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Hanno collaborato: D’Ambrosio Domenico Di Luca Cristian Di Santo Marina Gentile Cinzia Mascioli Luigi Mazzocca Giovanni Rossi Emilio Toro Gianluca Per segnalazioni e suggerimenti puoi contattare la redazione de “Lo Strillone” all’indirizzo: [email protected] aderente Associazione Regionale Familiari per la Tutela della Salute Mentale Strada delle Fornaci n. 2 - 65125 PESCARA Telefono - Fax: 085/75055 E-mail: [email protected] Sito internet: www.percorsi.abruzzo.it P.IVA: 01915240681 Cod. fiscale: 91031680688 U.N.A.Sa.M. ONLUS Unione Nazionale delle Associazioni per la Salute Mentale Febbraio 2011 Associazione Regionale Familiari per la Tutela della Salute Mentale Strada delle Fornaci n. 2 - 65125 PESCARA Telefono - Fax: 085/75055 E-mail: [email protected] Sito internet: www.percorsi.abruzzo.it n.7 Il gruppo di lavoratori dell’Associazione “Percorsi” (Associazione Regionale Familiari per la Tutela della Salute Mentale), sezione di Pescara, allestisce uno spazio autonomo di espressione e informazione. Questo mensile è il frutto di alcuni contenuti della pagina web gestita dagli utenti/lavoratori: WWW.PERCORSI.ABRUZZO.IT/STRILLONE Ogni membro della redazione cura, attraverso ricerche ed articoli di caratura nazionale ed internazionale, una tra le varie aree tematiche: Ambiente, Arte, Attualità, Benessere, Letteratura, Psicologia, Salute Mentale, Scienze, Sociale e Sport. Inoltre sono attive cinque rubriche: “Lavori in corso” (riguardante una particolare iniziativa dell’Associazione),“Il video del mese” (riguardante un articolo su un documentario visionato in Associazione),”Il personaggio”, “L’angolo della poesia” e “Il racconto del mese” . Buona lettura… BENESSERE DOMENICO D’AMBROSIO LA FABBRICA DEI SOGNI Allo studio tecniche per capire i segreti della mente che dorme. E perfino per guidare i sogni…“Vorremmo leggere i sogni della gente” proclama Moran Cerf, neuroscienziato alla New York University of California di Los Angeles. Cerf, con i suoi colleghi, ha sviluppato una tecnica potenzialmente capace di leggere i sogni nello stesso momento in cui si sviluppano nel cervello. Grazie alle tecniche di risonanza magnetica, che permettono di visualizzare i processi cerebrali. Il mondo onirico è stato a lungo contrapposto a quello matematico e scientifico, e il sogno considerato irrazionale per definizione. Per i popoli antichi, il sogno era un mezzo per accedere a una dimensione divina capace di svelare il futuro o di metterci in contatto con l'aldilà. Nella mitologia greca, i sogni erano indotti dal Dio del sonno. Del 1900 l'Interpretazione dei sogni, il libro di Sigmund Freud che segnò la nascita della psicanalisi moderna. Nel 1952 lo studente Eugene Aserinsky dell'Università di Chicago, si accorse che durante alcune fasi del sonno gli occhi si muovono rapidamente sotto le palpebre: era stato scoperto il sonno REM. Ben presto si rese conto che se svegliate durante REM (movimento rapido degli occhi) le persone, ricordavano spesso di aver sognato e così studiò attentamente su questo argomento. Negli anni '60 e '70 si preferì spostare l'attenzione sull'attività mentale. Così svegliando le persone, chiedendo “Che cosa ti passava per la mente mentre dormivi?, risultò che nel 90% c'era un'attività mentale in fase REM, ma anche approssimativamente nel 70% dei casi, in fase non- REM. Recente è lo studio pubblicato dal gruppo di De Gennaro docente psicofisiologia del sonno normale e patologico alla Sapienza di Roma, in cui si stabiliscono delle relazioni ha le caratteristiche fisiologiche del cervello con alcune caratteristiche dei sogni: la loro lunghezza, il livello emozionale, la vividezza visiva e la bizzarria. Lo studio effettuato con le moderne tecniche di risonanza magnetica ha riguardato 35 individui tra i 18 e 70 anni e ha stabilito alcune complesse relazioni, tra l'amigdala che regola le emozioni, e l'ippocampo, collegato ai centri della memoria. I risultati? “Il 58% delle bizzarrie nel sogno è stato correlato a variazioni strutturali dell'amigdala” spiega De Gennaro. “Quanto minore è il volume dell'amigdala sinistra, per esempio, tanto maggiori sono le bizzarrie. Inoltre, le bizzarrie aumentano anche se aumenta il volume dell'ippocampo di destra”. Risultati analoghi sono stati riportati anche per il tono emozionale e per la vividezza visiva. Un gruppo di scienziati in California sta sviluppando una tecnica per leggere l'attività cerebrale (da svegli) e trasformare il pensiero in ordini da impartire al computer. Il gruppo, guidato da Christof Koch del California Institute of Technology ha identificato in particolare, alcuni neuroni che caratterizzano un'immagine precisa: per esempio, c'è un neurone che si attiva quando si pensa a Marilyn Monroe, uno quando si pensa a Bill Clinton, uno alla Torre Eiffel. Ma i ricercatori ipotizzano che, forse, in un lontano futuro questa tecnica si potrà usare anche per “spiare” le immagini che si formano in sogno. Nel frattempo anche in altre parti del mondo si sta cercando di visualizzare l'attività cerebrale con tecniche sempre più precise. In Giappone, per esempio, i ricercatori del Computational Neuroscience Laboratories Atr di Kyoto hanno sviluppato una tecnica per ricostruire le immagini che si formano nel cervello quando si legge. I risultati sono sorprendenti anche se finora le immagini hanno una risoluzione molto bassa e sono in bianco e nero. In futuro -sostiene Kamitani- la tecnica potrà essere migliorata per leggere le immagini con una risoluzione maggiore e a colori. John-Dylan Haynes riconosce che questi sviluppi sono importanti e che potrebbero rendere attuabile la registrazione dei sogni. Gli esperti avvisano, però, che dovremmo cominciare a preoccuparci della nostra privacy: chi vorrebbe che i propri pensieri più intimi, perfino in sogno, possano essere svelati e trascritti su un chip o su un disco e visualizzati su un computer?. Liberamente tratto da Focus ARTE MARINA DI SANTO PALADINO, GUERRIERO DISARMATO Il Guerriero di Capestrano è uno dei principali simboli dell'Abruzzo ed è ospitato nel Museo archeologico nazionale di Chieti. L'artista Mimmo Paladino, uno dei principali artisti che operano oggi nel mondo, ha visitato la stanza che ospita il Guerriero e contestualmente terrà una sua mostra. L'allestimento della sala nel Museo archeologico nazionale ha il titolo “Al di là del tempo . Mimmo Paladino e il Guerriero di Capestrano” Sarà aperto al pubblico dal 26 gennaio. La mostra “Mimmo Paladino e il nuovo Guerriero. La scultura come cosmogonia”, invece si terrà dal 26 gennaio al 30 aprile nel rinnovato palazzo De Mayo, a Chieti “. Il Guerriero di Capestrano, risalente al sesto secolo avanti Cristo, è l'emblema per eccellenza della plastica arcaica italica e simbolo dell'Abruzzo, viene sospeso in una “dimensione senza tempo, nell'osmotica continuità fra passato e presente. Per la prima volta in Italia, un' artista contemporaneo da vita a una nuova sala permanente destinata ad ospitare un capolavoro archeologico di assoluta rilevanza. Mimmo Paladino, la cui produzione fa sovente riferimento al “richiamo estetico e formale delle antiche civiltà”, si è ispirato in modi originali al Guerriero di Capestrano anche per la sua nuova opera “Guerriero (terracotta) che sarà esposta in anteprima assoluta a palazzo De Mayo. “ Mimmo Paladino”, scrive Simongini nel suo saggio in catalogo, “ha scelto di entrare con rispetto, misura e circospezione nel Museo archeologico nazionale di Chieti sulla scia dell'aura che circonda il Guerriero per dargli una nuova casa, una sala sospesa in una dimensione senza tempo. L'obiettivo che si pone in nostro artista è chiaro e ambizioso e lo dichiara lui stesso: Ho voluto quasi depurare il Guerriero dal significato che lo determina storicamente e che lo data. Chi lo guarda ne deve trarre suggestioni che vanno al di là della sua collocazione cronologica. Secondo me l'opera d'arte deve educare il gusto al guardare. In tal senso condivido quel che diceva Berenson: bisogna agevolare la formazione del gusto, che si sviluppa naturalmente, come i muscoli e il cervello, attraverso l'esercizio e l'esperienza . E così ho tentato di aggiungere un altro valore al valore stesso dell'opera, per darle modo di esprimere tutte le sue qualità. Un po' come se avessi fatto un pezzo di teatro”. L'artista campano trasforma la sala del Guerriero in un'esperienza proposta al visitatore sotto il segno della contemplazione estetica, silenziosa e concentrata. “ Al centro di quest'opera totale”, prosegue Simongini, “fatta di spazi architettonici, graffiti e illuminazione ad hoc e che forse in futuro potrebbe perfino accogliere la musica, sta sempre e comunque il Guerriero di Capestrano la cui assoluta ed emblematica potenza geometrica è stata ribadita da Paladino con una mirabile intuizione spaziale: applicando la proporzione aurea, il cerchio del copricapo il suo modulo di 65 centimetri genera un ellissoide (il cui asse principale è 13 volte il modulo mentre l'altro equivale a circa sette volte e mezzo) che dà forma curva alla sala, spazio fluido, continuo, sospeso, senza angoli”. La sala del Guerriero. “Ho cercato un gesto primario” dice Paladino “e ho individuato nel graffito, il primo segno che l'uomo ha tracciato sulle pareti della caverna, un graffio nel muro con una pietra. “Ho accennato a un'ipotetica scrittura sconosciuta. A Chieti, emergono come apparizioni sagome di teste, frecce, animali, rami, utensili, una clessidra e molto altro, con un percorso artistico sostanzialmente minimale, tanto che qualsiasi mero elenco descrittivo pare inadeguato. Sono testimoni che in qualche modo osservano il Guerriero avvolgendolo e partecipando con descrizione al suo spazio sacrale”. Lettura STORICO- ANTROPOLOGICA de IL GUERRIERO DI CAPESTRANO Vorrei dare una mia interpretazione, e quindi una breve lettura del Guerriero di Capestrano, la nota scultura Preromana che si trova al Museo Archeologico di Chieti. La mia lettura parte dalla ripresa fotografica che lo ritrae da dietro, e che ci dice, secondo una visione mia personale, che i tratti fisici sono quelli di una donna, vedi il “vitino di vespa” e il sedere che assomiglia a quello delle donne, con i fianchi larghi e le natiche grandi. Il davanti invece, presenta una fisicità di un guerriero con placche, dischi, e spade tipiche di un guerriero della sua epoca, però anche il davanti presenta i fianchi, ma meno accentuati, quasi una “grazia”per addolcire la figura. Anche le braccia sembrano delicate come quelle di una donna. Che fosse, in realtà una guerriera, o, magari, una sciamana? Noi non lo sappiamo, ma molti popoli di oggi hanno questa figura femminile, ossia la sciamana, per riti magici, che sono anche pre-religiosi. Questa che segue è un'altra interpretazione. Il guerriero rappresenta in realtà, una sublimazione della figura umana, con un uomo, il guerriero, che viene idealizzato e rappresentato nell'altra metà come figura femminile, il che significa che una donna è, in realtà, la quintessenza della bellezza, ma a differenza dei Greci, che dividevano nettamente le figure in maschili e femminili, con una esaltazione ora dell'una, ora dell'altra, ossia il maschio e la donna. Il popolo che si rappresentava nelle figure come il Guerriero, abbiano, nella parete femminile, esaltato in effetti la figura umana, semplicemente sublimandola e trascendendola attraverso l'uso di due parti, maschile e femminile. E' quindi, una figura unica, particolare. Una figura che tra l'altro, è molto moderna. Infatti molta scultura di oggi si richiama a queste figure tipo il Guerriero di Capestrano e le altre opere preromane trovate nel territorio della Marruccina. L'arte contemporanea deve molto alle scoperte archeologiche, pensiamo all'Uomo senza volto di De Chirico o al recupero dell'arte Africana di Picasso. Marina Di Santo STORIA DOMENICO D’AMBROSIO FIAT Fiat (acronimo di Fabbrica Italiana Automobili Torino) è stata fondata l'11 luglio 1899 a Torino come casa produttrice di automobili, dando vita al più importante gruppo finanziario e industriale privato italiano. Ora fa parte, insieme ai marchi Alfa Romeo, Lancia, Abarth &C. e Fiat Professional, della Fiat Group Automobiles. Alla fine del secolo scorso, mentre in Francia e Germania l'industria automobilistica tende ad assumere una dimensione industriale, nel nostro paese l'automobile continua a rimanere quasi sconosciuta. La casa tedesca Benz è attiva dal 1889 francesi Peugeot e Panhard sono presenti sul mercato dal 1891. Nel 1899 esistono in Italia tre costruttori; Lanza,e Ceirano a Torino. Ricordi a Milano. Nei primi mesi del 1899, nel capoluogo piemontese, matura l'idea di fondare una nuova società per la produzione su scala industriale di automobili. L'iniziativa parte da un gruppo di aristocratici, possidenti e professionisti, accomunati dalla larghezza di mezzi e da una forte passione per il nuovo veicolo. A quel tempo Torino conservava ancora i tratti dell'ex capitale: centro amministrativo e di consumo, sede di banche private e di un ceto benestante. L'industria meccanica si basava soprattutto sulle vecchie fondamenta degli opifici governativi, nel mezzo di un complesso disperso e disarticolato di piccole officine e laboratori artigianali. In questo quadro si inserisce l'iniziativa di fondare la Fiat, valida occasione per intraprendere un'attività economica di ampio respiro, assicurare alla città la presenza di un settore industriale all'avanguardia e investire patrimoni fino ad allora immobilizzati. I fondatori della nuova società si ritrovano l'11 luglio 1899 presso il Palazzo Bricherasio sede del Banco Sconto e Sete, dove firmano l'atto costitutivo. I fondatori furono trenta, versarono un capitale iniziale di lire 800.000, suddiviso in quattromila azioni e affidarono la presidenza a Ludovico Scarfiotti. Con Scarfiotti presidente e Agnelli amministratore delegato, la Fiat iniziava la sua attività. La prima vettura costruita dalla FIAT fu il modello “31/2 HP”. Nel 1904 su 3.080 veicoli fabbricati tra tutte le case italiane, quelli prodotti dalla fabbrica torinese sono appena 268, dieci anni dopo oltre la metà di tutta la produzione nazionale. Il 1912 fu un anno cruciale. Ci fu infatti il “salto di qualità” con l'introduzione della prima utilitaria Fiat prodotta in serie, la tipo “Zero”. Nello stesso anno inoltre Agnelli compie il primo viaggio negli Stati Uniti, visitando le grandi officine della Ford, apprende quanto la lavorazione in serie possa abbassare i costi e rivoluzionare la produttività di un industria. Dunque dal 1912 la parola chiave dietro i cancelli di corso Dante è quindi”fare come il Ford”. Nel 1914, altro fattore che determinò il successo della Fiat fu lo scoppio del primo conflitto mondiale. Le case automobilistiche dei paesi belligeranti devono ora far fronte a ingenti commesse militari. Nell'arco di soli tre anni la casa torinese quasi quintuplica la produzione di autoveicoli. Una produzione in grande serie, basata sulla divisione del lavoro è possibile così l'impiego di donne e adolescenti mentre gli uomini sono al fronte, alla fine della guerra la Fiat è ormai un colosso industriale e finanziario su scala nazionale, si inserisce la necessità di una nuova fabbrica più grande e iniziò la costruzione del famoso stabilimento produttivo denominato Lingotto, che entrò in funzione nel 1923. Fu la prima fabbrica europea di automobili progettata e organizzata per la produzione continua: la nuova, moderna realtà industriale di Torino. Nel frattempo però l'Italia, non riesce a vincere il dopoguerra. Giovanni Agnelli, come tutti gli altri industriali, può non vedere con timore il disordine piazzaiolo e come molti altri capitalisti, anche lui finanzierà le squadre fasciste. E quando Mussolini arriva al potere, si stabilisce un clima di reciproca cortesia. La politica fascista di riarmo e il grande impulso dato all'attività aviatoria hanno consentito alla Fiat nuovi enormi guadagni. L'appoggio che la Fiat diede successivamente a diversi settori della Resistenza, sta a dimostrare come la morale fu, sempre, una sola:”Con chiunque, purché questo coincida col bene dell'universo (cioè della Fiat). Nell'arco di un decennio Ansaldo, Ceirano, Chiribiri, Diatto, Itala, S.P.A: e Scat sono costrette a chiudere o ad essere assorbite dalla Fiat. Negli stessi anni la Fiat è diventata la più grande realtà imprenditoriale del paese. Oltre all'acquisto del quotidiano “La Stampa”, l'azienda ha assunto il controllo di buona parte della produzione nazionale nel settore ferroviario, aeronautico e cantieristica. La vita economica, politica e sociale del capoluogo piemontese è sempre più legata alle sorti della grande azienda: dalla fine degli anni venti, Torino è ormai la “città della Fiat”. A partire dal 1955-57 sarà la motorizzazione di massa (con l'arrivo sul mercato delle Fiat “600” e “500”) il principale volano per il “miracolo economico”. Gianni Agnelli, l'erede, divenne presidente della FIAT nel 1966 e lo rimase fino al compimento del 75° compleanno, quando le norme statutarie lo obbligarono a cedere la presidenza. La gestione di Gianni Agnelli incrementò notevolmente la vocazione multinazionale e plurisettoriale dell'azienda. La crescita, certo aiutata anche dal cosiddetto “boom economico” degli anni sessanta, fu rilevante sia in campo nazionale che nei mercati esteri. Gli anni 70, sono stati anni di conquista per gli operai, ma anche anni durissimi, per loro e per gli impiegati delle industrie. Crisi energetica, crollo delle vendite dell'auto, e milioni di ore di sciopero cominceranno ad incrinare i rapporti tra queste due categorie. I colletti bianchi diventano sempre più insofferenti, verso gli scioperi. Nel malcontento degli operai, negli anni 70, trova terreno fertile anche il terrorismo. Nel 1979 i terroristi colpiscono anche la dirigenza della FIAT e uccidono Carlo Ghiglieno. E poi numerosi agguati ai capireparto, sequestri lampo, intimidazioni senza sosta. Fiat reagisce e licenzia 61 operai, odore di terrorismo. Ovviamente, per gli operai, il provvedimento è solo una prepotenza dei padroni. Anche i sindacati si schierano con i licenziati. La tensione sale. Ma il colpo di scena deve arrivare con le dimissioni di Umberto Agnelli, dal ruolo di amministratore delegato, il 31 luglio del 1980. Prende il suo posto Cesare Romiti: non è un mediatore, e il suo insediamento è il segnale che la FIAT vuole scontro. Romiti avvia l'offensiva d'autunno. L'11 settembre 1980 vengono annunciati 14.469 licenziamenti. Da quell'annuncio, prenderanno il via i giorni più duri della lotta operaia alla FIAT di MIRAFIORI, i famosi 35 giorni. La lotta sindacale si inasprisce. Dai primi giorni di Ottobre davanti agli stabilimenti FIAT, il popolo dei cancelli. E' impossibile per chiunque entrare in fabbrica. Con questi avvenimenti prende corpo l'esasperazione dei, già stanchi, colletti bianchi. IL 14 Ottobre 1980, il Coordinamento dei capi convoca una Assemblea al Teatro Nuovo, di Torino: Ma i Colletti Bianchi non dibattono solamente e dal teatro esce un corteo silenzioso, che percorre le vie cittadine. Una manifestazione di massa, che passa alla storia come la “MARCIA dei 40.000”. Una marcia Borghese. Nessuno, né sindacati né potere politico lo hanno previsto, ma la marcia degli impiegati della FIAT segna una sconfitta della lotta operaia. All'annuncio dei 40.000, la FIAT, a Roma, seduta al tavolo delle contrattazioni, non firma la Cassa Integrazione a rotazione, voluta da governo e sindacati, a favore degli operai. A partire dalla metà degli anni '70 comincia per l'azienda un periodo di crisi che assume proporzioni sempre più minacciose alla metà degli anni '80 e che fino ad oggi non è stato ancora completamente superato.Liberamente tratto da: www.wikipedia.org/wiki/fiat; www.storiain.net/arret/ ; www.dse.unive.it/storia/sem06.htm; www.mitoalfaromeo.com/gruppofiat.storia.asp; www.la Repubblica.it L’ANGOLO DELLA POESIA LUIGI MASCIOLI Il vento e il mare Soffia a squarciafiato i suoi azzurri strali e rincorre il vuoto che lo aspetta… (Indaga ora fra il mare le sue dolci pieghe rintuzzando i miei pensieri morti …). Ma il mare lo accoglie smisurato, innalzandogli al collo le braccia: ... E’ l’ora della tempesta! … Strali saettando, svenne il giorno (nera, la fossa della notte, ne ingoiò gli squarci sussultando, i cuori scoppiarono) il vento s’incozzò sul mare, provocandone il trasalimento (s’ammutolì della malinconia il rimpianto) e sciolte le furie ostinate a riva se ne risolse il danno …… Sola, una donnina immerge il suo stupore in pianto; forse un suo caro, le sovvenne in gola! LIBRI GIANLUCA TORO CRITICA DI “Acciaio” di Silvia Avallone L'universo di “Acciaio” fatto di adolescenza, di speranze giovanili di periferia e di fabbriche siderurgiche. La voglia di crescere, nonostante familiari violenti e ragazzi belli e dannati, si intravede nella linea dei contenuti. La chiave di volta del libro: l'amicizia delle belle tredicenni Anna e Francesca che raccontano i loro sentimenti e vedono sfociare il loro legame fino ad un rapporto omosessuale. Un'amicizia, si legge in una recensione su internet, che sanguina fino a far male. Gli ambienti descritti sembrano usciti da un film Underground: Piombino, le acciaierie, gli ambienti degradati, i casermoni, le vie caotiche. La scrittura è la prima cosa che colpisce del libro. Si raccontano i luoghi della periferia degradata e fittizia di via Stalingrado, con uno slang contemporaneo, che strizza l'occhio ai giovani lettori, che penso siano il target del testo. La scrittura fluisce tanto da comporre un libro che si legge in un battibaleno. I microcosmi sociali, fatti di famiglie di operai, di giovani durante le ore di turno in fabbrica, di ragazzi al mare e di gente alla ricerca selvaggia dell'esperienza del sabato sera. Tutto è descritto senza mezze parole. Certe cose che magari qualche tempo fa, si glissavano, si lasciavano immaginare, per pudore o per voglia di lasciar capire. La scoperta del sesso nell'età dell'adolescenza, o la piaga delle droghe. In “Acciaio”si percepisce un pessimismo di fondo. Ma pur essendo un racconto duro, che scende nella descrizione delle bruttezze della vita, delle disillusioni, delle ambiguità, riesce allo stesso tempo a far intravedere anche cose belle, come la voglia di libertà o quella di riscatto e lo sforzo estremo di costruire un'amicizia che aiuti a vivere una vita migliore. L'autrice ha voluto raccontare le cose così come stanno, come un pessimismo pasoliniano o più che altro come una di quelle “commedie” che descrivono i bassifondi italiani alla Lina Wertmuller. Un libro che nella sua lettura è scorrevole e può sembrare in apparenza positivo, ma in alcuni tratti ricorda i cattivi sogni di un adolescente che nel travaglio terribile della sua crescita, cerca assolutamente una maturità appagata ed appagante. Ad un certo punto il libro diventa ripetitivo nel suo scorrere, in particolare la scena in cui Francesca che cerca una via di uscita dalla sua situazione difficile, quando rompe la sua amicizia con Anna, lo schema del libro cambia, il lettore quasi tende ad avere un trauma emotivo. Le parole sono quelle dell'adolescenza ma anche se è un libro per giovani può attrarre anche un pubblico più adulto, tanto che le sue vendite hanno raggiunto la cima delle classifiche. Gianluca Toro LAVORI IN CORSO ASSOCIAZIONE PERCORSI UNA PUBBLICITA’ PER RICOMINCIARE Dal pregiudizio alla convivenza, è un passaggio che qualsiasi persona, soprattutto se soffre di un disturbo mentale, può trovarsi ad affrontare nell’arco della propria vita. Ma proprio i sofferenti psichici spesso si trovano costretti a superare tale percorso con una fatica indefinibile, per cause diverse, alcune logiche e razionali dovute alla patologia che purtroppo li ha colpiti, altre inspiegabili, dovute ad un atteggiamento di una società incapace di vedere, intollerante alle frustrazioni. Per questo motivo l’Associazione PERCORSI Abruzzo (Associazione Regionale Familiari per la Tutela della Salute Mentale), sezione di Pescara, che da anni lotta a favore della Salute Mentale, ha finanziato un progetto d’intervento psicosociale ideato dal Dott. Fabio Fischietti, psicologo operante per l’Associazione medesima, e portato avanti nell’arco del mese di gennaio, nelle province di Pescara e Chieti. Un progetto dal titolo “Una pubblicità per ricominciare”, consistito nell’implementazione di un’attività di volantinaggio all’interno di scuole (durante le riunioni tra familiari degli studenti ed insegnanti) e Centri Commerciali (durante i week-end), finalizzata alla promozione della Salute Mentale. Sono state distribuite, in forma totalmente gratuita, migliaia di guide alla Salute Mentale ad altrettante persone: piccoli libri di 80 pagine, intitolati “Dal Pregiudizio alla Convivenza. Famiglia, Scuola, Salute Mentale”, fatti stampare dall’Associazione PERCORSI (chiunque fosse interessato a riceverne una copia può contattare la stessa Associazione). Il contenuto del libro riguarda aspetti molto importanti della Salute Mentale, quali la descrizione di alcuni segni di riconoscimento di un disagio psichico, gli interventi e le terapie più efficaci per contrastarli, il ruolo importante svolto dalla famiglia, dalla scuola e dalla società nel prevenirli e combatterli, e la pericolosità dei pregiudizi. Il tutto scritto in maniera semplice, comprensibile a chiunque e corredato con simpatici disegni. Questa però non è stata l’unica finalità del progetto; infatti l’intervento è stato pensato partendo dal presupposto che un aspetto fondamentale nel recupero e nell’inserimento sociale delle persone con disagio psichico è rappresentato dalla possibilità di ricominciare a svolgere un lavoro, ed iniziare di conseguenza a definire un proprio ruolo sociale. A tal proposito il Dott. Fischietti ha chiesto ed ottenuto la collaborazione di due ragazzi di 26 e 33 anni, utenti psichiatrici, già impegnati con lo stesso psicologo in un percorso di riabilitazione psicosociale e reinserimento territoriale, al fine di favorire in loro processi di empowerment individuale, con conseguente accrescimento del loro livello di autostima e di un certo grado di ottimismo riguardo al futuro, oltre ad una significativa rimotivazione tesa alla ricerca di un impiego lavorativo. Questa breve esperienza ha significato molto per i ragazzi, i quali hanno dimostrato, soprattutto a loro stessi, di avere ancora moltissime energie da spendere per onorare un impegno lavorativo. Tuttavia, le possibilità di trovare una qualsiasi forma di lavoro per persone che nella loro vita hanno sofferto, o soffrono tuttora, di disagio mentale, risultano piuttosto scarse e in taluni casi addirittura inesistenti; questo è dovuto in parte a problematiche individuali legate all’insicurezza della persona circa il proprio disturbo e il deficit di autostima conseguente ad eventi ripetuti di fallimento, che portano le stesse persone a vivere in uno stato di isolamento sociale; dall’altro lato invece si assiste sovente ad un rifiuto da parte della società di offrire una seconda possibilità ai più sfortunati, comportamento questo generato da atavici pregiudizi. Nel mese appena trascorso però, un altro piccolo passo è stato compiuto nel lungo e tortuoso percorso che conduce dal pregiudizio alla convivenza, grazie ad una piccola ma preziosa campagna pubblicitaria sulla Salute Mentale; una pubblicità che ha permesso a due persone che ogni giorno fanno i conti con la loro patologia ad iniziare nuovamente a credere in un futuro migliore, una pubblicità appunto per ricominciare. IMPRESSIONI: Accompagnati dallo Psicologo Fabio Fischietti dell’Associazione Regionale Percorsi, che si occupa di tutelare soggetti colpiti da malattie psichiatriche e le loro famiglie, due utenti Giovanni e Johnny hanno sperimentato tre pomeriggi di lavoro. Si trattava di distribuire materiale cartaceo contenente informazioni dettagliate su varie malattie psichiatriche (le cure, cosa fare se si manifestano i sintomi, come riconoscerli e a quali istituzioni rivolgersi per una cura). E’ tristemente noto, a chi ne ha sofferto e ad altre poche persone, che non c’è molta attenzione sull’argomento, come fosse schermato da un muro di silenzio, fatto di indifferenza, xenofobia, rafforzato da chi pensa, oltretutto in maniera che definirei molto semplicistica, che chi soffre di malattie psichiatriche debba essere rinchiuso a vita in strutture idonee e non debba essere libero di girare per strada; o da chi pensa, per un semplice pregiudizio, che non sia in grado di badare a sé o magari sia pericoloso per sé e per gli altri. Tuttavia gli psicologi Fabio Fischietti e Francesca Massacesi e le operatrici Chiara De Sanctis e Beatrice Massacesi, si prodigano ad alleviare le pene di chi ha vissuto dolori fuori da ogni portata e tutto quel che comporta la malattia psichiatrica: lo stato ossessivo, l’isolamento sociale e la sensazione di essere inadeguati al lavoro. Queste persone straordinarie mi hanno mostrato che ci può essere un’inaspettata seconda occasione: potevo rifare qualcosa che avevo già fatto in ambito lavorativo o per lo meno qualcosa di simile. Mentre prima, durante altre esperienze lavorative, consegnavo i volantini pubblicitari o magari i giornali del comune casa per casa nelle cassette della posta, ora li ho dovuti consegnare direttamente alle persone, relazionandomi con loro, il che mi ha fatto sentire realizzato, capace e competente. Abbiamo consegnato il materiale informativo presso l’istituto professionale Statale Di Marzio di Pescara, in occasione dell’incontro genitori- alunni- insegnanti, e successivamente in centri commerciali come Il Delfino di Pescara e Ipercoop di San Giovanni Teatino (CH). Da ex studente so che quella degli studenti è una categoria a rischio, poiché molto spesso viene caricata di pressione psicologica dalle famiglie, per via del rendimento nello studio. Quindi questa iniziativa è stata anche un’azione preventiva per evitare che altri passino quel che ho passato io o che non sappiano che fare, che non siano in grado di riconoscere i sintomi o che non sappiano a chi rivolgersi per farsi aiutare. Alle persone che si mostravano interessate spiegavo di cosa si occupa l’Associazione Percorsi e in alcuni casi raccontavo la mia vicenda personale. Parecchie persone mostravano interesse, lasciandomi parlare liberamente e hanno ascoltato quel che avevo da dire. Mi sono sentito utile per una causa giusta e anche finalmente libero dal peso che mi opprimeva, quello di non essere all’altezza di portare a termine un compito assegnato o di non svolgerlo bene dall’inizio fino alla fine. In passato, se mi trovavo in un luogo affollato mi sentivo a disagio, con attacchi di panico, come intrappolato in un incubo eterno che mi condannava ad una paura senzafine, un delirio terrificante mi incatenava alla sensazione di impotenza totale, con pensieri confusi e autolesionisti, convinzioni errate e la voglia di protezione e sicurezza che riuscivo a trovare solo tra le mura di casa mia. Ma ciò mi poteva ristorare solo per poco. Da solo, per un oscuro percorso dove vedevo buio, morte e me stesso perso nel dolore come se la felicità fosse perduta per sempre. Un delirio interiore, un orrore mortale pervaso di un vento di morte che mi rendeva cieco, afflitto da pensieri confusi e autolesionisti e totalmente incapace di gestire emozioni tanto che perfino il parlare con una o più ragazze si rivelava una situazione improponibile. Guarito grazie ad una terapia d’avanguardia, non essendo ricaduto e avendo portato a termine questo incarico ho la sensazione, se non la certezza, di essere una persona normale. Giovanni Mazzocca BENESSERE CINZIA GENTILE L'ESERCIZIO FISICO REGOLARE RIDUCE IL RISCHIO DI DEMENZA E RALLENTA L'INVECCHIAMENTO Una nuova ricerca tende a confermare ciò che molti da tempo asseriscono: l'esercizio fisico regolare può ridurre il rischio di sviluppare malattie fisiche e mentali. Inoltre l'esercizio fisico rallenta il deterioramento del corpo associato al processo di invecchiamento. La ricerca pubblicata sul numero di dicembre di International Journal of Clinical Practice, afferma che essere attivi fisicamente è la scelta di vita più potente che un individuo può fare per migliorare la sua salute. La psicoterapeuta e professoressa Leslie Alford dell'Università di East Anglia ha riesaminato 40 relazioni che compongono l'ultima ricerca internazionale pubblicata tra il 2006 e il 2010. “La letteratura revisionata mostra che la durata della vita e la salute della gente dipendono da una complessa mescolanza di fattori, dice Alford.”Gli individui hanno un elemento di controllo su alcuni di questi fattori, tra cui l'obesità, la dieta, il fumo e l'attività fisica.” Dallo studio sono stati identificati i benefici per la salute che scaturiscono da una costante attività fisica: rischio diminuito di malattia coronarica e ictus ischemico ed emorragico. Riduzione del rischio di certi tipi di cancro, di osteoporosi, di diabete tipo 2, di depressione, obesità e alta pressione. diminuzione del rischio di demenza negli anziani. Le raccomandazioni scaturite dalla ricerca: Gli adulti sani di età tra i 18 e i 65 anni dovrebbero mirare a 150 minuti a settimana di attività fisica di intensità moderata, come ad esempio 30 minuti di camminata svelta, 5 giorni a settimana. E le persone che intraprendono un'attività più vigorosa, come il jogging, dovrebbero mirare a 20 minuti 3 giorni a settimana. Le persone sane dovrebbero mirare a due sedute di allenamento a settimana di allenamento muscolare. Le persone che sono attive fisicamente dovrebbero continuare ad esercitarsi anche quando raggiungono la mezza età o la vecchiaia e quelli che non sono attivi dovrebbero aumentare la loro attività fisica. E' importante non fumare e seguire una dieta sana. “Idealmente, per ottenere benefici massimi alla salute le persone dovrebbero fare esercizio fisico, non fumare, seguire una dieta sana e avere un indice di massa corporea di meno di 25” dice Alford.“Più un individuo ha di questi tratti di salute, meno è probabile che sviluppi una gamma di malattie croniche. Ciò che è chiaro dalla ricerca è che gli uomini e le donne di tutte le età dovrebbero essere incoraggiati ad essere più attivi fisicamente per il bene della loro salute a lungo termine.” Liberamente tratto da www.apa.org SCIENZE EMILIO ROSSI LA MEMORIA DEL MONDO VA DALLA TERRA ALLA LUNA Ciò che l’umanità conosce comunica memorizza è ormai un diluvio senza argini. Farne la radiografia è stata l’impresa di due ricercatori dell’università della California: Hilbert e Lopez hanno passato in rassegna le sorgenti da cui le informazioni sgorgano e si propagano (libri, computer, telegiornali, conversazioni telefoniche, film, foto, videogiochi). Il loro sforzo ha generato tabelle di oltre 200 pagine. Ha meritato la pubblicazione sulla rivista Science. La nostra capacità di generare dati ha subito una svolta con l’era digitale: nel 2002 è avvenuto il sorpasso delle fonti digitali (computer, telefonini, dvd, cd, ecc.) su quelle tradizionali (libri, giornali,cassette, foto). Nel 1986 l ' Umanità disponeva di un totale di 2,6 esabyte di informazioni, nel 1993 erano 15,8, nel 2000 erano 54,5 e nel 2007 erano 295: una mole di dati in crescita esponenziale, preoccupa sopratutto la scienza , sempre piu ' concentrata su esperimenti di grandi dimensioni. Gli scienziati scommettono che il futuro stia nel " Grid " : una rete di 140 centri di calcolo, uniti da una fibra ottica in 33 Paesi, la cui unione crea la forza di 100.000 computer. Ma la memoria dell’umanità è poca cosa di fronte a quella della natura:i 295 esabyte di informazioni con cui potremmo riempire la nostra biblioteca universale, rappresentano appena l’1% delle informazioni contenute nel Dna delle cellule di un uomo. Basti pensare che se per eseguire 6.4 esabyte di calcoli al secondo servono tutti i computer del mondo,sempre in un secondo nella testa di ogni singolo uomo si propaga la stessa quantità di stimoli nervosi. Liberamente tratto da La Repubblica INFORMATICA MARINA DI SANTO L'INVENZIONE DEI TABLET l tablet PC (lett. PC tavoletta) è un computer portatile con capacità di input superiori, che, grazie alla presenza di uno o più digitalizzatori, permette all'utente di interfacciarsi con il sistema direttamente sullo schermo mediante una penna e, in particolari modelli, con il tocco delle dita. I Tablet sono oggetti, progettati da Stive Jobs, anche molto “femminili”, scompaiono nelle borse delle donne, sono facilmente trasportabili, molto funzionali. E sono molto belli esteticamente, con una estetica basata sulla Sezione aurea, ossia le proporzioni di classica memoria. Stive Jobs ha ideato i Tablets. Sia quelli della Apple, la mela morsicata, che si chiamano I Pad, sia quelli economici, e tra gli economici metto il mio MID, di fabbricazione Cinese, devo dire molto robusto, anche se la piattaforma Android, ne rallenta l'apertura. La piattaforma Android non ha, però, suoi desktop, ma si appoggia ad altri desktop, come, per esempio quelli Windows. L' economicità di un Tablet, di tutti i Tablet, vuol dire razionalità della forma e della funzione. La forma segue la funzione, era lo slogan dell'architettura razionalista. Ho letto su un sito di Internet, confermato dall'esperienza, che l'alimentatore deve avere, in genere, 5 Volts di ingresso della spina, e 9 Volts in uscita, ossia lo spinotto che si mette al Tablet. Questo è stato l'unico vero problema del mio MID, infatti il suo alimentatore ha 3 Volts di ingresso e 9 Volts in uscita. Infatti collegando al Tablet l'alimentatore della macchina fotografica, si vedono risultati migliori, il Tablet si carica più rapidamente. MUSICA EMILIO ROSSI BEATLEMANIA Quello della Beatlemania è stato un fenomeno sociologico e antropologico-culturale degli anni Sessanta. Un fenomeno senza precedenti, costituito dall' adorazione incondizionata per una band, i Beatles, al di là di estrazione sociale, cultura, sesso ed età.. Negli anni ’50 il boom economico aveva fatto entrare la radio in ogni salotto americano e le famiglie ci si riunivano intorno, come se fosse stato il focolare domestico. E per radio, quindi, venivano trasmesse canzoni per tutta la famiglia . Il target era molto ampio: era molto facile trovare ragazzini il cui sogno era cantare come Frank Sinatra o Tony Bennet. Voltate le spalle alla seconda guerra mondiale e con la guerra fredda un pò meno incombente, grazie ad un'opulenza familiare sempre maggiore, anche i giovanissimi iniziarono a perseguire un ' identità sociale e a richiedere una serie di diritti di categoria. Aspiravano a contare socialmente, a consumare, a prendere autonomamente decisioni sulle loro scelte, sui loro gusti, e,soprattutto, cercavano forti emozioni, che li facessero uscire da quel tunnel di noia e prevedibilità che la società postbellica sembrava prospettare loro. Beatles emersero nel momento giusto per raccogliere le istanze dei giovanissimi che desideravano vivere felici, amare e distinguersi dagli adulti. I testi delle loro canzoni, originali, freschi, erano perfettamente in linea con le parole che volevano pronunciare i teenager. Lo stesso si potrebbe dire per il loro look, per le loro dichiarazioni, per i loro atteggiamenti, per i loro comportamenti e per la loro musica. Milioni di teenager comprarono il loro nuovo disco, si tagliarono i capelli e si vestirono come loro, andarono a caccia dei loro beni di consumo preferiti (dalle sigarette alle pietanze, ma anche l'agendina o la matita aventi qualche riferimento con il loro nome), si spostarono per vedere il loro concerto nella città più vicina, presero a cantare tutto il giorno a squarciagola i testi delle loro canzoni. L ' analisi della Beatlemania ha contribuito allo sviluppo di alcuni settori del Marketing e della Comunicazione di massa di là a venire, come il Fandom, il Branding e il Merchandising, Il Fandom, che letteralmente potrebbe essere tradotto come " mondo degli appassionati " (da “fanatic” = appassionato +il suffisso “dom”= regno, mondo). è una sottocultura formata da una comunità di appassionati che condividono un ' interesse comune riguardo qualche fenomeno culturale , come un hobby , un autore ,un genere cinematografico o una moda . I fan sono tipicamente interessati anche ai più minuti dettagli dell'oggetto della loro passione e questo li differenzia da coloro che possiedono solo un normale interesse per qualcosa. Il branding e il merchandising sono l ' applicazione delle tecniche di Marketing a uno specifico prodotto , linea di prodotto o marca (brand ) . Lo scopo è aumentare il valore percepito da un consumatore rispetto a un prodotto.Gli operatori di Marketing vedono nella marca la " promessa " immplicita di qualità che il cliente si aspetta dal prodotto. Un giusto brand management genera un aumento delle vendite, rendendo il prodotto più appetibile rispetto alla concorrenza . Liberamente tratto da www.wikipedia.it MUSICA CRISTIAN DI LUCA IL FESTIVAL DI SANREMO 2011 Quella di Sanremo è la storia di canzoni canticchiate in tutto il mondo, di prime donne e di amori. Il Festival di Saremo nasce nel 1946 da un' idea del Comitato di liberazione locale nel 1946 per ritirar su la cittadina, visto che il casinò era andato in malora. A vincere i primi due Festival fu Nilla Pizzi, nel 1951 con “Grazie dei fior” e nel 1952 con “Vola colomba”. Tornò poi a San Remo solo nel 1958, ma cedette la scettro della vittoria a Domenico Modugno che vinse con “Nel blu dipinto di blu”, successo intramontabile e simbolo dell'Italia. Anche Modugno rivince nel 1959 con “Piove”. Il festival cambia le vite in un'Italia non più povera, ma ancora ancora non ricca. Nel 1964 la poco più che sedicenne Gigliola Cinquetti, stravince con “Non ho l'eta”. Bobby Solo vinse l'anno dopo con “Se piangi se ridi”. Nel 1967 una tragedia inaspettata che per la prima volta proietta su Sanremo un'atmosfera cupa e angosciosa: alle 2,10 del 27 Gennaio Luigi Tenco si uccide nella sua camera d'albergo con un colpo di pistola. Stava partecipando al Festival cantando con Dalida “Ciao amore ciao” ed era stato un disastro. Nel 1971 e nel 1972 un altro trionfatore per due volte è Nicola di Bari: vince con “Il cuore e uno zingaro” e con “I giorni dell' Arcobaleno”. Sanremo ha tenuto a battesimo anche la satira politica in TV, con Roberto Benigni nel 1980. Nel 1984 fu istituito anche il premio per il vincitore della categoria “Nuove proposte”. E anche quest'anno il Festival è andato: dal 15 al 19 Febbraio 2011, in diretta dal teatro Ariston, Gianni Morandi, affiancato da Belen Rodriguez ed Elisabetta Canalis e dall'ironica comicità di Luca e Paolo, è stato il protagonista di un grande spettacolo aperto a tanti ospiti italiani (Roberto Benigni, Massimo Ranieri, Monica Bellucci) e star internazionali (Robert De Niro, i Take That, Avril Lavigne). Roberto Vecchioni è stato il vincitore di questo 61° Festival con la canzone “Chiamami ancora amore”, che ha messo d'accordo pubblico e critica. Secondi i Modà con Emma, terzo Albano. Raphael Gualazzi, invece, con il brano “Follia d’amore” è stato il vincitore della categoria giovani. Buona la conduzione di Gianni Morandi , apprezzata dal pubblico e dalla dirigenza RAI (la finale del Festival di Sanremo 2011 ha registrato una media di 12milioni e 136mila spettatori, con uno share del 52.12%), tanto che già si parla di affidargli la conduzione anche per l'anno prossimo. Anche le due protagoniste femminili, la Canalis e la Rodriguez, se la sono cavata bene: certamente tese ed a volte impacciate, hanno partecipato, però, attivamente al festival, cimentandosi in performances di ballo e canto. In particolare Belen è stata una rivelazione: con i suoi modi e il suo fascino acqua e sapone ha saputo conquistare il consenso del pubblico. Altro aspetto vincente la presenza di Luca e Paolo, i due conduttori delle Iene, che , con i loro sketch dissacranti hanno rotto i momenti di tensione e rappresentato in modo tragicomico lo scenario politico italiano. Il vincitore del festival di saremo mi è piaciuto, come mi è piaciuta anche la canzone vincente del Festival, cantata da Roberto Vecchioni con il titolo chiamami ancora amore. Come negli anni passati la parola amore vince quasi sempre. Mi è piaciuto che è stato premiato anche Gianni Morandi, che ha partecipato come cantante in tanti atri Festival di Saremo, e mi è piaciuto quello che ha detto Roberto Vecchioni sulle donne. Lui nelle sue canzoni ha sempre celebrato le donne e dopo essere stato premiato ha detto che se al comando ci fossero le donne il mondo sarebbe più positivo. Oltre al presentatore Gianni Morandi mi sono piaciuti come conduttori anche Luca e Paolo, perché cantavano canzoni famose di Gianni Morandi in chiave satirica, prendendo in giro la politica e il mondo in cui viviamo. E poi anche le due vallette, o prime donne, Elisabetta Canalis e Belen Rodriguez, che hanno presentato, ballato e cantato. Due ragazze in competizione, molto diverse tra loro, così come sono molto diversi i rispettivi fidanzati, George Clooney e Fabrizio Corona, che Belen ha detto a Morandi di voler lasciare alla fine del Festival, forse scherzando. Riguardo agli ospiti, mi è piaciuto tanto Roberto Benigni, arrivato sul palco su un cavallo e con in mano la bandiera italiana. Nella serata in memoria dei 150 anni della Repubblica italiana, Benigni ha cantato l'inno nazionale e ne ha spiegato il significato, parola per parola, facendo commuovere Gianni Morandi. Mi è piaciuto tantissimo anche Massimo Ranieri. Lui e Morandi hanno cantato insieme le loro canzoni più famose e hanno concluso con “Nel blu dipinto di blu” SPORT CRISTIAN DI LUCA I 90 ANNI DI ALFREDO MARTINI Il carisma di un uomo saggio, di una saggezza antica e insieme modernissima. E’ nato all'alba degli anni 20, quando il ciclismo era Girardengo e Binda e sull'Italia aveva già messo le mani Mussolini. La sua carriera corre parallela a quella di Fiorenzo Magni, con il quale condivide oltre 70 anni di amicizia. Politicamente su sponde opposte, Martini e Magni, eppure gemelli ne parlare la lingua dell' onestà e della concretezza. come corridore, Martini ha vinto una tappa al giro d’Italia del 1950 e ha vestito per un giorno la maglia rosa, ma ci piace ricordare il suo terzo posto nella Cuneo - Pinerlo, la tappa più bella di sempre, dietro a due giganti: Coppi e Bartali. Come tecnico ha guidato Petterson alla maglia rosa nel 1971. Ma è stato soprattutto il più grande c.t. nazionale. Sull'ammiraglia azzurra dal 1975 al 97 ha conquistato 6 mondiali con 5 fuori classe (Moser, Saronni, Argentin, Fondrist e due volte Bugno).Chiunque abbia avuto la fortuna di incrociarlo sulle strade della vita, sa quanto siano profonde la sua intelligenza, e la sua sensibilità. Alfredo Martini riesce a trasmettere l'amore per uno sport fatto di sacrifici, che nei suoi racconti acquista la dimensione del romanzo. La forza evocativa delle sue parole ti entra dentro e si cristallizza per sempre. Presidente ordinario della Federciclismo, Martini è il miglior ambasciatore del nostro ciclismo. Ha pedalato accanto ai grandissimi, da tutti ha preso un po’, a tutti ha dato tanto. Per questo è un grande campione. IL PERSONAGGIO DOMENICO D’AMBROSIO ADDIO A GIOVANNI BOLLEA Ci ha lasciati Giovanni Bollea. E' scomparso a 97 anni il pioniere degli studi dell'infanzia in Italia. Lo rimpiangeranno,tra gli altri, i moltissimi bambini e genitori che ha aiutato nella sua lunga carriera. Si collocava nella tradizione italiana che si era affermata nei primi anni del '900 attraverso le figure mediche di Maria Montessori, Giuseppe Montesano e Sante De Sanctis che avevano studiato con un ottica profondamente innovativa il mondo dei bambini con ritardo mentale e con gravi disturbi relazionali. Ma oltre allo studio scientifico questi medici avevano ridato una speranza ai genitori dei bambini in difficoltà, creando una pedagogia speciale adatta a loro. Bollea aveva proseguito questa importante tradizione scientifica, riconosciuta anche a livello internazionale, ma da vero pioniere aveva costruito la disciplina della neuropsichiatria infantile in Italia. Negli anni '60 costruì l'Istituto di Neuropsichiatria infantile, un vero centro di eccellenza. Arrivavano famiglie da tutta Italia per sentire il suo parere e le sue indicazioni: Bollea non rinunciava mai a farsi capire dai genitori e dai bambini, ritenendo fondamentale per ogni trattamento la loro comprensione e la loro collaborazione. Ma Bollea non era soltanto uno studioso, ma anche un uomo profondamente impegnato nelle grandi battaglie per i diritti civili e per il miglioramento delle condizioni di vita delle famiglie e dei bambini. La pensava come lo psicoanalista inglese John Bowlby: se vuoi aiutare un bambino devi in primo luogo sostenere la famiglia. Anche per questo è stato così amato. LAVORI IN CORSO ASSOCIAZIONE PERCORSI DISABILI PSICHICI, A RISCHIO LA RIABILITAZIONE Appello di Percorsi: “Va ristabilita la convenzione scaduta” Pescara. Un appello al Comune di Pescara e alla Asl per rinnovare una convenzione scaduta in grado di aiutare i pazienti psichiatrici. A lanciarlo è l'associazione Percorsi che si occupa di alleviare i disagi dei disabili psichici. Secondo l'associazione Percorsi, il rinnovo della convenzione è un modo per assicurare continuità al progetto Artis (Assistenza riabilitativa territoriale integrata socio sanitaria), in precedenza sostenuto e finanziato dal Comune e dal dipartimento di Salute mentale della Asl di Pescara. Il progetto fornisce sostegno psicologico-educativo, coinvolgendo l'intero nucleo familiare e “attivando percorsi riabilitativi e risocializzanti per il paziente”. Attualmente, coinvolge ben venti utenti, seguiti a domicilio da personale qualificato, attraverso due incontri settimanali. “Il progetto”, si legge sul sito Internet di Percorsi, “ha avuto una tale riuscita e diffusione sull'utenza, da superare le nostre aspettative, in termini di richieste e di partecipazione dei pazienti e dei familiari all'esperienza riabilitativa”. Percorsi, assieme alle famiglie e ai pazienti, si augura di non doverlo interrompere, così da evitare le numerose conseguenze deleterie che potrebbero presentarsi per malati e società. “In questi anni, grazie al supporto degli operatori”, spiega Gemma Carlucci dell'associazione, “alcuni utenti sono usciti da una condizione di totale isolamento e desocializzazione, dovuta alla malattia, altri hanno riacquisito abilità residue che permettono loro di vivere da soli, altri ancora vengono seguiti nei percorsi di reinserimento lavorativo”. Mantenere attivo questo servizio, secondo Percorsi, sarebbe una via per proseguire un cambiamento culturale che il Comune di Pescara ha attuato per primo in Abruzzo: “L'approccio alla malattia psichiatrica mediante attivazione di percorsi di rete che coinvolgono tutte le forze presenti sul territorio (sanità, enti locali, associazionismo)”. “In questa maniera”, conclude Carlucci, “finora è stato possibile affermare il diritto/dovere del malato psichiatrico a vivere il proprio territorio, senza abbandoni o chiusure in istituti che cronicizzano e tolgono ogni abilità residua. Il nostro impegno prioritario”, conclude, “è stato sempre quello di ideare proposte concrete, orientate alla deospedalizzazione degli ospedali psichiatrici e allo sviluppo della psichiatria territoriale”. Tratto da Il Centro