India Mughal.pps - Centro per gli Studi di Politica Estera e Opinione
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L’impero Mughal L’India all’arrivo di Babur Battaglia di Panipat, 1526 La battaglia di Panipat fra Babur e il Sultano Ibrahim Lodi (1526) Illustrazione tratta dal Vagi ‘at-i Baburi (Deo Gujarati, 1590 c.) La battaglia di Panipat fra Babur e il Sultano Ibrahim Lodi. Miniatura dipinta del XVII sec., dal manoscritto Akbarnama (Mukund, 16031604) Timur (Tamerlano) consegna a Babur (a sinistra) la corona dell’ Hindusthan. Alla destra il figlio Humayun Ovviamente l’immagine ha un valore puramente simbolico Nome imperatore Nascita Periodo di regno Morte Babur 14 febbraio 1483 1526-1530 26 dicembre 1530 Humayun 6 marzo 1508 1530-1540 gennaio 1556 Sher Shah Suri 1472 1540-1545 maggio 1545 Humayun 6 marzo 1508 1555-1556 gennaio 1556 Akbar 15 ottobre 1542 1556-1605 27 ottobre 1605 Jahangir 31 agosto 1569 1605-1627 28 ottobre 1627 Shah Jahan 5 gennaio 1592 1628-1658 22 gennaio 1666 Aurangzeb Alamgir I 21 ottobre 1618 1658-1707 3 marzo 1707 Azim Shah sconosciuta 1707 1707 Bahadur Shah I Alam I 14 ottobre 1643 1707-1712 27 febbraio 1712 Jahandar Shah Muiz din 9 maggio 1661 1712-1713 1713 Farrukh Siyar 11 settembre 1683 1713-1719 28 aprile 1719 Rafi ud-Dawlat der Jath sconosciuta 1719 1719 Shah Jahan II sconosciuta 1716-1717 1719 Nikusiyar sconosciuta 1719 1743 Muhammad Shah 1702 1719-1748 1748 Ahmad Shah Bahadur 1725 1748-1754 1754 Alamgir II Aziz ad Din 1699 1754-1759 1759 Shah Jahan III sconosciuta 1759 sconosciuta Shah Alam II 1728 1759-1806 1806 Akbar Shah II 1760 1806-1837 28 settembre 1838 Bahadur Shah II 24 ottobre 1775 1837-1857 7 novembre 1862 Lista degli Imperatori Mogul Il primo Imperatore Mughal Babur (1605 c.) Babur Babur legge le sue memorie Zahir-ud-din Muhammad Babur (1483-1530) particolare Babur dà udienza (Farrukh Beg, 1589) Babur riceve i suoi dignitari L’imperatore Babur e il suo architetto pianificano la costruzione del Giardino della fedeltà (Bagh-i-Wafa) presso Jalalabad (dalle Memorie di Babur "Baburnama“) Babur a caccia fra ‘Ali Shang e Alangar, presso Kabul. Illustrazione tratta dalle memorie dell’Imperatore Babur (Vaqi 'at-i Baburi, 1590 c.) scritte in persiano Babur caccia i rinoceronti presso Bigram (Peshawar) Babur, ubriaco, rientra di notte nel suo accampamento (Farrukh Beg, 1589) Djahir - El-din Mohammed, detto Babur passa in rassegna il suo esercito, Litografia da un dipinto del XVI sec. (1876) A scene from the Baburnama (1500-1530) Babur nella tenda imperiale del suo accampamento La tomba di Baburnel Bāgh-e Bābur a Kabul, Afghanistan Tomba di Babur Babur e Humayun, 1650 c. Gli imperatori Humayun e Babur, Litografia di Chataignon, Imp. Firmin Didot Cie, Paris, 1801 Il successore di Babur, Humayun, alla morte del padre aveva ventidue anni: mancava di esperienza e di una chiara visione dei problemi militari. I successivi anni assistettero così ad una progressiva decadenza dell’autorità Mughal nell’India settentrionale. La leadership degli avversari toccò a Sher Shah Suri, che costrinse l’esercito di Humayun a lasciare Delhi e il Punjab. Sher Shah fu senza dubbio uno dei più abili condottieri e governanti dell’India moderna. Morì nel 1545, ma per i successivi nove anni il suo regno rimase in piedi. Nel 1556, il filgio di Humayun, Akbar reclamò per sé il trono che era stato di suo padre. L’Imperatore Mughal Humayun combatte contro Bahadur Shah del Gujarat nel 1535. Lo Shah persiano Tahmasp accoglie l’esiliato Humayun. Humayun sotto la tenda (XVII sec.) Tomba di Humayun (Delhi, India) Tomba di Humayun (Delhi, India) Delhi. Humayun's tomb is one of the remarkable structures of the Mughal Empire in India. The monument is surrounded my many new buildings but still the structure has the importance of its own and sill can be seen upright and bright. Just close to the monument, there is the shrine of Nizamuddin which is very sacred among Muslims. Humayun's tomb was built in 1565 A.D by Hamida Banu Begum (Humayun's widow). Il cenotafio di Humayun (la tomba in cui riposa il suo corpo è posta nei sotterranei dell’edificio) Ritratto di Akbar 1556-1605 Il giovane Akbar 1577: Akbar accoglie l’atto di sottomissione dei signori Rajput (dall’Akbarnama) L’Imperatore Mughal Akbar guida l’assalto al Forte di Chittorgarh e sconfigge i Rajput fedeli a Udai Singh. Chittorgarh Fort Akbar discute con i rappresentanti delle diverse religioni presenti nel suo impero nella Ibadat Khana (Casa del Culto) a Fatehpur Sikri. I due uomini vestiti in nero sono due missionari gesuiti Rodolfo Acquaviva e Francisco Henriques Akbar visita il santo Sufi Mu'in-ud-din Chishti ad Ajmer Nella diapositiva precedente: Dall’Akbarnama, Akbar doma l’elefante Hawa’i pazzo sul ponte di barche fuori del Forte Rosso di Agra (Basawan and Chatar, c.1590) L’imperatore Akbar caccia gazzelle ed antilopi servendosi di ghepardi, accompagnato da un largo seguito (1602 c.). Akbar (in veste bianca, in alto a destra) guida l’attacco contro il Raj Surjan Hada asserragliato nel Forte di Ranthambhor (1569). Il forte è posto su una scoscesa punta rocciosa e i suoi cannoni colpiscono le truppe Mughal poste sul versante opposto. Forte di Ranthambhore Bikaner. Forte Junagarth, tutto in arenaria rossa e circondato da una cinta muraria di quasi un kilometro con 37 bastioni Forte di Jaisalmer Il regno di Jodhpur fu governato dal potente clan Rathor, i cui appartenenti fanno risalire le proprie origini a Rama, l'eroe del Ramayana e attraverso di lui a Surya, il dio Sole. Se Jaipur è la città rosa, Jodhpur potrebbe essere definita la città blu, per la tipica colorazione azzurra delle sue case. Inizialmente il colore indicava la casa di un brahmano perchè molti secoli fa, secondo la tradizione, alcuni di loro dipinsero le loro case di questo colore dopo aver scoperto che teneva lontane le zanzare, e poi si diffuse. Oggi Jodhpur è la seconda città del Rajasthan, ma sotto molti punti di vista non è cambiata rispetto alla vecchia città fortificata sviluppatasi ai piedi del Forte di Meherangarh. Le sue mura quattrocentesche sono infatti intatte, intervallate da porte massicce e la città vecchia è un luogo incantato con stretti vicoli, splendide havelis, antiche e sfarzose dimore, e medievali cisterne per l'acqua. Alla fine del XV secolo, il clan rajput dei Rathor governava l'intera regione, il Marwar, di cui era allora capitale la città di Mandore. Entrati in conflitto con il maharaja del Mewar per il controllo di Chittorgarh, fortezza altamente strategica, riuscirono a sconfiggerlo nel 1459. Il sovrano, il Rao Jodha, forte della vittoria abbandonò allora la vecchia capitale Mandore e costruì una nuova fortezza sui pendii rocciosi di quella che oggi è Jodhpur, circa a 8 Km di distanza. Secondo la leggenda, Jodha fu costretto ad allontanare dal luogo un sadhu eremita che lì soggiornava e questi maledì la discendenza del Rao. Sarebbe questa la causa delle periodiche gravi siccità che affliggono la città e la zona. Jodhpur, conquistata da Akbar nel 1570 MEHERANGARH FORT (ovvero il Maestoso), la più formidabile fortezza mai costruita nella terra dei Rajputs. Si staglia su una roccia a 120 metri di altezza e offre un controllo dei dintorni a 360 gradi. Attraversata la Jai Pol, la prima porta, inizia la salita attraverso due impressionanti cinte di mura, alte 36 metri e larghe fino a 21. Per motivi di sicurezza, la FATEH POL, o Porta della Vittoria, è stretta quanto basta a far passare un solo elefante alla volta. Da qui un’eventuale nemico avrebbe dovuto affrontare una curva a gomito, un’altra porta, ancora salite e poi tre porte ancora prima di giungere alla LOHA POL, la Porta di Ferro, la più solida di tutte. MEHERANGARH FORT Akbar e Tansen visitano Swami Haridas, il più grande musicista hindu, a Vrindavan (c. 1750) Monete d’argento coniate sotto Akbar. L’iscrizione reca la dichiarazione di fede islamica: "non esiste altro dio all'infuori di Iddio e Muhammed è il suo Profeta“. Ritratto di Akbar in tarda età Akbar consegna la corona dinastica dei Mughal a Jahangir Gli imperatori Akbar e Jahangir, Litografia di Chataignon, Imp. Firmin Didot Cie, Paris, 1801 Un funzionario di corte durante una riunione nel Durbar di Akbar, particolare di una miniatura dipinta Forte rosso di Agra La fortezza deve il suo nome al materiale utilizzato per la costruzione: l'arenaria rossa, menzionata per la prima volta nel 1080 e il primo sultano che si trasferì da Delhi nella fortezza fu Sikandar Lodi (1487-1517). In seguito Akbar il Grande (1542-1605) voleva rendere Agra la capitale dell'impero moghul ma si trasferì nella fortezza solo poco prima della sua morte. Shah Giahan, il cui regnò durò dal 1628 al 1658 effettuò molti lavori all'interno erigendo palazzi e moschee di marmo bianco intarsiato con pietre preziose. Forte di Agra Il Diwan-i Khass o Khass Mahal del Forte Rosso di Agra utilizzato come finestra delle apparizioni per il sultano Particolare della decorazione del Diwan-i Khass Diwan-i-Am (Sala delle Udienze pubbliche) del Forte di Agra. All’interno era conservato il Trono del Pavone. Forte di Agra, Diwan I Am (Sala delle pubbliche udienze) Diwan-i-Am (Sala delle Udienze pubbliche) del Forte di Agra. All’interno era conservato il Trono del Pavone. La tomba di Akbar ad Agra Il Mausoleo di Akbar a Sikandra presso Agra. Il grande portone d’accesso alla tomba è costruito ad imitazione del Buland Darwaza di Fatehpur Sikri, la capitale fondata da Akbar Interno della Tomba di Akbar, con il suo cenotafio Cortile interno del Palazzo di Fatehpur Sikri con al centro la tomba di Salim Chishti. Fatehpur Sikri fu la capitale politica dell'impero moghul indiano sotto il regno di Akbar, dal 1571 al 1585, quando venne abbandonata, apparentemente a causa della mancanza d'acqua. Gli edifici più importanti sono il palazzo di Akbar e la moschea. Tomba di Salim Chishti nel Palazzo di Fathepur Sikri Ingresso all’ harem del Palazzo di Fathepur Sikri La Sublime Porta, o Buland Darwaza, alta 40 m., commemora la vittoria di Akbar sul Gujarat nel 1575 La Jama Masjid o Grande Moschea Il Chiosco dell’astrologo Il Diwan-i Khas (sala delle udienze private) di Fatehpur Sikri. La sala utilizzata per gli affari di corte, diplomatici, religiosi o confidenziali, si trova sul retro dell’edificio. Il Dīvān-i Khās è celebre per la sua colonna centrale dcorata secondo lo stile gujarātī, complesso e fiorito. Il Dīvān-i Ām Le bâtiment le plus étonnant de Fatehpur-Sikrī est certainement le Panch Mahal, le palais à cinq étages, ouvert à tous vents. Les deux premiers niveaux sont de taille équivalente alors que les suivants vont en diminuant en taille. Au sommet, on trouve un simple pavillon. Chaque niveau est supporté par des piliers. À l'origine, on trouvait des jali, ces claustras de pierre finement sculptées, entre les piliers. Le pavillon était destiné aux femmes de la maison impériale et du harem. Depuis celui-ci, on a une vue panoramique sur la cité impériale, avec ses bâtiments, ses palais et les cours qui les relient. Selim da giovane, 1630 (poi Imperatore Jahangir (1605 – 1628) Jahangir da un manoscritto del XVII sec. L’imperatore Jahangir impegnato nel Darbar (dal Jahangir-nama, c. 1620). Il sogno di Jahangir (c. 1620) di Abul Hassan. Il dipinto mostra Abbas I (Shah di Persia della dinastia safavide, a sinistra) e Jahangir (Imperatore Moghul d’India, a destra) abbracciati. I due monarchi posano i piedi sul dorso rispettivamente di una pecora e di un leone accovacciati sul globo terrestre. Un leone ed una pecora uniti sono il simbolo di pace e di armonia. L’immagine suggerisce che fra i due imperatori regna la pace, ma implica anche, visto l’atteggiamento sottomesso di Shah Abbas (disegnato anche più piccolo di Jahangir), che l’Imperatore Mughal esercita fra i due il ruolo egemine. The portrait, attributed to Abu'l Hasan, Nadir alZaman and dated 1617 AD, The Jahangir portrait in gouache heightened with gold leaf on a fine woven cotton canvas shows the emperor, who reigned from 1605 to 1627, seated on a European-style throne. His head is surrounded by a radiating nimbus and he is wearing an embroidered floral tunic over a patka and striped pyjama, with applied plaster jewellery. There is a circular pendant around the emperor's neck set with mica, with jade and glass vessels at his side and a carpet under his feet. The border has 26 cartouches of fine nasta'liq inscription. Jahangir insegna a Rana Karan Singh del Mewar la tecnica della caccia al leone con il moschetto Jahangir riceve in udienza privata i due figli, il Principe Parviz e il Principe Khusraw (c. 1605-1606) Jahangir e il Principe Khurram con Nur Jahan India, Mughal dynasty, ca. 1624 Jahangir (d. 1627) preferisce i shaikhs Sufi a re Giacomo d’Inghilterra (Bichitr, inizio anni Venti del XVII sec.) Volgendo verso l'alto lo sguardo rassegnato, un emaciato Jahangir offre un libro a Shaikh Hussein del Santuario Chishti, un discendente spirituale di Shaikh Salim, al quale Akbar si era rivolto in preghiera (e con successo) nella speranza di un erede. Il favore era stato concesso, e alla nascita del principe, il futuro Jahangir, questi era stato chiamato Salim in segno di gratitudine verso il Santo. In questa allegoria, dipinta una generazione più tardi, Jahangir siede su un trono a forma di clessidra. Anche se gli amorini vi hanno inscritto l'augurio che egli possa vivere mille anni, la sabbia del tempo è ormai quasi completamente passata. L'Imperatore è ormai pronto a passare da questo mondo all'altro. L'immagine porta la scritta: "Anche se di fronte a lui stanno gli shahs più potenti, il suo sguardo è rivolto ai dervisci". Egli offre il libro (della sua vita?) al santo, piuttosto che ai potenti della terra in piedi davanti al suo curioso trono: non al sultano ottomano (un’immagine idealizzata basata forse su una stampa europea): non a re Giacomo I d'Inghilterra (copiato da una miniatura inglese), e nemmeno a Bichitr, un simbolico sovrano dell'arte, che si è autoritratto con in mano una miniatura rappresentante due cavalli e un elefante - doni ricevuti dal suo protettore riconoscente. Come il trono-clessidra, che potrebbe essere stato basato su un piccolo originale in bronzo dorato e vetro, l'idea dei ritratti allegorici proviene dall’Europa, come pure quella degli amorini, che si coprono gli occhi, o per la tristezza per l'invecchiamento dell’imperatore, o, più probabilmente, per proteggersi dallo splendore accecante della sua aureola di sole e di luna. Bichitr era un seguace, giovane e brillante, di Abu'l Hasan che divenne uno degli artisti di corte Shah Jahan più apprezzati. Come Abu'l Hasan, è stato prolifico e onnicomprensivo, capace di dipingere di tutto, dai complessi temi storici agli animali, ornamenti estremamente originali come sensibili ritratti individuali. Jahangir abbraccia Nur Jahan, (attribuito a Govardhan 1615) Mehr-un-Nisaa detta Nur Jahan ovvero Luce del mondo Mausoleo di Nur Jahan's a Shahdara Bagh, Lahore, Pakistan Mausoleo di Jahangir a Shahdara, Lahore Jahangir riceve il Principe Khurram Il Principe Khurram è insignito del titolo di “Signore del mondo” (Shah Jahan) da suo padre Jahangir Il Principe Kuhrram (1592-1666 ) L’India nel 1630 L’Imperatore Mughal Shah Jahan Shah Jahan in piedi sul mondo (17°sec.) L’Imperatore Mughal Shah Jahan L’Imperatore Mughal Shah Jahan L’Imperatore Mughal Shah Jahan Ritratto di Shah Jahan Ritratto di Shah Jahan sul trono del Pavone Shah Jahan tiene un durbar nella sala delle pubbliche udienze del suo palazzo Forte rosso di Delhi Il Diwan-i Khass del Forte Rosso di Delhi. Interno del Diwan-i-Aam, Lal Quila, Delhi. Nata ad Agra con il nome di Arjumand Banu Begum, suo padre era un nobile di origini persiane di nome Abd al Hasan Asaf Khan e fratello di Nur Jahan, sposa del Gran Mogol Jahangir. Di fede musulmana, sposò il 10 maggio 1612 all'età di 19 anni il Principe Khurram, che sarebbe stato incoronato in seguito Gran Mogol con il nome di Shah Jahan; ella divenne la sua seconda moglie, ma ben presto fu la sua favorita per tutto il resto della sua vita. Non si sa molto della sua figura e della sua vita, tranne che era una donna di straordinaria bellezza ma dotata anche di molte virtù morali, che fu amata profondamente da Shah Jahan e che questi fu da lei sempre ricambiato devotamente. Anche prima della sua morte precoce, venne celebrata da numerosi poeti ed artisti non solo la bellezza di Mumtaz Mahal, ma anche la sua grazia e la sua pietà nei confronti dei poveri e dei derelitti. Si dice che persino la luna si vergognasse di comparire in onore della sua bellezza. Mumtaz Mahal seguì fedelmente suo marito durante le sue campagne militari nel Deccan ed in seguito durante la sua ribellione contro suo padre nel 1622. La sua dedizione venne sempre apprezzata da suo marito, che le fece dono del trono reale, il Muhr Uzah. Nonostante la sua semplicità e il suo disinteresse per i giochi di potere della corte imperiale, Mumtaz divenne presto la consigliera personale dell'Imperatore, ottenendo su costui un grandissimo ascendente che spesso ella utilizzò per intercedere in favore degli umili e degli esiliati da suo marito. Si dice che fosse molto amante degli elefanti e che non disdegnasse di assistere alle gare di lotta che si tenevano per intrattenere la Corte del Mogul. Mumtaz diede a Shah Jahan ben quattordici figli, sette dei quali morirono giovanissimi. Ella stessa morì di parto a Burhanpur nel Deccan il 17 giugno 1631, mentre era al seguito di Shah Jahan nella sua campagna contro i signori della dinastia Lodhi. La leggenda vuole che in punto di morte, dopo aver dato alla luce il suo quattordicesimo figlio, la Principessa Gauhara Begum, Mumtaz chiese come ultimo desiderio a suo marito di erigere un monumento come simbolo del loro amore, e di non sposare mai nessun'altra donna. L'Imperatore, disperato, giurò solennemente e dopo la morte della sua amata restò recluso in assoluta solitudine per un intero anno; quando si mostrò nuovamente in pubblico apparve come un uomo emaciato, con la faccia scavata e i capelli completamente bianchi. Shah Jahan mantenne la promessa fatta alla sua favorita e ordinò la costruzione del mausoleo di Mumtaz, il celebre e stupendo Taj Mahal, che richiese ben venti anni e l'impiego di gran parte del tesoro imperiale per la sua costruzione. Il Taj Mahal – visto da sud - situato ad Agra, nell'India settentrionale (stato di Uttar Pradesh), è un mausoleo fatto costruire nel 1632 dall'imperatore Mughal Shah Jahan in memoria della moglie Arjumand Banu Begum Costruito presso Agra fra il 1631 e il 1648 l’immenso Mausoleo in marmo bianco è qui visto dalla parte orientale La Grande Porta (Darwaza-i rauza) che dà accesso al complesso del Taj Mahal La Grande Porta (Darwaza-i rauza) che dà accesso al complesso del Taj Mahal Cenotafi dell’imperatore e della moglie. La tomba di Shah Jahan è l’unico componente della splendida costruzione che non rispetta la perfetta simmetria dell’insieme. Segno della scarsissimo rispetto che il figlio Aurengzeb gli portava. Muslim tradition forbids elaborate decoration of graves. Hence, the bodies of Mumtaz and Shah Jahan were put in a relatively plain crypt beneath the inner chamber with their faces turned right and towards Mecca. Mumtaz Mahal's cenotaph is placed at the precise center of the inner chamber on a rectangular marble base of 1.5 metres (4 ft 11 in) by 2.5 metres (8 ft 2 in). Both the base and casket are elaborately inlaid with precious and semiprecious gems. Calligraphic inscriptions on the casket identify and praise Mumtaz. On the lid of the casket is a raised rectangular lozenge meant to suggest a writing tablet. Shah Jahan's cenotaph is beside Mumtaz's to the western side, and is the only visible asymmetric element in the entire complex. His cenotaph is bigger than his wife's, but reflects the same elements: a larger casket on a slightly taller base, again decorated with astonishing precision with lapidary and calligraphy that identifies him. On the lid of this casket is a traditional sculpture of a small pen box. Alti dignitari dell’Impero Ritratti di Dara Shikoh, primogenito di Shah Jahan Dara Shikoh a colloquio con dotti musulmani nei giardini imperiali Dara Shikoh traduce le Upanishads con l’aiuto dei brahmani. Dara Shikoh (with Mian Mir and Mullah Shah Badakhshi), ca. 1635 Dara was a follower of Lahore's famous Qadiri Sufi saint Hazrat Mian Mir, whom he was introduced to by Mullah Shah Badakhshi (Mian Mir's spiritual disciple and successor) and who was so widely respected among all communities that he was invited to lay the foundation stone of the Golden Temple in Amritsar by the Sikhs. Dara subsequently developed a friendship with the seventh Sikh Guru, Guru Har Rai. Dara devoted much effort towards finding a common mystical language between Islam and Hinduism. Towards this goal he completed the translation of 50 Upanishads from its original Sanskrit into Persian in 1657 so it could be read by Muslim scholars. His translation is often called Sirr-e-Akbar (The Greatest Mystery), where he states boldly, in the Introduction, his speculative hypothesis that the work referred to in the Qur'an as the "Kitab al-maknun" or the hidden book, is none other than the Upanishads. His most famous work, Majma-ul-Bahrain ("The Confluence of the Two Seas"), was also devoted to a revelation of the mystical and pluralistic affinities between Sufic and Vedantic speculation. Un pagina dal Majma-ul-Bahrain (libro di Muhammad Dara Sikoh sulla comparazione religiosa) [Victoria memorial, Calcutta]. L’imperatore Mughal Shah Jahan partecipa alla processione per il matrimonio del figlio primogenito e suo erede Dara Shikoh. (Awadh, Provincial Mughal, c. 1740-50) Da sinistra a destra: Shuja, Aurangzeb, Murad Bakhsh, i tre figli più giovani di Shah Jahan. Miniatura di Balchand, 1637 c. Murad Baksh (died 1661) was the youngest son of Mughal emperor Shah Jahan and empress Mumtaz Mahal, he was the Subedar of Balkh until he was replaced by his brother Aurangzeb in the year 1647. In 1657 he proclaimed himself emperor after reports that his father had died and later joined hands with Aurangzeb to defeat Dara Shikhoh, the eldest son of Shah Jahan. In fact it was the ferocious charge led by Murad Baksh and his Sowars that eventually turned the outcome of the battle in favor of Aurangzeb during the Battle of Samugarh. The following year while he was in a tent with his brother Aurangzeb, he was intoxicated and was secretly sent to the prison in Gwalior Fort where he faced a trial that sentenced him to death for having murdered someone in the past. In 1661, after 3 years in prison, he was executed. With the last of his brothers now dead, Aurangzeb soon became the undisputed emperor of the Mughal Empire. Abū Muẓaffar Muḥyī al-Dīn Muḥammad detto Aurangzeb (in persiano da aurang (trono) e zaib (bellezza o ornamento), poi imperatore con il nome di Alamgir I (1658-1707) Terzogenito di Shah Jahan e di Arjumand Bānū Begum (nota anche con il nome di Mumtaz Mahal). Aurangzeb Aurangzeb Aurangzeb siede su un trono d’oro tenendo in mano un falco nel Durbar (sala dei ricevimenti alla corte di Delhi). Scena assai rara nell’ultima parte del suo regno, che lo vide sempre impegnato nelle guerre per il controllo del Deccan. Aurangzeb a caccia Aurangzeb, seduto sul trono del pavone, riceve il Principe Mir Mu'azzam dell’Oudh Ritratto del Sultano Abul Hasan di Golconda (reg. 1672-1687) Alcuni dei preziossimi gioielli del tesoro di Golconda passati nelle mani di Aurangzeb dopo la caduta del Sultanato The Noor-ol-Ain Diamond Hope Diamond Darya-ye Noor Wittelsbach-Graff Diamond Il diamante Koh-i-Noor The name by which the Koh-i-Noor diamond was known prior to the capture of Delhi and Agra by Nadir Shah in 1739 is not known. But, there is strong evidence to suggest that this is the same stone referred to in Emperor Babur's memoirs the "Baburnama", which he wrote between 1526 and 1530 A.D. Thus the stone is commonly referred to as the Babur Diamond when referring to it, in the period before 1739. It was Nadir Shah, who is believed to have exclaimed Koh-i Noor ! ( Mountain of Light), when he saw the diamond for the first time after it was surrendered to him by the Mughal Emperor Muhammad Shah. The Koh-i-Noor diamond originally weighed 186 carats, when the stone was in India, Persia and Afghanistan, but, subsequently after the stone was surrendered to the British, and became part of the British Crown Jewels, the stone was re-cut to an oval stellar brilliant, weighing 108.93 carats, with a resultant loss of almost 43 % of it's original weight. The Koh-i-Noor is perhaps the most famous of all the famous diamonds in the world, which according to legend may be the oldest diamond in the world, with a history dating back to at least 3,000 years B.C. However according to recorded history the Koh-i- Noor diamond dates back to the latter half of the 13th century. The diamond belonged to different rulers from India, Persia, and Afghanistan, who sometimes fought bitterly over it, at various times in history, and seized it as a spoil of war. It eventually became part of the British Crown Jewels, when the stone was surrendered to Queen Victoria in 1851, by the successor to the last owner of the diamond, Maharajah Ranjith Singh, the ruler of Pungab. Il diamante incastonato nella Corona della Regina Vittoria Mezza rupia Rupia d’argento Aurangzeb ormai vecchio, si fa ritrarre impegnato, a capo chino e in vesti semplici, nella lettura del Corano. Aurangzeb fa edificare a Lahore la grande Moschea Badshahi Masjiid Il Mausoleo di Aurangzeb a Khultabad L’Impero Mughal nel 1790 Bahadur Shah II (1837-1858) [ultimo Imperatore Mughal] Abu Zafar Sirajuddin Muhammad Bahadur Shah Zafar, also known as Bahadur Shah or Bahadur Shah II (October 1775 – 7 November 1862) was the last of the Mughal emperors in India, as well as the last ruler of the Timurid Dynasty. He was the son of Akbar Shah II and Lalbai, who was a Hindu Rajput. He became the Mughal Emperor upon his father's death on 28 September 1837. Zafar, meaning “victory”, was his nom de plume (takhallus) as an Urdu poet. Autografo di Bahadur Shah (29 Aprile 1844). Mughal emperor Abu Zafar Sirajuddin Muhammad Bahadur Shah Zafar, aka Bahadur Shah Zafar II. (17751862), in May 1858, "in captivity in Delhi awaiting trial by the British for his support of the Uprising of 185758" and before his departure for exile in Rangoon. This is possibly the only photograph ever taken of a Mughal emperor. Zeenat Mahal, wife of Bahadur Shah Zafar, last Mughal Emperor. This is the only known photograph of the lady, or of any mughal empress ever. The photograph was taken after capture by the British Army following the Indian rebellion of 1857 Sons of Bahadur Shah. On the left is Jawan Bakht, and on the right is Mirza Shah Abbas. 1850 c.
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