Scarica PDF

Transcript

Scarica PDF
Arvedi
informa
ARINOX
Notiziario di informazione del Gruppo Arvedi
N.13
-
I N V E R N O
2 0 0 3
I primi capannoni dell’Ilta, 1965
ATA
CSS
ILTA INOX
I.S.P.
Il valore della storia
I quarant’anni di Ilta e i trenta di Ata
“Non abbiate paura cari figli, questo non è un mondo vecchio che si conclude, è un mondo nuovo che ha inizio, una
nuova aurora sembra sorgere nel cielo della storia”. Così
il Santo Padre si rivolgeva ai giovani riuniti a Fatima e così
con voi mi fa piacere ricordare il lavoro fatto insieme,
quello che abbiamo in corso e soprattutto i programmi
che abbiamo nei nostri pensieri. Programmi di sviluppo
per ora in attesa, ma costantemente aggiornati attraverso una continua attività di analisi, di verifica, di comparazione, di valutazione di convenienza, prima di poter diventare realtà, una realtà che voi, miei collaboratori tutti, so
che conoscete bene.
Un rapporto di lavoro che dura da 40 anni con Ilta, 30
anni con ATA, che con soddisfazione insieme festeggiamo, 17 anni con Arinox, 15 anni con ISP, C.S.S. per non
parlare della più anziana Via Rosario. Terreni, capannoni,
macchine: siamo partiti sempre da un campo verde,
insieme abbiamo accettato la sfida, insieme abbiamo
costruito, anno dopo anno, pietra dopo pietra, prova dopo
prova, discussione dopo discussione, le nostre realtà.
Insieme abbiamo formato un’impresa, insieme abbiamo
sconfitto a Robecco d’Oglio “l’area depressa”, insieme
abbiamo collaborato e dato, con il nostro lavoro, a ognuno di noi, la dignità, il rispetto, la professionalità, la soddisfazione, l’orgoglio di appartenere a una impresa in cui
i valori dell’uomo e delle sue straordinarie capacità e
talenti sono riconosciuti, apprezzati e stimati prima di
tutto: i risultati vengono di conseguenza e sono il giusto
compenso, talvolta non facile da raggiungere.
Che cosa rimane in me di forte, di sentito, di gratificante, di stimolante, dopo tanti anni di lavoro e tante esperienze ed emozioni vissute insieme? Non certo i terreni, i
capannoni, le macchine; quello da cui mi è impossibile
separarmi, e di cui vi sono sentitamente grato, è la consapevolezza e il profondo convincimento che la qualità, la
professionalità del vostro lavoro sono ispirati e sorretti da
una partecipazione convinta e profonda che dà sicurezza
a voi e forza all’impresa per cui lavorate.
Tutto questo si avverte nel nostro quotidiano operare, è
parte della qualità del nostro rapporto e del nostro impegno nei confronti della nostra impresa. Questo non si crea
dal giorno alla notte ma è la somma di piccoli e tanti epi-
2
sodi che fanno, nel tempo, un legame solido, vivo, vivificante fra voi e fra noi, che alla fine si chiama: stima reciproca, fiducia nelle nostre idee, fiducia nel nostro futuro.
Su queste basi noi lavoriamo e continueremo a lavorare;
e con soddisfazione ci ricorderemo delle difficoltà superate, delle sfide che abbiamo affrontato e, forti della
nostra umiltà ed esperienza, saremo pronti, preparati per
affrontare le sfide che ancora ci attendono.
Quale dono ci poteva venire più gradito di quello che la
“buona sorte” proprio ci offre? La realizzazione di un
impegno forte e sentito da tutti in modo imprescindibile:
la Finarvedi è ritornata al 100% cremonese.
Ciò implica ancora maggiori responsabilità, maggiore
impegno e rinnovate energie, ma quando si condividono
gli stessi valori, gli stessi obiettivi, tutto diviene più ragionevole, giustificabile e appagante.
Non dobbiamo abbandonarci alle cose più facili, ma con
il necessario buonsenso, con pazienza ed esperienza
affronteremo il futuro insieme, ognuno nel limite delle
proprie responsabilità e capacità, e forti della convinzione
nelle nostre idee e nei nostri obiettivi. Ai giovani che lavorano con noi e sapranno fare meglio di noi siamo impegnati a dare il buon esempio e la convinzione, con la qualità dei fatti, che le buone idee si sviluppano e rimangono nel tempo: questo solo è il patrimonio che ha un vero
valore.
Buon lavoro a tutti e un sentito ringraziamento a voi e alle
vostre famiglie per avere creduto e collaborato allo sviluppo del Gruppo Arvedi.
Il Santo Natale è prossimo, una nuova vita sta per nascere, per venire fra noi ad offrirci il suo aiuto e a offrirci il
dono della fede: la più grande forza della nostra vita.
Ilta e Ata
due anniversari da non dimenticare
ra il 30 luglio del 1963, quarant’anni fa. E’ l’anno in cui si
fanno i primo esperimenti con la trasmissione televisiva a
colori, si progetta il Centro Siderurgico di Taranto e l’Alfa
Romeo di Napoli. A gennaio è entrata in
funzione la prima centrale elettronucleare
di Latina e si progettano quella di Trino
Vercellese e del Garigliano. L’Italia sta
vedendo i frutti del suo boom economico
divenire maturi. La ferma militare è stata da
poco ridotta da 18 a 15 mesi, occorre più
manodopera e le città industriali continuano a crescere; nascono le grandi periferie.
E’ l’anno dell’enciclica Pacem in terris,
della morte del ‘papa buono’ Giovanni XIII
e dell’elezione al soglio, il 21 giugno, dell’arcivescovo di Milano Montini, che prende
il nome di Paolo VI. E’ anche l’anno tragico
del Vajont e dell’assassinio di John
Fitzgerald Kennedy.
Nel Nord Italia ogni famiglia ha, in media,
in scadenza due cambiali al mese e oltre il
70% fa la spesa alimentare con i ‘libretti’ a credito presso i negozianti: il pagamento a rate è la normalità.
L’Italia produce 1.105.000 automobili e 75.000 fra camion e trattori; un impiegato guadagna 60 mila lire al mese e una Fiat 500
costa 450 mila lire. La Lancia Appia costa 1.275.000 e la
Mercedes 300 ben 6.850.000. Un litro di benzina super si paga
120 lire, un televisore 180 mila. La televistione sta prendendo
piede nelle case, gli abbonati alla Rai nel 1963 raggiungono le
E
4.284.889 unità.
In questo contesto, il 30 luglio 1963, il giornale La Provincia di
Cremona annuncia: “… siamo in grado di affermare che i
contatti allacciati con la ditta Arvedi di
Cremona per la realizzazione in Robecco
di una ‘succursale’ per la fabbricazione
di tubi di ferro hanno delle ottime probabilità di entrare felicemente in porto. Il
Sindaco di Robecco ed i suoi collaboratori hanno condotto le trattative con una
capacità precisa e signorile. La ‘succursale’ in oggetto verrà ospitata nello stabile
di proprietà del signor Salvatore Vitali”.
In un altro articolo il corrispondente da
Robecco ricorda i pregi di un paese in difficoltà, “attraversato dall’importante strada
statale Cremona-Brescia, è al centro di
diversi Comuni rurali ed ha la ferrovia
sul posto. Tra poco passerà vicinissima
l’autostrada Piacenza-Brescia”. Pochi
giorni prima, il 27 giugno, il Rag. Giovanni
Arvedi aveva costituito un’azienda individuale in Via Solferino a
Robecco d’Oglio e l’aveva denominata I.L.T.A., Industria lavorazione tubi acciaio. L’8 agosto il nuovo stabilimento era già in
grado di produrre tubi al carbonio nel vecchio opificio vicino
alla chiesa. In soli due anni la produzione è talmente aumentata
da essere necessario un nuovo stabilimento. Sono i primi mesi
del 1965 e viene annunciata la costruzione di un capannone
sulla Statale 45 bis, poco fuori Robecco in un terreno di 26 mila
La Provincia di Cremona, 1963
3
La Provincia di Cremona, 1965
metri. E’ sempre La Provincia a darne notizia il 23 marzo 1965:
“Le maestranze di un’importante azienda edile hanno iniziato da una quindicina di giorni la costruzione di uno stabilimento che, a far tempo dal prossimo autunno assicurerà
pane e lavoro a una settantina di operai di Robecco d’Oglio e
delle borgate circostanti. A darci la bella notizia è stato il sindaco, cav. Amedeo Pagani. – Lo stabilimento sta sorgendo alla
periferia del paese verso Cremona, su un’area di circa trentamila metri quadrati. Lo realizza l’ILTA, del rag. Giovanni
Arvedi, che si occupa della costruzione di tubi di ferro.
L’azienda si trova a Robecco da due anni in locali d’affitto. La
realizzazione della nuova ed imponente sede permetterà ora
di ampliare in modo determinante la sua attività”. Nasceva
così la nuova ILTA.
La crescita costante del nuovo stabilimento porta all’installazione,
nel 1968, di un impianto di zincatura ed all’ampliamento del
capannone di deposito tubi. Il 21 agosto La Provincia sottolinea:
“… il tubificio ILTA ha posto in funzione il nuovo reparto di
zincatura, che assicura all’opificio un lavoro a ciclo completo, ha permesso l’assorbimento di un nuovo quantitativo di
manodopera ed ha aggiunto altri 3000 metri quadrati coperti
ai 6000 in precedenza occupati dallo stabilimento e dagli
uffici. Fino a qualche tempo fa, la zincatura avveniva a
Verolanuova, in provincia di Brescia. Il complesso del rag.
Arvedi può ora essere considerato il primo in Italia, nel
campo dell’iniziativa privata e nel settore di competenza. La
ILTA produce tubi quadri e rettangolari di acciaio, che servono per le condotte di acqua e gas. … I prodotti usciti dallo
stabilimento di Robecco raggiungono tutti i mercati italiani,
da Palermo a Bolzano, ed interessano i maggiori Paesi del
Mediterraneo. Attualmente vi lavorano 75 operai”. Quella che
era partita come una piccola ‘succursale’ stava divenendo sempre
più una industria in forte espansione. Il 12 maggio 1968 il giornale locale dà una notizia storica “Come abbiamo annunciato,
la nave chiatta di mille tonnellate è giunta felicemente l’altra
notte a Cremona ed ha attraccato, con un carico di 400 tonnellate di rotoli di acciaio, al ‘pennello’ nei pressi delle
Colonie Padane. L’avvenimento (perché di avvenimento si
tratta, in quanto è la prima volta che un carico secco di
4
materiale giunge, via fiume, dal porto di Marghera alla banchina del Po) è stato solennemente festeggiato ieri… Se ieri
mattina la nave chiatta è giunta a Cremona, una volta superate … difficoltà non indifferenti, lo si deve all’iniziativa di
un giovane imprenditore cremonese, un industriale che, rompendo ogni indugio, ha anticipato i tempi ed ha dimostrato,
in pratica, che il Po può offrire innegabili vantaggi. Il rag.
Giovanni Arvedi ha una grossa industria per la lavorazione di
tubi d’acciaio che vengono utilizzati per gli impianti sanitari
e meccanici in genere; egli ha da tempo allacciato rapporti di
fornitura con l’Italisider di Taranto, forniture che venivano
recapitate a Robecco d’Oglio, sede dello stabilimento, tramite
autocarri speciali, naturalmente con costi e spese rilevanti”.
L’articolista, ricordando il risparmio economico e ambientale che
l’utilizzo di mezzi fluviali comportava, chiude così: “Speriamo
ora che l’iniziativa coraggiosa del giovane Arvedi sia un
La Provincia di Cremona, 1968
esempio da imitare e che altri industriali tentino, con altrettano coraggio, l’impresa che non è più una chimera ma una
lampante realtà”. Si era concluso con l’impiego di quattro
uomini il trasporto di un carico che avrebbe richiesto 20 camion
e quaranta autisti. Nel 1969 a Robecco venne costruito un nuovo
impianto per la produzione dei tubi in acciaio inossidabile e l’anno successivo partì la produzione di tubi in acciaio inossidabile
denominata ILTA 70. E’ questo un momento fondamentale per il
Gruppo: il nuovo progetto porterà l’azienda di Robecco ad essere
leader in Italia per gli Inox speciali, un gioiello di avanguardia in
un panorama ancora molto prudente sui ‘nuovi prodotti’. Sulla
base di queste linee ILTA diverrà, negli anni ‘80, il più qualificato
produttore italiano di tubi Inox.
Nasce l’Ata
Il 31 marzo 1971 il quotidiano Il Globo diede una notizia in anteprima: “Una industria metalmeccanica, un tubificio, per essere più precisi, verrà realizzata quanto prima nella tratta del canale navigabile Cremona-Milano, a breve
distanza dal porto interno di
Cremona”. Si parla di 500 nuovi posti
di lavoro in quattro anni, un dato più
che significativo per una città come
Cremona. Sono i primi segnali della
nascita dell’Ata, Giovanni Arvedi sta
creando le premesse per la nuova
società che si costituisce il 16 marzo
1972 con un capitale sociale di 1 milione di lire e con il nome di Tubificio
Arvedi S.p.a.
Nel giro di due mesi il capitale sociale
viene aumentato notevolmente e la
società viene trasformata, iniziano la
costruzione dei capannoni lungo il
canale: è il nucleo iniziale del nascente
stabilimento Ata, concepito come sistema integrato acciaio-tubi. Lo stabilimento comincia a funzionare nel 1973.
E’ un luglio caldo e la produzione di tubi laminati a caldo inizia
con un riduttore a stiramento fornito dalla Danieli.
Contestualmente si costruiscono i capannoni per l’acciaieria.
La prima colata di acciaio avviene il 31 ottobre 1974, due forni
sono della ditta Tagliaferri. Alla fine di quell’anno il capitale
sociale viene aumentato a mezzo miliardo di lire. Nel 1975 la
prima partecipazione alla Mostra convegno di Milano sui termosanitari, una partecipazione che continua fino ad oggi. Gli anni
passano velocemente, le aziende lavorano bene e la qualità dei
prodotti fa breccia nel mercato mondiale. Il capitale sociale continua a crescere, come la produzione.
A Robecco nel 1976 inizia la produzione della Linea G3 inox con
il relativo decapaggio. Nel 1977 inizia la Linea M2 inox e una
nuova linea di saldatura viene istallata nel 1978.
In Ata gli investimenti tecnologici aiutano lo stabilimento a crescere, Cremona diviene centro di avanguardia della siderurgia
italiana. Pochi dati di produzione possono indicarci la crescita di
Ata che parte con una produzione annua, nel 1974, di 25.800
tonnellate e raggiunge, nel 1978, le 93.000. Tre anni dopo, nel
1981, la produzione toccherà quota 129.000.
Nel 1979 viene siglato con la Società BOUS Rohrenwerke – Saar
il contratto di Know-how per moderne
tecniche di metallurgia e conduzione
forno acciaieria. E’ un momento
importante per le Acciaierie Tubificio
Arvedi. La novità dell’affinazione fuori
forno porterà ad un aumento notevole
della produttività dello stabilimento
cremonese che si prepara così ad
affrontare le nuove sfide che arriveranno con gli anni Ottanta.
La Provincia, 1972
Gli anni Ottanta
Il 1980 è un anno campale per la storia italiana: il mondo raggiunge i 4
milardi e mezzo di abitanti ma in Italia
le nascite continuano a calare. E’ l’anno della stagflazione, la fase del ciclo
economico, detta anche inflazione
recessiva, caratterizzata da ristagno e
insieme da una forte inflazione che
arriva anche al 23%. E’ l’anno tragico
della strage alla stazione di Bologna e
5
di Ustica. Il costo della vita continua a crescere, lo stipendio di
un operaio è di circa 350 mila lire al mese, un litro di benzina è
a quota 850, pari al costo di un kg di pane. Nel commercio compare, non senza polemiche, la ricevuta fiscale.
Nonostante le difficoltà della situazione italiana il Gruppo Arvedi
procede nella sua crescita. Il quotidiano Il Giorno del 1 marzo
1980 così lo descrive: “Una fra le più importanti industrie del
Cremonese per dimensione e realizzazione tecnologica è il
Gruppo Arvedi, nato 18 anni fa come ILTA a Robecco d’Oglio.
Oggi il complesso principale ‘Ferriere – Acciaierie – Tubificio’
è sito a Cremona sulle rive del Po ed occupa un’area di
300.000 mq. servita dal canale navigabile Milano-CremonaPo. Il Gruppo impegna 800 persone nei vari campi di attività
ed è un complesso ad alto grado di integrazione. Il processo
produttivo inizia infatti dal minerale di ferro ed attraverso la
bramma e i rotoli di nastro di acciaio giunge ai tubi. A valle
del ciclo produttivo è posta una società di commercio e di
servizio per i clienti. Fanno capo al Gruppo Arvedi quattro
distinte società che operano in attività complementari e sono
situate tutte nel Cremonese”. Queste sono le Ferriere Arvedi &
C., le Acciaierie tubificio Arvedi, I.L.T.A. e Arvedi prodotti siderurgici. L’articolo prosegue così: “Per il 1980 grandi sono gli impegni che si polarizzano verso gli acciai speciali microlegati ad
alto limite di snervamento e verso i tubi per impieghi meccanici e strutturali. Il Gruppo Arvedi può essere definito una
grossa realtà nazionale del settore metallurgico ma ancor più
un’ammirevole realtà cremonese perché realizzato con elevati
livelli di tecnologia proprio dove l’industria metallurgica
pareva destinata a non esistere per la vocazione di Cremona,
ancora oggi zona di grande agricoltura”.
L’internazionalizzazione
E’ del 1980 la presentazione del gruppo in URSS: il 17 ottobre
l’agenzia stampa Novosti dà così la notizia: “Si è tenuto a Mosca
un convegno dedicato all’attività del gruppo industriale italiano Arvedi, che produce annualmente 200.000 tonnellate di
tubi saldati. A giudicare dal gran numero degli specialisti
sovietici e dei rappresentanti dei ministeri, che hanno partecipato a questo convegno organizzato dalla Camera di
Commercio italo-sovietica, esso ha suscitato a Mosca notevole
interesse”. Iniziò da questo momento una proficua collaborazio6
ne con i mercati russi che durò fino agli anni Novanta.
A novembre partiva poi la prima spedizione di materiale in Cina
ed altri ordini raggiungevano gli Stati Uniti. Quello stesso anno
l’ILTA procedeva all’acquisto di oltre 57 mila metri quadri di terreno vicini allo stabilimento per allargarsi ulteriormente.
Nel 1981 questi ordini esteri si facevano più consistenti: tubi
strutturali prendevano la via dell’Unione Sovietica, mentre tubi
A.P.I. per perforazioni petrolifere giungevano in America. In ottobre il Gruppo partecipa a Pechino, in Cina, al Festival del film
industriale italiano con un cortometraggio sul processo produttivo dell’A.T.A. Il Gruppo non dimentica comunque mai la sua
vocazione territoriale. Il legame con Cremona è forte e indiscusso. Nel 1982 Giovanni Arvedi decide di donare alla città di
Cremona il nuovo ingresso della Fiera, l’occasione è il centenario
“della venuta della sua famiglia a Cremona”. La Provincia del
2 aprile 1982 presenta in anteprima questa donazione: “Il nuovo
ingresso dovrebbe costituire un’opera estremamente interessante non solo sotto il profilo funzionale, ma anche sotto
quello estetico; si tratta, infatti, di una costruzione, realizzata principalmente in tubi di ferro, lunga 40 metri ed alta 16,
in grado quindi di ospitare numerose e svariate funzioni… Il
progetto dell’edificio è stato realizzato dall’architetto Renzo
Piano di Genova, famoso per essere uno dei realizzatori del
Centro Pompidou di Parigi…”. Sempre nel 1982 viene inaugurato a Cava Tigozzi il primo lotto del cosiddetto Villaggio Arvedi,
quarantacinque appartamenti per i dipendenti del Gruppo.
Nel 1983, anno complesso anche dal punto di vista sindacale, il
convegno nazionale dell’Associazione Italiana di Metallurgia e
dell’associazione tedesca Vdeh, si tiene presso l’Ata, a riconoscimento della sua presenza nel novero dei produttori di acciaia più
qualificati. In dicembre il Vescovo di Cremona Enrico Assi celebra la messa per i lavoratori nella sala mensa dello stabilimento
cremonese, da poco ampliata per accogliere le maestranze sempre più numerose. Nel 1984 delegazioni di ogni paese visitano
l’Ata, viene completato il rinnovamento del forno e continua ad
aumentare la fornitura di tubi A.P.I. per gli Usa. A questi tubi è
legato un altro record di Ata: l’accredito
A.P.I., American Petroleum Institute, per la
produzione e vendita di tubi per il pozzo
petrolifero, fu ottenuto in tempi strettissimi.
Grazie alla propria flessibilità e qualità le
aziende conquistano nuovi mercati e allargano i propri orizzonti. Il 1985 fa segnare il
primo viaggio a carico completo dal mare e
ritorno lungo il Po: i coils arrivano da
Taranto a Cremona e i tubi lavorati partono
dall’A.T.A. per una spedizione in Russia attraverso il Mar Nero, il tutto senza toccare
terra. A luglio un accordo azionario fra
Dalmine e Arvedi porta ad una nuova razionalizzazione produttiva che vedrà l’acquisizione degli ex stabilimenti Fit di Corbetta e
Sestri Levante. Gli anni si susseguono rapidi,
le macchine negli stabilimenti cambiano alla Mondo Padano, 1982
continua ricerca di quella novità tecnologica che è la cifra del
Gruppo Arvedi. Il mercato si fa sempre più difficile, la competitività è aspra ma le aziende tengono il passo. Il Corriere della Sera,
il 18 aprile 1987, descrive così l’ILTA di Robecco: “Nel settore
dei tubi in acciaio inossidabile la Ilta, società del Gruppo
Arvedi, è considerata all’avanguardia in Europa. … La Ilta sta
contribuendo alla realizzazione del nuovo sistema a catalizzatore impiegato nell’automobile in rispetto alle legge dell’ambiente”. Le sfide della fine degli anni Ottanta incentivano la
spinta verso l’innovazione tecnologica. Gli anni ‘90, fino ai giorni
nostri, sono testimonianza di una fase che sintetizza riorganizzazione e potenziamento produttivo all’insegna del miglioramento
tecnologico. ILTA concentra presso lo stabilimento di Robecco
d’Oglio le attività di produzione dei tubi inox, trasferendo le linee
di produzione del Tubificio di Solbiate presso i capannoni in precedenza destinati alla produzione di tubi al carbonio; contestualmente la ragione sociale diviene ILTA Inox. Nel 2000 si concepisce l’ulteriore passo che riorganizza le attività di Gilby che specializza la propria produzione con il trasferimento delle linee tubi di
piccolo diametro e di saldatura HF presso lo stabilimento Arinox
di Riva Trigoso. ILTA Inox si avvia ad utilizzare intensivamente la
nuova tecnologia di saldatura Laser e potenzia la propria capacità
di finitura e trattamento termico attestandosi ad un livello di circa
40.000 tonnellate annue. Piani di sviluppo, prossimi alla realizzazione, vedranno una ulteriore crescita di Ilta Inox fino a 50.000
tonnellate. Nel medesimo periodo anche ATA incrementa fortemente la capacità avendo a disposizione le ampie strutture una
volta dedicate alle attività d’acciaieria cessate con la nascita di
ISP. Concentra a Cremona le linee produttive dello stabilimento di
T.L. di Corbetta e potenzia le finiture con linee di taglio di precisione per il mercato dell’automobile. Di recente acquista gli
impianti per tubi di Falck Vobarno che vengono collocati nei
capannoni completamente ristrutturati della ex Acciaieria. ATA
nel giro di 10 anni compie un grosso salto, da 200.000 a
400.000 tonnellate di capacità annua, assumendo una dimensione ed un ruolo di leadership a livello europeo. E’ partendo dalla
esperienza di ATA, nel campo della produzione di acciaio e dell’utilizzo dei coils, che nasce e prende corpo l’idea di un nuovo
grande stabilimento in cui vengano compattati più processi di
lavorazione. Un’idea che terrà conto dell’ambiente e della necessità di un risparmio di costi. Sono i primi passi della tecnologia
Isp. Ma questa è un’altra storia.
7
Focus
Primo
Due grandi occasioni per mostrare tutti
ue grandi presentazioni hanno portato
alla ribalta internazionale la tecnologia Isp. La prima si è tenuta il 14 ottobre 2002 a Düsseldorf in occasione del congresso STAHL 2002 – Steel for a better life.
La presentazione della tecnologia Isp in un
così importante contesto è stata tenuta nella
sessione Talk about Steel: Electric steel production and near-net shape casting
(Discorsi sull’acciaio: Produzione dell’acciaio
dal forno elettrico e colaggio in sezioni sottili). Il titolo della presentazione era: Latest
results of the ARVEDI ISP technology and
prospects for the new ARVEDI ISP- ECR®
technology (I risultati più recenti della tecnologia ARVEDI ISP e prospettive per la
nuova tecnologia ARVEDI ISP-ECR®, Endless
Cast-Rolling: colaggio e laminazione di
sbozzatura e finale
senza soluzione di
continuità).
La presentazione,
supportata dalla
proiezione di diapositive elettroniche, è stata realizzata nella grande aula
del Congress
Center di
Düsseldorf e si è
svolta in due fasi:
dapprima l’ingegner
Andrea Bianchi Continuous Casting
Manager di Acciaieria ISP di
Cremona ha presentato la
realtà produttiva della
Acciaieria ISP in termini
generali ed in particolare
delle linea ISP. Ha preso poi la parola il Cav. Giovanni Arvedi,
Presidente del Gruppo, che ha proseguito l’intervento, affermando che una esperienza acquisita sul campo, non senza sacrifici,
ha messo in evidenza specifici benefits della tecnologia Arvedi
ISP, tanto da renderla matura per essere sviluppata nella sua
variante Endless. Il Presidente ha concluso l’intervento annunciando il primo test di produzione realizzato sull’impianto di
D
La tecnologia
8
Cremona dell’acciaio AC10Dual Phase per l’automobile.
La seconda presentazione si è tenuta il 3 dicembre 2002 presso
l’Hotel Ramada Pearl di Guangzhou (la coloniale Canton) nella
Repubblica Popolare Cinese. In occasione del congresso
International Symposium on Thin Slab Casting and Rolling
(Simposio internazionale sul colaggio e la laminazione della
bramma sottile) organizzato dalla The Chinese Society for
Piano
Focus
i nuovi successi
La presentazione, sostanzialmente la stessa realizzata per Düsseldorf, è stata però indirizzata al
pubblico cinese il quale ha potuto venire in contatto con la tecnologia ARVEDI ISP, i suoi risultati e le sue prospettive. Oggetto della successiva
discussione è stata poi la possibilità di produrre
nastri laminati a caldo in spessori sottili ed in
grande quantità presso l’impianto di Cremona.
Il Presidente ha sottolineato come la produzione
di spessori a caldo di 1,0 mm o inferiori ha
significato industriale solo se il prodotto possiede caratteristiche in termini di tolleranze dimensionali, geometriche e di superficie tali da rendere questi prodotti alternativi al laminato a
freddo almeno per molte applicazioni. Il
Presidente ha poi co-presieduto il giorno 4
dicembre un’altra delle sessioni plenarie del
congresso, nel corso della quale si è svolto un
dibattito alquanto vivace. Il congresso è stata
anche una proficua
occasione per confrontarsi direttamente
con altri produttori di
acciaio in bramma
sottile anche non
cinesi, che, a loro
volta, hanno presentato i risultati e gli sviluppi più recenti. Queste due occasioni, insieme ad altre che
sono in programma in questi mesi, mostrano l’interesse crescente per la tecnologia Isp in tutto il mondo siderurgico.
I grandi investimenti in tecnologia e la continua ricerca consentono di confrontarsi con i grandi produttori del mondo,
mostrando come innovazione e competitività sono, ormai inseparabilmente, due parole chiave per le sfide future.
Isp nel mondo
Metals e coorganizzato dalla società SMS-DEMAG. La presentazione è avvenuta di fronte a circa 300 congressisti. L’intervento è
stato preceduto da un discorso del Presidente Arvedi di presentazione del Gruppo per la Cina, maggiore produttore e consumatore mondiale di acciaio e al tempo stesso maggiore mercato
per la realizzazione di impianti con la tecnologia a bramma sottile per la produzione di laminati piani.
9
Primo
ATA
ArvediLC, un marchio di grande successo
I tubi Arvedi
fra storia e futuro
Sono ormai passati trent’anni. Trent’anni di attività che
confermano la leadership di
Ata nel campo dei tubi in
acciaio per acqua e gas
laminati a caldo. E’ dal
1973 che questi tubi vengono prodotti con il nostro
laminatoio e riduttore a stiramento. Questi tubi si sono
affermati con un crescendo
costante, acquisendo sempre nuove quote di mercato,
per la capacità di adattarsi
sempre ai diversi impieghi
e alle esigenze delle nuove
tecnologie e dei più avanzati criteri progettuali.
Nati per un impiego idrotermosanitario, trovano
oggi un notevole utilizzo
anche nella costruzione di
impianti di distribuzione
del gas, antincendio come
tubi passacavi e antideflagranti nei cablaggi industriali. Sono offerti al mercato con diversi gradi di
10
I tubi al tempo dei Romani
I Romani, grandi ingegneri, ebbero sempre una grande dimestichezza con l’idraulica, anche se i loro
impianti, molto avanzati sotto tutti i profili, crearono
anche alcuni gravi problemi di salute alla popolazione. Uno dei responsabili della caduta dell’Impero
romano, secondo alcuni storici, sarebbe stato l’uso
eccessivo del piombo ed i suoi conseguenti influssi
nefasti sulla salute dei cittadini e dell’esercito. I
romani dell’Impero ne fecero infatti, negli ultimi trecento anni, un uso smodato: tutte le stoviglie di rame
o di ferro venivano rivestite da un sottile foglio di
piombo. I tubi delle condutture dell’acqua di tutte le
città, e che vediamo ancora nelle case a Pompei,
erano in lamine battute di piombo. Anche il vino era
conservato in recipienti di piombo, o di bronzo la cui
superficie interna veniva ricoperta da una sottile
lamina di piombo che dava al liquido un particolare
sapore, apprezzato dai buongustai. Ma dato che bisognava aspettare molto tempo perchè il vino assumesse quel gusto, acceleravano questo processo mettendo dentro il mosto giovane della polvere finissima, o
addirittura ossido di piombo. Ciò portava al diffondersi di una gravima malattia, il saturnismo, intossicazione cronica da piombo che comporta il lento
disfacimento cerebrale. Nel tempo ci si è accorti del
rischio che questo metallo comporta e si è passati a
utilizzare materiali più sicuri, tanto che nel caso
delle tubature è poi prevalso l’utilizzo del ferro,
materiale privo di rischi per la salute.
finitura dal più semplice
nero liscio, allo zincato
filettato (anche con
manicotto antideflagrante), al rivestito con bitume e, nella veste più
ricca, zincato e rivestito
con polietilene. Dove è
crescente la necessità di
sicurezza, il tubo Arvedi
è presente, con il suo
inconfondibile marchio
blu seguito dalle indicazioni richieste dalle normative vigenti. Marchi
che rendono visibile ed
immediata la valorizzazione di un lavoro eseguito con l’unico obbiettivo di garantire all’acquirente un prodotto di
qualità.
Così, da trent’anni, quando arriva un camion
carico di tubi Arvedi, si
sa che arriva un camion
carico di esperienza,
qualità e affidabilità.
Piano
ATA
Il ruolo di Ata nei tubi per acqua e gas
l 2004 dovrebbe essere infatti l’anno in cui avranno una
nuova ripresa i progetti che riguardano il metano, l’acqua e
le grandi opere infrastrutturali, rilanciati anche dalla possibilità, del tutto nuova, di accedere al finanziamento dei singoli
progetti da parte di privati che operano a fronte di un ritorno
economico anche a lungo termine (project financing). Da
queste grandi opere, tese a migliorare e completare l’impianto
idrico nazionale ed a metanizzare le città ed i paesi che non
hanno ancora reti del gas capillari, Ata si attende nuovi sviluppi
per i suoi prodotti. L’utilizzo dei prodotti Ata dovrebbe
trarre nuovo impulso dalla spinta data dai privati alla
realizzazione di nuovi acquedotti, gasdotti ed
impianti di teleriscaldamento. In questo settore
l’azienda cremonese è ormai presente da
vent’anni, ed affianca, con le sue forniture,
clienti importanti nell’obiettivo comune di vincere le nuove sfide del mercato.
I tubi in acciaio saldati per
condotte, i cosiddetti
line pipe, sono l’oggetto delle fornitura Ata
per queste grandi
opere. Il mercato
richiede prodotti che
abbiano maggiore
attenzione di un tempo
verso l’ambiente e la salute
dell’uomo e perciò realizzati con tecnologie più moderne. Ed è proprio
questa sfida tecnologica
che vede Ata all’avanguardia, sempre pronta a contrapporre l’affidabilità dell’acciaio
ai nuovi materiali.
Ecco infatti alcune
risposte alle esigenze
degli impianti idrici,
ottenute grazie ai più avanzati rivestimenti protettivi dei
tubi d’acciaio. I rivestimenti interni con
resine epossidiche dei tubi per condotte di
acqua potabile sono realizzati in aderenza ai
dettami delle circolari del Ministero della
Salute. I rivestimenti esterni in polietilene consentono una maggiore protezione alla corrosione dei tubi di acciaio. Il tubo in acciaio, noto per la
I
sua resistenza rispetto a quella di altri materiali, ma con il tallone d’achille della bassa resistenza alla corrosione, si è quindi, con il tempo e le innovazioni tecnologiche, dotato dei mezzi
per risolvere le nuove esigenze di durata. L’azienda cremonese
ha partner di grande importanza nazionale come Edison ed
Enel e locale, come l’Aem di Cremona. Queste partnership
vanno a premiare una storia che coniuga la tradizionale affidabilità con la costante ricerca nel campo
dell’innovazione tecnologica.
11
Arinox
Primo
Il ruolo dello stabilimento di Sestri
Le grandi firme
targate Inox
a penna, un piccolo oggetto che molto spesso è nelle
nostre mani. Quanti di noi, però, siglando un documento
o scrivendo degli appunti riflettono sulla tecnologia racchiusa in essa e sul lavoro necessario per realizzarlo? Anche
nell’era dei computer
la penna rimane
comunque il simbolo
della scrittura, lo strumento fondamentale
per firmare, l’unico
che indica inequivocabilmente la paternità
dello scritto. Nel mese
di aprile di quest’anno,
ad esempio, è stato firmato ad Atene lo storico accordo di allargamento a 25 paesi della
comunità Europea.
L’occasione della firma
è stata storica, ed è
suggestivo pensare che
Arinox fosse già presente, col suo prodotto, anche nella cerimonia ufficiale che ha segnato l’allargamento dell’Unione.
Infatti, se qualcuno degli statisti presenti ha usato una penna
Parker per firmare l’accordo, ha probabilmente tenuto in
mano un pezzetto di acciaio inossidabile prodotto da Arinox.
L’Inox dello stabilimento di Sestri Levante viene infatti utilizzato
per molte parti costitutive delle penne là dove sono in acciaio
la punta, il corpo centrale ed il cappuccio e Parker è una delle
marche in cui i pezzi Arinox vengono utilizzati.
I motivi della scelta di questo materiale da parte dei produttori
di penne sono molteplici: sul piano estetico l’aspetto metallico
brillante e la sua inalterabilità nel tempo, sul piano pratico la
robustezza intrinseca dell’oggetto prodotto e, sul piano produttivo, la possibilità offerta dall’acciaio inossidabile di ottenere le
forme richieste, a volte assai particolari. Questo è il vero punto
di forza per l’utilizzo dell’Inox nel campo della scrittura.
L
12
Bisogna infatti considerare che cappucci, corpo centrale e
punta sono prodotti da un foglio di acciaio Inox austenitico,
tipo 305, di spessore 0.2÷0.3 mm, mediante operazioni di
stampaggio a freddo, normalmente in più “passi”. Lo stampaggio che ne deriva è a
volte profondissimo,
ben superiore alla maggior parte delle altre
applicazioni ottenute
normalmente per stampaggio o imbutitura.
Per questi particolari
impieghi Arinox ha
messo a punto speciali
cicli di produzione,
definendo opportunamente tutti i parametri
di processo, dalla laminazione al trattamento
termico finale, in funzione delle specifiche
caratteristiche del
nastro, in termini di proprietà meccaniche e rugosità superficiale.
Fondamentale, per questa applicazione, è inoltre l’esclusivo
trattamento S.U.T.®, che fornisce nastri virtualmente esenti da
impurità superficiali e più facilmente utilizzabili per questi
impieghi. I vantaggi che derivano da questo trattamento sono
costituiti sia da un aumento della vita media degli utensili, punzoni e matrici, sia da un sensibile incremento della velocità di
produzione.
Naturalmente il know-how che deriva da queste produzioni
particolari, conseguenza dell’impegno che Arinox ha posto nel
ricercare tutte le applicazioni dei nastri inox di precisione ed
acquisire commesse per tali prodotti, non resta confinato a
questi utilizzi, ma viene trasferito, per la parte applicabile, a
tutti i nastri destinati a lavorazioni che comportano la deformazione plastica a freddo dell’acciaio.
Piano
Arinox
nelle penne e nei particolari per le auto
e negli ultimi anni avete comprato un’auto, o se avete
intenzione di comprarne una, e se quest’automobile è di
produzione europea, è probabile che il suo cuore, il motore, contenga acciaio che è passato dall’Arinox.
Anche se non si tratta di grandi quantità, mediamente da 100 a
250 grammi per auto, l’acciaio inossidabile Arinox ha comunque una grande importanza nel garantire l’efficiente funzionamento del motore. Stiamo parlando della guarnizione di testa,
una parte fondamentale nell’equilibrio dell’automobile: con le
sue caratteristiche di resistenza e di elasticità alle alte temperature, questa parte è chiamata ad assicurare la perfetta tenuta nel
tempo della testata del motore.
In realtà nell’auto ci sono altre parti di acciaio inossidabile prodotte da Arinox; per esempio quando infilate la chiave nella serratura , sia essa la serratura esterna (per la verità ormai bypassata nell’uso dai comandi a distanza) o la serratura-interruttore
del quadro di accensione, troverete un dischetto con la fessura
per la chiave. Questa è fatta con acciaio inossidabile, generalmente di tipo 430, ferritico. Altre parti in acciaio inossidabile le
troviamo inoltre nei dispositivi Airbag (304L, austenitico), nei
dispositivi di illuminazione (sia 430 sia 304) e nei sistemi frenanti dove parti in acciaio Inox (301 incrudito) vengono utilizzate in virtù della loro affidabilità e durata. Tuttavia il componente “classico” che più di altri ha sfruttato nuovi materiali e
nuove tecnologie produttive è la guarnizione di testa, soprattutto
con l’introduzione dei tipi multistrato, le cosiddette guarnizioni
multilayer.
Questa innovazione è stata motivata dalla necessità di sostituire
le fibre di amianto, presenti come costituente di base nelle guar-
S
nizioni di prima generazione. A questo punto è stata facile la
scelta dell’acciaio inossidabile in base alle sue caratteristiche
intrinseche di robustezza e resistenza all’ossidazione anche ad
alte temperature. Le problematiche di accoppiamento tra la
testa del motore e il “coperchio”, mediante l’interposizione
della nostra guarnizione, sono state poi superate sia affinando la
tecnologia di produzione delle guarnizioni stesse sia variando
opportunamente il grado di finitura della testata.
Ne sono risultati due tipi di guarnizioni. Il primo tipo è definita
“composita” poiché abbina una struttura di tipo classico, in
fibre minerali, con un bordino in acciaio Inox, tipicamente 305
allo stato solubilizzato e spessore 0.10 millimetri. Il secondo
tipo è una guarnizione “multilayer”, a più strati, interamente
metallica, nella quale gli elementi che garantiscono la tenuta
sono i due strati esterni, costituiti da acciaio inox 301 induritohard e spessore 0.25 millimetri. In questo caso il nastro viene
sottoposto ad una laminazione a freddo controllata, per conferire sia l’esatto grado di incrudimento, sia l’elevata rugosità
superficiale richiesta al fine di migliorare l’aderenza di rivestimenti con elastomeri resistenti alle alte temperature. Arinox ha
seguito l’evoluzione della tecnologia produttiva di questi componenti affinando le caratteristiche sia meccaniche, sia superficiali,
per fornire nastri di adeguata qualità e precisione. Il risultato, in
termini di acciaio prodotto, è racchiuso in 2 numeri. A gennaio
2003 sono state raggiunte 6.000 tonnellate di nastri in acciaio
Inox solubilizzato (ricotto) e 5.000 tonnellate di nastri incruditi,
che hanno equipaggiato più di venti milioni di automobili.
Grandi numeri che confermano l’eccellenza raggiunta dal prodotto Arinox in un settore strategico del suo mix produttivo.
13
Ilta
Primo
Con tubi innovativi si è rivoluzionato
Il mondo tessile e
l comparto tessile è uno dei più importanti dell’industria
italiana, anche per i suoi legami stretti con il mondo della
moda, ed ha vinto la sfida della competitività puntando
tutto sulla continua evoluzione tecnologica. Ed è all’evoluzione
tecnologica delle macchine per la tessitura e alla tintura di
fibre pregiate, come lane, cachemire, seta, lino, cotone, viscosa e microfibre, che ha contribuito anche l’Ilta Inox di
Robecco cooperando per anni con le più importanti aziende
del settore meccano-tessile.
Da anni infatti i tubi Inox di Robecco approdano nelle migliori fabbriche del comparto tessile per venire utilizzate nelle
macchine per la tintura più avanzate.
La maggior parte delle macchine tessili prodotte in Italia è
considerata all’avanguardia nel mondo soprattutto nell’ambito
della tintura industriale: questo risultato è ottenuto grazie alla
ricerca e allo sviluppo tecnologico di nuovi prodotti che viene
realizzata attraverso un processo di sinergie e collaborazioni
fra aziende produttrici di coloranti, di prodotti ausiliari chimici e di fibre tessili.
L’Ilta Inox di Robecco ha contribuito in molte occasioni a
questa ricerca, collaborando attivamente con alcune aziende
del settore. Grazie all’esperienza dei tecnici di Ilta è stato possibile mettere a punto alcuni tubi Inox speciali che
vengono correntemente impiegati in macchine per
Che cos’è LYCRA®?
la tintura dei tessuti. “Il processo di tintura - spiega
Nel 1958 gli scienziati della DuPont inventano la fibra
Roberto Giacomini, responsabile per Ilta dell’area
LYCRA® e individuano immediatamente che le sue caratterilombarda che ha seguito il progetto -, consiste nel
stiche uniche - la capacità di allungarsi fino a 7 volte per
trasferire il colorante dal bagno di tintura alla
poi ritornare alle dimensioni originali - offrono potenzialità
fibra, in modo tale da distribuirlo uniformemente e
eccezionali per l’industria della moda. L’impegno nel costanfissarlo stabilmente. Le difficoltà della tintura
te sviluppo della fibra ha permesso di rivoluzionare le
aumentano quando vengono trattati tessuti molto
caratteristiche dei tessuti. Le prime apparizioni in pubblico
di LYCRA® risalgono al 1960, a partire da quel momento la
delicati e sottili come la seta, l’acrilico o i nuovi
ricerca si è prefissata di trovare nuovi modi di lavorare quesintetici come il goretex, la lycra o il poliestere;
sta fibra duttile, combinandola con altre fibre che, pur manquesti richiedono infatti lavorazioni in assenza di
tenendo l’aspetto esteriore originario. E’ grazie a questa
tensioni e abrasioni, cioè “con un deposito armoninuova tecnologia che sono nati i moderni costumi da bagno,
co”, come i tintori amano definire in gergo”.
rivoluzionando la storia della moda e consentendo di sostiQuesto delicato processo si ottiene ora grazie
tuire il cotone come tessuto per questi indumenti.
all’impiego di tubi in acciaio inossidabile prodotti
I
da Ilta Inox, con qualità Aisi 316L, satinati in modo
14
Piano
Ilta
il modo di tingere tutti i nuovi tessuti
l’acciaio Inox
da ottenere una rugosità interna molto bassa. La rugosità
ridotta permette anche al filato o al tessuto più delicato di scivolare senza danni
all’interno dei tubi
ed essere trasportato all’impianto di
tintura a velocità
elevate (fino ad un
massimo di 450
metri al minuto) e
ad alte temperature
(fino a 143 gradi),
con pressioni variabili.
L’affidabilità e la
qualità del materiale
prodotto da Ilta
Inox ha permesso a
queste aziende di
ridurre i tempi di
lavorazione del
40/60% rispetto a
quelli realizzabili
con macchine tradizionali, con la garanzia di un
Storia di un colore. l’indaco e la tintura
ottimo risultato finale in termini di qualità e ripetiDa seimila anni è sulla cresta dell’onda: lo usavano i faraoni,
bilità. Il tessuto tinto con queste macchine viene
i popoli della Bibbia, gli antichi romani e oggi è presente in
poi utilizzato in molti settori, dall’abbigliamento
ogni guardaroba: parliamo dell’indaco, l’intramontabile colosportivo, all’alta moda, ai i rivestimenti per interni
rante blu. L’indaco deve il suo nome dal termine latino índiauto, da aziende conosciute a livello mondiale fra
cum, cioè proveniente dall’India. Se gli egizi se ne servivano
le quali spiccano Adidas, Nike, Nordica, Robe di
per tingere le stoffe destinate ai reali, ai nostri tempi viene
Kappa. Anche famosi stilisti come Ermenegildo
usato soprattutto per un motivo: è il colorante più adatto per
i blue-jeans, in quanto dopo alcuni lavaggi conferisce l’aspetZegna, Loro Piana, Valentino o Benetton, possono
to stinto e “vissuto” che sarebbe difficilmente ottenibile con
utilizzare questi tessuti per le loro colorate creazioaltri tipi di pigmenti. La principale virtù dell’indaco è proprio
ni in cotone, seta, goretex, ecc., sulle passerelle di
nella sua scarsa resistenza ai lavaggi, ed è dovuta alla sua
tutto il mondo. Lancia, Seat e Opel usano fibre in
natura molecolare. Per il resto, è eccezionalmente stabile nel
poliestere tinte con queste tecnologie per i rivestitempo. E ha fatto la gioia degli archeologi, che hanno rinvementi interni delle loro autovetture, mentre la Bmw
nuto stoffe antiche ancora ben colorate di blu.
se ne avvale per la rifinitura dei tettucci per macchine sportive coupè.
15
Primo
ISP
Tutti i controlli per garantire che
L’ambiente,
ambiente è un valore fondamentale del nostro futuro ed
il rispetto del mondo in cui viviamo è uno dei punti fondamentali anche della cultura delle aziende del Gruppo
Arvedi, prima fra tutte l’Isp: da sempre impegnata a controllare
i propri processi produttivi in modo particolarmente accurato
e restrittivo. I risultati ottenuti in questi anni sono evidenti, le
emissioni della fabbrica si confermano a ogni controllo di gran
lunga al di sotto dei minimi fissati per legge dalla Regione
Lombardia. Ed il piano regionale lombardo, fra l’altro, ha limiti di gran lunga inferiori a quanto richiesto dalla normativa
nazionale.
Ma come viene controllato, in ottica ambientale, uno stabilimento come quello dell’Isp di Cremona? Quali sono le procedure che consentono di tenere sotto controllo ogni singola
emissione potenzialmente nociva?
Ogni forma di controllo dipende direttamente dal responsabile
del servizio di Protezione e Prevenzione, Giorgio Luzzari che ha
il compito e la responsabilità di tenere monitorati periodicamente tutti i dati sulle emissioni, a capo di un laboratorio
interno per le analisi. Per i controlli specialistici esistono poi
una serie di laboratori esterni che intervengono volta per volta,
a seconda delle esigenze. I controlli che la legge stabilisce debbano essere fatti con cadenza semestrale, vengono effettuati
ogni tre mesi. A questo si aggiunge la verifica settimanale degli
addetti alla manutenzione meccanica, che, controllando l’efficienza degli impianti, registrano tutti gli esiti dei controlli.
Questi dati, che permettono il controllo più immediato, servono poi come base per i raffronti con le analisi specialistiche.
Per queste Isp si rivolge a laboratori esterni specializzati e cer-
L’
16
tificati come Lac di Cremona, S.O.P.R.A. di Milano, Sanitas di
Brescia, Studio Trussi e Scarpa di Milano e Sial di Torino.
Questa serie di controlli, che avviene per autodisciplina, viene
poi completata da un controllo esterno condotto dall’A.R.P.A.,
l’agenzia regionale prevenzione ambiente.
Ma ecco, nello specifico, tutti i controlli che vengono fatti:
Controlli delle emissioni in aria: esistono monitoraggi in
continuo della qualità dell’aria tramite tre stazioni fisse posizionate intorno allo stabilimento. Tutti i camini sono debitamente filtrati e, grazie ai dati di rilevamento delle stazioni di
monitoraggio (in tutto e per tutto uguali a quelle che sono disseminate nelle città) si tiene controllato lo stato delle polveri
nell’aria. In questo modo viene anche controllato il traffico dei
camion che vengono allo stabilimento a caricare. Esistono poi
due controlli globali all’anno dell’Agenzia Regionale Protezione
e Ambiente che certifica lo stato dell’aria nelle vicinanze dello
stabilimento.
Scarichi in acqua: tutte le acque di processo vengono depurate e rimesse in circolo. Le eccedenze, dopo essere state
depurate, vengono controllate e scaricate nel canale Malazzina.
I residui industriali ed i fanghi prodotti vengono poi smaltiti
secondo le norme fissate dalla legge. Il controllo si estende
anche sulle ditte che si occupano dello smaltimento dei residui: si controlla l’acquirente, le sue autorizzazioni e che il
prezzo dell’acquisto sia conforme alle medie del mercato. Il
tutto è regolato dal decreto Ronchi sui rifiuti, sui rifiuti pericolosi e sui rifiuti d’imballaggio (Dlgs 22/’97).
Piano
ISP
le leggi ambientali vengano rispettate
risorsa del futuro
Rumore: l’ultima verifica è stata effettuata alla partenza del
nuovo impianto di zincatura, per vedere se la nuova struttura
avrebbe alterato la situazione esistente. Poi esistono controlli
periodici sugli impianti, visto che, invecchiando, rischiano di
divenire più rumorosi. Il problema del rumore è regolamentato da un piano comunale per il rumore che fissa delle soglie
massime per le diverse zone del comune. Una zona industriale
deve stare sotto standard più elevati di quanto non accada per
il centro storico. Dopo l’incidente al forno di alcuni mesi fa è
poi stata raddoppiata l’insonorizzazione del forno fusorio.
Controllo della radioattività: viene controllato da portali
La sfida della certificazione ambientale
L’obiettivo dei Sistemi di Gestione Ambientale è quello di identificare i principali aspetti ambientali dell’azienda, di tenerli sotto controllo e di coordinare tutte
le attività con impatto ambientale. I problemi ambientali diventano in questo modo parte integrante della
gestione aziendale. Raggiungere la certificazione
secondo la Norma UNI EN ISO 14001 significa:
• ridurre i costi connessi agli aspetti ambientali
• ridurre i rischi ambientali
• risolvere la gestione degli adempimenti normativi
ambientali obbligatori
• migliorare la competitività
• migliorare l’immagine aziendale.
L’obiettivo consiste nel creare un concetto di qualità
appositamente studiati tutto il rottame che viene acquistato per
essere fuso, onde evitare l’ingresso di materiale che sia stato a
contatto con fonti radioattive. Esistono poi controlli ulteriori
sul prodotto finito.
“Le procedure aziendali – afferma Giorgio Luzzari, responsabile per ISP del servizio di Protezione e Prevenzione – sono più
restrittive di quelle imposte dalla legge. E’ una scelta precisa
del nostro Gruppo: siamo noi i primi a volere che i controlli
siano particolarmente severi, proprio per garantire a noi per
primi, che lavoriamo nello stabilimento e viviamo poco distante, una buona qualità dell’ambiente che ci circonda”.
integrato che introduca il miglioramento delle attività aziendali anche negli ambii della tutela dell’ambiente, sicurezza ed igiene del lavoro attraverso:
• utilizzo di potenziali di risparmio di energia e
materie prime
• efficienza interna e motivazione degli addetti
• riduzione dei rischi di incidente
• maggiore certezza del diritto
• vantaggi competitivi
“Tutto il Gruppo – afferma il responsabile del servizio di Protezione e Prevenzione di Isp, Giorgio
Luzzari – si sta dotando della certificazione ambientale. E’ uno sforzo considerevole che comunque andrà
a premiare il comportamento sempre trasparente
delle nostre produzioni”.
17
CSS
Primo
Storie d’acciaio, ecco l’A42AP
in dall’inizio della sua attività, era il 1992, la forza vendite del CSS ha sempre saputo opportunamente sfruttare
tutto l’enorme potenziale tecnologico scaturito dall’innovativo impianto ISP di Cremona. L’inflazionato mercato dell’acciaio comune, ormai
eroso dalla sempre più
pressante presenza
extraeuropea, consigliava l’individuazione
di nuovi spazi in cui
l’impiego di acciai
qualitativamente superiori potesse produrre
il duplice effetto di
arginare l’aggressione
extracomunitaria e
offrire contemporaneamente un beneficio
economico soddisfacente. “L’acciaio che
per primo entrò a far
parte delle vendite di
qualità - afferma Enzo
Galli del CSS -, e di cui
mi attribuisco la paternità per la proposta
della colata prototipo,
era destinato alla
costruzione di recipienti a pressione e,
nel caso specifico, a
quella di serbatoi per
aria compressa”.
L’A42AP, questo il
nome del prodotto
siderurgico, fu messo
in circolazione nel
sistema produttivo
dell’ISP che lo metabolizzò bene immediatamente. “I giudizi
positivi non si fecero attendere - prosegue Galli - e le due
aziende leader di settore (la Baglioni, proprietaria dei marchi
Air Com, Eure, CSC, Siap, e la S.E.A.), alle quali decidemmo di
far testare il nostro prodotto, convogliarono subito parte dei
loro fabbisogni sulla nostra società. Le diffidenze, che a quei
tempi volevano il CSS non ancora all’altezza di altri più famosi
e quotati centri servizi, furono presto spazzate via e le vendite
del nostro A42AP presero nel frattempo la strada del nord-est,
F
18
patria di serbatoisti per definizione”. L’acciaio A42AP si caratterizza per limiti analitici che prescrivono basse “impurezze”
e per una serie di prove, oltre a quelle routinarie, come la
piega, la resilienza a bassa temperatura e il calcolo del limite
d’elasticità convenzionale, che sono tipiche
dei materiali destinati
ad essere impiegati,
dopo stampaggio e saldatura, in apparecchi
che implicano una elevata garanzia di sicurezza. Un accenno
merita la descrizione
della destinazione finale di questi recipienti,
meglio conosciuti
come serbatoi, e
costruiti con l’acciaio
A42AP:
• l’impiego maggiore è
rappresentato come
riserve d’aria compressa per l’industria,
senza tralasciare il non
meno importante ruolo
che il serbatoio ricopre come recipiente
per lo stivaggio di gas
liquidi o compressi;
• sui veicoli industriali
sono parte integrante
dell’impianto frenante
e delle autoclavi sono
il polmone;
• in agricoltura sono
spesso montati su veicoli al servizio di nebulizzatori per l’irrorazione di concimi e antiparassitari liquidi;
• negli impieghi speciali servono per la separazione aria/olio
nei compressori a vite;
• nell’hobbystica, infine, vengono montati sui piccoli elettrocompressori ed utensili dove è richiesta l’erogazione d’aria.
Non è troppo ottimistico affermare che questo acciaio, come
altri di qualità, non rischia per ora l’estinzione sopraffatto dai
prodotti provenienti dai paesi extracomunitari, che sono ancora lontani dal raggiungere un livello di qualità preoccupante.
Piano
Fondazione Arvedi Buschini
Una grande opera di conservazione
per un gioiello del Rinascimento cremonese
Santa Rita,
procede il grande restauro
U
n piccolo scrigno di grande bellezza, a due passi da
Palazzo Cittanova a Cremona, la Chiesa delle Sante
Margherita e Pelagia (ribattezzata Santa Rita dai numerosi fedeli devoti a questa Santa) è una delle chiese cremonesi
che più ha subito, negli anni, l’assalto
del tempo. Nota per la sua storia e per
le opere d’arte che ospita, la chiesa fu
voluta e pensata dal Vescovo umanista
cremonese Marco Gerolamo Vida il
quale cercò, con questo progetto, di
realizzare la sua idea dell’armonia
come via privilegiata per comprendere
ed avvicinarsi alla perfezione di Dio. Il
progetto esecutivo della Chiesa e la
responsabilità delle decorazioni pittoriche furono affidati ad uno dei più grandi artisti attivi in quegli anni nel nordItalia, il cremonese Giulio Campi, a cui
si deve, in particolare, l’importante
ciclo pittorico che impreziosisce l’interno dell’edificio sacro. La chiesa, che
rappresenta dunque uno dei più preziosi esempi della cultura e
dell’arte del Cinquecento, è da qualche anno sottoposta ad una
importante operazione di restauro coordinata dalla Fondazione
Il concerto di Natale
E’ una consuetudine che accompagna i cremonesi da anni e che
rende più importante l’attesa
delle festività natalizie. Stiamo
parlando del concerto di Natale
organizzato dalla Cappella
Musicale della Cattedrale di
Cremona con il supporto della
Fondazione Arvedi Buschini.
L’appuntamento è in Cattedrale
domenica 21 dicembre 2003
Arvedi Buschini. Il restauro ha riguardato dapprima l’aspetto
strutturale in quanto la zona retroabsidale stava letteralmente
cadendo a pezzi. Attualmente si sta cercando di risolvere il problema dell’umidità che affligge la chiesa e che pregiudica la
conservazione delle splendide superfici affrescate che risultano oggi quasi
completamente illeggibili. Proprio per
l’importanza storica degli affreschi e
per la loro indubbia qualità e bellezza,
l’incarico del recupero dei dipinti è
stato affidato nientemeno che al professor Gianluigi Colalucci, una vera e
propria autorità in materia, tra l’altro
responsabile del restauro della
Cappella Sistina a Roma.
Così, mentre a Cremona si sta lavorando per risanare l’edificio preparando
il terreno per la successiva fase di
recupero delle superfici pittoriche
affrescate, nel frattempo i sei affreschi
che erano stati malamente strappati
all’inizio del Novecento e le dodici statue raffiguranti gli apostoli
sono stati trasferiti a Roma nel laboratorio dello stesso professor Colalucci che ne segue personalmente il restauro.
alle ore 21. Il programma prevede il Recar con obligo di cantare la quinta parte senza toccarla tratta dai Fiori Musicali,
Messa della Madonna di
Girolamo Frescobaldi (1583 –
1643). Seguirà il canto gregoriano Magnis prophetae vocibus, inno del tempo di Avvento.
L’Ave Maris stella, sempre di
Frescobaldi chiude la prima
parte. In seguito verrà eseguita
la Messa in la bemolle maggio-
re, D678 per soli, coro e
orchestra di Franz Schubert
(1797 – 1828). Oltre alla
Cappella Musicale della
Cattedrale di Cremona
all’Orchestra Città di Cremona,
sotto la direzione di Fulvio
Rampi, si esibiranno il soprano
Madia Vezzù, il contralto giorgia
Bertagni, il tenore Luca Gheller
e il basso Nicolò Rigano, accompagnati all’organo da Marco
Ruggeri.
19
Maestri del Lavoro/4
Una vita nelle aziende del Gruppo,
ed ora vive all’interno dello stabilimento Ata
Persone
ome una sentinella sulla tolda di
una nave, chi segue la portineria di
uno stabilimento ha sotto gli occhi,
giorno dopo giorno, tutto il movimento
delle persone che entrano e che escono.
Vede persone, camion, macchine entrare
e uscire, ne segue i movimenti fino alla
sera, quando il ritmo fisiologicamente
rallenta, pur non fermandosi mai. Ed è
proprio una vita da sentinella quella che
Vittorio Triglia, maestro del lavoro ed ora
pensionato, ha trascorso nelle aziende
del Gruppo. Ora è a riposo dal lavoro,
ma ha deciso di non allontanarsi dalla
vita della azienda: vive infatti in una casa
nel cuore dello stabilimento Ata, si occupa delle aree verdi dello stabilimento e
continua la sua vita di sempre. Ha visto
l’azienda crescere, modificarsi, ha cono-
C
Vittorio Triglia,
la sentinella del Gruppo
sciuto centinaia di persona, che si sono avvicendate negli anni e
ne ricorda i nomi e le facce, come capita ai professori più
attenti alla fine di una lunga carriera. Il suo legame con il
Gruppo è innanzitutto il legame con il Presidente. E’ del
Cavaliere il volto che ha visto costantemente in questi trentacinque anni, ed al quale è più affezionato. “Ho cominciato a lavorare all’Ilta di Robecco d’Oglio nel 1968. Venivo da Pontevico,
appena di là dall’Oglio. La mia non era certo una famiglia agiata, i miei genitori non erano milionari e ci capitava di cambiare
spesso casa. Venni a sapere, nel 1973, che si stava cercando un
custode per il nuovo stabilimento Ata che stava nascendo in riva
al canale. Mi sono proposto e sono stato preso. Ho iniziato a
vivere nello stabilimento fin da allora. Sono andato in pensione
nel 1993 ma ho continuato a restare qui al mio posto. Il presidente è stato gentile e mi ha chiesto se volevo continuare a
curare il giardino e così sono rimasto. Certo, vivere in uno stabilimento non è stato facile, almeno agli inizi. Di notte mi svegliavo perché sentivo dei rumori ed avevo paura che stesse succedendo qualcosa di strano. Poi mi sono abituato ed adesso ho
una vita più normale”. In tanti anni i ricordi si moltiplicano nel
racconto, e si disegna una vita trascorsa in simbiosi con lo stabilimento, giorno e notte, mese dopo mese. “Mi piace dire che
20
non ho ricordi particolari, perché sono tutti importanti. Ho passato la mia vita qui, ho visto passare tanta gente. Quando sono
andato in pensione continuavo ad essere legatissimo alla mia
vita lavorativa. Per tutta la vita me ne andavo in vacanza per due
giorni ma poi dovevo tornare, vedere come andavano le cose,
seguire tutto. Ho visto gli stabilimenti crescere, ho seguito molti
lavori di ampliamento ed ho girato per tutte le aziende del
Gruppo. Sembra strano da raccontare ora ma un tempo, se c’erano urgenze come documenti importanti da portare ad un
azienda, prendevo la macchina e partivo. Poi è arrivato il fax ed
il modo di lavorare è cambiato”.
Il lavoro ha portato con sé molte soddisfazioni. “Sono sempre
stato grato al Presidente e lui mi ha sempre trattato con grande
considerazione. Ai vent’anni di lavoro mi ha festeggiato con un
bel piatto d’argento e poi mi ha proposto come Maestro del
Lavoro, un riconoscimento di grande importanza. Sono stato il
primo di tutto il Gruppo a ricevere questa onoreficenza e ne
sono felice. Poi ora, con l’Alpa, ho sempre l’occasione di rimanere in contatto con gli altri e ho la possibilità di fare belle gite,
certo non come quando andai a Mosca, mandato dal Cavaliere,
ad accompagnare un gruppo di dirigenti del Gruppo...” ed i
ricordi riprendono il loro corso.
& Fatti
Alpa
In gita a San Benedetto Po
l’ultimo giorno del mese di maggio, la
frescura solita del mattino di una luminosa giornata non riesce a celare del
tutto il velo d’afa che incombe.
Da poco sono passate le 6 e trenta ma sul piazzale antistante l’I.S.P., con un musicale e sommesso brusio, una nutrita folla si accalca per
tempo nell’attesa di consumare l’evento a lungo
atteso; gli amici di sempre si cercano, si trovano
e formano già i primi affiatati gruppetti. E’ sorprendente la precisa puntualità di questa gente:
sembra non avere mai dimenticato l’impegno
della timbratura di un cartellino che ha caratterizzato tutta una vita. Ben presto la fotografia di
Cremona si allontana, perdendosi oltre gli
azzurrati vetri dei pullman, che dopo poco più
di un’ora ci “depositano” sulla sponda emiliana
del Po, a Boretto. Sarebbe interessante una visita alle vicine
località che videro le vicende di cui furono protagonisti Don
Camillo e Peppone, ma la nostra barca ci attende impaziente,
con la prua già rivolta a seguire il corso del fiume. In realtà la
“barca” che ci accoglie, la River Queen, è una signora motonave; gli spazi sono abbastanza ampi sia sottocoperta che sul
ponte: ce n’è per tutti i gusti. Il percorso sul Grande Fiume è di
grande fascino per la bellezza un po’ selvaggia degli ambienti
che si attraversano: ai nostri occhi il corso d’acqua si perde
all’infinito e la secca del periodo amplifica a dismisura le
dunose sponde come grandi spiagge sabbiose che imprigionano grossi tronchi, provenienti chissà da dove, trascinati dalle
precedenti piene.
Man mano che si risale il fiume e i nostri discorsi si intrecciano in ricordi, la forza del sole si fa sentire e la temperatura è,
a tratti, rovente; anche gli uccelli che solitamente convivono
con l’ambiente sono molto rari.
Non guasta e non toglie euforia la piccola avventura che ci sorprende quando la piatta chiglia della nave striscia contro il
basso fondale del letto del fiume in magra: ognuno di noi
avrebbe qualche suggerimento opportuno, ma fortunatamente
il capitano della River Queen non pare averne bisogno e tutto
si risolve nel migliore dei modi. Fatta salva qualche piccola
preoccupazione da parte delle signore, non ci toglie l’appetito
l’ulteriore diversivo che godiamo quando, giunti in prossimità
del ristorante a San Benedetto Po, veniamo fatti sbarcare solo
dopo che una draga ha aperto una sabbiosa via di collegamento tra la sponda d’attracco e il corso d’acqua che si è allonta-
E’
nato da essa. Il pranzo sociale è consumato nell’accogliente e
tipico ristorante “Al Capitano”.
Si tratta di un rituale importante perché concentra in sé il piacere della buona tavola e il gusto di una spensierata e amichevole chiacchierata di amici ritrovati. Se le apparenze non
ingannano, si può affermare che il connubio è stato perfetto e
ha lasciato soddisfatti anche i più polemici.
Dopo il meritato relax, riprendiamo il nostro viaggio; ben presto abbandoniamo il desolato, ma non per questo meno interessante, spettacolo del Grande Fiume, per risalire il Mincio.
E’ curioso sentire gli interessati commenti, anche un po’ timorosi, delle signore, quando, mediante un sistema di chiuse,
veniamo sollevati per numerosi metri per raggiungere il livello
dell’affluente. Lo spettacolo della natura cambia ora rapidamente, le brulle sponde diventano verdi e rigogliose: le acque
del Mincio sembrano di un colore più cristallino e la fauna
diventa immediatamente più ricca e vivace.
Il tramonto non è ancora iniziato quando la nostra imbarcazione attraversa le chete acque dei laghi di Mantova, a tratti ricoperte come da un abito di festa, da meravigliose ninfee in fioritura. Lo spettacolo, meritevole dei più importanti teatri, è completeto dal panorama rappresentato dai torruti castelli e dai
meravigliosi palazzi che la storica città virgiliana mette in bella
mostra.
E’ questa la meravigliosa e spettacolare cartolina che simbolicamente inviamo a noi stessi quando, con un piccolo senso di
mestizia e nostalgia, ci rendiamo conto che la nostra gita sta
per avere fine.
Alfonso Sala
21
Persone
Gara di pesca, grande successo delle Rsu
Primo maggio 2003
Il mattatore della giornata
è stato Giuseppe Tolomini dell’Isp
na giornata al sole, con l’intento di trascorrere la
festa del lavoro in compagnia. Con questo spirito le
Rappresentanza sindacali unitarie di Ata, Ilta Inox e
Isp hanno organizzato anche quest’anno la Gara di Pesca
presso il laghetto Oasi di Zibello, in provincia di Parma.
E’ la terza edizione di questa giornata, che il primo anno
era partita dall’Ata per poi allargarsi gradualmente all’Isp,
fino ad arrivare all’edizione di quest’anno alla quale
hanno partecipato oltre ad Ata e Isp anche l’Ilta di
Robecco e l’Alpa.
La giornata è cominciata alle 7 e 30 quando sono stati
estratti i posti gara: la competizione vera e propria ha
avuto inizio mezz’ora dopo. Schierati ai bordi del laghetto
26 partecipanti, già dai primi lanci di lenza si poteva
intuire che, pur nello spirito d’amicizia, serpeggiava un
U
I secondi classificati di settore:
Roberto Gerevini (Isp) e Arno Bianchi (Isp)
state chiamate tre miss d’eccezione. Terminato poi il
pranzo è stata allestita anche una lotteria a premi e la
giornata è proseguita in compagnia fino al tardo pomeriggio.
“Un sentito ringraziamento – afferma Giacomino
Casarotti, del comitato organizzatore – va al Cavalier
Arvedi ed anche alla ditta Argenta Vending, alle organizzazioni sindacali di categoria, a tutti quanti hanno collaborato per la riuscita della festa del primo maggio. Un plauso poi alla Rsu Isp, Ata e Ilta ed all’Alpa, promotori dell’iniziativa”.
Il successo della giornata fa pensare che la manifestazione sarà ripetuta il prossimo anno, con un numero sempre crescente di partecipanti.
22
I primi classificati di settore: Giuseppe Mondani (Ata)
ed il vincitore assoluto Giuseppe Tolomini
filo di rivalità.
Alle 9 e 30 è stata fatta una pausa per uno spuntino ed il
cambio del posto di gara. Alle 11 e 30 la gara è finita, si è
passati alle premiazioni ed all’atteso pranzo.
Mattatore della gara è stato Giuseppe Tolomini dell’Isp
che si è aggiudicato il primo premio assoluto e la coppa
del Trofeo Arvedi. Tolomini ha vinto anche uns medaglia
d’oro come primo di settore e una coppa per avere preso
il pesce più grande.
E’ stato propro uno storione di ben 7,1 kg a consentirgli
di creare un distacco incolmabile fra lui e gli altri concorrenti. Gli altri premi sono andati a Roberto Gerevini
(Isp), Giuseppe Mondani (Ata), Arno Bianchini (Isp),
Giuseppe Bertolotti (Ata), Achille Soldi (Ata), Serafino
Vidali e Joele Quarantotto. A distribuire i premi erano
I terzi classificati di settore:
Giuseppe Bertolotti (Ata) e Achille Soldi (Ata)
& Fatti
Trofeo internazionale Arvedi
Vince in volata il russo Yury Ivanov
al tremine di 180 km di corsa
Circuito del Porto,
un successo su due ruote
ra il lontano 1966 e un gruppo di amanti del ciclismo,
con l’intento di coinvolgere il paese di Cavatigozzi, da
sempre legato a grandi figure del ciclismo cremonese.
Nacque così il Circuito del Porto, organizzato dal Club
Ciclistico Cremonese 1891.
Alla prima edizione della
gara dilettantistica partirono
in cento e solo 18 riuscirono a tagliare il traguardo.
Le strade erano ancora sterrate e forare una gomma
durante la gara era una
consuetudine, il primo campione Mauro Landini fu
obbligato a cambiare due
volte la gomma prima di
arrivare alla fine. Negli anni
le cose cambiarono piano
piano, la strada venne asfaltata e la gara crebbe divenendo prima nazionale e poi internazionale. Fra i campioni che si sono cimentati con il Circuito
del Porto, Beppe Saronni, Gianni Bugno e Claudio Chiappucci.
Quast’anno la trentasettesima edizione del Circuito del Porto –
trofeo Arvedi si è tenuta domenica 4 maggio ed ha visto trionfare il russo Jury Ivanov, che si è imposto, dopo una durissima
volata, su Alessandro Ballan e l’ucraino Ruslan Pidgornyy. Il
russo ha coperto i 180 km di tracciato in poco più di 3 ore e
50, procedendo ad una velocità media di poco superiore ai
E
46,4 km/h.
La gara, che ha seguito l’anello consueto che va da piazza
Stadivari fino a Cavatigozzi e ritorni, su un tracciato di quindici km, che è stato ripetuto per dodici volte dai partecipanti. La
giornata è stata calda, con il
sole molto forte a scaldare
l’asfalto, ma non sembra
che ciò sia pesato più di
tanto ai corridori che hanno
fatto l’andatura. Alla partenza i corridori che si sono
alzati sui pedali sono stati
178, in rappresentanza di
28 società e provenienti da
tutto il mondo. La manifestazione è stata poi seguita
da un folto pubblico che si
accalcava lungo la strada a
tifare per i propri beniamini, mostrando la passione e l’amore che uno sport duro e
selettivo come il ciclismo riesce a suscitare in tutti. Nel commentare la gara di quest’anno il presidente del Club Ciclistico
Cremonese 1891 ha tenuto a ringrazioare “tutti quanti hanno
collaborato e, in particolare, il Cav. Giovanni Arvedi che,
affiancandoci nell’organizzazione dalla scorsa edizione, ha
reso possibile il nuovo ciclo della manifestazione che coinvolge in modo diretto la
città di Cremona”.
In ricordo di Nino Gaoni
Nino Luigi Gaoni è mancato il 13 settembre 2003 a causa di un incidente stradale. Era nato il primo di maggio 1966 a Pizzighettone ed abitava con la moglie
ed un figlio a Cavacurta, in provincia di Lodi. Aveva iniziato a lavorare nell’acciaieria dell’Ata il 2 novembre 1987 e il primo gennaio del 1992 era passato in
Isp. I colleghi e gli amici lo ricordano come un grande lavoratore e un uomo
generoso e aperto agli altri. E’ deceduto mentre si allenava con la sua bicicletta
da corsa, grande passione che lo occupava nel tempo libero. Tutto il Gruppo è
vicino alla famiglia in un abbraccio affettuoso.
23
La fisarmonica di Mauro Sudati
Nel 1863 un pellegrino austriaco con un misterioso
“pacco sonoro”, di ritorno da Loreto si ferma nel casolare
di un contadino a Castelfidardo, Paolo Soprani, il quale,
già appassionato di musica, s’innamora dello strumento;
lo smonta, ne studia i congeni, le dimensioni, le voci, e ne
trae il capostipite della fisarmonica italiana.
E’ questo strumento, che riunisce in sè una piccola orchestra, che fin da bambino affascina Mauro Sudati, 31 anni,
dipendente dell’Isp. Una passione strana, insolita per un
giovane: lo strumento richiama infatti un passato fatto di
feste popolari e di musica in cascina. Non ha nulla di
elettrico, anzi, richiede applicazione, sacrificio e dedizione. “Al principio mi sembrava strano passare le ore a
studiare fisarmonica mentre i miei coetanei giocavano, ma
la passione era forte. Prendevo lezioni private a
Pizzighettone, dove vivevo, e poi continuavo a studiare.
Non è uno strumento facile, richiede l’applicazione del
violino: un conto è fare ‘dei rumori’, altro infatti è fare
musica”. Una volta conosciutine i segreti, la fisarmonica
diventa uno strumento di grande versatilità. “Molti pensano sia una cosa ‘da vecchi’, ma così non è. Se ben utilizzato può eseguire anche brani di musica classica”. Ora il
lavoro ha rallentato i ritmi di studio, ma la passione per la
musica non ha certo abbandonato Mauro Sudarti.
Il grande blues
dell’Arinox
e il Blues fosse solo testimonianza, sarebbe già
morto”: è questo il principio che ispira Luigi Di
Lorenzo (Dillo per gli amici) e la sua band, gli “Hot
Bibins”un complesso che ha fatto del Blues il suo credo musicale. Certo, anche rivisitazione e testimonianza fanno parte del
repertorio, ma produzione e ricerca di nuovi sounds sono il
centro dell’attività del gruppo, che è il frutto della passione per
questa musica. Produzione e nuove sonorità che sono testimoniate dal loro ultimo
CD Good Fellow, nel quale su undici
brani ben dieci sono stati scritti da due
dei componenti la band, il nostro Luigi
(musica e testi) e Renato Scognamiglio
(musica). Estroverso e allegro, Dillo riesce a conciliare l’intensa attività musicale
e culturale con il lavoro in Arinox, allo
slitter “Nobs”, dove sembra trasferire
l’impegno e lo spirito delle session musicali, dove ciascuno è
impegnato a dare il meglio di sé. Non dobbiamo infatti dimenticare che oltre all’attività come musicista Luigi è attivamente
impegnato in altre attività sociali e culturali: è infatti uno dei
promotori e animatori del Festival del Blues di Sestri Levante,
manifestazione di risonanza nazionale. L’attività e la produzione
musicale della band di Dillo non è passata inosservata nel
“S
Arvedinforma
Notiziario di informazione
del Gruppo Arvedi
Direttore
Federico Mazzolari
Coordinamento editoriale
Guido Bosticco per Epoché
24
Segreteria di redazione
Samantha Bartolametti
Fotografie
Mino Boiocchi Art Photo
Stampa
Arti Grafiche Persico
Hanno collaborato:
mondo della musica, ecco cosa dicono di loro i critici musicali
delle più importanti riviste del settore: Paolo De Bernardin
(Musica) “…il chitarrista Renato Scognamiglio, il bassista Luigi
“Dillo” Di Lorenzo e il batterista Andrea Costanzo, tre musicisti
di Sestri Levante che hanno fondato sulla comune passione per il
blues elettrico un sodalizio artistico compatto e inattaccabile”.
Anche Roberto Rossi, sulla Stampa di Torino, in occasione
del terzo “Torino Blues Festival” scrive:
“Convocazione più che meritata per gli Hot
Bibins, l’energica band di Sestri Levante da
poco tornata agli onori della cronaca per
l’uscita dell’ottimo Good Fellow. Una musicalità agile e vibrante, sempre in bilico tra
Soul e Blues. tra modernità e rispetto per la
tradizione...”. Il nostro Dillo e la sua band
non sono certo rimasti a respirare solo l’aria della riviera nella loro carriera.
Suonando per tutte le manifestazioni e i festival Blues hanno
portato in giro per l’Italia quelle sonorità ben note agli appassionati. Vanno senz’altro ricordate infatti la loro partecipazione al
Bordighera Jazz Festival; Torino Blues Festival; Tiferno Blues
Festival (Citta di Castello); Delta Blues Rovigo; Narcau Blues
Festival (Cagliari); Ravenna Blues Festival ; Makallè Blues
Festival (Alessandria), solo per citarne qualcuno.
Teodoro Bianchi, Daniela Cavitelli,
Enzo Galli, Rossano Grazioli,
Fabrizio Lonardi, Giorgio Luzzari,
Alberto Montepagano, Giulia Parchi,
Pierluigi Pegorari, Claudio
Resemini, Paolo Rodiani, Alfonso
Sala, Mario Vergna
Finarvedi
P.zza Lodi 7
26100 Cremona
Tel. 037253521
Fax 0372535229
Internet: www.arvedi.it
Email: [email protected]