l`ecosistema per l`innovazione: quali strade per la crescita delle

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l`ecosistema per l`innovazione: quali strade per la crescita delle
L’ECOSISTEMA
PER L’INNOVAZIONE:
QUALI STRADE
PER LA CRESCITA
DELLE IMPRESE
E DEL PAESE
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PREMESSA
In Italia il primo trimestre di quest’anno si è chiuso meglio di come era iniziato, ma sottotono rispetto alle aspettative di fine 2015.
La crescita rimane lenta e non si diffonde in tutti i settori da Nord a Sud: siamo ancora lontani da un sentiero di sviluppo che in tempi ragionevoli ci riporti ai valori pre-crisi.
I nostri consulenti hanno calcolato che di questo passo raggiungeremo i livelli pre-crisi di
PIL e investimenti (pubblici e privati) non prima del 2022, con un “buco” di mancata crescita di oltre 15 anni nella storia economica di questo Paese.
Nel quinto anno di attività della community Innovazione e Tecnologia (InnoTech) continuiamo a credere che la scienza, la tecnologia, la ricerca e l’innovazione siano la via d’uscita da questo empasse.
La community, avviata nel 2011 nell’ambito di Ambrosetti Club che riunisce oltre 350 massimi responsabili di gruppi ed organizzazioni nazionali e multinazionali operanti in Italia,
vuole offrire a tutti gli attori pubblici e privati del Paese una piattaforma di discussione e conoscenza di alto livello per promuovere l’innovazione come leva strategica di sviluppo in Italia e strutturare un forte e vincente ecosistema per l’innovazione.
Le recenti parole del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella esprimono in
modo chiaro il messaggio che la community InnoTech porta avanti dal 2011: “Bisogna innovare per crescere, per competere. […] Tornare alla crescita richiede uno sforzo in termini
di innovazione e investimenti, terreno dove l’Italia si colloca ancora al di sotto di altri Paesi industrializzati, per adeguarsi alle nuove tecnologie, valorizzare le capacità delle persone, sostenere la competizione”.
In questi cinque anni sono stati fatti molti passi avanti: il Sistema Italia ha maturato una
crescente consapevolezza dei benefici dell’innovazione e dell’importanza di promuovere un
ecosistema in grado di favorirla. Sono state introdotte numerose misure per favorire la ricerca e l’innovazione e per supportare le imprese anche nella logica di favorire e stimolare le
collaborazioni con Università, enti di ricerca e startup.
Occorre proseguire con forza su questa strada e focalizzare l’attenzione sugli ambiti prioritari che risultano da ottimizzare:
–– Occorre, in primis, aumentare gli investimenti in ricerca e innovazione, sia pubblici sia
privati, oggi ancora troppo limitati rispetto ai competitori europei ed internazionali
–– Occorre accelerare sul fronte delle misure a favore dell’innovazione (di “ricette” valide
ce ne sono tante: serve capacità di realizzazione e velocità di azione)
–– Occorre lavorare per ridurre le difformità territoriali (il nostro Sistema Paese è come
un treno, la cui velocità è determinata dalla velocità del vagone più lento).
Philippe Aghion, Professore di Economia al Collège de France, che interverrà alla quarantaduesima edizione del nostro Forum “Lo Scenario di oggi e di domani per le strategie competitive” (Cernobbio – 2, 3 e 4 settembre 2016), descrive in modo straordinariamente efficace
e sintetico i requisiti dell’economia basata sull’innovazione: “Un’economia la cui crescita è
basata sull’innovazione richiede uno “Smart State” che focalizzi le sue risorse su educazione, salute, Università, e che supporti le Piccole e Medie Imprese che portano innovazione.”
Sottoscriviamo in pieno la sua affermazione.
Questo rapporto contiene i risultati del lavoro che la community InnoTech ha svolto negli
ultimi dodici mesi, con una ricchezza di dati, confronti, benchmark e spunti di riflessione
che vogliono essere a supporto dei policy maker e dei business leader per identificare una
traiettoria per l’innovazione.
In particolare, segnalo l’aggiornamento annuale dell’Ambrosetti Innosystem Index (AII),
indice sintetico che compara la performance innovativa dei principali ecosistemi al mondo
con quella dell’Italia, e l’aggiornamento dell’Ambrosetti Regional Innosystem Index (ARII),
che misura i risultati di innovazione nelle 89 macro Regioni europee, comprese quelle italiane. Questi strumenti rappresentano un Tableau De Bord di riferimento per i decisori del
Paese per individuare i “cantieri di lavoro” critici e prefigurare le migliori azioni e policy per
superare i divari del Paese.
Segnalo inoltre l’approfondimento sull’innovazione nelle imprese italiane, a cui è dedicato
l’intero Capitolo 5 e che – attraverso un’analisi sviluppata a livello europeo e italiano e una
serie di interviste ai Vertici di alcune tra le organizzazioni e imprese che fanno dell’innovazione un fattore-chiave di sviluppo – non solo ha dimostrato la forte correlazione tra investimenti in ricerca e innovazione e crescita, ma ha individuato gli ambiti e le leve per il migliore governo dei processi e delle strategie di innovazione.
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© The European House - Ambrosetti
Prima di invitarvi alla lettura del documento, desidero esprimere la mia più sentita gratitudine a Whirlpool R&D, ABB, Citrix e Pirelli, che hanno sostenuto con convinzione l’iniziativa insieme ad Assobiotec, Banca Ifis, Cisco, Electrolux, Ericsson, Banca Finint, Talent Garden, Dassault Systèmes e CastelBrando.
Infine, un ringraziamento al Gruppo di Lavoro The European House - Ambrosetti composto
da Federica Alberti, Nevia Andrisani, Rossana Bubbico, Marta Gobbo, Cetti Lauteta, Giovanna Menna, Sara Milani, Paola Pedretti e Lorenzo Tavazzi.
Valerio De Molli
Managing Partner
The European House - Ambrosetti
© The European House - Ambrosetti
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© The European House - Ambrosetti
INDICE
1
PREMESSA............................................................................................................................. 1
1
ATTORI, LOGICHE E OBIETTIVI DELLA COMMUNITY INNOVAZIONE
E TECNOLOGIA.................................................................................................................... 7
1. I MEMBRI DELLA COMMUNITY INNOVAZIONE E TECNOLOGIA
E GLI ALTRI ATTORI DEL PROGETTO................................................................................. 8
2. LA COMMUNITY: MISSIONE E LOGICHE DI FUNZIONAMENTO..................................12
3. PERCHÈ PARLARE DI INNOVAZIONE OGGI.....................................................................17
4. LA STRUTTURA DI QUESTO RAPPORTO..........................................................................20
2
VERSO L’ECCELLENZA DELL’ECOSISTEMA DELL’INNOVAZIONE
ITALIANO: I PROGRESSI E LE PRINCIPALI MISURE VARATE DAL PAESE
NELL’ULTIMO ANNO.......................................................................................................23
1. I CANTIERI DI LAVORO E LE PRIORITÀ D’AZIONE INDIVIDUATE
DALLA COMMUNITY INNOTECH PER L’ITALIA.............................................................. 24
2. LE MISURE PROMOSSE PER L’ECOSISTEMA NAZIONALE
DELL’INNOVAZIONE NELL’ULTIMO ANNO..................................................................... 32
2.1
I PROGRAMMI NAZIONALI PER L’INNOVAZIONE.............................................. 33
2.2
GLI STRUMENTI A SUPPORTO DEL FINANZIAMENTO
DELL’INNOVAZIONE................................................................................................ 34
2.3
LO SVILUPPO DELLE STARTUP..............................................................................38
2.4
LE MISURE A FAVORE DELLA PROTEZIONE
DELLA PROPRIETÀ INTELLETTUALE................................................................... 39
2.5
GLI INTERVENTI A SUPPORTO DELLA DIGITALIZZAZIONE
DELLA SOCIETÀ E IL MIGLIORAMENTO DEL SISTEMA FORMATIVO ...........40
3. LO SME INSTRUMENT DI HORIZON 2020:
QUESTIONI APERTE ED OPPORTUNITÀ.......................................................................... 44
3
AMBROSETTI INNOSYSTEM E INDEX E AMBROSETTI
REGIONAL INNOSYSTEM INDEX 2016: LA PERFORMANCE
INNOVATIVA DELL’ITALIA E DELLE SUE REGIONI VERSO
GLI ECOSISTEMI DELL’INNOVAZIONE NEL MONDO........................................ 49
1. PREMESSA: GLI ECOSISTEMI DI INNOVAZIONE
PER LA COMPETITIVITÀ...................................................................................................... 50
2. L’AMBROSETTI INNOSYSTEM INDEX: STRUTTURA E METODOLOGIA..................... 52
3. I RISULTATI DELL’AMBROSETTI INNNOSYSTEM INDEX 2016.................................... 56
3.1
SVIZZERA...................................................................................................................60
3.2
COREA DEL SUD....................................................................................................... 62
3.3
SINGAPORE................................................................................................................ 64
3.4
STATI UNITI............................................................................................................... 66
3.5
GERMANIA.................................................................................................................68
3.6
ISRAELE...................................................................................................................... 70
3.7
REGNO UNITO........................................................................................................... 72
3.8
SVEZIA........................................................................................................................ 74
3.9
GIAPPONE.................................................................................................................. 76
3.10
FINLANDIA................................................................................................................ 78
3.11
FRANCIA.....................................................................................................................80
3.12
CANADA......................................................................................................................82
3.13
ITALIA.........................................................................................................................84
3.14
CILE ...........................................................................................................................86
4. L’AMBROSETTI REGIONAL INNOSYSTEM INDEX..........................................................88
5. CONSIDERAZIONI SULLA PERFORMANCE INNOVATIVA
DELL’ITALIA E DELLE SUE REGIONI................................................................................ 92
4
LA SURVEY 2016 DELLA COMMUNITY INNOTECH: LE TENDENZE
DELL’ECOSISTEMA DELL’INNOVAZIONE IN ITALIA....................................... 103
1. LA SURVEY DELLA COMMUNITY INNOTECH: STRUTTURA E METODOLOGIA..... 104
1.1
L’ANAGRAFICA DEL CAMPIONE DELLA SURVEY............................................. 105
2. I RISULTATI DELLA SURVEY 2016................................................................................... 109
2.1
L’ORIENTAMENTO ALL’INVESTIMENTO IN INNOVAZIONE.......................... 109
2.2
LE MODALITÀ DI REALIZZAZIONE DEL PROCESSO INNOVATIVO................114
2.3
L’ECOSISTEMA DELL’INNOVAZIONE ITALIANO E EUROPEO.........................118
2.4
L’INNOVAZIONE ALL’INTERNO DELLE IMPRESE............................................ 120
3. CONSIDERAZIONI DI SINTESI.......................................................................................... 126
5
L’INNOVAZIONE NELLE IMPRESE ITALIANE: DINAMICHE E LEVE
STRATEGICHE DI RIFERIMENTO.............................................................................129
1. L’INNOVAZIONE COME DRIVER DELLA CRESCITA DELLE IMPRESE...................... 130
2. L’ORGANIZZAZIONE E LA GESTIONE DELLA RICERCA E SVILUPPO E
DELL’INNOVAZIONE NELLE IMPRESE: LE LEVE STRATEGICHE.............................. 140
2.1
CULTURA AZIENDALE...........................................................................................141
2.2
STRATEGIA.............................................................................................................. 142
2.3
ORGANIZZAZIONE..................................................................................................147
2.4
NETWORK RELAZIONALE.................................................................................... 149
2.5
FINANZIAMENTO.................................................................................................... 151
3. CONSIDERAZIONI DI SINTESI...........................................................................................153
ATTORI, LOGICHE
E OBIETTIVI DELLA
COMMUNITY INNOVAZIONE
E TECNOLOGIA
Obiettivo del Capitolo n. 1
• Presentare l’ambito di focalizzazione e gli obiettivi della community Innovazione e Tecnologia.
• Illustrare il percorso di lavoro 2015/2016 e l’approccio adottato.
• Fornire una panoramica della struttura del rapporto 2016 “L’ecosistema per l’innovazione:
quali strade per la crescita delle imprese e del Paese”.
1
1. I MEMBRI DELLA COMMUNITY
INNOVAZIONE E TECNOLOGIA
E GLI ALTRI ATTORI DEL PROGETTO
“L’’innovazione non è certo l’unico fattore determinante della crescita di un Paese
e del rafforzamento del suo tessuto produttivo, ma ne rappresenta un elemento
cruciale. Uno sguardo alle performance dei Paesi che la Commissione Europea
definisce leader nell’innovazione rivela, infatti, quanto sia forte la correlazione
tra innovazione e crescita.”
Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica Italiana
Il presente rapporto riassume e sistematizza gli indirizzi, le riflessioni e i risultati del lavoro
della community Innovazione e Tecnologia (“InnoTech”) di Ambrosetti Club nel
percorso 2015/2016.
La community InnoTech è nata nel 2011 con l’ambizione
di contribuire a creare un ecosistema dell’innovazione
in Italia.
Ogni anno viene avviato un percorso composto da incontri di approfondimento con personalità di spicco del panorama dell’innovazione italiana e internazionale. Tali incontri vedono la partecipazione di imprenditori, esperti e opinion leader e hanno la finalità di approfondire, in prospettiva multidisciplinare, temi prioritari in ambito innovazione e tecnologia,
creare un momento di dialogo e scambio di conoscenze ed esperienze, elaborare riflessioni
concrete da portare all’attenzione dei decision maker nazionali.
Il Technology Forum è il momento culminante del percorso e ogni anno riunisce – ai massimi livelli – i diversi attori dei processi innovativi di successo: la ricerca, l’impresa, la finanza e le Istituzioni.
Hanno partecipato ai lavori del percorso 2015/2016 – quinto anno di attività della community InnoTech i Vertici di:
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A. Agrati
A.C.M. - Automatismi
Costruzioni Meccaniche
8
A.M.M.A.
ABB
▪▪ Accademia Lifescience
AEB Technologies
Agsm Verona
▪▪ Aizoon Consulting
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Albelissa
Alisei
Altran Italia
Alvarez & Marsal Italia
Anfia-Associazione
Nazionale fra Industrie
Automobilistiche
Ansaldo Energia
Ansaldo Sviluppo Energia
Apre
Aptuit
Ardes
Arena Sport
Argan Capital
Asja Ambiente Italia
Assobiotec
Associazione Nazionale
Avvocati Italiani
Autoliv Italia
Axxam
Banca Finint
Banca Generali
Banca Ifis
Bayer
Bcube
Be Think, Solve, Execute
Berlin Partner for
Business and Technology
Berrier Capital
Brainsigns
Bravosolution
British Consulate General
British Embassy - Rome
Bros Manifatture
BT Technology
C.l.n.
Caretti & Associati
Ceis
Centro di Riferimento
Oncologico di Aviano
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Centro Sviluppo Materiali
Ceva Logistics Italia
Circassia
Cisco Systems Italy
Citrix
CMC Capital
Comau
Como Venture
Confindustria
Confindustria Veneto
Cooper Standard
Automotive Italy
Corriere della Sera
Costa Crociere
Crédit Agricole CIB
Dar Capital
Dassault Systemes
Dea
Dedagroup
Denso Sales Italia
Directa Plus
D-Orbit
Dorna WSBK Organization
Dow
Dresden University of
Technology
Ducati Energia
Dytech Dynamic Fluid
Technologies
Eambiente
Eco4cloud
Edenred Italia
Electrolux
Elior Ristorazione
EMC Computer Systems
Italia
Emmedue
Enel
Eni
Enplug
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Ericsson
Erydel
Euro Sider Scalo
European Agency for SME
European Commission
European Hub Eustema
Ewing Marion Kauffman
Foundation
Exever
Fabbrica d’Armi Pietro
Beretta
Falck
Fantozzi & Associati
Faper Group
Ferrari
Ferrero
Fiat Chrysler
Automobiles
Finint & Wolfson
Associati
Finmeccanica
Floome
Fondazione Regionale
per la Ricerca Biomedica
della Regione Lombardia
Foodmaps
Foodora
Fructa&Co
G&Life
Gas Natural Italia
GE Italia E Israele
Genenta Science
Ghelfi Ondulati
Gho Capital Partners
Giorgio Fedon & Figli
Gnc
Goldmann & Partners
Hamilton Ventures
H-Farm
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Holding Ferrara Servizi
Horacio Pagani
I.R.B. Istituto di Ricerche
Biotecnologiche
I2g - Innovation to
Growth
Iag
Ibe
Iccrea Holding
IEO - Istituto Europeo
di Oncologia
Il Sole 24 Ore
Imperial College London
Index Ventures
Info.Era
Infocert
Inn.Impresa
Innogest
Innovation Mould
Intesa Sanpaolo
Iren
Isa
Istituto di Management Scuola Superiore
Sant’Anna
Istituto Europeo di Design
Istituto Italiano di
Tecnologia
Italcanditi
Italian Embassy in Uk
Italtel
Johnson Controls
Automotive Italy
Johnson & Johnson
Medical
La Spezia Container
Terminal
Lear Corporation Italia
Lechler
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London & Partners
Luigi Lavazza
Lundbeck Italia
Mandotti Bros
Mattel
Medcity
MEP - Macchine
Elettroniche Piegatrici
Ministero dell’Economia
e delle Finanze
MIT Senseable City Lab
Molmed
Moon Express
Mw London
Ncnbio
Neologistica
Nicox Research Institute
Noxi
Oerlikon Graziano Group
Officine Metallurgiche G.
Cornaglia
Olimpia Agency
Panakes Partners
Parco Tecnologico Padano
di Lodi
Parlamento Europeo
Parlamento Italiano
Pelliconi & C.
Pirelli
Politecnico di Milano
Polo Tecnologico di
Pordenone
Principia Sgr
Qb Group
QN Financial Services
Quaternario Investimenti
Randstad Group Italia
Retelit
Rf Energy Alliance
© The European House - Ambrosetti
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Ri.tra.ma
Rina
Saipem
San Polo Lamiere
Schneider Electric
Schroders Italy
Segesta
Sifood
Sissa
Streparava
T2i Trasferimento
Tecnologico e Innovazione
TAG - Talent Garden
Techint
Tegola Canadese
Telethon
Telit
Ternienergia
The Financial Times
The Hub Trieste Group
The Vortex
Ticket Gemeaz
Toscana Life Sciences
Toyota Material Handling
Europe
Trevisostampa
Università Cattolica
del Sacro Cuore
Università di Brescia
Università di Napoli
Federico II
Università di Padova
University of California
at Berkeley
Uvet
Valagro
Vega - Parco Scientifico
Tecnologico di Venezia
Vitalfood Italcanditi
Warbug Pincus
▪▪ Warrant Group
▪▪
Webasto
▪▪ Whirlpool R&D
▪▪
X23
▪▪ Zobele Holding
▪▪
Alberto Di Minin, Professore associato presso l’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e Research Fellow del Berkeley Roundtable on the International
Economy, ha svolto il ruolo di Advisor scientifico della community InnoTech 2015/2016.
Il Gruppo di Lavoro The European House - Ambrosetti che coordina le attività della community InnoTech e la redazione del presente rapporto è composto da: Federica Alberti, Nevia Andrisani, Rossana Bubbico, Marta Gobbo, Cetti Lauteta, Giovanna Menna, Sara Milani, Paola Pedretti e Lorenzo Tavazzi.
© The European House - Ambrosetti
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2. LA COMMUNITY: MISSIONE
E LOGICHE DI FUNZIONAMENTO
La community InnoTech nasce nel 2011 all’interno di Ambrosetti Club. Il Club, istituito
nel 1999, riunisce i massimi responsabili di gruppi ed organizzazioni nazionali e multinazionali operanti in Italia (oggi oltre 350) e persegue due scopi prioritari:
–– Contribuire concretamente al progresso civile ed economico del nostro Paese
–– Contribuire all’eccellenza e all’ottimizzazione delle Istituzioni e delle imprese in esso
radicate.
Ambrosetti Club da alcuni anni, sulla scorta dei segnali di debolezza competitiva dell’Italia,
ha avviato un percorso di riflessione sul Sistema Paese con l’obiettivo di:
–– Interpretare, secondo una prospettiva strategico-competitiva, gli elementi strutturali
che caratterizzano il mondo contemporaneo
–– Declinare tali elementi sulla realtà italiana per capire i nodi chiave che rallentano la
crescita del Paese
–– Proporre azioni e correttivi per accrescere il livello di attrattività e di sviluppo nazionale.
In questo contesto, la community InnoTech è stata costituita con l’obiettivo di supportare
l’azione dell’Italia in uno dei “cantieri di lavoro” più cruciali oggi per la competitività del Paese: il sistema dell’innovazione.
La promozione della capacità innovativa, quale attività di costruzione di un ecosistema di
riferimento – regole, strumenti, meccanismi di funzionamento, cultura – all’interno del
quale la messa a valore dell’attività di ricerca può trovare facilitazione (o meno), è oggi infatti uno dei pilastri dell’attrattività, dell’efficienza e delle strategie di sviluppo dei sistemi
economico-produttivi ed istituzionali nazionali più dinamici.
La missione della community InnoTech, in coerenza con le finalità di Ambrosetti Club è:
“Rafforzare il dialogo e le relazioni tra la comunità industriale, scientificotecnologica, finanziaria e istituzionale per promuovere opportunità di
crescita ed una cultura dell’innovazione diffusa”.
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© The European House - Ambrosetti
La community è un sistema aperto che raccoglie i contributi di molteplici attori pubblici
e privati del Paese, dando voce ad esperienze concrete, mettendo in comune soluzioni e approcci e condividendo ambiti e modalità di intervento in uno spirito positivo e costruttivo.
I capisaldi della sua attività sono:
–– Discutere in maniera pragmatica gli aspetti rilevanti dell’innovazione come fattore di
crescita
–– Esplorare le opportunità concrete per le imprese derivanti dall’innovazione e dal suo
trasferimento
–– Condividere le esperienze più significative
–– Approfondire la conoscenza delle più attuali innovazioni e tecnologie
–– Comunicare le riflessioni al Paese per stimolare il dibattito e l’azione.
Alla luce di queste considerazioni, la community, nel suo quinto anno di lavoro, ha dedicato
gli incontri di approfondimento ai seguenti temi:
–– La Ricerca come leva per sviluppare impresa, economia e occupazione
–– Gli ingredienti di un ecosistema dell’innovazione “vibrante”
–– Innovazione e Tecnologia nel settore Automotive
–– Quando l’Europa finanzia l’Innovazione – Istruzioni per l’uso di Horizon 2020
–– Digital Transformation: opportunità per il Paese e le imprese
–– Smart Materials.
Gli incontri si sono svolti in Italia, fatta eccezione per l’incontro “What Makes a Vibrant Innovation Ecosystem?” che si è tenuto a Londra a metà novembre, presso l’Imperial College
London e – grazie al coinvolgimento di autorevoli attori dell’ecosistema dell’innovazione
londinese – ha approfondito i seguenti aspetti: London Innovation Ecosystem, Imperial Incubator & Imperial Innovations, MedCity (Life Science and Bio Medical to support economic growth), Future Cities, Sensing and the Future of Health, Data Science.
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■■ Figura 1– Il percorso di lavoro della community InnoTech 2015- 2016
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© The European House - Ambrosetti
Il Technology Forum 2016 ha invece trattato i seguenti temi:
–– Disruptive Innovation
–– Ecosistemi Urbani
–– Imprenditorialità e Innovazione – What Inspires Me to Change The World
–– Hub dell’Innovazione a livello Paese
–– Le nuove frontiere della Scienza e della Tecnologia: Sensible Cities, Smart Materials,
Robotica e Internet delle Cose, Human Technopole.
La metodologia di lavoro adottata nel percorso 2015/2016 ha previsto, oltre agli incontri di
approfondimento, anche una serie di interviste volte ad approfondire i temi pregnanti legati all’innovazione all’interno delle imprese e ai benefici derivanti dall’adozione di soluzioni e strategie tese a creare un ambiente fertile per la sperimentazione di nuovi approcci e
paradigmi.
Le interviste hanno coinvolto i seguenti imprenditori e Top Executive, esperti e osservatori
del mondo dell’innovazione, che ringraziamo vivamente per il tempo dedicato e per i contributi offerti:
–– Mario Corsi, Amministratore Delegato, ABB
–– Angelo D’Alessandro, Founder, Buddy Bank
–– Roberto Vavassori, Business Development Director, Brembo
–– Gianluca Dettori, Presidente, DPixel
–– Roberto Siagri, Presidente e CEO, Eurotech
–– Aldo Uva, Chief Officer Operating Supply and Strategic Business Platforms, Ferrero
–– Guido Romeo, Giornalista, Il Sole 24 Ore
–– Fabio Cannavale, CEO, lastminute.com Group
–– Catia Bastioli, Amministratore Delegato, Novamont
–– Marco Checchi, Amministratore Delegato, Pelliconi
–– Marco Spinetto, Head of Stretgic Innovation, Pirelli
–– Nicola Redi, Investment Director, Vertis
–– Adriano Scaburri, Chief Technology Officer, Whirpool R&D
–– Federico Ferrazza, Direttore, Wired Italia
In tema di linee guida per migliorare la capacità di innovare e mettere a valore la ricerca e
l’innovazione in Italia, la community sin dalla sua costituzione ha deciso di concentrarsi sulle azioni trasversali che riguardano gli elementi base di un sistema efficiente. Non si è voluto privilegiare un approccio “settoriale”, bensì proporre orientamenti/interventi che si
collocano a “monte”. Coerentemente con questo, la focalizzazione del lavoro è sui grandi
ambiti in cui si creano i presupposti per la promozione e il buon funzionamento dei meccanismi innovativi. Nel tempo la community ha elaborato un insieme articolato di proposte
che sono presentate in forma sintetica nel Capitolo 2 del presente rapporto.
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La community InnoTech, intende dunque in ultima istanza dare un contributo fattivo e
costruttivo al dibattito per il miglioramento della capacità innovativa e competitiva
dell’Italia.
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3. PERCHÈ PARLARE
DI INNOVAZIONE OGGI
Da sempre l’innovazione è una condizione essenziale del progresso economico e
sociale.
In particolare, in questo periodo di forte accelerazione, cambiamento e discontinuità con il
passato, l’innovazione permette di sostenere la qualità del nostro stile di vita, di migliorare
i processi organizzativi delle nostre imprese, di introdurre nuovi prodotti sul mercato che
migliorano la qualità delle nostre vite, di rispondere in maniera adattiva al costante mutamento di modelli produttivi, assetti demografici, condizioni ambientali.
Box - Che cos’è l’innovazione
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Un mix di creatività e iniziativa per generare nuove combinazioni
L’introduzione di qualcosa che in un certo contesto è nuova
Nuove idee, nuovi modi di vedere le cose
Qualcosa che cambia le regole, stabilisce nuovi confini, introduce qualcosa di non
previsto/contemplato o conosciuto
▪▪ Un nuovo prodotto, processo, struttura che crea nuovo valore
▪▪ Un breakthrough (il miglioramento è incrementale)
▪▪ Un processo di trasformazione che cambia la struttura interna e l’ambiente esterno.
Oggi tutti i Paesi puntano alla dimensione innovativa come fattore competitivo. Lo sforzo
“taglia” trasversalmente le politiche e le strategie nazionali indipendentemente che si tratti
di economie post-industriali o emergenti.
A fronte di ciò, il panorama globale è diversificato e nello scenario di riferimento tendono a
configurarsi degli “hotspot” di innovazione – vuoi essi intesi come cluster specializzati o interi Sistemi Paese – che tendono a produrre output innovativi su livelli quali-quantitativi
più elevati e a disegnare la frontiera del nuovo nei vari campi delle scienze, della ricerca e del
business.
Anche i livelli di investimento in innovazione, approssimati dalla spesa in ricerca e sviluppo,
sono molto eterogenei tra le diverse economie: se da un lato Paesi come la Corea del Sud e
Israele investono più del 4% del proprio PIL in questo ambito, dall’altro l’Europa si è data
l’obiettivo di arrivare al medio 3% entro il 2020.
© The European House - Ambrosetti
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Canada
1,29
Italia
1,61
1,70
1,97
Paesi Bassi
Regno Unito
2,00
Singapore
2,26
Francia
2,74
Stati Uniti
3,05
Danimarca
2,84
3,16
Svezia
Germania
3,17
Finlandia
Giappone
Corea del Sud
Israele
3,58
4,11
4,29
In questo quadro l’Italia mostra un ritardo significativo dagli altri Paesi con una spesa in ricerca e sviluppo pari solo all’1,3% del PIL, anche se in crescita negli ultimi anni.
■■ Figura 2 – Spesa in R&S di alcune economie mondiali in % del PIL (Fonte: rielaborazione The European
House - Ambrosetti su dati OCSE, 2016)
È assodato in■ letteratura,
pur con le cautele tipiche necessarie nelle valutazioni relative alle
Figura 2 – Spesa in R&S di alcune economie mondiali in % del PIL (Fonte: The European
House
- Ambrosetti su dati
2016) performance in ricerca e innovazione sono associacorrelazioni di
causa-effetto,
cheOCSE,
elevate
te a tassi di crescita più elevati. I Paesi che per primi hanno infatti capito l’importanza del
circolo virtuoso innovazione-produttività-crescita sono quelli che si sono posizionati meglio in termini di competitività di sistema di lungo periodo e che hanno mostrato
maggiore resilienza alle crisi contingenti.
R² = 0,6561
SPESA IN R&S (% PIL), media 2000-2013
4,5
Israele
4,0
3,5
Svezia
3,0
Germania
2,5
1,5
1,0
Regno Unito
Portogallo
Grecia
0,5
0,0
Paesi Bassi
Italia
Corea del Sud
Stati Uniti
Canada
Belgio
Francia
2,0
Svizzera
0,0
0,5
1,0
1,5
2,0
2,5
3,0
3,5
4,0
4,5
5,0
PIL, tasso di crescita a prezzi costanti, media 2000-2013
■■ Figura 3 – Correlazione tra spesa in ricerca e sviluppo (R&S) e crescita del PIL, dati in US$ costanti al 2000
(Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati OCSE e IMF, 2015)
■ Figura 3 – Correlazione tra spesa in ricerca e sviluppo (R&S) e crescita del PIL, dati in US$
costanti al 2000 (Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti su dati OCSE e IMF,
2015) © The European House - Ambrosetti
18
L’innovazione è quindi un tema strategico per ogni Paese, e soprattutto per l’Italia che
sconta una debolezza nella capacità di innovare, in un contesto caratterizzato da dinamiche
di crescita e competitività più lente che altrove (per ulteriori dettagli si veda il Capitolo 3 di
questo rapporto).
Per rilanciare sostanzialmente la capacità di innovare del Paese – e quindi la crescita e lo
sviluppo – occorre costruire un ecosistema dell’innovazione che:
–– Dia impulso all’uso efficiente dei “giacimenti” di risorse oggi esistenti (umane, di conoscenza, finanziarie, di capitale tangibile e intangibile)
–– Stimoli un approccio concreto all’ottimizzazione e assegnazione meritocratica dei fondi capace di bilanciare le esigenze del presente con i bisogni strategici del futuro
–– Traguardi la concezione dell’innovazione come valore diffuso da promuovere prioritariamente.
© The European House - Ambrosetti
19
4. LA STRUTTURA
DI QUESTO RAPPORTO
Il presente rapporto raccoglie il sapere e le riflessioni che si sono sedimentate in seno alla
community.
Il documento è organizzato in cinque capitoli, di seguito sinteticamente illustrati.
1.
ATTORI, LOGICHE E OBIETTIVI DELLA COMMUNITY INNOVAZIONE E
TECNOLOGIA
Obiettivi:
–– Presentare l’ambito di focalizzazione e gli obiettivi della community Innovazione e
Tecnologia
–– Illustrare il percorso di lavoro 2015/2016 e l’approccio adottato
–– Fornire una panoramica della struttura del rapporto.
2. VERSO L’ECCELLENZA DELL’ECOSISTEMA DELL’INNOVAZIONE ITALIANO: I PROGRESSI E LE PRINCIPALI MISURE VARATE DAL PAESE
NELL’ULTIMO ANNO
Obiettivi:
–– Presentare, in un quadro organico di sintesi, le proposte e le raccomandazioni formulate dalla community InnoTech dal 2011 ad oggi in tema di promozione di un ecosistema-Paese favorevole all’innovazione, alla ricerca scientifico-tecnologica e alla crescita
–– Offrire una visione sinottica delle principali azioni messe in campo dal Governo italiano a sostegno dell’innovazione dal Technology Forum 2015 (22-23 maggio) ad oggi
–– Presentare un approfondimento sullo SME Instrument di Horizon 2020 in tema di finanziamento della ricerca e sviluppo, discutendone le opportunità e gli ambiti di ottimizzazione.
3. AMBROSETTI INNOSYSTEM INDEX E AMBROSETTI REGIONAL INNOSYSTEM INDEX 2016: LA PERFORMANCE INNOVATIVA DELL’ITALIA E DELLE SUE REGIONI VERSO GLI ECOSISTEMI DELL’INNOVAZIONE NEL MONDO
Obiettivi:
–– Presentare la metodologia e i risultati dell’Ambrosetti Innosystem Index (AII) 2016
sulla performance innovativa dei principali ecosistemi di innovazione mondiale e
dell’Italia
20
© The European House - Ambrosetti
––
––
Discutere i fattori abilitanti associati al successo degli ecosistemi selezionati
Valutare i risultati di innovazione delle Regioni europee ed italiane attraverso l’Ambrosetti Regional Innosystem Index (ARII) 2016.
4. LA SURVEY 2016 DELLA COMMUNITY INNOTECH: LE TENDENZE
DELL’ECOSISTEMA DELL’INNOVAZIONE IN ITALIA
Obiettivi:
–– Presentare gli indirizzi di un campione selezionato della business community italiana
rispetto alle tendenze in campo tecnologico e gli investimenti in innovazione
–– Analizzare i risultati della survey 2016 in chiave comparativa rispetto a quelle del 2015
e 2014, valutandone i principali trend
–– Discutere i risultati dell’indagine in relazione alle nuove competenze e professionalità
richieste dalle imprese
–– Fornire elementi di riflessione e conoscenza per orientare le politiche a livello nazionale.
5. L’INNOVAZIONE NELLE IMPRESE ITALIANE: DINAMICHE E LEVE
STRATEGICHE DI RIFERIMENTO
Obiettivi:
–– Indagare il legame esistente tra investimento in innovazione e R&S e performance economica delle imprese, creando un incentivo forte perché le imprese accrescano le risorse dedicate a questo investimento
–– Descrivere alcune delle leve strategiche che le imprese hanno a disposizione per migliorare la loro capacità innovativa.
© The European House - Ambrosetti
21
22
© The European House - Ambrosetti
VERSO L’ECCELLENZA
DELL’ECOSISTEMA
DELL’INNOVAZIONE ITALIANO:
I PROGRESSI E LE PRINCIPALI
MISURE VARATE DAL PAESE
NELL’ULTIMO ANNO
2
Obiettivo del Capitolo n. 2
• Presentare, in un quadro organico di sintesi, le proposte e le raccomandazioni formulate dalla community
InnoTech dal 2011 ad oggi in tema di promozione di un ecosistema-Paese favorevole all’innovazione,
alla ricerca scientifico-tecnologica e alla crescita.
• Offrire una visione sinottica delle principali azioni messe in campo dal Governo italiano a sostegno
dell’innovazione dal Technology Forum 2015 (22-23 maggio) ad oggi.
• Presentare un approfondimento sullo SME Instrument di Horizon 2020 in tema di finanziamento
della ricerca e sviluppo, discutendone le opportunità e gli ambiti di ottimizzazione.
1. I CANTIERI DI LAVORO E LE
PRIORITÀ D’AZIONE INDIVIDUATE DALLA
COMMUNITY INNOTECH PER L’ITALIA
La community InnoTech di Ambrosetti Club, sin dalla sua nascita nel 2011, si è posta l’obiettivo di contribuire concretamente al progresso del nostro Paese proponendo ai policy maker
nazionali azioni ed interventi mirati per accrescere il livello di attrattività e di sviluppo
dell’ecosistema nazionale dell’innovazione.
Si tratta di un tema prioritario per l’Italia. L’innovazione è infatti un driver di crescita
e competitività di ogni Sistema Paese, soprattutto nell’attuale contesto economico-produttivo globalizzato, in veloce evoluzione e pervaso dalla tecnologia.
L’Italia, pur con eccellenze diffuse sul territorio nazionale sia a livello aziendale sia di ricerca, sconta un ritardo rispetto ai principali competitori internazionali (per ulteriori approfondimenti si veda anche il Capitolo 3 di questo rapporto).
A livello europeo ad esempio, il nostro Paese si colloca da oltre 10 anni nell’Innovation
Union Scoreboard1 nel gruppo degli “innovatori moderati”, con un output aggregato di
innovazione al di sotto della media Europea.
Anche l’ultima rilevazione della Commissione Europea (2015) disegna un quadro di arretratezza: “Italy performs below the EU average in most dimensions, in particular in Finance
and support and in Firm investments, with the worst relative performance being in Venture capital investments and License and patent revenues from abroad”.
1
L’Innovation Union Scoreboard (IUS), evoluzione dell'European Innovation Scoreboard introdotto nel
2001, è lo strumento utilizzato dall'Unione Europea per stilare, su base annuale e con criteri di comparabilità, la
classifica dei Paesi europei in termini di capacità espresse di innovazione. L'IUS si basa su 25 indicatori statistici.
24
© The European House - Ambrosetti
Leader innovativi
Follower dell’innovazione
Innovatori moderati
Innovatori modesti
■■ Figura 1 – Innovation Union Scoreboard, 2015 (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su
dati Commissione Europea 2016)
La possibilità di garantire percorsi di crescita sostenibili poggia indissolubilmente sulla capacità di spostare in avanti la frontiera dell’innovazione, anticipando le trasformazioni tecnologiche e le tendenze di mercato e massimizzando l’efficacia del trasferimento
della conoscenza – applicata a prodotti, servizi e processi – in chiave di mercato.
La globalizzazione, la pervasiva digitalizzazione della società, la knowledge economy e la
“manifattura 4.0”2, rimescoleranno le carte creando nuovi orizzonti di opportunità e vincoli
per le aziende e i Sistemi Paese a livello mondiale.
Il premio competitivo per i Paesi non deriva quindi più dal “semplice” investimento in ricerca e sviluppo, ma è legato alla capacità di ottimizzare e massimizzare le connessioni (qualità
e quantità) tra gli attori all’interno di ecosistemi di innovazione integrati, operanti su
scale e ambiti, anche geografici, differenziati.
Questo richiede una forte capacità di gestione strategica sistemica dell’innovazione che si
concretizza nell’ottimizzazione di cinque dimensioni-chiave:
–– Una governance chiara con un coordinamento efficace delle relazioni tra i diversi attori (anche con Agenzie/organizzazioni preposte appositamente)
–– Delle policy pubbliche di indirizzo e supporto ad hoc, anche collegate ai piani più ampi
di sviluppo territoriale
2
Si tratta dell'integrazione crescente di servizi, Internet e tecnologie informatiche nella produzione industriale.
© The European House - Ambrosetti
25
––
––
––
Una rete di centri di eccellenza e imprese presenti (o attratte) sul territorio, legate da
efficienti modelli collaborativi
Un sistema finanziario in grado di convogliare risorse adeguate a supporto dell’investimento in innovazione delle imprese, anche con schemi integrativi pubblico-privati per
attivare risorse con un effetto leva
Un ambiente “culturale” diffuso pro-innovazione.
GOVERNO
(policy)
MARKET PULL
IMPRESE
RICERCA
DI BASE
RICERCA
CONOSCENZA
RICERCA
APPLICATA
TECNOLOGIA
SVILUPPO
INDUSTRIALE
MERCATO
PRODUCT/TECHNOLOGY PULL
FINANZA/INVESTITORI
(capitali e risorse)
■■ Figura 2 – Attori e relazioni funzionali in un ecosistema di innovazione (Fonte: rielaborazione The European
House - Ambrosetti)
La community InnoTech al fine di supportare attivamente il Paese, ha identificato nel suo
primo anno di attività (2011-2012) – attraverso un confronto approfondito con i principali
stakeholder nazionali ed un capillare lavoro di ricerca sulle best practice internazionali –
cinque “cantieri di lavoro” su cui devono essere orientati prioritariamente gli sforzi dei
policy maker e degli attori coinvolti nella comunità dell’innovazione:
–– Organizzazione dell’ecosistema - Paese dell’innovazione
–– Finanziamento dell’innovazione
–– Cooperazione ricerca-industria
–– Sviluppo delle imprese innovative (e non solo startup)
–– Attrattività e cultura-Paese dell’innovazione
Tali cantieri mantengo ancora oggi inalterata la loro validità.
26
© The European House - Ambrosetti
ORGANIZZAZIONE
DELL’ECOSISTEMA
DELL’INNOVAZIONE
FISSARE LE PRIORITÀ DI MEDIO E LUNGO PERIODO LEGANDO LE POLITICHE DELLA RICERCA,
DELLO SVILUPPO E DEL LAVORO, PER VALORIZZARE LE SINERGIE CON LE SPECIALIZZAZIONI
NAZIONALI ACCADEMICO-PRODUTTIVE E PER OTTIMIZZARE IL COORDINAMENTO TRA GLI
ATTORI
FINANZIAMENTO
DELL’INNOVAZIONE
RILANCIARE L’ATTIVITÀ INNOVATIVA DELLE IMPRESE A PARTIRE DA FLUSSI DI
FINANZIAMENTO CHIARI, CERTI E COERENTI E PER MASSIMIZZARE L’IMPATTO DEI FONDI
PUBBLICI PER L’INNOVAZIONE
COOPERAZIONE
RICERCA-INDUSTRIA
PER COLMARE LE DISTANZE TRA IL MONDO DELLA RICERCA E IL TESSUTO PRODUTTIVO E
CREARE INFRASTRUTTURE DI RACCORDO CAPACI DI AVVIARE PROCESSI DI INTERAZIONE
EFFICACI
SVILUPPO DELLE
IMPRESE INNOVATIVE
PER SUPPORTARE LA NASCITA E LO SVILUPPO DI IMPRESE DINAMICHE E CAPACI DI
COMPETERE SULLA SCENA INTERNAZIONALE ANCHE SUI SEGMENTI DI PRODUZIONE A PIÙ
ALTO VALORE AGGIUNTO
ATTRATTIVITÀ E
CULTURA-PAESE
DELL’INNOVAZIONE
PER CREARE UN APPROCCIO POSITIVO DIFFUSO VERSO L’INNOVAZIONE E RILANCIARE IL
VALORE DELL’IMPRENDITORIALITÀ E DEI TALENTI
■■ Figura 3 – I cantieri di lavoro per l’ecosistema dell’innovazione secondo la community InnoTech
Su questi ambiti la community ha elaborato nel tempo una serie di raccomandazioni e proposte puntuali che rappresentano una “mappa” di riferimento per orientare le scelte strategiche del Paese in ambito di innovazione.
ORGANIZZAZIONE
DELL’ECOSISTEMA
DELL’INNOVAZIONE
• Strategia nazionale
dell’innovazione
• National innovation
group
FINANZIAMENTO
DELL’INNOVAZIONE
COOPERAZIONE
RICERCA-INDUSTRIA
• Agevolazioni per
la ricerca privata e
sblocco dei debiti non
commerciali della PA
• Nuovi schemi di
intervento pubblicoprivato
• Modello “banca
per lo sviluppo
industriale”
• “Università
tematiche”
• Transferlab nazionale,
governance e
strumenti non
tradizionali per
il trasferimento
tecnologico
• Semplificazione
e riduzione, sulla
base di oggettive
valutazioni di merito,
del numero di
strutture pubbliche
di ricerca e di
trasferimento
tecnologico
• Regime proprietà
intellettuale per la
ricerca pubblica
SVILUPPO DELLE
IMPRESE INNOVATIVE
ATTRATTIVITÀ E
CULTURA-PAESE
DELL’INNOVAZIONE
•D
efinizione puntuale
di “impresa
innovativa” (alla
quale collegare
agevolazioni ad hoc)
•P
romozione di schemi
di intervento misti
pubblico-privato per
il finanziamento delle
imprese innovative
•S
timolo al venture
capital tramite
armonizzazione
del regime fiscale
e normativo alle
best practice
internazionali
• E ducazione per
l’innovazione e
l’imprenditorialità
•C
rash Program per
la valorizzazione dei
giovani talenti della
ricerca in Italia
• L a revisione
dei processi di
reclutamento nel
sistema della ricerca
pubblica (bandi di
direct recruiting)
• L’istituzionalizzazione
della “3° missione”
per le Università,
prevedendo
obiettivi espliciti
di trasferimento
tecnologico, sistemi
premiali e maggiore
autonomia per gli
Atenei
■■ Figura 4 – Le proposte della community InnoTech dal 2012 ad oggi
© The European House - Ambrosetti
27
Nello specifico, nell’ambito del Cantiere 1 – “Organizzazione dell’ecosistema dell’Innovazione” – la community InnoTech ha più volte ribadito la necessità di formulare e implementare una strategia nazionale dell’innovazione, con un orizzonte temporale
di almeno 10 anni, che definisca una visione condivisa del progetto di innovazione del Paese
e che sia integrata in maniera organica – con un mix di misure verticali (specifiche di settore/ambiti) ed orizzontali (trasversali ai vari settori/ambiti) con le altre politiche messe in
atto nel campo della ricerca, del lavoro, della formazione e dello sviluppo industriale.
Politiche orizzontali:
Strategia di
competitività, politiche
imprenditoriali, …
Politiche orizzontali:
Concorrenza, anti-trust,
regolamenti, …
Politiche verticali:
Campioni nazionali,
privatizzazioni, public
procurement…
Politiche orizzontali:
Sussidi all’istruzione,
regolazione del mercato
del lavoro, …
MERCATO
Politiche verticali:
Identificazione settori
strategici, …
SISTEMI E
ISTITUZIONI
LAVORO E
COMPETENZE
Politiche verticali:
Praticantato, politiche
per skill specifiche, …
TECNOLOGIA
Politiche orizzontali:
Investimenti in R&S, …
ECOSISTEMA
Politiche verticali:
Infrastrutture, cluster, …
INFRASTRUTTURE
FINANZA
Politiche orizzontali:
Regolamenti e
pianificazioni generali
Politiche orizzontali:
Garanzie, corporate tax,
regolamenti, …
Politiche verticali:
Fondi specifici, prestiti
settoriali, …
Politiche verticali:
Incentivi alla green
economy, centri di
eccellenza, …
■■ Figura 5 – Elementi di riferimento per l’ecosistema nazionale dell’innovazione e dell’industria e integrazione
delle politiche funzionali (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti 2016)
Per quanto riguarda il Cantiere 2, quello relativo al “Finanziamento dell’innovazione”, la
community ha fortemente raccomandato l’introduzione di misure strutturali, significative e il più possibile automatiche che supportino gli investimenti in R&S e innovazione.
In riferimento al 3o Cantiere di lavoro, la “Cooperazione ricerca-industria”, la relazione e la
collaborazione sub-ottimale tra imprese, Università, centri di ricerca e settore pubblico è un
punto di debolezza dell’Italia e influisce negativamente sulla capacità di “fare rete”, scambiare know-how e competenze e produrre risultati tangibili e dirompenti.
28
© The European House - Ambrosetti
Per questo una delle proposte di sistema della community è stata la costituzione di un Transferlab nazionale, anche prendendo spunto da alcuni esempi di riferimento nel mondo3,
con l’obiettivo di supportare i processi di trasferimento tecnologico nel nostro Paese e fare
“massa critica”. Accanto a questa, la community ha anche proposto dei modelli di governance
e degli strumenti non tradizionali per il trasferimento tecnologico con forme di autonomia o
semi-autonomia degli Uffici di Trasferimento Tecnologico dalle rispettive Università.
Nel campo delle iniziative rivolte allo “Sviluppo delle imprese innovative” (Cantiere 4), la
community ha affermato in più occasioni la necessità di promuovere schemi di intervento misti (pubblico-privato) volti a creare un ambiente favorevole allo sviluppo di mercati del capitale di rischio alternativi atti a finanziare questa tipologia di iniziative.
La community ha infine evidenziato la necessità di massimizzare l’elemento “Attrattività e
cultura-Paese dell’innovazione” (Cantiere 5) nel riconoscimento che questo è un pilastro
fondamentale su cui l’Italia sconta un ritardo diffuso. La community ha ribadito il ruolo
centrale delle Università per costruire un ecosistema innovativo efficiente. A tal fine
sono state fatte alcune proposte puntuali tra cui la revisione dei processi di reclutamento nel
sistema della ricerca pubblica con meccanismi di direct recruiting e bandi internazionali, lo
snellimento delle procedure del visto di ingresso e del permesso di soggiorno per i ricercatori extra-comunitari interessati a lavorare in Italia, l’introduzione di obiettivi espliciti di
trasferimento tecnologico per le Università con sistemi premiali e maggiore autonomia. È
stata inoltre raccomandata la trasformazione di alcune Università generaliste in Università
territoriali tematiche, specializzate e con un forte collegamento con le aziende. In questo
quadro si inserisce una ulteriore raccomandazione riguardante la semplificazione e la riduzione, sulla base di oggettive valutazioni di merito, del numero di strutture pubbliche di ricerca e di trasferimento tecnologico4.
La qualità e l’estrema concretezza delle proposte della community, ha fatto sì che dal 2011
ad oggi molte di queste abbiano incontrato il favore e l’approvazione del Governo italiano e
dei suoi Ministeri. 3
Tra i vari esempi, si cita il National Technology Transfer Center (NTTC) negli USA. Istituito nel 1989 per volontà del Congresso, ha la missione di essere il catalizzatore del tech transfer tra agenzie di ricerca, Università e
mercato. Il NTTC ha 3 ambiti di specializzazione: aerospazio, salute, energia. Tra i servizi che offre vi sono il
technology/market assessment (con oltre 4.000 tecnologie valutate nel tempo) e il training specialistico (con quasi 7.000 professionisti di tech transfer formati). Il centro copre competenze interdisciplinari tra le quali: proprietà
intellettuale, ingegneria, ICT, analisi di mercato, supporto alla partecipazione ai bandi, messa a punto di contratti,
consulenze di business/industriali, formazione.
4
Oltre 1.200 centri per l’innovazione e il Trasferimento Tecnologico (Parchi, Incubatori, UTT, BIC e Agenzie
per lo Sviluppo, centri servizi), oltre ad un sistema della ricerca, composto da Università, centri di ricerca pubblica
e centri privati che conta oltre 110 realtà scientifiche sul territorio.
© The European House - Ambrosetti
29
Ad esempio per quanto concerne il finanziamento all’innovazione, il “Patent Box” portato
all’ordine del giorno dei lavori della community nel corso del Technology Forum del
20145, è stato recentemente introdotto per mezzo della legge n. 33 di conversione del D.L. n.
3/2015 (Investment compact). Questa iniziativa si va a sommare ad altri interventi precedenti come il Decreto Legge “Misure Urgenti per la crescita”6 e già auspicati dalla community nel percorso 2011-2012.
In secondo luogo la community InnoTech nel corso degli incontri svoltisi tra il 2011 e il 2012
ha raccomandato il rafforzamento dei rapporti tra impresa e centri di ricerca tramite l’istituzione di programmi che incentivino la presenza di PhD nell’industria e prevedano percorsi professionali nelle istituzioni di ricerca in cui sia valorizzata la mobilità tra il mondo
dell’industria e l’accademia. In questa direzione si sono mossi i decreti “Ricerca e innovazione nelle imprese” (febbraio 2014), il “Progetto Lagrange” (luglio 2014) e l’iniziativa
“PhD ITalents” (agosto 2014).
Nel campo del supporto alle imprese innovative, accanto all’equiparazione dei benefici concessi alle PMI che fanno innovazione al regime tipico delle startup innovative7, è da sottolineare come molti siano stati i bandi promossi dagli enti locali (si pensi a “Startup per EXPO”
patrocinato dalla Regione Lombardia in collaborazione con le Camere di Commercio lombarde) o riproposti dal Governo (si veda a tal proposito il nuovo bando “Smart&Start” gestito da Invitalia – Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa). Alle disponibilità generate dal finanziamento diretto dei progetti più innovativi si va
a sommare, grazie al nuovo regolamento CONSOB approvato nel 2013, la possibilità per
questa tipologia di imprese di raccogliere capitali di rischio privati attraverso portali online
facendo ricorso all’equity crowdfunding.
Per concludere, il Piano Nazionale per la Ricerca 2014-2020 approvato lo scorso febbraio
2014 dal MIUR, ha stabilito investimenti per un importo pari a 900 milioni di Euro fino al
2020 per rilanciare la ricerca in Italia, avviare grandi progetti di innovazione e favorire la
crescita e l’autonomia dei ricercatori, in piena conformità con quanto auspicato dalla community nel percorso 2012-2013 al fine di promuovere una cultura orientata all’innovazione.
5
Il Technology Forum è il momento annuale culminante dei lavori della community InnoTech. Raccoglie i
principali attori (Istituzioni, imprese, accademia, esperti) dell’ecosistema dell’innovazione a livello nazionale ed internazionale. www.technologyforum.eu
6
Il Decreto Legge «Misure Urgenti per la crescita» (giugno 2012) ha introdotto un credito di imposta pari al
35% in favore di tutte le imprese che effettuano nuove assunzioni a tempo indeterminato di soggetti altamente qualificati per svolgere attività di R&S.
7
L’equiparazione a fini fiscali di startup e PMI innovative è stata introdotta per mezzo della legge n. 33 di conversione del D.L. n. 3/2015.
30
© The European House - Ambrosetti
Proposte della community dal 2011 ad oggi
Intervento legislativo
La community nel percorso 2011-2012 aveva auspicato la
stabilizzazione, con meccanismi semplici e coerenti, del
credito d’imposta per le attività di R&S delle imprese in
proprio ed in collaborazione con detrazioni significative (e
criteri rigorosi per accedervi
Decreto Legge «Misure Urgenti per la crescita» (giugno 2012)
ha introdotto un credito di imposta pari al 35% in favore di
tutte le imprese che effettuano nuove assunzioni a tempo
indeterminato di soggetti altamente qualificati per svolgere
attività di R&S
La community nel percorso 2011-2012 aveva suggerito di
definire su basi rigorose i criteri di individuazione delle
imprese innovative
Il decreto in materia di definizione di una politica per le
startup innovative (ottobre 2012) definisce un quadro organico
e di grande favore per sostenere la nascita e la crescita
dimensionale delle startup innovative
La community nel percorso 2012-2013 aveva auspicato la
creazione di un ambiente favorevole allo sviluppo del mercato
del capitale di rischio
Il Regolamento CONSOB in materia di raccolta di capitali
di rischio da parte di startup innovative (giugno 2013) ha
disciplinato l’equity crowdfunding, dando la possibilità alle
startup innovative di raccogliere capitali di rischio attraverso
portali online
La community già nel percorso 2011-2012 aveva suggerito la
canalizzazione di fondi per la ricerca applicata su pochi filoni
prioritari per il Paese, tra i quali quello delle biotecnologie
Il Bando per finanziare progetti transnazionali di
collaborazione nel settore delle biotecnologie (novembre 2013)
ha reso disponibile 5 milioni di Euro per agevolare progetti di
sviluppo sperimentale e ricerca industriale nel settore biotech
La community nel percorso 2012-2013 aveva fatto emergere
la necessità di rivedere i processi di reclutamento nel
sistema della ricerca pubblica snellendo le procedure per
l’ottenimento del visto in ingresso e del permesso di soggiorno
per ricercatori extra-comunitari interessati a lavorare in Italia
Il Decreto «Visiting» (febbraio 2014) si è posto l’obiettivo di
attrarre in Italia ricercatori stranieri e consentire ai ricercatori
italiani di svolgere attività didattiche e di ricerca presso
università estere
La community nel percorso 2011-2012 aveva auspicato
l’istituzione di programmi che incentivino la presenza di
PhD nell’industria e prevedano percorsi professionali nelle
istituzioni di ricerca in cui sia valorizzata la mobilità tra il
mondo dell’industria e l’accademia
Il pacchetto «Ricerca e innovazione nelle imprese» (febbraio
2014) è volto a promuovere l’occupazione qualificata e
potenziare l’innovazione e l’internazionalizzazione delle
imprese. Tra le misure sono presenti: incentivi alle imprese
per l’impiego di ricercatori con profili tecnico-scientifici e il
collocamento di oltre 1.000 dottorandi industriali
La community nel percorso 2012-2013 aveva auspicato
la formulazione e l’implementazione di una strategia
dell’innovazione di medio-lungo periodo che individui gli
ambiti tecnologici e della ricerca prioritari
Il Piano Nazionale per la Ricerca 2014-2020 (febbraio 2014) ha
stabilito investimenti per un importo pari a 900 milioni di Euro
fino al 2020 per rilanciare la ricerca in Italia, avviare grandi
progetti di innovazione e favorire la crescita e l’autonomia dei
ricercatori
La community nel percorso 2012-2013 aveva proposto la
stabilizzazione del credito di imposta sugli investimenti in R&S
in house e/o in collaborazione senza tetti di spesa massima o
con tetti molto significativi
La Legge di Stabilità 2015 (giugno 2014) prevede per tutte
le imprese, indipendentemente da forma giuridica, settore
economico e regime contabile, un credito di imposta pari al
25% delle spese sostenute in eccedenza rispetto alla media
dei medesimi investimenti realizzati nel periodo 2012-2014
(investimento minimo pari a 30.000 €). L’agevolazione durerà 4
anni (2015-2019)
La community nel percorso 2013-2014 aveva proposto la
trasformazione di alcune Università generaliste in Università
territoriali tematiche, fortemente specializzate
A Brescia nasce la prima università tematica sulla salute
(luglio 2014). La Statale lancia il progetto Health&Wealth,
con un accordo firmato dal ministro della Salute per portare
il benessere al centro dei processi economici, industriali e
sociali del territorio
La community nel percorso 2013-2014 aveva proposto
l’introduzione di misure strutturali per le imprese che
fanno R&S, tra cui la semplificazione delle procedure di
finanziamento per evitare che i fondi cadano in perenzione
Il MIUR dà vita a una task force per velocizzare l’iter di
valutazione dei progetti (settembre 2014). In soli quattro mesi
di attività, i progetti liquidati sono passati dai 296 del 2013 a 615
■■ Figura 6 – Quadro sinottico delle proposte della community che hanno incontrato il favore e l’approvazione
del Governo italiano e dei suoi Ministeri
© The European House - Ambrosetti
31
2. LE MISURE PROMOSSE
PER L’ECOSISTEMA NAZIONALE
DELL’INNOVAZIONE NELL’ULTIMO ANNO
Il Sistema Italia ha maturato negli ultimi anni una crescente consapevolezza sui benefici
dell’innovazione e sull’importanza di promuovere un ecosistema (regole, strumenti, attori)
in grado di favorirla.
A dar prova di ciò è l’impegno del Paese nel promuovere azioni importanti in fatto di miglioramento del sistema alla ricerca, supporto alle imprese innovative, razionalizzazione delle
norme e delle strutture.
L’azione deve puntare a:
–– Differenziare le funzioni dei vari attori, pubblici e privati, che devono contribuire per la
parte di competenza e non sovrapporsi
–– Connettere le funzioni, perché nei moderni ecosistemi di innovazione la qualità e l’intensità dei collegamenti è fondamentale
–– Sostenere i processi di innovazione delle imprese esistenti e al contempo stimolare la
nascita di nuove imprese
–– Creare un contesto flessibile, perché un sistema rigido non può reggere alla velocità dei
cambiamenti dell’epoca attuale.
Alla luce di quanto ad oggi fatto e degli altri interventi in programmazione si sono registrati
(si veda anche il Capitolo 3 relativo ai risultati dell’Ambrosetti Innosystem Index 2016), passi in avanti concreti. Occorre proseguire con forza su questa strada e focalizzare l’attenzione
sugli ambiti prioritari che risultano ancora da ottimizzare.
Ad esempio, il nuovo Piano per la Ricerca annunciato dal Ministro dell’Istruzione, della
Università e della Ricerca (si veda più sotto) ha identificato una serie di settori prioritari sui
quali puntare e canalizzare la maggior parte delle risorse economiche. Questo è un elemento di grande importanza e può rappresentare la base per costruire una più ampia strategia
nazionale dell’innovazione di medio-lungo periodo che definisca una visione del progetto di
innovazione del Paese, con un orizzonte temporale di almeno 10 anni e leghi in maniera
organica le politiche della ricerca, del lavoro, della formazione e dello sviluppo
industriale.
32
© The European House - Ambrosetti
Un’altra area di attenzione è il finanziamento dell’innovazione, che resta una delle maggiori
criticità per il nostro Paese. Il livello di finanziamento privato in R&S è infatti nettamente
inferiore rispetto agli altri Paesi Europei, così come quello pubblico. A questo si aggiungono
un mercato del venture capital ancora troppo poco sviluppato (nel 2015 gli investimenti
sono stati pari allo 0,004% del PIL) e una dimensione media delle aziende che non favorisce
gli investimenti e lo sviluppo del corporate venture capital. Occorre quindi proseguire nella
strada intrapresa negli ultimi anni mirante a creare, a livello nazionale, un efficace sistema
di incentivi all’innovazione, con meccanismi stabili e misure per promuovere gli investimenti in equity e il venture capital. In questo quadro una particolare attenzione deve andare
anche agli strumenti per favorire l’aggregazione delle imprese.
La collaborazione tra Università, centri di ricerca e imprese (in primis PMI) è un ulteriore
ambito su cui occorre incidere di più, al fine di aumentare la qualità dei processi di trasferimento tecnologico, creando un modus operandi – anche culturale – e gli strumenti tali da
portare l’Italia al livello dei Sistemi Paese di riferimento internazionale. Si rimanda a quanto detto più sopra circa le proposte della community InnoTech in questo ambito.
Di seguito si presentano, secondo un accorpamento per area tematica di riferimento, le
principali misure, le policy e i programmi a favore dell’innovazione che sono stati promossi
nell’ultimo anno, avendo come periodo di riferimento maggio 2015 - aprile 20168.
L’obiettivo è offrire una base informativa che possa essere approfondita dai singoli operatori in base alle proprie specifiche esigenze.
2.1
I PROGRAMMI NAZIONALI PER L’INNOVAZIONE
L’innovazione, come detto, è un «programma d’azione nazionale» che richiede strategie organiche miranti a una specializzazione e ottimizzazione dell’ecosistema innovativo nazionale.
In relazione all’ultimo anno l’Italia ha varato alcuni programmi nazionali tra cui si segnalano:
–– Il Piano Nazionale della Ricerca (28 aprile 2016). Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) ha dichiarato che il nuovo Piano Nazionale della Ricerca
stanzierà 2,5 miliardi di Euro, un quarto dei quali andrà alla ricerca sanitaria. Il Piano
identifica 4 settori prioritari: la salute, l’agrifood, lo spazio e l’industria 4.0. In occasione dell’annuncio, il Ministro ha affermato anche la necessità di cambiare il sistema
per attrarre investimenti e talenti, valorizzare il capitale umano e l’orientamento internazionale.
8
Per una panoramica dei principali interventi promossi lo scorso anno (da maggio 2014 a maggio 2015) si
veda il rapporto 2015 della community InnoTech.
© The European House - Ambrosetti
33
––
Il Piano triennale 2015-2017 della ricerca di sistema elettrico (22 aprile 2016). Il MiSE
ha approvato un piano triennale per la ricerca nel settore elettrico stanziando 210 milioni di Euro. Le maggiori risorse sono riservate ai progetti di ricerca sulla produzione di
energia elettrica rinnovabile e sull’efficienza energetica.
In tema di iniziative e progetti di sistema si segnala anche Human Technopole, il progetto per il nuovo polo di ricerca dopo Expo Milano 2015, che ha l’obiettivo di rendere l’Italia
uno dei Paesi leader mondiali nell’ambito delle tecnologie umane e della long life (si veda
box di approfondimento sott0).
Human Technopole
Il progetto scientifico è stato completato e promosso dall’Istituto Italiano di Tecnologia
(IIT), insieme al Politecnico di Milano, l’Università degli Studi di Milano e l’Università
degli Studi Milano Bicocca, in collaborazione con gli istituti di ricerca clinica e ospedaliera di Milano, la Fondazione Edmund Mach di Trento, la Fondazione ISI di Torino, il
CINECA di Bologna e il CREA.
Lo Human Technopole sarà organizzato in 7 Centri - Medical Genomics, Neurogenomics,
Agri-Food and Nutrition Genomics, Data Science, Computational Life Sciences, Analysis,
Decision and Society, Nano Science and Technology - e 3 facilities condivise - Central
Genomics, Imaging e Data Storage and High Performance Computing.
Il progetto sarà realizzato nell’area Expo a Milano e prevede un’infrastruttura centrale di
laboratori (con 1.500 fra ricercatori, tecnici e amministrativi). Altri laboratori sorgeranno
all’interno degli istituti di ricerca partner, sotto forma di Outstation.
La fase di startup durerà 3 anni, al termine della quale è prevista una prima valutazione
da parte di panel internazionali.
2.2
GLI STRUMENTI A SUPPORTO DEL FINANZIAMENTO
DELL’INNOVAZIONE
L’innovazione è un investimento di rischio che richiede capitali e misure di sostegno.
L’Italia ha negli ultimi anni varato diverse misure per costruire un sistema di incentivi tale da ridurre il gap che la separa dalle best practice di riferimento, a livello europeo ed internazionale.
Anche quest’anno, lo sforzo è proseguito; a tal proposito si cita il nuovo credito di imposta (16
marzo 2016). Sono state infatti pubblicate le istruzioni e le linee guida per beneficiare del credito
d’imposta per la ricerca e lo sviluppo alla luce delle novità introdotte dalla legge di Stabilità 2015.
Il nuovo credito di imposta non è riconosciuto a seguito della presentazione di un’apposita istanza
per via telematica, ma è concesso in maniera automatica a seguito della effettuazione delle spese agevolate.
34
© The European House - Ambrosetti
Possono usufruirne tutte le imprese (senza limiti di fatturato e indipendentemente dalla forma giuridica, dal settore economico in cui operano e dal regime contabile) che effettuano
investimenti in attività di ricerca e sviluppo in misura pari al 25% delle spese incrementali sostenute rispetto alla media dei medesimi investimenti realizzati nei tre periodi di imposta precedenti a quello in corso al 31 dicembre 2015. La misura del credito è elevata al
50% per le spese relative al personale altamente qualificato e per quelle relative a contratti
di ricerca c.d. “extramuros”.
Sono agevolabili anche i costi sostenuti per il personale non “altamente qualificato” impiegato nelle attività di ricerca eleggibili. I costi rilevanti ai fini dell’attribuzione del credito di
imposta per attività di R&S rilevano per il loro intero importo anche ai fini della determinazione del reddito detassato nel regime di patent box.
Un esempio di credito d’imposta: la Francia
Criterio d’accesso
Nessun vincolo
Tetti e massimali
•
•
30% spese in R&S fino
ad un max annuale di 100
mln €; oltre, il 5% delle
spese in R&S
5 mld € di beneficio
fiscale 2013
Spese ammissibili
•
•
•
•
Personale impiegato in
R&S
Quote di ammortamento
investimenti
Costi della ricerca
svolta in collaborazione
con enti esterni o
internamente
Spese per la difesa
proprietà intellettuale
■■ Figura 7 – Una best practice internazionale del credito di imposta: la Francia; caratteristiche dello schema
valido nel periodo 2013-2018 (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2015)
Tra le altre misure di incentivo per la R&S, promosse dal Governo, si segnalano:
–– Il Patent Box (29 luglio 2015). I Ministri dello Sviluppo Economico e dell’Economia e
delle Finanze (MEF) hanno firmato il decreto attuativo del Patent Box, che permette
una tassazione agevolata sui redditi derivanti dalle opere di ingegno (marchi e brevetti). Nello specifico il provvedimento prevede una deduzione dal reddito pari
al 30% nel 2015, al 40% nel 2016 e al 50% nel 2017.
––
Il Pacchetto di misure a favore delle imprese innovative (2 marzo 2016). MiSE e MEF
hanno firmato un decreto sugli incentivi fiscali per chi investe nelle startup. Il
decreto stabilisce per le persone fisiche che investono in startup innovative detrazioni
del 19% per conferimenti fino a 500.000 Euro. Qualora la detrazione sia di ammontare
superiore all’imposta lorda, l’eccedenza può essere portata in detrazione dall’imposta
sul reddito delle persone fisiche dovuta nei periodi di imposta successivi, ma non oltre
il terzo, fino a concorrenza del suo ammontare.
© The European House - Ambrosetti
35
––
In aggiunta i soggetti passivi dell’imposta sul reddito delle società possono dedurre dal
proprio reddito complessivo un importo pari al 20% dei conferimenti rilevanti effettuati, per un importo non superiore a 1,8 milioni di Euro (le percentuali salgono rispettivamente al 25% se si investe in una startup a vocazione sociale e al 27% nel caso di
aziende che sviluppano e commercializzano esclusivamente prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico in ambito energetico). Le agevolazioni spettano fino a un
ammontare complessivo dei conferimenti non superiore a 15 milioni di Euro per ciascuna startup innovativa. All’interno del pacchetto è prevista anche una facilitazione
all’accesso al Fondo di garanzia per le PMI innovative. La procedura semplificata riconosce la possibilità di accesso senza che il gestore del Fondo stesso effettui la
valutazione del merito creditizio dell’impresa beneficiaria (valutazione che viene dunque demandata al soggetto richiedente, banca o confidi).
La guida a tutti gli incentivi del MiSE
Il MiSE ha realizzato una guida in cui sono elencate tutte le agevolazioni adottate dal
Ministero e attualmente fruibili dalle imprese. Le agevolazioni sono suddivise in 4 macro-aree di intervento: sostegno alla competitività, sostegno all’innovazione, efficienza energetica e internazionalizzazione.
Nell’ambito del sostegno all’innovazione il Ministero elenca tra le misure:
–– Il credito di imposta per la R&S
–– Il credito di imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno
–– Il super-ammortamento dei beni strumentali
–– Il Patent-box
–– L’iniziativa Smart&Start
–– Il Fondo Nazionale per l’innovazione
–– I bandi “Disegni 3+” e “Marchi 2+”, per la protezione della proprietà intellettuale
La guida presenta anche un focus sulle policy per le startup innovative e per le PMI
innovative.
Tra le misure di finanziamento dell’innovazione si citano inoltre:
–– I bandi “Agenda digitale” e “Industria Sostenibile” (5 maggio 2015). I bandi in oggetto, lanciati dal MiSE, prevedono agevolazioni per i progetti di ricerca e sviluppo di rilevanti dimensioni (tra 5 e 40 milioni di Euro) in conformità al programma europeo Horizon 2020 e in grado di esercitare un significativo impatto sullo
sviluppo del sistema produttivo e dell’economia del Paese. Il bando “Agenda digitale”, rimasto aperto fino ad oggi, ha ricevuto richieste che comportano costi complessivi ammissibili pari a 328,3 milioni di Euro e un corrispondente fabbisogno agevolativo stimato pari a circa 185 milioni di Euro, superiore all’attuale disponibilità del
bando (150 milioni).
–– Il bando “Industria sostenibile”, per il quale sono stati stanziati 250 milioni di Euro,
36
© The European House - Ambrosetti
è tuttora sospeso e anche in questo caso i termini saranno riaperti qualora il fabbisogno finanziario dovesse risultare inferiore alle stime.
––
Bando “Disegni 3+” (3 dicembre 2015). La Direzione Generale per la Lotta alla Contraffazione - Ufficio Italiano Brevetti e Marchi del MiSE e l’Unioncamere hanno promosso un’iniziativa che mira a sostenere la capacità innovativa e competitiva delle PMI
attraverso la valorizzazione e lo sfruttamento economico dei disegni/modelli industriali
sui mercati nazionale e internazionale. Le agevolazioni riguardano l’acquisto di servizi
specialistici esterni per favorire la messa in produzione di nuovi prodotti correlati ad un
disegno/modello registrato (Fase 1 – Produzione) e la commercializzazione di un disegno/modello registrato (Fase 2 – Commercializzazione). Le risorse disponibili per l’attuazione della misura ammontano complessivamente a 4,7 milioni di Euro.
––
Bandi “Marchi 2+” (3 dicembre 2015). La Direzione Generale per la Lotta alla Contraffazione - Ufficio Italiano Brevetti e Marchi del MiSE e l’Unioncamere hanno promosso
un’iniziativa che mira a sostenere la capacità innovativa e competitiva delle PMI attraverso la concessione di agevolazioni per l’estensione all’estero dei propri marchi. Le agevolazioni sono dirette a favorire la registrazione di marchi comunitari presso UAMI (Ufficio per l’Armonizzazione nel Mercato Interno) e di marchi internazionali presso OMPI
(Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale). Le risorse disponibili per l’attuazione della misura ammontano complessivamente a 2,8 milioni di Euro.
––
L’iniziativa Smart&Start (19 dicembre 2015). Il Ministro dello Sviluppo Economico ha
firmato un decreto che prevede il rifinanziamento per 20 milioni di Euro a favore delle
startup innovative localizzate nelle Regioni del Centro Nord.
––
I finanziamenti del CIPE (23 dicembre 2015). Il Comitato Interministeriale di Programmazione Economica ha ammesso al finanziamento, a valere sul Fondo integrativo speciale per la ricerca (Fisr), cinque progetti di ricerca per un valore di oltre 30 milioni di
Euro. Tra i progetti finanziati: “High performance data network”, proposto dall’Istituto
Nazionale di Fisica Nucleare che mira a realizzare un’infrastruttura di calcolo innovativa
a livello nazionale, dove fare anche formazione a giovani laureati e dottori di ricerca; “Go
for IT – Italian Talents – global entrepreneurship”, proposto dalla Fondazione CRUI –
Conferenza dei Rettori delle Università Italiane – che mira a dare ogni semestre la
possibilità a 40 tra studenti universitari e giovani ricercatori italiani di sviluppare le
proprie competenze e acquisire una mentalità imprenditoriale e internazionale, puntando sulla collaborazione e sull’ospitalità delle comunità di imprenditori, innovatori
e investitori italiani all’estero.
Il Fondo di garanzia per progetti di ricerca e innovazione industriale (19 aprile 2016).
––
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37
È operativa la Sezione Speciale del Fondo di Garanzia che consentirà di attivare finanziamenti per almeno 500 milioni di Euro concessi da BEI per la realizzazione di
grandi progetti di ricerca e innovazione industriale da parte di imprese di qualsiasi dimensione. I finanziamenti concessi da BEI prevedono una copertura massima del
20%, fino a un importo di 100 milioni di Euro e potranno essere erogati direttamente
dalla BEI o per il tramite di banche e intermediari finanziari.
2.3
LO SVILUPPO DELLE STARTUP
Sul fronte delle startup innovative il Paese ha fatto molto negli ultimi anni, tanto che la legislazione italiana in materia è presa come esempio in altri Paesi europei.
I risultati sono già visibili: a fine 2015 erano 5.154 le startup innovative attive nel Paese, con
un primato della Lombardia (1.127), seguita da Emilia Romagna (577) e Lazio (502).
Elevato è anche il numero di nuove imprese nate da una invenzione – frutto del coordinamento con i centri di ricerca o Atenei – protetta da brevetto. In totale sono 1.015, delle quali 134 in Emilia, 180 in Lombardia, 91 in Lazio. Ben 39 di queste startup hanno già superato la soglia di un fatturato che oscilla tra i 500.000 e 1 milione di Euro.
176
11
354
1.127
86
138
385
577
304
■■ Figura 8 – Numero
di startup innovative
in Italia (Fonte:
rielaborazione The
European House Ambrosetti su dati
ASTER, 2016)
240
78
502
113
20
309
200
35
136
117
246
38
© The European House - Ambrosetti
Il Paese anche nell’ultimo anno ha continuato a lavorare per favorire ulteriormente la nascita di nuove imprese. Tra le misure varate:
–– Nuove procedure per la costituzione di una startup innovativa (19 febbraio 2016). Il
Ministro dello Sviluppo economico ha firmato il decreto che introduce la possibilità di
costituire una startup innovativa, mediante un modello standard tipizzato con
firma digitale, senza effettuare la registrazione presso un notaio, ferma restando la
possibilità di costituire la società per atto pubblico.
–– Il portale Italia Startup Hub (22 aprile 2016). È online il nuovo portale dedicato al
programma Italia Startup Hub, nato nel 2014 per favorire la permanenza nel nostro
Paese di persone straniere che intendono avviare una startup innovativa. La creazione
del portale costituisce un esperimento pionieristico nell’ambito della comunicazione istituzionale italiana.
2.4 LE MISURE A FAVORE DELLA PROTEZIONE DELLA PROPRIETÀ
INTELLETTUALE
In Italia la propensione alla protezione della proprietà intellettuale è storicamente bassa.
Nell’International Property Rights Index il Paese si colloca al 51° posto su 129 Paesi
analizzati.
Incentivare il ricorso alla protezione della proprietà intellettuale appare fondamentale per
stimolare aziende e persone a continuare ad innovare.
PAESE
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
...
49
50
51
52
53
Finlandia
Norvegia
Nuova Zelanda
Lussemburgo
Singapore
Svizzera
Svezia
Giappone
Canada
Paesi Bassi
...
Spagna
Ghana
Italia
Lettonia
Cina
...
...
PUNTEGGIO
8,3
8,2
8,2
8,1
8,1
8,1
8,0
8,0
7,9
7,9
...
5,7
5,6
5,6
5,5
5,4
...
■■ Figura 9 - The International Property Rights Index 2015 (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Property Rights Alliance, 2016)
© The European House - Ambrosetti
39
Nell’ultimo anno il Governo ha lanciato una serie di iniziative tra cui:
–– Il Progetto “P.I. Educational” (17 ottobre 2015). Si tratta di un progetto finanziato dalla Direzione Generale per la Lotta alla Contraffazione - Ufficio Italiano Brevetti e Marchi del MiSE dedicato alla diffusione della Proprietà Industriale presso i giovani. L’iniziativa rientra tra gli obiettivi perseguiti dal Protocollo d’intesa tra Ministero
dello Sviluppo Economico e Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca e finanzierà
le attività dedicate al trasferimento della cultura sulla Proprietà Industriale, alla Lotta
alla Contraffazione, ai danni e ai rischi causati dal Mercato del Falso. Saranno coinvolti 5.000 giovani tramite la realizzazione di 34 progetti da parte di 100 docenti appositamente formati.
––
La Protezione della proprietà intellettuale negli uffici di Trasferimento Tecnologico
(19 dicembre 2015). Il MiSE e la Direzione generale per la Lotta alla contraffazione-Ufficio italiano brevetti e marchi hanno finanziato 60 progetti presentati da 37 Università
ed Enti pubblici di ricerca italiani per aumentare il flusso di trasferimento tecnologico verso le imprese. Per favorire la focalizzazione degli Uffici di Trasferimento Tecnologico sulla protezione e trasferimento dei titoli di proprietà industriale
sono stati finanziati 36 progetti per un importo pari a 1,072 milioni di Euro, mentre per
sostenere le loro attività di valorizzazione di titoli di proprietà industriale sono stati finanziati 24 progetti per un importo di 518.000 Euro.
––
Il Piano d’azione congiunto per migliorare e potenziare i sistemi nazionali di tutela
della proprietà industriale (5 aprile 2016). La Direzione Generale Lotta alla Contraffazione - Ufficio Italiano Brevetti e Marchi del MiSE e l’Ufficio Statale della Proprietà
intellettuale della Repubblica Popolare di Cina si sono impegnati a diffondere, alle imprese e ai cittadini, nei rispettivi territori di riferimento, la consapevolezza circa il
fenomeno della contraffazione e gli strumenti adeguati di difesa, ad attivare
sevizi per l’utenza e per le PMI, a trasferire le reciproche conoscenze sui più recenti sviluppi in materia di proprietà industriale e di lotta alla contraffazione.
2.5
GLI INTERVENTI A SUPPORTO DELLA DIGITALIZZAZIONE DELLA
SOCIETÀ E IL MIGLIORAMENTO DEL SISTEMA FORMATIVO
L’Italia negli ultimi anni ha promosso una serie di bandi per finanziare progetti mirati a dotare il Paese dell’infrastruttura tecnologica adeguata per una completa digitalizzazione della
società, nel riconoscimento di un divario diffuso che rappresenta un fattore di freno anche
alla capacità innovativa e tecnologica.
40
© The European House - Ambrosetti
100
80
60
40
20
LUSSEMBURGO
PAESI BASSI
REGNO UNITO
GERMANIA
MALTA
BELGIO
ESTONIA
DANIMARCA
REP.CECA
SLOVENIA
UE-28
SLOVACCHIA
FRANCIA
CROAZIA
CIPRO
SPAGNA
UNGHERIA
SVEZIA
GRECIA
AUSTRIA
IRLANDA
LETTONIA
PORTOGALLO
ROMANIA
LITUANIA
FINLANDIA
POLONIA
BULGARIA
ITALIA
0
■■ Figura 10 – Cittadini con accesso alla banda larga fissa in Europa nel 2015 (Fonte: rielaborazione The European
House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2016)
Nel corso dell’anno il Governo ha proseguito la sua azione e tra gli interventi si cita il Programma Smart City (10 marzo 2016), lanciato dal MiSE come primo programma di intervento per le Città Intelligenti.
Il programma mira a rafforzare la dotazione infrastrutturale delle città, attraverso smart
grid interconnesse con le infrastrutture di Banda Larga e a potenziare la capacità dell’industria di rispondere ai fabbisogni di servizi innovativi espressi dalle Smart City.
Per raggiungere questi obiettivi, il MiSE ha deciso di puntare su progetti pubblico-privati dedicando nella fase iniziale 65 milioni di Euro per la promozione di infrastrutture e servizi energetici efficienti e connessi nelle aree urbane e per l’attivazione di appalti precommerciali di grandi dimensioni in risposta ai fabbisogni più innovativi espressi dalle
amministrazioni.
A settembre 2015 il MiSE ha costituito anche una task force per il coordinamento delle
misure di politica industriale per promuovere città e comuni intelligenti. La task force
ha il compito di assicurare lo studio, l’analisi, il disegno, l’opportuna integrazione e il monitoraggio delle misure orientate a favorire la diffusione di reti elettriche intelligenti e connesse alle infrastrutture di banda larga. Inoltre ha l’obiettivo di promuovere le attività di ricerca
e sviluppo nel campo dei dispositivi, delle soluzioni e dei servizi per Smart City, il rafforzamento della competitività della struttura industriale dei settori con un’offerta nel campo
delle infrastrutture e la diffusione e un migliore coordinamento di interventi per la creazione di aree urbane con zero emissioni di anidride carbonica.
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41
Un altro ambito di intervento, molto rilevante e attuale e oggetto dell’azione recente del Governo,
riguarda le nuove skill richieste dal sistema produttivo.
In occasione del Technology Forum 2015, i business leader presenti avevano infatti sottolineato la difficoltà di reperire sul mercato competenze e capacità in linea con quelle richieste
per operare con successo sul mercato, con particolare riferimento alle nuove professionalità
legate alla rivoluzione digitale e alla gestione dei processi innovativi.
37,7%
26,4%
22,6%
5,7%
5,7%
1,9%
PESSIMO
INSUFFICIENTE
SCARSO
MEDIAMENTE COMPETITIVO
IN LINEA CON
LE RICHIESTE
DELLE AZIENDE
ECCELLENTE
■■ Figura 11 – Survey community InnoTech 2015; risposte alla domanda “Come giudica il rapporto tra le
nuove competenze richieste dal mercato globale e l’offerta delle risorse italiane?” (Fonte: rielaborazione The
European House - Ambrosetti, 2015)
In questo contesto il sistema formativo nazionale ricopre un ruolo chiave. Tale tema è stato
al centro di tre importanti riforme.
Si è trattato di sforzi importanti, con impatti che si apprezzeranno pienamente nel mediolungo termine e che sono imprescindibili per costruire la competitività del Paese.
Nello specifico si ricordano:
–– La riforma “La Buona Scuola” (10 luglio 2015). La riforma prevede un finanziamento
di ulteriori 3 miliardi di Euro a regime sul capitolo istruzione e un piano straordinario
di assunzioni. Il provvedimento prevede anche risorse specifiche per la formazione e
l’aggiornamento dei docenti e per la loro valorizzazione. Agli studenti viene inoltre garantita un’offerta formativa che concilia materie della tradizione (più musica, arte),
con quelle del futuro (più lingue, competenze digitali, economia). L’intera comunità
scolastica, famiglie e studenti compresi, sarà poi coinvolta nell’elaborazione del Piano
dell’offerta formativa della propria scuola, il documento costitutivo dell’identità culturale e progettuale delle scuole. Infine la riforma prevede fondi ad hoc sull’edilizia scolastica, per gli interventi di manutenzione e di costruzione di strutture innovative.
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––
Il Programma Operativo Nazionale (PON) “Per la scuola – Competenze e ambienti
per l’apprendimento” per il periodo 2014-2020 (23 ottobre 2015). Sono stati stanziati
oltre 3 miliardi di Euro per il potenziamento dell’offerta formativa, il rafforzamento
delle competenze degli studenti, l’innovazione degli ambienti di apprendimento (anche in termini di edilizia scolastica) e della didattica. Lo stanziamento previsto (1 miliardo di Euro in più rispetto al PON precedente) consentirà di coinvolgere circa 3 milioni di studenti, 200.000 adulti, 250.000 fra docenti e membri del personale della
scuola e quasi 9.000 istituti scolastici. Circa 2,2 miliardi di Euro sono finanziati dal
Fondo Sociale Europeo (FSE) e potranno essere utilizzati per lo sviluppo delle competenze chiave e delle competenze trasversali degli alunni, il potenziamento delle competenze dei docenti e del personale della scuola, l’integrazione degli studenti, l’alternanza
scuola-lavoro, l’istruzione degli adulti, l’internazionalizzazione delle scuole.
––
Il Piano per la scuola digitale (27 ottobre 2015). Il documento di indirizzo del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca rappresenta il lancio di una strategia
pluriennale complessiva di innovazione della scuola italiana e di un nuovo
posizionamento del suo sistema educativo nell’era digitale. Il Piano si pone 3 obiettivi: 1) fornire a tutte le scuole le condizioni per l’accesso alla società dell’informazione; 2) fare in modo che il “Diritto a Internet” diventi una realtà, a
partire dalla scuola; 3) coprire l’intera filiera dell’accesso digitale della scuola, per abilitare la didattica digitale.
Il Piano prevede 35 azioni, che saranno realizzate da qui al 2020, tutte già finanziate
attingendo alle risorse messe a disposizione dalla legge “La Buona Scuola” e dai Fondi
strutturali Europei (PON Istruzione 2014-2020) per un totale di 1 miliardo di Euro.
Tra le azioni proposte particolare interesse meritano:
–– Portare la fibra e il wi-fi in tutte le scuole
–– Creare ambienti virtuali, nuovi laboratori e lavorare su un’edilizia scolastica innovativa
–– Creare una carta d’identità digitale per ogni studente e docente
–– Digitalizzare la burocrazia scolastica attraverso il registro elettronico e gli open data
–– Realizzare un framework comune per le competenze digitali e portare il pensiero computazionale nella scuola primaria
–– Colmare il divario di genere nei settori tecnologici, promuovere le carriere digitali e diffondere la cultura imprenditoriale
–– Rendere obbligatoria la formazione continua per il personale docente in servizio (soprattutto su competenze digitali)
–– Introdurre un animatore digitale in ogni scuola per diffondere l’innovazione negli
istituti.
––
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43
3. LO SME INSTRUMENT DI HORIZON
2020: QUESTIONI APERTE ED
OPPORTUNITÀ
Nel percorso di avvicinamento al Technology Forum 2016 (20 e 21 maggio), la community
InnoTech ha organizzato un’anteprima del Forum9 per discutere degli strumenti finanziari
che la Commissione Europea mette a disposizione delle imprese nell’ambito del Programma
Horizon 2020.
Tra i vari strumenti – tra cui il Fast Track for Innovation, gli Inducement prices, il pre-commercial procurement e strumenti finanziari di debito ed equity – molta attenzione è stata
data allo SME Instrument, uno strumento di finanziamento disegnato per le piccole e medie
imprese innovative, che assegna un contributo alla crescita fino a 2,5 milioni di Euro e che
si distingue per essere semplice, mirato e snello, senza richiedere la formazione di consorzi.
Tale strumento nel biennio 2014-2015 ha assegnato alle imprese italiane oltre 45 milioni di
Euro e nel biennio 2016-2017 potrà contare su un aumento delle risorse del 44%, per
un totale di circa 740 milioni di Euro.
Lo SME Instrument esprime la volontà della Commissione Europea, più volte resa pubblica,
di voler aumentare la competitività delle aziende europee nei mercati globali, incluso il supporto a giovani aziende nella fase di scaling up, focalizzandosi su progetti di sviluppo spinti
dal mercato più che dalla ricerca tecnologica e corredati da un solido business plan. Questo
strumento rappresenta una leva per finanziare nuove realtà europee, nate con un chiaro e
solido business plan, e spesso già accompagnate da finanziatori privati, senza al contempo
diluirne la proprietà.
La discussione nell’ambito dell’anteprima del Technology Forum ha seguito un doppio binario: da un lato, l’approfondimento della conoscenza dello SME Instrument, con il coinvolgimento di chi sul fronte europeo ha progettato e gestito lo strumento, valutat0 i progetti e
assegnato i finanziamenti; dall’altro, le testimonianze di alcuni imprenditori che si sono
confrontati direttamente con lo SME Instrument e che possono quindi descriverlo sul fronte della domanda.
9
11 marzo 2016, Cison di Valmarino (TV), CastelBrando.
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© The European House - Ambrosetti
Il tema è stato inserito nel percorso della community InnoTech a partire dall’osservazione
sulla bassa partecipazione delle imprese italiane, che operano in un contesto di credito poco
competitivo rispetto al quadro europeo e che potrebbero dunque attingere con profitto ad
un ulteriore canale di finanziamento. Nonostante infatti l’alto numero di proposte presentate nel biennio 2014-2015 (rispettivamente 2.738 in Fase 1 e 782 in Fase), solo 2.196 imprese
italiane hanno ottenuto il finanziamento di Fase 1 e 35 quello di Fase 2, con un tasso di successo rispettivamente del 7,15% e del 4,47%.
L’Anteprima del Technology Forum ha analizzato le ragioni della performance italiana, individuando – grazie al dibattito con gli imprenditori e le Istituzioni presenti – gli ambiti e le
leve d’azione per migliorarla.
Nello specifico sono stati individuati 8 aree di attenzione:
–– Comunicazione. La comunicazione sullo SME Instrument va potenziata, sia per capillarità, sia per la direzione del flusso, che oggi appare sostanzialmente a senso unico,
dalla Commissione Europea verso le imprese. Il lavoro svolto dalla Commissione verso
la semplificazione della gestione dei bandi di questo tipo, che ha portato a ridurre significativamente il numero di pagine della domanda di partecipazione e di conseguenza i tempi di valutazione, dovrebbe andare di pari passo con la definizione di un numero minimo di regole di rendicontazione chiare e non interpretabili. Per compensare ad
un numero di regole più ridotto, si è ritenuto utile suggerire l’adozione di una pagina FAQ: i vincitori dei bandi avranno la possibilità di sottomettere direttamente quesiti specifici alla Commissione che darà risposta ufficiale pubblicata sul sito. In questo
modo si identificano quelle aree oggi ancora grigie dei regolamenti di rendicontazione
coinvolgendo direttamente i fruitori dello SME Instrument e, di converso,
ottimizzando il carico di lavoro da parte della Commissione e l’efficacia delle risposte
che le aziende ricevono in relazione ai dubbi interpretativi dei regolamenti.
–– Mappatura. La presentazione di migliaia di domande, da parte di imprese innovative
da tutta Europa, genera un database prezioso sull’attività di ricerca e sviluppo effettivamente in corso: questo patrimonio informativo oggi viene scarsamente valorizzato e
soltanto per la parte di imprese che ottengono il finanziamento. La proposta avanzata
dalla community InnoTech è rendere pubbliche le descrizioni delle aziende
partecipanti e dei progetti presentati, con il consenso dei richiedenti, in un database online che renda possibile la conoscenza reciproca e la collaborazione, anche in
assenza di finanziamento. Tale banca dati, inoltre, faciliterebbe il contatto con fonti di
finanziamento alternative pubbliche e private.
–– Audit, reporting. La community propone che i sistemi di audit e reporting siano regolati in modo più chiaro, favorendo il contatto diretto e la certezza delle regole.
© The European House - Ambrosetti
45
––
––
––
––
Valutazione dei progetti. La selezione dei valutatori delle domande ha visto un graduale miglioramento nel tempo, con il passaggio dai classici valutatori dei bandi europei a
valutatori molto più business oriented. L’obiettivo dello SME Instrument è supportare
aziende che abbiano intenzione di immettere sul mercato nuovi prodotti che producano una rapida crescita sia in termini di fatturato che di persone. I valutatori devono
quindi avere esperienza nella valutazione dell’impatto sul mercato, delle possibilità di
crescita e in generale del ritorno dell’investimento del denaro pubblico investito. In tal
senso la raccomandazione emersa dal confronto all’interno della community InnoTech
è, quantomeno per i progetti di Fase 2, di introdurre un secondo step di valutazione in cui i valutatori stessi e la Commissione incontrino le aziende che hanno presentato idee progettuali di alta qualità e il team che implementerà il progetto prima
della selezione finale.
Ruolo dei fornitori nelle domande. Uno dei punti emersi durante l’Anteprima del
Technology Forum è come l’indotto generato dagli strumenti finanziari UE stia generando un sistema di fornitori di prodotti e servizi ad hoc, a volte con significativi rialzi
di prezzi; questo in particolare se associati allo SME Instrument. In questo quadro i vincoli di non modificabilità dei fornitori presentati in sede di domanda, possono rappresentare un vincolo stringente e, in caso di vittoria, le aziende si trovano ad avere a che
fare con fornitori che chiedono un aggiornamento dell’offerta ormai scaduta nei tempi
trascorsi tra la sottomissione e valutazione della domanda. La community raccomanda
una maggior flessibilità nei casi ci siano giustificati motivi per sostituire i
fornitori associati a una domanda di progetto, come ad esempio nuovi preventivi significativamente più bassi o esigenze particolari nate proprio in fase di sviluppo del
progetto.
Ruolo del consulente nella presentazione delle domande. Durante i lavori dell’Anteprima del Technology Forum, la quasi totalità delle aziende vincitrici ha confermato di aver
utilizzato dei consulenti per depositare la domanda di partecipazione al bando. Nonostante questo sia in linea con quanto già accade per le altre linee di finanziamento Horizon 2020, la necessità di ricorrere a un aiuto consulenziale per un bando che deve essere
snello, market oriented e rapido è un punto di attenzione. Aziende che sono nate con un
business plan già valutato e accettato da finanziatori privati di venture capital dovrebbero essere in grado di sottoporre e vincere lo SME Instrument senza ricorso a consulenti
esterni e quindi senza diluire il finanziamento al di fuori del progetto stesso. La community raccomanda quindi di tenere monitorato questo fattore per arrivare a capire quale
azione possa essere adottata.
SME Instrument Fase 3. Oggi, l’ultima fase dello strumento finanziario SME Instrument
non è chiara nelle modalità di esecuzione e di supporto per le aziende che ne facciano domanda.
46
© The European House - Ambrosetti
––
Un’azienda che arrivi alla Fase 3 ha già un solido business plan, motivato da clienti pronti ad acquistare prodotti nuovi e innovativi, sviluppati per la maggior parte utilizzando
fondi comunitari; la Fase 3 dovrebbe accelerare il processo di go-to-market. Nel mondo,
per esempio negli Stati Uniti o in Canada dove esistono strumenti finanziari simili allo
SME Instrument, nell’ultima fase del progetto i prodotti vengono adottati in seno ai programmi nazionali/federali. Sulla scorta di queste considerazioni, la raccomandazione
della community è inserire questi prodotti all’interno del normale piano di procurement
europeo.
Dotazione finanziaria. Attualmente il totale delle domande finanziate è una quota ridotta
rispetto al numero delle PMI in Europa, anche considerando solo il cluster delle PMI innovative. Inoltre, le ultime statistiche mostrano che circa un quarto delle proposte presentate nel primo biennio di Horizon 2020 fanno riferimento allo SME Instrument, che,
tuttavia, ha una dotazione finanziaria pari al 3-4% del budget di Horizon 2020. Questo
significa che tante proposte di elevata qualità e potenziale successo sul mercato non vengono selezionate. Al contempo, l’attuale livello di budget stanziato per lo Strumento PMI
fa sì che la maggior parte delle proposte selezionate in Fase 1 non arrivino al finanziamento in Fase 2 (il vero e proprio progetto di industrializzazione e internazionalizzazione). Di fatto il rischio è di erogare i 50.000 Euro di Fase 1 soltanto per elaborare un business plan promettente, senza fornire il necessario supporto per l’effettiva
implementazione e commercializzazione dell’idea di business. La raccomandazione della
community va nella direzione di aumentare il totale finanziato e rafforzare sinergie con ulteriori fonti di finanziamento pubbliche e private.
COMUNICAZIONE
DOTAZIONE FINANZIARIA
MAPPATURA
SME INSTRUMENT FASE 3
AUDIT, REPORTING, Q&A
RUOLO DEL CONSULENTE NELLA
PRESENTAZIONE DELLE DOMANDE
VALUTAZIONE DEI PROGETTI
RUOLO DEI FORNITORI
NELLE DOMANDE
■■ Figura 12 – Ambiti di intervento per il potenziamento e l’ottimizzazione dello SME Instrument di Horizon
2020 (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016)
© The European House - Ambrosetti
47
Alla luce delle considerazioni sopra riportate e della discussione con i business leader tenutasi in occasione dell’Anteprima del Technology Forum, il giudizio sui nuovi strumenti finanziari della Commissione Europea è positivo.
Tali strumenti sono stati creati e si stanno evolvendo in linea con lo sviluppo di nuove realtà
industriali, forti di investimenti privati, soprattutto demand driven, rappresentando una
svolta importante rispetto al classico modello guidato meramente dallo sviluppo della tecnologia di base.
Le raccomandazioni relative allo SME Instrument di Horizon 2020 sono state raccolte
grazie ai contributi di: Antonio Carbone, National Contact Point for Horizon 2020, Apre;
Alberto di Minin, Professore associato presso l’Istituto di Management della Scuola Superiore di Sant’Anna di Pisa; Luca Rossetini, CEO D-Orbit.
Un ringraziamento va anche ai relatori e ai partecipanti dell’Anteprima Technology
Forum 2016 per le analisi e le opinioni condivise durante i lavori.
48
3
AMBROSETTI INNOSYSTEM
INDEX E AMBROSETTI
REGIONAL INNOSYSTEM
INDEX 2016:
LA PERFORMANCE
INNOVATIVA DELL’ITALIA
E DELLE SUE REGIONI VERSO
GLI ECOSISTEMI
DELL’INNOVAZIONE NEL MONDO
Obiettivo del Capitolo n. 3
• Il Capitolo illustra i risultati 2016 dell’Ambrosetti Innosystem Index (AII) e propone una lettura comparata
delle dinamiche di innovazione del nostro Paese rispetto ad alcuni competitori internazionali, tradizionali
ed emergenti, discutendo i fattori abilitanti associati al loro successo.
• Il Capitolo propone inoltre una valutazione delle performance innovative delle macro-Regioni della UE-14 e delle Regioni italiane attraverso l’Ambrosetti Regional Innosystem Index (ARII), sviluppato a partire dal 2015.
1. PREMESSA: GLI ECOSISTEMI DI
INNOVAZIONE PER LA COMPETITIVITÀ
La capacità di produrre innovazione è una determinante della competitività delle organizzazioni e dei sistemi territoriali. Ricerca e innovazione costituiscono anche una componente indiretta del benessere, dando un contributo fondamentale allo sviluppo sostenibile e durevole.
Oggi la sfida dell’innovazione avviene a partire da ecosistemi di innovazione integrati
in cui i risultati di innovazione si determinano dalle interazioni tra gli attori chiave – accademici, policy maker e di business – e in cui l’ottimizzazione dell’efficacia e la massimizzazione della velocità dei network sono fattori critici di successo.
In questo contesto, la perMODELLO LINEARE
formance dei diversi Paesi è
RICERCA
legata alla capacità di ogni
SVILUPPO
ecosistema d’innovazione di
COMMERCIALIZZAZIONE
massimizzare l’efficienECOSISTEMI DI INNOVAZIONE
za innovativa di tutti i liFINANZA/
velli territoriali: i cluster
CAPITALE
di RISCHIO
tecnologici/hub di innovazione – a loro volta ecosistemi di innovazione locali –
STRUTTURE
UNIVERSITÀ
stanno diventando nodi
DI TT
e RICERCA
ECOSISTEMA
sempre più strategici nei riDI INNOVAZIONE
sultati innovativi nazionali.
SETTORE
PUBBLICO
BUSINESS
■■ Figura 1 – Modelli di innovazione lineari ed ecosistemi di innovazione (Fonte: elaborazione The European
House - Ambrosetti su Kao et. Al.)
50
© The European House - Ambrosetti
Tali cluster, concepiti come concentrazioni geografiche di imprese, fornitori di input e di
servizi, intermediari (anche finanziari) e istituzioni di ricerca, hanno un ruolo crescente
quali catalizzatori di innovazione e centri propulsori di crescita e competitività sia nei confronti dei Paesi di appartenenza, sia rispetto alle catene di produzione globali (GVC).
La community InnoTech, sin dagli inizi del suo percorso di lavoro (2011-2012) ha avviato
una riflessione strutturale sul tema e proposto una propria interpretazione di ecosistema di
innovazione come:
“… un’area territoriale fortemente dinamica dal punto
di vista economico-imprenditoriale, caratterizzata da
alto fermento culturale, scientifico e tecnologico,
attrattività e mobilità sociale, con efficaci meccanismi di
premialità e garanzia di equità nell’accesso alle
opportunità”.
A fronte di tale definizione, le “componenti” di un ecosistema di innovazione sono state individuate in:
–– Capacità di attrazione di nuove forze (intellettuali e finanziarie)
–– Capacità di valorizzazione delle competenze presenti
–– Produzione di novità sostanziali e discontinuità
–– Capacità di creare il mercato e/o anticiparlo sui trend più rilevanti e di generare imprenditorialità diffusa
–– Propensione al “rischio” di innovare e cultura diffusa dell’innovazione
–– Concentrazione di infrastrutture di ricerca e sviluppo di livello internazionale.
Questa modellizzazione concettuale ha permesso di costruire uno strumento di misurazione
e confronto strutturato delle performance innovative degli ecosistemi di innovazione nel
mondo: l’Ambrosetti Innosystem Index (AII).
In questo nuovo anno di attività la community ha deciso di proseguire in questo lavoro, aggiornando il monitoraggio dei principali ecosistemi di innovazione a livello internazionale e
dell’Italia. I risultati dell’AII 2106 e una loro lettura quali-quantitativa sono presentati nelle
pagine seguenti.
© The European House - Ambrosetti
51
2. L’AMBROSETTI INNOSYSTEM INDEX:
STRUTTURA E METODOLOGIA
L’Ambrosetti Innosystem Index (AII) è uno strumento di informazione e orientamento delle decisioni composto da un:
–– Indice sintetico che identifica la performance complessiva di ogni ecosistema secondo valori uniformi e comparabili nel tempo
–– Tableau de Bord che misura i risultati raggiunti da ogni ecosistema d’innovazione
sui fattori chiave che determinano la performance di innovazione.
In sede di elaborazione, è stata portata avanti una scelta chiara nella selezione del campione
di riferimento i cui criteri di composizione sono ricondotti a tre ordini di variabili:
–– Letteratura internazionale sui centri di innovazione mondiale
–– Produzione di innovazione: sono stati fatti degli approfondimenti su ogni Paese per
valutare la reale produzione di innovazione a livello mondiale (pubblicazioni scientifiche nel top 10% mondiale, brevetti, ecc.)
–– Comparabilità e copertura: è stata effettuata una selezione a partire da una prima rosa
di 30 Paesi comparabili con l’Italia in termini di dimensioni relative, condizioni socioeconomiche di partenza e reperibilità dei dati sugli indicatori prescelti1.
Sulla base di questi criteri, nelle edizioni precedenti (2013, 2014 e 2015) dell’AII, sono stati
individuati 12 Paesi ad alta performance innovativa: Canada, Cile, Corea del Sud, Finlandia,
Francia, Germania, Israele, Regno Unito, Singapore, Svezia, Svizzera e Stati Uniti. Quest’anno il campione è stato esteso anche al Giappone.
Perché il Giappone
Il Giappone è da sempre riconosciuto come una delle aree più innovative al mondo.
Nonostante i bassi tassi di crescita e il suo elevato debito pubblico, il Paese continua a
rimanere un’economia competitiva a livello mondiale (oggi al terzo posto) grazie ai suoi
risultati nella ricerca e nell’innovazione applicata.
Il Paese è uno dei maggiori spender globali in R&S: nel 2014 l’investimento è stato pari
al 3,6% del PIL – di cui l’80% è stato finanziato dal settore privato – valori di gran lunga
superiori rispetto a quelli che si registrano in Europa e negli stati Uniti.
1
Tali criteri di selezione hanno portato all’esclusione ad esempio di Cina e Brasile dal campione di riferimento.
52
© The European House - Ambrosetti
Nel 2013 il Paese si è dotato di una Strategia integrata dell’Innovazione con un
orizzonte di lungo termine (2030). La strategia mappa gli attori chiave del processo di innovazione, attribuendo a ciascuno (accademia, policy maker, imprese) ruoli e responsabilità. Il documento chiarisce anche gli strumenti e gli incentivi per favorire l’innovazione
nel Paese, nonché gli ambiti prioritari di investimento.
In merito a quest’ultimo punto, il Giappone ha deciso di puntare sulla salute e sulla robotica come settori-guida per lo sviluppo, al fine di dare soluzioni concrete (e di mercato) al tema globale dell’invecchiamento e sulle tecnologie green per posizionarsi come
attore di riferimento e fornitore di tecnologie e prodotti sull’altro grande macro-trend
della transizione energetica che guiderà le scelte strategiche e gli investimenti nel mondo
nei prossimi 30-50 anni.
In aggiunta alla misurazione delle performance degli ecosistemi di innovazione individuati,
sono stati monitorati in logica comparativa anche i risultati dell’Italia per quantificare eventuali divari esistenti e comprendere quali siano i fattori ostativi che determinano tale situazione.
I risultati di ogni ecosistema sono stati quindi rappresentati a livello di due macro-set di indicatori.
• Variabili di output, volte a “catturare” al massimo livello di sintesi i risultati di efficacia
innovativa in termini di produzione di nuove idee e di loro impatto economico:
–– Numero di brevetti su popolazione attiva (15-64 anni)
–– Esportazioni dei settori ad alta intensità di R&S2 in rapporto alle esportazioni totali
–– Numero di citazioni per ricercatore.
• Variabili di input, selezionate per rendere conto della dotazione di ogni Paese rispetto alle
determinanti della performance complessiva di innovazione; sono stati considerati 4
sottogruppi:
–– Capitale umano, per misurare la dotazione di risorse umane qualificate per l’attività di
R&S in azienda (personale occupato nelle funzioni R&S nelle imprese private per migliaia di occupati) e predisposte all’innovazione in fasce chiave (livello universitario) e
la predisposizione stessa delle classi di età più giovane allo studio e all’apprendimento
delle materie scientifiche (istruzione secondaria)
–– Risorse finanziarie a supporto dell’innovazione, per mappare la disponibilità di fondi
a tutti i livelli di investimento/finanziamento rilevante (investimenti totali in R&S,
componente di investimenti pubblici e di investimenti privati in R&S, disponibilità di
capitale di rischio)
–– Ambiente innovativo, considerato come l’insieme di indicatori volti a identificare la capacità di ogni ecosistema di garantire protezione agli attori dell’innovazione e trasformare l’innovazione in nuove idee di business.
2
Aerospazio, elettronica, computing, strumenti di precisione (definizione OCSE).
© The European House - Ambrosetti
53
––
Attrattività di ecosistema, inteso come gruppo di variabili volte a misurare la capacità
di ogni Paese di sviluppare un ambiente attrattivo per investimenti e nuovi talenti e capace di stimolare sinergie collaborative tra Università e ricerca.
Per ognuna delle variabili misurate è stato preso in considerazione il triennio 2012-2014 (o
gli ultimi dati disponibili), ricostruendo una base dati omogenea e confrontabile,
utilizzando le informazioni disponibili presso le principali fonti internazionali (OCSE, UNESCO, Banca Mondiale, Eurostat, Scimago, WIPO-World Intellectual Property Organization)
e i siti delle Agenzie statistiche nazionali dei Paesi del campione. Per alcune variabili è stato
utilizzato il valore puntuale rilevato, altre invece sono state ottenute componendo i dati raccolti; eventuali outlier presenti per alcune variabili non sono stati esclusi data la dimensione
del campione analizzato.
A partire da questo impianto, sono stati costruiti indicatori compositi utilizzando la media
mobile sugli ultimi 3 anni considerati per ognuna delle aree tematiche in esame. É
stato quindi messo a punto un indice complessivo che assegna a ciascuna area di riferimento lo stesso peso; anche le variabili all’interno di ciascuna categoria identificata sono caratterizzate dallo stesso peso.
La visualizzazione dei risultati prevede due tipologie grafiche:
–– 1 cruscotto di posizionamento che segna la performance negli output di innovazione (riferibili alla parte 1 nella figura sotto)
–– 4 quadranti relativi ai 4 fattori di input identificati (capitale umano, risorse finanziarie, attrattività di sistema, riferibili alla parte 2 nella figura sotto).
TABLEAU DE BORD
AMBROSETTI
INNOSYSTEM INDEX
1 cruscotto di posizionamento
che segna la performance negli
output di innovazione
PUNTEGGIO AMBROSETTI INNOSYSTEM INDEX
2,35
4,98
4,54
GERMANIA 5,64
INGHILTERRA 4,67
ITALIA
2,98
FRANCIA
4,54
CILE
2,35
6,59
5,66
SINGAPORE
5,66
KOREA del SUD
6,59
ISRAELE
4,98
SVEZIA
4,90
CANADA
4,44
STATI UNITI
5,37
SVIZZERA
6,30
FINLANDIA
6,36
1
4,98
4 quadranti relativi ai 4 fattori di
input identificati (capitale umano,
risorse finanziarie, attrattività di
sistema)
MEDIA DEL CAMPIONE
DEBOLE
IN LINEA
FORTE
PUNTEGGIO SOTTO-INDICATORI DI IPUT
CAPITALE
UMANO
9,65
DE 9,65
8,58
SG 8,99
UK 8,63
CA 8,58
FR 8,58
RISORSE
FINANZIARIE
9,38
8,38
SK 7,77
SE 6,73
IT 6,39
CL 5,10
54
5,78
5,97
UK 5,97
ISR 5,08
IT 4,56
CL 2,73
ATTRATTIVITÀ
DEL PAESE
US 9,86
5,51
UK 6,16
SG 5,85
SE 5,78
4,39
FI 5,39
CH 5,19
FR 5,04
FR 6,89
ISR 6,43
FI 7,19
7,02
AMBIENTE
INNOVATIVO
9,86
DE 7,97
SG 7,40
CH 7,95
US 7,09
ISR 7,02
SK 9,34
FI 9,15
SE 8,55
US 8,38
CH 8,31
ISR 4,66
IT 4,28
SK 4,23
CL 4,29
ISR 5,04
CH 5,01
DE 4,39
SG 3,83
CA 3,42
SK 3,06
FR 3,01
DE 4,91
CA 4,88
4,66
UK 5,51
2,44
SE 2,60
CL 2,44
FI 2,37
US 2,19
2
IT 1,21
© The European House - Ambrosetti
■■ Figura 2 – Posizionamento nello
scoreboard delle variabili di input e di
output; 1=output; 2=input (Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti,
2016)
OUTPUT
DIMENSIONI
PROXY
RAZIONALE
FONTE
Efficenza
ed efficacia
ecosistema
innovativo
1.
Numero di brevetti sulla popolazione attiva (15-64 anni)
Export dei settori
ad alta intensità di R&S
export totale
Numero di citazioni
per ricercatore
1.
2.
Produzione nuove idee
Impatto dell’innovazione
sulla struttura
economica
Qualità della produzione
scientifica
1.
2.
3.
WIPO e OCSE
OCSE
Scimago e OCSE
Personale di R&S
per migliaia di occupati
Numero studenti universitari
materie tecnico-scientifiche
su pop. 19-25 anni
Punteggio PISA*
studenti in matematica e
scienze
1.
Impatto dell’innovazione
sull’occupazione
Capitale umano come
produttore potenziale di
conoscenza scientifica
Qualità della
preparazione di base
1.
2.
3.
OCSE
OCSE
OCSE
Venture Capital
attractiveness Index**
Inv. privati in R&S (%PIL)
Inv. pubblici in R&S (% PIL)
1.
Capacità di attrarre
investimenti VC
Propensione settore
privato ad investire
Propensione settore
pubblico ad investire
1.
2.
3.
IESE
OCSE
OCSE
Intellectual Property Right
Index***
Registrazione di nuove
imprese per migliaia di
abitanti in età attiva (15-64
anni)****
1.
Capacità di proteggere
le nuove idee
Imprenditorialità e
capacità trasformativa
della nuova conoscenza
1.
2.
International
Property Right
Index Report
Banca Mondiale
R&S nei programmi
di dottorato finanziata
dall’industria
Ricerca e Sviluppo finanziata
dall’estero
Mobilità netta studenti (saldo
degli studenti entrantiuscenti dal Paese su studenti
totali)
1.
Proxy della vicinanza
tra il mondo del
business e il mondo
accademico
Capacità di attrarre
investimenti esteri R&S
Mobilità in ingresso
degli studenti terziari
1.
2.
3.
OCSE
Banca Mondiale
UNESCO
2.
3.
Capitale umano
1.
2.
3.
Risorse finanziarie
a supporto
dell’innovazione
INPUT
Attrattività
ecosistema
1.
2.
3.
1.
2.
Ambiente
innovativo
1.
2.
3.
3.
2.
3.
2.
3.
2.
2.
3.
■■ Figura 3 – Tabella sinottica delle variabili chiave dell’AII (Fonte: elaborazione The European House
- Ambrosetti su dati OCSE, UNESCO, Banca Mondiale e Agenzie di Statistica Nazionali) *TEST internazionale sulle competenze degli adolescenti3, **Indice di attrattività per il VC4 ***Indice che
misura il rispetto dei diritti di proprietà intellettuale5 nel Paese; ****Registrazioni di nuove aziende in un Paese
rapportato alla popolazione attiva in età compresa tra i 15 e i 64 anni
3
Il test effettuato ogni 3 anni; mappa le performance dei 15enni in materie letterarie, matematica, scienze e
problem solving in oltre 40 Paesi nel mondo.
4
Sotto-componente dello IESE Venture Capital and Private Equity Attractiveness Index, costruito su 300 indicatori macroeconomici chiave per la capacità di ogni Sistema Paese di attrarre capitale di rischio in chiave internazionale (informazioni disponibili sul sito: www.blog.iese.edu).
5
Componente dell’International Property Right Index che misura la propensione al rispetto dei diritti di proprietà su 3 fronti: rispetto della legge e libertà politica, rispetto della proprietà fisica, rispetto della proprietà intellettuale (www.internationalpropertyrightsindex.org).
© The European House - Ambrosetti
55
3. I RISULTATI DELL’AMBROSETTI
INNOSYSTEM INDEX 2016
Il grafico sotto riporta una visione d’insieme dei risultati raggiunti da ognuno degli ecosistemi mappati sull’indice complessivo.
Il “podio” è caratterizzato da una predominanza asiatica, anche se il gradino più alto è occupato da un Paese europeo: 1° Svizzera (6,80) trainata in particolare da alte performance
nell’export di prodotti ad alta tecnologia e dalla qualità della ricerca prodotta; 2° Corea del
Sud (6,47); 3° Singapore (6,44).
OUTPUT
2,48
4,75
FRANCIA
ITALIA
5,08
GIAPPONE
4,84
4,73
3,36
CANADA
CILE
2,48
FINLANDIA
SVEZIA
5,68
REGNO
UNITO
ISRAELE
5,16
5,56
5,01
6,80
USA
SVIZZERA
5,69
GERMANIA
SINGAPORE
5,67
6,44
6,80
SUD COREA
4,43
6,47
4,80
INPUT
CAPITALE
UMANO
8,53
7,20
6,76
6,51
SINGAPORE 8,53
FINLANDIA 7,55
GERMANIA 7,39
ISRAELE 7,28
R. UNITO 6,94
COREA SUD 6,81
SVEZIA 6,79
SVIZZERA 6,74
FRANCIA 6,70
GIAPPONE 6,57
CANADA 6,49
ITALIA 5,53
USA 5,47
CILE 3,48
RISORSE
FINANZIARIE
9,19
7,88
7,54
COREA SUD 9,19
SVEZIA 8,21
USA 7,94
FINLANDIA 7,91
ISRAELE 7,88
GERMANIA 7,73
SVIZZERA 7,45
SINGAPORE 6,99
AMBIENTE
INNOVATIVO
9,76
5,64
4,88
CANADA 5,98
R. UNITO 5,84
ITALIA 4,76
CILE 3,14
FINLANDIA 5,40
SVIZZERA 5,18
5,98
4,28
CANADA 4,89
FRANCIA 4,88
2,70
GERMANIA 4,86
FRANCIA 6,81
6,19
USA 9,76
R. UNITO 6,84
SINGAPORE 6,43
SVEZIA 5,72
ATTRATTIVITÀ
DEL PAESE
4,69
GIAPPONE 4,78
CILE 4,66
ISRAELE 4,46
COREA SUD 4,04
ITALIA 3,98
2,07
SVIZZERA 5,98
R. UNITO 5,62
ISRAELE 4,41
GERMANIA 4,28
SINGAPORE 4,28
CANADA 3,24
FRANCIA 2,89
COREA SUD 2,50
FINLANDIA 2,45
USA 2,11
SVEZIA 2,06
CILE 1,76
ITALIA 1,28
GIAPPONE 1,21
■■ Figura 4 – L’Ambrosetti Innosystem Index 2016, una visione d’insieme (Fonte: elaborazione The European
House - Ambrosetti, 2016)
56
© The European House - Ambrosetti
PAESE
2016
2015
SVIZZERA
6,80
6,65
COREA DEL SUD
6,47
6,50
SINGAPORE
6,44
6,41
STATI UNITI
5,69
5,82
GERMANIA
5,67
5,72
ISRAELE
5,56
5,97
REGNO UNITO
5,16
5,10
SVEZIA
5,01
5,09
GIAPPONE
4,84
-
FINLANDIA
4,80
4,90
FRANCIA
4,73
4,85
CANADA
4,43
4,55
ITALIA
3,36
3,34
CILE
2,48
2,45
2016 vs. 2015
■■ Figura 5 – Confronto tra i punteggi dell’Ambrosetti Innosystem Index 2016 e quelli 2015 (Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti, 2016)
© The European House - Ambrosetti
57
Seguono Stati Uniti (5,69), Germania (5,67), Israele (5,56), Regno Unito (5,16), Svezia
(5,09), Svezia (5,01), Giappone (4,84), Finlandia (4,80), Francia (4,73), Canada (4,43) e – a
distanza più significativa – Italia (3,36) e Cile (2,48)6.
Analizzando il posizionamento assoluto, la classifica è rimasta pressoché stabile rispetto alla
rilevazione 2015. Infatti Svizzera, Corea del Sud e Singapore si confermano ai primi 3 posti
della classifica, così come Finlandia, Francia, Canada, Italia e Cile occupano nuovamente le
ultime 5 posizioni della classifica. Gli unici cambiamenti riguardano gli Stati Uniti e la Germania che guadagnano una posizione ciascuno e Israele che invece perde due posizioni.
Confrontando invece i punteggi ottenuti quest’anno con quelli dell’anno precedente7 risulta
che 8 Paesi hanno complessivamente peggiorato il proprio punteggio, mentre 5 hanno visto
un miglioramento8. È da segnalare però che le differenze, sia in positivo che in negativo rispetto ai punteggi 2015, sono contenute.
OUTPUT
Ecosistema
innovativo
3,52
3,78
3,75
Capitale
umano
INPUT
6,55
6,59
6,74
6,94
6,96
Risorse
finanziarie
5,41
5,46
5,42
Ambiente
Innovativo
Attrattività
Paese
7,18
3,34
3,36
3,15
2014
2015
2016
■■ Figura 6 – Confronto dei punteggi 2015 e 2014 della media del campione per ciascuna categoria di variabili
di output e di input dell’Ambrosetti Innosystem Index (Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti,
2015)
6
Il Cile è un ecosistema dell’innovazione emergente a livello internazionale. È stato dunque mappato in tale
logica e non come best performer.
7
Nel confrontare i risultati ottenuti nella rilevazione 2016 con quella del 2015 si è tenuto conto anche delle
rettifiche operate dalle varie banche dati sugli indicatori analizzati.
8
Si ricorda che le variazioni assolute dell’AII attengono a dei sottostanti elementi di tipo strutturale. Cambiamenti quindi anche di entità modesta, sono in ogni caso indicativi di tendenze e percorsi di riposizionamento significativi.
58
© The European House - Ambrosetti
Le variazioni dell’AII registrate rispetto all’anno precedente sono frutto di variazioni registrate in ciascun macro-categoria di variabile, sia di output che di input. Rispetto alla rilevazione 2016 il campione di analisi ha visto le proprie performance stabili rispetto allo scorso
anno eccetto che nell’’area “Attrattività del Paese”, per la quale si è assistito ad un leggero
peggioramento.
Di fatto dunque sembra emergere la situazione di un anno di “passaggio” o di “attesa”, riscontrando in questo una coerenza con le dinamiche geo-economiche internazionali.
Di seguito si riportano per ogni ecosistema analizzato una breve descrizione e il relativo Tableau de Bord. L’ordine è in funzione del posizionamento sull’AII 2016, partendo dal best
performer.
© The European House - Ambrosetti
59
TABLEAU DE BORD
3.1 SVIZZERA
AII SCORE: 6,80
PIL: 664,6 miliardi di Dollari
6,65
POPOLAZIONE: 8,2 milioni
DISOCCUPAZIONE: 3,3%
INVESTIMENTO R&S (%PIL): 3,0%
La Svizzera si conferma il Paese che ha conseguito il punteggio AII più elevato anche
nell’edizione 2016 (6,80): primeggia nelle
aree “Ecosistema innovativo” e “Attrattività
del Paese”.
L’ottima performance deriva soprattutto
dalla capacità di esportare in tutto il mondo
prodotti ad alto contenuto tecnologico (il
45,5% del suo export è basato sull’industria
hi-tech) e dalla qualità della ricerca prodotta
(7,40 citazioni per ricercatore relativi alla
pubblicazioni effettuate dal 2012 al 2014)
entrambe superiori rispetto a tutti gli altri
ecosistemi. Molto positivi sono anche la preparazione degli studenti nelle materie scientifiche, come testimoniato dai risultati del
test PISA (531 punti per la sezione matematica e 515 per quella relativa alle scienze), il
60
© The European House - Ambrosetti
legame tra mondo accademico e business –
misurato dalla quota di R&S nei programmi
di dottorato finanziati dalle imprese (11,2%)
– e la mobilità netta degli studenti (con più
di 47.000 studenti stranieri in ingresso rispetto ai 18.000 studenti residenti in uscita).
Il sistema di ricerca svizzero è di alta qualità
e basato su una netta separazione tra il settore pubblico e il settore privato: il primo si
basa su Università ad alta intensità di ricerca, mentre il secondo sulle funzioni R&S delle multinazionali ivi collocate.
In controtendenza vi sono invece il numero
brevetti, basso (0,44 per 1.000 abitanti età
compresa tra i 15 e i 64 anni) e il tasso di registrazione di nuove imprese (2,6 per 1.000
abitanti in età attiva).
BREVETTI SU POPOLAZIONE ATTIVA 15-64 ANNI
(NUMERO)
0,24
0,41
0,73
2,37
FRANCIA
0,41
REGNO UNITO
0,56
SVEZIA
0,40
CILE
0,25
ITALIA
0,24
INFERIORE ALLA MEDIA
ISRAELE
0,90
FINLANDIA
0,48
CANADA
1,45
GERMANIA
1,18
GIAPPONE
4,21
5,48
COREA
DEL SUD
5,48
SINGAPORE
3,51
STATI UNITI
2,68
IN LINEA CON LA MEDIA
SUPERIORE ALLA MEDIA
0,44
EXPORT DEI SETTORI AD ALTA R&D / EXPORT TOTALE (%)
0,8
10,6
18,3
24,5
45,5
ITALIA
9,2
CANADA
7,6
FINLANDIA
7,5
CILE
0,8
FRANCIA
20
GERMANIA
16,6
STATI
UNITI
22,6
GIAPPONE
15,5
COREA
DEL SUD
0,80
COREA
DEL SUD
25,2
REGNO
UNITO
22,5
SVEZIA
14,7
CITAZIONI PER RICERCATORE (NUMERO)
0,80
2,09
2,66
3,39
FRANCIA
2,03
STATI UNITI
2,36
GIAPPONE
1,52
ISRAELE
34,5
SVEZIA
3,41
CANADA
2,97
CILE
5,61
REGNO UNITO
3,34
FINLANDIA
2,34
ISRAELE
1,22
SINGAPORE
28,4
7,40
SINGAPORE
3,30
GERMANIA
2,28
ITALIA
4,10
45,5%
7,40
CAPITALE UMANO
RISORSE FINANZIARIE
PUNTEGGIO PISA
IN MATEMATICA
E SCIENZE (MEDIA)
STUDENTI IN
MATERIE TECNICO
SCIENTIFICHE SU
POP. 19-25 ANNI
ADDETTI R&D
PER MIGLIAIA DI
OCCUPATI
21,1
24,2
556,9
16,2
9,9
534,5
15,8
13,7
8,2
12
7,6
8
SVILUPPO DEL
VENTURE CAPITAL
100,0
524,3
87,0
489,0
80,9
AMBIENTE INNOVATIVO
35,5
14,0
8,1
6,8
7,3
8,0
2,8
7,1
2,1
2,6
0,82
86,8
0,77
2,25
0,75
0,55
R&D NEL
DOTTORATO
FINANZIATA
DA IMPRESE
8,5
8,2
3,47
2,05
1,94
1,10
ATTRATTIVITÀ DEL PAESE
NUOVE AZIENDE
PER MIGLIAIA
DI ABITANTI
(15-64 ANNI)
INTELLECTUAL
PROPERTY RIGHT
INDEX
0,97
93,3
510,7
R&D
FINANZIATA
DAL PRIVATO
% DEL PIL
R&D FINANZIATA
DAL PUBBLICO
% DEL PIL
11,2
MOBILITÀ DEGLI
STUDENTI
UNIVERSITARI
R&D
FINANZIATA
DALL’ESTERO
% SU TOT. R&D
42,7
11,4
16,3
12,1
7,5
4,7
8,0
3,2
3,8
4,8
1,6
© The European House - Ambrosetti
12,6
61
TABLEAU DE BORD
3.2 COREA DEL SUD
AII SCORE: 6,47
PIL: 1.376,8 miliardi di Dollari
6,65
POPOLAZIONE: 50,6 milioni
DISOCCUPAZIONE: 3,6%
INVESTIMENTO R&S (%PIL): 4,3%
La Corea del Sud occupa, come lo scorso
anno, la 2° posizione con un punteggio pari a
6,47. Il Paese è l’ecosistema caratterizzato
dalla massima propensione alla brevettazione con 5,48 brevetti per 1.000 abitanti di età
compresa tra 15 e 64 anni e dalla più alta
percentuale di investimenti in R&S in percentuale del PIL sostenuta dal settore pubblico (0,97%).
Elevati sono anche gli investimenti in R&S
sostenuti dal settore privato (3,25% del PIL
nel periodo 2012-2014), la quantità di export ad alto contenuto tecnologico (un quarto dell’intero export), i risultati ottenuti dagli studenti al test PISA (554 punti per la
sezione matematica e 538 per la sezione del-
62
© The European House - Ambrosetti
le scienze) e la quota di R&S nei programmi
di dottorato finanziati dalle imprese (11,5%).
Le criticità riguardano l’attrattività del Paese: infatti come per altri Paesi asiatici (come
ad esempio il Giappone), la Corea del Sud si
configura come un sistema tendenzialmente
chiuso: la quota di R&S finanziata dall’estero
ammonta solo allo 0,3% e la mobilità netta
degli studenti è negativa con un maggior numero di studenti coreani che preferiscono
studiare all’estero rispetto agli studenti stranieri che scelgono la Corea del Sud come
meta per svolgere il proprio percorso accademico (55.000 vs. 117.000 studenti).
BREVETTI SU POPOLAZIONE ATTIVA 15-64 ANNI
(NUMERO)
0,24
0,41
0,73
2,37
5,48
FRANCIA
0,41
REGNO UNITO
0,56
SVEZIA
0,40
CILE
0,25
ITALIA
0,24
INFERIORE ALLA MEDIA
ISRAELE
0,90
FINLANDIA
0,48
CANADA
1,45
GERMANIA
1,18
SVIZZERA
0,45
GIAPPONE
4,21
SINGAPORE
3,51
STATI UNITI
2,68
IN LINEA CON LA MEDIA
SUPERIORE ALLA MEDIA
5,48
EXPORT DEI SETTORI AD ALTA R&D / EXPORT TOTALE (%)
0,8
10,6
18,3
24,5
45,5
ITALIA
9,2
CANADA
7,6
FINLANDIA
7,5
CILE
0,8
GERMANIA
16,6
SVIZZERA
44,0
FRANCIA
20
STATI
UNITI
22,6
GIAPPONE
15,5
REGNO
UNITO
22,5
SVEZIA
14,7
CITAZIONI PER RICERCATORE (NUMERO)
0,80
2,09
2,66
3,39
FRANCIA
2,03
21,1
16,2
16,3
RISORSE FINANZIARIE
24,2
556,9
9,9
534,5
13,7
8,2
7,6
7,2
544
SVILUPPO DEL
VENTURE CAPITAL
0,97
93,3
0,82
2,25
0,77
1,94
0,55
1,10
510,7
87,0
489,0
80,9
R&D NEL
DOTTORATO
FINANZIATA
DA IMPRESE
8,5
35,5
14,0
8,1
6,8
7,3
8,0
2,8
7,1
6,4
2,1
81,9
0,97
3,47
3,25
ATTRATTIVITÀ DEL PAESE
NUOVE AZIENDE
PER MIGLIAIA
DI ABITANTI
(15-64 ANNI)
2,2
R&D
FINANZIATA
DAL PRIVATO
% DEL PIL
R&D FINANZIATA
DAL PUBBLICO
% DEL PIL
100,0
AMBIENTE INNOVATIVO
INTELLECTUAL
PROPERTY RIGHT
INDEX
ITALIA
4,10
0,80
PUNTEGGIO PISA
IN MATEMATICA
E SCIENZE (MEDIA)
STUDENTI IN
MATERIE TECNICO
SCIENTIFICHE SU
POP. 19-25 ANNI
12
REGNO UNITO
3,34
SINGAPORE
3,30
GERMANIA
2,28
CAPITALE UMANO
ADDETTI R&D
PER MIGLIAIA DI
OCCUPATI
SVEZIA
3,41
CANADA
2,97
FINLANDIA
2,34
ISRAELE
1,22
SINGAPORE
28,4
25,2%
STATI UNITI
2,36
GIAPPONE
1,52
ISRAELE
34,5
7,40
SVIZZERA
7,40
CILE
5,61
MOBILITÀ DEGLI
STUDENTI
UNIVERSITARI
R&D
FINANZIATA
DALL’ESTERO
% SU TOT. R&D
42,7
16,3
11,4
7,5
4,7
8,0
3,2
3,8
4,8
11,5
0,3
1,6
© The European House - Ambrosetti
-1,03
63
TABLEAU DE BORD
3.3 SINGAPORE
AII SCORE: 6,44
PIL: 292,7 miliardi di Dollari
6,65
POPOLAZIONE: 5,5 milioni
DISOCCUPAZIONE: 1,9%
INVESTIMENTO R&S (%PIL): 2,0%
Singapore è il terzo classificato secondo l’AII
2016 (score pari a 6,44).
Il Paese guida la classifica per due indicatori:
gli studenti universitari iscritti a facoltà tecnico-scientifiche (24,2% nel periodo 20122014) e i risultati conseguiti dagli studenti al
test PISA (573 punti per la sezione matematica e 551 per la sezione scienze); questi due
primati fanno di Singapore il primo Paese
nell’area del “Capitale umano”.
Il Paese è terzo tra gli ecosistemi analizzati
per export ad alto contenuto tecnologico
(che rappresenta il 28,4% del totale) e per
64
© The European House - Ambrosetti
numero di brevetti per migliaia di abitanti di
età compresa tra i 15 e i 64 anni (3,51). Tra i
Paesi asiatici Singapore presenta anche il
più alto tasso di sviluppo del venture capital,
canale di finanziamento chiave per sostenere l’innovazione.
Così come per la Corea del Sud, uno dei pochi aspetti critici che riguardano questo ecosistema è la bassa quota di R&S finanziata
dall’estero (5,6% nel periodo 2012-2014).
BREVETTI SU POPOLAZIONE ATTIVA 15-64 ANNI
(NUMERO)
0,24
0,41
0,73
2,37
FRANCIA
0,41
REGNO UNITO
0,56
SVEZIA
0,40
CILE
0,25
ITALIA
0,24
INFERIORE ALLA MEDIA
ISRAELE
0,90
FINLANDIA
0,48
CANADA
1,45
GERMANIA
1,18
SVIZZERA
0,45
GIAPPONE
4,21
5,48
COREA
DEL SUD
5,48
STATI UNITI
2,68
IN LINEA CON LA MEDIA
SUPERIORE ALLA MEDIA
3,51
EXPORT DEI SETTORI AD ALTA R&D / EXPORT TOTALE (%)
0,8
10,6
18,3
24,5
45,5
ITALIA
9,2
CANADA
7,6
FINLANDIA
7,5
CILE
0,8
GERMANIA
16,6
FRANCIA
20
STATI
UNITI
22,6
GIAPPONE
15,5
COREA
DEL SUD
25,2
SVIZZERA
44,0
CITAZIONI PER RICERCATORE (NUMERO)
0,80
2,09
2,66
3,39
COREA
DEL SUD
0,80
STATI UNITI
2,36
GIAPPONE
1,52
ISRAELE
34,5
ITALIA
4,10
GERMANIA
2,28
3,30
CAPITALE UMANO
RISORSE FINANZIARIE
PUNTEGGIO PISA
IN MATEMATICA
E SCIENZE (MEDIA)
STUDENTI IN
MATERIE TECNICO
SCIENTIFICHE SU
POP. 19-25 ANNI
24,2
9,9
534,5
93,3
13,7
8,2
510,7
87,0
0,77
7,6
489,0
80,9
0,55
11,9
556,9
100,0
AMBIENTE INNOVATIVO
8,5
35,5
8,1
6,8
8,0
7,1
8,0
2,8
2,1
12,4
3,47
0,82
2,25
0,79
1,94
1,20
1,10
ATTRATTIVITÀ DEL PAESE
NUOVE AZIENDE
PER MIGLIAIA
DI ABITANTI
(15-64 ANNI)
INTELLECTUAL
PROPERTY RIGHT
INDEX
0,97
93,6
R&D
FINANZIATA
DAL PRIVATO
% DEL PIL
R&D FINANZIATA
DAL PUBBLICO
% DEL PIL
21,1
12
556,9
SVILUPPO DEL
VENTURE CAPITAL
16,2
24,2
SVIZZERA
7,40
CILE
5,61
REGNO UNITO
3,34
28,4
ADDETTI R&D
PER MIGLIAIA DI
OCCUPATI
7,40
SVEZIA
3,41
CANADA
2,97
FINLANDIA
2,34
ISRAELE
1,22
REGNO
UNITO
22,5
SVEZIA
14,7
FRANCIA
2,03
R&D NEL
DOTTORATO
FINANZIATA
DA IMPRESE
MOBILITÀ DEGLI
STUDENTI
UNIVERSITARI
R&D
FINANZIATA
DALL’ESTERO
% SU TOT. R&D
14,0
42,7
16,3
7,3
11,4
7,5
4,7
3,8
6,2
3,2
8,0
4,8
11,7
5,6
1,6
© The European House - Ambrosetti
65
TABLEAU DE BORD
3.4 STATI UNITI
AII SCORE: 5,69
PIL: 19.947,0 miliardi di Dollari
6,65
POPOLAZIONE: 312,6 milioni
DISOCCUPAZIONE: 5,3%
INVESTIMENTO R&S (%PIL): 2,7%
Gli Stati Uniti occupano la quarta posizione
della classifica con un punteggio pari a 5,69.
I fattori che hanno contribuito a questo posizionamento sono lo sviluppo del venture capital, per cui il Paese è leader a livello mondiale, e il tasso di registrazione di nuove
imprese (35,4 nuove imprese registrate per
1.00 abitanti in età attiva); quest’ultimo favorito sia da una legislazione favorevole alla
nascita di startup sia da una legislazione che
semplifica la gestione delle crisi di impresa e
la procedura di fallimento.
66
© The European House - Ambrosetti
Molto sviluppata è anche la propensione alla
protezione della proprietà intellettuale (2,68
brevetti per 1.000 abitanti).
Appare invece bassa la quota di R&S finanziata dall’estero, che ammonta, nel periodo
2012-2014 al 4%. Questo dato non rappresenta però una reale criticità in quanto una
larga parte delle imprese tecnologiche più
innovative sono proprio localizzate negli
Stati Uniti.
BREVETTI SU POPOLAZIONE ATTIVA 15-64 ANNI
(NUMERO)
0,24
0,41
0,73
2,37
FRANCIA
0,41
REGNO UNITO
0,56
SVEZIA
0,40
CILE
0,25
ITALIA
0,24
INFERIORE ALLA MEDIA
ISRAELE
0,90
FINLANDIA
0,48
CANADA
1,45
GIAPPONE
4,21
5,48
COREA
DEL SUD
5,48
SINGAPORE
3,51
GERMANIA
1,18
SVIZZERA
0,45
IN LINEA CON LA MEDIA
SUPERIORE ALLA MEDIA
2,68
EXPORT DEI SETTORI AD ALTA R&D / EXPORT TOTALE (%)
0,8
10,6
18,3
24,5
45,5
ITALIA
9,2
CANADA
7,6
FINLANDIA
7,5
CILE
0,8
GERMANIA
16,6
FRANCIA
20
COREA
DEL SUD
25,2
SVIZZERA
44,0
CITAZIONI PER RICERCATORE (NUMERO)
0,80
2,09
2,66
3,39
COREA
DEL SUD
0,80
REGNO
UNITO
22,5
SVEZIA
14,7
RISORSE FINANZIARIE
PUNTEGGIO PISA
IN MATEMATICA
E SCIENZE (MEDIA)
STUDENTI IN
MATERIE TECNICO
SCIENTIFICHE SU
POP. 19-25 ANNI
SVILUPPO DEL
VENTURE CAPITAL
100,0
21,1
24,2
556,9
9,9
534,5
93,3
0,82
13,7
8,2
510,7
87,0
0,77
80,9
0,55
8,8
7,6
489,0
100,0
491,9
AMBIENTE INNOVATIVO
0,97
3,47
2,25
0,79
1,10
R&D NEL
DOTTORATO
FINANZIATA
DA IMPRESE
MOBILITÀ DEGLI
STUDENTI
UNIVERSITARI
R&D
FINANZIATA
DALL’ESTERO
% SU TOT. R&D
8,5
35,5
14,0
42,7
16,3
8,1
6,8
7,3
11,4
7,5
2,8
4,7
8,0
3,2
2,1
3,8
8,0
7,1
8,1
35,5
1,95
1,94
ATTRATTIVITÀ DEL PAESE
NUOVE AZIENDE
PER MIGLIAIA
DI ABITANTI
(15-64 ANNI)
INTELLECTUAL
PROPERTY RIGHT
INDEX
R&D
FINANZIATA
DAL PRIVATO
% DEL PIL
R&D FINANZIATA
DAL PUBBLICO
% DEL PIL
16,2
12
ITALIA
4,10
2,36
CAPITALE UMANO
8,2
SINGAPORE
3,30
GERMANIA
2,28
22,6%
ADDETTI R&D
PER MIGLIAIA DI
OCCUPATI
REGNO UNITO
3,34
FINLANDIA
2,34
ISRAELE
1,22
SINGAPORE
28,4
7,40
SVIZZERA
7,40
CILE
5,61
SVEZIA
3,41
CANADA
2,97
GIAPPONE
1,52
ISRAELE
34,5
GIAPPONE
15,5
FRANCIA
2,03
4,7
4,8
4,0
3,6
1,6
© The European House - Ambrosetti
67
TABLEAU DE BORD
3.5 GERMANIA
AII SCORE: 5,67
PIL: 3.357,6 miliardi di Dollari
6,65
POPOLAZIONE: 81,9 milioni
DISOCCUPAZIONE: 4,6%
INVESTIMENTO R&S (%PIL): 2,8%
La Germania è, nell’edizione 2016, alla quinta posizione (ne guadagna una rispetto al
2015) ed è il primo Paese dell’Unione Europea in classifica.
Il Paese primeggia per la quantità di R&S
svolta all’interno dei programmi di dottorato finanziata dal settore privato (pari al 14%
nel periodo 2012-2014) e per il numero di
brevetti depositati presso lo European Patent Office, (1,18 brevetti per 1.000 abitanti
in età attiva). Elevate sono anche la percentuale di studenti in materie tecnico-scientifiche (15,7%) e la quota di R&S finanziata dal
settore privato (0,83% del PIL).
68
© The European House - Ambrosetti
Le prestazioni meno brillanti sono invece ottenute nella registrazione di nuove imprese
(1,3 imprese per 1.000 abitanti in età attiva
nel periodo 2012-2014) e nella quota di R&S
finanziata dall’estero (4,6% nel periodo
2012-2014). Su quest’ultimo punto va specificato, come per gli Stati Uniti, che la Germania è leader in Europa per numero di imprese innovative sul proprio territorio: questo fa
sì che la ricerca sia finanziata prevalentemente da imprese locali.
BREVETTI SU POPOLAZIONE ATTIVA 15-64 ANNI
(NUMERO)
0,24
0,41
0,73
2,37
FRANCIA
0,41
REGNO UNITO
0,56
SVEZIA
0,40
CILE
0,25
ITALIA
0,24
INFERIORE ALLA MEDIA
ISRAELE
0,90
CANADA
1,45
GIAPPONE
4,21
5,48
COREA
DEL SUD
5,48
SINGAPORE
3,51
FINLANDIA
0,48
STATI UNITI
2,68
SVIZZERA
0,45
IN LINEA CON LA MEDIA
SUPERIORE ALLA MEDIA
1,18
EXPORT DEI SETTORI AD ALTA R&D / EXPORT TOTALE (%)
0,8
10,6
18,3
24,5
45,5
ITALIA
9,2
CANADA
7,6
FINLANDIA
7,5
CILE
0,8
FRANCIA
20
STATI
UNITI
22,6
GIAPPONE
15,5
COREA
DEL SUD
25,2
REGNO
UNITO
22,5
SVEZIA
14,7
SVIZZERA
44,0
CITAZIONI PER RICERCATORE (NUMERO)
0,80
2,09
2,66
3,39
COREA
DEL SUD
0,80
FRANCIA
2,03
21,1
24,2
9,9
13,7
8,2
510,7
7,6
489,0
13,4
556,9
SVILUPPO DEL
VENTURE CAPITAL
100,0
534,5
93,3
517,8
2,28
0,97
90,9
R&D
FINANZIATA
DAL PRIVATO
% DEL PIL
R&D FINANZIATA
DAL PUBBLICO
% DEL PIL
0,82
3,47
0,83
2,25
87,0
0,77
1,94
80,9
0,55
1,10
AMBIENTE INNOVATIVO
R&D NEL
DOTTORATO
FINANZIATA
DA IMPRESE
14,0
MOBILITÀ DEGLI
STUDENTI
UNIVERSITARI
R&D
FINANZIATA
DALL’ESTERO
% SU TOT. R&D
8,5
35,5
14,0
42,7
16,3
8,1
6,8
7,3
11,4
7,5
2,8
4,7
8,0
3,2
2,1
3,8
4,8
1,6
8,0
7,1
8,0
1,3
1,93
ATTRATTIVITÀ DEL PAESE
NUOVE AZIENDE
PER MIGLIAIA
DI ABITANTI
(15-64 ANNI)
INTELLECTUAL
PROPERTY RIGHT
INDEX
ITALIA
4,10
RISORSE FINANZIARIE
PUNTEGGIO PISA
IN MATEMATICA
E SCIENZE (MEDIA)
STUDENTI IN
MATERIE TECNICO
SCIENTIFICHE SU
POP. 19-25 ANNI
16,2
12
REGNO UNITO
3,34
SINGAPORE
3,30
2,28
CAPITALE UMANO
15,7
SVEZIA
3,41
CANADA
2,97
FINLANDIA
2,34
ISRAELE
1,22
SINGAPORE
28,4
16,6%
ADDETTI R&D
PER MIGLIAIA DI
OCCUPATI
STATI UNITI
2,36
GIAPPONE
1,52
ISRAELE
34,5
7,40
SVIZZERA
7,40
CILE
5,61
4,6
© The European House - Ambrosetti
3,0
69
TABLEAU DE BORD
3.6 ISRAELE
AII SCORE: 5,56
PIL: 296,1 miliardi di Dollari
6,65
POPOLAZIONE: 8,4 milioni
DISOCCUPAZIONE: 5,3%
INVESTIMENTO R&S (%PIL): 4,1%
Israele perde due posizioni rispetto alla precedente rilevazione e occupa quest’anno il
sesto posto della classifica (score pari a
5,56).
Nonostante l’arretramento in classifica, il
Paese mantiene il primato negli addetti alla
ricerca per migliaia di occupati (21,1), nella
R&S finanziata dal settore privato (3,47%
del PIL) e in quella finanziata dall’estero
(47,7%). Inoltre il Paese è secondo solo alla
Svizzera per le esportazioni ad alto contenuto tecnologico, oltre un terzo del totale.
70
© The European House - Ambrosetti
Gli aspetti più critici riguardano la mobilità
netta degli studenti universitari, che seppur
migliorata, resta ancora negativa (4.500 studenti stranieri in entrata vs. 14.700 studenti
residenti in uscita), il grado di protezione
della proprietà intellettuale e la R&S finanziata dal settore pubblico (0,52% del PIL nel
periodo 2012-2014).
BREVETTI SU POPOLAZIONE ATTIVA 15-64 ANNI
(NUMERO)
0,24
0,41
0,73
2,37
FRANCIA
0,41
REGNO UNITO
0,56
SVEZIA
0,40
CILE
0,25
ITALIA
0,24
INFERIORE ALLA MEDIA
CANADA
1,45
FINLANDIA
0,48
GERMANIA
1,18
SVIZZERA
0,45
GIAPPONE
4,21
5,48
COREA
DEL SUD
5,48
SINGAPORE
3,51
STATI UNITI
2,68
IN LINEA CON LA MEDIA
SUPERIORE ALLA MEDIA
0,90
EXPORT DEI SETTORI AD ALTA R&D / EXPORT TOTALE (%)
0,8
10,6
18,3
24,5
45,5
ITALIA
9,2
CANADA
7,6
FINLANDIA
7,5
CILE
0,8
GERMANIA
16,6
FRANCIA
20
STATI
UNITI
22,6
GIAPPONE
15,5
COREA
DEL SUD
25,2
REGNO
UNITO
22,5
SVEZIA
14,7
SVIZZERA
44,0
CITAZIONI PER RICERCATORE (NUMERO)
0,80
2,09
2,66
3,39
COREA
DEL SUD
0,80
21,1
RISORSE FINANZIARIE
SVILUPPO DEL
VENTURE CAPITAL
R&D
FINANZIATA
DAL PRIVATO
% DEL PIL
R&D FINANZIATA
DAL PUBBLICO
% DEL PIL
24,2
556,9
9,9
534,5
93,3
0,82
2,25
13,7
8,2
510,7
87,0
0,77
1,94
12
7,6
489,0
100,0
459,43
80,9
AMBIENTE INNOVATIVO
0,97
80,1
0,55
0,52
1,10
R&D NEL
DOTTORATO
FINANZIATA
DA IMPRESE
MOBILITÀ DEGLI
STUDENTI
UNIVERSITARI
R&D
FINANZIATA
DALL’ESTERO
% SU TOT. R&D
47,7
8,5
35,5
14,0
42,7
8,1
6,8
7,3
11,4
7,5
8,0
2,8
4,7
8,0
3,2
3,8
4,8
1,6
7,1
6,9
2,1
3,47
3,47
ATTRATTIVITÀ DEL PAESE
NUOVE AZIENDE
PER MIGLIAIA
DI ABITANTI
(15-64 ANNI)
3,0
ITALIA
4,10
1,22
16,2
INTELLECTUAL
PROPERTY RIGHT
INDEX
SVIZZERA
7,40
CILE
5,61
REGNO UNITO
3,34
SINGAPORE
3,30
GERMANIA
2,28
PUNTEGGIO PISA
IN MATEMATICA
E SCIENZE (MEDIA)
STUDENTI IN
MATERIE TECNICO
SCIENTIFICHE SU
POP. 19-25 ANNI
8,7
7,40
SVEZIA
3,41
CANADA
2,97
FINLANDIA
2,34
SINGAPORE
28,4
CAPITALE UMANO
21,1
STATI UNITI
2,36
GIAPPONE
1,52
34,5%
ADDETTI R&D
PER MIGLIAIA DI
OCCUPATI
FRANCIA
2,03
6,8
16,3
© The European House - Ambrosetti
-2,6
71
TABLEAU DE BORD
3.7 REGNO UNITO
AII SCORE: 5,16
PIL: 2.849,3 miliardi di Dollari
6,65
POPOLAZIONE: 65,1 milioni
DISOCCUPAZIONE: 5,4%
INVESTIMENTO R&S (%PIL): 1,7%
Il Paese, 7° nella classifica AII (score pari a
5,16), è il più virtuoso del campione nella capacità di attrarre studenti dall’estero: la mobilità netta degli studenti sul totale degli
iscritti alle Università britanniche raggiunge
il 16,3% (più di 780.000 studenti stranieri in
entrata e 60.000 studenti residenti in uscita);
questo valore risulta di gran lunga superiore a
quello di Svizzera e Singapore che seguono in
questa particolare classifica il Regno Unito
(12,6% e 11,7% rispettivamente).
72
© The European House - Ambrosetti
Il Regno Unito è anche il Paese europeo in cui
il venture capital è più sviluppato e la quota di
R&S finanziata dall’estero è più elevata.
Da incrementare, per il miglioramento della
performance innovativa, è la quantità di risorse finanziarie destinate all’innovazione –
sia nella componente pubblica sia in quella
privata – e la propensione alla brevettazione
(nel periodo 2012-2014 il numero di brevetti
depositati è stato pari solo a 0,56 ogni mille
abitanti in età attiva).
BREVETTI SU POPOLAZIONE ATTIVA 15-64 ANNI
(NUMERO)
0,24
0,41
0,73
2,37
FRANCIA
0,41
SVEZIA
0,40
CILE
0,25
ITALIA
0,24
INFERIORE ALLA MEDIA
ISRAELE
0,90
FINLANDIA
0,48
CANADA
1,45
GIAPPONE
4,21
5,48
COREA
DEL SUD
5,48
SINGAPORE
3,51
GERMANIA
1,18
STATI UNITI
2,68
SVIZZERA
0,45
IN LINEA CON LA MEDIA
SUPERIORE ALLA MEDIA
0,56
EXPORT DEI SETTORI AD ALTA R&D / EXPORT TOTALE (%)
0,8
10,6
18,3
24,5
45,5
ITALIA
9,2
CANADA
7,6
FINLANDIA
7,5
CILE
0,8
GERMANIA
16,6
FRANCIA
20
STATI
UNITI
22,6
GIAPPONE
15,5
COREA
DEL SUD
25,2
SVIZZERA
44,0
CITAZIONI PER RICERCATORE (NUMERO)
0,80
2,09
2,66
3,39
COREA
DEL SUD
0,80
STATI UNITI
2,36
GIAPPONE
1,52
ISRAELE
34,5
SINGAPORE
3,30
GERMANIA
2,28
24,2
9,9
13,7
12,4
12
RISORSE FINANZIARIE
PUNTEGGIO PISA
IN MATEMATICA
E SCIENZE (MEDIA)
STUDENTI IN
MATERIE TECNICO
SCIENTIFICHE SU
POP. 19-25 ANNI
21,1
556,9
14,2
SVILUPPO DEL
VENTURE CAPITAL
100,0
8,1
93,3
0,82
2,25
510,7
87,0
0,77
1,94
7,6
489,0
80,9
0,55
503,5
6,8
14,8
0,48
1,10
1,06
ATTRATTIVITÀ DEL PAESE
NUOVE AZIENDE
PER MIGLIAIA
DI ABITANTI
(15-64 ANNI)
35,5
8,1
3,47
8,2
AMBIENTE INNOVATIVO
8,5
0,97
94,9
R&D
FINANZIATA
DAL PRIVATO
% DEL PIL
R&D FINANZIATA
DAL PUBBLICO
% DEL PIL
534,5
INTELLECTUAL
PROPERTY RIGHT
INDEX
ITALIA
4,10
3,34
CAPITALE UMANO
16,2
SVEZIA
3,41
CANADA
2,97
22,5%
ADDETTI R&D
PER MIGLIAIA DI
OCCUPATI
7,40
SVIZZERA
7,40
CILE
5,61
FINLANDIA
2,34
ISRAELE
1,22
SINGAPORE
28,4
SVEZIA
14,7
FRANCIA
2,03
R&D NEL
DOTTORATO
FINANZIATA
DA IMPRESE
14,0
42,7
7,3
8,0
2,8
4,7
7,1
2,1
3,8
11,4
4,1
MOBILITÀ DEGLI
STUDENTI
UNIVERSITARI
R&D
FINANZIATA
DALL’ESTERO
% SU TOT. R&D
16,3
18,8
16,3
7,5
8,0
3,2
4,8
1,6
© The European House - Ambrosetti
73
TABLEAU DE BORD
3.8 SVEZIA
AII SCORE: 5,01
PIL: 492,6 miliardi di Dollari
6,65
POPOLAZIONE: 9,9 milioni
DISOCCUPAZIONE: 7,4%
INVESTIMENTO R&S (%PIL): 3,2%
La Svezia risulta in ottava posizione con un
punteggio di 5,01.
Il Paese scandinavo è l’unico Paese dell’Unione Europea, assieme a Finlandia e Danimarca, che investe il 3% del suo PIL in R&S,
in linea con l’obiettivo 2020 fissato dalla
Commissione Europea.
L’investimento in R&S del settore pubblico
(0,92% del PIL) è secondo solo a quello della
Corea del Sud (0,97% del suo PIL). Il Paese
presenta anche un numero elevato di occupati in attività di R&S, pari al 17,5 per 1.000
lavoratori.
74
© The European House - Ambrosetti
La performance peggiore, in termini relativi,
riguarda la propensione alla brevettazione
(solo 0,40 brevetti per 1.000 abitanti in età
attiva nel periodo 2012-2014) e le competenze degli studenti misurate attraverso il
test PISA (478 punti per la sezione matematica e 485 per la sezione scienze).
Un ulteriore aspetto di miglioramento è il finanziamento della ricerca universitaria da
parte del settore privato, ad oggi pari al 3,8%
(quart’ultimo valore tra gli ecosistemi analizzati).
BREVETTI SU POPOLAZIONE ATTIVA 15-64 ANNI
(NUMERO)
0,24
0,41
0,73
2,37
FRANCIA
0,41
REGNO UNITO
0,56
CILE
0,25
ITALIA
0,24
INFERIORE ALLA MEDIA
ISRAELE
0,90
FINLANDIA
0,48
CANADA
1,45
GIAPPONE
4,21
5,48
COREA
DEL SUD
5,48
SINGAPORE
3,51
GERMANIA
1,18
STATI UNITI
2,68
SVIZZERA
0,45
IN LINEA CON LA MEDIA
SUPERIORE ALLA MEDIA
0,40
EXPORT DEI SETTORI AD ALTA R&D / EXPORT TOTALE (%)
0,8
10,6
18,3
24,5
45,5
ITALIA
9,2
CANADA
7,6
FINLANDIA
7,5
GERMANIA
16,6
FRANCIA
20
STATI
UNITI
22,6
GIAPPONE
15,5
COREA
DEL SUD
25,2
REGNO
UNITO
22,5
CILE
0,8
SVIZZERA
44,0
CITAZIONI PER RICERCATORE (NUMERO)
0,80
2,09
2,66
3,39
COREA
DEL SUD
0,80
FRANCIA
2,03
STATI UNITI
2,36
GIAPPONE
1,52
ISRAELE
34,5
CANADA
2,97
REGNO UNITO
3,34
FINLANDIA
2,34
ISRAELE
1,22
SINGAPORE
28,4
SINGAPORE
3,30
GERMANIA
2,28
14,7%
RISORSE FINANZIARIE
PUNTEGGIO PISA
IN MATEMATICA
E SCIENZE (MEDIA)
STUDENTI IN
MATERIE TECNICO
SCIENTIFICHE SU
POP. 19-25 ANNI
ADDETTI R&D
PER MIGLIAIA DI
OCCUPATI
21,1
SVILUPPO DEL
VENTURE CAPITAL
24,2
556,9
9,9
534,5
93,3
13,7
8,2
510,7
87,0
12
7,6
17,5
8,0
489,0
100,0
488,0
8,1
8,1
0,92
3,47
2,25
0,77
1,94
0,55
1,10
R&D NEL
DOTTORATO
FINANZIATA
DA IMPRESE
MOBILITÀ DEGLI
STUDENTI
UNIVERSITARI
R&D
FINANZIATA
DALL’ESTERO
% SU TOT. R&D
35,5
14,0
42,7
16,3
6,8
7,3
11,4
7,5
8,0
6,6
2,21
ATTRATTIVITÀ DEL PAESE
NUOVE AZIENDE
PER MIGLIAIA
DI ABITANTI
(15-64 ANNI)
INTELLECTUAL
PROPERTY RIGHT
INDEX
0,82
87,2
R&D
FINANZIATA
DAL PRIVATO
% DEL PIL
R&D FINANZIATA
DAL PUBBLICO
% DEL PIL
0,97
80,9
AMBIENTE INNOVATIVO
8,5
ITALIA
4,10
3,41
CAPITALE UMANO
16,2
7,40
SVIZZERA
7,40
CILE
5,61
8,0
2,8
4,7
7,1
2,1
3,8
3,8
4,8
8,9
3,2
1,6
© The European House - Ambrosetti
1,8
75
TABLEAU DE BORD
3.9 GIAPPONE
AII SCORE: 4,84
PIL: 4.123,3 miliardi di Dollari
6,65
POPOLAZIONE: 126,9 milioni
DISOCCUPAZIONE: 3,4%
INVESTIMENTO R&S (%PIL): 3,6%
Il Giappone, “nuova entrata” nel campione di
analisi nell’edizione 2016 dell’AII, ha ottenuto un punteggio pari a 4,84 che lo colloca al
nono posto tra gli ecosistemi analizzati.
Il Paese brilla soprattutto per numero di brevetti depositati (ben 4,21 per mille abitanti in
età attiva) e per risorse finanziarie destinate
alla R&S da parte del settore privato (2,66%
del PIL). Eccellente è anche la qualità delle
competenze degli studenti misurata attraverso il test PISA (536 punti per la sezione matematica e 547 per la sezione scienze).
76
© The European House - Ambrosetti
Bassa invece è quantità di R&S finanziata
dall’estero, testimone, così come per la Corea del Sud e altri Paesi asiatici, di un modello di ecosistema-Paese chiuso.
Da migliorare sono anche il tasso di registrazione di nuove imprese (soltanto 1,2 nuove
imprese registrate per 1.00 abitanti in età attiva) e la qualità della ricerca accademica
prodotta (il Paese è infatti al penultimo posto per numero di citazioni per ricercatore,
pari a 1,22).
BREVETTI SU POPOLAZIONE ATTIVA 15-64 ANNI
(NUMERO)
0,24
0,41
0,73
2,37
FRANCIA
0,41
REGNO UNITO
0,56
SVEZIA
0,40
CILE
0,25
ITALIA
0,24
INFERIORE ALLA MEDIA
ISRAELE
0,90
FINLANDIA
0,48
GERMANIA
1,18
SVIZZERA
0,45
5,48
COREA
DEL SUD
5,48
CANADA
1,45
SINGAPORE
3,51
STATI UNITI
2,68
IN LINEA CON LA MEDIA
SUPERIORE ALLA MEDIA
4,21
EXPORT DEI SETTORI AD ALTA R&D / EXPORT TOTALE (%)
0,8
10,6
18,3
24,5
45,5
ITALIA
9,2
CANADA
7,6
GERMANIA
16,6
FRANCIA
20
STATI
UNITI
22,6
FINLANDIA
7,5
CILE
0,8
COREA
DEL SUD
25,2
REGNO
UNITO
22,5
SVEZIA
14,7
SVIZZERA
44,0
CITAZIONI PER RICERCATORE (NUMERO)
0,80
2,09
2,66
3,39
COREA
DEL SUD
0,80
GERMANIA
2,28
24,2
556,9
9,9
534,5
8,2
8,3
7,6
510,7
489,0
SVILUPPO DEL
VENTURE CAPITAL
100,0
537,8
93,3
92,4
87,0
R&D
FINANZIATA
DAL PRIVATO
% DEL PIL
R&D FINANZIATA
DAL PUBBLICO
% DEL PIL
0,97
3,47
0,82
2,25
0,55
0,58
1,10
ATTRATTIVITÀ DEL PAESE
NUOVE AZIENDE
PER MIGLIAIA
DI ABITANTI
(15-64 ANNI)
R&D NEL
DOTTORATO
FINANZIATA
DA IMPRESE
MOBILITÀ DEGLI
STUDENTI
UNIVERSITARI
R&D
FINANZIATA
DALL’ESTERO
% SU TOT. R&D
8,5
35,5
14,0
42,7
16,3
8,1
6,8
7,3
11,4
7,5
2,8
4,7
8,0
3,2
8,0
7,1
7,8
2,1
1,2
2,66
1,94
0,77
80,9
AMBIENTE INNOVATIVO
INTELLECTUAL
PROPERTY RIGHT
INDEX
ITALIA
4,10
RISORSE FINANZIARIE
PUNTEGGIO PISA
IN MATEMATICA
E SCIENZE (MEDIA)
STUDENTI IN
MATERIE TECNICO
SCIENTIFICHE SU
POP. 19-25 ANNI
21,1
13,7
REGNO UNITO
3,34
SINGAPORE
3,30
1,52
16,2
12
7,40
SVIZZERA
7,40
CILE
5,61
SVEZIA
3,41
CANADA
2,97
FINLANDIA
2,34
ISRAELE
1,22
SINGAPORE
28,4
CAPITALE UMANO
14,0
STATI UNITI
2,36
ISRAELE
34,5
15,5%
ADDETTI R&D
PER MIGLIAIA DI
OCCUPATI
FRANCIA
2,03
3,8
2,6
4,8
0,5
1,6
© The European House - Ambrosetti
2,7
77
TABLEAU DE BORD
3.10 FINLANDIA
AII SCORE: 4,80
PIL: 229,7 miliardi di Dollari
6,65
POPOLAZIONE: 5,5 milioni
DISOCCUPAZIONE: 9,3%
INVESTIMENTO R&S (%PIL): 3,2%
La Finlandia occupa la decima posizione
nella classifica stilata (score pari a 4,80).
Il Paese detiene il primato di addetti in R&S
(21,1 addetti per migliaia di occupati) ed è
anche il più virtuoso nella protezione della
proprietà intellettuale. È il terzo Paese del
campione analizzato per quantità di R&S finanziata dal settore pubblico (0,88% del
PIL) e il quarto per quantità di R&S finanziata dal settore privato (2,26% del PIL).
Tra le criticità si segnalano la bassa quantità
di export ad alto contenuto tecnologico, pari
al 7,5%, valore più elevato soltanto del Cile.
78
© The European House - Ambrosetti
Da migliorare è anche la propensione a brevettare (solo 0,48 brevetti per migliaia di
abitanti in età attiva) e la qualità della ricerca (solo 2,34 le citazioni per gli studi pubblicati nel periodo 2012-2014). Inoltre il Paese
dovrebbe incentivare maggiormente i propri
studenti a frequentare corsi di laurea ad indirizzo tecnologico e scientifico.
BREVETTI SU POPOLAZIONE ATTIVA 15-64 ANNI
(NUMERO)
0,24
0,41
0,73
2,37
FRANCIA
0,41
REGNO UNITO
0,56
SVEZIA
0,40
CILE
0,25
ITALIA
0,24
INFERIORE ALLA MEDIA
ISRAELE
0,90
CANADA
1,45
GERMANIA
1,18
SVIZZERA
0,45
GIAPPONE
4,21
5,48
COREA
DEL SUD
5,48
SINGAPORE
3,51
STATI UNITI
2,68
IN LINEA CON LA MEDIA
SUPERIORE ALLA MEDIA
0,48
EXPORT DEI SETTORI AD ALTA R&D / EXPORT TOTALE (%)
0,8
10,6
18,3
24,5
45,5
ITALIA
9,2
CANADA
7,6
CILE
0,8
GERMANIA
16,6
FRANCIA
20
STATI
UNITI
22,6
GIAPPONE
15,5
COREA
DEL SUD
25,2
REGNO
UNITO
22,5
SVEZIA
14,7
SVIZZERA
44,0
CITAZIONI PER RICERCATORE (NUMERO)
0,80
2,09
2,66
3,39
COREA
DEL SUD
0,80
FRANCIA
2,03
STATI UNITI
2,36
GIAPPONE
1,52
ISRAELE
34,5
REGNO UNITO
3,34
RISORSE FINANZIARIE
PUNTEGGIO PISA
IN MATEMATICA
E SCIENZE (MEDIA)
STUDENTI IN
MATERIE TECNICO
SCIENTIFICHE SU
POP. 19-25 ANNI
ADDETTI R&D
PER MIGLIAIA DI
OCCUPATI
21,1
24,2
556,9
9,9
534,5
SVILUPPO DEL
VENTURE CAPITAL
100,0
539,7
1,94
0,55
1,10
510,7
87,0
489,0
80,9
AMBIENTE INNOVATIVO
8,5
3,47
0,88
0,77
8,2
7,6
80,8
R&D NEL
DOTTORATO
FINANZIATA
DA IMPRESE
MOBILITÀ DEGLI
STUDENTI
UNIVERSITARI
R&D
FINANZIATA
DALL’ESTERO
% SU TOT. R&D
35,5
14,0
42,7
16,3
8,1
6,8
7,3
11,4
7,5
8,0
2,8
7,1
2,1
2,9
2,26
2,25
ATTRATTIVITÀ DEL PAESE
NUOVE AZIENDE
PER MIGLIAIA
DI ABITANTI
(15-64 ANNI)
INTELLECTUAL
PROPERTY RIGHT
INDEX
0,97
0,82
13,7
7,3
R&D
FINANZIATA
DAL PRIVATO
% DEL PIL
R&D FINANZIATA
DAL PUBBLICO
% DEL PIL
93,3
12
8,5
ITALIA
4,10
2,34
CAPITALE UMANO
21,1
SINGAPORE
3,30
GERMANIA
2,28
7,5%
16,2
SVEZIA
3,41
CANADA
2,97
ISRAELE
1,22
SINGAPORE
28,4
7,40
SVIZZERA
7,40
CILE
5,61
4,7
3,8
4,7
8,0
4,8
9,0
3,2
3,5
1,6
© The European House - Ambrosetti
79
TABLEAU DE BORD
3.11 FRANCIA
AII SCORE: 4,73
PIL: 2.421,6 miliardi di Dollari
6,65
POPOLAZIONE: 64,3 milioni
DISOCCUPAZIONE: 10,4%
INVESTIMENTO R&S (%PIL): 2,3%
Il Paese transalpino è undicesimo in classifica con 4,73 di punteggio AII. Tale posizionamento nel ranking deriva da risultati mediobassi sulla generalità degli indicatori
analizzati.
Aspetti di particolare debolezza (rispetto al
campione in analisi) si evidenziano nella
scarsa propensione alla brevettazione che
colloca la Francia al quartultimo posto tra gli
ecosistemi analizzati (0,41 brevetti per migliaia di abitanti) e il numero di citazioni per
ricercatore (2,03).
80
© The European House - Ambrosetti
Anche un maggior sviluppo del venture capital potrebbe dare un significativo impulso
all’attività di R&S.
Un elemento positivo da mettere invece in
luce è il quarto posto ottenuto dal Paese nella mobilità netta degli studenti (240.000
studenti stranieri in entrata e 84.000 in
uscita nel 2014), segnale di una capacità significativa di attrazione di capitale umano
dall’estero.
BREVETTI SU POPOLAZIONE ATTIVA 15-64 ANNI
(NUMERO)
0,24
0,41
0,73
2,37
REGNO UNITO
0,56
SVEZIA
0,40
CILE
0,25
ITALIA
0,24
INFERIORE ALLA MEDIA
ISRAELE
0,90
FINLANDIA
0,48
CANADA
1,45
GERMANIA
1,18
SVIZZERA
0,45
GIAPPONE
4,21
5,48
COREA
DEL SUD
5,48
SINGAPORE
3,51
STATI UNITI
2,68
IN LINEA CON LA MEDIA
SUPERIORE ALLA MEDIA
0,41
EXPORT DEI SETTORI AD ALTA R&D / EXPORT TOTALE (%)
0,8
10,6
18,3
24,5
45,5
ITALIA
9,2
CANADA
7,6
FINLANDIA
7,5
CILE
0,8
GERMANIA
16,6
STATI
UNITI
22,6
GIAPPONE
15,5
COREA
DEL SUD
25,2
REGNO
UNITO
22,5
SVEZIA
14,7
SVIZZERA
44,0
CITAZIONI PER RICERCATORE (NUMERO)
0,80
2,09
2,66
3,39
COREA
DEL SUD
0,80
21,1
17,4
RISORSE FINANZIARIE
PUNTEGGIO PISA
IN MATEMATICA
E SCIENZE (MEDIA)
SVILUPPO DEL
VENTURE CAPITAL
24,2
556,9
534,5
93,3
0,82
87,0
0,77
13,7
8,2
510,7
12
7,6
489,0
100,0
497,3
80,9
AMBIENTE INNOVATIVO
0,97
81,3
R&D
FINANZIATA
DAL PRIVATO
% DEL PIL
R&D FINANZIATA
DAL PUBBLICO
% DEL PIL
9,9
3,47
2,25
0,79
0,55
1,94
R&D NEL
DOTTORATO
FINANZIATA
DA IMPRESE
MOBILITÀ DEGLI
STUDENTI
UNIVERSITARI
R&D
FINANZIATA
DALL’ESTERO
% SU TOT. R&D
8,5
35,5
14,0
42,7
16,3
8,1
6,8
7,3
11,4
7,5
8,0
7,1
2,8
7,7
2,1
2,6
1,45
1,10
ATTRATTIVITÀ DEL PAESE
NUOVE AZIENDE
PER MIGLIAIA
DI ABITANTI
(15-64 ANNI)
INTELLECTUAL
PROPERTY RIGHT
INDEX
ITALIA
4,10
2,03
STUDENTI IN
MATERIE TECNICO
SCIENTIFICHE SU
POP. 19-25 ANNI
9,5
REGNO UNITO
3,34
SINGAPORE
3,30
GERMANIA
2,28
CAPITALE UMANO
16,2
SVEZIA
3,41
CANADA
2,97
FINLANDIA
2,34
ISRAELE
1,22
SINGAPORE
28,4
20%
ADDETTI R&D
PER MIGLIAIA DI
OCCUPATI
STATI UNITI
2,36
GIAPPONE
1,52
ISRAELE
34,5
7,40
SVIZZERA
7,40
CILE
5,61
4,7
3,8
8,0
3,9
4,8
8,3
3,2
7,1
1,6
© The European House - Ambrosetti
81
TABLEAU DE BORD
3.12 CANADA
AII SCORE: 4,43
PIL: 1.552,4 miliardi di Dollari
6,65
POPOLAZIONE: 35,8 milioni
DISOCCUPAZIONE: 6,9%
INVESTIMENTO R&S (%PIL): 1,6%
Il Canada è al dodicesimo posto nel ranking
AII (score pari a 4,43).
A pesare in maniera negativa sulla performance sono la bassa quantità di esportazioni
ad alto contenuto tecnologico (solo il 7,6%
del totale), la propensione all’imprenditorialità (sol0 1,2 nuove imprese per migliaia di
abitanti di età attiva) e le risorse finanziarie
destinate alla R&S.
Ad eccezione dell’indice di sviluppo del venture capital, il Paese registra risultati deboli
su tutti gli altri indicatori:
82
© The European House - Ambrosetti
gli investimenti pubblici in R&S ammontano
allo 0,57% del PIL, mentre quelli privati allo
0,84%, terzo valore più basso tra gli ecosistemi analizzati.
Il Paese ha comunque aspetti positivi come
ad esempio la propensione alla brevettazione con 1,45 brevetti per 1.000 abitanti in età
attiva, quinto miglior valore tra gli ecosistemi analizzati.
BREVETTI SU POPOLAZIONE ATTIVA 15-64 ANNI
(NUMERO)
0,24
0,41
0,73
2,37
FRANCIA
0,41
REGNO UNITO
0,56
SVEZIA
0,40
CILE
0,25
ITALIA
0,24
INFERIORE ALLA MEDIA
GIAPPONE
4,21
ISRAELE
0,90
FINLANDIA
0,48
5,48
COREA
DEL SUD
5,48
SINGAPORE
3,51
GERMANIA
1,18
STATI UNITI
2,68
SVIZZERA
0,45
IN LINEA CON LA MEDIA
SUPERIORE ALLA MEDIA
1,45
EXPORT DEI SETTORI AD ALTA R&D / EXPORT TOTALE (%)
0,8
10,6
18,3
24,5
45,5
ITALIA
9,2
GERMANIA
16,6
FRANCIA
20
STATI
UNITI
22,6
GIAPPONE
15,5
FINLANDIA
7,5
CILE
0,8
COREA
DEL SUD
25,2
REGNO
UNITO
22,5
SVEZIA
14,7
SVIZZERA
44,0
CITAZIONI PER RICERCATORE (NUMERO)
0,80
2,09
2,66
3,39
COREA
DEL SUD
0,80
FRANCIA
2,03
RISORSE FINANZIARIE
PUNTEGGIO PISA
IN MATEMATICA
E SCIENZE (MEDIA)
STUDENTI IN
MATERIE TECNICO
SCIENTIFICHE SU
POP. 19-25 ANNI
ADDETTI R&D
PER MIGLIAIA DI
OCCUPATI
21,1
24,2
16,2
9,9
13,7
8,2
510,7
7,6
489,0
556,9
10,0
534,5
SVILUPPO DEL
VENTURE CAPITAL
100,0
524,6
93,3
0,82
2,25
1,94
80,9
0,55
0,57
1,10
0,84
ATTRATTIVITÀ DEL PAESE
R&D NEL
DOTTORATO
FINANZIATA
DA IMPRESE
35,5
14,0
8,1
6,8
7,3
8,0
2,8
4,7
8,0
7,1
2,1
3,8
4,8
7,5
MOBILITÀ DEGLI
STUDENTI
UNIVERSITARI
R&D
FINANZIATA
DALL’ESTERO
% SU TOT. R&D
8,5
1,2
3,47
0,77
NUOVE AZIENDE
PER MIGLIAIA
DI ABITANTI
(15-64 ANNI)
INTELLECTUAL
PROPERTY RIGHT
INDEX
0,97
95,8
R&D
FINANZIATA
DAL PRIVATO
% DEL PIL
R&D FINANZIATA
DAL PUBBLICO
% DEL PIL
87,0
AMBIENTE INNOVATIVO
8,0
ITALIA
4,10
2,97
CAPITALE UMANO
12,5
SINGAPORE
3,30
GERMANIA
2,28
7,6%
12
REGNO UNITO
3,34
FINLANDIA
2,34
ISRAELE
1,22
SINGAPORE
28,4
SVEZIA
3,41
STATI UNITI
2,36
GIAPPONE
1,52
ISRAELE
34,5
7,40
SVIZZERA
7,40
CILE
5,61
42,7
16,3
11,4
7,5
6,0
3,2
5,1
1,6
© The European House - Ambrosetti
83
TABLEAU DE BORD
3.13 ITALIA
AII SCORE: 3,36
PIL: 1.815,8 miliardi di Dollari
6,65
POPOLAZIONE: 60,8 milioni
DISOCCUPAZIONE: 11,9%
INVESTIMENTO R&S (%PIL): 1,3%
L’Italia, con un punteggio di 3,36, è ancora
penultima nel ranking AII.
I problemi per il nostro Paese si riscontrano
sia sul fronte dell’output che su quello dell’input, con performance inferiori alla media del
campione in tutte le aree analizzate.
Il Paese è ultimo per numero di brevetti depositati (0,24 brevetti per mille abitanti),
per sviluppo del venture capital, per quota di
R&S nei programmi di dottorato finanziata
delle imprese (1,3%) e per la propensione
alla protezione della proprietà intellettuale.
84
© The European House - Ambrosetti
L’unico fattore positivo è rappresentato dalla alta qualità della ricerca prodotta con un
numero di citazioni per ricercatore inferiore
soltanto a quello di Svizzera e Cile. Un altro
elemento che continua a migliorare di anno
in anno è la quantità di R&S finanziata dall’estero.
BREVETTI SU POPOLAZIONE ATTIVA 15-64 ANNI
(NUMERO)
0,24
0,41
0,73
2,37
FRANCIA
0,41
REGNO UNITO
0,56
SVEZIA
0,40
CILE
0,25
ISRAELE
0,90
FINLANDIA
0,48
CANADA
1,45
GIAPPONE
4,21
SINGAPORE
3,51
GERMANIA
1,18
STATI UNITI
2,68
SVIZZERA
0,45
INFERIORE ALLA MEDIA
5,48
COREA
DEL SUD
5,48
IN LINEA CON LA MEDIA
SUPERIORE ALLA MEDIA
0,24
EXPORT DEI SETTORI AD ALTA R&D / EXPORT TOTALE (%)
0,8
10,6
18,3
24,5
45,5
GERMANIA
16,6
CANADA
7,6
STATI
UNITI
22,6
GIAPPONE
15,5
FINLANDIA
7,5
CILE
0,8
FRANCIA
20
COREA
DEL SUD
25,2
REGNO
UNITO
22,5
SVEZIA
14,7
SVIZZERA
44,0
CITAZIONI PER RICERCATORE (NUMERO)
0,80
2,09
2,66
3,39
COREA
DEL SUD
0,80
FRANCIA
2,03
STATI UNITI
2,36
GIAPPONE
1,52
ISRAELE
34,5
SVEZIA
3,41
CANADA
2,97
REGNO UNITO
3,34
FINLANDIA
2,34
ISRAELE
1,22
SINGAPORE
28,4
SINGAPORE
3,30
GERMANIA
2,28
9,2%
4,10
CAPITALE UMANO
RISORSE FINANZIARIE
PUNTEGGIO PISA
IN MATEMATICA
E SCIENZE (MEDIA)
STUDENTI IN
MATERIE TECNICO
SCIENTIFICHE SU
POP. 19-25 ANNI
ADDETTI R&D
PER MIGLIAIA DI
OCCUPATI
SVILUPPO DEL
VENTURE CAPITAL
R&D
FINANZIATA
DAL PRIVATO
% DEL PIL
R&D FINANZIATA
DAL PUBBLICO
% DEL PIL
21,1
24,2
556,9
16,2
9,9
534,5
93,3
0,82
2,25
13,7
8,2
510,7
87,0
0,77
1,94
12
10,0
7,6
7,5
489,0
100,0
497,7
80,9
AMBIENTE INNOVATIVO
0,97
66,7
0,55
3,47
0,54
1,10
R&D NEL
DOTTORATO
FINANZIATA
DA IMPRESE
MOBILITÀ DEGLI
STUDENTI
UNIVERSITARI
R&D
FINANZIATA
DALL’ESTERO
% SU TOT. R&D
8,5
35,5
14,0
42,7
16,3
8,1
6,8
7,3
11,4
7,5
8,0
2,8
4,7
8,0
6,3
2,1
2,1
0,70
ATTRATTIVITÀ DEL PAESE
NUOVE AZIENDE
PER MIGLIAIA
DI ABITANTI
(15-64 ANNI)
INTELLECTUAL
PROPERTY RIGHT
INDEX
7,1
7,40
SVIZZERA
7,40
CILE
5,61
3,8
1,3
4,8
9,4
3,2
1,6
© The European House - Ambrosetti
1,6
85
TABLEAU DE BORD
3.14 CILE
AII SCORE: 2,48
PIL: 240,2 miliardi di Dollari
6,65
POPOLAZIONE: 18,0 milioni
DISOCCUPAZIONE: 6,2%
INVESTIMENTO R&S (%PIL): 0,4%
Il Cile, indicato tra gli “innovatori emergenti”, ha conseguito un punteggio AII di 2,48.
Con un ecosistema che si sta consolidando, il
Paese brilla per numero di citazioni per ricercatore (5,61 sulle pubblicazioni effettuate
dal 2012 al 2014, secondo solo alla Svizzera).
Il Cile è anche terzo per quota di finanziamento di R&S dall’estero (12,1%), a testimonianza della sua attrattività, e quarto per
densità di nuove imprese (6,9 nuove registrazioni per 1.000 abitanti).
86
© The European House - Ambrosetti
Gli ambiti su cui lavorare per affermarsi
quale ecosistema di innovazione a livello
mondiale sono comunque ancora diverse:
ad oggi infatti, in relazione al campione dei
“best in class”, il Paese è ultimo per numero
di studenti in materie tecnico-scientifiche,
per la qualità delle competenze dei propri
studenti (misurata attraverso il test PISA),
per risorse finanziarie, sia pubbliche che private, destinate alla R&S e per propensione
alla protezione della proprietà intellettuale.
BREVETTI SU POPOLAZIONE ATTIVA 15-64 ANNI
(NUMERO)
0,24
0,41
0,73
2,37
FRANCIA
0,41
REGNO UNITO
0,56
SVEZIA
0,40
ISRAELE
0,90
FINLANDIA
0,48
ITALIA
0,24
INFERIORE ALLA MEDIA
CANADA
1,45
GERMANIA
1,18
SVIZZERA
0,45
GIAPPONE
4,21
5,48
COREA
DEL SUD
5,48
SINGAPORE
3,51
STATI UNITI
2,68
IN LINEA CON LA MEDIA
SUPERIORE ALLA MEDIA
0,25
EXPORT DEI SETTORI AD ALTA R&D / EXPORT TOTALE (%)
0,8
10,6
18,3
24,5
45,5
ITALIA
9,2
CANADA
7,6
FINLANDIA
7,5
GERMANIA
16,6
FRANCIA
20
STATI
UNITI
22,6
GIAPPONE
15,5
COREA
DEL SUD
25,2
REGNO
UNITO
22,5
SVEZIA
14,7
SVIZZERA
44,0
CITAZIONI PER RICERCATORE (NUMERO)
0,80
2,09
2,66
3,39
COREA
DEL SUD
0,80
FRANCIA
2,03
STATI UNITI
2,36
GIAPPONE
1,52
ISRAELE
34,5
SVEZIA
3,41
CANADA
2,97
REGNO UNITO
3,34
FINLANDIA
2,34
ISRAELE
1,22
SINGAPORE
28,4
7,40
SINGAPORE
3,30
GERMANIA
2,28
ITALIA
4,10
0,8%
5,61
CAPITALE UMANO
RISORSE FINANZIARIE
PUNTEGGIO PISA
IN MATEMATICA
E SCIENZE (MEDIA)
STUDENTI IN
MATERIE TECNICO
SCIENTIFICHE SU
POP. 19-25 ANNI
ADDETTI R&D
PER MIGLIAIA DI
OCCUPATI
SVILUPPO DEL
VENTURE CAPITAL
R&D
FINANZIATA
DAL PRIVATO
% DEL PIL
R&D FINANZIATA
DAL PUBBLICO
% DEL PIL
21,1
24,2
556,9
16,2
9,9
534,5
93,3
0,82
2,25
13,7
8,2
510,7
87,0
0,77
1,94
12
12,5
7,6
4,1
489,0
100,0
434,1
80,9
AMBIENTE INNOVATIVO
35,5
8,1
6,8
8,0
2,8
4,7
2,1
3,8
6,3
74,7
0,55
R&D NEL
DOTTORATO
FINANZIATA
DA IMPRESE
8,5
6,9
0,97
3,47
0,15
1,10
0,13
ATTRATTIVITÀ DEL PAESE
NUOVE AZIENDE
PER MIGLIAIA
DI ABITANTI
(15-64 ANNI)
INTELLECTUAL
PROPERTY RIGHT
INDEX
7,1
SVIZZERA
7,40
14,0
42,7
7,3
11,4
4,3
MOBILITÀ DEGLI
STUDENTI
UNIVERSITARI
R&D
FINANZIATA
DALL’ESTERO
% SU TOT. R&D
16,3
12,1
7,5
8,0
3,2
4,8
1,6
© The European House - Ambrosetti
-0,5
87
4. L’AMBROSETTI REGIONAL
INNOSYSTEM INDEX
Ogni Paese è un insieme di aree territoriali, ciascuna con proprie specificità. La performance
media può dunque non rappresentare appieno le differenze esistenti a livello locale: questo è
vero anche per i risultati di innovazione.
Questi ultimi sono infatti migliori in quei territori dove sono ubicate imprese innovative,
Università e centri di ricerca, strutture per il trasferimento tecnologico: la disomogeneità nella loro distribuzione determina l’eterogeneità delle performance innovative a livello locale e,
in ultima istanza, un fattore di debolezza intrinseco dell’ecosistema.
Per fornire una fotografia di dettaglio dello stato dell’innovazione all’interno di un Paese, la
community InnoTech ha deciso nel 2015 di elaborare un nuovo indice di valutazione delle
prestazioni innovative delle singole Regioni: l’Ambrosetti Regional Innosystem Index
(ARII) mappa le performance innovative delle 89 macro Regioni europee9 dei Paesi
della UE-1410.
I dati per la costruzione dell’indice sono forniti da Eurostat e gli indicatori selezionati, 9 in
tutto e coerenti con la metodologia di costruzione dell’indice AII a livello nazionale, sono delle proxy di importanti fenomeni che sottostanno alla performance innovativa.
Nello specifico sono considerati:
–– Numero di brevetti depositati presso lo European Patent Office per milione di abitanti,
proxy dell’output del processo di innovazione
–– Spesa in R&S in milioni di Euro, al fine di quantificare le risorse messe a disposizione
per l’innovazione
–– Occupati in R&S, in valore assoluto e in % sul totale degli occupati, inteso come indicatore di “input” dell’innovazione
–– Forza lavoro che ha conseguito il titolo di laurea, in valore assoluto e in % della forza lavoro complessiva, come proxy della qualità del capitale umano disponibile
–– Occupati nella manifattura high- e medium-tech, in valore assoluto e in % del totale,
proxy della struttura economica di un Paese
9
In accordo alla classificazione NUTS 2 di Eurostat.
10
Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Portogallo,
Regno Unito, Spagna e Svezia.
88
© The European House - Ambrosetti
––
Quota di cittadini che utilizzano abitualmente Internet, come proxy della propensione
culturale all’utilizzo della tecnologia.
La volontà di considerare alcuni indicatori in valore assoluto deriva dall’importanza, in tema
di innovazione e R&S, che rivestono la dimensione delle Regioni e la massa critica delle risorse impiegate. Per un approfondimento su questo punto si rimanda al Capitolo 5.
L’indice ARII è una media semplice degli indicatori selezionati, tutti ricondotti ad una scala
che va da 1 a 100 per rendere possibile il confronto; la trasformazione in scala è effettuata a
partire dal valore assunto, per ciascun indicatore, dalla regione best performer.
La seconda edizione dell’Ambrosetti Regional Innosystem Index vede la Regione tedesca di
Baden-Württemberg (85,20) guidare la classifica, seguita dalla Regione, anch’essa tedesca, di Bayern (81,4) e da quella francese dell’Île de France (72,7).
Rispetto alla scorsa edizione, le Regioni tedesche di Baden-Württemberg e Bayern conservano la prima e la seconda posizione, mentre la Regione francese dell’Île de France passa dalla
quarta alla terza posizione a scapito della Regione tedesca del Nordrhein-Westfalen.
La “top 10” vede la presenza di 3 Regioni tedesche (Baden-Württemberg, Bayern e Nordrhein-Westfalen), due Regioni francesi (l’Ile de France e Rhone-Alpes), due britanniche
(South East e London), una finlandese (Manner-Suomi), una danese (Danmark) e una svedese (Östra Sverige). Di fatto emerge una netta polarizzazione sui modelli mittel-europeo e
nordico.
Nelle prime venti Regioni innovative anche quest’anno compare solo una Regione italiana,
la Lombardia (al 18° posto) con un punteggio ARII di 44,3, superiore alla media del campione considerato pari a 34,8. La seconda e la terza Regione italiana in classifica sono l’Emilia Romagna e il Lazio che si collocano rispettivamente al 42° e al 45° posto.
Nel complesso non è positivo il quadro che emerge dalla classifica per le Regioni italiane:
nelle ultime 20 posizioni della classifica si collocano ben 13 Regioni italiane e la Calabria
chiude la classifica europea.
La Regione tedesca del Baden-Wuttemberg tra i suoi punti di forza presenta:
–– La più elevata spesa in R&S, superiore a 20 miliardi di Euro e in aumento rispetto alla
rilevazione precedente
–– Il maggior numero di addetti alla R&S, superiore alle 175.000 unità
–– Un numero elevato di ricercatori in percentuale degli occupati (2%)
–– Una elevata occupazione nella manifattura high- e medium-tech (16,20% del totale).
© The European House - Ambrosetti
89
Baden-Württemberg (DE)
Bayern (DE)
Île de France (FR)
Nordrhein-Westfalen (DE)
South East (UK)
London (UK)
Manner-Suomi (FI)
Danmark (DK)
Östra Sverige (SE)
Rhone- Alpes (FR)
Hessen (DE)
West-Nederland (NL)
Comunidad de Madrid (ES)
Este (ES)
Niedersachsen (DE)
East of England (UK)
Vlaams Gewest (BE)
Lombardia
Sud-Ouest (FR)
Södra Sverige (SE)
Bassin Parisien (FR)
Berlin (DE)
Méditerranée (FR)
Ouest (FR)
Ostösterreich (AT)
Scotland (UK)
Est (FR)
North West (UK)
South West (UK)
Noreste (ES)
East Midlands (UK)
Sachsen (DE)
Éire (IE)
Zuid-Nederland (NL)
Rheinland-Pfalz (DE)
Continente (PT)
Westösterreich (AT)
Hamburg (DE)
Région de Bruxelles-Capitale (BE)
Yorkshire and The Humber (UK)
Oost-Nederland (NL)
Emilia-Romagna
Südösterreich (AT)
West Midlands (UK)
Lazio
La Regione di Bayern, seconda in classifica, è invece la Regione europea con il maggior numero di brevetti depositati presso l’European Patent Office, più di 3.200 nel 2012 e con un
numero elevato di occupati nei settori ad alta tecnologia (più di 320.000 unità).
La terza classificata, la Regione francese dell’Île de France, si caratterizza per il maggior numero di laureati sia in valore assoluto (più di 4 milioni di individui) sia in percentuale della
popolazione attiva (60%) e il maggior numero di occupati nei settori ad alta tecnologia (quasi 350.000 unità).
Da evidenziare sono anche le performance delle regioni britanniche di Londra, che presenta
la più alta percentuale di popolazione attiva in possesso di una laurea (62,60%) e del South
East con la più alta percentuale di individui che utilizzano Internet (95%).
90
© The European House - Ambrosetti
■■ Figura 21 – Ambrosetti
Innosystem Regional Index
2016, punteggi e posizionamento (Fonte: elaborazione
The European House - Ambrosetti, 2016)
Piemonte
Bremen (DE)
Thüringen (DE)
Région wallonne (BE)
Nord - Pas-de-Calais (FR)
Saarland (DE)
Attiki (EL)
Schleswig-Holstein (DE)
Sur (ES)
North East (UK)
Wales (UK)
Veneto
Norra Sverige (SE)
Northern Ireland (UK)
Noroeste (ES)
Sachsen-Anhalt (DE)
Brandenburg (DE)
Noord-Nederland (NL)
Centro (ES)
Mecklenburg-Vorpommern (DE)
Toscana
Friuli-Venezia Giulia
P.A.Trento
Åland (FI)
Liguria
Marche
Campania
Região Autónoma dos Açores (PT)
Abruzzo
Nisia Aigaiou, Kriti (EL)
Região Autónoma da Madeira (PT)
Umbria
Canarias (ES)
Molise
Voreia Ellada (EL)
Basilicata
Sicilia
Puglia
P.A. Bolzano
Valle d'Aosta
Départements d'outre-mer (FR)
Sardegna
Kentriki Ellada (EL)
Calabria
Regioni Italiane
Regioni, altri Paesi UE-14
Utilizzo di internet
(% popolazione)
110
Occupati in manifattura
high e medium-tech (% occupati)
90
70
Spesa in R&S
(milioni di euro)
50
Occupati in settori
ad alta tecnologia (migliaia)
Baden-Württemberg (DE)
Bayern (DE)
Île de France (FR)
Brevetti
(numero)
30
10
Ricercatori
(% su occupati)
Personale R&S
(migliaia)
Laureati
(% su popolazione
attiva)
■■ Figura 22
– Punteggio
ottenuto dalle
prime tre Regioni
classificate
dell’Ambrosetti
Regional
Innosystem Index
2016 sui singoli
indicatori (Fonte:
elaborazione The
European House
- Ambrosetti,
2015)
Laureati
(migliaia)
Come già mostrato per l’Ambrosetti Innosystem Index, elevate performance innovative possono essere ottenute combinando in maniera diversa tutti gli elementi che concorrono
determinazione
di dalle
un prime
ecosistema
diRegional
successo, segno che non esiste
■alla
Figura
22 – Punteggio ottenuto
tre regioni dell’innovazione
classificate dell’Ambrosetti
Innosystem Index 2016 sui singoli indicatori (Fonte: elaborazione The European House –
un’unica2015)
ricetta vincente.
Ambrosetti,
© The European House - Ambrosetti
91
5. CONSIDERAZIONI SULLA
PERFORMANCE INNOVATIVA
DELL’ITALIA E DELLE SUE REGIONI
Guardando ai risultati di innovazione dell’Italia nel suo complesso, mappati attraverso
l’Ambrosetti Innosystem Index, emerge come il Paese mostri una forza innovativa a livello
di ecosistema al di sotto della media del campione considerato per tutte le aree di analisi, occupando per il quarto anno consecutivo la penultima posizione nel ranking generale.
Confrontando i risultati nazionali con la media del campione, si evince che i divari maggiori
riguardano le dimensioni “Risorse Finanziarie” per l’innovazione (la distanza tra l’Italia e la
media del campione è pari a 2,2) e “Attrattività del Paese” (la distanza tra l’Italia e la media
del campione in questo caso è pari a 1,9).
Ecosistema
innovativo
8
6
4
Attrattività
Paese
Capitale
umano
2
0
Risorse
finanziarie
Ambiente
innovativo
Italia
Media campione
■■ Figura 23 – Confronto tra le performance dell’Italia e quelle della media del campione su tutte le categorie
che costituiscono l’AII 2016 (Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti, 2016)
■ Figura 23 – Confronto tra le performance dell'Italia e quelle della media del campione su tutte
le categorie che costituiscono l'AII 2016 (Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti,
2016)
92
© The European House - Ambrosetti
Guardando ai singoli indicatori le principali criticità riguardano:
–– Il numero di brevetti depositati per migliaia di abitanti in età attiva (0,24 vs. 1,59 di
media del campione)
–– L’export di prodotti ad alto contenuto tecnologico (9,2% del totale vs. 19,4% di media
del campione)
–– Le competenze dei ragazzi, misurate attraverso il test PISA (un punteggio medio per le
aree “scienze” e “matematica” pari a 487,7 rispetto a 507,6 di media del campione)
–– Lo sviluppo del venture capital (attrattività inferiore del 23% rispetto al punteggio medio ottenuto dai Paesi del campione)
–– Gli investimenti in R&S in percentuale del PIL sostenuti dal settore privato (0,7% vs.
1,8%)
–– La quota di R&S svolta nei programmi di dottorato finanziata dal settore privato (1,3%
vs. 6,1%)
–– La capacità di attrarre studenti dall’estero (tasso netto di mobilità studentesca pari
all’1,6% vs. una media campione del 4,7%).
Rispetto alla rilevazione 2015, l’Italia registra una riduzione del punteggio solo nell’area
“Ambiente innovativo”, dovuto soprattutto ad un arretramento nella capacità di
proteggere la proprietà intellettuale.
OUTPUT
Ecosistema
innovativo
2,62
2,41
2,67
Capitale umano
5,39
4,16
4,67
Risorse finanziarie
INPUT
Ambiente innovativo
4,19
Attrattività Paese
1,26
2014
5,78
5,53
4,76
4,28
3,98
1,21
1,28
2015
2016
■■ Figura 24 – Confronto dei punteggi 2016, 2015 e 2014 dell’Italia per ciascuna categoria di variabili di output
e di input dell’AII (Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti, 2016)
■ Figura 24 – Confronto dei punteggi 2016, 2015 e 2014 dell’Italia per ciascuna categoria di
variabili di output e di input dell’AII (Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti,
2016)
© The European House - Ambrosetti
93
Sebbene il Paese si collochi al di sotto della media per quasi tutti gli indicatori analizzati, si sono tuttavia registrati alcuni miglioramenti. Ad esempio è aumentato il numero di
registrazioni di nuove imprese per migliaia di abitanti in età attiva, frutto di una legislazione in materia di startup che ha promosso l’attività imprenditoriale nel Paese. Un segnale incoraggiante deriva anche dall’aumento della quota di R&S nei programmi di
dottorato finanziato dalle imprese, un passo per ridurre la distanza esistente tra il mondo accademico e il business.
Indicatori
2015
2016
Numero di brevetti su popolazione attiva (15-64 anni)
0,23
0,24
Export dei settori ad alta R&D / Export totale
9,37%
9,43%
Numero di citazioni per ricercatore
2,88
2,89
Addetti R&D per migliaia di occupati
10,40
10,10
Studenti universitari in materie tecnico-scientifiche sulla
7,43%
popolazione 19-25 anni
7,75%
Punteggio PISA in matematica e scienze
487,68
487,68
Venture Capital Private Equity Country Attractiveness Index
65,50
64,80
R&D finanziata dal settore pubblico come percentuale del PIL 0,54%
0,54%
R&D finanziata dalle imprese come percentuale del PIL
0,71%
0,72%
Intellectual Property Right Index
6,60
5,60
Registrazioni di nuove aziende per migliaia di abitanti in età 1,97
attiva (15-64 anni)
2,31
R&D svolta nei programmi di dottorato finanziata dal settore
1,20%
privato
1,39%
Spesa in R&D finanziata dall'estero (% sul totale della spesa
9,65%
in R&D)
9,59%
Mobilità degli studenti nell'ambito dell'educazione terziaria
1,80%
1,40%
2016 vs.
2015
■■ Figura 25 – Confronto 2015-2016 per l’Italia tra i valori degli indicatori che costituiscono l’AII (Fonte:
elaborazione The European House - Ambrosetti, 2o16)
94
© The European House - Ambrosetti
Nord-Ovest
15,7
14,8
Sardegna
Calabria
17,5
17,0
Valle d'Aosta
17,6
Puglia
18,0
Sicilia
Sud
P.A. Bolzano
18,7
18,3
20,0
Umbria
Molise
20,9
Abruzzo
Centro
Basilicata
22,5
21,7
Liguria
Marche
22,5
P.A.Trento
Nord-Est
Campania
25,1
23,2
Friuli-Venezia Giulia
25,3
Toscana
28,7
32,9
32,7
Lazio
Piemonte
Veneto
34,1
Emilia-Romagna
Lombardia
44,3
A fronte dei risultati sopra esposti, un elemento di fondo e di forte criticità per l’Italia risiede, anche in tema di innovazione, nelle significative differenze tra le diverse aree
territoriali.
Come già evidenziato la Lombardia, con un punteggio pari a 44,3, è l’unica Regione italiana
a essere presente nella top 20 delle Regioni più innovative d’Europa; nell’edizione 2016
dell’Ambrosetti Regional Innosystem Index si colloca al 18° posto guadagnando una posizione rispetto alla scorsa edizione. Tutte le altre Regioni ottengono un punteggio inferiore
alla media europea pari a 34,8.
Nel Paese si conferma il divario Nord-Sud con le Regioni del Mezzogiorno che oltre a registrare performance peggiori, risultano anche tra le worst performer a livello europeo (la Calabria ad esempio occupa l’ultima posizione). Nella parte bassa della classifica troviamo
però anche due territori del Nord, la Provincia Autonoma di Bolzano e la Valle d’Aosta, che
in virtù della propria dimensione sono penalizzate dalla massa critica delle risorse impiegate per sostenere l’innovazione.
Isole
■■ Figura 26 – Ambrosetti Regional Innosystem Index 2016, posizionamento delle regioni italiane (Fonte:
elaborazione The European House - Ambrosetti, 2016)
■ Figura 26 – Ambrosetti Regional Innosystem Index 2016, posizionamento delle regioni
Rispetto
allo(Fonte:
scorso
anno è aumentato
numero
di Regioni
italiane
elaborazione
The EuropeanilHouse
– Ambrosetti,
2016) italiane presenti nella
Top 50 della classifica (da 2 a 4). Lazio e Friuli Venezia Giulia compiono i maggiori passi in
avanti, recuperando ben 8 posizioni e passando rispettivamente dal 53°al 45° posto e dal 75°
al 67° posto. Preoccupa invece il ritardo delle regioni italiane worst performer che peggiorano la propria posizione.
© The European House - Ambrosetti
95
2015
2016
2016 vs. 2015
Lombardia
19
18
+1
Emilia-Romagna
44
42
+2
Lazio
53
45
+8
Piemonte
50
46
+4
Veneto
54
57
-3
Toscana
65
66
-1
Friuli-Venezia Giulia
75
67
+8
P.A. trento
70
68
+2
Liguria
68
70
-2
Marche
72
71
+1
Campania
69
72
-3
Abruzzo
76
74
+2
Umbria
74
77
-3
Molise
79
79
0
Basilicata
82
81
+1
Sicilia
78
82
-4
Puglia
80
83
-3
P.A. Bolzano
81
84
-3
Valle d’Aosta
84
85
-1
Sardegna
85
87
-2
Calabria
88
89
-1
■■ Figura 27 – Confronto tra il posizionamento 2015 e 2016 delle Regioni italiane nell’Ambrosetti Regional
Ambrosetti Index (Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti, 2016)
96
© The European House - Ambrosetti
Di seguito è illustrato il posizionamento delle Regioni italiane per ciascuno degli indicatori
dell’Ambrosetti Regional Innosystem Index.
La Lombardia è la Regione che nel 2012 ha depositato il maggior numero di brevetti (628),
seguita a distanza da Emilia Romagna (419 brevetti) e Veneto (332 brevetti). In ben 4 Regioni (Sardegna, Valle d’Aosta, Basilicata e Molise), il numero di brevetti depositati è inferiore
alla decina vs. una media europea pari a 333.
Guardando il posizionamento delle Regioni italiane emerge come tutte le Regioni del Nord
Italia mostrino una maggiore propensione alla brevettazione rispetto a quelle del Sud. In un
confronto internazionale va sottolineato però come tali performance siano ancora distanti
da quelle realizzate dalle Regioni più innovative d’Europa: ad esempio la Regione tedesca
del Baden-Wuttemberg ha depositato nel 2012 più di 2.900 brevetti.
628
Nord-Ovest
26
22
18
14
13
12
5
Campania
Puglia
Umbria
P.A.Trento
Sicilia
Abruzzo
Calabria
Sardegna
Nord-Est
Centro
Sud
5
5
3
Molise
34
Basilicata
48
Valle d'Aosta
52
Liguria
67
P.A. Bolzano
72
Marche
140
Toscana
206
Friuli-Venezia Giulia
Veneto
290
Piemonte
Emilia-Romagna
Lombardia
332
Lazio
419
Isole
■■ Figura 28 – Numero di brevetti depositati dalle Regioni italiane nel 2012 (Fonte: rielaborazione
The European House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2016)
■ Figura
28risorse
– Numero
di brevettiper
depositati
dalle
nel 2012
(Fonte: elaborazione
Sul fronte
delle
finanziarie
l’attività
diRegioni
R&S, laitaliane
Lombardia
continua
ad essere la ReThe European House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2016)
gione capofila, confermando anche per il 2013 un investimento in R&S superiore ai 4,5 miliardi di Euro. Tutte le altre Regioni investono una quantità di risorse finanziarie nettamente inferiore: ad esempio Lazio, Piemonte ed Emilia Romagna (seconda, terza e quarta Regione per
investimenti in R&S) hanno investito meno di 3 miliardi di Euro. Un dato positivo che va sottolineato è l’aumento degli investimenti in R&S sostenuto da queste Regioni nel 2013 (l’aumento è stato di circa 70 milioni di Euro rispetto al 2012 per ciascuna Regione).
Le risorse destinate alla R&S tuttavia sono ancora insufficienti per recuperare il divario nei
confronti degli altri Paesi, basti pensare ad esempio che anche nel 2014 la sola Regione
del Baden-Wuttemberg ha investito in R&S quasi come tutta l’Italia nel suo
complesso: 20,1 vs. 20,9 miliardi di Euro.
© The European House - Ambrosetti
97
252
178
175
132
61
46
Sardegna
Umbria
Calabria
P.A. Bolzano
Basilicata
Molise
19
271
Abruzzo
Valle d'Aosta
336
322
526
Friuli-Venezia Giulia
Isole
Marche
580
Puglia
Sud
P.A.Trento
613
Liguria
Centro
779
Nord-Est
Sicilia
1.362
1.301
Campania
1.647
Veneto
2.357
Emilia-Romagna
Toscana
2.488
Piemonte
Lazio
Lombardia
2.997
4.541
Nord-Ovest
■■ Figura 29 – Spesa R&S (in milioni di Euro) nelle Regioni italiane nel 2013 (Fonte: rielaborazione The
European House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2016)
La Lombardia è anche la Regione che impiega il maggior numero di individui nelle attività
di R&S (75.700), seguita a distanza da Lazio (45.900) ed Emilia Romagna (45.300). Il divario regionale
per R&S
quest’indicatore
è significativo:
3 Regioni
ultime
classificate
■ Figuraanche
29 – Spesa
(in milioni di Euro)
nelle Regioni le
italiane
nel 2013
(Fonte:
elaborazio- – Bane The European House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2016)
silicata, Molise e Valle d’Aosta – impiegano in attività di R&S un personale inferiore alle
2.000 unità.
Nord-Ovest
75,7
Nord-Est
Centro
Sud
Isole
45,9 45,3
Valle d'Aosta
Molise
Basilicata
P.A. Bolzano
Calabria
Umbria
Abruzzo
Sardegna
P.A.Trento
Marche
Friuli-Venezia Giulia
Liguria
Puglia
15,3 11,9
9,7 9,7 8,2 6,3 6,0
5,4 5,0 4,0 2,4
1,4 1,0 0,5
Sicilia
Campania
26,1 22,8
Toscana
Piemonte
Veneto
Emilia-Romagna
Lazio
Lombardia
35,5 34,6
■■ Figura 30 - Personale R&S (in migliaia) nelle Regioni italiane nel 2013 (Fonte: rielaborazione The European
House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2016)
La percentuale più alta di ricercatori – pubblici e privati – sul numero di occupati è invece
presente nella Provincia Autonoma di Trento (1,26%), unico territorio a registrare una percentuale
superiore
all’1% eR&S
in crescita
rispetto
alla rilevazione
precedente.
Seguono Lazio e
■ Figura
30 - Personale
(in migliaia)
nelle Regioni
italiane nel 2013
(Fonte: elaborazione
European House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2016
FriuliThe
Venezia
Giulia (0,97%) ed Emilia Romagna (0,96%).
98
© The European House - Ambrosetti
0,43
Basilicata
0,37
0,45
Calabria
P.A. Bolzano
0,48
0,47
0,50
Molise
Puglia
0,50
Isole
Valle d'Aosta
0,50
Marche
0,57
Sardegna
Sud
Abruzzo
0,61
0,60
Sicilia
Campania
Centro
Veneto
0,75
0,73
Lombardia
0,63
0,77
Liguria
Umbria
0,82
0,81
0,96
Emilia-Romagna
Toscana
0,97
Nord-Est
Piemonte
0,97
Lazio
Friuli-Venezia Giulia
P.A.Trento
1,26
Nord-Ovest
■■ Figura 31 – Ricercatori (% degli occupati) nelle Regioni italiane nel 2013 (Fonte: rielaborazione
The European House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2016)
La Lombardia è anche la Regione con il maggior numero di occupati nei settori ad alta tecnologia (manifattura high- e medium-tech e servizi knowledge-intensive), con più di
■ unità,
Figura 31
– Ricercatori
(% degli
nelle
Regioni
italiane
nel 2013
(Fonte: elaborazione
200.000
seguita
dal Lazio
conoccupati)
155.000
unità.
Tutte
le altre
Regioni
registrano valori
The European House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2016)
inferiori alle 100.000 unità e 7 territori un valore addirittura inferiore alle 10.000 unità.
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud
Isole
204
13
9
7
7
6
4
3
2
Umbria
Calabria
P.A. Bolzano
Basilicata
Molise
Marche
13
P.A.Trento
17
Sardegna
18
Abruzzo
18
Friuli-Venezia Giulia
26
Puglia
35
Liguria
Toscana
47
Campania
55
Veneto
57
Emilia-Romagna
Piemonte
Lazio
Lombardia
65
Sicilia
155
■■ Figura 32 – Occupati nella manifattura high- e medium-tech e nei servizi knowledge-intensive (in migliaia)
nelle Regioni italiane nel 2014 (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2016)
Piemonte, Emilia Romagna e Lombardia sono le Regioni che presentano la maggiore quota di occupati nella manifattura high- e medium-tech: rispettivamente 11,1% la prima, 9,6% la seconda e
■ Figura 32 – Occupati nella manifattura high- e medium-tech e nei servizi knowledge-intensive
8,9% la terza.
Rispetto
agli
indicatori
sopra
analizzati,
in questo caso
anche alcune
(in migliaia)
nelle
Regioni
italiane
nel 2014
(Fonte: elaborazione
The European
House Regioni
- Ambro- del Sud
setti su dati Eurostat, 2016)
Italia compaiono nella prima parte della classifica: Molise, Basilicata e Abruzzo impiegano tra il
6,8% e il 6,4% degli occupati nella manifattura high- e medium-tech. Sicilia, Calabria e Sardegna
presentano invece una quota di occupati manifattura high- e medium-tech inferiore al 2%.
© The European House - Ambrosetti
99
Nord-Ovest
11,1
9,6
Nord-Est
Centro
Sud
Isole
8,9
7,3 7,2 6,9 6,8
6,5 6,4
Sardegna
Calabria
Puglia
1,4 1,3
0,8
Sicilia
P.A. Bolzano
2,9 2,7 2,5
Lazio
Campania
Toscana
Liguria
P.A.Trento
Umbria
Abruzzo
Basilicata
Molise
Friuli-Venezia Giulia
Marche
Veneto
Lombardia
Piemonte
Emilia-Romagna
4,5 4,4 4,2 4,0
3,5
■■ Figura 33 – Occupazione manifattura high- e medium-tech (% degli occupati) nelle Regioni italiane nel 2014
(Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2016)
La Lombardia, con quasi 2 milioni di individui, è anche la Regione con il maggior numero di
persone in possesso
di–un
titolo dimanifattura
laurea e/ohighimpiegati
nel campo
scienza
e della tecno■ Figura 33
Occupazione
e medium-tech
(% deglidella
occupati)
nelle Regioni
italiane
nel
2014
(Fonte:
elaborazione
The
European
House
Ambrosetti
su
dati
Eurostat,
2016)
logia, seguita dal Lazio (1,2 milioni). Queste due Regioni sono anche con un numero
di laureati e/o individui impiegati nel campo della scienza e della tecnologia superiori al milione.
1.909
Le Province Autonome di Trento e Bolzano, la Basilicata, il Molise e la Valle d’Aosta, in virtù
anche della loro minore popolosità, chiudono questa classifica, tutte con una valore uguale
o inferiore alle 100.000 unità.
Nord-Est
Centro
Sud
Isole
20
Valle d'Aosta
90
P.A. Bolzano
81
100
P.A.Trento
48
159
Umbria
Molise
209
Sardegna
Basilicata
215
214
248
Calabria
Friuli-Venezia Giulia
272
Marche
Abruzzo
287
Liguria
596
495
Puglia
748
Campania
Sicilia
767
Piemonte
641
796
Veneto
Toscana
863
Emilia-Romagna
Lazio
Lombardia
1.220
Nord-Ovest
■■ Figura 34 – Forza lavoro con titolo di laurea e/o impiegati nel campo della scienza e della tecnologia (in
migliaia) nelle Regioni italiane nel 2014 (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati
Eurostat, 2016)
■ Figura 34 – Forza lavoro con titolo di laurea e / o impiegati nel campo della scienza e della
tecnologia (in migliaia) nelle Regioni italiane nel 2014 (Fonte: elaborazione The European House
- Ambrosetti su dati Eurostat, 2016)
100
© The European House - Ambrosetti
25,7
27,3
Puglia
Sardegna
27,5
Sicilia
29,2
27,9
Campania
Isole
Calabria
29,9
Valle d'Aosta
31,5
30,7
Sud
Basilicata
31,6
Molise
32,5
Abruzzo
Veneto
32,8
32,7
Toscana
33,5
Marche
Centro
P.A. Bolzano
34,0
Umbria
35,4
34,3
Friuli-Venezia Giulia
Nord-Est
Piemonte
36,0
P.A.Trento
36,7
36,2
Emilia-Romagna
Liguria
37,3
Nord-Ovest
Lombardia
Lazio
39,3
Considerando gli individui in possesso di un titolo di laurea e/o impiegati nel campo della
scienza e tecnologia, rapportati alla popolazione attiva, il Lazio è la Regione con la percentuale maggiore (39,3%), seguita da Lombardia (37,3%), Emilia Romagna (36,7%), Liguria
(36,2%) e la Provincia Autonoma di Trento (36,0%). La seconda parte della classifica è occupata da tutte le Regioni del Sud e delle Isole, eccezion fatta per il Veneto (31,5%) e la Valle d’Aosta (29,9%).
■■ Figura 35 – Forza lavoro con titolo di laurea (% della popolazione attiva) nelle Regioni italiane nel 2014
(Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2016)
Guardando all’utilizzo di Internet, proxy della propensione culturale all’utilizzo della tecnologia da parte dei cittadini, emerge nettamente la dicotomia Nord-Centro e Sud. Nei territoFigura 35
– Forza lavoro
con titolo di
di laurea
(% Lombardia
della popolazione
attiva)
nelle Regioni
ri più■virtuosi
(Provincia
Autonoma
Trento,
e Friuli
Venezia
Giulia) la percenitaliane nel 2014 (Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2015)
tuale di cittadini che utilizza frequentemente Internet si attesta intono al 70%, valore
comunque inferiore alla media europea pari al 77%.
Per questo indicatore le percentuali di utilizzo oscillano dal 53% della Calabria al 72% della
Provincia Autonoma di Trento.
Isole
55
55
54
54
53
53
Basilicata
Campania
Puglia
Sicilia
Calabria
62
Molise
64
Sud
Sardegna
65
Umbria
65
Abruzzo
66
Piemonte
66
Centro
Marche
67
Lazio
67
Toscana
68
Liguria
68
Veneto
69
Valle d'Aosta
69
Emilia-Romagna
70
Friuli-Venezia Giulia
P.A.Trento
Lombardia
70
Nord-Est
P.A. Bolzano
Nord-Ovest
72
■■ Figura 36
– Utilizzo
frequente di
internet (% della
popolazione) nelle
Regioni italiane
nel 2015, (Fonte:
rielaborazione The
European House
- Ambrosetti su
dati Eurostat,
2016)
© The European House - Ambrosetti
101
L’analisi delle performance innovative regionali mette in luce una grande variabilità delle
performance dei singoli ecosistemi locali. Bisogna lavorare quindi soprattutto sulle aree
meno performanti del Paese poiché è la velocità del più lento a determinare la velocità complessiva del Paese.
Recuperare il divario nei confronti degli altri Paesi è complesso e richiede sforzi, organizzativi ed economici, molto significativi. Ma se, come si è visto, l’innovazione è essenziale per
consentire al Paese di crescere e per creare occupazione di qualità, questo è un passo che va
compiuto.
Le azioni come l’identificazione di aree di ricerca prioritarie per il Paese con la conseguente
canalizzazione dei finanziamenti, lo snellimento della burocrazia e i piani di lavoro sull’istruzione (come mostrato nel capitolo precedente), messi a punto dal Governo tra la fine del
2015 e l’inizio del 2016 lasciano ben sperare per il futuro del Paese.
102
© The European House - Ambrosetti
4
LA SURVEY 2016 DELLA
COMMUNITY INNOTECH:
LE TENDENZE
DELL’ECOSISTEMA
DELL’INNOVAZIONE
IN ITALIA
Obiettivi del Capitolo n. 4
• Il Capitolo presenta gli indirizzi di un campione selezionato della business community italiana rispetto alle
tendenze in campo tecnologico e gli investimenti in innovazione.
• I risultati della survey, giunta al terzo anno, offrono uno spaccato sullo stato dell’arte e sulle decisioni
strategiche future in tema di innovazione, fornendo elementi di riflessione e conoscenza anche per orientare
le politiche a livello nazionale
:
.
1. LA SURVEY DELLA COMMUNITY
INNOTECH: STRUTTURA E METODOLOGIA
Nel riconoscimento dell’importanza di disporre di una base informativa il più possibile
strutturata ed aggiornata per supportare le decisioni strategiche in tema di innovazione, anche quest’anno la community InnoTech ha deciso di rinnovare l’iniziativa lanciata due anni
fa, sotto forma di un questionario strutturato (“survey”) sulle tendenze tecnologiche, sugli
investimenti in ricerca e sviluppo e sulle aspettative di medio termine di un campione significativo di imprese nazionali e multinazionali operanti in Italia.
La survey va a completare ed arricchire il corredo di analisi fornite in questo rapporto in merito agli ecosistemi dell’innovazione, confrontando i dati emersi nelle precedenti edizioni
della survey (2014 e 2015) e fornendo indicazioni sul tema dell’organizzazione e del governo
dell’innovazione all’interno delle imprese italiane.
La survey è stata sottoposta ai membri di Ambrosetti Club, oltre 350 Vertici aziendali dei
più importanti gruppi ed organizzazioni attive nel nostro Paese. Questo campione si è arricchito dei contributi dei partecipanti al Workshop di The European House - Ambrosetti “Lo
scenario dell’Economia e della Finanza” (8 e 9 aprile 2016), in rappresentanza dei decisionmaker del settore bancario-finanziario, oltre che della business community industriale del
Paese.
Il campione, per sua strutturazione, non è da considerarsi come statisticamente rappresentativo (si veda il paragrafo successivo relativo all’anagrafica delle imprese rispondenti), ma
fornisce uno spaccato sulla percezione e sul sentiment di aziende eccellenti nei
loro campi di attività, che rappresentano, a livelli diversi, dei punti di riferimento, anche in
relazione ai processi innovativi.
La survey copre quattro aree di indagine: su tre delle quattro aree il campione viene interpellato in modo continuativo, con la finalità di creare una base che consenta di cogliere nel
tempo eventuali modifiche negli orientamenti. Una quarta area di indagine, sempre nuova,
viene aggiunta ogni anno al fine di analizzare aspetti particolarmente interessanti e/o temi
attuali relativi all’ecosistema dell’innovazione italiano. Quest’anno si è deciso di approfondire il tema dell’innovazione all’interno delle imprese italiane.
104
© The European House - Ambrosetti
Le aree oggetto di analisi per il 2016 sono state quindi:
–– L’orientamento all’investimento in innovazione. La sezione è composta da 6 domande; agli intervistati viene chiesto quale sia stato e quale sarà l’orientamento all’innovazione nel breve periodo, sia in termini di investimenti diretti che di allargamento della
base occupazionale dedicata alla ricerca e sviluppo (R&S).
–– Le modalità di realizzazione del processo innovativo. La sezione è composta da 5 domande che coprono le fasi principali del processo innovativo, dagli obiettivi iniziali dei
progetti di R&S, alle eventuali partnership poste in essere, fino alle modalità di finanziamento.
–– L’ecosistema dell’innovazione europeo e italiano. L’area è composta da 5 domande sul
livello di competitività dell’ecosistema dell’innovazione italiano e sulle iniziative per il
suo ulteriore sviluppo.
–– L’innovazione all’interno delle imprese. Quest’ultimo campo di indagine è composto
da 4 domande sulle barriere all’innovazione presenti nella propria azienda, sulle strategie messe in atto per stimolare la capacità di innovare, sui modelli organizzativi utilizzati per promuovere l’innovazione e sulle metriche di misurazione del ritorno dell’investimento in innovazione.
I risultati vengono presentati con riferimento al 2016, e, laddove rilevante, con un confronto
sui tre anni di riferimento della survey (2014 – 2016), in modo da avere non solo l’indicazione puntuale relativa all’ultimo anno di indagine, ma anche una tendenza di medio periodo
sull’andamento delle variabili prese in considerazione.
1.1
L’ANAGRAFICA DEL CAMPIONE DELLA SURVEY
Di seguito si presentano le caratteristiche delle imprese che hanno partecipato alla survey.
I settori di appartenenza coprono tutte le specializzazioni produttive nazionali, con il settore
manifatturiero che rappresenta la percentuale più alta (22%), seguito dalle altre categorie.
Le imprese si ripartiscono equamente tra le classi di fatturato, fatta eccezione per la classe
“da 200 a 500 milioni di Euro” che rappresenta solo il 6% del campione.
© The European House - Ambrosetti
105
Manifatturiero
Altro
Servizi Finanziari
Healthcare
Energia
ICT
Largo Consumo
Trasporto e Logistica
Edilizia
Turismo
Agricoltura
Settore Pubblico
0% t
5%
10%
15%
20%
25%
■■ Figura 1 – Settore di appartenenza delle aziende campione; % sul totale (Fonte: rielaborazione The European
House - Ambrosetti, 2016)
23%
27%
Inferiore e 10 milioni di
Da 10 a 50 milioni di
Da 50 a 250 milioni di
6%
Da 250 a 500 milioni di
Superiore a 500 milioni di
20%
24%
■■ Figura 2 – Classe di fatturato delle aziende campione; % sul totale (Fonte: rielaborazione The European
House - Ambrosetti, 2016)
106
© The European House - Ambrosetti
Relativamente al profilo di quanti hanno risposto alla survey, circa il 70% è rappresentato
dai Vertici aziendali (il 50% di CEO ed il 18% di Presidenti), garantendo la massima significatività degli orientamenti rilevati.
20%
50%
Chief Executive Officer
1%
Presidente
Direttore Generale
5%
Membro Consiglio di Amministrazione
Chief Technology / Information Officer
6%
Altro
18%
■■ Figura 3 – La carica dei manager intervistati; % sul totale (Fonte: rielaborazione The European House
- Ambrosetti, 2016)
È stato inoltre rilevato che nel corso degli anni la percentuale di aziende che realizza una
quota del proprio fatturato attraverso canali online è aumentata, in accordo con la tendenza
generale di affermazione – anche in Italia – del modello digitale.
Le aziende che appartengono alla classe di fatturato più alta (maggiore di 500 milioni di
Euro) utilizzano maggiormente l’online per la vendita dei loro prodotti e servizi, mentre a
livello settoriale il settore dei servizi finanziari è quello che sfrutta di più tale canale.
© The European House - Ambrosetti
107
36,73%
63,27%
2014
40,74%
43,75%
59,26%
56,25%
2015
2016
No
Si
■■ Figura 4 – Risposte % alla domanda “La sua azienda realizza quote di fatturato attraverso canali digitali?
(Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016)
Box - L’e-commerce in Italia
L’e-commerce è in rapida espansione nel mondo, con un giro d’affari mondiale che nel
2015 è stato pari a 1,7 trilioni di Dollari ed è previsto che raggiunga circa 2,3 trilioni
nel 2018. Anche il numero dei digital buyers è previsto in crescita da 1,5 miliardi nel 2015
a 1,9 miliardi nel 2018.
Guardando all’Europa, la percentuale di imprese attive nell’e-commerce nel 2015 (cioè
con almeno l’1% del fatturato generato dalle vendite online) è stato pari al 18%. In Italia, il
settore vale oltre 28 miliardi di Euro, con trend in costante crescita (valeva 1,6 miliardi
nel 2004).
28,8
18,9
21,1
22,3
2012
2013
24,2
14,3
1,6
2,1
3,3
4,9
2004
2005
2006
2007
6,4
2008
10,0
2009
2010
2011
2014
Valore dell’e-commerce in Italia; miliardi di Euro
(Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Assocom e Mip, 2016)
108
© The European House - Ambrosetti
2015
2. I RISULTATI DELLA SURVEY 2016
La survey, come detto, intende fornire una base informativa aggiornata e strutturata sul
sentiment di un gruppo selezionato di business leader italiani in merito alle strategie e alle
politiche di innovazione in Italia.
I dati di seguito presentati sono suddivisi per le 4 macro-categorie e commentati nell’ottica di
restituire indicazioni utili per favorire lo sviluppo dell’ecosistema dell’innovazione nazionale.
2.1
L’ORIENTAMENTO ALL’INVESTIMENTO IN INNOVAZIONE
Il punto di partenza delle analisi è la quota di fatturato che le aziende investono in innovazione. Confrontando i dati sui tre anni considerati, si rileva un peggioramento per il 2016: se
nel 2015 circa il 60% dei manager dichiarava di investire più del 3% del fatturato in attività
di R&S, quest’anno tale valore è sceso di circa 10 punti percentuali; in parallelo è aumentata
la percentuale di aziende che investe meno del 3% del suo fatturato in innovazione (più 9%
rispetto al 2014 e 2015).
Tale situazione, nelle risposte degli intervistati, può essere ascrivibile al consolidamento di
alcune politiche di innovazione, anche alla luce dell’anno passato in cui le dinamiche congiunturali hanno disegnato un quadro ancora difficile, oltre che all’ampliamento del campione che è avvenuto quest’anno (si veda quanto più sopra detto).
+ 1%
+8%
- 11%
+2%
38,0%
35,2%
29,6%
29,6%
29,6%
27,8%
22,2%
18,3%
13,0%
13,0%
< 1%
14,1%
1% - 3%
3% - 5%
2014
2015
2016
> 5%
29,6%
■■ Figura 5
– Risposte % alla
domanda “Quanto
investe in media
all’anno (in % del
fatturato) la Sua
azienda in
innovazione e/o
R&S?” (Fonte:
rielaborazione The European
House - Ambrosetti,
2016)
© The European House - Ambrosetti
109
Rimane comunque da evidenziare che nonostante il ridimensionamento, il campione in
esame è rappresentativo di una realtà virtuosa con valori di investimento in R&S nettamente superiori alla media nazionale – rif. box sotto.
Box - La spesa privata in R&S in Italia
Secondo l’Eurostat, le imprese italiane, nel 2014, hanno investito mediamente lo 0,72%
del proprio fatturato in R&S, in linea con il dato del 2013. Il dato posiziona le nostre imprese al 14° posto sui 28 Paesi europei. La media per l’UE-28 è dell’1,3%.
2,5
2,0
1,5
Media UE-28: 1,3
1,0
0,5
a
di
ez
an
Sv
nl
Fi
i
Au a
st
ria
Da
ni
m
ar
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rm
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M
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Li
tu
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Gr
ec
ia
Le
tto
ni
Ro a
m
an
ia
Ci
pr
o
0,0
■■ Spesa R&S totale in % del fatturato sostenuta dalle imprese nei Paesi UE, 2014
(Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2016)
0,8
0,62
0,65
0,66
0,66
2009
2010
2011
0,69
0,72
0,72
2013
2014
0,6
0,4
0,2
0,0
2008
2012
■■ Evoluzione della spesa in R&S in % del fatturato sostenuto dalle imprese italiane 2008-2014
(Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2016)
110
© The European House - Ambrosetti
In ottica prospettica, emerge comunque una situazione incoraggiante: il 69% dei manager intervistati afferma che il budget per l’innovazione della loro azienda aumenterà nel
2016; questa percentuale sale fino all’86% con l’orizzonte temporale a tre anni.
L’aumento del budget dedicato all’innovazione si muove di pari passo con l’intenzione di assumere personale dedicato all’innovazione e ricerca e sviluppo: nel 2016 ben il 67% dei manager risponde affermativamente, in linea con quanto rilevato nel 2015.
Nei prossimi
3 anni
0%
14%
86%
Nel 2016
0%
31%
69%
Diminuirà
Rimarrà costante
Aumenterà
■■ Figura 6 – Risposte % alla domanda “Come si modificherà il budget complessivo della Sua azienda, per
l’innovazione e/o Ricerca e Sviluppo nell’anno corrente e nei prossimi tre anni?” (Fonte: rielaborazione The
European House - Ambrosetti, 2016)
66,70%
67,61%
59,30%
40,70%
33%
32,39%
No
Sì
2014
2015
2016
■■ Figura 7 – Risposte % alla domanda “La Sua azienda prevede di assumere personale dedicato all’innovazione o alla R&S?” (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016)
© The European House - Ambrosetti
111
Cambiando l’orizzonte temporale dall’anno in corso ai prossimi tre anni i dati sono meno
incoraggianti. Sebbene la maggior parte dei manager (80,6%) dichiari l’intenzione di assumere personale dedicato all’innovazione e R&S, il dato è significativamente più basso di
quanto registrato nel 2014 e nel 2015 (rispettivamente 85,2% e 92,6%).
Anche in questo caso, secondo le indicazioni ricevute, le politiche del personale scontano
una situazione macro-economica ancora incerta.
+ 12%
- 12%
92,6%
85,2%
80,6%
19,4%
14,8%
7,4%
No
Sì
2014
2015
2016
■■ Figura 8 – Risposte % alla domanda “La Sua azienda, nei prossimi 3 anni, prevede di assumere personale
dedicato all’innovazione o alla R&S?” (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016)
112
© The European House - Ambrosetti
Box - Gli occupati in R&S in Italia
In Europa, nel 2014, gli addetti alla R&S (unità equivalenti a tempo pieno) occupati dalle
imprese sono mediamente 3 ogni mille abitanti. Il valore varia da 6,4 della Danimarca
allo 0,3 di Cipro.
I primi posti della graduatoria europea sono occupati dai Paesi Nordici: l’Italia – con 2,09
addetti per mille abitanti – si colloca sotto la media europea.
8,0
7,0
6,0
5,0
4,0
Media UE-28: 2,95
3,0
2,0
1,0
o
ia
pr
an
Ci
m
a
zia
oa
Cr
Ro
ia
ni
tto
Le
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Fi
Lu
ss
ia
ria
st
ez
Au
ar
m
Da
ni
Sv
ca
0,0
■■ Occupati in R&S dalle imprese nei Paesi UE-28 ogni mille abitanti
(Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2016)
In valore assoluto, il numero di impiegati in R&S dalle imprese italiane negli ultimi anni,
è quasi raddoppiato passando da 71 mila unità nel 2005 a 127 mila nel 2014.
130
120,2
120
110
90
70
109,8
112,2
112,5
2008
2009
2010
2011
126,9
2013
2014
93,8
100
80
106,6
124,7
80,1
70,7
60
50
40
30
20
10
0
2005
2006
2007
2012
■■ Personale addetto alla R&S nelle imprese italiane; migliaia
(Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2016)
© The European House - Ambrosetti
113
2.2
LE MODALITÀ DI REALIZZAZIONE DEL PROCESSO INNOVATIVO
In riferimento al grado di soddisfazione del ritorno degli investimenti in innovazione, circa
il 76% dei rispondenti si ritiene soddisfatto (“in linea con le aspettative o superiore”). Questa
percentuale disegna un quadro di sostanziale qualità dei programmi di innovazione
messi in campo.
Per niente
1,4%
Sopra le aspettative
7,1%
Parzialmente
22,9%
In linea con
le aspettative
68,6%
■■ Figura 9 – Risposte % alla domanda “In riferimento agli ultimi 3 anni, in che misura è soddisfatto del
ritorno degli investimenti in innovazione compiuti dalla Sua azienda?” (Fonte: rielaborazione The European
House - Ambrosetti, 2016)
Guardando ai risultati degli investimenti in innovazione, l’analisi del 2016 conferma quanto
affermato lo scorso anno: la maggior parte delle aziende continua a destinare i propri investimenti all’innovazione di prodotto.
Il 42% si concentra su miglioramenti di prodotti o servizi già esistenti, mentre il 29% si focalizza sull’introduzione di prodotti o servizi radicalmente nuovi. Una minoranza di aziende
(24,7%) rivolge invece le proprie attività di R&S al miglioramento dei processi produttivi anche se questa percentuale risulta in crescita rispetto al 2015.
114
© The European House - Ambrosetti
41,9%
29,0%
24,7%
4,3%
Miglioramento
dei processi produttivi
Miglioramento di prodotti
o servizi già esistenti
Prodotti o servizi
radicalmente nuovi
Altro
■■ Figura 10 – Risposte % alla domanda “In riferimento agli ultimi 3 anni, quali sono stati i principali risultati
dell’innovazione per la Sua azienda?” (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016)
Dal punto di vista delle modalità di sviluppo dei processi di innovazione, la metà delle imprese conduce le proprie attività di R&S internamente (“in house”); guardando agli attori
esterni con cui le imprese collaborano, le percentuali più significative si rilevano per le università (16%) e le altre aziende (13,8%).
Questi dati, se confrontati con i valori della prima indagine delle survey (2014)1 sembrano
suggerire l’ipotesi di un modello di innovazione che, pur ancora legato a dinamiche interne,
si sta progressivamente “aprendo” e in cui i tradizionali problemi legati alla creazione di network collaborativi strutturati e di trasferimento tecnologico si stanno, almeno in parte, mitigando.
50,0%
16,0%
13,8%
9,6%
6,4%
4,3%
Con altre aziende Con altri centri di Con altri centri di
ricerca privati
ricerca pubblici
Con Università
In house
Altro
■■ Figura 11 – Risposte % alla domanda “La R&S della Sua azienda è svolta prevalentemente (risposta)”
(Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016)
1
Nell’indagine 2014, le aziende che dichiaravano di avere come modalità prevalente per la R&S quella “in
house” era il 70%.
© The European House - Ambrosetti
115
Nel caso di collaborazioni esterne, il grado di soddisfazione è molto elevato con una
percentuale dell’87% sul totale.
La soddisfazione è legata soprattutto alla possibilità di confrontarsi con realtà diverse, partecipare a network specializzati, condividere le competenze e trovare soluzioni innovative. I
manager non soddisfatti, invece, hanno evidenziato soprattutto problemi legati a processi
troppo lunghi, ad una burocrazia lenta e ad un disallineamento degli obiettivi tra i diversi
attori.
Tali valori e indicazioni sono in linea con quanto rilevato nelle scorse edizioni della survey.
No
12,9%
Si
87,1%
■■ Figura 12 – Risposte % alla domanda “Nel caso in cui la Sua azienda ha collaborato con altri enti, si ritiene
soddisfatto della collaborazione?” (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016)
Dal punto di vista della protezione della proprietà intellettuale derivante dall’attività di ricerca e/o dall’acquisizione di know-how, emerge una pluralità di modelli utilizzati dalle imprese il cui peso relativo si è modificato nel corso degli anni.
Nel 2016, la modalità più utilizzata dalle imprese è la protezione dei propri prodotti, servizi
o processi tramite brevetti (36,4%). Questa quota nei tre anni si è ridotta a favore di altre
modalità di protezione, in particolar modo si registra un aumento nel ricorso all’acquisto di
brevetti o licenze e nella creazione di startup innovative.
116
© The European House - Ambrosetti
Si registra invece una flessione significativa nel numero delle imprese che non hanno utilizzato alcuno strumento di protezione delle proprietà intellettuale. Questo dato suggerisce
una crescente consapevolezza del “valore” riconosciuto al ruolo della ricerca e agli investimenti fatti, in un contesto generale in cui la velocità del cambiamento e la possibilità di breakthrough tecnologici in grado di cambiare il mercato è molto alta.
58,8%
44,4%
36,4%
26,0%
35,2%
23,4%
18,5%
14,3%
3,9%
31,4%
5,9%
1,9%
Acquistato brevetti / licenze
di prodotti, servizi o processi
Costituito o partecipato
a start up innovative
Brevettato prodotti,
servizi oprocessi
Nessuna delle precedenti
2014 2015 2016
■■ Figura 13 – Risposte % alla domanda “Negli ultimi 3 anni la sua azienda ha prevalentemente: (risposta)”
(Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016)
Riguardo le fonti di finanziamento, la maggior parte delle aziende continua ad autofinanziare l’innovazione anche se questa percentuale si sta riducendo negli anni con una maggiore
apertura verso fonti esterne.
90,0%
81,0%
72,3%
27,7%
19,0%
10,0%
Autofinanziamento
Fonti esterne
2014
2015
2016
■■ Figura 14 – Risposte % alla domanda “La Sua azienda finanzia l’innovazione prevalentemente con:
(risposta)” (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016)
© The European House - Ambrosetti
117
Tra i rispondenti che hanno dichiarato di rivolgersi a fonti esterne di finanziamento, il 44%
fa riferimento a fondi di natura pubblica o comunitaria mentre circa un quarto delle imprese fa ricorso agli istituti di credito (28%) o al venture capital (24%).
4,0%
28,0%
24,0%
Istituti di credito
Fondi europei
Fondi statali
Fondi regionali
Venture capital / Private equity
Altro
12,0%
16,0%
16,0%
■■ Figura 15 – Risposte % alla domanda “Se utilizza fonti esterne, si rivolge a: (risposta)” (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016)
2.3
L’ECOSISTEMA DELL’INNOVAZIONE ITALIANO E EUROPEO
In riferimento alla qualità dell’ecosistema italiano dell’innovazione, il 43% dei rispondenti
considera l’ecosistema italiano mediamente competitivo, il 29% da un giudizio negativo
(pessimo o poco competitivo), mentre il restante 29% lo giudica competitivo o molto competitivo.
Nessuno dei manager che hanno partecipato alla survey ha giudicato eccellente l’ecosistema
dell’innovazione italiano, dato che risulta identico in tutti e tre gli anni presi in considerazione.
Nel complesso, si rileva però un aumento dei rispondenti che valuta positivamente l’ecosistema rispetto a coloro che invece hanno un parere negativo.
118
© The European House - Ambrosetti
■■ Figura 16 – Risposte % alla domanda “Dal Suo punto di vista, quanto è competitivo l’ecosistema dell’innovazione italiano?” (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016)
Più nello specifico, si conferma positiva la percezione circa l’operato del Governo negli ultimi 12 mesi, con un parere favorevole espresso dal 72% dei manager del campione. Questo
risultato riflette l’attenzione del Sistema Paese ai temi dell’innovazione concretizzatasi nelle
iniziative messe in cantiere (si veda il Capitolo 2 circa il Progress Report dell’Italia).
■■ Figura 17 – Risposte % alla domanda “Come giudica l’azione del Governo negli ultimi 12 mesi in tema di
stimolo/supporto all’innovazione?” (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016)
© The European House - Ambrosetti
119
La risposta del sistema educativo italiano ai nuovi bisogni di professionalità imposti dal mercato del lavoro globale, invece, si conferma non in linea con le aspettative, con un giudizio
negativo espresso da circa il 67% dei rispondenti. Tale risultato può essere ricondotto
alla crescente necessità da parte delle imprese di avere accesso a competenze complesse e trasversali, difficilmente riconducibili a specifici corsi di laurea.
Molte delle imprese dichiarano infatti di avere in atto partnership con le Università, finalizzate alla elaborazione di percorsi formativi maggiormente in linea con le necessità delle aziende. Al netto di ciò vale comunque la pena ricordare che, se è vero che il giudizio sul sistema
educativo non è lusinghiero, non viene invece messa in discussione la qualità dei laureati italiani, anche nel confronto con i pari europei.
60,32%
33,33%
0,00%
6,35%
■■ Figura 18 – Risposte % alla domanda “Come giudica la risposta del sistema educativo italiano (con riferimento alle scuole superiori e agli istituti universitari) ai nuovi bisogni di professionalità imposti dal mercato del
lavoro globale?” (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016)
2.4 L’INNOVAZIONE ALL’INTERNO DELLE IMPRESE
Uno sguardo al modo in cui l’innovazione viene gestita e organizzata all’interno delle imprese
restituisce una serie di elementi utili anche a formulare delle policy che rispondano alle esigenze delle imprese.
Nello specifico, i Vertici aziendali che hanno partecipato alla survey hanno indicato quattro
ordini di problemi che rappresentano altrettanti fattori ostativi all’innovazione, come sotto
rappresentato:
–– Le barriere culturali sono legate prevalentemente all’avversione al rischio, che impedisce di scommettere sull’innovazione e sui suoi ritorni di lungo periodo e costringe le
imprese a limitarsi all’innovazione di tipo incrementale e/o all’aggiornamento dei prodotti e servizi che sono parte del portafoglio di offerta dell’impresa. Tali barriere, nelle
120
© The European House - Ambrosetti
––
––
––
risposte dei manager, potrebbero essere superate introducendo degli incentivi che
premino il “rischio di innovare”, invece che i risultati dell’innovazione tout court.
Un approfondimento sul tema della cultura dell’innovazione è presente nel Capitolo 5.
Il secondo gruppo di barriere sono quelle legate a fattori economico-finanziari.
Come più sopra detto, le imprese fanno prevalentemente ricorso a mezzi propri per finanziare l’innovazione perché le alternative disponibili mal si conciliano con i tempi ed
i livelli di rischio legati alle attività innovative. D’altra parte in Italia il venture capital e
gli altri canali/strumenti non bancari sono ancora poco sviluppati per cui le imprese
spesso hanno difficoltà a reperire i fondi nei tempi e modalità di cui avrebbero bisogno.
Anche per quanto riguarda l’utilizzo dei fondi esterni c’è un punto di attenzione, soprattutto nel caso delle aziende quotate che hanno un orientamento ai risultati di breve
periodo per cui fanno fatica a destinare dei fondi all’innovazione.
Le barriere normative interessano prevalentemente due ambiti: da una parte i contratti di lavoro che, nel giudizio dei rispondenti alla survey, non sono ancora sufficientemente flessibili da consentire di premiare le capacità innovative del personale;
dall’altra parte non esiste un quadro legislativo sufficientemente favorevole e incentivante la creazione di spin-off, vale a dire delle società autonome che possano operare
con logiche diverse.
L’ultimo gruppo è costituito dalle barriere fiscali: da questo punto di vista vi è una
percezione diffusa che le imprese italiane siano penalizzate rispetto ai competitor perché il nostro sistema fiscale prevede una deducibilità molto limitata degli investimenti
in innovazione.
Culturali
Economico-finanziarie
•
•
•
•
•
Avversione al rischio
Paura del cambiamento
Incapacità di riconoscere il cambiamento
e le sue potenzialità future
Mancanza di finanziamenti dedicati
Orientamento delle imprese ai risultati
di breve periodo
Normative
Fiscali
•
•
•
Poca flessibilità nei contratti di lavoro non
consente di premiare la capacità innovative
Assenza di un quadro normativo che regoli
l’attività di spin-off
Limitata deducibilità fiscale degli
investimenti in R&S
■■ Figura 19 – Sinossi delle risposte alla domanda “Dal suo punto di vista, quali sono le principali barriere
all’innovazione all’interno della Sua azienda? (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016)
© The European House - Ambrosetti
121
In riferimento alla strategia e ai processi a sostegno della capacità di innovare, le imprese
del campione negli ultimi tre anni hanno introdotto nuovi metodi e strumenti, con una
prevalenza per l’introduzione di nuove pratiche di business (oltre il 40% dei rispondenti).
Nuove pratiche di business
41,1%
Nuovi metodi per organizzare le responsabilità
del lavoro ed i processi decisionali
23,3%
Nuovi strumenti, tecnologie o deviceper efficientare
metodi di lavoro e/o pratiche di business
Nuovi metodi per organizzare le relazione
esterne con altre imprese o istituzioni pubbliche
20,5%
15,1%
■■ Figura 20 – Risposte % alla domanda “Negli ultimi 3 anni la Sua impresa ha introdotto prevalentemente:
(risposta)” (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016)
Spostandosi sul tema della misurazione del ritorno dell’investimento in innovazione le risposte del nostro campione suggeriscono che la maggior parte delle imprese non utilizzano delle metriche per questo obiettivo, in particolare per la difficoltà di individuare un
chiaro oggetto di misurazione (“il perimetro dell’innovazione è sfuggevole”). Tale elemento
rappresenta un punto di attenzione, specie in relazione all’efficacia delle strategie di innovazione e all’orientamento dei relativi investimenti.
Si
24,6%
No
75,4%
■■ Figura 21 – Risposte % alla domanda “Nella Sua azienda il ritorno dell’investimento in innovazione viene
misurato?” (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016)
122
© The European House - Ambrosetti
In riferimento alle imprese che misurano l’innovazione, le metriche citate possono essere
sostanzialmente divise in due categorie: da una parte ci sono metriche che si concentrano sulle persone e dall’altra ci sono metriche che guardano invece ai prodotti:
––
––
Le prime si propongono di misurare la performance degli individui rispetto all’innovazione, dalle più semplici quali il numero di risorse dedicate all’innovazione rispetto al
totale, alle più complesse quali la misurazione del contributo di ciascuno al raggiungimento di obiettivi di innovazione tramite l’utilizzo di balanced scorecard
Le metriche che guardano ai prodotti vanno invece a misurare l’impatto dei prodotti
innovativi sui risultati raggiunti dall’azienda. Un esempio è il numero di brevetti che
un’azienda riesce ad ottenere e quanti di questi giungono sul mercato nel breve periodo, ma anche la percentuale di fatturato generata da nuovi prodotti o servizi immessi
sul mercato.
L’ultima domanda della survey si proponeva di identificare alcune delle modalità con cui le
imprese possono organizzarsi per incentivare l’innovazione di tipo disruptive.
Le risposte dei partecipanti hanno consentito di individuare quattro modalità prevalenti,
non alternative tra di loro, ma che al contrario possono convivere all’interno delle stessa impresa e possono addirittura sviluppare delle sinergie nel momento in cui dovessero essere
utilizzati allo stesso tempo.
Incentivato la creazione di team trasversali
per favorire la condivisione di pratiche e la
circolazione di informazioni tra le diverse
unità di business
34,9%
Lanciato percorsi di training e/o nuovi piani di
formazione per i propri manager
16,9%
Favorito percorsi di innovazione per vie
esterne (ad es. coinvolgendo ricercatori,
start-up, esperti)
20,5%
Previsto nuove pratiche organizzative per
favorire l’innovazione (ad es. dedicando parte
del tempo dei propri collaboratori
all’innovazione)
27,7%
■■ Figura 22 – Risposte % alla domanda “Negli ultimi 3 anni la Sua impresa, per promuovere l’innovazione
disruptive, ha prevalentemente: (risposta)” (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016)
© The European House - Ambrosetti
123
La modalità utilizzata da più di un terzo delle imprese (34,9%) per promuovere l’innovazione di tipo disruptive è stata l’incentivazione alla creazione di team trasversali per favorire la condivisione di pratiche e la circolazione di informazioni tra le diverse unità di business. Questa modalità si basa sui “corto-circuiti” creativi che si verificano nel momento in
cui si mettono insieme persone con background disomogenei e che nelle loro attività quotidiane utilizzano logiche diverse. Questo contesto rende più agevole la generazione di idee,
anche molto lontane dal core business dell’impresa, che possono concretizzarsi in prodotti
o servizi innovativi e nell’introduzione di nuovi processi. Inoltre il coinvolgimento nella fase
di generazione delle idee di diversi dipartimenti renderà anche più semplice la creazione di
supporto trasversale verso l’innovazione, elemento molto importante perché l’innovazione
abbia successo.
La seconda modalità più utilizzata (27,7% dei partecipanti) è l’introduzione di nuove pratiche organizzative per favorire l’innovazione, come ad esempio la decisione di dedicare parte del tempo di lavoro dei propri collaboratori alla ricerca dell’innovazione. È molto evidente che l’innovazione difficilmente “succede” per caso, c’è anzi bisogno di un impegno
costante in questa direzione. Richiedere in modo esplicito ai propri collaboratori di dedicare
parte del proprio tempo alla ricerca di nuove soluzioni e prodotti è un modo efficace perché
la ricerca dell’innovazione diventi una pratica radicata nell’impresa. Un punto di attenzione
per stimolare i propri dipendenti in questa direzione è rappresentato dalla scelta di focalizzarsi sullo sforzo innovativo più che sui risultati ottenuti, in considerazione del fatto che l’innovazione è quasi sempre frutto di molti fallimenti.
La terza modalità indicata dai partecipanti alla survey è la promozione di percorsi di innovazione per via esterna (20,5%), vale a dire attraverso il coinvolgimento di ricercatori ed esperti esterni. Questa terza modalità è particolarmente interessante per quelle imprese che vogliono fare un passo in avanti nel loro percorso innovativo e ritengono che sia per
loro necessario ricorrere a personale altamente specializzato in un determinato ambito.
Questa modalità di promozione dell’innovazione beneficia anche di alcune misure messa a
punto dal Governo italiano e che sono state censite nel rapporto presentato in occasione del
Technology Forum 20152.
2
Tra queste l’iniziativa “PhD Italents”, lanciata dal CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione
Economica) e dal MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca), è un progetto di placement finalizzato all’introduzione di personale altamente qualificato nel mondo del lavoro e al rafforzamento delle relazioni
tra imprese e Università. Per approfondimenti di rimanda al rapporto 2015 della community InnoTech “L’ecosistema per l’innovazione: quali strade per la crescita delle imprese e del Paese”.
124
© The European House - Ambrosetti
La quarta modalità, indicata dal 16,9% dei rispondenti, consiste nell’offerta di percorsi di
training e nuovi piani di formazione per i collaboratori. In un contesto che cambia
sempre più velocemente è fondamentale per le imprese garantire alle proprie risorse percorsi di aggiornamento che consentano loro di stare al passo con quanto di nuovo viene prodotto nel loro ambito di attività. Questa modalità è particolarmente utile nei casi in cui le
innovazioni introdotte nell’impresa siano di tipo disruptive e richiedano pertanto delle competenza molto diverse da quelle tradizionalmente detenuta all’interno dell’impresa.
Box - La formazione permanente (lifelong learning)
La formazione permanente è uno strumento a disposizione delle imprese e delle amministrazioni pubbliche per la valorizzazione e la promozione delle risorse interne. Da
un confronto con i principali Paesi europei, emerge il limitato utilizzo che di questo strumento si fa in Italia: nel 2015 solo il 7,2% della popolazione italiana ha preso parte a
programmi di formazione permanente contro il 10,7% della media europea e il 25/30%
dei Paesi best in class.
35,0
30,0
25,0
20,0
15,0
Media UE-28: 10,7%
10,0
5,0
ia
Ro
m
an
ia
ia
ch
ar
ac
lg
Bu
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oa
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ca
0,0
■■ Percentuale della popolazione (25-64) coinvolta in programmi di formazione permanente, 2015 (Fonte:
rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati su dati Eurostat, 2016)
© The European House - Ambrosetti
125
3. CONSIDERAZIONI DI SINTESI
Dalle indicazioni del campione di imprese della survey 2016 della community InnoTech
emergono alcuni risultati che da un lato confermano la presenza di elementi di solidità
dell’ecosistema italiano dell’innovazione, dall’altro ne sottolineano le aree di miglioramento.
Con le chiavi di lettura e le cautele necessarie data la tipologia e composizione del campione, desta qualche preoccupazione la riduzione nel numero di imprese che intendono investire una percentuale significativa del loro fatturato in R&S. Tale dato viene bilanciato
dall’intenzione di aumentare il budget complessivo per l’innovazione e la ricerca e sviluppo nel prossimo triennio. Uno sguardo alle prospettive occupazionali per il personale dedicato alla R&S conferma la volontà di procedere a nuove assunzioni nel 2016.
Questi dati restituiscono una fotografia con luci ed ombre con riferimento agli obiettivi
strategici legati all’innovazione.
Per quanto riguarda le “luci”, sembra che il sistema italiano stia raccogliendo la sfida del
rilancio guidato dall’innovazione, attraverso alcuni forti segnali di miglioramento rispetto
quanto emerso negli anni precedenti:
–– Sebbene la maggior parte delle attività di R&S sia portata avanti in house, si registrano
dei passi avanti nel numero di imprese che collaborano con soddisfazione con altre
aziende e con le Università. Questo risultato positivo trova una spiegazione nell’apprezzamento da parte di manager della possibilità di confronto con realtà diverse, della condivisione delle competenze e della possibilità di trovare soluzioni innovative
–– Diminuisce il numero delle aziende che non ha utilizzato alcuno strumento finalizzato
alla protezione dei risultati della R&S, segnalando una maggiore attenzione al valore
dell’innovazione e della R&S per la performance delle imprese
–– L’aumento della percentuale di imprese che ricorrono a fonti esterne per finanziare
l’attività di R&S, che pure rimane su valori contenuti, sta ad indicare anche una maggiore capacità di accedere a fondi pubblici locali, nazionali ed europei.
126
© The European House - Ambrosetti
Più in generale, emerge un netto miglioramento della percezione circa la qualità e l’efficacia del sistema delle regole e delle opportunità che l’Italia offre per l’innovazione, in linea
con gli indubbi passi avanti fatti negli anni recenti.
Tra le aree che potrebbero invece ancora migliorare sicuramente c’è il trattamento fiscale degli investimenti in innovazione, con l’introduzione di una maggiore deducibilità
e strumenti di supporto. Queste misure, oltre a generare un aumento dell’investimento in
innovazione e R&S, comporterebbero anche un’uniformazione del modo in cui tale investimento viene misurato e riportato dalle imprese. Ad oggi ciò non avviene perché ciascuna
impresa inserisce in questa categoria di spesa diverse voci, a seconda delle proprie necessità.
La corretta definizione, rilevazione e misurazione dell’entità dell’investimento in innovazione e R&S può senz’altro considerarsi un primo passo per la indispensabile misurazione del
ritorno di questa tipologia di investimenti. Questo aspetto verrà analizzato in modo più approfondito nel Capitolo 5.
Un ulteriore “cantiere di lavoro”, indicato dai business leader sia nella rilevazione 2016 della survey che in quella 2015, attiene al profilo di competenze che vengono formate e rese disponibili al mercato del lavoro. La percezione diffusa è di un ritardo generale del sistema formativo italiano che non ha ancora interiorizzato gli elementi e gli strumenti per
un ri-orientamento diffuso dell’offerta dei profili oggi chiave per competere in un mondo
sostanzialmente differente rispetto a quello del passato recente e che è destinato, sulla spinta in primis della digitalizzazione pervasiva, a conoscere un ulteriore e strutturale cambiamento dei modelli competitivi e di business. In questo quadro le azioni intraprese dal Governo in tema di scuola e formazione (si veda il Capitolo 2) sono certamente una direzione
auspicata, pur nel riconoscimento che gli effetti potranno essere pienamente apprezzati nel
medio periodo.
In questo quadro è essenziale, anche per accelerare gli effetti positivi delle riforme e delle
iniziative in corso, migliorare il coordinamento degli attori (pubblici e privati) e
delle policy al fine di massimizzare i contributi di tutti gli elementi costituenti l’ecosistema
dell’innovazione nazionale.
© The European House - Ambrosetti
127
L’INNOVAZIONE NELLE
IMPRESE ITALIANE:
DINAMICHE E LEVE
STRATEGICHE
DI RIFERIMENTO
5
Obiettivo del Capitolo n. 5
• La prima parte del Capitolo è dedicata ad approfondire il legame che esiste tra investimento in innovazione e R&S e performance economica delle imprese, attraverso un’analisi sviluppata a livello
europeo ed italiano.
• La seconda parte del Capitolo è invece dedicata alla descrizione e discussione delle leve d’azione che le
imprese hanno a disposizione e devono governare per migliorare la loro capacità innovativa.
1. L’INNOVAZIONE COME DRIVER
DELLA CRESCITA DELLE IMPRESE
Negli ultimi 10-15 anni l’accelerazione tecnologica e l’avvento di Internet e della digitalizzazione hanno avuto un impatto significativo sul modo di operare delle imprese, sia perché
queste si trovano a fronteggiare una obsolescenza dei loro modelli di business molto più rapida rispetto al passato, sia perché sono cambiati i requisiti necessari a conservare la competitività. La velocità con cui si aggiorna la propria offerta a 360° diventa un elemento discriminante, riflettendosi nella necessità per le imprese di innovare con sempre maggiore
frequenza i propri prodotti, i servizi e i propri processi produttivi.
Basti pensare, solo per citare alcuni esempi, alla “disruption” di Coursera e dei suoi corsi di
livello universitario disponibili online sulle business school tradizionali oppure allo rivoluzione provocata dall’avvento di Uber tra i fornitori del servizio di taxi o di Airbnb per la locazione degli immobili, fino ad arrivare ad Amazon o Alibaba per il commercio elettronico,
alle banche digitali e ai servizi di peer-to-peer lending, e via dicendo.
Box – Elementi di disruption per i modelli di business tradizionali
I cambiamenti, profondi e in parte repentini, che stanno interessando i modelli di business tradizionali in molti settori sono guidati dalla rivoluzione digitale.
Le nuove tecnologie hanno ridotto, fin quasi ad eliminarle, le barriere all’ingresso in molti settori causando, al contempo, la riconfigurazione strutturale di relazioni consolidate
e durature nel tempo (anche fra settori adiacenti). La natura “plug and play” dell’asset
digitale sta determinando la disaggregazione della value chain, agevolando l’ingresso di
player focalizzati e veloci (tipicamente startup) in mercati storicamente dominati da imprese che, per rigidità strutturali e costi elevati, fanno fatica a competere.
Contemporaneamente le abitudini dei consumatori si sono modificate, anche grazie alla
maggiore facilità di accesso alle informazioni consentita dalla digitalizzazione, rendendo
i consumatori più esigenti e costringendo le imprese ad aggiornare i loro modelli di business molto più frequentemente.
Per rimanere competitive in uno scenario di questo tipo, le imprese sono chiamate a dedicare una parte importante delle proprie risorse alle attività di innovazione.
In molti casi l’atteggiamento nei confronti dell’investimento in innovazione è contraddittorio: se da una parte ci si rende conto che si tratta di un investimento necessario, dall’altra
parte ci si interroga sulla sua effettiva capacità di incidere sulla performance economica del-
130
© The European House - Ambrosetti
le imprese, in particolare nel breve termine. Chiaramente la considerazione nei confronti
dell’investimento in innovazione non è omogenea e, guardando secondo una prospettiva di
sistema, è anche influenzata dalla qualità dell’ecosistema dell’innovazione presente in ciascun Paese. Guardando alla distribuzione geografica delle prime 2.500 imprese per investimenti in R&S1, lo scenario restituisce un’immagine con una forte polarizzazione di
queste in poche aree del mondo a conferma dei processi di concentrazione in corso in alcuni
“hotspot” mondiali di innovazione.
675
829
360
301
38
18
X
# di imprese presenti
■■ Figura 1 – Principali Regioni globali per numero di imprese con il più alto investimento in R&S, 2014
(Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati JRC, Commissione Europea, 2016)
Spostando la prospettiva sull’Europa e guardando alle prime 1.000 imprese europee
per investimenti in R&S, appare evidente anche in questo caso la preponderanza di alcuni Paesi, e dei rispettivi ecosistemi dell’innovazione, che sommati rappresentano oltre il
70% delle imprese top investor nell’EU-28 (si veda la figura sotto).
1
EU Industrial R&D Investment Scoreboard, progetto “The Economics of Industrial Research & Innovation
(IRI)”, Joint Research Center (JRC) della Commissione Europea.
© The European House - Ambrosetti
131
Energetico e
Utilities
3,8%
Investimento in R&S delle prime
1000 imprese europee, 2014
■■ Figura 2
– Investimento in
R&S delle prime
1000 aziende
europee e loro
segmentazione
settoriale (Fonte:
rielaborazione The
European House
- Ambrosetti su
dati JRC,
Commissione
Europea, 2016)
Costruzioni
Altri settori
1,0%
8,3%
Telecom e
Media
3,3%
Settore
finanziario
4,8%
175,1 Euro Mld
Manifatturiero
78,8%
In questo quadro, con riferimento agli ultimi dati disponibili (2014) solo 49 delle mille imprese europee che investono di più in R&S hanno sede in Italia, contro le 214 della Germania
e le 116 della Francia, ad indicare un lungo cammino ancora da compiere per far diventare
il nostro ecosistema dell’innovazione comparabile a quello dei partner europei – si veda il
Capitolo 3 per una lettura di sintesi delle performance dell’Italia.
■■ Figura 3
– Primi
cinque Paesi
europei per
numero di
imprese con il
più alto
investimento
in R&S, 2014
(Fonte:
rielaborazione The
European
House
- Ambrosetti
su dati JRC,
Commissione
Europea,
2016)
80
268
214
116
49
X
# di imprese presenti
In linea con il campione europeo, anche per l’Italia la componente manifatturiera è dominante.
132
© The European House - Ambrosetti
Energetico e
Utilities
3,5%
Investimento in R&S delle prime
49 imprese italiane, 2014
■■ Figura 4 – Investimento in R&S delle
prime 49 aziende italiane
e loro segmentazione
settoriale (Fonte:
rielaborazione The
European House - Ambrosetti su dati JRC,
Commissione Europea,
2016)
Costruzioni
Altri settori
0,6%
1,5%
Telecom e
Media
11,1%
Settore
finanziario
7,7%
10,1 Euro Mld
Manifatturiero
75,6%
Il database messo a disposizione dalla Commissione Europea ha consentito di indagare la
relazione esistente tra investimento in R&S e performance economica attraverso un’analisi
approfondita sul bilancio delle prime imprese europee per investimento in innovazione e
R&S. Le variabili prese in considerazione per l’analisi sono l’investimento in R&S, il fatturato, gli investimenti, i profitti, il numero di occupati (per tutte le variabili sono stati considerati il valore assoluto, il tasso di crescita sull’anno precedente e sui tre anni precedenti) su
un arco temporale di cinque anni, dal 2010 al 2014.
Su questa base dati sono state effettuate delle analisi statistiche di correlazione tra le variabili. Le relazioni più significative sono emerse tra fatturato e investimento in R&S e tra profitti e investimento in R&S.
Concentrandoci sul settore manifatturiero europeo e mettendo in relazione il valore medio
dell’investimento in R&S nel 2011 e 2012 con il fatturato nel 20142 emerge una correlazione solida e significativa tra queste due grandezze.
140.000
Fatturato, 2014, Euro Ml
120.000
100.000
R2 = 0,6874
80.000
60.000
40.000
■■ Figura 5 – Correlazione tra investimento in R&S e
fatturato per le
imprese manifatturiere europee (Fonte:
rielaborazione The
European House
- Ambrosetti su dati
JRC, Commissione
Europea, 2016)
20.000
0
0
1.000
2.000
3.000
4.000
5.000
6.000
Investimento in R&S, media 2011-2012, Euro Ml
2
La scelta di utilizzare la media dei valori 2011-2012 è stata guidata dalla necessità di assicurare un intervallo
temporale ragionevole tra il momento in cui l’investimento in R&S viene effettuato ed il momento in cui questo può
effettivamente avere un impatto sul fatturato dell’impresa.
© The European House - Ambrosetti
133
Riproducendo la stessa analisi per l’Italia, seppure con un numero di osservazioni più limitato a disposizione, la correlazione esistente tra queste due variabili rimane comunque valida, rafforzando la consapevolezza che l’investimento in innovazione sia un’importante leva
strategica per la crescita delle imprese.
■■ Figura 6
– Correlazione
tra investimento in R&S e
fatturato per le
imprese
manifatturiere
italiane (Fonte:
rielaborazione
The European
House
- Ambrosetti su
dati JRC,
Commissione
Europea, 2016)
Fatturato, 2014, Euro Ml
30.000
R2 = 0,74319
25.000
20.000
15.000
10.000
5.000
0
0
100
200
300
400
500
600
700
800
Investimento in R&S, media 2011-2012, Euro Ml
900
Anche considerando un’altra coppia di variabili – la media dell’investimento in R&S nel periodo
2011-2012 e i profitti 2014 – l’analisi restituisce, seppure con dei livelli di significatività più
bassi, risultati molto simili sia a livello europeo che a livello italiano.
■■ Figura 7
– Correlazione
tra investimento in R&S e
profitti per le
imprese
manifatturiere
europee (Fonte:
rielaborazione
The European
House
- Ambrosetti su
dati JRC,
Commissione
Europea, 2016)
14.000
Profitti, 2014, Euro Ml
12.000
R2 = 0,5552
10.000
8.000
6.000
4.000
2.000
0
0
-2.000
134
1.000
2.000
3.000
4.000
5.000
6.000
7.000
Investimento in R&S, media 2011-2012, Euro Ml
© The European House - Ambrosetti
8.000
9.000
4.000
■■ Figura 8
– Correlazione
tra investimento
in R&S e profitti
per le imprese
manifatturiere
italiane (Fonte:
rielaborazione
The European
House - Ambrosetti su dati JRC,
Commissione
Europea, 2016)
Profitti, 2014, Euro Ml
3.500
3.000
R2 = 0,68257
2.500
2.000
1.500
1.000
500
0
0
200
400
600
800
1.000
Investimento in R&S, media 2011-2012, Euro Ml
Un ulteriore elemento a supporto del ruolo dell’investimento in innovazione nella crescita
economica delle imprese è fornito dal confronto tra la crescita del fatturato totale delle imprese manifatturiere che investono di più in R&S e la crescita del fatturato dell’intero comparto manifatturiero nel periodo 2012-2014.
A fronte di una contrazione del fatturato del comparto manifatturiero si è assistito nello
stesso periodo ad una crescita del fatturato aggregato delle imprese manifatturiere top spender in R&S, rafforzando ulteriormente la considerazione che investire in innovazione è
un volàno per la crescita delle imprese.
Questa evidenza è valida sia a livello europeo che italiano, con un differenziale tra le variazioni percentuali ancora più marcato per quest’ultima: 9 punti percentuali per l’Italia rispetto a 4 punti percentuali per l’Europa.
Area
geografica
Intero
comparto fatturato
2012
Eur Mld
Intero
comparto fatturato
2014
Eur Mld
Variazione
2012-2014
Top R&S
spender fatturato
2012
Eur Mld
Top R&S
spender fatturato
2014
Eur Mld
Variazione
2012-2014
EU
7.080,00
6.984,46
-1,35%
2.196,47
2.255,02
2,7%
Italia
906,17
883,58
-2,49%
178,73
190,50
6,6%
■■ Figura 9 – Confronto tra la variazione del fatturato per l’intero comparto manifatturiero e la variazione del
fatturato totale per le imprese con i maggiori investimenti in R&S (Fonte: rielaborazione The European House
- Ambrosetti su dati JRC, Commissione Europea e Eurostat, 2016)
© The European House - Ambrosetti
135
Alla luce di quanto sopra detto, è importante comprendere se la propensione delle imprese
a investire in innovazione sia influenzata da alcune caratteristiche strutturali delle stesse.
Da un’analisi realizzata da consulenti TEH-A su dati ISTAT3 su un campione di circa 3.200
imprese manifatturiere italiane e riferiti al triennio 2010-2012, emerge una relazione positiva tra la dimensione delle imprese (definita in questo caso dal numero di dipendenti) e l’introduzione di innovazioni di prodotto o servizio.
Ad eccezione del comparto “Computer ed elettronica” risulta evidente come il gruppo costituito dalle aziende di grandi dimensioni sia quello nel quale una percentuale maggiore di aziende ha introdotto innovazioni di prodotto o servizio nel triennio preso in considerazione.
88%
85%
76%
73%
69%
72%
69%
67%
67%
61%
48%
< 50 dipendenti
< 50-250 dipendenti
24%
et
al
lu
rg
ia
23%
■■ Figura 10 – Percentuale di
imprese manifatturiere italiane
che hanno introdotto innovazioni
di prodotto o servizio nel triennio
2010-2012, per classi dimensionali
(Fonte: rielaborazione The
European House - Ambrosetti su
dati ISTAT, 2016)
ab
Le
g
ar no
re e
do
e
ap
pa M
re ac
cc ch
hi in
at ar
ur i
e
Go
m
pl ma
as e
tic
a
od
33%
26%
e
Fo
C
el om
et pu
tro te
ni r
ca
rm Chim
ac ic
eu a
tic e
a
fa
30%
47%
45%
42%
40%
32%
57%
M
tra ezz
sp i d
or i
to
49%
M
55%
49%
60%
bi Tes
gl s
ia ile
m
en e
to
83%
< 250 dipendenti
Una fotografia del tutto simile la si ottiene guardando alle innovazioni di processo.
54%
68%
62%
57%
63%
59%
54%
46%
39%
39%
32%
28%
e
a
ic ca
im uti
h
C ce
a
rm
fa
r
te
pu nica
m
o
Co ttr
e
el
e
38%
33%
28%
27%
27%
20%
od
Fo
e
a
m ca
m sti
o
G pla
3
< 50-250 dipendenti
33%
26%
24%
16%
i
ar
in e
ch tur
c
a ia
M cch
re
a
p
e
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gn ed
Le arr
e
< 50 dipendenti
53%
44%
M
ap
ia
rg
llu
a
et
di
zi to
ez por
M s
tra
38%
31%
17%
e
ile to
ss en
e
T iam
gl
bi
ab
■■ Figura 11 – Percentuale di
imprese manifatturiere italiane
che hanno introdotto innovazioni
di processo nel triennio 2010-2012,
per classi dimensionali (Fonte:
rielaborazione The European
House - Ambrosetti su dati ISTAT,
2016)
< 250 dipendenti
Rilevazione statistica sull’innovazione delle imprese, Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), 2015.
136
© The European House - Ambrosetti
Questa evidenza specifica per l’investimento in R&S, pur con le cautele interpretative del
caso, risulta essere in sintonia con quanto emerge dall’analisi della propensione all’investimento delle imprese in relazione alla loro dimensione, effettuata su 160.000
imprese manifatturiere italiane. I dati mostrano come le imprese di piccole e medie dimensioni investano meno rispetto alle grandi non solo in valore assoluto, come è ovvio che sia,
ma anche in termini relativi rispetto ai ricavi.
5%
4%
Investimenti in % dei ricavi
3%
2.6%
2.7%
2.8%
50 a 100
100 a 500
500 a 5.000
2.3%
2%
1%
1.2%
0%
10 a 20
20 a 50
Classi di fatturato, Euro Ml
■■ Figura 12 – Incidenza degli investimenti sui ricavi per le imprese manifatturiere italiane per classi di
fatturato (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati AIDA, 2016)
Portando a sintesi le evidenze raccolte a partire dal fatto che l’Italia è sottorappresentata nel
gruppo delle 1.000 imprese europee che investono di più in R&S fino al dato che tale investimento, così come gli investimenti in generale, è legato alla dimensione delle imprese,
emerge la necessità di una riflessione su un tema “antico” del nostro sistema produttivo: la
dimensione media delle imprese italiane.
Il nostro Paese è infatti notoriamente caratterizzato da una dimensione media delle imprese
inferiore rispetto ai competitori europei ed internazionali. Tale dato strutturale va valutato
in relazione al suo impatto sulla capacità di crescita e sul livello di competitività relativa.
© The European House - Ambrosetti
137
Numero di PMI manifatturiere nei Paesi EU- Big 5 (migliaia), 2014
403
207
2014
161
124
Italia
Francia
Germania
Spagna
■■ Figura 13 – Numero di PMI
manifatturiere nei Paesi EU - Big 5
(migliaia), 2014. Fonte: rielaborazione The European House Ambrosetti su dati AIDA e
Eurostat
Regno Unito
Contribuzione al fatturato complessivo delle imprese con fatturato < 200 mio €
48,1%
42,6%
41,8%
20,9%
18,0%
Italia
Spagna
Francia
UK
■■ Figura 14 – Contribuzione
al fatturato complessivo delle
imprese con fatturato < 200 mio
€. Fonte: rielaborazione The
European House – Ambrosetti su
dati AIDA e Eurostat
Germania
Il fenomeno del cosiddetto “nanismo” delle imprese italiane è stato nel tempo oggetto di
molte analisi. Uno specifico approfondimento sul tema, nel riconoscimento della sua importanza ancora attuale, è stato sviluppato anche da Ambrosetti Club in collaborazione con il
Ministero dell’Economia e delle Finanze4 con l’obiettivo di progettare nuovi strumenti e approcci di policy per ottimizzare e potenziare gli strumenti di accesso al finanziamento delle
imprese italiane – soprattutto piccole e medie – e per rilanciarne gli investimenti.
Le analisi realizzate hanno evidenziato come la dimensione delle imprese sia direttamente
proporzionale all’investimento per addetto, relazione che va certamente a rafforzare quanto
già illustrato. Inoltre è stata verificata la correlazione positiva tra dimensione e produttività (misurata in termini di valore aggiunto per addetto) e tra dimensione e retribuzione dei lavoratori. Dal quadro sviluppato è emersa l’indicazione che la piccola impresa
non solo crea meno ricchezza rispetto alla grande, ma ne ridistribuisce meno ai lavoratori,
non riuscendo così ad attivare quella dinamica virtuosa di attivazione dei consumi e crescita
della domanda e cui si lega inevitabilmente una crescita delle produzione e della ricchezza.
4
Si veda la ricerca “Finanza per la Crescita: nuove proposte per far affluire risorse alle imprese”, Ambrosetti Club, 2016.
138
© The European House - Ambrosetti
10,0%
9,7%
9,5%
9,0%
8,4%
8,5%
7,8%
8,0%
7,5%
8,3%
8,6%
■■ Figura 15
– EBITDA % delle
imprese italiane
per classe di
fatturato, 2014
(Fonte: rielaborazione The
European House
- Ambrosetti su
dati AIDA 2016)
7,2%
7,0%
6,5%
6,0%
Da 10.001
a 20.000
Da 20.001
a 30.000
Da 30.001
a 50.000
Da 50.001
a 100.000
Da 100.001
a 500.000
Più di
500.001
Classi di fatturato (’000 €)
È ragionevole pertanto che il Governo si ponga come obiettivo quello di incentivare i processi di aggregazione delle imprese5, fatta salva la necessità per le imprese interessate di un
progetto industriale condiviso. A tale proposito Ambrosetti Club ha identificato alcuni interventi che potrebbero andare nella direzione desiderata e che qui si riportano (figura sotto)
come contributo anche collegato ai temi del rafforzamento della capacità innovativa.
Super ammortamento dell’avviamento
Prevedere la possibilità di ammortizzare il
goodwill per un valore superiore (es. 140%)
dell’avviamento riconosciuto in bilancio
post-aggregazione
Super ACE per un periodo limitato
post-aggregazione
Prevedere la deducibilità fiscale di un
rendimento figurativo (circa 7%) per
l’apporto equity per le operazioni di
aggregazione
Defiscalizzazione delle sinergie
Credito di imposta
Prevedere per un orizzonte temporale parti a 3
anni una tassazione più bassa, pari ad un
terzo di quella standard, sull’incremento di
utile derivante dalla sinergie
Attribuzione di un credito di imposta del 50%,
per 2 anni, per le imprese che si aggregano
con società la cui dimensione sia almeno parti
al 10% degli attivi dell’ultimo bilancio prima
dell’operazione
Riduzione dell’aliquota di imposta
sostitutiva
Riduzione dell’aliquota dell’imposta sostitutiva
per operazioni fiscalmente neutrali e riduzione
da 5 a 3 anni del periodo di ammortamento dei
maggiori valore affrancati a seguito del
pagamento della imposta sostitutiva vigente
Imposta di registro fissa
Assoggettamento dell’imposta di registro da
proporzionale (3%) a fissa (es. 200 Euro) per le
operazioni fiscalmente non neutrali (cessione
d’azienda o di ramo d’azienda)
■■ Figura 16
– Proposte per
incentivare le
aggregazioni di
impresa
(Fonte:
rielaborazione
The European
House
- Ambrosetti,
2016)
5
In Italia le aggregazioni e acquisizioni tra imprese sono tra le più basse in Europa, nonostante la normativa
italiana pro-aggregazioni sia tra le più evolute nel contesto europeo. Nel quinquennio 2010-2015 il numero di tali
operazioni è stato quasi la metà di quello di Francia e Germania e quasi 1/5 di quello del Regno Unito.
© The European House - Ambrosetti
139
2. L’ORGANIZZAZIONE E LA GESTIONE
DELLA RICERCA E SVILUPPO E
DELL’INNOVAZIONE NELLE IMPRESE:
LE LEVE STRATEGICHE
Si è detto nel precedente paragrafo dell’importanza della R&S e dell’innovazione per le imprese che vogliono rimanere sul mercato ed essere competitive. Il passaggio successivo è ragionare sulle modalità e sugli strumenti che le imprese possono utilizzare per organizzare
e gestire l’innovazione al loro interno in modo ottimale.
Le evidenze di seguito presentate hanno beneficiato dei punti di vista e dell’esperienza raccolti grazie ad una serie di interviste ai Vertici di alcune tra le imprese e/o organizzazioni innovative che operano in Italia. A tal proposito si ringraziano: ABB Italia, Brembo,
BuddyBank, DPixel, Eurotech, Ferrero, lastminute.com, Novamont, Pelliconi, Pirelli, Il Sole
24 ORE, Vertis, Whirlpool R&D, Wired Italia6.
Le analisi desk condotte da consulenti TEH-A e gli approfondimenti con i Capi Azienda hanno consentito di individuare cinque leve strategiche a disposizione delle imprese per
supportare e promuovere l’innovazione e stimolare la competitività nei rispettivi mercati di
riferimento.
Ciascuna leva può concretizzarsi con modalità differenti a seconda delle specificità
dell’impresa; in tal senso l’obiettivo di quan1. Cultura aziendale
to sotto presentato non è suggerire una “ricetta” predeterminata per l’innovazione,
bensì presentare un menù di opzioni dal
5. Fonti di
2.
Strategia
quale le imprese possono scegliere gli elefinanziamento
menti più consoni alle proprie necessità.
4. Network
relazionale
3. Organizzazione
■■ Figura 17 – Leve strategiche a disposizione delle
aziende (Fonte: rielaborazione The European House
- Ambrosetti, 2016)
6
Si tratta di imprese e organizzazioni all’avanguardia nell’ambito dell’innovazione e della R&S che possono
essere considerate, in riferimento a specifici ambiti, delle best practice e che possono pertanto fornire elementi di
ispirazione utili ad ottimizzare le strategie aziendali. L’elenco, che non vuole in alcuna misura essere esaustivo delle realtà di eccellenza operanti in Italia, è stato arricchito anche dalle indicazioni ricevute dai partecipanti alla survey illustrata nel Capitolo 4 di questo rapporto.
140
© The European House - Ambrosetti
2.1
CULTURA AZIENDALE
La cultura aziendale gioca un ruolo fondamentale nel supporto e nella promozione dell’innovazione all’interno delle imprese poiché determina i comportamenti e le prassi e, di conseguenza, il modo in cui tutta l’impresa si pone nei confronti dell’innovazione stessa.
Oggi (e sempre più in prospettiva) ai diversi livelli aziendali vengono richiesti atteggiamenti e
orientamenti specifici che nel complesso aiutano a creare un clima favorevole all’innovazione.
In primis il Vertice aziendale deve avere un forte orientamento all’innovazione nel senso che questa non deve essere percepita come un rischio, ma al contrario come uno degli elementi indispensabili per rimanere sul mercato. Se questo è vero per le imprese che operano in
settori fortemente orientati all’innovazione, lo è a maggior ragione per quelle imprese che operano in settori tradizionali, nei quali fare innovazione non è parte del DNA aziendale.
Affinché l’orientamento all’innovazione da parte dei Vertici aziendali diventi una parte fondamentale della cultura aziendale, è necessario sviluppare un metodo di valutazione delle
risorse dell’organizzazione a tutti i livelli rilevanti che non penalizzi eventuali fallimenti legati all’innovazione, ma che al contrario li valorizzi partendo dal presupposto che questi
rappresentino comunque dei passi avanti verso il futuro.
La spinta della capacità innovativa di Eurotech Group parte dalla cultura che pervade
l’intera organizzazione e che stimola a passare da una visione lineare del futuro e del mercato ad una visione esponenziale, in grado di anticipare il cambiamento e la discontinuità
ed assumersi il rischio di investire guardando al medio e lungo periodo.
Un ulteriore livello aziendale che ha un ruolo critico nella promozione e diffusione dell’innovazione è costituito dal management (primi riporti e/o responsabili di funzioni/attività)
che ha il compito di trasmettere e diffondere l’orientamento e le pratiche pro-innovazione
all’interno dell’azienda. Il coinvolgimento e l’allineamento alla visione di innovazione latu
sensu di questa fascia di persone risulta quindi cruciale.
In tal senso, sempre più spesso, si affermano come pratica diffusa azioni e/o programmi
specifici dedicati al management (senior o middle) finalizzati a sviluppare e/o aggiornare gli strumenti concettuali e di gestione manageriale dei processi innovativi,
garantendo al contempo la promozione di una forma mentis proattiva nel riconoscimento
degli elementi di discontinuità e cambiamento del contesto di riferimento.
Un ulteriore passaggio, necessario ad assicurarsi che l’intera organizzazione sia ingaggiata sul
tema dell’innovazione, è l’utilizzo di strumenti che possano garantire il diffondersi della mentalità innovativa a tutti i dipendenti (“innovazione virale o diffusa”).
© The European House - Ambrosetti
141
Questo è particolarmente rilevante in uno scenario, come quello attuale, in cui sempre più l’innovazione è frutto di modelli collaborativi reticolari in grado di attivare e connettere gli elementi di conoscenza che sono frammentati all’interno di gruppi o divisioni: l’ampiezza e la
complessità dei processi innovativi moderni trascende infatti la capacità di “compartimentalizzare” tali elementi in punti di accumulazione definiti all’interno dell’organizzazione.
Gli strumenti che possono essere utilizzati a tal fine sono principalmente organizzativi e
incentivanti:
–– Tra gli strumenti organizzativi possono annoverarsi la creazione di gruppi trasversali
ai dipartimenti aziendali e la messa a disposizione di strumenti, per lo più informatici
(piattaforme) ma anche fisici (bacheche), di condivisione delle idee. L’obiettivo di questa categoria di strumenti è permettere la collaborazione e lo scambio di idee al
di fuori dei confini delle unità organizzative aziendali, favorendo al creazione di “cortocircuiti” creativi che permettano di ragionare in modo nuovo
–– Invece gli strumenti di tipo incentivante sono quelli che promuovono la mentalità innovativa di tutti i dipendenti attraverso l’organizzazione di concorsi interni riconoscendo incentivi e premi ai dipendenti.
Brembo a supporto delle proprie strategie di innovazione sia incrementale che radicale,
fa leva su una cultura innovativa diffusa all’interno dell’azienda, stimolata da una serie
di misure integrate tra cui concorsi interni, awards specifici per l’innovatività, raccolte di
idee di dipendenti e premi concreti, ad esempio pacchetti welfare.
2.2
STRATEGIA
Come detto all’inizio di questo Capitolo, l’innovazione è una parte integrante ed essenziale della strategia aziendale. L’elemento innovativo ha inoltre un’importanza
crescente a seguito dell’accelerazione dei processi di cambiamento – sociale, economico,
produttivo – che si stanno consolidando (ed evolvendo) negli ultimi anni e del loro impatto
sui business model tradizionali.
Ciascuna impresa è pertanto chiamata, pena una potenziale progressiva marginalizzazione, a sviluppare una strategia dell’innovazione integrata in grado di legare e tagliare
trasversalmente le scelte aziendali e che consenta di guidare e governare i processi innovativi nella direzione desiderata, senza lasciarli alla casualità o alle coincidenze. Questo va
oltre le “semplici” politiche di R&S.
Ciò è vero sia per l’innovazione sviluppata internamente all’impresa, ma a maggior ragione per quelle innovazioni che – in misura crescente – nascono e si sviluppano al di fuori
di questa.
142
© The European House - Ambrosetti
Oltre ad aver modificato il proprio ruolo, l’innovazione nel tempo ha anche modificato la sua
natura, diventando sempre più frammentata, diffusa e veloce. In molti casi questa “accade”
al di fuori dei luoghi tipicamente deputati ad innovare e sempre più spesso in regioni del
mondo che non avevano nel passato questa “specializzazione”.
In considerazione di tutto ciò è necessario che le imprese si organizzino in modo da poter
cogliere per tempo quanto succede nel mondo. Diverse aziende, tra le più innovative e di
successo, hanno infatti scelto di dotarsi di “antenne dell’innovazione”, vale a dire di
team di lavoro strutturati che si occupano di monitorare quanto accade al di fuori dell’impresa in tema di nuove tecnologie e nuovi prodotti, nuove entità che sviluppano innovazione
e nuove aree del mondo in cui c’è un particolare fermento.
La finalità delle “antenne dell’innovazione” è consentire alle imprese di essere sempre sulla
frontiera del nuovo (tecnologie, soluzioni, trend, ecc.) e di avere una mappa aggiornata di
quanto sta succedendo nel loro settore o in settori adiacenti e complementari.
Pirelli ha storicamente mostrato attenzione verso le evoluzioni tecnologiche sviluppate
all’esterno dell’impresa in partnership con università e fornitori. Negli ultimi anni la rilevanza dell’attività di technology foresight è aumentata significativamente integrandosi di
pari passo con il processo di technology roadmapping.
Oltre a monitorare quanto avviene all’esterno, le imprese devono anche compiere delle scelte strategiche relativamente alla gestione dell’innovazione al loro interno. In questo contesto le modalità prevalenti possono essere almeno quattro, come di seguito presentato.
DIPARTIMENTO DI
R&S INTERNO
INCUBATORI AZIENDALI
PROGRAMMA
PER L’ACQUISIZIONE
DI STARTUP INNOVATIVE
BUSINESS INNOVATIVO
(GREENFIELD)
■■ Figura 18 – Opzioni strategiche per la
gestione dell’innovazione (Fonte:
rielaborazione The
European House
- Ambrosetti, 2016)
L’opzione più tradizionale è la creazione di un dipartimento/struttura di R&S interno che lavori su tutte le innovazioni pertinenti al ramo di attività dell’impresa (tecnologie e/o soluzioni e/o servizi e/o processi, ecc.). Il vantaggio di questa opzione è un’attività di
R&S e innovazione in linea con le esigenze dell’impresa e pertanto facilmente “incorporabile”
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nei prodotti/servizi e nei processi specifici dell’impresa. Di converso una possibile criticità
può risiedere nel rischio di perdere delle opportunità a causa di un approccio eccessivamente radicato nella cultura dominante dell’organizzazione e focalizzato sul presente e sul miglioramento dell’esistente.
Una seconda opzione organizzativa è quella che prevede la creazione di incubatori
aziendali tramite cui fornire servizi di assistenza a nuove imprese che possono potenzialmente sviluppare prodotti e servizi in linea con l’offerta dell’impresa ospitante.
Al di là dell’accesso diretto a quanto sviluppato dalle imprese che partecipano agli incubatori, le imprese possono beneficiare della presenza di aziende innovative anche dal punto di
vista culturale e dell’organizzazione del lavoro.
Questa modalità, tipicamente avviata da imprese di dimensioni medio-grande, sta registrando un utilizzo crescente con casi best practice di riferimento anche a livello italiano.
L’incubatore di TIM
Il TIM#WCAP Accelerator è stato lanciato nel 2009 con l’obiettivo di aiutare i team delle
startup digitali a sviluppare i loro progetti, a concentrarsi sugli obiettivi e a raggiungerli
nel minor tempo possibile. In questi anni sono stati assegnati alle startup più di 5,5 milioni di Euro, sono stati raccolti più di 8.000 progetti e 260 startup sono state supportate.
Il programma offerto si divide in due fasi: 3 mesi di accelerazione, finalizzati alla crescita
del progetto sia dal punto di vista tecnico che del business, seguiti da 9 mesi di mentorship e coworking. Le startup che partecipano al programma hanno la possibilità, alla fine
del percorso, di diventare fornitori certificati di TIM o di entrare nel portafoglio del fondo
di Venture Capital di TIM, ricevendo ulteriori finanziamenti per lo sviluppo del proprio
progetto.
Una terza opzione strategica a disposizione delle imprese è la gestione di un programma
strutturato per l’acquisizione di startup innovative, assicurandosi in questo modo
l’accesso esclusivo a quanto sviluppato.
lastminute.com Group persegue una strategia dell’innovazione che include
l’acquisizione di startup che possano integrare la sua offerta di prodotti e servizi.
L’attività di scouting è parte dei compiti del dipartimento di M&A che, a seconda del
settore di attività della startup, coinvolge degli esperti interni.
Un aspetto interessante relativo a questa opzione è la possibilità per l’impresa che acquisisce la startup di poterla monitorare e seguire sin dalla sua nascita, offrendo anche supporto
mirato dove necessario, in modo da riuscire poi facilmente ad integrare le innovazioni nella
sua offerta di prodotti e servizi.
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Alcuni player globali (si veda anche box sotto) hanno fatto di questa strategia una chiave di
successo del proprio business model.
Cisco: innovazione tramite acquisizione
A partire dal 1993 Cisco Group ha portato a termine 190 acquisizioni, diventando uno
degli esempi più interessanti di strategia dell’innovazione tramite acquisizione finalizzata
all’integrazione nella realtà aziendale di nuove tecnologie e nuovi modelli di business.
Cisco divide le acquisizioni in tre diverse categorie: market acceleration, market expansion e ingresso in nuovi mercati.
Il contributo delle imprese e organizzazioni che Cisco acquisisce portano contributi diversi alla crescita: tecnologie, talenti, prodotti e soluzioni maturi, nuovi modelli di business e di ingresso sui mercati. Uno dei requisiti delle acquisizioni che Cisco porta a termine è il potenziale di creare mercati con un valore di miliardi di Dollari.
La capacità di integrare quanto sviluppato dal target dell’acquisizione nell’attività di Cisco è un elemento essenziale per il successo della strategia, pertanto Cisco segue tutto il
processo mettendo a disposizione risorse specializzate e dedicate.
Nel tempo sono state individuate delle best practice relative al processo di integrazione
che consentono di portare a termine questa delicata attività con successo.
La quarta opzione strategica a disposizione delle imprese è la creazione di business del
tutto innovativi (“greenfield”), anche in logica di spin-out seppure in collegamento con
la struttura dell’azienda madre.
Questo modo di operare ha come vantaggio la possibilità per i creatori e gestori del nuovo
business di sfruttare un patrimonio di conoscenza importante accumulato nel tempo, evitando di fare scelte che già in passato si sono rivelate non fruttuose. Altro aspetto positivo è
la maggiore possibilità di avere fenomeni di knowledge transfer poiché la nuova entità viene
comunque percepita come parte dello stesso gruppo aziendale. In questo modo si evita il nascere di forme di resistenza all’innovazione molto comuni nel caso in cui questa venga percepita come “calata dall’alto”.
Buddybank è la nuova banca del Gruppo UniCredit pensata per clienti digital. Questa
nuova entità verrà gestita secondo logiche diverse rispetto al resto del Gruppo ed avrà,
tra le altre cose, la funzione di sperimentare prodotti innovativi che potrebbero entrare
a far parte del portafoglio d’offerta di UniCredit.
Le quattro opzioni sopra delineate non devono essere considerate come alternative tra di
loro, alcune imprese possono decidere di implementarne due o più in un mix che risponda
alle loro esigenze specifiche.
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Una strategia dell’innovazione per essere efficace deve arrivare a definire, per ogni investimento in innovazione, degli obiettivi specifici da raggiungere in un orizzonte temporale
ben definito (diverso a seconda che si tratti di innovazione incrementale o disruptive) e delle metriche di misurazione del ritorno dell’investimento in innovazione.
Il tema delle metriche per la misurazione del ritorno degli investimenti è molto dibattuto:
non esistono metriche standard utilizzate in modo trasversale dalle imprese anche a seguito
di una mancata uniformità a monte, nella definizione del concetto di innovazione e quindi
nella rilevazione dell’investimento stesso in innovazione e R&S. Pertanto ciascuna azienda
utilizza delle metriche specifiche, spesso qualitative, che non consentono di fare dei confronti tra imprese o tra settori.
Durante le interviste con i business leader sono emerse una serie di proposte che vale la
pena tenere in considerazione come punto di partenza di una riflessione più strutturata che
porti alla creazione di metriche per la misurazione di questo importante dato economico.
Tra queste si citano, a titolo non esaustivo:
–– Numero di brevetti ottenuti nell’anno
–– Numero di brevetti che entreranno in produzione entro 2-3 anni
–– Percentuale di fatturato generato da nuovi prodotti o servizi
–– Risorse dedicate alle attività di Innovazione/R&S in percentuale del totale
–– Numero di aziende clienti che utilizzano i prodotti o servizi innovativi sviluppati
dall’azienda (valida per mercati concentrati sia dal lato della domanda che dell’offerta)
–– Capacità dell’innovazione di creare punti di discontinuità nel business.
Sebbene la modalità più frequente emersa dalle interviste preveda di misurare il ritorno
dell’investimento in innovazione su variabili aziendali, esiste un’alternativa di più ampio respiro che prevede invece di valutare l’impatto dell’innovazione sulla società e sul
Sistema Paese.
L’investimento in innovazione in alcuni casi è infatti in grado di impattare in modo diretto
sull’ecosistema dell’innovazione di un Paese, generando effetti a cascata che non si limitano
all’impresa promotrice dell’innovazione stessa.
Novamont è stata tra i promotori della Bioeconomia intesa come rigenerazione territoriale e tra i fondatori del consorzio italiano dei compostatori (CIC). Le sue soluzioni
tecnologiche integrate - che danno vita a bioraffinerie in siti industriali dismessi e a
prodotti con benefici ambientali, come nel caso dello smaltimento dei rifiuti organici - hanno consentito di costruire una piattaforma per il Paese, tramite cui l’Italia ha
potuto accreditarsi sulla scena internazionale come hub innovativo nell’ambito della
Bioeconomia. Il ritorno dell’investimento in innovazione fatto da Novamont ha portato
pertanto un beneficio all’intero Sistema Paese.
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Una delle ragioni per cui la misurazione del ritorno del proprio investimento in innovazione
è così complessa sta nella difficoltà di allocare correttamente le spese sostenute ad un singolo progetto. Spesso infatti alcune innovazioni di successo nascono a partire dal patrimonio
di conoscenze costruito grazie ad una serie di “fallimenti” che non sono mai giunti a produrre reddito.
Chiaramente questa difficoltà si attenua nel momento in cui si cambia prospettiva e non ci
si pone più dal punto di vista di un’impresa che investe nella propria innovazione bensì si
assume il punto di vista di un investitore. In questo caso il proprio investimento viene remunerato in base alla crescita realizzata dalla startup destinataria dell’investimento.
Vertis SGR utilizza come criterio il tasso di crescita del valore dell’impresa nella quale
si è investito il capitale. Passando dal particolare, investimento nella singola impresa, al
generale, investimento in un fondo, DPixel suggerisce che la performance del gestore
del fondo stesso possa diventare un’indicazione del rendimento dell’investimento. Chiaramente, tenendo conto dei tempi lunghi dell’innovazione, questo diventa possibile
nel momento in cui il gestore ha un track-record di almeno 10 anni.
2.3
ORGANIZZAZIONE
La definizione di una strategia dell’innovazione (produzione e gestione) è sicuramente il
punto di partenza necessario per ogni impresa, tuttavia non è sufficiente.
Il passaggio conseguente – e strettamente interrelato – è la realizzazione di una struttura organizzativa che sia di supporto alla strategia dell’innovazione. Anche da questo
punto di vista ci sono delle prassi che accomunano le aziende maggiormente innovative
in Italia.
Molte aziende prevedono nella loro struttura organizzativa un Chief Technology Officer
(CTO)/Chief Innovation Officer (CIO) che svolga il ruolo di pivot per l’innovazione e la
R&S e a cui riportino tutti i responsabili delle attività di R&S delle diverse divisioni o
funzioni. La presenza di una figura di vertice dedicata alla gestione dell’innovazione e
della tecnologia comunica, anche all’esterno, la volontà da parte dell’impresa di investire e scommettere in questo ambito. Inoltre le presenza di una figura unica consente anche il coordinamento tra i diversi gruppi dedicati all’innovazione, favorendo la creazione di sinergie.
L’evidenza emersa dalle interviste suggerisce che il CTO/CIO è generalmente responsabile dell’innovazione di tipo incrementale, che consiste nel miglioramento dei prodotti
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e servizi già esistenti o nella creazione di nuovi prodotti o servizi nel ramo di attività
principale per l’impresa. Questo tipo di innovazione viene infatti gestita nelle diverse
funzioni/divisioni poiché richiede una conoscenza molto approfondita dei prodotti dell’impresa.
Diverso è il modello di gestione generalmente utilizzato per l’innovazione cosiddetta disruptive, che viene gestita in strutture trasversali o a latere per consentire l’utilizzo di logiche e di modalità di lavoro anche molto diverse rispetto a quelle tradizionalmente utilizzate nell’impresa.
Whirlpool R&D, nata in Italia nel 2012, è stata creata per lo sviluppo di tutte le tecnologie che entreranno nei prodotti commercializzati. Si tratta sia di nuove tecnologie
disruptive, sia di tecnologie che sostituiscono altre giunte a fine vita perché più flessibili
e produttive.
Anche dal punto di vista delle risorse umane, la gestione dell’innovazione di tipo disruptive
richiede il ricorso a logiche differenti. In molti casi i gruppi di lavoro includono persone con
background diversi tra loro, che utilizzano schemi mentali alternativi rispetto a quelli dominanti nell’impresa e che siano pertanto funzionali alla volontà di pensare fuori dagli schemi.
L’Innovation team di American Express
American Express, considerata una delle imprese più innovative negli Stati Uniti ha
un’organizzazione che favorisce e promuove l’innovazione di tipo disruptive. All’interno
dell’organizzazione, ma in modo del tutto autonomo, opera un gruppo ristretto di persone che ha il compito esclusivo di ideare prodotti e servizi innovativi per i loro clienti.
Quello che caratterizza il team che opera in America Express è l’obbligo per l’impresa di
implementare almeno una delle idee proposte ogni anno, stabilendo così uno strumento
di enforcement che consente di superare a monte eventuali resistenza che potrebbero
nascere all’interno dell’organizzazione.
Oltre che dal punto di vista strutturale, il tema dell’organizzazione dell’innovazione va affrontato dalle imprese anche dal punto di vista delle prassi organizzative cha favoriscono
l’innovazione.
Una possibilità è rappresentata dall’“innovazione di ritorno”: alcune risorse passano un
certo periodo di tempo al di fuori dell’impresa o in uno specifico dipartimento o gruppo di
lavoro particolarmente innovativo, in modo che possano sperimentare un modo di pensare
e lavorare diverso da quello al quale sono abituati. Al ritorno nella loro posizione originale,
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queste risorse potranno ricoprire il ruolo di “ambasciatori dell’innovazione” condividendo
con i colleghi quanto appreso durante la loro esperienza.
Un’alternativa è rappresentata dall’inserimento di specifiche figure con una mentalità innovativa e competenze diverse da quelle tipiche del gruppo di lavoro. Tali inserimenti possono
essere sia temporanei, ad esempio utilizzando lo strumento delle internship post laurea,
quando finalizzate alla realizzazione di specifici progetti, sia definitivi nel caso in cui si vogliano integrare le competenze caratteristiche del gruppo di lavoro con competenze nuove.
2.4 NETWORK RELAZIONALE
Come emerso anche dai risultati della survey presentati nel Capitolo 4, le imprese italiane
fanno ricorso sempre più di frequente a collaborazioni nell’ambito delle attività di innovazione o R&S. Tale attitudine, che si va consolidando nel tempo, indica una maggiore consapevolezza dei benefici derivanti da un atteggiamento di apertura nei confronti dell’innovazione. Le imprese mostrano una maggiore propensione alla creazione di network
relazionali la cui natura varia insieme alle specificità dell’impresa.
In alcuni casi la scelta stessa del luogo in cui localizzare l’impresa (o il centro di ricerca) è
guidata dalla vicinanza ad altre realtà con le quali contaminarsi e collaborare.
Questa soluzione è particolarmente vantaggiosa per imprese che vogliono innovare la loro
gamma di offerta e che sfruttano la vicinanza con fornitori o potenziali clienti per sperimentare i nuovi prodotti e servizi.
Una collaborazione diversa è quella che molte imprese stabiliscono con Università e centri
di ricerca.
Sono oltre 70 le Università e i Centri di Ricerca internazionali con i quali il Gruppo
ABB ha stretto partnership ormai consolidate per sviluppare congiuntamente dei temi
prioritari sia nell’ambito dell’energia che dell’automazione. Questa collaborazione consente lo sviluppo di nuove soluzioni che nascono anche da contaminazioni innovative
tra varie discipline.
In questo caso, oltre alla possibilità di avere accesso ai risultati della ricerca accademica prima dei competitor e in modo esclusivo, le aziende si riservano la possibilità di influire anche
sulla struttura dei corsi di laurea. In questo modo diventa più semplice formare risorse che
abbiano il mix di competenze richiesto dalle aziende e che sempre più difficilmente può essere il risultato di un corso di laurea tradizionale. Al contempo questo tipo di collaborazione
porta dei benefici anche alle Università e agli studenti, consentendo loro di confrontarsi con
il mondo del lavoro già durante gli studi e contribuendo pertanto a colmare quel gap, tipico
del nostro Paese, tra mondo accademico e mondo del lavoro.
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Pelliconi ha delle forme di collaborazione innovative con alcune Università: studenti
selezionati hanno la possibilità di passare un periodo di lavoro in azienda e di sostenere
esami durante i quali vengono valutati dai manager con cui hanno collaborato. Questa
iniziativa consente al mondo accademico e al mondo delle imprese di conoscersi meglio e
di modificare le percezioni, spesso negative, che hanno l’uno dell’altro.
Il cluster tecnologico di Cambridge (UK)
Cambridge è uno dei più importanti cluster tecnologici a livello mondiale: ospita circa
1.580 imprese specializzate nei settori delle scienze della vita e della salute, delle scienze
fisiche, dell’ingegneria e dell’ICT. Cambridge è internazionalmente riconosciuto come un
esempio di riferimento di cluster nato attraverso iniziative di networking informale organizzate dalle stesse imprese. Il cluster si è sviluppato negli anni ’80 intorno all’Università di Cambridge*, che comprende attualmente 31 college autonomi, 6
scuole e 150 dipartimenti e il Cambridge Science Park (tra i più grandi parchi tecnologici
in Gran Bretagna con oltre 100 imprese high-tech).
* Cambridge vanta il terzo posto nella classifica delle Università per numero di professori affiliati insigniti del
premio Nobel (90) e oltre il 70% dei ricercatori è considerato leader mondiale o eccellente nel suo campo.
Anche l’Open Innovation è una modalità con cui le imprese possono collaborare tra di
loro. In questo caso si tratta di aziende che lavorano insieme a clienti e fornitori per lo sviluppo di nuovi prodotti e nuove tecnologie. Quello che caratterizza questa modalità collaborativa è la volontà di mettere a disposizione di altri player di mercato una serie di informazioni, anche sensibili, con l’obiettivo di favorire un processo innovativo di migliore qualità.
Il concetto di Open Innovation è relativamente recente e si basa sull’idea che una singola
impresa non possa avere accesso e gestire tutte le competenze necessarie per fare innovazione e che pertanto la condivisione di queste possa portare benefici a tutte le parti coinvolte.
Il modello di Innovability di Enel
Enel, nel mondo dell’innovazione e delle startup si pone come un partner strategico industriale, fornendo il know-how, le strutture e una rete internazionale per sostenere le
star up con il più alto potenziale, attraverso partnership con fondi di venture capital,
Università, centri di ricerca e incubatori, istituzioni e clienti. Il principio guida è generare
innovazione sostenibile in business coerenti con il posizionamento di Enel.
Il modello di Enel non prevede un investimento diretto nelle startup, mira piuttosto a
creare un ecosistema di contaminazione e formazione e a definire, con le startup stesse
degli accordi commerciali che le rendano partner privilegiati.
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A febbraio 2016, sono circa 1.200 le startup valutate dall’Innovation team del gruppo, che
collabora anche con 20 imprese 2.0 e ha in corso programmi di investimento, accelerazione e incubazione per le stesse startup con 15 partner.
Un ulteriore modello di collaborazione tra aziende è guidato dalle caratteristiche dimensionali delle aziende coinvolte. È infatti frequente che una collaborazione tra grandi e piccole aziende possa migliorare la posizione competitiva di entrambe sul loro mercato di riferimento.
Le grandi aziende conquistano l’accesso all’elevato grado di innovatività di aziende nuove e
destrutturate, mentre le piccole imprese traggono beneficio dal trasferimento di meccanismi
e procedure strutturate fondamentali per una gestione più efficace ed efficiente del business.
2.5
FINANZIAMENTO
L’ultima leva strategica individuata attraverso le analisi e le interviste effettuate con i Vertici
aziendali è il finanziamento dell’innovazione.
Le modalità di finanziamento emerse sono molteplici e, ancora una volta, non sono tra loro
alternative, ma anzi nella maggior parte dei casi convivono all’interno della stessa impresa.
Le modalità con cui i progetti di innovazione vengono finanziati dipendono, tra le altre cose,
dalla natura stessa dei progetti:
–– nel caso dell’innovazione incrementale, il finanziamento è generalmente gestito dalla
specifica funzione/divisione interessata
–– per l’innovazione di tipo disruptive le risorse sono gestite a livello corporate trattandosi
spesso di progetti di grande portata dei cui risultati beneficerà l’intera organizzazione.
Un’altra dimensione utile da indagare è la fonte di tali finanziamenti. La maggior parte delle
imprese intervistate dichiara di usare prevalentemente fondi propri, che oltre ad essere
prontamente disponibili, garantiscono maggiore flessibilità nella gestione del progetto innovativo. Accade infatti che durante lo svolgimento dell’attività di R&S possano emergere degli
elementi tali da spostare il focus della ricerca. Questo avvenimento, del tutto normale, in
presenza di finanziamenti pubblici può causare delle difficoltà all’impresa beneficiaria.
Ma se le grandi imprese possono far leva sulle proprie risorse finanziarie, la situazione cambia se si guarda alle startup, per le quali la limitata disponibilità di fonti di finanziamento
esterne rappresenta un importante ostacolo allo sviluppo. La situazione italiana è resa ancor
più complessa dalla scarsa diffusione del Venture Capital che determina un panorama
dell’innovazione meno vivace rispetto ad altre realtà.
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Ma le difficoltà incontrate dalle startup a crescere e svilupparsi interessano anche le grandi
imprese, che si vedono così private della possibilità di attingere a dei serbatoi di nuove idee
e tecnologie essenziali per la loro competitività sul mercato.
La risposta che alcune grandi imprese stanno dando è la creazione di fondi di Corporate
Venture Capital, tramite cui riescono a sostenere lo sviluppo di startup in aree di loro interesse. Se in Italia questa pratica è ancora agli albori, non è così nel resto del mondo, ed in
particolare negli Stati Uniti, dove alcune grandi imprese hanno fatto ricorso a questi strumenti già da tempo.
Il Corporate Venture Capital
Negli Stati Uniti esiste una tradizione di fondi di Corporate Venture Capital sviluppati
da grandi imprese che hanno scelto questa via per finanziare la crescita e lo sviluppo di
startup operanti in aree di attività di loro interesse, al fine di poter poi sviluppare partnership tramite cui acquisire nuove competenze e/o nuovi prodotti o servizi.
Ad esempio Intel Capital, fondata da Intel Corporation nel 1991, ha l’obiettivo di investire
in startup tecnologiche che operino negli ambiti di attività di Intel. Negli anni Intel Capital ha investito più di 11,5 miliardi di Dollari in circa 1.500 imprese in 57 Paesi.
Un altro caso affermato è Xerox Venture Capital che funziona come lo strumento di investimento di Xerox Corporation. La sua attività si concentra sulle imprese che sviluppano tecnologie nelle aree di attività che sono strategicamente rilevanti per Xerox. Il modus operandi prevede che un rappresentate di Xerox Venture Capital entri a far parte del
consiglio di amministrazione delle imprese in cui detiene una partecipazione.
Come già detto, il ricorso a fondi pubblici risulta sempre difficoltoso e con un esito incerto.
Sia i fondi locali e nazionali sia i fondi europei prevedono una procedura di accesso molto
lunga e impegnativa, non in linea con le necessità di velocità e la capacità di cogliere le opportunità che caratterizzano gli investimenti in innovazione.
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3. CONSIDERAZIONI DI SINTESI
Una evidenza molto forte emersa dalle analisi effettuate lega l’investimento in innovazione
e R&S alla performance economica delle imprese. Guardando al numero ridotto di imprese
italiane tra i top spender in innovazione e R&S, esiste uno spazio di azione da parte del Governo per lo sviluppo di politiche che vadano in questa direzione.
Nel nostro Paese negli ultimi anni è stato fatto molto, come appare evidente guardando al
Capitolo 2 di questo rapporto, ma ci sono aree nelle quali esistono ancora significativi spazi
di miglioramento.
Alcuni suggerimenti sono stati raccolti durante le interviste effettuate con i Vertici di alcune
imprese e organizzazioni innovative operanti in Italia.
I top manager intervistati hanno infatti citato una serie di barriere all’innovazione (culturali, economico-finanziarie, normative e fiscali) che potrebbero essere rimosse tramite interventi di policy. Oltre alle barriere di tipo culturale a cui si potrebbe porre rimedio attraverso
dei programmi specifici del sistema formativo, in modo da stimolare la mentalità imprenditoriale anche in giovane età, vengono citate anche delle barriere di tipo legislativo.
Quello che le imprese rilevano è la mancanza di un quadro normativo che regoli il processo
di spin-off delle attività innovative da un’azienda.
Altro ambito che meriterebbe una revisione della normativa esistente è quello degli incentivi all’innovazione, che oltre ad essere molto contenuti (rispetto ai nostri competitor internazionali) vengono anche allocati in modo distorsivo, privilegiando quei progetti che hanno
maggiori probabilità di successo, ma che di conseguenza sono meno innovativi.
Le interviste, oltre a stimolare una riflessione sugli strumenti necessari a superare delle criticità, hanno permesso l’identificazione di alcune leve strategiche (cultura aziendale, strategia, organizzazione, network relazionali e finanziamento) che le imprese possono scegliere
di utilizzare per stimolare e promuovere l’innovazione, come sopra illustrato.
Ciascuna delle leve strategiche individuate ha una serie di declinazioni che possono essere
scelte dalla varie imprese in base alle loro caratteristiche strutturali e alla loro visione strategica di lungo periodo.
Ciò che vale la pena di sottolineare ancora una volta è che tali leve, e le loro declinazioni, non
devono essere interpretate come elementi necessari affinché le imprese possano fare innovazione bensì come una serie di best practice da cui trarre ispirazione e alle quali attingere
a seconda delle proprie necessità e della fase del ciclo di vita nel quale l’impresa si trova.
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