Malattie venose - The Stemmer Library

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Malattie venose - The Stemmer Library
Malattie venose
Diagnosi e trattamento
1. Edizione 1981
Prof. H. Fischer, Tübingen
Dr. H.G. Füllemann, Basel
Prof. UV. Brunner, Zürich
Prof. H. Partsch, Wien
Dr. R. Stemmer, Strassburg
Prof. L.K. Widmer, Basel
2. Edizione 1994
Autori aggiunti:
Dr. R. Fischer, Chirurgie, St. Gallen
Prof. K. Jäger, Basel
Dr. A. Oesch, Bern
Prof. J. Weber, Hamburg
3. Edizione 2001
Riveduto da:
Prof. H. Partsch, Wien
Prof. K. Jäger, Basel
Autori aggiunti:
Dr. A. Frullini, Florenz
Dr. R. Weiss, Baltimore
Dr. M. Schadeck, Paris
4. Edizione 2009
Autori aggiunti:
Prof. E. Rabe, Bonn
Dr. W. Blättler, Bern
Dr. T. Willenberg, Bern
5. Edizione 2012
2
Indice
3
Premessa
4
Epidemiologia
5
Classificazione
5
Diagnostica
6
Sintomatologia
6
Segni clinici delle malattie venose croniche
Vene superficiali – varici
Varicosi tronculare
Varicosi reticolare
Teleangectasie
Fleboedema
Disfunzioni articolari
Distrofie cutanee
7
7
7
7
7
8
8
9
Segni clinici delle malattie venose acute
Emorragia varicosa
Flebite
Trombosi venosa profonda
10
10
10
11
Indagini strumentali
Cw-Doppler
12
12
Ecografia duplex
Principio
In quali casi risulta opportuna l’ecografia duplex?
13
13
13
Rilevamento della funzionalità della pompa venosa
Principio
Metodo
Pompa
14
14
14
14
Altre procedure basate su tecniche di imaging
15
Trattamento delle malattie venose
Terapia compressiva
Trattamento specifico delle malattie venose
16
16
17
Premessa
Le malattie venose acute e croniche sono tra le patologie più frequenti tra la
popolazione. A causa della natura interdisciplinare dei quadri patologici venosi, i
pazienti vengono trattati da specialisti diversi. Tra le specialità interessate figurano
principalmente la flebologia, l’angiologia, la dermatologia, la chirurgia, la medicina
interna e la medicina generale. Questo opuscolo si rivolge in particolare ai medici di
quest’ultima branca specialistica e intende illustrare in modo sintetico e pratico agli
interessati lo stato attuale della flebologia. Dalla prima edizione del 1981, il settore
della flebologia ha conosciuto numerosi cambiamenti. Essi riguardano in particolare
la terapia della varicosi. In questo campo, grazie all’introduzione della scleroterapia
con schiuma è stato possibile incrementare sensibilmente l’efficacia del trattamento
sclerosante. Anche le procedure endovenose, quali la laserterapia endovenosa,
hanno assunto un’importanza sempre maggiore nel trattamento della varicosi
tronculare. Nella terapia della trombosi venosa profonda si è imposto il trattamento
ambulatoriale con eparina a basso peso molecolare. Ma è in particolare nel campo
della terapia compressiva che alcuni principi medici innovativi hanno portato a
prescrivere in molti casi ai pazienti calze compressive medicali che, esercitando una
compressione inferiore rispetto ai tipi precedentemente in uso, migliorano il comfort
e quindi la compliance dei pazienti, offrendo al tempo stesso – come dimostrato da
vari studi - una maggiore efficacia medica.
Dr. Helmut Schepers, MSc
Head of Corporate Medical Relations
SIGVARIS Management AG
4
Epidemiologia
Classificazione
Le malattie venose sono frequenti: in
Francia, un paziente su tre che si reca in
farmacia, desidera un rimedio per
problemi agli arti inferiori. Lo studio
specifico condotto a Bonn dimostra che
circa la metà degli abitanti, nelle 4
settimane precedenti il sondaggio, ha
lamentato un qualche disturbo agli arti
inferiori e il 15 % ha dichiarato di
utilizzare o di aver utilizzato in passato
calze elastiche terapeutiche.
In prospettiva di una revisione sistematica che permetta una classificazione
differenziata delle malattie venose, nel 1996 è stata introdotta la cosiddetta
Classificazione CEAP. Col tempo, questa sì è affermata nella letteratura del settore,
diffondendosi notevolmente. In particolare, trova applicazione nell’ambito delle
pubblicazioni scientifiche.
La più grave tra le patologie acute delle
vene, la trombosi venosa profonda,
colpisce ogni anno l’1–2 % della
popolazione. La più grave
manifestazione tra le malattie venose
croniche, l’ulcus cruris, presenta un
rischio di manifestarsi nel corso della vita
dell’1–2 %. Negli ultimi decenni,
l’incidenza di questa gravissima forma di
insufficienza venosa si è sensibilmente
ridotta grazie alla diagnosi precoce e ai
trattamenti moderni basati su evidenze
scientifiche e cliniche.
In seguito alle variazioni demografiche e
grazie alle migliori opportunità
diagnostiche, lo spettro dei fattori di
rischio per le malattie venose si è
ampliato. È importante sapere che una
trombosi venosa patita anche una sola
volta e una varicosi trascurata sono
associate a un aumento sproporzionato
dei problemi venosi in età avanzata.
Ogni lettera della sigla CEAP corrisponde a una componente della malattia venosa:
C (clinical condition)
=
E (etiology)
=
A (anatomic location)
=
P (pathophysiology)
=
Clinica C0–C6
Definizione
C0
Nessun segno di malattia venosa
C1
C2
C3
C4
C5
C6
5
Clinic: segni clinici (Grado 0–6),
a = asintomatico, s = sintomatico
Etiology: distinzione eziologica in congenito,
primario, secondario
Anatomy: segmenti di vena interessati,
vene perforanti, vene superficiali, vene profonde
Pathophysiology: disfunzione fisiopatologica,
reflusso, ostruzione, reflusso e ostruzione
Note
Teleangectasie e
varici reticolari
Teleangectasie: Piccole vene
intracutanee < 1 mm
Varici reticolari:
ipodermiche < 3 mm
Varicosi
Sottocutanea > 3 mm
Edema
Ritenzione di fluidi
Distrofie cutanee
C4a: pigmentazioni, purpura,
eczema
C4b: Ipodermite,
Lipodermatosclerosi,
atrofia bianca
Ulcera cicatrizzata
Ulcera aperta
Diagnostica
Segni clinici
delle malattie venose
croniche
Anche in assenza di segni oggettivi di una malattia venosa, i disturbi agli arti inferiori
possono essere espressione di questo tipo di affezione. I disturbi venosi degli arti
inferiori tipicamente si accompagnano ad un gonfiore più o meno marcato della
gamba. Conseguentemente, tra i sintomi tipici figurano sensazioni diffuse e bilaterali
di gonfiore, costrizione, irrequietezza, ecc. Tali disturbi sono praticamente assenti al
mattino, ma alla sera risultano pronunciati, in particolare se per lavoro si è costretti a
una permanenza prolungata in posizione eretta o seduta, o se fa molto caldo. Tali
sintomi si prevengono su entrambi gli arti tenendo le gambe in posizione sollevata,
deambulando e indossando calze compressive.
Vene superficiali – varici
Le varici rappresentano la manifestazione
più frequente della malattia venosa
superficiale. Al fine di comprendere e
descrivere il quadro clinico esteriore di
una varicosi, è fondamentale possedere
adeguate nozioni di anatomia delle
vene. Dal punto di vista morfologico, si
distinguono i seguenti tipi di varicosi:
Non di rado i disturbi degli arti inferiori hanno una base emotiva con sindromi
psichiche di tipo caratteriale o legate allo sviluppo.
Varicosi del tronco
Grande safena, piccola safena
• Varicosi del tronco completa: Il
reflusso venoso comincia dalla prima
valvola, che si trova all’imbocco del
tronco venoso (crosse).
• Varicosi del tronco incompleta:
Insufficienza del tronco venoso principale
con crosse sufficiente e reflusso venoso
che interessa un altro vaso.
• Varice collaterale: afflusso attraverso
una ramificazione laterale insufficiente.
• Varice da vena perforante: afflusso
attraverso una vena perforante
insufficiente.
I disturbi in caso di trombosi acuta sono interpretabili nella prospettiva di una
sindrome compartimentale. I dolori si localizzano nel polpaccio e sono
particolarmente intensi nell’alzarsi e durante la deambulazione.
In caso di insufficienza venosa cronica clinicamente pronunciata si aggiungono altri
disturbi, ad es. dolori localizzati a causa d’infiammazione, prurito da eczema da stasi
venosa, dolori muscolari da sforzo in presenza di difficoltà di deflusso venoso.
Varicosi reticolare
Vena tortuosa sottocutanea che non fa
parte né del tronco principale, né dei
rami collaterali, diametro: <3 mm.
Sintomatologia
Le flebopatie comportano una riduzione della qualità generale della vita. Gli ostacoli
di carattere psichico e sociale sono già osservabili anche in caso di disturbi agli arti
inferiori che non presentano sensibili alterazioni delle vene e della cute. In caso di
ulcus cruris, tutti gli aspetti sono fortemente interessati. La terapia compressiva
elimina i dolori molto rapidamente, mentre gli altri aspetti presentano un
miglioramento solo al momento della guarigione dell’ulcera.
Teleangectasie
Ectasie intracutanee.
Varicosi collaterale
Insufficienza della grande safena con
conseguente varicosi collaterale nel tratto
mediale della coscia
6
Anatomia delle principali vene superficiali e perforanti, spesso interessate dalla varicosi.
Giunzione della grande
safena
Accessoria
anteriore
Perforanti del canale femorale (Dodd)
Safena accessoria
mediale
Estensione craniale della
piccola safena
Vena di Giacomini
Grande safena
Arco venoso
posteriore
Giunzione della
piccola safena
Vena perforante tibiale
posteriore (Cockett)
Piccola safena
Varicosi del tronco
Insufficienza della grande safena e
conseguente varicosi del ramo nella regione
mediale della gamba.
7
Varicosi reticolare
Teleangectasie
Ectasie intracutanee.
Fleboedema
Un certo gonfiore degli arti alla sera non
è inconsueto. Dopo una lunga giornata
di lavoro, l’aumento di volume della
gamba può arrivare a 100 ml, dopo un
volo prolungato senza movimento fino a
200 ml. Si caratterizzano come patologici
gli edemi che non scompaiono
spontaneamente entro qualche ora o
dopo una passeggiata. Gli edemi
bilaterali e scarsamente sintomatici sono
per la maggior parte sistemici (cardiaci,
renali, epatici). I fleboedemi sono
praticamente sempre associati a disturbi
e/o segni clinici quali vene superficiali
dilatate, varici e distrofie cutanee. Il
fleboedema cronico è solo parzialmente
reversibile e presenta presto un
indurimento rilevabile alla palpazione,
con interessamento di tutte le strutture
del tegumento, definito come
lipodermatosclerosi (LDS). La LDS può
evolversi in atrofia. La gamba presenta
quindi l’immagine di una bottiglia di
champagne capovolta. In alcuni casi si
arriva alla formazione di un linfoedema
(secondario) con ispessimento acrale
della piega epidermica, ipercheratosi e
papillomatosi.
Distrofie cutanee
Per distrofie cutanee si intendono principalmente i danni dovuti a ipertensione
venosa cronica, ovvero il mancato abbassamento della pressione nelle vene durante
la deambulazione. Esse si localizzano nella zona delle varici primarie, in particolare
in corrispondenza di perforanti insufficienti e nella gamba e piede distale. Il quadro
clinico viene però presto dominato da alterazioni secondarie: infiammazioni
allergiche e da irritazione in caso di edema cronico e perdita della funzione barriera
dell’epidermide, trombosi microvascolari, ischemie locali e riperfusione,
intossicazione da accumulo di ferro, ecc. La fisiopatologia è riconoscibile dal quadro
clinico: dermoepidermite, ipodermite, iperpigmentazione, ulcerazione.
La riorganizzazione dei vasi epidermici può essere in parte intesa come conseguenza
di un intervento riparatorio: teleangectasie alle cosce, varici retromalleolari e
paraplantari, perdita capillare nelle zone atrofiche con espansione capillare. L’atrofia
bianca è conseguenza di una capillarite alba e infine di un’ischemia circoscritta acuta
intensamente dolorosa, legata a infiammazione o trombosi microvascolare. L’ulcus
cruris si manifesta spontaneamente a causa di piccoli traumi spesso inosservati.
Alcune ulcere possono guarire con la terapia compressiva, altre manifestano
una biologia propria e resistono per anni. Pare inoltre che vi sia la possibilità di
predisposizioni genetiche.
L’edema venoso appartiene ai più frequenti
segni clinici, con una patologia che può
provenire sia dal sistema profondo che da
quello superficiale.
8
Disfunzioni articolari
Le disfunzioni articolari sono una conseguenza inevitabile dell’insufficienza venosa. Di
particolare importanza risulta la limitazione funzionale della mobilità dell’articolazione
tibio-tarsica, dapprima legata al dolore, quindi consolidata da un restringimento della
capsula. Essa porta all’«equinismo flebologico», con conseguente difficoltà di
deambulazione. Le pazienti di sesso femminile compensano solitamente la riduzione
con scarpe dai tacchi alti. La lesione provoca un circolo vizioso, per cui la funzionalità
della pompa della muscolatura del polpaccio risulta fortemente compromessa.
Insufficienza venosa cronica avanzata
bilaterale con atrofia muscolare pronunciata e
piede equino su entrambi i lati.
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Segni clinici delle malattie venose acute
Emorragia varicosa
La rottura delle varici rappresenta una
complicazione impressionante per
quanto innocua di una particolare forma
di varicosi: aneurismi venosi intracutanei
con parete sottile possono lacerarsi
senza dolore a causa di piccoli traumi, ad
es. strofinamento della pelle dopo un
bagno prolungato. A causa dell’alta
pressione, dell’assenza di muscolatura
nella parete vascolare e delle piccole
dimensioni dell’apertura, l’emorragia
risulta spesso violenta. Tenere la gamba
in posizione sollevata e un bendaggio
compressivo risolvono la fase acuta del
problema. La cura migliore per tali varici
è la scleroterapia con compressione
eccentrica.
Flebite
Con il termine «infiammazione venosa» (flebite) si intendono quadri patologici
differenti dal punto di vista nosologico e clinico di facile distinzione tra loro. Nei casi
di trombosi varicosa è inevitabile la presenza di un trombo rossastro in una varice,
con scarsa infiammazione della parete venosa, ma intensa nella zona circostante.
L’infiammazione di una vena superficiale non varicosa interessa l’intera parete
vascolare, molto meno la zona circostante, il trombo nel lumen risulta ridotto o
assente. La varicotrombosi presenta un trombo che tende ad accrescersi
stratificandosi, con possibile sviluppo nel sistema venoso profondo, la flebite di una
vena non varicosa tende alla migrazione con occasionale passaggio ad un diverso
segmento venoso (flebite migrante). In entrambe le forme di infiammazione venosa
non è rara la presenza di trombosi venose profonde sviluppatesi autonomamente e
di embolie polmonari oligosintomatiche. In entrambi i casi vengono quindi prescritti
controlli ecografici frequenti. In caso di varicotrombosi, l’asportazione del trombo
mediante incisione, oppure un intervento a caldo sulle varici provoca di norma un
rapido miglioramento.
Emorragia varicosa in varici nella zona del
malleolo laterale.
10
Trombosi venosa profonda
I segni della trombosi venosa acuta dipendono dalla situazione del paziente e
dall’estensione della trombosi stessa. Nei pazienti allettati, i segni sono tanto discreti
che spesso la diagnosi viene effettuata tardi.
Segnali d’allarme tipici sono la cianosi, vene superficiali dilatate e aumento della
temperatura cutanea. I pazienti deambulanti presentano presto i segni di una
sindrome compartimentale: indurimento delle parti interessate (pianta del piede,
polpaccio), dolorabilità della muscolatura, ridotta mobilità, dolore nell’appoggiare il
piede a terra e nel camminare, e alla flesso-estensione dorsale attiva o passiva del
piede. Un evidente edema, ovvero una differenza nella circonferenza del polpaccio
rispetto al controlaterale > 3 cm è prevedibile in caso di trombosi ascendente
solamente qualora la trombosi abbia raggiunto la vena femorale comune. Per contro,
una trombosi discendente provoca tipicamente un rapido e forte rigonfiamento e
non principalmente una sindrome compartimentale del polpaccio.
Immagine di una vena trombizzata in sezione
longitudinale.
Immagine duplex di una vena trombizzata in
sezione, accompagnata dall’arteria femorale
in rosso.
11
Indagini strumentali
Cw-Doppler
Doppler ad onda continua
Questo esame risulta idoneo per una
valutazione della funzionalità delle
valvole venose. Esso può rispondere alle
seguenti domande:
1. Le vene profonde sono pervie?
(Esame in posizione supina)
Flusso normale, dipendente dalla respirazione
Flusso patologico non legato alla respirazione
(ad es. in caso di trombosi venosa).
Normale: Manovra di Valsalva: il segnale
doppler cessa alla pressione – nessun reflusso.
Patologico: Manovra di Valsalva: il segnale
doppler persiste alla pressione – reflusso.
2. Vi è sufficienza delle valvole
profonde o superficiali?
(Esame in posizione eretta o seduta)
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Ecografia duplex
Crosse safeno-femorale
Principio
L’ecografia duplex unisce B-mode,
duplex (a colori) e doppler, permettendo
quindi un’indagine estensiva e nella
maggior parte dei casi completa dei
sistemi venosi profondo e superficiale.
Immagine in B-mode:
raffigurazione dei vasi e delle strutture
circostanti.
Duplex e doppler:
Quantificazione del flusso. Nel duplex a
colori, le informazioni emodinamiche si
sovrappongono direttamente
all’immagine morfologica.
Vantaggi dell’ecografia duplex:
maggiore contenuto informativo, non
invasiva.
Svantaggi dell’ecografia duplex:
Dipende dall’abilità dell’ecografista,
nessuna immagine d’insieme.
In quali casi risulta opportuna
l’ecografia duplex?
Ogni malattia venosa sintomatica che
comporti una terapia attiva richiede un
esame ecografico duplex. Nella maggior
parte dei casi, questo esame permette
di rilevare le cause, l’estensione e la
morfologia della patologia venosa,
nonché di elaborare un principio
terapeutico concreto.
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Flusso ortogrado (blu)
Reflusso per insufficienza della valvola ostiale
evidenziato dalla manovra di Valsalva (rosso)
Coscia distale (grande safena, sezione longitudinale)
Flusso normale ortogrado (blu).
Reflusso in seguito a manovra di Valsalva
(rosso).
Rilevamento della funzionalità della pompa venosa
Principio
Registrazione delle variazioni di volume e
pressione che avvengono nella parte
distale delle estremità inferiori durante il
movimento (salire in punta di piedi,
flettere le ginocchia, camminare)
Metodo
Reografia a luce riflessa, fotopletismografia, pletismografia strain gauge,
volumetria del piede, pletismografia ad
aria o misurazione della pressione venosa
in una vena del dorso del piede.
Nessun disturbo della pompa venosa.
Insufficienza (della pompa) venosa.
Pompa
Ad ogni movimento il sangue viene
pompato via dalla gamba e la pressione
venosa diminuisce. In presenza
d’insufficienza valvolare venosa profonda
o superficiale, o di occlusione di una
vena profonda, questo meccanismo
risulta alterato. La pressione venosa resta
elevata e il sangue venoso viene
richiamato in modo insufficiente.
Applicando una compressione alle vene
difettose (p.es. alle vene tronculari) è
possibile ripristinare la normale
funzionalità della pompa venosa. Le
indagini funzionali vengono quindi
eseguite con e senza laccio compressivo
per verificare la possibilità di migliorare la
funzionalità venosa. Questo test
consente di prevedere quale sarà il
successo della terapia.
Applicazione della sonda nella reografia a luce
riflessa.
14
Altre procedure basate su tecniche di imaging
15
• Flebografia
• Phlebo-CT, MRI
Queste procedure vengono raramente
impiegate nella routine clinica odierna
degli specialisti flebologi e trovano
applicazione soprattutto nell’ambito
delle indagini scientifiche. La flebografia
è stata scalzata dall’introduzione
dell’ecografia duplex. In casi particolari,
essa rimane tuttavia un importante
strumento diagnostico in grado di
fornire una panoramica anatomica
completa e precisa del sistema venoso
superficiale degli arti inferiori. A
integrazione, è possibile utilizzare le
moderne procedure basate su tecniche
di imaging, quali CT oppure MRI.
Uno dei suddetti casi particolari è
rappresentato, per esempio, da
ostruzioni delle vene del bacino o da
complesse malformazioni venose o miste
arteriovenose.
Rappresentazione di vene perforanti insufficienti nella regione mediale di gamba.
Rappresentazione di varicocele inguinale dopo
crossectomia incompleta.
Trattamento delle malattie venose
Terapia compressiva
Il bendaggio degli arti inferiori viene
eseguito da migliaia di anni, probabilmente
in origine con implicazioni rituali, mentre
come procedura medica è praticato
dall’antichità greca. Stivali compressivi in
cuoio per impiego terapeutico sono
conosciuti dal Medio Evo, mentre le calze
elastiche in materiale tessile e gomma
dal XIX secolo. Le indicazioni derivano
dall’esperienza clinica circa l’efficacia di
tali strumenti e sono le stesse di oggi:
edemi, varici e lesioni cutanee.
La terapia compressiva è da sempre
un’arte. Di conseguenza, sono stati
sviluppati molti metodi di applicazione di
bendaggi, accolti da lodi entusiastiche.
Tuttavia, un confronto della rispettiva
efficacia in determinate indicazioni è
stato tentato solamente negli ultimi anni.
Le calze compressive medicali
conoscono un favore sempre crescente
grazie al migliore dosaggio della pressione,
all’efficacia riproducibile, alla semplicità
d’uso, alla durata dell’effetto e alla
buona tollerabilità.
Come spiegazione dell’efficacia sono
stati via via proposti nei decenni vari
meccanismi d’azione basati sulle
conoscenze di fisiopatologia dell’epoca:
restringimento delle vene, miglioramento
della funzionalità delle valvole, riduzione
del volume ematico nelle vene,
miglioramento della funzionalità della
pompa. Risultano regolarmente
riproducibili a livello clinico l’eliminazione
degli edemi e il miglioramento delle
distrofie cutanee infiammatorie, nonché
la guarigione delle ulcere. L’efficace
trattamento di tali condizioni patologiche
oggettivamente rilevabili, come pure
l’influsso benefico sui disturbi, sulla
qualità della vita, nonché sulla prognosi
di determinate affezioni sono confermati
da studi clinici.
Una raffinata tecnologia tessile permette
la precisa realizzazione di calze con
pressione definita, decrescente dal basso
verso l’alto, in tutti i modelli desiderabili.
Le calze con pressione alla caviglia di
20–30 mmHg sono quelle che hanno
conosciuto la massima diffusione.
Flebectomia di una varice collaterale.
Recentemente si è imposta una
differenziazione nelle indicazioni. Per la
prevenzione dei disturbi occasionali e
degli edemi risultano ottimali calze
compressive con pressione di 15–20
mmHg. Calze di sostegno di pressione
inferiore a 10 mmHg risultano inefficaci,
mentre calze compressive di pressione
superiore, pur efficaci in tali casi,
presentano una rigidità accentuata e
quindi non sempre sono molto gradite.
Le calze compressive medicali risultano
idonee anche per il trattamento
dell’ulcus cruris. In studi randomizzati
finora condotti, le calze di compressione
presentano dei vantaggi rispetto ai
bendaggi in termini di tasso e velocità di
guarigione, semplicità di utilizzo,
riduzione del dolore e molti altri punti
finali soggettivi. Per l’applicazione delle
calze compressive medicali in caso di
ulcus cruris occorre che il paziente
risponda a determinati prerequisiti,
in particolare deve mantenere una certa
mobilità dell’articolazione tibio-tarsica.
Per il trattamento dell’ulcus cruris, ma
anche di altre forme gravi di insufficienza
venosa cronica, si sono dimostrati
particolarmente indicati sistemi con due
calze. Una prima calza leggera fissa
eventuali medicazioni sulle lesioni,
esercita una pressione moderata e viene
tolta solo per la medicazione e per il
lavaggio dell’arto. Di mattina si indossa
sopra a questa una seconda calza più
rigida. L’operazione è estremamente
semplice. Di sera la calza superiore viene
nuovamente tolta. In un primo studio
comparativo, il sistema di calze Ulcer X
di SIGVARIS si è dimostrato il più idoneo,
sia in termini di pressione desiderata che
di semplicità di utilizzo.
Scleroterapia di teleangectasie con schiuma.
16
Trattamento specifico delle malattie venose
Varicosi
L’indicazione per il trattamento della varicosi dipende dalla causa e dall’estensione
della malattia. Una varicosi asintomatica, che non presenta particolari distrofie
cutanee indicanti un’insufficienza venosa cronica, non necessita dal punto di vista
medico di alcuna terapia particolare. Questo è il caso, ad esempio, delle
teleangectasie. In caso di varicosi sintomatica e/o di distrofie cutanee indicanti
un’insufficienza venosa cronica occorre prescrivere rimedi terapeutici. Si distingue
a questo proposito tra procedimenti conservativi e invasivi ablativi.
Conservativi
• Profilassi: molto movimento, tenere le gambe in posizione sollevata
• Terapia compressiva: utilizzo di una calza compressiva terapeutica
Procedimento invasivo ablativo
• Intervento chirurgico classico (crossectomia, stripping, flebectomia)
• Procedimento termoablativo (laser endovenoso percutaneo, radiofrequenza
o applicazione di vapore caldo)
• Scleroterapia: Iniezione nella vena varicosa di un agente sclerosante fluido
o schiumoso. Indicazioni nei casi che vanno dalle teleangectasie alle varici tronculari
(in questo caso, scleroterapia ecoguidata).
Scleroterapia ecoguidata.
17
Trombosi acuta
Il trattamento della trombosi venosa
acuta comprende in ogni caso la terapia
anticoagulante. Essa previene
la progressione della trombosi e la
comparsa di embolie polmonari. Viene
di norma praticata in regime
ambulatoriale.
Le trombosi ileio-femorali devono se
possibile essere trattate con un
intervento di ripristino delle funzioni
venose. Con poche eccezioni, ai pazienti
viene immediatamente prescritta una
terapia compressiva con esortazione a
camminare molto. Ciò permette
un’eliminazione rapida dei sintomi e
previene lo sviluppo di un’insufficienza
venosa cronica nella metà dei casi. Sono
sufficienti gambaletti con una pressione
al malleolo di 20–30 mmHg.
Inizialmente, essi possono essere
indossati anche di notte. Il trattamento
compressivo viene pianificato su 2 anni.
È possibile interromperlo in seguito a un
controllo flebologico che abbia verificato
l’assenza di ostruzioni e reflussi nelle
vene profonde. Nei casi a rischio, è
consigliabile indossare calze compressive
per la profilassi delle recidive.
Legatura della grande safena
dopo crossectomia all’inguine.
Termoablazione laser di una
varice tronculare. Attraverso
l’estrazione della sonda laser
attivata, la vena viene distrutta
dal calore liberato.
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