Villa Raby: particolare decorativo di un soffitto

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Villa Raby: particolare decorativo di un soffitto
anno XXIV
numero 2
febbraio 2013
torino
medica
comunicazione
informazione
formazione
la rivista dell’ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della provincia di torino
Villa Raby:
particolare
decorativo
di un soffitto
Una sede dell’Ordine bella, prestigiosa, funzionale, di grande valore
economico, proprietà di tutti gli iscritti e finalmente al loro servizio.
Villa Raby è una scommessa vinta, come dice nel suo fondo a pagina
8 il Tesoriere Guido Regis. Villa Raby è anche un bene architettonico
recuperato che aumenta il fascino culturale di Torino sempre più
conosciuto nel mondo.
Poste italiane S.p.a. Spedizione in abbonamento postale -70% - NO/TORINO - n.2 anno XXIV
for Healthcare
siamo una società di comunicazione integrata,
siamo specializzati nel campo della comunicazione sanitaria,
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della Provincia di Torino
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Congresso Europeo di Urologia 2010
(live surgery da 6 sale operatorie ripresa e trasmissione in HD)
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Congresso Nazionale AIG, Convegno 30 anni dei Consultori del Piemonte,
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Produzione e post-produzione video professionale
Filmati istituzionali per ASO San Lugi di Orbassano, Ospedale San Giovanni Battista - Molinette,
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Assessorato alla Salute Regione Piemonte, San Raffaele Turro.
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Via Pomaro, 3 - Torino Tel. 011.359908, fax 011.3290679
Sommario
La Rivista è inviata a tutti gli iscritti all’Ordine dei Medici Chirurghi
e degli Odontoiatri di Torino e provincia e a tutti i Consiglieri degli Ordini d’Italia.
numero 2
febbraio 2013
5
8
anno XXIV
numero 2
febbraio 2013
torino
medica
comunicazione
informazione
formazione
la RIVISTa dell’ORdINe deI medIcI chIRURGhI e OdONTOIaTRI della PROVINcIa dI TORINO
Villa Raby:
particolare
decorativo
di un soffitto
10
Una sede dell’Ordine bella, prestigiosa, funzionale, di grande valore
economico, proprietà di tutti gli iscritti e finalmente al loro servizio.
Villa Raby è una scommessa vinta, come dice nel suo fondo a pagina
8 il Tesoriere Guido Regis. Villa Raby è anche un bene architettonico
recuperato che aumenta il fascino culturale di Torino sempre più
conosciuto nel mondo.
Poste italiane S.p.a. Spedizione in abbonamento postale -70% - NO/TORINO - n.2 anno XXIV
Ritorniamo anche
su questo numero a
parlare della nuova
sede dell’Ordine
che tanto interesse
sta suscitando tra
gli iscritti e i nostri
concittadini.
14
20
Foto in copertina
di Simone Vacca
Presidente
Amedeo Bianco
Vice Presidente
Guido GIUSTETTO
Segretario
Ivana GARIONE
Consiglieri
Domenico BERTERO
Tiziana BORSATTI
Emilio CHIODO
Riccardo DELLAVALLE
Ezio GHIGO
Anna Rita LEONCAVALLO
Elsa MARGARIA
Aldo MOZZONE
La cultura affonda?
Salviamo la cultura
M. Nejrotti
36
37
prima pagina
La tribuna
Villa Raby: una storia in
controtendenza e a
lieto fine
G. Regis
Le Commissioni
dell’Ordine
Politiche sanitarie e di
genere: un workshop a
Firenze
G. Tanturri
Vivere la
deontologia
La relazione medicopaziente: un rapporto
in crisi
B. Perino
Il dedalo
La guida dei servizi
sanitari per migranti
L.M.Nejrotti
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42
46
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Cultura
L’accabadora tra mito,
leggenda e ricordo
R. Revellino
“Turin”: il fascino
discreto della torinesità
N.Ferraro
La ricerca in
Provincia
H. pylori e resistenza agli
antibiotici
M.Boccaletti
Staminali per guarire le
ferite? Funzionano
N.Ferraro
Le nostre radici
Mente e cervello
D. Schiffer
Dai congressi
Il 3D in sala operatoria
rubriche
In libreria
Il bisturi rosso
22
24
Rivascolarizzazione
miocardica con d’urto
S. Marra
Pianeta
Solidarietà
Salute
Corsi e congressi
in pillole
33
Tesoriere
Guido REGIS
Editoriale
TSH riflesso...per molti
ma non per tutti
E. Ciccarelli
26
Direzione, Redazione,
Corso Francia 8 - 10143 Torino Tel. 011 58151.11 r.a.
Fax 011 505323
[email protected]
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prima pagina
La salute in Italia ai
tempi della crisi
AA.VV.
L’andamento del
mercato del lavoro in
Piemonte
FSE
Renato TURRA
Roberto VENESIA
Rosella ZERBI
Patrizia BIANCUCCI (Od.)
Gianluigi D’AGOSTINO
(Od.)
Bartolomeo GRIFFA (Od.)
Commissione Odontoiatri
Gianluigi D’AGOSTINO
Presidente
Patrizia BIANCUCCI
I servizi
dell’Ordine
58
Congressi
Claudio BRUCCO
Bartolomeo GRIFFA
Paolo ROSATO
TORINO MEDICA
Revisori dei Conti
Riccardo FALCETTA
Presidente
Carlo FRANCO
Angelica SALVADORI
Vincenzo MACRI’ Supplente
Direttore responsabile:
Direttore:
Amedeo Bianco
Mario Nejrotti
Caporedattore:
Nicola Ferraro
Aut. del Tribunale di Torino
n. 793 del 12-01-1953
Pubblicità: SGI Srl Via Pomaro 3-10136 Torino 011 359908 / 3290702 Fax 011 3290679 e-mail: [email protected] - www.sgi.to.it
Progetto e Realizzazione Grafica SGI Srl
Stampa La Terra Promessa Onlus NOVARA
Chiuso in redazione il 15 febbraio 2013
febbraio 2013
3
prima pagina
Editoriale
La cultura
affonda?
Salviamo la
cultura!
di Mario Nejrotti
L’Università oggi in Italia
Il Rettorato
dell’Università di
Torino nata nel
1404 su iniziativa
di Ludovico di
Savoia-Acaia per
la formazione
di un centro di
insegnamento
superiore, su
sollecitazione di
alcuni “magistri”
fuggiti dalle
Università di Pavia
e Piacenza; la
sede prescelta fu
Torino, perché città
vescovile
(www.unito.it).
4
E neanche si può dire che il Bel Paese sia troppo
affollato di laureati e che quindi un calo possa
essere considerato benefico.
L’Italia, infatti, si pone molto al di sotto della media Ocse con il suo 34° posto su 36 Paesi.
In sostanza, solo il 19% dei 30-34enni ha una
laurea.
In Europa la media è del 30% e, per di più, il
33,6% dei nostri iscritti è fuori corso, mentre il
17,3% non dà esami.
E sarebbe miope e ipocrita dire che la colpa è dei
giovani, che sono diventati più fannulloni e temono le difficoltà i sacrifici imposti dagli studi o più
pusillanimi, perché non vogliono più affrontare
gli esami.
La colpa sta nella totale assenza di politiche che
investano sull’educazione dei giovani e sulla
febbraio 2013
cultura e sulla grave demotivazione al rinnovamento, che pervade le Facoltà o per meglio dire
i Dipartimenti, spesso ridotti, per mancanza di
risorse, a tristi esamifici.
Coloro i quali investono sullo studio non sono
missionari o uomini fulminati sulla via da un’irresistibile vocazione o per lo meno non sono solo
questo.
Essi soprattutto sono donne e uomini che vogliono sviluppare le proprie capacità e i propri interessi per procurare a sé e alla loro futura famiglia
un futuro certo di lavoro, di crescita culturale e
intellettuale.
Per troppi anni, e ancora oggi, si è confusa
nell’opinione della gente la figura dello studente, con quella del “figlio di papà”, in fondo nulla
facente, in attesa di un posto sicuro all’ombra di
una famiglia agiata.
Forse non è mai stato completamente così, ma
certo non lo è più oggi.
La società intorno agli Atenei è cambiata e l’Università ha perso, con le dovute eccezioni, progressivamente carisma, fino al rifiuto attuale di
un sempre maggiore numero di giovani per lo
studio e il traguardo accademico.
E come dar loro completamente torto, se l’Università anno dopo anno viene svuotata di risorse
e significato da una imperante cultura becera e
qualunquista.
Meglio un mestiere purchessia che permetta di
portare a casa soldi per mangiare, sopravvivere e
continuare a consumare, che uno studio faticoso
e frustrante, che spesso poco ti insegna e nulla
ti offre dopo.
Così la cultura e il suo tempio tradizionale, l’Università, muoiono dall’interno, mentre vengono
È di questi giorni la notizia, apparsa su La Stampa del 1
febbraio 2013, tratta da un recentissimo documento del
CUN (Consiglio Universitario Nazionale), che in Italia
si sono persi, negli ultimi dieci anni, 58.000 iscritti
all’Università, in pratica tutti gli allievi di un grande
Ateneo.
Inoltre, dall’anno 2009, il Fondo di finanziamento
ordinario (Ffo) è diminuito del 5% ogni anno, segnale
chiaro della scarsa considerazione dei governanti verso
gli studiosi, gli intellettuali e la cultura in generale.
sempre più indeboliti dall’esterno dalle scelte di
politici che vedono l’economia principalmente
attraverso le lenti della finanza internazionale e
non attraverso quelle del lavoro e dello sviluppo
reale.
Essi si rifiutano caparbiamente e colpevolmente
di ammettere che in un Paese come il nostro solo
privilegiando cultura e territorio si può sperare in
un futuro concreto e in un progresso continuo.
Torino Medica e la cultura
In tutto questo grigio panorama il nostro giornale continua, modestamente, a informare sui
problemi della deontologia, della medicina, della
scienza, della società e, più in generale, della cultura. E continuerà a farlo, sottolineando e dando
spazio a tutte le notizie, ma soprattutto a quelle
che riempiono di speranza e di fiducia nella ricerca che, pur tra mille difficoltà, è sempre viva
anche nella nostra provincia.
Notizie importanti, come quella riportata da tutti
i maggiori organi di stampa e dalla rivista Cell
della scoperta, da parte del professor Santoro
e della sua equipe di giovani e meno giovani ricercatori del Centro di Biotecnologie Molecolari
dell’Università di Torino di un enzima, presente
nell’apparato di Golgi, capace di governare la
produzione di Coenzima Q10, che sembra avere
un ruolo attivo nella protezione dei tessuti dallo
stress ossidativo, con molte sorprendenti applicazioni.
Pur con le prudenze di giudizio sempre necessarie, questi risultati mantengono viva la speranza
nel lavoro dei giovani, nella ricerca e nella volontà mai sopita di conoscere sempre più a fondo i
misteri della biologia dell’uomo e di usare le sco-
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5
prima pagina
Editoriale
perte ottenute per migliorarne la salute.
I mezzi del nostro giornale non sono certo rilevanti, ma la redazione e tutti i nostri collaboratori esterni, che voglio qui ringraziare per i loro contributi, mantengono un notevole livello di informazione sia
sul periodico cartaceo, sia sul nostro Portale, che anche attraverso Facebook, raggiunge lusinghieri
livelli di contatti e di citazioni. ¢
prima pagina
Tribuna
Le commissioni dell’ordine
“Una Rivista senza
confini, che si espande
sul Web attraverso il
Portale e dalla Rete
prende spunti per
mantenere la nostra
comunità medica
e odontoiatrica
unita appunto nella
conoscenza”.
La Commissione
Pari opportunità
dell’Ordine dei
Medici Chirurghi
e Odontoiatri della
Provincia di Torino
ha individuato, e
proposto all’Ordine,
di focalizzare la
propria attività,
per il triennio
in corso, sulle
tematiche della
Medicina di Genere
e della Violenza.
Cinque componenti
della Commissione
Patrizia Biancucci,
Maria Susetta
Grosso, Enrica
Guglielmotti,
Gabriella Tanturri e
Piera Verrua hanno
partecipato, sia per
acquisire ulteriori
competenze che
per creare rete, al
Workshop svoltosi
a Firenze il 9
novembre 2012.
Ecco una sintesi.
prima pagina
Tribuna
a cura di
Nicola Ferraro
Particolare
del cornicione
lato cortile
Politiche
sanitarie
e di genere:
un workshop
a Firenze
di Gabriella Tanturri*
Il 9 novembre 2012 a Firenze si è svolto l’interessante workshop “Politiche Sanitarie e Politiche
di Genere”, organizzato dall’Azienda Sanitaria di
Firenze, dal Gruppo Italiano Salute e Genere, e
dal Centro Studi Salute di Genere di Firenze.
Coordinatrici scientifiche del workshop sono
state Flavia Franconi, Professore ordinario di
Farmacologia presso l’Università di Sassari, coordinatrice del Gruppo Farmacologia gender-oriented della Società di Farmacologia, e Lucia Turco,
Responsabile del Centro studi salute di genere e
Direttore sanitario del presidio ospedaliero S. Maria Annunziata dell’ Azienda Sanitaria di Firenze.
In particolare si è discusso sulla necessità di politiche sanitarie gender-oriented, che permettano
di analizzare dati statistici, indirizzare la ricerca,
giungere a decisioni cliniche basate sull’evidenza
sia nell’uomo che nella donna, delineare programmi e azioni, organizzare l’offerta di servizi
in ottica di genere.
Il “Global Gender Gap Report” è la classifica stilata ogni anno (dal 2006) dal World Economic
Forum (WEF) sul divario di opportunità tra uomini
e donne in 135 paesi.
Dice Laura Tyson, economista della University
of California, coautrice dal 2006 del report: “I
gap di genere si riducono quando i paesi li riconoscono come limiti, e si occupano della loro
diminuzione in termini di imperativi sociali ed
economici. Con le giuste politiche le cose possono cambiare molto velocemente”.
Nel 2011 il Global Gender Gap Report classificava l’Italia al 74° posto. Nel 2012 l’Italia è scivolata
all’80° posto.
Questo ci dice quanto le iniziative politiche per
la parità tra i generi siano urgenti e indifferibili .
IL Genere è un deTermInanTe dI saLuTe
Come giustamente ha sottolineato Flavia Franconi, con le politiche di genere è possibile risparmiare in modo equo.
In Toscana ad esempio sono state monitorate le
reazioni avverse ai farmaci, che sono risultate più
frequenti e gravi nelle donne rispetto agli uomini:
l’ospedalizzazione, o il prolungamento dell’ospedalizzazione causate da queste reazioni hanno
un costo, per la sola componente “alberghiera”, di almeno € 500 al giorno. Una maggiore
conoscenza del metabolismo e degli effetti dei
farmaci sulle donne comporterebbe anche una
riduzione delle ospedalizzazioni da reazioni avverse con un risparmio economico.
* Coordinatrice
Commissione Pari
Opportunità
Ordine dei Medici
Chirurghi
e Odontoiatri
della Provincia
di Torino
Purtroppo, come ricorda la senatrice Fiorenza Bassoli, il mondo italiano è organizzato al maschile:
l’Europa continua a sollecitarci ad assumere “equity act”, ma la riduzione ulteriore dei servizi vede le
donne italiane sempre più caricate di lavoro e care-giver di se stesse; la riduzione dell’offerta sanitaria
pubblicaParticolare
e dei posti letto ospedalieri porta gli italiani a spendere di più per curarsi. Chi ha meno mezzi,
del ne
cornicione
e le donne
hanno di meno, si cura meno. La senatrice ha anche sottolineato quanto sia pesante il
fenomeno
violenza,
latodella
Corso
Franciaprima causa di morte per le donne nella fascia d’età 15 – 44 anni, e come i
media trattino in modo morboso e superficiale il problema, contribuendo anche con le immagini pubblicitarieIlaTesoriere
trasmettere
un messaggio di donna-oggetto e “donna di servizio” (i pasti ad esempio sono
Guido
rappresentati
diverse persone sedute a tavola, e una donna in piedi che serve…)
Regis con
e il giornalista
monicaNicola
Bettoni,
direttrice
Ferraro
in generale dell’’Istituto Superiore di Sanità, ha ricordato che nel triennio
2009 – 2011
il Ministero
uno dei
numerosiaveva finanziato con 2.7 milioni di € cinque progetti strategici di genere in
cinque regioni diverse, su: malattia cardiovascolare – immunità ed endocrinologia - ambiente di lasopralluoghi filmati
voro - malattie iatrogene e reazioni avverse – e determinanti della salute della donna. I progetti sono
e messi in Rete su
scaduti e purtroppo non sono più stati finanziati.
videomedica.org per
Anche simona montilla del centro studi AIFA ha portato dati sulle reazioni avverse a farmaci, sempre
documentare
lo stato
più frequenti
nelle donne,
e con un trend di segnalazioni in aumento dal 2006 al 2011. Presso l’AIFA
vanzamento
lavori.di lavoro sulle politiche di genere, che però nel 2012 ha avuto una attività
è stato costituito
il gruppo
ridotta.
L’intervento dell’assessora al welfare e al personale e politiche di genere del Comune di Firenze, stefania saccardi, ha sottolineato le difficoltà dell’Ente Locale a mantenere i servizi in assenza di trasferimento di fondi da parte dello stato, e quanto sia fondamentale l’appropriatezza clinica anche in
un’ottica di riduzione della spesa.
VILLA RABY:
UNA STORIA IN CONTROTENDENZA
10 FINE
E A LIETO
CLInICa ed epIdemIoLoGIa LeGaTe aL Genere
Il pomeriggio ha visto un approfondimento clinico ed epidemiologico.
annamaria moretti, Direttrice della S. C. Pneumologia di Bari, ha segnalato un maggior numero
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11
di Guido Regis
8
Finalmente posso scrivere il racconto di questa piccola, ma difficile avventura, da “dentro le mura”: le
nostre, quelle della nuova sede.
Dal primo dicembre scorso tutti i medici della provincia di Torino possono infatti accedere alla
nuova sede dell’Ordine in Corso Francia 8 dove è rinata Villa Raby: la nostra stupenda palazzina liberty.
Chi non ha vissuto direttamente il percorso, dall’acquisto alla completa ristrutturazione durata oltre sei
anni, può provare diversi stati d’animo valutando questa vicenda. Dall’ammirazione e dall’orgoglio per
sapere di avere contribuito con parte della propria quota d’iscrizione a regalare a se stessi e a Torino
un piccolo gioiello della storia architettonica di questa città e dell’Italia, all’indifferenza o addirittura
alla critica per avere impegnato risorse economiche ed umane in un’impresa apparentemente distante
da altre priorità della nostra professione.
Spero siano davvero pochi coloro che la vedono in quest’ultima maniera.
fronti dello Stato. Questa situazione ci ha indotti a scorporare dai lavori alcune opere secondarie non
ancora eseguite, rendendo prioritarie tutte quelle che ci avrebbero consentito di occupare la palazzina
con gli uffici entro l’anno.
Questo per dire che forse non è facile immaginare, per chi non ha seguito passo a passo tutto il
percorso, che un opera di questo genere, proprio perché realizzata da persone dedite ad un mestiere
“non attinente” ed in un periodo di difficoltà economiche e gestionali spaventose, aveva tutte le premesse per non essere portata a termine se non a costi insostenibili per i nostri bilanci.
Ci siamo riusciti, risparmiando persino qualcosa sui preventivi di spesa, e mettendoci probabilmente
nella condizione, nell’arco di quest’anno, di allestire definitivamente anche la bellissima sala conferenze, già completata un anno fa nella sua struttura portante.
Superate difficoltà incredibili
una Sede preStigioSa e viva grazie al contributo degli iScritti
In ogni modo quanto si è realizzato ha davvero del miracoloso, soprattutto di questi tempi.
Infatti, specchio del momento economico attuale, è che la principale impresa appaltatrice dei lavori,
pur avendoli ultimati quasi completamente, si sia trovata a fronteggiare difficoltà di liquidità. Noi
abbiamo rappresentato forse l’unica committenza che ha onorato puntualmente ogni rata dei lavori
eseguiti, ma i maggiori crediti vantati dall’impresa si riferivano ad altri appalti ed in genere nei con-
Ora ho il grande piacere di invitare tutti i colleghi a passare di qui per ammirare la loro sede, con la speranza che accenda in tutti il desiderio di proporsi in prima persona per dar vita iniziative, per farla vivere.
Il luogo per trovarci, aggregarci, crescere e formarci un po’ di più insieme ora c’è.
Per quanto mi riguarda, non consideratemi retorico: dopo tante preoccupazioni e stanchezza posso dire
finalmente di essere anche un po’ felice.
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Torino Medica cambia aspetto
Come ogni testata che si rispetti anche Torino Medica, periodicamente aggiorna il proprio look e
questa volta abbiamo deciso di rendere la Rivista più comunicativa e immediata nella impostazione e
nella grafica.
Il messaggio, presente in copertina, vuole essere una dichiarazione di intenti per il futuro.
Il nostro giornale è nato come “Bollettino dell’Ordine”, per poi trasformarsi nel corso degli anni
nell’Organo Ufficiale di stampa dell’Ente, sempre più aperto a contributi scientifici e di comunicazione.
Ora si inaugurano una nuova stagione e una nuova prospettiva.
Il giornale diviene “La Rivista dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Torino”
con obiettivi di Comunicazione, Informazione e Formazione .
Una Rivista senza confini, che si espande sul Web attraverso il Portale e dalla Rete prende spunti per
mantenere la nostra comunità medica e odontoiatrica unita appunto nella conoscenza.
Conoscenza di nozioni, dati, avvenimenti, fatti, opinioni, esposti sempre con la maggiore obiettività
possibile, come si addice al giornalismo e all’Istituzione che ispira la testata e che è la casa di tutti i
professionisti medici e odontoiatri senza distinzioni.
Sulla Rivista, se riusciremo a realizzare gli obiettivi che ci siamo prefissati per quest’anno, oltre alle
consuete rubriche di informazione e comunicazione, compariranno anche inserti di formazione che,
se le procedure ECM ci saranno favorevoli, potranno diventare offerta formativa ufficiale e gratuita per
i nostri iscritti, nella forma di corsi FAD, ripresi e ampliati in Rete.
Continuate a seguirci, come ci dimostrano i numerosi messaggi che giungono alla nostra Redazione
per spronarci o criticarci, sicuri che le nostre pagine saranno sempre aperte a tutti i contributi di chi
vorrà collaborare con noi con spirito costruttivo e positivo.
Buone letture a tutti.
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prima pagina
Tribuna
a cura di
Nicola Ferraro
Particolare
del cornicione
lato cortile
VILLA RABY:
UNA STORIA IN
E A LIETO FINE
di Guido Regis
Finalmente posso scrivere il racconto di questa piccola, ma difficile avventura, da “dentro le mura”: le
nostre, quelle della nuova sede.
Dal primo dicembre scorso tutti i medici della provincia di Torino possono infatti accedere alla
nuova sede dell’Ordine in Corso Francia 8 dove è rinata Villa Raby: la nostra stupenda palazzina liberty.
Chi non ha vissuto direttamente il percorso, dall’acquisto alla completa ristrutturazione durata oltre sei
anni, può provare diversi stati d’animo valutando questa vicenda. Dall’ammirazione e dall’orgoglio per
sapere di avere contribuito con parte della propria quota d’iscrizione a regalare a se stessi e a Torino
un piccolo gioiello della storia architettonica di questa città e dell’Italia, all’indifferenza o addirittura
alla critica per avere impegnato risorse economiche ed umane in un’impresa apparentemente distante
da altre priorità della nostra professione.
Spero siano davvero pochi coloro che la vedono in quest’ultima maniera.
Superate difficoltà incredibili
In ogni modo quanto si è realizzato ha davvero del miracoloso, soprattutto di questi tempi.
Infatti, specchio del momento economico attuale, è che la principale impresa appaltatrice dei lavori,
pur avendoli ultimati quasi completamente, si sia trovata a fronteggiare difficoltà di liquidità. Noi
abbiamo rappresentato forse l’unica committenza che ha onorato puntualmente ogni rata dei lavori
eseguiti, ma i maggiori crediti vantati dall’impresa si riferivano ad altri appalti ed in genere nei con-
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Particolare
del cornicione
lato Corso Francia
Il Tesoriere Guido
Regis e il giornalista
Nicola Ferraro in
uno dei numerosi
sopralluoghi filmati
e messi in Rete su
videomedica.org per
documentare lo stato
vanzamento lavori.
CONTROTENDENZA
fronti dello Stato. Questa situazione ci ha indotti a scorporare dai lavori alcune opere secondarie non
ancora eseguite, rendendo prioritarie tutte quelle che ci avrebbero consentito di occupare la palazzina
con gli uffici entro l’anno.
Questo per dire che forse non è facile immaginare, per chi non ha seguito passo a passo tutto il
percorso, che un opera di questo genere, proprio perché realizzata da persone dedite ad un mestiere
“non attinente” ed in un periodo di difficoltà economiche e gestionali spaventose, aveva tutte le premesse per non essere portata a termine se non a costi insostenibili per i nostri bilanci.
Ci siamo riusciti, risparmiando persino qualcosa sui preventivi di spesa, e mettendoci probabilmente
nella condizione, nell’arco di quest’anno, di allestire definitivamente anche la bellissima sala conferenze, già completata un anno fa nella sua struttura portante.
Una sede prestigiosa e viva grazie al contributo degli iscritti
Ora ho il grande piacere di invitare tutti i colleghi a passare di qui per ammirare la loro sede, con la speranza che accenda in tutti il desiderio di proporsi in prima persona per dar vita iniziative, per farla vivere.
Il luogo per trovarci, aggregarci, crescere e formarci un po’ di più insieme ora c’è.
Per quanto mi riguarda, non consideratemi retorico: dopo tante preoccupazioni e stanchezza posso dire
finalmente di essere anche un po’ felice. ¢
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prima pagina
Tribuna
Le commissioni dell’Ordine
La Commissione
Pari opportunità
dell’Ordine dei
Medici Chirurghi
e Odontoiatri della
Provincia di Torino
ha individuato, e
proposto all’Ordine,
di focalizzare la
propria attività,
per il triennio
in corso, sulle
tematiche della
Medicina di Genere
e della Violenza.
Cinque componenti
della Commissione
Patrizia Biancucci,
Maria Susetta
Grosso, Enrica
Guglielmotti,
Gabriella Tanturri e
Piera Verrua hanno
partecipato, sia per
acquisire ulteriori
competenze che
per creare rete, al
Workshop svoltosi
a Firenze il 9
novembre 2012.
Ecco una sintesi.
10
Il 9 novembre 2012 a Firenze si è svolto l’interessante workshop “Politiche Sanitarie e Politiche
di Genere”, organizzato dall’Azienda Sanitaria di
Firenze, dal Gruppo Italiano Salute e Genere, e
dal Centro Studi Salute di Genere di Firenze.
Coordinatrici scientifiche del workshop sono
state Flavia Franconi, Professore ordinario di
Farmacologia presso l’Università di Sassari, coordinatrice del Gruppo Farmacologia gender-oriented della Società di Farmacologia, e Lucia Turco,
Responsabile del Centro studi salute di genere e
Direttore sanitario del presidio ospedaliero S. Maria Annunziata dell’ Azienda Sanitaria di Firenze.
In particolare si è discusso sulla necessità di politiche sanitarie gender-oriented, che permettano
di analizzare dati statistici, indirizzare la ricerca,
giungere a decisioni cliniche basate sull’evidenza
sia nell’uomo che nella donna, delineare programmi e azioni, organizzare l’offerta di servizi
in ottica di genere.
Il “Global Gender Gap Report” è la classifica stilata ogni anno (dal 2006) dal World Economic
Forum (WEF) sul divario di opportunità tra uomini
e donne in 135 paesi.
Dice Laura Tyson, economista della University
of California, coautrice dal 2006 del report: “I
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gap di genere si riducono quando i paesi li riconoscono come limiti, e si occupano della loro
diminuzione in termini di imperativi sociali ed
economici. Con le giuste politiche le cose possono cambiare molto velocemente”.
Nel 2011 il Global Gender Gap Report classificava l’Italia al 74° posto. Nel 2012 l’Italia è scivolata
all’80° posto.
Questo ci dice quanto le iniziative politiche per
la parità tra i generi siano urgenti e indifferibili .
Il Genere è un determinante di salute
Come giustamente ha sottolineato Flavia Franconi, con le politiche di genere è possibile risparmiare in modo equo.
In Toscana ad esempio sono state monitorate le
reazioni avverse ai farmaci, che sono risultate più
frequenti e gravi nelle donne rispetto agli uomini:
l’ospedalizzazione, o il prolungamento dell’ospedalizzazione causate da queste reazioni hanno
un costo, per la sola componente “alberghiera”, di almeno € 500 al giorno. Una maggiore
conoscenza del metabolismo e degli effetti dei
farmaci sulle donne comporterebbe anche una
riduzione delle ospedalizzazioni da reazioni avverse con un risparmio economico.
Politiche
sanitarie
e di genere:
un workshop
a Firenze
di Gabriella Tanturri*
* Coordinatrice
Commissione Pari
Opportunità
Ordine dei Medici
Chirurghi
e Odontoiatri
della Provincia
di Torino
Purtroppo, come ricorda la senatrice Fiorenza Bassoli, il mondo italiano è organizzato al maschile:
l’Europa continua a sollecitarci ad assumere “equity act”, ma la riduzione ulteriore dei servizi vede le
donne italiane sempre più caricate di lavoro e care-giver di se stesse; la riduzione dell’offerta sanitaria
pubblica e dei posti letto ospedalieri porta gli italiani a spendere di più per curarsi. Chi ha meno mezzi,
e le donne ne hanno di meno, si cura meno. La senatrice ha anche sottolineato quanto sia pesante il
fenomeno della violenza, prima causa di morte per le donne nella fascia d’età 15 – 44 anni, e come i
media trattino in modo morboso e superficiale il problema, contribuendo anche con le immagini pubblicitarie a trasmettere un messaggio di donna-oggetto e “donna di servizio” (i pasti ad esempio sono
rappresentati con diverse persone sedute a tavola, e una donna in piedi che serve…)
Monica Bettoni, direttrice generale dell’’Istituto Superiore di Sanità, ha ricordato che nel triennio
2009 – 2011 il Ministero aveva finanziato con 2.7 milioni di € cinque progetti strategici di genere in
cinque regioni diverse, su: malattia cardiovascolare – immunità ed endocrinologia - ambiente di lavoro - malattie iatrogene e reazioni avverse – e determinanti della salute della donna. I progetti sono
scaduti e purtroppo non sono più stati finanziati.
Anche Simona Montilla del centro studi AIFA ha portato dati sulle reazioni avverse a farmaci, sempre
più frequenti nelle donne, e con un trend di segnalazioni in aumento dal 2006 al 2011. Presso l’AIFA
è stato costituito il gruppo di lavoro sulle politiche di genere, che però nel 2012 ha avuto una attività
ridotta.
L’intervento dell’assessora al welfare e al personale e politiche di genere del Comune di Firenze, Stefania Saccardi, ha sottolineato le difficoltà dell’Ente Locale a mantenere i servizi in assenza di trasferimento di fondi da parte dello stato, e quanto sia fondamentale l’appropriatezza clinica anche in
un’ottica di riduzione della spesa.
Clinica ed epidemiologia legate al genere
Il pomeriggio ha visto un approfondimento clinico ed epidemiologico.
Annamaria Moretti, Direttrice della S. C. Pneumologia di Bari, ha segnalato un maggior numero
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prima pagina
Tribuna
Le commissioni dell’Ordine
“C’è un
peggioramento
oggettivo della
condizione della
donna in Italia, legato
anche alla carenza
di investimenti;
verosimilmente
questo
peggioramento
progredirà ancora
nel prossimo futuro
ma la consapevolezza
degli operatori
sanitari su queste
tematiche sta
aumentando”.
di patologie polmonari femminili, ad esempio
l’asma che sta aumentando nelle donne gravide
con conseguenze sul peso del nascituro, anche
perché le mamme hanno remore a fare terapie
con il sospetto che possano nuocere al feto.
Un importante aumento delle patologie respiratorie femminili è evidente nella zona di Brindisi, a
causa dell’inquinamento industriale e della maggiore sensibilità che hanno le donne all’inquinamento stesso.
Rosanna Abbate, professore ordinario alla facoltà di Medicina di Firenze, ha riportato dati su
come la presenza in gravidanza di ipertensione,
preeclampsia e nascite pretermine siano fattori
predittivi del rischio di malattia cardiaca, tromboembolie e incidenti vascolari cerebrali; è anche
aumentato il rischio di sviluppare diabete di tipo
II. Le donne hanno maggiore resistenza all’aspirina, soprattutto se diabetiche, rispetto agli uomini, e hanno una maggior frequenza di fibrillazione atriale.
Francesco Cipriani, epidemiologo e direttore
dell’Azienda Regionale di Sanità della Toscana,
ha sottolineato come il guadagno di vita sia in
incremento negli anziani ma non nei giovani, e
come pesino gli stili di vita sulla salute. Il fumo
è in aumento nelle donne giovani, così come il
consumo di alcoolici, soprattutto nelle adolescenti. Sono in aumento le malattie sessualmente
trasmesse, l’infertilità, l’obesità. E’ importante la
prevenzione e l’educazione, se svolte in un’ottica
di “evidence based prevention”, utilizzando cioè
linguaggi e strumenti ben recepibili dalle fasce
d’età cui ci si rivolge, non ultimo anche il divieto
12
febbraio 2013
e la penalizzazione come stimolo positivo, e l’organizzazione di attività sportive poco costose e
diffuse sul territorio particolarmente nelle zone a
maggior concentrazione di popolazione giovane.
Antonio Panti, presidente dell’Ordine dei Medici della provincia di Firenze, e della Federazione
degli Ordini toscani, ha portato il saluto dell’Ordine e la sensibilità degli Ordini della Toscana alle
tematiche espresse.
Federico Gelli, direttore sanitario dell’ospedale
Santa Maria Nuova di Firenze, ha ricordato i contenuti della legge 16 del 2009 sulla cittadinanza di genere, purtroppo ora non più finanziata,
che definiva il bilancio di genere della Toscana,
interveniva sulla legislazione e stimolava l’imprenditoria femminile, e conclude che intervenire
politicamente sulle differenze di genere è diventato volano dell’economia nel nord Europa, ma i
nostri legislatori non hanno avuto finora questa
lungimiranza.
Conclusioni
Quali conclusioni trarre da questa giornata ricca
di spunti e di riflessioni? Innanzitutto, che siamo
tutti uguali per i diritti, ma tutti diversi per i bisogni. Che c’è un peggioramento oggettivo della
condizione della donna in Italia, legato anche
alla carenza di investimenti; che verosimilmente
questo peggioramento progredirà ancora nel
prossimo futuro ma che la consapevolezza degli
operatori sanitari sta aumentando, ed è in corso
un importante lavoro di rete per aumentare la
consapevolezza, i dati, la ricerca, la formazione e
l’educazione su queste tematiche. ¢
Vivere la deontologia
“Esprimere empatia non è solo buona educazione… è buona medicina”.
(Alice Flaherty)
La relazione
medico-paziente:
un rapporto in crisi
di Bruno Perino
Definizione e
considerazioni preliminari
La relazione medico-paziente è quel particolare rapporto che si instaura tra il medico è il paziente in stato di malattia. È una relazione biunivoca ma asimmetrica, in quanto il paziente è
dipendente dalla competenza professionale del
medico, non disponendo delle capacità di valutare la correttezza della diagnosi e della terapia proposta. Questo delicato rapporto richiede
stima e fiducia reciproci: il medico deve potersi
fidare di quanto riferito dal paziente1, e il paziente deve essere sicuro che il medico farà di tutto
per assicurare alla sua persona la migliore assistenza possibile, senza condizionamenti esterni.
Questa definizione, una tra le molte possibili,
implica da parte del medico due condizioni essenziali: la disponibilità di tempo da dedicare al
paziente e la capacità, e soprattutto la volontà,
di ascoltare con empatia2 quanto il paziente
ritiene di dovere riferire sul suo stato di salute.
Ecco un primo elemento di criticità che caratterizza la medicina moderna: una inchiesta a
1 Per questo motivo, è improprio e confondente, a
mio parere, assegnare al medico di famiglia il doppio
ruolo di curante e di medico legale, in quanto chiamato a certificare la necessità e il periodo di assenza
dal lavoro.
2 Nelle scienze umane (delle quali la medicina in certa misura partecipa) l’empatia designa un atteggiamento verso gli altri caratterizzato da un impegno di
comprensione dell’altro, escludendo ogni attitudine
affettiva personale (simpatia, antipatia) e ogni giudizio morale. (da Wikipedia).
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Spersonalizzazione della
medicina
Estremizzando, a
forza di guardare gli
esami e il PC invece
che il paziente, si
può arrivare al
paradosso di curare
numeri invece di
persone.
cura dell’Organizzazione Mondiale della Sanità
rilevava come prima lamentela da parte del paziente quella che: “nessuno mi sta a sentire”.
Una recente ricerca negli USA valutava in 16
secondi il tempo medio che il medico lasciava al discorso del paziente prima di interromperlo, con un tempo minimo di tre secondi !
Anche da parte del paziente vi è spesso una
preconcetta mancanza di fiducia nel medico, in
quanto visto talvolta più come funzionario di un
ente impersonale (l’ASL, l’ospedale…), che come
SUO medico curante.
Un po’ di storia
Anche se le malattie e i tentativi di guarirle
hanno accompagnano la storia dell’uomo fin
dai primordi, è solo da Ippocrate di Kos (vissuto
tra il 460 e il 377 a.C.) e dalla sua scuola che si
può a buon diritto parlare di relazione medicopaziente. In precedenza, il guaritore (sciamano,
sacerdote, stregone…) si poneva come semplice
intermediario tra il paziente e la divinità, invocandone i poteri affinché il malato fosse liberato dalle sue tribolazioni. Ippocrate, al contrario,
giura sulla divinità di dedicare la sua conoscenza
medica (“secondo le mie forze e il mio giudizio”, così recita il testo greco del giuramento)
al ripristino della salute del suo paziente. In realtà, con Ippocrate nasce non solo la relazione
empatica tra medico e paziente, ma la Medicina
stessa nell’accezione moderna, come disciplina
fondata sulla diagnosi e sulla terapia delle afflizioni che da sempre opprimono l’essere umano.
Nel periodo medioevale nasce l’ospedale come
struttura di diagnosi e cura (in precedenza, come
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15
Vivere la deontologia
ancora lascia capire il nome stesso, si trattava di strutture di mera accoglienza). Qui inizia ad operare il medico,
che riceve il suo compenso non dal paziente, spesso bisognoso, ma dall’ospedale stesso. Inizia così un elemento di novità e di potenziale crisi, in quanto si rompe la
biunivocità e l’esclusività del rapporto medico-paziente.
Con il Rinascimento (XVI secolo d.C.), la Medicina va incontro ad una evoluzione meccanicistica3, secondo la
quale l’organismo umano è considerato una macchina di
estrema complicazione, che può guastarsi, ma può essere in quanto macchina “aggiustato”. Questa concezione,
contenuta già nella filosofia di Cartesio (René Descartes:
1596 – 1656) è all’origine di un altro importante elemento
di crisi: se l’organismo è soltanto una macchina, il medico è soltanto un tecnico. La tecnologia moderna ha dato
ulteriore enfasi a questa concezione del medico come tecnocrate, e impoverito quindi il rapporto umano di base.
Nei secoli successivi, e segnatamente nel secolo XX, la
Medicina ha fatto enormi progressi, sia nella diagnosi che
nella cura, tanto è vero che si può a buon diritto affermare che “…la somma totale della conoscenza medica raggiunta nel ventesimo secolo sopravanza i risultati collettivi
ottenuti e la conoscenza raggiunta da tutte le generazioni precedenti”4. Ha progredito però altrettanto sul piano
umano?
Un rapporto in crisi
“Gli ultimi cinquant’anni di straordinari successi in campo
medico hanno avuto esiti apparentemente opposti: medici
professionalmente insoddisfatti; cittadini preoccupati fino
alla nevrosi per la propria salute; una medicina alternativa
sempre più in voga e un vertiginoso quanto incomprensibile aumento della spesa sanitaria”5.
Questa breve citazione intercetta il disagio che coinvolge
tutti gli attori della moderna medicina: pazienti e operatori sanitari, medici e non. Ma perché questo crescente
ricorso alla medicina alternativa? Le spiegazioni possibili
sono molteplici: la tendenza a un riavvicinamento alla natura, la paura degli effetti collaterali dei farmaci, resa più
acuta dalla risonanza mediatica di notizie su gravi effetti
collaterali tenuti nascosti per anni dalle ditte produttrici, la
pretesa innocuità delle medicine naturali… Forse però una
delle ragioni è la capacità di ascolto che è una caratteristica costante di chi pratica forme di medicina complementare; capacità di ascolto che spesso è carente nel medico
tradizionale moderno, non soltanto in Italia, ma in tutto
il mondo occidentale. Ma senza ascolto non vi può essere
relazione tra medico e paziente, ma solo un incontro. Eppure, come messo in evidenza nella citazione iniziale, espri3 Il meccanicismo può essere definito come quella “concezione che riduce i parametri esplicativi di un settore determinato
della realtà o di essa tutta intera a due soli: materia e movimento locale”. L’universo viene interpretato quindi come una
macchina, complicata ma pur sempre una macchina.
4 James H. Jones: “Bad blood: the Tuskegee Syphilis Experiment”.( The free press, 1993): Traduzione mia.
5 James Le Fanu: “Ascesa e declino della medicina
moderna”(Vita e Pensiero, 2005).
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febbraio 2013
mere empatia non è solo buona educazione… è
buona medicina. Nel 2005 una ricerca effettuata
negli USA ha dimostrato che le diagnosi erano
significativamente più corrette quanto più tempo il medico dedicava al colloquio con il paziente
(l’anamnesi) e alla visita, che è un altro elemento
essenziale nel costruire una buona relazione tra
medico e paziente, elemento attualmente trascurato, anche perché ritenuto di scarsa utilità
rispetto agli esami di laboratorio e strumentali6.
Il Prof. Umberto Veronesi, oncologo di fama, ha
scritto alcuni anni fa un breve saggio dal titolo
assai significativo: “Una carezza per guarire”7,
ribadendo la necessità, anche in questa epoca
di tecnologia pervasiva, di non dimenticare che
il rapporto umano empatico è un costituente essenziale della Medicina, non un optional superato dalla tecnica e proprio dei nostalgici del bel
tempo andato. Una paziente alla quale era stato
diagnosticato un cancro alla mammella e che
era guarita grazie alle cure, riconosceva la straordinaria efficienza dell’insieme di trattamenti
ai quali era stata sottoposta, ma riferiva di non
essere mai riuscita a vedere due volte la stessa
persona, e quindi non sapeva chi ringraziare.
Le ragioni della crisi (alcune)
Indipendentemente dal carattere e dal modo di
comportarsi del singolo medico o del singolo paziente, si possono individuare alcune situazioni
strutturali proprie della medicina moderna che
ostacolano l’instaurarsi di una relazione tra medico e paziente, umana oltre che professionale,
con le caratteristiche delineate in precedenza
nella definizione proposta.
valutare esami sempre più complessi (e costosi).
È invece stato dimostrato che un attento esame
del paziente migliora la diagnosi e fa diminuire
i costi8.
Ipertecnologizzazione della medicina (e del medico): è insieme la causa e la conseguenza del
punto precedente, in quanto la tendenza a
basare la diagnosi sugli esami (soprattutto quelli
di imaging più moderni, come la TAC e la RMN)
rende il medico sempre più dipendente da essi
e meno in grado di ricavare i dati clinici dall’esame del paziente. Questa tendenza è presente
anche a livello dell’insegnamento universitario;
viene quindi assimilata già durante gli studi di
medicina.
Spersonalizzazione della medicina: estremizzando, a forza di guardare gli esami e il PC invece
che il paziente, si può arrivare al paradosso di
curare file informatici, i numeri invece della persona, con un ovvio impoverimento del rapporto
umano.
Iperspecializzazione del medico e parcellizzazione dell’attività sanitaria: certamente è impossibile sapere tutto vista la complessità della
medicina moderna e la specializzazione è indispensabile. Talvolta però l’attenzione esclusiva su
una parte o una funzione del corpo umano fa
perdere di vista il paziente come persona (è un
8 Vedi il libro di Lisa Sanders citato.
Burocratizzazione della medicina: la pratica
medica è talmente gravata da incombenze burocratiche da rendere sempre più brevi e insoddisfacenti, sia per il medico che per il paziente,
i tempi di reale interazione, dedicati all’ascolto
del paziente e alla visita clinica; questo problema impatta soprattutto nella medicina di primo
livello, in quanto il medico di famiglia tende a
perdere la centralità di persona che conosce la
globalità delle problematiche dei suoi pazienti,
per diventare (per fortuna non sempre) un mero
prescrittore di farmaci ed esami.
Sottovalutazione dell’importanza della raccolta
dell’anamnesi e della visita clinica: è sempre più
diffusa la tendenza a considerare tempo perso
quello dedicato al dialogo con il paziente e alla
visita, tempo meglio impiegato a prescrivere e
6 Citato in: Lisa Sanders “Ogni paziente racconta la
sua storia” (Einaudi, 2009).
7 Umberto Veronesi,Mario Pappagallo: ”Una carezza per guarire. La nuova medicina tra scienza e
coscienza” (Sperling & Kupfer, 2008).
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VIvere la deontologia
portato del meccanicismo), e di qui la necessità di un confronto che non sia
mero tecnicismo.
Il problema del “terzo pagatore”: come citato nella definizione proposta
“Questo delicato rapporto richiede stima e fiducia reciproci: il medico deve
potersi fidare di quanto riferito dal paziente, e il paziente deve essere sicuro
che il medico farà di tutto per assicurare alla sua persona la migliore assistenza possibile, senza condizionamenti esterni”. Il medico però, nella maggior
parte dei casi, riceve il compenso non dal paziente, ma da un ente terzo (in
genere, l’ospedale o il SSN) e quindi è sottoposto a condizionamenti che
possono limitare la sua libertà di azione (basti pensare alle continue pressioni
a risparmiare che opprimono il medico che lavora nel pubblico). Ancora,
come può il paziente essere sicuro che il medico non prescriva certi esami
non perché non servono, ma magari perché costano troppo? E da parte del
medico, dato il suo doppio ruolo di curante e di medico legale, certo qualche
volta può pensare che il paziente esageri i sintomi per allungare l’astensione dal lavoro. Sono questi argomenti sgraditi e perciò raramente affrontati
esplicitamente: eppure sono reali e minano il rapporto di fiducia, che invece
bisogna costruire (o ricostruire) insistentemente giorno per giorno con fatica
e impegno costante, sia da parte del medico che del paziente.
Tempi di degenza sempre più brevi (i DRG): in ospedale, il regime di rimborso
forfettario per tipologia di ricovero da parte della Regione causa una spinta
alla diminuzione dei giorni di ricovero, e di conseguenza riduce il tempo di
contatto tra medico e paziente ricoverato, rendendo impossibile lo svilupparsi di un rapporto umano.
Sfiducia generalizzata verso le strutture pubbliche e quindi della medicina
istituzionale: anche se il nostro SSN è forse il migliore del mondo, esso è
vittima di una diffusa sfiducia degli utenti verso tutto ciò che è pubblico;
questo elemento (“…se potessi permettermelo, mi rivolgerei a un medico di
mia fiducia privatamente, invece,…”) certo non contribuisce a creare le basi
per una interazione empatica.
Internet e l’eccesso di informazione: sembra un paradosso, ma l’eccesso di
informazione oggi disponibile (soprattutto su Internet, dove si trova tutto e
il contrario di tutto) confonde le idee, non soltanto al paziente ma talvolta
anche al medico, che spesso si sente dire: “…ma su internet ho trovato che
invece,…” o osservazioni del genere. È evidente il potenziale confondente di
queste interferenze nel rapporto tra medico e paziente.
La pressione del paziente (e degli altri…): un frequente motivo di scontento
per il medico è la richiesta di esami non indicati o non necessari da parte
dei pazienti, per informazioni ricavate da Internet o da vicini o parenti, ben
intenzionati ma non sempre ben informati. Il paziente da parte sua non accetta di buon animo un no, in quanto magari pensa che si voglia risparmiare
sulla sua salute. Ecco che il rapporto si trasforma in uno scontro!
Il numero di pazienti: è materialmente impossibile per un medico ambulatoriale (sia di famiglia che specialista) instaurare con i pazienti una relazione
significativa dato l’eccessivo numero di pazienti concentrati nell’orario di
visita. O il medico lavora di più (ma ha anche altre attività da svolgere), o i
pazienti si rivolgono al medico solo quando ne hanno veramente bisogno.
Aziendalizzazione delle strutture sanitarie pubbliche: adesso tutto è “azienda”. Non è soltanto questione di cambiare il nome, ma di sostanza, in quanto esplicita un intento programmatico: quello di mettere in primo piano l’efficienza, erogare cioè le prestazioni a costi ridotti. Fin qui va tutto bene: il
fatto è che spesso in pratica si tende sempre e solo a risparmiare; il paziente
si sente la vittima degli inevitabili tagli e spesso il suo senso di disagio si riflette sul medico curante, visto come componente attiva di questo processo,
menntre anche il medico ne è una vittima.
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Letture
consigliate
(oltre a quelle in nota)
Marco Bobbio:
“Giuro di esercitare
la medicina
in libertà e
indipendenza”.
Einaudi (2004).
Ben Goldacre:
“La cattiva scienza”.
Bruno Mondadori
(2009).
Giorgio Cosmacini:
“L’arte lunga: storia
della medicina
dall’antichità a
oggi”.
Laterza (1997).
Commercializzazione della medicina. Gli ospedali ed i clinici debbono adeguarsi alle logiche
dell’industria moderna ed il linguaggio deve di
conseguenza modificarsi secondo questo nuovo ordine. Queste le considerazioni critiche che
Hartzband e Groopman dell’Harvard Medical
School di Boston riportano in un recente articolo
pubblicato sul New England Journal of Medicine.
La relazione medico - paziente, secondo questa
logica, rischia di trasformarsi in una sorta di transazione commerciale: il cliente è un acquirente
compratore ed il medico è un rivenditore.
Multilinguismo e multiculturalismo: nella società
multietnica, barriere linguistiche e culturali rendono difficoltosa una efficace comunicazione tra
medico e paziente; la comunicazione costituisce
la condizione preliminare necessaria affinché possa instaurarsi una relazione umana, anche qualora non sussistano pregiudizi reciproci di fondo.
Conclusioni
Alla luce delle considerazioni precedenti è giocoforza concludere che la relazione medico paziente, intesa come rapporto empatico e reciprocamente
arricchente dal punto di vista umano si sia profondamente inaridita. Scrive F.F.
Casson: ”nell’attuale conduzione burocratica dell’assistenza sanitaria [il rapporto medico-malato] ha perduto le qualità essenziali del rapporto tradizionale trasformandosi da relazione interpersonale a relazione impersonale9”.
La conseguenza principale di questo stato di cose è la profonda insoddisfazione del paziente nei confronti dell’assistenza sanitaria malgrado gli enormi progressi compiuti negli ultimi cinquanta anni: basti pensare alle attuali
possibilità della chirurgia e al dominio sulle malattie infettive reso possibile
dagli antibiotici. È una situazione paradossale che può essere modificata
solo rivedendo alla base l’approccio del medico alla malattia (e soprattutto
al malato), iniziando dall’Università, che insegna solo l’aspetto scientifico,
cartesiano della Medicina, trascurando completamente il versante umanistico: aspetto umano che la situazione di crisi dimostra essere ancora oggi
fondamentale. Non è né facile né breve raggiungere questo obiettivo, e
non sono certo io in grado di indicare la strada da percorrere. Ma tutti
dobbiamo contribuire, medici e pazienti. ¢
9 F.F. Casson: “Dignità della professione medica”. Federazione Medica,
XXXVI, 936, 1984.
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Il dedalo
la premessa
“...c’è l’esigenza di
risolvere in modo
mirato problematiche
legate alla situazione
dei migranti; d’altro
canto vi è anche la
necessità di risposte
pronte a casistiche
sanitarie specifiche
che richiedono servizi
dedicati”.
Servizi Sanitari
per i migranti
la nuova edizione della guida
di Luca Mario Nejrotti
Che cos’è l’LDF
Il Laboratorio dei Diritti Fondamentali (LDF) di Torino nasce,
con il contributo della Compagnia di San Paolo, come unità di ricerca dell’Istituto subalpino per l’analisi e l’insegnamento del “Diritto delle attività transnazionali”. Il laboratorio, diretto da Vladimiro Zagrebelsky, si occupa di diritti
fondamentali, analizzati, nella realtà italiana, in una prospettiva internazionale di confronto con le
situazioni e le soluzioni proposte nei paesi europei ed extraeuropei.
Come dimostra l’iniziativa che presentiamo, LDF non è un’istituzione per la ricerca sul Diritto ma per
studiare interdisciplinarmente le applicazioni concrete, individuando problemi e punti di forza per
proporre iniziative mirate.
Oltre a ciò, si legge dal portale del laboratorio, “LDF aderisce al Comitato per la promozione e protezione dei diritti umani (http://www.comitatodirittiumani.net/) ed è membro della European Human
Rights Research Network”: vedi il codice QR a lato, per accesso diretto al portale Internet dell’Istituzione da parti dei possessori di smartphone abilitati.
20
febbraio 2013
È uscito l’aggiornamento della Guida dei servizi
sanitari per i migranti, edita la prima volta
nel 2008 dalla Regione Piemonte, a cura del
Laboratorio dei Diritti Fondamentali.
L’iniziativa ha alla base la condivisibile
“convinzione che l’informazione degli operatori è un
fattore decisivo per l’effettivo godimento da parte
dei migranti del diritto fondamentale alla salute.”
la guida
La guida, scritta dal dott. Stefano Dacquino e
dalla dott.ssa ostetrica Annalisa Bergallo, è strutturata in tre sezioni principali con diversi obiettivi: la prima fornisce un rapido accesso all’offerta
assistenziale, catalogata per aree tematiche, la
seconda dà informazioni specifiche sui singoli
servizi, la terza è dedicata al sostegno dei meno
abbienti.
A ciò si aggiungono, alla fine del volume, i servizi
d’informazione e assistenza per pratiche amministrative e burocratiche e un approfondimento
sul profilo giuridico del migrante.
Si tratta senza dubbio di uno strumento prezioso
che è liberamente scaricabile anche dal portale
dell’LDF (…). Inoltre, opportunamente tradotto
e appena un minimo semplificato, potrebbe divenire una guida utile direttamente per gli stessi
migranti. ¢
La situazione
Per informazioni e contatti.
http://www.labdf.eu
La gestione efficace da parte degli operatori sanitari di Torino e periferie dell’assistenza delle persone immigrate che non sono iscritte al Sistema
Sanitario è una duplice e impegnativa sfida: da
un lato c’è l’esigenza di risolvere in modo mirato,
ma anche comprensivo delle diverse peculiarità
culturali, problematiche legate alla situazione dei
migranti, spesso affetti da malattie legate alle
condizioni di vita precarie – è in molti casi un
eufemismo – che ne caratterizzano la vita nel nostro paese; d’altro canto vi è anche la necessità
di risposte pronte a casistiche sanitarie specifiche
che richiedono servizi dedicati, e la cui soluzione, spesso per ignoranza, viene invece richiesta a
strutture non idonee. Si pensi all’intasamento dei
Pronto Soccorso per problemi che non possono
esservi risolti. Un’opportuna informazione, come
quella promossa dalla guida, permetterà un utilizzo più efficace delle risorse con conseguenti
benefici comuni.
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21
Il dedalo
Come si può leggere su “Dialogo sui farmaci
n. 2/2006”, a pagina 82…*
“La diagnostica di laboratorio delle malattie
tiroidee dimostra come l’efficacia degli esami
di laboratorio possa variare molto a seconda
del contesto clinico nel quale sono impiegati. Sebbene le tireopatie non diagnosticate (è
stato stimato che il 50% delle ghiandole tiroidee presentano noduli al tavolo autoptico)
comportino una rilevante morbosità, in genere
rispondono bene ad una terapia tempestiva ed
attenta ed il laboratorio offre al clinico ed al
paziente degli esami sempre più affidabili e rapidi. Il pannello tradizionale in quest’ambito è
costituito dalla determinazione della tireotropina (TSH), della tetra-iodotironina libera (FT4) e
della triodo-tironina libera (FT3), degli anticorpi
anti-tireoperossidasi (anti-TPO) e degli anticorpi anti-tireoglobulina (anti-Tg). Condizioni cliniche molto diverse come distiroidismi severi,
sintomatologie sfumate e situazioni di screening vengono spesso investigate con lo stesso
pannello d’esami in modo poco “appropriato”,
costoso e talvolta addirittura fuorviante. Per
correggere quest’approccio, i laboratoristi e
gli endocrinologi della Mayo Clinic (Rochester,
MN, USA), circa venti anni fa, hanno introdotto nella diagnostica tiroidea un algoritmo
denominato TSH “a cascata” o riflesso, che si
basa sulla tireotropina l’indicatore più sensibile
di patologia tiroidea”.
Il TSH-riflesso è quindi da tempo una possibilità
diagnostica importante che vede la luce con lo
scopo di aumentare l’appropriatezza diagnostica nell’ambito delle patologie tiroidee. L’articolo che segue, a firma di ENRICA CICCARELLI,
DIRIGENTE MEDICO DEL SERVIZIO DI ENDOCRINOLOGIA ALL’OSPEDALE VALDESE DI TORINO, vuole essere una memoria per ribadire
potenzialità e limiti di una metodica utile, in
grado anche di far risparmiare risorse.
NiFe
* Tramite uno
smartphone abilitato,
con il QRcode seguente accedi direttamente
all’articolo citato
22
febbraio 2013
TSH RIFLESSO
PER MOLTI, M
di Enrica Ciccarelli*
Il TSH-riflesso è stato utilizzato in Piemonte a
partire dal 2008, facendo seguito alla DGR
n.21-9688 del 30/9/2008 nella quale sono
contenute alcune analisi relative all’uso di
alcuni “esami sentinella” al fine di promuovere
l’appropriatezza prescritta con conseguente
miglioramento sia dell’efficacia prescrittiva
che dei costi.
O…
MA NON PER TUTTI
La funzionalità tiroidea e il TSH riflesso
*Dirigente Medico
Ospedale
Evangelico
Valdese
Servizio di
Endocrinologia
È ben noto dai dati della letteratura e dalla pratica clinica che il TSH rappresenta il parametro biochimico primario per la valutazione della funzionalità
tiroidea, sia in caso di ipo che di iperfunzione. Il TSH-riflesso è una sequenza
a cascata che parte dalla valutazione del TSH e prevede in seguito ulteriori
indagini sulla base di opportune soglie decisionali in una flow-chart. Nel
sospetto di ipertiroidismo, è stato stabilito che in presenza di valori di TSH
< 0,45 μU/ml venga effettuata la valutazione dell’fT4 e solo in presenza di
valori normali di quest’ultima anche l’fT3. Nel sospetto di ipotiroidismo, in
presenza di TSH > 3,5 μU/ml viene effettuata la sola valutazione di fT4 e di
AbTPO (nel caso quest’ultimo dosaggio risultasse normale viene in seguito
effettuato anche AbHTG). È quindi ben chiaro che i livelli di TSH sono il
riferimento primario di ulteriori decisioni cliniche nell’ipotesi di studio per
una patologia disfunzionale tiroidea, ma deve essere sottolineato che il ruolo diagnostico del TSH-riflesso deve essere limitato ai soli casi di pazienti
con manifestazioni cliniche assenti o sfumate che richiedano con sicurezza
l’esclusione di patologia tiroidea disfunzionale (ipercolesterolemia, disturbi
del ritmo cardiaco, obesità, disturbi del tono dell’umore, ipertensione arteriosa, diabete mellito). Questo protocollo non è rivolto alle situazioni in cui
vi sia un fondato sospetto di patologia tiroidea disfunzionale, in quanto in
questi casi è opportuno procedere già dall’inizio a valutazioni laboratoristiche complete. Inoltre il TSH non deve essere utilizzato nei casi di follow up
per ipo od ipertiroidismo in terapia in quanto la presenza di un compenso
non adeguato che comporti un’alterazione dei valori di TSH può generare
l’intera cascata di esami in modo non appropriato e con ricadute economiche rilevanti. Infine deve essere del tutto evitato l’uso del TSH riflesso in
presenza di una patologia ipotalamo-ipofisaria, che di per sé comporta la
presenza di TSH ridotto o anche normale, con il forte rischio di effettuare
analisi fuorvianti ed inappropriate.
Appropriatezza di utilizzo e risparmio di risorse
L’approccio alla valutazione delle disfunzioni tiroidee mediante l’uso di TSHriflesso, quando questo sia effettuato nelle indicazioni appropriate, è in
grado di ridurre il costo dello screening di funzionalità tiroidea evitando
ulteriori esami non necessari; in particolare vengono limitati quegli esami
come l’fT3 e gli AbHTG che sono spesso affetti da problemi metodologici derivanti da scarsa standardizzazione e da fenomeni di interferenza, e
che sono all’origine di approfondimenti diagnostici e di scelte terapeutiche
inappropriate od errate. L’uso del TSH-riflesso non appropriato, come talvolta si osserva nel corso di visite ambulatoriali endocrinologiche specialistiche, rischia di compromettere il processo culturale ed economico avviato e
portare ad un aggravio dei costi anziché al risparmio previsto. ¢
febbraio 2013
23
Il dedalo
RIVASCOLARIZZAZIONE
MIOCARDICA
CON ONDE D’URTO
di Sebastiano Marra*
* Direttore della
SC di Cardiologia
Ospedaliera
Ospedale
Molinette di
Torino
(Dipartimento
Cardiovascolare
Azienda
Ospedaliera Città
della Salute e della
Scienza di Torino)
24
Il trattamento dei pazienti con cardiopatia ischemica cronica include la terapia medica, l’angioplastica coronarica (PCI) e in alcuni casi il by-pass
aortocoronarico (CABG).
Il miglioramento della terapia farmacologica, soprattutto con i nuovi farmaci (Ivabradina, Ranazolina) e delle tecniche di rivascolarizzazione non
invasiva (stent coronarici con ridotto rischio di
ristenosi) ha migliorato le aspettative di vita dei
pazienti con coronaropatia, ma questo ha anche
portato ad un aumento dei pazienti con malattia
cronica. Inoltre molti dei pazienti trattati con le
tecniche convenzionali (terapia medica ottimale,
PCI o CABG) ha comunque angina, che ne limita
la qualità della vita.
Il numero dei pazienti con angina refrattaria si
stima dalle casistiche essere circa il 5-10% dei
pazienti con CAD. Da un report dell’American
Heart Association del 2010 si stima che l’incidenza di pazienti con angina refrattaria sia circa
30.000-50.000 nuovi casi all’anno. I pazienti con
angina refrattaria sono pazienti che non possono
più avere benefici dal miglioramento della terapia medica (già ottimizzata) e dalle tecniche di
rivascolarizzazione (vasi coronarici diffusamente
malati, vasi esili, pazienti con gravi comorbilità
e con con elevato rischio a trattamenti invasivi).
Questi pazienti hanno, di conseguenza, numerosi accessi in pronto soccorso per angina, con
un netto peggioramento della loro qualità di vita
e un incremento della spesa per il SSN, che non
può fornire un ulteriore miglioramento della terapia.
Molte tecniche innovative, come la terapia di
rivascolarazzione mediante laser e la stimolazione analgesica midollare, hanno fallito, sia per la
complessità delle stesse, sia per i scarsi risultati a
lungo termine. La terapia con cellule staminali è
ancora in fase pre-clinica soprattutto nel campo
dell’ischemia cronica e così l’unico trattamento
possibile, ad oggi era la stimolazione midollare.
Tale terapia tuttavia non cura la fisiopatologia
della malattia, ma ne annulla i sintomi e inoltre
essa è una metodica invasiva che comunque non
modifica in modo significativo la qualità di vita di
questi pazienti.
febbraio 2013
UNA NUOVA TECNICA: LE ONDE D’URTO
(ESMR)
È per tale motivo che circa due anni fa abbiamo
intrapreso il cammino di una nuova tecnica di rivascolarizzazione non invasiva mediante l’utilizzo
di onde d’urto (ESMR- Extracorporeal Shockwave
Myocardial Revascularization: a promising therapy for refractory angina).
Tale tecnica fino ad oggi è utilizzata con successo
in altri paesi europei e negli Stati Uniti, ma non
era ancora stata utilizzata in Italia.
La terapia con onde d’urto è stata utilizzata in
ortopedia ed in urologia.
La ESMR è una nuova tecnica di rivascolarizzazione non invasiva. Le onde d’urto possono essere
indirizzate con estrema precisione (meno di un
millimetro) sul territorio miocardico, migliorandone la perfusione e di conseguenza riducendo
la sintomatologia anginosa dei pazienti sintomatici con coronaropatia cronica avanzata non altrimenti rivascolarizzabili.
La generazione di onde d’urto avviene tramite
un’apparecchiatura dedicata (figura 1);
tali onde agiscono mediante due meccanismi fisiopatologici ben definiti e documentatati: una
vasodilatazione diretta a breve termine e la stimolazione angio-genetica (mediante la liberazione di fattori endoteliali specifici). Entrambi
questi meccanismi contribuiscono nel tempo a
migliorare la perfusione del miocardio ischemico.
Il trattamento mediante onde d’urto avviene in
regime ambulatoriale e dura circa 15-20 minuti
a paziente; completato il trattamento il paziente
può tornare a casa senza che siano necessari ulteriori controlli.
È fondamentale che i pazienti trattati con ESMR abbiano
un’ischemia miocardica documentata senza la possibilità
di essere rivascolarizzati con le metodiche convenzionali.
Come si procede
Solitamente la zona ischemica miocardica da trattare viene documentata con test d’imaging non invasivi, come la
scintigrafia miocardica perfusionale, ma possono essere
utilizzate anche altre metodiche (eco stress o RMN cardiaca). Una volta documentata la presenza di ischemia miocardica viene impostato il trattamento. La zona miocardica
da riperfondere viene suddivisa in sottozone che verranno
“bombardate” con le onde d’urto durante il trattamento.
Il trattamento è guidato dall’ecocardiografia. Il protocollo
prevede nove sedute ambulatoriali suddivise in tre sessioni. Il trattamento completo per il singolo paziente dura
in totale nove settimane: si tratta la prima, la terza e la
nona settimana, per un totale di circa 20 minuti a seduta
(figura 2). u
Figura 1
Apparecchiatura per
trattamento con onde
d’urto
febbraio 2013
25
Il dedalo
Figura 2
Protocollo di
trattamenento delle
3 sessioni: la prima,
la quinta e la nona
settimana
Tabella 1
Caratteristiche
della popolazione
Male, N (%)
16 (80 %)
Age, mean (range)
70.9 (45 – 85) years
Previous PCI, N (%)
Previous CABG, N (%)
No previous CABG or PCI, N (%)
19 (95%)
10 (50%)
1 (5%)
CCS class
• II, N (%)
• III, N (%)
• IV, N (%)
5 (25%)
13 (65%)
2 (10%)
Hypertension, N (%)
20 (100%)
Smoking, N (%)
8 (40%)
Diabetes, N (%)
6 (30%)
Hyperlipidemia, N (%)
19 (95%)
CCS class
• II, N (%)
• III, N (%)
• IV, N (%)
5 (25%)
13 (65%)
2 (10%)
26
febbraio 2013
Il trattamento è assolutamente non invasivo e
non richiede un monitoraggio particolare. Il trattamento non procura alcun sintomo di disagio e
non è assolutamente sgradevole.
Al termine del singolo trattamento il paziente
ritorna a casa e viene riprogrammato per la successiva applicazione.
Ad oggi abbiamo trattato con questa innovativa
metodica 33 pazienti. Nessun paziente ha avuto
effetti collaterali o ha abbandonato il trattamento.
I pazienti trattati erano tutti molto complessi, con
cardiopatia ischemica cronica avanzata, sintomatici per angina non altrimenti rivascolarizzabili e
con terapia medica massimale.
Le caratteristiche dei pazienti sono riportati nella
tabella 1 a lato.
Risultati
Già dopo il primo mese di trattamento si è ottenuto un miglioramento della classe funzione
dei pazienti con riduzione della soglia di angina
e riduzione dell’utilizzo dei nitroderivati sub-linguale.
A sei mesi si è avuto un miglioramento della perfusione miocardica (45% dopo stress farmacologico e del 50% a riposo); il miglioramento della
perfusione miocardica ha contribuito al miglioramento della qualità della vita dei pazienti con
una riduzione della soglia di angina del 50%, sia
come frequenza degli attacchi anginosi, sia come
intensità degli stessi.
Il miglioramento della perfusione miocardica ha inoltre portato ad un miglioramento della frazione di
eiezione valutata con ecocardiogramma del 8% (tabella 2).
Questi miglioramenti ci sono stati anche nel sottogruppo dei pazienti diabetici, notoriamente più
difficili da trattare e con malattia coronarica più aggressiva.
I nostri dati e quelli riportati in letteratura dimostrano che il trattamento con onde d’urto (ESMR) è un
effettiva e non invasiva opzione terapeutica per i pazienti con angina cronica refrattaria. Tale metodica
è affidabile, è effettuata senza necessità di ricovero ospedaliero e migliora la perfusione miocardica
con conseguente miglioramento dei sintomi e della qualità della vita di pazienti che non hanno più
opzioni terapeutiche convenzionali. ¢
Tabella 1
Caratteristiche
della popolazione
Post-ESMR
Pre-ESMR
CCS class
2.85
6 months
1,27
P
12 months
1.39
0.001(at 12 months)
Patients using sublingual NTG (%) *
65
20
25
0.02(at 12 months)
Hospitalization (%) *
65
15
20
0.01(at 12 months)
SRS (mean ±SD)
15.50 ± 9.0
7.61± 7.64
0.01
SSS(mean ±SD)
22.39 ± 9.1
12.33 ± 9.2
0.004
EF %, (mean ±SD)
55.7 ± 7
60.6 ± 5
0.02
febbraio 2013
27
Salute
LA SALUTE IN ITALIA
AI TEMPI DELLA CRISI
di Antonio Caiazzo 1
Cristiana Ivaldi 2
Riccardo Falcetta 3
Spunti per una riflessione
1 Antropologo
2 Epidemiologa
3 Medico
del lavoro
28
Dal 29 al 31 ottobre scorso, si è svolto a Bari il
XXXVI Congresso di Epidemiologia.
Il tema di quest’anno è stato “La salute ai tempi
della crisi”.
febbraio 2013
L’epidemiologia è nata nel secolo scorso come
disciplina che studiava dapprima le malattie
infettive, poi ha avuto per molti anni larga applicazione ai temi delle esposizioni occupazionali
e a quelle ambientali, per arrivare poi a ragionare, con i suoi strumenti e metodi, di disuguaglianze
sociali e impatto sulla salute. Il periodo di gravissima crisi che sta attraversando il nostro Paese costringe tutti, ricercatori e gente comune, a ragionare su come i fattori economici possano influire
sulla salute, o meglio, determinare impatti negativi sulla salute. È di questi giorni l’affermazione
del premier sulla necessità di rivedere le modalità di finanziamento del SSN, che allo stato attuale
non risultano più sostenibili. L’epidemiologia non si è quindi sottratta a questa riflessione e nel
corso del Convegno, a portare il suo contributo cercando, da un lato, di comprendere come la crisi
economica possa influire sulla capacità delle persone, delle comunità e dell’ambiente di promuovere
la salute e sulla capacità del sistema sanitario di proteggerla in modo sostenibile e dall’altro, come
la funzione epidemiologica possa dare un contributo significativo a governare le risposte alla crisi,
tutelando meglio i livelli di salute1.
L’EVENTO BARESE
I lavori si sono sviluppati in cinque sessioni plenarie di cui quattro scientifiche. La prima sessione ha
cercato di analizzare in che modo nel passato le crisi economiche hanno influenzato la salute, cosa
sta accadendo ora nello scenario italiano ed europeo e se gli indicatori di salute disponibili sono abbastanza sensibili da cogliere i primi segni di queste trasformazioni.
La seconda sessione plenaria ha approfondito il ruolo dei principali determinanti distali di salute,
quelli economici e sociali come l’educazione, il lavoro, il reddito. La terza sessione plenaria ha
riguardato il ruolo dei determinanti distali ambientali, e infine, la quarta sessione plenaria ha coinvolto e sollecitato i professionisti sanitari, perché sappiano usare la crisi come finestra di opportunità,
per migliorare la qualità delle loro conoscenze e pratiche. I temi trattati all’interno di quest’ultima
sessione sono stati ispirati dalle riflessioni di Alessandro Liberati, epidemiologo ed esperto proprio dei
temi dell’epidemiologia valutativa, scomparso a gennaio 2012, a cui l’Associazione di Epidemiologia
ha reso in questo modo omaggio e ricordo.
Sul sito della Rivista Epidemiologia e Prevenzione (http://www.epiprev.it/) sono disponibili l’editoriale
da cui sono tratte le informazioni relative al Congresso sopra riportate e la documentazione relativa
al Convegno.
A partire dai temi trattati nel Congresso e allargando la visione al contesto più generale economico e
sociale del panorama europeo, presentiamo di seguito alcune riflessioni, basate sull’analisi approfondita della letteratura specifica, affinché possano essere di eventuale spunto, per un ulteriore dibattito
su questi temi.
RIFLESSIONI SULL’EVENTO
Le politiche di austerità adottate dalle istituzioni europee e nazionali, per fronteggiare gli effetti della
crisi, che perdura oramai da cinque anni, contribuiscono all’erosione, già in corso da alcuni decenni,
dell’edificio culturale e sociale costruito, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, nei paesi del mondo occidentale. Questo edificio era stato auspicato e in parte, realizzato per evitare il pericolo che
le forze distruttrici dell’umanità potessero generare nuovi eventi catastrofici, in grado di stravolgere
tragicamente la vita delle popolazioni e “per promuovere il progresso sociale e un miglior tenore di
vita”2. “Mai più” è stata allora la consegna: si cercava la massima garanzia che la pace e i diritti dei
popoli sarebbero stati da quel momento in avanti rispettati, perché era stato “il disconoscimento e il
disprezzo dei diritti umani” a portare alla catastrofe. Il fondamento normativo del nuovo “mondo”
auspicato risiede nella “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo” del 1948 e dalle sue successive
integrazioni, elaborata dall’ONU nel segno della centralità della persona umana.
Il Preambolo della Dichiarazione Universale è di estremo rilievo per comprendere le caratteristiche della società che i fondatori del “Nuovo Mondo” intendevano costruire. In esso è riconosciuto il rispetto
della dignità che inerisce a “tutti i membri della famiglia umana” e dei loro diritti eguali e inalienabili.
Il rispetto della dignità sta alla base della libertà, della giustizia e della pace nel mondo, dunque anche
dell’ordine mondiale: il valore della dignità umana è perciò posto al di sopra della sovranità degli stati.
È proprio questa dignità che nella nostra epoca vediamo messa in pericolo, con il progressivo indebolimento degli istituti attuativi dei Diritti universali. Il fondamento dei diritti umani è l’essere umano in
quanto tale: si nasce con i diritti e le libertà fondamentali che sono indipendenti dalle contingenze dei
cicli economici. I diritti umani sono intesi come “verità pratiche” e non come principi astratti: il diritto
alla vita è il bisogno vitale di vivere, il diritto al lavoro è il bisogno vitale di lavorare e così via. In sintesi,
è stato proclamato come “la più alta aspirazione dell’uomo” l’avvento di un mondo in cui le persone
vivano nella “libertà dal timore e dal bisogno”.
Dal Diritto al welfare
La Dichiarazione Universale, con l’affermazione del diritto alla sicurezza sociale, alla quale sono associati i “diritti economici, sociali e culturali indispensabili alla dignità della persona e al suo libero
sviluppo”, apre la serie di norme che fanno riferimento al valore del benessere integrale della persona
febbraio 2013
29
Salute
Il conflitto
generazionale
(che i soliti
maliziosi credono
uno strumento
inventato dal potere
per non mettere
in discussione se
stesso) è spia in
ogni caso di un
malessere sociale
che non può non
interessare la
Medicina.
umana, in ottica di welfare e di stato sociale. Il
diritto a un tenore di vita sufficiente a garantire la salute personale e della famiglia, il diritto
alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchia e negli altri casi
di perdita dei mezzi di sussistenza, il diritto alla
protezione della maternità e dell’infanzia. È proclamato il diritto al lavoro e a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro, a una remunerazione
equa e soddisfacente che assicuri alla persona e
alla sua famiglia un’esistenza conforme alla dignità umana. Il settore del lavoro non può quindi
essere lasciato al libero arbitrio del mercato, ma
deve costituire oggetto di politiche pubbliche,
nel quadro di una più ampia programmazione di
stato sociale che assicuri la piena occupazione.
La sicurezza sociale della persona è quindi quella
condizione nella società che le consente di essere, quanto più possibile, libera dal bisogno e
dalla paura.
Il Diritto internazionale dei diritti umani non lascia di conseguenza posto al neoliberismo, alla
sovranità del mercato, alla deregolamentazione
e alla precarizzazione del mercato del lavoro che
sono state le parole d’ordine delle politiche nazionali dagli anni Ottanta e Novanta del secolo
scorso e di cui oggi paghiamo le pesanti conseguenze, con la progressiva diffusione del malessere sociale. L’imperativo dei diritti umani dice
invece: “più società, più pubbliche istituzioni,
più stato sociale, più multilateralismo”3. Lo “stato sociale” non è un elemento accessorio per gli
stati, ma una caratteristica fondante, se s’intende rispettare l’idea di “mondo” maturata nelle
coscienze dopo il disastro delle guerre mondiali.
30
febbraio 2013
Welfare e diritto alla salute
Il Diritto internazionale dei diritti umani e le istituzioni dello stato sociale che ne sono derivate
costituiscono, in chiave di salute pubblica, uno
strumento di orientamento e di controllo del
contesto generale dei “determinanti sociali”
della salute. La Costituzione dell’Organizzazione
Mondiale della Sanità, coerentemente con la Dichiarazione Universale, afferma che: “la salute è
uno stato di completo benessere fisico, mentale
e sociale e non consiste solo nell’assenza di malattia o d’infermità. Il possesso del migliore stato
di salute possibile costituisce un diritto fondamentale di ogni essere umano, senza distinzione di razza, di religione, d’opinioni politiche, di
condizione economica o sociale. La salute di tutti i popoli è una condizione fondamentale della
pace del mondo e della sicurezza”4.
Sulla base dell’affermazione di questo diritto
non si può non considerare il problema della
salute umana come un problema di giustizia sociale e di esigibilità di diritti umani. Una conseguenza del concetto di salute definito dall’OMS,
infatti, è che, in ogni stato della vita, la salute
e il benessere delle persone e delle comunità
sono condizionati dalla complessa interazione
tra i fattori economici e sociali, l’ambiente fisico,
i comportamenti individuali e i fattori ereditari.
L’accesso a un reddito, a un’abitazione e a un’alimentazione adeguata, al lavoro, all’istruzione,
ai servizi essenziali e, in generale, alle risorse
necessarie per vivere una vita dignitosa – quindi il rispetto dei Diritti umani universali - sono
conseguentemente ritenuti “determinanti sociali
“Le politiche nazionali
e sovranazionali
devono quindi tenere
in conto i bisogni
di tutti i gruppi di
popolazione allo scopo
di migliorare la salute
dei più svantaggiati e
vulnerabili”
“È proseguita la
diminuzione della
ricchezza, mentre
è aumentata la
concentrazione
sia del reddito sia
della ricchezza. La
disoccupazione è
cresciuta a ritmi
elevati, il numero
delle persone
occupate è diminuito,
per i giovani è sempre
più difficile trovare
un’occupazione e
la qualità dei nuovi
lavori è più scadente
rispetto al passato.”
di salute”, in quanto influenzano il grado di benessere e di salute raggiungibili dagli individui e
dalle comunità.
Alcuni individui e gruppi di persone esperiscono
sistematicamente una cattiva o peggiore salute
rispetto ad altri. Ci si riferisce in questi casi alle
“disuguaglianze di salute”, che riflettono le differenti esposizioni, durante il ciclo di vita, ai rischi associati alle condizioni socio-economiche.
Se la salute, misurata nei termini di aspettativa
di vita, in Europa sta migliorando, le disuguaglianze di salute tra alcuni sotto-gruppi di popolazione stanno aumentando, come quelle tra la
popolazione benestante e i gruppi socio-economicamente svantaggiati5. I “determinanti sociali
di salute” sono i principali responsabili delle disuguaglianze di salute, quelle inique ed evitabili
differenze nello stato di salute che si possono
osservare sia internamente ai paesi sia tra paesi
differenti6.
Queste circostanze sono determinate dall’ineguale distribuzione del denaro, del potere e delle
risorse a livello globale, nazionale e locale, che
sono a loro volta influenzate dalle scelte politiche7. Le decisioni nei settori delle politiche pubbliche e private sia in campo economico sia in
quello sociale possono quindi avere un enorme
impatto sulla salute pubblica globale8. Esse sono
oltremodo interrelate, tanto che le decisioni prese in un settore possono determinare degli impatti sugli obiettivi di altri settori9.
per la salute non è in alcun modo un fenomeno
“naturale”, ma è il risultato di una combinazione tossica di politiche e programmi sociali poveri
e accordi economici iniqui.
Per rispondere alla persistenza e all’ampliamento delle disuguaglianze di salute e allo spirito di
giustizia sociale, l’OMS ha istituito nel 2005 la
Commissione sui Determinanti Sociali di Salute
(Commission on Social Determinants of Health
– CSDH), con il compito di fornire indicazioni
per ridurre le disuguaglianze e di promuovere un movimento globale per l’equità nella salute. Il rapporto finale della Commissione del
2008 contiene tre raccomandazioni generali:
migliorare le condizioni di vita quotidiane delle
popolazioni; contrastare l’iniqua distribuzione
del potere, del denaro e delle risorse; misurare
e comprendere approfonditamente il problema e valutare l’impatto delle scelte11. L’insieme
di questi concetti inerenti la salute si riferisce a
un “modello sociale di salute”12,13 che l’”European Policy Health Impact Assessment” (EPHIA
– Politica Europea sulla Valutazione dell’Impatto
sulla Salute) ha adottato come concetto fondante della valutazione dell’impatto delle politiche
dell’Unione Europea sulla salute umana. Le politiche nazionali e sovranazionali devono quindi
tenere in conto i bisogni di tutti i gruppi di popolazione allo scopo di migliorare la salute dei
più svantaggiati e vulnerabili14.
Politica e salute
Giustizia sociale e salute
La giustizia, o l’ingiustizia, sociale è quindi una
questione di estrema importanza, perché colpisce il modo in cui le persone vivono e i loro
conseguenti rischi di cattiva salute e di morte
prematura. Per dare una dimensione, una bambina nata oggi può avere un’aspettativa di vita di
ottant’anni se nasce in un certo paese e in certe
condizioni socio-economiche, ma questa aspettativa di vita può essere limitata a quarantacinque anni se la bambina nasce in un contesto di
indigenza. Differenze evitabili di queste dimensioni semplicemente non devono esistere, né tra
paesi diversi né all’interno dello stesso paese10.
L’ineguale distribuzione di esperienze dannose
Nonostante gli sforzi della comunità scientifica,
la realtà odierna del nostro Paese, e non solo
del nostro, ci dice che purtroppo le scelte politiche non vanno nella direzione auspicata. Dopo
anni di politiche liberiste di austerità e di assenza
d’interventi di controllo sulla speculazione finanziaria, che della crisi è causa, i risultati per
l’economia reale segnano un progressivo peggioramento, con la conseguente precarizzazione
delle condizioni di vita di una quota sempre più
ampia della popolazione. I numerosi interventi
strutturali, tra i quali quelli della riforma Fornero sul mercato del lavoro, i tagli alle pensioni e
agli stipendi, l’aumento della pressione fiscale e
altre misure che hanno colpito le categorie più
febbraio 2013
31
Salute
deboli, non hanno evitato all’economia italiana una spirale recessiva. Il PIL continua a
diminuire così com’è calata la domanda interna, mentre la condizione delle famiglie è
in costante peggioramento. Sono in aumento le persone che faticano ad arrivare alla
fine del mese e quelle che sono costrette a intaccare i propri risparmi. È proseguita la
diminuzione della ricchezza, mentre è aumentata la concentrazione sia del reddito sia
della ricchezza. La disoccupazione è cresciuta a ritmi elevati, il numero delle persone
occupate è diminuito, per i giovani è sempre più difficile trovare un’occupazione e la
qualità dei nuovi lavori è più scadente rispetto al passato. Anche la finanza pubblica
versa in cattive acque. Il rapporto debito/PIL è in aumento e malgrado le numerose
e pesanti manovre fiscali, con l’introduzione dell’IMU, l’innalzamento dell’IVA, l’aumento delle tasse sui carburanti, le maggiori imposte di bollo le entrate fiscali sono
stagnanti a causa del crollo dei consumi, della riduzione della produzione e del lavoro
e delle insufficienti misure di contrasto all’evasione fiscale.
Gli esiti negativi di tali politiche sono tangibili nella vita quotidiana. È di pochi giorni
fa l’eclatante allarme lanciato da insegnati e parrocchie di alcuni quartieri torinesi
sulla malnutrizione dei bambini. Famiglie, strette nella morsa della crisi, non potendo
pagare la retta, hanno tolto i figli dalla mensa scolastica o dei centri estivi, ma poi il
pranzo al sacco è costituito da qualche merendina o a casa non danno loro da mangiare, se non un frutto o poco più. Il servizio pubblico viene sostituito dall’intervento
del terzo settore che si fa carico di distribuire borse di cibo alle famiglie, sempre più
in difficoltà. Il numero crescente delle richieste d’aiuto ai servizi sociali conferma l’aumento della povertà in cui versano le famiglie torinesi15. A livello macroscopico, nel
campo dell’assistenza sanitaria, i tagli ripetuti alle ASL e agli ospedali producono effetti paradossali. All’Ospedale di Crema, la direzione ha stabilito di togliere ai degenti
le bottiglie d’acqua durante i pasti. Un rapporto del mese di ottobre del Ministero della Salute, che ha misurato le performance sui ricoveri ospedalieri, assistenza ad anziani e disabili, accesso ai farmaci e salute alimentare ha riscontrato che solo otto regioni
su venti sono in grado di garantire appieno le oltre seimila prestazioni comprese nei
livelli essenziali di assistenza, che entro l’anno saranno rivisti al ribasso16.
Diritti universali e riduzione della spesa sociale
Rispetto alle prescrizioni dei Diritti universali, ci troviamo in una situazione paradossale: nel momento in cui la popolazione ha maggior bisogno di sostegno da parte delle
istituzioni pubbliche, le politiche governative sono principalmente rivolte alla drastica
riduzione del finanziamento della spesa pubblica, degli enti locali, della sanità, dell’assistenza, dell’istruzione e dei dipendenti pubblici. La prospettiva dei Diritti universali
è completamente ribaltata: la priorità delle politiche è assegnata al sostegno della
finanza a discapito della qualità della vita, quindi della salute, delle persone. Sarebbe invece necessario un radicale ridimensionamento della finanza, con l’introduzione
della tassa sulle transazioni finanziarie, limiti alla finanza speculativa e ai movimenti di
capitali; il rovesciamento delle politiche di austerità e politiche che tutelino il welfare
e i salari, con un’Europa capace di stimolare la domanda, assicurare l’armonizzazione
fiscale, spostare l’imposizione fiscale dal lavoro ai profitti e alla ricchezza, promuovere
la piena occupazione e avviare uno sviluppo equo e sostenibile. Le politiche neoliberiste nazionali invece aggravano la recessione e disegnano una prospettiva di declino
economico, ingiustizia sociale, perdita di democrazia. Per l’Italia è particolarmente
importante riaffermare che il lavoro e la contrattazione collettiva devono essere difesi;
i diritti del lavoro sono parte essenziale dei diritti democratici in Europa e in Italia.
L’erosione della cultura dei diritti universali a vantaggio dell’ideologia liberista provoca, tramite le politiche di austerità, nell’organizzazione e nel processo sociale l’erosione degli istituti dello stato sociale e delle condizioni di vita che sono stati alla
base del benessere di cui hanno potuto progressivamente godere le generazioni nei
decenni successivi alla fine delle guerre mondiali. Se il benessere integrale della persona umana è sinonimo del concetto di salute, secondo la definizione dell’OMS, allora
dobbiamo aspettarci, nel breve e medio periodo, un peggioramento della salute della
popolazione. È necessario quindi contrastare le politiche liberiste e lo smantellamento
dello stato sociale se vogliamo riaffermare e conservare la centralità del valore della
qualità della vita umana nella nostra società. ¢
32
febbraio 2013
Bibliografia
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Bertozzi N., Caranci N., Fano V., Gini
R., Gnavi R., Zocchetti C. La salute ai
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10 WHO – Commission on Social
Determinant of Health. Closing the
gap in a generation. 2008.
11 WHO – Commission on Social
Determinant of Health. Closing the
gap in a generation. 2008.
12 Black D et al, Inequalities in health: report of a Research Working
Group. London, Department of Health
& Social Security, 1980.
13 Acheson D, Independent inquiry
into inequalities in health report. London, The Stationary Office, 1998.
14 EPHIA, A guide. The Health and
Consumer Protection DG of The European Commission, 2002.
15 La Stampa, A scuola senza aver
mangiato. “Molti bambini sono denutriti”, 21/11/2012.
16 La Stampa, Effetto “tagli agli
sprechi”. Crolla l’assistenza sanitaria,
19/11/2012.
L’andamento del mercato
del lavoro in Piemonte
FSE – Focus n° 10, dicembre 2012
qualche numero
Nel primo semestre
del 2012 le persone
in cerca di un
impiego salgono dalle
152.000
del 2011 a
186.000,
il doppio di quante
erano nel 2008,
e il tasso di
disoccupazione, fermo
nel biennio precedente
7,6%,
al
supera la soglia del
9%
A completamento del materiale utile ad una riflessione sugli effetti
indotti dalla crisi sulla salute, oltre all’articolo sul convegno di
epidemiologia tenutosi a ottobre a Bari proponiamo la lettura di
questo focus, giunto in redazione qualche giorno fa dal Fondo Sociale
Europeo (FSE). Il contributo propone una lettura super partes
dell’andamento del mercato del lavoro in Piemonte.
Sulla natura dell’FSE riproduciamo la “carta d’identità” scaricabile dal
portale Internet di questo Ente europeo.
“Il Fondo sociale europeo (FSE) fa parte dei Fondi strutturali dell’UE,
ideati per ridurre le differenze nella qualità di vita e nella prosperità
esistenti fra regioni europee e fra Stati membri, e serve dunque a
incentivare la coesione sociale ed economica.
L’FSE si dedica alla promozione dell’occupazione nell’UE, aiutando
gli Stati membri a preparare al meglio la forza lavoro e le aziende di
fronte alle nuove sfide globali. In breve:
il finanziamento viene fornito in particolare a Stati membri e regioni
in cui lo sviluppo economico è più arretrato; si tratta di un elemento
chiave della strategia UE 2020 per la crescita e l’occupazione, la cui
finalità è migliorare la vita dei cittadini comunitari offrendo loro
nuove competenze e maggiori opportunità di lavoro; si pensi che tra il
2007 e il 2013 regioni e Stati membri dell’UE si divideranno un totale
di 75 miliardi di euro per raggiungere gli obiettivi prefissati”.
Nife
Nella seconda metà del 2011, in seguito al nuovo shock finanziario legato alla crisi del debito
sovrano, la situazione sul mercato del lavoro piemontese, che dall’inizio del 2010 era caratterizzata da sintomi di ripresa da cui si attendeva un
progressivo consolidamento, torna a peggiorare,
e verso la fine dell’anno l’ISTAT certifica l’entrata
in recessione della nostra economia.
Nel 2012 la crisi tende ad aggravarsi soprattutto
sul versante della disoccupazione: nel primo semestre dell’anno le persone in cerca di un impiego salgono dalle 152.000 del 2011 a 186.000, il
doppio di quante erano nel 2008, e il tasso di
disoccupazione, fermo nel biennio precedente
al 7,6%, supera la soglia del 9%.
L’aumento interessa soprattutto le donne e
appare riconducibile, in misura significativa, al
cosiddetto effetto del “lavoratore aggiuntivo”,
richiamato dal recente rapporto CNEL: sempre
più persone, prima inattive, si presentano sul
mercato o intensificano la ricerca di lavoro per
necessità, al fine di recuperare almeno quella
quota di reddito erosa dalla generale contrazione delle risorse disponibili alle famiglie. u
febbraio 2013
33
Salute
disoccupazione
e geografia
Il livello di
disoccupazione
piemontese è il più
alto nel Nord Italia,
dove la media
generale si attesta al
7,5%.
Le maggiori
criticità interessano
la popolazione
giovanile (15-24
anni), per la quale
nel 2011 il tasso
di disoccupazione
tocca in Piemonte
25%,
il
contro una media
21%
del
nel
Nord, e che risulta
in ulteriore crescita
nel 2012: nel primo
semestre, quando
il dato regionale
non è disponibile, il
livello risulta salire
nel Settentrione al
26%.
34
Il ricorso alla CIG e alla mobilità mantiene una relativa stabilità nei primi sei mesi
dell’anno, con una tendenza al ribasso del
monte ore di integrazione salariale, ma mostra
una decisa accelerazione nel terzo trimestre,
quando le ore di CIG aumentano del 40%, trainate dalla maggiore richiesta di Ordinaria, e il
flusso di iscrizioni nelle liste cresce di oltre il 70%;
a fine settembre le imprese con procedure di
CIGS aperte sono 516, con 38.000 dipendenti interessati, di cui circa 10.000 coinvolti in situazioni di cessazione di attività o fallimenti, mentre lo
stock di iscritti alla mobilità conta 47.000 unità.
Le procedure di assunzione diminuiscono
dell’8% nei primi nove mesi dell’anno, una caduta che si intensi!ca di trimestre in trimestre,
da -2,1% tra gennaio e marzo a -12,4% tra luglio e settembre, e che interessa in prevalenza
l’industria e le costruzioni, dove la diminuzione
raggiunge il 18,3%; la domanda di lavoro, specie nel terziario, pare sorretta soprattutto dalla
richiesta di personale generico (+11%), mentre si
riducono sensibilmente le assunzioni di tecnici e
intermedi (-21,5%).
In questo quadro, piuttosto fosco, e che indica
una netta accentuazione degli elementi di crisi
negli ultimi mesi, le stime ISTAT dell’indagine delle forze di lavoro segnalano ancora una relativa tenuta dell’occupazione, che nel I semestre
perde solo 4.000 addetti, concentrati fra la componente maschile, con una tendenza riflessiva
più marcata nell’industria manifatturiera.
La discreta performance dell’occupazione, in
rapporto alle dinamiche rilevate nelle altre variabili considerate, è certamente, almeno in parte,
frutto del massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali, dove un ruolo centrale assumono le
deroghe, destinate a sostenere in specie le piccole imprese, maggiormente esposte alle oscillazioni del ciclo economico.
Nel 2012 la richiesta di CIG in deroga, in linea con le tendenze prima delineate, si mantiene fino a giugno un po’ al di sotto dei livelli
del 2011, in termini di ore richieste, ma registra
un’accelerazione nel III trimestre che porta il
bilancio dei primi nove mesi dell’anno a segnare
un aumento del monte ore preventivo sul 2011
(da 30,4 a 31,3 milioni di ore), con una forte accentuazione fra le aziende non cassa integrabili
(+34% in media) e una riduzione della domanda
proveniente dalle imprese maggiori, che tendono
a rivolgersi piuttosto all’ordinaria.
Diminuisce il volume di integrazione appannaggio dell’industria in senso stretto (-19%), mentre
cresce sensibilmente nelle costruzioni (+51%) e
nei servizi non commerciali (+35%), e raddoppia
letteralmente nel ramo commerciale e turistico
(da 2 a 4 milioni di ore circa), in relazione al calo
dei consumi.
febbraio 2013
L’importanza delle deroghe sta non solo nella
componente “passiva”, legata al sostegno al reddito delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti, ma
anche nelle attività di politica attiva finanziate
dal FSE, che qualificano l’intervento in una
logica di rafforzamento delle competenze
delle persone in CIG, con un’azione personalizzata che integra lavoro e formazione, variamente
modulate a seconda delle caratteristiche del soggetto e delle modalità di sospensione dal lavoro.
A tutto settembre 2012, sono poco più di 54.000
i dipendenti dalle imprese in crisi ad essere stati
inseriti nei progetti coordinati dai Centri per l’Impiego, a cui si aggiungono 2.500 disoccupati fruitori della mobilità in deroga.
Delle 56.500 persone coinvolte, 23.000 sono
donne e 6.600 cittadini stranieri; il 44% circa
(24.700 soggetti) ha partecipato ad attività formative, dove un rilievo portante assumono corsi
di informatica e di lingue, a supporto di un processo di alfabetizzazione in queste due discipline
di indubbio rilievo nel contesto regionale, ma
dove un peso significativo assumono anche proposte di tipo professionalizzante nei vari rami di
attività economica interessati.
Si tratta di uno sforzo notevole, che ha introdotto
logiche organizzative di tipo innovativo nel
sistema dei servizi per l’impiego e che per la
prima volta ha affermato operativamente e in
forma estensiva il principio dello stretto raccordo tra politiche passive e attive. Nella situazione presente, peraltro, la ratio dell’intervento
va in parte ripensata, sia in conseguenza delle
ristrettezze finanziarie attuali, che impongono
l’individuazione di linee di priorità puntuali e ben
finalizzate, sia alla luce della forte crescita della
disoccupazione sopra descritta, che sollecita una
risposta adeguata da parte delle istituzioni. ¢
Cultura
L’ACCABADORA TRA MITO,
LEGGENDA E RICORDO
“La letteratura aiuta a mediare i
conflitti della realtà e a trovare un
equilibrio tra passato e presente”
Così Maria Antonella Arras,
Coordinatore della Commissione Etica
e Deontologia dell’OMCeO di Torino e
componente della Consulta Deontologica
Nazionale della FNOMCeO, inizia la sua lunga
intervista a cura della redazione di Torino
Medica sul mito di Accabadora
(Accabadora e la sacralità del femminino,
Ananke Edizioni, 2012).
Il suo libro che ha
già avuto molti
riscontri mediatici e
di pubblico continua
ad incuriosire non
soltanto per il tema,
ma per il tipo di
genere letterario che
l’autrice ha scelto:
una commistione
perfetta tra saggio,
romanzo e diario.
Riproduciamo a
lato, con gentile
concessione
dell’autrice, la
prefazione del
testo curata
dall’antropologo
Massimo Centini per
l’edizione uscita nel
2012.
Rosa Revellino
36
febbraio 2013
di Massimo Centini
Mediando scienza, storia e mito, M. Antonella Arras ci offre un libro di grande fascino: un volume che ci consente di viaggiare nel tempo, seguendo il
filo indelebile della tradizione. Senza scivolare in retorici voli pindarici sul
“come si stava bene una volta” e senza nulla cedere a inutili richiami a presunti valori identitari, l’autrice conduce la sua ricerca avendo come elemento
di riferimento la passione per la sua terra e lo sguardo antropologico caratteristico di chi è abituato a guadare dentro alla gente, percependone i
moti dell’anima e le sue dirette correlazioni con la cultura. Nel libro occupa
un ruolo determinate la s’accabadòra, figura contesa tra storia e leggenda,
che nella Sardegna dei tempi andati era incaricata di porre fine alla vita dei
morenti. In questo nostro tempo in cui la discussione sull’eutanasia si è arrestata su posizioni inconciliabili, colpisce molto sentir parlare di una pratica
che ha in sé toni drammatici in cui riverberano i riflessi del cosiddetto geronticidio, cioè l’uccisione degli anziani compiuta con modalità in alcuni casi
colme di influssi rituali. M. Antonella Arras, medico di formazione, si pone al
cospetto di questo singolare e un po’ misterioso personaggio, con gli occhi
disincantati di chi conosce il rilevante peso della sofferenza nel condizionare
i comportamenti degli esseri umani, sempre alla ricerca di un mezzo per
dare un senso al dolore, al male, alla morte. Sull’etimologia di s’accabadòra
ci sono alcune ipotesi: in genere la parola viene traslittera in italiano con
“ucciditrice” o “terminatrice”; Antonella Arras aggiunge: “La parola trae
origine dal catalano acabàr e dal sardo acabài/agabbare/accabbare (a seconda della zona) che significano finire, portare a compimento, terminare
(ad es: agabbala!, smettila!, nel Nuorese)”. Allo studio sulla s’accabadòra,
M. Antonella affianca un’ampia messe di materiali sulla medicina popolare
sarda: un campo sconfinato, che ancora una volta consente al lettore di effettuare un viaggio colmo di fascino nell’universo della tradizione popolare,
oggi spesso dimenticata. Medicina e magia popolare sono spesso vicini: sono
in simbiosi e danno vita a una serie di pratiche che attualmente fanno parte
dell’archeologia culturale: le sue pratiche non sono però ascrivibili solo alla
superstizione. Infatti alla sua complessa struttura si sono coagulati millenni
di esperienze, tradizioni e credenze nate quando la magia, la religione e
la scienza erano così vicine da sembrare un’unica realtà. Quanto noi oggi
definiamo medicina popolare è soprattutto uno strumento capace di ricomporre simbolicamente, prima di tutto, l’equilibrio uomo-natura nel rispetto
delle regole di esperienze rituali che si oggettivano in una sorta di “biologiamitica”. Nell’ambito che definiamo medicina popolare, scopriamo che la
malattia e la guarigione (o la sua ricerca) sono correlate a una dimensione
spesso irrazionale: ne consegue che la malattia può avere un’origine dovuta
a una fattura o a un sortilegio attuato con l’ausilio di mezzi soprannaturali,
di contro la guarigione può essere determinata da un intervento altrettanto
soprannaturale portato da guaritori, maghi, ma anche da santi taumaturghi.
La cultura medica erudita di tradizione antica e araba, quella religiosa che
correlava la malattia al concetto di peccato e di espiazione e quella popolare
basata su sistemi empirici e magici, convivevano nella tradizione popolare in
una dimensione fortemente simbolica, in cui la patologia risultava uno status polivalente. Il libro di M. Antonella Arras ci consente di percorrere ampi
ambiti di questa tradizione, guidandoci in un universo a tratti oscuro, in altri
casi colmo di luce e di speranza. Anche di poesia: come si evince dai racconti
con i quali l’autrice ha voluto arricchire il suo pregevole saggio. ¢
“TURIN”:
il fascino discreto
della torinesità
di Nicola Ferraro
Torino si scrive Turin in piemontese, in francese,
in inglese, in tedesco, in spagnolo. Giocare con
questo termine e trasformarlo nel nome di una
nuova rivista che parla della nostra città e dei torinesi può risultare un gioco culturale elegante,
raffinato, persino un po’ammiccante e dolcemente snob. E invece questo nome è in perfetta
sintonia con la linea editoriale della nuova testata, presentata dal direttore Enrico Camanni sul
primo numero di luglio 2012: “… raccontare la
grande storia e le piccole storie della città per
aiutarci a conoscerla, amarla e condividerla, nella certezza che la memoria -quella attiva, non la
nostalgia- significhi valersi del passato per capire
il presente e progettare il futuro”.
Stiamo parlando di un nuovo trimestrale che col
numero di gennaio è arrivato al primo importante giro di boa: sei mesi di vita in un periodo
che definire “nero” per i giornali sarebbe puro
eufemismo. Prima considerazione per questa iniziativa editoriale: un plauso al coraggio, che ci
aiuta tutti a guardare con un briciolo di serenità
in più il tempo che ci è dato vivere. Potremmo
anche definire questa iniziativa una sfida: l’editore non a caso è un’associazione senza scopo
di lucro che porta lo stesso nome della rivista e
quindi nasce per realizzare proprio questa iniziativa editoriale.
Turin, distribuita come supplemento de La Stampa ma anche acquistabile separatamente, è una
rivista elegante senza essere patinata, a colori,
leggermente più larga rispetto alle norma del
formato Uni della maggior parte dei rotocalchi
in edicola perché rilegata, ha una grafica moderna, piacevole e “amica”. Caratteristiche che
unite alla sobrietà e al rigore nella scelta e nella
trattazione degli argomenti, soprattutto di natura squisitamente storico-culturale, ne fanno il
tratto d’identità che numero dopo numero si affina, si approfondisce di nuovi contenuti ed è già
diventato una solida cifra stilistica che la rende
riconoscibile immediatamente.
L’impressione è che la testata, per scelta di tempi, rappresenti una sorta di punto di arrivo dei
cambiamenti epocali vissuti da Torino e dalla
torinesità a partire dalle Olimpiadi invernali del
2006 che davvero hanno rappresentato uno
spartiacque tra passato e futuro. Già nel corso di
quell’evento si era avuta la percezione che nulla
sarebbe stato come prima. Come d’incanto erano spariti un certo provincialismo compiaciuto,
quella specie di autarchia perseguita come valore e la mancanza di curiosità per quello che
esisteva al di fuori della “cinta daziaria”. Torino
si è aperta improvvisamente e con coraggio al
mondo superando di slancio diffidenze, pigrizie,
resistenze e il mondo l’ha premiata regalandole
a piene mani la sua attenzione.
Un’attenzione che è diventata turismo, importanza culturale sempre più percepita e valorizzata, bellezza nuova su cui riflettere e da regalare
ai forestieri, senza paure,
dopo aver saputo sfruttare al meglio le rivoluzioni copernicane della sua urbanistica. E così è
diventata una città di fascino (de charme, come
direbbero i francesi), che ha trovato una solida e
piacevole dimensione estetica alla sua naturale
capacità di efficienza, di pragmatismo, di disincanto sobrio, severo ma sempre elegante.
Turin sembra aver raccolto il testimone di questo cambiamento “antropologico” per riflettere,
attraverso un affascinante gioco di specchi, tra
passato e presente e dar voce alla voglia di futuro: il futuro sembra proprio la dimensione nuova
più adatta alla nostra città sempre più bella e affascinante.
Un’ultima notazione in tema con Torino Medica:
sul numero di gennaio di Turin, da pagina 50 a
55, una interessante storia ospedaliera della nostra città. “Spedali e hospedali” il titolo. Sottotitolo: “Ammalarsi, guarire e morire a Torino”.
Attendiamo con curiosità il numero 2 del 2013. ¢
febbraio 2013
37
La ricerca in Provincia
L’infezione da Helicobacter pylori (H. pylori)
interessa circa la metà della popolazione mondiale,
con tassi, nei paesi in via di industrializzazione,
in alcuni casi tripli rispetto a quelli dei paesi
Industrializzati. L’importanza di questo batterio, la
cui prima descrizione risale alla fine dell’Ottocento ad
opera di Giulio Bizzozzero, professore all’Università
di Torino, è dovuta al fatto di essere il principale
agente responsabile della gastrite e dell’ulcera
gastro-duodenale ed un importante iniziatore della
carcinogenesi gastrica. Benché le informazioni
microbiologiche e patogenetiche inerenti l’infezione
da H. pylori siano consolidate, di crescente interesse
è la sua resistenza agli antibiotici.
H. Pylori e resistenza
agli antibiotici
Nuove stategie d’attacco
Abbiamo parlato di
infezione da H. pylori
con Rinaldo Pellicano,
gastroenterologo nella
Struttura Compessa
di Gastroenterologia
dell’Ospedale
Molinette, diretta
dal professor Mario
Rizzetto.
a cura di
Massimo Boccaletti
Abbiamo dati recenti sull’epidemiologia
dell’infezione da H. pylori nella nostra area?
In uno studio condotto due anni or sono abbiamo evidenziato che il 27% di chi si sottopone per
la prima volta alla gastroscopia ha un’infezione,
meno frequente nei giovani, rispetto alla fascia di
età medio-avanzata (il cosiddetto “effetto coorte”), per il progressivo miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie.
Alcuni studi hanno da tempo ipotizzato il
coinvolgimento dell’infezione da H. pylori
anche al di fuori dello stomaco e del duodeno. Qual è la situazione?
Negli ultimi vent’anni alcuni studi hanno inve-
38
febbraio 2013
stigato aspetti epidemiologici e patogenetici del
microrganismo in patologie cardiache, epatiche,
cutanee, ematologiche, reumatologiche e altre.
Ne sono emersi dati importanti come la segnalazione (contemporanea a Torino e Bordeaux) per
la prima volta al mondo di genoma del batterio
a livello epatico in soggetti con cirrosi e tumore del fegato. Di qui il possibile ruolo patogenetico di H. pylori, senza, finora, altri riscontri
oggettivi. Resta l’indicazione delle Linee-Guida
Europee (Maastricht IV/Florence 2012) che al di
fuori delle patologie gastro-duodenali è indicato
trattare l’infezione in caso di anemia sideropenica, porpora trombocitopenica idiopatica (grado
di raccomandazione A) e deficit di vitamina B12
(grado B).
Dal punto di vista terapeutico qual é l’approccio raccomandato?
Le recenti Linee Guida Europee (Maastricht IV/
Florence 2012) confermano l’indicazione all’impiego di farmaci antisecretori (inibitori di pompa
protonica o PPI) combinati con antibiotici, di cui
si utilizza Claritromicina in prima battuta laddove
vi è una bassa resistenza (<15-20%) batterica a
questo antibiotico o uno schema terapeutico a
base di sali di bismuto o con Levofloxacina, se
elevata. Ostacolo all’approccio è il fatto che spesso non è nota l’epidemiologia della resistenza ad
uno specifico antibiotico sul territorio.
E se non si elimina il batterio?
Si raccomanda il ricorso alla terapia con sali di
bismuto o levofloxacina, in relazione però a ciò
che è stato prescritto in prima battuta. Ovviamente, non si ripete uno schema già effettuato.
In tal modo si riesce ad eradicare l’infezione
in tutti i pazienti?
No, rimane ancora infetto un 10-15 per cento
dei portatori di H. pylori, ma le Linee Guida propongono di adeguare la strategia terapeutica
alle disponibilità offerte dalle strutture sanitarie del territorio in cui si vive. In pratica, dove é
possibile o non vi sono alternative, si decide se
effettuare la coltura batterica con i test di resistenza e s’imposta un trattamento guidato dai
risultati.
E alle Molinette che Linea seguite?
Dopo un lungo periodo passato nel centro di
Bordeaux (diretto dal professor Mégraud), riferimento europeo per lo studio degli Helicobacter,
ho creato attraverso una serie di studi epidemiologici, microbiologici (con test colturali e di
sensibilità batterica agli antibiotici) e di trattamento, una piramide terapeutica (la “Piramide
di Torino”). Dopo tutto in città abbiamo uno dei
più importanti Musei Egizi del mondo…
In cosa consiste ?
In una serie di tappe terapeutiche, frutto degli studi di cui ho appena detto, che portano
all’eradicazione del batterio in circa il 99% dei
pazienti. Si parte da schemi semplici, di triplice
terapia, la cui efficacia è ormai nota nella nostra
area, per proseguire, in caso di fallimento terapeutico verso uno schema di quadruplice terapia
e, in caso di ulteriore inefficacia, verso il ricorso
alla Rifabutina.
Uno schema che ha avuto ampia risonanza
sugli organi di stampa…
Sì, perché rappresenta una novità assoluta. Recentemente é stata pubblicata una metanalisi
con 1.000 casi di infezione da H. pylori trattati
con Rifabutina in tutto il mondo. Dopo aver ot-
febbraio 2013
39
La ricerca in Provincia
tenuto l’autorizzazione al suo impiego (è un farmaco off-label) ho trattato oltre 100 pazienti con
buoni risultati.
Quali sono le novità in termini di terapia?
Ho partecipato ad uno studio europeo pre-pubblicato, i cui risultati potrebbero modificare gli
attuali approcci al trattamento dell’infezione, con
estremo interesse soprattutto per i medici di famiglia: i primi, in genere, ad affrontare il trattamento. È stata analizzata in pratica la resistenza
di H.pylori agli antibiotici in pazienti mai trattati
(resistenza primaria) e ne è emerso un elevato tasso di resistenza alla Claritromicina.
Da cosa dipende?
Come per altre infezioni, dal diffuso impiego
del farmaco nella popolazione. In particolare, è
un antibiotico cui si ricorre spesso per supposte
infezioni delle vie respiratorie o otorinolaringoiatriche. Nello studio sono stati combinati i dati di
ogni paese partecipante: comparando il consumo
di uno specifico antibiotico e i rispettivi tassi di
resistenza di H.pylori, l’associazione è risultata
molto evidente.
“Le recenti Linee
Guida Europee
(...) confermano
l’indicazione
all’impiego di
farmaci antisecretori
(inibitori di
pompa protonica
o PPI) combinati
con antibiotici,
di cui si utilizza
Claritromicina
in prima battuta
(laddove vi è una
bassa resistenza
batterica a questo
antibiotico) o
uno schema
terapeutico a base
di sali di bismuto o
Levofloxacina, se la
resistenza è elevata”
Cosa succede nel nostro territorio?
Il tasso di resistenza primaria alla Claritromicina
da noi è risultato pari al 26.7%, mentre quello
inerente la Levofloxacina pari al 17.2%, ma potrebbe peggiorare in futuro essendo l’Italia il Paese con il più alto tasso di utilizzo di Levofloxacina.
E questo dato come potrebbe cambiare i nostri schemi di trattamento?
Dopo 15 anni d’impiego di Claritromicina potremmo dover iniziare il trattamento con Levofloxacina, cosa di cui le Linee Guida, come dicevamo
in precedenza, hanno già preso atto.
Quale il messaggio da lanciare a chi imposta
tali trattamenti?
In genere il miglior modo per un’elevata eradicazione è seguire gli schemi come indicato dalle
Linee-Guida, oltre a ottimizzare il trattamento dei
disturbi di altri organi. Agli antibiotici si ricorre
solo se potranno servire.
Quali prospettive per i trattamenti del futuro?
Alcuni lavori indicano che potranno trovare crescente indicazione nuove strategie terapeutiche
come il trattamento sequenziale o l’impiego di
nuove formulazioni farmacologiche. In un trial
pubblicato nel 2011 il trattamento con uno schema che comprendeva oltre al PPI, un’unica capsula
contenente Bismuto, Metronidazolo e Tetraciclina
ha permesso di eradicare l’infezione nel 80% dei
casi contro il 55% di uno schema tradizionale. ¢
40
febbraio 2013
Bibliografia di riferimento
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treatment of refractory Helicobacter pylori infection.Aliment Pharmacol Ther 2012;35:209-21.
-Malfertheiner et al. Management of Helicobacter pylori infection-The Maastricht IV/Florence Consensus Report. Gut 2012;61:646-64.
-Malfertheiner et al. Helicobacter pylori eradication with a capsule containing bismuth subcitrate potassium, metronidazole, and tetracycline
given with omeprazole versus clarithromycinbased triple therapy: a randomised, open-label,
non-inferiority, phase 3 trial. Lancet 2011; 377:
905-13.
-Megraud et al. Helicobacter pylori resistance to
antibiotics in Europe and its relationship to antibiotic consumption. Gut 2012, in press.
-Pellicano et al. Helicobacter species and liver
diseases: association or causation? Lancet Infect
Dis 2008;8:254-60.
-Ponzetto et al. Helicobacter infection and cirrhosis in hepatitis C virus carriage: is it an innocent
bystander or a troublemaker? Med Hypotheses
2000:54:275-277.
STAMINALI PER GUARIRE
LE FERITE?
FUNZIONANO
Sperimentate alle Molinette e al Mauriziano
In una sperimentazione attuata da un gruppo multidisciplinare torinese degli ospedali Molinette e Mauriziano le cellule staminali del midollo osseo sono state mobilizzate per agevolare la guarigione di estese
asportazioni di tessuto dovute alla presenza di cisti
sacro-coccige, complicate da numerosi tragitti fistolosi, e recidive di precedenti interventi. I risultati ottenuti, pubblicati nell’agosto scorso dalla prestigiosa
rivista internazionale Cytotherapy, hanno mostrato
un accorciamento sensibile dei periodi di guarigione
rispetto ai pazienti non sottoposti a stimolazione midollare delle proprie cellule staminali. I ricercatori sottolineano come nello studio, approvato dal Comitato
Etico dell’ospedale Molinette, non si siano verificati
effetti collaterali negativi e come la metodica risulti
fattibile e sicura.
Dal laboratorio al letto del malato
La ricerca di base sulle cellule staminali suscita da
tempo grande interesse e grandi speranze per la terapia di molte patologie in cui potrebbe essere strategica la rigenerazione di tessuti o addirittura di interi
organi. Promesse sempre più spesso mantenute ma
limitatamente al laboratorio. Fino ad ora infatti le
applicazioni cliniche sono state scarse e circoscritte
all'impiego in particolari casi di malattie ematiche. La
collaborazione tra due gruppi universitari della Scuola
di Medicina dell’Università di Torino, uno chirurgico
condotto dal professor Carlomaria Fronticelli (Oncologia chirurgica dell’Ospedale Molinette di Torino), e
l'altro dal professor Corrado Tarella (Direttore dell’Ematologia e Terapie Cellulari dell’Ospedale Mauriziano), ha consentito di trasferire queste ricerche dal
laboratorio nella pratica clinica. Il processo in sé è
semplice: si tratta di stimolare alcune linee cellulari
presenti nel midollo osseo di ognuno di noi, facenti
parte della grande famiglia delle staminali, in modo
che migrino là dove si sta verificando un processo
di guarigione di una ferita. La stimolazione avviene
attraverso la somministrazione di fattori di crescita,
già ampiamente studiati nella patologia umana, che
attivano e mobilizzano le cellule staminali del midollo
osseo del malato in modo che diventino parte attiva
nel processo di guarigione.
Indicazioni
La metodica è indicata ovviamente per le ferite di
superficie più ampia e quindi più facilmente infettabili, con grandi perdite di sostanza e che sono fonte
prolungata di disagio per il paziente a causa delle
numerose medicazioni necessarie a ottenere la guarigione. ¢
Nicola Ferraro
(Dal comunicato stampa di PP Berra
Città della Salute e della Scienza)
febbraio 2013
41
Le nostre radici
Il celebre neurologo Oskar Vogt
era un convinto antinazista
di Davide Schiffer *
Mi permetto di inviare a codesta Redazione
un’osservazione che ho inviato a La Repubblica in
merito al bellissimo articolo di Elena Dusi sul cervello di Einstein comparso mercoledì, 2 gennaio
2013 a pagina 35 dal titolo “Einstein. Il segreto
della super intelligenza cervello piccolo, ma pieno
di curve”.
IL RAPPORTO MENTE/CERVELLO
*Professore
Emerito di
Neurologia,
Università di
Torino.
Direttore Centro
Ricerche
di Vercelli
del Policlinico di
Monza
42
Dico bellissimo articolo perché solleva un problema di portata gigantesca in quanto tocca
l’annosa questione del rapporto mente/cervello
che in ambito non scientifico è ancora discusso
in termini di contrapposizione fra riduzionismo e
anti-riduzionismo. Scientificamente oggi la contrapposizione non ha senso e non vi sono dubbi
sul fatto che quella che chiamiamo “mente” sia
un’espressione del cervello: ne fanno fede il rapporto fra la complicatezza del cervello e lo sviluppo della “mente” nella filogenesi e le modificazioni organiche che l’apprendimento induce
nel cervello. Il grande Eric Kandel ha dimostrato
che mentre la memoria a breve termine induce
febbraio 2013
Men
modificazioni funzionali nel cervello, quella a
lungo termine ne induce di anatomiche (modificazioni delle sinapsi). D’altronde, duecento anni
di indagine anatomo-clinica dimostrano che una
lesione del cervello comporta una sintomatologia
neuro-psichica.
Va però rilevato che oggi un rapporto diretto fra
psiche ed anatomia del cervello all’infuori della
patologia non è accettato senza discussione; rilevato con la mediazione della Risonanza Magnetica, esso coinvolge il concetto di coscienza su cui
il dibattito è più che mai acceso. È difficile accettare che siano l’anatomia o l’istologia a spiegarci
la funzione psichica perché troppo grossolane e
soggette a grande variabilità individuale; questo
spiega lo scetticismo con cui sono state accolte le
osservazioni di Dean Falk sulle anomalie riscontrate del cervello di Einstein, così bene illustrate
da Elena Dusi. In questo rapporto tendiamo invece a privilegiare la base molecolare o ultrastrutturale. In realtà il punto di incontro fra il biologico e
la soggettività, come dice il grande neuro scienziato Eric Kandel, e cioè fra l’atto neurale e l’atto
mentale, non è o non è ancora conosciuto.
nte e cervello
OSKAR VOGT FU PERSEGUITATO DAL NAZISMO
L’oggetto delle mie osservazioni tuttavia non è il cervello di Einstein, ma
semmai quello di Lenin e indirettamente l’operato di Oskar Vogt che lo esaminò all’autopsia. Negli anni venti del Secolo scorso. Discutendo la vicenda,
ancora in parte misteriosa, del cervello di Lenin e il suo studio da parte del
professor Vogt, Elena Dusi riferisce le conclusioni di questo studio secondo
cui Lenin era un “atleta del pensiero associativo”; dice anche – e questo è il
passo che ha attirato la mia attenzione– che “qualche anno più tardi Vogt
non aveva disdegnato di lavorare sotto il regime nazista”.
All’inizio della mia carriera di neurologo/neuropatologo sono stato allievo del
prof. Vogt e ho lavorato nel suo Istituto di Neustadt/Schwarzwald. Conosco
bene pertanto la storia del grande studioso del sistema nervoso, morto nel
1955 e perseguitato dal regime di Hitler. In memoria del famoso personaggio e maestro e grato per la benevolenza avuta nei miei confronti quando
allora, negli anni cinquanta del secolo scorso, giovanissimo studente postlaurea della Neuropatologia tedesca, fui invitato a lavorare nel suo famoso
Istituto. Non posso pertanto sottrarmi al dovere di fare alcune precisazioni
circa i suoi rapporti con il nazionalsocialismo.
L’esame autoptico del cervello di Lenin
Oskar Vogt era molto noto al passaggio fra i secoli XIX e XX nell’alta società tedesca, all’epoca del Kaiser Guglielmo, per i suoi studi di anatomia del
cervello e anche per occuparsi di ipnosi, com’era di moda in quell’epoca.
Era medico di famiglia del barone Alfred Krupp di
cui, si dice, abbia goduto di finanziamenti per la
ricerca. Lenin morì per un ictus nel 1923 e Vogt
fu chiamato a Mosca per esaminarne il cervello
in quanto uno dei maggiori esponenti della neuropsichiatria tedesca e cultore di Neuroanatomia.
Lenin si era ammalato per un infarto cerebrale ed
erano già stati consultati famosi neurologi dell’epoca, come Nonne, Bumke, Foerster, Henschen,
Strümpell. Vogt rimase alcuni anni a Mosca nel
famoso Istituto per le Ricerche sul Cervello, dove
condusse un esame approfondito del cervello facendone più di trentamila sezioni. La conclusione
nel 1925 fu: “…nel III strato corticale, specie nella
parte profonda di molte aree cerebrali, ho trovato neuroni piramidali di straordinaria grandezza e
numero, mai visti prima da me…. Il reperto anatomico ci permette di identificare Lenin come un
atleta del cerello e un gigante delle associazioni”.
Questo è quanto il mondo scientifico seppe del
cervello di Lenin, come risulta bene dall’articolo di
Kreutzberg, Klatzo e Kleihues “Oskar and Cécile
Vogt, Lenin’s brain and Bumble-Bees of the Black
Forest” comparso su Brain Pathology nel 1992. u
febbraio 2013
43
Le nostre radici
Come dirà poi Spengler nel libro “Lenin Hirn” (Rowolt Verlag, HamburgReinbeck, 199), Lenin era affetto da neurosifilide, ma la notizia non era trapelò per proteggere la sua immagine. Sicuramente si trattava di una demenza multi-infartuale.
Il mistero sta nel fatto che nessuno conobbe mai per intero il referto di Vogt
sul famoso cervello. Nel mio soggiorno presso il suo Istituto glielo chiesi
direttamente, ma non mi disse altro che quello sopra riportato. Poiché tutto
il materiale elaborato si trova presso l’Istituto di Ricerche sul cervello di Mosca, un suo esame retrospettivo condotto con tecniche moderne potrebbe
dare una risposta più precisa. Comunque Vogt ricevette come compenso un
milione di rubli che, al suo ritorno in Germania, lasciò in Unione Sovietica e
di cui usò gli interessi per il funzionamento del suo nuovo Istituto di Ricerche
sul cervello a Neustadt, come dirò.
Oskar Vogt: scienziato antinazista
Vogt era un uomo dalle grandi intuizioni e costruzioni teoriche sul funzionamento del cervello, di cui fu l’emblema la Patoclisi (“…particolare vulnerabilità di determinati sistemi o regioni cerebrali verso agenti morbosi di varia
natura”, Enciclopedia Treccani, ndr). Fin dal 1919 dirigeva a Berlin-Buch il
grande Istituto Kaiser Wilhelm per le ricerche sul cervello, dove lavoravano
sessanta fra assistenti e tecnici e dove Berger svilupperà per primo l’elettroencefalografia.
Aveva forti sentimenti anti-nazisti che si acuirono quando con le leggi di
Norimberga dovette licenziare scienziati ebrei di grande rinomanza come
Rose e Bielschowky. Racconta Klatzo, suo allievo dopo la guerra (intervista a
Klatzo :”If you had met him, you would know” su Brain Pathology, 1992),
che Vogt addirittura aveva nascosto e sottratto all’arresto due ebrei; uno era
editore di un famoso giornale tedesco e l’altro era un medico polacco. Questo aggravò i suoi dissapori con i nazisti e un bel giorno arrivò all’Istituto una
squadra di nazi con a capo Goebbels per arrestare i due ebrei. Sulla scala di
accesso all’Istituto, il grande Vogt, piccolino di statura, si oppose all’ingresso
della squadraccia; vi fu un alterco verbale e si venne alle mani con la spinta
di Goebbels giù per le scale. Non venne spedito a Dachau per la sua grande
notorietà internazionale – aveva una trentina di lauree honoris causa. Si arrivò ad un compromesso per cui nel 1926 dovette lasciare il grande istituto
berlinese per un istituto molto più piccolo, confinato nella Foresta Nera: lo
Hirnforschungsintitut di Neurstadt, quello appunto frequentato da me negli
anni cinquanta.
La storia però non finì lì. Vogt, avviandosi verso i settant’anni, fu richiamato
militare e per ritorsione e per schernirlo fu inviato ai campi di addestramento
a fare i duri esercizi delle reclute. Ho visto sul suo tavolo di lavoro a Neustadt
una sua fotografia in divisa da recluta tedesca, goffamente sull’attenti con
il suo tipico pizzetto bianco e la bustina rigida in testa, “alla marmittone”.
Dopo tre mesi fu rimandato a casa. Fedele compagna fu la moglie, Cècile
Vogt, di Annecy che aveva conosciuto a Parigi durante un soggiorno presso
i laboratori di Lhermitte, il grande neuropatologo francese. La Cècile partecipò alle ricerche di Vogt e anzi ne fu la guida logica, lasciando a lui lo spaziare
nei cieli delle teorie e delle ipotesi. A suo nome va la descrizione dello status
marmoratus e dismielinisatus che i neurologi di tutto il mondo conoscono
molto bene.
La grande teoria di Vogt fu la “Patoclisi” che vedeva il cervello caratterizzato
da una sensibilità e vulnerabilità differenziata nelle sue varie aree, cosicché le
stesse cause patogene potevano avere effetti diversi agendo su aree diverse.
Questo concetto non fu accettato da tutti e uno dei maggiori critici fu Spielmeyer che sosteneva la base vascolare di molte malattie, ma trionfò negli
anni cinquanta e sessanta. Oggi non è più nel vocabolario neuro-scientifico,
ma potrebbe tuttavia ancora trovare conferme nelle moderne vedute su
neurotrasmettitori, recettori, aminoacidi eccitatori...
44
febbraio 2013
Cecile Vogt,
la moglie del
neurologo,
compagna fedele e
preziosa
collaboratrice
Il giovane Davide Schiffer a Neustadt
e la sua testimonianza su Vogt
Un ultimo aneddoto. Quando arrivai all’Istituto
di Neustadt,invitato dallo stesso Vogt a lavorare
con lui, Vogt aveva 84 anni e Cécile 77. Durante il mio colloquio all’ingresso nell’Istituto, Vogt
mi chiese a bruciapelo di che religione fossi. Mi
rifiutai di rispondere e – non conoscendolo ancora – pensai che si ricominciasse tutto daccapo. Mi disse che era per l’otto per mille che le
tasse riservavano alle religioni e mi raccontò la
sua lunga storia. Il giorno in cui lasciai Neustadt
per rientrare in Italia, la Cécile, che aveva per me
una predilezione in quanto piemontese e quindi
affine ai savoiardi, mi disse: “retournez; on vous
attendrai.”
Vogt lavorò senza dubbio durante il regime nazista; anzi il regime si instaurò in Germania proprio
mentre lui dirigeva il Kaiser Wilhelm Institut. Con
l’avvento delle leggi razziali molti professori ebrei
fuggirono, ma quelli non ebrei rimasero a casa
loro e molti di loro collaborarono con il regime
e si resero responsabili di barbarie ai danni degli
ebrei e altri disgraziati. Vogt pagò un prezzo per
poter continuare a lavorare e subì un grosso ridimensionamento delle sue potenzialità.
Non morì a Dachau, come gli oppositori Saller,
Kleist, Bonhoeffer e altri solo perché i nazisti non
azzardarono colpire un uomo che tutto il mondo
onorava. Del resto lo tennero in vita per dimostrare la loro umanità e rispetto per la cultura,
così come avevano tenuto in vita fino alla fine
della guerra l’ospedale ebraico di Berlino, da
mostrare ai funzionari della Croce Rossa internazionale, nel più puro spirito teutone, come dice
Primo Levi, il cui emblema fu l’ “Arbeit macht
frei.” all’ingresso ad Auschwitz.
Grazie ancora ad Elena Dusi per aver sollevato e
discusso un problema così interessante e aperto
che mi dà l’occasione per ripagare i Vogt per la
loro benevolenza.
I miei migliori sentimenti. ¢
Dai congressi
Un convegno
internazionale
sull’innovazione tecnologica
nella chirurgia
mini-invasiva
urologica
Il 3D in sala
operatoria
per l’urologia di domani
di Simona Arpellino
Nel corso degli ultimi quindici anni l’urologia ha conosciuto grandi cambiamenti: la Struttura Complessa di Urologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria San Luigi Gonzaga di Orbassano ha investito
molte risorse nella direzione dello sviluppo di una chirurgia cosiddetta mini-invasiva.
Inizialmente la chirurgia urologica ha conosciuto una prima svolta netta, la laparoscopia: una chirurgia
eseguita mediante accesso al sito chirurgico intra-corporeo mediante multiple piccole incisioni, che ha
rappresentato la più grande rivoluzione nella chirurgia urologica nel corso degli ultimi due decenni –
spiega il Professor Francesco Porpiglia.
Oggi, con l’introduzione della robotica e l’affiancamento alla laparoscopia tradizionale di nuove tecnologie e più moderni strumentari laparoscopici tuttora in continuo sviluppo, stiamo assistendo ad
una seconda rivoluzione che può considerarsi il livello successivo di evoluzione della chirurgia miniinvasiva: la cosiddetta “chirurgia tecnologica”. Questa chirurgia offre al chirurgo la possibilità di eseguire gli stessi interventi riducendo il numero di incisioni, riducendone la lunghezza, ovvero sfruttando
gli orifizi naturali fino a consentire una chirurgia virtualmente “scarless” (senza cicatrice), riducendo al
minimo il trauma cagionato dall’intervento stesso.
L’urologo moderno, insomma, in particolare nei centri di eccellenza, assiste a un grande progresso
tecnologico che sta guidando l’evoluzione della chirurgia mini-invasiva.
46
febbraio 2013
Francesco Porpiglia è
professore Associato
di Urologia presso
l’Università S. Luigi
Gonzaga. Dirige la
Struttura Complessa
a direzione
Universitaria
Urologia dell’Azienda
Ospedaliera
Universitaria “San
Luigi Gonzaga”.
è membro di
numerose Società
Scientifiche fra
le quali la Società
Italiana di Urologia
(S.I.U), la Società
Italiana di Urologia
Oncologica (SIUrO), la
Società Italiana di
Endourologia (I.E.A.)
e la società Europea di
Urologia (EAU).
è membro
dell’Editorial Board
della rivista European
Urology.
A testimonianza del peso che sta acquisendo
questo tipo di chirurgia nei tempi moderni, nei
giorni 31 gennaio e 1 febbraio, al San Luigi di
Orbassano si è tenuto il “Technourology-Congress”, organizzato proprio dalla S.C.D.U. di
Urologia, diretta dal Prof. Porpiglia, “padrone
di casa”, in collaborazione con l’istituto di Urologia della Cleveland Clinic.
Il programma del Meeting ha previsto letture e
coinvolgenti dibattiti, animati dagli esperti mondiali del settore, nonché sessioni di chirurgia in
diretta, con proiezione delle immagini in 3D, per
consentire all’audience ed alla Faculty del Meeting, provenienti da tutto il mondo, di beneficiare della visione tridimensionale consentita grazie
allo sviluppo di moderne ottiche 3D.
Ai qualificati ospiti internazionali presenti al Congresso, infatti, è stata offerta una vera e propria
immersione in grande schermo del punto di vista intraoperatorio del chirurgo: come trovarsi in
sala operatoria con la stessa visione 3D che le ultime tecnologie consentono. Uno sforzo di grande complessità dal punto di vista tecnico, curato
dalla SGI di Torino, che ha permesso di conciliare
segnali video provenienti da tre differenti sorgenti 3D di due sale operatorie in contemporanea e trasmetterli in fibra ottica sul maxi schermo
dell’aula universitaria che ospitava i congressisti.
Fra i principali argomenti trattati: la LESS (Laparo-endoscopic Single-Site Surgery) e la LESS
robot-assistita, tecniche, come si accennava, che
prevedono l’esecuzione dell’intervento attraverso un’unica minuta incisione (3-4 cm), la NOTES
(Natural Orifice transluminal endoscopic surgery), in cui si sfruttano gli orifizi naturali come
vie d’accesso per l’introduzione degli strumenti
utilizzati dal chirurgo per eseguire l’intervento
(nefrectomia transvaginale, ndr) e la mini-laparoscopia, che prevede l’uso di strumenti di soli 3
mm di diametro.
Le ottiche utilizzate per la visualizzazione intracorporea degli strumenti, caratteristiche della laparoscopia, sono state pressoché esclusivamente
3D, per migliorare la visualizzazione intraoperatoria e aumentare il dettaglio anatomico. Si è
inoltre fatto uso di coloranti per alcune strutture
anatomiche, testimonianza dello sviluppo in parallelo di una chirurgia sempre più guidata dalle
immagini e dal colore.
Durante i due giorni di congresso sono passate
in rassegna le più importanti e recenti innovazioni tecnologiche attualmente disponibili.
Obiettivo del Professor Porpiglia – che ha all’attivo oltre 2000 interventi di chirurgia mini-invasiva per carcinoma prostatico, patologie renali
tumorali e malformative, eseguiti in laparoscopia tradizionale o robot-assistita – è stato dimostrare come queste tecniche, apparentemente
innovative e fantascientifiche, siano già una realtà presso la S.C.D.U. di Urologia del San Luigi
e come possano diventare uno standard di cura
in futuro. ¢
febbraio 2013
47
rubriche
IN LIBRERIA
David Livingstone
La verità oltre la leggenda
Letto da Mar. Ca.
Rob Mackenzie
traduzione
di Marco Calgaro
david
livingstone
La verità oltre la
leggenda
Nel 2013 ricorre il bicentenario della nascita di David
Livingstone, nato nel 1813, eppure in Italia ben poco
si sa di questa persona eccezionale. Livingstone è
rimasto confinato nella leggenda, quasi non fosse
una persona reale. Qualcuno forse ricorda il suo incontro con Stanley e la famosa frase: “Il dottor Livingstone, suppongo?”, qualcuno forse ricorda che
si era messo alla ricerca delle sorgenti del Nilo; tutto
il resto è leggenda. Ma la vicenda umana di Livingstone è molto reale e di estremo interesse, anche
per i giorni nostri. La mia scoperta di quest’uomo è
avvenuta per caso, durante uno degli innumerevoli
scali all’aeroporto di Johannesburg quando, intorno
al 2005, prestavo servizio medico volontario nella
cura dell’AIDS in Africa. È lì che ho trovato il libro
di Rob Mackenzie e da quel momento Livingstone
è stato un po’ come un compagno di viaggio. Da
allora ho sentito la necessità di far conoscere la sua
vera storia, oltre la leggenda, ed ho deciso di tradurre questa biografia.
Medico, missionario, esploratore, navigatore, testimone contro la schiavitù, l’estrema ricchezza della
sua testimonianza di vita in tutti questi campi é zeppa di insegnamenti anche per noi, uomini e medici
moderni.
Il ricavato del libro verrà devoluto interamente
all’orfanatrofio di Chinhoyi in Zimbabwe, gestito dallo stesso autore.
Edizioni
Lampi di Stampa
Pagine 460
Euro 27,80
L’ultima profezia
del mondo degli
uomini - L’epilogo
Letto da Nicola Ferraro
E sono sei! Con questo volume Silvana De Mari,
medico prestato al fantasy, alla psicoterapia, all’affabulazione in teatro e a chissà quanti altri ambiti
della cultura, completa la saga iniziata con L’Ultimo Elfo e proseguita con L’Ultimo orco, Gli ultimi incantesimi, L’ultima profezia del mondo degli
uomini, Io mi chiamo Yorsh: una sorta di prequel,
come si dice oggi nel mondo della produzione artistica seriale. Una definizione che fissa come in un
fotogramma una modalità produttiva dell’industria
culturale e niente più. Perché Silvana De Mari è
considerata un autore di culto del fantasy in Italia e
in moltissimi paesi stranieri: non a caso è una delle
scrittrici italiane più tradotte all’estero.
La struttura narrativa sembra ripercorrere quella dell’Ultimo orco: anche qui le sorti esistenziali
degli individui vengono gestite da un “bastardo”,
nel senso in cui lo si può intendere disquisendo
di Genetica delle popolazioni. Nella narrazione
simboleggia il melting pot contemporaneo, il rimescolamento in una dimensione nuova e magari
orgogliosamente “imbastardita”, di genti e culture
diverse come è avvenuto nelle Americhe, in Australia, Canada ed ora da noi.
48
febbraio 2013
L’ultima profezia del mondo degli uomini — L’Epilogo è la conclusione di vicende, raccontate con
piglio mitologico, che dire intricate è poco, in cui
ogni personaggio, ogni azione, ogni sviluppo narrativo si esaurisce facendo trionfare pace e ordine
dopo pagine e pagine avvincenti di guerre, violenze, sopraffazioni, dominazioni. Mi perdonino i cultori del genere ma a me il genere (e segnatamente
la produzione della De Mari) sembra la riproposta
in chiave moderna della catarsi della tragedia greca
in cui, come in un gioco affascinante di specchi,
l’interiorità più inconfessabile diventava visibile e
l’individualità assumeva misteriosamente una dimensione collettiva senza autoeliminarsi.
Il Fantastico conserva secondo me molto del piglio narrativo epico classico ed è a ben guardare
un modo per entrare in rapporto profondo con
la complessità del mondo contemporaneo; lo fa
attraverso un rinnovato e rassicurante gioco di
specchi più adatto alla nostra sensibilità, alla nostra cultura, alle nostre convinzioni e credenze…
che sono figlie di “Epidauro” ma che dal teatro di
quella città del Peloponneso hanno camminato in
tutte le direzioni per ben di più di duemila anni.
Come nella tragedia greca, anche nei libri della De
Mari si raccontano le problematiche e i valori che
fondano le civiltà e le ragioni per cui i villaggi diventano nazioni e le nazioni a volte imperi…
Un materiale da far tremare i polsi ma che nelle
mani di questa scrittrice assume la naturalezza, la
semplicità, la chiarezza gratificante e disarmante
del gioco. Segno indubbio di qualità: sempre e in
ogni caso.
Silvana De Mari
l’ultima profezia
del mondo degli
uomini - l’epilogo
Fanucci Editore
Pagine 296,
Euro 13,00
La trappola
Letto da Lucina Vivalda
Cuamm medici con l’Africa
Chi l’ha conosciuta durante il recente tour in Italia per la presentazione di questo libro ha subito
capito di trovarsi di fronte una donna forte e ad
un’Africa nuova. Una donna africana che lavora e
lotta perché il continente che sembra avere come
unico destino l’essere colonizzato, ancora oggi,
appartenga finalmente agli africani.
E così il suo viaggio, un lungo peregrinare durato
otto anni, sulla scia di tanti che partono per raggiungere la mitica “Mbeng”, l’Europa, inseguendo
il sogno fallito di diventare calciatrice, diventa un
percorso iniziatico, che le permette di raggiungere
la consapevolezza di quanto sia illusorio rinnegare
se stessi e le proprie origini per diventare altro da
sè, alla ricerca di una vita migliore, di un benessere
che spesso si rivela fittizio e raggiunto attraverso
enormi sofferenze, e come questa non sia necessariamente l’unica risposta possibile per uscire dalla
povertà, né la sorte ineluttabile dei giovani africani.
Partita dalla città di Douala nel settembre 1998
attraverserà Nigeria, Togo, Benin, Costa D’Avorio
e poi Mali, Senegal, Algeria fino al Marocco con
tutti i mezzi possibili, barca, camion, treno, bus e
naturalmente anche a piedi, incontrando dogane,
posti di blocco, prigioni, fino ad essere definitivamente respinta, otto anni e settemila chilometri
dopo, lungo il confine armato di Ceuta e Melilla.
In mezzo qualche periodo di lavoro, molti incontri
anche importanti e molta umiliazione.
Il racconto, corredato di cartine, è asciutto e distaccato e non vuole muovere a facili commozioni ma
solo testimoniare un’esperienza.
L’incontro fondamentale con Aminata Traorè, ex
ministro della cultura in Mali, donna e voce autorevole di denuncia delle politiche internazionali
che stanno schiacciando il continente africano,
permette a Clariste di diventare “un’africana fiera
di esserlo” e di lavorare perché i giovani africani
comprendano che se è diritto di ognuno, nel nord
come nel sud del mondo, decidere dove vivere e
poter circolare liberamente, tuttavia l’Africa che si
sta rialzando potrà farlo solo con le forze dei suoi
figli.
Copie del libro possono essere richieste a: [email protected]
Una vita da matto
vestito da dottore
Letto da Nicola Ferraro
Giovanni Rissone
una vita da
matto vestito da
dottore
Uno psichiatra
Basagliano nella
sanità dai ’70 ai
2000
Edizioni TigullioBacherontius
Pagine 331,
euro 16,00
Giovanni Rissone, come viene esplicitato nel titolo
del libro, è uno psichiatra basagliano: anzi “Basagliano” e quella “B” maiuscola non è un refuso
grammaticale ma una scelta voluta che racconta molto del libro, dell’autore, e del clima sociale,
culturale, politico… in cui il libro è nato e l’autore
ha operato occupando posizioni di rilievo in Sanità
pubblica. La sua “sfida impossibile” come psichiatra
“Basagliano” prestato alla direzione di diverse Asl
piemontesi è stata quella di cercare di individuare
un “sistema salute” che avesse al centro di ogni
progettualità il cittadino e soprattutto il cittadino
malato.
Questo libro è difficile da definire come, fortunatamente, lo è l’autore: le difficoltà di definizione
nascondono sempre tesori di qualità che per palesarsi hanno bisogno di contesti adeguati. Questi
“contesti adeguati” nella vulgata corrente prendono nomi diversi ma sempre legati a qualche difficoltà logistica od operativa: crisi, spigolosità, budget
(sempre insufficiente, sottostimato), risorse, spreco
contro cui lottare… Si può dire (per grossolana approssimazione) che il libro è una sorta di taccuino
di viaggio, composto da quelle paginette fitte fitte
di caratteri, alla Bruce Chatwin, mentre, inconsapevolmente, è impegnato a tessere la fortuna di quel
prodotto di cancelleria diventato ormai oggetto di
culto (anche se seriale) che ha un dolce ed esotico
nome francese.
Il linguaggio è diretto e franco come l’autore e gli
Clariste Soh Moube
Prefazione di
Giulio Cederna
LA TRAPPOLA
Edizioni Infinito
Pagine 160,
euro13,00
Con il patrocinio di:
Ass. ApertaMente,
Biella
Cuamm Medici con
l’Africa
Ass. Il Mondo nella
Città, Schio
argomenti trasversali, come soltanto la vita sa esserlo. Un libro improntato alla consapevolezza fiera
e senza indulgenze moralisteggianti alla modestia.
“Bisogna voler essere liberi –afferma con orgoglio
Rissone nel secondo risvolto di copertina- per essere responsabili, poter lavorare in scienza e coscienza, onestà. Ed averne il coraggio… la libertà può
essere solo una parola di 7 lettere, una bella parola
sbandierata come la pubblicità. Viverla con responsabilità, coraggio, rischiando e pagando caro, invece e molto più complicato. Anche nel mondo della
Sanità. Il problema più difficile è avere la capacità ed
il coraggio di dire di no”.
Un altro illuminante fotogramma di questo libro che
si legge con la stessa serena e soddisfatta curiosità
con cui si divora a gennaio il calendario di Frate Indovino (è per me un complimento di peso questa
similitudine e lo dico senza ironia!) è nella prefazione di Daniele Cerrato che non conoscevo nella veste
di esegeta poetico (e che poeta!) della follia: “…
Gente che si lascia cullare fuori dal tempo e a volte
si fa buttare fuori dal tempo degli altri, gente che si
fa scivolare addosso una gran quantità di dolore e
se lo adatta come fosse un vestito”.
So che qualcuno penserà che me la sono cavata a
buon mercato leggendo di questo libro i due risvolti di copertina e la prefazione. Anche se così fosse
sarei stato ugualmente fortunato per essermi imbattuto in queste righe, sempre a firma di Daniele
Cerrato: “…Rissone una sola volta ha provato a fare
il medico “che guadagna”, lo psichiatra privato. Al
primo paziente invece di chiedere la parcella ha allungato 50 mila lire ammettendo: non aveva nien-
te, solo non sapeva come fare la spesa”.
Che dire: correte a comprarlo questo libro.
febbraio 2013
49
rubriche
bisturi rosso a cura di Roberto Lalario
UN 2013…APPETITOSO
Riprendo, con il 2013,
i resoconti delle mie esplorazioni
enogastronomiche con la
segnalazione di due
interessanti “osterie”.
Emporio
Enogastronomico
Corso Vittorio
Emanuele 25 Andezeno (TO)
Tel. 011.9433034
Ultima prova:
dicembre 2012
Osteria degli
Ottoni
via Pomba 6
Torino
Tel. 011.8600105
Aperto a cena tutti
i giorni salvo la
domenica
La prima è l’Emporio Enogastronomico di Andezeno, simpatico paesino sulla strada fra Chieri e Colle Don Bosco, facilmente e velocemente
raggiungibile da Torino. Lo trovate prospiciente
la piazza del paese lungo la via principale.
Beh, se vi capita di andare da quelle parti, fermatevi per un pranzetto: ne vale la pena.
Il locale si presenta all’ingresso come una macelleria-gastronomia, con un bellissimo bancone-frigo pieno di salumi, formaggi, pasta fresca e tagli
di carne: un ottimo biglietto da visita e all’occorrenza si può fare una gustosa spesa! Nella sala
sono disposti i tavolini per pranzare.
Ho provato il tagliere di salumi e formaggi ed era
eccellente! Frutto di studio e ricerca dei prodotti
locali di gran qualità: veramente encomiabile!
Ottime le tagliatelle al ragù ed ho occhieggiato
degli appetitosissimi agnolotti che veleggiavano
verso il tavolo vicino al mio (e ci sono anche gli
gnocchi).
Ma ciò che ho trovato CELESTIALE è stata la trippa! Veramente da provare!
Per concludere ci sono dessert tipici delle nostre
parti e posso consigliarvi il vino della casa che ho
trovato ottimo (da non dimenticare e trascurare il
fatto che il locale è anche enoteca e quindi fornito di ottime etichette).
Aggiungete la simpatia del proprietario e il conto
che non raggiunge i 35 € e capirete perchè sono
rimasto affascinato dal locale.
Ultima prova:
gennaio 2013
50
febbraio 2013
Secondo locale del 2013 è l’Osteria degli Ottoni, che si trova a Torino davanti all’ingresso del
Cinema Nazionale, a fianco del conservatorio (da
cui, credo, ci si sia ispirati per il nome).
È un’osteria very piemuntejsa, con un menù comunque ottimamente variegato.
La sera che ci sono andato facevano anche una
trionfante bagna cauda!
L’arredamento è molto ben studiato, con molti richiami alla lirica, e il locale è caldo ed accogliente
e i due proprietari affabilissimi.
Il menù spazia dai tomini in varie salse, acciughe
al verde, flan di cardi fra gli antipasti e, last but
not least, la “fassona” battuta al coltello!
Ottimi gli agnolotti al sugo d’arrosto, i tajarin ai
sughi vari; io ho provato il primo del giorno ed
era un delizioso risotto con gamberetti di fiume.
Poi coniglio, brasato e faraona!
Ho anche assaggiato un baccalà con polenta assolutamente meraviglioso!!!
I dessert della casa sono uno sfizio assoluto: la
panna cotta era eccellente! Ma ci sono anche tiramisù e crostate varie.
Il dolcetto della casa è ottimo.
Il costo oscilla tra i 25 e i 40 €.
Se siete “di cinema” o “di concerto” al conservatorio vale la pena di farci una gustosissima sosta.
PRESENTAZIONE DEL CORSO FAD
Il corso presenta un altro capitolo in tema di “Clinical Governance”: questa volta parliamo di
“appropriatezza”, argomento che investe il moderno esercizio professionale medico ed odontoiatrico
ed in generale sanitario e trova grande spazio nel nostro codice di deontologia medica.
Il corso gratuito eroga 15 crediti ECM
La versione “blended” del corso è accreditata per medici chirurghi e odontoiatri ed è disponibile in
formato cartaceo nel numero speciale
“QUADERNI ECM/FAD de LA PROFESSIONE N. 2/2012”
All’interno del numero troverà il questionario di valutazione da compilare in ogni sua parte (anagrafica
e risposte a scelta multipla) che Le permetteranno, rispondendo almeno all’80% in modo corretto, di
ottenere 15 crediti ECM.
In tutti gli Ordini provinciali sono disponibili copie cartacee del corso FAD o potrà richiederle
direttamente alla
Federazione Nazionale Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (FNOMCeO) al n. 06/6841121
La C.G. EDIZIONI MEDICO SCIENTIFICHE di Torino, partner FNOMCeO per queste iniziative, spedirà
gratuitamente al suo indirizzo copia del numero speciale.
Il QUESTIONARIO, correttamente compilato dovrà essere inviato via fax al n. 06/68411209
Per verificare successivamente l’esito del corso telefonare al n. 06/6841121 (centralino automatico)
oppure visualizzare il risultato sul portale www.fnomceo.it trascorsi almeno 30 giorni lavorativi
dall’invio del fax.
Il servizio di HELP DESK, erogato direttamente da
FNOMCeO
(sede Ordine Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Torino)
è attivo dal Lunedì al Venerdì dalle ore 9.30 alle ore 13.00
tel. 011/5815110 - Fax 011/7432113 - e-mail: [email protected]
febbraio 2013
51
rubriche
I servizi dell’Ordine
SPORTELLO DI CONCILIAZIONE
Già dal 1946 (ar t. 3 lett. g. del DLCPS 233 del 1946) gli Ordini dei Medici Chrirurghi e Odontoiatri
hanno la funzione di intervenire nelle controversie tra medico e paziente, o tra colleghi,
per procurarne la conciliazione.
L’ORDINE METTE A DISPOSIZIONE DI TUTTI LO SPORTELLO DI CONCILIAZIONE.
Lo Spor tello è un ufficio che ha sede presso l’Ordine, al quale il cittadino
o il medico o l’odontoiatra possono liberamente rivolgersi per cercare
di risolvere una controversia di natura sanitaria o una ver tenza di
carattere professionale, prima del contenzioso giudiziario.
Si effettuano pratiche di conciliazione e di arbitrato.
Per informazioni: Roberta Cicchero, tel 011.58.15.106
PRESTITO D’ONORE
Formula rivoluzionaria di aiuto economico in collaborazione con il Monte dei Paschi di Siena
per tutti i colleghi iscritti all’Ordine senza limitazione di età.
Volete ristrutturare lo studio professionale, acquistare materiale o tecnologia, frequentare stages di aggiornamento
anche all’estero?
PER VOI UNA SOVVENZIONE FINO A 50.000 EURO, senza alcun tipo di garanzia accessoria,
previo giudizio insindacabile della banca, della durata massima di 60 mesi, tasso Euribor a tre mesi + 2,75%.
Per informazioni: Roberta Cicchero, tel 011.58.15.106
PORTALE WEB
www.torinomedica.com
Il portale d’informazione indipendente e senza pubblicità dell’OMCEO della provincia di Torino.
Oltre a notizie e articoli su sanità, salute, farmaci...dall’Italia e dal mondo, potrete vedere filmati,
interviste, serivzi, inchieste, quando lo desiderate voi.
Non tutte le notizie, ma notizie per tutti!
4
ATTRIBUZIONE CODICE PIN
Per la compilazione del certificato di malattia on line.
Continua il servizio, attivato dall’Ordine, per l’attribuzione del codice PIN
a favore dei medici liberi professionisti (non dipendenti e non convenzionati)
per la compilazione della certificazione di malattia on line.
Per attivare la procedura di attribuzione, telefonare alla Segreteria Amministrativa allo 011.5815101 e 011.5815111
52
febbraio 2013
WEB area
www.omceo.to.it
Tutto ciò che occorre sapere sull’Ordine
ad iniziare dall’Albo degli iscritti
www.torinomedica.com
Le più importanti notizie di aggiornamento
medico-scientifico con accesso diretto alle fonti
www.videomedica.org
La nostra rivista audiovisica con servizi,
inchieste e interviste
www.omceotorinoservizi.com
Il portale dedicato alle Associazioni riconosciute
dall’Ordine ed ai servizi erogati
Newsletter
Iscrivetevi da torinomedica.com
per riceverla gratuitamente sulla vostra mail
www.facebook.com/omceo
febbraio 2013
53
rubriche
Servizi dell’Ordine
ERRATA
CORRIGE
Sul numero 1 di
gennaio 2013 di Torino
Medica, a pagina
62 per un refuso
è stato pubblicato
in calce all’articolo
sull’Associazione Casa
Morgari, il sito web dell’
Associazione Ravi.
Ci scusiamo per l’errato
riferimento.
Il sito corretto
dell’Associazione è
www.casamorgari.it
Nuova sede
Si comunica che da martedì 4 dicembre 2012 è operativa la nuova sede
dell’Ordine in Corso Francia 8 a Torino.
I numeri di telefono e gli indirizzi e-mail dei diversi uffici sono invariati.
La prestigiosa Villa Raby, oggetto di un completo restauro conservativo
che ha anche permesso la scoperta e il recupero di molti affreschi di pregio, è ora a disposizione di tutti gli iscritti e pronta a diventare “la casa dei
medici e degli odontoiatri della Provincia di Torino”.
Il Segretario dell’OMCeO della provincia di Torino
D.ssa Ivana Garione
Per comunicare un cambio di indirizzo
Si chiarisce agli iscritti che la procedura corretta per la segnalazione all’Ordine di un cambio di residenza o di indirizzo prevede obbligatoriamente la
compilazione dell’apposito modulo scaricabile all’indirizzo:
www.omeco.to.it à area servizi à segreteria à modulistica à modulo
variazione indirizzo
Agli iscritti
La “Federazione
Sanitari Pensionati
e Vedove” si occupa
della risoluzione dei
problemi economicosociali dei medici,
farmacisti, veterinari
che godono di una
pensione e dei loro
famigliari.
Per maggiori
informazioni o
per accedere ai
servizi dell’Ente,
si può telefonare
alla signora
Teresa Gariglio,
333/8440475,
Presidente
provinciale
dell’Ente, o al dott.
Giorgio Cappitelli,
348/6703250,
Presidente regionale.
Questo modulo deve essere inviato via mail all’indirizzo
[email protected]
o inviato tramite fax al numero 011505323
Inoltre si pregano gli iscritti di segnalare alla segreteria amministrativa
eventuali disguidi di spedizione della rivista Torino Medica.
La Redazione di Torino Medica (RTM)
SUL WEB LE OFFERTE
E LE RICHIESTE DI LAVORO!
Le rubriche dei medici disponibili alle sostituzioni in Medicina Generale e
delle offerte/richieste di lavoro o di collaborazione professionale, che trovavate prima dei programmi dei convegni, sono scaricabili ora dal sito Internet dell’Ordine all’indirizzo www.omceo.to.it > Area Servizi > Occasioni
di lavoro.
Gli spazi Internet dell’Ordine hanno conosciuto nell’ultimo anno un vero
boom di accessi; questo dato lusinghiero ci permette realmente di diversificare sempre meglio questo mezzo di comunicazione dalla rivista Torino
Medica rendendolo, ad esempio uno strumento più agevole, tempestivo
ed efficace nella comunicazione dell’attualità e nella pubblicazione delle
rubriche di servizio. Nell’imminente futuro ci saranno sicuramente altre novità che comunicheremo tempestivamente.
La Redazione di
Torino Medica (RTM)
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La Redazione di Torino Medica (RTM)
rubriche
Pianeta Solidarietà
PRIMO MODULO: MALATTIE INFETTIVE
Programma
CORSO su SALUTE GLOBALE 2013
promosso dalle organizzazioni del tavolo sanitario
del Consorzio delle Ong Piemontesi
Il Consorzio delle Ong Piemontesi (COP) è un’associazione che riunisce le
principali organizzazioni operative sul territorio piemontese che si occupano
prioritariamente di cooperazione internazionale e di educazione alla cittadinanza mondiale. Nato nel 1997, ad oggi conta 25 organizzazioni, operative
in oltre 90 Paesi del mondo grazie al lavoro di circa 100 collaboratori, 1.000
volontari in Piemonte e 70 impegnati all’estero. Le organizzazioni ASPIC,
CCM, COI, Medici con l’Africa CUAMM, NutriAid e Rainbow4Africa,
che costituiscono il tavolo di lavoro del COP sulla cooperazione in ambito
sanitario, hanno promosso e organizzato per l’anno 2013 il Corso su Salute
Globale 2013.
Rivolto a medici, infermieri, e altri professionisti della sanità, il Corso si propone di avvicinare il personale sanitario interessato a svolgere in parte o
completamente la propria attività in PVS, fornendo una preparazione medica
di base idonea alla realtà sanitaria dei paesi a basso reddito. La medicina in
questi paesi è notevolmente diversa da quella affrontata nei curricula di studi
del mondo occidentale; prevalgono, infatti, malattie infettive che in occidente costituiscono piccola parte della morbidità più diffusa.
Organizzato in formula week-end per venire incontro alle esigenze lavorative
dei partecipanti, il Corso di Salute Globale 2013 è articolato in tre moduli
e affronterà, in ciascuno di essi, un aspetto rivelante per la formazione dei
partecipanti.
Il corso di formazione, la cui segreteria organizzativa e coordinamento sarà
presa in carico dall’Ong CCM - Comitato Collaborazione Medica, avrà luogo
presso:
Aula Carle, Ospedale Mauriziano Umberto I,
Via Magellano, 1 – Torino
Il primo modulo, incentrato sulle Malattie infettive, si svolge tra marzo e
aprile 2013: 1 e 2 marzo, 15 e 16 marzo, 5 e 6 aprile; il secondo, intitolato
“Determinanti sociali in programmi di salute pubblica (malnutrizione, sicurezza alimentare, acqua pulita)” si terrà a maggio nelle seguenti date 3 e 4,
17 e 18, 31 e 1; il terzo, incentrato sulla multiculturalità e l’organizzazione
dei servizi sanitari in Italia, si svolgerà nei giorni 27 e 28 settembre, 11 e 12,
25 e 26 ottobre.
Il corso è rivolto a un numero massimo di 20 operatori sanitari (medici, infermieri) e 3 studenti per modulo.
Il contributo spese richieste per la partecipazione a un singolo modulo è di
200 Euro. Sono previsti crediti ECM (in fase di accreditamento).
Per partecipare al primo modulo è necessario inviare la scheda d’iscrizione compilata a: [email protected], entro e non oltre il 20 febbraio
2013, specificando nell’oggetto “Iscrizione CORSO su SALUTE GLOBALE
2013”. Referente Marilena Bertini.
Per maggiori informazioni e per aggiornamenti consultare il sito oppure telefonare al numero 011/6602793
Venerdì 1 Marzo:
Salute globale, significato contenuti e prospettive
Relatore: Marilena Bertini
Malattie a maggiore impatto a livello globale
(Global Burden Disease)
Organizzazione e finanziamento dei SSN nelle
diverse parti del mondo.
Modelli futuri per fornire cure
Relatore: Ugo Marchisio
Lavorare per progetti
Relatori: Giulia Lanzarini, Daniela Gulino, Stefano
Dacquino
Sabato 2 Marzo:
Antropologia della salute
Relatore: Alberto Salza
Le malattie infettive nel Terzo Millenio
Relatori: Silvia Zucco, Mario Eandi, Maria Luisa
Soranzo
Venerdì 15 Marzo:
Tubercolosi
Relatori: Massimiliano Bugiani, Margherita Ferlini,
Antonio Macor, Bernardino Salassa, Maria Luisa
Soranzo
Malaria
Relatore: Federico Gobbi
Sabato 16 Marzo:
Infezione da HIV/AIDS
Relatori: Bernardino Salassa, Barbara Mamone,
Margherita Busso, Paolo Leoncini, Giovanni Di
Perri, Maura De Agostini, Elena Pagano, Luisa
Ianniello, Maria Luisa Soranzo
Venerdì 5 Aprile:
Malattie sessualmente trasmesse
Relatori: Chiara Pasqualini, Ivano Dal Conte, Margherita Busso
Viaggi Migrazioni e impatto sulla salute
Relatori: Michele Simone, Guido Calleri, Filippo
Lipani, Catia Fanton, Valeria Borgomanero
Infezioni gastrointestinali
Relatore: Costanzo Bellando
Sabato 6 Aprile:
Elaborazione, presentazione e discussione dei
lavori di gruppo sui temi del primo modulo
Relatori: Marilena Libertini, Maria Luisa Soranzo,
Franco Locatelli
febbraio 2013
55
rubriche
Corsi e congressi in pillole
quando
Sabato 9 marzo 2013
ore 8.30
dove
Torino,
Sala delle Conferenze
di Intesa San Paolo
Via Santa Teresa 1/G
quando
14 marzo 2013
ore 9.15
dove
IVREA
Polo universitario
Officina h
via Monte Navale 1
u LA CHIRURGIA OSSEA PIEZOELETTRICA
Tecnologie innovative, protocolli operativi, vantaggi e limiti
Corso di aggiornamento
Il corso è gratuito
Obbligatoria la prenotazione da effettuarsi entro il giorno 20 febbraio 2013.
u LA NEFROLOGIA CONTRO LE MALATTIE RENALI
Le nuove frontiere nella malattia renale cronica
GIORNATA MONDIALE DEL RENE
Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana
Incontro interregionale.
Segreteria scientifica: Franca Giacchino, Paola Belardi, Franco Bonello, Paolo Bossi, Luciano
Comune, Marco Francisco, Giuseppe Garneri , Rosaria Patti, Giovanni Reinero
S.C. Nefrologia e Dialisi, ASLTO4
quando
sabato 16 marzo 2013
ore 8.30 - 13.015
dove
TORINO
Aula Magna A. M.
Dogliotti
C.so Bramante 88/90
u LINEE GUIDA SUL CORRETTO USO DEGLI OPPIOIDI
quando
lunedì 18 marzo 2013
ore 17.30 -20.30
dove
TORINO
Facoltà Teologica
Via XX Settembre, 83
u IN TEMPO DI CRISI…
quando
21 marzo 2013
ore 08.00
dove
TORINO
Centro Congressi
“Santo Volto” Via Nole
ang. Via Borgaro
u LA DOMANDA DI CURA OGGI
quando
22 marzo 2013,
ore 21.00
dove
TORINO
Aula Magna
dell’Accademia
Via Po 18
56
Le nuove frontiere nella malattia renale cronica
Corso per Medici di Medicina Generale
Azienda Ospedaliera Città della Salute e della Scienza di Torino
San Giovanni Battista - Presidio Molinette
Referente Scientifico: Dottoressa M. Castellano
SANITÀ TRA TERRITORIO E OSPEDALE
CORSO AMCI Accreditato ECM
Ultimo appuntamento
A 400 anni dalla morte di San Camillo
Doping: ieri, oggi, domani
u ACCADEMIA
DI MEDICINA DI TORINO
febbraio 2013
Relatore: Roberto Verrua (Roma)
Presentato dal Socio Luigi Sena
quando
23 marzo 2013
ore 8.00
dove
Torino,
Grand Hotel Sitea
u Approccio multidisciplinare delle patologie
quando
anno accademico
2012 - 2013
dove
NOVARA
u Integrazione Socio Sanitaria
quando
anno accademico
2012 - 2013
dove
NOVARA
SCUOLA DI MEDICINA
Via Solaroli, 17
u Integrazione Socio Sanitaria
quando
giugno 2013 - giugno
2014
dove
Torino
Corso Trento 13
u MASTER IN INTERVENTO SUL RISCHIO CARDIOVASCOLARE
torino
13 aprile 2013
torino
13 aprile 2013
neuro-oftalmologiche:
dalla clinica, alla diagnosi, alla terapia.
II CONVEGNO REGIONALE AINAT
SCUOLA DI MEDICINA TRASLAZIONALE
Università del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”
I EDIZIONE Corso di Perfezionamento
DOMANDA di AMMISSIONE ALLA SELEZIONE
La domanda di ammissione per la selezione al Corso deve essere stilata sui modelli disponibili sul sito web http://www.med.unipmn.it/edu/ edu/corsi/cp/iss/ e dovrà essere presentata
all’Università del Piemonte Orientale - Segreteria Studenti – Via Perrone, 18, 28100 Novara,
entro l’08 marzo 2013.
Tutte le informazioni riguardanti il Corso di Master Universitario sono reperibili sul sito internet:
www.med.unipmn.it
SCUOLA DI MEDICINA TRASLAZIONALE
Università del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”
I EDIZIONE Corso di Perfezionamento
DOMANDA di AMMISSIONE ALLA SELEZIONE
La domanda di ammissione per la selezione al Corso deve essere stilata sui modelli disponibili sul sito web http://www.med.unipmn.it/edu/ edu/corsi/cp/iss/ e dovrà essere presentata
all’Università del Piemonte Orientale - Segreteria Studenti – Via Perrone, 18, 28100 Novara,
entro l’08 marzo 2013.
Tutte le informazioni riguardanti il Corso di Master Universitario sono reperibili sul sito internet:
www.med.unipmn.it
GLOBALE E DISPLIDEMIE
Seconda Edizione
Data scadenza iscrizione: 30 aprile 2013 (ore 24.00 ora italiana)
u MAternity care 2013
Vedi dettagli nelle pagine congressi
u AGOPUNTURA E MEDICINA NON CONVENZIONALE
NEL DOLORE MUSCOLO-SCHELETRICO
Vedi dettagli nelle pagine congressi
febbraio 2013
57
congressi
Torino, sabato 13 aprile 2013,
ore 8.00 - 17.30
Aula Magna dell’Università,
OIRM S. Anna, p.zza Polonia Dora, 94
MATERNITY CARE 2013
INFORMAZIONE IMPORTANTE
Cari lettori,
molti iscritti certamente sanno che questa rivista da anni non rappresenta un peso per il
bilancio del nostro Ordine in quanto i costi
più onerosi di composizione, stampa e spedizione sono sostenuti direttamente dalla società editoriale SGI (Società Generale dell’Immagine).
Infatti la raccolta delle inserzioni pubblicitarie
ha consentito fin ora alla SGI di sostenere tali
costi.
La crisi economica che ha colpito tutti i settori
e che tutti viviamo in prima persona ha determinato però uno squilibrio in questo bilancio
di entrate-uscite: infatti, a fronte dell’aumento dei costi di carta, stampa e spedizione si è
verificata una diminuzione della raccolta delle
inserzioni pubblicitarie.
In queste condizioni non sarebbe pertanto
possibile, per Torino Medica, proseguire la
pubblicazione e la propria missione istituzionale a costo zero come da noi desiderato.
Tra le tante soluzioni possibili, quella meno
gravosa e più praticabile è apparsa la riduzione del numero di pagine della rivista, realizzata pur senza rinunciare ai contenuti.
Ma ciò purtroppo non è sufficiente.
Pertanto d’accordo con l’editore, dal numero
di ottobre 2012 della rivista, gli annunci dei
convegni e degli eventi sul giornale e sul sito
Web saranno pubblicati a titolo oneroso.
La documentazione di questi eventi, una volta decisa la loro pubblicabilità, unita alla richiesta di pubblicazione, sarà trasmessa alla
concessionaria SGI che provvederà ad indicare l’ammontare del costo in relazione alla
dimensione dello spazio richiesto.
Per informazioni preliminari sulle condizioni
economiche gli inserzionisti possono rivolgersi direttamente alla dottoressa Daniela Cazzaro, presso SGI, al n° telefonico 011.359908
L’Esecutivo e la Direzione auspicano che tempi migliori possano consentire di poter tornare a fornire questo servizio gratuitamente
agli organizzatori dei convegni e degli eventi
formativi.
Il Presidente dell’OMCeO della provincia
di Torino
Amedeo Bianco
58
febbraio 2013
Organizzato da
MPVI – Movimento per la Vita Italiano
FEDERVIPA – Federazione CAV e MPV
Piemonte e Valle d’Aosta
AMCI – Associazione Medici Cattolici
Italiani
PROGRAMMA
Mattino
8.00 8.30
8.30-8.45
Registrazione
Presentazione del Corso
Moderatore:
Prof. Mario De Marchi,
Università di Torino
8.45-9.45 Lettura Magistrale
Responsabilità della genetica nello
sviluppo della nuova medicina
Prof. Giovanni Neri, ordinario di Genetica
Medica, Università del Sacro Cuore, Roma
9.45- 10.30 Relazione
Genetica e ambiente
Prof. Giovanni Battista Ferrero, Genetica dello
sviluppo, Università di Torino
10.30Dibattito
Pausa caffè
11.15-12.00Relazione
Il figlio malato. Le cure pre e perinatali: la
Comfort care
Prof. Elvira Parravicini, pediatra neonatologa,
Columbia University, USA
12.00- 12.45Relazione
Il figlio sano. Giusto desiderio o assoluto
diritto?
Dott.ssa Carla Corbella, filosofa e teologa,
Facoltà Teologica Italia Sett.
12.45Dibattito
13.15-14.30 Pausa pranzo
Pomeriggio
Moderatore:
Dr Enrico Larghero, Direttore Master Universitario di Bioetica, Torino
14.30-15.15Relazione
Riflessioni biomediche ed etiche sull’inizio
della vita. Teorie a confronto
Prof. Lucio Romano, ginecologo, Università
Federico II, Napoli
15.15-16.00Relazione
Paternità negata
Prof. Antonello Vanni – Educatore e bioeticista
16.00-17.00Relazione
La relazione madre-figlio e padre-figlio nella fase prenatale: confronto sulle esperienze
di una ‘Scuola di Maternità’
Dott.ssa Paola Castagna – Ospedale Ostetrico
Ginecologico Sant’Anna - Torino
17.00-17.30 Dibattito e conclusioni
17.30-17.45 Verifiche ECM
Relatori e Moderatori
Dott.ssa Paola Castagna
Ginecologa – Ospedale Ostetrico Ginecologico
Sant’Anna – Torino
Dott.ssa Carla Corbella
Filosofa e teologa, Facoltà Teologica Italia Settentrionale, Torino
Prof. Mario De Marchi
Ordinario di Genetica Medica, Dipartimento di
Scienze Cliniche e Biologiche, Università di Torino
Prof. Giovanni Battista Ferrero
Genetica dello sviluppo, Dipartimento di Scienze
della Sanità Pubblica e Pediatriche, Università di
Torino
Dr Enrico Larghero
Medico Anestesista – Responsabile Master
Universitario in Bioetica, Facoltà Teologica Italia
Settentrionale, Torino
Prof. Giovanni Neri
Ordinario di Genetica Medica, Dipartimento di
Diagnostica e Medicina di Laboratorio, Policlinico
della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del sacro Cuore, Roma
Prof.ssa Elvira Parravicini
Pediatra neonatologa, Assistant Professor of
Clinical Pediatrics, Dipartment of Pediatrics,
Columbia University, USA
Prof. Lucio Romano
Ginecologo, Facoltà di Medicina e Chirurgia,
Università di Napoli Federico II
Prof. Antonello Vanni
Educatore e Bioeticista – Luino (Va)
febbraio 2013
59
congressi
ISCRIZIONI
Le iscrizioni debbono pervenire alla Segreteria entro il 31 marzo 2013
con versamento
di euro 50,00 con ECM
o euro 40,00 senza ECM.
Quota di partecipazione per volontari cav e
mpv della Federvipa e studenti universitari
euro 20,00 (comprensiva del pranzo)
La scheda di iscrizione è scaricabile
da www.vitatorino.org/ www.mpv.org/
www.federvipa.org
SEGRETERIA ORGANIZZATIVA
www.vitatorino.org
www.mpv.org
www.federvipa.org
presso MPV di Torino
Corso Trento, 13 - 10129 Torino
tel 345 34 59 308 / fax 011 56 82 906
[email protected]
lun-mar-gio-ven, dalle 13.30 alle 17.00
mercoledì, dalle 9.00 alle 17.00
SEGRETARIA
Sig. Franca Ciccarelli
Per urgenze 340 250 33 70
ORGANIZZAZIONE
Prof. Valter Boero
PRESIDENTE DEL MPV DI TORINO
Avv. Alberto Tibaudi
PRESIDENTE FEDERAZIONE REGIONALE CAV
E MPV
RESPONSABILE DEL CORSO
Prof.ssa Elena Vergani
PSICHIATRA, GIÀ PRIMARIO SPDC OSPEDALE
MOLINETTE DI TORINO
ACCREDITAMENTO ECM
Provider (ID 173) - Università degli Studi di
Torino
MEDICO CHIRURGO - FARMACISTA - BIOLOGO - PSICOLOGO - ASSISTENTE SANITARIO
EDUCATORE PROFESSIONALE - INFERMIERE INFERMIERE PEDIATRICO - OSTETRICA/O
TITOLO RILASCIATO
A coloro che avrannoregolarmente frequentato verrà rilasciato l’Attestato di Partecipazione
al corso
Torino, sabato 13 aprile 2013
Centro Congressi Unione Industriale
Torino, via Fanti 17
AGOPUNTURA E MEDICINA
NON CONVENZIONALE
NEL DOLORE
MUSCOLO-SCHELETRICO
XIII convegno A.m.i.a.r.
L’evento assegna crediti ECM
ai partecipanti
Patrocini richiesti:
Regione Piemonte
Città di Torino
Ordine dei Medici di Torino
F.I.S.A. - Federazione Italiana delle Società di
Agopuntura
F.I.A.M.O. - Federazione Italiana Associazioni
Medici Omeopati
S.I.R.A.A. - Società Italiana Riflessoterapia,
Agopuntura, Auricoloterapia
Presidente:
Piero Ettore Quirico
Segreteria scientifica:
G.B. Allais, G. Lupi, A. Magnetti
Segreteria organizzativa:
Centro Studi Terapie Naturali e Fisiche
tel. 011.304.28.57; fax 011.304.56.23
sito web: www.agopuntura.to.it
e-mail: [email protected]
PROGRAMMA DEI LAVORI
Ore 08,30
Registrazione
Ore 09,00Introduzione ai lavori
Prospettive legislative per la
Formazione nelle Medicine
non Convenzionali/Complementari
Intervento del Presidente FNOMCeO
Amedeo Bianco
Intervento del Presidente FISA
Carlo Maria Giovanardi
Ore 09,30 - Sessione I
Moderatori: G.B. Allais, M. Giaccone
Rapporti dei punti e meridiani di Agopuntura con l’apparato fasciale muscolare
Alberto Garoli
Trattamento del dolore muscolo-sche-
60
febbraio 2013
letrico presso il Servizio di Agopuntura
della ASL TO1: metodiche terapeutiche ed
evidenze cliniche
Piero Ettore Quirico
L’Omeopatia in traumatologia: indicazioni
ed evidenze cliniche
Alberto Magnetti
L’utilizzo dei fitopreparati nella terapia del
dolore muscolo-scheletrico
Paola Brusa, Mario Giaccone
L’Agopuntura nel dolore muscolo-scheletrico: indicazioni, evidenze e limiti
Giuseppe Lupi
Ore 11,20
Break
Terapia adiuvante con Agopuntura in pazienti sottoposte a terapia antiestrogenica
Gisella Airola
Discussione
Ore 16,25 Break
Ore 16,40 Sessione V
Workshop – Terapia della fibromialgia tramite Agopuntura e MnC
Moderatori: G. Lupi, A. Chiantaretto
Fibromialgia: inquadramento clinico e terapeutico in Medicina Occidentale
Federico Cossa
Approccio agopunturale alla fibromialgia
Fabrizia Russo
Ore 11,40 Sessione II
Moderatori: C.M. Giovanardi, A. Magnetti
Approccio omeopatico alla fibromialgia
Armida Rebuffi
Integrazione tra Agopuntura ed Osteopatia
nella terapia delle gonalgie
Umberto Mazzanti
Approccio antroposofico alla fibromialgia
Paolo Garati
Il trattamento della lombalgia con Agopuntura addominale nel paziente fragile
Mara Simoncini
Approccio ayurvedico alla fibromialgia
Stefano Gargano
Discussione
Ore 18,15 - Chiusura dei lavori
Trattamento della gonalgia post-chirurgica
con Auricoloterapia
Marco Romoli
Ore 12,40 Sessione III
Tavola rotonda: Agopuntura e MnC nel
controllo del dolore nelle strutture pubbliche
Moderatori:
Chiara Benedetto, Piero Ettore Quirico
Partecipanti:
Giovanni Battista Allais, Carlo Maria Giovanardi
e rappresentanti istituzionali
Ore 13,20
Pausa pranzo
La registrazione e la partecipazione al Convegno sono gratuite.
Per l’iscrizione si prega di contattare la segreteria organizzativa telefonicamente o via e-mail
RELATORI E MODERATORI:
Dott.ssa Gisella Airola
Servizio di Agopuntura in Ginecologia ed Ostetricia, Università Torino - CSTNF
Dott. Giovanni Battista Allais
Responsabile Servizio di Agopuntura in Ginecologia ed Ostetricia, Università di Torino - Pres.
SIRAA
Ore 14,30 Sessione IV
Moderatori: G. Lupi, M. Simoncini
Prof.ssa Chiara Benedetto
Direttore SCDU Ginecologia ed Ostetricia “I”,
Università di Torino
La medicina Ayurvedica nel trattamento
della cervicobrachialgia
Alberto Chiantaretto
Dott. Amedeo Bianco
Presidente FNOMCEO, Presidente dell’Ordine
dei Medici e Odontoiatri della provincia di
Torino
L’Agopuntura nella sciatica gravidica
Paola Schiapparelli
Prof.ssa Paola Brusa
Docente di Tecnologia, Socioeconomia e Legislazione Farmaceutiche, Facoltà di Farmacia,
Università di Torino
Protezione mitocondriale nel dolore cronico
Giovanni D’Andrea
Trattamento osteopatico del dolore lombosciatalgico
Fulvio Mautino
Dott. Alberto Chiantaretto
Responsabile scientifico Ayurweb, Torino
Dott. Federico Cossa
Direttore UO Recupero e Rieducazione Funzionale, Istituto Maugeri, Torino
febbraio 2013
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congressi
Dott. Giovanni D’Andrea
Centro Cefalee, Clinica Villa Margherita,
Arcugnano (VI)
Dott. Stefano Gargano
Ayurweb, Torino - Docente Centro Shanti
Deva, Lugano (Svizzera)
Dott. Paolo Garati
Società Italiana di Medicina Antroposofica,
Torino
Dott. Alberto Garoli
Docente Institut für Angewandte Kinesiologie
- Friburg (Germania)
Dott. Mario Giaccone
Presidente dell’Ordine dei Farmacisti della
provincia di Torino
Dott. Carlo Maria Giovanardi
Presidente FISA, Federazione Italiana Società
Agopuntura - Direttore Scuola Agopuntura
AMAB, Bologna
Dott. Giuseppe Lupi
Docente Scuola Agopuntura CSTNF, Torino
Dott. Alberto Magnetti
Direttore Didattico Istituto Omiopatico Italiano
1883, Torino
Dott. Fulvio Mautino
Coordinatore Servizio Riabilitazione presso
Clinica Pinna Pintor, Torino
Dott. Umberto Mazzanti
Vice-Presidente AMAB - Docente Scuola ItaloCinese di Agopuntura, Bologna
Dott. Piero Ettore Quirico
Presidente AMIAR, Direttore Scuola Agopuntura CSTNF, Torino - Segretario Nazionale FISA
Dott. Marco Romoli
Vice-Presidente S.I.R.A.A.
Dott.ssa Armida Rebuffi
Direttore Dipartimento Formazione FIAMO
Dott.ssa Mara Simoncini
Direttore SC Cure Domiciliari e Geriatria Territoriale ASL TO1, Torino
Dott.ssa Paola Schiapparelli
Servizio di Agopuntura in Ginecologia ed
Ostetricia, Università Torino - CSTNF
Ottobre 2012 - giugno 2013
Corso Master di
Formazione A Distanza (FAD)
La tutela della salute nelle
attività sportive e la
Prevenzione del doping
organizzato da
ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ
Dipartimento del Farmaco - Reparto
Farmacodipendenza, Tossicodipendenza e
Doping e Ufficio Relazione Esterne
Descrizione
Il doping rappresenta un problema sociale e di
sanità pubblica di dimensioni globali. Attualmente il fenomeno doping deve infatti essere
considerato nel più vasto quadro dell’abuso
di farmaci e integratori assunti allo scopo di
migliorare le prestazioni sportive, modificare
l’aspetto fisico, stimolare e sostenere l’attività
fisica e psichica anche al di fuori della pratica
sportiva.
Il Corso Master FAD Antidoping coinvolge
i Medici di medicina generale ed i Medici
specialisti in medicina dello sport in una formazione, di educazione continua in medicina
(ECM) sulle tematiche del doping, altamente
innovativa sia per la tematica e per il livello
della trattazione, che per la metodologia e la
tecnologia attraverso la quale viene erogata.
Il Master utilizza un metodo didattico di tipo
andragogico, basato su problemi ed erogato
con la tecnologia e-learning.
Destinatari
Medici di Medicina Generale, Medici specialisti
di medicina dello sport tesserati FMSI e medici
dello Sport del SSN che esercitano sul territorio nazionale.
Massimo di 2000 partecipanti.
Accreditamento ECM ed attestati
Medici di Medicina Generale e Medici dello
sport. Ai partecipanti che ne avranno diritto
sarà rilasciato l’attestato con 36 crediti formativi in base ai profili professionali per i quali il
Master è accreditato.
Quota di iscrizione: gratuita
Modalità di iscrizione
Il partecipante deve iscriversi autonomamente
online al seguente indirizzo www.eduiss.it.
Per informazioni:
Reparto Farmacodipendenza, Tossicodipendenza e Doping – Dipartimento del Farmaco
www.eduiss.it, e-mail: [email protected]
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