Sicurezza Terrorismo Geopolitica - sintesi 16 - 30

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Sicurezza Terrorismo Geopolitica - sintesi 16 - 30
Sicurezza Terrorismo Geopolitica - sintesi 16 - 30 giugno 2012
Scritto da Redazione Look-out
Giovedì 05 Luglio 2012 00:43
MAROCCO
Relativamente alla questione del Sahara Occidentale – in seguito alla sfiducia sollevata a
Christopher Ross da parte del Marocco – l’ONU ha nominato Wolfgang Weisbrod-Weber capo
della missione MINURSO (Missione delle Nazioni Unite per il Referendum nel Sahara
Occidentale). Il nuovo inviato speciale visiterà Marocco, Algeria e Mauritania, dove ascolterà le
parti coinvolte nel conflitto, prima di stilare un rapporto propedeutico alla nomina di un inviato
definitivo. Frattanto, il Fronte Polisario avrebbe dichiarato di essere pronto a imbracciare
nuovamente le armi qualora i negoziati con l’ONU dovessero naufragare.
In ambito internazionale, si registrano attriti con la Spagna, tanto in ambito diplomatico quanto
economico - commerciale. Il Marocco si è opposto formalmente ai lavori di esplorazione
petrolifera vicino alle isole Canarie da parte della compagnia spagnola Repsol. Inoltre, nella
regione di Larache, agricoltori locali si sono ribellati contro una compagnia agricola spagnola,
che non avrebbe mantenuto l’impegno di assumere personale locale. Infine, a Melilla, città
autonoma spagnola in territorio marocchino, si sono registrate manifestazioni di protesta contro
il governo locale, che avrebbe inasprito le condizioni d’accesso per i lavoratori marocchini
impiegati nella città. In politica interna, si segnala la nascita del Movimento Marocchino per la
Riforma, una formazione sunnita che annovera tra le proprie fila lo sceicco salafita marocchino
Abu Hafs, e che propone la Shura al posto degli organi democratici occidentali.
Infine, in materia economica, è in previsione una nuova legge sul sistema bancario marocchino
che dedicherà una sezione alla finanza islamica, istituendo una commissione di esperti per
monitorare la legalità delle transazioni. Il disegno di legge riserverebbe al Marocco, come nuovo
polo finanziario islamico, i circa 400 miliardi di dollari provenienti dai Paesi del Golfo in cerca di
“approdi sicuri” nel panorama arabo.
ALGERIA
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Sul fronte della sicurezza, si segnala che l’esercito – in seguito a un vasto rastrellamento che
dura da settimane nelle aree di Tizi Ouzou, Khenchela, Blida, Buqara, Ain Dafla e Ain El Turk –
ha eliminato decine di terroristi riconducibili ad AQIM (Al Qaeda nel Maghreb Islamico), tra cui
l’emiro della brigata Ayn al-Zawiya, noto come al-Harith. Gli organismi di sicurezza hanno,
inoltre, sventato diversi piani terroristici: uno di questi prevedeva l’impiego di 50 terroristi
provenienti dalla provincia di Boumerdes ed era volto a far esplodere una sede della polizia in
provincia di Tizi Ouzou; un altro prevedeva invece l’introduzione di due tonnellate di esplosivi
nel Paese.
Il quotidiano algerino el- Khabar ha riportato, infine, di scontri tra esercito e terroristi a Chlef,
dove vi sarebbero intense mobilitazioni di sicurezza. Si segnala che i focolai d’instabilità
innescati dai militanti islamisti potrebbero mettere a repentaglio, tra le altre cose, le esportazioni
algerine di gas naturale verso l’Europa. Per quanto riguarda i negoziati per il rilascio dei
diplomatici algerini rapiti a Gao, nel nord del Mali, il gruppo Monoteismo e Jihad, responsabile
del rapimento del Console e dei suoi collaboratori, ha presentato al governo di Algeri una lista
contenente i nomi di 30 detenuti nelle carceri algerine per i quali è stato chiesto il rilascio.
Il gruppo chiede inoltre il pagamento di un riscatto di 15 milioni di euro. Si moltiplicano, nel
frattempo, le mobilitazioni popolari contro la carenza di acqua potabile a Djelfa e Boumerdes e
la sospensione dell’erogazione del servizio elettrico a Adrar, dovute ai continui sabotaggi sulla
reti idrica ed elettrica a cui le rispettive province non riescono da tempo a porre rimedio. A Blida,
infine, si segnala una protesta delle guardie comunali contro i salari e gli orari di lavoro.
MALI
I Ministeri della Difesa di Stati Uniti e Francia hanno inviato forze speciali e aerei nei pressi della
regione dell’Azawad, in vista di prossime operazioni contro Al Qaeda e i gruppi salafiti-jihadisti
operanti nell’area. Intanto, l’agenzia francese AFP ha riportato che due aerei da ricognizione
occidentali sono stati raggiunti da alcuni colpi di arma da fuoco mentre sorvolavano l’area di
Timbuctu.
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L’attacco è stato rivendicato da Umar Ould Hamada, alto responsabile del movimento Ansar
al-Din – alleato regionale di AQIM – il quale ha dichiarato che l’organizzazione risponderà a
qualunque intervento straniero nell’area. Intanto, sembra che gli islamisti di Monoteismo e Jihad
in Africa Occidentale controllino ormai completamente la città di Gao, nel nord-est del Paese,
dopo violenti combattimenti contro i tuareg laici del Movimento Nazionale di Liberazione
dell’Azawad (MNLA).
Fallito il tentativo di mediazione da parte dell’Unione Africana, poi, il Primo Ministro maliano,
Modibo Diarra, ha fatto appello all’ONU affinché emettesse una risoluzione per l’intervento
militare internazionale nel nord del Paese. In seguito al rifiuto del Consiglio di Sicurezza
dell’ONU, si fa strada l’ipotesi di un intervento diplomatico algerino.
NIGERIA
Il 17 giugno tre chiese cristiane nello stato di Kaduna sono state colpite da attentatori suicidi,
presumibilmente affiliati alla setta radicale islamista Boko Haram, causando almeno 23 vittime.
Altre 11 persone sono poi rimaste uccise nelle rappresaglie da parte di giovani cristiani, che
avrebbero anche incendiato una moschea.
Le autorità hanno immediatamente istituito un coprifuoco. Il 26 giugno, inoltre, sono stati
perpetrati diversi attacchi da parte di presunti combattenti islamisti contro cinque stazioni di
polizia e un penitenziario, nello stato federativo settentrionale di Kano, con un bilancio di
almeno 27 vittime. Le autorità non escludono la responsabilità di Boko Haram.
TUNISIA
Il generale ritorno alla calma, dopo i disordini provocati dalla mostra di al-Marsa, ha permesso ai
Ministeri dell’Interno e della Difesa di revocare il divieto di circolazione, pur invitando i tunisini a
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tenersi lontani dai raduni che potrebbero destabilizzare la sicurezza pubblica. Il Ministero degli
Affari Religiosi ha, inoltre, espresso a tal proposito l’intenzione di ristabilire l’autorità dello Stato
sulle circa 20 moschee ritenute sotto diretto controllo di estremisti salafiti nelle quali gli imam
avrebbero ripetutamente incitato all’odio contro artisti, giornalisti, poliziotti e altri membri delle
istituzioni.
In ambito politico, si segnala la formazione del nuovo partito Appello della Tunisia che
raggruppa formazioni laiche ed è guidato dall’ex Primo Ministro, Al-Baji Qaid al-Sabsi. Al
contempo, riaffiorano spaccature all’interno di Ennahda, dove le correnti più moderate,
capeggiate dal leader del movimento, Rachid Ghannouchi, faticherebbero a tenere sotto
controllo quelle più tradizionaliste, tra cui emerge la figura di Habib al-Lawz, promotore della
sharia come fonte del diritto. Infine, in questi giorni l’opposizione sta valutando l’ipotesi di una
mozione di sfiducia nei confronti del Primo Ministro tunisino, Hamadi al-Jabali, anche in seguito
alla decisione di quest’ultimo di estradare Baghdadi Mahmudi in Libia senza l’approvazione del
Presidente della Repubblica (responsabile della politica estera del Paese).
Sul piano economico, la recente instabilità del tessuto politico-sociale lascia predire un ingente
calo del turismo nel territorio. In un appello alla Francia, il Premier tunisino ha dunque auspicato
un nuovo piano Marshall a favore dei Paesi in gravi difficoltà economiche. A livello
internazionale, poi, il Presidente della Repubblica, Marzouki, ha rifiutato di firmare due progetti
di legge riguardanti il trattato con il Fondo Monetario Internazionale e la quota relativa alla
Tunisia, attribuendo al precedente regime i debiti ascritti dall’FMI alla Tunisia. Il tema caldo della
sicurezza interna e frontaliera domina, infine, il panorama mediatico tunisino.
Il Ministero della Difesa ha comunicato la distruzione di tre camion carichi di armi nell’area Ain
al-Sakhuna, vicino al confine fra Libia, Algeria e Tunisia. Durante un rastrellamento dell’esercito
tunisino, militanti di AQIM hanno lanciato bombe contro un elicottero militare, che ha risposto al
fuoco. Per il Ministero, i terroristi trafficavano armi dalla Libia verso il Mali. Si segnala poi la
richiesta inviata agli Stati Uniti di fornire supporto logistico alle forze armate tunisine,
particolarmente nel controllo dei confini con Libia e Algeria, contro i tentativi d’infiltrazione da
parte di militanti di AQIM.
LIBIA
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È entrata nel vivo la campagna elettorale in vista delle elezioni del 7 luglio, mentre la situazione
della sicurezza continua a essere instabile in diverse città del Paese. In merito agli scontri tribali
nel distretto settentrionale di Jabal al-Gharbi, la tribù Mashashiya ha chiesto un’indagine
internazionale, sotto l’egida dell’ONU, sull’uso di armi biologiche da parte dei ribelli di Zintan. Il
CNT ha attribuito, poi, ai sostenitori del deposto regime la responsabilità dei violenti scontri nelle
zone di Mizda, Shaqiqa e Zintan, dove si sarebbe frattanto raggiunto un cessate il fuoco.
La situazione rimane invece instabile a Kufra, dove nei giorni scorsi sono ripresi gli scontri fra
Tabu e forze corazzate libiche, causando morti e feriti tra la popolazione. A Bengasi, inoltre, uno
scontro a fuoco tra trafficanti di armi ha causato un morto e tre feriti nel mercato di Ashiya.
Sempre a Bengasi, esponenti di Ansar al-Sharia hanno fatto irruzione nel consolato tunisino per
protestare contro la recente e controversa mostra d’arte tenutasi a Tunisi lo scorso 10 giugno.
Sul fronte della sicurezza, Juma Hasan al-Jazawi al-Ubaydi, uno dei tre giudici libici incaricati di
indagare sull’omicidio del Generale Abd al-Fattah Younis, è stato raggiunto e ucciso da colpi
d’arma da fuoco davanti alla sua abitazione di Bengasi. Inoltre, un’organizzazione militare
pro-Gheddafi ha annunciato la propria nascita promettendo di eliminare la giunta militare.
Tale organizzazione, denominata Dhubbat al-Ahrar (gli ufficiali liberi), ha dichiarato in un
comunicato che libererà il Paese dal CNT. Altri fedeli del Colonnello, fra cui Nasir al-Mabruk, ex
Ministro dell’Interno, sembrano al contempo intensificare la loro azione dal Cairo e avrebbero
dato origine alla cosiddetta Lega della Comunità Libica proprio con lo scopo di destabilizzare il
Paese. Il quotidiano al-Watan rende noto che il Consiglio dei Ministri ha approvato la
formazione di un comitato per rivedere i contratti in materia di sviluppo.
In ballo vi sono progetti soprattutto nel settore delle infrastrutture e dei trasporti. Infine, si
segnala che Baghdadi al-Mahmudi, Primo Ministro durante il regime di Gheddafi, è stato
consegnato alle autorità di Tripoli, dopo l’estradizione concessa dalla Tunisia, dove al-Mahmudi
era detenuto dal settembre 2011.
EGITTO
L’Alta Commissione Elettorale ha annunciato, il 24 giugno, la vittoria del candidato dei Fratelli
Musulmani, Muhammad Mursi, alle elezioni presidenziali. La prima questione da affrontare sarà
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relativa alla Costituzione complementare recentemente emessa dal Consiglio Militare, che
limiterebbe fortemente i poteri del Presidente della Repubblica sottoponendo le sue decisioni
all’approvazione della giunta militare. Secondo alcuni giuristi, Mursi avrebbe infatti il potere di
abrogare tale Costituzione provvisoria. È inoltre previsto per domenica 1 luglio l’annuncio
ufficiale del nuovo Presidente del Consiglio dei Ministri.
Tuttavia, il capo del Consiglio Militare, Tantawi, non ha ancora accettato le dimissioni di
Ganzuri, attuale Premier del governo di transizione, che dovrebbe portare avanti l’opera iniziata,
in virtù delle competenze e dell’equilibrio politico maturati. Il Consiglio Militare, inoltre, ha
rivendicato il diritto di nominare i nuovi ministri. Nel frattempo, il neo-eletto Presidente ha
nominato, per la prima volta nella storia egiziana, una donna e un copto alla carica della vice
presidenza.
Sempre in ambito politico, l’agenzia di stampa Reuters ha rivelato che sono in corso
consultazioni tra i Fratelli Musulmani e il Consiglio Militare per ripristinare il Parlamento, sciolto
dalla Corte Costituzionale. A tal proposito, Mursi avrebbe ricevuto numerosi appelli dai salafiti di
Al-Nur, che chiedono di essere adeguatamente rappresentati in virtù dell’importante ruolo
giocato nella vittoria del candidato della Fratellanza. In merito alla problematica situazione della
sicurezza al confine con Israele, il Consiglio Militare ha incontrato un inviato del Premier
israeliano, Benjamin Netanyahu, per discutere della questione e rassicurare Israele che sarà
l’Esercito a curare i rapporti con il Paese vicino.
Inoltre, la giunta militare ha annunciato di voler rafforzare la presenza militare nelle regioni
frontaliere, proposta accettata anche dagli Stati Uniti. Sempre sul piano internazionale, la
stampa israeliana ha posto l’accento sulle relazioni tra Egitto e Iran, in particolare sulla
soddisfazione di Teheran per l’ascesa dei Fratelli Musulmani. Rientrerebbe, infatti, nei progetti
dell’Iran, un Medio Oriente rafforzato e unito da relazioni stabili con l’Egitto.
Tuttavia, il salafismo potrebbe rappresentare un ostacolo alla coesione fra i due Paesi, data
l’appartenenza dell’Iran alla corrente sciita dell’Islam. Il 19 giugno, infine, è stata annunciata la
morte clinica dell’ex rais egiziano, Hosni Mubarak. Fonti ufficiali hanno confermato che Mubarak
versa in stato di coma a seguito di un ictus.
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TURCHIA
Il 22 giugno un aereo militare turco è stato abbattuto – e un altro attaccato – dalla contraerea
siriana al largo della costa di Latakia. Dopo la conferma dell’abbattimento, Ankara ha
immediatamente richiesto una riunione degli alleati NATO e minacciato, per ritorsione, di
interrompere la fornitura di elettricità alla Siria.
In ambito di sicurezza nazionale, si segnala che almeno 8 soldati turchi e 10 ribelli curdi sono
stati uccisi in un attacco del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) avvenuto nell’estremo
sud-est del Paese, in prossimità del confine con l’Iraq e l’Iran. Altri 16 militari di Ankara sono
stati feriti. Sul piano internazionale, il 21 giugno la Turchia ha annunciato di aver annullato le
sanzioni contro la Francia dovute alla polemica sul genocidio armeno, manifestando il desiderio
di voltare pagina rispetto alle cattive relazioni fra i due Paesi durante la presidenza di Sarkozy.
SIRIA
Continuano i bombardamenti, da parte dell’esercito siriano, nel bastione ribelle di Homs. Nella
città mancano acqua e cibo, e numerosi feriti versano ormai in condizioni disperate.
L'Osservatorio Siriano per i Diritti Umani ha osservato che gli scontri fra le forze del regime e i
ribelli hanno causato, nella sola giornata del 21 giugno, circa 170 vittime, fra cui un centinaio di
civili. Dopo le città di Homs, Daraa e Duma, fortemente colpite dai bombardamenti, le violenze
si sono intensificate nei pressi del quartier generale della Guardia Repubblicana (nel distretto di
al-Qudsiya) e nei sobborghi di Hama e Mashru Dumar, poco distanti dal centro di Damasco.
Il 26 giugno, poi, uomini armati hanno attaccato la sede dell’emittente televisiva al-Ikhbariyya
uccidendo almeno sette persone, fra cui tre giornalisti. Al-Ikhbariyya, negli ultimi mesi, si era
distinta per un punto di vista critico nei confronti dei network panarabi e occidentali. L’emittente
si era infatti schierata a favore del regime, presentando la sollevazione contro Bashar al-Assad
come una vasta cospirazione terroristica pilotata dall'estero.
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A fronte dell’escalation delle violenze, il Generale Robert Mood, capo della missione
internazionale, ha ufficializzato la sospensione delle operazioni dei 300 osservatori ONU
dispiegati nel Paese. Kofi Annan ha inoltre proposto di istituire un governo transitorio,
rappresentativo di tutte le fazioni in lotta, allo scopo di trovare una soluzione politica al conflitto.
L’ipotesi – sostenuta da Russia, Cina, Stati Uniti, Regno Unito e Francia – contempla la
possibilità di un’uscita di scena “rapida e indolore” di Bashar al-Assad. Sul fronte politico, il 23
giugno è stato costituito un nuovo governo, presieduto da Riyad Hijab, ex Ministro
dell’Agricoltura, come riferisce l’emittente di Stato siriana.
Mantengono i loro incarichi, per decreto presidenziale: il Ministro degli Esteri, Walid Muallim;
dell’Interno, Muhammad Ibrahim al-Shaar; della Difesa, Dawud Rajiha.
LIBANO
Mentre, sul piano della sicurezza, continuano a infiltrarsi gruppi terroristici armati dal Libano
verso la Siria, sul piano politico viene portato avanti il cosiddetto “dialogo nazionale” tra le forze
politiche. Hezbollah, tuttavia, potrebbe essere escluso dal piano dei negoziati, in quanto
l’arsenale di armi del partito della resistenza libanese è in contrasto con la lotta alla
proliferazione delle armi all’interno del Libano.
A tal proposito, un piano di sicurezza è stato lanciato a Dahiyeh, una delle roccaforti di
Hezbollah, nella periferia sud di Beirut. Al contempo gli Stati Uniti hanno rinnovato le accuse a
Hezbollah riguardo il traffico internazionale di stupefacenti. Si segnala inoltre che due rifugiati
palestinesi sono stati uccisi dall’esercito libanese nel campo di Nahr al-Barid, a 16 km dalla città
settentrionale di Tripoli, a seguito di un intervento dei militari con lacrimogeni e proiettili di
gomma.
ISRAELE
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Continua l’offensiva militare israeliana contro i militanti della Striscia di Gaza che hanno
attaccato nell’ultima settimana il sud di Israele con oltre 50 razzi e missili. La risposta
dell’aviazione israeliana, il 20 giugno, ha colpito diversi obiettivi nell’area di Gaza. Israele ha
inoltre dispiegato carri armati alla frontiera con l’Egitto, mossa, tuttavia, particolarmente
controversa in quanto contravviene agli accordi di Camp David del 1978.
Nonostante l'organizzazione palestinese Hamas si sia detta pronta a una tregua con Israele
tramite la mediazione dell’Egitto – a condizione che l’accordo sia reciproco, con ciò implicando
la cessazione di ogni ostilità da parte dello Stato ebraico – il 23 giugno sono ripresi i lanci di
missili contro Israele e i bombardamenti dello Stato ebraico nella Striscia di Gaza. Il Primo
Ministro Benjamin Netanyahu ha garantito che le forze armate sono pronte, se necessario, ad
agire nella Striscia di Gaza «con forza anche maggiore».
ARABIA SAUDITA
Dopo la morte dell’erede designato, il Principe Nayef bin Abdul Aziz, il successore al trono
saudita è divenuto, per linea ereditaria, il Principe Salman bin Abdul Aziz, ex governatore di
Riyadh e attuale Ministro della Difesa. Il Principe Salman è considerato un conservatore
moderato.
KUWAIT
L’agenzia kuwaitiana KUNA riferisce che i membri del governo hanno presentato, il 25 giugno,
le loro dimissioni. Cinque giorni prima, la Corte Costituzionale aveva invalidato le elezioni del 2
febbraio scorso e ordinato di ripristinare il Parlamento pre-elettorale, la cui maggioranza era di
gran lunga più favorevole alla famiglia reale.
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YEMEN
Trenta militanti di Al Qaeda sono stati uccisi in una serie di bombardamenti condotti
dall'aviazione yemenita nel sud del Paese, il 20 giugno, principalmente nelle valli di Wadi
Dhiman e Dayda.
IRAQ
Ventidue persone sono state uccise e 50 ferite, nell’attentato suicida avvenuto il 18 giugno in un
quartiere sciita di Baquba, a nord di Baghdad, che ha colpito un gruppo di fedeli riunitisi per un
corteo funebre.
IRAN
Il 18 giugno si sono tenuti a Mosca i negoziati sul nucleare tra la Repubblica Islamica e il gruppo
dei 5+1. Dopo che l’ultimo round di negoziati si è concluso con un nulla di fatto, entro le
prossime settimane saranno imposte nuove sanzioni contro la Repubblica Islamica. Un nuovo
incontro dovrebbe poi aver luogo i primi di luglio in Cina o in Kazakistan. A pochi giorni
dall’inizio dell’embargo internazionale, intanto, cresce il malcontento popolare: l’aumento
esponenziale del costo della vita ha condotto la popolazione al boicottaggio dei generi di prima
necessità, come pane e latte.
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AFGHANISTAN
Si moltiplicano gli attacchi talebani, soprattutto nell’est del Paese. Si teme che l’escalation
possa continuare fino al ritiro delle forze ISAF, previsto per il 2014. Il 19 giugno, militanti
talebani hanno attaccato un checkpoint di polizia, a sud-ovest di Kandahar, uccidendo tre agenti
e coinvolgendo alcuni militari NATO.
Il 21 giugno è stato inoltre attaccato un hotel presso il lago Qargha, zona turistica a 10
chilometri da Kabul, causando un numero imprecisato di vittime. Il 25 giugno, 13 soldati
pakistani sono rimasti uccisi durante un’imboscata. Lo stesso giorno un’esplosione in un campo
di addestramento della polizia afghana ha ucciso un carabiniere italiano appartenente al PSTT
(Police Speciality Training Team), uno speciale nucleo della polizia afghana. Il 27 giugno, infine,
10 agenti di polizia afghani hanno perso la vita in diversi attentati nelle province di Herat,
Helmand e Kunduz.
PAKISTAN
La Corte Suprema del Pakistan ha destituito, il 19 giugno, il Primo Ministro Yusuf Raza Gilani,
dichiarandolo decaduto anche dall’incarico di parlamentare. La coalizione di governo ha
incaricato Makhdum Shahabuddin, già ministro del settore tessile, di sostituire Gilani.
Il neo-nominato è stato però raggiunto da un mandato d’arresto per traffico internazionale di
sostanze stupefacenti alla vigilia della designazione. Sul fronte della sicurezza, fonti mediche e
di polizia hanno segnalato attentati in due templi sufi, rispettivamente a Khwani, non lontano da
Peshawar, e a Quetta, nel Balochistan.
Si contano almeno quattro vittime e innumerevoli feriti. Tredici soldati pakistani sono, inoltre,
rimasti uccisi durante un’imboscata condotta da militanti talebani afghani, al confine tra i due
Paesi.
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BELGIO
Il 25 giugno un tribunale di Bruxelles ha condannato alla reclusione sei membri di una cellula
terroristica specializzata nel reclutamento di combattenti jihadisti, attiva in Iraq e Afghanistan.
Gli imputati sarebbero legati ad Al Qaeda. In occasione del loro arresto, nel 2010, la polizia
trovò armi, manuali terroristici e documenti relativi ad attività della cellula in Belgio.
REGNO UNITO
Jonhatan Evans, capo dei Servizi di Informazione e di Intelligence britannici (MI5), durante un
discorso tenuto il 26 giugno a Londra, e trasmesso dalla BBC, ha messo in guardia il proprio
Paese dal crescente numero di cittadini britannici che, abbracciando la causa jihadista, si
recano nei Paesi del Medio Oriente per sottoporsi all’addestramento.
Ciò conferirebbe nuova linfa ad Al Qaeda, dopo le sconfitte subite dall’organizzazione in
Afghanistan e Pakistan. Evans ha sottolineato la pericolosità dei neo-terroristi, soprattutto in
previsione delle Olimpiadi di Londra del prossimo mese
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