Scarica PDF
Transcript
Scarica PDF
Arvedi informa ARINOX Notiziario di informazione del Gruppo Arvedi N.13 - I N V E R N O 2 0 0 3 I primi capannoni dell’Ilta, 1965 ATA CSS ILTA INOX I.S.P. Il valore della storia I quarant’anni di Ilta e i trenta di Ata “Non abbiate paura cari figli, questo non è un mondo vecchio che si conclude, è un mondo nuovo che ha inizio, una nuova aurora sembra sorgere nel cielo della storia”. Così il Santo Padre si rivolgeva ai giovani riuniti a Fatima e così con voi mi fa piacere ricordare il lavoro fatto insieme, quello che abbiamo in corso e soprattutto i programmi che abbiamo nei nostri pensieri. Programmi di sviluppo per ora in attesa, ma costantemente aggiornati attraverso una continua attività di analisi, di verifica, di comparazione, di valutazione di convenienza, prima di poter diventare realtà, una realtà che voi, miei collaboratori tutti, so che conoscete bene. Un rapporto di lavoro che dura da 40 anni con Ilta, 30 anni con ATA, che con soddisfazione insieme festeggiamo, 17 anni con Arinox, 15 anni con ISP, C.S.S. per non parlare della più anziana Via Rosario. Terreni, capannoni, macchine: siamo partiti sempre da un campo verde, insieme abbiamo accettato la sfida, insieme abbiamo costruito, anno dopo anno, pietra dopo pietra, prova dopo prova, discussione dopo discussione, le nostre realtà. Insieme abbiamo formato un’impresa, insieme abbiamo sconfitto a Robecco d’Oglio “l’area depressa”, insieme abbiamo collaborato e dato, con il nostro lavoro, a ognuno di noi, la dignità, il rispetto, la professionalità, la soddisfazione, l’orgoglio di appartenere a una impresa in cui i valori dell’uomo e delle sue straordinarie capacità e talenti sono riconosciuti, apprezzati e stimati prima di tutto: i risultati vengono di conseguenza e sono il giusto compenso, talvolta non facile da raggiungere. Che cosa rimane in me di forte, di sentito, di gratificante, di stimolante, dopo tanti anni di lavoro e tante esperienze ed emozioni vissute insieme? Non certo i terreni, i capannoni, le macchine; quello da cui mi è impossibile separarmi, e di cui vi sono sentitamente grato, è la consapevolezza e il profondo convincimento che la qualità, la professionalità del vostro lavoro sono ispirati e sorretti da una partecipazione convinta e profonda che dà sicurezza a voi e forza all’impresa per cui lavorate. Tutto questo si avverte nel nostro quotidiano operare, è parte della qualità del nostro rapporto e del nostro impegno nei confronti della nostra impresa. Questo non si crea dal giorno alla notte ma è la somma di piccoli e tanti epi- 2 sodi che fanno, nel tempo, un legame solido, vivo, vivificante fra voi e fra noi, che alla fine si chiama: stima reciproca, fiducia nelle nostre idee, fiducia nel nostro futuro. Su queste basi noi lavoriamo e continueremo a lavorare; e con soddisfazione ci ricorderemo delle difficoltà superate, delle sfide che abbiamo affrontato e, forti della nostra umiltà ed esperienza, saremo pronti, preparati per affrontare le sfide che ancora ci attendono. Quale dono ci poteva venire più gradito di quello che la “buona sorte” proprio ci offre? La realizzazione di un impegno forte e sentito da tutti in modo imprescindibile: la Finarvedi è ritornata al 100% cremonese. Ciò implica ancora maggiori responsabilità, maggiore impegno e rinnovate energie, ma quando si condividono gli stessi valori, gli stessi obiettivi, tutto diviene più ragionevole, giustificabile e appagante. Non dobbiamo abbandonarci alle cose più facili, ma con il necessario buonsenso, con pazienza ed esperienza affronteremo il futuro insieme, ognuno nel limite delle proprie responsabilità e capacità, e forti della convinzione nelle nostre idee e nei nostri obiettivi. Ai giovani che lavorano con noi e sapranno fare meglio di noi siamo impegnati a dare il buon esempio e la convinzione, con la qualità dei fatti, che le buone idee si sviluppano e rimangono nel tempo: questo solo è il patrimonio che ha un vero valore. Buon lavoro a tutti e un sentito ringraziamento a voi e alle vostre famiglie per avere creduto e collaborato allo sviluppo del Gruppo Arvedi. Il Santo Natale è prossimo, una nuova vita sta per nascere, per venire fra noi ad offrirci il suo aiuto e a offrirci il dono della fede: la più grande forza della nostra vita. Ilta e Ata due anniversari da non dimenticare ra il 30 luglio del 1963, quarant’anni fa. E’ l’anno in cui si fanno i primo esperimenti con la trasmissione televisiva a colori, si progetta il Centro Siderurgico di Taranto e l’Alfa Romeo di Napoli. A gennaio è entrata in funzione la prima centrale elettronucleare di Latina e si progettano quella di Trino Vercellese e del Garigliano. L’Italia sta vedendo i frutti del suo boom economico divenire maturi. La ferma militare è stata da poco ridotta da 18 a 15 mesi, occorre più manodopera e le città industriali continuano a crescere; nascono le grandi periferie. E’ l’anno dell’enciclica Pacem in terris, della morte del ‘papa buono’ Giovanni XIII e dell’elezione al soglio, il 21 giugno, dell’arcivescovo di Milano Montini, che prende il nome di Paolo VI. E’ anche l’anno tragico del Vajont e dell’assassinio di John Fitzgerald Kennedy. Nel Nord Italia ogni famiglia ha, in media, in scadenza due cambiali al mese e oltre il 70% fa la spesa alimentare con i ‘libretti’ a credito presso i negozianti: il pagamento a rate è la normalità. L’Italia produce 1.105.000 automobili e 75.000 fra camion e trattori; un impiegato guadagna 60 mila lire al mese e una Fiat 500 costa 450 mila lire. La Lancia Appia costa 1.275.000 e la Mercedes 300 ben 6.850.000. Un litro di benzina super si paga 120 lire, un televisore 180 mila. La televistione sta prendendo piede nelle case, gli abbonati alla Rai nel 1963 raggiungono le E 4.284.889 unità. In questo contesto, il 30 luglio 1963, il giornale La Provincia di Cremona annuncia: “… siamo in grado di affermare che i contatti allacciati con la ditta Arvedi di Cremona per la realizzazione in Robecco di una ‘succursale’ per la fabbricazione di tubi di ferro hanno delle ottime probabilità di entrare felicemente in porto. Il Sindaco di Robecco ed i suoi collaboratori hanno condotto le trattative con una capacità precisa e signorile. La ‘succursale’ in oggetto verrà ospitata nello stabile di proprietà del signor Salvatore Vitali”. In un altro articolo il corrispondente da Robecco ricorda i pregi di un paese in difficoltà, “attraversato dall’importante strada statale Cremona-Brescia, è al centro di diversi Comuni rurali ed ha la ferrovia sul posto. Tra poco passerà vicinissima l’autostrada Piacenza-Brescia”. Pochi giorni prima, il 27 giugno, il Rag. Giovanni Arvedi aveva costituito un’azienda individuale in Via Solferino a Robecco d’Oglio e l’aveva denominata I.L.T.A., Industria lavorazione tubi acciaio. L’8 agosto il nuovo stabilimento era già in grado di produrre tubi al carbonio nel vecchio opificio vicino alla chiesa. In soli due anni la produzione è talmente aumentata da essere necessario un nuovo stabilimento. Sono i primi mesi del 1965 e viene annunciata la costruzione di un capannone sulla Statale 45 bis, poco fuori Robecco in un terreno di 26 mila La Provincia di Cremona, 1963 3 La Provincia di Cremona, 1965 metri. E’ sempre La Provincia a darne notizia il 23 marzo 1965: “Le maestranze di un’importante azienda edile hanno iniziato da una quindicina di giorni la costruzione di uno stabilimento che, a far tempo dal prossimo autunno assicurerà pane e lavoro a una settantina di operai di Robecco d’Oglio e delle borgate circostanti. A darci la bella notizia è stato il sindaco, cav. Amedeo Pagani. – Lo stabilimento sta sorgendo alla periferia del paese verso Cremona, su un’area di circa trentamila metri quadrati. Lo realizza l’ILTA, del rag. Giovanni Arvedi, che si occupa della costruzione di tubi di ferro. L’azienda si trova a Robecco da due anni in locali d’affitto. La realizzazione della nuova ed imponente sede permetterà ora di ampliare in modo determinante la sua attività”. Nasceva così la nuova ILTA. La crescita costante del nuovo stabilimento porta all’installazione, nel 1968, di un impianto di zincatura ed all’ampliamento del capannone di deposito tubi. Il 21 agosto La Provincia sottolinea: “… il tubificio ILTA ha posto in funzione il nuovo reparto di zincatura, che assicura all’opificio un lavoro a ciclo completo, ha permesso l’assorbimento di un nuovo quantitativo di manodopera ed ha aggiunto altri 3000 metri quadrati coperti ai 6000 in precedenza occupati dallo stabilimento e dagli uffici. Fino a qualche tempo fa, la zincatura avveniva a Verolanuova, in provincia di Brescia. Il complesso del rag. Arvedi può ora essere considerato il primo in Italia, nel campo dell’iniziativa privata e nel settore di competenza. La ILTA produce tubi quadri e rettangolari di acciaio, che servono per le condotte di acqua e gas. … I prodotti usciti dallo stabilimento di Robecco raggiungono tutti i mercati italiani, da Palermo a Bolzano, ed interessano i maggiori Paesi del Mediterraneo. Attualmente vi lavorano 75 operai”. Quella che era partita come una piccola ‘succursale’ stava divenendo sempre più una industria in forte espansione. Il 12 maggio 1968 il giornale locale dà una notizia storica “Come abbiamo annunciato, la nave chiatta di mille tonnellate è giunta felicemente l’altra notte a Cremona ed ha attraccato, con un carico di 400 tonnellate di rotoli di acciaio, al ‘pennello’ nei pressi delle Colonie Padane. L’avvenimento (perché di avvenimento si tratta, in quanto è la prima volta che un carico secco di 4 materiale giunge, via fiume, dal porto di Marghera alla banchina del Po) è stato solennemente festeggiato ieri… Se ieri mattina la nave chiatta è giunta a Cremona, una volta superate … difficoltà non indifferenti, lo si deve all’iniziativa di un giovane imprenditore cremonese, un industriale che, rompendo ogni indugio, ha anticipato i tempi ed ha dimostrato, in pratica, che il Po può offrire innegabili vantaggi. Il rag. Giovanni Arvedi ha una grossa industria per la lavorazione di tubi d’acciaio che vengono utilizzati per gli impianti sanitari e meccanici in genere; egli ha da tempo allacciato rapporti di fornitura con l’Italisider di Taranto, forniture che venivano recapitate a Robecco d’Oglio, sede dello stabilimento, tramite autocarri speciali, naturalmente con costi e spese rilevanti”. L’articolista, ricordando il risparmio economico e ambientale che l’utilizzo di mezzi fluviali comportava, chiude così: “Speriamo ora che l’iniziativa coraggiosa del giovane Arvedi sia un La Provincia di Cremona, 1968 esempio da imitare e che altri industriali tentino, con altrettano coraggio, l’impresa che non è più una chimera ma una lampante realtà”. Si era concluso con l’impiego di quattro uomini il trasporto di un carico che avrebbe richiesto 20 camion e quaranta autisti. Nel 1969 a Robecco venne costruito un nuovo impianto per la produzione dei tubi in acciaio inossidabile e l’anno successivo partì la produzione di tubi in acciaio inossidabile denominata ILTA 70. E’ questo un momento fondamentale per il Gruppo: il nuovo progetto porterà l’azienda di Robecco ad essere leader in Italia per gli Inox speciali, un gioiello di avanguardia in un panorama ancora molto prudente sui ‘nuovi prodotti’. Sulla base di queste linee ILTA diverrà, negli anni ‘80, il più qualificato produttore italiano di tubi Inox. Nasce l’Ata Il 31 marzo 1971 il quotidiano Il Globo diede una notizia in anteprima: “Una industria metalmeccanica, un tubificio, per essere più precisi, verrà realizzata quanto prima nella tratta del canale navigabile Cremona-Milano, a breve distanza dal porto interno di Cremona”. Si parla di 500 nuovi posti di lavoro in quattro anni, un dato più che significativo per una città come Cremona. Sono i primi segnali della nascita dell’Ata, Giovanni Arvedi sta creando le premesse per la nuova società che si costituisce il 16 marzo 1972 con un capitale sociale di 1 milione di lire e con il nome di Tubificio Arvedi S.p.a. Nel giro di due mesi il capitale sociale viene aumentato notevolmente e la società viene trasformata, iniziano la costruzione dei capannoni lungo il canale: è il nucleo iniziale del nascente stabilimento Ata, concepito come sistema integrato acciaio-tubi. Lo stabilimento comincia a funzionare nel 1973. E’ un luglio caldo e la produzione di tubi laminati a caldo inizia con un riduttore a stiramento fornito dalla Danieli. Contestualmente si costruiscono i capannoni per l’acciaieria. La prima colata di acciaio avviene il 31 ottobre 1974, due forni sono della ditta Tagliaferri. Alla fine di quell’anno il capitale sociale viene aumentato a mezzo miliardo di lire. Nel 1975 la prima partecipazione alla Mostra convegno di Milano sui termosanitari, una partecipazione che continua fino ad oggi. Gli anni passano velocemente, le aziende lavorano bene e la qualità dei prodotti fa breccia nel mercato mondiale. Il capitale sociale continua a crescere, come la produzione. A Robecco nel 1976 inizia la produzione della Linea G3 inox con il relativo decapaggio. Nel 1977 inizia la Linea M2 inox e una nuova linea di saldatura viene istallata nel 1978. In Ata gli investimenti tecnologici aiutano lo stabilimento a crescere, Cremona diviene centro di avanguardia della siderurgia italiana. Pochi dati di produzione possono indicarci la crescita di Ata che parte con una produzione annua, nel 1974, di 25.800 tonnellate e raggiunge, nel 1978, le 93.000. Tre anni dopo, nel 1981, la produzione toccherà quota 129.000. Nel 1979 viene siglato con la Società BOUS Rohrenwerke – Saar il contratto di Know-how per moderne tecniche di metallurgia e conduzione forno acciaieria. E’ un momento importante per le Acciaierie Tubificio Arvedi. La novità dell’affinazione fuori forno porterà ad un aumento notevole della produttività dello stabilimento cremonese che si prepara così ad affrontare le nuove sfide che arriveranno con gli anni Ottanta. La Provincia, 1972 Gli anni Ottanta Il 1980 è un anno campale per la storia italiana: il mondo raggiunge i 4 milardi e mezzo di abitanti ma in Italia le nascite continuano a calare. E’ l’anno della stagflazione, la fase del ciclo economico, detta anche inflazione recessiva, caratterizzata da ristagno e insieme da una forte inflazione che arriva anche al 23%. E’ l’anno tragico della strage alla stazione di Bologna e 5 di Ustica. Il costo della vita continua a crescere, lo stipendio di un operaio è di circa 350 mila lire al mese, un litro di benzina è a quota 850, pari al costo di un kg di pane. Nel commercio compare, non senza polemiche, la ricevuta fiscale. Nonostante le difficoltà della situazione italiana il Gruppo Arvedi procede nella sua crescita. Il quotidiano Il Giorno del 1 marzo 1980 così lo descrive: “Una fra le più importanti industrie del Cremonese per dimensione e realizzazione tecnologica è il Gruppo Arvedi, nato 18 anni fa come ILTA a Robecco d’Oglio. Oggi il complesso principale ‘Ferriere – Acciaierie – Tubificio’ è sito a Cremona sulle rive del Po ed occupa un’area di 300.000 mq. servita dal canale navigabile Milano-CremonaPo. Il Gruppo impegna 800 persone nei vari campi di attività ed è un complesso ad alto grado di integrazione. Il processo produttivo inizia infatti dal minerale di ferro ed attraverso la bramma e i rotoli di nastro di acciaio giunge ai tubi. A valle del ciclo produttivo è posta una società di commercio e di servizio per i clienti. Fanno capo al Gruppo Arvedi quattro distinte società che operano in attività complementari e sono situate tutte nel Cremonese”. Queste sono le Ferriere Arvedi & C., le Acciaierie tubificio Arvedi, I.L.T.A. e Arvedi prodotti siderurgici. L’articolo prosegue così: “Per il 1980 grandi sono gli impegni che si polarizzano verso gli acciai speciali microlegati ad alto limite di snervamento e verso i tubi per impieghi meccanici e strutturali. Il Gruppo Arvedi può essere definito una grossa realtà nazionale del settore metallurgico ma ancor più un’ammirevole realtà cremonese perché realizzato con elevati livelli di tecnologia proprio dove l’industria metallurgica pareva destinata a non esistere per la vocazione di Cremona, ancora oggi zona di grande agricoltura”. L’internazionalizzazione E’ del 1980 la presentazione del gruppo in URSS: il 17 ottobre l’agenzia stampa Novosti dà così la notizia: “Si è tenuto a Mosca un convegno dedicato all’attività del gruppo industriale italiano Arvedi, che produce annualmente 200.000 tonnellate di tubi saldati. A giudicare dal gran numero degli specialisti sovietici e dei rappresentanti dei ministeri, che hanno partecipato a questo convegno organizzato dalla Camera di Commercio italo-sovietica, esso ha suscitato a Mosca notevole interesse”. Iniziò da questo momento una proficua collaborazio6 ne con i mercati russi che durò fino agli anni Novanta. A novembre partiva poi la prima spedizione di materiale in Cina ed altri ordini raggiungevano gli Stati Uniti. Quello stesso anno l’ILTA procedeva all’acquisto di oltre 57 mila metri quadri di terreno vicini allo stabilimento per allargarsi ulteriormente. Nel 1981 questi ordini esteri si facevano più consistenti: tubi strutturali prendevano la via dell’Unione Sovietica, mentre tubi A.P.I. per perforazioni petrolifere giungevano in America. In ottobre il Gruppo partecipa a Pechino, in Cina, al Festival del film industriale italiano con un cortometraggio sul processo produttivo dell’A.T.A. Il Gruppo non dimentica comunque mai la sua vocazione territoriale. Il legame con Cremona è forte e indiscusso. Nel 1982 Giovanni Arvedi decide di donare alla città di Cremona il nuovo ingresso della Fiera, l’occasione è il centenario “della venuta della sua famiglia a Cremona”. La Provincia del 2 aprile 1982 presenta in anteprima questa donazione: “Il nuovo ingresso dovrebbe costituire un’opera estremamente interessante non solo sotto il profilo funzionale, ma anche sotto quello estetico; si tratta, infatti, di una costruzione, realizzata principalmente in tubi di ferro, lunga 40 metri ed alta 16, in grado quindi di ospitare numerose e svariate funzioni… Il progetto dell’edificio è stato realizzato dall’architetto Renzo Piano di Genova, famoso per essere uno dei realizzatori del Centro Pompidou di Parigi…”. Sempre nel 1982 viene inaugurato a Cava Tigozzi il primo lotto del cosiddetto Villaggio Arvedi, quarantacinque appartamenti per i dipendenti del Gruppo. Nel 1983, anno complesso anche dal punto di vista sindacale, il convegno nazionale dell’Associazione Italiana di Metallurgia e dell’associazione tedesca Vdeh, si tiene presso l’Ata, a riconoscimento della sua presenza nel novero dei produttori di acciaia più qualificati. In dicembre il Vescovo di Cremona Enrico Assi celebra la messa per i lavoratori nella sala mensa dello stabilimento cremonese, da poco ampliata per accogliere le maestranze sempre più numerose. Nel 1984 delegazioni di ogni paese visitano l’Ata, viene completato il rinnovamento del forno e continua ad aumentare la fornitura di tubi A.P.I. per gli Usa. A questi tubi è legato un altro record di Ata: l’accredito A.P.I., American Petroleum Institute, per la produzione e vendita di tubi per il pozzo petrolifero, fu ottenuto in tempi strettissimi. Grazie alla propria flessibilità e qualità le aziende conquistano nuovi mercati e allargano i propri orizzonti. Il 1985 fa segnare il primo viaggio a carico completo dal mare e ritorno lungo il Po: i coils arrivano da Taranto a Cremona e i tubi lavorati partono dall’A.T.A. per una spedizione in Russia attraverso il Mar Nero, il tutto senza toccare terra. A luglio un accordo azionario fra Dalmine e Arvedi porta ad una nuova razionalizzazione produttiva che vedrà l’acquisizione degli ex stabilimenti Fit di Corbetta e Sestri Levante. Gli anni si susseguono rapidi, le macchine negli stabilimenti cambiano alla Mondo Padano, 1982 continua ricerca di quella novità tecnologica che è la cifra del Gruppo Arvedi. Il mercato si fa sempre più difficile, la competitività è aspra ma le aziende tengono il passo. Il Corriere della Sera, il 18 aprile 1987, descrive così l’ILTA di Robecco: “Nel settore dei tubi in acciaio inossidabile la Ilta, società del Gruppo Arvedi, è considerata all’avanguardia in Europa. … La Ilta sta contribuendo alla realizzazione del nuovo sistema a catalizzatore impiegato nell’automobile in rispetto alle legge dell’ambiente”. Le sfide della fine degli anni Ottanta incentivano la spinta verso l’innovazione tecnologica. Gli anni ‘90, fino ai giorni nostri, sono testimonianza di una fase che sintetizza riorganizzazione e potenziamento produttivo all’insegna del miglioramento tecnologico. ILTA concentra presso lo stabilimento di Robecco d’Oglio le attività di produzione dei tubi inox, trasferendo le linee di produzione del Tubificio di Solbiate presso i capannoni in precedenza destinati alla produzione di tubi al carbonio; contestualmente la ragione sociale diviene ILTA Inox. Nel 2000 si concepisce l’ulteriore passo che riorganizza le attività di Gilby che specializza la propria produzione con il trasferimento delle linee tubi di piccolo diametro e di saldatura HF presso lo stabilimento Arinox di Riva Trigoso. ILTA Inox si avvia ad utilizzare intensivamente la nuova tecnologia di saldatura Laser e potenzia la propria capacità di finitura e trattamento termico attestandosi ad un livello di circa 40.000 tonnellate annue. Piani di sviluppo, prossimi alla realizzazione, vedranno una ulteriore crescita di Ilta Inox fino a 50.000 tonnellate. Nel medesimo periodo anche ATA incrementa fortemente la capacità avendo a disposizione le ampie strutture una volta dedicate alle attività d’acciaieria cessate con la nascita di ISP. Concentra a Cremona le linee produttive dello stabilimento di T.L. di Corbetta e potenzia le finiture con linee di taglio di precisione per il mercato dell’automobile. Di recente acquista gli impianti per tubi di Falck Vobarno che vengono collocati nei capannoni completamente ristrutturati della ex Acciaieria. ATA nel giro di 10 anni compie un grosso salto, da 200.000 a 400.000 tonnellate di capacità annua, assumendo una dimensione ed un ruolo di leadership a livello europeo. E’ partendo dalla esperienza di ATA, nel campo della produzione di acciaio e dell’utilizzo dei coils, che nasce e prende corpo l’idea di un nuovo grande stabilimento in cui vengano compattati più processi di lavorazione. Un’idea che terrà conto dell’ambiente e della necessità di un risparmio di costi. Sono i primi passi della tecnologia Isp. Ma questa è un’altra storia. 7 Focus Primo Due grandi occasioni per mostrare tutti ue grandi presentazioni hanno portato alla ribalta internazionale la tecnologia Isp. La prima si è tenuta il 14 ottobre 2002 a Düsseldorf in occasione del congresso STAHL 2002 – Steel for a better life. La presentazione della tecnologia Isp in un così importante contesto è stata tenuta nella sessione Talk about Steel: Electric steel production and near-net shape casting (Discorsi sull’acciaio: Produzione dell’acciaio dal forno elettrico e colaggio in sezioni sottili). Il titolo della presentazione era: Latest results of the ARVEDI ISP technology and prospects for the new ARVEDI ISP- ECR® technology (I risultati più recenti della tecnologia ARVEDI ISP e prospettive per la nuova tecnologia ARVEDI ISP-ECR®, Endless Cast-Rolling: colaggio e laminazione di sbozzatura e finale senza soluzione di continuità). La presentazione, supportata dalla proiezione di diapositive elettroniche, è stata realizzata nella grande aula del Congress Center di Düsseldorf e si è svolta in due fasi: dapprima l’ingegner Andrea Bianchi Continuous Casting Manager di Acciaieria ISP di Cremona ha presentato la realtà produttiva della Acciaieria ISP in termini generali ed in particolare delle linea ISP. Ha preso poi la parola il Cav. Giovanni Arvedi, Presidente del Gruppo, che ha proseguito l’intervento, affermando che una esperienza acquisita sul campo, non senza sacrifici, ha messo in evidenza specifici benefits della tecnologia Arvedi ISP, tanto da renderla matura per essere sviluppata nella sua variante Endless. Il Presidente ha concluso l’intervento annunciando il primo test di produzione realizzato sull’impianto di D La tecnologia 8 Cremona dell’acciaio AC10Dual Phase per l’automobile. La seconda presentazione si è tenuta il 3 dicembre 2002 presso l’Hotel Ramada Pearl di Guangzhou (la coloniale Canton) nella Repubblica Popolare Cinese. In occasione del congresso International Symposium on Thin Slab Casting and Rolling (Simposio internazionale sul colaggio e la laminazione della bramma sottile) organizzato dalla The Chinese Society for Piano Focus i nuovi successi La presentazione, sostanzialmente la stessa realizzata per Düsseldorf, è stata però indirizzata al pubblico cinese il quale ha potuto venire in contatto con la tecnologia ARVEDI ISP, i suoi risultati e le sue prospettive. Oggetto della successiva discussione è stata poi la possibilità di produrre nastri laminati a caldo in spessori sottili ed in grande quantità presso l’impianto di Cremona. Il Presidente ha sottolineato come la produzione di spessori a caldo di 1,0 mm o inferiori ha significato industriale solo se il prodotto possiede caratteristiche in termini di tolleranze dimensionali, geometriche e di superficie tali da rendere questi prodotti alternativi al laminato a freddo almeno per molte applicazioni. Il Presidente ha poi co-presieduto il giorno 4 dicembre un’altra delle sessioni plenarie del congresso, nel corso della quale si è svolto un dibattito alquanto vivace. Il congresso è stata anche una proficua occasione per confrontarsi direttamente con altri produttori di acciaio in bramma sottile anche non cinesi, che, a loro volta, hanno presentato i risultati e gli sviluppi più recenti. Queste due occasioni, insieme ad altre che sono in programma in questi mesi, mostrano l’interesse crescente per la tecnologia Isp in tutto il mondo siderurgico. I grandi investimenti in tecnologia e la continua ricerca consentono di confrontarsi con i grandi produttori del mondo, mostrando come innovazione e competitività sono, ormai inseparabilmente, due parole chiave per le sfide future. Isp nel mondo Metals e coorganizzato dalla società SMS-DEMAG. La presentazione è avvenuta di fronte a circa 300 congressisti. L’intervento è stato preceduto da un discorso del Presidente Arvedi di presentazione del Gruppo per la Cina, maggiore produttore e consumatore mondiale di acciaio e al tempo stesso maggiore mercato per la realizzazione di impianti con la tecnologia a bramma sottile per la produzione di laminati piani. 9 Primo ATA ArvediLC, un marchio di grande successo I tubi Arvedi fra storia e futuro Sono ormai passati trent’anni. Trent’anni di attività che confermano la leadership di Ata nel campo dei tubi in acciaio per acqua e gas laminati a caldo. E’ dal 1973 che questi tubi vengono prodotti con il nostro laminatoio e riduttore a stiramento. Questi tubi si sono affermati con un crescendo costante, acquisendo sempre nuove quote di mercato, per la capacità di adattarsi sempre ai diversi impieghi e alle esigenze delle nuove tecnologie e dei più avanzati criteri progettuali. Nati per un impiego idrotermosanitario, trovano oggi un notevole utilizzo anche nella costruzione di impianti di distribuzione del gas, antincendio come tubi passacavi e antideflagranti nei cablaggi industriali. Sono offerti al mercato con diversi gradi di 10 I tubi al tempo dei Romani I Romani, grandi ingegneri, ebbero sempre una grande dimestichezza con l’idraulica, anche se i loro impianti, molto avanzati sotto tutti i profili, crearono anche alcuni gravi problemi di salute alla popolazione. Uno dei responsabili della caduta dell’Impero romano, secondo alcuni storici, sarebbe stato l’uso eccessivo del piombo ed i suoi conseguenti influssi nefasti sulla salute dei cittadini e dell’esercito. I romani dell’Impero ne fecero infatti, negli ultimi trecento anni, un uso smodato: tutte le stoviglie di rame o di ferro venivano rivestite da un sottile foglio di piombo. I tubi delle condutture dell’acqua di tutte le città, e che vediamo ancora nelle case a Pompei, erano in lamine battute di piombo. Anche il vino era conservato in recipienti di piombo, o di bronzo la cui superficie interna veniva ricoperta da una sottile lamina di piombo che dava al liquido un particolare sapore, apprezzato dai buongustai. Ma dato che bisognava aspettare molto tempo perchè il vino assumesse quel gusto, acceleravano questo processo mettendo dentro il mosto giovane della polvere finissima, o addirittura ossido di piombo. Ciò portava al diffondersi di una gravima malattia, il saturnismo, intossicazione cronica da piombo che comporta il lento disfacimento cerebrale. Nel tempo ci si è accorti del rischio che questo metallo comporta e si è passati a utilizzare materiali più sicuri, tanto che nel caso delle tubature è poi prevalso l’utilizzo del ferro, materiale privo di rischi per la salute. finitura dal più semplice nero liscio, allo zincato filettato (anche con manicotto antideflagrante), al rivestito con bitume e, nella veste più ricca, zincato e rivestito con polietilene. Dove è crescente la necessità di sicurezza, il tubo Arvedi è presente, con il suo inconfondibile marchio blu seguito dalle indicazioni richieste dalle normative vigenti. Marchi che rendono visibile ed immediata la valorizzazione di un lavoro eseguito con l’unico obbiettivo di garantire all’acquirente un prodotto di qualità. Così, da trent’anni, quando arriva un camion carico di tubi Arvedi, si sa che arriva un camion carico di esperienza, qualità e affidabilità. Piano ATA Il ruolo di Ata nei tubi per acqua e gas l 2004 dovrebbe essere infatti l’anno in cui avranno una nuova ripresa i progetti che riguardano il metano, l’acqua e le grandi opere infrastrutturali, rilanciati anche dalla possibilità, del tutto nuova, di accedere al finanziamento dei singoli progetti da parte di privati che operano a fronte di un ritorno economico anche a lungo termine (project financing). Da queste grandi opere, tese a migliorare e completare l’impianto idrico nazionale ed a metanizzare le città ed i paesi che non hanno ancora reti del gas capillari, Ata si attende nuovi sviluppi per i suoi prodotti. L’utilizzo dei prodotti Ata dovrebbe trarre nuovo impulso dalla spinta data dai privati alla realizzazione di nuovi acquedotti, gasdotti ed impianti di teleriscaldamento. In questo settore l’azienda cremonese è ormai presente da vent’anni, ed affianca, con le sue forniture, clienti importanti nell’obiettivo comune di vincere le nuove sfide del mercato. I tubi in acciaio saldati per condotte, i cosiddetti line pipe, sono l’oggetto delle fornitura Ata per queste grandi opere. Il mercato richiede prodotti che abbiano maggiore attenzione di un tempo verso l’ambiente e la salute dell’uomo e perciò realizzati con tecnologie più moderne. Ed è proprio questa sfida tecnologica che vede Ata all’avanguardia, sempre pronta a contrapporre l’affidabilità dell’acciaio ai nuovi materiali. Ecco infatti alcune risposte alle esigenze degli impianti idrici, ottenute grazie ai più avanzati rivestimenti protettivi dei tubi d’acciaio. I rivestimenti interni con resine epossidiche dei tubi per condotte di acqua potabile sono realizzati in aderenza ai dettami delle circolari del Ministero della Salute. I rivestimenti esterni in polietilene consentono una maggiore protezione alla corrosione dei tubi di acciaio. Il tubo in acciaio, noto per la I sua resistenza rispetto a quella di altri materiali, ma con il tallone d’achille della bassa resistenza alla corrosione, si è quindi, con il tempo e le innovazioni tecnologiche, dotato dei mezzi per risolvere le nuove esigenze di durata. L’azienda cremonese ha partner di grande importanza nazionale come Edison ed Enel e locale, come l’Aem di Cremona. Queste partnership vanno a premiare una storia che coniuga la tradizionale affidabilità con la costante ricerca nel campo dell’innovazione tecnologica. 11 Arinox Primo Il ruolo dello stabilimento di Sestri Le grandi firme targate Inox a penna, un piccolo oggetto che molto spesso è nelle nostre mani. Quanti di noi, però, siglando un documento o scrivendo degli appunti riflettono sulla tecnologia racchiusa in essa e sul lavoro necessario per realizzarlo? Anche nell’era dei computer la penna rimane comunque il simbolo della scrittura, lo strumento fondamentale per firmare, l’unico che indica inequivocabilmente la paternità dello scritto. Nel mese di aprile di quest’anno, ad esempio, è stato firmato ad Atene lo storico accordo di allargamento a 25 paesi della comunità Europea. L’occasione della firma è stata storica, ed è suggestivo pensare che Arinox fosse già presente, col suo prodotto, anche nella cerimonia ufficiale che ha segnato l’allargamento dell’Unione. Infatti, se qualcuno degli statisti presenti ha usato una penna Parker per firmare l’accordo, ha probabilmente tenuto in mano un pezzetto di acciaio inossidabile prodotto da Arinox. L’Inox dello stabilimento di Sestri Levante viene infatti utilizzato per molte parti costitutive delle penne là dove sono in acciaio la punta, il corpo centrale ed il cappuccio e Parker è una delle marche in cui i pezzi Arinox vengono utilizzati. I motivi della scelta di questo materiale da parte dei produttori di penne sono molteplici: sul piano estetico l’aspetto metallico brillante e la sua inalterabilità nel tempo, sul piano pratico la robustezza intrinseca dell’oggetto prodotto e, sul piano produttivo, la possibilità offerta dall’acciaio inossidabile di ottenere le forme richieste, a volte assai particolari. Questo è il vero punto di forza per l’utilizzo dell’Inox nel campo della scrittura. L 12 Bisogna infatti considerare che cappucci, corpo centrale e punta sono prodotti da un foglio di acciaio Inox austenitico, tipo 305, di spessore 0.2÷0.3 mm, mediante operazioni di stampaggio a freddo, normalmente in più “passi”. Lo stampaggio che ne deriva è a volte profondissimo, ben superiore alla maggior parte delle altre applicazioni ottenute normalmente per stampaggio o imbutitura. Per questi particolari impieghi Arinox ha messo a punto speciali cicli di produzione, definendo opportunamente tutti i parametri di processo, dalla laminazione al trattamento termico finale, in funzione delle specifiche caratteristiche del nastro, in termini di proprietà meccaniche e rugosità superficiale. Fondamentale, per questa applicazione, è inoltre l’esclusivo trattamento S.U.T.®, che fornisce nastri virtualmente esenti da impurità superficiali e più facilmente utilizzabili per questi impieghi. I vantaggi che derivano da questo trattamento sono costituiti sia da un aumento della vita media degli utensili, punzoni e matrici, sia da un sensibile incremento della velocità di produzione. Naturalmente il know-how che deriva da queste produzioni particolari, conseguenza dell’impegno che Arinox ha posto nel ricercare tutte le applicazioni dei nastri inox di precisione ed acquisire commesse per tali prodotti, non resta confinato a questi utilizzi, ma viene trasferito, per la parte applicabile, a tutti i nastri destinati a lavorazioni che comportano la deformazione plastica a freddo dell’acciaio. Piano Arinox nelle penne e nei particolari per le auto e negli ultimi anni avete comprato un’auto, o se avete intenzione di comprarne una, e se quest’automobile è di produzione europea, è probabile che il suo cuore, il motore, contenga acciaio che è passato dall’Arinox. Anche se non si tratta di grandi quantità, mediamente da 100 a 250 grammi per auto, l’acciaio inossidabile Arinox ha comunque una grande importanza nel garantire l’efficiente funzionamento del motore. Stiamo parlando della guarnizione di testa, una parte fondamentale nell’equilibrio dell’automobile: con le sue caratteristiche di resistenza e di elasticità alle alte temperature, questa parte è chiamata ad assicurare la perfetta tenuta nel tempo della testata del motore. In realtà nell’auto ci sono altre parti di acciaio inossidabile prodotte da Arinox; per esempio quando infilate la chiave nella serratura , sia essa la serratura esterna (per la verità ormai bypassata nell’uso dai comandi a distanza) o la serratura-interruttore del quadro di accensione, troverete un dischetto con la fessura per la chiave. Questa è fatta con acciaio inossidabile, generalmente di tipo 430, ferritico. Altre parti in acciaio inossidabile le troviamo inoltre nei dispositivi Airbag (304L, austenitico), nei dispositivi di illuminazione (sia 430 sia 304) e nei sistemi frenanti dove parti in acciaio Inox (301 incrudito) vengono utilizzate in virtù della loro affidabilità e durata. Tuttavia il componente “classico” che più di altri ha sfruttato nuovi materiali e nuove tecnologie produttive è la guarnizione di testa, soprattutto con l’introduzione dei tipi multistrato, le cosiddette guarnizioni multilayer. Questa innovazione è stata motivata dalla necessità di sostituire le fibre di amianto, presenti come costituente di base nelle guar- S nizioni di prima generazione. A questo punto è stata facile la scelta dell’acciaio inossidabile in base alle sue caratteristiche intrinseche di robustezza e resistenza all’ossidazione anche ad alte temperature. Le problematiche di accoppiamento tra la testa del motore e il “coperchio”, mediante l’interposizione della nostra guarnizione, sono state poi superate sia affinando la tecnologia di produzione delle guarnizioni stesse sia variando opportunamente il grado di finitura della testata. Ne sono risultati due tipi di guarnizioni. Il primo tipo è definita “composita” poiché abbina una struttura di tipo classico, in fibre minerali, con un bordino in acciaio Inox, tipicamente 305 allo stato solubilizzato e spessore 0.10 millimetri. Il secondo tipo è una guarnizione “multilayer”, a più strati, interamente metallica, nella quale gli elementi che garantiscono la tenuta sono i due strati esterni, costituiti da acciaio inox 301 induritohard e spessore 0.25 millimetri. In questo caso il nastro viene sottoposto ad una laminazione a freddo controllata, per conferire sia l’esatto grado di incrudimento, sia l’elevata rugosità superficiale richiesta al fine di migliorare l’aderenza di rivestimenti con elastomeri resistenti alle alte temperature. Arinox ha seguito l’evoluzione della tecnologia produttiva di questi componenti affinando le caratteristiche sia meccaniche, sia superficiali, per fornire nastri di adeguata qualità e precisione. Il risultato, in termini di acciaio prodotto, è racchiuso in 2 numeri. A gennaio 2003 sono state raggiunte 6.000 tonnellate di nastri in acciaio Inox solubilizzato (ricotto) e 5.000 tonnellate di nastri incruditi, che hanno equipaggiato più di venti milioni di automobili. Grandi numeri che confermano l’eccellenza raggiunta dal prodotto Arinox in un settore strategico del suo mix produttivo. 13 Ilta Primo Con tubi innovativi si è rivoluzionato Il mondo tessile e l comparto tessile è uno dei più importanti dell’industria italiana, anche per i suoi legami stretti con il mondo della moda, ed ha vinto la sfida della competitività puntando tutto sulla continua evoluzione tecnologica. Ed è all’evoluzione tecnologica delle macchine per la tessitura e alla tintura di fibre pregiate, come lane, cachemire, seta, lino, cotone, viscosa e microfibre, che ha contribuito anche l’Ilta Inox di Robecco cooperando per anni con le più importanti aziende del settore meccano-tessile. Da anni infatti i tubi Inox di Robecco approdano nelle migliori fabbriche del comparto tessile per venire utilizzate nelle macchine per la tintura più avanzate. La maggior parte delle macchine tessili prodotte in Italia è considerata all’avanguardia nel mondo soprattutto nell’ambito della tintura industriale: questo risultato è ottenuto grazie alla ricerca e allo sviluppo tecnologico di nuovi prodotti che viene realizzata attraverso un processo di sinergie e collaborazioni fra aziende produttrici di coloranti, di prodotti ausiliari chimici e di fibre tessili. L’Ilta Inox di Robecco ha contribuito in molte occasioni a questa ricerca, collaborando attivamente con alcune aziende del settore. Grazie all’esperienza dei tecnici di Ilta è stato possibile mettere a punto alcuni tubi Inox speciali che vengono correntemente impiegati in macchine per Che cos’è LYCRA®? la tintura dei tessuti. “Il processo di tintura - spiega Nel 1958 gli scienziati della DuPont inventano la fibra Roberto Giacomini, responsabile per Ilta dell’area LYCRA® e individuano immediatamente che le sue caratterilombarda che ha seguito il progetto -, consiste nel stiche uniche - la capacità di allungarsi fino a 7 volte per trasferire il colorante dal bagno di tintura alla poi ritornare alle dimensioni originali - offrono potenzialità fibra, in modo tale da distribuirlo uniformemente e eccezionali per l’industria della moda. L’impegno nel costanfissarlo stabilmente. Le difficoltà della tintura te sviluppo della fibra ha permesso di rivoluzionare le aumentano quando vengono trattati tessuti molto caratteristiche dei tessuti. Le prime apparizioni in pubblico di LYCRA® risalgono al 1960, a partire da quel momento la delicati e sottili come la seta, l’acrilico o i nuovi ricerca si è prefissata di trovare nuovi modi di lavorare quesintetici come il goretex, la lycra o il poliestere; sta fibra duttile, combinandola con altre fibre che, pur manquesti richiedono infatti lavorazioni in assenza di tenendo l’aspetto esteriore originario. E’ grazie a questa tensioni e abrasioni, cioè “con un deposito armoninuova tecnologia che sono nati i moderni costumi da bagno, co”, come i tintori amano definire in gergo”. rivoluzionando la storia della moda e consentendo di sostiQuesto delicato processo si ottiene ora grazie tuire il cotone come tessuto per questi indumenti. all’impiego di tubi in acciaio inossidabile prodotti I da Ilta Inox, con qualità Aisi 316L, satinati in modo 14 Piano Ilta il modo di tingere tutti i nuovi tessuti l’acciaio Inox da ottenere una rugosità interna molto bassa. La rugosità ridotta permette anche al filato o al tessuto più delicato di scivolare senza danni all’interno dei tubi ed essere trasportato all’impianto di tintura a velocità elevate (fino ad un massimo di 450 metri al minuto) e ad alte temperature (fino a 143 gradi), con pressioni variabili. L’affidabilità e la qualità del materiale prodotto da Ilta Inox ha permesso a queste aziende di ridurre i tempi di lavorazione del 40/60% rispetto a quelli realizzabili con macchine tradizionali, con la garanzia di un Storia di un colore. l’indaco e la tintura ottimo risultato finale in termini di qualità e ripetiDa seimila anni è sulla cresta dell’onda: lo usavano i faraoni, bilità. Il tessuto tinto con queste macchine viene i popoli della Bibbia, gli antichi romani e oggi è presente in poi utilizzato in molti settori, dall’abbigliamento ogni guardaroba: parliamo dell’indaco, l’intramontabile colosportivo, all’alta moda, ai i rivestimenti per interni rante blu. L’indaco deve il suo nome dal termine latino índiauto, da aziende conosciute a livello mondiale fra cum, cioè proveniente dall’India. Se gli egizi se ne servivano le quali spiccano Adidas, Nike, Nordica, Robe di per tingere le stoffe destinate ai reali, ai nostri tempi viene Kappa. Anche famosi stilisti come Ermenegildo usato soprattutto per un motivo: è il colorante più adatto per i blue-jeans, in quanto dopo alcuni lavaggi conferisce l’aspetZegna, Loro Piana, Valentino o Benetton, possono to stinto e “vissuto” che sarebbe difficilmente ottenibile con utilizzare questi tessuti per le loro colorate creazioaltri tipi di pigmenti. La principale virtù dell’indaco è proprio ni in cotone, seta, goretex, ecc., sulle passerelle di nella sua scarsa resistenza ai lavaggi, ed è dovuta alla sua tutto il mondo. Lancia, Seat e Opel usano fibre in natura molecolare. Per il resto, è eccezionalmente stabile nel poliestere tinte con queste tecnologie per i rivestitempo. E ha fatto la gioia degli archeologi, che hanno rinvementi interni delle loro autovetture, mentre la Bmw nuto stoffe antiche ancora ben colorate di blu. se ne avvale per la rifinitura dei tettucci per macchine sportive coupè. 15 Primo ISP Tutti i controlli per garantire che L’ambiente, ambiente è un valore fondamentale del nostro futuro ed il rispetto del mondo in cui viviamo è uno dei punti fondamentali anche della cultura delle aziende del Gruppo Arvedi, prima fra tutte l’Isp: da sempre impegnata a controllare i propri processi produttivi in modo particolarmente accurato e restrittivo. I risultati ottenuti in questi anni sono evidenti, le emissioni della fabbrica si confermano a ogni controllo di gran lunga al di sotto dei minimi fissati per legge dalla Regione Lombardia. Ed il piano regionale lombardo, fra l’altro, ha limiti di gran lunga inferiori a quanto richiesto dalla normativa nazionale. Ma come viene controllato, in ottica ambientale, uno stabilimento come quello dell’Isp di Cremona? Quali sono le procedure che consentono di tenere sotto controllo ogni singola emissione potenzialmente nociva? Ogni forma di controllo dipende direttamente dal responsabile del servizio di Protezione e Prevenzione, Giorgio Luzzari che ha il compito e la responsabilità di tenere monitorati periodicamente tutti i dati sulle emissioni, a capo di un laboratorio interno per le analisi. Per i controlli specialistici esistono poi una serie di laboratori esterni che intervengono volta per volta, a seconda delle esigenze. I controlli che la legge stabilisce debbano essere fatti con cadenza semestrale, vengono effettuati ogni tre mesi. A questo si aggiunge la verifica settimanale degli addetti alla manutenzione meccanica, che, controllando l’efficienza degli impianti, registrano tutti gli esiti dei controlli. Questi dati, che permettono il controllo più immediato, servono poi come base per i raffronti con le analisi specialistiche. Per queste Isp si rivolge a laboratori esterni specializzati e cer- L’ 16 tificati come Lac di Cremona, S.O.P.R.A. di Milano, Sanitas di Brescia, Studio Trussi e Scarpa di Milano e Sial di Torino. Questa serie di controlli, che avviene per autodisciplina, viene poi completata da un controllo esterno condotto dall’A.R.P.A., l’agenzia regionale prevenzione ambiente. Ma ecco, nello specifico, tutti i controlli che vengono fatti: Controlli delle emissioni in aria: esistono monitoraggi in continuo della qualità dell’aria tramite tre stazioni fisse posizionate intorno allo stabilimento. Tutti i camini sono debitamente filtrati e, grazie ai dati di rilevamento delle stazioni di monitoraggio (in tutto e per tutto uguali a quelle che sono disseminate nelle città) si tiene controllato lo stato delle polveri nell’aria. In questo modo viene anche controllato il traffico dei camion che vengono allo stabilimento a caricare. Esistono poi due controlli globali all’anno dell’Agenzia Regionale Protezione e Ambiente che certifica lo stato dell’aria nelle vicinanze dello stabilimento. Scarichi in acqua: tutte le acque di processo vengono depurate e rimesse in circolo. Le eccedenze, dopo essere state depurate, vengono controllate e scaricate nel canale Malazzina. I residui industriali ed i fanghi prodotti vengono poi smaltiti secondo le norme fissate dalla legge. Il controllo si estende anche sulle ditte che si occupano dello smaltimento dei residui: si controlla l’acquirente, le sue autorizzazioni e che il prezzo dell’acquisto sia conforme alle medie del mercato. Il tutto è regolato dal decreto Ronchi sui rifiuti, sui rifiuti pericolosi e sui rifiuti d’imballaggio (Dlgs 22/’97). Piano ISP le leggi ambientali vengano rispettate risorsa del futuro Rumore: l’ultima verifica è stata effettuata alla partenza del nuovo impianto di zincatura, per vedere se la nuova struttura avrebbe alterato la situazione esistente. Poi esistono controlli periodici sugli impianti, visto che, invecchiando, rischiano di divenire più rumorosi. Il problema del rumore è regolamentato da un piano comunale per il rumore che fissa delle soglie massime per le diverse zone del comune. Una zona industriale deve stare sotto standard più elevati di quanto non accada per il centro storico. Dopo l’incidente al forno di alcuni mesi fa è poi stata raddoppiata l’insonorizzazione del forno fusorio. Controllo della radioattività: viene controllato da portali La sfida della certificazione ambientale L’obiettivo dei Sistemi di Gestione Ambientale è quello di identificare i principali aspetti ambientali dell’azienda, di tenerli sotto controllo e di coordinare tutte le attività con impatto ambientale. I problemi ambientali diventano in questo modo parte integrante della gestione aziendale. Raggiungere la certificazione secondo la Norma UNI EN ISO 14001 significa: • ridurre i costi connessi agli aspetti ambientali • ridurre i rischi ambientali • risolvere la gestione degli adempimenti normativi ambientali obbligatori • migliorare la competitività • migliorare l’immagine aziendale. L’obiettivo consiste nel creare un concetto di qualità appositamente studiati tutto il rottame che viene acquistato per essere fuso, onde evitare l’ingresso di materiale che sia stato a contatto con fonti radioattive. Esistono poi controlli ulteriori sul prodotto finito. “Le procedure aziendali – afferma Giorgio Luzzari, responsabile per ISP del servizio di Protezione e Prevenzione – sono più restrittive di quelle imposte dalla legge. E’ una scelta precisa del nostro Gruppo: siamo noi i primi a volere che i controlli siano particolarmente severi, proprio per garantire a noi per primi, che lavoriamo nello stabilimento e viviamo poco distante, una buona qualità dell’ambiente che ci circonda”. integrato che introduca il miglioramento delle attività aziendali anche negli ambii della tutela dell’ambiente, sicurezza ed igiene del lavoro attraverso: • utilizzo di potenziali di risparmio di energia e materie prime • efficienza interna e motivazione degli addetti • riduzione dei rischi di incidente • maggiore certezza del diritto • vantaggi competitivi “Tutto il Gruppo – afferma il responsabile del servizio di Protezione e Prevenzione di Isp, Giorgio Luzzari – si sta dotando della certificazione ambientale. E’ uno sforzo considerevole che comunque andrà a premiare il comportamento sempre trasparente delle nostre produzioni”. 17 CSS Primo Storie d’acciaio, ecco l’A42AP in dall’inizio della sua attività, era il 1992, la forza vendite del CSS ha sempre saputo opportunamente sfruttare tutto l’enorme potenziale tecnologico scaturito dall’innovativo impianto ISP di Cremona. L’inflazionato mercato dell’acciaio comune, ormai eroso dalla sempre più pressante presenza extraeuropea, consigliava l’individuazione di nuovi spazi in cui l’impiego di acciai qualitativamente superiori potesse produrre il duplice effetto di arginare l’aggressione extracomunitaria e offrire contemporaneamente un beneficio economico soddisfacente. “L’acciaio che per primo entrò a far parte delle vendite di qualità - afferma Enzo Galli del CSS -, e di cui mi attribuisco la paternità per la proposta della colata prototipo, era destinato alla costruzione di recipienti a pressione e, nel caso specifico, a quella di serbatoi per aria compressa”. L’A42AP, questo il nome del prodotto siderurgico, fu messo in circolazione nel sistema produttivo dell’ISP che lo metabolizzò bene immediatamente. “I giudizi positivi non si fecero attendere - prosegue Galli - e le due aziende leader di settore (la Baglioni, proprietaria dei marchi Air Com, Eure, CSC, Siap, e la S.E.A.), alle quali decidemmo di far testare il nostro prodotto, convogliarono subito parte dei loro fabbisogni sulla nostra società. Le diffidenze, che a quei tempi volevano il CSS non ancora all’altezza di altri più famosi e quotati centri servizi, furono presto spazzate via e le vendite del nostro A42AP presero nel frattempo la strada del nord-est, F 18 patria di serbatoisti per definizione”. L’acciaio A42AP si caratterizza per limiti analitici che prescrivono basse “impurezze” e per una serie di prove, oltre a quelle routinarie, come la piega, la resilienza a bassa temperatura e il calcolo del limite d’elasticità convenzionale, che sono tipiche dei materiali destinati ad essere impiegati, dopo stampaggio e saldatura, in apparecchi che implicano una elevata garanzia di sicurezza. Un accenno merita la descrizione della destinazione finale di questi recipienti, meglio conosciuti come serbatoi, e costruiti con l’acciaio A42AP: • l’impiego maggiore è rappresentato come riserve d’aria compressa per l’industria, senza tralasciare il non meno importante ruolo che il serbatoio ricopre come recipiente per lo stivaggio di gas liquidi o compressi; • sui veicoli industriali sono parte integrante dell’impianto frenante e delle autoclavi sono il polmone; • in agricoltura sono spesso montati su veicoli al servizio di nebulizzatori per l’irrorazione di concimi e antiparassitari liquidi; • negli impieghi speciali servono per la separazione aria/olio nei compressori a vite; • nell’hobbystica, infine, vengono montati sui piccoli elettrocompressori ed utensili dove è richiesta l’erogazione d’aria. Non è troppo ottimistico affermare che questo acciaio, come altri di qualità, non rischia per ora l’estinzione sopraffatto dai prodotti provenienti dai paesi extracomunitari, che sono ancora lontani dal raggiungere un livello di qualità preoccupante. Piano Fondazione Arvedi Buschini Una grande opera di conservazione per un gioiello del Rinascimento cremonese Santa Rita, procede il grande restauro U n piccolo scrigno di grande bellezza, a due passi da Palazzo Cittanova a Cremona, la Chiesa delle Sante Margherita e Pelagia (ribattezzata Santa Rita dai numerosi fedeli devoti a questa Santa) è una delle chiese cremonesi che più ha subito, negli anni, l’assalto del tempo. Nota per la sua storia e per le opere d’arte che ospita, la chiesa fu voluta e pensata dal Vescovo umanista cremonese Marco Gerolamo Vida il quale cercò, con questo progetto, di realizzare la sua idea dell’armonia come via privilegiata per comprendere ed avvicinarsi alla perfezione di Dio. Il progetto esecutivo della Chiesa e la responsabilità delle decorazioni pittoriche furono affidati ad uno dei più grandi artisti attivi in quegli anni nel nordItalia, il cremonese Giulio Campi, a cui si deve, in particolare, l’importante ciclo pittorico che impreziosisce l’interno dell’edificio sacro. La chiesa, che rappresenta dunque uno dei più preziosi esempi della cultura e dell’arte del Cinquecento, è da qualche anno sottoposta ad una importante operazione di restauro coordinata dalla Fondazione Il concerto di Natale E’ una consuetudine che accompagna i cremonesi da anni e che rende più importante l’attesa delle festività natalizie. Stiamo parlando del concerto di Natale organizzato dalla Cappella Musicale della Cattedrale di Cremona con il supporto della Fondazione Arvedi Buschini. L’appuntamento è in Cattedrale domenica 21 dicembre 2003 Arvedi Buschini. Il restauro ha riguardato dapprima l’aspetto strutturale in quanto la zona retroabsidale stava letteralmente cadendo a pezzi. Attualmente si sta cercando di risolvere il problema dell’umidità che affligge la chiesa e che pregiudica la conservazione delle splendide superfici affrescate che risultano oggi quasi completamente illeggibili. Proprio per l’importanza storica degli affreschi e per la loro indubbia qualità e bellezza, l’incarico del recupero dei dipinti è stato affidato nientemeno che al professor Gianluigi Colalucci, una vera e propria autorità in materia, tra l’altro responsabile del restauro della Cappella Sistina a Roma. Così, mentre a Cremona si sta lavorando per risanare l’edificio preparando il terreno per la successiva fase di recupero delle superfici pittoriche affrescate, nel frattempo i sei affreschi che erano stati malamente strappati all’inizio del Novecento e le dodici statue raffiguranti gli apostoli sono stati trasferiti a Roma nel laboratorio dello stesso professor Colalucci che ne segue personalmente il restauro. alle ore 21. Il programma prevede il Recar con obligo di cantare la quinta parte senza toccarla tratta dai Fiori Musicali, Messa della Madonna di Girolamo Frescobaldi (1583 – 1643). Seguirà il canto gregoriano Magnis prophetae vocibus, inno del tempo di Avvento. L’Ave Maris stella, sempre di Frescobaldi chiude la prima parte. In seguito verrà eseguita la Messa in la bemolle maggio- re, D678 per soli, coro e orchestra di Franz Schubert (1797 – 1828). Oltre alla Cappella Musicale della Cattedrale di Cremona all’Orchestra Città di Cremona, sotto la direzione di Fulvio Rampi, si esibiranno il soprano Madia Vezzù, il contralto giorgia Bertagni, il tenore Luca Gheller e il basso Nicolò Rigano, accompagnati all’organo da Marco Ruggeri. 19 Maestri del Lavoro/4 Una vita nelle aziende del Gruppo, ed ora vive all’interno dello stabilimento Ata Persone ome una sentinella sulla tolda di una nave, chi segue la portineria di uno stabilimento ha sotto gli occhi, giorno dopo giorno, tutto il movimento delle persone che entrano e che escono. Vede persone, camion, macchine entrare e uscire, ne segue i movimenti fino alla sera, quando il ritmo fisiologicamente rallenta, pur non fermandosi mai. Ed è proprio una vita da sentinella quella che Vittorio Triglia, maestro del lavoro ed ora pensionato, ha trascorso nelle aziende del Gruppo. Ora è a riposo dal lavoro, ma ha deciso di non allontanarsi dalla vita della azienda: vive infatti in una casa nel cuore dello stabilimento Ata, si occupa delle aree verdi dello stabilimento e continua la sua vita di sempre. Ha visto l’azienda crescere, modificarsi, ha cono- C Vittorio Triglia, la sentinella del Gruppo sciuto centinaia di persona, che si sono avvicendate negli anni e ne ricorda i nomi e le facce, come capita ai professori più attenti alla fine di una lunga carriera. Il suo legame con il Gruppo è innanzitutto il legame con il Presidente. E’ del Cavaliere il volto che ha visto costantemente in questi trentacinque anni, ed al quale è più affezionato. “Ho cominciato a lavorare all’Ilta di Robecco d’Oglio nel 1968. Venivo da Pontevico, appena di là dall’Oglio. La mia non era certo una famiglia agiata, i miei genitori non erano milionari e ci capitava di cambiare spesso casa. Venni a sapere, nel 1973, che si stava cercando un custode per il nuovo stabilimento Ata che stava nascendo in riva al canale. Mi sono proposto e sono stato preso. Ho iniziato a vivere nello stabilimento fin da allora. Sono andato in pensione nel 1993 ma ho continuato a restare qui al mio posto. Il presidente è stato gentile e mi ha chiesto se volevo continuare a curare il giardino e così sono rimasto. Certo, vivere in uno stabilimento non è stato facile, almeno agli inizi. Di notte mi svegliavo perché sentivo dei rumori ed avevo paura che stesse succedendo qualcosa di strano. Poi mi sono abituato ed adesso ho una vita più normale”. In tanti anni i ricordi si moltiplicano nel racconto, e si disegna una vita trascorsa in simbiosi con lo stabilimento, giorno e notte, mese dopo mese. “Mi piace dire che 20 non ho ricordi particolari, perché sono tutti importanti. Ho passato la mia vita qui, ho visto passare tanta gente. Quando sono andato in pensione continuavo ad essere legatissimo alla mia vita lavorativa. Per tutta la vita me ne andavo in vacanza per due giorni ma poi dovevo tornare, vedere come andavano le cose, seguire tutto. Ho visto gli stabilimenti crescere, ho seguito molti lavori di ampliamento ed ho girato per tutte le aziende del Gruppo. Sembra strano da raccontare ora ma un tempo, se c’erano urgenze come documenti importanti da portare ad un azienda, prendevo la macchina e partivo. Poi è arrivato il fax ed il modo di lavorare è cambiato”. Il lavoro ha portato con sé molte soddisfazioni. “Sono sempre stato grato al Presidente e lui mi ha sempre trattato con grande considerazione. Ai vent’anni di lavoro mi ha festeggiato con un bel piatto d’argento e poi mi ha proposto come Maestro del Lavoro, un riconoscimento di grande importanza. Sono stato il primo di tutto il Gruppo a ricevere questa onoreficenza e ne sono felice. Poi ora, con l’Alpa, ho sempre l’occasione di rimanere in contatto con gli altri e ho la possibilità di fare belle gite, certo non come quando andai a Mosca, mandato dal Cavaliere, ad accompagnare un gruppo di dirigenti del Gruppo...” ed i ricordi riprendono il loro corso. & Fatti Alpa In gita a San Benedetto Po l’ultimo giorno del mese di maggio, la frescura solita del mattino di una luminosa giornata non riesce a celare del tutto il velo d’afa che incombe. Da poco sono passate le 6 e trenta ma sul piazzale antistante l’I.S.P., con un musicale e sommesso brusio, una nutrita folla si accalca per tempo nell’attesa di consumare l’evento a lungo atteso; gli amici di sempre si cercano, si trovano e formano già i primi affiatati gruppetti. E’ sorprendente la precisa puntualità di questa gente: sembra non avere mai dimenticato l’impegno della timbratura di un cartellino che ha caratterizzato tutta una vita. Ben presto la fotografia di Cremona si allontana, perdendosi oltre gli azzurrati vetri dei pullman, che dopo poco più di un’ora ci “depositano” sulla sponda emiliana del Po, a Boretto. Sarebbe interessante una visita alle vicine località che videro le vicende di cui furono protagonisti Don Camillo e Peppone, ma la nostra barca ci attende impaziente, con la prua già rivolta a seguire il corso del fiume. In realtà la “barca” che ci accoglie, la River Queen, è una signora motonave; gli spazi sono abbastanza ampi sia sottocoperta che sul ponte: ce n’è per tutti i gusti. Il percorso sul Grande Fiume è di grande fascino per la bellezza un po’ selvaggia degli ambienti che si attraversano: ai nostri occhi il corso d’acqua si perde all’infinito e la secca del periodo amplifica a dismisura le dunose sponde come grandi spiagge sabbiose che imprigionano grossi tronchi, provenienti chissà da dove, trascinati dalle precedenti piene. Man mano che si risale il fiume e i nostri discorsi si intrecciano in ricordi, la forza del sole si fa sentire e la temperatura è, a tratti, rovente; anche gli uccelli che solitamente convivono con l’ambiente sono molto rari. Non guasta e non toglie euforia la piccola avventura che ci sorprende quando la piatta chiglia della nave striscia contro il basso fondale del letto del fiume in magra: ognuno di noi avrebbe qualche suggerimento opportuno, ma fortunatamente il capitano della River Queen non pare averne bisogno e tutto si risolve nel migliore dei modi. Fatta salva qualche piccola preoccupazione da parte delle signore, non ci toglie l’appetito l’ulteriore diversivo che godiamo quando, giunti in prossimità del ristorante a San Benedetto Po, veniamo fatti sbarcare solo dopo che una draga ha aperto una sabbiosa via di collegamento tra la sponda d’attracco e il corso d’acqua che si è allonta- E’ nato da essa. Il pranzo sociale è consumato nell’accogliente e tipico ristorante “Al Capitano”. Si tratta di un rituale importante perché concentra in sé il piacere della buona tavola e il gusto di una spensierata e amichevole chiacchierata di amici ritrovati. Se le apparenze non ingannano, si può affermare che il connubio è stato perfetto e ha lasciato soddisfatti anche i più polemici. Dopo il meritato relax, riprendiamo il nostro viaggio; ben presto abbandoniamo il desolato, ma non per questo meno interessante, spettacolo del Grande Fiume, per risalire il Mincio. E’ curioso sentire gli interessati commenti, anche un po’ timorosi, delle signore, quando, mediante un sistema di chiuse, veniamo sollevati per numerosi metri per raggiungere il livello dell’affluente. Lo spettacolo della natura cambia ora rapidamente, le brulle sponde diventano verdi e rigogliose: le acque del Mincio sembrano di un colore più cristallino e la fauna diventa immediatamente più ricca e vivace. Il tramonto non è ancora iniziato quando la nostra imbarcazione attraversa le chete acque dei laghi di Mantova, a tratti ricoperte come da un abito di festa, da meravigliose ninfee in fioritura. Lo spettacolo, meritevole dei più importanti teatri, è completeto dal panorama rappresentato dai torruti castelli e dai meravigliosi palazzi che la storica città virgiliana mette in bella mostra. E’ questa la meravigliosa e spettacolare cartolina che simbolicamente inviamo a noi stessi quando, con un piccolo senso di mestizia e nostalgia, ci rendiamo conto che la nostra gita sta per avere fine. Alfonso Sala 21 Persone Gara di pesca, grande successo delle Rsu Primo maggio 2003 Il mattatore della giornata è stato Giuseppe Tolomini dell’Isp na giornata al sole, con l’intento di trascorrere la festa del lavoro in compagnia. Con questo spirito le Rappresentanza sindacali unitarie di Ata, Ilta Inox e Isp hanno organizzato anche quest’anno la Gara di Pesca presso il laghetto Oasi di Zibello, in provincia di Parma. E’ la terza edizione di questa giornata, che il primo anno era partita dall’Ata per poi allargarsi gradualmente all’Isp, fino ad arrivare all’edizione di quest’anno alla quale hanno partecipato oltre ad Ata e Isp anche l’Ilta di Robecco e l’Alpa. La giornata è cominciata alle 7 e 30 quando sono stati estratti i posti gara: la competizione vera e propria ha avuto inizio mezz’ora dopo. Schierati ai bordi del laghetto 26 partecipanti, già dai primi lanci di lenza si poteva intuire che, pur nello spirito d’amicizia, serpeggiava un U I secondi classificati di settore: Roberto Gerevini (Isp) e Arno Bianchi (Isp) state chiamate tre miss d’eccezione. Terminato poi il pranzo è stata allestita anche una lotteria a premi e la giornata è proseguita in compagnia fino al tardo pomeriggio. “Un sentito ringraziamento – afferma Giacomino Casarotti, del comitato organizzatore – va al Cavalier Arvedi ed anche alla ditta Argenta Vending, alle organizzazioni sindacali di categoria, a tutti quanti hanno collaborato per la riuscita della festa del primo maggio. Un plauso poi alla Rsu Isp, Ata e Ilta ed all’Alpa, promotori dell’iniziativa”. Il successo della giornata fa pensare che la manifestazione sarà ripetuta il prossimo anno, con un numero sempre crescente di partecipanti. 22 I primi classificati di settore: Giuseppe Mondani (Ata) ed il vincitore assoluto Giuseppe Tolomini filo di rivalità. Alle 9 e 30 è stata fatta una pausa per uno spuntino ed il cambio del posto di gara. Alle 11 e 30 la gara è finita, si è passati alle premiazioni ed all’atteso pranzo. Mattatore della gara è stato Giuseppe Tolomini dell’Isp che si è aggiudicato il primo premio assoluto e la coppa del Trofeo Arvedi. Tolomini ha vinto anche uns medaglia d’oro come primo di settore e una coppa per avere preso il pesce più grande. E’ stato propro uno storione di ben 7,1 kg a consentirgli di creare un distacco incolmabile fra lui e gli altri concorrenti. Gli altri premi sono andati a Roberto Gerevini (Isp), Giuseppe Mondani (Ata), Arno Bianchini (Isp), Giuseppe Bertolotti (Ata), Achille Soldi (Ata), Serafino Vidali e Joele Quarantotto. A distribuire i premi erano I terzi classificati di settore: Giuseppe Bertolotti (Ata) e Achille Soldi (Ata) & Fatti Trofeo internazionale Arvedi Vince in volata il russo Yury Ivanov al tremine di 180 km di corsa Circuito del Porto, un successo su due ruote ra il lontano 1966 e un gruppo di amanti del ciclismo, con l’intento di coinvolgere il paese di Cavatigozzi, da sempre legato a grandi figure del ciclismo cremonese. Nacque così il Circuito del Porto, organizzato dal Club Ciclistico Cremonese 1891. Alla prima edizione della gara dilettantistica partirono in cento e solo 18 riuscirono a tagliare il traguardo. Le strade erano ancora sterrate e forare una gomma durante la gara era una consuetudine, il primo campione Mauro Landini fu obbligato a cambiare due volte la gomma prima di arrivare alla fine. Negli anni le cose cambiarono piano piano, la strada venne asfaltata e la gara crebbe divenendo prima nazionale e poi internazionale. Fra i campioni che si sono cimentati con il Circuito del Porto, Beppe Saronni, Gianni Bugno e Claudio Chiappucci. Quast’anno la trentasettesima edizione del Circuito del Porto – trofeo Arvedi si è tenuta domenica 4 maggio ed ha visto trionfare il russo Jury Ivanov, che si è imposto, dopo una durissima volata, su Alessandro Ballan e l’ucraino Ruslan Pidgornyy. Il russo ha coperto i 180 km di tracciato in poco più di 3 ore e 50, procedendo ad una velocità media di poco superiore ai E 46,4 km/h. La gara, che ha seguito l’anello consueto che va da piazza Stadivari fino a Cavatigozzi e ritorni, su un tracciato di quindici km, che è stato ripetuto per dodici volte dai partecipanti. La giornata è stata calda, con il sole molto forte a scaldare l’asfalto, ma non sembra che ciò sia pesato più di tanto ai corridori che hanno fatto l’andatura. Alla partenza i corridori che si sono alzati sui pedali sono stati 178, in rappresentanza di 28 società e provenienti da tutto il mondo. La manifestazione è stata poi seguita da un folto pubblico che si accalcava lungo la strada a tifare per i propri beniamini, mostrando la passione e l’amore che uno sport duro e selettivo come il ciclismo riesce a suscitare in tutti. Nel commentare la gara di quest’anno il presidente del Club Ciclistico Cremonese 1891 ha tenuto a ringrazioare “tutti quanti hanno collaborato e, in particolare, il Cav. Giovanni Arvedi che, affiancandoci nell’organizzazione dalla scorsa edizione, ha reso possibile il nuovo ciclo della manifestazione che coinvolge in modo diretto la città di Cremona”. In ricordo di Nino Gaoni Nino Luigi Gaoni è mancato il 13 settembre 2003 a causa di un incidente stradale. Era nato il primo di maggio 1966 a Pizzighettone ed abitava con la moglie ed un figlio a Cavacurta, in provincia di Lodi. Aveva iniziato a lavorare nell’acciaieria dell’Ata il 2 novembre 1987 e il primo gennaio del 1992 era passato in Isp. I colleghi e gli amici lo ricordano come un grande lavoratore e un uomo generoso e aperto agli altri. E’ deceduto mentre si allenava con la sua bicicletta da corsa, grande passione che lo occupava nel tempo libero. Tutto il Gruppo è vicino alla famiglia in un abbraccio affettuoso. 23 La fisarmonica di Mauro Sudati Nel 1863 un pellegrino austriaco con un misterioso “pacco sonoro”, di ritorno da Loreto si ferma nel casolare di un contadino a Castelfidardo, Paolo Soprani, il quale, già appassionato di musica, s’innamora dello strumento; lo smonta, ne studia i congeni, le dimensioni, le voci, e ne trae il capostipite della fisarmonica italiana. E’ questo strumento, che riunisce in sè una piccola orchestra, che fin da bambino affascina Mauro Sudati, 31 anni, dipendente dell’Isp. Una passione strana, insolita per un giovane: lo strumento richiama infatti un passato fatto di feste popolari e di musica in cascina. Non ha nulla di elettrico, anzi, richiede applicazione, sacrificio e dedizione. “Al principio mi sembrava strano passare le ore a studiare fisarmonica mentre i miei coetanei giocavano, ma la passione era forte. Prendevo lezioni private a Pizzighettone, dove vivevo, e poi continuavo a studiare. Non è uno strumento facile, richiede l’applicazione del violino: un conto è fare ‘dei rumori’, altro infatti è fare musica”. Una volta conosciutine i segreti, la fisarmonica diventa uno strumento di grande versatilità. “Molti pensano sia una cosa ‘da vecchi’, ma così non è. Se ben utilizzato può eseguire anche brani di musica classica”. Ora il lavoro ha rallentato i ritmi di studio, ma la passione per la musica non ha certo abbandonato Mauro Sudarti. Il grande blues dell’Arinox e il Blues fosse solo testimonianza, sarebbe già morto”: è questo il principio che ispira Luigi Di Lorenzo (Dillo per gli amici) e la sua band, gli “Hot Bibins”un complesso che ha fatto del Blues il suo credo musicale. Certo, anche rivisitazione e testimonianza fanno parte del repertorio, ma produzione e ricerca di nuovi sounds sono il centro dell’attività del gruppo, che è il frutto della passione per questa musica. Produzione e nuove sonorità che sono testimoniate dal loro ultimo CD Good Fellow, nel quale su undici brani ben dieci sono stati scritti da due dei componenti la band, il nostro Luigi (musica e testi) e Renato Scognamiglio (musica). Estroverso e allegro, Dillo riesce a conciliare l’intensa attività musicale e culturale con il lavoro in Arinox, allo slitter “Nobs”, dove sembra trasferire l’impegno e lo spirito delle session musicali, dove ciascuno è impegnato a dare il meglio di sé. Non dobbiamo infatti dimenticare che oltre all’attività come musicista Luigi è attivamente impegnato in altre attività sociali e culturali: è infatti uno dei promotori e animatori del Festival del Blues di Sestri Levante, manifestazione di risonanza nazionale. L’attività e la produzione musicale della band di Dillo non è passata inosservata nel “S Arvedinforma Notiziario di informazione del Gruppo Arvedi Direttore Federico Mazzolari Coordinamento editoriale Guido Bosticco per Epoché 24 Segreteria di redazione Samantha Bartolametti Fotografie Mino Boiocchi Art Photo Stampa Arti Grafiche Persico Hanno collaborato: mondo della musica, ecco cosa dicono di loro i critici musicali delle più importanti riviste del settore: Paolo De Bernardin (Musica) “…il chitarrista Renato Scognamiglio, il bassista Luigi “Dillo” Di Lorenzo e il batterista Andrea Costanzo, tre musicisti di Sestri Levante che hanno fondato sulla comune passione per il blues elettrico un sodalizio artistico compatto e inattaccabile”. Anche Roberto Rossi, sulla Stampa di Torino, in occasione del terzo “Torino Blues Festival” scrive: “Convocazione più che meritata per gli Hot Bibins, l’energica band di Sestri Levante da poco tornata agli onori della cronaca per l’uscita dell’ottimo Good Fellow. Una musicalità agile e vibrante, sempre in bilico tra Soul e Blues. tra modernità e rispetto per la tradizione...”. Il nostro Dillo e la sua band non sono certo rimasti a respirare solo l’aria della riviera nella loro carriera. Suonando per tutte le manifestazioni e i festival Blues hanno portato in giro per l’Italia quelle sonorità ben note agli appassionati. Vanno senz’altro ricordate infatti la loro partecipazione al Bordighera Jazz Festival; Torino Blues Festival; Tiferno Blues Festival (Citta di Castello); Delta Blues Rovigo; Narcau Blues Festival (Cagliari); Ravenna Blues Festival ; Makallè Blues Festival (Alessandria), solo per citarne qualcuno. Teodoro Bianchi, Daniela Cavitelli, Enzo Galli, Rossano Grazioli, Fabrizio Lonardi, Giorgio Luzzari, Alberto Montepagano, Giulia Parchi, Pierluigi Pegorari, Claudio Resemini, Paolo Rodiani, Alfonso Sala, Mario Vergna Finarvedi P.zza Lodi 7 26100 Cremona Tel. 037253521 Fax 0372535229 Internet: www.arvedi.it Email: [email protected]