Colpo di fuoco batterico - Riviste

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Colpo di fuoco batterico - Riviste
DIFESA/MELO
Attacca melo, pero e molti arbusti ornamentali della famiglia Rosacee
Colpo di fuoco batterico
TERRA TRENTINA 6/2008
risultati del monitoraggio 2007
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Il colpo di fuoco batterico è considerata la malattia più grave delle Rosacee Pomoidee. Le piante
ospiti sono molto numerose; si
va dalle ornamentali spontanee
quali biancospino, sorbo, agazzino, cotognastro, ecc a quelle coltivate quali melo, pero, cotogno
e nespolo.
È originaria degli Stati Uniti, mentre in Europa è comparsa alla fine
degli anni 50. È diffusa in tutta Europa a parte il Portogallo e la Finlandia. In Italia è comparsa al sud
la prima volta nel 1990 e poi si
è diffusa principalmente su pero.
In provincia di Trento la prima segnalazione su melo risale al 2003.
Come noto, la batteriosi è sottoposta a lotta obbligatoria, in osservanza delle disposizioni vigenti
(D.lgs. n.356/99 “Regolamento recante misure per la lotta obbligatoria contro il colpo di fuoco nel
territorio della Repubblica”), che
prevedono fra l’altro l’immediata eliminazione per combustione
delle piante colpite.
Il controllo della malattia si basa
principalmente sulla prevenzione
e sulla tempestività di intervento.
La prevenzione si attua attraverso
il monitoraggio dei frutteti, mentre la lotta tempestiva consiste
nell’eliminazione dal frutteto delle piante o parti di esse colpite e
nel bruciare il materiale vegetale
per evitare l’ulteriore diffusione.
I SINTOMI
E L’EPIDEMIOLOGIA
Il batterio Erwinia amylovora
Nel corso della stagione 2007 in provincia
di Trento sono stati individuati
150 nuovi casi della malattia.
Tutte le piante o parti di piante sintomatiche
sono state estirpate e distrutte con il fuoco.
Al momento non si dispone
di mezzi curativi.
Sono vietati gli antibiotici
Gastone Dallago *, Lorenza Tessari **
* Centro per l’Assistenza Tecnica Ufficio Frutticoltura – Fondazione Edmund Mach
Istituto Agrario San Michele all’Adige
** Ufficio Fitosanitario Provinciale – Trento
Cancro di svernamento
IL MONITORAGGIO
Il monitoraggio, organizzato da
alcuni anni dal Centro per l’Assistenza Tecnica (Ufficio Frutticoltura) della Fondazione E.
Mach, Istituto Agrario San Miche-
Sintomi iniziali su foglia
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può vivere per molto tempo nel
terreno senza causare malattia.
Sicuramente la presenza di cancri
dell’anno precedente può essere
fonte di diffusione del batterio.
(foto 1: cancro di svernamento)
La fioritura primaria e secondaria
rappresenta il momento più critico per l’attacco del batterio alla
coltura, in quanto il fiore rappresenta la via privilegiata di penetrazione del batterio stesso nella
pianta. La grandine contribuisce
all’aumento delle possibilità d’infezione a causa delle ferite dalle
quali il batterio può penetrare.
Inoltre la diffusione del batterio
può avvenire attraverso il vento,
gli insetti pronubi, l’agricoltore
con gli strumenti di potatura e
per mezzo di materiale vegetale
infetto.
I sintomi possono consistere in
essudato lattiginoso biancastro
e poi ambrato in particolare in
prossimità dei cancri o dei frutti,
ma in Trentino questa manifestazione non è mai stata riscontrata.
Altri sintomi sono appassimenti
ed avvizzimenti fogliari con annerimenti nel punto di inserimento
del picciolo sul lembo fogliare,
tacche necrotiche sui frutti (mai
riscontrate in Trentino), appassimenti dei mazzetti fiorali, appassimenti dei frutticini. (foto 2: sintomi iniziali su foglia; foto 3 e 4:
getto colpito) Il getto ripiegato a
pastorale è un altro sintomo che
si riscontra normalmente in piante vigorose, mentre sulle piante
giovani si vede difficilmente (foto
5 e 6: pastorale). Lungo il tronco
inoltre ci sono degli arrossamenti sottocorticali con depressione
la cui direzione è rivolta verso la
base della pianta.
Getto colpito
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Getto colpito
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le, su specifico incarico dell’Ufficio Fitosanitaio della Provincia
Autonoma di Trento, interessa
gli impianti di melo e pero che
nell’anno precedente hanno manifestato sintomi, i pereti in generale, i punti della rete di monitoraggio nazionale e i giovani
impianti di melo fino al secondo
anno di età, i vivai anche di piante ornamentali.
Il lavoro inizia al verificarsi delle
condizioni climatiche (piogge e
temperature) e vegetative (fioritura) predisponenti l’attacco,
quindi già dal mese di aprile /
maggio.
Si utilizza anche un modello
previsionale predittivo integrato
(MAFIP) per stimare teoricamente
l’avvenuta infezione applicando i
dati climatici rilevati dalle stazioni automatiche della Fondazione
E. Mach dislocate sul territorio.
Al verificarsi delle condizioni si
iniziano i controlli veri e propri in campo, cominciando dalle zone e dai frutteti che l’anno
precedente hanno manifestato
attacco della malattia. Nel 2007
si sono quindi controllati 476
giovani impianti di cui 337 nelle
Valli del Noce e i restanti nelle
altre zone frutticole, tutta la rete
di monitoraggio per un totale di
141 punti, 20 pereti in Valsugana,
11 vivai.
RISULTATI 2007
Nella scorsa annata in Provincia di Trento sono comparsi 150
nuovi casi, intendendo con “nuovo caso” anche una sola pianta.
Tutte le piante o parti di pianta
sintomatiche sono state estirpate
ed eliminate per bruciatura.
Il primo caso positivo è stato riscontrato il 24 maggio in Valle
di Sole. In questa zona non si è
rilevato corrispondenza con le
previsioni del modello matematico e la comparsa dei sintomi in
campo.
Altri casi positivi si sono verificati
secondo la seguente distribuzione: 102 in Valle di Sole, 44 in Alta
Valle di Non (Livo, Preghena,
Bresimo e Cis), 4 in Valsugana.
Anche in un vivaio della Valle di
Sole sono state riscontrate alcune piante colpite tra cui un’ornamentale (Cotoneaster) subito
distrutte.
Considerato che in alcuni casi gli
appezzamenti colpiti erano riconducibili alla medesima impresa,
nel corso dell’estate l’Ufficio Fitosanitario provinciale ha inviato
complessivamente oltre 100 ingiunzioni di estirpo obbligatorio.
Nella maggioranza dei casi si è
stabilito che il momento di infezione è quello relativo alla fioritura e si è confermata la lentezza
nella diffusione dei sintomi sul
melo contrariamente a quanto
avviene sul pero.
I risultati raggiunti ed il continuo controllo del territorio è
stato possibile anche grazie al
grande impegno degli agricoltori
che dopo essere stati opportunamente formati hanno affiancato
i tecnici del CAT nel corso delle
verifiche in campo.
Per quanto riguarda l’aspetto diagnostico, l’Ufficio Fitosanitario si
è avvalso del Laboratorio di diagnostica del Centro Sperimentale
della Fondazione E.Mach, Istituto Agrario S.Michele. I campioni pervenuti al Laboratorio sono
stati complessivamente 35, tutti
sottoposti ad un analisi “breve”
di tipo sierologico e al protocollo
individuato dal Decreto di lotta
obbligatoria contro il colpo di
fuoco batterico. Per 18 campioni si è ricorso all’analisi con PCR
per la conferma di positività.
CONCLUSIONI
L’attacco di colpo di fuoco in
Provincia di Trento ha manifestato nel corso del 2007 un preoccupante incremento, anche
se limitato ad alcune zone ben
delimitate. Si ritiene comunque
– in attesa di verificare l’andamento della malattia nell’anno
in corso – che i casi riscontrati
siano stati efficacemente tenuti
sotto controllo anche grazie alle
periodiche pulizie eseguite dagli
agricoltori. Si ritiene comunque
che il monitoraggio nel 2008 sarà
da intensificare e da legare principalmente agli impianti in produzione di melo e pero.
Considerato che nell’annata scor-
ticolari quali ad esempio quella
procurata dalla grandine; sembra
però di riconoscere un maggiore
attacco sulle piante all’anno d’impianto probabilmente legato allo
stress subito dalle stesse, alla loro
partenza vegetativa ritardata e alla
loro fioritura che, manifestandosi
in ritardo rispetto al normale, le
mette in condizioni di maggiore
potenziale ricettività. Si fa presente inoltre che su melo l’evoluzione
dell’attacco sulle piante colpite è
fortunatamente molto lento e ciò,
se da un lato rallenta il diffondersi
della malattia, dall’altro rende più
difficoltosi i controlli, soprattutto
se ad essere colpite sono piante
in piena produzione con bassa
vigoria.
Nel 2007 si è avuta una grossa
collaborazione da parte degli
agricoltori nei controlli e questo
ci ha permesso di effettuare verifiche su ampie zone e di monitorare costantemente numerosi
frutteti. Cogliamo pertanto l’opportunità di questa pagine per
ringraziare tutte le persone che
hanno collaborato.
RACCOMANDAZIONI
La frutticoltura in Provincia di
Trento si estende per più di
10.000 ettari e quindi la difficoltà
nel controllo tempestivo è reale. Gli agricoltori sono i primi a
rendersi conto di manifestazioni
particolari che possono comparire all’interno dei frutteti. I sintomi
del colpo di fuoco possono essere confusi con quelli causati da
altri batteri come lo Pseudomonas sp. ed è pertanto importante
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sa i controlli nei vivai di piante
ornamentali hanno evidenziato
qualche problematicità con particolare riferimento alla Valle di
Sole e non si è in grado al momento di prevedere quali piante
ornamentali presenti nei giardini
potrebbero essere colpite dalla
batteriosi, nel corso del 2008, saranno potenziati i controlli anche
in ambito extra agricolo, con particolare riferimento ai vivai, alle
giardinerie, ai parchi, ai giardini,
e alle siepi. Come già sopraccennato si ricorda che le specie di
rosacee, coltivate e spontanee
sensibili ad Erwinia amyolovora
appartengono ai generi Amelanchier, Chaenomeles, Crataegus,
Cotoneaster, Cydonia, Eriobotrya, Malus, Mespillus, Pyracantha,
Pyrus, Sorbus e Stranvaesia.
L’altro fattore critico è costituito
dalle nuove piante di melo che
ogni anno (> 1,5 milioni) vengono piantate in Trentino per sostituire i vecchi impianti.
Come noto con l’emanazione
della direttiva 2006/36/CE della
Commissione del 24 marzo 2006
che modifica la direttiva 2001/32/
CE, relativa al riconoscimento di
zone protette esposte a particolari rischi in campo fitosanitario
nella Comunità e che abroga la
direttiva 92/76/CEE, il territorio
provinciale ha perso lo status di
zona protetta (ZP), ma ciò non
deve comportare un “abbassamento della guardia”, nel reperimento del materiale vegetale che
si auspica continui a riportare in
etichetta la dicitura “ZP”, che individua piante prodotte in zone
protette o in zone tampone.
La malattia, fortunatamente, non
si sposta velocemente da una
zona all’altra, però avendola riscontrata in questi anni in località diverse si ritiene che tutta la
provincia sia a rischio d’attacco.
Finora non è stato possibile individuare il rapporto preciso fra l’attacco del batterio e situazioni par-
Pastorale
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che l’agricoltore non sottovaluti
la sintomatologia iniziale ed eviti
di intervenire sulla pianta in caso
di sintomi dubbi.
L’invito rivolto agli agricoltori è
quindi quello di effettuare continui controlli e di contattare tempestivamente i tecnici di zona o
l’ufficio frutticolo del CAT di San
Michele o l’Ufficio Fitosanitario
di Trento nel caso di rinvenimento di sintomi poco chiari. I
tecnici, oltre a provvedere alle
verifiche del caso e, se ritenuto
opportuno,ad approntare il prelievo di un campione per l’analisi
di laboratorio, sono in grado di
fornire ogni indicazione in merito alla gestione del materiale
vegetale infetto.
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SITUAZIONE DEL
COLPO DI FUOCO
A LIVELLO NAZIONALE
In Emilia Romagna, dove la malattia ha ormai una storia decen-
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nale, nel 2007 si è verificato un
notevole incremento di casi su
melo.
In genere l’impatto economico
è stato limitato, ma si sono registrati danni significativi in zone
grandinate o dove c’è qualcuno
che non taglia in maniera corretta.
In Lombardia nel 2007, si sono
registrate nel bresciano gravi infezioni su astoni di melo e piante-madri di vivai altoatesini, che
hanno comportato la distruzione
di parecchi ettari di materiale.
Nel corso dei controlli a seguito
di questo caso, è stato individuato
un singolo frutteto isolato colpito
dalla batteriosi, subito abbattuto,
probabile sorgente d’inoculo per
i 2 vivai.
Nella limitrofa Provincia di Bolzano, dove i primi casi sono stati
rilevati nel 1999, nel 2007 sono
stati individuati 167 casi, principalmente su piante al I anno,
messe a dimora in ritardo ed ad
una altitudine tra 600 e 900 m.
In totale sono state estirpate circa
6000 piante, concentrate prevalentemente in pochi casi, mentre
nel resto dei focolai sono sono
state solo 1-2 piante colpite.
In Veneto, nel 2007 sono stati
registrati molti casi su melo e la
malattia sembra essersi diffusa in
gran parte del territorio regionale
(con esclusione delle province di
Vicenza e Belluno).
Anche in Friuli Venezia Giulia,
dove, fino al 2006 la malattia
era comparsa a livello puntiforme, nel 2007 si è avuta una certa espansione che ha interessato
prevalentemente il melo nell’area
di pianura, ma anche nella zona
collinare sono stati trovati focolai
su vecchi peri.
Il Piemonte al momento deve
considerarsi Regione libera da
E. amylovora, avendo registrato
solo 3 casi in vivaio nel 2004.