Leggi tutto - Riferimenti

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A scuola dai bambini
Dalla globalizzazione alla glocalizzazione: il disagio dell’ethos
di Michelangelo Di Stefano
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Quante volte abbiamo letto in rete o sulla carta stampata
di progetti in cui Noi grandi
parliamo di “scuola della legalità” o di “itinerari di istruzione”, pretendendo di stare, sempre
e comunque, in cattedra considerando i ragazzi discenti, piuttosto che intavolare con
Loro un dibattito di confronto, una tavola rotonda, un momento di riflessione.
Noi, genitori o educatori di mezz’età, cresciuti tra il mito del concerto Woodstock e le
musiche di The Wall, abbiamo spesso la presunzione di poter istruire, piuttosto che
apprendere e comprendere, dai Nostri bambini.
Nel corso della Nostra frenetica giornata abbiamo la possibilità, alle volte, di trascorrere
alcune ore con in Nostri figli, cioè ad orario di pranzo ed a cena; il solo problema è la
“finestra di interesse” che, guarda caso, collima esattamente con gli orari in cui la tivù Ci
dedica quei talk show o quegli indecifrabili reality del “grande occhio”, relegando l’interesse
dei Nostri bambini alla magra consolazione di assistere ad un intreccio tra burlesque e soap
opera, non sempre e non troppo educativa, che Ci vede attori mentre Ci accapigliamo o
flartiamo con una settantenne tronista o, ancora, mentre fibrilliamo attendendo la sentenza
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Fonte: www.blog.libero.it, E CONTINUIAMO A USARE I BAMBINI ....FELICI ......NELLE PUBBLICITA', Post n°206 pubblicato il 21
Novembre 2012 da hollyone1: “[…] Giornata Mondiale dell'Infanzia. Tel Aviv - Il Consiglio dei Rabbini in Cisgiordania chiede al
regime israeliano di dare ordine di uccidere i civili in Libano e a Gaza e di non avere pieta' per i piccoli palestinesi perche’ secondo la
Torah l’uccisione dei bambini durante la guerra sarebbe lecito! […]”.
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di un giudice virtuale da teleschermo che deciderà, tra sei milioni di spettatori, l’avvenire
senza privacy di uno di quei bimbi, contesi tra opinionisti e tuttologi, ancor prima che da
genitori in rotta, amanti e adottanti.
Così come quelle ridondanti dediche mediatiche del dopo “Carosello”, in cui si disquisisce
tra iter criminis, iter victimae 2 e personalità del serial killer; ed è allora che Ci troviamo
immersi nella ricostruzione della crime scene, ove sembra assistere più ad una lezione di
medicina legale che ad un varietà.
Scompare, dal primo piano, il volto di quell’adolescente sorridente per lasciare il
palcoscenico a quei fenomeni da baraccone, come l’autopsia psicologica su una bimba
uscita dalla palestra e lasciata a morire di freddo dopo aver provato il disgusto di essere
considerata già un “oggetto” da un orco senza volto, la ricostruzione delle ultime ore
trascorse da quei poveri ragazzini scomparsi nella “città vecchia”, la violenza necessaria
per strangolare una bambina e quella occorrente per gettarla in un pozzo, o la fame di
sapere di una ragazzina americana, la cui sagoma, tra un libro di Diritto ed un hamburger,
è rimasta circoscritta sul pavimento da un gessetto in una pozza di sangue.
Alle volte siamo pronti a rimbrottare in Nostri bimbi quando smanettano alla tastiera del
PC, immergendosi nelle loro comunità cybernetiche 3, senza comprendere ciò che sono in
grado di realizzare virtualmente, collegandosi in rete dall’altra parte del globo.
Eppure Facebook – che per moda è diventato il Nostro profilo di grido, con tanto di album
fotografico tra pettorali e perizomi in bella mostra – è stato realizzato da un gruppo di
ragazzini 4, cosi come Summly 5, una delle tante innovazioni tecnologiche di cui
beneficiamo, che Ci consente di filtrare le notizie più importanti che circolano sul web.
Da qualche tempo abbiamo anche iniziato ad usare, nelle stringhe di messaggio sulle
tastiere qwerty dei Nostri smart phone, il linguaggio delle emoticons, forse senza sapere che
si tratta di un’applicazione scientifica descrivibile attraverso la teoria della faccia 6.
Di certo non siamo stati Noi a renderCi conto che, nelle chat,
alcune indicazioni
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extralinguistiche possono essere offerte proprio dalle emoticons, che rappresentano
M. Di Stefano, B. Fiammella, Profiling: tecniche e colloqui investigativi. Appunti d’indagine, Altalex editore, Montecatini terme, (2013), pag.
14: “[…]Si è notato, a partire dagli anni ’90, che l’attività di profiling attraverso l’autopsia psicologica potesse essere di particolare
rilievo non soltanto nei casi suicidiari o di morte equivoca, così implementandone l’applicazione nella ricostruzione in profondità
della crime scene, per ricavare, in genere, utili informazioni sulle modalità del decesso, dagli agenti fisici, a quelli patologici ed alle
modalità, nonché stabilire se l’evento sia da imputarsi ad omicidio, suicidio o fattore accidentale. Ed, ancora, ricavare indicazioni
sull’iter criminis, su quello dell’iter victimae e sui tratti della personalità dell’autore del crimine, attraverso un approfondimento di
criminogenesi, rivolto a valutare la criminodinamica dell’evento, il ruolo e lo status della vittima, nonché a quantificare il contributo
offerto dalla stessa, in modo più o meno cosciente, per il verificarsi dell’evento. Viene, cioè, effettuata indirettamente una valutazione
di natura socio-psicologica del soggetto deceduto, attraverso un monitoraggio retrospettivo sullo stato mentale e sulle dinamiche
comportamentali e motivazionali che hanno prodotto l’evento[…]”.
3 Elizabeth M. Reid, Electropolis: Communication and Community on Internet Relay Chat, paper (1991): la giovane ricercatrice aveva coniato,
nelle pagine della sua tesi di laurea, il termine “decostructing the boundaries, costructing the communities”.
4B. Mezrich, Miliardari per caso. L'invenzione di Facebook: una storia di soldi, sesso, genio e tradimento, Sperling & Kupfer editore (2010).
5 www.scoppiamocupido.blogspo.it: Yahoo paga 30 milioni di dollari per un app sviluppata da un diciassettenne britannico!, pubblicato il 27
marzo 2013: “[…]Il colosso del web Yahoo ha acquistato Summly, l'app sviluppata dal diciassettenne britannico Nick D’Aloisio, per
una cifra di 20 milioni di sterline, ossia circa 23 milioni di Euro o 30 milioni di dollari. Ma cosa fa quest'app? E' un aggregatore di
notizie per iPhone che sintetizza i contenuti in 400 caratteri. Vediamone la descrizione sul sito web (www.summly.com) (una libera
interpretazione del testo inglese)[…] In effetti dietro Summly c'è un vero e proprio team di sviluppo, e non il solo Nick D'Aloisio e gli
algoritmi che la piccola azienda ha sviluppato potrebbero rivelarsi vincenti nel guerra della veicolazione di contenuti a dispositivi
mobili. Tre anni fa l'adolescente genietto informatico ideò TrimIt, un app che riassumeva i contenuti delle notizie in max 140 caratteri
per poterli inviare su Twitter. A credere per primo in lui è stato il magnate di Hong Kong Ka-shing Li, che ha affiancato al ragazzo
un team di sviluppatori e promosso le sue app anche con il contributo di varie star, fra cui Ashton Kucher, Stephen Fry e persino
Yoko Ono. TrimIt si è così evoluta nella più sofisticata app per iPhone Summly, che è stata scaricata oltre mezzo di volte secondo
Forbes (meno di 400.000 secondo il sito XIOLogic), un buon numero ma niente di ché per un app gratuita. Fra i finanziatori del nuovo
progetto anche il magnate dei media Rupert Murdoch. Summly si è anche guadagnata lo scorso anno uno dei premi di Apple come
best app. Ha attirato così l'attenzione di Yahoo, dallo scorso anno sotto la guida di Marissa Mayer, sempre più attenta al mondo dei
tablet e smartphone. Nick D'Aloisio ha cominciato a programmare app dall'età di 12 anni, creando applicazioni ludiche. Incassò 79
sterline dalla vendita del suo primo gioco[…]”.
6 Richard A. Hudson, Sociolinguistics II ed., Cambridge University press (1996) - Sociolinguistica, Editore Il Mulino (1998).
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quegli stati d’animo non visibili nella comunicazione, secondo un fantasioso formulario
spontaneamente ed autonomamente abbozzato dai Nostri ragazzi, ricorrendo alla
punteggiatura ed alle parentesi tonde presenti tra i caratteri di scrittura del testo,
simulando una faccina rovesciata 8.
:-)
Contentezza, sorriso, felice o tono scherzoso
:-(
Tristezza, broncio, contrarietà
Si tratta, purtroppo, di quelle stesse faccine che Noi grandi stampigliamo sulle pasticche
che per pochi spiccioli i Nostri ragazzi comprano all’uscita di scuola o alla sera in
discoteca, ma in questo caso non richiamano “il sole che ride”, bensì il teschio della morte.
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Qualcuno di Noi, ascoltando la rivisitazione di Light my fire 10, si sarà ancora una volta
improvvisato docente, spiegando ai ragazzi che si tratta di un vecchio brano cantato da Jim
Morrison e dalla sua band negli anni ’60.
Ma sono i ragazzi a ricordare a Noi che il leader dei The Doors, come Janis Joplin, Jimi
Hendrix, Elvis Presley, John Belushi e tanti altri Nostri idoli, sono morti per quel veleno che è
al centro del business transnazionale 11 che Noi grandi non sappiamo arginare.
Nel contesto dialogico tra presenti sono compenditati quei tratti soprasegmentali e quelle indicazioni extralinguistiche che
arricchiscono e completano la situazione comunicativa, rendendone comprensibili ed interpretabili alcuni contenuti, fatte salve tutte
le problematiche connesse ad una conversazione del tipo faccia a faccia; elementi questi assenti in un messaggio di testo ed in una
chat.
8 Richard A. Hudson, Sociolinguistics II ed, cit., pag. 121: “[...] La faccia è qualcosa che ci viene concessa dagli altri, ed è per questo che
dobbiamo essere così solleciti a concederla a nostra volta agli altri, (eccetto che non scegliamo consapevolmente di insultarli, ma
questo è un comportamento fuori dal comune) [...]”. Secondo Brown e Levinson si distinguono due tipi di faccia, positiva e negativa,
continua Hudson “[...] tali termini possono essere fuorvianti, qui li chiameremo invece <<faccia di solidarietà>> e << faccia di
potere>>, per mostrare lo stretto rapporto con le importanti nozioni di <<potere>> e <<solidarietà>>[...]”.
9 Fonte: Ministero dell’Interno, Direzione Centrale per i servizi antidroga.
10 The Doors (1967).
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Sono Loro a spiegarCi che quelle Nostre icone, come ad esempio Yellow sub marine 12 e
Mary Jane 13 di cui gelosamente custodiamo il vinile, recherebbero, in verità, una serie di
tristi messaggi subliminali che Noi non siamo stati in grado di decriptare.
Sono i ragazzi a descriverCi che Roger Waters, David Gilmour, Richard Wright e Nick Mason
in Another brick in the wall 14, quando gridavano We don’t need no education 15, intendevano,
con una doppia negazione, probabilmente urlare il disagio dei ragazzi, la Loro richiesta di
una guida da parte di Noi grandi. 16
Qualche bambino un po’ più attento alle volte potrebbe chiederCi, dal banco, come mai
Noi grandi consentiamo che si abusi dell’ingenuità dei più piccoli, del perché non sia
sanzionata l’ “istigazione, proseilitismo e induzione al reato di persona minore” 17, in cosa
artt. 9 e ss. della L. 146/2006.
www.ambientalismodirazza.blogspot.it, The Beatles, il rock e l’avvento della droga. Parte I°, pubblicato il 22 luglio 2008: “[…] Le canzoni
dei Beatles spesso nascondo significati simbolici, e questa più di ogni altra. Sembra semplice ma in realtà è la più complessa e ricca di
significati nascosti fra le canzoni dei Beatles. Fu pubblicata dai Beatles (accreditata a Lennon/McCartney, ma scritta solo da
McCartney) prima nel loro settimo album Revolver e poi come singolo "Doppio Lato A" assieme ad Eleanor Rigby il 5 Agosto 1966. E'
anche il titolo della colonna principale di quello che poi diventerà il loro omonimo film d'animazione nel 1968. Paul McCartney l’ha
ammesso almeno due volte che Yellow Submarine fu influenzata da quello che talvolta Ringo diceva quando Paul, John e Ringo
assumevano insieme LSD. La prima volta fu quando gli fu chiesto circa i significati nascosti della canzone, negli anni ’70, e la seconda
volta nella Anthology (1995-1996). Ecco una interpretazione plausibile dei versi: “Nella città in cui sono nato vive un uomo che ha
navigato nel mare” si tratta di Bob Dylan che mostrò il mondo della droga ai Beatles “e lui ci ha raccontato la sua vita nella terra dei
sommergibili” che ci ha raccontato le sue esperienze con la droga "così abbiamo navigato sopra il sole finche abbiamo trovato un
mare verde” Questo verso è si riferisce all’assunzione dell’LSD finchè non si è “in viaggio” "e abbiamo potuto vivere sotto le onde nel
nostro sommergibile giallo" Quando si è “fatti” i problemi, cioè le onde, sono lontani ”tutti viviamo in un sommergibile giallo” Tutti
prendiamo l’LSD […]”.
13 Ivi: 2[…] Nel secondo si può ascoltare What’s the New Mary Jane, canzone scritta da John Lennon e registrata dai Beatles nel 1968 per
l’album “White” ma poi non vi è stata inserita. Mary Jane” è termine colloquiale per marijuana. Nel terzo si vede un’intervista a Paul
McCartney sull’LSD […]”.
14 Pink Floyd, The wall (1979).
15 “[…] Non abbiamo bisogno di educazione. Non abbiamo bisogno di controllo del pensiero. Nessun cupo sarcasmo in classe.
Insegnanti lasciate stare i ragazzi. Ehi, insegnante, lascia stare i ragazzi! Dopotutto è solo un altro mattone nel muro. Dopotutto siete
solo un altro mattone nel muro. Non abbiamo bisogno di educazione. Non abbiamo bisogno di controllo del pensiero. Nessun cupo
sarcasmo in classe. Insegnanti lasciate noi ragazzi. Ehi, insegnante, lascia stare noi ragazzi! Dopotutto siete solo un altro mattone nel
muro. Dopotutto siete solo un altro mattone nel muro […]”.
16 www.diario.randone.com, Il mondo di Art, The wall: Analisi critica » The Wall: Another brick in the wall pt. 2:”[…] La doppia negazione
presente nel testo delle prime strofe rivela una interessante e nuova interpretazione della canzone che potrebbe seguire due strade, la
prima è quella delle “negazioni che si annullano producendo un’affermazione”: “noi non abbiamo bisogno di nessuna educazione”
diverrebbe quindi “noi abbiamo bisogno di educazione”; la seconda produce una figura retorica, detta litote, che consiste nel fare
un’affermazione adoperando la negazione di un’espressione di senso contrario, in questo caso la frase diventa “noi non abbiamo
bisogno di quel tipo di educazione”; qualunque sia l’intenzione entrambe portano a sottolineare l’aspetto esclusivo dell’esperienza di
Pink nei confronti del sistema educativo e di quel sistema scolastico in particolare che è la scuola degli anni 50, ancora influenzata dal
potere e dalle logiche della guerra[…]”.
La scelta del plurale (noi non abbiamo bisogno…), presente anche nel brano precedente (quando siamo cresciuti e andavamo a scuola),
sminuisce la funzione del singolo a favore di quella collettiva, essenziale per operare cambiamenti importanti. Non è un caso che nel
video Pink sia del tutto assente, egli è solo un semplice osservatore che sul margine sogna quella lotta ingaggiata da tutti gli altri per
la conquista dell’indipendenza. Da questo si evince la bassa considerazione che il ragazzo aveva di sè stesso come anche l’evidente
contraddizione che si ricava dalla necessità di conquistare la propria individualità attraverso un’azione di massa: come a dire che
l’anticonformismo abbia bisogno del conformismo per potersi affermare.
17 L. 26 giugno 1990 n. 162 art. 82.
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consista “la propaganda pubblicitaria” 18 delle sostanze elencate alla tabella del D.P.R. sugli
stupefacenti 19.
Cosa significa, ad esempio, “…coca, casa e chiesa…” 20, o “..Così dopo signora Lia e passerotto
non andare via, ecco la mia dedicata alla Maria. Ricordo quando l' ho incontrata al parco 7 anni
orsono vestita in verde con quel suo profumo buono stava con un mio amico che mi ha chiesto: me la
tieni!...”. 21
La risposta è scontata: non è necessario spiegare ad un ragazzino cos’è un rave party 22 o
cosa significhi A.C.A.B. 23 che nulla ha a che vedere con il celeberrimo Abacab 24 dei Genesis,
ma è sufficiente, piuttosto che rimandare alle valutazioni di un “garante” 25, consigliare
l’ascolto “in presenza di un adulto” o “vietarlo ai minori”, ammesso che ciò sia possibile e che
Noi grandi abbiamo tutto quel prezioso tempo da dedicare a Loro.
E per coloro che non amano ascoltare la musica dei The Doors 26, avranno certamente
riconosciuto le melodie di Wagner 27 in Apocalypse now 28; la lezione, questa volta, verterà
L. 26 giugno 1990 n. 162 art. 84.
D.P.R. 9 ottobre 1990 n. 309, Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura
e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza.
20www.significatocanzone.blogspot.it, Cosa significa il testo di.. ? Vasco e la droga, pubblicato il 12 settembre 2012: “[…] Ricordate negli
anni 80 quando Vasco veniva accusato di fare propaganda alla droga? Vasco si è sempre smarcato da queste accuse, eppure, se
andiamo a leggere alcuni testi dell'epoca, bè... fanno pensare. Arrivati gli anni 90, con il successo, l'artista si è dovuto adattare alle
logiche del mercato ed ha sempre bissato sul tema, ma qui vorrei riflettere sui testi di alcune delle canzoni che lo hanno portato al
successo. Un primo accenno lo si può ascoltare nel brano che lo ha portato alla ribalta: "fegato spappolato". Ma è con l'album "siamo
solo noi" che comincia a fare sul serio, in particolare con la canzone che da il titolo al disco. "Sballi ravvicinati del 3° tipo",
contrariamente a quello che sembra, non ha nulla a che vedere con la droga, o, almeno, con la droga in senso stretto. La droga in
quella canzone sono le illusioni e le false promesse che hanno fatto perdere alle persone il senso della realtà, esattamente come
farebbe un acido. “Siamo solo noi che andiamo a letto la mattina presto e ci svegliamo con il mal di testa Tutto chiaro, tornare tardi e
sfatti la notte. che non ci sappiamo limitare svegliarsi col mal di testa potrebbe essere un eccesso alcolico, ma il non sapersi limitare
potrebbe essere che non basta, che non abbiamo più rispetto per niente neanche per la mente”. Questo toglie ogni dubbio: non aver
rispetto per la mente significa assumere droga. Infatti si sa che la droga distrugge il cervello. Non ritengo utile commentare il resto
del testo, visto che alla fine il messaggio è abbastanza esplicito. Lo vedo come un inno dei tossicodipendenti. Un pò come un gay
pride, delle persone che per anni sono state emarginate, che orgogliosamente rivendicano il loro diritto di essere (se pur con nobiltà
di ragioni assai diverse). Compaiono poi canzoni dai titolo più vari, come "cosa ti fai" e "sono ancora in coma", ma le canzoni più
"forti" arriveranno con "cosa succede in città" (naturalmente tralascio di far notare l'analogia che vi è tra coca cola e cocaina nella
canzone "bollicine", spero che se ne siano accorti tutti). Ricordiamo che il Komandante in quegli anni attraversava un periodo molto
particolare, culminato con un arresto proprio per droga […]”.
21 www.scudit.net.it, Maria, Maria!, di Roberto Tartaglione, : “[…] Gli Aricolo 31 hanno scritto questa canzone nel 1994, dedicandola a
una certa Maria (Maria Giovanna, Marijuana). Non è la prima canzone del genere nel panorama della musica leggera italiana. Ma
poco tempo fa gli Articolo 31 l'hanno presentata in televisione aggiungendo una strofa in cui dicono di "votare per Pannella", cioè per
il politico che sostiene la liberalizzazione della vendita di droga[…]”.
22www.tio.ch, Direzione rave party pronti per lo sballo, pullman fermato in dogana, all'interno un "mini market della droga", pubblicato l’8 aprile
2013: “[…] CHIASSO - Doveva essere un viaggio oltre Gottardo tra giovani, peccato che questi avessero al seguito tutto il necessario
per lo "sballo". I ragazzi fermati al valico autostradale di Chiasso, nel primo pomeriggio di sabato, erano infatti diretti a un rave party
carichi di numerose dosi di stupefacenti, già confezionate e pronte per essere spacciate. Come si legge sulla Regione Ticino, nel
pullman le Guardie di confine hanno trovato un vero e proprio mini market della droga: più di 350 dosi di cocaina, decine e decine di
dosi di anfetamine e metanfetamine e una trentina di grammi di marijuana. I ragazzi presenti sul pullman sono stati controllati con
l'obiettivo di verificare se tra di loro vi fossero precedenti. Questa trasferta potrebbe, infatti, tradursi persino in una denuncia al
Ministero pubblico […]”.
23 All Cops Are Bastards ( tutti i poliziotti sono bastardi).
24 Genesis, Abacab, album (1981).
25 www.altalex.com, Nasce il Garante nazionale per i minori. Disegno di legge 01.08.2008, pubblicato l’1 settembre 2008: “[…] E' istituito il
Garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, con sede in Roma, con l'obiettivo di assicurare la tutela dei diritti e degli interessi
delle persone di minore età. Questa la novità introdotta dal Disegno di legge del 1 agosto 2008 in conformità con le disposizioni
internazionali in materia ed in particolare con la Convenzione sui diritti del fanciullo di New York (Legge 27 maggio 1991, n. 176), la
Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali e la Convenzione Europea sull’esercizio
del diritto dei fanciulli di Strasburgo (Legge 20 marzo 2003, n. 77). In particolare, il ddl prevede che il Garante svolga i seguenti
compiti: promozione e tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, nonché del diritto del minore ad essere accolto ed educato
nella propria famiglia e, se necessario, in un altro ambito familiare di appoggio o sostitutivo; collaborazione con la rete dei Garanti
Europei – European network of ombudpersons for children (ENOC) e con tutte le organizzazioni e le reti internazionali, con gli organismi
e istituti per la promozione e la tutela dell’infanzia e dell’adolescenza operanti in Italia e negli altri Paesi, con le associazioni e con le
organizzazioni non governative (ONG) e con tutti gli altri soggetti privati operanti nell’ambito della tutela e della promozione dei
diritti dei minori; formulazione di pareri sui disegni di legge e sugli atti normativi del Governo in materia di infanzia e di
adolescenza; promozione, a livello nazionale, di iniziative di sensibilizzazione e diffusione della conoscenza e della cultura dei diritti
dell’infanzia e dell’adolescenza[…]”.
26 The end, brano del 1967, colonna sonora del film Apocalypse now.
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sulla spiegazione che le mine antiuomo 29, anche se più o meno bandite 30, fanno ancora
tanto male, così come quelle bombe al fosforo bianco e quelle “intelligenti” ad autoguida
terminale, confezionate dalle industrie belliche dei paesi più industrializzati del globo.
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Walkürenritt, o la cavalcata delle valchirie, terzo atto de La Valchiria di Richard Wagner (1856).
Film di Francis Ford Coppola (1979).
29 www.unric.org, L’infanzia e le mine antiuomo: un’eredità mortale: “Le mine così come altri residui bellici inesplosi (ERW) uccidono,
feriscono e rendono orfani i bambini. In molti paesi colpiti da tale fenomeno, i bambini rappresentano un terzo di tutte le vittime.
Secondo la Campagna internazionale per la messa al bando delle mine antiuomo, circa 6000 persone sono state uccise o mutilate da
queste stesse mine nel 2006, il numero più basso di incidenti registrati dall’entrata in vigore nel 1997 del Trattato per la messa al
bando delle mine. I bambini sono le principali vittime delle mine e degli ordigni bellici inesplosi, incluse le bombe a grappolo, spesso
colorate, luccicanti e quindi attraenti ai loro occhi perchè considerate come possibili giocattoli. I bambini per la loro piccola
corporatura hanno più probabilità di morire in seguito alle esplosioni di mine rispetto agli adulti. Circa l’85% dei bambini vittime
delle mine muoiono prima di raggiungere l’ospedale. I bambini ed in particolare quelli rifugiati e sfollati sono quelli più in pericolo e
i principali bersagli delle mine antiuomo perchè ignari dei pericoli derivanti dal giocare o attraversare zone pericolose. Le lesioni
provocate dalle mine antiuomo includono la perdita degli arti, la vista o l’udito con la conseguente inabilità permanente. Senza
adeguate cure mediche, i bambini feriti dalle mine antiuomo sono spesso tolti dalle scuole. Hanno quindi limitate prospettive future
in campo educativo e professionale e sono spesso considerati un onere per le loro stesse famiglie. Tali mine antiuomo rovinano la vita
di questi bambini quando gli stessi genitori o coloro che si prendono cura di loro vengono anch’essi feriti e uccisi. Nel caso in cui le
loro madri siano uccise o mutilate hanno meno probabilità di ricevere un’alimentazione adeguata, di essere protetti da un eventuale
sfruttamento ed abuso. Quando i padri sono le vittime delle mine antiuomo, i bambini sono spesso costretti ad abbandonare la scuola
e ad iniziare a lavorare per integrare il reddito familiare. Il costo di prevedere la cura a lungo termine per i bambini vittime delle
mine antiuomo può rivelarsi proibitivo. Le cliniche di riabilitazione sono spesso troppo costose se non addirittura difficili da
raggiungere. Le mine antiuomo non ancora identificate impediscono la costruzione di case, strade, scuole, strutture sanitarie ed altri
servizi essenziali. Impediscono inoltre l’accesso ai terreni agricoli e l’irrigazione. Le mine antiuomo e i residui bellici inesplosi violano
manifestamente la maggior parte degli articoli della Convenzione sui Diritti dei Bambini: il diritto di un bambino alla vita, ad un
ambiente sicuro in cui giocare, il diritto alla salute, all’acqua potabile, a condizioni sanitarie e ad un’educazione adeguata”.
30 www.campagnamine.org.
31 Fonte: www.schiavieservi.com, Vedere per capire, pubblicato il 12 gennaio 2009: “[…] Il massacro a Gaza non ha fine e devo
sottolineare che persino Joseph Ratzinger ( un uomo, il suono del cui nome non è mai entrato nelle corde della mia anima laica)
attraverso il Servizio Informazione Religiosa, a fine 2008, manifestava che ”La violenza dell’attacco israeliano nella striscia di Gaza è stata
inaudita. Ma la pace non si fonda sul taglione” e quindi Israele “dimostri di cercarla con un dialogo regionale e con gesti inequivocabili come
l’interruzione del Muro.” Sull’’Osservatore Romano del 09/01/2009 viene poi riassunto il discorso che Benedetto XVI ha rivolto al
Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, discorso nel quale, riferendosi alla Terra Santa, “Benedetto XVI ha ripetuto per
l'ennesima volta che l'opzione militare non è una soluzione e che ogni violenza va fermamente condannata. E che non siano belle parole appare
evidente dalla menzione delle prossime scadenze elettorali e dal sostegno dichiarato al dialogo tra Israele e Siria.” E poi: “La sola idea di sicurezza
possibile deve passare attraverso il dialogo con tutti, persino con chi non lo riconosce” Le immagini di corpi coperti di bruciature, provocate
da bombe al fosforo bianco (messe al bando da accordi internazionali), di corpi crivellati dalle bombe Dime (le cui microschegge
tranciano tessuti e tendini e, se non rimosse, provocano il cancro), delle centinaia di bambini morti o mutilati non sono una fiction,
ma la cruda realtà di una ferocia esecrabile […]”.
32 www.informarexresistere.fr, tratto da Yemen: Msf, in aumento vittime mine anti-uomo, maggior parte bambini | Informare per
Resisterehttp://www.informarexresistere.fr/2012/07/14/yemen-msf-in-aumento-vittime-mine-anti-uomo-maggior-partebambini/#ixzz2QXYMIsNX, pubblicato da Pentothal il 14 luglio 2012: ” […] Per evitare nuove vittime causate da mine e ordigni
inesplosi nel sud dello Yemen, urgono sforzi concertati da parte delle autorita’ e delle organizzazioni specializzate”.
Nelle ultime quattro settimane, spiega l’organizzazione medico umanitaria Medici Senza Frontiere (Msf), il personale del centro di
chirurgia d’emergenza di Msf ad Aden, ha costatato un forte aumento del numero delle vittime di mine e ordigni inesplosi,
provenienti dalle citta’ di Jaar e Lawdar. Msf ha curato 19 pazienti in meno di quattro settimane, undici dei quali erano bambini sotto
i 14 anni. ”Abbiamo ricevuto 10 casi il mese scorso, tre dei quali sono morti a causa delle ferite – dichiara il coordinatore medico di
Msf in Yemen, l’italiana Claudia Lodesani[…]”.
33 www.affaritaliani.libero.it: Uganda/ Le vittime delle mine antiuomo lottano per reintegrarsi. Spesso sono bambini, pubblicato il 15 settembre
2008: “[…] LA TESTIMONIANZA- Storie come quelle di Zeeshan, 10 anni, e la sua famiglia. Lui ora vive in una tenda isolata su una
montagna del Afghanistan. E' rimasto ferito dopo uno scoppio di una mina vicino la sua casa, dove ha perso il fratello maggiore. O
come quella di Talib. Quando ha perso la gamba aveva solo 8 anni. Stava cercando di recuperare la palla con cui stava giocando con
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Più complesso sarà spiegare ai bambini che, toccato uno di quei giocattoli della morte, il
più fortunato avrà in premio, forse, un paio di protesi usate.
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E se i “signori della guerra” non hanno difficoltà a ricorrere alla filosofia del fine che
giustifica tutto questo, come riusciremo Noi a spiegare ad un ragazzino che in Sud Africa
le aziende automobilistiche utilizzano i microdot 36 per arginare il furto delle auto, ma che
non è possibile censire i sequestri dei bambini “a scopo del traffico degli organi”? 37
le amiche quando ha sentito il click della bomba sotto il suo piede. Inutile gli aiuti esterni, il suo movimento è stato più veloce. Per la
sua gamba non c' è stato nulla da fare. O ancora come Geeze, lui in uno scoppio ha perso gli occhi. Entrambi. Non ha neanche capito
cosa gli stesse succedendo. La mina era troppo vicina alla sua casa e lui aveva solo due anni. E di storie come queste se ne possono
raccontare a centinaia […]”.
34 www.cristianocattolico.it, I cattolici colombiani per le vittime delle mine antiuomo, pubblicato l’8 agosto 2009 , di Alessio Trentin: “[…] La
Colombia è uno dei Paesi con il più alto numero di morti o mutilati a causa delle mine antiuomo: soltanto nel 2006, per una media di
circa tre al giorno, si sono contate 1107 vittime. Di queste 304 sono civili e una sessantina i bambini. Tra il 2000 e il 2003, ben 214
minori sono rimasti vittime delle mine e delle munizioni inesplose. La Conferenza episcopale locale, tramite il Segretariato di
pastorale sociale, è impegnato attualmente in un progetto, assieme al Governo e ad altre organizzazioni, tra cui la Croce Rossa
colombiana, volto in particolare all'assistenza, all'educazione e al reinserimento lavorativo delle persone colpite dai micidiali ordigni.
Il progetto, chiamato "Salve su Vida", coinvolge in particolare i dipartimenti di Meta, Caquetá, Cauca, Nariño e Putumayo, dove
maggiore è la concentrazione di famiglie che hanno subito le conseguenze della guerra. In queste zone del Paese si stanno dunque
promuovendo degli interventi concreti di sostegno rivolti sia ai bambini che agli adulti[…].
35 Fonte: www.sancara.org.
36 www.scienceinafrica.co.za, La polizia e il supporto tecnologia di business Microdot, pubblicato il 24.11.2005: “[…]
Il furto del veicolo è
uno dei crimini più diffusi nella società sudafricana. A causa del fatto che molti veicoli vengono dirottati, ed i proprietari feriti o
uccisi nel processo, il furto di veicoli è diventato uno dei più grandi singoli contributori ad una immagine negativa del paese come
uno stile di vita o di opzione di investimento nel villaggio globale. Per sottolineare questo punto ci sono stati 12,9 furti o atti di
pirateria per 1000 veicoli nel 2004. Nel tentativo di arginare il furto di veicoli, gli scienziati guardano a una nuova tecnologia basata
su "Micropunti". Un Microdot è un dispositivo speciale polimero a base che può trasportare un numero di identificazione. Fino a 10
000 di questi piccoli oggetti possono essere spruzzato in tutto il veicolo, conferendogli un'identità unica, e rendendo veramente
difficile per elementi criminali per rimuoverli. Nel 1997 il National Crime Vehicle (NVCP) , progetto approvato dal Consiglio dei
Ministri e facilitata da Business contro la criminalità, ha iniziato a cercare il modo di ridurre i furti di veicoli. Questo è stato un
momento molto importante da considerare queste cose come il tasso di furti e dirottamento aveva raggiunto 17,5 veicoli per 1000 - il
più alto mai registrato. Per ridurre il livello di furto del veicolo, un approccio coordinato è stato adottato per interrompere l'intero
processo di furto del veicolo - dai sistemi per rendere difficile rubare la cabina, attraverso sistemi per favorire la ripresa e se ciò non
riesce a rendere difficile vendere l' veicolo o suoi componenti[…]”.
37 www.sferapubblica.it, Traffico di organi: il dramma di un fenomeno globale, Pubblicato il 7 gennaio 2013 da Serena Panacchia: “[…] Un
mercato illegale in espansione per garantire organi a chi ne ha bisogno. E’ il quadro che emerge dall’analisi del fenomeno. Sfera
pubblica ha raccolto dati e allarmi lanciati da più parti. Ciò che ha reso i trapianti più sicuri, non è stato il miglioramento della tecnica
chirurgica, ma un farmaco, la cyclosporina. Il vero problema dei trapianti, infatti, è costituito dalla reazione del sistema immunitario
che provoca il rigetto e rischia di uccidere il paziente. Con la scoperta della cylosporina, nel 1984, si era trovato il modo di inibire il
sistema immunitario e di rendere quindi i trapianti di reni e di cuore un’operazione quasi sicura, che si è andata diffondendo in tutto
il mondo. A fronte di tale diffusione però, la scarsità di organi è diventata evidente, è per questo che in India le telecamere di tutto il
mondo, hanno mostrato i numerosi casi in cui i mediatori mettono in contatto i poveri contadini indiani, o abitanti delle baraccopoli,
con i malati provenienti dall’ Europa, paesi del Golfo o anche la stessa India. Secondo il New York Times, gli sconvolgimenti
finanziari stanno causando una crescita sorprendente del mercato nero degli organi. È il caso della Grecia dove persone disperate
mettono in vendita su internet parti del loro corpo, in quello che si presenta come un macabro commercio basato sulla disperazione
reciproca di chi compra e chi vende. Un imprenditore del Pireo ha confessato ai giornali di aver venduto un rene per 100.000 dollari
per non soccombere alla crisi, e un pescatore dell’isola di Rodi ha offerto al miglior offerente lo stesso organo.La piaga del
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Un ultimo esempio dell’erosione globalizzante 38 dell’ ethos può essere offerto da un altro
pezzo da cineteca, Quadrophenia 39,
ove il regista Frank Roddam nel ripercorrere
40
l’omonimo album dei The Who , aveva trattato il tema delle bande giovanili.
41
Si tratta di una tematica complessa, affrontata nella letteratura da illustri scienziati, tra i
tanti D. Glaser 42, A.K.Cohen 43, R. A. Cloward e L. Ohlin 44, H.S. Becker 45 ed Edwin Sutherland 46.
A quest’ultimo 47 si deve, in particolare, il conio del termine “white collar crime” 48, riferito a
quella sfera delinquenziale d’elite in ambito economico ove l’autore, di solito un “colletto
bianco”, cioè un professionista accreditato che gode di massima rispettabilità e prestigio
nella società in cui vive, attua l’attività criminosa
nell’esercizio del proprio status
49
lavorativo .
contrabbando di organi interessa principalmente paesi come la Cina, l’India, il Pakistan, il Brasile e le Filippine, dove uomini, donne e
bambini vengono utilizzati come pezzi di ricambio da criminali senza scrupoli[…]”.
38 Z. Bauman, Globalizzazione e glocalizzazione, Armando editore, Roma (2005), pag. 337: “[…] La globalizzazione è un nuovo disordine
del mondo di cui parla Jowitt sotto un altro nome. In questo, il termine <<globalizzazione>> differisce radicalmente da un altro
termine, quello di <<universalizzazione>>, una volta costitutivo del discorso moderno sugli affari globali, ma ormai caduto in disuso
e più o meno dimenticato. Insieme a certi concetti come <<civiltà>>, <<sviluppo>>, <<convergenza>>, <<consenso>> e molti altri
termini usati nel dibattito appena iniziato e classico-moderno, l’universalizzazione trasmetteva la speranza, l’intenzione, la
determinazione di creare ordine[…]”.
39 Film di Frank Roddam (1979).
40 Album del 1973.
41 www.panorama.it: Torna Quadrophenia: cresci, ragazzo, cresci. Quarant’anni fa gli Who scrissero un’opera rock, diventata poi film e mito. Da
giugno è di nuovo in tour, di Gianni Poglio, pubblicato il 15 febbraio 2013: “[…]Chi non taglia i ponti con i miti e le utopie
adolescenziali si preclude il futuro. L’eterno ribelle è una figura patetica, un uomo imprigionato nella mente di un ragazzino. Di
questo parla Quadrophenia". Va dritto al punto Pete Townshend, chitarrista e autore degli Who, in tour ancora una volta (il 15 giugno
a Londra, il 3 luglio a Parigi e il 5 ad Amsterdam) per celebrare i 40 anni di Quadrophenia, opera rock diventata prima film e poi
leggenda. Come The Wall dei Pink Floyd, il capolavoro degli Who è nel suo insieme una spettacolare scatola magica di voci, suoni,
immagini, divise, simboli e stereotipi della cultura giovanile. Non è semplicemente un film, un disco, un tour, ma un mondo da
abitare. Un catalizzatore per i ragazzi degli anni Sessanta come per quelli di oggi è…]”.
42 D. Glaser, Crime in our changing society, New York , Holt , Rinehart and Wiston (1978).
43 Teoria della cultura delle bande criminali.
44 R. A. Cloward e L. Ohlin, Delinquency and Apportunity: A Theory of Delinquente Gangs (1960) in F. P. Williams III, Md. Mc Shane,
Criminology Theory, Anderson Publishing Co., Cincinnati OH, (1993-1998), pag. 149 e ss.
45 H. S. Becker, Outsiders (1963), traduzione italiana editore Abele, Torino (1987).
46 Teoria delle associazioni differenziali.
47 E. Sutherland, White Collar Crime, Yale Universitiy Press (1985), first edition 1949.
48 D. Melossi, Stato, controllo sociale, devianza , cit., pag. 159: “ […] fu così che la teoria dell’associazione differenziale aprì la porta anche
all’altra grande ‘invenzione’ criminologica di Sutherland, la cosiddetta ‘ criminalità dei colletti bianchi’ (white collar crime). Se da un
lato, infatti, non era possibile spiegare tale tipo di criminalità con alcuna ‘teoria del deficit’, in quanto questo tipo di criminali non
soffriva di alcun handicap sociale, era invece possibile spiegarla sulla base dell’associazione differenziale, cosa che Sutherland fece
appunto in White Collar Crime[…]”.
49 www.crimelist.it, Criminalità Socialmente Tollerata: i crimini finanziari, di Alberto Sirigu, pubblicato il 19 maggio 2007 : “[…] Fino agli
anni ’50 il reato era considerato come una manifestazione antisociale delle classi socio- economiche inferiori. Successivamente per
ovviare a questa limitazione sono iniziati gli studi sulla criminalità economica o cd. del ‘colletto bianco’, e cioè quella tipologia di
reati commessi dai soggetti appartenenti alle classi socio-economiche più elevate. Tali ipotesi di reato risultano aggiormente tollerate
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L’etichetta altisonante collima né più e né meno, questa volta trattando il problema
secondo un approccio glocale, con il concetto di contrasta onorato 50, in Italia alle volte
classificato con la dizione “concorso esterno in associazione mafiosa”, ed algebricamente
indicato combinando l’art. 416 bis con l’art. 110 del codice penale.
Concerne, in sintesi, un’invenzione giuridica per la prima volta delineata dal compianto
giudice Giovanni Falcone il quale, nel c.d. terzo maxi processo di Palermo, si pose per
primo “il problema di ipotizzare il delitto di associazione mafiosa anche nei confronti di coloro che
non sono uomini d’onore, sulla base delle regole disciplinanti il concorso di persone nel reato” 51.
Un’ ipotesi, purtroppo, soggetta ad altalenanti orientamenti della giurisprudenza,
nonostante l’apporto di studio offerto in dottrina, tra gli altri, da Giovanni Fiandaca 52 e
da Costantino Visconti che analizzando gli Scenari di mafia 53, si sono addentrati nella
controversa qualificazione del reato, inquadrando l’ipotesi quale persistente istituto
“polemogeno”, meritevole di disamina anche sotto una focale sociologica e politologica. 54
A dire il vero, prima della strage di Duisburg, si potevano contare sulle dita di una mano
gli intellettuali consapevoli, come il santolucoto Corrado Alvaro 55, che il “triangolo d’oro di
Platì” 56, o “la mamma dell’Aspromonte” fosse una granitica realtà glocale capace, nonostante
dalla società, in quanto non incidono direttamente sugli interessi del singolo individuo ma, olamente, in modo indiretto. Il termine
colletto bianco fu usato per la prima volta da Sutherland, per indicare i membri di quella classe agiata che violavano le leggi emanate
per regolare le loro professioni. S. ha elaborato una teoria scientifica per spiegare le cause del nascere e l’affermarsi di tale forma di
criminalità. Il reato economico è scomposto in differenti elementi: si tratta di un reato commesso da una persona rispettabile, di
elevata condizione sociale, posto in essere in relazione alla sua occupazione e implica un abuso di fiducia. S. aveva evidenziato che la
criminalità economica comprende non solo le ipotesi di reato previste da C.P. ma anche tutti quei comportamenti criminali che non
vengono formalmente giudicati in quanto comportamenti socialmente dannosi. A tal fine S. considera reato dei colletti bianchi: 1)
ogni condotta che viola una legge civile o penale o che sia socialmente dannosa; 2) l’autore del reato gode di rispettabilità intesa come
assenza di precedenti condanne e che svolga un’attività professionale che abbia un elevato consenso sociale; 3) l’elevata condizione
sociale non necessariamente coincide con la rispettabilità e viceversa; 4) abuso di fiducia […]”.
50 www.osserbari.files.wordpress.com, N. Palmieri, Le origini della ‘ndrangheta, Osservatorio per la legalità e la sicurezza di Bari: “[…]
La ‘ndrangheta […] è rappresentata dall’Albero della scienza, una grande quercia alla cui base è collocato il Capo bastone, capo
assoluto, detto anche Mammasantissima. Il fusto della quercia rappresenta invece gli sgarristi, che sono poi la colonna portante della
‘ndrangheta, il rifusto (i rami che partono dal tronco) è il simbolo dei camorristi, affiliati di secondo piano. Infine, sulla pianta ci sono
i ramoscelli, ossia i picciotti, e le foglie, che indicano i cosiddetti contrasti onorati, soggetti all’organizzazione ma non affiliati. La
foglie che cadono sono gli infami che sono destinati a morire. Si rifletta sull’efficacia della rappresentazione e sulla forza di
suggestione legata anche all’immagine dell’albero, elemento familiare del panorama e dell’osservazione quotidiana: la struttura e la
potenza dei vari elementi dell’albero sono direttamente proporzionali alla potenza e all’importanza della scala gerarchica. […]”.
51 www.ctzen.it, Concorso esterno in associazione mafiosa. Che cos’è e perché è difficile provarlo, di Claudia Campese e Leandro Perrotta,
pubblicato il 30 marzo 2012:”[…] Prima degli anni ’80 la mafia non esiste, nemmeno nelle aule dei tribunali. E’ il sangue, soprattutto
dopo l’omicidio del prefetto di Palermo Carlo Alberto Dalla Chiesa, a portare i legislatori a inserire nel codice penale italiano
l’articolo 416 bis: associazione a delinquere di stampo mafioso nei confronti di capi, promotori e associati. Ma non basta. Lo
intuiscono presto i magistrati del pool antimafia di Palermo e lo sa bene Giovanni Falcone, davanti al silenzio del collaboratore di
giustizia Tommaso Buscetta sulla cosiddetta zona grigia: politici e imprenditori soprattutto, più in generale qualunque professionista
favorisca la criminalità organizzata pur non essendone associato. «C’è poi, signor giudice, un terzo livello. Ma di cui non parlerò e
non intendo parlare. Altrimenti finiremmo entrambi in manicomio», spiega il pentito. Un sistema di collusioni politiche e istituzionali
– l’embrione di quello che sarebbe poi diventato il mistero della presunta trattativa tra Stato e mafia – da colpire con uno strumento
nuovo: il concorso esterno in associazione mafiosa. Un reato che non esiste sul codice, ma nasce dalla combinazione di due norme:
l’articolo 416 bis e il 110, che disciplina il generico concorso di persone in un reato. A teorizzarlo per la prima volta è proprio Falcone
che, nell’ordinanza relativa al terzo maxi processo, si pone «il problema di ipotizzare il delitto di associazione mafiosa anche nei
confronti di coloro che non sono uomini d’onore, sulla base delle regole disciplinanti il concorso di persone nel reato».[…]”.
52 Già presidente della Commissione Ministeriale per le normative sulla criminalità organizzata.
53 G. Fiandaca, C. Visconti, Scenari di mafia. Orizzonte criminologico e innovazioni normative, Giappichelli editore, Torino (2010).
54 G. Fiandaca, C. Visconti, Il concorso esterno come persistente istituto “polemogeno”, Archivio Penale, maggio–agosto 2012 fascicolo 2
anno LXIV, pag. 487: “[…] il concorso esterno nel reato associativo continua a presentare le sembianze di un istituto controverso,
sfuggente, “liquido”. Specie quando l’indagine giudiziaria o il processo coinvolgono personaggi assai noti, alla controversia tecnico–
giuridica si aggiungono polemiche politico–mediatiche che traggono alimento dagli inevitabili riflessi politico– istituzionali ad ampio
raggio derivanti da un’imputazione per concorso esterno formulata a carico di soggetti che esercitano importanti funzioni pubbliche
(per esemplificare, si consideri la recentissima ed emblematica vicenda del presidente della regione siciliana Raffaele Lombardo, che
ha preannunciato le dimissioni dalla carica perché accusato dalla magistratura catanese di collusioni mafiose). Ciò fa sì che la
problematica del concorso esterno assuma un volto polivalente, che potenzialmente interpella anche le competenze dei sociologi del
diritto e dei politologici sotto il profilo, appunto, della verifica delle possibili ricadute dell’azione giudiziaria sulla sfera sociale e
politica[…]”.
55 C. Alvaro, ultimo diario: “La disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile”.
56G. Nuzzi, C. Antonelli, Metastasi, Editore Chiarelettere, Milano (2010): “[…] Dei 576 sequestri di persona consumati in Italia in
vent'anni, dal 1970 al 1991, oltre 200 portano la firma della 'ndrangheta. Ci sono vittime che vengono tenute a lungo prigioniere per
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la modestissima estensione geografica, di condizionare contesti globali di assoluto rilievo:
insomma, “un’organizzazione al tempo stesso globale e locale” 57.
In effetti, a ben vedere, qualcuno si è, finalmente, reso conto che “prima c'è stato un
approccio non sufficientemente attento a come si è evoluto il rapporto fra globale e locale. Il mondo,
come dicono i sociologi, è diventato glocal e bisogna elaborare misure che consentano di anticipare il
dialogo fra le ragioni del generale e quello del locale”.
Certamente, qualora si consideri che l’inciso proviene, non dal brain storming qualificato
di una commissione d’inchiesta ad hoc, bensì dalle acute riflessioni di un consigliere
d’amministrazione dell’azienda nazionale autonoma delle strade 58, probabilmente sarebbe
il caso di considerare che le realtà glocali, tra regionalismi e conflitti 59, hanno ormai assunto
una connotazione non più trascurabile 60.
Meno conosciuta e l’accezione sociologico-criminalistica introdotta da Enzo Fantò,
all’indomani dell’ultimo “conflitto” di ‘ndrangheta, interrogandosi sulle statistiche da
“ecatombe dei giovanissimi”.
“Cosa indica – aveva annotato - questa strage di ragazzi, che in questa dimensione è un fatto
nuovo delle guerre di mafia, in Calabria e altrove? Qual è la sua logica più recondita? Quali
messaggi lancia e quali meccanismi mette in moto nel tessuto della società reggina? Quali reazioni
provoca nell’opinione pubblica?”. 61
Il sangue di quei ragazzini cresciuti in una periferia da Far West 62, lo avrebbe indotto a
coniare un uovo termine criminalistico, definito lo “sterminismo”, laddove mancanza di
far salire il prezzo del riscatto, altre che vengono uccise dopo pochi giorni e altre ancora usate per fini differenti. Più di trenta
spariscono, vengono trucidate e uccise. La maggior parte è del Nord. A coordinare le operazioni sono le cosche che provengono da
Natile di Careri, San Luca e Platì, il triangolo d'oro. Lì si decidono le linee di massima ed è sempre lì che nasce la specializzazione
dell'Anonima sequestri made in 'ndrangheta. I rapimenti diventano una filosofia (criminale) di vita. Con gli utili si comprano le pale
meccaniche e le ruspe; si mettono in piedi le società edili che entrano a gamba tesa negli appalti pubblici e danno inizio al sacco
abusivo di molte città, paesi e paesini. A Bovalino, in provincia di Reggio Calabria, c'è un quartiere che la gente del posto chiama Paul
Getty. E non ci vuole tanta fantasia per ricondurre l'origine del nome al nipote del magnate americano sequestrato dai calabresi né
per intuire che fine abbiano fatto i soldi di quel riscatto. Ma Bovalino è solo una sintesi di quello che avviene altrove in Calabria. Poi,
quando il sistema arriva all'apice, le cosche del triangolo lo dichiarano scaduto. È il 1991, l'anno della pace mafiosa tra i boss. Il
momento in cui nasce la cupola e sentenzia che non c'è più da far casino. Con una partita di droga si guadagna fino al 3000 per cento
dell'investimento iniziale. Senza problemi, senza confusione, senza posti di blocco né pattuglie, che di fatto rallentano le altre attività
della 'ndrangheta. Il triangolo di Platì è l'avanguardia sia quando lancia la moda dei sequestri sia quando la dichiara finita. È la regia
di tutto. Anche se lascia fin troppo spazio alle iniziative dei singoli gruppi che, tra il '75 e l'85, si buttano nell'orgia della violenza
[…]”.
57 www.ibs.it, descrizione del libro: N. Gratteri, A, Nicasio, Dire e non dire, i dieci comandamenti della ‘ndrangheta nelle parole degli affiliati,
cit.: […] Anche i comandamenti restano quelli inequivocabili che si trovano nei codici della picciotteria: "non si sgarra e non si
scampana", "chi tradisce brucerà come un santino", "la famiglia è sacra e inviolabile". Persino la penetrazione nelle ricche regioni del
Nord non ha mutato gli equilibri di un'organizzazione al tempo stesso globale e locale: i clan diversificano gli investimenti, riciclano
montagne di denaro e aprono ristoranti in pieno centro a Milano, eppure, come dice un altro boss alludendo alla Calabria, "la forza è
là, la mamma è là", le radici della 'ndrangheta sono ben salde fra i boschi e i paesi aggrappati ai dirupi dell'Aspromonte […]”.
58 Rai 3, in ½ ora, di Lucia Annunziata, ospite Mario Virano commissario per la TAV.
59 M. Caciagli, Regioni d’Europa. Devoluzioni, regionalismi, integrazione europea, Il Mulino Editore, Bologna (2003), pag.146 “[…] Nei
regionalismi il territorio come spazio fisico assume una valenza decisiva, è fonte primaria, la lingua e l’etnia. L’etnia è qui intesa nel
suo significato di insieme di individui che per disposizione naturale e per tradizione si sentono parte di una comunità diversa da
altre. Territorio, lingua, etnia trovano forme espressive nella mentalità, negli usi e nei consumi, nella religione, nella letteratura e in
regole condivise di convivenza, insomma in ciò che è una cultura di una popolazione in senso antropologico […]”.
60 A. Alesina, F. Giavazzi, Goddbye Europa. Cronache di un declino economico e politico, cit., pagg. 49-50: […] Il continuo stato di
turbolenza in Medio Oriente alimenta l’emigrazione da quelle regioni in direzione nord-ovest. Il problema dell’immigrazione verso l’
Europa occidentale ha assunto dimensioni preoccupanti e nel prossimo decennio sarà una questione chiave per l’Europa, forse la
questione chiave […] Il melting pot americano è stato un enorme successo economico. Tuttavia, gestire un melting pot non è facile e
molti problemi della società americana sono legati alle difficili relazioni razziali[…]”.
61 E. Fantò, Mafia, poteri, democrazia, Gangemi editore, Tarquinia (1992), pag. 34.
62 La Repubblica, Come il Far West ma senza sceriffi, pubblicato l’11 giugno 1988: “[…]La paura determina i comportamenti della vita (ma
è vita, questa?) quotidiana. Persino i 126 vigili urbani che dovrebbero sorvegliare il traffico preferiscono chiudere non uno ma tutti e
due gli occhi sulle infrazioni. Il corso Garibaldi, per esempio, chiuso al traffico privato, è un continuo via vai di auto. E chi si azzarda
a far rispettare la legge? I sensi unici sono finti: guai ad arrabbiarsi se ti trovi una vettura che marcia in controsenso. Qualche volta ti
possono mostrare il revolver. Più spesso si regolano le tenzoni a cazzotti. La legge che vige è quella del più forte. E chi la garantisce?
A Sambatello gli Araniti. A Ortì i Morabito e i d' Agostino, che sono influenti pure a Terreti e Gambarie, lungo la strada del cimitero
che porta su all' Aspromonte. A Catona, il pugno duro è quello dei Rugolino. A Santa Caterina, il rione nord dove ha sede la
Questura, si stanno sbranando i Rosmini e i Logiudice. Ai rioni Ravagnese, vicino all' aeroporto, e Gallina le ' ndrine dei Morabito
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pietà e strabordante crudeltà nel “pianeta”
trovano semplice, banale, immediata,
machiavellica lettura nei fini da perseguire, fatti di business, di unuri e di valintizza 63.
Come Fantò anche Enzo Biagi, per descrivere la “comunicazione” nel pianeta della
‘ndrangheta, aveva richiamato le intercettazioni radio del terrificante processo Santa
Barbara 64, annotando:”[…] La ‘ndrangheta ha il suo linguaggio: << una barchetta>> è una vita,
che naviga già in un mare tempestoso; <<una pescata>> è un’operazione, e per eseguirla è
opportuno portare <<le canne>> lunghe o corte, dipende dai gusti; ma attenti ai
<<comancheros>>, che non sono i bianchi rinnegati che vendevano armi agli indiani, ma i
poliziotti, detti anche, per la tinta delle vetture, gli <<azzurri>>, che dispongono inoltre, per
guardare dall’alto, della <<zanzara>>: l’elicottero. <<Full>> significa che il colpo è riuscito[…]” 65.
Come spiegare ai ragazzi un modello sociale dove cemento 66, calce idrata, soda caustica,
acido muriatico 67 o la pastura per i porci 68 sono da intendersi un semplice dettaglio
esecutivo di un rituale normativo o, meglio, dello stereotipo giuridico di quella societas
sceleris 69 in cui devianza 70 equivale a legge?
(omonimi di quelli che stanno ad Ortì), dei Latella e dei Carriago, che hanno sovrintendenza anche a Rosario-Valanidi, lungo la
fiumara che solca la vallata del Valanidi. A Schindilifà, a Terreti e in parte ad Ortì ci sono i Polimeni. A Sbarre e al rione Gebbione i
Labate, soprannominati i-ti-mangiu. A Vinco e al rione Cannavò i Libri, ossia i padroni del partito reggino dell' edilizia che fa capo ai
fratelli Domenico e Pasquale Libri, oggi uno in prigione, l' altro agli arresti domiciliari, gli alleati più potenti dei De Stefano[…]”.
63 Cfr. www.riferimenti.org., 8 marzo: festa della donna, del familismo morale e del coraggio di dire di no, di Michele Di Stefano, pubblicato il
7 marzo 2013.
64 Cfr. Operazione Santa Barbara, intercettazione della conversazione registrata in bobina 38 A da giri 131 a giri 164: “[…]
V: AQUILA UNO CHIAMA AQUILA DUE MI SENTITE?
R: TUSCH!
V: CHE SI DICE?
R: siamo qua, che si dice come va?
V: ma oggi ho chiamato alle due, un'ora, non eri in linea.
R: no, no, non ero in linea.
V: non eravamo rimasti che ci ascoltavamo?
R: e, no, c'Š stato un piccolo, eh, equivoco.
V: ho capito, e ti sei sentito con Lupo bianco?
R: senti un pò vedi che lupo bianco è in linea: cerca di chiamare, mettiti in contatto con lui.
V: non so se mi ascolta, tu attendi in linea così provi tu, Lupo bianco mi ascolti, passo.
N: ti ascolto forte e chiaro, che c'è che si dice?
V: Ciao, io sto bene vois? Mi fa piacere avervi ascoltato. Sentite, siccome ieri sono stato con il nostro direttore, e siccome c’è da
effettuare una pesca lì nelle zone del vostro congiunto, di fronte, di fronte a me, che voi mi capite, mi avete capito? […]”.
65 E. Biagi, L’Italia dei peccatori, Rizzoli editore, Milano (1991), pag. 93.
66 O.c.c.c.
N.4362/2000 R.G.N.R. DDA , N.5189/2001 R.G.I.P.DDA, N.159/2001 O.C.C. Reggio Calabria, operazione Casco, pag. 35:
“[…] "Come cazzo lo prendiamo a lui?...Di forza lo dobbiamo prendere. Lo mettiamo sulla macchina di forza; dobbiamo fare
un'azione di forza;…di forza non lo puoi perché è pesante!...Chi? quello? Quello ormai è ciunco (zoppo)...no....è zoppo! ...di forza lo
tiriamo. Dobbiamo fare un'azione di forza. Dobbiamo andare quattro persone...poi sai che cosa dobbiamo fare? Si deve prendere
l'impegno uno solo...deve andare uno per spostarlo da lì; deve saperlo solo lui dov'è e non lo deve sapere nessuno dei quattro. Ce lo
prendiamo di forza,….. si deve prendere di forza! ...se lo buttiamo in mare che succede?...devi avere la barca per andare al largo, e se
poi lo scoprono? Voglio dire, se viene a galla?...Come lo scoprono con quel coso di cemento?...Per scoprirsi scopre il corpo. Si scopre.
Ci sono questi segnalatori, questi cosi...si scopre Mico! Uttana se si scopre! ...si lascia sei mesi, otto mesi là, poi va uno; o te lo prendi
tu l'impegno, lo sai tu dov'è! Cazzi tuoi sono! Se tu poi vai a vedere non ve ne sono più ossa lì, lo sai solo tu....bisogna bagnarlo
sempre...bisogna fare un'azione di forza[…]".
67 www.tg24.sky.it, Donna sciolta nell'acido, 6 ergastoli per i suoi assassini, pubblicato il 30 marzo 2012: “[…] Sei ergastoli per l'omicidio di
Lea Garofalo, la testimone di giustizia sequestrata, uccisa e sciolta nell'acido. Lo ha deciso la Corte d'Assise di Milano che oggi ha
condannato al carcere a vita l'ex compagno della donna e gli altri 5 imputati. […] Secondo l'accusa, Lea Garofalo sarebbe stata
sequestrata il 24 novembre 2009 a Milano e uccisa il giorno successivo e poi il corpo sarebbe stato sciolto in 50 litri di acido in un
magazzino nell'hinterland tra Milano e Monza. Le ultime immagini della donna in vita, filmate dalle telecamere, la vedono salire
sulla macchina di Carlo Cosco in zona Arco della Pace. La donna, che aveva raccontato agli inquirenti negli anni fatti di una faida di
'ndrangheta, è stata uccisa, secondo quanto ricostruito dal pm, in particolare per quanto sapeva su un omicidio avvenuto nel '95. Si
tratta di un rarissimo caso di lupara bianca a Milano, con modalità, lo scioglimento nell'acido, mai viste in Lombardia […]”.
68 N. Gratteri, A, Nicasio, Dire e non dire, i dieci comandamenti della ‘ndrangheta nelle parole degli affiliati, Mondadori editore, Milano (2012):
“[…] Le persone le potevamo far sparire in modo pulito, le eliminavamo lasciando pochissimi indizi. Per esempio: il maiale è proprio
l’animale che non lascia tracce di un morto. Mangia tutto. I maiali basta lasciarli una settimana senza cibo; poi gli butti i morti già
tagliati che odorano di sangue e dalla fame si mangiano tutto, pure i capelli. In mezz’ora non resta niente,. Poi c’è la nafta mischiata
con la benzina nella parte superiore del bidone che fa sparire tutto: viene acceso il fuoco, la persona viene fatta a pezzi e messa là
dentro fino al consumo della nafta, così le ossa diventano polvere. Con l’acido, invece, rimangono i capelli e diventa pericoloso
perché facendo l’esame del DNA si può risalire all’identità della vittima. Infine c’è la calce che brucia il corpo, però rimane lo
scheletro[…]”.
69 G. Fiandaca, E. Musco, Diritto penale, pt. spec., I, IV edizione, editore Zanichelli, Bologna (2007), pag. 472.
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Ed allora se per la sociologia criminalistica si può, in tal caso, disquisire tra sub e contro
culture, ci si chiede, di converso, come dovranno essere classificati – in un contesto ove
dominante è la densità mafiosa – quegli studenti che all’indomani dell’omicidio del vice
presidente del Consiglio Regionale della Calabria avrebbero iniziato a sfilare per le strade
della locride gridando a squarcia gola “ammazzateci tutti” 71: saranno discenti o, forse,
docenti?
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Come descrivere la sfrontatezza di quei bambini come Ciro che, con una disarmante
disinvoltura, chiosano concetti che Ci lasciano sbigottiti, letteralmente a bocca aperta,
insegnandoCi ciò che Noi “grandi” avremmo dovuto inculcare a loro, spiegandoCi, ad
esempio, che: “i malviventi hanno paura della cultura, perchè sottrae persone alla criminalità” 73.
E come qualificare, ancora, l’abbagliante genuinità di quegli altri bimbi che, prima di
Ciro, avevano affrontato con la loro penna biro il concetto di legalità, come ad esempio il
piccolo Gianluca, cresciuto nel famigerato quartiere Gebbione 74 a Reggio Calabria, che,
A. Bagnasco, M. Barbagli, A. Cavalli, Manuale di sociologia, Il Mulino editore, Bologna (2009), Cap. VIII Devianza e criminalità.
www.ammazzatecitutti.org.
72 Fonte: www.strettoweb.com.
73 Fonte: pagina facebook Citta della Scienza, compito in classe di Ciro bambino napoletano: “Il 4 Marzo 2013 è stata incendiata la Città
della Scienza e per me è stata una cosa bruttissima. Quando ho sentito la notizia io stavo per scoppiare in lacrime. Era stata fondata a
Bagnoli di Napoli dove c'è molta concentrazione di malvivenza, ma poi è stata fatta li proprio per spaventare i malviventi che hanno
paura della cultura, perchè sottrae persone alla criminalità. Poi chi ha bruciato questo posto ha bruciato il materiale ma non le nostre
idee. Non farò mai e poi mai il malvivente perchè diventerò istruito e lavorerò. Ho dimenticato di dire che questa Città della Scienza
è stata fondata da Vittorio Silvestrini che pensa che noi bambini cambieremo il mondo. Io appena penso alla Città della Scienza che è
stata bruciata in fondo al cuore mi sento malissimo. Per diventare delle persone perbene ricordatevi queste solenni parole: bisogna
rispettare sempre la legge e dire di no alla criminalità!”
74 www.malitalia.it, I boss contro il magistrato, di Tony Fierro, pubblicato il 4 luglio 2012 (pubblicato su Il fatto quotidiano il 29 giugno
2012): “[…]I boss non ne possono più di quel magistrato che li sta mettendo con le spalle al muro. A loro e alla vasta schiera di politici
culo e camicia con la ‘ndrangheta. Bisogna trovare una “soluzione”. E farlo presto. “Queste teste di cazzo non lo vogliono capire. A
quello prima lo spariamo meglio è”. Siamo a metà giugno quando viene intercettata questa conversazione tra due personaggi della
cosca Labate di Reggio Calabria. “Questo” è il giovane pm della Direzione distrettuale antimafia Giuseppe Lombardo. E “le teste di
c..” sono quegli uomini della Cupola reggina da sempre contrari ad azioni eclatanti contro i magistrati. Intimidazioni, proiettili,
avvertimenti sottili. Va bene tutto, ma un attentato no. Solo una volta la ‘ndrangheta ha ucciso un giudice, Antonino Scopelliti, il 9
agosto 1991, ma lo ha fatto per conto terzi. Oggi, però, è diverso, le parole pronunciate dagli uomini di una delle cosche più potenti
della città – i Labate, padroni del quartiere Gebbione – fanno pensare ad una spaccatura all’interno della ‘ndrangheta tra chi punta ad
azioni eclatanti, e chi invece vuole ancora mantenere un profilo basso, “pacifista”. I Labate odiano il pubblico ministero per la
richiesta di condanna a 28 anni di carcere nei confronti di Pietro, il big-boss della cosca latitante da oltre un anno[…]”.
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sognando ad occhi aperti, aveva citato candidamente Pietro Calamandrei 75 per ricordare
che “Voi giovani siete il futuro del nostro paese, rispettate il vostro spirito ma soprattutto la vostra
gioventù” 76.
Forse Ciro non sarà in grado di spiegare a Noi grandi il concetto di criminogenesi 77, e
Gianluca la valutazione della criminodinamica 78 dell’evento, ma certamente, dopo avere
assistito con le lacrime agli occhi allo scempio della “Citta della scienza” e del “chilometro
più bello d’Italia”, sono stati dei luminari insegnandoCi il significato di cultura.
Ma i sogni dei nostri bambini erano le aspettative di tanti altri giovanissimi che, già
quarant’anni fa non volevano vivere “senza sogni”, sentendosi “stanchi di diventare giovani
seri, o contenti per forza, o criminali, o nevrotici” 79, ancora prima che il virus della
globalizzazione avesse infettato il pianeta.
Troppo tardi per comprendere che globalizzazione è, altrettante volte, glocalizzazione 80,
in una miscellanea di problematiche, criticità e, soprattutto, fertile terreno di coltura della
criminalità organizzatamente diffusa.
Quanti di Noi hanno visto quell’amatissimo comico interpretare il ruolo di professore
senza essereCi resi conto che in, “Speriamo che io me la cavo” 81, siamo stati Noi ad imparare
dai bambini con quelle tenere frasi, tanto sgrammaticate, quanto cariche di saggezza e di
speranza di quegli adolescenti.
www.ilfattoquotidiano.it , 25 aprile, la memoria per il “diritto al futuro”, di Michele Dotti |pubblicato il 25 aprile 2012: “[…] Ripeto
spesso ai giovani: “Quando vi dicono che voi siete il futuro, non dovreste sentirvi onorati, dovreste incazzarvi! E’ solo un modo per dire che
intanto, nel presente, decidono gli adulti. Invece anche il presente vi appartiene e avete tutto il diritto di esprimere le vostre opinioni e partecipare
attivamente alla costruzione del vostro futuro.” E’ a questo punto, e solo a questo punto io credo, che possiamo rievocare la memoria
storica della resistenza, collegandola efficacemente al vissuto personale dei nostri ragazzi, alle loro quotidiane sfide e difficoltà (che
spesso rimangono invisibili agli occhi adulti), e facendo comprendere loro, con le parole di Pietro Calamandrei, che: “Dietro ogni
articolo della Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia
potessero essere scritte su questa Carta.” Occorre cioè mostrare ai giovani che i nostri nonni, quando erano loro coetanei, seppero
dinanzi all’orrore della visione nazi-fascista lottare per difendere non solo il proprio presente, ma anche e forse soprattutto il proprio
“diritto al futuro”! In questa prospettiva io penso che il 25 aprile e la resistenza possano riavvicinarsi molto ai cuori e alle menti dei
nostri ragazzi. Se possibile poi, sarebbe bene fare questo uscendo dalle mura scolastiche e organizzandosi affinché possano toccare
con mano i luoghi della memoria. Sempre con le parole commoventi di Calamandrei “Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo
dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono
impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra
costituzione.”[…]”.
76 Gazzetta del Sud, cronaca di Reggio Calabria, 23 novembre 2012. Compito in classe di Gianluca Modafferi: ”[…] La legalità è il
rispetto delle regole sono alla base di una società democratica fondata su diritti e doveri a cui tutti noi dobbiamo attenerci per il bene
della collettività, ed in questa prospettiva che la scuola, considerata una ‘piccola società’, deve lavorare. I bambini già dall’infanzia
vengono ‘nutriti’ di nozioni scolastiche fondamentali ed educati alla legalità. I diritti sono tutto ciò che facciamo o che vorremmo
facciano per noi gli altri e sono: il diritto al lavoro, all’eguaglianza, alla libertà di pensiero, diritto allo studio ecc. I doveri, invece,
sono tutte quelle cose che dobbiamo fare per il bene di tutta la comunità, come ad esempio pagare le tasse ( se io pago le tasse so che
avrò strade e ospedali non solo per me ma per tutti i cittadini). Nella mia classe le insegnanti ‘educano’ ad esprimere le nostre
opinioni ma allo stesso tempo a rispettare quelle degli altri; anche se c’è chi disturba, ma c’è anche chi è gentile e altruista, tutto
sommato siamo una buona classe, volenterosa nello studio. Secondo me la scuola primaria Alvaro Gebbione è un’ottima scuola che
cerca di insegnare non solo nozioni ma, soprattutto, educazione e senso civico. Noi giovani siamo il futuro del nostro paese. Come
disse il famoso giurista Pietro Calamandrei: “Voi giovani siete il futuro del nostro paese, rispettate il vostro spirito ma soprattutto la
vostra gioventù[…]”.
77 Studia, in ambito criminologico, quelle delle tendenze di tipo genetico o ambientale che possono indurre una persona, o un gruppo,
a commettere atti o tenere comportamenti antisociali, a seconda dell'intensità con cui dette tendenze si manifestano in ogni
individuo. In detto contesto, ove un ruolo fondamentale è rivestito dalla personalità del soggetto, non tutti gli individui che
evidenziano temperamento violento, irritabilità, aggressività o eccitabilità compiono un delitto, ma solo quegli individui incapaci di
trattenere gli impulsi.
78 Cioè, sviluppa la sequenza cronologica delle azioni che costituiscono idee e fatti criminali o antisociali, focalizzando le relative
modalità di sviluppo e valutandone gli elementi costitutivi. In analogia alla medicina, il distinguo tra la criminogenesi e la
criminodinamica, corrisponde alla differenza tra eziologia e patogenesi dei fenomeni morbosi, laddove l’eziologia analizza le cause
delle infermità, mentre la patogenesi si interessa dei particolari meccanismi attraverso cui dette cause intervengono per determinare
gli effetti morbosi.
79 Poesia di Pier Paolo Pasolini: “Siamo stanchi di diventare giovani seri, o contenti per forza, o criminali, o nevrotici: vogliamo ridere, essere
innocenti, aspettare qualcosa dalla vita, chiedere, ignorare, Non vogliamo essere subito già così senza sogni”.
80 Z. Bauman, Globalizzazione e glocalizzazione, cit.
81 Film diretto dalla regista Lina Wertmüller (1992).
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Nell’enfasi di quei bimbi c’era l’immagine di quella casa con le “mura sgarrupate”; i
costituzionalisti farebbero poco sforzo a rinvenire tra quelle parole la nota metafora di
Giorgio La Pira, individuando quella “casa di tutti, con molte e diverse stanze, di cui nessuno
può considerarsi in esclusiva proprietario” 82.
Quella “casa”, quand’anche fatta con le canne ed un vecchio telo, su cui deve fondarsi
l’ethos e che deve vedere il Nostro prossimo, con in cima in Nostri bambini, quale
“parametro dei parametri” 83.
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Copyright Michelangelo DI STEFANO, deposito SIAE n. 2013002671 del 6.8.2013
A. Spadaro, Libertà di coscienza e laicità nello stato costituzionale, Giappichelli editore, Torino (2008), pag. 267:”[…] La Costituzione/etica
pubblica costituisce, per dirla con La Pira, la ‘casa di tutti’, con molte e diverse stanze, di cui nessuno può considerarsi in esclusiva
‘proprietario’ (ovvero di cui nessuno possiede l’unica chiave ermeneutica). Per continuare la metafora dell’abitazione, essa non è
affatto , ne può essere – come forse qualcuno vorrebbe – ‘sbarrata e inospitale’, dovendo rimanere aperta e accogliente (come la
dinamica società di cui è espressione). E neppure è – come forse altri presume, nel timore ‘vuota’, contenendo invece beni prezioni e
destinati a durare nel tempo (valori formali e sostanziali); né può essere surrettiziamente svuotata (modificazioni tacite), nella
presunzione che quel che conta è solo il sistema murario (procedure). Essa piuttosto può, anzi deve, essere arricchita di nuovi arredi
(integrazione interculturale), senza che per questo ne venga violato/stravolto lo stile di fondo che la caratterizza (nucleo duro) […]”.
83 Ivi, pag. 58.
84 Fonte: www.lettera43.it.
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