Alessandra Baretta, La causa Pia Canatera, Rotary Club di
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Alessandra Baretta, La causa Pia Canatera, Rotary Club di
L A C A U S A P I A C A N AT E R A DALLE CARTE DELL’ARCHIVIO PARROCCHIALE DI BELGIOIOSO ROTARY CLUB BELGIOIOSO - SANT’ANGELO LODIGIANO Alessandra Baretta LA CAUSA PIA CANATERA DALLE CARTE DELL’ARCHIVIO PARROCCHIALE DI BELGIOIOSO pime EDITRICE Srl TIPOGRAFIA pime PAVIA - 2005 Volume realizzato dal Rotary Club di Belgioioso - Sant’Angelo Lodigiano con il contributo di: Culture, Identità e Autonomie della Lombardia FONDAZIONE CARIPLO FONDAZIONE BANCA DEL MONTE DI LOMBARDIA in collaborazione con: Parrocchia di San Michele Arcangelo di Belgioioso Comune di Belgioioso Proprietà letteraria riservata © 2005 Rotary Club Belgioioso - Sant’Angelo Lodigiano In copertina: Particolare dei dorsi delle cartelle dell’Archivio parrocchiale di Belgioioso relative alla Causa Pia Canatera. INTRODUZIONE L’indagine condotta nelle pagine che seguono questa introduzione nasce da un’ipotesi formulata a margine del progetto di riordino e inventariazione dell’Archivio della parrocchia di San Michele Arcangelo di Belgioioso. Tale progetto fu avviato nel 2001 sotto la direzione del Rotary Club di Belgioioso-Sant’Angelo Lodigiano ed è stato realizzato dal dottor Bernardino Pasinelli con la collaborazione della dottoressa Mara Pozzi. Gli archivi parrocchiali costituiscono da sempre una fonte privilegiata per la conoscenza della storia locale. Essi conservano le fonti dello sviluppo storico delle comunità cristiane e quelle relative all’attività liturgica, sacramentale, educativa e assistenziale che chierici e laici hanno svolto nel corso dei secoli. Un valore imprescindibile assumono i dati che essi forniscono per gli studi demografici, sociologici e statistici attraverso i registri parrocchiali, poiché la competenza anagrafica fu riservata alle autorità ecclesiastiche almeno fino all’epoca napoleonica, quando cominciarono a sorgere gli uffici preposti allo stato civile. Ma dagli archivi parrocchiali ricaviamo anche notizie di natura economica, contenute negli atti comprovanti la proprietà dei beni della parrocchia e nei libri contabili, e persino notazioni urbanistiche, presenti nella documentazione attinente alle chiese e ai luoghi sacri. La ricchezza documentaria dell’Archivio parrocchiale di Belgioioso, resa evidente e tangibile dopo l’intervento di siste- – 3 – mazione, ha immediatamente suggerito di rivolgere l’attenzione alla lettura e allo studio delle carte. Senza alcuna intenzione di ledere una storia locale che qui è custodita e che andrà gelosamente protetta e studiata secondo le norme che sovrintendono ad ogni complesso archivistico e neppure buttandosi acriticamente su questo passato per carpirne i momenti più salienti, si è pensato comunque di aprire una piccola finestra da cui gettare uno sguardo discreto sulle istituzioni che hanno prodotto questo archivio attraverso la loro attività. Dopo una prima fase, per dir così, esplorativa, supportata dall’analisi delle descrizioni inventariali già approntate, ci si è concentrati su un nucleo documentario abbastanza omogeneo costituito dalle cartelle relative ad una disposizione testamentaria del 1689 con la quale il conte Pietro Francesco Barbiano di Belgioioso destinava una parte delle rendite dei propri beni alla Confraternita del Santissimo Sacramento locale perché venissero erogate in messe di suffragio e opere di beneficenza. Si è quindi provveduto a passare in rapida rassegna i fascicoli ivi contenuti per capire se ci fosse materiale sufficientemente coerente e interessante per poter ricostruire il percorso istituzionale dell’oggetto in questione e se tale materiale non pregiudicasse l’intenzione di affrontare eventi scevri di dati ‘sensibili’. Sono emerse, dagli atti di natura amministrativa, dai fascicoli di vertenze, dal carteggio con le autorità civili e religiose, testimonianze molto significative della vita di questo legato. Non trascurabile risultava anche la documentazione di natura più prettamente economica, cioè i registri delle rendite e dei li- – 4 – vellari, i rendiconti della gestione patrimoniale, ma a quest’ultimo materiale, per le ragioni sopra indicate oltre che per la sua naturale ‘rigidità espressiva’ se tradotto in un discorso narrativo, è stato utilizzato solo a supporto e a conferma dell’indagine. Non sono stati disdegnati comunque brevi excursus contabili laddove questi potessero chiarire meglio l’esposizione. La consistenza quantitativa e qualitativa del materiale esaminato ci suggeriva che questa istituzione aveva segnato in modo non indifferente la comunità di Belgioioso lungo un arco di tempo di circa tre secoli. La fondazione di questa causa pia1, come già ricordato, si ricollega ad un personaggio della famiglia nobiliare Barbiano di Belgioioso. Originari della Romagna, dove erano signori di Cunio, Barbiano, Lugo e Zagonara, i Barbiano, uomini d’arme, spostarono progressivamente i loro interessi verso la Lombardia, entrando nel raggio d’azione dei Visconti e ottennendo dal duca Filippo Maria nel 1431, come risarcimento parziale dei territori perduti per aver militato sotto le armi viscontee, il castello e le proprietà situate nel territorio di Belgioioso2. Il conte 1 Anticamente le disposizioni testamentarie sia a favore della beneficenza sia a favore del culto furono considerate come fatte pia causa; successivamente il termine si venne oggettivando e si chiamarono piae causae gli scopi e quindi le stesse istituzioni di beneficenza e di culto. Cfr. MARIO FALCO e ARNALDO BERTOLA, s.v. Anima (Disposizioni a favore dell’) in «Novissimo Digesto Italiano», I, p. 621. 2 Per una conoscenza dei rapporti della famiglia Barbiano con Belgioioso si veda GIACOMO BASCAPE’, Belgioioso, Pavia, 1986. – 5 – Pietro Francesco, discendente in linea maschile di quell’Alberico che per primo fu investito del dominio su questi luoghi, nacque al principio del XVII secolo dalle seconde nozze di un altro Alberico da Barbiano con Giulia Affaitati e morì nel 1692. Il legato, denominato Causa Pia Canatera dall’appellativo attribuito ad una proprietà fondiaria, consisteva in dominî e appezzamenti di terra, situati nel territorio di Belgioioso, le cui rendite sarebbero andate a beneficio della Confraternita, a condizione che venisse celebrata una messa quotidiana a suffragio dell’anima del testatore e dei suoi eredi e che il rimanente della rendita venisse destinato alla costituzione delle doti per fanciulle povere del comune di Belgioioso. L’amministrazione di questa causa pia fu tenuta dagli agenti della casa Barbiano di Belgioioso fino all’anno 1823 quando passò alla Fabbriceria della chiesa parrocchiale. Il risultato dell’indagine si è rivelato interessante per il fitto intreccio diplomatico intessuto nel corso degli anni e dei secoli per mantenere viva e operante questa istituzione nel contesto comunale di Belgioioso: notevoli furono gli sforzi compiuti dagli amministratori della Causa Pia per difendere l’integrità di questa fonte di reddito della parrocchia contro i tentativi di ingerenza delle autorità statali. Analogamente ha assunto un interesse notevole il poter rapportare la vicenda del legato ad alcuni momenti importanti dal punto di vista storico-legislativo per gli enti ecclesiastici nella vita del nostro paese: a partire dal decreto italico 26 maggio 1807, relativo alla soppressione – 6 – delle società religiose laicali, fino alla legislazione sulle opere pie del 3 agosto 1862, alle leggi di soppressione dell’asse ecclesiastico degli anni 1866 e 1867 e alla legge 17 luglio 1790 sulle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza. Si è dovuto attingere anche ad alcune fonti archivistiche conservate presso l’Archivio storico diocesano di Pavia per integrare le testimonianze dell’esistenza del legato nel corso del XVIII secolo. Questo periodo, per la ricerca in questione, non sembrava sufficientemente rappresentato dalle carte dell’Archivio parrocchiale. Come chiarito nel testo, i documenti consultati presso l’Archivio diocesano sono per lo più scritture di natura inventariale che fotografano lo status quo del legato o, più in generale, della parrocchia di Belgioioso in determinati anni in quanto redatte in ottemperanza alle disposizioni vescovili. Purtroppo non è sempre stato possibile analizzare in tutti i loro risvolti le problematiche giuridiche o finanziarie in cui ci si è imbattuti, come un episodio di cui ci mette a conoscenza la narrazione del curato di Belgioioso Paolo Gerolamo Re a proposito della confusione degli estimi causata dai primi amministratori della Causa Pia che erano anche agenti della nobile famiglia dei Barbiano. In questi casi la mancanza di documentazione probatoria e di testimonianze parallele che potessero gettare luce sulle cause degli eventi ha fermato l’analisi a una rendicontazione obiettiva dei fatti onde evitare incaute illazioni. La narrazione diventa più articolata nell’esposizione delle vicende del legato nel corso del XIX secolo. Il carteg- – 7 – gio con le autorità civili ed ecclesiastiche si fa complesso e si movimenta a causa della pubblicazione delle leggi che modificarono gli assetti patrimoniali dei beni della Chiesa. Le rendite del legato, a partire dalla fine del XIX secolo, andarono progressivamente esaurendosi. Le ultime testimonianze reperite presso l’Archivio parrocchiale riportano all’anno 1954, quando, dopo la concessione di numerose dispense vescovili per la riduzione del numero di messe che non potevano più essere celebrate a causa della diminuzione del patrimonio, vengono registrate nelle effemeridi dei sacri uffici solo due celebrazioni. Questo percorso storico-narrativo attraverso le notizie e gli eventi ricavati dalle carte d’archivio vuol essere solo un semplice punto di partenza per future ricerche che vorranno o potranno essere condotte, sicuramente ad un più elevato grado di profondità, su questo importante patrimonio culturale della comunità di Belgioioso. Si segnala, come nota tecnica, che nel testo si è ricorsi frequentemente alla citazione diretta del documento quando questa rappresentava la chiara espressione del punto di vista dell’istituzione o della persona di volta in volta implicate. Così anche alcuni paragrafi di decreti e leggi sono stati riportati fedelmente, perché il dettato originale è sembrato in questi casi insostituibile. Nelle note a piè pagina sono riportati puntualmente i riferimenti archivistici dei documenti consultati in modo da poter disporre di un rinvio all’inventario. – 8 – La scrivente desidera ringraziare in modo particolare il dottor Maurizio Pavan, presidente del Rotary Club di Belgioioso-Sant’Angelo Lodigiano e direttore del progetto; il parroco di Belgioioso Don Gabriele Pelosi, che ha permesso la necessaria e lunga frequentazione dei locali dell’archivio; gli artefici dell’inventario, che con la loro opera hanno approntato la chiave d’accesso primaria per la consultazione dei documenti. Un ringraziamento è rivolto al dottor Fabio Zucca, sindaco di Belgioioso e responsabile del neocostituito Archivio Storico dell’Università degli studi di Pavia, per il costante impegno dimostrato nella valorizzazione e nella promozione culturale del patrimonio archivistico. – 9 – LA CAUSA PIA CANATERA dalle carte dell’Archivio parrocchiale di Belgioioso Il conte Pietro Francesco Barbiano di Belgioioso con atto testamentario del 26 marzo 1689, rogato dal notaio di Milano Gaudenzio Botta, istituì un legato di culto a favore della Confraternita del Santissimo Sacramento eretta presso la chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo di Belgioioso1. Esso consisteva nel diretto dominio di alcuni appezzamenti di terra situati nel territorio di Belgioioso, le cui rendite sarebbero andate a beneficio della Confraternita2. Il 1 Il legato di culto rappresenta una disposizione di ultima volontà destinata al perseguimento di una finalità di ordine cultuale o più genericamente religioso. Cfr. TOMMASO MAURO, s.v. Legato di culto, in «Enciclopedia del diritto», XXIII, p. 771. 2 Le confraternite sono «associazioni di fedeli, generalmente laici, erette dalla Chiesa col fine particolare di promuovere tra i soci una maggiore perfezione di vita cristiana, o di esercitare speciali opere di pietà o di carità, oppure di giovare al culto pubblico». Per costituire l’associazione in persona morale collettiva è necessario l’intervento della legittima autorità ecclesiastica che consiste in un formale decreto di erezione. Cfr. GIUSEPPE STOCCHIERO, Enti e beni ecclesiastici in Italia dopo il Concordato, Vicenza, 1933, p. 369. La Confraternita del Santissimo Sacramento istituita presso la chiesa parrocchiale di San Michele arcangelo di Belgioioso fu eretta canonicamente il 14 giugno 1608, come ci informa la copia di un atto, conservata nell’Archivio parrocchiale di Belgioioso (d’ora in poi APB), stilato presso la sede vescovile di Pavia. Si veda APB, cart. 14, fasc. 1. – 11 – fondo più consistente fra le terre elencate nel lascito testamentario era designato con l’appellativo “Canatera” e, per estensione, il legato sarebbe stato chiamato in seguito con questo nome. Questo terreno, posizionato in direzione di Torre de’ Negri e confinante con la roggia Speziana, risultava frazionato già nel XVII secolo in numerosi appezzamenti minori assegnati a titolo livellario ad affittuari del luogo3. La Confraternita avrebbe riscosso i fitti livellari gravanti anche su questa proprietà, in cambio, tuttavia, della celebrazione di una messa quotidiana a suffragio dell’anima del testatore e dei suoi eredi. Il rimanente della rendita, una volta prelevata la somma per la celebrazione delle messe, sarebbe stato destinato alla costituzione della dote di fanciulle povere del comune di Belgioioso4. 3 Nell’Archivio parrocchiale è conservata una cartella contenente le copie di una serie di investiture livellarie a partire dall’anno 1612 fino al 1825 relative a beni fondiari passati in ammistrazione alla Causa Pia Canatera. Già a partire dagli atti del 1669 si cita la petia terrae chiamata la Canatera (APB, cart. 49, fasc. 1). 4 Queste erano le principali volontà del testatore. Possiamo leggere più nello specifico le sue puntuali disposizioni in una copia dell’estratto testamentario presente in archivio, redatta per comprovare alcuni diritti nel corso delle controversie che sarebbero nate tra la Fabbriceria parrocchiale di Belgioioso e il Demanio. Una volta riscosse le quote degli affittuari, ogni anno lire 40 sarebbero andate a beneficio della Confraternita; una somma di lire 360 circa, variabile in base alle esigenze dei tempi, sarebbe stata utilizzata per pagare il sacerdote incaricato della celebrazione della messa quotidiana “in aurora”, presso l’altare maggiore della chiesa parrocchiale, a suffragio dell’anima – 12 – La storia di questo legato può essere seguita con continuità attraverso le carte prodotte o ricevute dalla Fabbriceria parrocchiale che a partire dal 1823 ebbe in amministrazione il legato. La documentazione, conservata presso l’Archivio parrocchiale di Belgioioso, ricopre un arco cronologico che comprende quasi tutto il XIX secolo e i primi decenni del XX secolo. Per quanto riguarda le attestazioni del legato nel secolo XVIII, vengono in soccorso le carte conservate presso l’Archivio storico diocesano di Pavia, rappresentate, per lo più, del testatore e dei suoi eredi. Il rimanente si sarebbe dovuto convertire in doti per giovani povere “di onesti costumi” di Belgioioso, scelte dagli eredi del testatore in linea primogenita. Qualora si fosse estinta la primogenitura, l’incarico sarebbe passato alla persona a cui i beni fossero pervenuti, con l’avvertenza che sarebbero state ammesse a godere del lascito solo le fanciulle in grado di dimostrare, tramite l’attestazione del parroco, le loro condizioni di povertà e onorevolezza. L’assegno dotale doveva essere compreso tra le lire 50 e le lire 60. Se fosse venuto a mancare un numero sufficiente di giovani da marito, una parte delle rendite sarebbe stata devoluta per celebrare messe a suffragio delle anime del purgatorio. Inoltre, il conte lasciava lire 600 imperiali da spendere a beneficio della chiesa parrocchiale e attribuiva al sacerdote scelto per la celebrazione della messa quotidiana l’incarico di insegnare ai figli delle famiglie povere di Belgioioso, con uno stipendio annuo di lire 200 imperiali, sempre devolute dalle rendite dei beni ereditari. Lo stesso sacerdote avrebbe anche dovuto cantare le litanie nei giorni festivi nell’oratorio della Beata Vergine del Morone. Il testatore obbligava infine gli eredi a tutelare e difendere tutti questi beni e diritti, anche giuridicamente, qualunque molestia o lite fosse intercorsa. Cfr. APB, cart. 50. La copia dell’estratto testamentario, in lingua italiana, è datata 21 giugno 1875. – 13 – da inventari di legati redatti in adempimento delle richieste dell’ordinario diocesano e, talora, a corredo delle visite pastorali alla parrocchia di Belgioioso. In una scrittura datata 2 novembre 1728, contenente una descrizione della chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo di Belgioioso e l’inventario dei beni sia della chiesa che delle confraternite in essa erette, sotto la voce “Altri legati” si segnala che il legato del conte Pietro Francesco Barbiano di Belgioioso consisteva in “diversi effetti” assegnati alla Compagnia del Santissimo Sacramento e Beata Vergine del Rosario, «parte in case e parte in vigna situati nel territorio di questo luogo di Belgioioso, eccetuata una casa nell’Albuzano, concessi in enfiteusi perpetua per li annui canoni in tutto lire 102»5. La messa quotidiana era assegnata al suddiacono Carlo Antonio Re, ma celebrata da Giuseppe Ghisalberti. Questa scrittura era stata redatta dal curato Paolo Gerolamo Re che la consegnò il 27 aprile 1729 al cancelliere della Curia vescovile in occasione della visita pastorale del vescovo Francesco Pertusati6. Un’altra scrittura, intestata “Annui legati del conte Pietro Francesco Barbiano Belgioioso”, non lontana cronologica- 5 Si tratta con ogni probabilità di un errore: non sono lire 102, bensì lire 1002, come attestano i due successivi inventari citati di seguito. 6 Archivio storico diocesano di Pavia (d’ora in poi ASDPv), Fondo parrocchie, Belgioioso, cart. 1 A 13. Il documento citato è contenuto in un volume miscellaneo dal titolo: “Belgioioso. Visite Pastorali. Inventari delle chiese e dei Legati”. – 14 – mente dalla precedente, espone dettagliatamente gli oneri previsti nelle disposizioni testamentarie del conte connesse con il legato. Alla Compagnia del Santissimo Sacramento, eretta nella chiesa parrocchiale di Belgioioso, era conferito il titolo di amministratrice dei “diversi effetti” lasciati dal conte nel suo testamento del 26 marzo 1689 e concessi in enfiteusi perpetua a diversi livellari per un totale di lire 1002 di canone annuo. Il sacerdote che celebrava la messa quotidiana sarebbe stato nominato dal testatore e, alla sua morte, dagli eredi; ad esso veniva conferito un assegno annuo compreso fra lire 360 e lire 400, in base alle richieste dei tempi; la somma di lire 40, come previsto dal testamento, era destinata all’approvvigionamento di cera, all’allestimento dei paramenti sacri, etc. Vi erano poi i contributi (compresi tra lire 50 e lire 60) destinati alla formazione di doti per le fanciulle povere di Belgioioso e approvati sempre dal conte e dai suoi successori. Nel caso in cui non fosse stato possibile individuare un numero di giovani ragazze povere da marito sufficiente ad esaurire le rimanenze della rendita, si sarebbero celebrate con le dette risultanze alcune messe nella chiesa parrocchiale. Nel testamento erano previste anche lire 300 annue da distribuire da parte del curato ai poveri della parrocchia e lire 200 da assegnare ad un maestro di scuola che avrebbe insegnato ai bambini poveri e sarebbe stato incaricato di cantare le litanie della Beata Vergine Maria la domenica e tutte le al- – 15 – tre feste di precetto nell’oratorio della Madonna del Morone, di giuspatronato della famiglia Barbiano di Belgioioso7. All’altezza del 1761 un altro inventario della chiesa parrocchiale di San Michele, degli oratori esistenti nel territorio parrocchiale, dei legati e delle confraternite, redatto dal curato Antonio Zucchi e consegnato il 13 ottobre di detto anno al cancelliere vescovile Giovanni Battista Lucca, replica sostanzialmente le condizioni testamentarie sopra citate. La messa era assegnata a Carlo Antonio Re e celebrata da Giuseppe della Bianca8. Questo inventario ad un certo punto afferma che la famiglia Barbiano di Belgioioso pagava i carichi fiscali per i beni del legato accumulando un credito nei confronti della Compagnia del Santissimo Sacramento, per reintegrare il quale, da molti anni, non venivano più erogati assegni dotali, né si pagavano le lire 40 per la manutenzione. Il curato aveva fatto molte istanze per vedere quanto mancasse al risanamento del debito ed era stato assicurato dal “ragionato” Giuseppe Corbetta e dal procuratore della casa nobiliare 7 La disposizione relativa alle lire 300 annue da distribuire da parte del curato ai poveri della parrocchia non si ritrova nella copia dell’estratto testamentario sopra citato. Purtroppo non è stato possibile risalire ad una copia più conforme al dettato dell’originale. La ricerca nelle imbreviature del notaio milanese Gaudenzio Botta presso il fondo notarile dell’Archivio di Stato di Milano ha dato esito negativo, risultando le carte di quel periodo distrutte per danni di guerra. 8 ASDPv, Fondo parrocchie, Belgioioso, cart. 1 A 13. Le due scritture menzionate sono anch’esse contenute nel volume miscellaneo citato alla nota 6. – 16 – Giovanni Eugenio Rognone che alla festa di San Martino dell’anno allora corrente si sarebbero pareggiati i conti. A queste ultime dichiarazioni sembra di poter dare una spiegazione con quanto si ricava dalla scrittura seguente. Il documento in questione, sempre conservato presso l’Archivio storico diocesano e databile approssimativamente a poco prima della metà del XVIII secolo, ci offre la sintesi di una vicenda relativa all’amministrazione del legato attraverso le parole del curato di Belgioioso Paolo Gerolamo Re. Dopo aver dettagliatamente esposto le origini del legato e gli oneri stabiliti dal fondatore, lo scrivente afferma che i successori del testatore avevano desiderato che la rendita di lire 1002 fosse amministrata dai propri agenti e la Compagnia del Santissimo Sacramento aveva accettato le condizioni. A causa però dell’imperizia dei primi amministratori del legato, gli oneri fiscali che avrebbero dovuto gravare sulla rendita dei beni patrimoniali di detto legato, dopo che fossero state prelevate le somme per il pagamento del sacerdote celebrante la messa quotidiana e per le spese connesse con tali celebrazioni, andarono invece ad associarsi agli altri oneri gravanti sui beni della casa Barbiano di Belgioioso. E questo a partire dall’epoca della morte del conte Pietro Francesco Barbiano di Belgioioso, cioè dal 5 febbraio 1692, fino all’anno 1735. Nell’anno successivo, i conti dell’amministrazione del legato evidenziarono che la casa nobiliare aveva sborsato per pagare i carichi fiscali dei beni assegnati al legato, dal 5 febbraio 1692 al 1735, lire 6335 soldi 8 e denari 2. – 17 – In seguito non avvenne più alcuna confusione e gli estimi furono separati. Gli eredi del conte tuttavia, riconoscendosi creditori, avrebbero voluto sospendere la celebrazione della messa quotidiana, finché non fossero stati rimborsati. Il curato Paolo Gerolamo Re dispose che la messa non poteva essere sospesa, perché il testatore aveva voluto che questa messa fosse celebrata prima della detrazione di qualunque carico. Inoltre questo credito era il risultato dell’incuria degli agenti della casa «che [il testatore] ha desiderato regolatori anche dell’entrata di questi beni servendosi de dinari de carichi per maritare più numero di figlie che non dovevano maritarsi, se prima non si erano dedotti li carichi»9. I Barbiano chiesero che il curato si consultasse con qualche teologo. Fu interpellato un rappresentante della Compagnia di Gesù, il quale dichiarò che non si poteva sospendere la celebrazione della messa, ma le spese di manutenzione della medesima e la formazione delle doti per le fanciulle povere, perché si era già abbondantemente supplito a questa carità, maritandone più del dovuto con i soldi che dovevano servire per pagare i carichi fiscali. Il curato si oppose alla sospensione del pagamento delle spese di manutenzione della messa, perché anche questa cifra era stata prevista dal testatore come antecedente al prelievo dei soldi per pagare i carichi e perché, non sospendendosi le messe, non si poteva neanche sospendere la manutenzione delle stesse. 9 ASDPv, Fondo parrocchie, Belgioioso, cart. 1 A 13a. – 18 – Così si rimase che la Confraternita risultava creditrice di lire 40 annue per la manutenzione delle messe a partire dall’anno 1735, mentre la casa nobiliare era creditrice di lire 6335 soldi 8 e denari 2. Si progredì lentamente nell’estinzione di quest’ultimo debito, e dal giorno 11 novembre 1744 indietro restava pagato a scarico della somma lire 2485.6.5 onde dall’anno 1744 la casa nobiliare era rimasta creditrice solo di lire 3850.1.9. Così continuando a non concedere doti alle fanciulle si sarebbe andati ad estinguere il debito; estinto questo debito però si sarebbe dovuto estinguere il debito nei confronti della Confraternita per le lire 40 annue spese per la manutenzione della messa. Paolo Gerolamo Re conclude la sua scrittura dicendo: «Quindi, accio li suddetti legati sijno omninamente satisfati, non rimarà altro a miei successori che d’invigilare a riconoscere quando ambedue li sopradetti crediti restaranno totalmente estinti; e per riconoscere questo procurerò di lasciare una consimile copia à questa acciò possono essere illuminati e pienamente informati»10. Il decreto italico 26 maggio 1807 aveva stabilito all’art. 1 che «sono proibite in tutto il Regno le Confraternite, le Congregazioni, le Compagnie, ed in genere tutte le Società Religiose laicali, eccettuate le Confraternite sotto la denominazione del Santissimo, delle quali potrà esistere una sola presso ciascuna Parrocchia sotto la direzione e dipen- 10 Ibid. – 19 – denza dell’Ordinario, e del Parroco rispettivo per l’esercizio delle sacre funzioni» e all’art. 4 che «i beni e le rendite delle Confraternite del Santissimo Sacramento, e le oblazioni spontanee sono amministrate dai Fabbricieri delle Chiese Parrocchiali e Sussidiarie»11. 11 Una copia del decreto 26 maggio 1807 è conservato presso l’Archivio parrocchiale (APB, cart. 15, fasc. 1). La fabbriceria è l’organo che provvede all’amministrazione del patrimonio e dei redditi delle chiese e alla manutenzione dei rispettivi edifici, senza alcuna ingerenza nei servizi di culto. Cfr. GIUSEPPE STOCCHIERO, op. cit., pp. 227-228. Essa rappresenta, come afferma BRUNO SAVALDI (La fabbriceria parrocchiale nelle province lombardo-venete, Milano, 1934, p. 13), l’«espressione caratteristica dell’ingerenza laica nella parrocchia e quindi nella costituzione gerarchica della Chiesa». L’evoluzione storica di questa istituzione tracciata da FRANCESCO RUFFINI (cit. in SAVALDI, op. cit., p. 12, n. 8) riporta a quando l’espressione fabrica designava, in origine, solo l’edificio ecclesiastico, al mantenimento del quale era destinata la portio fabricae. A seguito dello sviluppo del sistema beneficiario, la portio si sarebbe trasformata in un onus fabricae, gravante sul beneficio. In seguito, anche per effetto delle numerose elargizioni di privati, si sarebbe formato il patrimonium fabricae amministrato o dal beneficiario stesso o da appositi amministratori, ecclesiastici o laici. Tale patrimonio andò acquisendo una sua individualità nettamente distinta dal beneficio e una sua personalità giuridica. L’istituzione delle fabbricerie presso molte chiese era stata già attuata molto prima del decreto del 1807, ma fu comunque disciplinata con le istruzioni contenute nella circolare ministeriale del 15 settembre 1807. Esse definirono la fabbriceria come ente collegiale istituito dallo Stato, il quale avrebbe provveduto, entro certi limiti, a determinare il numero, la categoria e i requisiti dei suoi componenti e alla loro nomina. I fabbricieri erano stabiliti generalmente in numero di tre, con la possibilità di essere aumentati fino ad un numero di cinque. Nuove disposizioni sulla regola- – 20 – Non c’è riscontro, nelle carte dell’Archivio parrocchiale, di un’immediata applicazione di tali disposizioni: le rendite della Confraternita del Santissimo Sacramento di Belgioioso continuarono ad essere amministrate dagli eredi dei Barbiano. Vediamo, in effetti, che il principe Alberico Barbiano di Belgioioso d’Este12 nel suo testamento del 4 marzo 1809, rogato dai notai Gaspare Ferrari di Chignolo e Cristoforo Ferrari di Pavia, ordinò che «per tutto quanto fosse debitrice al tempo della di lui morte la Causa Pia Canatera, non si potesse pretendere cosa alcuna, intendendo di liberare la detta Causa Pia, come libera ed assolve dal detto debito»13. mentazione delle fabbricerie sarebbero state emanate nel progetto presentato dalla Commissione per la riforma della legislazione ecclesiastica, istituita con decreto ministeriale 10 gennaio 1925, e nel regolamento approvato con Regio Decreto 2 dicembre 1929, n. 2262. Cfr. BRUNO SAVALDI, op. cit., p. 54 e sgg. 12 Il cognome Barbiano di Belgioioso d’Este fu acquisito in seguito al matrimonio celebrato nel 1757 fra Alberico e Anna Ricciarda, figlia del principe Carlo Filiberto d’Este. Cfr. GIACOMO BASCAPE’, op. cit., Pavia, 1986, p. 47. 13 APB, cart. 46, fasc. 1. Si osservi la definizione del legato come “causa pia”, cosa che diventa più frequente nelle testimonianze documentarie che saranno citate in seguito. L’origine dell’espressione “causa pia” risale al diritto giustinianeo, dove veniva usato per indicare qualsiasi scopo di religione o beneficenza; ogni disposizione testamentaria o negozio giuridico fatto sia a favore del culto, sia a beneficio di particolari categorie di bisognosi si considerava come fatto ad piam causam. Si veda in proposito VINCENZO POLITI, Le fondazioni di culto nel diritto italiano, Palermo, 1943, p. 36. Tale definizione andò in seguito a comprendere «in senso lato ed improprio tutti quegli enti non – 21 – L’applicazione di questa disposizione testamentaria sanò il debito di lire 822.10.4 milanesi della Causa Pia al tempo della morte del principe Alberico, avvenuta il 27 agosto 1813. collegiali sorti a seguito di specifiche disposizioni di volontà per fini religiosi o di culto o di carità e riconosciuti dal diritto canonico come soggetti di diritto canonico o persone morali». Cfr. FERNANDO DELLA ROCCA, s.v. Cause pie, in «Novissimo Digesto Italiano», III, p. 50. In tal senso queste disposizioni di volontà, che presentassero i requisiti di un’indubbia utilità del fine dell’opera e una dotazione sufficiente per le esigenze di quel fine, venivano erette nella corrispondente persona morale per decreto dell’ordinario locale. Nel caso della Causa Pia Canatera ci si trova di fronte ad un caso specifico che sembrerebbe ricondurre al concetto di causa pia nella sua significazione propria nel diritto canonico, cioè a quello di “fondazione pia”. Il Codex iuris canonici, infatti, al can. 1544 afferma: «Nomine piarum fundationum significantur bona temporalia alicui personae morali in Ecclesia quoquo modo data, cum onere in perpetuum vel in diuturnum tempus ex reditibus annuis aliquas Missas celebrandi, vel alias praedefinitas functiones ecclesiasticas explendi, aut nonnulla pietatis et caritatis opera peragendi». Le fondazioni pie in senso proprio sono in sostanza le cause pie sprovviste di personalità giuridica. Il patrimonio, che rappresenta il sostrato sufficiente e necessario per l’erezione della causa in ente morale, viene, nel caso delle fondazioni pie, dato o donato ad una persona morale già esistente con il vincolo della immanente destinazione al fine stabilito e voluto dal fondatore. L’assegnazione dei beni a una persona morale ecclesiastica già esistente con l’onere di opere pie può costituirsi come atto tra vivi o per disposizione di ultima volontà. Cfr. sempre FERNANDO DELLA ROCCA, cit., p. 50. Sull’identificazione della natura giuridica della Causa Pia Canatera, come si vedrà più avanti, verterà la discussione nel processo intentato dalla Fabbriceria, amministratrice dei beni del legato, contro il Demanio. – 22 – Tale debito era con ogni probabilità quello che la Compagnia del Santissimo Sacramento si trascinava dal lontano 1735 nei confronti della casa nobiliare di Belgioioso per la confusione fatta dagli agenti che amministravano il legato nella distribuzione dei carichi fiscali. Si ha una testimonianza dello stato patrimoniale del legato, all’altezza del primo decennio del XIX secolo, in una scrittura contenuta in un volumetto dedicato ai legati della chiesa parrocchiale di Belgioioso. Dai diretti domini di terre e case lasciate dal conte alla Compagnia del Santissimo Sacramento si ricavavano annualmente lire 771.1.3 di rendita netta, provenienti in maggior parte dai canoni livellari gravanti sull’appezzamento di terra di 230 pertiche detto la Canatera. La somma prelevata da tale rendita per la celebrazione della messa quotidiana ammontava, per il periodo considerato, a lire 450; lire 40 andavano a beneficio della Compagnia e l’avanzo era destinato a costituire le doti di giovani ragazze povere di Belgioioso, suddiviso in quote comprese, come aveva stabilito il testatore, tra lire 50 e lire 6014. 14 APB, cart. 24, fasc. 1. Il volumetto è intitolato “N° 16 Libro delli Legati, che sono nella Chiesa Parochiale di Belgioioso”. Dopo la descrizione delle rendite del legato e della loro ripartizione viene ricordato anche il lascito annuale di lire 200 stabilito dal conte Pietro Francesco e corrisposto dai suoi eredi al sacerdote incaricato dell’insegnamento dei giovani poveri della parrocchia. Inoltre si fa menzione delle lire 300 consegnate annualmente sempre dai successori del conte al parroco per aiutare le persone bisognose (si veda in proposito la nota 7). – 23 – Nel 1823 gli eredi del testatore abbandonarono l’amministrazione delle rendite della Canatera e con scrittura privata datata 17 maggio 1823 la trasferirono alla Fabbriceria della chiesa parrocchiale di Belgioioso15. Tale convenzione fu stipulata tra Francesco Re e Paolo Toscani, rappresentanti della Fabbriceria, e l’avvocato Vincenzo Imbaldi, amministratore dell’eredità lasciata dal defunto principe Alberico Barbiano di Belgioioso d’Este, davanti all’arciprete Gioachino Vitaloni, subeconomo dei benefici vacanti nel terzo e quarto distretto della provincia di Pavia16. La Fabbriceria, come veniamo a sapere dalla scrittura qui sopra citata, aveva fatto richiesta, il 4 dicembre 1822, dei libri, dei documenti e dei conti dell’amministrazione della causa pia per il passaggio della detta funzione alla Fabbriceria stessa e per la rendicontazione consuntiva all’autorità superiore. 15 Copia di tale scrittura privata, esistente in archivio, venne prodotta in atti durante la causa intentata dalla Fabbriceria contro le Regie Finanze dello Stato nel 1887, a seguito dell’incameramento dei beni della Causa Pia Canatera da parte del Demanio. Nella scrittura non si fa cenno al decreto 26 maggio 1807, ma la transazione riflette le disposizioni dello stesso. APB, cart. 51, fasc. 1. 16 Il subeconomato per i benefici vacanti era un ufficio dell’amministrazione periferica statale del Ministero di Grazia e Giustizia ed Affari ecclesiastici, direttamente dipendente dall’economato generale al quale spettava l’amministrazione delle rendite dei benefici ecclesiastici durante il periodo di vacanza del beneficio stesso. La circoscrizione amministrativa dei subeconomati era costituita da una diocesi o da più mandamenti compresi nella stessa diocesi. – 24 – L’avvocato Imbaldi rimise ai fabbricieri: il bilancio consuntivo di amministrazione a tutto il dicembre 1822, compilato il 10 febbraio 1823 dal ragioniere Alberico Longoni di Milano «e dal quale risulta l’attività della Cassa a tutto il 31 dicembre 1822 in Lire Milanesi duecento trentatrè soldi uno e denari due che si ritrovano a disposizione della Fabbriceria per essere passate alla Persona che sarà dalla medesima destinata»; l’estratto del testamento del defunto principe Alberico Barbiano di Belgioioso d’Este, rogato il 4 marzo 1809 dai notai Cristoforo Ferrari di Pavia e Gaspare Ferrari di Chignolo; il libro mastro con i dati dell’amministrazione fino al 31 dicembre 1822, «in cui rilevasi al foglio 101 il ristretto Conto di Cassa col risultato del fondo di lire 233.1.2 Milanesi di conformità al Bilancio»17; 17 Presso l’Archivio parrocchiale è conservato un registro, purtroppo privo di copertina, portante l’intestazione di “Libro Mastro”. Nella prima pagina del registro si legge: «Degl’Effetti lasciati dal fu Illustrissimo Signor Conte Pietro Francesco di Barbiano di Belgioioso alla Veneranda Compagnia del Santissimo Sacramento eretta nella Chiesa Parochiale di San Michele Arcangelo del Luogo di Belgioioso, come nel di lui ultimo Testamento rogato dal Signor Gaudenzio Botta Not.o di Milano il 28 (errore per 26) marzo 1689, al quale, col Testamento passò da questa all’altra vita il 5 Feb.o 1692. Quali effetti sono concessi in Enfiteusi perpetua a diversi, come distintamente sono descritti nel presente Libro Mastro, che col prodotto degl’annui Canoni è tenuta detta Veneranda Compagnia […]». Le registrazioni sono comprese tra gli anni 1784 e 1823. Si potrebbe presumere che esso rappresenti il documento citato, tuttavia la numerazione delle carte non arriva fino al foglio 101. Cfr. APB, reg. 338. – 25 – i documenti relativi alla causa pia, provenienti dall’archivio dell’eredità Belgioioso d’Este18. 18 Le informazioni riportate sono sempre ricavate dalla copia della scrittura privata del 17 maggio 1823. Il 22 settembre 1823, la Delegazione provinciale, informata del fatto che erano stati presentati alla Fabbriceria i rendiconti dell’amministrazione del legato da parte della casa nobiliare di Belgioioso, si rivolse al subeconomo dei benefici vacanti perché si facesse consegnare dalla Fabbriceria i detti rendiconti onde poter redigere un rapporto dettagliato da presentare con la documentazione alla Delegazione stessa per riportare la necessaria approvazione. Il 9 maggio 1824 il subeconomo, per ordine della Delegazione provinciale, sollecitò i fabbricieri ad ottenere il riconoscimento del rendiconto anche da parte dell’autorità comunale e quindi ad inoltrare le carte relative al Commissario distrettuale. La magistratura provinciale, proseguiva il subeconomo nella sua lettera, intendeva inoltre conoscere la situazione dell’allora cappellano incaricato della celebrazione delle messe del legato, ovvero sia se fosse fornito di una nomina formale o se la sua elezione fosse assimilabile a quella dei cappellani mercenari. Si raccomandava poi ai fabbricieri di tenere per l’amministrazione del legato registri separati e di presentare ogni anno il rendiconto già vidimato alla rappresentanza comunale. Il Commissario distrettuale, rispondendo ai fabbricieri che avevano trasmesso le disposizioni della Deputazione provinciale, affermò che la loro richiesta risultava inconsueta «poiché non avendone mai avute analoghe istruzioni superiori né direttamente dall’Imperial Regia Magistratura Provinciale né col mezzo del signor Subeconomo de’ Vacanti, gli sembrava inverosimile, oltre lo stile usato, che si richiedesse l’ingerenza dello stesso Regio Ufficio Distrettuale non prescritta da nessuna disposizione, e si volesse deviare dalle provide norme tracciate nelle Istruzioni Governative 19 novembre 1816 e successive circolari, trattandosi massime di un conto per se stesso di qualche considerazione, e perciò meritevole di essere esaminato in – 26 – In obbedienza alla circolare 10 gennaio 1851, n. 1 del vescovo di Pavia, monsignor Angelo Ramazzotti, fu compilato un “Prospetto dei Legati e delle Cause Pie esistenti nella Chiesa e Parrocchia Prepositurale di Belgioioso diocesi di Pavia per cura del Preposto Parroco e Vicario Foraneo Francesco Radaelli”, conservato nell’Archivio storico diocesano. Sotto la voce “Pia Causa Canettera” troviamo una descrizione della natura, dei livelli e delle rendite del legato, le quali ammontavano, a quel tempo, a lire 1018.16. A questo proposito si segnala che «siccome per la maggior parte di questi Fondi livellati deve la Fabbriceria unica amministratrice della Pia Causa abbonare la metà dei Carichi, al presente per questa pia causa giusta le fatte investiture che tutte sono presso la Fabbriceria, si ri- regolare congresso come vuolsi dall’articolo 4° delle lodate Istruzioni». Le carte in questione furono ciononostante inoltrate all’autorità comunale, senza però riceverne la vidimazione. Per quanto riguarda le informazioni richieste dalla Deputazione provinciale a proposito del cappellano, è presente in archivio una lettera, datata 27 maggio 1824 e compilata dal sacerdote Siro Ricci, incaricato appunto della celebrazione delle messe, nella quale si dice il principe Alberico Barbiano di Belgioioso d’Este, per adempiere stabilmente all’obbligo della celebrazione della messa quotidiana del legato, allora amministrato dalla casa nobiliare, e vista la difficoltà di raggiungere l’intento con l’impiego di cappellani temporanei, inoltrò una supplica al Papa Pio VII per ottenere la secolarizzazione dello scrivente. Così, detto cappellano, con l’assegnazione della cappellania a titolo vitalizio e di una congrua patrimoniale per la sua sussistenza, poteva provvedere al bisogno. Cfr. APB, cart. 46, fasc. 1. – 27 – cevono lire milanesi 813.11.6». Da questa rendita netta si sottraevano lire 730 per il cappellano incaricato di celebrare la messa quotidiana, lire 40 per la manutenzione della chiesa e lire 7 per il sagrestano. Già da qualche tempo, si legge nel documento, non si assegnavano più doti alle ragazze povere perché il rimanente della rendita era scarso e in una comunità di fedeli di poco meno di quattromila anime «era una vera disperazione scegliere quella che ne era meritevole». La Fabbriceria premeva inoltre per avere i fondi necessari per il sacerdote celebrante la messa quotidiana e, mancando spesso i livellari di pagare il canone, temeva di non riuscire a somministrare lo stipendio con regolarità19. Il 3 agosto 1862 fu emanata la legge sulle opere pie, cui fece seguito il regolamento esecutivo 27 novembre 1862. Tale legge si proponeva la regolamentazione delle istituzioni di beneficenza del Regno e, in particolare, di determinare a quali istituti competesse il diritto di estendere la propria azione sulla carità pubblica, senza invadere il campo delle istituzioni private e temporanee o di altri poteri dello Stato, di assicurare il perdurare delle amministrazioni regolarmente esistenti, di dettare alcuni principi generali intorno al regime economico e alla contabilità, di stabilire i limiti e le forme della tutela demandata alle De- 19 ASDPv, Fondo parrocchie, Belgioioso, cart. 1 A 13. Il “Prospetto” è contenuto nel già citato volume “Belgioioso. Visite Pastorali. Inventari delle chiese e dei Legati”. – 28 – putazioni provinciali20. Molte responsabilità, per quanto riguardava l’applicazione della legge, erano conferite alle autorità civili a partire appunto dalle Deputazioni provinciali, dalle quali sarebbe dipesa in modo precipuo l’osservanza della legge, fino alle autorità comunali a cui sarebbe stato affidato il compito di denunciare tutte le istituzioni che avessero il carattere di opere pie21. In base a quanto disposto dall’art. 2 della detta legge e cioè che «sono pure soggetti alle disposizioni della presente legge gli Istituti di carità e beneficenza, quand’anche abbiano oltre a ciò uno scopo ecclesiastico, o siano retti nella parte 20 La Deputazione provinciale era un organo esecutivo della provincia e tutorio dei comuni e delle opere pie compresi nella sua circoscrizione; era presieduta dal prefetto ed eletta dal Consiglio provinciale. Con la legge 10 febbraio 1889, n. 5921 la tutela sugli enti locali venne trasferita alla Giunta provinciale amministrativa. La legge 3 agosto 1862 disponeva, all’art. 15, che alla Deputazione provinciale spettasse l’approvazione dei regolamenti d’amministrazione delle opere pie, i loro conti consuntivi, i contratti d’acquisto o di alienazione di immobili, l’accettazione o il rifiuto di lasciti o doni, le deliberazioni che comportassero la trasformazione o la diminuzione del patrimonio o che impegnassero le opere pie a iniziare liti non riguardanti l’esazione di rendite, i regolamenti determinanti i rapporti e le norme di operare di diversi istituti che, avendo uno scopo analogo, intendessero unire le loro amministrazioni, tenendone però distinto il rispettivo patrimonio. 21 Cfr. la circolare del Ministero dell’Interno 23 dicembre 1862, n. 163 pubblicata a corredo del testo legislativo in CARLO BELTRAMI, La legge sulle opere pie 3 agosto 1862 ed il relativo regolamento con note istruttive e commenti ad uso delle Amministrazioni e dei Segretari delle opere medesime, Saluzzo, 1871, pp. 5-10. – 29 – economica da persone o corporazioni ecclesiastiche sì regolari che secolari», anche la Causa Pia Canatera sarebbe stata subordinata alla normativa prescritta. Così recita infatti l’art. 1 dello Statuto organico della Causa Pia: «L’Opera Pia Canatera che ha sede in Belgioioso trae la sua origine dal Testamento del fu Conte Pietro Francesco Belgiojoso Barbiano in data 26 marzo 1689, ed oggi si regge secondo le norme tracciate dalla Legge 3 agosto 1862, e del relativo Regolamento 27 novembre dell’anno stesso»22. E agli artt. 2 e segg. si segnalava lo scopo di beneficenza, consistente nel distribuire a ragazze povere del comune di Belgioioso – la cui scelta era di competenza della Fabbriceria – un assegno dotale per consentire loro il matrimonio. Negli anni 1866 e 1867 furono pubblicate le leggi di soppressione degli enti ecclesiastici e sulla liquidazione dell’asse ecclesiastico23. L’art. 1, n. 6 della legge 15 agosto 1867 dichiarava che non erano più riconosciuti come enti morali, oltre ai benefici 22 Copie dello Statuto sono conservate in APB, cart. 46, fasc. 3. Per statuto organico si intendeva un regolamento in cui fossero dettate le norme relative alla fondazione o costituzione dell’opera pia, ai suoi mezzi e scopi e alla sua amministrazione. Tale è la definizione fornita nella circolare del Ministero dell’Interno 27 giugno 1863, n. 105, anch’essa pubblicata in CARLO BELTRAMI, op. cit., pp. 54-55. 23 Legge 7 luglio 1866 n. 3036 e legge 15 agosto 1867 n. 3848. I relativi regolamenti esecutivi furono approvati con i Regi Decreti 21 luglio 1866 n. 3070 e 22 agosto 1867 n. 3852. – 30 – semplici e alle prelature e cappellanie ecclesiastiche e laicali, anche «le istituzioni con carattere di perpetuità, che sotto qualsivoglia denominazione o titolo sono generalmente qualificate come fondazioni o legati pii per oggetto di culto, quand’anche non erette in titolo ecclesiastico, ad eccezione delle fabbricerie ed opere destinate alla conservazione dei monumenti ed edifizi sacri che si conserveranno al culto». E l’art. 2 stabiliva che «tutti i beni di qualunque specie, appartenenti agli anzidetti enti morali soppressi, sono devoluti al Demanio dello Stato»24. In base alla giurisprudenza la fondazione di cui si parla nel testo della legge sarebbe identificabile in «una istituzione generalmente di origine laicale, destinata in perpetuo ad uno scopo avente per oggetto il culto, la quale, se anche non fosse fornita di una perfetta personalità giuridica, doveva almeno presentare i requisiti rispondenti ad una autonomia materiale, cioè semplice segregazione dei beni destinati a tale scopo, senza tuttavia passare nel dominio dell’ente istituito»25. Il carattere di perpetuità, la destinazione ad oggetto di culto e l’autonomia materiale avrebbero dovuto identificare una fondazione di culto e chiarire «se la volontà del disponente dovesse interpretarsi come volontà diretta a fondare in perpetuo un ente per se stante ed avente finalità di culto, ovvero a fare una donazione modale o un semplice legato pio»26. 24 25 26 GIUSEPPE STOCCHIERO, op. cit., p. 395. VINCENZO POLITI, op. cit., p. 16. Ibid., p. 18. – 31 – Nacque allora una controversia tra la Fabbriceria e l’amministrazione delle Finanze sulla questione se la fondazione di Belgioioso si dovesse ritenere un ente autonomo e quindi colpito dalle suddette leggi. In una lettera dell’11 aprile 1868, inviata dalla Fabbriceria alla Deputazione Provinciale di Pavia, è evidente la preoccupazione generata dal fatto che l’Ufficiale Demaniale del Registro di Corteolona aveva avuto l’ordine da parte della Direzione del Demanio di Milano di prendere possesso dei beni e delle rendite dell’Opera Pia Canatera in forza e per effetto della legge sulla liquidazione dell’asse ecclesiastico del 15 agosto 1867 n. 3848. La Fabbriceria, nella lettera citata, sottolineava il fatto che l’Opera Pia Canatera, sebbene avesse carattere di beneficenza solo in minima parte, risultava amministrata con le norme della legge 3 agosto 1862 sulle Opere Pie e come tale doveva essere tutelata dalla Deputazione Provinciale. Anche per ciò che riguardava gli scopi di culto, alla Fabbriceria sembrava che l’Opera Pia Canatera non potesse rientrare nella categoria degli enti morali soppressi dalla suddetta legge e nemmeno in quella degli enti di cui era stata ordinata la conversione colla legge 7 luglio 1866 n. 3036, non essendo essa il risultato di una istituzione avente carattere di ente morale, ma di un semplice legato disposto dal testatore a beneficio della sua anima in perpetuo. Ciò si poteva argomentare dal fatto che l’amministrazione delle rendite fosse stata tenuta sempre dai discendenti del testatore e fosse passata alla Fabbriceria solo nel 1823, tramite accordi con la (e con l’accondiscendenza della) famiglia sud- – 32 – detta. Queste informazioni venivano fornite perché la Deputazione Provinciale si compiacesse «impartire in proposito quelle disposizioni che siino di norma alla scrivente in confronto dalla Direzione Demaniale ove venisse da questa richiesta della consegna dell’Amministrazione e di ciò che appartiene alla Pia Opera in questione»27. Il Prefetto, rispondendo alla Fabbriceria, affermò che prima di promuovere dalla Deputazione Provinciale le disposizioni richieste dalla Fabbriceria, era opportuno che la Fabbriceria deliberasse espressamente se intendeva fare opposizione in via giuridica alla ingiunta conversione e presentasse un motivato verbale con la documentazione relativa al passaggio dell’amministrazione nel 1823 dalla famiglia del testatore alla Fabbriceria stessa28. L’8 maggio 1868 venne indirizzata alla Fabbriceria la lettera del Ricevitore dell’Ufficio del Registro di Corteolona, nel quale era data notizia del giorno fissato per procedere alla presa di possesso dei beni della Causa Pia Canatera, come da incarico ricevuto dal Delegato Demaniale della Provincia di Pavia29. A questa lettera la Fabbriceria rispose di aver mosso rappresentanza alla Deputazione Provinciale con espressa deliberazione di opposizione all’ordine di presa di possesso dei beni e delle rendite della Causa Pia da parte della Fi- 27 28 29 APB, cart. 51, fasc. 1. Ibid. Ibid. – 33 – nanza. Pertanto avanzava la richiesta al Ricevitore di sospendere le operazioni fino a che fossero state impartite dalla Magistratura Provinciale le opportune istruzioni30. Dalla minuta del verbale della riunione della Fabbriceria, in data 11 maggio 1868, emerge la decisa volontà della Fabbriceria a volersi opporre, anche per via giuridica, all’ingiunzione del Demanio. Tra le considerazioni esposte dalla Fabbriceria si legge: «Considerato che il Legato disposto dal testatore Pietro Francesco Conte Belgioioso con suo testamento 26 marzo 1689 per la celebrazione di una Messa quotidiana in aurora ed in perpetuo a suffragio dell’anima sua, ancorché eretto in Opera Pia per la parte che assume carattere di beneficenza, non può realmente classificarsi quale istituzione separata di culto a sensi dell’art. 1, n. 6 della Legge 15 agosto 1867 ma risulta a comune giudizio non altrimenti che un semplice legato di culto uguale a tutti gli altri legati in amministrazione alla Fabbriceria per l’adempimento dei servizi divini ordinati dai rispettivi Fondatori; considerando che sebbene venne data a questa istituzione separata Amministrazione lacché dipende dalla parte di carattere benefico che vi è compreso, dessa non cessa pertanto di essere semplice legato a carico della Chiesa ed a lei in amministrazione come sopra si disse per le vigenti direttive»31. 30 Ibid. Ibid. Nel fascicolo dove sono conservati gli atti qui sopra citati è presente anche un parere giuridico datato Milano, 15 maggio 1868, sti31 – 34 – Nel rassegnare il verbale della riunione alla Deputazione Provinciale, la Fabbriceria sottolineò che nell’archivio della stessa e in quello del subeconomo dei benefici vacanti in Pavia non esisteva alcun atto precedente alla scrittura privata 17 maggio 1823 da cui si potesse rilevare la causa del trapasso dell’amministrazione del legato. Dalla qual cosa si desumeva che tale trapasso fosse avvenuto semplicemente in forza della generale disposizione che attribuiva alle Fabbricerie l’amministrazione dei legati di qualunque genere eretti nelle chiese parrocchiali32. Il 28 maggio 1868 il Ricevitore dell’Ufficio del Registro affermò di non potersi assumere la responsabilità di dilazionare ulteriormente la presa di possesso della sostanza dell’Opera Pia33. Il Regio Demanio con verbale 17 luglio 1868 prese possesso dei beni costituenti il legato per la parte devoluta a scopo di culto e rappresentati da cartelle del debito pubblico e livelli, in base alla legge 15 agosto 1867 n. 3848 e nei modi stabiliti dal regolamento 22 agosto 1867 n. 3852; ma poco dopo, a seguito delle rimostranze della Fabbriceria, fu lato da un avvocato che si firma G. Casanova, che era stato interpellato per rispondere al quesito se le leggi 7 luglio 1866 n. 3036 e 15 agosto 1867 n. 3848 potessero ritenersi applicabili alla Causa Pia Canatera. L’avvocato sosteneva che la Causa Pia Canatera non poteva essere considerato un ente morale ecclesiastico e pertanto non potevano essere applicate nei suoi confronti le leggi suddette. 32 APB, cart. 51, fasc. 1. 33 Ibid. – 35 – costretto a rilasciarli con verbale 15 aprile 1869, in esecuzione del Dispaccio Ministeriale 23 marzo 1869, n. 201595109. Si dichiarò infatti che il conte Pietro Francesco Barbiano di Belgioioso non aveva fondato un “legato autonomo per oggetto di culto”, ma aveva operato una “trasmissione di sostanza in proprietà della Confraternita del Santissimo Sacramento nella chiesa di Belgioioso con oneri di culto e di beneficenza” e pertanto una tale disposizione testamentaria doveva essere esente da soppressione34. Il 9 febbraio 1874 il Ricevitore dell’Ufficio del Registro di Corteolona trasmise alla Fabbriceria un comunicato dell’Intendenza di Finanza inoltrato al detto Ufficio in data 24 gennaio 1874. Dopo aver dato disposizione perché le pratiche relative alla ricognizione della natura dell’Opera Pia Canatera, momentaneamente esente da soppressione, fossero lasciate pendenti, in attesa di ulteriori istruzioni e provvedimenti, il Demanio aveva infine riconosciuto l’Opera Pia come “autonoma” e di “natura mista”, cioè un’istituzione di culto mista a beneficenza, provocando così l’annullamento del rilascio dei beni35. Di nuovo, quindi, con verbale di presa di possesso 2 marzo 1874 del Procuratore del Registro di Corteolona, il Demanio si impossessò dei diretti domini e degli affitti perpetui facenti parte del legato, che furono venduti col ricavo di lire 699.09 di rendita del debito pubblico. 34 35 Ibid. Ibid. – 36 – Su questa rendita fu imposta la tassa straordinaria del 30% e fu intimato alla Fabbriceria il pagamento di lire 1171.67 per arretrati della tassa36. La Fabbriceria si oppose all’ingiunzione di pagamento, lamentando che, dopo l’avvenuta soppressione della Causa Pia Canatera per la parte di culto, essa aveva cessato di esistere quale rappresentanza di quest’opera pia37. Il Ricevitore dell’Ufficio del Registro di Corteolona ribattè che l’Intendenza di Finanza aveva ordinato la continuazione degli atti fiscali nei confronti della Fabbriceria, la quale, se dichiarava di non essere l’attuale rappresentante dell’Opera Pia, non poteva tuttavia disconoscere di averne avuta l’am- 36 Una rendicontazione delle risultanze attive e passive dell’Amministrazione della Causa Pia Canatera al 2 marzo 1874 fu trasmessa dal Ricevitore dell’Ufficio del Registro di Corteolona il 28 dicembre dello stesso anno. L’annua rendita dei beni passati all’Amministrazione del Fondo per il Culto ammontava a lire 699.09; lire 209.73 rappresentavano la cifra da prelevarsi a saldo della tassa del 30% con godimento a favore del Demanio a partire dal 1° marzo 1875. Da una somma di lire 1362.08, corrispondente alle rate arretrate della tassa del 30% per il periodo compreso tra il 4 settembre 1867, giorno in cui entrò in vigore la legge 15 agosto 1867, e il 1° marzo 1874, detratte lire 86.06 pervenute all’Amministrazione del Fondo per il Culto come quota eccedente quella ad essa dovuta nell’annata di “promiscuo godimento” e ulteriori lire 104.35 quali “abbuono sulla ritenuta per ricchezza mobile afferente il 30% sul consolidato”, si arrivava ad un debito pari a lire 1171.67 a carico della Fabbriceria per il quale era sollecitato il pagamento. Cfr. APB, cart. 51, fasc. 1. 37 Cfr. lettera della Fabbriceria al sindaco di Belgioioso datata 19 marzo 1876 in APB, cart. 51, fasc. 1. – 37 – ministrazione nel periodo dal 4 settembre 1867, data in cui entrò in vigore la legge 15 agosto 1867, al giorno precedente la presa di possesso38. Dal 1874 fino al 31 dicembre 1882 il Demanio pagò annualmente alla Fabbriceria lire 379.97 per la celebrazione della messa quotidiana, ma sospese ogni pagamento dal 1° gennaio 188339. 38 Cfr. lettera del Ricevitore dell’Ufficio del Registro di Corteolona alla Fabbriceria datata 10 aprile 1876, nella quale si dà notizia della nota dell’Intendenza di Finanza 30 marzo 1876 n. 9378-1348, in APB, cart. 51, fasc. 1. 39 L’informazione si ricava dal carteggio che precede cronologicamente la citazione in tribunale del Demanio da parte della Fabbriceria e dall’esposizione degli antefatti della vicenda della Causa Pia Canatera negli atti del processo, conservati nell’Archivio parrocchiale. Il 19 giugno 1874 il Ricevitore del Registro di Corteolona scriveva alla Fabbriceria che, per corrispondere al sacerdote che celebrava le messe del legato l’assegno dovutogli, occorreva eseguire il riparto dei redditi e delle spese dell’anno in corso. Pertanto si inoltrava un progetto di riparto perché ne venisse ratificata l’accettazione. Nella minuta della risposta della Fabbriceria, datata 25 giugno 1874, viene stilata una distribuzione delle rendite, con la postilla che un progetto di riparto portante “gli assegni in diversa misura” non sarebbe stato accettato. La Fabbriceria, si dice nella lettera, aveva consegnato al Demanio per la parte di culto una rendita annua di lire 592.24 costituita da cartelle del debito pubblico e da partite di canoni livellari, dedotte l’imposta di ricchezza mobile e le spese di amministrazione. Questa rendita netta era destinata alla celebrazione della messa quotidiana e ripartita per lire 556.88 al sacerdote celebrante, lire 4.84 al sagrestano e lire 30.52 alla Fabbriceria per le spese di manutenzione delle messe. Il 29 dicembre 1874 il Ricevitore comunicava alla Fabbriceria che l’Amministrazione del Fondo per il – 38 – Rivolgendosi alla Deputazione provinciale in data 1° giugno 1884, la Fabbriceria sostenne che il Demanio aveva incamerato una rendita di lire 699.09, quando, al tempo dell’istituzione del legato, la dotazione dell’assegno di culto era di lire 360; pertanto reclamava la restituzione di lire 339.09, spettanti di diritto alla parte di beneficenza dell’Opera Pia; espresse il suo disappunto per la sospensione dell’assegno e richiese l’autorizzazione dell’autorità tutoria, prima di intraprendere la pratica con il Demanio, ed eventualmente un procedimento giudiziario40. Dopo un dibattito epistolare tra la Fabbriceria e l’Intendenza di Finanza relativa all’ammontare della somma appresa Culto non aveva nessuna difficoltà a conferire ad essa l’incarico di far celebrare la messa quotidiana dal giorno della presa di possesso dei beni in avanti, mediante la corresponsione di un assegno di lire 379.92 (corrispondente alla rendita netta annuale della Causa Pia dedotti la tassa del 30% e altri gravami; si noti qui incidentalmente che tale cifra è leggermente diversa da quella che compare nella maggior parte della testimonianze documentarie dell’Archivio parrocchiale che la citano, cioè lire 379.97), che sarebbero state pagate semestralmente, con decorrenza al 30 giugno e al 31 dicembre di ogni anno, dietro presentazione del certificato di eseguita celebrazione. La Fabbriceria però risultava debitrice, come già ricordato, della somma di lire 1171.67 nei confronti del Demanio: se la Fabbriceria non avesse voluto pagare subito il suo debito, sarebbe stato il Ministero per il Culto a prendere disposizioni per il recupero della somma. Cfr. APB, cart. 51, fasc. 1. 40 APB, cart. 51, fasc. 1. La Prefettura di Pavia approvò la volontà della Fabbriceria e sottolineò che, qualora si facesse ricorso per vie legali contro il Demanio, si sarebbe dovuta presentare una regolare e motivata deliberazione all’autorità tutoria per l’autorizzazione voluta dall’art. 15, n. 4 della legge 3 agosto 1862 sulle Opere Pie. – 39 – dal Demanio41, l’Intendente fece notare che la somma di lire 360 per la celebrazione della messa disposta dal testato41 Fecero seguito all’invito del Prefetto (di cui alla nota precedente) le esplicite richieste della Fabbriceria, perché fosse restituita all’Opera Pia la parte di rendita incamerata in eccesso, con le annualità percepite dal Demanio dal gennaio 1874, e perché la rendita corrispondente alla somma che avrebbe costituito l’assegno del sacerdote, assegno non più corrisposto, fosse riversata e convertita negli scopi di beneficenza. L’Intendenza fece notare in proposito che la presa di possesso di lire 699.09 era stata fatta in base ad un conto prodotto dalla Fabbriceria per l’esercizio finanziario 1872, ricevuto dal Ministero dell’Interno. Da tale conto risultavano appunto in tale ammontare le spese per il culto, comprese le imposte gravanti sulla rendita stessa e le spese di amministrazione. Anche da un ulteriore documento presentato dalla Fabbriceria nei rendiconti finanziari risultava che l’ammontare degli oneri religiosi soddisfatti dalla Fabbriceria anteriormente al 1867 era di lire 592.24; se a tale somma si aggiungevano le imposte gravanti sulla rendita pubblica intestata all’ente e le spese di amministrazione, si arrivava alla conclusione che il Demanio, nell’attuare la presa di possesso, si era attenuto ai dati ammessi dalle persone che nel 1867 amministravano l’ente. Pertanto l’Intendenza invitava la Fabbriceria a fornire chiarimenti sull’incameramento di eventuali cespiti non destinati alle opere di culto. Quanto all’assegno riservato al sacerdote, esso era di pertinenza dell’Amministrazione del Fondo per il Culto ed era pertanto necessario rivolgersi ad essa. La Fabbriceria, ricordando la disposizione testamentaria che aveva fissato a lire 360 l’assegno per la celebrazione della messa, affermò che si era sbagliato ad istituire un conto diverso che servisse di base alla presa di possesso della sostanza dell’Opera Pia per la parte di culto, facendolo salire a lire 699.09 anziché lire 360. Deplorando che fosse stato compiuto un tale errore, chiese la rettifica del conto di liquidazione, in base al disposto della tavola di fondazione dell’Opera Pia e auspicò il riconoscimento della correttezza delle proprie richieste da parte dell’Intendenza e del Ministero dell’Interno. APB, cart. 51, fasc. 1. – 40 – re non era stata stabilita tassativamente, ma il conte aveva lasciato una certa discrezionalità nel prelievo di tale somma sulla base delle necessità dei tempi. Dai rendiconti che l’Intendente si era procurato, dal 1867 al 1872, risultava che per la celebrazione della messa si erogavano: lire 556.88 per il sacerdote, lire 30.52 per il servizio della messa e lire 4.84 per il sagrestano. In tutto erano lire 592.24. Se dalla rendita appresa dal Demanio di lire 699.09 si fossero dedotti la tassa di ricchezza mobile (lire 77.24) e la tassa del 5% per le spese di amministrazione (lire 31.09) si sarebbe ottenuta una rendita netta di lire 590.76, una cifra pertanto ancora inferiore a quella che effettivamente si erogava per gli oneri religiosi stabiliti dal fondatore. Di conseguenza l’Intendente invitava i fabbricieri a convincersi che il Demanio non aveva fatto altro in questa occasione che seguire scrupolosamente la legge42. La Fabbriceria credette opportuno coinvolgere nella difesa degli interessi della Causa Pia anche i discendenti del conte Pietro Francesco Barbiano di Belgioioso, riesumando la disposizione testamentaria che imponeva agli eredi del testatore la tutela e la difesa dei beni e dei diritti contemplati nel testamento, anche attraverso il ricorso giuridico. Di fronte alla fermezza del Demanio nei confronti delle pratiche avviate per il riscatto dei beni dell’Opera Pia Canatera, 42 Cfr. la lettera inviata dall’Intendenza di Finanza di Pavia in data 9 maggio 1885 al sindaco di Belgioioso e alla Fabbriceria in APB, cart. 51, fasc. 1. – 41 – la Fabbriceria, il 17 maggio 1886, chiese agli eredi del conte la tutela dei diritti che essa aveva acquisito43. La risposta pervenne dall’agente del conte Gaspare Melzi d’Eril, il quale dichiarò che il conte non intendeva far valere alcun diritto contro la presa di possesso eseguita dal Demanio e lasciava la municipalità di Belgioioso e la Fabbriceria libere di agire44. Una scrittura definita “relazione” dallo scrivente, l’allora parroco di Belgioioso Salvatore Bertolasio, datata 22 luglio 1886 e indirizzata ad un ecclesiastico non meglio precisato, elenca una serie di motivazioni di natura giuridica le quali avrebbero invalidato la presa di possesso dei beni dell’Opera Pia Canatera. In primo luogo, e tale argomentazione ritorna con insistenza nel corso della controversia tra la Fabbriceria e il Demanio, si afferma che l’incameramento delle sostanze del legato era contrario alle disposizioni testamentarie del conte Pietro Francesco Barbiano di Belgioioso, in quanto costui non aveva fondato un ente autonomo con carattere di perpetuità, ma aveva operato una trasmissione di sostanze in proprietà della Compagnia del Santissimo Sacramento con oneri di culto e beneficenza. A proposito poi del dubbio insorto intorno ai legati pii e alle fondazioni aventi oggetto di culto, che erano da ritenersi colpiti da soppressione in base al disposto dell’art. 1 della 43 APB, cart. 51, fasc. 5. Ibid. Il conte Gaspare Melzi D’Eril era figlio di Carlo e Carolina Barbiano di Belgioioso d’Este; costei era nipote dell’Alberico di cui è stato citato l’atto testamentario del 1809. 44 – 42 – legge 15 agosto 1867, lo scrivente rammenta il parere espresso dal Consiglio di Stato nella circolare 8 luglio 1868 n. 483 e adottato dai ministri delle Finanze e del Culto: «Che i legati pii e le fondazioni di culto, i quali non siano enti morali per sé stanti ed autonomi, ma sono invece oneri di altri enti morali, siano questi istituiti pure per oggetto di culto, ovvero per oggetto di beneficenza od altro qualsiasi, non abbiano a considerarsi come aboliti». Viene ricordata anche una dichiarazione della Corte di Cassazione di Roma del 20 agosto 1884 che recita: «Per effetto del decreto legislativo del 26 maggio 1807 le Confraternite e tra esse quelle del Santissimo Sacramento vennero escluse dall’abolizione, e quindi confermarono la proprietà dei loro beni, quantunque passati in amministrazione alle fabbricerie delle chiese parrocchiali. Epperò quei beni sfuggono alle disposizioni delle vigenti leggi pel combinato disposto degli articoli 1 n. 6 delle legge 15 agosto 1867 e 1 della legge 11 agosto 1870»45. La sospensione dell’assegno per il coadiutore incaricato della celebrazione della messa disposta dal legato, sollecitò in prima istanza un tentativo di ricorso da parte del parroco di Belgioioso nei confronti dell’Amministrazione del Fondo per il Culto. Nella minuta di tale ricorso, conservata tra le carte dell’Archivio, il parroco fa istanza per il ripristino dell’assegno, sottolineando fra l’altro come una figura di coadiutore, che sarebbe stata inevitabilmente rimossa in 45 APB, cart. 46, fasc. 3. – 43 – mancanza di adeguati mezzi di sostentamento, si era resa necessaria ad una parrocchia che superava le cinquemila anime e che inglobava un certo numero di frazioni46. In data 31 agosto 1886, dalla Curia Vescovile di Pavia giungeva proprio un comunicato al parroco di Belgioioso perché invitasse la Fabbriceria e il comune di Belgioioso a provvedere al reintegro dell’assegno destinato al coadiutore incaricato della celebrazione della messa del legato, non più quotidiana, ormai, ma legata ai giorni festivi; tale sacerdote non aveva mezzi sufficenti per la sussistenza e sarebbe stato tolto dall’incarico se non fosse stato ripristinato uno stipendio idoneo47. Il sindaco di Belgioioso, Francesco Sargenti, mosso dall’intervento esplicito della Curia Vescovile, scrisse all’Intendenza Provinciale delle Finanze, il 6 novembre 1886, facendola edotta della situazione. La Giunta Municipale, diceva il sindaco, si era fatta premura di presentare questa urgenza al Consiglio Comunale, ma quest’ultimo, a motivo delle ristrettezze finanziarie, aveva deliberato, nella sua adunanza del 3 ottobre, di non poter iscrivere nel bilancio del comune anche un assegno a favore del coadiutore, pur essendo consapevole che già poteva essersi ingenerato malcontento nella popolazione. Pertanto si rivolgeva all’Intendenza pregandola di intervenire presso l’Amministrazione 46 Ibid. APB, cart. 51, fasc. 5. Prontamente il parroco, Salvatore Bertolasio, si fece dovere di trasmettere, in data 5 settembre 1886, alla Fabbriceria la dichiarazione della Curia. 47 – 44 – del Fondo per il Culto, onde provvedesse a ripristinare un assegno di circa lire 40048. Una nota dell’Intendenza di Finanza del 1° dicembre 1886 dichiarò, con l’intenzione di mettere a tacere le reiterate proteste, che le lire 379.97 erano state applicate a beneficio di altre chiese ben più bisognose che non quella di Belgioioso49. Il 22 dicembre 1886 il sindaco inoltrò la richiesta direttamente al Ministero di Grazia e Giustizia e per il Culto. Da questo documento, una minuta di lettera, siamo informati che l’Intendenza aveva riportato alla comunità di Belgioioso il rifiuto del ministero il quale «non credette di aderire all’istanza adducendo che la inversione della rendita appresa all’Opera Pia Canatera già ebbe luogo nei nuovi fini determinati dalle leggi eversive»50. Nuovamente rifiutato il ricorso per il ripristino dell’assegno, come apprendiamo da una lettera del 14 febbraio 1887 indirizzata al sindaco di Belgioioso da parte del Procuratore del Re51, il sindaco si rivolse, il 26 febbraio 1887, al conte Ber- 48 Ibid. Si ha notizia di questo documento nelle conclusioni pronunciate dall’avvocato Francesco Pezzali, patrocinatore degli interessi della Fabbriceria, nella causa civile sostenuta contro il Demanio. Cfr. APB, cart. 51, fasc. 1. 50 APB, cart. 51, fasc. 5. 51 Il Procuratore trasmise le decisioni del Ministero di Grazia e Giustizia e per il Culto, il quale si espresse sfavorevolmente all’istanza del sindaco «perché tale rendita essendo devoluta al Fondo per il Culto, al medesimo spetta[va] erogarla negli scopi determinati dalla legge». Cfr. sempre APB, cart. 51, fasc. 5. 49 – 45 – nardo Arnaboldi Gazzaniga, deputato al Parlamento nazionale di Roma. In questa lettera si ricostruiscono i tentativi dell’autorità civile di Belgioioso per ottenere il reintegro dell’assegno al coadiutore della parrocchia. Esponendo al destinatario della missiva le vicende a cui era andato incontro il legato testamentario di Pietro Francesco Barbiano di Belgioioso, il sindaco ebbe cura di sottolineare il rischio, per la parrocchia di Belgioioso, di perdere la figura del coadiutore ormai privo di mezzi di sussistenza, come aveva avvertito l’Ordinario diocesano nella lettera del 31 agosto 1886. Era stato chiamato a risolvere la situazione di emergenza anche il Consiglio Comunale del luogo, ma le condizioni gravose del suo bilancio avevano impedito che potesse deliberare alcuno stanziamento al riguardo. Lo scrivente si era rivolto allora all’Amministrazione del Fondo per il Culto, domandando il ripristino dell’assegno costituito con una parte delle rendite dei beni dell’Opera Pia Canatera e indebitamente sospeso sino all’anno 1883; ma anche questo dicastero non aveva preso in considerazione l’istanza. Da ultimo, in data 22 dicembre 1886, il sindaco aveva mosso supplica al Ministero di Grazia e Giustizia e del Culto, senza avere, ancora una volta, un riscontro favorevole. Il conte Arnaboldi Gazzaniga, nella sua qualità di rappresentante del collegio locale nel Parlamento, costituiva così l’interlocutore più influente e più autorevole in grado di intercedere a favore dell’Amministrazione di Belgioioso presso il Ministero. Il conte, nella sua lettera di risposta al sindaco di Belgioioso, affermò che il Ministero faceva conoscere che, essendo – 46 – la rendita di lire 400 devoluta al Fondo per il Culto, a quest’ultimo spettava erogarla, secondo gli scopi voluti dalla legge. Dopo questa dichiarazione, nella sua qualità di deputato, sarebbe stato per lo scrivente in contraddizione col mandato di legislatore avanzare ulteriori richieste. E prosegue: «Non è nuovo il caso di incameramenti di Opere Pie consimili, come non sono nuovi i dibattiti che spesso sorsero tra interessati e Governo, ma questi non può accordare in via di grazia, dove sussiste una legge che ne determina le modalità. Può darsi che l’interpretazione della legge a riguardo dell’opera pia Canatera sia stata troppo severa e che o per ragioni di fatto, di tavole di fondazione, ed altro, la rendita spetti al coadiutore, ma in questo caso non sarà mai colla domanda di grazia che si otterrà, ma per le vie legali e per mezzo dei competenti tribunali. A mio avviso quindi sarebbe molto opportuno ch’ella sentisse un avvocato, e a seconda delle probabilità di riuscita, vedere se le conviene tentare una causa». La controversia si spostò quindi dal campo amministrativo a quello giudiziario. La Fabbriceria ottenne l’autorizzazione a procedere in giudizio dalla Deputazione Provinciale di Pavia con i verbali 16 maggio e 11 luglio 188752. La Fabbriceria aveva inoltre avuto facoltà di rivolgersi alla Commissione per il gratuito patrocinio, presentando un certificato rilasciato dall’Agente delle Imposte Dirette e del 52 APB, cart. 51, fasc. 1. – 47 – Catasto di Corteolona, datato 5 giugno 1887, che attestava che l’Opera Pia Canatera non figurava nelle matricole dei possessori dei redditi fondiari e di ricchezza mobile e che si trovava in condizioni finanziarie da non poter sostenere un giudizio, e il certificato del sindaco di Belgioioso, datato 12 giugno 1887, attestante che la Fabbriceria si trovava nell’impossibilità di sostenere le spese della lite che intendeva promuovere contro il Regio Demanio per il recupero del patrimonio53. La causa civile sommaria fu discussa davanti al Regio Tribunale Civile e Correzionale di Pavia. La Fabbriceria parrocchiale di Belgioioso era rappresentata dall’avvocato Francesco Pezzali, in base al decreto 18 agosto 1887 n. 90 della locale commissione per il gratuito patrocinio e al mandato ad lites 29 agosto 1887, rogato dal notaio Giuseppe Ciniselli di Pavia; le Regie Finanze dello Stato furono patrocinate dall’avvocato Celso Albertario54. L’atto di citazione in giudizio della Fabbriceria contro il Demanio, rappresentato da Ferdinando Giorcelli, Intendente di Finanza della Provincia di Pavia, è datato 2 settembre 1887. Le parti in causa comparvero in tribunale il 19 dicembre 1887. Queste furono le richieste della Fabbriceria, avanzate dall’avvocato Pezzali: il Regio Demanio avrebbe dovuto con- 53 Ibid. La documentazione in copia dell’iter processuale è conservata nell’Archivio parrocchiale, nella più volte citata cart. 51. 54 – 48 – segnare alla Fabbriceria, amministratrice dell’Opera Pia Canatera, lire 699.09 di rendita del debito pubblico del Regno d’Italia con le rate semestrali degli interessi decorsi dal 1° gennaio 1874 in avanti, dedotti la tassa di ricchezza mobile e lo stipendio annuo di lire 379.97, corrisposto dal Regio Demanio alla Fabbriceria dal 1° gennaio 1874 al 31 dicembre 1882 per la celebrazione delle messe; avrebbe dovuto risarcire i danni e gli interessi morali e materiali da liquidarsi in separata sede. L’avvocato Pezzali, per comprovare l’irregolarità dell’incameramento dei beni e delle rendite della Causa Pia da parte del Demanio e per delineare la natura di questo legato nei confronti delle leggi eversive, sottolineò, nella sua difesa, quanto esposto dall’art. 1 n. 6 della legge 15 agosto 186755. La non applicabilità di questo articolo al legato in oggetto, proseguiva l’avvocato Pezzali, era stata ribadita dalle affermazioni, già citate, del dispaccio ministeriale 23 marzo 1869 n. 20159-5109, con il quale si ordinava l’annullamento della presa di possesso: «il conte Pietro Francesco Barbiano di Belgioioso, col testamento 26 marzo 1689, non ebbe a fondare un legato au- 55 Il testo dell’articolo, già ricordato, afferma che non erano più riconosciuti come enti morali «le istituzioni con carattere di perpetuità, che sotto qualsivoglia denominazione o titolo sono generalmente qualificate come fondazioni o legati pii per oggetto di culto, quand’anche non erette in titolo ecclesiastico, ad eccezione delle fabbricerie ed opere destinate alla conservazione dei monumenti ed edifizi sacri che si conserveranno al culto». – 49 – tonomo per oggetto di culto, ma operò una trasmissione di sostanza in proprietà della Compagnia del Sacramento nella Chiesa di Belgioioso, con oneri di culto e beneficenza, la quale proprietà, per l’avvenuta soppressione di quella Compagnia, si trasferì nella Fabbriceria cogli obblighi imposti dal testatore». Un’ulteriore riprova dell’irregolarità della presa di possesso del legato è espressa da queste ulteriori parole dell’avvocato: «quando in una disposizione si impone l’obbligo della celebrazione di una messa quotidiana (come nel testamento Belgioioso) sempre che non vi sia l’erezione in Ente autonomo, né vi si parli di Cappellania, di dote, di presentazione, essa contiene un legato pio non soggetto a soppressione: ora, la semplice assegnazione dei diretti domini e fitti per la celebrazione di una messa quotidiana non costituisce né un beneficio, né una Cappellania al certo. Ed in vero: i Canonisti appellano beneficio il diritto attribuito ad un chierico durante la sua vita, sopra certi beni a cagione dell’ufficio suo spirituale di cui è incaricato dall’autorità della Chiesa – quando poi il Chierico è proposto dal Patrono, allora avvi la Cappellania ecclesiastica o laicale secondo che i beni stessi si trovino nel compendio del patrimonio del Diocesano, oppure in quello del Patrono – . Sono questi gli Enti aboliti perché autonomi, aventi una individualità propria, ma non la fondazione di una messa quotidiana la quale è un Legato semplice punto né poco compreso nel n. 6 del succitato art. 1, perché i beni del medesimo sono lasciati alla Parrocchia per ragione di culto, e costituiscono appunto quel patrimonio parroc- – 50 – chiale che viene amministrato dalla Fabbriceria non colpita dalla legge»56. In data 26 dicembre 1887 il Regio Tribunale di Pavia pronunciò la sentenza in base alla quale il Demanio fu obbligato a consegnare alla Fabbriceria della chiesa parrocchiale di Belgioioso, in qualità di amministratrice dell’Opera Pia Canatera, lire 699.09 di rendita del debito pubblico del Regno d’Italia, con le rate semestrali degli interessi decorsi dal 1° gennaio 1874 al 30 giugno 1888, dedotti la tassa 56 L’avvocato Celso Albertario, difensore del Demanio, aveva ribattuto alle ragioni dell’avversario che a dar vita ad una fondazione di culto autonoma era necessario il concorso di due semplici condizioni: la perpetuità dell’ufficio sacro e la dotazione, una rendita a carico degli eredi o di terzi individuati dal fondatore. Tali condizioni caratterizzavano anche il legato in causa. Tra l’altro due sentenze, una della Corte di Cassazione di Roma dell’8 febbraio 1883 e una della Corte d’Appello di Modena del 3 novembre 1883, avevano riconosciuto come legato pio autonomo a scopo di culto, e pertanto colpito dalla legge 15 agosto 1867, la clausola testamentaria per la quale fosse disposta la celebrazione in perpetuo di un determinato numero di messe. Rimaneva impregiudicata la questione se la Causa Pia Canatera si dovesse considerare un istituto di natura mista e di conseguenza fosse il caso di separare la parte del patrimonio destinata al culto da quella destinata invece alla beneficenza. Ma tale questione non era stata sollevata dalla Fabbriceria nell’atto di citazione e pertanto era lasciata irrisolta. L’avvocato comunque sottolineava che nel caso della Canatera lo scopo principale della fondazione era evidentemente quello di culto e per l’art. 2 della legge sulle Opere Pie 3 agosto 1862 la parte di rendita destinata alla beneficenza avrebbe dovuto essere separata e distintamente amministrata da quella destinata al culto. – 51 – di ricchezza mobile e lo stipendio annuo di lire 379.97 corrisposto dal Demanio alla Fabbriceria dal 1° gennaio 1874 al 31 dicembre 1882. Non furono accolte le richieste della Fabbriceria relative all’ottenimento di un risarcimento dei danni e interessi morali57. Il Demanio accettò gli effetti della sentenza tuttavia, avvertiva l’Intendenza di Finanza in una sua lettera del 15 marzo 1888, poiché erano coinvolte al riguardo due amministrazioni, quella del Demanio e quella del Fondo per il Culto, ci sarebbe voluto un po’ di tempo prima che fosse data piena esecuzione alla sentenza, dovendo applicare le norme del Regolamento della contabilità di Stato. Nel frattempo erano stati richiesti all’Avvocatura Erariale di Milano tutti i documenti relativi alla detta causa58. La riattivazione del legato ebbe luogo il 30 giugno 188859. 57 Il Tribunale fondò la sua sentenza anche sulle seguenti considerazioni. Il decreto 26 maggio 1807 aveva soppresso le società religiose, ad eccezione delle confraternite del Santissimo Sacramento, disponendo però che le loro rendite venissero amministrate dalle fabbricerie. Tali confraternite avrebbero dunque conservata la loro personalità giuridica e, pur private della facoltà di amministrare i loro beni, non sarebbero state private tuttavia della loro proprietà. Le rendite costituenti il legato in questione, anche se amministrate dalla Fabbriceria della chiesa parrocchiale di Belgioioso, appartenevano ancora alla Confraternita locale, quale ente conservato, e pertanto andavano esenti da sopppressione. Cfr. APB, cart. 51, fasc. 1. 58 APB, cart. 51, fasc. 1. 59 ASDPv, Fondo parrocchie, Belgioioso, cart. 1 A 13b, fasc. “Belgioioso documenti per legati 20/6-20/15”. – 52 – Il 22 settembre 1888 l’Intendenza di Finanza scriveva alla Fabbriceria dicendo che all’Avvocatura Erariale di Milano erano stati richiesti gli atti relativi alla vertenza e, appena fossero pervenuti, l’Intendenza avrebbe sollecitato il Fondo per il Culto perché disponesse il pronto pagamento di quanto dovuto alla Fabbriceria, pagamento che avrebbe già dovuto aver luogo se non fosse stata fatta opposizione alla liquidazione60. L’Amministrazione della Causa Pia, con istanza datata 5 marzo 1889, aveva presentato alla Deputazione Provinciale di Pavia alcuni quesiti allo scopo di avere una guida per il riparto, tra gli scopi di culto e quelli di beneficenza, della somma di lire 3200: tale cifra rappresentava la rendita, depurata dalle spese giudiziali, accumulatasi durante il tempo in cui il patrimonio dell’Opera Pia era stato tenuto in amministrazione dal Demanio61. 60 APB, cart. 51, fasc. 1. La Fabbriceria, riassunti nella sua esposizione alla Deputazione Provinciale gli esiti della sentenza, esprimeva il dubbio che l’autorità ecclesiastica vantasse la pretesa di un’elemosina che sarebbe spettata per la celebrazione della messa dal 1°gennaio 1883 al 30 giugno 1888 non sulla base dell’annualità liquidata dal Demanio in lire 379.97 ma sull’annualità che la Fabbriceria corrispondeva al sacerdote prima dell’incameramento dei beni, cioè lire 556. Non si trovava in atti, continuava la Fabbriceria, alcun documento che indicasse l’epoca e le ragioni per le quali fu stabilita in tale misura l’elemosina per la celebrazione delle messe, ma stava di fatto che dal 1852 al 1873 erano sempre state pagate al sacerdote lire 556. La scrivente non era pienamente persuasa che al sacerdote competessero (e l’Amministrazione 61 – 53 – La Deputazione Provinciale analizzò le questioni sottoposte nella sua adunanza del 1° maggio 188962. Partendo dalla considerazione che l’espressione usata dal conte Pietro Francesco Barbiano di Belgioioso nel suo testamento a proposito del contributo per assicurare la celebrazione della messa, cioè “lire 360 più o meno secondo porterà il bisogno”, intendeva riferirsi alla variabilità dell’elemosina delle messe secondo i tempi e le disposizioni ecclesiastiche, si sottolineava che per i nuovi tempi lire 360 erano diventate insufficienti e l’aumento di tale cifra era dunque stata prevista dal testatore. Per rispondere al quesito se l’Opera Pia dovesse pagare al sacerdote celebrante lire 379.97 all’anno, quota versata dopo l’incameramento del patrimonio, oppure lire 556, somma a cui ammontava l’assegno al sacerdote prima del 1874, dovesse pagare) lire 556 invece delle lire 360, sembrandogli molto più prossima al disposto del testatore l’annualità fissata dal Demanio. Essendo tuttavia interessata nel riparto dell’indennità ottenuta la causa di beneficenza per le doti da distribuire alle ragazze povere di Belgioioso, prima di dare corso a delle pratiche in tal senso, la Fabbriceria desiderava conoscere il parere della propria autorità tutoria, in particolare sulle questioni: se fosse tenuta a pagare gli arretrati di elemosina dal 1° gennaio 1883 al 30 giugno 1888; in caso affermativo, se l’elemosina si dovesse corrispondere sulla base della somma pagata dal Demanio dal 1° gennaio 1874 al 31 dicembre 1882 in lire 379.97, oppure sulla base della somma di lire 556, versata precedentemente al 1874; infine se negli anni a venire si dovesse corrispondere nella misura di lire 556 oppure in quella di lire 379.97. Cfr. APB, cart. 51, fasc. 1. 62 APB, cart. 46, fasc. 3. – 54 – era necessario conoscere quale fosse l’elemosina stabilita dalla curia vescovile di Pavia per ogni messa quotidiana e quali fossero le basi su cui il governo aveva fissato la somma di lire 379.97 per elemosina delle messe dal 1° gennaio 1874 al 31 dicembre 1882 e l’Amministrazione dell’Opera Pia aveva determinato la somma di lire 556 all’anno. Considerato che l’istituzione del legato era stata ordinata specialmente a scopo di culto e che pertanto le messe dovevano essere celebrate anche nel periodo dal 1° gennaio 1883 al 30 giugno 1888, durante il quale invece erano rimaste sospese per la presa di possesso del patrimonio fatta dal demanio, e tenuto conto che la causa intentata dalla Fabbriceria aveva lo scopo di rivendicare il patrimonio dell’istituzione tanto riguardo al culto che alla beneficenza, la somma netta recuperata di lire 3200 doveva essere ripartita per gli scopi di culto, relativamente al periodo sopra espresso, e per gli scopi di beneficenza dal 1° gennaio 1874 al 30 giugno 1888. La Deputazione Provinciale riteneva che l’Amministrazione dell’Opera Pia dovesse pagare l’elemosina della messa quotidiana dal 1° gennaio 1883 al 30 giugno 1888 a condizione che fossero celebrate le messe rimaste sospese nei detti anni, con quella somma annua stabilita quando fosse stata fatta conoscere l’elemosina di ciascuna messa63. 63 Ibid. La Fabbriceria, il 12 maggio 1889, rispose che non sapeva come fosse stato stabilito l’assegno di lire 556 che si corrispondeva al sacerdote prima del 1874. Dai registri di amministrazione risultava che nel 1776 l’assegno era stato portato a lire 430, nel 1784 a lire 456.5, nel 1797 a lire 547.10, nel 1807 a lire 592, nel 1808 a lire 732. Proba- – 55 – Un mese dopo lo scambio di informazioni tra la Fabbriceria e la Deputazione Provinciale, nel quale la Fabbriceria non seppe dar ragione di come si era passati da un assegno di lire 360 a uno di lire 556 per il sacerdote celebrante ed ignorava il criterio su cui il Fondo per il Culto aveva fissato lo stipendio annuo di lire 379.97, intervenne la Giunta Provinciale Amministrativa di Pavia – tale organo era stato da poco istituito nel Regno ed aveva sostituito le Deputazioni Provinciali in alcune loro funzioni64 – la quale, sempre in merito alle questioni sollevate dalla Fabbriceria, affermava di non avere né l’autorità, né la competenza per determinare l’annuo corrispettivo necessario all’adempimento dell’onere di culto. Per lo stretto vincolo esistente tra lo scopo di culto e quello di beneficenza nell’istituzione del conte Pietro France- bilmente in seguito, ipotizzava, la «traduzione delle monete eseguita nei cambiamenti di tariffa avvenuti dal 1815 al 1860 portò la cifra alle lire 556». Neppure sapeva come mai il Demanio, dopo la presa di possesso, avesse pagato al sacerdote dal 1° gennaio 1874 fino a tutto il 1882 lire 397.97, ma credeva che l’assegno fosse stato così ridotto per l’applicazione della tassa di conversione a norma della legge 15 agosto 1867. 64 La Giunta Provinciale Amministrativa venne istituita con legge 30 dicembre 1888, n. 5865 e rappresentava, nel quadro della riforma degli istituti di giustizia amministrativa del nostro paese, il giudice amministrativo di primo grado con competenza provinciale. Un profilo istituzionale completo di quest’organo di governo è consultabile nelle schede compilate per il progetto Civita. Le istituzioni storiche del territorio lombardo nel sito <http://plain.unipv.it>. – 56 – sco Barbiano di Belgioioso, essendo destinato alla beneficenza solo il reddito in avanzo, dopo l’adempimento del primo scopo, essa non poteva che suggerire la corresponsione, per l’onere religioso, dell’assegno che già era corrisposto dal Fondo per il Culto. Tuttavia, aggiungeva che «considerato in via di massima sia per quanto concerne il riparto di dette lire 3200 sia per quanto s’attiene alla partizione in futuro della rendita dell’Opera Pia fra lo scopo di culto e quello di beneficenza», la Fabbriceria non doveva dimenticare che l’incameramento e la conseguente diminuzione di rendita dell’istituzione erano avvenuti unicamente per il prevalente carattere di istituzione di culto e sarebbe stato ingiusto che le conseguenze di detto minor reddito ricadessero sull’Opera Pia, mentre essa, in qualità di istituzione di beneficenza, sarebbe stata immune dall’incameramento e dalla conversione. Pertanto consigliava di «rivolgere in aumento di patrimonio le lire 3200, avanzo nitido della rendita pagata dal Regio Demanio»65. L’Opera Pia Canatera fu interessata anche dalla legge 17 luglio 1890, n. 6972, dettante norme sulle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza, la quale, all’art. 91, af- 65 APB, cart. 46, fasc. 3. Il 24 giugno 1889, in risposta alle richieste del parroco, la Fabbriceria dichiarava di non poter aderire alla domanda di corrospondere l’indennità di lire 2654.30 pretesa per la celebrazione della messa quotidiana dal 1° gennaio 1883 al 30 giugno 1888, poiché l’autorità tutoria aveva consigliato di destinare gli arretrati della rendita dell’Opera Pia in aumento del patrimonio. Cfr. APB, cart. 51, fasc. 1. – 57 – fermava: «sono equiparati alle istituzioni pubbliche di beneficenza, e soggetti a trasformazione […] le opere pie di culto, lasciti o legati di culto; esclusi quelli corrispondenti ad un bisogno delle popolazioni, ed egualmente esclusi quelli che facciano o possano far carico ad enti ecclesiastici conservati, al demanio, al fondo per il culto, ai patroni, o agli economati generali dei benefici vacanti». La Congregazione di Carità di Belgioioso66, nella sua adunanza del 19 giugno 1891 aveva deliberato il concentramento di una serie di opere pie amministrate dalla Fabbriceria, tra le quali l’Opera Pia Canatera, il cui patrimonio consisteva allora in due canoni livellari di lire 10.64 e lire 20.48 e in una rendita annua sul debito pubblico del Regno pari a lire 733. Il Consiglio comunale, il 4 settembre dello stesso anno, aveva espresso voto favorevole alla predetta deliberazione. Respinti i ricorsi presentati dalla Fabbriceria e dal parroco67, la Congregazione di Carità stabilì che le opere pie in que- 66 Le congregazioni di carità furono istituite ufficialmente in ogni comune dalla legge 17 luglio 1890 n. 6972, art. 3. Ad esse erano devoluti i beni destinati ai poveri. Le loro funzioni consistevano essenzialmente nell’assumere la tutela delle istituzioni pubbliche di assistenza e di beneficenza, delle opere pie e degli enti morali che avessero come fine, in tutto o in parte, di assistere i poveri. Cfr. GIUSEPPE STOCCHIERO, op. cit., p. 376. 67 La Fabbriceria, nel ricorso del 29 gennaio 1892 alla Prefettura di Pavia, faceva notare, relativamente all’Opera Pia Canatera, che la somma destinata alla beneficenza, cioè alla formazione di doti per giovani nubende, era del tutto “eventuale”. Infatti lo scopo prioritario del – 58 – stione sarebbero passate ad essa con l’eccezione dell’Opera Pia Canatera, solo però nella parte relativa al culto, cioè alla celebrazione della messa quotidiana68. In una lettera indirizzata alla Curia Vescovile di Pavia, datata 12 settembre 1890, la Fabbriceria, dopo aver fatto riferimento alla vicenda giudiziaria, nella quale il Tribunale di Pavia aveva condannato il Demanio a ricostituire il legato e a rifondere le annualità arretrate, dichiarava di legato era la celebrazione delle messe, mentre alle doti era riservata la somma “eventualmente” residua. La legge 17 luglio 1890, all’art. 59, capoverso f, stabiliva che non erano soggetti a concentramento nelle congregazioni di carità «gli istituti di beneficenza di ogni specie, mantenuti principalmente col mezzo di volontarie sottoscrizioni od oblazioni, o di altre entrate eventuali». L’assegno per il sacerdote si aggirava, all’epoca, intorno alle lire 700, poiché la Curia vescovile aveva stabilito un’elemosina di lire 1.30 per le messe quotidiane feriali e lire 5 per le messe festive. Una somma modesta per un sacerdote che non potesse ricevere altre messe avventizie e che pure, a detta della Fabbriceria, si era accontentato anche di meno, pur di continuare la dotazione alle fanciulle povere. La stessa Giunta Provinciale Amministrativa si era astenuta dal fissare una cifra per lo stipendio al celebrante, demandando la questione alla Curia vescovile. Nelle condizioni di allora ben poco risultava quindi l’avanzo delle rendite da destinare alla beneficenza, tenuto conto anche delle tasse e delle spese di amministrazione. All’art. 91, capoverso 3, poi, la legge citata dichiarava che erano esclusi dal concentramento i lasciti e legati di culto corrispondenti ad un bisogno delle popolazioni e non si poteva negare, secondo la Fabbriceria, la necessità di quella celebrazione quotidiana e della presenza di un sacerdote coadiutore nella numerosa parrocchia di Belgioioso. Cfr. APB, cart. 6, fasc. 17. 68 APB, cart. 6, fasc. 17. – 59 – aver ottenuto, dedotte le spese processuali, lire 2889. Stante la disposizione testamentaria relativa all’erogazione dell’avanzo alle povere nubende, aveva elargito alle medesime lire 336, prelevandole dalla suddetta somma. Inoltre a compensare il disturbo del coadiutore per le messe celebrate a comodo della popolazione, benché non vincolate dall’applicazione, corrispose al medesimo lire 230. Altra somma fu adoperata per la sistemazione della chiesa che necessitava di interventi. La Fabbriceria si trovava così a dover rifondere ancora per il legato lire 1762.03. Non le rimaneva disponibile che un libretto della Cassa di Risparmio di lire 560.97, che fu trasmesso alla Curia a parziale adempimento del legato. Si chiedeva perciò la dispensa di tutte le messe che si dovevano celebrare dall’epoca dell’incameramento alla regolare riattivazione del legato (dedotte quelle che si sarebbero potute celebrare con la somma del libretto) o almeno una larga riduzione69. Una lettera della Sacra Congregazione del Concilio, datata 17 novembre 1890, espresse l’accettazione della dispensa dalle messe che avrebbero dovuto celebrarsi per lire 1762.03, imponendo però alla Fabbriceria l’obbligo di versare alla Curia, oltre alle lire 560.97 già consegnate, altre lire 290 per la celebrazione di messe a scarico del legato in aggiunta alle messe che si sarebbero celebrate per lire 69 ASDPv, Fondo parrocchie, Belgioioso, cart. 1 A 13b, fasc. “Belgioioso documenti per legati 20/6-20/15”. – 60 – 560.97, all’elemosina sinodale di lire 1.30. In più si accordava una sanatoria per qualunque irregolarità l’Amministrazione della Chiesa di Belgioioso potesse aver commesso nell’erogazione delle lire 2889. La Curia vescovile di Pavia, in data 27 dicembre 1890, trasmise le decisioni della Sacra Congregazione70. Nell’Archivio parrocchiale è presente un’effemeride redatta a partire dall’anno 1891 con la registrazione delle messe celebrate in adempimento del legato71. Le pagine iniziali di questo registro furono compilate dal parroco Angelo Scotti, il quale tracciò una sintesi della storia del legato, soffermandosi in particolare sulla vicenda giudiziaria, e da queste note introduttive veniamo informati della mancanza di effemeridi precedenti a questa, a partire dall’inizio del XIX secolo72. Il rendiconto del parroco si collega poi alle disposizioni della Sacra Congregazione del Concilio del 17 novembre 1890, con le quali si richiedeva il versamento di lire 290 alla Curia vescovile, oltre alla somma già devoluta. In sostituzione del versamento, per concessione del vescovo Agostino Riboldi, il parroco di Belgioioso ottenne di poter celebrare 223 messe all’elemosina sinodale di lire 1.30. 70 Ibid. APB, cart. 7, reg. 2. 72 In archivio troviamo anche due effemeridi della messa quotidiana ordinata dal conte Pietro Francesco Barbiano di Belgioioso che vanno rispettivamente dal 1° maggio 1789 al 31 dicembre 1797 e dal 1° gennaio 1798 al 22 giugno 1806. APB, cart. 5, reg. 5 e cart. 5, reg. 6. 71 – 61 – Per l’anno successivo, il 1891, le messe da celebrarsi furono ridotte ai soli giorni festivi di precetto. Le registrazioni dell’effemeride proseguono fino all’anno 1917, per poi interrompersi e riprendere con l’anno 1935, epoca alla quale il numero delle messe annuali era sceso, per decreto vescovile, a venticinque. In data 29 dicembre 1954 una nota sottoscritta dal vicario generale Francesco Fasani dice: «Si applichino con la rendita di lire 548 N. 2 Sante Messe». Il 1954, ultimo anno di registrazione, riporta la celebrazione delle due messe, rispettivamente il 28 e 29 dicembre. – 62 –