GALLERIACONTINUA / Le Moulin Domenica 21 Ottobre 2007 dalle
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GALLERIACONTINUA / Le Moulin Domenica 21 Ottobre 2007 dalle
PRESENTAZIONE DEL NUOVO SPAZIO DEDICATO AI PROGETTI D’ARTE CONTEMPORANEA DI GALLERIA CONTINUA IN FRANCIA GALLERIACONTINUA / Le Moulin Domenica 21 Ottobre 2007 dalle 12 alle 16 1 AI WEIWEI DANIEL BUREN LORIS CECCHINI CHEN ZHEN BERLINDE DE BRUYCKERE CARLOS GARAICOA K ENDELL G EERS S UBODH G UPTA M ONA H ATOUM I LYA K ABAKOV A NISH K APOOR J ORGE M ACCHI S ABRINA M EZZAQUI H ANS O P DE B EECK L UCY + J ORGE O RTA L UCA P ANCRAZZI B RUNO P EINADO M ICHELANGELO PISTOLETTO SERSE NEDKO SOLAKOV PASCALE MARTHINE TAYOU YAN LEI ZHENG GUOGU ZHUANG HUI Indice GALLERIA CONTINUA in breve... 3 LE MOULIN DI BOISSY-LE-CHÂTEL 5 ARTISTI 7 INFORMAZIONI 20 CONTEMPORANEAMENTE... 21 2 GALLERIA CONTINUA in breve... UNA GALLERIA D’ARTE CONTEMPORANEA NEL CUORE DELLA TOSCANA Galleria Continua è nata nel 1990 a San Gimignano (in Italia) su iniziativa di tre amici: Mario Cristiani, Lorenzo Fiaschi e Maurizio Rigillo. Situata in una sala cinematografica degli anni ‘50, Galleria Continua ha scelto di iniziare la propria attività laddove nessuno la attendeva, lontano dalle grandi città, al di fuori di tutti i centri urbani ultra moderni, in un luogo, San Gimignano, carico di storia, atemporale, magnifico. Nuove possibilità di dialogo e di simbiosi sono così potute nascere tra geografie inattese, rurali, industriali, locali e globali, tra arte di ieri e di oggi, tra artisti di fama ed emergenti. La presenza in luoghi dimenticati, con un’anima ed una storia importanti, ha permesso a Galleria Continua di costruirsi un’identità centrata sull’idea di una creazione contemporanea esigente, capace di prodursi dove nessuno la attende, al di là dei limiti spaziali e temporali dei poli classici dell’arte contemporanea, fedele ad una dinamica in evoluzione perpetua ed interessata all’incontro tra l’arte ed un pubblico variegato. Da quasi venti anni Galleria Continua si è creata, tramite incontri ed esperienze, un’identità forte attorno a valori di generosità e di altruismo che sono le basi per le sue collaborazioni artistiche, per il suo rapporto con il pubblico e per la sua crescita. Continua è questo desiderio di continuità tra le epoche, questa aspirazione a scrivere una storia presente sensibile ad una creazione attuale che nutra il legame tra il passato ed il futuro, tra degli individui e delle geografie diverse ed insolite. Mario Cristiani, Lorenzo Fiaschi e Maurizio Rigillo sono inoltre gli ideatori di Arte all’Arte (1995-2005) che durante un decennio ha permesso a numerosi artisti contemporanei (Marina Abramovic, Cai GuoQiang, Olafur Eliasson, Loris Cecchini, Anish Kapoor, Daniel Buren, Jannis Kounellis, Tobias Rehberger, ecc.) di realizzare delle opere, per la maggior parte in situ, nel cuore della Toscana. Restano di queste esperienze una trentina di opere, ancora visibili in modo permanente in alcuni dei Comuni che hanno partecipato all’iniziativa. Un’installazione di Chen Zhen nello spazio di San Gimignano (2000) Mario, Maurizio e Lorenzo a San Gimignano 3 GALLERIA CONTINUA in breve... UNA GALLERIA PIONIERA IN CINA Fedele ad una dinamica in continua evoluzione e interessata all’incontro tra l’arte ed un pubblico variegato, Galleria Continua ha inaugurato quattro anni fa un nuovo spazio a Pechino, in Cina, con lo scopo di promuovere l’arte contemporanea internazionale laddove era poco visibile e di stimolare scambi inediti fra culture diverse. Galleria Continua a Pechino svolge un lavoro di mediazione culturale particolarmente intenso, offrendo la possibilità al pubblico cinese di visitare delle mostre nelle quali artisti internazionali riflettono sulle dinamiche dell’arte con progetti realizzati specialmente per quegli spazi. La sfida è doppia: una per l’artista straniero che espone in Cina, in un luogo singolare; l’altra per il visitatore, che accede ad universi culturali estremamente diversi. Questo interesse per la Cina è nato innanzitutto da due amicizie molto solide, quella con Chen Zhen e con Xu Min. Altri incontri hanno in seguito nutrito l’interesse per questo paese, dando vita a confronti e carteggi. Nel mese di aprile del 2004, Galleria Continua ha partecipato alla prima fiera d’arte contemporanea di Pechino. Poi, nel mese di novembre dello stesso anno, all’interno del 798 Art District (Ex798 Factory) – un luogo che accoglie in uno spazio industriale una comunità di artisti, galleristi e amanti dell’arte – Galleria Continua ha accolto i suoi primi ospiti per presentare il suo progetto. Il luogo (1000 m2 di superficie e 13 metri di altezza) non era ancora restaurato e ancora conserva il proprio stile Bauhaus anni ‘50. Nel maggio del 2005, Galleria Continua ha inaugurato la sua prima mostra, con 16 artisti originari dei cinque continenti. Si trattava, all’epoca, di una delle rare iniziative di una galleria occidentale in Cina. Da allora sono state presentate le opere di Chen Zhen, Daniel Buren, Loris Cecchini, Lucy + Jorge Orta, Pascale Marthine Tayou, Anish Kapoor e sono stati realizzati molti altri progetti che hanno trasformato questo spazio in una delle rare gallerie occidentali desiderose di presentare artisti di ogni parte del mondo. Scoprire nuovi artisti, costruire passerelle tra le zone di creazione e le varie culture, è oggi il motivo conduttore dell’attività di Galleria Continua a Pechino. Bambine cinesi che ballano in una scuola di Pechino Preparativi per la presentazione dello spazio a Pechino, prima dei lavori di ristrutturazione, il 13 novembre 2004 Un’installazione di Daniel Buren nello spazio di Beijing (2000) 4 LE MOULIN DI BOISSY-LE-CHÂTEL UN NUOVO APPUNTAMENTO Oggi, Galleria Continua si lancia in una nuova avventura ed apre a Boissy-le-Châtel, nella regione parigina, un luogo singolare dedicato alla creazione contemporanea. Le Moulin accoglierà varie volte l’anno progetti ed esposizioni di opere di grandi dimensioni. Lo spazio sarà aperto a tutti in occasione di appuntamenti eccezionali, dalla forma evolutiva. La prima edizione e l’inaugurazione avrà luogo domenica 21 ottobre e permetterà di esporre, in questa vecchia manifattura della Seine-et-Marne, alcune delle più belle opere degli artisti rappresentati da Galleria Continua che non sono state, per gran parte di esse, mai mostrate in Francia. Altre opere invece sono state realizzate e prodotte espressamente per Le Moulin. UN LUOGO ATIPICO Galleria Continua ha scelto di installarsi in Francia in un luogo dal carattere forte, scegliendo di conservare il nome abitualmente utilizzato per definirlo: “Le Moulin de Boissy”, luogo ben conosciuto nei dintorni. Questo vecchio conglomerato di edifici industriali riposa su fondamenta del XIV secolo. Il luogo era allora un mulino appartenente alla signoria di Boissy-le-Châtel. A partire dal 1833, Le Moulin si trasforma in una cartiera, nella quale vestiti grezzi venivano trattati e passati al buratto per essere trasformati in pasta di cellulosa. Ecco perché, alla fine degli anni ’70, si trovavano, sul sentiero della Bretonnière, cumuli di bottoni, vere e proprie testimonianze archeologiche dell’attività della cartiera, gettati là dagli operai. I tessuti erano tagliati, puliti e trasformati in pasta. Il tutto veniva poi condotto verso la tappa successiva del processo di preparazione della carta, su barche fluviali, fino al Moulin di Sainte-Marie (che si può intravedere dal Parco delle sculture). Il sito de Le Moulin di Boissy non fu solamente un luogo di lavoro e fatica che assicurava la sopravvivenza di tutti gli abitanti della valle, ma anche un luogo di sviluppo sociale e di apertura alla cultura. Per esempio, agli inizi del XX secolo, il direttore della cartiera adottò delle misure eccezionali per permettere ai suoi operai di visitare l’Esposizione Universale di Parigi del 1900: tre o quattro giorni di vacanza ed una somma in denaro furono concessi agli operai. Tra il 1955 ed il 1969, Le Moulin diventa una fabbrica di oggetti in plastica e, nel periodo dal 1972 al 2001, una falegnameria. Successivamente il luogo è stato completamente abbandonato. Riabilitato, oggi il sito è pronto ad iniziare la sua nuova vita artistica iscrivendosi in un contesto culturale forte a livello regionale, che va dalla creazione contemporanea emergente (Fattoria del Buisson) alla storia della pittura (Barbizon), fino al patrimonio francese (castelli di Fontainebleau e di Vaux-le-Vicomte) ed all’architettura (cioccolatiera Menier di Noisiel). Vista aerea de Le Moulin di Boissy-le-Châtel Le Moulin 5 LE MOULIN DI BOISSY-LE-CHÂTEL IL GRAND MORIN Le Moulin è situato sulle rive del Grand Morin, un fiume che ha la sua sorgente nella Marne e che attraversa poi terre verdeggianti ed ampie aree agricole. Questo corso d’acqua è sempre stato molto utile all’uomo: per garantire la sua difesa, per sviluppare le industrie, per trasportare le merci ed approvvigionare Parigi, per la pesca e la vagliatura. Le città che si trovano sulle rive del Grand Morin possiedono tutte dei mulini e delle concerie. La regione è quindi conosciuta sia per le sue cartiere internazionali che per i suoi rigogliosi campi che nutrono mucche e bestiame. Il patrimonio locale comprende inoltre tra le sue varie celebrità, i formaggi di Coulommiers e Bries! PRESTO UN PARCO NATURALE REGIONALE (PNR) Le Moulin di Boissy è situato in una regione campestre e verdeggiante. Al fine di preservare questi preziosi tesori che conservano l’aspetto rurale della regione l’Île-de-France, un nuovo progetto di Parco Naturale Regionale (PNR) è attualmente in fase di studio, nell’ambito di una politica di sviluppo sostenibile. Il perimetro del futuro PNR della Brie e dei due Morin delimita un territorio con una forte identità fluviale, accentrata sul Grand e Petit Morin. Sconfinando nelle regioni Champagne-Ardenne e Picardie, i contorni del PNR seguono la parte d’Île-de-France corrispondente al futuro perimetro del sistema della gestione delle acque dei due Morin, estendendosi fino alla Marne. La rete di zone umide, con i suoi stagni e le sue torbiere, costituisce un ambiente di notevole interesse ecologico e scientifico. In effetti, il fragile equilibrio di queste zone dipende essenzialmente dalla gestione locale delle acque, in particolare nei periodi di piena. Numerosi edifici ed oggetti protetti o tutelati dai Beni Culturali come monumenti storici, nonché il patrimonio tipico (chiuse, ponti, concerie, lavatoi, ecc.) ed Le Moulin di Boissy offrono al parco un interesse architettonico eccezionale. Questa zona protetta avrà come vocazione quella di valorizzare il patrimonio (culturale, naturale ed artificiale) e di favorire uno sviluppo economico e turistico rispettoso dell’ambiente. Con il parco della Brie e dei due Morin, la regione aprirà il suo 5° PNR. DELLE COLLABORAZIONI “IN LOCO” Al fine di aprire la creazione contemporanea a nuovi incontri e di incrociare arte, ambiente, gioventù e legami sociali, gli artisti Lucy + Jorge Orta hanno definito un protocollo di collaborazione a fini pedagogici con il Liceo Professionale Agricolo “La Bretonnière”. I due artisti di Galleria Continua, particolarmente impegnati negli scambi con il circondario, tessono così nuovi legami tra passato e presente. Un gruppo di studenti apprendisti, seguiti da un insegnante paesaggista, lavorano insieme a Lucy + Jorge Orta per concepire il Parco delle sculture de Le Moulin, situato sulla riva del Grand Morin. Sensibilizzati alla creazione moderna, i liceali lavorano in stretta collaborazione con gli artisti sulla trasformazione di un territorio, dal progetto alla sua concretizzazione, sulla gestione di uno spazio e sull’installazione delle future opere d’arte in un ambiente naturale. Questo processo ha come scopo quello di gettare nuovi ponti tra l’arte contemporanea ed un pubblico più largo possibile, di coinvolgere i giovani nella riabilitazione de Le Moulin di Boissy, luogo principe del patrimonio locale, di responsabilizzarli e di professionalizzarli. Creare dei legami umani e sensibili tra gli abitanti della regione e l’arte più emergente ed internazionale, attorno al sito atipico de Le Moulin, è sicuramente uno dei motivi ispiratori di Galleria Continua. Numerosi artigiani esperti (carpentieri, serramentisti, imbianchini, fabbri ferrai, ecc.), notabili, vicini... si sono dedicati con passione nella riabilitazione de Le Moulin. 6 Vista del fiume Le Grand Morin Campagna nei dintorni di Le Moulin ARTISTI 7 ARTISTI AI WEIWEI Nato a Pechino nel 1957, vive e lavora a Xinjiang in Cina. Ai Weiwei è uno tra gli artisti fondatori di uno dei primi movimenti d’avanguardia artistica cinesi chiamato “Le Stelle” (xing xing) nato alla fine degli anni settanta a Pechino. Dopo un periodo vissuto a New York, Ai Weiwei torna a lavorare come artista e come architetto nella sua città d’origine. L’arte per Ai Weiwei è un “gioco d’intelligenza” che lo porta a sperimentare smisurate forme espressive e a muoversi liberamente tra passato e presente, tra risorse culturali storiche ed attuali. Ai Weiwei gioca sul significato delle cose comuni distruggendone il significato stesso, in questo modo l’artista decompone oggetti e li ricompone dando vita a nuove forme e privando quindi l’oggetto del significato originariamente attribuitogli. Cubic Metre Tables, 2006 Legno di Huang Huali BERLINDE DE BRUYCKERE Berlinde De Bruyckere è nata nel 1964 a Gent (Belgio), dove vive e lavora. De Bruyckere lavora sulle sculture utilizzando la cera, il legno, la lana, la pelle ed i crini di cavallo. Modella delle figure intense che suggeriscono forme, umane ed animali, deformate. Queste figure sono spesso impersonali e frammentarie. La sofferenza, l’universo ricolmo di dolore dei lavori di De Bruyckere hanno attirato l’attenzione del mondo dell’arte internazionale all’inizio degli anni ’90. In questa prima fase della sua carriera, l’artista ha costruito dei rifugi, delle strutture precarie, transitorie, fatte di stracci intessuti, di pile di letti metallici e di coperte disparate; una riflessione sulla disperata ricerca umana del rifugio e della protezione. La produzione di De Bruyckere oggi si caratterizza per l’esplorazione degli opposti: la vita che vince sulla morte, la capacità dell’amore di redimere la violenza e le paure, il corpo violentato che simultaneamente si svela e si nasconde. Cariche di forza materiale e di sensualità, le sue sculture realizzate in cera o pelle di cavallo descrivono un mondo fatto di vittime e di orrori, ma anche di dignità umana, redenzione ed amore. De Bruyckere si fa ampiamente conoscere con la sua partecipazione alla 50a Biennale di Venezia, nel 2003. Da allora ha esposto in numerosi spazi pubblici e prestigiosi musei. Onschuld kan een hel zijn (L’Innocence peut être un enfer), 1995 Metallo, legno e coperte 8 ARTISTI DANIEL BUREN Daniel Buren è nato nel 1938 a Boulogne-Billancourt, in Francia. La prospettiva delineata dalla serie di finestre rettilinee della facciata dell’edificio industriale del Moulin è presa come pretesto da Daniel Buren per creare una nuova opera in situ. Declinando questo elemento architettonico del luogo, l’artista installa, perpendicolarmente rispetto alla linea formata dalle finestre, una successione di telai sospesi: “quadri colorati” fatti di trasparenza e geometria, in relazione gli uni con gli altri. L’intervento dell’artista - trasposizione del ritmo della facciata, frammentata e moltiplicata all’interno dell’edificio - crea, con l’intrusione e la declinazione cromatica, nuovi spazi e nuove composizioni in questo luogo immerso nella luce naturale. Il gioco della trasparenza, del riflesso, della traslazione del colore attua, mediante questo dispositivo, una complessità lieve. Photo-souvenir: il soffitto Arlecchino-griglia per cinque colori, 2003. Lavoro in situ, Galleria Continua, San Gimignano, 2003. Legno, specchio, plexiglas, vinile LORIS CECCHINI Nel lavoro di Loris Cecchini (Milano 1969) fotografia, disegno, scultura e installazione si fondono in una poetica unitaria dove la trasfigurazione è l’elemento cardine. Collages, multipli e dettagliati modelli architettonici, oggetti in gomma, roulottes reinventate e case sugli alberi, spazi strutturalmente distorti, coperture e superfici dalle trasparenze prismatiche sono i soggetti che ritroviamo nel suo lavoro. La varietà e la morfologia degli elementi si relazionano continuamente gli uni agli altri, in un continuo processo alternato di decostruzione e ricostruzione localizzato nell’interscambio tra realtà fisica dei materiali e presenza virtualizzata. Sia nelle fotografie che nelle sculture, la revisione di un’idea ampia di “modello”, passa per la rielaborazione di forme familiari del nostro quotidiano trasferite in una visione alterata che sfida la percezione dello spettatore. Tramite sottili elaborazioni in digitale, l’artista sovrappone brani di realtà a scenari fisici/virtuali ricostruiti tramite modelli in studio, creando situazioni diverse tra il plausibile ed il paradossale. L’idea di modellizzazione e di paradosso la ritroviamo anche negli oggetti replicati in scala reale e riprodotti in gomma uretanica grigia: come fantasmi e ombre del loro referente reale, gli oggetti appaiono inermi, come ripiegati su se stessi, ma allo stesso tempo assumono un carattere, un’ironia, che li rende meno oggetti e più umani. Monologue Patterns (out out spiffing circle fissures: shadow sequence), 2004 Acciaio, alluminio, PET, ruote 9 ARTISTI CHEN ZHEN Chen Zhen è nato a Shanghai in Cina nel1955. Nella città natale frequenta la Fine-Arts and Craft School e il Drama Institute dedicandosi alla scenografia. Trasferitosi a Parigi, tra il 1986 e il 1989 frequenta l’Ecole Nationale Supérieure des Beaux-Arts e l’Institut des Hautes Etudes en Arts Plastiques (del quale diviene poi insegnante). La sua attività artistica è costellata di riconoscimenti internazionali e borse di studio. Ha partecipato ad un centinaio di mostre personali e collettive nel mondo, diventando una figura importante nella scena artistica internazionale. Nel 1990 espone la sua prima serie di installazioni a Parigi; da quel momento si è interamente dedicato alla ricerca artistica attraverso tre grandi periodi importanti per la sua esperienza e la sua concezione artistica: dieci anni di Rivoluzione Culturale, dieci anni di Riforma della Cina e dieci anni di esperienza nel mondo occidentale. Il suo lavoro si occupa della relazione tra l’uomo, la natura e gli oggetti, dell’incomprensione e dell’incomunicabilità tra gli uomini e, infine, della meditazione e della terapia. Ma il suo lavoro si interessa anche dell’architettura e dell’urbanizzazione su scala globale. Muore a Parigi nel 2000. Fu Dao, Up-site-down Buddha/Arrival a good fortune (1997) è un’opera costruita in forma di tempio buddista coperto di bambù. Sotto questa volta frondosa sono sospesi diversi oggetti di recupero (frigoriferi, televisori...) e 50 piccoli Buddha rossi, a testa in giù. Qui Chen Zhen, fortemente segnato dall’esperienza della meditazione, si interroga sul destino della tradizione religiosa in una società dove niente è fatto per durare. Si domanda cosa resta della tradizione orientale “fare fortuna”, quando questa si mescola con le convenzioni, le credenze superstiziose e i rituali religiosi della società occidentale materialista. Si domanda pure qual è, nell’Asia contemporanea, la relazione tra Buddha e il divino o il denaro, la politica e il potere, la spiritualità. Fu Dao/Fu Dao, Upside-down Buddha/Arrival at Good Fortune, 1997 Metallo, bamboo, statuette di Buddha, oggetti vari CARLOS GARAICOA Nato nel 1967 a L’Avana, dove vive e lavora. Il lavoro di Carlos Garaicoa è una sorta di rappresentazione dell’inconscio sociale della città contemporanea, della caduta delle utopie e delle sue rovine attuali. Fin dagli anni ’90, esamina la realtà urbana della vecchia L’Avana nel periodo della sua obsolescenza. I suoi interventi fotografici ed architettonici modificano fisicamente il tessuto urbano, preservando così il ricordo di ciò che è stato abbandonato in seguito alla rivoluzione socialista cubana. Esempi di un passato coloniale e del vecchio stile di vita borghese, molti edifici de L’Avana sono diventati delle residenze, in seguito alla crisi politica ed al cambiamento sociale. Le rovine de L’Avana sono per Carlos Garaicoa i resti di un’architettura utopica che si riferiscono, non senza una certa ironia, all’architettura modernista americana: strutture universali, tempi, grattacieli, blocchi indipendenti e costruzioni sul modello dei grandi magazzini. Nell’era della richiesta crescente di modernità e di confort – processo che nega sempre la memoria, nel senso in cui nuove merci devono sostituire le precedenti – i progetti di Garaicoa si incamminano verso l’archeologia urbana, contravvenendo agli accordi promossi da un discorso politico egemonico che trascura e reprime il passato collettivo. Le sue opere transdisciplinari formano altrettanti approcci postconcettuali a soggetti diversi, come l’architettura, l’urbanistica, la politica, la censura o l’utilizzo della lingua e della letteratura nel mondo delle arti visive. Portrait (Europe), 2006 Monete, foto in bianco e nero, legno, PVC 10 ARTISTI KENDELL GEERS Nato nel maggio 1968 a Johannesburg, Sudafrica.Vive e lavora a Bruxelles, Belgio. Dalla fine degli anni ’80 Kendell Geers ha lavorato, spesso in modo controverso, sulla relazione tra arte concettuale e politica. In brevi interventi, performances che spesso durano anni, azioni pubbliche, e ampie installazioni, Geers ha creato un ampio spettro di azioni simboliche e reali che possono essere intese non solo come gesti di resistenza politica diretta, ma anche come tentativi di appropriarsi delle tradizioni concettuali dell’arte contemporanea. Alcuni lavori mostrano il doppio legame, fondamentale, con la conflittuale discendenza culturale di Geers dai dominatori coloniali. Tale legame, nonostante il suo attivismo anti-apartheid, reintroduce il ruolo dell’oppressore nella sua biografia. Altri lavori dell’artista implicano un coinvolgimento diretto dell’osservatore generando situazioni potenzialmente pericolose o tese. The Expulsion, 2005 Luce di Wood SUBODH GUPTA Subodh Gupta è nato nel 1964 a Khagaul, in India.Vive e lavora a Delhi. Figura emblematica di un’arte contemporanea indiana in piena vitalità, Subodh Gupta, attraverso le sue pitture, sculture, installazioni e video, interroga continuomente i rapporti tra l’arcaismo e le fantasie di modernità alle quali aspira la società. L’accumulo di elementi di vasellame ampiamente utilizzati nelle case indiane, allegramente straripanti da un secchio in acciaio inox dalle dimensioni smisurate, compone la scultura rutilante di Subodh Gupta che si afferma come un’allegoria paradossale della cultura e della società indiane che si evolvono oramai al ritmo sfrenato di un consumismo crescente. Immagine vana di un recipiente ripieno a sua volta di contenitori, l’opera appare come il riflesso perfettamente significativo dei turbamenti d’identità di una società in costante mutazione, dove si mescolano radici tradizionali e desideri modernisti rinnovati senza sosta. Senza titolo, 2007 Acciaio inox 11 ARTISTI MONA HATOUM Mona Hatoum è nata in una famiglia palestinese di Beirut nel 1952. Vive e lavora a Londra dal 1975. All’inizio, si era recata in Inghilterra per una visita, decidendo poi di restare al momento dello scoppio della guerra in Libano visto che era impossibile per lei tornare in patria. Dopo aver studiato presso il Byam Shaw e la Slade School of Art, Hatoum ha visto la sua popolarità crescere rapidamente nel corso degli anni ’80, grazie ad una serie di performance e di opere video attorno al tema del corpo. Dall’inizio degli anni ’90, la sua opera si è spostata sempre più verso l’installazione su ampia scala, con l’aspirazione di suscitare nello spettatore emozioni contrastanti di desiderio e disgusto, di paura e seduzione. Hatoum ha sviluppato così un linguaggio all’interno del quale gli oggetti quotidiani, familiari e domestici, come sedie, letti o utensili da cucina, si trasformano in oggetti estranei, minacciosi e pericolosi; lo stesso corpo umano diventa una sorta di intruso. Cube è una scultura in ferro battuto per la quale è stata utilizzata una tecnica intrecciata comune in epoca medievale per la costruzione delle griglie delle finestre. Si tratta di una gabbia senza entrata né uscita, un’opera che accenna ai materiali industriali ed alle forme ridotte del minimalismo, riferendosi implicitamente al corpo dell’artista, che ha determinato le dimensioni del suo spazio interno. Cube, 2006 Ferro ILYA KABAKOV Nato nel 1933 in Ucraina, sotto il regno staliniano dell’Unione Sovietica, Ilya Kabakov è considerato come uno dei padri dell’arte concettuale sovietica. Dal 1950 fino alla fine degli anni ’80 lavora a Mosca. Nel 1965 diventa membro dell’Unione degli artisti sovietici, decidendo di divenire un artista ufficiale, continuando però simultaneamente a portare avanti il suo lavoro parallelo. Debuttando come illustratore di libri per bambini, Ilya Kabakov inizia a creare i suoi primi lavori ufficiali, che chiama Disegni per me stesso, negli anni 1953-1955. Viene poi la sua serie di Album fittizi, durante gli anni ’70. Parte allora spesso da racconti o biografie immaginarie per narrare la storia dell’Unione Sovietica, che considera come la prima delle società moderne a crollare. Kabakov esamina di fatto l’URSS ed il suo potenziale fallimentare come un esempio di progetto utopico alla stessa stregua del capitalismo. Gli anni ’80 fanno posto ad un interesse crescente per l’installazione. The Rest before the road è un recinto per cavalli. Tre sfere, sculture bianche, geometrie minimali e/o concettuali, sono legate allo steccato come dei cavalli, riposandosi tranquillamente prima di rimettersi in cammino. Si può supporre che si tratti di una metafora comica sia dell’arte concettuale, che dell’opera d’arte in generale, che vive la sua vita e naviga ai quattro angoli del mondo, soffermandosi nei luoghi di esposizione. The Rest Before The Road, 2001 Legno, PVC, corde 12 ARTISTI ANISH KAPOOR Nato a Bombay (India) nel 1954. Vive e lavora a Londra. Anish Kapoor è senza dubbio una delle figure di maggiore rilievo nel panorama dell’arte contemporanea internazionale. Numerosi tra i più importanti musei del mondo hanno ospitato mostre monografiche a lui dedicate. Il suo lavoro è accolto con grande entusiasmo da critica e pubblico. Kapoor realizza opere destinate ad occupare un posto rilevante nella storia dell’arte. Un esempio tra tutti è la sua monumentale installazione alla Tate Modern: Marsyas. Nel 1990 Kapoor vince il “Premio Duemila” alla XLIV Biennale di Venezia e nel 1991 è insignito del Turner Prize. Dal 2001 è membro onorario del Royal Institute of British Architecture. Le sue opere sono esposte, fra gli altri, alla Tate Gallery, al MOMA, Museum of Moderm Art di New York, al Reina Sofia di Madrid e allo Stedelijk Museum of Modern Art di Amsterdam. Il percorso artistico di Kapoor si compone di due fasi complementari. Alla prima appartengono le opere dei primi anni ‘80: oggetti scultorei con forme tra l’astratto e il naturale, completamente ricoperti di pigmento puro il cui intenso colore nasconde l’origine dell’opera e suggerisce l’idea di sconfinamento. Negli anni ‘90 inizia ad esplorare quelle che possono essere riconosciute come le forme più peculiari del suo lavoro: sculture di dimensioni sempre più monumentali che mettono in scena il vuoto, reso tangibile mediante il riempimento di cavità o la penetrazione della materia. Lo stesso processo si ripete nelle opere video, in cui attraverso il colore e la luce (o la sua assenza) lo spazio si dilata e si restringe risucchiando lo spettatore fino a farlo sprofondare in una dimensione parallela. Wounds & Absent Objects, 2003 Videoproiezione JORGE MACCHI Jorge Macchi è nato nel 1963 a Buenos Aires, in Argentina, dove vive e lavora. Non è possibile distinguere delle linee stilistiche predeterminate nelle opere di Macchi; tutti i mezzi sono utilizzati come dei semplici strumenti, liberi, per esprimere una serie di idee. “La melodia aleatoria che può essere ottenuta incollando dei frammenti di titoli di giornale su un pentagramma, il testo disegnato dai rapporti di polizia e utilizzato come materiale principale per la costruzione di un pentagramma, dei chiodi in forma di nota – sono alcune delle opere per mezzo delle quali compone della musica e delle immagini... La realizzazione di opere che includono immagini e suoni è una caratteristica costante della sua produzione nel corso degli anni e coesiste accanto ai suoi altri testi, quelli fotografici o quelli ossessivi; dei rigorosi lavori su carta ...” (A. Rosenberg). “La parola chiave inerente alle opere di Macchi è il distacco... uno dei punti di forza della sua produzione è la rapidità e la chiarezza del suo pensiero... Il lavoro di Macchi, ridotto com’è all’elemento essenziale e spogliato di tutti i suoi fronzoli, produce lo stesso effetto formale della musica ...” (M. Gainza). Tevere, 2006 Cemento 13 ARTISTI SABRINA MEZZAQUI Sabrina Mezzaqui (nata nel 1964 a Bologna, vive e lavora a Marzabotto) concentra il proprio sguardo sulle cose più semplici della vita. Il suo è un lavoro riservato e solitario, fatto di gesti ripetuti, di tempi dilatati fino al punto di divenire una sorta di disciplina riflessiva ed auto imposta, una manualità esercitata nel tempo sospeso di un rituale. Per mezzo di gesti ripetuti e maniacali, agiti in un tempo sospeso, facendo riferimento ad una tradizione di riti secolari, Sabrina Mezzaqui crea delle installazioni dal potere seducente. Utilizzando dei materiali comuni come la matita, il pennarello, la carta, il vetro, le perle e le cartoline, l’artista trasporta lo spettatore in una dimensione dove le piccole cose, semplici e fragili, evocano le memorie lontane delle fiabe ed i gesti quotidiani acquisiscono, di fatto, l’aura di un rituale ereditario. La scrittura fa spesso parte dell’opera, recuperata o trasformata, per non dire semplicemente immaginata o negata nel taglio parziale del foglio, i cui brandelli cadono a terra, sospesi tra la persistenza e l’instabilità. Nelle sue installazioni, le proiezioni d’ombra, di luce o di immagini della realtà filmate con la videocamera, propongono delle suggestioni di grande forza. Il Senso dell’ordine, 2002 Pennarello nero su carta HANS OP DE BEECK L’artista Hans Op de Beeck (nato a Turnhout, in Belgio, nel 1969) lavora con diversi media costruendo e mettendo in scena luoghi urbani contemporanei e fittizi, situazioni e personaggi che all’occhio del visitatore risultano familiari. Questi includono spazi solitari propizi alla riflessione e spazi densi abitati di tanto di tanto da personaggi goffi che ci raccontano come viviamo, le strade che seguiamo e come, con grande inettitudine, cerchiamo di affrontare il tempo, lo spazio e l’alterità. Table (1) è l’evocazione di un tavolo abbandonato, costruito in scala 1:1,5 , che rimpicciolisce lo spettatore fino all’altezza media di un bambino di sette anni. La totalità dell’opera è dipinta di bianco, in contrasto evidente con gli avanzi di dolci, caffé e sigarette, resi così dettagliatamente da sembrare iperrealistici. L’effetto generale dell’installazione rievoca l’immagine di un sogno. Table (1), 2006 Installazione. Materiali vari 14 ARTISTI LUCY + JORGE ORTA Lucy Orta è nata in Inghilterra (Warwicksh) nel1966. Jorge Ortaè nato in Argentina (Rosario) nel 1957. Vivono e lavorano a Parigi. Fondato nel 1991 da Lucy e Jorge Orta con base a Parigi, lo Studio Orta opera nella ricerca e sviluppo per la realizzazione delle opere dei due artisti. Lucy e Jorge Orta lavorano insieme condividendo una linea comune di ricerca, e indipendentemente per quanto riguarda i progetti speciali. Attraverso tecniche diverse (scultura, object trouvé, sartoria, pittura, stampa, proiezione di luci), strategie comunicative (come la performance), interventi ed eventi pubblici, lo studio Orta tratta argomenti di grande attualità e importanza come quelli inerenti la comunità e il tessuto sociale, l’edilizia e l’habitat, il nomadismo e la mobilità, lo sviluppo sostenibile, l’ecologia e il riciclaggio. Tra i contributi più importanti a questi temi sociali e ambientali ricordiamo i progetti: Refuge Wear e Body Architecture, piccoli ambienti portatili a metà tra un abito e un’architettura; HortaRecycling, la catena alimentare nel contesto locale e globale; 70 x 7, il rituale del cibo e il suo ruolo nella comunità; Nexus Architecture, sistemi alternativi per ricostruire il legame sociale; Life Nexus, la metafora del cuore contro l’etica della biomedica sulla donazione degli organi; OrtaWater, la scarsità di questa risorsa vitale (l’acqua), i problemi scaturiti dall’inquinamento e dal controllo delle società che hanno limitato l’accesso per tutti all’acqua potabile. Urban Life Guard, 2007 Letto militare da campo, sacco a pelo, tessuti, cinghia, armatura in alluminio LUCA PANCRAZZI Nato nel 1961 a Figline Valdarno (FI); vive e lavora a Milano. L’artista nel suo lavoro ha sempre utilizzato molteplici mezzi espressivi che vanno dalla pittura alla fotografia, al video, alla scultura fino alle grandi installazioni. Il tema centrale della sua ricerca è il processo artistico in quanto tale. Lo sguardo, il superamento del limite tra dentro e fuori, lo sfalsamento del tempo e della percezione, scarti minimi e leggere variazioni, questi gli elementi attraverso i quali l’artista indaga il reale offrendoci nuove sfaccettate letture del paesaggio e della visione. L’opera di Luca Pancrazzi si basa sull’idea di un lavoro sempre in sviluppo grazie a uno scarto, mai chiuso sulla pretesa di un rispecchiamento o di una risposta definitiva (“metafisica” direbbero alcuni), decostruttivo ed endogeno, in crescita sulla capacità di differire, individuare e far funzionare, variare, lo scarto imprevisto. Questa chiave interpretativa permette di non chiudere a sua volta il lavoro di Pancrazzi negli schemi del cosiddetto Postmodernismo, a cui - per quanto i temi siano necessariamente almeno in parte riconducibili - non è riducibile e rispetto al quale rivendica un’autonomia ed un’originalità fin dall’inizio. Carborundum, 2002 Vetro, silicone, Renault Mégane 15 ARTISTI BRUNO PEINADO Bruno Peinado è nato a Montpellier, in Francia, nel 1970. Vive e lavora a Douarnenez, in Bretagna. L’artista opera attorno agli stili della vita quotidiana, esaminando le abitudini alimentari e culturali ed i sottoprodotti derivati dalla globalizzazione. Peinado si interessa da sempre alle sottoculture e si interroga sulla questione della necessità di una nuova identità individuale, comprensiva simultaneamente del concetto di diversità e del fenomeno dell’imprevedibilità. Per lui, il processo creativo implica l’esplorazione costante della cultura di massa, dei codici linguistici che organizzano il nostro tempo e degli stereotipi della società dei consumi. Prosegue nella sua logica di “creolizzazione”, come uno strumento capace di riappropriarsi e di mettere in relazione simboli ed immagini. Peinado crea delle installazioni fatte di segni presi in prestito alla vita quotidiana, ai giornali, alla musica, ai videogiochi ed alla televisione. Assembla dei disegni, degli oggetti, delle sculture, dei video e dei quadri realizzati su ogni tipo di supporto, aprendo delle strade inattese, dove la diversità è ricchezza ed inventare un nuovo mondo è una possibilità reale. La sua opera è una sorta di laboratorio sperimentale all’interno del quale è possibile eludere l’uniformità ed è permesso pensare ad un nuovo tipo di individualità. L’artista compie una specie di simbiosi tra suoni, mode, arti e desideri creando quell’identità artistica forte che lo caratterizza. Senza titolo, 2006 Alluminio intagliato, coltelli, seghe, asce MICHELANGELO PISTOLETTO Michelangelo Pistoletto, nato a Biella nel 1933, ha alle spalle più di quarant’anni di brillante attività nell’arte contemporanea. Il suo esordio risale alla fine anni ‘50 quando realizza i primi autoritratti. Nel 1961 stende una spessa coltre di vernice su una tela dipinta di nero facendola diventare specchiante. Tela e specchio si fondono, nasce la serie Il Presente. Dal ‘62 la figura umana viene ritagliata e applicata su lastre d’acciaio specchianti. Lo spettatore entra a far parte del quadro attraverso il proprio rispecchiamento. Dal 1965-67 realizza un insieme di lavori intitolati Oggetti in meno che rivelano l’irripetibilità di ogni singolo momento creativo. Nel 1968 fonda “Lo Zoo” gruppo con il quale si dedica alla interazione di diverse forme espressive che sfociano nell’azione teatrale. Negli anni ‘70 torna al tema della specularità con il ciclo Divisione e moltiplicazione dello specchio, fondato sulla scomparsa delle immagini e sulla dissezione delle superfici. Negli anni ‘80 si dedica alla scultura. Nell’opera L’architettura dello specchio (1990) approfondisce il tema dello specchio. L’opera è costituita da un’enorme specchiera incorniciata che l’artista ha suddiviso in quattro parti uguali. Lo specchio riflette e dunque contiene in potenza tutte le immagini possibili, cosicché ogni specchio può riflettere il mondo intero. È del 1996 un Metrocubo d’infinito, realizzato montando sei lastre di specchio rivolte verso interno. Lo svolgimento temporale dell’operazione rivela come, accostando successivamente una lastra all’altra, la possibilità di rifrazione delle immagini aumenta sempre più moltiplicandosi all’infinito. Fractal Black and Light, 2007 7 specchi incorniciati 16 ARTISTI SERSE Serse è nato a San Polo del Piave nel 1952.Vive e lavora a Trieste. I suoi paesaggi di onde increspate e piatte superfici rubate a scorci di laghi e fiumi sono visioni, attimi sospesi nel tempo, pause prive di suono. Serse racconta la natura in ogni suo aspetto, in ogni suo singolo respiro; il disegno è analitico, straordinariamente dettagliato, tirato al limite più estremo della rappresentabilità, tanto da giungere all’estremo opposto diventando così impercorribile, irrappresentabile, paradossalmente irreale. Serse in questo modo giunge al superamento del dato oggettivo; il soggetto, spogliato di ogni dinamicità, estraniato dal contesto, viene proiettato in una dimensione ‘altra’. Le immagini che l’artista ci regala sono esperienze dello sguardo, sono rappresentazione dell’idea del Sublime. Rigoroso, nei disegni di Serse, l’utilizzo del bianco e nero. Attraverso la semplice grafite l’artista dimostra di saper creare incredibili giochi di luce, sdoppiamenti, riflessi che si moltiplicano nelle infinite gradazioni dei grigi. Argento doppio, 2007 Foglia d’argento, grafite su legno NEDKO SOLAKOV Nedko Solakov (nato nel 1957 in Bulgaria, vive attualmente a Sofia) è una personalità affermata nel panorama internazionale dell’arte contemporanea. Solakov espone le sue opere in occasione di numerosi eventi e mostre tra le più importanti al giorno d’oggi, stuzzicando ogni volta la curiosità e causando sempre una squisita agitazione, dovuta alla sua ironia ed al suo senso della provocazione. Per esempio, chi ha potuto dimenticare l’installazione/performance prodotta in occasione della 49° Biennale di Venezia: A life (Black & White), in cui una stanza era dipinta in bianco e nero in modo ininterrotto? O, recentemente, la sua opera per la Biennale di Venezia 2007, Discussion (Property)? In questo caso, l’attenzione dello spettatore era attratta da un Kalashnikov appeso al muro. Per mezzo di video, testi e disegni, Solakov racconta ed indaga il tema dell’interminabile disputa tra l’ex Unione Sovietica e la Bulgaria per la produzione e la vendita di Kalashnikov. Ma l’esempio più emblematico dell’opera di Solakov è senza dubbio il suo recente contributo a Documenta 12 di Kassel. È stato invitato ad esporre Fears, un gruppo di 99 nuovi disegni e Top Secret (1989-90). Questa installazione, che si compone di uno schedario con 179 disegni, collage e foto, prodotto dopo i cambiamenti politici in Bulgaria, rivela la collaborazione giovanile dell’artista con i servizi segreti bulgari interrotta dall’artista nel 1983. Solakov ha compiuto questo gesto di volontaria denuncia unico nel panorama europeo post-socialista. Non esiste nessun documento pubblico che attesti questa sua collaborazione; c’è solo la sua opera, esposta per la prima volta a Sofia nella primavera del 1990. Diciotto anni dopo il crollo del regime, gli archivi dei servizi segreti bulgari sono ancora perfettamente sigillati. 17 A Life (Black & White), 1998-. Pittura bianca e nera; due imbianchini costantemente dipingono il muro dello spazio espositivo in bianco e nero per l’intera durata della mostra (5 mesi), giorno dopo giorno, seguendosi l’un l’altro, 49a Biennale di Venezia ARTISTI PASCALE MARTHINE TAYOU Nato nel 1967, vive e lavora a Gent e in Camerun. Originario del Camerun, Pascale è un “doganiere” della società contemporanea. Attravero le sue installazioni, sculture e video indaga la complessità delle relazioni e le influenze tra l’Africa e il resto del mondo. Coniando una nuova moneta chiamata Afro, che possiede un reale valore economico come l’euro o il dollaro mescolando i simboli nazionali o combinando la produzione tradizionale del cristallo con forme rituali religiose dell’arte africana, Pascale Marthine Tayou fonda le sue opere sull’identità e sulle contraddizioni culturali. Usando la sua tipica pungente ironia, crea una possibile per uno scambio continuo e un dialogo in divenire tra le differenti comunità. Pascale Marthine Tayou ha esposto le sue opere in tutto il mondo; ha partecipato ad importanti mostre internazionali come Documenta 11 (2002) e numerose biennali come Istanbul (2003), Lione (2005), Venezia (2005) e L’ Avana (2006). “Per alcuni è “Il Cavallo”, per altri è una forma, ma potrebbe anche essere un mostro senza forma né spiegazione, un giocattolo per qualcuno o il nemico preferito di chiunque; una reazione all’interno del labirinto delle norme rinascenti e dominatrici; la somma di tutti i discorsi goffi, forse una poesia lirica per suggellare il bene e il male, una storia davanti alla globalità della fede nelle leggi dell’Io profondo. “Le vice versa du verso versa” strambo su un vassoio di “pub salad”. ” P.M.T. Le verso versa du vice recto aux cornes, 2007 Carta YAN LEI Nato a Hebei in China nel 1965. Vive e lavora a Pechino. Yan Lei, con i suoi interventi di critica alle istituzioni e il suo atteggiamento spesso provocatorio, è senz’altro una delle figure più rilevanti della scena artistica cinese a partire dagli anni ‘90. Nonostante la sua posizione di continua analisi non sia variata, si può dire che i suoi nuovi lavori varino verso una realtà ancora più allucinata riguardo alla meccanica produzione di immagini che fanno parte di un collettivo quotidiano che l’artista ha vissuto e dal quale ritrae la realtà in maniera sintetica e scomposta. Yan Lei non vuole offrire nessuna risposta, le sue opere, infatti, non ne offrono alcuna, sono singolarmente descrittive, rappresentano il sommario ritratto di ciò che condiziona l’artista: momenti, immagini, riflessioni, incontri, raccontati attraverso un’interpretazione assolutamente personale della fondamentale relazione tra cultura ed azione pittorica. Climbing Space - Airport, 2005 Acrilico su tela 18 ARTISTI ZHENG GUOGU Zheng Guogu è nato nel 1970 a YangJiang, nella provincia del Guandong, Cina. Vive e lavora a GuangZhou. Zheng Guogu è uno tra i giovani artisti della crescente scena artistica cinese post-moderna che ha reagito al rapido cambiamento della Cina degli ultimi 10 anni, dando una vera e propria forma artistica alla fase di trasformazione economica e sociale. Ciò che lo distingue è il suo impegno nei confronti della cultura del suo paese e, più in specifico, della sua città natale, mentre allo stesso tempo si fa coinvolgere dalle mode all’interno del globalizzato sistema dell’arte. Le opere tratte dalla serie Pig brain controls computer rappresentano la reazione dell’artista ai trend commerciali, alla cultura consumistica. Una riflessione su come i “media” sommergano e stimolino la vita di tutti i giorni. Pig brain controls computer VIII, 2006 Tessuto stampato, telaio ZHUANG HUI Zhuang Hui è nato nel 1963 a Yumen, nella provincia del Gansu, vive e lavora a Pechino. Zhuang Hui ricorre a varie risorse espressive, come installazioni in larga scala, fotografia e pittura, dando dimostrazione di un’attuale fusione tra finzione e realtà, riflettendo profondamente sulle apparenze e segnalando, infine, un’aperta critica ad una società gravemente impoverita di spiritualità. Le sue opere, pur rimanendo lucidamente descrittive, espongono un’estrema poeticità letteraria. Zhuang Hui nasce come fotografo e si è distinto nel passato per l’uso di formati panoramici in bianco e nero raffiguranti ritratti di gruppo atti a palesare il predominio della collettività all’interno della società cinese. What once were the quotidian objects of hardship are now the heart’s reminiscence, 2003-2005. Oggetti in terracotta 19 INFORMAZIONI COME ARRIVARE: da Parigi tempo massimo un’ora TRASPORTO GRATUITO IN BUS: da Parigi domenica 21 ottobre. Partenza alle ore 11 dal Petit Palais, lato Senna. Ritorno previsto a Parigi, ore 16. Il numero dei posti è limitato, si consiglia perciò di prenotare: [email protected]. SORTIE 16 Boissy-le-Châtel TRASPORTI PUBBLICI: treno, con partenza dalla Gare de l’Est, fino a Coulommiers. Poi bus davanti alla stazione direzione La Ferté Gaucher, fermata: Le Moulin de Boissy. IN MACCHINA: autostrada dell’Est A4 direzione Metz / Nancy. Uscita n°16 Coulommiers, poi strada nazionale N34, attraversare Coulommiers. Seguire la direzione Boissy-le-Châtel, sulla strada D222 e svoltare a destra sulla strada D66 fino a GALLERIACONTINUA / Le Moulin. Boissy le-Châtel G Coulommiers Le d ra n n Mori GALLERIACONTINUA / Le Moulin GALLERIACONTINUA / Le Moulin Boissy-le-Châtel, 46 Route de la Ferté Gaucher, 77169 - [email protected] | www.galleriacontinua.com 20 CONTEMPORANEAMENTE... IN ITALIA dal 15/09/2007 al 16/11/2007 NEDKO SOLAKOV LORIS CECCHINI Wrong Material Morphing Wave SOPHIE WHETTNALL CHEN ZHEN Red Snow IN CINA Jardin Mémorable dal 01/09/2007 al 23/12/2007 ANISH KAPOOR Ascension 21 GALLERIACONTINUA ITALIA / San Gimignano Via del Castello, 11 - 53037 San Gimignano (SI) [email protected] CINA / Beijing Dashanzi 798 #8503, 2 Jiuxianqiao RoadChaoyang Dst., 100015 Beijing [email protected] FRANCIA / Le Moulin Route de la Ferté Gaucher, 77169 Boissy-le-Châtel [email protected] www.galleriacontinua.com 22
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GALLERIACONTINUA / Le Moulin Resilience
Inaugurazione sabato 28 giugno a Le Moulin
- Dalle 18 a mezzanotte:
o Alle ore 18: visita della mostra e cocktail
o Dalle 21 a mezzanotte: banchetto agreste e Dj Set sulla riva del fiume
La prima e...