come l’educazione, il lavoro, il reddito. La terza sessione plenaria ha riguardato il ruolo dei determinanti distali ambientali, e infine, la quarta sessione plenaria ha coinvolto e sollecitato i professionisti sanitari, perché sappiano usare la crisi come finestra di opportunità, per migliorare la qualità delle loro conoscenze e pratiche. I temi trattati all’interno di quest’ultima sessione sono stati ispirati dalle riflessioni di Alessandro Liberati, epidemiologo ed esperto proprio dei temi dell’epidemiologia valutativa, scomparso a gennaio 2012, a cui l’Associazione di Epidemiologia ha reso in questo modo omaggio e ricordo. Sul sito della Rivista Epidemiologia e Prevenzione (http://www.epiprev.it/) sono disponibili l’editoriale da cui sono tratte le informazioni relative al Congresso sopra riportate e la documentazione relativa al Convegno. A partire dai temi trattati nel Congresso e allargando la visione al contesto più generale economico e sociale del panorama europeo, presentiamo di seguito alcune riflessioni, basate sull’analisi approfondita della letteratura specifica, affinché possano essere di eventuale spunto, per un ulteriore dibattito su questi temi. RIFLESSIONI SULL’EVENTO Le politiche di austerità adottate dalle istituzioni europee e nazionali, per fronteggiare gli effetti della crisi, che perdura oramai da cinque anni, contribuiscono all’erosione, già in corso da alcuni decenni, dell’edificio culturale e sociale costruito, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, nei paesi del mondo occidentale. Questo edificio era stato auspicato e in parte, realizzato per evitare il pericolo che le forze distruttrici dell’umanità potessero generare nuovi eventi catastrofici, in grado di stravolgere tragicamente la vita delle popolazioni e “per promuovere il progresso sociale e un miglior tenore di vita”2. “Mai più” è stata allora la consegna: si cercava la massima garanzia che la pace e i diritti dei popoli sarebbero stati da quel momento in avanti rispettati, perché era stato “il disconoscimento e il disprezzo dei diritti umani” a portare alla catastrofe. Il fondamento normativo del nuovo “mondo” auspicato risiede nella “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo” del 1948 e dalle sue successive integrazioni, elaborata dall’ONU nel segno della centralità della persona umana. Il Preambolo della Dichiarazione Universale è di estremo rilievo per comprendere le caratteristiche della società che i fondatori del “Nuovo Mondo” intendevano costruire. In esso è riconosciuto il rispetto della dignità che inerisce a “tutti i membri della famiglia umana” e dei loro diritti eguali e inalienabili. Il rispetto della dignità sta alla base della libertà, della giustizia e della pace nel mondo, dunque anche dell’ordine mondiale: il valore della dignità umana è perciò posto al di sopra della sovranità degli stati. È proprio questa dignità che nella nostra epoca vediamo messa in pericolo, con il progressivo indebolimento degli istituti attuativi dei Diritti universali. Il fondamento dei diritti umani è l’essere umano in quanto tale: si nasce con i diritti e le libertà fondamentali che sono indipendenti dalle contingenze dei cicli economici. I diritti umani sono intesi come “verità pratiche” e non come principi astratti: il diritto alla vita è il bisogno vitale di vivere, il diritto al lavoro è il bisogno vitale di lavorare e così via. In sintesi, è stato proclamato come “la più alta aspirazione dell’uomo” l’avvento di un mondo in cui le persone vivano nella “libertà dal timore e dal bisogno”. Dal Diritto al welfare La Dichiarazione Universale, con l’affermazione del diritto alla sicurezza sociale, alla quale sono associati i “diritti economici, sociali e culturali indispensabili alla dignità della persona e al suo libero sviluppo”, apre la serie di norme che fanno riferimento al valore del benessere integrale della persona febbraio 2013 29 Salute Il conflitto generazionale (che i soliti maliziosi credono uno strumento inventato dal potere per non mettere in discussione se stesso) è spia in ogni caso di un malessere sociale che non può non interessare la Medicina. umana, in ottica di welfare e di stato sociale. Il diritto a un tenore di vita sufficiente a garantire la salute personale e della famiglia, il diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchia e negli altri casi di perdita dei mezzi di sussistenza, il diritto alla protezione della maternità e dell’infanzia. È proclamato il diritto al lavoro e a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro, a una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri alla persona e alla sua famiglia un’esistenza conforme alla dignità umana. Il settore del lavoro non può quindi essere lasciato al libero arbitrio del mercato, ma deve costituire oggetto di politiche pubbliche, nel quadro di una più ampia programmazione di stato sociale che assicuri la piena occupazione. La sicurezza sociale della persona è quindi quella condizione nella società che le consente di essere, quanto più possibile, libera dal bisogno e dalla paura. Il Diritto internazionale dei diritti umani non lascia di conseguenza posto al neoliberismo, alla sovranità del mercato, alla deregolamentazione e alla precarizzazione del mercato del lavoro che sono state le parole d’ordine delle politiche nazionali dagli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso e di cui oggi paghiamo le pesanti conseguenze, con la progressiva diffusione del malessere sociale. L’imperativo dei diritti umani dice invece: “più società, più pubbliche istituzioni, più stato sociale, più multilateralismo”3. Lo “stato sociale” non è un elemento accessorio per gli stati, ma una caratteristica fondante, se s’intende rispettare l’idea di “mondo” maturata nelle coscienze dopo il disastro delle guerre mondiali. 30 febbraio 2013 Welfare e diritto alla salute Il Diritto internazionale dei diritti umani e le istituzioni dello stato sociale che ne sono derivate costituiscono, in chiave di salute pubblica, uno strumento di orientamento e di controllo del contesto generale dei “determinanti sociali” della salute. La Costituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, coerentemente con la Dichiarazione Universale, afferma che: “la salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non consiste solo nell’assenza di malattia o d’infermità. Il possesso del migliore stato di salute possibile costituisce un diritto fondamentale di ogni essere umano, senza distinzione di razza, di religione, d’opinioni politiche, di condizione economica o sociale. La salute di tutti i popoli è una condizione fondamentale della pace del mondo e della sicurezza”4. Sulla base dell’affermazione di questo diritto non si può non considerare il problema della salute umana come un problema di giustizia sociale e di esigibilità di diritti umani. Una conseguenza del concetto di salute definito dall’OMS, infatti, è che, in ogni stato della vita, la salute e il benessere delle persone e delle comunità sono condizionati dalla complessa interazione tra i fattori economici e sociali, l’ambiente fisico, i comportamenti individuali e i fattori ereditari. L’accesso a un reddito, a un’abitazione e a un’alimentazione adeguata, al lavoro, all’istruzione, ai servizi essenziali e, in generale, alle risorse necessarie per vivere una vita dignitosa – quindi il rispetto dei Diritti umani universali - sono conseguentemente ritenuti “determinanti sociali “Le politiche nazionali e sovranazionali devono quindi tenere in conto i bisogni di tutti i gruppi di popolazione allo scopo di migliorare la salute dei più svantaggiati e vulnerabili” “È proseguita la diminuzione della ricchezza, mentre è aumentata la concentrazione sia del reddito sia della ricchezza. La disoccupazione è cresciuta a ritmi elevati, il numero delle persone occupate è diminuito, per i giovani è sempre più difficile trovare un’occupazione e la qualità dei nuovi lavori è più scadente rispetto al passato.” di salute”, in quanto influenzano il grado di benessere e di salute raggiungibili dagli individui e dalle comunità. Alcuni individui e gruppi di persone esperiscono sistematicamente una cattiva o peggiore salute rispetto ad altri. Ci si riferisce in questi casi alle “disuguaglianze di salute”, che riflettono le differenti esposizioni, durante il ciclo di vita, ai rischi associati alle condizioni socio-economiche. Se la salute, misurata nei termini di aspettativa di vita, in Europa sta migliorando, le disuguaglianze di salute tra alcuni sotto-gruppi di popolazione stanno aumentando, come quelle tra la popolazione benestante e i gruppi socio-economicamente svantaggiati5. I “determinanti sociali di salute” sono i principali responsabili delle disuguaglianze di salute, quelle inique ed evitabili differenze nello stato di salute che si possono osservare sia internamente ai paesi sia tra paesi differenti6. Queste circostanze sono determinate dall’ineguale distribuzione del denaro, del potere e delle risorse a livello globale, nazionale e locale, che sono a loro volta influenzate dalle scelte politiche7. Le decisioni nei settori delle politiche pubbliche e private sia in campo economico sia in quello sociale possono quindi avere un enorme impatto sulla salute pubblica globale8. Esse sono oltremodo interrelate, tanto che le decisioni prese in un settore possono determinare degli impatti sugli obiettivi di altri settori9. per la salute non è in alcun modo un fenomeno “naturale”, ma è il risultato di una combinazione tossica di politiche e programmi sociali poveri e accordi economici iniqui. Per rispondere alla persistenza e all’ampliamento delle disuguaglianze di salute e allo spirito di giustizia sociale, l’OMS ha istituito nel 2005 la Commissione sui Determinanti Sociali di Salute (Commission on Social Determinants of Health – CSDH), con il compito di fornire indicazioni per ridurre le disuguaglianze e di promuovere un movimento globale per l’equità nella salute. Il rapporto finale della Commissione del 2008 contiene tre raccomandazioni generali: migliorare le condizioni di vita quotidiane delle popolazioni; contrastare l’iniqua distribuzione del potere, del denaro e delle risorse; misurare e comprendere approfonditamente il problema e valutare l’impatto delle scelte11. L’insieme di questi concetti inerenti la salute si riferisce a un “modello sociale di salute”12,13 che l’”European Policy Health Impact Assessment” (EPHIA – Politica Europea sulla Valutazione dell’Impatto sulla Salute) ha adottato come concetto fondante della valutazione dell’impatto delle politiche dell’Unione Europea sulla salute umana. Le politiche nazionali e sovranazionali devono quindi tenere in conto i bisogni di tutti i gruppi di popolazione allo scopo di migliorare la salute dei più svantaggiati e vulnerabili14. Politica e salute Giustizia sociale e salute La giustizia, o l’ingiustizia, sociale è quindi una questione di estrema importanza, perché colpisce il modo in cui le persone vivono e i loro conseguenti rischi di cattiva salute e di morte prematura. Per dare una dimensione, una bambina nata oggi può avere un’aspettativa di vita di ottant’anni se nasce in un certo paese e in certe condizioni socio-economiche, ma questa aspettativa di vita può essere limitata a quarantacinque anni se la bambina nasce in un contesto di indigenza. Differenze evitabili di queste dimensioni semplicemente non devono esistere, né tra paesi diversi né all’interno dello stesso paese10. L’ineguale distribuzione di esperienze dannose Nonostante gli sforzi della comunità scientifica, la realtà odierna del nostro Paese, e non solo del nostro, ci dice che purtroppo le scelte politiche non vanno nella direzione auspicata. Dopo anni di politiche liberiste di austerità e di assenza d’interventi di controllo sulla speculazione finanziaria, che della crisi è causa, i risultati per l’economia reale segnano un progressivo peggioramento, con la conseguente precarizzazione delle condizioni di vita di una quota sempre più ampia della popolazione. I numerosi interventi strutturali, tra i quali quelli della riforma Fornero sul mercato del lavoro, i tagli alle pensioni e agli stipendi, l’aumento della pressione fiscale e altre misure che hanno colpito le categorie più febbraio 2013 31 Salute deboli, non hanno evitato all’economia italiana una spirale recessiva. Il PIL continua a diminuire così com’è calata la domanda interna, mentre la condizione delle famiglie è in costante peggioramento. Sono in aumento le persone che faticano ad arrivare alla fine del mese e quelle che sono costrette a intaccare i propri risparmi. È proseguita la diminuzione della ricchezza, mentre è aumentata la concentrazione sia del reddito sia della ricchezza. La disoccupazione è cresciuta a ritmi elevati, il numero delle persone occupate è diminuito, per i giovani è sempre più difficile trovare un’occupazione e la qualità dei nuovi lavori è più scadente rispetto al passato. Anche la finanza pubblica versa in cattive acque. Il rapporto debito/PIL è in aumento e malgrado le numerose e pesanti manovre fiscali, con l’introduzione dell’IMU, l’innalzamento dell’IVA, l’aumento delle tasse sui carburanti, le maggiori imposte di bollo le entrate fiscali sono stagnanti a causa del crollo dei consumi, della riduzione della produzione e del lavoro e delle insufficienti misure di contrasto all’evasione fiscale. Gli esiti negativi di tali politiche sono tangibili nella vita quotidiana. È di pochi giorni fa l’eclatante allarme lanciato da insegnati e parrocchie di alcuni quartieri torinesi sulla malnutrizione dei bambini. Famiglie, strette nella morsa della crisi, non potendo pagare la retta, hanno tolto i figli dalla mensa scolastica o dei centri estivi, ma poi il pranzo al sacco è costituito da qualche merendina o a casa non danno loro da mangiare, se non un frutto o poco più. Il servizio pubblico viene sostituito dall’intervento del terzo settore che si fa carico di distribuire borse di cibo alle famiglie, sempre più in difficoltà. Il numero crescente delle richieste d’aiuto ai servizi sociali conferma l’aumento della povertà in cui versano le famiglie torinesi15. A livello macroscopico, nel campo dell’assistenza sanitaria, i tagli ripetuti alle ASL e agli ospedali producono effetti paradossali. All’Ospedale di Crema, la direzione ha stabilito di togliere ai degenti le bottiglie d’acqua durante i pasti. Un rapporto del mese di ottobre del Ministero della Salute, che ha misurato le performance sui ricoveri ospedalieri, assistenza ad anziani e disabili, accesso ai farmaci e salute alimentare ha riscontrato che solo otto regioni su venti sono in grado di garantire appieno le oltre seimila prestazioni comprese nei livelli essenziali di assistenza, che entro l’anno saranno rivisti al ribasso16. Diritti universali e riduzione della spesa sociale Rispetto alle prescrizioni dei Diritti universali, ci troviamo in una situazione paradossale: nel momento in cui la popolazione ha maggior bisogno di sostegno da parte delle istituzioni pubbliche, le politiche governative sono principalmente rivolte alla drastica riduzione del finanziamento della spesa pubblica, degli enti locali, della sanità, dell’assistenza, dell’istruzione e dei dipendenti pubblici. La prospettiva dei Diritti universali è completamente ribaltata: la priorità delle politiche è assegnata al sostegno della finanza a discapito della qualità della vita, quindi della salute, delle persone. Sarebbe invece necessario un radicale ridimensionamento della finanza, con l’introduzione della tassa sulle transazioni finanziarie, limiti alla finanza speculativa e ai movimenti di capitali; il rovesciamento delle politiche di austerità e politiche che tutelino il welfare e i salari, con un’Europa capace di stimolare la domanda, assicurare l’armonizzazione fiscale, spostare l’imposizione fiscale dal lavoro ai profitti e alla ricchezza, promuovere la piena occupazione e avviare uno sviluppo equo e sostenibile. Le politiche neoliberiste nazionali invece aggravano la recessione e disegnano una prospettiva di declino economico, ingiustizia sociale, perdita di democrazia. Per l’Italia è particolarmente importante riaffermare che il lavoro e la contrattazione collettiva devono essere difesi; i diritti del lavoro sono parte essenziale dei diritti democratici in Europa e in Italia. L’erosione della cultura dei diritti universali a vantaggio dell’ideologia liberista provoca, tramite le politiche di austerità, nell’organizzazione e nel processo sociale l’erosione degli istituti dello stato sociale e delle condizioni di vita che sono stati alla base del benessere di cui hanno potuto progressivamente godere le generazioni nei decenni successivi alla fine delle guerre mondiali. Se il benessere integrale della persona umana è sinonimo del concetto di salute, secondo la definizione dell’OMS, allora dobbiamo aspettarci, nel breve e medio periodo, un peggioramento della salute della popolazione. È necessario quindi contrastare le politiche liberiste e lo smantellamento dello stato sociale se vogliamo riaffermare e conservare la centralità del valore della qualità della vita umana nella nostra società. ¢ 32 febbraio 2013 Bibliografia 1 Costa G., Michelozzi P, Ancona c., Bertozzi N., Caranci N., Fano V., Gini R., Gnavi R., Zocchetti C. La salute ai tempi della crisi in Italia Epidemiol Prev 2012; 36 (5): 227-228 2 ONU, Dichiarazione Universale dei Diritti Umani”, 1948. 3 Papisca A, Commento alla “Dichiarazione Universale dei Diritti Umani”, http://unipd-centrodirittiumani.it/ it/dossier/La-Dichiarazione-Universaledei-diritti-umani-commentata-dalProf-Antonio-Papisca/3 4 WHO, Constitution of the World Health Organization, 1948. 5 EPHIA, A guide. The Health and Consumer Protection DG of The European Commission, 2002. 6 WHO. Social determinants of healt. http://www.who.int/social_determinants/en/ 7 WHO. Social determinants of healt. http://www.who.int/social_determinants/en/ 8 Scott-Samuel A, O’Keefe E, Health Impact Assessment, human rights and global policy: a critical appraisal. Bullettin of the WHO 2007;85:212217. 9 WHO - European Centre for Health Policy - Regional Office for Europe (1999). Health Impact Assessment: main concepts and suggested approach. W.H.O. Bruxelles, – The Gotheborg Consensus Paper. 10 WHO – Commission on Social Determinant of Health. Closing the gap in a generation. 2008. 11 WHO – Commission on Social Determinant of Health. Closing the gap in a generation. 2008. 12 Black D et al, Inequalities in health: report of a Research Working Group. London, Department of Health & Social Security, 1980. 13 Acheson D, Independent inquiry into inequalities in health report. London, The Stationary Office, 1998. 14 EPHIA, A guide. The Health and Consumer Protection DG of The European Commission, 2002. 15 La Stampa, A scuola senza aver mangiato. “Molti bambini sono denutriti”, 21/11/2012. 16 La Stampa, Effetto “tagli agli sprechi”. Crolla l’assistenza sanitaria, 19/11/2012. L’andamento del mercato del lavoro in Piemonte FSE – Focus n° 10, dicembre 2012 qualche numero Nel primo semestre del 2012 le persone in cerca di un impiego salgono dalle 152.000 del 2011 a 186.000, il doppio di quante erano nel 2008, e il tasso di disoccupazione, fermo nel biennio precedente 7,6%, al supera la soglia del 9% A completamento del materiale utile ad una riflessione sugli effetti indotti dalla crisi sulla salute, oltre all’articolo sul convegno di epidemiologia tenutosi a ottobre a Bari proponiamo la lettura di questo focus, giunto in redazione qualche giorno fa dal Fondo Sociale Europeo (FSE). Il contributo propone una lettura super partes dell’andamento del mercato del lavoro in Piemonte. Sulla natura dell’FSE riproduciamo la “carta d’identità” scaricabile dal portale Internet di questo Ente europeo. “Il Fondo sociale europeo (FSE) fa parte dei Fondi strutturali dell’UE, ideati per ridurre le differenze nella qualità di vita e nella prosperità esistenti fra regioni europee e fra Stati membri, e serve dunque a incentivare la coesione sociale ed economica. L’FSE si dedica alla promozione dell’occupazione nell’UE, aiutando gli Stati membri a preparare al meglio la forza lavoro e le aziende di fronte alle nuove sfide globali. In breve: il finanziamento viene fornito in particolare a Stati membri e regioni in cui lo sviluppo economico è più arretrato; si tratta di un elemento chiave della strategia UE 2020 per la crescita e l’occupazione, la cui finalità è migliorare la vita dei cittadini comunitari offrendo loro nuove competenze e maggiori opportunità di lavoro; si pensi che tra il 2007 e il 2013 regioni e Stati membri dell’UE si divideranno un totale di 75 miliardi di euro per raggiungere gli obiettivi prefissati”. Nife Nella seconda metà del 2011, in seguito al nuovo shock finanziario legato alla crisi del debito sovrano, la situazione sul mercato del lavoro piemontese, che dall’inizio del 2010 era caratterizzata da sintomi di ripresa da cui si attendeva un progressivo consolidamento, torna a peggiorare, e verso la fine dell’anno l’ISTAT certifica l’entrata in recessione della nostra economia. Nel 2012 la crisi tende ad aggravarsi soprattutto sul versante della disoccupazione: nel primo semestre dell’anno le persone in cerca di un impiego salgono dalle 152.000 del 2011 a 186.000, il doppio di quante erano nel 2008, e il tasso di disoccupazione, fermo nel biennio precedente al 7,6%, supera la soglia del 9%. L’aumento interessa soprattutto le donne e appare riconducibile, in misura significativa, al cosiddetto effetto del “lavoratore aggiuntivo”, richiamato dal recente rapporto CNEL: sempre più persone, prima inattive, si presentano sul mercato o intensificano la ricerca di lavoro per necessità, al fine di recuperare almeno quella quota di reddito erosa dalla generale contrazione delle risorse disponibili alle famiglie. u febbraio 2013 33 Salute disoccupazione e geografia Il livello di disoccupazione piemontese è il più alto nel Nord Italia, dove la media generale si attesta al 7,5%. Le maggiori criticità interessano la popolazione giovanile (15-24 anni), per la quale nel 2011 il tasso di disoccupazione tocca in Piemonte 25%, il contro una media 21% del nel Nord, e che risulta in ulteriore crescita nel 2012: nel primo semestre, quando il dato regionale non è disponibile, il livello risulta salire nel Settentrione al 26%. 34 Il ricorso alla CIG e alla mobilità mantiene una relativa stabilità nei primi sei mesi dell’anno, con una tendenza al ribasso del monte ore di integrazione salariale, ma mostra una decisa accelerazione nel terzo trimestre, quando le ore di CIG aumentano del 40%, trainate dalla maggiore richiesta di Ordinaria, e il flusso di iscrizioni nelle liste cresce di oltre il 70%; a fine settembre le imprese con procedure di CIGS aperte sono 516, con 38.000 dipendenti interessati, di cui circa 10.000 coinvolti in situazioni di cessazione di attività o fallimenti, mentre lo stock di iscritti alla mobilità conta 47.000 unità. Le procedure di assunzione diminuiscono dell’8% nei primi nove mesi dell’anno, una caduta che si intensi!ca di trimestre in trimestre, da -2,1% tra gennaio e marzo a -12,4% tra luglio e settembre, e che interessa in prevalenza l’industria e le costruzioni, dove la diminuzione raggiunge il 18,3%; la domanda di lavoro, specie nel terziario, pare sorretta soprattutto dalla richiesta di personale generico (+11%), mentre si riducono sensibilmente le assunzioni di tecnici e intermedi (-21,5%). In questo quadro, piuttosto fosco, e che indica una netta accentuazione degli elementi di crisi negli ultimi mesi, le stime ISTAT dell’indagine delle forze di lavoro segnalano ancora una relativa tenuta dell’occupazione, che nel I semestre perde solo 4.000 addetti, concentrati fra la componente maschile, con una tendenza riflessiva più marcata nell’industria manifatturiera. La discreta performance dell’occupazione, in rapporto alle dinamiche rilevate nelle altre variabili considerate, è certamente, almeno in parte, frutto del massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali, dove un ruolo centrale assumono le deroghe, destinate a sostenere in specie le piccole imprese, maggiormente esposte alle oscillazioni del ciclo economico. Nel 2012 la richiesta di CIG in deroga, in linea con le tendenze prima delineate, si mantiene fino a giugno un po’ al di sotto dei livelli del 2011, in termini di ore richieste, ma registra un’accelerazione nel III trimestre che porta il bilancio dei primi nove mesi dell’anno a segnare un aumento del monte ore preventivo sul 2011 (da 30,4 a 31,3 milioni di ore), con una forte accentuazione fra le aziende non cassa integrabili (+34% in media) e una riduzione della domanda proveniente dalle imprese maggiori, che tendono a rivolgersi piuttosto all’ordinaria. Diminuisce il volume di integrazione appannaggio dell’industria in senso stretto (-19%), mentre cresce sensibilmente nelle costruzioni (+51%) e nei servizi non commerciali (+35%), e raddoppia letteralmente nel ramo commerciale e turistico (da 2 a 4 milioni di ore circa), in relazione al calo dei consumi. febbraio 2013 L’importanza delle deroghe sta non solo nella componente “passiva”, legata al sostegno al reddito delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti, ma anche nelle attività di politica attiva finanziate dal FSE, che qualificano l’intervento in una logica di rafforzamento delle competenze delle persone in CIG, con un’azione personalizzata che integra lavoro e formazione, variamente modulate a seconda delle caratteristiche del soggetto e delle modalità di sospensione dal lavoro. A tutto settembre 2012, sono poco più di 54.000 i dipendenti dalle imprese in crisi ad essere stati inseriti nei progetti coordinati dai Centri per l’Impiego, a cui si aggiungono 2.500 disoccupati fruitori della mobilità in deroga. Delle 56.500 persone coinvolte, 23.000 sono donne e 6.600 cittadini stranieri; il 44% circa (24.700 soggetti) ha partecipato ad attività formative, dove un rilievo portante assumono corsi di informatica e di lingue, a supporto di un processo di alfabetizzazione in queste due discipline di indubbio rilievo nel contesto regionale, ma dove un peso significativo assumono anche proposte di tipo professionalizzante nei vari rami di attività economica interessati. Si tratta di uno sforzo notevole, che ha introdotto logiche organizzative di tipo innovativo nel sistema dei servizi per l’impiego e che per la prima volta ha affermato operativamente e in forma estensiva il principio dello stretto raccordo tra politiche passive e attive. Nella situazione presente, peraltro, la ratio dell’intervento va in parte ripensata, sia in conseguenza delle ristrettezze finanziarie attuali, che impongono l’individuazione di linee di priorità puntuali e ben finalizzate, sia alla luce della forte crescita della disoccupazione sopra descritta, che sollecita una risposta adeguata da parte delle istituzioni. ¢ Cultura L’ACCABADORA TRA MITO, LEGGENDA E RICORDO “La letteratura aiuta a mediare i conflitti della realtà e a trovare un equilibrio tra passato e presente” Così Maria Antonella Arras, Coordinatore della Commissione Etica e Deontologia dell’OMCeO di Torino e componente della Consulta Deontologica Nazionale della FNOMCeO, inizia la sua lunga intervista a cura della redazione di Torino Medica sul mito di Accabadora (Accabadora e la sacralità del femminino, Ananke Edizioni, 2012). Il suo libro che ha già avuto molti riscontri mediatici e di pubblico continua ad incuriosire non soltanto per il tema, ma per il tipo di genere letterario che l’autrice ha scelto: una commistione perfetta tra saggio, romanzo e diario. Riproduciamo a lato, con gentile concessione dell’autrice, la prefazione del testo curata dall’antropologo Massimo Centini per l’edizione uscita nel 2012. Rosa Revellino 36 febbraio 2013 di Massimo Centini Mediando scienza, storia e mito, M. Antonella Arras ci offre un libro di grande fascino: un volume che ci consente di viaggiare nel tempo, seguendo il filo indelebile della tradizione. Senza scivolare in retorici voli pindarici sul “come si stava bene una volta” e senza nulla cedere a inutili richiami a presunti valori identitari, l’autrice conduce la sua ricerca avendo come elemento di riferimento la passione per la sua terra e lo sguardo antropologico caratteristico di chi è abituato a guadare dentro alla gente, percependone i moti dell’anima e le sue dirette correlazioni con la cultura. Nel libro occupa un ruolo determinate la s’accabadòra, figura contesa tra storia e leggenda, che nella Sardegna dei tempi andati era incaricata di porre fine alla vita dei morenti. In questo nostro tempo in cui la discussione sull’eutanasia si è arrestata su posizioni inconciliabili, colpisce molto sentir parlare di una pratica che ha in sé toni drammatici in cui riverberano i riflessi del cosiddetto geronticidio, cioè l’uccisione degli anziani compiuta con modalità in alcuni casi colme di influssi rituali. M. Antonella Arras, medico di formazione, si pone al cospetto di questo singolare e un po’ misterioso personaggio, con gli occhi disincantati di chi conosce il rilevante peso della sofferenza nel condizionare i comportamenti degli esseri umani, sempre alla ricerca di un mezzo per dare un senso al dolore, al male, alla morte. Sull’etimologia di s’accabadòra ci sono alcune ipotesi: in genere la parola viene traslittera in italiano con “ucciditrice” o “terminatrice”; Antonella Arras aggiunge: “La parola trae origine dal catalano acabàr e dal sardo acabài/agabbare/accabbare (a seconda della zona) che significano finire, portare a compimento, terminare (ad es: agabbala!, smettila!, nel Nuorese)”. Allo studio sulla s’accabadòra, M. Antonella affianca un’ampia messe di materiali sulla medicina popolare sarda: un campo sconfinato, che ancora una volta consente al lettore di effettuare un viaggio colmo di fascino nell’universo della tradizione popolare, oggi spesso dimenticata. Medicina e magia popolare sono spesso vicini: sono in simbiosi e danno vita a una serie di pratiche che attualmente fanno parte dell’archeologia culturale: le sue pratiche non sono però ascrivibili solo alla superstizione. Infatti alla sua complessa struttura si sono coagulati millenni di esperienze, tradizioni e credenze nate quando la magia, la religione e la scienza erano così vicine da sembrare un’unica realtà. Quanto noi oggi definiamo medicina popolare è soprattutto uno strumento capace di ricomporre simbolicamente, prima di tutto, l’equilibrio uomo-natura nel rispetto delle regole di esperienze rituali che si oggettivano in una sorta di “biologiamitica”. Nell’ambito che definiamo medicina popolare, scopriamo che la malattia e la guarigione (o la sua ricerca) sono correlate a una dimensione spesso irrazionale: ne consegue che la malattia può avere un’origine dovuta a una fattura o a un sortilegio attuato con l’ausilio di mezzi soprannaturali, di contro la guarigione può essere determinata da un intervento altrettanto soprannaturale portato da guaritori, maghi, ma anche da santi taumaturghi. La cultura medica erudita di tradizione antica e araba, quella religiosa che correlava la malattia al concetto di peccato e di espiazione e quella popolare basata su sistemi empirici e magici, convivevano nella tradizione popolare in una dimensione fortemente simbolica, in cui la patologia risultava uno status polivalente. Il libro di M. Antonella Arras ci consente di percorrere ampi ambiti di questa tradizione, guidandoci in un universo a tratti oscuro, in altri casi colmo di luce e di speranza. Anche di poesia: come si evince dai racconti con i quali l’autrice ha voluto arricchire il suo pregevole saggio. ¢ “TURIN”: il fascino discreto della torinesità di Nicola Ferraro Torino si scrive Turin in piemontese, in francese, in inglese, in tedesco, in spagnolo. Giocare con questo termine e trasformarlo nel nome di una nuova rivista che parla della nostra città e dei torinesi può risultare un gioco culturale elegante, raffinato, persino un po’ammiccante e dolcemente snob. E invece questo nome è in perfetta sintonia con la linea editoriale della nuova testata, presentata dal direttore Enrico Camanni sul primo numero di luglio 2012: “… raccontare la grande storia e le piccole storie della città per aiutarci a conoscerla, amarla e condividerla, nella certezza che la memoria -quella attiva, non la nostalgia- significhi valersi del passato per capire il presente e progettare il futuro”. Stiamo parlando di un nuovo trimestrale che col numero di gennaio è arrivato al primo importante giro di boa: sei mesi di vita in un periodo che definire “nero” per i giornali sarebbe puro eufemismo. Prima considerazione per questa iniziativa editoriale: un plauso al coraggio, che ci aiuta tutti a guardare con un briciolo di serenità in più il tempo che ci è dato vivere. Potremmo anche definire questa iniziativa una sfida: l’editore non a caso è un’associazione senza scopo di lucro che porta lo stesso nome della rivista e quindi nasce per realizzare proprio questa iniziativa editoriale. Turin, distribuita come supplemento de La Stampa ma anche acquistabile separatamente, è una rivista elegante senza essere patinata, a colori, leggermente più larga rispetto alle norma del formato Uni della maggior parte dei rotocalchi in edicola perché rilegata, ha una grafica moderna, piacevole e “amica”. Caratteristiche che unite alla sobrietà e al rigore nella scelta e nella trattazione degli argomenti, soprattutto di natura squisitamente storico-culturale, ne fanno il tratto d’identità che numero dopo numero si affina, si approfondisce di nuovi contenuti ed è già diventato una solida cifra stilistica che la rende riconoscibile immediatamente. L’impressione è che la testata, per scelta di tempi, rappresenti una sorta di punto di arrivo dei cambiamenti epocali vissuti da Torino e dalla torinesità a partire dalle Olimpiadi invernali del 2006 che davvero hanno rappresentato uno spartiacque tra passato e futuro. Già nel corso di quell’evento si era avuta la percezione che nulla sarebbe stato come prima. Come d’incanto erano spariti un certo provincialismo compiaciuto, quella specie di autarchia perseguita come valore e la mancanza di curiosità per quello che esisteva al di fuori della “cinta daziaria”. Torino si è aperta improvvisamente e con coraggio al mondo superando di slancio diffidenze, pigrizie, resistenze e il mondo l’ha premiata regalandole a piene mani la sua attenzione. Un’attenzione che è diventata turismo, importanza culturale sempre più percepita e valorizzata, bellezza nuova su cui riflettere e da regalare ai forestieri, senza paure, dopo aver saputo sfruttare al meglio le rivoluzioni copernicane della sua urbanistica. E così è diventata una città di fascino (de charme, come direbbero i francesi), che ha trovato una solida e piacevole dimensione estetica alla sua naturale capacità di efficienza, di pragmatismo, di disincanto sobrio, severo ma sempre elegante. Turin sembra aver raccolto il testimone di questo cambiamento “antropologico” per riflettere, attraverso un affascinante gioco di specchi, tra passato e presente e dar voce alla voglia di futuro: il futuro sembra proprio la dimensione nuova più adatta alla nostra città sempre più bella e affascinante. Un’ultima notazione in tema con Torino Medica: sul numero di gennaio di Turin, da pagina 50 a 55, una interessante storia ospedaliera della nostra città. “Spedali e hospedali” il titolo. Sottotitolo: “Ammalarsi, guarire e morire a Torino”. Attendiamo con curiosità il numero 2 del 2013. ¢ febbraio 2013 37 La ricerca in Provincia L’infezione da Helicobacter pylori (H. pylori) interessa circa la metà della popolazione mondiale, con tassi, nei paesi in via di industrializzazione, in alcuni casi tripli rispetto a quelli dei paesi Industrializzati. L’importanza di questo batterio, la cui prima descrizione risale alla fine dell’Ottocento ad opera di Giulio Bizzozzero, professore all’Università di Torino, è dovuta al fatto di essere il principale agente responsabile della gastrite e dell’ulcera gastro-duodenale ed un importante iniziatore della carcinogenesi gastrica. Benché le informazioni microbiologiche e patogenetiche inerenti l’infezione da H. pylori siano consolidate, di crescente interesse è la sua resistenza agli antibiotici. H. Pylori e resistenza agli antibiotici Nuove stategie d’attacco Abbiamo parlato di infezione da H. pylori con Rinaldo Pellicano, gastroenterologo nella Struttura Compessa di Gastroenterologia dell’Ospedale Molinette, diretta dal professor Mario Rizzetto. a cura di Massimo Boccaletti Abbiamo dati recenti sull’epidemiologia dell’infezione da H. pylori nella nostra area? In uno studio condotto due anni or sono abbiamo evidenziato che il 27% di chi si sottopone per la prima volta alla gastroscopia ha un’infezione, meno frequente nei giovani, rispetto alla fascia di età medio-avanzata (il cosiddetto “effetto coorte”), per il progressivo miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie. Alcuni studi hanno da tempo ipotizzato il coinvolgimento dell’infezione da H. pylori anche al di fuori dello stomaco e del duodeno. Qual è la situazione? Negli ultimi vent’anni alcuni studi hanno inve- 38 febbraio 2013 stigato aspetti epidemiologici e patogenetici del microrganismo in patologie cardiache, epatiche, cutanee, ematologiche, reumatologiche e altre. Ne sono emersi dati importanti come la segnalazione (contemporanea a Torino e Bordeaux) per la prima volta al mondo di genoma del batterio a livello epatico in soggetti con cirrosi e tumore del fegato. Di qui il possibile ruolo patogenetico di H. pylori, senza, finora, altri riscontri oggettivi. Resta l’indicazione delle Linee-Guida Europee (Maastricht IV/Florence 2012) che al di fuori delle patologie gastro-duodenali è indicato trattare l’infezione in caso di anemia sideropenica, porpora trombocitopenica idiopatica (grado di raccomandazione A) e deficit di vitamina B12 (grado B). Dal punto di vista terapeutico qual é l’approccio raccomandato? Le recenti Linee Guida Europee (Maastricht IV/ Florence 2012) confermano l’indicazione all’impiego di farmaci antisecretori (inibitori di pompa protonica o PPI) combinati con antibiotici, di cui si utilizza Claritromicina in prima battuta laddove vi è una bassa resistenza (<15-20%) batterica a questo antibiotico o uno schema terapeutico a base di sali di bismuto o con Levofloxacina, se elevata. Ostacolo all’approccio è il fatto che spesso non è nota l’epidemiologia della resistenza ad uno specifico antibiotico sul territorio. E se non si elimina il batterio? Si raccomanda il ricorso alla terapia con sali di bismuto o levofloxacina, in relazione però a ciò che è stato prescritto in prima battuta. Ovviamente, non si ripete uno schema già effettuato. In tal modo si riesce ad eradicare l’infezione in tutti i pazienti? No, rimane ancora infetto un 10-15 per cento dei portatori di H. pylori, ma le Linee Guida propongono di adeguare la strategia terapeutica alle disponibilità offerte dalle strutture sanitarie del territorio in cui si vive. In pratica, dove é possibile o non vi sono alternative, si decide se effettuare la coltura batterica con i test di resistenza e s’imposta un trattamento guidato dai risultati. E alle Molinette che Linea seguite? Dopo un lungo periodo passato nel centro di Bordeaux (diretto dal professor Mégraud), riferimento europeo per lo studio degli Helicobacter, ho creato attraverso una serie di studi epidemiologici, microbiologici (con test colturali e di sensibilità batterica agli antibiotici) e di trattamento, una piramide terapeutica (la “Piramide di Torino”). Dopo tutto in città abbiamo uno dei più importanti Musei Egizi del mondo… In cosa consiste ? In una serie di tappe terapeutiche, frutto degli studi di cui ho appena detto, che portano all’eradicazione del batterio in circa il 99% dei pazienti. Si parte da schemi semplici, di triplice terapia, la cui efficacia è ormai nota nella nostra area, per proseguire, in caso di fallimento terapeutico verso uno schema di quadruplice terapia e, in caso di ulteriore inefficacia, verso il ricorso alla Rifabutina. Uno schema che ha avuto ampia risonanza sugli organi di stampa… Sì, perché rappresenta una novità assoluta. Recentemente é stata pubblicata una metanalisi con 1.000 casi di infezione da H. pylori trattati con Rifabutina in tutto il mondo. Dopo aver ot- febbraio 2013 39 La ricerca in Provincia tenuto l’autorizzazione al suo impiego (è un farmaco off-label) ho trattato oltre 100 pazienti con buoni risultati. Quali sono le novità in termini di terapia? Ho partecipato ad uno studio europeo pre-pubblicato, i cui risultati potrebbero modificare gli attuali approcci al trattamento dell’infezione, con estremo interesse soprattutto per i medici di famiglia: i primi, in genere, ad affrontare il trattamento. È stata analizzata in pratica la resistenza di H.pylori agli antibiotici in pazienti mai trattati (resistenza primaria) e ne è emerso un elevato tasso di resistenza alla Claritromicina. Da cosa dipende? Come per altre infezioni, dal diffuso impiego del farmaco nella popolazione. In particolare, è un antibiotico cui si ricorre spesso per supposte infezioni delle vie respiratorie o otorinolaringoiatriche. Nello studio sono stati combinati i dati di ogni paese partecipante: comparando il consumo di uno specifico antibiotico e i rispettivi tassi di resistenza di H.pylori, l’associazione è risultata molto evidente. “Le recenti Linee Guida Europee (...) confermano l’indicazione all’impiego di farmaci antisecretori (inibitori di pompa protonica o PPI) combinati con antibiotici, di cui si utilizza Claritromicina in prima battuta (laddove vi è una bassa resistenza batterica a questo antibiotico) o uno schema terapeutico a base di sali di bismuto o Levofloxacina, se la resistenza è elevata” Cosa succede nel nostro territorio? Il tasso di resistenza primaria alla Claritromicina da noi è risultato pari al 26.7%, mentre quello inerente la Levofloxacina pari al 17.2%, ma potrebbe peggiorare in futuro essendo l’Italia il Paese con il più alto tasso di utilizzo di Levofloxacina. E questo dato come potrebbe cambiare i nostri schemi di trattamento? Dopo 15 anni d’impiego di Claritromicina potremmo dover iniziare il trattamento con Levofloxacina, cosa di cui le Linee Guida, come dicevamo in precedenza, hanno già preso atto. Quale il messaggio da lanciare a chi imposta tali trattamenti? In genere il miglior modo per un’elevata eradicazione è seguire gli schemi come indicato dalle Linee-Guida, oltre a ottimizzare il trattamento dei disturbi di altri organi. Agli antibiotici si ricorre solo se potranno servire. Quali prospettive per i trattamenti del futuro? Alcuni lavori indicano che potranno trovare crescente indicazione nuove strategie terapeutiche come il trattamento sequenziale o l’impiego di nuove formulazioni farmacologiche. In un trial pubblicato nel 2011 il trattamento con uno schema che comprendeva oltre al PPI, un’unica capsula contenente Bismuto, Metronidazolo e Tetraciclina ha permesso di eradicare l’infezione nel 80% dei casi contro il 55% di uno schema tradizionale. ¢ 40 febbraio 2013 Bibliografia di riferimento -Avenaud et al. Detection of Helicobacter species in the liver of patients with and without primary liver carcinoma. Cancer 2000;89:1431-9. -Gisbert et al. Review article: rifabutin in the treatment of refractory Helicobacter pylori infection.Aliment Pharmacol Ther 2012;35:209-21. -Malfertheiner et al. Management of Helicobacter pylori infection-The Maastricht IV/Florence Consensus Report. Gut 2012;61:646-64. -Malfertheiner et al. Helicobacter pylori eradication with a capsule containing bismuth subcitrate potassium, metronidazole, and tetracycline given with omeprazole versus clarithromycinbased triple therapy: a randomised, open-label, non-inferiority, phase 3 trial. Lancet 2011; 377: 905-13. -Megraud et al. Helicobacter pylori resistance to antibiotics in Europe and its relationship to antibiotic consumption. Gut 2012, in press. -Pellicano et al. Helicobacter species and liver diseases: association or causation? Lancet Infect Dis 2008;8:254-60. -Ponzetto et al. Helicobacter infection and cirrhosis in hepatitis C virus carriage: is it an innocent bystander or a troublemaker? Med Hypotheses 2000:54:275-277. STAMINALI PER GUARIRE LE FERITE? FUNZIONANO Sperimentate alle Molinette e al Mauriziano In una sperimentazione attuata da un gruppo multidisciplinare torinese degli ospedali Molinette e Mauriziano le cellule staminali del midollo osseo sono state mobilizzate per agevolare la guarigione di estese asportazioni di tessuto dovute alla presenza di cisti sacro-coccige, complicate da numerosi tragitti fistolosi, e recidive di precedenti interventi. I risultati ottenuti, pubblicati nell’agosto scorso dalla prestigiosa rivista internazionale Cytotherapy, hanno mostrato un accorciamento sensibile dei periodi di guarigione rispetto ai pazienti non sottoposti a stimolazione midollare delle proprie cellule staminali. I ricercatori sottolineano come nello studio, approvato dal Comitato Etico dell’ospedale Molinette, non si siano verificati effetti collaterali negativi e come la metodica risulti fattibile e sicura. Dal laboratorio al letto del malato La ricerca di base sulle cellule staminali suscita da tempo grande interesse e grandi speranze per la terapia di molte patologie in cui potrebbe essere strategica la rigenerazione di tessuti o addirittura di interi organi. Promesse sempre più spesso mantenute ma limitatamente al laboratorio. Fino ad ora infatti le applicazioni cliniche sono state scarse e circoscritte all'impiego in particolari casi di malattie ematiche. La collaborazione tra due gruppi universitari della Scuola di Medicina dell’Università di Torino, uno chirurgico condotto dal professor Carlomaria Fronticelli (Oncologia chirurgica dell’Ospedale Molinette di Torino), e l'altro dal professor Corrado Tarella (Direttore dell’Ematologia e Terapie Cellulari dell’Ospedale Mauriziano), ha consentito di trasferire queste ricerche dal laboratorio nella pratica clinica. Il processo in sé è semplice: si tratta di stimolare alcune linee cellulari presenti nel midollo osseo di ognuno di noi, facenti parte della grande famiglia delle staminali, in modo che migrino là dove si sta verificando un processo di guarigione di una ferita. La stimolazione avviene attraverso la somministrazione di fattori di crescita, già ampiamente studiati nella patologia umana, che attivano e mobilizzano le cellule staminali del midollo osseo del malato in modo che diventino parte attiva nel processo di guarigione. Indicazioni La metodica è indicata ovviamente per le ferite di superficie più ampia e quindi più facilmente infettabili, con grandi perdite di sostanza e che sono fonte prolungata di disagio per il paziente a causa delle numerose medicazioni necessarie a ottenere la guarigione. ¢ Nicola Ferraro (Dal comunicato stampa di PP Berra Città della Salute e della Scienza) febbraio 2013 41 Le nostre radici Il celebre neurologo Oskar Vogt era un convinto antinazista di Davide Schiffer * Mi permetto di inviare a codesta Redazione un’osservazione che ho inviato a La Repubblica in merito al bellissimo articolo di Elena Dusi sul cervello di Einstein comparso mercoledì, 2 gennaio 2013 a pagina 35 dal titolo “Einstein. Il segreto della super intelligenza cervello piccolo, ma pieno di curve”. IL RAPPORTO MENTE/CERVELLO *Professore Emerito di Neurologia, Università di Torino. Direttore Centro Ricerche di Vercelli del Policlinico di Monza 42 Dico bellissimo articolo perché solleva un problema di portata gigantesca in quanto tocca l’annosa questione del rapporto mente/cervello che in ambito non scientifico è ancora discusso in termini di contrapposizione fra riduzionismo e anti-riduzionismo. Scientificamente oggi la contrapposizione non ha senso e non vi sono dubbi sul fatto che quella che chiamiamo “mente” sia un’espressione del cervello: ne fanno fede il rapporto fra la complicatezza del cervello e lo sviluppo della “mente” nella filogenesi e le modificazioni organiche che l’apprendimento induce nel cervello. Il grande Eric Kandel ha dimostrato che mentre la memoria a breve termine induce febbraio 2013 Men modificazioni funzionali nel cervello, quella a lungo termine ne induce di anatomiche (modificazioni delle sinapsi). D’altronde, duecento anni di indagine anatomo-clinica dimostrano che una lesione del cervello comporta una sintomatologia neuro-psichica. Va però rilevato che oggi un rapporto diretto fra psiche ed anatomia del cervello all’infuori della patologia non è accettato senza discussione; rilevato con la mediazione della Risonanza Magnetica, esso coinvolge il concetto di coscienza su cui il dibattito è più che mai acceso. È difficile accettare che siano l’anatomia o l’istologia a spiegarci la funzione psichica perché troppo grossolane e soggette a grande variabilità individuale; questo spiega lo scetticismo con cui sono state accolte le osservazioni di Dean Falk sulle anomalie riscontrate del cervello di Einstein, così bene illustrate da Elena Dusi. In questo rapporto tendiamo invece a privilegiare la base molecolare o ultrastrutturale. In realtà il punto di incontro fra il biologico e la soggettività, come dice il grande neuro scienziato Eric Kandel, e cioè fra l’atto neurale e l’atto mentale, non è o non è ancora conosciuto. nte e cervello OSKAR VOGT FU PERSEGUITATO DAL NAZISMO L’oggetto delle mie osservazioni tuttavia non è il cervello di Einstein, ma semmai quello di Lenin e indirettamente l’operato di Oskar Vogt che lo esaminò all’autopsia. Negli anni venti del Secolo scorso. Discutendo la vicenda, ancora in parte misteriosa, del cervello di Lenin e il suo studio da parte del professor Vogt, Elena Dusi riferisce le conclusioni di questo studio secondo cui Lenin era un “atleta del pensiero associativo”; dice anche – e questo è il passo che ha attirato la mia attenzione– che “qualche anno più tardi Vogt non aveva disdegnato di lavorare sotto il regime nazista”. All’inizio della mia carriera di neurologo/neuropatologo sono stato allievo del prof. Vogt e ho lavorato nel suo Istituto di Neustadt/Schwarzwald. Conosco bene pertanto la storia del grande studioso del sistema nervoso, morto nel 1955 e perseguitato dal regime di Hitler. In memoria del famoso personaggio e maestro e grato per la benevolenza avuta nei miei confronti quando allora, negli anni cinquanta del secolo scorso, giovanissimo studente postlaurea della Neuropatologia tedesca, fui invitato a lavorare nel suo famoso Istituto. Non posso pertanto sottrarmi al dovere di fare alcune precisazioni circa i suoi rapporti con il nazionalsocialismo. L’esame autoptico del cervello di Lenin Oskar Vogt era molto noto al passaggio fra i secoli XIX e XX nell’alta società tedesca, all’epoca del Kaiser Guglielmo, per i suoi studi di anatomia del cervello e anche per occuparsi di ipnosi, com’era di moda in quell’epoca. Era medico di famiglia del barone Alfred Krupp di cui, si dice, abbia goduto di finanziamenti per la ricerca. Lenin morì per un ictus nel 1923 e Vogt fu chiamato a Mosca per esaminarne il cervello in quanto uno dei maggiori esponenti della neuropsichiatria tedesca e cultore di Neuroanatomia. Lenin si era ammalato per un infarto cerebrale ed erano già stati consultati famosi neurologi dell’epoca, come Nonne, Bumke, Foerster, Henschen, Strümpell. Vogt rimase alcuni anni a Mosca nel famoso Istituto per le Ricerche sul Cervello, dove condusse un esame approfondito del cervello facendone più di trentamila sezioni. La conclusione nel 1925 fu: “…nel III strato corticale, specie nella parte profonda di molte aree cerebrali, ho trovato neuroni piramidali di straordinaria grandezza e numero, mai visti prima da me…. Il reperto anatomico ci permette di identificare Lenin come un atleta del cerello e un gigante delle associazioni”. Questo è quanto il mondo scientifico seppe del cervello di Lenin, come risulta bene dall’articolo di Kreutzberg, Klatzo e Kleihues “Oskar and Cécile Vogt, Lenin’s brain and Bumble-Bees of the Black Forest” comparso su Brain Pathology nel 1992. u febbraio 2013 43 Le nostre radici Come dirà poi Spengler nel libro “Lenin Hirn” (Rowolt Verlag, HamburgReinbeck, 199), Lenin era affetto da neurosifilide, ma la notizia non era trapelò per proteggere la sua immagine. Sicuramente si trattava di una demenza multi-infartuale. Il mistero sta nel fatto che nessuno conobbe mai per intero il referto di Vogt sul famoso cervello. Nel mio soggiorno presso il suo Istituto glielo chiesi direttamente, ma non mi disse altro che quello sopra riportato. Poiché tutto il materiale elaborato si trova presso l’Istituto di Ricerche sul cervello di Mosca, un suo esame retrospettivo condotto con tecniche moderne potrebbe dare una risposta più precisa. Comunque Vogt ricevette come compenso un milione di rubli che, al suo ritorno in Germania, lasciò in Unione Sovietica e di cui usò gli interessi per il funzionamento del suo nuovo Istituto di Ricerche sul cervello a Neustadt, come dirò. Oskar Vogt: scienziato antinazista Vogt era un uomo dalle grandi intuizioni e costruzioni teoriche sul funzionamento del cervello, di cui fu l’emblema la Patoclisi (“…particolare vulnerabilità di determinati sistemi o regioni cerebrali verso agenti morbosi di varia natura”, Enciclopedia Treccani, ndr). Fin dal 1919 dirigeva a Berlin-Buch il grande Istituto Kaiser Wilhelm per le ricerche sul cervello, dove lavoravano sessanta fra assistenti e tecnici e dove Berger svilupperà per primo l’elettroencefalografia. Aveva forti sentimenti anti-nazisti che si acuirono quando con le leggi di Norimberga dovette licenziare scienziati ebrei di grande rinomanza come Rose e Bielschowky. Racconta Klatzo, suo allievo dopo la guerra (intervista a Klatzo :”If you had met him, you would know” su Brain Pathology, 1992), che Vogt addirittura aveva nascosto e sottratto all’arresto due ebrei; uno era editore di un famoso giornale tedesco e l’altro era un medico polacco. Questo aggravò i suoi dissapori con i nazisti e un bel giorno arrivò all’Istituto una squadra di nazi con a capo Goebbels per arrestare i due ebrei. Sulla scala di accesso all’Istituto, il grande Vogt, piccolino di statura, si oppose all’ingresso della squadraccia; vi fu un alterco verbale e si venne alle mani con la spinta di Goebbels giù per le scale. Non venne spedito a Dachau per la sua grande notorietà internazionale – aveva una trentina di lauree honoris causa. Si arrivò ad un compromesso per cui nel 1926 dovette lasciare il grande istituto berlinese per un istituto molto più piccolo, confinato nella Foresta Nera: lo Hirnforschungsintitut di Neurstadt, quello appunto frequentato da me negli anni cinquanta. La storia però non finì lì. Vogt, avviandosi verso i settant’anni, fu richiamato militare e per ritorsione e per schernirlo fu inviato ai campi di addestramento a fare i duri esercizi delle reclute. Ho visto sul suo tavolo di lavoro a Neustadt una sua fotografia in divisa da recluta tedesca, goffamente sull’attenti con il suo tipico pizzetto bianco e la bustina rigida in testa, “alla marmittone”. Dopo tre mesi fu rimandato a casa. Fedele compagna fu la moglie, Cècile Vogt, di Annecy che aveva conosciuto a Parigi durante un soggiorno presso i laboratori di Lhermitte, il grande neuropatologo francese. La Cècile partecipò alle ricerche di Vogt e anzi ne fu la guida logica, lasciando a lui lo spaziare nei cieli delle teorie e delle ipotesi. A suo nome va la descrizione dello status marmoratus e dismielinisatus che i neurologi di tutto il mondo conoscono molto bene. La grande teoria di Vogt fu la “Patoclisi” che vedeva il cervello caratterizzato da una sensibilità e vulnerabilità differenziata nelle sue varie aree, cosicché le stesse cause patogene potevano avere effetti diversi agendo su aree diverse. Questo concetto non fu accettato da tutti e uno dei maggiori critici fu Spielmeyer che sosteneva la base vascolare di molte malattie, ma trionfò negli anni cinquanta e sessanta. Oggi non è più nel vocabolario neuro-scientifico, ma potrebbe tuttavia ancora trovare conferme nelle moderne vedute su neurotrasmettitori, recettori, aminoacidi eccitatori... 44 febbraio 2013 Cecile Vogt, la moglie del neurologo, compagna fedele e preziosa collaboratrice Il giovane Davide Schiffer a Neustadt e la sua testimonianza su Vogt Un ultimo aneddoto. Quando arrivai all’Istituto di Neustadt,invitato dallo stesso Vogt a lavorare con lui, Vogt aveva 84 anni e Cécile 77. Durante il mio colloquio all’ingresso nell’Istituto, Vogt mi chiese a bruciapelo di che religione fossi. Mi rifiutai di rispondere e – non conoscendolo ancora – pensai che si ricominciasse tutto daccapo. Mi disse che era per l’otto per mille che le tasse riservavano alle religioni e mi raccontò la sua lunga storia. Il giorno in cui lasciai Neustadt per rientrare in Italia, la Cécile, che aveva per me una predilezione in quanto piemontese e quindi affine ai savoiardi, mi disse: “retournez; on vous attendrai.” Vogt lavorò senza dubbio durante il regime nazista; anzi il regime si instaurò in Germania proprio mentre lui dirigeva il Kaiser Wilhelm Institut. Con l’avvento delle leggi razziali molti professori ebrei fuggirono, ma quelli non ebrei rimasero a casa loro e molti di loro collaborarono con il regime e si resero responsabili di barbarie ai danni degli ebrei e altri disgraziati. Vogt pagò un prezzo per poter continuare a lavorare e subì un grosso ridimensionamento delle sue potenzialità. Non morì a Dachau, come gli oppositori Saller, Kleist, Bonhoeffer e altri solo perché i nazisti non azzardarono colpire un uomo che tutto il mondo onorava. Del resto lo tennero in vita per dimostrare la loro umanità e rispetto per la cultura, così come avevano tenuto in vita fino alla fine della guerra l’ospedale ebraico di Berlino, da mostrare ai funzionari della Croce Rossa internazionale, nel più puro spirito teutone, come dice Primo Levi, il cui emblema fu l’ “Arbeit macht frei.” all’ingresso ad Auschwitz. Grazie ancora ad Elena Dusi per aver sollevato e discusso un problema così interessante e aperto che mi dà l’occasione per ripagare i Vogt per la loro benevolenza. I miei migliori sentimenti. ¢ Dai congressi Un convegno internazionale sull’innovazione tecnologica nella chirurgia mini-invasiva urologica Il 3D in sala operatoria per l’urologia di domani di Simona Arpellino Nel corso degli ultimi quindici anni l’urologia ha conosciuto grandi cambiamenti: la Struttura Complessa di Urologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria San Luigi Gonzaga di Orbassano ha investito molte risorse nella direzione dello sviluppo di una chirurgia cosiddetta mini-invasiva. Inizialmente la chirurgia urologica ha conosciuto una prima svolta netta, la laparoscopia: una chirurgia eseguita mediante accesso al sito chirurgico intra-corporeo mediante multiple piccole incisioni, che ha rappresentato la più grande rivoluzione nella chirurgia urologica nel corso degli ultimi due decenni – spiega il Professor Francesco Porpiglia. Oggi, con l’introduzione della robotica e l’affiancamento alla laparoscopia tradizionale di nuove tecnologie e più moderni strumentari laparoscopici tuttora in continuo sviluppo, stiamo assistendo ad una seconda rivoluzione che può considerarsi il livello successivo di evoluzione della chirurgia miniinvasiva: la cosiddetta “chirurgia tecnologica”. Questa chirurgia offre al chirurgo la possibilità di eseguire gli stessi interventi riducendo il numero di incisioni, riducendone la lunghezza, ovvero sfruttando gli orifizi naturali fino a consentire una chirurgia virtualmente “scarless” (senza cicatrice), riducendo al minimo il trauma cagionato dall’intervento stesso. L’urologo moderno, insomma, in particolare nei centri di eccellenza, assiste a un grande progresso tecnologico che sta guidando l’evoluzione della chirurgia mini-invasiva. 46 febbraio 2013 Francesco Porpiglia è professore Associato di Urologia presso l’Università S. Luigi Gonzaga. Dirige la Struttura Complessa a direzione Universitaria Urologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria “San Luigi Gonzaga”. è membro di numerose Società Scientifiche fra le quali la Società Italiana di Urologia (S.I.U), la Società Italiana di Urologia Oncologica (SIUrO), la Società Italiana di Endourologia (I.E.A.) e la società Europea di Urologia (EAU). è membro dell’Editorial Board della rivista European Urology. A testimonianza del peso che sta acquisendo questo tipo di chirurgia nei tempi moderni, nei giorni 31 gennaio e 1 febbraio, al San Luigi di Orbassano si è tenuto il “Technourology-Congress”, organizzato proprio dalla S.C.D.U. di Urologia, diretta dal Prof. Porpiglia, “padrone di casa”, in collaborazione con l’istituto di Urologia della Cleveland Clinic. Il programma del Meeting ha previsto letture e coinvolgenti dibattiti, animati dagli esperti mondiali del settore, nonché sessioni di chirurgia in diretta, con proiezione delle immagini in 3D, per consentire all’audience ed alla Faculty del Meeting, provenienti da tutto il mondo, di beneficiare della visione tridimensionale consentita grazie allo sviluppo di moderne ottiche 3D. Ai qualificati ospiti internazionali presenti al Congresso, infatti, è stata offerta una vera e propria immersione in grande schermo del punto di vista intraoperatorio del chirurgo: come trovarsi in sala operatoria con la stessa visione 3D che le ultime tecnologie consentono. Uno sforzo di grande complessità dal punto di vista tecnico, curato dalla SGI di Torino, che ha permesso di conciliare segnali video provenienti da tre differenti sorgenti 3D di due sale operatorie in contemporanea e trasmetterli in fibra ottica sul maxi schermo dell’aula universitaria che ospitava i congressisti. Fra i principali argomenti trattati: la LESS (Laparo-endoscopic Single-Site Surgery) e la LESS robot-assistita, tecniche, come si accennava, che prevedono l’esecuzione dell’intervento attraverso un’unica minuta incisione (3-4 cm), la NOTES (Natural Orifice transluminal endoscopic surgery), in cui si sfruttano gli orifizi naturali come vie d’accesso per l’introduzione degli strumenti utilizzati dal chirurgo per eseguire l’intervento (nefrectomia transvaginale, ndr) e la mini-laparoscopia, che prevede l’uso di strumenti di soli 3 mm di diametro. Le ottiche utilizzate per la visualizzazione intracorporea degli strumenti, caratteristiche della laparoscopia, sono state pressoché esclusivamente 3D, per migliorare la visualizzazione intraoperatoria e aumentare il dettaglio anatomico. Si è inoltre fatto uso di coloranti per alcune strutture anatomiche, testimonianza dello sviluppo in parallelo di una chirurgia sempre più guidata dalle immagini e dal colore. Durante i due giorni di congresso sono passate in rassegna le più importanti e recenti innovazioni tecnologiche attualmente disponibili. Obiettivo del Professor Porpiglia – che ha all’attivo oltre 2000 interventi di chirurgia mini-invasiva per carcinoma prostatico, patologie renali tumorali e malformative, eseguiti in laparoscopia tradizionale o robot-assistita – è stato dimostrare come queste tecniche, apparentemente innovative e fantascientifiche, siano già una realtà presso la S.C.D.U. di Urologia del San Luigi e come possano diventare uno standard di cura in futuro. ¢ febbraio 2013 47 rubriche IN LIBRERIA David Livingstone La verità oltre la leggenda Letto da Mar. Ca. Rob Mackenzie traduzione di Marco Calgaro david livingstone La verità oltre la leggenda Nel 2013 ricorre il bicentenario della nascita di David Livingstone, nato nel 1813, eppure in Italia ben poco si sa di questa persona eccezionale. Livingstone è rimasto confinato nella leggenda, quasi non fosse una persona reale. Qualcuno forse ricorda il suo incontro con Stanley e la famosa frase: “Il dottor Livingstone, suppongo?”, qualcuno forse ricorda che si era messo alla ricerca delle sorgenti del Nilo; tutto il resto è leggenda. Ma la vicenda umana di Livingstone è molto reale e di estremo interesse, anche per i giorni nostri. La mia scoperta di quest’uomo è avvenuta per caso, durante uno degli innumerevoli scali all’aeroporto di Johannesburg quando, intorno al 2005, prestavo servizio medico volontario nella cura dell’AIDS in Africa. È lì che ho trovato il libro di Rob Mackenzie e da quel momento Livingstone è stato un po’ come un compagno di viaggio. Da allora ho sentito la necessità di far conoscere la sua vera storia, oltre la leggenda, ed ho deciso di tradurre questa biografia. Medico, missionario, esploratore, navigatore, testimone contro la schiavitù, l’estrema ricchezza della sua testimonianza di vita in tutti questi campi é zeppa di insegnamenti anche per noi, uomini e medici moderni. Il ricavato del libro verrà devoluto interamente all’orfanatrofio di Chinhoyi in Zimbabwe, gestito dallo stesso autore. Edizioni Lampi di Stampa Pagine 460 Euro 27,80 L’ultima profezia del mondo degli uomini - L’epilogo Letto da Nicola Ferraro E sono sei! Con questo volume Silvana De Mari, medico prestato al fantasy, alla psicoterapia, all’affabulazione in teatro e a chissà quanti altri ambiti della cultura, completa la saga iniziata con L’Ultimo Elfo e proseguita con L’Ultimo orco, Gli ultimi incantesimi, L’ultima profezia del mondo degli uomini, Io mi chiamo Yorsh: una sorta di prequel, come si dice oggi nel mondo della produzione artistica seriale. Una definizione che fissa come in un fotogramma una modalità produttiva dell’industria culturale e niente più. Perché Silvana De Mari è considerata un autore di culto del fantasy in Italia e in moltissimi paesi stranieri: non a caso è una delle scrittrici italiane più tradotte all’estero. La struttura narrativa sembra ripercorrere quella dell’Ultimo orco: anche qui le sorti esistenziali degli individui vengono gestite da un “bastardo”, nel senso in cui lo si può intendere disquisendo di Genetica delle popolazioni. Nella narrazione simboleggia il melting pot contemporaneo, il rimescolamento in una dimensione nuova e magari orgogliosamente “imbastardita”, di genti e culture diverse come è avvenuto nelle Americhe, in Australia, Canada ed ora da noi. 48 febbraio 2013 L’ultima profezia del mondo degli uomini — L’Epilogo è la conclusione di vicende, raccontate con piglio mitologico, che dire intricate è poco, in cui ogni personaggio, ogni azione, ogni sviluppo narrativo si esaurisce facendo trionfare pace e ordine dopo pagine e pagine avvincenti di guerre, violenze, sopraffazioni, dominazioni. Mi perdonino i cultori del genere ma a me il genere (e segnatamente la produzione della De Mari) sembra la riproposta in chiave moderna della catarsi della tragedia greca in cui, come in un gioco affascinante di specchi, l’interiorità più inconfessabile diventava visibile e l’individualità assumeva misteriosamente una dimensione collettiva senza autoeliminarsi. Il Fantastico conserva secondo me molto del piglio narrativo epico classico ed è a ben guardare un modo per entrare in rapporto profondo con la complessità del mondo contemporaneo; lo fa attraverso un rinnovato e rassicurante gioco di specchi più adatto alla nostra sensibilità, alla nostra cultura, alle nostre convinzioni e credenze… che sono figlie di “Epidauro” ma che dal teatro di quella città del Peloponneso hanno camminato in tutte le direzioni per ben di più di duemila anni. Come nella tragedia greca, anche nei libri della De Mari si raccontano le problematiche e i valori che fondano le civiltà e le ragioni per cui i villaggi diventano nazioni e le nazioni a volte imperi… Un materiale da far tremare i polsi ma che nelle mani di questa scrittrice assume la naturalezza, la semplicità, la chiarezza gratificante e disarmante del gioco. Segno indubbio di qualità: sempre e in ogni caso. Silvana De Mari l’ultima profezia del mondo degli uomini - l’epilogo Fanucci Editore Pagine 296, Euro 13,00 La trappola Letto da Lucina Vivalda Cuamm medici con l’Africa Chi l’ha conosciuta durante il recente tour in Italia per la presentazione di questo libro ha subito capito di trovarsi di fronte una donna forte e ad un’Africa nuova. Una donna africana che lavora e lotta perché il continente che sembra avere come unico destino l’essere colonizzato, ancora oggi, appartenga finalmente agli africani. E così il suo viaggio, un lungo peregrinare durato otto anni, sulla scia di tanti che partono per raggiungere la mitica “Mbeng”, l’Europa, inseguendo il sogno fallito di diventare calciatrice, diventa un percorso iniziatico, che le permette di raggiungere la consapevolezza di quanto sia illusorio rinnegare se stessi e le proprie origini per diventare altro da sè, alla ricerca di una vita migliore, di un benessere che spesso si rivela fittizio e raggiunto attraverso enormi sofferenze, e come questa non sia necessariamente l’unica risposta possibile per uscire dalla povertà, né la sorte ineluttabile dei giovani africani. Partita dalla città di Douala nel settembre 1998 attraverserà Nigeria, Togo, Benin, Costa D’Avorio e poi Mali, Senegal, Algeria fino al Marocco con tutti i mezzi possibili, barca, camion, treno, bus e naturalmente anche a piedi, incontrando dogane, posti di blocco, prigioni, fino ad essere definitivamente respinta, otto anni e settemila chilometri dopo, lungo il confine armato di Ceuta e Melilla. In mezzo qualche periodo di lavoro, molti incontri anche importanti e molta umiliazione. Il racconto, corredato di cartine, è asciutto e distaccato e non vuole muovere a facili commozioni ma solo testimoniare un’esperienza. L’incontro fondamentale con Aminata Traorè, ex ministro della cultura in Mali, donna e voce autorevole di denuncia delle politiche internazionali che stanno schiacciando il continente africano, permette a Clariste di diventare “un’africana fiera di esserlo” e di lavorare perché i giovani africani comprendano che se è diritto di ognuno, nel nord come nel sud del mondo, decidere dove vivere e poter circolare liberamente, tuttavia l’Africa che si sta rialzando potrà farlo solo con le forze dei suoi figli. Copie del libro possono essere richieste a: [email protected] Una vita da matto vestito da dottore Letto da Nicola Ferraro Giovanni Rissone una vita da matto vestito da dottore Uno psichiatra Basagliano nella sanità dai ’70 ai 2000 Edizioni TigullioBacherontius Pagine 331, euro 16,00 Giovanni Rissone, come viene esplicitato nel titolo del libro, è uno psichiatra basagliano: anzi “Basagliano” e quella “B” maiuscola non è un refuso grammaticale ma una scelta voluta che racconta molto del libro, dell’autore, e del clima sociale, culturale, politico… in cui il libro è nato e l’autore ha operato occupando posizioni di rilievo in Sanità pubblica. La sua “sfida impossibile” come psichiatra “Basagliano” prestato alla direzione di diverse Asl piemontesi è stata quella di cercare di individuare un “sistema salute” che avesse al centro di ogni progettualità il cittadino e soprattutto il cittadino malato. Questo libro è difficile da definire come, fortunatamente, lo è l’autore: le difficoltà di definizione nascondono sempre tesori di qualità che per palesarsi hanno bisogno di contesti adeguati. Questi “contesti adeguati” nella vulgata corrente prendono nomi diversi ma sempre legati a qualche difficoltà logistica od operativa: crisi, spigolosità, budget (sempre insufficiente, sottostimato), risorse, spreco contro cui lottare… Si può dire (per grossolana approssimazione) che il libro è una sorta di taccuino di viaggio, composto da quelle paginette fitte fitte di caratteri, alla Bruce Chatwin, mentre, inconsapevolmente, è impegnato a tessere la fortuna di quel prodotto di cancelleria diventato ormai oggetto di culto (anche se seriale) che ha un dolce ed esotico nome francese. Il linguaggio è diretto e franco come l’autore e gli Clariste Soh Moube Prefazione di Giulio Cederna LA TRAPPOLA Edizioni Infinito Pagine 160, euro13,00 Con il patrocinio di: Ass. ApertaMente, Biella Cuamm Medici con l’Africa Ass. Il Mondo nella Città, Schio argomenti trasversali, come soltanto la vita sa esserlo. Un libro improntato alla consapevolezza fiera e senza indulgenze moralisteggianti alla modestia. “Bisogna voler essere liberi –afferma con orgoglio Rissone nel secondo risvolto di copertina- per essere responsabili, poter lavorare in scienza e coscienza, onestà. Ed averne il coraggio… la libertà può essere solo una parola di 7 lettere, una bella parola sbandierata come la pubblicità. Viverla con responsabilità, coraggio, rischiando e pagando caro, invece e molto più complicato. Anche nel mondo della Sanità. Il problema più difficile è avere la capacità ed il coraggio di dire di no”. Un altro illuminante fotogramma di questo libro che si legge con la stessa serena e soddisfatta curiosità con cui si divora a gennaio il calendario di Frate Indovino (è per me un complimento di peso questa similitudine e lo dico senza ironia!) è nella prefazione di Daniele Cerrato che non conoscevo nella veste di esegeta poetico (e che poeta!) della follia: “… Gente che si lascia cullare fuori dal tempo e a volte si fa buttare fuori dal tempo degli altri, gente che si fa scivolare addosso una gran quantità di dolore e se lo adatta come fosse un vestito”. So che qualcuno penserà che me la sono cavata a buon mercato leggendo di questo libro i due risvolti di copertina e la prefazione. Anche se così fosse sarei stato ugualmente fortunato per essermi imbattuto in queste righe, sempre a firma di Daniele Cerrato: “…Rissone una sola volta ha provato a fare il medico “che guadagna”, lo psichiatra privato. Al primo paziente invece di chiedere la parcella ha allungato 50 mila lire ammettendo: non aveva nien- te, solo non sapeva come fare la spesa”. Che dire: correte a comprarlo questo libro. febbraio 2013 49 rubriche bisturi rosso a cura di Roberto Lalario UN 2013…APPETITOSO Riprendo, con il 2013, i resoconti delle mie esplorazioni enogastronomiche con la segnalazione di due interessanti “osterie”. Emporio Enogastronomico Corso Vittorio Emanuele 25 Andezeno (TO) Tel. 011.9433034 Ultima prova: dicembre 2012 Osteria degli Ottoni via Pomba 6 Torino Tel. 011.8600105 Aperto a cena tutti i giorni salvo la domenica La prima è l’Emporio Enogastronomico di Andezeno, simpatico paesino sulla strada fra Chieri e Colle Don Bosco, facilmente e velocemente raggiungibile da Torino. Lo trovate prospiciente la piazza del paese lungo la via principale. Beh, se vi capita di andare da quelle parti, fermatevi per un pranzetto: ne vale la pena. Il locale si presenta all’ingresso come una macelleria-gastronomia, con un bellissimo bancone-frigo pieno di salumi, formaggi, pasta fresca e tagli di carne: un ottimo biglietto da visita e all’occorrenza si può fare una gustosa spesa! Nella sala sono disposti i tavolini per pranzare. Ho provato il tagliere di salumi e formaggi ed era eccellente! Frutto di studio e ricerca dei prodotti locali di gran qualità: veramente encomiabile! Ottime le tagliatelle al ragù ed ho occhieggiato degli appetitosissimi agnolotti che veleggiavano verso il tavolo vicino al mio (e ci sono anche gli gnocchi). Ma ciò che ho trovato CELESTIALE è stata la trippa! Veramente da provare! Per concludere ci sono dessert tipici delle nostre parti e posso consigliarvi il vino della casa che ho trovato ottimo (da non dimenticare e trascurare il fatto che il locale è anche enoteca e quindi fornito di ottime etichette). Aggiungete la simpatia del proprietario e il conto che non raggiunge i 35 € e capirete perchè sono rimasto affascinato dal locale. Ultima prova: gennaio 2013 50 febbraio 2013 Secondo locale del 2013 è l’Osteria degli Ottoni, che si trova a Torino davanti all’ingresso del Cinema Nazionale, a fianco del conservatorio (da cui, credo, ci si sia ispirati per il nome). È un’osteria very piemuntejsa, con un menù comunque ottimamente variegato. La sera che ci sono andato facevano anche una trionfante bagna cauda! L’arredamento è molto ben studiato, con molti richiami alla lirica, e il locale è caldo ed accogliente e i due proprietari affabilissimi. Il menù spazia dai tomini in varie salse, acciughe al verde, flan di cardi fra gli antipasti e, last but not least, la “fassona” battuta al coltello! Ottimi gli agnolotti al sugo d’arrosto, i tajarin ai sughi vari; io ho provato il primo del giorno ed era un delizioso risotto con gamberetti di fiume. Poi coniglio, brasato e faraona! Ho anche assaggiato un baccalà con polenta assolutamente meraviglioso!!! I dessert della casa sono uno sfizio assoluto: la panna cotta era eccellente! Ma ci sono anche tiramisù e crostate varie. Il dolcetto della casa è ottimo. Il costo oscilla tra i 25 e i 40 €. Se siete “di cinema” o “di concerto” al conservatorio vale la pena di farci una gustosissima sosta. PRESENTAZIONE DEL CORSO FAD Il corso presenta un altro capitolo in tema di “Clinical Governance”: questa volta parliamo di “appropriatezza”, argomento che investe il moderno esercizio professionale medico ed odontoiatrico ed in generale sanitario e trova grande spazio nel nostro codice di deontologia medica. Il corso gratuito eroga 15 crediti ECM La versione “blended” del corso è accreditata per medici chirurghi e odontoiatri ed è disponibile in formato cartaceo nel numero speciale “QUADERNI ECM/FAD de LA PROFESSIONE N. 2/2012” All’interno del numero troverà il questionario di valutazione da compilare in ogni sua parte (anagrafica e risposte a scelta multipla) che Le permetteranno, rispondendo almeno all’80% in modo corretto, di ottenere 15 crediti ECM. In tutti gli Ordini provinciali sono disponibili copie cartacee del corso FAD o potrà richiederle direttamente alla Federazione Nazionale Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (FNOMCeO) al n. 06/6841121 La C.G. EDIZIONI MEDICO SCIENTIFICHE di Torino, partner FNOMCeO per queste iniziative, spedirà gratuitamente al suo indirizzo copia del numero speciale. Il QUESTIONARIO, correttamente compilato dovrà essere inviato via fax al n. 06/68411209 Per verificare successivamente l’esito del corso telefonare al n. 06/6841121 (centralino automatico) oppure visualizzare il risultato sul portale www.fnomceo.it trascorsi almeno 30 giorni lavorativi dall’invio del fax. Il servizio di HELP DESK, erogato direttamente da FNOMCeO (sede Ordine Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Torino) è attivo dal Lunedì al Venerdì dalle ore 9.30 alle ore 13.00 tel. 011/5815110 - Fax 011/7432113 - e-mail: [email protected] febbraio 2013 51 rubriche I servizi dell’Ordine SPORTELLO DI CONCILIAZIONE Già dal 1946 (ar t. 3 lett. g. del DLCPS 233 del 1946) gli Ordini dei Medici Chrirurghi e Odontoiatri hanno la funzione di intervenire nelle controversie tra medico e paziente, o tra colleghi, per procurarne la conciliazione. L’ORDINE METTE A DISPOSIZIONE DI TUTTI LO SPORTELLO DI CONCILIAZIONE. Lo Spor tello è un ufficio che ha sede presso l’Ordine, al quale il cittadino o il medico o l’odontoiatra possono liberamente rivolgersi per cercare di risolvere una controversia di natura sanitaria o una ver tenza di carattere professionale, prima del contenzioso giudiziario. Si effettuano pratiche di conciliazione e di arbitrato. Per informazioni: Roberta Cicchero, tel 011.58.15.106 PRESTITO D’ONORE Formula rivoluzionaria di aiuto economico in collaborazione con il Monte dei Paschi di Siena per tutti i colleghi iscritti all’Ordine senza limitazione di età. Volete ristrutturare lo studio professionale, acquistare materiale o tecnologia, frequentare stages di aggiornamento anche all’estero? PER VOI UNA SOVVENZIONE FINO A 50.000 EURO, senza alcun tipo di garanzia accessoria, previo giudizio insindacabile della banca, della durata massima di 60 mesi, tasso Euribor a tre mesi + 2,75%. Per informazioni: Roberta Cicchero, tel 011.58.15.106 PORTALE WEB www.torinomedica.com Il portale d’informazione indipendente e senza pubblicità dell’OMCEO della provincia di Torino. Oltre a notizie e articoli su sanità, salute, farmaci...dall’Italia e dal mondo, potrete vedere filmati, interviste, serivzi, inchieste, quando lo desiderate voi. Non tutte le notizie, ma notizie per tutti! 4 ATTRIBUZIONE CODICE PIN Per la compilazione del certificato di malattia on line. Continua il servizio, attivato dall’Ordine, per l’attribuzione del codice PIN a favore dei medici liberi professionisti (non dipendenti e non convenzionati) per la compilazione della certificazione di malattia on line. Per attivare la procedura di attribuzione, telefonare alla Segreteria Amministrativa allo 011.5815101 e 011.5815111 52 febbraio 2013 WEB area www.omceo.to.it Tutto ciò che occorre sapere sull’Ordine ad iniziare dall’Albo degli iscritti www.torinomedica.com Le più importanti notizie di aggiornamento medico-scientifico con accesso diretto alle fonti www.videomedica.org La nostra rivista audiovisica con servizi, inchieste e interviste www.omceotorinoservizi.com Il portale dedicato alle Associazioni riconosciute dall’Ordine ed ai servizi erogati Newsletter Iscrivetevi da torinomedica.com per riceverla gratuitamente sulla vostra mail www.facebook.com/omceo febbraio 2013 53 rubriche Servizi dell’Ordine ERRATA CORRIGE Sul numero 1 di gennaio 2013 di Torino Medica, a pagina 62 per un refuso è stato pubblicato in calce all’articolo sull’Associazione Casa Morgari, il sito web dell’ Associazione Ravi. Ci scusiamo per l’errato riferimento. Il sito corretto dell’Associazione è www.casamorgari.it Nuova sede Si comunica che da martedì 4 dicembre 2012 è operativa la nuova sede dell’Ordine in Corso Francia 8 a Torino. I numeri di telefono e gli indirizzi e-mail dei diversi uffici sono invariati. La prestigiosa Villa Raby, oggetto di un completo restauro conservativo che ha anche permesso la scoperta e il recupero di molti affreschi di pregio, è ora a disposizione di tutti gli iscritti e pronta a diventare “la casa dei medici e degli odontoiatri della Provincia di Torino”. Il Segretario dell’OMCeO della provincia di Torino D.ssa Ivana Garione Per comunicare un cambio di indirizzo Si chiarisce agli iscritti che la procedura corretta per la segnalazione all’Ordine di un cambio di residenza o di indirizzo prevede obbligatoriamente la compilazione dell’apposito modulo scaricabile all’indirizzo: www.omeco.to.it à area servizi à segreteria à modulistica à modulo variazione indirizzo Agli iscritti La “Federazione Sanitari Pensionati e Vedove” si occupa della risoluzione dei problemi economicosociali dei medici, farmacisti, veterinari che godono di una pensione e dei loro famigliari. Per maggiori informazioni o per accedere ai servizi dell’Ente, si può telefonare alla signora Teresa Gariglio, 333/8440475, Presidente provinciale dell’Ente, o al dott. Giorgio Cappitelli, 348/6703250, Presidente regionale. Questo modulo deve essere inviato via mail all’indirizzo [email protected] o inviato tramite fax al numero 011505323 Inoltre si pregano gli iscritti di segnalare alla segreteria amministrativa eventuali disguidi di spedizione della rivista Torino Medica. La Redazione di Torino Medica (RTM) SUL WEB LE OFFERTE E LE RICHIESTE DI LAVORO! Le rubriche dei medici disponibili alle sostituzioni in Medicina Generale e delle offerte/richieste di lavoro o di collaborazione professionale, che trovavate prima dei programmi dei convegni, sono scaricabili ora dal sito Internet dell’Ordine all’indirizzo www.omceo.to.it > Area Servizi > Occasioni di lavoro. Gli spazi Internet dell’Ordine hanno conosciuto nell’ultimo anno un vero boom di accessi; questo dato lusinghiero ci permette realmente di diversificare sempre meglio questo mezzo di comunicazione dalla rivista Torino Medica rendendolo, ad esempio uno strumento più agevole, tempestivo ed efficace nella comunicazione dell’attualità e nella pubblicazione delle rubriche di servizio. Nell’imminente futuro ci saranno sicuramente altre novità che comunicheremo tempestivamente. La Redazione di Torino Medica (RTM) 54 febbraio 2013 La Redazione di Torino Medica (RTM) rubriche Pianeta Solidarietà PRIMO MODULO: MALATTIE INFETTIVE Programma CORSO su SALUTE GLOBALE 2013 promosso dalle organizzazioni del tavolo sanitario del Consorzio delle Ong Piemontesi Il Consorzio delle Ong Piemontesi (COP) è un’associazione che riunisce le principali organizzazioni operative sul territorio piemontese che si occupano prioritariamente di cooperazione internazionale e di educazione alla cittadinanza mondiale. Nato nel 1997, ad oggi conta 25 organizzazioni, operative in oltre 90 Paesi del mondo grazie al lavoro di circa 100 collaboratori, 1.000 volontari in Piemonte e 70 impegnati all’estero. Le organizzazioni ASPIC, CCM, COI, Medici con l’Africa CUAMM, NutriAid e Rainbow4Africa, che costituiscono il tavolo di lavoro del COP sulla cooperazione in ambito sanitario, hanno promosso e organizzato per l’anno 2013 il Corso su Salute Globale 2013. Rivolto a medici, infermieri, e altri professionisti della sanità, il Corso si propone di avvicinare il personale sanitario interessato a svolgere in parte o completamente la propria attività in PVS, fornendo una preparazione medica di base idonea alla realtà sanitaria dei paesi a basso reddito. La medicina in questi paesi è notevolmente diversa da quella affrontata nei curricula di studi del mondo occidentale; prevalgono, infatti, malattie infettive che in occidente costituiscono piccola parte della morbidità più diffusa. Organizzato in formula week-end per venire incontro alle esigenze lavorative dei partecipanti, il Corso di Salute Globale 2013 è articolato in tre moduli e affronterà, in ciascuno di essi, un aspetto rivelante per la formazione dei partecipanti. Il corso di formazione, la cui segreteria organizzativa e coordinamento sarà presa in carico dall’Ong CCM - Comitato Collaborazione Medica, avrà luogo presso: Aula Carle, Ospedale Mauriziano Umberto I, Via Magellano, 1 – Torino Il primo modulo, incentrato sulle Malattie infettive, si svolge tra marzo e aprile 2013: 1 e 2 marzo, 15 e 16 marzo, 5 e 6 aprile; il secondo, intitolato “Determinanti sociali in programmi di salute pubblica (malnutrizione, sicurezza alimentare, acqua pulita)” si terrà a maggio nelle seguenti date 3 e 4, 17 e 18, 31 e 1; il terzo, incentrato sulla multiculturalità e l’organizzazione dei servizi sanitari in Italia, si svolgerà nei giorni 27 e 28 settembre, 11 e 12, 25 e 26 ottobre. Il corso è rivolto a un numero massimo di 20 operatori sanitari (medici, infermieri) e 3 studenti per modulo. Il contributo spese richieste per la partecipazione a un singolo modulo è di 200 Euro. Sono previsti crediti ECM (in fase di accreditamento). Per partecipare al primo modulo è necessario inviare la scheda d’iscrizione compilata a: [email protected], entro e non oltre il 20 febbraio 2013, specificando nell’oggetto “Iscrizione CORSO su SALUTE GLOBALE 2013”. Referente Marilena Bertini. Per maggiori informazioni e per aggiornamenti consultare il sito oppure telefonare al numero 011/6602793 Venerdì 1 Marzo: Salute globale, significato contenuti e prospettive Relatore: Marilena Bertini Malattie a maggiore impatto a livello globale (Global Burden Disease) Organizzazione e finanziamento dei SSN nelle diverse parti del mondo. Modelli futuri per fornire cure Relatore: Ugo Marchisio Lavorare per progetti Relatori: Giulia Lanzarini, Daniela Gulino, Stefano Dacquino Sabato 2 Marzo: Antropologia della salute Relatore: Alberto Salza Le malattie infettive nel Terzo Millenio Relatori: Silvia Zucco, Mario Eandi, Maria Luisa Soranzo Venerdì 15 Marzo: Tubercolosi Relatori: Massimiliano Bugiani, Margherita Ferlini, Antonio Macor, Bernardino Salassa, Maria Luisa Soranzo Malaria Relatore: Federico Gobbi Sabato 16 Marzo: Infezione da HIV/AIDS Relatori: Bernardino Salassa, Barbara Mamone, Margherita Busso, Paolo Leoncini, Giovanni Di Perri, Maura De Agostini, Elena Pagano, Luisa Ianniello, Maria Luisa Soranzo Venerdì 5 Aprile: Malattie sessualmente trasmesse Relatori: Chiara Pasqualini, Ivano Dal Conte, Margherita Busso Viaggi Migrazioni e impatto sulla salute Relatori: Michele Simone, Guido Calleri, Filippo Lipani, Catia Fanton, Valeria Borgomanero Infezioni gastrointestinali Relatore: Costanzo Bellando Sabato 6 Aprile: Elaborazione, presentazione e discussione dei lavori di gruppo sui temi del primo modulo Relatori: Marilena Libertini, Maria Luisa Soranzo, Franco Locatelli febbraio 2013 55 rubriche Corsi e congressi in pillole quando Sabato 9 marzo 2013 ore 8.30 dove Torino, Sala delle Conferenze di Intesa San Paolo Via Santa Teresa 1/G quando 14 marzo 2013 ore 9.15 dove IVREA Polo universitario Officina h via Monte Navale 1 u LA CHIRURGIA OSSEA PIEZOELETTRICA Tecnologie innovative, protocolli operativi, vantaggi e limiti Corso di aggiornamento Il corso è gratuito Obbligatoria la prenotazione da effettuarsi entro il giorno 20 febbraio 2013. u LA NEFROLOGIA CONTRO LE MALATTIE RENALI Le nuove frontiere nella malattia renale cronica GIORNATA MONDIALE DEL RENE Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana Incontro interregionale. Segreteria scientifica: Franca Giacchino, Paola Belardi, Franco Bonello, Paolo Bossi, Luciano Comune, Marco Francisco, Giuseppe Garneri , Rosaria Patti, Giovanni Reinero S.C. Nefrologia e Dialisi, ASLTO4 quando sabato 16 marzo 2013 ore 8.30 - 13.015 dove TORINO Aula Magna A. M. Dogliotti C.so Bramante 88/90 u LINEE GUIDA SUL CORRETTO USO DEGLI OPPIOIDI quando lunedì 18 marzo 2013 ore 17.30 -20.30 dove TORINO Facoltà Teologica Via XX Settembre, 83 u IN TEMPO DI CRISI… quando 21 marzo 2013 ore 08.00 dove TORINO Centro Congressi “Santo Volto” Via Nole ang. Via Borgaro u LA DOMANDA DI CURA OGGI quando 22 marzo 2013, ore 21.00 dove TORINO Aula Magna dell’Accademia Via Po 18 56 Le nuove frontiere nella malattia renale cronica Corso per Medici di Medicina Generale Azienda Ospedaliera Città della Salute e della Scienza di Torino San Giovanni Battista - Presidio Molinette Referente Scientifico: Dottoressa M. Castellano SANITÀ TRA TERRITORIO E OSPEDALE CORSO AMCI Accreditato ECM Ultimo appuntamento A 400 anni dalla morte di San Camillo Doping: ieri, oggi, domani u ACCADEMIA DI MEDICINA DI TORINO febbraio 2013 Relatore: Roberto Verrua (Roma) Presentato dal Socio Luigi Sena quando 23 marzo 2013 ore 8.00 dove Torino, Grand Hotel Sitea u Approccio multidisciplinare delle patologie quando anno accademico 2012 - 2013 dove NOVARA u Integrazione Socio Sanitaria quando anno accademico 2012 - 2013 dove NOVARA SCUOLA DI MEDICINA Via Solaroli, 17 u Integrazione Socio Sanitaria quando giugno 2013 - giugno 2014 dove Torino Corso Trento 13 u MASTER IN INTERVENTO SUL RISCHIO CARDIOVASCOLARE torino 13 aprile 2013 torino 13 aprile 2013 neuro-oftalmologiche: dalla clinica, alla diagnosi, alla terapia. II CONVEGNO REGIONALE AINAT SCUOLA DI MEDICINA TRASLAZIONALE Università del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro” I EDIZIONE Corso di Perfezionamento DOMANDA di AMMISSIONE ALLA SELEZIONE La domanda di ammissione per la selezione al Corso deve essere stilata sui modelli disponibili sul sito web http://www.med.unipmn.it/edu/ edu/corsi/cp/iss/ e dovrà essere presentata all’Università del Piemonte Orientale - Segreteria Studenti – Via Perrone, 18, 28100 Novara, entro l’08 marzo 2013. Tutte le informazioni riguardanti il Corso di Master Universitario sono reperibili sul sito internet: www.med.unipmn.it SCUOLA DI MEDICINA TRASLAZIONALE Università del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro” I EDIZIONE Corso di Perfezionamento DOMANDA di AMMISSIONE ALLA SELEZIONE La domanda di ammissione per la selezione al Corso deve essere stilata sui modelli disponibili sul sito web http://www.med.unipmn.it/edu/ edu/corsi/cp/iss/ e dovrà essere presentata all’Università del Piemonte Orientale - Segreteria Studenti – Via Perrone, 18, 28100 Novara, entro l’08 marzo 2013. Tutte le informazioni riguardanti il Corso di Master Universitario sono reperibili sul sito internet: www.med.unipmn.it GLOBALE E DISPLIDEMIE Seconda Edizione Data scadenza iscrizione: 30 aprile 2013 (ore 24.00 ora italiana) u MAternity care 2013 Vedi dettagli nelle pagine congressi u AGOPUNTURA E MEDICINA NON CONVENZIONALE NEL DOLORE MUSCOLO-SCHELETRICO Vedi dettagli nelle pagine congressi febbraio 2013 57 congressi Torino, sabato 13 aprile 2013, ore 8.00 - 17.30 Aula Magna dell’Università, OIRM S. Anna, p.zza Polonia Dora, 94 MATERNITY CARE 2013 INFORMAZIONE IMPORTANTE Cari lettori, molti iscritti certamente sanno che questa rivista da anni non rappresenta un peso per il bilancio del nostro Ordine in quanto i costi più onerosi di composizione, stampa e spedizione sono sostenuti direttamente dalla società editoriale SGI (Società Generale dell’Immagine). Infatti la raccolta delle inserzioni pubblicitarie ha consentito fin ora alla SGI di sostenere tali costi. La crisi economica che ha colpito tutti i settori e che tutti viviamo in prima persona ha determinato però uno squilibrio in questo bilancio di entrate-uscite: infatti, a fronte dell’aumento dei costi di carta, stampa e spedizione si è verificata una diminuzione della raccolta delle inserzioni pubblicitarie. In queste condizioni non sarebbe pertanto possibile, per Torino Medica, proseguire la pubblicazione e la propria missione istituzionale a costo zero come da noi desiderato. Tra le tante soluzioni possibili, quella meno gravosa e più praticabile è apparsa la riduzione del numero di pagine della rivista, realizzata pur senza rinunciare ai contenuti. Ma ciò purtroppo non è sufficiente. Pertanto d’accordo con l’editore, dal numero di ottobre 2012 della rivista, gli annunci dei convegni e degli eventi sul giornale e sul sito Web saranno pubblicati a titolo oneroso. La documentazione di questi eventi, una volta decisa la loro pubblicabilità, unita alla richiesta di pubblicazione, sarà trasmessa alla concessionaria SGI che provvederà ad indicare l’ammontare del costo in relazione alla dimensione dello spazio richiesto. Per informazioni preliminari sulle condizioni economiche gli inserzionisti possono rivolgersi direttamente alla dottoressa Daniela Cazzaro, presso SGI, al n° telefonico 011.359908 L’Esecutivo e la Direzione auspicano che tempi migliori possano consentire di poter tornare a fornire questo servizio gratuitamente agli organizzatori dei convegni e degli eventi formativi. Il Presidente dell’OMCeO della provincia di Torino Amedeo Bianco 58 febbraio 2013 Organizzato da MPVI – Movimento per la Vita Italiano FEDERVIPA – Federazione CAV e MPV Piemonte e Valle d’Aosta AMCI – Associazione Medici Cattolici Italiani PROGRAMMA Mattino 8.00 8.30 8.30-8.45 Registrazione Presentazione del Corso Moderatore: Prof. Mario De Marchi, Università di Torino 8.45-9.45 Lettura Magistrale Responsabilità della genetica nello sviluppo della nuova medicina Prof. Giovanni Neri, ordinario di Genetica Medica, Università del Sacro Cuore, Roma 9.45- 10.30 Relazione Genetica e ambiente Prof. Giovanni Battista Ferrero, Genetica dello sviluppo, Università di Torino 10.30Dibattito Pausa caffè 11.15-12.00Relazione Il figlio malato. Le cure pre e perinatali: la Comfort care Prof. Elvira Parravicini, pediatra neonatologa, Columbia University, USA 12.00- 12.45Relazione Il figlio sano. Giusto desiderio o assoluto diritto? Dott.ssa Carla Corbella, filosofa e teologa, Facoltà Teologica Italia Sett. 12.45Dibattito 13.15-14.30 Pausa pranzo Pomeriggio Moderatore: Dr Enrico Larghero, Direttore Master Universitario di Bioetica, Torino 14.30-15.15Relazione Riflessioni biomediche ed etiche sull’inizio della vita. Teorie a confronto Prof. Lucio Romano, ginecologo, Università Federico II, Napoli 15.15-16.00Relazione Paternità negata Prof. Antonello Vanni – Educatore e bioeticista 16.00-17.00Relazione La relazione madre-figlio e padre-figlio nella fase prenatale: confronto sulle esperienze di una ‘Scuola di Maternità’ Dott.ssa Paola Castagna – Ospedale Ostetrico Ginecologico Sant’Anna - Torino 17.00-17.30 Dibattito e conclusioni 17.30-17.45 Verifiche ECM Relatori e Moderatori Dott.ssa Paola Castagna Ginecologa – Ospedale Ostetrico Ginecologico Sant’Anna – Torino Dott.ssa Carla Corbella Filosofa e teologa, Facoltà Teologica Italia Settentrionale, Torino Prof. Mario De Marchi Ordinario di Genetica Medica, Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche, Università di Torino Prof. Giovanni Battista Ferrero Genetica dello sviluppo, Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatriche, Università di Torino Dr Enrico Larghero Medico Anestesista – Responsabile Master Universitario in Bioetica, Facoltà Teologica Italia Settentrionale, Torino Prof. Giovanni Neri Ordinario di Genetica Medica, Dipartimento di Diagnostica e Medicina di Laboratorio, Policlinico della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del sacro Cuore, Roma Prof.ssa Elvira Parravicini Pediatra neonatologa, Assistant Professor of Clinical Pediatrics, Dipartment of Pediatrics, Columbia University, USA Prof. Lucio Romano Ginecologo, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università di Napoli Federico II Prof. Antonello Vanni Educatore e Bioeticista – Luino (Va) febbraio 2013 59 congressi ISCRIZIONI Le iscrizioni debbono pervenire alla Segreteria entro il 31 marzo 2013 con versamento di euro 50,00 con ECM o euro 40,00 senza ECM. Quota di partecipazione per volontari cav e mpv della Federvipa e studenti universitari euro 20,00 (comprensiva del pranzo) La scheda di iscrizione è scaricabile da www.vitatorino.org/ www.mpv.org/ www.federvipa.org SEGRETERIA ORGANIZZATIVA www.vitatorino.org www.mpv.org www.federvipa.org presso MPV di Torino Corso Trento, 13 - 10129 Torino tel 345 34 59 308 / fax 011 56 82 906 [email protected] lun-mar-gio-ven, dalle 13.30 alle 17.00 mercoledì, dalle 9.00 alle 17.00 SEGRETARIA Sig. Franca Ciccarelli Per urgenze 340 250 33 70 ORGANIZZAZIONE Prof. Valter Boero PRESIDENTE DEL MPV DI TORINO Avv. Alberto Tibaudi PRESIDENTE FEDERAZIONE REGIONALE CAV E MPV RESPONSABILE DEL CORSO Prof.ssa Elena Vergani PSICHIATRA, GIÀ PRIMARIO SPDC OSPEDALE MOLINETTE DI TORINO ACCREDITAMENTO ECM Provider (ID 173) - Università degli Studi di Torino MEDICO CHIRURGO - FARMACISTA - BIOLOGO - PSICOLOGO - ASSISTENTE SANITARIO EDUCATORE PROFESSIONALE - INFERMIERE INFERMIERE PEDIATRICO - OSTETRICA/O TITOLO RILASCIATO A coloro che avrannoregolarmente frequentato verrà rilasciato l’Attestato di Partecipazione al corso Torino, sabato 13 aprile 2013 Centro Congressi Unione Industriale Torino, via Fanti 17 AGOPUNTURA E MEDICINA NON CONVENZIONALE NEL DOLORE MUSCOLO-SCHELETRICO XIII convegno A.m.i.a.r. L’evento assegna crediti ECM ai partecipanti Patrocini richiesti: Regione Piemonte Città di Torino Ordine dei Medici di Torino F.I.S.A. - Federazione Italiana delle Società di Agopuntura F.I.A.M.O. - Federazione Italiana Associazioni Medici Omeopati S.I.R.A.A. - Società Italiana Riflessoterapia, Agopuntura, Auricoloterapia Presidente: Piero Ettore Quirico Segreteria scientifica: G.B. Allais, G. Lupi, A. Magnetti Segreteria organizzativa: Centro Studi Terapie Naturali e Fisiche tel. 011.304.28.57; fax 011.304.56.23 sito web: www.agopuntura.to.it e-mail: [email protected] PROGRAMMA DEI LAVORI Ore 08,30 Registrazione Ore 09,00Introduzione ai lavori Prospettive legislative per la Formazione nelle Medicine non Convenzionali/Complementari Intervento del Presidente FNOMCeO Amedeo Bianco Intervento del Presidente FISA Carlo Maria Giovanardi Ore 09,30 - Sessione I Moderatori: G.B. Allais, M. Giaccone Rapporti dei punti e meridiani di Agopuntura con l’apparato fasciale muscolare Alberto Garoli Trattamento del dolore muscolo-sche- 60 febbraio 2013 letrico presso il Servizio di Agopuntura della ASL TO1: metodiche terapeutiche ed evidenze cliniche Piero Ettore Quirico L’Omeopatia in traumatologia: indicazioni ed evidenze cliniche Alberto Magnetti L’utilizzo dei fitopreparati nella terapia del dolore muscolo-scheletrico Paola Brusa, Mario Giaccone L’Agopuntura nel dolore muscolo-scheletrico: indicazioni, evidenze e limiti Giuseppe Lupi Ore 11,20 Break Terapia adiuvante con Agopuntura in pazienti sottoposte a terapia antiestrogenica Gisella Airola Discussione Ore 16,25 Break Ore 16,40 Sessione V Workshop – Terapia della fibromialgia tramite Agopuntura e MnC Moderatori: G. Lupi, A. Chiantaretto Fibromialgia: inquadramento clinico e terapeutico in Medicina Occidentale Federico Cossa Approccio agopunturale alla fibromialgia Fabrizia Russo Ore 11,40 Sessione II Moderatori: C.M. Giovanardi, A. Magnetti Approccio omeopatico alla fibromialgia Armida Rebuffi Integrazione tra Agopuntura ed Osteopatia nella terapia delle gonalgie Umberto Mazzanti Approccio antroposofico alla fibromialgia Paolo Garati Il trattamento della lombalgia con Agopuntura addominale nel paziente fragile Mara Simoncini Approccio ayurvedico alla fibromialgia Stefano Gargano Discussione Ore 18,15 - Chiusura dei lavori Trattamento della gonalgia post-chirurgica con Auricoloterapia Marco Romoli Ore 12,40 Sessione III Tavola rotonda: Agopuntura e MnC nel controllo del dolore nelle strutture pubbliche Moderatori: Chiara Benedetto, Piero Ettore Quirico Partecipanti: Giovanni Battista Allais, Carlo Maria Giovanardi e rappresentanti istituzionali Ore 13,20 Pausa pranzo La registrazione e la partecipazione al Convegno sono gratuite. Per l’iscrizione si prega di contattare la segreteria organizzativa telefonicamente o via e-mail RELATORI E MODERATORI: Dott.ssa Gisella Airola Servizio di Agopuntura in Ginecologia ed Ostetricia, Università Torino - CSTNF Dott. Giovanni Battista Allais Responsabile Servizio di Agopuntura in Ginecologia ed Ostetricia, Università di Torino - Pres. SIRAA Ore 14,30 Sessione IV Moderatori: G. Lupi, M. Simoncini Prof.ssa Chiara Benedetto Direttore SCDU Ginecologia ed Ostetricia “I”, Università di Torino La medicina Ayurvedica nel trattamento della cervicobrachialgia Alberto Chiantaretto Dott. Amedeo Bianco Presidente FNOMCEO, Presidente dell’Ordine dei Medici e Odontoiatri della provincia di Torino L’Agopuntura nella sciatica gravidica Paola Schiapparelli Prof.ssa Paola Brusa Docente di Tecnologia, Socioeconomia e Legislazione Farmaceutiche, Facoltà di Farmacia, Università di Torino Protezione mitocondriale nel dolore cronico Giovanni D’Andrea Trattamento osteopatico del dolore lombosciatalgico Fulvio Mautino Dott. Alberto Chiantaretto Responsabile scientifico Ayurweb, Torino Dott. Federico Cossa Direttore UO Recupero e Rieducazione Funzionale, Istituto Maugeri, Torino febbraio 2013 61 congressi Dott. Giovanni D’Andrea Centro Cefalee, Clinica Villa Margherita, Arcugnano (VI) Dott. Stefano Gargano Ayurweb, Torino - Docente Centro Shanti Deva, Lugano (Svizzera) Dott. Paolo Garati Società Italiana di Medicina Antroposofica, Torino Dott. Alberto Garoli Docente Institut für Angewandte Kinesiologie - Friburg (Germania) Dott. Mario Giaccone Presidente dell’Ordine dei Farmacisti della provincia di Torino Dott. Carlo Maria Giovanardi Presidente FISA, Federazione Italiana Società Agopuntura - Direttore Scuola Agopuntura AMAB, Bologna Dott. Giuseppe Lupi Docente Scuola Agopuntura CSTNF, Torino Dott. Alberto Magnetti Direttore Didattico Istituto Omiopatico Italiano 1883, Torino Dott. Fulvio Mautino Coordinatore Servizio Riabilitazione presso Clinica Pinna Pintor, Torino Dott. Umberto Mazzanti Vice-Presidente AMAB - Docente Scuola ItaloCinese di Agopuntura, Bologna Dott. Piero Ettore Quirico Presidente AMIAR, Direttore Scuola Agopuntura CSTNF, Torino - Segretario Nazionale FISA Dott. Marco Romoli Vice-Presidente S.I.R.A.A. Dott.ssa Armida Rebuffi Direttore Dipartimento Formazione FIAMO Dott.ssa Mara Simoncini Direttore SC Cure Domiciliari e Geriatria Territoriale ASL TO1, Torino Dott.ssa Paola Schiapparelli Servizio di Agopuntura in Ginecologia ed Ostetricia, Università Torino - CSTNF Ottobre 2012 - giugno 2013 Corso Master di Formazione A Distanza (FAD) La tutela della salute nelle attività sportive e la Prevenzione del doping organizzato da ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ Dipartimento del Farmaco - Reparto Farmacodipendenza, Tossicodipendenza e Doping e Ufficio Relazione Esterne Descrizione Il doping rappresenta un problema sociale e di sanità pubblica di dimensioni globali. Attualmente il fenomeno doping deve infatti essere considerato nel più vasto quadro dell’abuso di farmaci e integratori assunti allo scopo di migliorare le prestazioni sportive, modificare l’aspetto fisico, stimolare e sostenere l’attività fisica e psichica anche al di fuori della pratica sportiva. Il Corso Master FAD Antidoping coinvolge i Medici di medicina generale ed i Medici specialisti in medicina dello sport in una formazione, di educazione continua in medicina (ECM) sulle tematiche del doping, altamente innovativa sia per la tematica e per il livello della trattazione, che per la metodologia e la tecnologia attraverso la quale viene erogata. Il Master utilizza un metodo didattico di tipo andragogico, basato su problemi ed erogato con la tecnologia e-learning. Destinatari Medici di Medicina Generale, Medici specialisti di medicina dello sport tesserati FMSI e medici dello Sport del SSN che esercitano sul territorio nazionale. Massimo di 2000 partecipanti. Accreditamento ECM ed attestati Medici di Medicina Generale e Medici dello sport. Ai partecipanti che ne avranno diritto sarà rilasciato l’attestato con 36 crediti formativi in base ai profili professionali per i quali il Master è accreditato. Quota di iscrizione: gratuita Modalità di iscrizione Il partecipante deve iscriversi autonomamente online al seguente indirizzo www.eduiss.it. Per informazioni: Reparto Farmacodipendenza, Tossicodipendenza e Doping – Dipartimento del Farmaco www.eduiss.it, e-mail: [email protected] 62 febbraio 2013