NEOLOGISMI POLITICI DELLA TUNISIA POSTRIVOLUZIONARIA

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NEOLOGISMI POLITICI DELLA TUNISIA POSTRIVOLUZIONARIA
Humanities and Social Sciences Review,
CD-ROM. ISSN: 2165-6258 :: 3(1):243–248 (2014)
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Questa ricerca si propone di rintracciare i maggiori cambiamenti politici tunisini
postrivoluzionari ed il loro impatto sull’evoluzione socio-linguistica del paese. In quest’ottica,
daremo in un primo momento un piccolo accenno storico alle circostanze, le cause e
le conseguenze di questa rivoluzione affinché si tenti di capire meglio perché ci si è trovati di
fronte ad un tale cambiamento improvviso negli apparati mediatici tunisini. La seconda parte
sarà invece dedicata allo studio dei neologismi politici tunisini e della loro incidenza sul
linguaggio popolare corrente. Questa indagine potrebbe aiutarci a capire se quei neologismi
politici entreranno un giorno a far parte integrante del registro dialettale tunisino o al contrario
espressioni di effimera durata che verranno presto “spenti” una volta stabilizzata la situazione
politica del paese.
.H\ZRUGVPost-rivoluzione, Tunisia, Mass-media, Neologismi.
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Compiuta la rivoluzione dei gelsomini (14/1/2011), si assiste in Tunisia ad un cambiamento
socio-politico senza precedenti. A questo fatto hanno avuto un ruolo di grande rilievo i massmedia poiché che avevano massivamente contribuito alla formazione di una nuova cultura
politica che era assente da decenni. In questo contesto e, soprattutto dopo la fuga di Ben Ali i
mezzi di comunicazione di massa locali dovevano assolutamente adattarsi al nuovo contesto
sociale, una nuova "era" di cui non vi è qualunque forma dittatoriale o oppressiva.
Partendo da queste premesse, ci interesseremo in questa ricerca all'illustrazione del nuovo
paesaggio mediatico tunisino postrivoluzionario e come una trasmissione cos‫ ܜ‬massiccia di
programmi politici ha dato nascita ad una nuova tipologia neologistica consentendo anzi una
grande incidenza sull'evoluzione socio-linguistica del paese. Ci‫ ܞ‬avverà dopo aver fatto un breve
accenno storico sulla situazione socio-politica e mediatica durante il periodo di Ben Ali.
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Al potere dal 1987, Zine El Abidine Ben Ali è riuscito nel giro di pochi anni ad instaurare in
Tunisia un regime totalitario. Questo ex militare aveva infatti approffitato dei problemi politici
che avevano colpito la Tunisia a partire della fine degli anni Settanta, quando era sotto il
dominio del primo presidente della repubblica tunisina Habib Bourguiba, che alla fine
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invecchiato e mal consigliato non poteva più far fronte ai problemi socio-politici di allora e
soprattutto al pericolo integralista che minacciava il paese.
Dopo un golpe avvenuto il 7 novembre 1987, Ben Ali aveva promesso l’inizio di “un’era di
cambiamento” e, per dire il vero egli è riuscito a promuovere l’economia del paese soprattutto
durante l’ultimo decennio del secolo scorso quando crescerono notevolmente gli investimenti in
seguito ad una certa stabilizzazione politica riscontrata nel paese. Per mettere a punto questa
relativa stabilità, Ben Ali aveva instaurato un regime poliziesco e dittatoriale abolendo tutta
libertà di espressione, controllando tutti gli organi di stampa ed i mass-media in genere e tenendo
delle misure fortemente repressive contro colui che osava alzare la voce o criticare il regime. In
questo nuovo clima teso, venivano incarcerati, torturati e a volte anche esiliati o uccisi gli
oppositori fra cui vi erano parecchi giornalisti e politici.
Così quasi tutto era sotto controllo: La carta stampata doveva sempre elogiare almeno in
prima pagina le opere compiute dal presidente, nei telegiornali e nella radio si parlava anche
continuamente delle “virtù” del presidente e del proprio governo.
Neanche la privacy era rispettata: le comunicazioni telefoniche potevano ad ogni momento
venir intercettate, i caffé, le moschee e tutti i luoghi pubblici pullulavano sempre di poliziotti in
borghese. Si è potuto cos‫ ܜ‬fare pian piano della politica un tabù di paura di ritrovarsi nei guai e si
era quindi creato un deserto politico e ad avere i pieni poteri su più di 10 milioni di tunisini.
Infatti, anche l’opposizione nel parlamento obbediva ai suoi ordini, taceva davanti alla
falsificazione dei risultati delle elezioni...
Questo clima di intimidazione nel quale si ritrovarono i tunisini fu sempre più
insopportabile, soprattutto dopo l’aumento della percentuale dei laureati disoccupati, della
povertà e con l’avvento di altri problemi congiunturali. Ma ciò che aveva alimentato la rabbia dei
giovani tunisini furono gli abusi dei familiari del presidente e soprattutto di quelli di sua moglie,
della cricca di potere e di tutti coloro che avevano un potere minimo. Tutti questi fattori furono la
spinta per un rinnovamento.
Anche se erano pochissimi c’erano coloro che si opposero al regime Ben Ali, c’erano degli
esiliati che durante anni chiamavano continuamente a partire dall’estero (visto che tutti i massmedia erano sotto controllo statale) di porre fine a quest’autarchia e chiedevano o ai giovani che
erano già stufi della loro situazione, di essere in un paese in cui “se non ha agganci resti al palo”
il cui governo "nasconde tutti i problemi sotto il tappetto" e far finta che tutto vada bene.
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Durante il periodo Ben Ali, tutto l'apparato mediatico era sotto controllo statale. Infatti, a
quell'epoca vi erano solamente 4 canali televisivi fra cui due statali e due altri Hannibal( 2005) e
Nessma (2007) sono posseduti da due compiacenti al regime. Quanto ai canali radiofonici, vi
erano invece 4 nazionali, 5 regionali , 5 private e anche altri clandestini come radio Kalima. Infine, il giornalismo a stampa tradizionale comportava 265 testate
generaliste e specializzate appartenenti a 90 percento a dei gruppi privati. Nonostante ciò,
sono dei giornali che si limitavano solamente a riprodurre i discorsi governativi e le notizie
della TAP [Tunis Afrique Presse]. C'erano comunque delle eccezioni come
la
testata
di
“L’Unione generale dei lavoratori tunisini”, “Attariq El Jadid”, “El mawkif” e “IlMouwatinoun”. Per questi motivi, vi era un ambiente mediatico privo di ogni credito in quanto essi
generalmente si limitavano ad esaltare le virtù del presidente di allora, screditando i suoi
avversari. Gli articoli giungevano le redazioni già pronti ed i giornalisti si limitavano a firmarli e
gli altri giornalisti che non ci si piegavano venivano continuamente perseguitati.
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Ciò attesta il totale controllo da parte del governo Ben Ali su tutto l’apparato mediatico
tunisino tramite il controllo delle proprietà, del mercato pubblicitario, dei contenuti pubblicati e
addirittura della vita degli stessi giornalisti. Questa repressione giornalistica è stata possibile
grazie all’instaurarsi di quattro organi principali:
x Il ministero della comunicazione che esercitava un controllo totale delle informazioni;
x Il consiglio superiore della comunicazione che ricopre delle funzioni
prettamenteconsultative in materia giuridica. Esso è incaricato di effettuare degli studi e delle
ricerche sul settore e di elaborare anche un sistema per misurare l’audience;
x Agenzia tunisina delle comunicazioni con l’estero (ATCE) il cui compito consisteva
nell’esrcitare un pieno controllo e pressione grazie ad un attribuzione ai media di mercati
pubblici e cercava di filtrare le informazioni veicolate ai giornalisti stranieri;
x Agenzia Tunisi internet (ATI) che controllava e censurava i siti internet.
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I mezzi di comunicazione di massa tunisini che si limitavano prima solo all'elogio dell'expresidente e delle opere del suo governo dovevano assolutamente ridisegnare tutta la loro
strategia comunicativa e far fronte ad un flusso cos‫ ܜ‬importante di informazioni soprattutto che
proprio in quel periodo il loro scopo primario era quello di riconquistare il pubblico e ricreare un
rapporto fiduciario con esso. Si è quindi ritrovati confrontati ad una grande esplosione mediatica
nella quale prevalevano i programmi ed i dibattiti politici che avranno per forza un grande
impatto sulla situazione linguistica del paese.
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Prima di parlare della terminologia ricorsa dai politici tunisini occorre ricordare che le lingue
più in uso nella vita quotidiana sono:
x il tunisino: è il dialetto del paese che può leggermente variare da una regione all'altra;
x l'arabo letterario (il fusha): è la lingua ufficiale usata prevalentemente in
ambito ammnistrativo e scolastico;
x il francese: lingua ereditata dal protettorato (1881-1956)
x Si è cos‫ ܜ‬notato che, nelle trasmissioni mediatiche la lingua più in uso da parte dei politici è
prevalentemente il fusha. Ci‫ ܞ‬sarà dovuto ad almeno tre motivi:
x Antecedenti politici: per decenni i mass-media sono rimasti sotto controllo statale e vi sono
stati anche parecchi siti e blog come youtube, daily motion che sono stati censurati per paura
di una propagazione di informazioni toccanti al regime. Queste condizioni non permettevano
quindi né la proliferazione né l’evoluzione di una terminologia politica tunisina;
x Abitudini linguistiche: la lingua dei bollettini di informazioni è da sempre stata il fusha e, in
genere, esso è di più facile comprensione che il francese per gli analfabeti e i semi-analfabeti;
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x Problema identitario: è stato notato dopo la rivoluzione che i tunisini sono in cerca continua
di una nuova identità di "uomo arabo libero" che non è sottomesso a nessuna
"colonizzazione" ed è quindi per questi motivi che si va sempre di più verso una certa
"arabizzazione" linguistica.
Quindi, con neologismi dei politici non intendiamo delle parole di nuovo conio bensì di
parole già esistenti (in prevalenza prestiti dal fusha) ma che hanno subito ulteriori trasformazioni.
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La situazione politica tunisina postrivoluzionaria è segnata da avvenimenti di grande rilievo sia
per il costume che per la storia del paese, un insieme di fatti hanno avuto quindi un grande
riflesso sulla creatività linguistica e più precisamente su quella dialettale. Infatti, visto
l’impoverimento terminologico tunisino in questo settore si è avuto gran bisogno di introdurre
nuove parole affinché si possa indicare nuovi referenti. Nel corso del tempo, il linguaggio
politico si è notevolmente rinnovato ed arricchito venendo a costruirsi in tal modo in quanto una
delle maggiori fonti di ampliamento lessicale nel suo complesso. Questa nuova terminologia si
riferisce essenzialmente alle parole scelte e impiegate dai politici e dai giornalisti specialistici in
questo dominio. Non si tratta in prevalenza di parole di conio recentissimo ma piuttosto di
prestiti dall’arabo classico che hanno subito ulteriori trasformazioni oppure che con questo
nuovo contesto hanno assunto una sfumatura semantica diversa. In questo ambito possiamo
distinguere tre tipologie neologistiche nel linguaggio dei politici tunisini che catalogheremo
come segue:
x ,QHRORJLVPLVHPDQWLFL con questa tipologia neologistica possiamo designare le espressioni
di stampo politico provenienti possono essere nel nostro caso delle parole che provenienti
dall’arabo classico ed introdotte di recente nel parlare dialettale tunisino. Prendiamo ad
esempio la parola “ ϡΎμΘϋ΍" (sit-in) che è stata ad un certo tempo molto ricorsa soprattutto
subito dopo la proclamazione del nuovo governo provvisorio (2011) e sono cominciate le
prime rivendicazioni popolari. Questa parola è recentissima nel vocabolario tunisino visto gli
antecedenti politici repressivi era forse ancora sconosciuta da una gran parte del popolo e, a
volte quando si voleva parlare di un sit-in, veniva piuttosto usata la parola “grève”(sciopero).
Vi sono parecchi altri neologismi semantici in arabo classico presenti nel linguaggio dei
politici, sono delle parole derivate da altri termini a cui sono stati aggiunti dei prefissi e dei
suffissi dando così nascita a delle neoformazioni. Si pensa in questo senso a delle parole
frequentemente utilizzate come “ϱήΒϤϓϮϧ", è l'aggettivazione di novembre (11 ° mese
dell’anno). È un lemma abbastanza dispregiativo per parlare del regime Ben Ali iniziato appunto
novembre.
x ,QHRORJLVPLVLQWDWWLFL sono costituiti da più parole formando anzi un sintagma ben specifico
di questo nuovo lessico in ambito tunisino. Si pensa in questo senso a espressioni come:
“ ϲΠδϔϨΑ ϡΎψϧ “ (l’ordine viola) che fa riferimento all’ex partito al potere il cui colore
rappresentativo era il viola o ancora l’espressione “ϖΑΎδϟ΍ ϡΎψϨϟ΍ ϡϻί΃ “ o ancora “ϲϠϋ ϦΑ ϡϻί΃” per
designare i “simpatizzanti” del regime di Ben Ali;
x ,QHRORJLVPLOHVVLFDOL i neologismi lessicali come sappiamo già sono delle parole di nuovo
conio introdotte nel linguaggio dei politici tunisini in un dato contesto come ad esempio le
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abbreviazioni e sigle dei diversi partiti politici o apparati statali come ad esempio “ANC”
(assemblea nazionale costituente), “CPR” (congresso per la Repubblica)... sono dei simboli
che, ormai vengono intesi in quanto parole.
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Dato che si è vissuti per decenni sotto un regime di dittatura assoluta, parlare politica è diventato
dopo il 14 gennaio 2011 il nuovo “sport nazionale” per eccellenza. Cos‫ܜ‬, termini ed espressioni
di stampo politico prima sconosciuti venivano continuamente martellati nei diversi mass-media,
nei dibattiti in studio televisivo e radiofonico e, ogni periodo è anche caratterizzato da un evento
discorsivo ben preciso da cui si propagano sempre nuove parole all’utente tunisino a cui
quest’ultimo piacciono e cerca di riprodurre in altri contesti comunicativi e discorsivi. Basta in
questa prospettiva pensare alla parola “ωϮϠΨϣ” (decaduto) aggettivo assegnato a Ben Ali dopo il
14 gennaio 2011. Questo aggettivo ha avuto un posto discorsivo molto rilevante presso i tunisini
che ormai, per designare una ex moglie/marito, fidanzato, amico... viene impiegato questo
aggettivo in modo scherzoso e/o anche dispregiativo.
Vi sono anche parecchi altri esempi molto significativi che hanno segnato e segnano fin’ora
l’evoluzione del dialetto tunisino come ad esempio i nuovi trivialismi e insulti che ormai i
tunisini si rivolgono a vicenda quando litigano o sono in disaccordo. Ritroviamo in quest’ottica
parole tipo “ϖΑΎδϟ΍ ϡΎψϨϟ΍ ϡϻί΃” (residui del precedente regime) o anche termini ed espressioni che il
tunisino medio sente continuamente senza pertanto capire il proprio significato ma capisce solo
che si tratta di un termine dispregiativo come ad esempio l’aggettivo “ϲϧϮδϣ”(massonico) in
riferimento a “Δϴϧ ϮγΎϣ” (massoneria) o anche “ϱέΎδϳ “ (membro della sinistra) in riferimento al
marxismo.
Anche la trasmissione in diretta televisiva delle sedute dell’assemblea costituente ha anche
attivamente contributo all’arricchimento del lessico che è venuto ad essere usato anch’esso in
altri contesti comunicativi come ad esempio l’espressione “ϡΎψϧ ΔτϘϧ “ (un punto di ordine), è
un’espressione ormai molto usata anche nel linguaggio corrente anche tra i giovani nei bar
quando vi è una discussione tra più persone o ancora “ΓήΘγΩ “ (Costituzionalizzare), nel prendere
una nuova iniziativa, decisione...
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Abbiamo rintracciato in questa ricerca i maggiori cambiamenti politici avvenuti in Tunisia dopo
la rivoluzione ed il loro impatto sulla situazione sociale e linguistica del paese. A tale proposito,
abbiamo innanzitutto paragonato la situazione socio-politica tunisina prima e dopo il 2011.
Abbiamo di seguito focalizzato la nostra attenzione sul ruolo che hanno avuto i mass-media dopo
la rivoluzione e come essi sono stati il principale veicolo portatore di novità terminologiche,
quella proferita dai politici tunisini in contesti discorsivi ben definiti. Un gergo talmente ripetuto
che esso ha avuto alla fine un enorme impatto sull’evoluzione socio-linguistica dell’utente.
Infatti, quest’ultimo tende ormai a voler riutilizzare quei termini anche in contesti comunicativi e
discorsivi del tutto diversi da quelli iniziali. Rimane comunque in questa ricerca una domanda in
sospeso: se questo nuovo impiego linguistico è solo un “fenomeno di moda” che verrà spento
gradualmente una volta ristabilizzata la situazione politica oppure questa terminologia entrerà nel
tempo a far parte integrante del linguaggio corrente tunisino.
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Asma Skander and Samiha Chemli
5LIHUPHQWLELELORJUDILFL
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Allal. A, Geisser. V, La tunisie de l’après-Ben Ali. Les partis politiques à la recherche du « peuple
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Azouzi. A, La « Révolution du jasmin » en Tunisie et son slogan « Ben Ali Dégage !» : un évènement
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Lepri, S, Professione giornalista, Etas, Roma, 2005
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Tekaya. M, Global voices online, 70 chilometri dall’Italia. Tunisia 2011: la rivolta del gelsomino, Genova,
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