Marta, Maria e Lazzaro: La Casa della fede vissuta come dono di

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Marta, Maria e Lazzaro: La Casa della fede vissuta come dono di
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Marta, Maria e Lazzaro:
La Casa della fede vissuta come dono di amicizia (Gv 11)
La fede e l’amore di Marta, Maria e Lazzaro rappresentano per il Verbo, che
cammina per le vie della Giudea e della Galilea, il luogo e l’approdo per il riposo amico.
La Casa di Betania per Gesù è la Casa dell’Amicizia: risposta alla Sua chiamata ad
essere Suoi amici. “Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro” (Gv 11,5).
A Betania la legge dell’Amicizia “pieno compimento nell’amore” (cf Rm 13,10) è
sintetizzata da Giovanni 15,13: “Non c’è amore più grande di questo dare la vita per gli amici”.
Ascoltiamo le parole di Giovanni:
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Un certo Lazzaro di Betania, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. 2Maria
era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello
Lazzaro era malato. 3Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è
malato». 4All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la
gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». 5Gesù amava Marta e
sua sorella e Lazzaro. 6Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si
trovava. 7Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». 8I discepoli gli dissero: «Rabbì,
poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?».
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Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. 18Betania distava
da Gerusalemme meno di tre chilometri 19e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a
consolarle per il fratello. 20Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria
invece stava seduta in casa. 21Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non
sarebbe morto! 22Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà».
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Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». 24Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione
dell’ultimo giorno». 25Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se
muore, vivrà; 26chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». 27Gli rispose:
«Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
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Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui
e ti chiama». 29Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. (Gv 11, 1-8.17-29).
“Era allora malato un certo Lazzaro di Betania, il villaggio di Marta e di Maria,
sua sorella”: v.1.
Lazzaro è malato…!!!
La malattia di Lazzaro è l’occasione per il Verbo di “rivestire” nel Suo Cuore i
sentimenti di compassione e di empatia profonda, che lo fanno vivere dal di dentro le
sofferenze, il turbamento e l’angoscia per il Suo amico.
Gesù accoglie la malattia di Lazzaro per rivestirsi dei sentimenti e
dell’atteggiamento del Buon Samaritano (cf Lc 10, 25-37) ed andare oltre, nel “più
dell’Amore”, donandogli Se stesso, come la Risurrezione e la Vita (Gv 11,25).
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Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione.
Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua
cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. (Lc 10,33-34)
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“Maria era quella che aveva cosparso di olio i suoi piedi e asciugatoli con i suoi
capelli”: v.2
La fede e l’amore di amicizia di Maria la portano a vivere questo atteggiamento di
svuotamento, di vera e propria kenosi.
Solo chi ama, si china e si piega a terra per amore, vivendo un gesto, che se non
fatto per amore, è un semplice obbligo servile o di schiavitù…!!!
Maria non solo cosparge i piedi di Gesù, ma li asciuga con i suoi capelli. E’
un’immagine che rimanda alla donna peccatrice di Lc 7: dove in casa di Simone, il
fariseo, Gesù riceve lo stesso servizio della lavanda dei piedi, che vengono asciugati dalla
donna con i suoi capelli.
Al rimprovero di Simone Gesù risponde:
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E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa
tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime
eli ha asciugati con i suoi capelli. 45Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando
sonoentrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. 46Tu non hai unto con olio il mio capo; lei
invecemi ha cosparso i piedi di profumo. 47Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti
peccati,perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». 48Poi disse
a lei: «Ituoi peccati sono perdonati». 49Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi
è costuiche perdona anche i peccati?». 50Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata;
va’ in pace!».(Lc 7,44-50)
Il gesto della donna di Maria che si ripeterà in Gv 12, 1-31 prevengono e si
concretizzano nel modo di Gesù di amare i suoi svuotandosi nella kenosi fino a divenire
Servo per amore:
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ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo, 8umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Questa kenosi diventa la lavanda dei piedi, che in Giovanni è sostitutiva dell’ultima
cena:
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Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo
mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. 2Durante
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Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betania, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. 2E
qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. 3Maria allora prese trecento grammi di
profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si
riempì dell’aroma di quel profumo
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la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di
tradirlo, 3Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio
e a Dio ritornava, 4si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse
attorno alla vita. 5Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad
asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. (Gv 13, 1-5).
Gesù vive in pienezza il “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10,8),
donando tutto se stesso e divenendo il “Pane della Vita”: “Io sono il Pane disceso dal
cielo. Chi mangia di me, vivrà per me” (Gv 6,35.57).
“Le sorelle mandarono dunque a dirgli: Signore, ecco, il tuo amico è malato”: v.3
L’unità contemplativa ed attiva di Marta e Maria le porta a divenire capaci di
prevenire nel più dell’amore dinamico perché estatico l’opera dell’Amico Maestro…!!!
“Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il
Figlio di Dio sia glorificato”: v.4
La nostra debolezza, la nostra fragilità è il luogo della gloria e della potenza di Dio:
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e per la straordinaria grandezza delle rivelazioni. Per questo, affinché io non monti in superbia, è
stata data alla mia carne una spina, un inviato di Satana per percuotermi, perché io non monti in
superbia. 8 A causa di questo per tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. 9Ed egli
mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza».
Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo.
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Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle
angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte.(2 Cor 12, 7-10)
“Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe
morto! Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la
concederà”: vv. 21-22.
La fede fiduciale permette a Gesù di compiere il miracolo della risurrezione di
Lazzaro, anticipo e simbolo e profezia della Sua risurrezione definitiva e redentiva.
Gesù può così dire: grazie alla fede fiduciale amica di Marta:
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Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà;
chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». 27Gli rispose: «Sì, o Signore,
io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
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“Il Maestro è qui e ti chiama”: v.28
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Entra in gioco Maria, che risponde immediatamente all’invito del Maestro, Amico e
Signore. “Il Maestro è qui…!!!”…Nel mio “qui ed ora”, in ogni mio “qui ed ora” e mi
chiama e mi sfida e provoca ad una risposta…!!! Bisogna sempre rispondere in un alzarsi
in fretta per essere persone capaci di vivere l’inebriante e feconda unità di una vita
contemplativa che si fa azione nel “Più dell’Amore”.
Cosa può dirci questo brano?
Ci sono tempi e modi diversi di vivere la fede: ciascuno e ciascuna di noi ha il
proprio.
La tradizione ha visto queste due figure di donne come modelli, una della vita
contemplativa e l’altra della vita attiva. Questi due modelli, inoltre, non sono stati solo
messi a confronto, ma posti secondo un ordine gerarchico, considerando la vita
contemplativa superiore, più essenziale, più spirituale, e quella attiva, seppure necessaria,
subordinata, inferiore.
Io penso che non dobbiamo scegliere tra contemplazione e azione. Noi abbiamo
bisogno di entrambe, perché ciascuno e ciascuna di noi è, e deve essere in realtà, sia
Marta che Maria…!!!
La riflessione, la meditazione, il confronto, l’ascolto ci aiutano a cambiare in
meglio il nostro modo di “fare”, di stare al mondo.
Per Giovanni, in fondo, Marta e Maria, insieme, sono il “modello” del discepolo e
della discepola.
Quando c’è condivisione del “servizio” e della cura, sia da parte delle donne che
degli uomini, ad entrambi resta il tempo per la dimensione più spirituale, per lo studio e
la meditazione.