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I Papi che adoravano il vino
Il vino nella storia: alcune qualità dei vini di Francia derivano direttamente dal
periodo della «cattività avignonese»
/ 27.02.2017
di Davide Comoli
Già nel XI secolo il vino consumato nelle cerimonie religiose rappresentava solo una piccola
percentuale di quello prodotto in Europa. Comunque la richiesta di vino da parte dei religiosi, in
particolare da vescovi e prelati, rimase alta, fatto ben esemplificato dalla produzione vinicola nella
Francia orientale e meridionale durante il trasferimento della sede papale ad Avignone. Qui, dove
sarebbe rimasta per gran parte del XIV sec., unita alla prodigalità della corte papale, fornì al
mercato del vino nuove domande e un’accresciuta popolarità. Il vino nel meridione della Francia
continuava naturalmente ad essere prodotto in grande quantità e rappresentava la bevanda più
comune per il contadino francese. Il papato di Avignone indusse un revival della viticoltura di qualità
lungo le rive del Rodano, specialmente in località come Châteauneuf du Pape.
Ancora più significativa della domanda di vino da parte dei prelati, fu, durante il Medioevo, la
consuetudine di donare in eredità i vigneti agli ordini monastici.
L’abbazia Benedettina di Cluny, nel 1275 possedeva tutti i vigneti intorno a Gevrey (Borgogna),
sempre dello stesso ordine l’abbazia di Saint-Vivant a Vosne ricevette in dono i vigneti di RomanéeConti, la Romanée, la Tâche, Richebourg e la Romanée-St-Vivant nel 1223, e fra il 1100 e il 1336
l’abbazia Cistercense di Citeaux, acquisì gradualmente i vigneti di Vogeot, grazie a donazioni,
dopodiché li circondò di mura e nacque il mitico vigneto borgognone di Clos de Vougeot.
Fu alla morte di Benedetto XI (1304) che il Conclave si radunò a Perugia su istigazione di Filippo il
Bello re di Francia, e dopo un tiramolla durato un anno fra elettori italiani e francesi, fu eletto Papa
l’Arcivescovo di Bordeaux Betrand de Goth, che assunse il nome di Clemente V. Il primo atto di
questo pontefice fu di trasferire la sede papale in Francia. L’incoronazione che avvenne a Lione
(4.11.1305) non fu tra le più felici, infatti un muro crollò addosso al corteo papale, causando morti e
feriti. Dopo Lione la sede si spostò a Cluny, Bordeaux, Poitiers e poi ad Avignone in Provenza (è un
fatto che i sette Papi di Avignone, furono tutti francesi legatissimi alla loro terra d’origine). L’amore
non solo eucaristico che il nuovo pontefice ha per il vino, lo si nota subito quando ordina di coltivare
a vigneto la sua proprietà a Pessac (il futuro Château Pape Clement) e da contratti dell’epoca
apprendiamo che nel 1308 partirono più di 30 navi cariche di vino del Papa dal porto della Rochelle
verso l’Inghilterra e che prima della sua morte avvenuta nel 1314 fa impiantare il primo vigneto
papale ai piedi del Mont Ventoux.
Alla morte di Clemente V, il collegio dei cardinali si riunì a Carpentras dove il Papa aveva da tempo
spostato la sua corte, dove fu eletto il guascone Jacques Arnaud d’Euse che prese il nome di
Giovanni XXII. In fatto di teologia questo Papa non era un granché, lo si ricorda perché istituì la
Sacra Rota. Dante lo definì: «guastatore della vigna di Cristo»: la domenica a dorso di mulo saliva
alla sua vigna situata a Châteauneuf in Vaucluse, qui il Pontefice circondato dalla sua corte di prelati
a bere quell’ottimo vino prodotto che prese il nome di Châteauneuf du Pape. Gli succedette
Benedetto XII (Jacques Fournier, 1334-1342), scevro di un potere personale, votato all’esclusivo
ripristino dell’autorità della Chiesa, fu l’unico dei Papi di questo periodo ad interessarsi più
premurosamente della sede di Roma. Il suo successore Clemente VI (Pierre de Beaufort, 1342-1352)
acquistò Avignone dalla Regina Giovanna di Napoli, pagandola 1000 litri di Muscat de Lunel e 24
botti del vino di Beaune e di Saint-Pourçain, i due vini rossi più esclusivi dell’epoca.
Avignone diventa il centro commerciale più vivo d’Europa, le sue viuzze erano il regno dei mercanti,
delle prostitute e degli alchimisti; il rosso vino dei Papi scorreva a fiumi. La Chiesa si trovò coinvolta
in traffici più o meno leciti, tanto da meritare la definizione da parte del Petrarca (1304-1374), che vi
era da poco giunto e quasi subito fuggito, di «novella Babilonia».
Dobbiamo al suo successore Innocenzo VI (Étienne Aubert, 1352-1362) d’aver fatto produrre per la
prima volta nel 1360 il vino bianco di Châteauneuf du Pape. Guillaume Grimoard sale al Soglio
Pontificio nel 1362 e assume il nome di Urbano V, subito si capisce il suo desiderio di ritornare a
Roma, ma era osteggiato dai suoi cardinali che temevano di non poter più bere i prediletti vini inviati
loro dall’abate di Citeaux, Jean de Bussières, dalle vigne di Clos Vougeot. A questo proposito
interviene ancora il Petrarca il quale scrive: «Nessuno vuole che ne priviate, se proprio non volete
adattarvi ai vini italiani, ricordate che il Tevere è sempre navigabile e che quindi potrete fare
arrivare tutte le botti di vino che volete».
Il 16 ottobre 1367 Urbano V rientra a Roma, ma il vino italiano non piace ai cardinali e prelati
francesi, quindi il Papa ordina e fa arrivare dalla Francia: «60 buttas vini de Belena (Beaune) e de
Grurejo, et todirem vini de Meumaso vel de Lunello, pro uso hospitii nostri». Nauseato dalla
situazione che si era creata a Roma da vari intrighi troppo lunghi da descrivere, il 5 settembre 1370
il Papa ripartì alla volta di Avignone dove spirò il 19.12.1370. Pierre Roger de Beaufort (Gregorio
XI), nipote di Clemente VI (1370-1378), di cui porta lo stesso nome, si fa mandare dall’abate di
Citeaux, per festeggiare la sua elezione, 2000 litri di Clos Vougeot, una vera benedizione per la corte
papale.
Nel 1378 il Grande scisma d’Occidente divide il pontificato tra gli schieramenti pro Roma e pro
Avignone. Clemente VII e Benedetto XIII, gli antipapi di Avignone, si fanno inviare litri di Moscato di
Rivesaltes. L’epopea papale e vinosa francese finisce nel 1414 allorché «les muscadières» (parcelle
vitate di Moscato) di Beaumes de Venise che appartenevano al papato, vengono vendute con profitto
dal Vescovo d’Avignone. Ma i pontefici continuano a marcare il vigneto francese. All’interno del Clos
Vougeot, diviso in tre «climats» dai monaci Cistercensi, c’è ancora una parte di vigna selezionata per
la cuvée del Papa.