Aspetti prosodici e pragmatici dell`esclamazione

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Aspetti prosodici e pragmatici dell`esclamazione
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ASPETTI PROSODICI E PRAGMATICI DELL’ATTO ESCLAMATIVO
PATRIZIA SORIANELLO
1. Introduzione
La frase esclamativa è un atto linguistico usato per trasmettere un
evento sorprendente, il cui effetto può essere positivo o negativo. Si
tratta di un enunciato tipico della lingua parlata, specie dei contesti
informali o di quelli ad alto coinvolgimento personale; la sua presenza
nello scritto è evidenziata dal punto esclamativo. L’enunciato non è
unico, per forma e per sostanza; numerose sono le costruzioni
realizzabili nelle lingue del mondo (cfr. Michaelis 2001), ma proprio
questa natura variabile solleva diversi problemi di interpretazione e di
classificazione. Notoriamente, alla realizzazione dell’esclamativa
concorrono (a) risorse sintattiche, in primis ordine delle parole e
presenza di introduttori wh, (b) risorse lessicali, frequente è l’uso di
elementi focalizzanti (tale, così), di lessico emotivo o di interiezioni,
(c) risorse prosodiche.
L’enunciato esclamativo, a prescindere dalla sua struttura formale,
contiene sempre una natura espressiva che assolve precise funzioni
semantiche e pragmatiche. Le prospettive di studio perseguibili sono
dunque numerose, tuttavia l’interesse verso l’esclamativa è stato
finora contenuto, specie se confrontato con quello rivolto ad altre
tipologie modali come l’interrogazione e l’asserzione. Fra tutti il
settore meno indagato è quello prosodico, l’organizzazione sintattica e
semantica dell’esclamazione sono per contro le aree più documentate.
Studi Linguistici e Filologici Online
ISSN 1724-5230
Volume 9 (2011) – pagg. 287-332
P. Sorianello – “Aspetti prosodici e pragmatici
dell’atto esclamativo”
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In questa ricerca, l’attenzione sarà diretta all’esplorazione delle
caratteristiche prosodiche dell’esclamativa; si cercherà di dimostrare
come i comportamenti melodici riscontrati dall’analisi di un campione
realizzato da locutori meridionali non siano altro che la restituzione
superficiale delle proprietà pragmatiche dell’esclamativa medesima.
Parimenti, emergerà il ruolo dirimente del fattore prosodico nella
decodifica, anche uditiva, di atti linguistici esclamativi, un aspetto
quest’ultimo finora mai considerato nella letteratura relativa
all’italiano, come pure di altre lingue.
2. Le strutture esclamative
In molti studi, comprese le grammatiche tradizionali di stampo
descrittivo, le frasi esclamative sono annoverate tra le tipologie
minori, conseguentemente anche lo spazio ad esse dedicato è ridotto.
Il criterio che sottende tali classificazioni è il più delle volte sintattico,
poiché incentrato sulla selezione del modo verbale, sull’ordine delle
parole, sui tipici fenomeni di emarginazione che contraddistinguono
molte
esclamative
o
sulla
presenza
di
specifici
operatori
grammaticali 1. Ad esempio, in Sadock e Zwicky (1985) i tipi frasali
maggiori sono: dichiarative, interrogative e imperative; le esclamative
sono incluse tra le categorie minori insieme a imprecativi e optativi.
Analogamente, König e Siemund (2007) nel classificare gli atti
linguistici, riservano alle esclamative un posto secondario accanto a
vocativi, domande eco, risposte ecc. Secondo gli autori, l’elevata
1
Tra gli studi ad orientamento sintattico menzioniamo Radford (1997), Liptak
(2006) e per l’italiano Benincà (1995).
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variabilità strutturale renderebbe problematico l’inserimento delle
esclamative tra le forme frasali basiche.
Nelle più recenti ricerche ad indirizzo semantico e pragmatico,
l’esclamativa è stata oggetto di crescente attenzione, ma anche in
questo ambito gli aspetti controversi non mancano. Gli argomenti che
continuano ad animare il dibattito teorico sono numerosi, tra questi: la
definizione dello statuto dell’esclamativa, l’individuazione dei criteri
che ne permettono il riconoscimento, il grado di affinità che stabilisce
con le frasi interrogative. Se da un lato, vi sono ragioni di natura
pragmatica per postulare l’esistenza di una tipologia esclamativa
autonoma, accanto a dichiarative, interrogative ed imperative,
dall’altro la frammentazione dei tipi esclamativi sembra incrinare
l’omogeneità e la specificità dell’intera categoria frasale (cfr.
Gutierrez-Rexach 2008).
Una prima questione che si ravvisa nella letteratura disponibile,
prescindendo dall’ispirazione teorica sottesa, è una certa discordanza
terminologica la quale, lungi dall’essere una semplice scelta lessicale,
riflette questioni di natura più profonda. Quirk et alii (1985)
distinguono le esclamative, intese come categoria grammaticale, dalle
esclamazioni,
ovvero
enunciati
pragmaticamente
usati
come
esclamative, sebbene non sempre realizzati come tali sul versante
strutturale. Radford (1997) relativamente all’inglese, in un’ottica
rigorosamente sintattica, riserva il termine esclamativa solo alle frasi
introdotte dagli operatori ‘what’ e ‘how’; la stessa posizione è assunta
da Collins (2005) secondo cui solo in queste esclamative si avrebbe la
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grammaticalizzazione della forza illocutiva dell’enunciato. Rett
(2008) in uno studio sull’individuazione dei correlati semantici,
distingue le esclamazioni, frasi realizzate con la stessa struttura di
un’assertiva, es. Sue wore orange shoes!, dalle esclamative, cioè
esclamazioni contenenti un morfema wh, es. How orange Sue’s shoes
wore!, o una costruzione con inversione, es. Oh the shoes Sue wore!.
La motivazione non è sintattica, solo questi ultimi enunciati
incorporerebbero determinate proprietà pragmatiche (cfr. ultra). In
aggiunta, entrambi i termini, esclamativa ed esclamazione, sono stati
usati anche per designare, in modo piuttosto generico, enunciati
enfatici o espressivi di vario tipo.
La posizione prevalente negli ultimi anni è che l’esclamativa sia un
atto
pragmatico,
un
enunciato
di
confine
che
si
esplica
simultaneamente, con un incrocio di funzioni e strutture, tra livello
sintattico e livello semantico (cfr. Rosengren 1997). L’adozione di una
visione globale fondata sulla funzione comunicativa, piuttosto che su
restrizioni meramente sintattiche, ha sancito la specificità categoriale
dell’atto esclamativo 2.
Le esclamative sono enunciati dotati di struttura variabile, come
dimostrano anche gli studi di tipologia condotti sull’argomento (cfr.
Rosengren 1997, Michaelis 2001). In numerose lingue, ricorrono
esclamative wh, cioè frasi introdotte da un modificatore sintattico, es.
What a view!, ed esclamative sì/no, strutture aventi la medesima forma
2
La posizione dell’esclamativa all’interno della teoria degli atti linguistici è
controversa, poiché coincidente solo in parte con la classe degli atti espressivi (cfr.
Austin 1962, Searle 1976).
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di un’assertiva o, in diverse lingue di una interrogativa totale, es. John
is really fun! La frase esclamativa può essere inoltre principale, es.
Che bello! oppure subordinata, es. Non sai quanto è bello!; in
quest’ultimo caso il predicato è obbligatoriamente fattivo ad es.
capire, sapere, credere, poiché il significato della frase deve essere
presupposto come vero. Svariati sono i tratti sintattici che
caratterizzano una frase esclamativa, tra questi: presenza di parole
interrogative o di marcatori esclamativi (ne è un esempio l’impiego
della particella là in turco), inversione di soggetto e verbo, ricorrenza
di avverbi di grado (es. così, tale), cooccorrenza con interiezioni,
strutture nominali (cfr. Michaelis 2001).
Alcune strutture hanno in realtà statuto controverso e per questo non
sono sempre considerate delle vere esclamative; è questo il caso degli
enunciati contenenti modificatori come such, so, tellement, così (es.
These flowers are so beautiful!). Queste costruzioni sono state a volta
accettate (Elliott 1974) altre volte rifiutate (cfr. Zanuttini & Portner
2003) 3. Vi sono infine espressioni che hanno una natura esclamativa
intrinseca e che difficilmente potrebbero avere diversa interpretazione
(es. Hurrah!, Wow!, Evviva!, Bravo!).
3
La distribuzione di such e so è infatti diversa rispetto a quella della parola wh; la
loro posizione non è obbligatoriamente iniziale, inoltre la loro ricorrenza non è
limitata alla sola tipologia esclamativa, essendo possibile anche nelle imperative (es.
Don’t be so messy!) o nelle interrogative (es. Why did you make such a mess?).
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3. L’esclamativa dell’italiano
In italiano, a pari di altre lingue, le esclamative più frequenti sono
introdotte da un elemento wh, che, quanto, come, quale 4.
Queste esclamative sono dette anche wh o parziali, poiché il senso di
sorpresa si estende solo su una parte dell’enunciato. L’ordine delle
parole è rigido: l’introduttore wh ricorre obbligatoriamente in
posizione iniziale, il soggetto e gli altri argomenti sono di norma
emarginati a destra. Le restrizioni sintattiche dipendono in parte anche
dal tipo di wh word che introduce l’esclamativa.
In italiano, il più ricorrente è che. Questa wh word, sempre
invariabile, può modificare un aggettivo (es. Che bello!), un nome (es.
Che casa grande!) o ricorrere da sola con funzione pronominale prima
di un verbo flesso (es. Che hai combinato!). La sua posizione non è
libera: non solo è sempre iniziale di enunciato, ma è seguita dal
costituente modificato; se fa parte di un sintagma preposizionale allora
è preceduta dalla preposizione, (es. In che situazione si è messo!). In
queste frasi, specie nel parlato colloquiale, si riscontra spesso un
secondo che, definito complementatore vuoto, la cui presenza è
opzionale; l’eliminazione di questo elemento non compromette infatti
l’accettabilità della frase. Che paura (che) ho avuto!.
Il secondo elemento esclamativo, per ordine di frequenza, è come; la
sua funzione è sempre avverbiale, pertanto non può essere seguito da
4
A differenza di molte lingue europee in cui l’esclamativa è tipicamente introdotta
da un operatore wh, nelle lingue scandinave ed emblematicamente nella varietà
parlata nella Norvegia orientale, le esclamative wh sarebbero poco usate o
addirittura rare (cfr. Delsing 2010).
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un costituente frasale, ma solo da un verbo flesso, es. Come ti sta bene
questo vestito!, Come piangeva!
Diversamente, quanto può avere sia natura avverbiale che aggettivale;
in quest’ultimo caso è obbligatoriamente accompagnato da un nome
con il quale si accorda per genere e numero, es. Quanto tempo ci
vuole!, Quanti libri vecchi!.
Una funzione avverbiale è infine sempre associata all’introduttore
quale, es. Quali amici frequentava!, ricorrenza possibile anche
all’interno di un sintagma preposizionale, es. In quale situazione si è
trovato!. L’esclamativa introdotta da quale è però marcata
diafasicamente, essendo associata ad un registro elevato; il suo
corrispondente nell’italiano colloquiale è l’espressione che razza di
(cfr. Benincà 1995), es. Che razza di amici frequentava!.
In alcuni contesti, anche chi può introdurre un’esclamativa; questo
introduttore precede un verbo flesso, es. Chi invitò alla sua festa!,
anche all’interno di sintagma preposizionale, Di chi si era fidato!.
Alcune strutture esclamative possono avere una diversa forma ellittica
che si manifesta come assenza di predicazione, assenza di wh-word o
di entrambi. Il risultato è la formazione di una esclamativa nominale.
La cancellazione del verbo (copula o verbo avere) si ha solo se
l’esclamativa è introdotta da che, Che buono(che è) questo gelato!,
Che bei giocattoli (che hai!)!, non essendo infatti ammessa con gli
altri operatori, si consideri l’inaccettabilità delle seguenti frasi: *Come
bello!, *Quanto grande!.
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Su questa costruzione, comune in molte lingue romanze (cfr. Munaro
2006), vigono però diverse restrizioni relative sia all’ordine delle
parole, sia agli elementi lessicali che vi possono comparire. In
italiano, infatti il complemento predicativo precede sempre il
soggetto 5, il verbo omesso è interpretabile come copula, mentre
l’elemento wh, se eliso, identifica che, es. Buono, questo gelato >(che
buono che è questo gelato!) 6. In italiano non sono ammesse altre
possibilità, come provano gli enunciati che riportiamo a titolo
esemplificativo, *Come buono questo gelato!, *Quanto buono (che è)
questo gelato!.
Un vincolo agisce inoltre sulla tipologia degli elementi lessicali che
possono comparire in apertura dell’esclamativa, tale possibilità è
infatti riservata solo alla classe degli aggettivi qualificativi, cioè
graduabili, meglio se dotati di carica affettiva; in questa costruzione,
molto frequente nella lingua parlata, la forza espressiva è concentrata
sul costituente iniziale il quale veicola il senso di evento sorprendente,
es. Interessante, questo libro!. L’aggettivo può essere accompagnato
anche da un nome, es. Brutta avventura, questa!; che può ricorrere
anche singolarmente se preceduto da un articolo indeterminativo, es.
Una noia, questo film!
Oltre alla strutture citate, possono assumere valore esclamativo anche
singoli sintagmi nominali, es Il treno!, frasi con dislocazione a sinistra
5
In determinati contesti, anche una proposizione infinitiva può coincidere con il
soggetto, es. Rilassante, passare una giornata al mare! oppure con il sintagma
anteposto, es. Da vedere, questo film!
6
Questa sequenza non è ammessa nella lingua francese, es. Etonnante, cette
histoire!, ma * Qu’étonnante, cette histoire! (cfr. Vinet 1994).
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o tema sospeso, es. Questo libro, nessuno lo legge più! o frasi scisse,
es. È questo che volevo!. L’esclamativa può avere la medesima
struttura di un’asserzione, di valore positivo o negativo, es. Il treno è
partito!/Il treno non è partito!, anche mediante posposizione del
soggetto es. È partito il treno!. Queste esclamative sono anche
denominate totali poiché interamente sorprendenti (cfr. Benincà 1995)
oppure, riprendendo la terminologia in uso nelle interrogative,
esclamative sì/no (cfr. Zanuttini & Portner 2003). In questi casi,
l’intonazione si prefigura come l’unico elemento cui è affidata la
distinzione dalle corrispondenti assertive, al pari di quanto avviene tra
assertive e domande polari.
Per completezza descrittiva, occorre menzionare anche le esclamative
totali introdotte da se, es. Se avesse parlato prima!, o da non espletivo,
es. Sono arrivata presto, e non era ancora chiuso!.
4. Le componenti semantico-pragmatiche
La frammentazione sintattica non preclude che le esclamative possano
ricevere un trattamento omogeneo. Il fattore unificante risiede nella
loro funzione comunicativa. È opinione dominante che la categoria
delle esclamative
possa essere
analizzata solo
considerando
simultaneamente, in una sorta di interfaccia, componenti sintattiche e
semantiche (cfr. Zanuttini e Portner 2003, Gutierrex-Rexach 2008).
Sotto il profilo semantico, è stato individuato infatti un fascio di
proprietà interdipendenti tra loro, il quale funge da nucleo comune a
gran parte delle esclamative. La prima di queste proprietà è la
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salienza: tutti gli enunciati esclamativi possiedono un contenuto
saliente, che cioè eccede le aspettative del locutore 7. Di conseguenza,
le esclamative sono decodificate come atto sorprendente, attraverso
l’emissione di un giudizio che valuta una situazione come ‘non
canonica’. Tale giudizio, per definizione, è sempre emesso dal
parlante medesimo, per questo le esclamative sono frasi marcate a
livello deittico 8.
La seconda proprietà concerne la presenza di un significato
graduabile. Questa caratteristica riguarda solo le esclamative wh, non
a caso considerata la costruzione prototipica. Gli enunciati wh sono
costruzioni che implicano un significato scalare. L’elemento su cui
verte il senso di sorpresa è graduabile lungo una scala di giudizio,
sebbene la sua interpretazione sia sempre di grado elevato (cfr.
Gutierrex-Rexach 1995, Zanuttini & Portner 2003, Villalba 2003, Rett
2008). Questo effetto è dato dalla ricorrenza nell’enunciato di un
aggettivo (indefinito, numerale, qualificativo) gradiente e/o da un
operatore di grado (es. parola wh) 9.
A differenza di altre frasi, le esclamative ricevono una interpretazione
di massimo livello, il loro significato può essere idealmente concepito
7
Si fa riferimento tanto alle aspettative personali del locutore, quanto alla norma
socialmente accettata e tacitamente condivisa, es. l’esclamativa How tall Juan is!
può avere due letture: l’altezza di Juan supera le aspettative personali del locutore
che proferisce l’esclamativa, oppure l’altezza di Juan è superiore rispetto alla media
di altre persone aventi caratteristiche simili (Gutierrex-Rexach 2008:120).
8
Le esclamative si distinguono dalle interiezioni. Sebbene anche queste ultime
possano convogliare un senso di sorpresa, le interiezioni hanno però un significato
convenzionale, non supportato da una struttura proposizionale.
9
La costruzione esclamativa è perciò incompatibile con la presenza di un aggettivo
non graduabile.
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come una sequenza avente una scansione interna in sottoparti le quali
costituiscono unità di quantificazione. Il loro dominio semantico può
essere così esteso fino ad accogliere livelli massimi, e per questo
inattesi. Questa proprietà, di ampliamento semantico, è denominata
widening (cfr. Zanuttini & Portner 2003).
L’esclamativa diverge per alcuni aspetti sia dall’assertiva che dalla
domanda; secondo Sadock e Zwicky (1985: 162) tanto le esclamative
che le assertive presuppongono la verità del loro contenuto
preposizionale; tuttavia mentre le dichiarative sono informative, le
esclamative sono espressive, poiché l’evento di cui si parla non è
asserito, ma implicato attraverso una manifestazione emotiva.
Le esclamative sono simili alle interrogative, per strategie sintattiche e
scelte lessicali. Pur tuttavia, il rapporto che intercorre in numerose
lingue tra esclamative e interrogative è complesso e per alcuni versi
controverso, giacché costituito da un fitto intreccio di convergenze
strutturali e divergenze pragmatiche. L’identificazione degli indici cui
avvalersi per la separazione pragmatica di esclamative ed interrogative
ha costituito negli ultimi anni una vera sfida teorica 10; a tal fine sono
stati considerati tanto criteri di ordine strutturale quanto criteri di
natura pragmatica. Innanzitutto si osserva che gli operatori che
introducono un’esclamativa fanno parte dello stesso paradigma di
quello impiegato per le interrogative; esiste però una vistosa
restrizione: nelle esclamative possono ricorrere solo quelle wh-words
che esprimono un contenuto graduabile, ad es. ‘che, come, quanto’,
10
Per un approfondimento si rinvia a Elliott (1974), Zanuttini & Portner (2000,
2003), Michaelis (2001).
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precludendo tale possibilità ad altri elementi tra cui: ‘perché, quando,
dove’, come evidenziato negli esempi riportati qui di seguito:
Perché piangi? vs. *Perché piangi!
*When/where she studies! (Rett 2008)
Un ulteriore elemento differenziante consiste nel fatto che in diverse
lingue, l’inserzione tra soggetto e verbo può aver luogo nelle
interrogative , ma non nelle esclamative wh, come negli esempi che
seguono 11:
How many books have you bought?
How many books you have bought!
Wievele Bucher hast du gekauft?
Wievele Bucher du gekauft!
Il confine tra interrogative ed esclamative non è sempre così netto, vi
sono anche interrogative che esprimono un senso di sorpresa (es. È
arrivato il treno?!) e quelle retoriche in cui si ha la neutralizzazione
della forza pragmatica degli enunciati in questione.
Sul versante pragmatico, esclamative ed interrogative non si
equivalgono, sono almeno tre le proprietà semantiche che concorrono
a differenziare i due atti enunciativi:
1) fattività 2) implicatura scalare 3) relazione domanda/risposta
11
A differenza di quanto accade in diverse strutture esclamative, nelle interrogative
italiane non può ricorrere il che complementatore es. Che disegno che ha fatto! ma
*Che disegno che ha fatto?.
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Le esclamative sono intrinsecamente fattive: il loro contenuto
proposizionale è sempre presupposto, essendo infatti incompatibili
con uno stato epistemico di ignoranza. Il contenuto espresso attraverso
la prima persona di un predicato fattivo non può essere inoltre negato,
diversamente dalle interrogative, giacché in aperta contraddizione con
il fatto che l’elemento proposizionale è presupposto 12, es.
Non sai com’è bello!
vs. *Non so com’è bello!
Le esclamative contengono un’implicatura scalare, il loro significato è
infatti sorprendente, ovvero deviante dalla norma. Nel pronunciare
un’esclamativa si vuole informare il ricevente che il grado insito nel
significato dell’enunciato è più alto di quanto atteso. Quest’effetto non
è tuttavia codificato a livello lessicale, di conseguenza il ricevente lo
recupera attraverso un processo inferenziale. Il concetto, ribadito da
Michaelis & Lambrecht (1996), e successivamente ripreso da
Zanuttini & Portner (2003), contiene un esplicito richiamo ai tipi di
implicatura elaborati da Grice (1989). Nell’esclamativa sarebbe
presente un’implicatura scalare convenzionale, per definizione non
suscettibile di essere cancellata, né isolata dal resto dell’enunciato 13.
Il valore di ciò che viene esclamato non è specificato, essendo
un’implicatura non fa parte di ciò che è asserito, ma è interpretabile
12
Cfr. Elliott (1974), Zanuttini & Portner (2003).
In ambito pragmatico, per implicatura si intende quel contenuto proposizionale
che, pur non essendo esplicitamente presente nell’enunciato, fa parte del suo
significato, poiché ricavato per via inferenziale. Grice (1989) distingue due tipi di
implicatura: convenzionale e conversazionale. Un tipo particolare di implicatura
convenzionale è quella scalare, quest’ultima si attiva quando nell’enunciato
ricorrono elementi linguistici ordinabili, per informatività o forza semantica, lungo
una scala lessicale; tra questi rientrano i quantificatori, i connettivi, i numerali (cfr.
Grice 1989, Horn 2004).
13
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come straordinario. Ad es. la frase Com’è alto tuo figlio! presuppone
l’esistenza di una scala di altezza in cui ‘figlio’ occupa la posizione
più alta. Ciò scaturisce dal fatto che l’evento su cui verte
l’esclamazione, essendo gradiente, è valutabile lungo una scala di
giudizio e può posizionarsi sul punto più alto di una scala di qualità o
di quantità. Questa proprietà contribuisce a differenziare questi
enunciati dalle emozioni, queste ultime sono sempre la manifestazione
di un significato semantico estremo, poiché non aventi natura
gradiente.
L’ultimo criterio è fondato sulla relazione domanda/risposta 14; questo
principio poggia sul fatto che le esclamative non possono né
introdurre una domanda sincera, al contrario delle interrogative, es.
How tall he is! *Seven feet., né fungere neppure da risposta ad una
domanda sincera, a differenza delle assertive es. A= How tall is
Tony’s child?, B= *How very tall he is! (cfr. Zanuttini & Portner
2000).
5. La prosodia esclamativa
La prosodia della frase esclamativa è stata scarsamente indagata. Ad
oggi non vi sono ricerche sistematiche condotte in questa direzione.
Nella maggior parte degli studi di taglio sintattico o semantico,
l’intonazione degli enunciati esclamativi è assente o appena
accennata, a riprova della disattenzione verso questa fenomenologia 15.
14
Cfr. Zanuttini & Portner (2000, 2003).
In Zanuttini & Portner (2003) rileviamo poche righe dedicate all’intonazione di
interrogative ed esclamative totali.
15
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Alcune informazioni si recuperano trasversalmente negli studi
semantici e in quelli di natura prosodica. Da questo quadro
frammentato per ispirazione teorica e impianto metodologico emerge
che le numerose costruzioni sintattiche cui una lingua dispone per
esprimere un’esclamazione sono accomunate da un contorno
intonativo discendente il cui focus coincide con l’elemento lessicale
che esprime il senso di sorpresa.
La
somma
dei
comportamenti
che
emerge
ripercorrendo
cronologicamente le osservazioni sulla prosodia esclamativa sembra
fornire alcuni indizi in tal senso. Per il francese, Delattre (1966)
riporta la presenza di un pattern melodico alto seguito da
un’apprezzabile discesa, laddove ‘O Connor & Arnold (1973)2
ritengono che il contorno esclamativo più frequente sia quello
discendente finale preceduto da una Testa alta; la concomitanza di una
Pre-Testa alta conferirebbe maggiore enfasi alla frase 16. Tuttavia, gli
autori puntualizzano che “(…) no tone group is used exclusively with
this or that sentence type (…) and also that no sentence type always
requires the use of one and only one tone group” (ib.: 46). Per questo
motivo, esclamative ed interiezioni possono realizzare più contorni
tonali.
Diversamente,
Cruttenden
(1981:
166)
ritiene
che
i
rilievi
sull’intonazione delle esclamative siano occasionali, addirittura rari.
16
In questo modello intonativo configurazionale, si riconoscono più unità. Il Nucleo
è l’elemento obbligatorio coincidente con l’ultima sillaba tonica della frase, spesso è
seguito da una Coda. La Testa ha inizio dalla prima sillaba tonica dell’enunciato e
comprende tutte le sillabe che intercorrono fino al Nucleo, la Pre-Testa comprende
infine le sillabe atone che eventualmente precedono la Testa.
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Questa insufficienza di riferimenti è probabilmente alla base
dell’erronea conclusione cui giunge l’autore secondo il quale la
melodia esclamativa sarebbe praticamente uguale a quella assertiva,
forse anche in virtù della palese condivisione di un contorno finale
discendente.
Ad oggi, la descrizione più esaustiva è quella fornita da Bolinger
(1989); l’autore parte dal presupposto che “the connection between
intonation and exclamation must be both broad and deep” (ib.: 248).
Sebbene la presenza di un picco intonativo in corrispondenza
dell’operatore wh possa ritenersi un universale prosodico, non è
possibile enucleare un’unica melodia esclamativa, ma solo un insieme
variabile di contorni. Tale difficoltà sarebbe generata dallo status
espressivo dell’esclamativa, per definizione variabile e scalare, ma
anche dalla vasta gamma di emozioni che possono essere ‘esclamate’.
Ciò nonostante, alle esclamative può, secondo Bolinger, essere
attribuita una proprietà comune: quella di essere foneticamente ‘out of
control’.
Più recentemente, de Moraes (2008), con riferimento al portoghese
brasiliano, osserva che l’esclamativa introdotta da una wh-word ha un
contorno melodico simile a quello della domanda wh, costituito da un
livello iniziale alto e da un progressivo profilo discendente. Una
divergenza
sembra
comunque
interessare
le
sillabe
finali;
nell’esclamativa la pretonica è più bassa in frequenza rispetto alla
domanda, laddove l’ultima tonica è più alta. Nello spagnolo
castigliano, infine, sia gli accenti prenucleari che quello nucleare sono
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ascendenti, in trascrizione ToBI L+H*, mentre il tono di confine è
basso L%. (cfr. Estebas-Vilaplana & Prieto 2010).
Anche per quanto riguarda la lingua italiana, l’intonazione
esclamativa non è stata oggetto di specifica indagine. In questo vuoto
tematico, troviamo occasionali riferimenti afferenti a tre diversi filoni
di studio. La pagina più ampia di informazioni si recupera in alcuni
scritti di natura sintattica. In Benincà (1995, 1996) si legge come il
discrimen per l’identificazione di esclamative e assertive di pari
struttura sia l’intonazione. Mentre nella frase dichiarativa non marcata
la curva melodica decresce regolarmente a partire dal picco
coincidente con l’accento tonico del primo costituente, nella frase
esclamata non solo i picchi restano alti, ma il picco più alto sarebbe
quello associato all’ultimo costituente (cfr. Benincà 1995: 128) 17.
Nelle esclamative parziali il picco melodico più elevato coinciderebbe
invece con l’introduttore sintattico; se l’enunciato è introdotto da che,
l’intero costituente sarebbe rilevante, mentre il resto della frase è
realizzato su un livello frequenziale basso (ib.: 142).
Il secondo blocco di informazioni si recupera negli studi dedicati alla
pronuncia e all’intonazione dell’italiano. In D’Eugenio (1976: 62, 77)
l’esclamativa è associata ad un pattern finale discendente, gli
enunciati ad alto contenuto emotivo sono però contraddistinti da un
picco iniziale extra alto.
17
In caso di equivalenza strutturale, l’intonazione distingue anche frasi negative da
frasi interrogative o esclamative, es. Non mangia la minestra. vs Non mangia la
minestra? vs Non mangia la minestra! (cfr. Benincà 1996).
303
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La presenza di un contorno discendente è riportato anche da Canepari
(2003), l’intonazione di assertive ed esclamative (prive di wh word),
pur accomunate da una tonìa discendente, non sarebbe comunque
uguale, in quanto l’esclamativa utilizza una protonìa enfatica, un
contorno iniziale realizzato su un livello tonale più elevato rispetto a
quello impiegato nelle assertive 18; assenti in Canepari le evidenze
sulle esclamative parziali.
Le ricerche svolte da Avesani & Vayra (2005) e da Grice et aliae
(2005) costituiscono gli unici studi di taglio intonativo in cui, pur
incentrati sull’analisi di altre caratteristiche melodiche dell’italiano,
sono discussi alcuni esempi esclamativi relativi all’italiano di Firenze.
I tratti fonologici pertinenti dell’esclamativa sarebbero costituiti da un
contorno iniziale alto, in trascrizione ToBI interpretato come tono
demarcativo iniziale (%H), da un accento intonativo nucleare alto
(H*) e da infine toni demarcativi finali bassi (L-L%), come riportato
nella rielaborazione dell’unico esempio riportato da Grice et aliae
(2005: 374):
M a s s i m i l i a n o!
%H
H* L-L%
Per ultimo, dalle ricerche sul parlato emotivo, si evince come
l’enunciato esclamativo, potenzialmente complesso poiché associato
18
Secondo Canepari (2003) il contorno melodico, o intonìa, è composto da due
parti: la tonìa comprendente l’ultima sillaba tonica dell’enunciato e le sillabe atone
adiacenti e la protonìa, la parte prenucleare che la precede.
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alla resa di svariati stati d’animo, presenti un contorno melodico
discendente, al pari di vocativi, frasi iussive e saluti, non a caso resi
nella tradizione scritta da un medesimo segno paragrafematico, il
punto esclamativo (cfr. Poggi & Magno Caldognetto 2004, Magno
Caldognetto et alii 2008).
Le osservazioni fin qui riassunte mostrano uno scenario lacunoso,
contrassegnato da incompletezza tematica e diversità metodologica e
teorica. Ciò nonostante, due fattori appaiono costanti: la realizzazione
melodica iniziale e finale dell’esclamativa rispettivamente rese, in
modo peraltro speculare, da un contorno alto e da uno finale basso.
6. La ricerca
Questo studio intende fornire una descrizione prosodica delle strutture
esclamative più frequenti nella lingua italiana. Il materiale considerato
è costituito da 30 sceneggiature preconfezionate e da due testi
strutturati di natura dialogica appositamente elaborati. Tanto le
sceneggiature che i testi simulano particolari contesti pragmatici in cui
la presenza di frasi esclamative trova una collocazione naturale. Gli
stimoli narrativi sono stati posti all’attenzione di tre soggetti di
Cosenza, giovani laureati aventi un’età compresa tra 27 e 35 anni. Al
fine di evitare la lettura meccanica e artificiosa e di ottenere una
performance più libera, ai locutori è stato chiesto di effettuare una
preliminare lettura silenziosa del materiale e poi di riprodurre ad alta
voce i testi proposti nel modo più spontaneo possibile. Le registrazioni
sono state acquisite in formato digitale mediante un Tascam DR-07 in
305
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ambienti adeguatamente silenziosi, per non compromettere la qualità
sonora; la verifica spettro acustica ed intonativa è stata effettuata con
il software Praat (cfr. Boersma & Weenink 2007).
Complessivamente, le esclamative prodotte sono 214, di cui 108 wh,
66 totali e 40 nominali. Per poter enucleare i tratti intonativi distintivi,
condizione indispensabile anche alla luce della scarsa letteratura
sull’argomento, è stato predisposto un campione di controllo
composto da 60 enunciati assertivi a focalizzazione larga estratti dal
medesimo corpus verbale.
L’analisi
prosodica
ha inteso
definire tanto
aspetti
relativi
all’organizzazione temporale degli enunciati come: durata totale
dell’enunciato, durata delle vocali toniche e atone, velocità elocutiva;
quanto aspetti propriamente intonativi, i parametri rilevati, previa
estrazione della curva della frequenza fondamentale (F0), sono stati i
seguenti: frequenza iniziale (Onset), frequenza finale (Offset),
escursione melodica dell’enunciato (Pitch range), F0 media (F0x).
Tutti i valori frequenziali sono stati normalizzati ed espressi in
semitoni (ST). Per ogni enunciato è stato misurato anche il valore
medio dell’intensità.
L’ispezione fonetica è stata affiancata da una analisi fonologica che ha
permesso di rilevare la tipologia degli accenti intonativi e dei toni di
confine. Le frasi esclamative sono state estrapolate dal loro contesto
enunciativo, segmentate ed etichettate manualmente su due tiers
sincronizzati con la forma d’onda e il sonagramma a banda larga del
segnale sonoro; l’annotazione è stata effettuata sia a livello ortografico
306
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che tonale, in quest’ultimo caso si è proceduto con l’indicizzazione
degli eventi accentuali (Pitch Accents, da ora PA) e periferici
(Boundary Tones). Il modello teorico assunto quale riferimento per
l’interpretazione dei movimenti tonali funzionali è stato il modello
autosegmentale e metrico e il relativo protocollo di trascrizione
ToBI 19.
7. Dinamiche temporali
Le categorie esclamative manifestano un comportamento temporale
peculiare. Alcuni enunciati, a prescindere dalla lunghezza, appaiono
più veloci di altri; l’ascolto reiterato dei materiali raccolti è sufficiente
a cogliere queste divergenze ritmico-temporali le quali, affatto
caotiche, mostrano un trend sistematico.
Per avere un quadro più nitido e facilitare la lettura del dato
sperimentale, si è proceduto con il computo della velocità di eloquio,
un indice che esprime il rapporto tra il numero delle sillabe articolate e
il tempo impiegato a produrle 20; a tal fine sono state conteggiate solo
le sillabe effettivamente realizzate a livello fonetico e non quelle
previste a livello grafematico. Il calcolo di tale indice conferma
l’impressione uditiva. L’esclamativa nominale risulta sensibilmente
più lenta, essendo articolata con una velocità media di 5 sillabe al
secondo, il rapporto maggiore, si ravvisa invece per l’esclamativa
19
Cfr. Beckman & Pierrehumbert (1994), Beckman & Ayers (1997).
L’unità linguistica assunta come riferimento è l’enunciato; il parametro pertanto
esprime la velocità di eloquio e non quella articolatoria, poiché ingloba anche le
pause eventualmente realizzate. Per un approfondimento sugli indici di fluenza, si
rinvia a Pettorino & Giannini (2005).
20
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totale, ovvero 6,5 sill/sec, mentre il tipo wh si colloca in una posizione
intermedia con un valore di 5,8 sil/sec., come riportato nella Tab. 1.
Assertiva
VdE
6,8 (0,7)
Esclamativa
Esclamativa
Esclamativa
non-wh
wh
nominale
6,5 (0,6)
5,8 (0,5)
5 (0,4)
Tabella 1: velocità di eloquio (VdE) sill/sec. per tipo frasale, tra parentesi i valori
della deviazione standard.
L’esclamativa mostra un comportamento eterogeneo: i valori si
ripartiscono in modo statisticamente significativo a seconda della
tipologia rappresentata. Questo dato empirico, tuttavia, non fornisce
informazioni sulla caratterizzazione elocutiva dell’esclamativa rispetto
alle altre modalità. Il confronto con la frase assertiva si prefigura di
conseguenza come un utile tassello per l’interpretazione globale del
parametro in esame. Gli enunciati assertivi sono nel complesso più
veloci (6.8 sill/sec) sia delle esclamative parziali che di quelle
nominali, in controtendenza invece il dato relativo alle esclamative
non wh per le quali si registra un valore elocutivo simile. Ad una
prima analisi, esclamative totali e assertive, potenzialmente uguali per
organizzazione strutturale, non sembrerebbero differenziate su base
temporale. In realtà, lo speech rate fornisce un’indicazione globale
della tendenza elocutiva, offuscando le dinamiche temporali che si
instaurano negli enunciati. Mentre l’assertiva ha un ritmo elocutivo
pressoché costante, il ritmo dell’esclamativa totale è inizialmente
veloce per poi subire un brusco rallentamento che coinvolge in primis
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la sillaba nucleare 21. Dai valori temporali riportati nella Tab. 2, si
evince che nell’assertiva la durata media dell’ultima vocale tonica è di
160 ms (DS: 28), ma di 198 ms (DS: 20) nell’esclamativa; la
differenza temporale a carico della vocale atona finale non è invece
significativa, sebbene nell’esclamativa appaia più variabile, visto
l’alto indice della deviazione standard.
Assertiva
Esclamativa
Esclamativa
Esclamativa
Non-wh
wh
nominale
VTn
160 (28)
198 (20)
194 (31)
170 (29)
VAf
93 (15)
104 (30)
99 (21)
115 (25)
Tabella 2: durata media in ms della vocale tonica nucleare (VTn) e della vocale
atona finale (VAf), tra parentesi i valori della deviazione standard
Le altre esclamative, già distinte dall’asserzione a livello superficiale,
sono invece tendenzialmente più lente; l’anteposizione del Sintagma
(Nominale o Aggettivale) contribuisce a differenziarle anche sul piano
temporale. Rilevante è lo scarto temporale che si osserva tra la vocale
nucleare dell’esclamativa wh e quella dell’assertiva, una differenza
condizionata dal loro diverso indice elocutivo. Oltre alle restrizioni
sintattiche, la velocità dell’atto esclamativo è da correlare anche alla
sua carica espressiva, un aspetto che depone verso un allungamento, o
21
Nell’italiano di Bari, l’esclamativa totale è invece più breve della sua controparte
assertiva di circa il 9% (cfr. Sorianello 2010). Diversamente, stando ai risultati
riportati per il tedesco da Altmann et alii (1989), l’esclamativa sarebbe più lunga
della corrispondente assertiva, prefigurandosi come il tipo modale che induce il
maggior incremento della sillaba nucleare.
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quanto meno un rallentamento, degli elementi lessicali che esprimono
l’effetto ‘sorpresa’, e nondimeno alla polarità, negativa o positiva,
dell’atteggiamento
emotivo
implicato.
Sebbene
il
protocollo
metodologico adottato in questa ricerca non sia calibrato allo studio
degli effetti acustici delle emozioni, alcuni dati sembrerebbero andare
in questa direzione, confermando le tendenze già documentate nella
vasta letteratura sull’argomento. La velocità elocutiva risulta infatti
maggiore quando l’esclamativa trasmette un’emozione positiva, come
la gioia, es. Divertente, questo gioco!, laddove è minore quando
l’enunciato è semanticamente negativo, ad es. Che traffico! 22.
8. Dinamiche frequenziali
L’assunto che l’esclamativa abbia un contorno iniziale alto è opinione
circolante sia negli scritti di chiara matrice impressionistica sia nelle
pagine ad impostazione sperimentale che dedicano, se pur poche
righe, alla descrizione dell’esclamativa. La presenza di un attacco
melodico alto ha indotto Grice et aliae (2005) a introdurre, almeno per
il fiorentino, il tono periferico iniziale %H. Recentemente Sorianello
(2010), in uno studio sulla produzione e la percezione dell’esclamativa
di Bari, rileva che l’Onset delle esclamative totali sia maggiore di 3,5
22
Si riconoscono emozioni ad elevata attivazione psicofisiologica, come la paura, la
collera e la gioia, contrassegnate da una curva di F0 ampia e modulata, volume della
voce elevata, da un ritmo veloce privo di pause, ed emozioni a bassa attivazione
psicofisiologica tra cui il disprezzo, la tristezza e la tenerezza caratterizzate da bassi
valori di F0 e di intensità (cfr. Anolli Ciceri 1992).
310
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ST rispetto a quello delle assertive, controverso risulta invece il
raffronto tra esclamative wh e domande wh 23.
La verifica dei rapporti frequenziali che si stabiliscono entro
l’esclamativa è stata riproposta anche in questa indagine apportando
delle varianti che potessero meglio validare le tendenze emerse in
precedenza e al contempo sciogliere alcuni dubbi interpretativi. Da un
lato, il campo di osservazione è stato spostato dall’italiano di Bari
all’italiano di Cosenza, pur rimanendo entro un ambito geolinguistico
meridionale, dall’altro l’analisi è stata estesa ad un campione più
ampio e differenziato. Oltre ai punti di inizio e di fine, è stata
considerata anche la frequenza fondamentale media (F0x) e
l’escursione tonale. Le dinamiche frequenziali sono state poste a
confronto con i rilievi ricavati per il sottocampione di assertive.
I valori dell’Onset e dell’Offset sono stati prima valutati in rapporto al
tipo modale, poi confrontati con il valore di F0x 24. Il primo dato
significativo riguarda le esclamative wh; in questi enunciati la
prominenza
assegnata
al
morfema
sintattico
determina
un
apprezzabile innalzamento del contorno iniziale, con conseguente
allontanamento dal valore medio (già Sorianello 2010). L’Onset è
sempre più alto rispetto ad F0x di 4 ST, questa distanza tonale è
progressivamente minore nelle esclamative nominali (+ 2 ST) e nelle
23
La ricerca ha posto a confronto coppie minime frasali costituite rispettivamente da
esclamativa/assertiva ed esclamativa wh/domanda wh. Nella prima coppia di
enunciati, entrambi connotati da un pattern discendente, il punto finale è simile;
diversamente, nella seconda coppia le domande mostrano un Offset alto, poiché
spesso caratterizzate da un movimento finale ascendente (cfr. Sorianello 2010).
24
Questo parametro esprime la media aritmetica di tutti i punti che costituiscono la
curva intonativa di un’unità verbale.
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totali (+ 1 ST). Sebbene il contorno finale dei tipi frasali esaminati sia
sempre discendente, il rapporto che l’Offset stabilisce con la frequenza
media non è identico. L’intervallo frequenziale più ampio si ravvisa
nelle esclamative totali, ben 6 ST, un valore che contribuisce a
differenziarle sia dalle altre esclamative che dalle assertive. La ragione
di questo comportamento è da ricercare nel fatto che l’intonazione
delle esclamative non-wh è nel complesso più elevata, il valore medio
si colloca quindi in un range frequenziale superiore rispetto agli altri
enunciati 25, avvicinandosi al punto iniziale, ma distanziandosi da
quello finale. Si vedano in merito i dati medi espressi in semitoni
riportati nella Tab. 3.
Enunciato
Escl. WhEscl. Non whEscl. Nominale
Assertiva
Diff.
Diff.
Pitch
Onset/F0x
4 (1,5)
1 (0.8)
2 (1.1)
0,6 (0.5)
Offset/F0x
3,7 (1.8)
6 (2)
3 (0.9)
4,5 (1.3)
Range
9 (3)
12 (2,4)
8 (2,5)
10 (2)
Tabella 3: valori medi in ST relativi alla differenza tra F0x e rispettivamente Onset e
Offset , valori medi del Pitch Range. Tra parentesi i valori della deviazione Standard
Questa stessa direzione interpretativa è confermata dall’analisi
dell’escursione tonale. Anche questo parametro risulta più ampio nelle
esclamative prive di morfema wh (X: 12, DS: 2,4), sebbene l’esito sia
25
Nel dettaglio, F0x è pari a 216 Hz, (DS: 22) nelle esclamative wh; a 240 Hz, (DS:
12), nelle esclamative non wh, a 202 Hz, (DS: 18) nelle esclamative nominali, e
infine a 213 Hz, (DS: 14) nelle assertive.
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vicino a quello dell’assertiva (X: 10, DS: 2). Diversamente,
esclamative wh (X: 9, DS: 3) e nominali (X: 8, DS: 2,5) manifestano
un’escursione inferiore. Le differenze osservate vanno valutate con
una certa cautela, essendo sempre attenuate da una cospicua
dispersione intorno alla media. L’entità del pitch range è strettamente
dipendente dal grado di espressività dell’enunciato: maggiore è il
grado di sorpresa, maggiore sarà di conseguenza il valore massimo di
F0,
il
parametro
che concorre direttamente all’ampliamento
dell’estensione frequenziale della frase, visto che il minimo di F0
rappresenta un indice intonativo costante (cfr. Liberman &
Pierrehumbert 1984). Ad esempio, nella frase Che traffico! il pitch
range è di appena 4,8 ST, l’esclamativa ha infatti un pattern
monotono, di palese rassegnazione; la giustificazione è pragmatica: la
presenza di traffico, almeno nelle aree urbane, è condizione usuale che
riduce drasticamente il senso di sorpresa trasmesso dall’esclamazione;
per converso, nella frase Che bella macchina! l’escursione melodica è
di 11,5 ST, il coinvolgimento emotivo del locutore è maggiore.
Anche il parametro dell’intensità concorre all’identificazione delle
strutture considerate: l’esclamativa più intensa è quella totale,
progressivamente minori sono i valori rinvenuti per le strutture wh e
per quelle ellittiche. Dirimente è il confronto con la categoria
assertiva, le esclamative sono mediamente più intense di circa 2/5 dB;
ma lo scarto aumenta se consideriamo ciò che avviene nella parte
finale della frase. Se nelle dichiarative la curva dell’intensità decresce
progressivamente lungo il corso dell’enunciato, nelle esclamative si
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osserva un incremento dell’energia sonora in corrispondenza degli
elementi che veicolano l’effetto ‘sorpresa’, anche se posti a fine
enunciato. Il dato è in linea con le nostre attese iniziali: il fatto che
l’esclamativa, atto espressivo per definizione, sia realizzato con un
volume della voce più elevato dell’assertiva, trova una sua
giustificazione;
ancora
una volta il
dato
è però
correlato
all’atteggiamento espressivo che induce l’esclamazione. Tra intensità
e spazio tonale si ravvisa inoltre un condizionamento vicendevole: ad
un maggiore volume della voce corrisponde anche un incremento
dello spazio tonale (cfr. Liberman & Pierrehumbert 1984) 26.
Nel complesso, alla luce degli esiti sperimentali raccolti, la struttura
senza introduttore wh risulta, tra le esclamative esaminate, quella con
la più alta attivazione degli indici intonativi: la presenza di una
frequenza media, di un pitch range e di una intensità più elevati
costituiscono una sorta di precondizione affinché l’enunciato possa
essere interpretato come esclamativo e non come asserzione, il tipo
frasale potenzialmente interscambiabile in molti contesti per identità
segmentale e strutturale (es. E’ in ritardo. vs E’ in ritardo!).
8.1. Le esclamative parziali
Queste esclamative mostrano un tratto melodico costante dato
dall’innalzamento frequenziale sull’introduttore wh. Nel corpus sono
rappresentate esclamative parziali prive di verbo, es. Che paura!, e
strutture predicative, es. Quanti libri che ci sono!; entrambe possono
26
I nostri dati sperimentali sono comunque da intendersi comportamenti tendenziali,
visto che l’intensità è l’indice acustico più esposto ai condizionamenti esterni.
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essere sia brevi, es. Quanto pesa!, che lunghe, es. Che bel vestito hai
comprato!, anche se le frasi nominali, composte di norma da un unico
costituente, sono tendenzialmente meno complesse e lunghe.
Dall’analisi effettuata si desume che la distribuzione delle prominenze
tonali dipende dalla lunghezza segmentale della frase piuttosto che da
restrizioni sintattiche. Se l’esclamativa, indifferentemente con o senza
verbo, è breve, cioè costituita da due sole unità lessicali, si ha un
innalzamento sul wh, da noi interpretato come tono demarcativo
iniziale %H, mentre il resto della frase è discendente, si veda la
rappresentazione riportata nella Fig. 1.
Figura 1: forma d’onda, curva di F0 e trascrizione ToBI dell’enunciato esclamativo
Che buona!
La medesima organizzazione intonativa si verifica anche quando il
costituente è più ampio, ad es. Che valigia pesante!, Quante belle
ragazze!. In questi enunciati il profilo intonativo comprende il tono
periferico %H, sistematicamente coincidente con il morfema wh e un
accento intonativo, di tipo H*, sull’ultima parola del costituente, al di
là della sua natura sintattica. Il contorno finale è basso, ossia L%.
315
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Nelle strutture esclamative progressivamente più lunghe, di norma
predicative, le dinamiche accentuali non cambiano, il costituente
nominale comprende un tono iniziale %H sull’introduttore wh e un
PA alto H* allineato con l’ultima sillaba tonica del sintagma
medesimo, i valori di F0 cominciano ad abbassarsi nella parte finale
della sillaba. Tra il Sintagma nominale e quello verbale è
soventemente presente un Accento di Sintagma di tipo L-; si tratta di
un movimento discendente di F0 che si compie entro i confini del
costituente nominale. Il costituente verbale, a seconda della sua
lunghezza, può contenere altre prominenze, ma il più delle volte
realizza un contorno privo di significative modulazioni, il tono
realizzato sul verbo è di norma associato ad un target basso L*, come
evidenziato nella Figura 2. Nell’esclamativa rappresentata, la parte
prominente, quella su cui verte l’esclamazione, è il sintagma iniziale
(quanti pesci), il costituente verbale (hai preso) subisce per contro una
compressione del suo campo frequenziale, risultando poco saliente.
Figura 2: forma d’onda, curva di F0 e trascrizione ToBI dell’enunciato esclamativo
Quanti pesci hai preso!
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La peculiarità dell’esclamativa parziale consiste dunque nella
ricorrenza congiunta di un incipit alto e di un contorno finale
discendente. Il focus esclamativo coincide con l’elemento lessicale
che segue l’introduttore sintattico, questo sintagma è già sufficiente a
diffondere il senso di esclamazione dell’intera frase, tutto ciò
costituisce, a nostro giudizio, un discrimen percettivo fondamentale ai
fini del riconoscimento della forza illocutiva della frase. L’intonazione
dell’esclamativa wh dell’italiano di Cosenza diverge da quella della
domanda aperta; in quest’ultima tipologia modale, il quantificatore wh
non è sempre prominente (51% dei casi), il PA più frequentemente
associato a questo morfema è H*, sia il PA nucleare che le altre
prominenze che ricorrono nelle domande, specie se lunghe, mostrano
però un accento intonativo differente, restituito dal tono ascendente
L+H*. Il tono di confine è basso (L%) nell’84% dei casi complessivi
(cfr. Sorianello 2001).
8.2 Le esclamative totali
Nel campione esaminato ricorrono esclamative totali con diversa
struttura, alcune sono formate da un singolo sintagma es. Fantastico!,
Un elefante!, altre sono formate dalla successione di SNsogg+ SV, es. Il
treno è partito!, o da SV+SNogg, es. Ha superato l’esame!.
Nel complesso, queste esclamative sono melodicamente discendenti;
in realtà l’abbassamento dei valori frequenziali coinvolge solo la parte
finale della frase; buona parte dell’enunciato realizza infatti un
plateau melodico, un contorno elevato privo di significative variazioni
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frequenziali in cui le regole di interpolazione fonetica previste dopo la
produzione di un tono alto risultano bloccate. L’introduzione del tono
demarcativo %H nella trascrizione fonologica è, a nostro avviso,
vantaggiosa per rendere conto di quel precipuo innalzamento
prenucleare che la contraddistingue. Si tratta di un effetto frequenziale
persistente, non circoscritto localmente, che si estende su tutta
l’esclamativa, fatta salva la parte terminale, conferendo un diffuso
senso di enfasi. Ciò determina, come già discusso, l’innalzamento del
valore medio dell’intera curva intonativa, come pure del punto di
attacco. L’effetto percettivo è peculiare e nel contempo distintivo,
poiché guida l’ascoltatore verso la corretta decodifica del valore
illocutivo di questo atto verbale, eliminando il rischio potenziale che
l’enunciato venga ‘confuso’ con la frase assertiva, con la quale
condivide il medesimo contorno finale. La differenza fondamentale
risiede in un diverso contorno nucleare: nell’esclamativa il nucleo è
restituito dalla sequenza H*, foneticamente realizzato come un picco
di F0 allineato con la sillaba tonica; nell’asserzione la sequenza è
invece discendente, ovvero H+L*, il massimo locale di F0 è cioè
allineato con la sillaba pretonica, mentre il target basso si raggiunge di
norma nella prima metà della sillaba nucleare. In aggiunta, la sillaba
nucleare dell’esclamativa non-wh è interessata da un cospicuo
rallentamento temporale, e da un innalzamento dell’intensità, una
commistione di effetti acustici che assicura, rafforzandola, l’identità
categoriale dell’esclamativa 27. Il senso di esclamazione è inoltre tanto
27
A dispetto della sua variabilità formale, la consistenza fonetica dell’esclamativa,
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più rafforzato quanto più ampia è l’escursione tonale che si realizza
entro la sillaba nucleare. Nelle Figure 3 e 4 si riporta in modo
contrastivo la rappresentazione grafica della curva intonativa di uno
stesso enunciato rispettivamente realizzato con modalità assertiva ed
esclamativa.
La
versione
esclamativa
manifesta
un
attacco
frequenziale più alto (escl. Hz 339 vs. ass. Hz 237), diverso è inoltre il
contorno nucleare realizzato sul verbo, essendo discendente
nell’assertiva, (- 4 ST), ascendente nell’esclamativa (+ 3 ST),
pressoché uguale l’Offset (escl. Hz 195 vs. ass. Hz 197); si noti
peraltro come l’intensità del verbo, evidente dall’ampiezza della
relativa forma d’onda, subisca nell’esclamativa un incremento finale,
per la precisione la sillaba nucleare ha un valore di 77 dB
nell’esclamativa, ma di 63 dB nell’asserzione.
Figura 3: forma d’onda, curva di F0 e trascrizione ToBI dell’enunciato assertivo
Giuseppe è tornato.
sembra possedere alcuni tratti universali. Per lo spagnolo, Prieto (2003) rileva come
l’esclamativa abbia, rispetto all’assertiva, un pitch range più esteso e un PA
ascendente (L+H*) anziché discendente (H+L*); il dato è confermato anche da
Estebas-Vilaplana & Prieto (2010).
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Figura 4: forma d’onda, curva di F0 e trascrizione ToBI dell’enunciato esclamativo
Giuseppe è tornato!
8.3.Le esclamative nominali ellittiche
Le esclamative nominali del nostro corpus presentano una duplice
ellissi: della copula e dell’introduttore che, ad es, Divertente, questo
gioco! > [Che] divertente [che è] questo gioco! 28. Il loro profilo
intonativo è peculiare, giacché costituito da due sezioni speculari per
salienza intonativa ed informativa. Il sintagma iniziale, a prescindere
dalla sua composizione lessicale, si prefigura come la parte su cui si
realizza il focus melodico, ad es. nella frase Divertente, questo gioco!
l’elemento saliente è l’aggettivo (cfr. Fig. 5). La salienza intonativa
del sintagma è ascrivibile non solo all’innalzamento di F0, ma anche
alla presenza di una frattura prosodica che marca sistematicamente,
anche in assenza di pausa, il suo confine destro, nella scrittura
corrente in genere evidenziata da una virgola. Un confine tonale
divide quindi l’esclamativa in due parti successive ed ordinate sul
28
La forma con la sola ellissi del verbo non è invece rappresentata, es. Che
divertente, questo gioco! > Che divertente [che è] questo gioco!.
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piano sintagmatico. La prominenza del sintagma anteposto contrasta
con il resto dell’enunciato, una regione postfocale caratterizzata da
una depressione frequenziale, percettivamente monotona, gli elementi
lessicali che vi ricorrono subiscono infatti deaccentazione melodica.
In termini fonologici, il contorno incorpora due accenti intonativi: la
sillaba tonica dell’aggettivo graduabile è associata ad un target alto
H*, cui segue un confine di sintagma intermedio L-, mentre un
bersaglio basso L* è allineato con l’ultima sillaba tonica
dell’enunciato seguito dal tono periferico L%.
Figura 5: forma d’onda, curva di F0 e trascrizione ToBI dell’enunciato esclamativo
Divertente, questo gioco!
Questo pattern prosodico è coerente tanto con la struttura informativa
dell’esclamativa, quanto con quella sintattica. Su quest’ultimo
versante, l’anteposizione del sintagma nominale con ellissi del verbo
rende tali elementi sintatticamente dislocati. Sul piano informativo, il
sintagma anteposto rappresenta la porzione nuova, pertanto saliente
anche prosodicamente.
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L’analisi condotta ha contribuito ad integrare la descrizione intonativa
dell’italiano di Cosenza, ampliando il quadro sperimentale già avviato
in studi precedenti (cfr. Sorianello 2001, 2010). Asserzione,
interrogazione ed esclamazione, pur condividendo nel parlato
spontaneo un contorno finale discendente, mostrano un diverso PA
nucleare, rispettivamente discendente, ascendente e alto, come
riassunto nella Tab. 4.
Tipo Modale
PA Nucleare
Tono di Confine
Asserzione
H+L*/!H+L*
L%
Interrogazione
L+H*
L%
Esclamazione
H*
L%
Tabella 4: tipologia del Pitch Accent nucleare e dei toni di confine
dell’italiano di Cosenza
La tipologia del PA che ricorre in questi enunciati in posizione
nucleare è sufficiente a differenziare la trascrizione fonologica; pur
tuttavia altri fattori peculiari risultano, a nostro avviso, offuscati, come
ad esempio l’estensione del pitch range, un indice capace di
differenziare dichiarative da esclamative, il ruolo dell’intensità, le
dinamiche temporali. Alla definizione del tipo modale concorre inoltre
la definizione del contorno prenucleare, un esperimento pilota
dimostra che esclamative wh ed interrogative wh sono correttamente
discriminate sul piano uditivo fin dall’ascolto della prima sillaba
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tonica, e i dettagli fonetici dell’allineamento tonale, ad esempio in
russo la sillaba nucleare di frasi dichiarative ed esclamative mostra un
picco di F0 anticipato rispetto a quello delle frasi interrogative o
enumerative (cfr. Makarova 1999).
9. Discussione
Le esclamative rappresentano una categoria frasale complessa, la cui
composizione sintattica non è sufficiente, o lo è solo in parte, a
differenziarla dagli altri atti verbali. In diverse lingue, l’esclamativa
può infatti avere identità proposizionale con l’enunciato assertivo o
con quello interrogativo. Più incisivo risulta invece il ruolo
discriminante svolto dalle componenti semantico-pragmatiche.
Il percorso sperimentale di questa ricerca dimostra tuttavia come
l’organizzazione prosodica delle esclamative sia sempre peculiare
tanto ad un confronto intracategoriale, a strutture esclamative diverse
corrispondono, posta una base comune, precipue varianti intonative,
quanto ad un confronto intercategoriale, le esclamative divergono
dalle assertive come pure dalle domande (cfr. Sorianello 2010). In
italiano, la struttura proposizionale delle esclamative totali e di quelle
parziali è sempre potenzialmente ambigua, poiché suscettibile di
essere ‘confusa’ con la loro controparte assertiva o interrogativa 29. Il
valore semantico convenzionale dell’esclamativa si attua attraverso
una pluralità di strutture formali; in caso di parità proposizionale, la
sua forza modale è disambiguata da una serie di indici prosodici.
29
Non è vero tuttavia il contrario, non tutte le interrogative e le assertive possono
essere esclamate, ad es. *Quando l’hai incontrato!
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L’intonazione costituisce così l’unico meccanismo linguistico cui è
affidata la corretta interpretazione dell’enunciato. Alla fenomenologia
prosodica può essere riconosciuto statuto autosufficiente, grazie
all’attivazione di specifici indicatori uditivi, atti al discernimento del
valore illocutiva dell’atto verbale. I dati empirici confermano come
l’esclamativa, in accordo con Bolinger (1989), sia un enunciato ‘out of
control’: tutti i parametri acustici risultano infatti alterati, se
confrontati con il tipo enunciativo neutro, ovvero l’asserzione.
L’esclamativa è tendenzialmente più intensa e più lenta, almeno nella
sua parte nucleare, rispetto alla frase dichiarativa, innalzamento
iniziale di F0, innalzamento del valore frequenziale medio,
ampliamento del Pitch Range, rendono il suo comportamento
intonativo, tipico e per questo differenziante.
Nell’esclamativa si ravvisa un’attivazione extra dei parametri fonetici,
ciò è perfettamente coerente da un lato con la sua natura gradiente,
dall’altro
con
la
proprietà
di
ampliamento
semantico.
L’interpretazione semantica dell’esclamativa, in special modo di
quella parziale, è sempre di grado elevato; l’enunciato infatti designa
una condizione ‘non canonica’, cioè inattesa. Queste proprietà
semantiche hanno una restituzione superficiale anche a livello
prosodico. La facoltà di estendere il proprio dominio semantico fino a
livelli estremi è foneticamente incorporata dall’incremento del Pitch
Range. Tra spazio tonale e valore espressivo esiste un rapporto
bilaterale direttamente proporzionale: più vasta è l’escursione del
campo tonale realizzato, maggiore sarà quel contenuto di inatteso
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insito nell’atto esclamativo. A questo risultato partecipa anche
l’allungamento, spesso notevole, della porzione frasale su cui verte
l’esclamazione e l’incremento dell’intensità. Secondo Zanuttini &
Portner (2003), quell’effetto sorprendente trasmesso da questo atto
linguistico sarebbe un’implicatura scalare convenzionale; il valore
esclamativo non è dunque direttamente riconducibile alla sua struttura
lessicale, ma è derivata a posteriori tramite inferenza. Su questo punto
concordiamo con gli autori; ciò nonostante l’evidenza pragmatica cui
si fa riferimento deve essere, a nostro avviso, congiunta con il dato
prosodico. La sensazione di sorpresa, non grammaticalizzata nella
sequenza locutiva, si estrinseca a livello soprasegmentale. Il processo
inferenziale è innescato proprio a partire dagli indici intonativi, veri e
propri indizi illocutivi: ciò che è ‘non detto’ sul piano segmentale è
quindi esplicitato, cioè ‘detto’, su quello prosodico. Si ritiene pertanto
che l’informazione intonativa, in virtù della sua realizzazione marcata,
debba rientrare a pieno titolo tra le componenti esclusive dell’atto
esclamativo.
Quanto detto è suffragato dai risultati di un test di identificazione
percettiva condotto per l’italiano di Bari su stimoli frasali manipolati
acusticamente. L’esperimento prova come sia sufficiente alterare, sul
piano temporale o intonativo, solo alcuni punti chiave del contorno di
F0 per deviare il giudizio percettivo di frasi equivalenti per struttura
locutoria, ma diverse quanto a forza modale (cfr. Sorianello 2010).
La ricerca svolta ha contribuito a scoprire profonde connessioni tra i
piani linguistici; è già noto che i significati semantici siano suscettibili
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di essere grammaticalizzati, è altrettanto noto, in una visione
pragmatica, che il significato globale dell’enunciato incorpori anche
sensi
impliciti
o
convenzionali,
innescando
implicature
e
presupposizioni, in una fitto intreccio di componenti vero-funzionali,
cioè presenti nel contenuto proposizionale della frase, e componenti
non vero-funzionali.
A questa dinamica, già complessa, del messaggio verbale si incorpora
in modo inscindibile l’informazione derivante dal piano non verbale.
La prosodia si prefigura dunque come un codice semiotico ad elevata
potenzialità semantica che contribuisce al completamento dell’atto
comunicativo, attraverso una vicendevole interconnessione con il
piano verbale segmentale.
Patrizia Sorianello
Università degli Studi di Bari
[email protected]
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