COMPRAVENDITE E LOCAZIONI • L`Indagine Tecnoborsa 2015: le

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COMPRAVENDITE E LOCAZIONI • L`Indagine Tecnoborsa 2015: le
N°136 – 01/07/2015
COMPRAVENDITE E LOCAZIONI

L’Indagine Tecnoborsa 2015: le famiglie romane e il mercato immobiliare
- transazioni effettuate e previste, mutui nel biennio 2013-2014

L'indice dei prezzi delle abitazioni – Istat
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2° Osservatorio Immobiliare 2015 – Nomisma

L’andamento del mercato immobiliare europeo nel I semestre – Scenari Immobiliari

Rapporto annuale sulle aste immobiliari – Sogeea

Osservatorio congiunturale sull'industria delle costruzioni – Ance

Rapporto sulle costruzioni – Confartigianato

Produzione nelle costruzioni: aprile 2015 – Istat

La crescita silenziosa degli affitti brevi – Casa.it
MUTUI
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Bollettino Statistico – Banca d’Italia

Rapporto mensile: luglio 2015 – Abi
COMPRAVENDITE E LOCAZIONI
L’INDAGINE TECNOBORSA 2015: LE FAMIGLIE ROMANE E IL MERCATO IMMOBILIARE
– TRANSAZIONI EFFETTUATE E PREVISTE, MUTUI NEL BIENNIO 2013-2014
Link: http://www.tecnoborsa.com/IT/page.aspx?tid=956
PREZZI DELLE ABITAZIONI – ISTAT
Nel I trimestre 2015, sulla base delle stime preliminari, l'indice dei prezzi delle abitazioni (Ipab)
acquistate dalle famiglie sia per fini abitativi sia per investimento diminuisce dello 0,7% rispetto al
trimestre precedente e del 3,4% nei confronti dello stesso periodo del 2014. Il 2015 si apre
pertanto con una conferma della tendenza al ribasso dei prezzi delle abitazioni in atto da più di tre
anni. Come accade dagli inizi del 2013, anche nel I trimestre dell'anno in corso la diminuzione
tendenziale è dovuta sia ai prezzi delle abitazioni esistenti (-3,8%), sia a quelli delle abitazioni
nuove (-2%). Come risultato di questi andamenti, il differenziale in valore assoluto tra la variazione
tendenziale dei prezzi delle abitazioni esistenti e quella dei prezzi delle abitazioni nuove si riduce a
1,8 punti percentuali, il minimo da quando è possibile calcolare la serie storica delle variazioni
tendenziali dell'Ipab. Anche il dato congiunturale conferma il quadro di generale ribasso dei prezzi:
quello registrato nel I trimestre 2015 è infatti il quattordicesimo calo congiunturale consecutivo e
per la prima volta è il risultato di una diminuzione dei prezzi delle abitazioni nuove (-1%), più ampia
di quella delle abitazioni esistenti (-0,5%). Con le stime preliminari del I trimestre 2015 la
diminuzione dei prezzi delle abitazioni rispetto al 2010 raggiunge il -13,7%; alla riduzione
concorrono sia le abitazioni esistenti i cui prezzi, nello stesso periodo, sono scesi del 18,6% sia le
nuove, per le quali si registra una variazione negativa dell'1,5%.
2° OSSERVATORIO IMMOBILIARE 2015 – NOMISMA
La ripresa del settore immobiliare stenta a decollare e l’evidente miglioramento del clima di fiducia
fatica a tradursi in una dinamica espansiva delle compravendite; a frenare la risalita sono fattori sia
di domanda sia di offerta. Se non vi sono dubbi che la prospettiva di crescita economica abbia
favorito l’impennata delle intenzioni di acquisto delle famiglie, pare altrettanto evidente la fragilità di
una parte rilevante di esse e il conseguente bisogno di supporto del sistema bancario – è quanto
emerge dall’analisi del 2° Osservatorio Immobiliare 2015 di Nomisma condotta su 13 grandi città
(Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Roma,
Torino e Venezia), che tempestivamente analizza i risultati del I semestre dell’anno. L’atteso
irrobustimento della ripresa del mercato immobiliare nel corso del I semestre dell’anno non si è
verificato e le performance del settore somigliano più a un rimbalzo ciclico piuttosto che a una
reale ripresa. Nel I semestre 2015 si è assistito al riaffacciarsi sul mercato immobiliare di interesse
potenziale che ha faticato a tradursi in domanda reale ma la domanda immobiliare presenta
dinamiche diverse a seconda che ci si riferisca al comparto residenziale o a quello direzionale e
commerciale. Infatti, mentre la richiesta di acquisto di abitazioni è stata giudicata sostanzialmente
stabile, per uffici e negozi prevale ancora un giudizio negativo. All’aumento del numero delle
compravendite di abitazioni, che nel corso del 2014 ha interessato l’intero territorio nazionale
(+3,5%), pur con intensità diverse, ha concorso il sistema bancario grazie all’allentamento della
stretta creditizia. Il progressivo allentamento dei criteri di selettività delle banche non impedisce
tuttavia un’esclusione dal mercato del credito di una parte di domanda potenziale di acquisto non
irrilevante. Dall’osservatorio Nomisma emerge come nel I semestre 2015 nelle 13 grandi città in
media il 28% della domanda non ha ottenuto il mutuo richiesto (i valori oscillano dal 37% di
Catania al 13% di Venezia città) e ha rinunciato così all’acquisto. I tempi medi per finalizzare
l’acquisto o l’affitto, dopo il leggero calo dello scorso anno, sono rimasti pressoché invariati: 8,1
mesi per la vendita di abitazioni, 10,4 per gli uffici, 9,7 per i negozi, -3,9 mesi per l’affitto di
un’abitazione, 6,8 per gli uffici e 6,3 per i negozi. Sul versante dei prezzi la contrazione registrata
nel I semestre, unita alle prospettive di ulteriore calo nella seconda metà dell’anno, evidenziano la
tendenza recessiva che ancora caratterizza i valori immobiliari. Nel I semestre 2015 la variazione
semestrale dei prezzi per le 13 città monitorate si attesta in media al -1% per le abitazioni nuove, al
-1,4% per le abitazioni usate, -1,8% per gli uffici e -1,2% per i negozi. I valori immobiliari risultano
ancora relativamente elevati per una domanda che si mantiene debole. Per le abitazioni, gli sconti
praticati in sede di negoziazione finale rispetto ai prezzi inizialmente richiesti hanno raggiunto il
picco nel 2013, per poi ridursi leggermente e attestandosi oggi sull’ordine del 16%; la crisi che ha
investito il mercato si è tradotta in un aumento dello sconto di circa 5 punti percentuali dal 2011 ad
oggi. La variazione negativa dei prezzi nei 13 mercati urbani monitorati, registrata rispetto ai livelli
massimi del 2008, è valutabile per l’insieme delle tipologie analizzate (residenziale, box e garage,
direzionale e commerciale), nell’ordine del 20,9% in termini nominali e del 27,6% in termini reali,
ovvero depurando i dati dall’inflazione. Anche nel segmento della locazione l’attesa ripresa stenta
a confermarsi, sia nel segmento residenziale sia negli immobili per l’impresa.
L’ANDAMENTO SUL MERCATO IMMOBILIARE EUROPEO NEL I SEMESTRE – SCENARI IMMOBILIARI
Nonostante uno scenario economico ancora fragile, il settore immobiliare europeo registra un
clima di crescente ottimismo e fiducia: il 2014 ha segnato una fase di stabilizzazione, mentre il
2015 è l’anno della svolta nella maggior parte dei mercati. I rischi del sistema economico e
l’elevato tasso di disoccupazione rallentano la ripresa in alcuni Paesi, ma un progressivo
allineamento tra le diverse nazioni è atteso nel corso del 2016 e il ‘no’ greco non sarà sufficiente a
fermare la ripresa dei mercati immobiliari europei, sostenuti da un forte aumento della domanda e
da un elevato livello di liquidità. La crisi greca avrà un impatto soprattutto psicologico che
comporterà un generalizzato rallentamento delle transazioni nel periodo estivo, che comunque
rappresenta la fase temporale più debole anche in condizioni normali di mercato. A partire
dall'autunno, tuttavia, gli effetti negativi dovrebbero essere superati nella maggior parte dei
mercati, anche se è probabile un prolungato rallentamento dell'aumento delle quotazioni.
L’andamento dei mercati nel I semestre indica che il fatturato dei cinque principali Paesi europei
dovrebbe chiudere il 2015 con il segno positivo: si prevede un aumento totale del fatturato dei
mercati in Eu5 del 3,4%; la Francia avrà la crescita minore (+1,4) e l'Italia un +3,7%; l'Inghilterra
sarà caratterizzata dal trend più brillante, seppure lievemente inferiore rispetto alle previsioni di fine
2014; in crescita anche la Germania ma con un ritmo in rallentamento rispetto agli ultimi anni;
infine, si attende una crescita abbastanza consistente in Spagna. Positive le previsioni in Eu28,
intorno al 4,5%. L’analisi degli andamenti degli ultimi cinque anni mostra però che il mercato
italiano non ha ancora superato il suo punto di minimo e, rispetto al 2010, presenta un -7%; anche
la Spagna ha fatto meglio. L’andamento dei prezzi è più debole rispetto al fatturato, riflettendo le
perduranti incertezze economiche e i timori legati all’evoluzione dello scenario politico ed
economico. Naturalmente, l’uscita dall’euro della Grecia potrebbe avere ripercussioni anche sugli
altri Paesi. In generale le quotazioni dei settori non residenziali evidenziano una situazione di
sostanziale stabilità con qualche lieve tendenza verso l’alto o verso il basso a seconda dei
segmenti di mercato e delle città. Maggiormente frammentato il comparto residenziale: nel settore
residenziale la crescita è guidata dall’Irlanda, che nella prima parte del 2015 ha segnato l’aumento
delle quotazioni più consistente a livello europeo; moderatamente positivo il trend in Germania,
grazie alla solidità del mercato del lavoro e all’aumento della concessione di mutui; nel Regno
Unito il mercato è sostenuto da una domanda elevata, sia interna che estera, e dal basso livello
dei tassi di interesse, che ha un effetto superiore ad altre nazioni visto che la maggior parte dei
mutui è a tasso variabile; per la prima volta dopo parecchi anni si prevede un rallentamento del
mercato svizzero, perché le restrizioni al credito e l’apprezzamento del franco limitano la domanda
da parte degli investitori internazionali; la disoccupazione e il potere di spesa ridotto, infine,
frenano la ripresa in alcuni mercati, come Francia e Italia. In Francia gli ultimi dodici mesi hanno
visto un calo medio del 2,8%, mentre in Italia i prezzi medi sono calati anche nella prima parte
dell’anno (meno 0,7%); solo nelle grandi città e nelle zone centrali si sono registrati prezzi in lieve
rialzo. Negli ultimi mesi la situazione del mercato degli uffici europeo ha registrato un consistente
miglioramento, anche perché per la prima volta dopo sette anni l’aumento degli investimenti è
accompagnato dalla crescita della domanda di occupazione e non deriva soltanto dalla
rinegoziazione dei contratti esistenti ma comincia a essere imputabile alla nascita di nuove
aziende. La crescita dei mercati, tuttavia, è frenata dalla carenza di offerta di prodotti di qualità
poiché l’attività edilizia è in aumento ma i nuovi prodotti verranno immessi sul mercato solo nel
biennio 2016‐2017; ne discende un forte aumento delle prevendite e lo spostamento di una parte
della domanda verso prodotti e aree geografiche secondari. L’assorbimento è in sensibile
aumento, ma le vacancy rate registrano un calo modesto in quanto la carenza di offerta di prodotti
nuovi è compensata dalla costante immissione sul mercato di spazi di seconda mano da parte
delle società che si spostano verso uffici più efficienti. In Italia è forte la presenza degli investitori
internazionali in questo settore che è tornata ai livelli dei primi anni del secolo, con investimenti
vicini ai cinque miliardi di euro. Nel settore commerciale le previsioni sono positive per i Paesi
caratterizzati da un quadro economico in espansione come Regno Unito, Germania e Svezia o da
una domanda di beni di consumi in forte crescita, come i Paesi dell’Europa dell’Est. Qualche
segnale di miglioramento è atteso anche nell’Europa del Sud ma una reale crescita dei principali
parametri non è prevista prima della seconda parte del 2016. In aumento l’interesse per i progetti
innovativi e legati all’e‐commerce, mentre l’attenzione per la piccola distribuzione è limitata agli
spazi di lusso nelle top location delle città più importanti. Bene anche l’Italia con un miglioramento
soprattutto nel settore dei piccoli negozi centrali; di particolare interesse per il nostro mercato il
piccolo boom del comparto alberghiero, con un incremento del fatturato immobiliare superiore al
10%; il comparto industriale ha evidenziato notevoli segnali di miglioramento nella prima parte del
2015, anche se persiste la disomogeneità tra aree geografiche e segmenti di mercato. Tra i settori
a maggiore potenziale di crescita in Europa si colloca la logistica, per i rendimenti mediamente più
elevati rispetto agli altri settori e per le prospettive di rapido sviluppo in relazione alla diffusione del
commercio elettronico. Si assiste alla concentrazione della domanda da un lato sugli spazi di
grandi dimensioni, superiori a 50mila mq, che rispondono alle esigenze delle società intenzionate a
centralizzare le operazioni. I primi mesi dell’anno hanno segnato una fase di stabilizzazione dei
canoni, mentre nei prossimi mesi si prevede qualche incremento nei mercati caratterizzati da
maggiore carenza di offerta come Regno Unito e Europa centrale; anche in Italia torna il segno più
su questo mercato, dopo una lunga crisi.
RAPPORTO ANNUALE SULLE ASTE IMMOBILIARI – SOGEEA
Il numero degli immobili residenziali all'asta in Italia è aumentato dell'11,6% in un anno: le
procedure in corso sono 30.746, a fronte delle 27.553 rilevate nel giugno 2014. Inoltre, più della
metà delle case in vendita (15.660), si trovano al Nord e, in particolare, un quarto di queste, pari a
7.539 unità, sono in Lombardia, seguita con un notevole distacco da Lazio (2.921), Veneto (2.894),
Sicilia (2.863), Piemonte (2.465) e Campania (2.327). A livello provinciale, invece, spiccano i 2.307
immobili residenziali di Bergamo, con Roma a quota 1.596 seguita da Brescia (1.253) e Milano
(1.085). Il più alto numero di vendite in corso si concentra nella provincia di Roma (11), seguita da
quelle di Cuneo (10), Frosinone, Grosseto e Palermo (8 ciascuna); subito dietro ci sono Napoli e
Salerno con 7. A livello di Regioni, invece, in testa c'è la Sicilia (25), davanti a Lazio (23) e
Piemonte (22). In totale, sono 50 le Province e 14 le Regioni con almeno una struttura turisticoricettiva all'asta. Il più alto numero di vendite in corso si concentra nella Provincia di Roma (11),
seguita da quelle di Cuneo (10), Frosinone, Grosseto e Palermo (8 ciascuna); subito dietro ci sono
Napoli e Salerno con 7. A livello di Regioni, invece, in testa c'è la Sicilia (25), davanti a Lazio (23) e
Piemonte (22).
OSSERVATORIO CONGIUNTURALE SULL'INDUSTRIA DELLE COSTRUZIONI – ANCE
Gli effetti di questa crisi prolungata si sono riflessi pesantemente sui livelli occupazionali del settore
e sulle imprese. Complessivamente, dall’inizio della crisi, il settore delle costruzioni ha perso
529.000 posti di lavoro (-26,7%), che raggiungono circa le 800.000 unità considerando anche i
settori collegati. Tra il 2008 ed il 2013 le costruzioni hanno sperimentato una notevole contrazione
del tessuto produttivo, con una fuoriuscita dal sistema di 79.972 imprese il che corrisponde a un
calo, in termini percentuali, del -12,7%. La previsione formulata dall’Ance per il 2015 è ancora di
una riduzione degli investimenti in costruzioni dell’1,3% in termini reali, seppur in miglioramento
rispetto alla stima formulata a dicembre 2014 (-2,4%). Il calo degli investimenti in costruzioni nel
2015, più contenuto rispetto agli anni precedenti, è stato mitigato dalla proroga fino a dicembre
2015 del potenziamento degli incentivi fiscali per le ristrutturazioni edilizie e per l’efficientamento
energetico (previsti dalla Legge di Stabilità per il 2015). A ciò si aggiungono alcuni provvedimenti
relativi alle opere pubbliche che, sebbene non sufficienti a invertire il ciclo, tuttavia, ne mitigano già
nel 2015 la flessione. Secondo l’Ance, questi provvedimenti avranno effetti limitati sul rilancio degli
investimenti pubblici, in particolare nel 2015. La flessione dei livelli produttivi della nuova edilizia
residenziale (nel 2015 -8,8% rispetto al 2014), è legata al proseguimento del significativo calo dei
permessi di costruire: secondo i dati Istat sull’attività edilizia il numero complessivo delle abitazioni
(nuove e ampliamenti), per le quali è stato concesso il permesso di costruire, dopo il picco del
2005 (305.706 unità), evidenzia una progressiva e intensa caduta a partire dall’anno successivo e,
nel 2014, si stima che il numero di abitazioni concesse sia di circa 54.000 con una flessione
complessiva che supera l’80%. Si tratta di uno dei livelli più bassi mai raggiunti, inferiore,
escludendo gli anni del secondo conflitto mondiale, al 1936. Gli investimenti in riqualificazione del
patrimonio abitativo, che rappresentano nel 2015 il 37% del valore degli investimenti in costruzioni,
sono l’unico comparto che continua a mostrare una tenuta dei livelli produttivi; rispetto al 2014, per
gli investimenti in tale comparto si stima una crescita del 2% in termini reali. L’aumento stimato per
l’anno in corso, pari a circa 1,8 miliardi di euro, è imputabile al potenziamento fino a dicembre 2015
della proroga del potenziamento degli incentivi fiscali per le ristrutturazioni edilizie e per
l’efficientamento energetico (previsto dalla Legge di Stabilità per il 2015). Nel 2016, in assenza di
specifici interventi di sostegno al settore, l’Ance prevede un’ulteriore flessione, pur se di intensità
più contenuta rispetto al passato, dello 0,5% in termini reali su base annua. Nell’analisi dei singoli
comparti, la nuova edilizia abitativa perderà il 4,1% rispetto al 2015, mentre per gli investimenti non
residenziali privati si stima una lieve flessione tendenziale dello 0,4%, in ragione di un
miglioramento del Pil più robusto previsto per il prossimo anno. Relativamente agli investimenti nel
recupero abitativo, in assenza di modifiche legislative, si stima una stazionarietà. Infine, per gli
investimenti in costruzioni non residenziali pubbliche la previsione è di un lieve aumento dello
0,8%, che interrompe la progressiva caduta in atto dal 2005.
RAPPORTO SULLE COSTRUZIONI – CONFARTIGIANATO
La crisi non abbandona il settore delle costruzioni: ad aprile l’indice di attività dell’edilizia segna
una flessione del 3,3% su base annua, gli investimenti sono diminuiti del 2,2% rispetto al I
trimestre del 2014 e il valore aggiunto è calato dell’1,6%. Negativo anche il valore delle
compravendite immobiliari che nei primi tre mesi dell’anno registrano una diminuzione del 3,4%. A
rilevare l’impatto della crisi sull’edilizia e a indicare le possibili strade per attenuare le difficoltà di
imprese e lavoratori è il rapporto di Confartigianato, dal quale emerge un quadro a tinte fosche,
costellato da segni negativi per quanto riguarda le imprese e l’occupazione: nel I trimestre 2015 il
numero delle aziende di costruzioni è calato dell’1,4% e gli occupati hanno visto una diminuzione
dell’1,2%. Complessivamente, da marzo 2008 a marzo 2015 le costruzioni hanno perso un quarto
della forza lavoro, pari a 460.400 occupati in meno, di cui 87.053 imprenditori e 373.374 lavoratori
dipendenti. A soffrire maggiormente sono state le imprese artigiane che rappresentano il 36,6% del
totale delle aziende del settore e che, tra marzo 2014 e marzo 2015, sono calate del 2,7%. In forte
diminuzione anche i finanziamenti alle imprese di costruzioni: da marzo 2014 a marzo 2015 il
credito erogato agli imprenditori è in flessione del 10,5%. A peggiorare la situazione della liquidità
delle imprese sono i ritardi di pagamento da parte della Pubblica Amministrazione: nel 2015 il
nostro Paese continua a detenere il record negativo in Europa e gli imprenditori devono aspettare,
in media, 144 giorni per vedere saldate le fatture dagli Enti pubblici. Contemporaneamente,
continua la flessione dello stock di mutui alle famiglie per l’acquisto di abitazioni: a maggio 2015 è
diminuito dello 0,6% e ciò influisce sulle compravendite immobiliari che in un anno sono calate del
3,4% con un calo più accentuato, pari a -5,8%, per le compravendite di immobili non residenziali.
La crisi del settore si manifesta anche nel valore in discesa dei prezzi delle abitazioni che nel 2014
si attesta a -2,9%.
LA CRESCITA SILENZIOSA DEGLI AFFITTI BREVI – CASA.IT
La crisi economica ha lasciato il segno anche nelle modalità abitative del nostro Paese: in silenzio,
con discrezione, un numero crescente di italiani prende l’iniziativa di affittare parti della propria
casa per periodi brevi o brevissimi a persone che, per molteplici motivi, sono in cerca di una
sistemazione temporanea (stanze o posti letto). Casa.it ha realizzato un dossier su questa nicchia
del mercato delle locazioni in piena espansione e tuttavia pressoché invisibile, anche se l’affitto
breve delle stanze che ‘avanzano’ in un’abitazione divenuta troppo grande per le mutate necessità
familiari non rappresenta una novità. In grandi città come Roma, Milano, Bologna e Firenze, dove
c’è maggiore domanda di stanze da prendere in affitto, i proprietari riescono con relativa facilità ad
affittare per periodi di tempo limitati parti di casa a studenti fuorisede e lavoratori trasfertisti,
riuscendo così ad arrotondare le proprie entrate mensili od ottenere entrate importanti, specie nel
caso di abitazioni ubicate in posizioni centrali o strategiche per la vicinanza a ospedali, tribunali,
cliniche, residenze per anziani e università. Ciò che distingue l’attuale crescita degli affitti a breve e
brevissimo termine (mai superiori ai 12 mesi), è la composizione della domanda. Il contesto
economico incerto, infatti, ha fatto aumentare in modo consistente il numero delle persone in cerca
di occupazione disposte a trasferirsi per lavorare con contratti a termine che hanno un orizzonte
temporale che varia da uno a sei mesi. Questi lavoratori precari, ovviamente, non possono
permettersi di vincolarsi con un contratto d’affitto tradizionale (4 anni + 4 anni con rinnovo tacito) e,
in alcuni casi, neanche con un contratto annuale per evitare di incorrere nella decurtazione della
caparra in caso di partenza anticipata. Il rovescio della medaglia di un contratto più breve e meno
rigido è un costo medio decisamente più elevato rispetto ai canoni di locazione per periodi più
prolungati. Inoltre, il fenomeno degli affitti temporanei si è esteso con uguale rapidità agli
appartamenti in cui non vivono i proprietari. Un po’ come i temporary shop nel settore
commerciale, infatti, anche nel settore residenziale si sta allargando l’offerta di appartamenti messi
in locazione a privati per periodi brevi che possono variare da un giorno sino a un massimo di
quattro settimane. Questa tendenza sta crescendo non solo nelle città d’arte che tradizionalmente
offrono questo genere di alloggi in alternativa a hotel e Bed & Breakfast ma anche in città più
legate al business come Milano, Torino e Bari. Nelle due principali metropoli italiane, Roma e
Milano, negli ultimi due anni si sono registrate variazioni significative sia sul fronte dell’offerta che
della domanda, in particolare nel settore degli immobili di particolare pregio. Il valore della
locazione temporanea differisce da quello di un affitto tradizionale, soprattutto perché spesso
incorpora un servizio di concierge, oltre al servizio di cura e pulizia dell’appartamento; tutto ciò
determina differenze anche cospicue (in media del 30% superiori), rispetto ai canoni mensili
tradizionali, controbilanciate dal rischio che l’appartamento rimanga sfitto anche per periodi
prolungati. I rendimenti medi degli affitti tradizionali sul libero mercato oggi si attestano intorno ai 3
punti percentuali lordi annui, ovverosia, al netto di tasse e spese di gestione, di un rendimento
netto vicino all’1,5%. Affittare una stanza dell’appartamento in cui si vive permette di ottenere
rendimenti molto più interessanti: prendendo in considerazione gli affitti richiesti oggi sul mercato
per una stanza all’interno di un appartamento di 120 mq., il rendimento medio ottenibile è di 1,1
punti percentuali in più rispetto a un canone tradizionale. In alcune grandi città la differenza è
addirittura maggiore, come a Bologna (+1,7%) o Roma (+2,6%); queste medie sono state ricavate
prendendo come riferimento le aree urbane dei centri storici. Nelle zone semi-centrali il
differenziale fra rendimenti si riduce, ovverosia l’affitto temporaneo non riesce a spuntare
rendimenti paragonabili agli appartamenti in zone centrali; tuttavia, i rendimenti ottenibili restano in
media più alti di un +0,8% rispetto a un contratto di affitto tradizionale. Anche in questo caso se si
va a guardare per singola città si scopre che a Roma e Firenze la differenza resta superiore al
punto percentuale. Il dossier, infine, mette in rilievo come la differenza di rendimenti tra affitto
breve e tradizionale tenda ad azzerarsi man mano che si scende verso il Sud della Penisola.
MUTUI
BOLLETTINO STATISTICO – BANCA D’ITALIA
Secondo quanto riportato nell’ultimo Bollettino Statistico di Banca d’Italia emerge una crescita delle
erogazioni del 35% dei mutui rispetto al trimestre precedente, ossia l’ultimo del 2014, per un totale
di 7.072 miliardi di euro. Nonostante la ripresa, però, i volumi precedenti alla crisi restano
lontanissimi e l’ammontare totale delle concessioni ha registrato un dimezzamento rispetto al
2011. Sempre nel bollettino si legge che il tasso fisso per mutui di durata superiore a dieci anni ha
raggiunto la media del 3,10%, segnando una perdita di 148 centesimi in un anno, mentre il
variabile si assesta sui 2,30, perdendo 79 centesimi.
RAPPORTO MENSILE LUGLIO 2015 – ABI
A giugno 2015 l'ammontare dei prestiti alla clientela erogati dalle banche operanti in Italia, 1.833
miliardi di euro è nettamente superiore, di 146,5 miliardi, all'ammontare complessivo della raccolta
da clientela, 1.686,5 miliardi di euro. Segnali positivi emergono per le nuove erogazioni di prestiti
bancari: sulla base di un campione rappresentativo di banche (78 banche che rappresentano circa
l’80% del mercato) i finanziamenti alle imprese hanno segnato nei primi cinque mesi del 2015 un
incremento di circa il +11,6% sul corrispondente periodo dell’anno precedente (gennaio-maggio
2014). Per le nuove erogazioni di mutui per l’acquisto di immobili, sempre nello stesso periodo, si è
registrato un incremento annuo del +64,4% rispetto al medesimo arco temporale dello scorso
anno. Nell’analogo periodo, le nuove operazioni di credito al consumo hanno segnato un
incremento del +11%. A giugno 2015 il totale dei finanziamenti in essere a famiglie e imprese ha
presentato una variazione prossima allo zero (-0,1%) nei confronti di giugno 2014, -0,6% il mese
precedente e migliore rispetto al -4,5% di novembre 2013, quando aveva raggiunto il picco
negativo. Questo di giugno 2015 per i prestiti bancari a famiglie e imprese è il miglior risultato da
aprile 2012. Dalla fine del 2007, prima dell’inizio della crisi, ad oggi i prestiti al l’economia sono
passati da 1.673 a 1.833 miliardi di euro, quelli a famiglie e imprese da 1.279 a 1.415,5 miliardi di
euro. A giugno 2015, i tassi di interesse sui prestiti si sono posizionati in Italia su livelli ancora più
bassi. Il tasso medio sul totale dei prestiti è risultato pari al 3,42%, minimo storico (3,43% il mese
precedente; 6,18% a fine 2007). Il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle
imprese si è collocato al 2,10% (il valore più basso da maggio 2010) dal 2,17% del mese
precedente (5,48% a fine 2007). Il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni si
è attestato al 2,75% (2,65% il mese precedente e segnando il valore più basso da ottobre 2010;
5,72% a fine 2007). Sul totale delle nuove erogazioni di mutui quasi i due terzi sono mutui a tasso
fisso. A seguito del perdurare della crisi e dei suoi effetti, la rischiosità dei prestiti in Italia è
ulteriormente cresciuta, le sofferenze lorde sono risultate a maggio 2015 pari ad oltre 193,7 mld,
dai 191,6 mld di aprile 2015. Il rapporto sofferenze lorde su impieghi è del 10,1% a maggio 2015
(8,9% un anno prima; 2,8% a fine 2007), valore che raggiunge il 17% per i piccoli operatori
economici (15,1% a maggio 2014; 7,1% a fine 2007), il 17,2% per le imprese (14,5% un anno
prima; 3,6% a fine 2007) ed il 7,2% per le famiglie consumatrici (6,6% a maggio 2014; 2,9% a fine
2007). Anche le sofferenze nette registrano a maggio 2015 un aumento, passando da 82,3 miliardi
di aprile a 83,4 miliardi di maggio. Il rapporto sofferenze nette su impieghi totali è risultato pari al
4,62% a maggio 2015 dal 4,56% di aprile 2015 (4,24% a maggio 2014; 0,86%, prima dell’inizio
della crisi). Sulla base dell’ultimo dato disponibile, a marzo scorso il numero complessivo degli
affidati in sofferenza era pari a 1.199.107 (in prevalenza imprese e famiglie). Lo spread fra il tasso
medio sui prestiti e quello medio sulla raccolta a famiglie e società non finanziarie permane in Italia
su livelli particolarmente bassi, a giugno 2015 è risultato pari a 207 punti base (206 punti base il
mese precedente). Prima dell’inizio della crisi finanziaria tale spread superava i 300 punti (329
punti percentuali a fine 2007).
Rassegna Stampa
Casa, le risorse contro sfratti e pignoramenti
Prime case pignorate. Il governo interviene
Data: 14/7/2015
L’Unità
Vendite e affitti col nuovo certificato energetico
Obbligatorio da ottobre, indispensabile per tutti gli atti immobiliari
Data: 12/7/2015
Il Secolo XIX
Un mercato diesel
Dati Nomisma sulle quotazioni nel residenziale
Data: 11/7/2015
Milano Finanza
Mercato immobiliare in ripresa a Roma
Indagine Tecnoborsa su Roma
Data: 10/7/2015
MondoLiberOnline.it
Ecco il modulo per la super Dia
Pronto il modello unico nazionale per le attività edilizie
Data: 10/7/2015
Italia Oggi
Tecnoborsa: mercato immobiliare a Roma
Indagine Tecnoborsa su Roma
Data: 9/7/2015
Nella notizia.net
1,5% le famiglie che venderanno casa
Indagine Tecnoborsa 2015
Data: 6/7/2015
CorrierEconomia
Morosità e manutenzione
Le insidie del Rent to Buy
Data: 6/7/2015
Il Sole 24 Ore
Nuovo Catasto. Rimandato a settembre
Fisco: emergono forti rincari per le case
Data: 6/7/2015
CorrierEconomia
Canoni concordati aggiornati
I vantaggi per il locatore sono da valutare caso per caso
Data: 6/7/2015
Italia Oggi/Sette
Le nostre case valgono 1.200 miliardi in meno. Ma le tasse volano: +31%
Il peso del Fisco
Data: 5/7/2015
Il Giornale
Le famiglie romane e il mercato immobiliare
Indagine Tecnoborsa su Roma
Data: 3/7/2015
Edilio
Case, il mercato riparte: acquisti in crescita
Indagine Tecnoborsa su Roma
Data: 3/7/2015
Corriere della Sera/Roma
I romani e la casa: crescono gli acquisti della prima abitazione
Indagine Tecnoborsa su Roma
Data: 2/7/2015
Il Ghirlandaio
Canone concordato in cerca di rilancio
Città a confronto
Data: 2/7/2015
Il Sole 24 Ore/Casa Plus 24