piano di zona dei servizi alla persona 2007-2009

Transcript

piano di zona dei servizi alla persona 2007-2009
Regione del Veneto – AZIENDA U.L.S.S. N. 8 ASOLO
PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI ALLA PERSONA
2007-2009
Comuni di:
Altivole, Asolo, Borso del Grappa, Caerano San Marco, Castelcucco, Castelfranco Veneto,
Castello di Godego, Cavaso del Tomba, Cornuda, Crespano del Grappa, Crocetta del
Montello, Fonte, Giavera del Montello, Loria, Maser, Monfumo, Montebelluna, Nervesa della
Battaglia, Paderno del Grappa, Pederobba, Possagno, Resana, Riese Pio X, San Zenone degli
Ezzelini, Segusino, Trevignano, Valdobbiadene, Vedelago, Vidor, Volpago del Montello.
PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA
2007-2009
INDICE
NATURA E FINALITÀ DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA……………........
pag.
1
•
Introduzione………………………………............................................................……………….... pag.
1
•
La natura del piano di zona dei servizi alla persona...............................................……………........ pag.
2
•
La centralità dei bisogni di salute……................................................................……………........... pag.
5
IL TERRITORIO E LA SITUAZIONE DEMOGRAFICA……...............................……………........... pag.
7
AREA ANZIANI (piano locale per la non autosufficienza)…………………………………………..... pag.
12
•
Breve profilo dell’area anziani………………………………………..…..........……………...........
pag.
12
•
Il riferimento al piano locale per la domiciliarità 2007-2009…..........................……………........... pag.
13
•
Il piano locale per la non autosufficienza 2007-2009…….………………………….………........... pag.
13
•
Articolazione del sistema di offerta esistente dei servizi residenziali….............……………........... pag.
14
•
Articolazione della programmazione e della qualificazione del sistema di offerta............................ pag.
19
•
Il confronto tra bisogni e risposte e la definizione delle priorità…...................……………...........
pag.
25
AREA DISABILITÀ…………………………………………........................................…….…...........
pag.
38
•
Breve profilo dell’area disabili……………………………………………………………………... pag.
38
•
Il riferimento al piano locale della disabilità 2007-2009…………………………………………… pag.
39
•
Le unità di offerta…………………………………………………………………………………...
pag.
40
•
Il confronto tra bisogni e risposte e la definizione delle priorità…………………………………..
pag.
42
AREA SALUTE MENTALE………...…………………………………………………………………. pag.
61
•
Breve profilo dell’area salute mentale…………………………………………………………........ pag.
61
•
L’analisi dei bisogni di salute……………………………………………………………….…........ pag.
62
•
L’analisi del sistema di offerta……………………………………..……..........……………...........
pag.
63
•
Il confronto tra bisogni e risposte e la definizione delle priorità…………….....……………........... pag.
67
AREA DIPENDENZE…………………………………………………………………………………... pag.
83
•
Breve profilo dell’area dipendenze…...…………………………………………………………….. pag.
83
•
L’analisi dei bisogni di salute………………………………………………………………………. pag.
84
•
L’analisi del sistema di offerta…..………………………………………………………………….
91
•
Il confronto tra bisogni e risposte e la definizione delle priorità…………………………………… pag. 101
pag.
AREA MINORI, GIOVANI E FAMIGLIA………...………...…………………...……………………. pag. 128
•
Breve profilo dell’area minori, giovani e famiglia………………………………………….…........ pag. 128
•
L’analisi dei bisogni di salute ……………………………………………………………………… pag. 131
•
L’analisi del sistema di offerta…………………………………………............……………...........
pag. 132
•
Il confronto tra bisogni e risposte e la definizione delle priorità……………………….……........... pag. 160
AREA POVERTÀ ED EMARGINAZIONE..…...…………...................................……………...........
pag. 174
•
Breve profilo dell’area povertà ed emarginazione...………………………………………………... pag. 174
•
Un progetto di sistema…………………………………….................................……………........... pag. 175
•
Il confronto tra bisogni e risposte e la definizione delle priorità.........................……………........... pag. 176
AREA IMMIGRATI…...………….....................………………………...............……....………........... pag. 185
•
Breve profilo dell’area immigrati…….…………………………………………………………….. pag. 185
•
Un progetto di sistema……………………………………………………………………………… pag. 185
•
Il confronto tra bisogni e risposte e la definizione delle priorità…………………………………… pag. 186
IL FINANZIAMENTO DELLE ATTIVITÀ…………………………………………………………… pag. 196
ALLEGATI
Allegato a) unità di offerta legge regionale 16 agosto 2002, n. 22
Allegato b) costi di gestione e di investimento
NATURA E FINALITÀ DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA
Introduzione
Il V comma dell’art. 128 della legge regionale 13 aprile 2001, n. 11, disciplinante il
conferimento di funzioni e compiti amministrativi alle autonomie locali in attuazione del
decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, definisce il piano di zona quale “strumento
primario di attuazione della rete dei servizi sociali e dell’integrazione socio-sanitaria”.
Come precisato dalla suddetta proposizione normativa, tale definizione si applica al
piano di zona richiamato:
-
-
dall’art. 8 della legge regionale 14 settembre 1994, n. 56, norme e principi per il riordino
del servizio sanitario regionale in attuazione del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n.
502, “riordino della disciplina in materia sanitaria”, così come modificato dal decreto
legislativo 7 dicembre 1993, n. 517;
dagli artt. 4 e 5 della legge regionale 2 febbraio 1996, n. 5, piano socio-sanitario
regionale per il triennio 1996/1998;
dall’art. 19 della legge 8 novembre 2000, n. 328, legge quadro per la realizzazione del
sistema integrato di interventi e servizi sociali.
Nel modello della Regione del Veneto di welfare regionale al piano di zona viene
attribuito un ruolo fondamentale per dare risposte ai problemi delle persone e delle comunità
locali, in quanto strumento condiviso per individuare i bisogni prioritari, le strategie di
prevenzione, le risorse disponibili, i soggetti istituzionali e comunitari interessati, i risultati
attesi, gli standard di funzionamento e di efficacia, le responsabilità gestionali, le forme di
controllo, le modalità di verifica e le condizioni di valutazione sociale dei risultati.
L’adozione da parte della conferenza dei sindaci e dell’unità locale socio-sanitaria del
piano di zona e del relativo accordo di programma, che rende esecutivo il piano stesso, è sotto
questo profilo un momento di sintesi giuridica e politica delle scelte condivise e le rende
operanti su scala territoriale omogenea.
Su queste premesse, i diversi soggetti istituzionali (regione, enti locali, unità locale
socio sanitaria, amministrazioni periferiche dello stato, istituzioni pubbliche di assistenza e
beneficenza) e i soggetti sociali (istituzioni, fondazioni, associazioni di volontariato,
cooperative sociali, sindacati, enti con finalità religiose ed altre organizzazioni private), pur
nel rispetto delle specificità, dei ruoli e delle competenze, sono stati e sono chiamati a
condividere un modello partecipato di programmazione delle attività e degli interventi, di
realizzazione e di valutazione degli stessi, di messa in rete delle risorse e di responsabilità in
ordine ai risultati.
La valorizzazione delle diverse responsabilità è un principio che la legge 8 novembre
2000, n. 328, pone a fondamento delle politiche sociali partecipate, non solo per garantire
maggiore legittimazione alle scelte e condivisione delle risorse necessarie per la loro
1
attuazione, ma come sostanziale applicazione del principio che l’intera comunità locale è
chiamata a rendersi responsabile del proprio sviluppo, in una logica di sussidiarietà e di
condivisione delle responsabilità ai diversi livelli.
Il direttore dei servizi sociali dell’unità locale socio-sanitaria, sul piano tecnico
operativo, rappresenta l’anello di congiunzione tra la pianificazione del piano di zona e quella
del piano attuativo locale dell’azienda, garantendo la saldatura sull’intera materia sociale tra
comuni, unità locale socio-sanitaria e gli altri soggetti pubblici e privati coinvolti dal piano di
zona.
In ragione delle caratteristiche assunte dal piano di zona nella Regione del Veneto, la
giunta regionale, con deliberazione n. 3702 del 28 novembre 2006, ha specificato che il
medesimo assume la denominazione di “piano di zona dei servizi alla persona”.
La natura del piano di zona dei servizi alla persona
Il piano di zona, quale strumento primario di attuazione della rete dei servizi sociali e
dell’integrazione socio-sanitaria, è prima di tutto un documento di pianificazione, da
intendersi questa come processo di natura politica e tecnica, attraverso il quale, partendo
dall’analisi della situazione esistente per quanto riguarda i bisogni di salute della comunità, si
prevedono le politiche (gli obiettivi generali) da perseguire nel medio - lungo periodo (il
triennio legislativo di riferimento) e le grandi azioni per realizzarle, sia sul versante del
miglioramento delle prestazioni assistenziali (strategie sanitarie, socio-sanitarie e sociali) sia
per ciò che riguarda l’evoluzione della organizzazione dei servizi (strategie organizzative e
strumentali).
Nella elaborazione ed adozione del piano di zona dei servizi alla persona devono
essere tenute presenti ed attuate le prescrizioni dei livelli superiori, riconducibili
prioritariamente al piano sanitario nazionale (d.p.r. 7 aprile 2006), al piano nazionale degli
interventi e dei servizi sociali (d.p.r. 3 maggio 2001), nonché al piano socio-sanitario
regionale (legge regionale 3 febbraio 1996, n. 5). Inoltre, devono essere osservate le
disposizioni contenute in altri specifici documenti regionali, rilevanti per la pianificazione dei
servizi socio-sanitari e sociali, tra i quali, in questa sede, si ricordano le seguenti deliberazioni
della giunta regionale del Veneto:
-
n. 1764 del 18 giugno 2004, linee guida per la predisposizione dei piani di zona;
n. 2359 del 30 luglio 2004, il sistema della domiciliarità;
n. 39 del 17 gennaio 2006, il sistema della domiciliarità - disposizioni applicative;
n. 464 del 28 febbraio 2006, l’assistenza alle persone non autosufficienti;
n. 1859 del 13 giugno 2006, linee di indirizzo per il sistema della domiciliarità e della
residenzialità area disabili;
n. 3702 del 28 novembre 2006, approvazione delle specifiche indicazioni per la
valutazione dei piani di zona dei servizi alla persona e proroga del termine di
presentazione dei piani di zona 2007/2009;
n. 394 del 20 febbraio 2007, indirizzi ed interventi per l’assistenza alle persone non
autosufficienti;
2
-
n. 457 del 27 febbraio 2007, disposizioni alle unità locali socio-sanitarie per l’assistenza
di persone non autosufficienti nei centri di servizio residenziali e per la predisposizione
del piano locale della non autosufficienza.
Dopo aver richiamato la natura del piano di zona come strumento di pianificazione, è
ora possibile analizzare i riferimenti alla rete dei servizi sociali ed all’integrazione sociosanitaria previsti dal V comma dell’art. 128 della legge regionale 13 aprile 2001, n. 11.
I servizi sociali, a norma del II comma dell’art. 124 della legge regionale 13 aprile
2001, n. 11, sono rivolti:
-
alla promozione, alla valorizzazione e alla formazione ed educazione alla socialità di tutti
i cittadini, sia come singoli sia nelle diverse aggregazioni sociali;
a soddisfare i bisogni di salute della persona mediante percorsi assistenziali integrati;
alla prevenzione dei fattori del disagio sociale;
al reinserimento nel nucleo familiare e nel normale ambiente di vita di quelle persone
che, per qualsiasi causa, fossero state escluse od emarginate.
Per servizi sociali, ai sensi del I comma del suddetto art. 124, si intendono:
-
-
-
tutte le attività aventi contenuto sociale, socio-assistenziale e socio-educativo, di cui
all’art. 128 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112: interventi relativi alla
predisposizione ed erogazione di servizi, gratuiti ed a pagamento, o di prestazioni
economiche destinate a rimuovere e superare le situazioni di bisogno e di difficoltà che la
persona umana incontra nel corso della sua vita, escluse soltanto quelle assicurate dal
sistema previdenziale e da quello sanitario, nonché quelle assicurate in sede di
amministrazione della giustizia;
tutte le attività aventi contenuto sociale, socio-assistenziale e socio-educativo, di cui
all’art. 22 della legge 8 novembre 2000, n. 328: interventi rientranti nel livello essenziale
delle prestazioni sociali, erogabili sotto forma di beni e servizi secondo le caratteristiche
ed i requisiti fissati dalla pianificazione nazionale, regionale e zonale;
le prestazioni socio-sanitarie, di cui all’art. 3 septies del decreto legislativo 30 dicembre
1992, n. 502, e successive modificazioni ed integrazioni.
La Regione del Veneto, così come previsto dall’art. 8 della legge regionale 14
settembre 1994, n. 56, e ribadito dal III comma dell’art. 124 della legge regionale 13 aprile
2001, n. 11, persegue:
-
l’integrazione delle politiche sanitarie e sociali;
l’integrazione delle attività svolte da soggetti pubblici e privati, sia all’interno del
comune sia a livello intercomunale in ambiti territoriali corrispondenti a quelli definiti
per le unità locali socio-sanitarie.
A norma del I comma dell’art. 4 della legge regionale 3 febbraio 1996, n. 5, la
realizzazione di un sistema integrato di erogazione dei servizi sociali e ad elevata integrazione
socio-sanitaria si attua attraverso la gestione unitaria di tali servizi sociali in ambiti territoriali
omogenei e la delega da parte dei comuni della gestione dei servizi stessi all’unità locale
socio-sanitaria o, alternativamente, la stipula di accordi di programma tra gli enti interessati.
3
Più estesamente, il VI comma dell’art. 128 della legge regionale 13 aprile 2001, n. 11,
prevede che, al fine di conseguire un uniforme livello qualitativo dei servizi sociali e di
integrazione socio-sanitaria e di realizzare un miglior coordinamento degli interventi nel
territorio, i soggetti interessati, in armonia con la programmazione del piano di zona,
utilizzino le forme associative e di cooperazione di cui al decreto legislativo n. 267 del 18
agosto 2000.
L’integrazione socio-sanitaria ha rappresentato la strategia prioritaria per lo sviluppo
del sistema dei servizi alla persona nella Regione del Veneto. Grazie ad essa è stato possibile
collegare la conoscenza dei bisogni allo sviluppo di risposte organiche e flessibili, basate sulla
capacità di governo dei sistemi locali di welfare di esprimere scelte gestionali ed
organizzative di natura integrata e globale.
Il significato dell’integrazione socio-sanitaria può essere analizzato da due diversi
punti di vista: a) il bisogno di salute delle persone, b) le prestazioni.
Con riferimento al primo dei predetti aspetti, si deve ricordare che il IV comma
dell’art. 124 della legge regionale 13 aprile 2001, n. 11, precisa che la Regione del Veneto
tutela la salute, nel significato più ampio del termine, come fondamentale diritto della persona
e interesse della collettività e garantisce, mediante atti di amministrazione e di
programmazione, la libertà di costituzione delle persone in aggregazioni sociali e l’attività di
queste ultime nel sistema dei servizi sociali, anche allo scopo di favorirne le possibili forme di
collaborazione con gli enti pubblici e di agevolarne l’assolvimento di funzioni e compiti di
rilevanza sociale, di cui al comma 3, lettera a), dell’art. 4 della legge 15 marzo 1997, n. 59.
Il riferimento al significato più ampio del termine salute, fatto dal legislatore regionale
nell’ambito di proposizioni normative dedicate ai servizi sociali ed alla integrazione sociosanitaria, porta a far ritenere che tali argomenti debbano essere ricondotti al concetto di salute
delle persone accolto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, intendendosi per tale “uno
stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non soltanto l’assenza della malattia”.
In relazione a questa definizione, si individuano tre dimensioni della salute: quella
fisica, quella mentale e quella sociale, meglio definibile come relazionale. L’essenza
dell’integrazione deve essere individuata proprio con riferimento al rapporto tra tali
dimensioni, le quali, in una condizione di autonoma e reciproca soddisfazione, esprimono la
condizione di salute dell’individuo e, quindi, di soddisfazione dei suoi bisogni.
Spostando il ragionamento sul versante delle prestazioni, si deve rilevare che, a norma
dell’art. 3 septies del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive
modificazioni, si definiscono prestazioni socio-sanitarie tutte le attività atte a soddisfare,
mediante percorsi assistenziali integrati bisogni di salute della persona che richiedono
unitariamente prestazioni sanitarie e azioni di protezione sociale in grado di garantire, anche
nel lungo periodo, la continuità tra le azioni di cura e quelle di riabilitazione.
Le prestazioni socio-sanitarie comprendono:
4
-
prestazioni sanitarie a rilevanza sociale, cioè le attività finalizzate alla promozione della
salute, alla prevenzione, individuazione, rimozione e contenimento di esiti degenerativi o
invalidanti di patologie congenite e acquisite;
prestazioni sociali a rilevanza sanitaria, cioè tutte le attività del sistema sociale che hanno
l’obiettivo di supportare la persona in stato di bisogno, con problemi di disabilità o di
emarginazione condizionanti lo stato di salute.
Le prestazioni socio-sanitarie ad elevata integrazione sanitaria sono caratterizzate da
particolare rilevanza terapeutica e intensità della componente sanitaria e attengono
prevalentemente alle aree materno infantile, anziani, handicap, patologie psichiatriche e
dipendenze da droga, alcool e farmaci, patologie per infezioni da HIV e patologie in fase
terminale, inabilità o disabilità conseguenti a patologie cronico degenerative.
Le prestazioni socio-sanitarie a elevata integrazione sanitaria sono assicurate dalle
unità locali socio-sanitarie e comprese nei livelli essenziali di assistenza, secondo le modalità
individuate dalla vigente normativa e dai piani nazionali e regionali, nonché dai progetti
obiettivo nazionali e regionali.
Le prestazioni sociali a rilevanza sanitaria sono di competenza dei comuni, che
provvedono al loro finanziamento negli ambiti previsti dalla legislazione regionale. La
regione determina il finanziamento per le prestazioni sanitarie a rilevanza sociale, sulla base
di quote capitarie correlate ai livelli essenziali di assistenza.
La centralità dei bisogni di salute
Il bisogno si riferisce ad uno stato o ad una condizione nella quale un individuo
percepisce uno squilibrio tra la sua situazione attuale di salute, da intendersi
complessivamente nelle tre dimensioni fisica, mentale e relazionale, rispetto a quella attesa.
Il presente piano si informa al principio fondamentale della centralità dei bisogni
riferiti alle dimensioni sopraindicate, quali:
-
situazioni di danno o disagio relazionale delle persone, che richiedono interventi di tipo
riparatorio;
condizioni di insicurezza e di rischio presenti nella comunità locale, che presuppongono
azioni di prevenzione;
aspettative della popolazione.
Tali bisogni debbono rappresentare il punto di partenza e il criterio motivazionale
fondamentale di tutte le scelte di politica sanitaria, socio-sanitaria e sociale (obiettivi di salute
e benessere da perseguire), di strategia sanitaria, socio-sanitaria e sociale (sistema di
prestazioni da garantire), con le conseguenti implicazioni di natura organizzativa (processi di
produzione delle prestazioni), strumentale (attività di aggiornamento e formazione
permanente, sviluppo della qualità, ricerca finalizzata, sistema informativo) e di risorse
(correnti e di investimento).
5
Ogni prescrizione di politica per la salute deve avere come soggetto la persona e le sue
condizioni, rispetto alle quali, oltre all’intervento di tipo riparatorio, viene valorizzato il
momento della prevenzione, che richiede interventi strettamente collegati con lo sviluppo
della comunità visto nel suo complesso, e l’attenzione alle aspettative della popolazione nella
accezione sopraindicata.
La pianificazione, come fin qui descritta, diventa un segmento della più complessa
politica di sviluppo della comunità locale e ciò spiega anche perché deve caratterizzarsi nel
senso della partecipazione della popolazione alle scelte che riguardano il cambiamento del
sistema della salute.
Ai fini del presente piano di zona dei servizi alla persona, l’analisi dei bisogni,
superando la focalizzazione, propria delle precedenti esperienze, sul tema dell’integrazione
socio-sanitaria ed adottando invece una prospettiva aperta ai diversi determinanti della vita
sociale, in linea con la legge 8 novembre 2000, n. 328, e con il vigente piano nazionale degli
interventi e dei servizi sociali, è stata effettuata con riferimento alle seguenti aree: a)
minori/famiglia, b) dipendenze, c) disabili, d) anziani, e) salute mentale, f) immigrati, g)
povertà ed emarginazione.
Tale analisi è stata condotta sulla base delle indicazioni di cui al 2° e 4° comma
dell’art. 22 della legge 8 novembre 2000, n. 328, ed all’art. 3 septies del decreto legislativo 30
dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni ed integrazioni, con particolare attenzione
alle priorità indicate dalla giunta regionale del Veneto, con deliberazione n. 3702 del 28
novembre 2006, per quanto riguarda le politiche per la famiglia, il pronto intervento sociale, i
livelli essenziali e la valutazione integrata dei bisogni e l’accesso unitario ai servizi.
La conferenza dei sindaci dell’unità locale socio-sanitaria n. 8, d’intesa con la
direzione generale della stessa, ha realizzato una procedura per assicurare la più ampia
partecipazione alla fase istruttoria dei diversi portatori di interessi presenti nel territorio,
conformemente alle indicazioni legislative ed amministrative nazionali e regionali. A tal
proposito, sono stati costituiti appositi gruppi di lavoro per ciascuna delle suddette aree
tematiche e per ognuno degli ambiti territoriali facenti capo ai comuni di Asolo,
Valdobbiadene, Montebelluna e Castelfranco Veneto
Oltre ai soggetti istituzionali responsabili del piano, nella fase di elaborazione
particolare rilevanza è stata data ai soggetti sociali presenti nel territorio, invitati a designare
propri rappresentanti in seno ai gruppi di lavoro: il volontariato, l’associazionismo di impegno
sociale, le imprese sociali, le fondazioni, gli enti religiosi, le organizzazioni sindacali e le
associazioni di categoria.
6
IL TERRITORIO E LA SITUAZIONE DEMOGRAFICA
L’ambito territoriale di riferimento dell’unità locale socio-sanitaria n. 8 comprende
trenta comuni, articolati, a decorrere dal 16 settembre 2002, in due distretti socio-sanitari:
distretto socio-sanitario n. 1 “Asolo – Castelfranco Veneto” e distretto socio-sanitario n. 2
“Valdobbiadene – Montebelluna”, con sede rispettivamente ad Asolo e Valdobbiadene.
tabella n. 1: articolazione territoriale dell’unità locale socio-sanitaria n. 8, per distretto socio-sanitario e
comune.
distretto socio-sanitario
comuni
n. 1
"Asolo - Castelfranco Veneto"
Altivole
Asolo
Borso del Grappa
Castelcucco
Castelfranco Veneto
Castello di Godego
Cavaso del Tomba
Crespano del Grappa
Fonte
Loria
Maser
Monfumo
Paderno del Grappa
Possagno
Resana
Riese Pio X
San Zenone degli Ezzelini
Vedelago
n. 2
"Valdobbiadene - Montebelluna"
Caerano di San Marco
Cornuda
Crocetta del Montello
Giavera del Montello
Montebelluna
Nervesa della Battaglia
Pederobba
Segusino
Trevignano
Valdobbiadene
Vidor
Volpago del Montello
7
La seguente cartina illustra la suddivisione del territorio dell’unità locale sociosanitaria n. 8 nei due distretti socio-sanitari, con evidenziazione dei comuni appartenenti ad
ognuno di essi.
Il territorio di riferimento dell'unità locale socio-sanitaria n. 8 si estende su una
superficie di 801 kmq, con una densità di 299 abitanti per kmq (+4 unità rispetto al 2004 e +8
unità rispetto al 2003). La popolazione, alla data del 31 dicembre 2005, risultava pari a
239.832 unità e distinta pressoché equamente rispetto al sesso: 119.442 maschi (49,8% della
popolazione) e 120.390 femmine (50,2 % della popolazione), come riportato nella tabella n. 2.
8
Sempre dalla stessa tabella, si può osservare che le prime due grandi classi di età sono
più numerose, in termini percentuali, nel distretto socio-sanitario n. 1 (+1,5% nella prima
classe e +1,4% nella seconda, rispetto al distretto socio-sanitario n. 2). Di conseguenza, la
classe degli ultra 65-enni risulta più consistente nel distretto socio-sanitario n. 2 (+2,9%).
tabella n. 2: popolazione residente al 31 dicembre 2005, per distretto socio-sanitario, grandi classi di età e
sesso.
classi
di età
maschi
femmine
totale
%
0_14
11.471
10.789
22.260
16,4%
15_64
48.161
44.783
92.944
68,4%
65 e oltre
8.519
12.210
20.729
15,2%
totale
68.151
67.782
135.933
100,0%
%
50,1%
49,9%
100,0%
0_14
7.888
7.574
15.462
14,9%
15_64
35.970
33.685
69.655
67,0%
65 e oltre
7.433
11.349
18.782
18,1%
totale
51.291
52.608
103.899
100,0%
%
49,4%
50,6%
100,0%
totale unità locale socio-sanitaria n. 8
119.442
120.390
239.832
%
49,8%
50,2%
100,0%
distretto socio-sanitario
n. 1
"Asolo – Castelfranco Veneto"
n. 2
" Valdobbiadene - Montebelluna"
Per una maggiore analisi di dettaglio della situazione demografica della popolazione,
si riporta, di seguito, la tabella n. 3 riepilogativa della popolazione residente al 31 dicembre
2005, suddivisa per distretto socio-sanitario, comune e sesso.
9
tabella n. 3: popolazione residente al 31 dicembre 2005, per distretto socio-sanitario, comune e sesso.
distretto socio-sanitario n. 1
"Asolo – Castelfranco Veneto"
maschi
femmine
totale
Altivole
Asolo
Borso del Grappa
Castelcucco
Castelfranco Veneto
Castello di Godego
Cavaso del Tomba
Crespano del Grappa
Fonte
Loria
Maser
Monfumo
Paderno del Grappa
Possagno
Resana
Riese Pio X
San Zenone degli Ezzelini
Vedelago
totale
3.231
4.358
2.659
1.117
16.204
3.388
1.449
2.218
2.952
4.363
2.398
735
1.077
1.076
4.276
5.246
3.704
7.700
68.151
3.264
4.383
2.696
989
16.772
3.371
1.457
2.321
2.864
4.131
2.426
711
1.067
1.070
4.151
5.106
3.452
7.551
67.782
6.495
8.741
5.355
2.106
32.976
6.759
2.906
4.539
5.816
8.494
4.824
1.446
2.144
2.146
8.427
10.352
7.156
15.251
135.933
distretto socio-sanitario n. 2
"Valdobbiadene - Montebelluna"
maschi
femmine
totale
Caerano di San Marco
Cornuda
Crocetta del Montello
Giavera del Montello
Montebelluna
Nervesa della Battaglia
Pederobba
Segusino
Trevignano
Valdobbiadene
Vidor
Volpago del Montello
totale
3.698
2.946
2.835
2.450
14.599
3.492
3.639
1.049
4.895
5.203
1.826
4.659
51.291
3.773
3.069
2.972
2.515
15128
3.450
3.687
1.006
4.902
5.587
1.820
4.699
52.608
7.471
6.015
5.807
4.965
29.727
6.942
7.326
2.055
9.797
10.790
3.646
9.358
103.899
totale unità locale socio-sanitaria n. 8
119.442
120.390
239.832
10
4,78%
6,43%
3,94%
1,55%
24,26%
4,97%
2,14%
3,34%
4,28%
6,25%
3,55%
1,06%
1,58%
1,58%
6,20%
7,62%
5,26%
11,22%
100,00%
7,19%
5,79%
5,59%
4,78%
28,61%
6,68%
7,05%
1,98%
9,43%
10,39%
3,51%
9,01%
100,00%
Vengono riportati, di seguito, alcuni indicatori demografici, riferiti alla popolazione
residente nel territorio dell'unità locale socio-sanitaria n. 8 al 31 dicembre 2005 e confrontati
con quelli relativi all’anno 2004.
tabella n. 4: indici di struttura per età della popolazione residente al 31 dicembre 2005 e al 31 dicembre 2004.
anno 2004
anno 2005
variazione
assoluta
variazione
relativa
indice di vecchiaia (1)
104,67%
104,74%
0,07%
0,07%
indice di invecchiamento (2)
16,30%
16,47%
0,17%
1,04%
indice di dipendenza anziani (3)
23,92%
24,30%
0,38%
1,59%
indice di dipendenza giovani (4)
22,86%
23,20%
0,34%
1,49%
indice di dipendenza totale (5)
46,78%
47,50%
0,72%
1,54%
Gli indici riportati nella tabella n. 4 permettono di trarre alcune osservazioni,
relativamente alla struttura per età della popolazione residente al 31 dicembre 2005. Gli
anziani ultra 65-enni costituiscono il 16% della popolazione complessiva (indice di
invecchiamento = 16,47%) e superano di 4,7 punti percentuali la fascia dei giovanissimi
(indice di vecchiaia = 104,74%). Inoltre, il carico relativo dei giovanissimi (età ≤ 14 anni) e
degli anziani (età ≥ 65 anni), sulla collettività attiva (età 15_64 anni), risulta pari a circa il
23% e 24%, rispettivamente (indice di dipendenza giovani = 23,20% e indice di dipendenza
anziani = 24,30%). Da queste osservazioni, si può desumere che la classe dei giovanissimi e
quella degli anziani pesano con uguale intensità sulla classe lavorativa attiva.
(1) indice di vecchiaia:
popolazione residente ≥ 65 anni
 x 100
popolazione residente ≤ 14 anni
(2) indice di invecchiamento:
popolazione residente ≥ 65 anni
 x 100
popolazione residente
(3) indice di dipendenza anziani:
popolazione residente ≥ 65 anni
 x 100
popolazione residente 15_64 anni
(4) indice di dipendenza giovani:
popolazione residente ≤ 14 anni
 x 100
popolazione residente 15_64 anni
(5) indice di dipendenza totale:
popolazione residente ≤ 14 anni +
popolazione residente ≥ 65 anni
 x 100
popolazione residente 15_64 anni
11
AREA ANZIANI
(piano locale per la non autosufficienza)
Breve profilo dell’area anziani
I dati demografici sono di una evidenza incontestabile: nei paesi occidentali, la
speranza di vita alla nascita supera oramai gli ottant’anni. Vivere a lungo non è più un
privilegio riservato a pochi, ma un traguardo alla portata di tanti; e una testimonianza viene
anche dalle diverse migliaia di centenari nel nostro Paese, in continuo aumento.
I fattori che hanno permesso di raggiungere tali risultati sono diversi, dalle condizioni
igieniche sanitarie degli ambienti di vita, alla migliore alimentazione, ai progressi della
medicina ecc. Ciò nonostante non tutti invecchiano bene. In molte situazioni, con l’aumento
dell’età si manifestano anche certe disabilità, che privano progressivamente, e a volte anche
precocemente, le persone che invecchiano della fondamentale autonomia per vivere. Questo
tipo di invecchiamento provoca, quindi, una domanda di assistenza sanitaria e sociale, che
coinvolge i servizi pubblici e privati e le famiglie, chiamati ad offrire risposte congruenti.
Anche le modificazioni degli assetti familiari richiedono un profondo ripensamento
non soltanto delle modalità di offerta dei servizi alla persona, ma dell’organizzazione
complessiva delle comunità locali. Accanto alla progressiva femminilizzazione della
popolazione anziana (più di 2/3 dell’universo anziani è composto da donne), al progressivo
aumento dei grandi vecchi (ultraottantenni), le modifiche delle strutture familiari (aumento
delle famiglie unipersonali per circa 2/3 composte da persone con età superiore a 60 anni;
aumento significativo delle unioni familiari, riduzione del tasso di nuzialità, aumento degli
anziani che vivono soli) pongono per il futuro seri problemi di tenuta alla circolarità della
famiglia, sussidarietà, attività di cura.
L’evoluzione delle comunità locali, con specificità significative per quanto riguarda la
coesione sociale, l’isolamento ed il disagio, la vivibilità, la mobilità, l’accesso ai servizi,
rappresentano un’altra variabile significativa. La complessità e le profonde diversità che
caratterizzano la popolazione anziana richiedono, dunque, un approccio con strumenti, anche
culturali, nuovi nella consapevolezza della necessità di risposte ed azioni differenziate, capaci
di offrire opportunità a situazioni e bisogni assolutamente diversi.
La linea di demarcazione tra situazioni di totale autonomia, nelle quali occorre
riconoscere e contribuire allo sviluppo di una maggiore presenza sociale degli anziani nella
comunità locali, e quelle caratterizzate da situazioni di totale dipendenza, nelle quali
cambiano radicalmente le problematiche e le risposte, si caratterizza sempre più per una “zona
grigia”, nella quale la risorsa tende a farsi problema e la rete sociale entro la quale vivono gli
anziani manifesta una crescente fragilità di protezione negli eventi critici.
La tutela degli anziani è un compito della comunità locale. Sempre più si impone,
nelle politiche sociali per questa area, l’acquisizione di criteri di flessibilità ed integrazione tra
famiglia e servizi, tra servizi sociali e sanitari, tra servizi domiciliari e residenziali. Una
prospettiva unitaria di “presa in carico” degli anziani è un orientamento di tutela nella
12
comunità prima che un complesso di prestazioni e di servizi, è il potenziamento del sostegno
alle famiglie che se ne prendono cura, è un riconoscimento del valore della domiciliarità e
delle decisioni che lo rendono praticabile, nel rispetto delle scelte di vita e di permanenza
nella famiglia da parte dell’anziano.
Il riferimento al piano locale per la domiciliarità 2007-2009
La giunta regionale del Veneto, con deliberazione n. 39 del 17 gennaio 2006, ha
approvato le disposizioni applicative per la predisposizione dei piani locali per la domiciliarità
da parte dei comuni e delle unità locali socio-sanitarie.
In data 13 settembre 2006, la conferenza dei sindaci del territorio di riferimento
dell’unità locale socio-sanitaria n. 8 ha adottato la proposta del piano locale per la
domiciliarità 2007-2009, recepita dalla stessa azienda con deliberazione n. 870 del 14
settembre 2006.
Con decreto del dirigente regionale della direzione per i servizi sociali n. 305 del 27
novembre 2006, è stata riconosciuta la congruità del predetto piano locale per la domiciliarità
2007-2009, in attuazione delle disposizioni di cui alle deliberazioni regionali n. 39 del 17
gennaio 2006 e n. 3109 del 10 ottobre 2006.
La conferenza dei sindaci del territorio di riferimento dell’unità locale socio-sanitaria
n. 8, in data 29 gennaio 2007, ha adottato all’unanimità il testo definitivo del piano locale per
la domiciliarità 2007-2009, recepito dall’azienda con deliberazione n. 348 del 5 aprile 2007.
Il presente capitolo del piano di zona dei servizi alla persona 2007-2009 recepisce,
richiamandolo in questa sede, il suddetto documento di pianificazione, integrandolo con
quanto di seguito riportato dai successivi paragrafi, al fine di assicurare il miglior
coordinamento possibile con le politiche della salute complessivamente assunte a favore della
non autosufficienza a livello di domiciliarità e di residenzialità.
Il piano locale per la non autosufficienza 2007-2009
La giunta regionale del Veneto, con deliberazione n. 394 del 20 febbraio 2007, ha
adottato le linee guida per l’assistenza socio-sanitaria alle persone anziane non autosufficienti,
quale quadro di riferimento ai fini della programmazione regionale e locale dell’assistenza
socio-sanitaria alle persone non autosufficienti nei servizi residenziali.
La stessa giunta regionale, con deliberazione n. 457 del 27 febbraio 2007, ha adottato
le linee guida per la predisposizione del piano locale per la non autosufficienza; tra le altre
cose, è stato previsto, quale termine di adozione del documento in questione, il 30 aprile
2007, coincidente con la scadenza prevista per la adozione dello stesso piano di zona dei
servizi alla persona.
13
Il piano locale per la non autosufficienza è uno strumento di pianificazione locale che
costituisce parte integrante del piano di zona dei servizi alla persona e che le conferenze dei
sindaci predispongono ed approvano in collaborazione con le unità locali socio-sanitarie.
Per i motivi sopraindicati, con il presente capitolo del piano di zona dei servizi alla
persona viene data attuazione alla deliberazione della giunta regionale del Veneto n. 457 del
27 febbraio 2007, costituendo esso il piano locale per la non autosufficienza 2007-2009.
Articolazione del sistema di offerta esistente dei servizi residenziali
Al fine di rappresentare un quadro completo delle unità di offerta presenti sul territorio
dell’unità locale socio-sanitaria n. 8, dedicate all’area anziani, in aggiunta ai servizi
analiticamente descritti nell’ambito del piano locale per la domiciliarità, si riporta una tabella
riassuntiva delle stesse, precisando che l’allegato a) al presente piano di zona dei servizi alla
persona contiene una descrizione più ampia delle medesime.
tabella n. 1: unità di offerta area anziani.
denominazione struttura
comune
totale posti
alloggi autonomi - istituzione pubblica di assistenza e beneficenza
"Opere Pie d'Onigo"
Pederobba
18
ATER mini alloggi
Vedelago
15
villaggio protetto – casa di riposo “Umberto I”
Montebelluna
36
casa di riposo per autosufficienti – casa di riposo “Aita”
Crespano del Grappa
20
casa di riposo per autosufficienti – casa di riposo “Convento
Immacolata di Lourdes”
Valdobbiadene
12
casa di riposo per autosufficienti – casa di riposo “Guizzo
Marseille”
Volpago del Montello
38
14
casa di riposo per autosufficienti – casa di riposo “Villa Fiorita”
Cornuda
10
casa di riposo per autosufficienti – casa di riposo “Villa Pasinetti”
Trevignano
44
casa di riposo per autosufficienti – casa di riposo per anziani “Villa
Belvedere”
Crocetta del Montello
50
casa di riposo per autosufficienti – casa di soggiorno “Prealpina”
Cavaso del Tomba
32
casa di riposo per autosufficienti – casa di soggiorno per anziani
“Giacomo e Alberto igotto”
Cavaso del Tomba
52
casa di riposo per autosufficienti – fondazione casa di riposo e
pensionato per anziani
Possagno
60
casa di riposo per autosufficienti – Meneghetti, istituti di soggiorno
per anziani “San Gregorio”
Valdobbiadene
70
centro di servizi per anziani non autosufficienti a maggior bisogno
assistenziale – casa di soggiorno “Prealpina”
Cavaso del Tomba
24
centro di servizi per anziani non autosufficienti a maggior bisogno
assistenziale – casa di riposo per anziani “Villa Belvedere”
Crocetta del Montello
24
centro di servizi per anziani non autosufficienti a maggior bisogno
assistenziale – casa di riposo “Aita”
Crespano del Grappa
30
Montebelluna
24 di cui 10
per soggetti
affetti da
malattia di
Alzheimer
ed altra
demenza
centro di servizi per anziani non autosufficienti a maggior bisogno
assistenziale – casa di riposo “Umberto I”
15
centro di servizi per anziani non autosufficienti a maggior bisogno
assistenziale – casa di riposo “Guizzo Marseille”
Volpago del Montello
24
centro di servizi per anziani non autosufficienti a maggior bisogno
assistenziale – centro residenziale per anziani “Domenico Sartor”
Castelfranco Veneto
24 di cui 5
per stati
vegetativi
permanenti
centro di servizi per anziani non autosufficienti a maggior bisogno
assistenziale – casa di riposo “mons. Lorenzo Crico”
Vedelago
24
centro di servizi per anziani non autosufficienti a maggior bisogno
assistenziale – Villa dei Lauri, istituti di soggiorno per anziani “San
Gregorio”
Valdobbiadene
24
centro di servizi per anziani non autosufficienti a maggior bisogno
assistenziale – istituzione pubblica di assistenza e beneficenza
“Opere Pie d’Onigo”
Pederobba
24 di cui 5
per stati
vegetativi
permanenti
centro di servizi per anziani non autosufficienti con ridotto/minimo
bisogno assistenziale – casa di riposo “Aita”
Crespano del Grappa
80
centro di servizi per anziani non autosufficienti con ridotto/minimo
bisogno assistenziale – casa di soggiorno “Prealpina”
Cavaso del Tomba
75
centro di servizi per anziani non autosufficienti con ridotto/minimo
bisogno assistenziale – casa di riposo “Villa Fiorita”
Cornuda
28
centro di servizi per anziani non autosufficienti con ridotto/minimo
bisogno assistenziale – casa di riposo per anziani “Villa Belvedere”
Crocetta del Montello
59
centro di servizi per anziani non autosufficienti con ridotto/minimo
bisogno assistenziale – casa di riposo ed opere pie riunite
Vidor
43
centro di servizi per anziani non autosufficienti con ridotto/minimo
bisogno assistenziale – casa di riposo “Umberto I”
Montebelluna
88
centro di servizi per anziani non autosufficienti con ridotto/minimo
bisogno assistenziale – casa di riposo “Guizzo Marseille”
Volpago del Montello
68
16
centro di servizi per anziani non autosufficienti con ridotto/minimo
bisogno assistenziale – centro residenziale per anziani “Domenico
Sartor”
Castelfranco Veneto
226
centro di servizi per anziani non autosufficienti con ridotto/minimo
bisogno assistenziale – casa di riposo “Convento Immacolata di
Lourdes”
Valdobbiadene
12
centro di servizi per anziani non autosufficienti con ridotto/minimo
bisogno assistenziale – casa di riposo “mons. Lorenzo Crico”
Vedelago
96
centro di servizi per anziani non autosufficienti con ridotto/minimo
bisogno assistenziale – Villa dei Lauri, istituti di soggiorno per
anziani “San Gregorio”
Valdobbiadene
23
centro di servizi per anziani non autosufficienti con ridotto/minimo
bisogno assistenziale – Geronazzo, istituti di soggiorno per anziani
“San Gregorio”
Valdobbiadene
129
centro di servizi per anziani non autosufficienti con ridotto/minimo
bisogno assistenziale – istituzione pubblica di assistenza e
beneficenza “Opere Pie d’Onigo”
Pederobba
169
centro diurno per autosufficienti – casa di riposo “Guizzo
Marseille”
Volpago del Montello
5
centro diurno per autosufficienti – casa di riposo per anziani “Villa
Belvedere”
Crocetta del Montello
n.d.
centro diurno per autosufficienti – casa di soggiorno per anziani
“Giacomo e Alberto igotto”
Cavaso del Tomba
15
centro diurno per autosufficienti – centro diurno socio-assistenziale
e ricreativo per anziani “Casa Roncato”
Montebelluna
n.d.
centro diurno per autosufficienti – centro residenziale per anziani
“Domenico Sartor”
Castelfranco Veneto
150 circa
centro diurno per autosufficienti – istituzione pubblica di assistenza
e beneficenza “Opere Pie d’Onigo”
Pederobba
10
17
centro diurno per autosufficienti/parzialmente autosufficienti – casa
di riposo “mons. Lorenzo Crico”
Vedelago
24
centro diurno socio-sanitario – casa di riposo “Guizzo Marseille”
Volpago del Montello
5
Centro diurno socio-sanitario – casa di riposo “Umberto I”
Montebelluna
5
centro diurno socio-sanitario - centro residenziale per anziani
"Domenico Sartor"
Castelfranco Veneto
24
centro diurno socio-sanitario - istituzione pubblica di assistenza e
beneficenza "Opere Pie d'Onigo"
Pederobba
10
sezione ad alta protezione per le demenze
Montebelluna
10
stati vegetativi permanenti - centro residenziale per anziani
"Domenico Sartor"
Castelfranco Veneto
5
stati vegetativi permanenti - istituzione pubblica di assistenza e
beneficenza "Opere Pie d'Onigo"
Pederobba
5
18
Articolazione della programmazione e della qualificazione del sistema di offerta
Le tabelle seguenti riportano la situazione dei posti letto, autorizzati al funzionamento
ed all’esercizio per anziani non autosufficienti ed autosufficienti nel territorio di riferimento
dell’unità locale socio-sanitaria n. 8, alla data di adozione del presente piano di zona dei
servizi alla persona 2007-2009, nonché le disposizioni di attuazione della deliberazione della
giunta regionale del Veneto n. 457 del 27 febbraio 2007. Preliminarmente, si riporta una
tabella contenente i dati relativi ai provvedimenti di autorizzazione al funzionamento adottati
dall’unità locale socio-sanitaria n. 8 per tutte le strutture in questione.
tabella n. 2: autorizzazioni al funzionamento.
sede centro di servizio
denominazione centro di servizio
deliberazione u.l.ss. n. 8
Castelfranco Veneto
centro residenziale per anziani “D.
Sartor”
n. 853 dell’8 settembre 2006
Cavaso del Tomba
casa di soggiorno “Prealpina” s.r.l.
n. 630 del 9 giugno 2005
Cavaso del Tomba
casa di soggiorno per anziani
autosufficienti “G. e A. Binotto”
n. 1194 del 21 dicembre 2006
Cornuda
casa di riposo “Villa Fiorita”
n. 1294 del 29 dicembre 2006
Crespano del Grappa
casa di riposo “Aita”
n. 523 del 25 maggio 2006
Crocetta del Montello
casa di riposo per anziani “Villa
Belvedere”
n. 1293 del 29 dicembre 2006
Montebelluna
casa di riposo “Umberto I”
n. 896 del 21 settembre 2006
Pederobba
istituzione pubblica di assistenza e
beneficenza “Opere Pie d’Onigo”
n. 1292 del 29 dicembre 2006
Possagno
fondazione casa di
pensionato per anziani
n. 1295 del 29 dicembre 2006
Trevignano
casa di riposo “Villa Pasinetti”
n. 1289 del 29 dicembre 2006
Valdobbiadene
istituti di soggiorno per anziani
“San Gregorio”
n. 1291 del 29 dicembre 2006
Vedelago
centro residenziale per anziani
“Mons. Lorenzo Crico”
n. 773 del 9 luglio 2004 e n. 1014
del 27 ottobre 2005
Vidor
casa di riposo ed opere pie riunite
n. 920 del 28 settembre 2006
Volpago del Montello
casa di riposo “Guizzo Marseille”
n. 921 del 28 settembre 2006
19
riposo
e
24
23
93
34
65
centro diurno "Opere Pie D'Onigo"
istituti di soggiorno per anziani "San
Gregorio" - padiglione "Geronazzo"
istituti di soggiorno per anziani "San
Gregorio" - padiglione "Villa dei Lauri"
centro residenziale per anziani "Mons.
Lorenzo Crico"
Casa di Rip.ed Opere Pie Riunite
casa di riposo "Guizzo Marseille"
centro diurno "Guizzo Marseille"
Pederobba
Valdobbiadene
Valdobbiadene
Vedelago
Vidor
Volpago del Montello
Volpago del Montello
TOTALE
24
129
IPAB "Opere Pie d'Onigo"
Pederobba
991
169
222
24
24
24
centro diurno "Umberto I"
Montebelluna
73
casa di riposo "Umberto I"
Montebelluna
24
51
Crocetta del Montello
30
24
casa di riposo "Aita"
75
28
80
24
posti a maggior
intensità
assistenziale
casa di riposo per anziani "Villa
Belvedere"
Cornuda
171
posti a intensità
minima/ridotta
sanitaria
20
10
10
di cui sapa
10
5
5
di cui svp
93
9
3
1213
3
34
89
5
44
10
117
47
129
193
15
97
55
8
5
24
posti in
centro
diurno
150
38
50
32
10
20
autorizzati al
funzionamento ma
non all'esercizio
posti letto per anziani
autosufficienti
75
99
28
110
195
totale
autorizzati all'esercizio
(con quote di rilievo sanitario/convenzionati/accreditati)
Crespano del Grappa
casa di soggiorno "Prealpina" S.r.l.
casa di riposo "Villa Fiorita"
Cavaso del Tomba
centro residenziale per anziani "D.Sartor"
centro diurno "D.Sartor"
Castelfranco Veneto
CENTRI DI SERVIZIO
Castelfranco Veneto
sede centro di
servizio
SITUAZIONE ATTUALE
posti letto di residenzialità e semiresidenzialità
per anziani non autosufficienti
posti letto di residenzialità per anziani autosufficienti
sede centro di
servizio
CENTRI DI SERVIZIO
n. posti letto
Cavaso del Tomba
casa di soggiorno per anziani autosufficienti
“Giacomo e Alberto Binotto”
52
Possagno
fondazione casa di riposo e pensionato per
anziani
60
Trevignano
casa di riposo "Villa Pasinetti"
44
Valdobbiadene
istituti di soggiorno per anziani "San Gregorio"
- padiglione "Meneghetti"
70
226
TOTALE
21
93
istituti di soggiorno per anziani "San
Gregorio"
centro residenziale per anziani "Mons.
Lorenzo Crico"
Casa di Rip.ed Opere Pie Riunite
casa di riposo "Guizzo Marseille"
Valdobbiadene
Vedelago
Vidor
Volpago del Montello
22
70
152
casa di riposo "Villa Pasinetti"
Trevignano
TOTALE
44
fondazione casa di riposo e pensionato
per anziani
Possagno
981
10
222
1213
10
1223
89
89
65
24
34
34
34
176
117
176
117
24
24
193
188
24
164
5
IPAB "Opere Pie d'Onigo"
107
107
44
5
10
5
Pederobba
10
29
68
83
3
9
3
5
8
casa di riposo "Umberto I"
75
75
24
51
casa di riposo per anziani "Villa
Belvedere"
376
38
60
50
20
10
52
Montebelluna
32
Crocetta del Montello
110
110
80
casa di riposo "Aita"
30
28
28
99
28
99
Crespano del Grappa
55
posti letto per
anziani
autosufficienti
casa di riposo "Villa Fiorita"
24
posti in
centro
diurno
Cornuda
195
totale
casa di soggiorno per anziani
autosufficienti “G. e A. Binotto”
5
svp
Cavaso del Tomba
24
190
totale
casa di soggiorno "Prealpina" S.r.l.
75
sapa
Cavaso del Tomba
19
171
posti a maggior
intensità
assistenziale
autorizzati al
funzionamento ma
non all'esercizio
centro residenziale per anziani "D.Sartor"
CENTRI DI SERVIZIO
posti a intensità
minima/ridotta
sanitaria
autorizzati all'esercizio
(con quote di rilievo sanitario/convenzionati/accreditati)
Castelfranco Veneto
sede centro di
servizio
ATTUAZIONE D.G.R. N. 457 DEL 27/02/2007
posti letto di residenzialità e semiresidenzialità
per anziani non autosufficienti
Nel dare attuazione, così come indicato dalla precedente tabella, a quanto previsto
dalla deliberazione della giunta regionale del Veneto n. 457 del 27 febbraio 2007,
relativamente alla previsione, in riduzione rispetto alla attuale disponibilità, delle impegnative
di residenzialità assegnate all’unità locale socio-sanitaria n. 8 ed ai relativi posti letto
accreditabili al 31 dicembre 2007, il presente piano di zona dei servizi alla persona assume
quali vincoli i seguenti criteri:
-
gradualità nell’adeguamento alla nuova disponibilità di impegnative di residenzialità e
posti letto accreditabili, con le modalità ed i tempi che devono essere concordati con la
giunta regionale del Veneto;
aggiornamento progressivo del numero delle impegnative di residenzialità e del numero
dei posti letto accreditabili in base allo sviluppo della popolazione del territorio di
riferimento dell’unità locale socio-sanitaria n. 8, così come di seguito specificato;
tabella n. 6: proiezione numero impegnative di residenzialità e numero posti letto accreditabili.
classi di età
anno
2007
(d.g.r. n.
457/2007)
anno
2007*
anno
2008
proiezione
anno
2009
proiezione
anno
2010
proiezione
anno
2011
proiezione
0-64 anni
198.395
201.911
203.859
205.643
207.525
209.382
incremento
rispetto anno
precedente
-
-
1,0%
0,9%
0,9%
0,9%
65-74 anni
20.196
21.194
21.734
22.250
22.797
23.347
incremento
rispetto anno
precedente
-
-
2,6%
2,4%
2,5%
2,4%
oltre 74 anni
18.194
19.197
19.603
20.033
20.466
20.912
incremento
rispetto anno
precedente
-
-
2,1%
2,2%
2,2%
2,2%
totale
236.785
242.302
245.197
247.926
250.788
253.642
-
-
1,2%
1,1%
1,2%
1,1%
1.051
1.104
1.126
1.149
1.173
1.198
1.156
1.214
1.239
1.264
1.290
1.318
incremento
rispetto anno
precedente
numero
impegnative
numero posti
letto
accreditabili
* i dati relativi alla popolazione dell’anno 2007 si riferiscono al 31 dicembre 2006, aggiornati al 28 febbraio
2007.
-
mantenimento, alla luce delle proiezioni riportate nella precedente tabella, dei n. 83 posti
letto autorizzati al funzionamento ma non all’esercizio per anziani non autosufficienti,
23
-
attualmente presenti presso le strutture del territorio, al fine di poter rispondere, nel breve
periodo, all’incremento della domanda di residenzialità;
rispetto dei vigenti accordi di programma di seguito riassunti:
a)
b)
c)
d)
comune di Pederobba: riconversione ed utilizzo del dismesso ospedale di
Pederobba, sottoscritto dalla Regione del Veneto, dall’unità locale socio-sanitaria n.
8, dal comune di Pederobba e dalla istituzione pubblica di assistenza e beneficenza
“Opere Pie d’Onigo”;
comune di Crespano del Grappa: riconversione ed utilizzo del dismesso ospedale di
Crespano del Grappa, sottoscritto dalla Regione del Veneto, dall’unità locale sociosanitaria n. 8, dal comune di Crespano del Grappa, dalla istituzione pubblica di
assistenza e beneficenza “Casa Aita” e dalla fondazione “Lascito Canova”;
comune di Valdobbiadene: riconversione ed utilizzo del dismesso ospedale di
Valdobbiadene, sottoscritto dalla Regione del Veneto, dall’unità locale sociosanitaria n. 8, dal comune di Valdobbiadene, dalla istituzione pubblica di assistenza
e beneficenza “San Gregorio” e dalla fondazione “Cassamarca”;
comune di Vedelago: attuazione di un piano integrato di interventi riguardanti la
realizzazione e l’adeguamento di servizi sociali e socio-sanitari, sottoscritto dalla
Regione del Veneto, dall’unità locale socio-sanitaria n. 8, dal comune di Vedelago,
dalla istituzione pubblica di assistenza e beneficenza “Mons. L. Crico”, dall’azienda
territoriale per l’edilizia residenziale della Provincia di Treviso e dalla fondazione
“Opera Immacolata Concezione Onlus” di Padova.
L’adeguamento dei posti di centro diurno, alla luce delle previsioni di cui alle
deliberazioni della giunta regionale del Veneto n. 394 del 20 febbraio 2007 e n. 457 del 27
febbraio 2007, viene subordinato alle determinazioni regionali in ordine alla gradualità
nell’adeguamento alla nuova disponibilità di impegnative di residenzialità e posti letto
accreditabili, nonché alla possibilità di conservare i n. 83 posti letto autorizzati al
funzionamento ma non all’esercizio per anziani non autosufficienti, attualmente presenti
presso le strutture del territorio.
24
Il confronto tra bisogni e risposte e la definizione delle priorità
Nel presente paragrafo viene rappresentato, attraverso l’utilizzo delle tabelle di seguito
riportate, il risultato dell’analisi dei bisogni di salute, considerando le variabili relative alla
dimensione fisica, mentale e socio-relazionale della stessa. Il bisogno di salute è stato inteso
quale condizione negativa in una delle suddette variabili, individuata attraverso i seguenti
elementi: a) patologia, b) disagio socio-relazionale, c) fattore di rischio, d) aspetto soggettivo.
I bisogni che ancora non trovano una soddisfacente risposta ed avvertiti quali priorità
hanno portato alla definizione di politiche di sviluppo dei livelli di salute, declinate, non solo
con riferimento agli stati di evoluzione positiva delle condizioni critiche, ma anche per quanto
riguarda le conseguenti necessità di intervenire sul sistema delle prestazioni (strategia sociosanitaria / sociale) e sulla organizzazione dei servizi (strategia organizzativa). Per ognuna
delle suddette politiche sono state, inoltre, specificate le necessità sul piano delle risorse e del
finanziamento ed individuati strumenti di controllo dello stato di attuazione delle relative
azioni, con definizione di appositi indicatori di processo o di risultato.
le patologie
1.
2.
3.
pluripatologie;
deterioramento cognitivo con problematiche comportamentali (demenze, morbo di
Alzheimer);
patologie che richiedono riabilitazione (ad es. osteoporosi e osteoartrosi, esiti di ictus, di
fratture ecc.).
i disagi socio-relazionali
1.
2.
fragilità relazionale;
condizione di parziale o totale non autosufficienza con carente protezione, sostegno e
cura della rete famigliare.
gli aspetti soggettivi
1.
2.
accessibilità ai servizi socio-sanitari;
riservatezza e privacy.
i fattori di rischio
1.
incapacità di valutazione.
25
Le patologie
1. pluripatologie
problema di salute
1. presso le strutture residenziali extraospedaliere si registra,
rispetto al passato, l’inserimento di casi con complessità
sanitaria maggiore (stati di coma, peg, ventilazione assistita);
2. nel territorio di riferimento sono presenti significative
situazioni di persone con patologia in fase terminale in carico
a famiglie non in grado di sostenere il carico assistenziale di
tipo strettamente sanitario nonché le problematiche
psicologiche.
politica della salute
1. garanzia di una assistenza presso le strutture residenziali
extraospedaliere adeguata alla complessità dei casi;
2. riduzione del numero delle famiglie non in grado di sostenere
il carico assistenziale di tipo strettamente sanitario nonché le
problematiche psicologiche.
strategia sociosanitaria/sociale
1. adeguare l’assistenza medico specialistica, infermieristica e
socio-assistenziale, con particolare riferimento al dolore;
2. migliorare la presa in carico globale a domicilio dell’utente in
fase terminale e della famiglia.
strategia organizzativa
1. a) garantire la partecipazione del medico geriatra, all’interno
delle strutture residenziali extraospedaliere, alle valutazioni di
monitoraggio dei casi di particolare complessità, su richiesta
dell’unità operativa interna approvata dal medico
coordinatore;
b) sviluppare un accordo con l’u.l.ss. n. 8 per quanto riguarda
l’anziano in fase terminale;
2. dare applicazione alle linee di indirizzo per l’assistenza al
malato neoplastico grave e in condizioni di terminalità e per
lo sviluppo delle cure palliative (d.g.r. 2989/2000).
risorse/finanziamento
Euro 75.432,43 a carico dell’area sanitaria del bilancio
dell’u.l.ss. n. 8 per n. 1 psicologo per il nucleo cure palliative.
26
indicatori di controllo
1. termine finale per l’adozione di uno specifico accordo tra le
strutture residenziali extraospedaliere e l’u.l.ss. n. 8:
31/12/2007;
2. termine finale per la messa a regime delle linee di indirizzo
per l’assistenza al malato neoplastico grave e in condizioni di
terminalità e per lo sviluppo delle cure palliative: 30/06/2008.
27
2. deterioramento cognitivo con problematiche comportamentali
(demenze, morbo di Alzheimer)
problema di salute
Negli ultimi anni si è assistito ad un significativo aumento delle
demenze con rilevanti implicazioni di ordine sanitario, socioassistenziale ed economico, il cui onere grava sostanzialmente
sulla famiglia della persona demente. Le statistiche confermano
che l’80% delle persone malate di demenza sono curate a casa.
La famiglia si trova impreparata dal punto di vista psicologico e
di cultura medica a rivestire il proprio ruolo.
politica della salute
Riduzione del numero di famiglie non in grado di sostenere il
carico assistenziale, sanitario e psicologico di persone affette da
demenza.
strategia sociosanitaria/sociale
1. migliorare l’informazione alla comunità sulle problematiche
correlate alla demenza al fine di condividere e superare le
situazioni di disagio;
2. a) promuovere una presa in carico articolata in ordine agli
stadi di gravità della patologia ed alla capacità di tenuta della
rete familiare e dei servizi;
b) sviluppare la formazione ed il sostegno psicologico alle
famiglie;
3. sviluppare il sostegno alle famiglie nello stadio iniziale della
patologia;
4. garantire l’assistenza diurna “protetta”.
strategia organizzativa
1. organizzare incontri annuali aperti alla popolazione per
distretto socio-sanitario in collaborazione tra i comuni,
l’u.l.ss. n. 8, i centri di servizio e le associazioni di
volontariato;
2. a) organizzare incontri annuali a favore delle famiglie
distribuiti sul territorio in ragione dell’utenza accertata;
b) potenziare gli interventi di formazione e/o aggiornamento a
favore degli operatori dei comuni, dell’u.l.ss. e dei centri
servizi: n. 36 ore annue per distretto socio-sanitario con la
stessa conduzione;
c) implementare le collaborazioni con le associazioni di
volontariato per le attività di supporto psicologico;
28
3. promuovere l’attivazione di punti sollievo diffusi nel
territorio, preferibilmente a livello comunale, per gli stadi
iniziali;
4. attivare due centri diurni, uno per ogni distretto sociosanitario, per n. 15 posti ciascuno.
risorse/finanziamento
indicatori di controllo
1. per i punti dal n. 1 al n. 3 il costo delle attività viene sostenuto
con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei
servizi;
2. euro 3.000.000 per costi di investimento. Euro 413.700 per
anno per costi di gestione, di cui euro 208.800 a carico
dell’area sanitaria del bilancio dell’u.l.ss. n. 8, finanziati con
la quota di rilievo sanitario assicurata dalla Regione del
Veneto, ed euro 204.900 a carico degli utenti per la quota
relativa al trattamento alberghiero.
1. numero incontri organizzati per anno per distretto sociosanitario: n. 2;
2. numero incontri annuali organizzati per gruppi di famiglie: n.
3;
3. termine finale per l’attivazione dei punti sollievo: 31/12/2008;
4. termine finale per l’attivazione dei centri diurni: 31/12/2008.
29
3. patologie che richiedono riabilitazione
(ad es. osteoporosi e osteoartrosi, esiti di ictus, di fratture ecc.)
problema di salute
Nel territorio si evidenziano le seguenti frequenti tipologie di
anziani:
1. persone con situazioni cliniche post acute o sub acute (esiti di
traumatismi o recidive di patologie croniche ingravescenti);
2. persone a rischio di perdita di autonomia fisica in condizione
di trascuratezza della propria cura.
politica della salute
1. garanzia di presa in carico delle persone con situazioni
cliniche post acute o sub acute (esiti di traumatismi o recidive
di patologie croniche ingravescenti);
2. riduzione del rischio di perdita di autonomia fisica in
condizione di trascuratezza della propria cura.
strategia sociosanitaria/sociale
Sviluppare la presa in carico congiunta da parte dell’u.l.ss. n. 8 e
dei comuni, con la collaborazione dei centri di servizio, di
soggetti che necessitano di cure riabilitative contemplate dai
livelli uniformi di assistenza.
strategia organizzativa
1. utilizzare i ricoveri temporanei presso i centri servizio
presenti sul territorio per le dimissioni protette su posti
assistiti da quota di rilievo sanitario che richiedono interventi
riabilitativi;
2. implementare o attivare, ove mancanti, percorsi per la presa
in carico intensiva da parte dei servizi domiciliari per il
mantenimento dell’autonomia;
3. riorganizzare le attività di trasporto presso i servizi
riabilitativi riconoscendo tale funzione nell’ambito della
assistenza domiciliare.
risorse/finanziamento
Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già
a disposizione della rete dei servizi. Per le attività di trasporto,
l’eventuale costo aggiuntivo può essere calcolato solo
successivamente alla adozione delle misure di riorganizzazione.
30
indicatori di controllo
1. termine finale per la messa a regime dell’utilizzo dei ricoveri
temporanei: 31/12/2007;
2. termine finale per l’attivazione dei percorsi: 31/12/2007;
3. termine finale per la presentazione alla conferenza dei sindaci
di una relazione illustrativa della situazione dei trasporti e
delle possibili proposte di riorganizzazione: 30/06/2008.
31
I disagi socio-relazionali
1. fragilità relazionale
problema di salute
La solitudine e la rarefazione di relazioni sociali rappresentano
una condizione di precario equilibrio per tanti anziani che si
trasforma in emergenza in caso di perdita dell’autonomia
psicofisica. Nel territorio, si evidenzia, in misura maggiore
rispetto al passato, la presenza di persone anziane che: a)
risultano prive di un contesto familiare di riferimento; b)
manifestano una incapacità ad assorbire i cambiamenti socioculturali; c) rappresentano difficoltà all’utilizzo delle nuove
tecnologie.
politica della salute
Riduzione delle situazioni di solitudine e di rarefazione di
relazioni sociali.
strategia sociosanitaria/sociale
Promuovere l’integrazione fisica,
dell’anziano nel suo contesto di vita.
strategia organizzativa
psicologica
e
sociale
1. creare o potenziare una rete di solidarietà e sostegno presso
l’ambiente di vita dell’anziano a rischio di esclusione;
2. organizzare iniziative ricreative, anche attraverso il
potenziamento dei centri diurni socio-assistenziali, rivolte agli
anziani, con interventi di formazione ed informazione per il
mantenimento del benessere psico-fisico e relazionale;
3. avviare collaborazioni con le associazioni di volontariato per
realizzare forme di contatto telefonico periodico per gli
anziani ultrasettantacinquenni.
risorse/finanziamento
Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già
a disposizione della rete dei servizi.
indicatori di controllo
Termine finale per la presentazione alla conferenza dei sindaci di
una relazione che contenga una descrizione delle iniziative in
essere, delle risorse utilizzate e della congruenza delle attività
svolte in relazione alla politica della salute: 30/06/2008.
32
2. condizione di parziale o totale non autosufficienza con carente protezione, sostegno
e cura della rete familiare
problema di salute
Presenza nel territorio:
1. di un numero rilevante di anziani improvvisamente divenuti
non autosufficienti (esiti di ictus, fratture, ecc.), privi di un
contesto familiare capace di accoglierli e di sostenerli nei
percorsi di cura;
2. casi di anziani in situazioni di disagio socio-ambientale e/o
psico-cognitivo, soggetti a ospedalizzazioni frequenti e
ripetute con difficoltà di rientro a domicilio per la carenza di
una adeguata rete di sostegno famigliare e di servizi
sociosanitari.
politica della salute
1. aumento del numero delle famiglie in grado di accogliere
l’anziano a domicilio;
2. riduzione dei casi di ospedalizzazione impropria.
strategia sociosanitaria/sociale
1. migliorare la dimissione ospedaliera in grado di contemperare
le esigenze di salute della persona anziana che viene dimessa
con i vincoli e le risorse del nucleo familiare;
2. sviluppare le attività di assistenza domiciliare.
strategia organizzativa
1. a) adottare protocolli di intesa per la dimissione protetta tra
l’u.l.ss. n. 8, i comuni ed i centri di servizio per consentire la
adozione del piano assistenziale individuale;
b) sperimentare un servizio sociale ospedaliero per favorire il
collegamento tra le strutture sanitarie ed i servizi territoriali
domiciliari;
2. a) promuovere l’attivazione di forme di reperibilità per
interventi di assistenza domiciliare nei giorni festivi e prefestivi da parte dei comuni;
b) potenziamento delle attività di trasporto verso i centri
diurni dei centri di servizio.
risorse/finanziamento
1. a) il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di
risorse già a disposizione della rete dei servizi;
b) euro 33.726 per anno per n. 1 assistente sociale a carico
dell’area sanitaria del bilancio dell’u.l.ss. n. 8;
33
2. il costo aggiuntivo può essere calcolato solo successivamente
alla definizione delle necessarie misure organizzative.
indicatori di controllo
1. a) termine finale per la adozione del protocollo di intesa:
30/06/2008;
b) termine iniziale del servizio sociale ospedaliero:
01/01/2008;
2. termine finale per la presentazione alla conferenza dei sindaci
di una relazione contenente una analisi organizzativa ed
economica della possibilità di attivare la reperibilità per gli
interventi di assistenza domiciliare ed illustrativa della
situazione dei trasporti e delle possibili proposte di
riorganizzazione: 30/06/2008.
34
Gli aspetti soggettivi
1. accessibilità ai servizi socio-sanitari
problema di salute
Nel territorio dell’u.l.ss. n. 8 si rileva sovente una scarsa
conoscenza dei servizi socio-sanitari, territoriali, servizi
ospedalieri, servizi sociali da parte delle persone anziane, dei
loro familiari e degli operatori.
politica della salute
Aumentata conoscenza da parte della popolazione della rete dei
servizi presenti.
strategia sociosanitaria/sociale
Sviluppare una informazione uniforme sul territorio.
strategia organizzativa
1. definire livelli informativi uniformi, finalizzati a semplificare
i percorsi di accesso degli anziani ai servizi socio-sanitari e
loro diffusione tramite idonei strumenti cartacei ed
informatici;
2. attivare lo sportello unico integrato.
risorse/finanziamento
Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già
a disposizione della rete dei servizi.
indicatori di controllo
Termine finale per l’attivazione dello sportello integrato:
31/12/2007.
35
2. riservatezza e privacy
problema di salute
Scarso rispetto della fase terminale in relazione al diritto di
riservatezza e di dignità per il malato e la famiglia. Trattasi di
situazioni variamente diffuse sia in ambito ospedaliero che
residenziale.
politica della salute
Garanzia di rispetto del diritto di riservatezza e di dignità per il
malato in fase terminale e la sua famiglia.
strategia sociosanitaria/sociale
1. migliorare la comunicazione tra gli operatori, l’utente e la
famiglia;
2. garantire situazioni ambientali rispettose della situazione.
strategia organizzativa
1. realizzare cicli formativi integrati per gli operatori coinvolti;
2. applicare gli standard previsti dalla legge regionale 16 agosto
2002, n., 22.
risorse/finanziamento
Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già
a disposizione della rete dei servizi.
indicatori di controllo
Termine finale per la presentazione alla conferenza dei sindaci di
una relazione che contenga una descrizione delle iniziative
realizzate, delle risorse utilizzate e della congruenza delle attività
svolte in relazione alla politica della salute: 31/12/2008.
36
I fattori di rischio
1. incapacità di valutazione
problema di salute
Il sistema familiare evidenzia nei confronti delle persone in stato
di demenza problemi di accettazione della patologia, di capacità
di tenuta nei confronti dei cambiamenti e delle alterazioni nelle
relazioni e nella gestione domiciliare. Si registra una crescente
fragilità del sistema familiare, a fronte di eventi naturali, nella
cura e nell’accompagnamento di tali situazioni (insicurezza
relativa ai percorsi assistenziali, tendenza alla chiusura,
espulsività, sensi di colpa, depressione connessa alle decisioni di
permanenza o fuoriuscita dal nucleo familiare).
politica della salute
Aumentare la capacità di tenuta nei confronti dei cambiamenti e
delle alterazioni nelle relazioni e nella gestione domiciliare da
parte del sistema familiare.
strategia sociosanitaria/sociale
1. promuovere percorsi di accompagnamento delle famiglie;
2. sviluppare l’assistenza domiciliare per rafforzare la decisione
di cura.
strategia organizzativa
1. elaborare progetti assistenziali condivisi con la famiglia con
verifica in itinere;
2. attivare riunioni periodiche di verifica tra servizi sociali e
centri servizi per accompagnamento ed aggiornamento su
nucleo familiare ed utente inserito.
risorse/finanziamento
Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già
a disposizione della rete dei servizi.
indicatori di controllo
Termine finale per la presentazione alla conferenza dei sindaci di
una relazione che contenga una descrizione delle iniziative
realizzate, delle risorse utilizzate e della congruenza delle attività
svolte in relazione alla politica della salute: 31/12/2008.
37
AREA DISABILITÀ
Breve profilo dell’area disabili
All’interno del piano di zona dei servizi alla persona, l’area tematica dedicata alla
disabilità si occupa della persona “handicappata” come definita dall’art. 3 della legge 5
febbraio 1992, n. 104, “legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle
persone handicappate”: “è persona handicappata colui che presenta una minoranza fisica,
psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di
relazione o di integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale
o di emarginazione. Qualora la minoranza, singola o plurima, abbia ridotto l’autonomia
personale, correlata all’età, in modo da rendere necessario un intervento assistenziale
permanente, continuativo e globale nella sfera individuale o in quella di relazione, la
situazione assume connotazione di gravità”.
La concezione di disabilità è cambiata nel tempo; leggendo le definizioni proposte
dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1980, essa era considerata “una condizione
soggettiva che dipende dalle esigenze della persona disabile”. Secondo la Commissione
Europea, “Delivering e accessibilità” del 26 settembre 2002, la disabilità non è più solo un
attributo della persona ma “un insieme di condizioni potenzialmente restrittive della società
nel soddisfare i bisogni delle persone e nel consentire loro di mettere a frutto le proprie
capacità”.
In base a questa definizione ed al nuovo documento dell’Organizzazione Mondiale
della Sanità del 2001, da un concetto restrittivo di disabilità si è passati ad un concetto più
esteso che ricopre sia la restrizione di attività sia la limitazione di partecipazione.
Viene messa al centro non la “disabilità” ma l’attività che può essere più o meno
sviluppata a seconda delle condizioni proprie dell’individuo, ma anche derivanti dal mondo
esterno; l’handicap viene considerato e osservato in relazione alla partecipazione.
La disabilità non viene più considerata solo come qualcosa che manca, l’handicap è un
fatto relativo e non assoluto; lo svantaggio è relativo alle condizioni di vita e di lavoro, cioè
alla realtà in cui l’individuo “svantaggiato” è collocato. In altri termini, l’handicap è un
incontro fra individuo e situazione, è uno svantaggio riducibile o aumentabile.
La prospettiva futura del mondo dell’handicap è di definire la disabilità non più come
malattia, disordine, disturbo, ma come la conseguenza o il risultato di una complessa
relazione tra la condizione di salute di un individuo e i fattori personali e ambientali che
rappresentano le circostanze in cui vive l’individuo.
L’area tematica della “disabilità” considera allora lo “svantaggio” di partenza
dell’individuo rapportandolo all’ambiente di vita familiare e sociale in cui l’individuo è
inserito, con particolare attenzione al sistema di servizi e prestazioni in essere o attuabili che
possono contribuire a ridurre lo svantaggio.
38
Il target dell’utenza di riferimento dell’area è la persona disabile dalla nascita all’età
adulta (fino al compimento del 64° anno di età), con uno sviluppo dell’analisi per fasce d’età,
distinguendo una prima fascia (della minore età) dalla nascita al raggiungimento della
maggiore età 0-18 anni ed una seconda fascia (adulta) dai 18 anni fino al compimento del 64°
anno d’età.
I riferimenti legislativi principali nell’area sono:
-
la legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone
handicappate” n. 104 del 05 febbraio 1992 e successive modifiche;
la legge n. 162 del 21 maggio 1998, che ha incentivato la realizzazione di progetti
individuali, progetti per la vita indipendente e interventi di sollievo alla famiglia;
la legge n. 68 del 12 marzo 1999, che ha riformato l’inserimento lavorativo.
Il riferimento al piano locale della disabilità 2007-2009
La conferenza dei sindaci dell’unità locale socio-sanitaria n. 8, nella seduta dell’11
dicembre 2006, ha adottato il piano locale della disabilità 2007-2009, ai sensi della
deliberazione della giunta regionale del Veneto n. 1859 del 13 giugno 2006. L’unità locale
socio-sanitaria n. 8, con deliberazione n. 1157 dell’11 dicembre 2006, ha recepito il predetto
documento di pianificazione.
Il presente capitolo del piano di zona dei servizi alla persona 2007-2009 recepisce,
richiamandolo in questa sede, il suddetto documento di pianificazione, integrandolo con
quanto di seguito riportato dai successivi paragrafi, al fine di assicurare il miglior
coordinamento possibile con le politiche della salute complessivamente assunte per le diverse
aree di intervento.
39
Le unità di offerta
Al fine di rappresentare un quadro completo delle unità di offerta presenti sul territorio
dell’unità locale socio-sanitaria n. 8, dedicate all’area delle disabilità, in aggiunta ai servizi
analiticamente descritti nell’ambito del piano locale per la disabilità, si riporta una tabella
riassuntiva delle stesse, precisando che l’allegato a) al presente piano di zona dei servizi alla
persona contiene una descrizione più ampia delle medesime.
tabella n. 1: unità di offerta area disabili.
denominazione struttura
comune
totale posti
centro disabili motori "Atlantis"
Castelfranco Veneto
25
centro educativo occupazionale diurno "Ali"
Valdobbiadene
22
centro educativo occupazionale diurno "Atlantis"
Castelfranco Veneto
20
centro educativo occupazionale diurno "Solidarietà"
Montebelluna
22
centro educativo occupazionale diurno
"Casa Giulia Martini"
Giavera del Montello
18
centro educativo occupazionale diurno
"Casa Maria Adelaide"
Vidor
20
centro educativo occupazionale diurno
"Vita e lavoro"
Asolo
24
centro educativo occupazionale diurno
"Vita e lavoro"
Castelfranco Veneto
24
centro educativo occupazionale diurno
"Vita e lavoro"
Montebelluna
24
centro educativo occupazionale diurno
"Vita e lavoro"
Pederobba
24
centro educativo riabilitativo diurno "Atlantis"
Castelfranco Veneto
60
centro educativo riabilitativo diurno "Do re mi"
Montebelluna
30
centro lavoro guidato "Andrea Serena"
Castelcucco
21
centro lavoro guidato "La rosa canina"
Montebelluna
25
centro lavoro guidato "Vita e lavoro"
Vedelago
25
comunità alloggio "Casa Giulia Martini"
Giavera del Montello
9
40
comunità alloggio "Casa Maria Adelaide"
Vidor
20
gruppo appartamento per persone con disabilità “Casa
amica”
Castelcucco
4
residenza sanitaria assistenziale per disabili - Opere Pie
d'Onigo
Pederobba
26
residenza sanitaria assistenziale per disabili "Atlantis"
Castelfranco Veneto
20
struttura intermedia
Montebelluna
10
41
Il confronto tra bisogni e risposte e la definizione delle priorità
Nel presente paragrafo viene rappresentato, attraverso l’utilizzo delle tabelle di seguito
riportate, il risultato dell’analisi dei bisogni di salute, considerando le variabili relative alla
dimensione fisica, mentale e socio-relazionale della stessa. Il bisogno di salute è stato inteso
quale condizione negativa in una delle suddette variabili, individuata attraverso i seguenti
elementi: a) patologia, b) disagio socio-relazionale, c) fattore di rischio, d) aspetto soggettivo.
I bisogni che ancora non trovano una soddisfacente risposta ed avvertiti quali priorità
hanno portato alla definizione di politiche di sviluppo dei livelli di salute, declinate, non solo
con riferimento agli stati di evoluzione positiva delle condizioni critiche, ma anche per quanto
riguarda le conseguenti necessità di intervenire sul sistema delle prestazioni (strategia sociosanitaria / sociale) e sulla organizzazione dei servizi (strategia organizzativa). Per ognuna
delle suddette politiche sono state, inoltre, specificate le necessità sul piano delle risorse e del
finanziamento ed individuati strumenti di controllo dello stato di attuazione delle relative
azioni, con definizione di appositi indicatori di processo o di risultato.
le patologie (disabili minori)
1.
2.
3.
disturbo generalizzato dello sviluppo;
disturbi del comportamento;
ritardo mentale.
le patologie (disabili adulti)
1.
2.
3.
ritardo mentale ideopatico e sindromi genetiche;
disabilità fisiche e cognitive;
disabilità neurologiche, neurolesioni e traumatizzati cranici.
i disagi socio relazionali
1.
2.
3.
4.
non assunzione di ruolo produttivo/lavorativo – disoccupazione;
problematiche della famiglia per quanto riguarda la sfera affettiva e relazionale con
fragilità psicologica;
difficoltà di autonomia;
emarginazione e autoemarginazione.
gli aspetti soggettivi
1.
conoscenza e fruizione dei servizi.
i fattori di rischio
1.
perdita di legami e punti di riferimento nei periodi di passaggio delle fasi del ciclo di
vita.
42
Le patologie (disabili minori)
1. disturbi generalizzati dello sviluppo
problema di salute
I disturbi generalizzati dello sviluppo comportano una grave
compromissione nella capacità di interazione sociale reciproca,
capacità di comunicazione o la comparsa di comportamenti,
interessi e attività stereotipate.
Il servizio di neuropsichiatria infantile ha in carico 83 minori che
presentano questa patologia. Gli interventi riabilitativi del
servizio vengono attivati a partire dalla diagnosi. La presa in
carico di questi utenti presenta ancora situazioni di ritardo a
causa della mancata segnalazione della sintomatologia nei primi
anni di vita.
Permane un rischio di compromissione delle abilità fisico,
motorie e cognitive dei minori con disturbi generalizzati dello
sviluppo presenti nel territorio.
politica della salute
1. garanzia di una presa in carico precoce dei minori che
presentano disturbi generalizzati dello sviluppo;
2. riduzione del rischio di compromissione delle abilità fisico,
motorie e cognitive dei minori con disturbi generalizzati dello
sviluppo presenti nel territorio.
strategia sociosanitaria/sociale
1. sviluppare la diagnosi precoce dei disturbi generalizzati dello
sviluppo;
2. sviluppare gli interventi terapeutici riabilitativi mirati, a lungo
termine e continuativi.
strategia organizzativa
1. proporre percorsi formativi e modalità di collaborazioni
mirate con i pediatri di libera scelta per realizzare maggiori
collaborazioni con i servizi di neuropsichiatria infantile;
2. consolidare l’ambulatorio dedicato ai disturbi generalizzati
dello sviluppo presso il distretto socio-sanitario n. 2;
3. potenziare le attività di psicomotricista.
risorse/finanziamento
Euro 23.846,40 per n. 20 ore settimanali di psicomotricista per
anno per costi di gestione a carico dell’area sanitaria del bilancio
dell’u.l.ss. n. 8.
43
indicatori di controllo
1. termine finale per l’avvio di percorsi formativi: 30/06/2008;
2. termine finale per il consolidamento dell’ambulatorio:
30/09/2007;
3. termine finale per il potenziamento delle attività di
psicomotricista: 30/09/2007.
44
2. disturbi del comportamento
problema di salute
I disturbi comportamentali gravi in adolescenza si manifestano
con espressioni aggressive, a volte anche sul piano fisico, che
comportano l’allontanamento del minore e l’inserimento in
comunità terapeutiche esterne al territorio dell’unità locale
socio-sanitaria. Le comunità terapeutiche, oltre a garantire la
struttura di tipo educativo, prevedono psicoterapia individuale e
di gruppo e trattamenti neuropsichiatrici. Tali disturbi
impediscono un’adeguata capacità di relazione che compromette
un inserimento sociale.
Patologia in netto aumento nei minori. In carico al servizio di
neuropsichiatria infantile 703 bambini con disturbo del
comportamento, dei quali circa n. 60 casi gravi. Di questi n. 8
sono i casi che richiedono l’inserimento presso una comunità
residenziale terapeutica.
politica della salute
Riduzione dei casi di allontanamento del minore pre-adolescente
ed adolescente con disturbi comportamentali gravi dal proprio
contesto di vita familiare e sociale.
strategia sociosanitaria/sociale
Sviluppare gli interventi congiunti tra le comunità educative
diurne e residenziali presenti nel territorio dell’unità locale
socio-sanitaria, con inserimento presso le stesse dei minori, ed i
servizi di neuropsichiatria infantile che assicurano i trattamenti
terapeutici.
strategia organizzativa
Perfezionare, nell’ambito delle convenzioni in essere con le
comunità educative del territorio, i progetti di intervento, con
adozione di un specifico protocollo di collaborazione tra le
stesse ed i servizi di neuropsichiatria infantile.
risorse/finanziamento
Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già
a disposizione della rete dei servizi.
indicatori di controllo
Termine finale per l’adozione del protocollo: 30/06/2007.
45
3. ritardo mentale
problema di salute
Il ritardo mentale è una condizione di interrotto o incompleto
sviluppo psichico caratterizzata da compromissione cognitiva,
linguistica, motoria e sociale. Può essere lieve, medio e grave.
Complessivamente il servizio di neuropsichiatria infantile segue
448 soggetti affetti da ritardo mentale. Il servizio centra gli
interventi in contesto scolastico e ambulatoriale.
Per quanto riguarda il ritardo mentale lieve e medio, permane un
rischio di isolamento sociale e relazionale, anche con
manifestazioni depressive.
Per quanto riguarda il ritardo mentale grave, e anche per i casi di
disabilità fisiche-mentali e neurologiche, si evidenziano casi di
minori che rimangono per lunghi periodi di tempo a carico delle
famiglie che presentano difficoltà a svolgere tale ruolo con
rischio di deterioramento delle loro condizioni psico-fisiche.
Tali situazioni riguardano essenzialmente il periodo postscolastico prima del compimento della maggiore età (14-18
anni).
politica della salute
1. riduzione del rischio di isolamento sociale e relazionale,
anche con manifestazioni depressive, nelle persone con
ritardo mentale lieve e medio;
2. riduzione dei casi di minori che rimangono per lunghi periodi
di tempo a carico delle famiglie che presentano difficoltà a
svolgere tale ruolo con rischio di deterioramento delle sue
condizioni psico-fisiche.
strategia sociosanitaria/sociale
1. aumentare gli inserimenti lavorativi socializzanti a seguito del
termine del percorso scolastico;
2. aumentare gli inserimenti in strutture diurne ed utilizzo degli
inserimenti residenziali per i casi più gravi.
strategia organizzativa
1. potenziare, entro il 31 dicembre 2008, con n. 1 educatore
professionale i servizi di neuropsichiatria infantile per gli
inserimenti lavorativi socializzanti;
2. realizzare il centro educativo riabilitativo diurno di Crespano
del Grappa ed eventualmente, se necessario, aumentare i posti
disponibili presso le strutture già esistenti;
46
3. ristrutturare la sede del centro educativo riabilitativo diurno di
Biadene di Montebelluna;
4. utilizzare presso le residenze sanitarie per disabili posti per la
residenzialità temporanea o di lungo periodo per i casi più
gravi.
risorse/finanziamento
1. euro 34.234 per anno per n. 1 educatore professionale a carico
dell’area sociale del bilancio dell’u.l.ss. n. 8;
2. euro 2.500.000 per costi di investimento ed euro 505.916,61
per costi di gestione per anno a carico del bilancio dell’u.l.ss.
n. 8, di cui 67,5% area sanitaria e 32,5% area sociale dello
stesso;
3. euro 1.000.000 per costi di investimento;
4. il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse
già a disposizione della rete dei servizi.
indicatori di controllo
1. numero inserimenti socializzanti anno 2007 – 2008 – 2009 /
n. inserimenti socializzanti anno 2006 – 2005 – 2004 = > 1;
2. termine finale per la ristrutturazione della sede del centro
educativo riabilitativo diurno di Biadene di Montebelluna:
31/12/2009;
3. termine finale per l’attivazione del centro educativo
riabilitativo diurno di Crespano del Grappa: 30/04/2010.
47
Le patologie (disabili adulti)
1. ritardo mentale ideopatico e sindromi genetiche
problema di salute
Il ritardo mentale è una condizione di interrotto e incompleto
sviluppo psichico caratterizzato da compromissione cognitiva,
linguistica e sociale. Può essere lieve, di media gravità,
profondo. Altre forme di manifestazioni possono essere
ricondotte a specifici quadri clinici (es. sindrome di Down,
Angelmann, Rett, Turner, Williams, Prader-Willy, ecc…).
Nell’anno 2006 il servizio per l’handicap dell’età adulta ha preso
in carico 941 persone con disabilità, di cui 381 inseriti nelle
strutture diurne, 101 presi in carico dal servizio inserimento
lavorativo, 55 inseriti nelle strutture residenziali, 50 nelle grandi
strutture residenziali con sede fuori del territorio dell’unità
locale socio-sanitaria n. 8 (GRISS- Opera S.Antonio Sarmeola). Attualmente 15 persone sono in lista di attesa per la
valutazione in struttura intermedia, altre 11 persone sono in
attesa di inserimento in un centro educativo occupazionale
diurno.
Il problema considerato riguarda:
1. il tempo di attesa ritenuto troppo lungo per l’inserimento
degli utenti in questione presso le strutture diurne;
2. la difficoltà per le famiglie di assicurare una adeguata presa in
carico del disabile nei momenti di chiusura dei centri in
relazione agli impegni di lavoro.
politica della salute
1. riduzione del tempo di attesa per l’inserimento degli utenti
presso centri educativi occupazionali diurni;
2. riduzione della difficoltà per le famiglie di assicurare una
adeguata presa in carico del disabile nei momenti di chiusura
dei centri in relazione agli impegni di lavoro.
strategia sociosanitaria/sociale
1. sviluppare una risposta adeguata per i diversi gradi di
disabilità mediante l’inserimento in una struttura educativa
occupazionale diurna;
2. adeguare l’assistenza diurna in considerazione anche delle
esigenze organizzative delle famiglie.
48
strategia organizzativa
1. realizzare un centro educativo occupazionale diurno presso il
comune di Fonte;
2. realizzare un centro educativo occupazionale diurno presso il
comune di Volpago del Montello;
3. trasferire presso una nuova sede il centro educativo
occupazionale diurno di “Ca’ Falier”;
4. trasferire presso una nuova sede il centro educativo
occupazionale diurno di Pederobba;
5. trasferire presso una nuova sede il centro di lavoro guidato
“La Rosa Canina” di Montebelluna;
6. realizzare l’ampliamento della struttura “Atlantis” di
Castelfranco Veneto, per consentire un maggiore spazio
strutturale alle unità di offerta già presenti presso la stessa;
7. attivare la comunità alloggio “casa dei giacinti” nel comune
di Volpago del Montello;
8. progettare una nuova comunità alloggio, con annesso centro
educativo occupazionale diurno, presso villa Cecconi nel
comune di Riese Pio X;
9. rivedere gli orari di apertura dei centri diurni con introduzione
di forme flessibili di ospitalità in grado di riscontrare
specifiche esigenze con il concorso finanziario delle famiglie.
risorse/finanziamento
1. euro 2.300.000 per costi di investimento ed euro 362.350,11
per costi di gestione per anno a carico del bilancio dell’u.l.ss.
n. 8, di cui 67,5% area sanitaria e 32,5% area sociale;
2. euro 2.300.000 per costi di investimento ed euro 90.587,53
per costi di gestione per anno a carico del bilancio dell’u.l.ss.
n. 8, di cui 67,5% area sanitaria e 32,5% area sociale;
3. euro 2.300.000 per costi di investimento finanziato con il
ricavato della vendita di “Ca’ Falier”;
4. euro 1.000.000 per costi di investimento con finanziamento
previsto dall’accordo di programma tra l’u.l.ss. n. 8, il
comune di Pederobba e l’ipab Opere Pie di Onigo, con
possibilità per queste ultime di affidare la gestione del centro
di lavoro guidato ad un soggetto esterno;
5. euro 2.300.000 per costi di investimento;
6. euro 829.640 per costi di investimento, di cui euro 500.000
oggetto di finanziamento regionale ed euro 329.640 a carico
del soggetto gestore;
7. euro 715.637 per costi di gestione per anno, di cui euro
244.276 a carico dell’area sanitaria del bilancio dell’u.l.ss. n.
8 ed euro 146.000 a carico dell’area sociale dello stesso
bilancio. Inoltre euro 325.361 a carico degli utenti.
49
indicatori di controllo
1. termine finale per l’attivazione del centro educativo
occupazionale diurno di Fonte: 31/12/2008;
2. termine finale per l’attivazione del centro educativo
occupazionale diurno di Volpago del Montello: 30/09/2010;
3. termine finale per il trasferimento del centro educativo
occupazionale diurno di “Ca’ Falier”: 31/12/2009;
4. termine finale per il trasferimento del centro educativo
occupazionale diurno di Pederobba: 31/12/2009;
5. termine finale per il trasferimento del centro di lavoro guidato
“La Rosa Canina” di Montebelluna: 31/12/2009;
6. termine finale per la realizzazione dell’ampliamento della
struttura “Atlantis”: 31/12/2007;
7. termine finale per l’attivazione della comunità alloggio “casa
dei giacinti”: 31/12/2007;
8. termine finale per la progettazione della comunità alloggio,
con annesso centro educativo occupazionale diurno, presso
villa Cecconi”: 31/12/2009.
50
2. disabilità fisiche e cognitive
problema di salute
Associazione di ritardo cognitivo a situazione di danno fisico
permanente. Questi quadri clinici, quando hanno particolari
caratteristiche di disabilità, vengono assistiti a domicilio. Le
famiglie presentano difficoltà a svolgere un ruolo assistenziale
adeguato con rischio di deterioramento delle condizioni psicofisiche del disabile.
Attualmente n. 84 utenti sono inseriti nei due centri educativi
riabilitativi diurni. Altri n. 22 sono seguiti a domicilio con
programmi specifici di assistenza (legge 21 maggio 1998, n.
162) come concordato con le famiglie, mentre altri n. 10 sono in
attesa di inserimento in struttura diurna.
Il problema considerato riguarda il tempo di attesa ritenuto
troppo lungo per l’inserimento degli utenti in questione presso le
strutture diurne.
politica della salute
1. riduzione della difficoltà per le famiglie di svolgere un ruolo
assistenziale adeguato con rischio di deterioramento delle
condizioni psico-fisiche del disabile;
2. riduzione del tempo di attesa per l’inserimento degli utenti
presso centri educativi riabilitativi diurni.
strategia sociosanitaria/sociale
1. sviluppare l’assistenza a domicilio per i disabili che non
possono essere inseriti in strutture diurne, in modo da poter
assicurare un intervento il più possibile completo;
2. sviluppare una risposta adeguata per i diversi gradi di
disabilità mediante l’inserimento in una struttura educativa
riabilitativa diurna.
strategia organizzativa
1. finalizzare i progetti previsti dalla legge 21 maggio 1998, n.
162, a sostegno dei disabili assistiti a domicilio e che non
usufruiscono di altre forme di assistenza in strutture con un
massimo di n. 15 ore settimanali di intervento;
2. realizzare il centro educativo riabilitativo diurno presso il
comune di Crespano del Grappa.
51
risorse/finanziamento
1. il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse
già a disposizione della rete dei servizi;
2. per quanto riguarda il costo relativo alla attivazione del centro
educativo riabilitativo diurno presso il comune di Crespano
del Grappa si rinvia alla precedente tabella relativa al ritardo
mentale.
indicatori di controllo
Termine finale per l’attivazione del centro educativo riabilitativo
diurno: 30/04/2010.
52
3. disabilità neurologiche, neurolesioni e traumatizzati cranici
problema di salute
Disabilità neurologiche e neurolesioni: lesioni del sistema
nervoso centrale e/o del sistema nervoso periferico e loro
eventuali conseguenze sulla persona colpita. Traumatizzati
cranici: soggetti con possibile deficit cognitivo, motorio,
sensitivo-sensoriale e comportamentale.
Tali disabili presentano un elevato rischio di deterioramento
delle abilità fisiche, relazionali, sociali ed occupazionali in
quanto la maggior parte degli utenti (23) è attualmente seguita a
domicilio con progetti individuali (legge 21 maggio 1998, n.
162), solo una minoranza (8) è inserita in un tirocinio lavorativo.
politica della salute
Ridurre il rischio di deterioramento delle abilità fisiche,
relazionali, sociali ed occupazionali in persone con disabilità
neurologiche, neurolesioni e traumatizzati cranici.
strategia sociosanitaria/sociale
Sviluppare l’assistenza riabilitativa, sanitaria ed occupazionale
per le persone con disabilità neurologiche, neurolesioni,
traumatizzati cranici, per il recupero e/o mantenimento delle
capacità residue.
strategia organizzativa
1. attivare presso l’I.P.A.B. Opere Pie d’Onigo di Pederobba di
un centro diurno per n. 24 posti, già parzialmente operativo;
2. attivare la comunità familiare “casa del campo” per giovani
portatori di cerebrolesioni acquisite nel comune di Cavaso del
Tomba.
risorse/finanziamento
1. euro 242.323,11 per costi di gestione per anno a carico del
bilancio dell’u.l.ss. n. 8, di cui 67,5% area sanitaria e 32,5%
area sociale;
2. euro 1.000.000 per costi di investimento per la
ristrutturazione dell’immobile a carico della cooperativa
sociale Castelmonte. Euro 131.400 per costi di gestione a
carico dell’utente.
53
indicatori di controllo
1. termine finale per l’attivazione del centro educativo
riabilitativo diurno: 31/12/2007;
2. termine finale per l’attivazione della comunità familiare:
31/12/2007.
54
I disagi socio-relazionali
1. non assunzione di ruolo produttivo/lavorativo –disoccupazione
problema di salute
Il mancato inserimento nel mondo del lavoro dovuto da una
parte alle difficoltà produttive del disabile e dall’altra alla
scarsità di posti di lavoro trascina con sé una serie di disagi:
quelli comuni anche ad un normodotato (dipendenza economica
da altri e mancata realizzazione personale) ed ulteriori legati alla
situazione di handicap (solitudine ed isolamento dal contesto
socio-economico e lavorativo).
L’esclusione dal mondo del lavoro è imputabile a una serie di
variabili: carenza di sensibilità da parte del mondo produttivo,
alte aspettative lavorative da parte della famiglia, scarsità di
posti di lavoro adeguati; ne consegue che anche i servizi preposti
all’inserimento lavorativo del disabile hanno difficoltà nel
reperimento di risorse lavorative ed in questo modo si creano
rilevanti liste d’attesa.
politica della salute
Riduzione dei disagi legati alla non assunzione di un ruolo
produttivo-lavorativo delle persone disabili.
strategia sociosanitaria/sociale
Aumentare i tirocini socializzanti.
strategia organizzativa
1. sensibilizzare le aziende che consentano l’espletamento di
mansioni compatibili con la disabilità;
2. sviluppare l’affidamento di servizi da parte degli enti pubblici
alle cooperative sociali di tipo b).
risorse/finanziamento
Euro 34.234 per anno, a partire dal 1° luglio 2008, per n. 1
educatore professionale da assegnare al servizio inserimento
lavorativo a carico dell’area sociale del bilancio dell’u.l.ss. n. 8.
indicatori di controllo
Numero inserimenti socializzanti anno 2007 – 2008 – 2009 / n.
inserimenti socializzanti anno 2006 – 2005 – 2004 = > 1.
55
2. problematiche della famiglia per quanto riguarda la sfera affettiva e relazionale con
fragilità psicologica
problema di salute
Nelle diverse fasi del ciclo di vita si possono sviluppare delle
difficoltà da parte della famiglia a riconoscere le esigenze e i
bisogni del disabile e trovarvi una adeguata risposta.
Si ritiene che nel territorio vi sia ancora una presenza
significativa di famiglie che sviluppano problematiche nella
sfera affettiva e relazionale legate alla non accettazione del
disabile con conseguenti sensi di colpa, di inadeguatezza o
iperprotettività e grave rischio di isolamento sociale.
politica della salute
Riduzione del disagio delle famiglie che
problematiche nella sfera affettiva e relazionale.
strategia sociosanitaria/sociale
Sviluppare il sostegno psico-educativo nei confronti delle
famiglie dei disabili.
strategia organizzativa
1. potenziare i gruppi di auto-mutuo aiuto delle famiglie di
disabili adulti esistenti nel territorio favorendo la creazione di
una rete tra famiglie. Per quanto riguarda i minori la
costituzione di questi gruppi attualmente non esistenti;
2. realizzare un percorso di guida e accompagnamento dei
gruppi affinché possano sviluppare un proprio percorso
autonomo ed essere propositivi.
risorse/finanziamento
Euro 65.439 per anno, a partire dal 1° gennaio 2008, per n. 30
ore settimanali di psicologo al servizio per l’handicap dell’età
adulta a carico dell’area sanitaria bilancio dell’u.l.ss. n. 8.
indicatori di controllo
N. nuovi gruppi attivati entro il 2009 = n. 3 di cui n. 1 per gli
adulti e n. 2 per i minori.
56
sviluppano
3 difficoltà di autonomia
problema di salute
Vi sono ambiti diversi in cui il disabile non è autonomo nel
soddisfare i propri bisogni. Appare ancora pregnante nel
territorio il problema della dipendenza del disabile dalla famiglia
che spesso ritiene il figlio incapace di prendere proprie decisioni
e non riesce quindi ad aiutarlo a sperimentare percorsi di
graduale/parziale autonomia dalla famiglia stessa.
politica della salute
Disabile maggiormente autonomo ed indipendente dalla
famiglia.
strategia sociosanitaria/sociale
Aumentare per il disabile i percorsi di autonomia extrafamiliare,
anche temporanei, e di integrazione sociale in ambito
comunitario.
strategia organizzativa
1. attivare gruppi appartamento in un ambito urbano che
accolgano comunità fino a 6 persone; almeno due per ogni
distretto socio-sanitario, di cui uno già individuato dal
comune di Valdobbiadene e dalla cooperativa sociale “Ali”;
2. realizzare politiche abitative che prevedano, anche per quanto
riguarda gli alloggi di edilizia residenziale pubblica, un
adeguato numero di appartamenti a piano terra e privi di
barriere architettoniche per i disabili;
3. creare una rete di protezione sociale intorno alle situazioni di
gruppi appartamento di soggetti disabili che siano inseriti nel
tessuto sociale con il volontariato e la comunità.
risorse/finanziamento
Euro 394.200 per anno per costi di gestione a carico dell’utente.
La determinazione del costo per l’investimento è subordinata
alla opzione tra l’acquisto o l’affitto degli immobili, onere a
carico della cooperativa sociale.
indicatori di controllo
Termine finale per la messa a regime dei due gruppi
appartamento: 31/12/2008.
57
4. emarginazione e autoemarginazione
problema di salute
Ancora presente il problema della socializzazione in ambiente
extra familiare e della gestione del tempo libero delle persone
disabili che si presenta con particolare evidenza nei weekend e
nel periodo estivo, soprattutto per i minori.
politica della salute
Garanzia di inserimento ed integrazione del disabile in attività
ricreative e sportive del tempo libero territoriali.
strategia sociosanitaria/sociale
Sviluppare l’inserimento della persona disabile in attività
dedicate al tempo libero (sportive ricreative – culturali del
territorio e per le vacanze) che tengano conto anche delle
esigenze delle famiglie (orario giornaliero e durata nell’estate,
allargamento fascia d’età).
strategia organizzativa
1. realizzare sinergie tra comuni;
2. creare percorsi di integrazione nella normalità con il
coinvolgimento di associazioni sportive del territorio e degli
enti interessati;
3. realizzare progetti vacanza per le famiglie o per gruppi diversi
dove possa trovare inserimento anche il disabile.
risorse/finanziamento
Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già
a disposizione della rete dei servizi.
indicatori di controllo
Numero associazioni impegnate in attività per il tempo libero
anno 2008 / n. associazioni impegnate in attività per il tempo
libero anno 2005 > 1.
58
Gli aspetti soggettivi
1. conoscenza e fruizione dei servizi
problema di salute
Nel territorio dell’unità locale socio-sanitaria n. 8 si rileva
frequentemente una carente conoscenza dei servizi associata ad
un non corretto accesso e relativa fruizione degli stessi da parte
dei disabili e dei loro familiari.
Ciò comporta la perdita dei diritti esigibili dai disabili e delle
agevolazioni a loro specificatamente rivolte.
politica della salute
Aumento del livello di conoscenza dei servizi e dei diritti
esigibili da parte delle persone disabili e delle loro famiglie in
modo diffuso nel territorio.
strategia sociosanitaria/sociale
Migliorare l’informazione resa a favore degli utenti disabili e dei
loro familiari.
strategia organizzativa
Realizzare uno sportello integrato per il primo accesso del
cittadino ai servizi a favore della disabilità mediante: a)
rilevazione dei servizi già esistenti nel territorio, b) formazione
degli operatori, c) attivazione di un sistema informatico che
metta in rete i servizi che si occupano di disabilità.
risorse/finanziamento
Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già
a disposizione della rete dei servizi.
indicatori di controllo
Termine finale per la messa a regime dello sportello integrato:
31/12/2007.
59
I fattori di rischio
1. perdita di legami e punti di riferimento nei periodi di passaggio delle fasi del ciclo
di vita
problema di salute
Appare evidente l’importanza del supporto nei periodi di
passaggio da una fase all’altra della vita. In particolare tale
problematica si sostanzia nel passaggio dall’età evolutiva all’età
adulta e dall’età adulta all’età anziana.
Si tratta di momenti di cambiamento che se non affrontati con
una sufficiente gradualità ed attenzione alla problematica del
disabile possono dare origine a traumi psicologici e relazionali.
politica della salute
Riduzione dello sviluppo di problematiche psicologiche e
relazionali dovute alla perdita di legami e punti di riferimento
nei passaggi dall’età evolutiva all’età adulta e da questa a quella
anziana.
strategia sociosanitaria/sociale
Migliorare la presa in carico integrata.
strategia organizzativa
Sviluppare protocolli per una presa in carico coordinata e
continuativa, con raccordo fra i servizi sociali comunali, i servizi
di neuropsichiatria infantile e per l’handicap dell’età adulta
dell’unità locale socio-sanitaria, le unità di offerta diurne e
residenziali per disabili ed anziani.
risorse/finanziamento
Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già
a disposizione della rete dei servizi.
indicatori di controllo
Termine finale per l’adozione dei protocolli: 31/12/2008.
60
AREA SALUTE MENTALE
Breve profilo dell’area salute mentale
L’area della salute mentale si occupa della patologia psichiatrica, intendendo per
questa una alterazione dello stato di salute psichica, con modificazioni del comportamento,
dell’affettività, del pensiero e di altri ambiti, che riducono il funzionamento individuale,
relazionale e sociale della persona.
Il disagio psichico altera, spesso in modo significativo, la qualità della vita
dell’individuo, della famiglia e della società in cui i pazienti vivono. Si rende, pertanto,
necessario attivare delle risorse umane e sociali per affrontare le problematiche che la
patologia mentale comporta e per tentare di curarla. L’alterazione dello stato di salute psichica
determina un modo inadeguato di comprendere la realtà, di reagire ad essa, di percepirla, di
sentirla e di pensarla.
L’utenza di cui si occupa l’area della salute mentale presenta le seguenti principali
patologie:
-
disturbo schizofrenico: in rapporto circa di una persona ogni cento abitanti;
depressione, in tutte le sue forme: 15% di possibilità di contrarla nell’arco dell’intera
vita;
disturbi bipolari: 0,3% della popolazione;
diverse altre forme di disturbi psichici di varia gravità e prevalenza.
A queste forme si aggiungono le patologie attualmente considerate “emergenti”:
-
disturbi del comportamento alimentare (in particolar modo l’anoressia nervosa);
disturbi della personalità (in particolar modo il disturbo borderline);
le cosiddette doppie diagnosi (associazione di un disturbo psichiatrico e di dipendenza da
sostanze o da alcol oppure di disabilità grave).
Il dipartimento di salute mentale è l'espressione organizzativa e programmatica degli
interventi atti a prevenire, diagnosticare e curare le patologie mentali. Opera attraverso i
servizi psichiatrici territoriali, che si coordinano con gli altri servizi presenti sul territorio, per
prendere in carico i casi più problematici e difficili, che necessitano di un lungo intervento di
più operatori, nell'ottica riabilitativa e d’integrazione sociale dei pazienti.
Il servizio psichiatrico territoriale opera attraverso un primo momento di
decodificazione della domanda, che permette di creare dei progetti specifici ed individuali, in
base alle necessità dei singoli utenti, in modo da garantire un processo di cura adatto alla
persona ed in una ottica di umanizzazione dei servizi. Per fare ciò si avvale della
collaborazione delle risorse presenti nel territorio (servizi sociali dei comuni, volontario,
associazioni dei familiari, privato sociale, centri di servizio, ecc.), coordinando gli interventi
nel rispetto delle competenze e professionalità specifiche.
61
All’uopo, la collaborazione con i servizi sociali territoriali si rivela preziosa in quanto
questi favoriscono le pratiche di inclusione e di appartenenza alla comunità sia con il
coinvolgimento dell’utenza dei servizi, attraverso l’aggregazione, la promozione dell’automutuo aiuto e la relazione con associazioni, sia attuando strategie di informazione e di
formazione alla cittadinanza in un’ottica di cultura del rispetto delle diversità e della riduzione
delle barriere sociali.
I servizi sociali, inoltre, sostengono i nuclei familiari per l’aspetto assistenziale quando
questi si trovano nella fase motivazionale iniziale, prima di giungere alla presa in carico da
parte di servizi specialistici.
L’analisi dei bisogni di salute
Le patologie gravi e croniche, quali le psicosi e i disturbi dell’umore, hanno richiesto
nell’ultimo periodo un potenziamento dell’attività clinica e riabilitativa con programmi di
cura e interventi riabilitativi personalizzati.
In considerazione del fatto che le patologie gravi, quali la schizofrenia, comportano un
notevole carico e spesso anche un’elevata conflittualità familiare, un particolare impegno
viene rivolto ai nuclei familiari dei pazienti con malattie gravi e croniche. La complessità
delle problematiche relazionali parentali e la persistenza di disagi propri delle situazioni in cui
si gioca un’alta emotività espressa, rendono necessario un impegno mirato e consistente,
attuato anche con l’introduzione di nuove tecniche psicoeducative.
A fronte di un aumento della domanda di osservazione e presa in carico delle patologie
psichiatriche, particolare attenzione viene posta alle situazioni di crisi (tentati suicidi, crisi
emotive acute ecc), per le quali è applicato un protocollo che prevede, tra l’altro, l’immediato
intervento e tempestivo inserimento dei pazienti in un programma di psicoterapia individuale
e di gruppo. Relativamente alle patologie cosiddette “emergenti”, quali i disturbi di
personalità e i disturbi della condotta alimentare, si evidenzia un considerevole incremento
dell’attività specialistica in collaborazione con i medici di medicina generale.
L’intervento di prevenzione attuato presso alcune scuole medie superiori del territorio
rende possibile la precoce individuazione e l’invio agli ambulatori di giovani pazienti con
disturbi del comportamento alimentare all’esordio.
62
L’analisi del sistema di offerta
Il servizio psichiatrico territoriale
La mission
In ognuno dei due distretti socio-sanitari dell’unità locale socio-sanitaria è presente un
servizio psichiatrico territoriale che svolge attività di promozione e tutela della salute mentale
dei cittadini e di assistenza psichiatrica, sia programmata che con carattere di urgenza sul
territorio, al di fuori del momento di degenza ospedaliera. Si articola in un centro di salute
mentale e in ambulatori periferici distribuiti sul territorio.
Ciascun servizio coordina e svolge tutte le funzioni di programmazione ed
articolazione delle attività per la tutela della salute mentale della popolazione del bacino
distrettuale di competenza, facendosi carico dell’intera domanda psichiatrica, preventiva,
terapeutica e riabilitativa dell’area distrettuale di pertinenza.
Al servizio psichiatrico territoriale vengono affrontate tutte le problematiche che
riguardano la sfera psichica: dalle patologie cosiddette “minori”, quali i disturbi d’ansia, i
disturbi del sonno, i disturbi depressivi lievi e dell’adattamento, sino a malattie più severe ed
impegnative sul piano della presa in carico, come i disturbi dell’umore, le psicosi, la
schizofrenia, i disturbi del comportamento alimentare.
La risposta alla domanda di salute mentale avviene attraverso la formulazione di
programmi di cura personalizzati, attuati, dove necessario, mediante la partecipazione
integrata delle varie figure professionali: medici psichiatri, infermieri professionali, psicologi,
educatori-animatori, assistenti sociali, operatori tecnici addetti all’assistenza e personale di
segreteria.
I servizi operano in stretta collaborazione con i servizi sociali dei comuni, le
associazioni di volontariato, le associazione dei familiari, le cooperative sociali.
Tutte le funzioni e le attività svolte dal centro di salute mentale si ispirano ai seguenti
principi:
-
accoglimento e cura dei cittadini con problemi psichici nell’ambito di un approccio
basato sulla centralità della relazione;
promozione delle risorse di ciascun utente;
realizzazione del progetto terapeutico riabilitativo nel contesto di vita della persona;
facilitazione dell’inserimento sociale e lavorativo;
interazione costante con gli altri servizi presenti nel territorio, assicurando una presa in
carico integrata dei casi multiproblematici;
garanzia di un continuo miglioramento della qualità tecnico-professionale ed
organizzativa attraverso formazione ed aggiornamento costanti del personale.
63
Le prestazioni
Si riportano, di seguito, i dati relativi all’attività psichiatrica territoriale svolta
nell’anno 2005, separatamente per distretto socio-sanitario.
tabella n. 1: numero prestazioni per distretto socio-sanitario, anno 2005.
distretto socio-sanitario
n. 1
distretto socio-sanitario
n. 2
totale
visita psichiatrica di controllo
colloquio inf.vo e/o di sostegno
somatoterapia psichiatrica
interv.terap. riabilitativo strutturato
colloquio psichiatrico terapeutico
riunione di equipe
prima visita psichiatrica
psicoterapia individuale
incontri op.vi multiprofessionali
colloquio psicologico clinico
consulenza specialistica
relazione clinica
esame testistico pluridiagnostico
psicoterapia della coppia e/o famiglia
segretariato sociale
anamnesi e/o valutazione breve
psicoterapia di gruppo
attività educativo occupazionali
altro
giornata di presenza in struttura
attività strutturata di prev. e tutela s.m.
visita collegiale
6.994
5.794
4.316
2.032
44
732
550
780
936
305
191
253
98
44
97
85
452
323
164
1
116
1
3.016
5.087
3.185
4.991
0
995
408
106
236
169
126
187
1
43
122
0
1.346
0
1
10.143
127
0
10.010
10.881
7.501
7.023
44
1.727
958
886
1.172
474
317
440
99
87
219
85
1.798
323
165
10.144
243
1
totale
24.308
30.289
54.597
Le strategie di intervento
Il lavoro dei servizi psichiatrici territoriali segue i principi della continuità terapeutica
e della personalizzazione dei progetti di cura. La distribuzione del lavoro avviene sulla base di
una specializzazione degli interventi degli operatori senza venir meno al principio del lavoro
in équipe.
Nelle varie sedi ambulatoriali si tengono riunioni di équipe settimanali per la
valutazione dei casi seguiti e per la discussione di problemi di tipo organizzativo. Vengono,
inoltre, effettuati regolari incontri multiprofessionali con il personale delle cooperative sociali,
con le assistenti sociali dei comuni, con operatori di altre unità operative dell’unità locale
socio-sanitaria e con i medici di medicina generale.
64
In particolare, si richiamano le seguenti strategie di intervento:
-
la psicoeducazione con le famiglie di pazienti schizofrenici;
l’individuazione dei pazienti con maggiori necessità di interventi di tipo ludicoriabilitativo e loro inserimento nei progetti per “il tempo libero”;
la collaborazione al “progetto teatro”, sia per quanto riguarda la progettualità sia per il
monitoraggio e la verifica periodica;
gli stages occupazionali, con borsa lavoro assegnata dall’unità locale socio-sanitaria, e
degli inserimenti lavorativi in ambito protetto;
la collaborazione con i servizi sociali dei comuni;
l’attività di prevenzione rivolta agli adolescenti;
la collaborazione con associazioni di volontariato;
la collaborazione con il dipartimento delle dipendenze e con il servizio per l’handicap
dell’età adulta per i casi portatori di doppia diagnosi;
l’organizzazione di soggiorni estivi brevi per i pazienti di Montebelluna e
Valdobbiadene.
L’organizzazione
Nell’ambito del distretto socio-sanitario n. 1, l’organizzazione del servizio psichiatrico
territoriale presenta le seguenti unità d’offerta:
-
centro di salute mentale, sito a Castelfranco Veneto, dove viene svolta attività
specialistica per i comuni dell’area castellana e dove si coordinano ed organizzano tutti
gli interventi di salute mentale territoriale;
ambulatorio psichiatrico sito ad Asolo;
ambulatorio psichiatrico sito a Crespano del Grappa
ambulatorio adolescenti giovani adulti sito ad Asolo, che si occupa delle patologie
inerenti questa fascia di età per tutta l’area dell’unità locale socio sanitria n. 8;
ambulatorio di neuropsicologia sito ad Asolo ed operante per tutta l’area dell’unità locale
socio-sanitaria.
Nell’ambito del distretto socio-sanitario n. 2, il servizio psichiatrico territoriale
presenta la seguente organizzazione:
-
centro di salute mentale, sito a Valdobbiadene;
centro di salute mentale, sito a Montebelluna;
ambulatorio psichiatrico sito a Montebelluna;
ambulatorio psichiatrico sito a Giavera del Montello.
65
Le unità di offerta
Al fine di rappresentare un quadro completo delle unità di offerta presenti sul territorio
dell’unità locale socio-sanitaria n. 8, dedicate all’area della salute mentale, in aggiunta ai
servizi psichiatrici territoriali precedentemente descritti, si riporta una tabella riassuntiva delle
stesse, precisando che l’allegato a) al presente piano di zona dei servizi alla persona contiene
una descrizione più ampia delle medesime.
tabella n. 2: unità di offerta area salute mentale.
denominazione struttura
comune
totale posti
comunità terapeutica residenziale protetta
"Il gelso"
Castelfranco Veneto
20
centro diurno "Solaris"
Crocetta del Montello
336
centro diurno "Il castello"
Castelfranco Veneto
19
centro diurno "Il campo verde"
Castelfranco Veneto
17
centro diurno "Il melograno"
Vedelago
33
centro terapeutico diurno
Montebelluna
10
appartamenti protetti (per donne)
Castelfranco Veneto
5
appartamenti protetti (per uomini)
Castelfranco Veneto
3
appartamenti protetti
Vedelago
8
comunità alloggio "La casetta"
Valdobbiadene
8
residenza sanitaria assistenziale Fabris - istituti di soggiorno
per anziani "San Gregorio"
Valdobbiadene
44
comunità terapeutica residenziale protetta
Valdobbiadene
15
66
Il confronto tra bisogni e risposte e la definizione delle priorità
Nel presente paragrafo viene rappresentato, attraverso l’utilizzo delle tabelle di seguito
riportate, il risultato dell’analisi dei bisogni di salute, considerando le variabili relative alla
dimensione fisica, mentale e socio-relazionale della stessa. Il bisogno di salute è stato inteso
quale condizione negativa in una delle suddette variabili, individuata attraverso i seguenti
elementi: a) patologia, b) disagio socio-relazionale, c) fattore di rischio, d) aspetto soggettivo.
I bisogni che ancora non trovano una soddisfacente risposta ed avvertiti quali priorità
hanno portato alla definizione di politiche di sviluppo dei livelli di salute, declinate, non solo
con riferimento agli stati di evoluzione positiva delle condizioni critiche, ma anche per quanto
riguarda le conseguenti necessità di intervenire sul sistema delle prestazioni (strategia sociosanitaria / sociale) e sulla organizzazione dei servizi (strategia organizzativa). Per ognuna
delle suddette politiche sono state, inoltre, specificate le necessità sul piano delle risorse e del
finanziamento ed individuati strumenti di controllo dello stato di attuazione delle relative
azioni, con definizione di appositi indicatori di processo o di risultato.
le patologie
1.
2.
3.
4.
5.
disturbi schizofrenici;
doppie diagnosi;
disturbi di personalità (con speciale riferimento al disturbo borderline);
disturbi del comportamento alimentare;
disturbi psicotici cronici di età avanzata (50 – 65 anni).
i disagi socio-relazionali
1.
2.
3.
4.
isolamento della famiglia;
isolamento della persona affetta da patologia psichiatrica;
emarginazione ed abbandono scolastico;
inattività lavorativa.
i fattori di rischio
1.
rifiuto del soggetto da parte della famiglia e non percezione di questa dei comportamenti
patologici del famigliare.
gli aspetti soggettivi
1.
2.
3.
non accessibilità ai servizi e alle strutture diurne;
domande inespresse;
non conoscenza dei servizi.
67
Le patologie
1. disturbi schizofrenici
problema di salute
Nel territorio è presente un numero significativo di pazienti a
rischio di deterioramento nelle sfere lavorative, sociali e
residenziali, specie nella seconda età adulta.
politica della salute
Riduzione del numero di pazienti a rischio di deterioramento
nelle sfere lavorative, sociali e residenziali, specie nella seconda
età adulta.
strategia sociosanitaria/sociale
1. sviluppare l’attività riabilitativa occupazionale;
2. garantire una adeguata accoglienza per le ipotesi di
emergenza sociale.
strategia organizzativa
1. realizzare un centro occupazionale diurno per almeno n. 24
posti per il territorio dell’ex distretto socio-sanitario n. 1
(Asolo – Crespano del Grappa);
2. trasferire il centro diurno “il mosaico” di Montebelluna
presso la struttura denominata “Ca’ Bolani”, con aumento del
numero dei posti da 12 a 24 ed esternalizzazione dello stesso;
3. realizzare presso la sede del dismesso ospedale di Asolo una
sezione del centro di salute mentale del distretto sociosanitario n. 1;
4. garantire l’apertura dei centri di salute mentale per n. 12 ore
giornaliere per n. 6 giorni la settimana compatibilmente con
la possibilità di disporre di personale infermieristico
adeguatamente preparato;
5. individuare presso ciascuna delle due comunità terapeutiche
residenziali protette n. 1 posto per le emergenze sociali
improvvise;
6. avviare una comunità alloggio nell’area della castellana per n.
10 posti, di cui n. 2 per la pronta accoglienza.
risorse/finanziamento
1. euro 300.000 per costi di investimento. Euro 252.096 per
costi di gestione per anno a carico dell’area sanitaria del
bilancio dell’u.l.ss. n. 8;
68
2. euro 1.500.000 per costi di investimento per la
ristrutturazione di “Ca’ Bolani”. Euro 162.096 per anno per
costi di gestione a carico dell’area sanitaria del bilancio
dell’u.l.ss. n. 8;
3. euro 143.266 per anno a carico dell’area sanitaria del bilancio
dell’u.l.ss. n. 8 per n. 1 medico psichiatra (n. 20 ore
settimanali), n. 1 infermiere professionale, n. 2 operatori
socio-sanitari;
4. euro 128.500 per anno a carico dell’area sanitaria del bilancio
dell’u.l.ss. n. 8 per n. 2 infermieri professionali e n. 2
operatori socio-sanitari;
5. il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse
già a disposizione della rete dei servizi;
6. euro 322.660 per anno per costi di gestione, di cui euro
193.596 a carico dell’area sanitaria del bilancio dell’u.l.ss. n.
8 ed euro 129.064 a carico dell’utente. Il costo
dell’investimento
potrà
essere
determinato
solo
successivamente alla definizione della relativa azione
progettuale che dovrà, in particolare, definire, oltre al
soggetto gestore, anche la modalità di possesso dell’immobile
(acquisizione o affitto).
indicatori di controllo
1. termine finale per l’attivazione del centro occupazionale
diurno: 30/06/2008;
2. termine finale per il trasferimento del centro diurno “il
mosaico”: 31/12/2009;
3. termine finale per l’attivazione della sezione del centro di
salute mentale del distretto socio-sanitario n. 1: 31/12/2008;
4. termine finale per l’adeguamento dell’orario di apertura dei
centri di salute mentale: 31/12/2009;
5. termine finale per l’individuazione dei posti di accoglienza
per le emergenze sociali: 30/06/2007;
6. termine finale per l’attivazione della comunità alloggio nella
castellana: 31/12/2009.
69
2. doppie diagnosi
problema di salute
Nel territorio si rileva un aumento di casi complessi, in
maggioranza soggetti giovani che fanno uso di sostanze e
presentano contemporaneamente problematiche psichiatriche
che, per gravità di patologia o di situazione sociale, mancano di
un contesto familiare in grado di sostenerli.
politica della salute
Garanzia di una presa in carico dei casi complessi.
strategia sociosanitaria/sociale
Aumentare l’assistenza residenziale presso la comunità doppia
diagnosi dagli attuali n. 8 sino a n. 12.
strategia organizzativa
1. rivedere la convenzione con la cooperativa sociale “Sonda”
per l’aumento dei posti disponibili per questi utenti;
2. acquisizione di una nuova struttura allocata nel territorio del
distretto socio-sanitario n. 1 per il trasferimento della
comunità alcologica con sezione per la doppia diagnosi.
risorse/finanziamento
1. euro 15.943,20 per anno a carico dell’area sanitaria del
bilancio dell’u.l.ss. n. 8;
2. il costo per la realizzazione della nuova struttura, pari ad euro
2.500.000, è già stato registrato nell’area delle dipendenze.
indicatori di controllo
1. termine finale per rivedere la convenzione: 30/06/2007;
2. termine finale per il trasferimento della comunità:
31/12/2009.
70
3. disturbi di personalità (con speciale riferimento al disturbo borderline)
problema di salute
I disturbi di personalità sono in aumento, soprattutto nei soggetti
di sesso femminile in età giovane – adulta.
politica della salute
Garanzia di presa in carico degli utenti in costante aumento con
disturbi di personalità border-line.
strategia sociosanitaria/sociale
Migliorare l’assistenza in una ottica di percorsi integrati e di
lunga durata.
strategia organizzativa
1. attivare percorsi terapeutici specifici;
2. attivare un nucleo residenziale presso la sede attuale del
servizio psichiatrico di diagnosi e cura una volta effettuato il
trasferimento dello stesso presso l’ospedale nuovo di
Montebelluna come da programmazione sanitaria in essere.
risorse/finanziamento
Da definire a seguito della adozione dei percorsi.
indicatori di controllo
Termine finale per l’attivazione dei percorsi terapeutici specifici:
31/12/2008.
71
4. disturbi del comportamento alimentare
problema di salute
I casi complessi di disturbo del comportamento alimentare che
necessitano di una presa in carico protratta con risposte in
regime semiresidenziale non hanno, a tutt’oggi, adeguato
riscontro.
politica della salute
Garanzia di presa in carico dei casi complessi di disturbo del
comportamento alimentare che necessitano di risposte in regime
semiresidenziale.
strategia sociosanitaria/sociale
Attivare una attività assistenziale riabilitativa diurna dedicata.
strategia organizzativa
1. individuare spazi opportunamente attrezzati presso la sede di
Montebelluna del centro di salute mentale del distretto sociosanitario n. 2;
2. attivare un nucleo residenziale presso la sede attuale del
servizio psichiatrico di diagnosi e cura una volta effettuato il
trasferimento dello stesso presso l’ospedale nuovo di
Montebelluna come da programmazione sanitaria in essere.
risorse/finanziamento
Euro 10.000 per l’arredo delle stanze già disponibili a carico
dell’area sanitaria del bilancio dell’u.l.ss. n. 8.
indicatori di controllo
Termine finale per l’attivazione dell’attività assistenziale
riabilitativa diurna: 31/12/2007.
72
5. disturbi psicotici cronici di età avanzata (50 – 65 anni)
problema di salute
Alcuni pazienti affetti da psicosi cronica con caratteristiche di
particolare gravità non riescono a completare i percorsi
riabilitativi e, dopo diversi anni di permanenza presso gli atelier,
presentano difficoltà di adattamento nei centri occupazionali che
ospitano pazienti di età più giovane. Talvolta, inoltre, alcuni di
questi pazienti si trovano in condizioni di grave disagio sociale
in presenza di un contesto familiare non in grado di sostenere il
carico assistenziale o del tutto assente.
politica della salute
1. garanzia di presa in carico diurna di pazienti con disturbi
psicotici cronici di età avanzata e con difficoltà di
adattamento nei centri occupazionali che ospitano pazienti di
età più giovane;
2. riduzione del disagio sociale in pazienti psicotici cronici in
presenza di un contesto familiare non in grado di sostenere il
carico assistenziale o del tutto assente.
strategia sociosanitaria/sociale
Sviluppare una specifica assistenza diurna e residenziale.
strategia organizzativa
1. attivare n. 24 posti residenziali per persone in seconda età
adulta con problemi di disagio mentale presso la casa di
riposo Guizzo Marseille di Selva del Montello;
2. riorganizzare le attività presso la sede distrettuale di
Valdobbiadene mediante attivazione presso la residenza
sanitaria assistenziale Fabris di una sezione maschile dedicata
ai pazienti di età compresa tra i 50 e 65 anni e potenziamento
delle attività diurne riabilitative con finalità di mantenimento
dell’autonomia e delle abilità residue, sino a giungere
all’implementazione di piccoli gruppi, in funzione della
successiva
riconversione
della
residenza
sanitaria
assistenziale in struttura residenziale tipo comunità alloggio.
risorse/finanziamento
1. a) euro 1.425.000,00 per costi di investimento, di cui:
finanziamento regionale € 600.000,00 e finanziamento a
carico Casa di Riposo: € 825.000,00. I lavori saranno
completati a ottobre 2008 ed i locali ed il personale saranno
disponibili da novembre 2008;
73
b) euro 774.384 per anno per costi di gestione, di cui il 60% a
carico dell’area sanitaria del bilancio dell’u.l.ss. n. 8 ed il
40% a carico dell’utente;
2. a) euro 500.000 per costi di investimento. La ristrutturazione
del padiglione Fabris è prevista dall’accordo di programma di
cui al decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 428
dell’8 aprile 2003;
b) euro 1.419.704 per anno per costi di gestione, di cui il 60%
a carico dell’area sanitaria del bilancio dell’u.l.ss. n. 8 ed il
40% a carico dell’utente. Per gli utenti dimessi dagli ex
ospedali psichiatrici il costo è a totale carico dell’area
sanitaria del bilancio dell’u.l.ss. n. 8.
indicatori di controllo
1. termine finale per l’attivazione posti residenziali per persone
in seconda età adulta con problemi di disagio mentale presso
la casa di riposo Guizzo Marseille di Selva del Montello:
31/12/2009;
2. termine finale per la riorganizzazione delle attività presso la
sede distrettuale di Valdobbiadene: 31/12/2009.
74
I disagi socio-relazionali
1. isolamento della famiglia
problema di salute
Nel territorio si rileva una presenza ancora significativa di
famiglie che, avendo al loro interno un famigliare con patologia
psichiatrica, vivono in situazioni di isolamento relazionale e
sociale.
politica della salute
Riduzione del numero di famiglie che vivono in condizioni di
isolamento.
strategia sociosanitaria/sociale
Sviluppare percorsi informativi e formativi per famiglie.
strategia organizzativa
Potenziare i gruppi esistenti tramite informazione mirata e
programmazione più integrata tra servizi specialistici, territoriali
e associazione dei familiari in modo da favorire la creazione di
nuovi gruppi di famiglie.
risorse/finanziamento
Euro 1.500 per anno a partire dal 2008, per l’organizzazione del
corso a carico dell’area sanitaria del bilancio dell’u.l.ss. n. 8.
indicatori di controllo
Termine iniziale percorsi informativi e formativi per le famiglie:
01/01/2008.
75
2. isolamento della persona affetta da patologia psichiatrica
problema di salute
L’utente spesso vive in una situazione di emarginazione sociale
e relazionale a causa della sua difficoltà ed al concetto di stigma.
politica della salute
Riduzione del numero di pazienti psichiatrici che vivono in
situazione di emarginazione sociale e relazionale.
strategia sociosanitaria/sociale
Sviluppare attività per il tempo libero e creare nuove iniziative
socio-ricreative e culturali.
strategia organizzativa
Coinvolgere le associazioni di famiglie e del privato sociale
nell’organizzazione delle attività.
risorse/finanziamento
Euro 3.000 per anno a carico dell’area sociale del bilancio
dell’u.l.ss. n. 8 per l’erogazione di contributi alle associazioni di
volontariato su presentazione di specifici progetti.
indicatori di controllo
Termine iniziale
01/01/2008.
76
per
nuove
iniziative
socio-ricreative:
3. emarginazione ed abbandono scolastico
problema di salute
Il problema è aumentato di pari passo all’incremento della
scolarizzazione. L’esordio delle malattie psichiatriche può
avvenire in età oggi normalmente rientrante ancora in una fase di
scolarizzazione (scuola media superiore).
politica della salute
Riduzione dei casi di emarginazione ed abbandono scolastico.
strategia sociosanitaria/sociale
Sviluppare una presa in carico precoce prima che lo sviluppo
della patologia causi l’emarginazione e l’abbandono scolastico.
strategia organizzativa
Perfezionare specifici accordi di collaborazione con le scuole
medie superiori con attività di informazione sui servizi esistenti
e le varie cause di disagio.
risorse/finanziamento
Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già
a disposizione della rete dei servizi.
indicatori di controllo
Termine finale per il perfezionamento degli accordi: 31/12/2007.
77
4. inattività lavorativa
problema di salute
Difficoltà ad utilizzare e valorizzare le abilità esistenti in quanto
si stanno ampliando e diversificando le tipologia di utenza, con
maggiore presenza di persone con scolarizzazione medio-alta.
politica della salute
Riduzione delle difficoltà nei pazienti psichiatrici nell’utilizzare
e valorizzare le abilità esistenti nell’ambito lavorativo.
strategia sociosanitaria/sociale
Garantire percorsi lavorativi ed occupazionali differenziati.
strategia organizzativa
1. attivare tirocini socializzanti che valorizzino anche le capacità
intellettuali;
2. sostenere le cooperative sociali di tipo B con l’impegno da
parte degli enti pubblici dell’assegnazione delle commesse
alle cooperative di tipo B, nel rispetto della legge regionale n.
23 del 2006.
risorse/finanziamento
Euro 34.234 per anno, a partire dal 1° gennaio 2008, per n. 1
educatore professionale da assegnare al servizio psichiatrico
territoriale del distretto socio-sanitario n. 1, presso la sede di
Asolo, a carico del bilancio dell’u.l.ss. n. 8, di cui il 33% a
carico dell’area sanitaria ed il 67% a carico dell’area sociale.
indicatori di controllo
Numero annuo nuovi tirocini che valorizzano anche le capacità
intellettuali: n. 5.
78
I fattori di rischio
1. rifiuto del soggetto da parte della famiglia e non percezione di questa dei
comportamenti patologici del famigliare
problema di salute
Esiste un numero rilevante di soggetti e di famiglie che rifiutano
o non accettano la patologia psichiatrica, soprattutto al suo
esordio.
politica della salute
Riduzione dei casi di rischio di emarginazione familiare.
strategia sociosanitaria/sociale
1. sviluppare una attività di informazione alla famiglia sulla
natura della patologia psichiatrica consentendo alla stessa di
capire la specificità della situazione;
2. sviluppare una offerta residenziale protetta.
strategia organizzativa
1. coinvolgere figure significative (medici di base, operatori dei
servizi territoriali) con organizzazione di incontri di
informazione e di sostegno alle famiglie;
2. creare n. 2 gruppi appartamento a protezione variabile nel
distretto socio-sanitario n. 2 e n. 1 nel distretto socio-sanitario
n. 1 per la zona pedemontana.
risorse/finanziamento
1. il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse
già a disposizione della rete dei servizi;
2. euro 232.315,20 per anno, di cui il 33,33% a carico dell’area
sanitaria del bilancio dell’u.l.ss. n. 8, il 33,33% a carico del
bilancio del comune di residenza dell’utente ed il 33,33% a
carico dell’utente. Il costo dell’investimento per i n. 3 gruppi
appartamento potrà essere determinato solo successivamente
alla definizione della relativa azione progettuale che dovrà, in
particolare, definire, oltre al soggetto gestore, anche la
modalità di possesso degli immobili (acquisizione o affitto).
indicatori di controllo
1. termine iniziale incontri di informazione e sostegno alle
famiglie: 01/02/2008;
2. termine finale per l’attivazione dei gruppi appartamento:
31/12/2009.
79
Gli aspetti soggettivi
1. non accessibilità ai servizi e alle strutture diurne
problema di salute
Difficoltà per i pazienti schizofrenici di accesso ai servizi socioriabilitativi diversamente dislocati nel territorio.
politica della salute
Garanzia di accesso ai servizi ed alle strutture diurne.
strategia sociosanitaria/sociale
Sviluppare i servizi di trasporto.
strategia organizzativa
1. rilevare i servizi esistenti nel territorio e quantificare le
domande di trasporto;
2. perfezionare accordi tra comuni per l’organizzazione
associata di servizi di trasporti sociali.
risorse/finanziamento
Le risorse aggiuntive possono essere definite solo
successivamente alla individuazione specifica delle attività di
trasporto da realizzare.
indicatori di controllo
Termine finale per la presentazione alla conferenza dei sindaci di
una relazione contenente la quantificazione delle attività di
trasporto da realizzare: 31/03/2008.
80
2. domande inespresse
problema di salute
Presenza di una quota significativa di utenti con difficoltà ad
esprimere e/o riconoscere i propri bisogni di salute.
politica della salute
Nel rispetto della libertà individuale, riduzione del numero di
pazienti psichiatrici non curati.
strategia sociosanitaria/sociale
Sviluppare interventi motivazionali nei confronti dei soggetti
interessati a curarsi.
strategia organizzativa
Implementare la funzione di liaison dei servizi sociali territoriali
verso i servizi specialistici con incontri pluridisciplinari tra
operatori per accompagnamento ai servizi del soggetto
interessato.
risorse/finanziamento
Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già
a disposizione della rete dei servizi.
indicatori di controllo
Termine finale per l’avvio di un calendario di incontri
pluridisciplinari: 31/01/2008.
81
3. non conoscenza dei servizi
problema di salute
Scarsa conoscenza da parte degli utenti dei servizi e delle
opportunità offerte.
politica della salute
Garanzia di conoscenza diffusa dei servizi esistenti e delle
opportunità offerte.
strategia sociosanitaria/sociale
Potenziare l’informazione e la comunicazione dei servizi.
strategia organizzativa
Definire un progetto annuale di informazione agli utenti con
l’utilizzo dei seguenti strumenti: portale u.l.ss. n. 8, rivista
“Salute ulss8 Veneto”, notiziari comunali, rete degli sportelli del
territorio.
risorse/finanziamento
Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già
a disposizione della rete dei servizi.
indicatori di controllo
Termine finale per la presentazione alla direzione dei servizi
sociali dell’u.l.ss. n. 8 del primo progetto di informazione
relativo all’anno 2008: 31/01/2008.
82
AREA DIPENDENZE
Breve profilo dell’area dipendenze
Il consumo di sostanze psicoattive a scopo voluttuario, al di fuori di qualsiasi
indicazione medica, è un fenomeno che interessa la maggioranza della popolazione generale
ed è connesso ad aspetti rilevanti della economia, della cultura locale e delle norme del buon
vivere comune. L’uso di sostanze psicoattive a scopo voluttuario è direttamente implicato
nella generazione di bisogni e problemi a livello individuale, psicologico o fisico, e sociale;
l’uso di sostanze assume, pertanto, un peso di rilievo per lo stato di salute e, più in generale,
per il benessere dell’individuo, dei gruppi di appartenenza e della collettività. Inoltre, la
presenza di bisogni e problemi a livello individuale e sociale può, a sua volta, rappresentare
un fattore di rischio per il consumo dannoso di sostanze. L’impatto complessivo sullo stato di
benessere della comunità locale è indipendente dallo status legale delle sostanze consumate.
All’interno dell’insieme dei problemi connessi ai fenomeni di consumo di sostanze
psicoattive a scopo voluttuario, i comportamenti di abuso o dipendenza rappresentano la
polarità estrema, primariamente ma non esclusivamente di interesse sanitario e sociosanitario. Oltre ad essi, esiste una amplissima fascia di manifestazioni che, pur non
individuando precisi comportamenti patologici, si caratterizzano per essere facilitanti o
determinanti per il benessere della comunità locale.
L’abuso e la dipendenza vengono definiti, non solo dal comportamento di assunzione
e dalle sue conseguenze psicofisiologiche, ma anche da un insieme complesso di fenomeni
evidenziabili a livello individuale, familiare e sociale, che impone un approccio
multidimensionale sia nell’analisi che nell’intervento. Secondo questo punto di vista, quindi,
non esiste alcun soggetto individuale o collettivo, pubblico o privato, in grado di garantire una
prospettiva così multiforme da essere esaustiva. L’integrazione tra soggetti differenti, lungi
dall’essere uno sterile slogan, è una necessità; uno dei compiti del piano di zona dei servizi
alla persona è quello di facilitarla.
L’area dipendenze non può, quindi, essere ridotta ai meri aspetti patologici o
tossicologici, ma è chiamata ad esprimere una politica secondo una prospettiva di complessità
che oltrepassi, ricomprendendoli, l’approccio sanitario e socio-sanitario. È lecito, pertanto,
attendersi che nella comunità locale esistano, da un lato, molti attori, individuali e collettivi,
chiamati ad intervenire su questa ampia fascia di fenomeni secondo approcci e prospettive
molto differenti l’uno dall’altro e, dall’altro, che esprimano, attraverso la loro stessa esistenza
e attività, la complessità dell’area.
Non possono essere dimenticati, in questa sede, nuovi fenomeni che stanno emergendo
dalla comunità locale e che esprimono forme di vulnerabilità individuale e culturale: si fa
riferimento particolarmente ai cosiddetti comportamenti di dipendenza senza sostanza, tra i
quali il gioco d’azzardo patologico è forse il più noto. I comportamenti di dipendenza senza
sostanze si manifestano attraverso caratteristiche molto vicine o sovrapponibili alle
dipendenze chimiche, pur in assenza di assunzione di sostanze psicoattive. Anche questi
83
fenomeni sono in grado di generare bisogni e problemi di rilievo cui appare difficoltoso
rispondere sia per l’assenza di normative specifiche, sia per una loro ancor carente definizione
scientifica.
Le attività in tema di dipendenza da sostanze sono attualmente regolate dal decreto del
presidente della repubblica n. 309 del 9 ottobre 1990, modificato dalla legge 18 febbraio
1999, n. 45, e, più recentemente, dal decreto legge 30 dicembre 2005 n. 272, e dai relativi
decreti attuativi.
Il presente piano di zona dei servizi alla persona - area dipendenze - trova espressione
operativa preminente, anche se non esaustiva, nel piano triennale di intervento, finanziato dal
fondo regionale per la lotta alla droga con decreto della giunta regionale n. 456 del 28
febbraio 2006.
L’analisi dei bisogni di salute
La dipendenza da eroina rappresenta ancor oggi il principale peso assistenziale
sopportato dal servizio per le tossicodipendenze dell’unità locale socio-sanitaria. Nella
seconda metà degli anni novanta, una maggiore offerta di terapie con farmaci sostitutivi ha
portato ad un rapido e rilevante aumento dei pazienti in carico e ad una loro maggiore
permanenza in trattamento. A differenza di quanto si osserva in altri campi della medicina, il
prolungarsi delle cure ha un positivo impatto sulla prognosi e consente una presa in carico più
efficace sia del disturbo di dipendenza in sé che delle complicanze mediche, psicologiche e
sociali. Tempi lunghi di trattamento non sono, pertanto, indice automatico di cronicità e
irreversibilità del disturbo, pur se in un certo numero di casi il trattamento appare destinato a
protrarsi per tempi non definibili.
Anche se l’epidemia di immunodeficienza acquisita appare interessare sempre più
marginalmente la popolazione di tossicodipendenti, i problemi fisici correlati al consumo di
eroina rimangono una priorità: l’epatite virale da virus C, ad esempio, è una importante causa
di morbilità e di potenziale mortalità per la sua naturale tendenza a cronicizzare in questi
pazienti e a sviluppare gravi complicanze quali la cirrosi epatica e il cancro.
La dipendenza da eroina non è più il motivo principale che porta i nuovi utenti a
contatto con il servizio per le tossicodipendenze: negli ultimi anni, si sono infatti evidenziati
nuovi fenomeni di consumo, quali l’uso di sostanze eccitanti, soprattutto cocaina, associato o
meno ad alcool, ad altri stupefacenti e a sostanze energetiche.
La tipologia del consumatore è divenuta, pertanto, più complessa, articolata, spesso
compatibile con la normalità sociale; anzi, egli sempre più frequentemente giunge
all’attenzione attraverso canali esterni (es. famiglia, prefettura) piuttosto che con una richiesta
personale di aiuto. In una realtà come quella locale, priva di agglomerati urbani e con una
struttura sociale conservata, il classico tossicodipendente deviante sociale rappresenta ormai
una piccola minoranza nell’ambito del popolo dei consumatori, mentre sono sempre più
frequenti coloro che usano eccitanti senza venire mai a contatto con strutture socio-sanitarie
specialistiche.
84
Il consumo di cocaina, parimenti a quello di alcool, appare interessare in modo
trasversale diversi gruppi sociali, ad esempio i giovanissimi policonsumatori, gli alcolisti, gli
adulti che perseguono accanitamente performance nel lavoro e nel tempo libero, i consumatori
di oppiacei stabilizzati con trattamenti sostitutivi. A questa forma di consumo si dovrà
guardare con attenzione nel prossimo futuro, programmando interventi di contrasto che
possano raggiungere il maggior numero possibile di soggetti.
Un fenomeno che sta interessando sempre più i soggetti con abuso/dipendenza da
stupefacenti è rappresentato dall’incremento di quadri complicati dalla presenza di altri
disturbi psichiatrici (la cosiddetta doppia diagnosi). L’aumento di casi con patologia mista
sembra essere l’espressione di molteplici fattori e richiede una cura particolare al lavoro di
rete con altre unità operative dell’azienda, in primo luogo con il dipartimento di salute
mentale. I disturbi che più frequentemente complicano il quadro della tossicodipendenza sono
quelli di personalità, che si riflettono in difficoltà relazionali, di comportamento e di
adattamento talora molto invalidanti. A questi vanno aggiunti, inoltre, disturbi dell’umore e
d’ansia. Anche se più rari, i disturbi psicotici nei tossicodipendenti possono presentare una
problematicità elevata.
Un ulteriore campo di lavoro e di interesse è rappresentato dai quadri comportamentali
di tipo compulsivo non correlati all’assunzione di sostanze: in particolare, si richiama la
comparsa di spinte irrefrenabili verso alcune condotte quali, ad esempio, il gioco d’azzardo. Il
comportamento di questi soggetti ricalca molto da vicino quello delle persone dipendenti da
sostanze, tanto da far ritenere probabilmente necessaria una analoga strategia di intervento. Il
gioco d’azzardo fuori controllo appare molto più diffuso di quanto non si creda comunemente
e produce una elevata quota di sofferenza e problemi personali, familiari e sociali.
Indipendentemente dal tipo di problematiche cliniche affrontate, la famiglia è oggetto
di particolare considerazione. Essa, infatti, è generalmente portatrice di alcuni bisogni
specifici che vanno dalla corretta informazione alla presa in carico di altri membri del nucleo,
alla attenzione verso i figli minori. Soprattutto, però, rappresenta una risorsa essenziale per la
limitazione o il superamento delle problematiche di abuso e dipendenza. E’ particolarmente
attivo l’interesse verso i problemi della genitorialità del tossicodipendente e del
comportamento dei figli minori.
Un altro aspetto rilevante è rappresentato dal consumo di alcol e tabacco. L’alcol è
uno dei più importanti fattori di rischio per la salute dell’uomo e rappresenta, insieme con il
fumo, una delle principali cause di morte e morbilità. Il danno causato dall’alcol, oltre che al
bevitore, si estende alle famiglie e alla collettività, gravando sull’intera società: si stima,
infatti, che i prodotti alcolici siano responsabili del 9% della spesa sanitaria nella regione
europea (organizzazione mondiale della sanità). Per l’istituto superiore della sanità, l’età di
avvio al consumo alcolico in Italia è la più bassa di tutta l’Europa, 12 anni circa, e il 14.2%
dei consumatori di bevande alcoliche dichiara consumi alcolici eccedenti i limiti massimi
consigliati. A livello di mortalità, l’alcol è attualmente la prima causa di morte tra i giovani
europei, mentre il tasso di ospedalizzazione in Italia per cause totalmente attribuibili all’alcol,
è di 177.1 per 100.000 abitanti nell’anno 2001 (Veneto, dati anno 2000, tasso 263.9).
85
I fumatori in Italia sono, nel 2004, il 30% dei maschi (in diminuzione negli ultimi
anni) e il 22,5% delle donne (stabili negli ultimi anni). Si registra una diminuzione di fumatori
in tutte le fasce d’età ad esclusione dei giovani.
È possibile effettuare una prima quantificazione dei fenomeni in esame attraverso i
dati di attività del servizio per le tossicodipendenze e del servizio riabilitativo per alcolisti
dell’unità locale socio-sanitaria.
Il servizio per le tossicodipendenze
La tabella n. 1 riporta alcuni dati relativi al numero di pazienti in carico stratificati per
tipologia e per provenienza. Gli utenti che pervengono al servizio appartengono a quattro
tipologie fondamentali: gli utilizzatori di sostanze, i giocatori d’azzardo, gli alcoolisti e i soli
familiari.
Il dato relativo ai tossicodipendenti viene, inoltre, parametrato alla popolazione a
rischio residente (età 15-44 anni; distretto socio-sanitario n. 1 = n. 59.937; distretto sociosanitario n. 2 = n. 43.451; totale = n. 103.388), facilitando così il confronto tra i due territori
distrettuali. Da tale confronto, si evince che sia il numero totale di tossicodipendenti pervenuti
che il numero di nuovi pazienti non mostrano significative differenze nei due distretti sociosanitari. Tra i giocatori d’azzardo curiosamente non compare alcun residente nel distretto
socio-sanitario n. 2, sicuramente non per problemi di accessibilità del servizio, visto che la
maggior parte dei pazienti proviene da altre unità locali socio-sanitarie; d’altro canto, non vi
sono motivi per supporre che il fenomeno del gioco eccessivo sia meno presente nel territorio
del distretto in questione. Il numero assoluto di pazienti è, comunque, così piccolo da essere
soggetto a fluttuazioni casuali.
Tra i pazienti in carico al servizio esiste una piccola quota di alcooldipendenti che, per
lo più, è rappresentata da persone seguite da molti anni e per le quali si è ritenuto di assicurare
continuità nella presa in carico. Di norma, i soggetti alcooldipendenti vengono indirizzati al
competente servizio riabilitativo per alcolisti.
tabella n. 1: numero pazienti in carico per tipologia e per provenienza, anno 2005.
tossicodipendenti
giocatori
di cui
nuovi arrivi
45
12
distretto socio- 301 (0.50*)
(0.07*)
sanitario n. 1
204 (0.47*)
41
0
distrettosocio(0.09*)
sanitario n. 2
45
14
17
fuori u.l.ss
totale
550
100
29
* percentuale sulla popolazione a rischio 15-44 anni.
86
alcoolisti
soli familiari
pazienti in
carico
totali
17
4
334
4
4
212
2
23
0
8
64
610
La tabella n. 2 mostra alcuni indicatori di attività relativa ai soli soggetti consumatori
di stupefacenti e li confronta con quelli relativi al precedente anno 2004. Gli indicatori del
movimento pazienti mostrano una sostanziale e complessiva stabilità, ad eccezione del
numero di rientri (soggetti già in carico negli anni precedenti e che richiedono un nuovo
trattamento), che mostra un aumento rispetto al 2004, anno in cui il numero di rientri era
apparso particolarmente basso. Il dato del 2005 appare, in ogni caso, ancora al di sotto di
quello del 2003 e degli anni precedenti.
tabella n. 2: indicatori di attività relativi ai pazienti tossicodipendenti, anni 2004 e 2005.
2004
2005
539
550
nuovi pazienti
108
100
rientri
48
78
in carico dall’anno precedente
383
365
n. medio pazienti in carico
374
390.5
turn over assistiti
31%
30,25%
durata media assistenza (anni)
3.2
3.4
10197
12334
18.9
22.4
totale pazienti pervenuti
n. prestazioni totali*
n. medio prestazioni per paziente
*prestazioni infermieristiche non incluse
La dipendenza da sostanze evolve, usualmente, in tempi lunghi e, talora, in una certa
percentuale di casi, assume aspetti di cronicità. Considerato che il buon esito delle terapie
dipende, tra l’altro, anche dalla permanenza in trattamento, particolare attenzione viene data al
mantenimento di una buona relazione con l’utente ed al proseguimento delle cure per tempi
adeguati, al fine di perseguire e consolidare cambiamenti significativi nello stile di vita.
Pertanto, contrariamente ad altri servizi sanitari per acuti, lunghi tempi di presa in carico
rappresentano un indicatore di buon funzionamento del servizio.
La durata media di una presa in carico è superiore ai tre anni, con una variabilità molto
ampia: nel 1995 era inferiore all’anno e mezzo. Tale risultato è attribuibile, in buona parte,
anche se non esclusivamente, ai trattamenti sostitutivi con metadone e buprenorfina, per i
quali il dato di permanenza media è ancora maggiore.
Da notare, infine, un aumento del 20% delle prestazioni erogate a tossicodipendenti
(escluse quelle infermieristiche) rispetto all’anno precedente. Va ricordato che il sistema di
rilevazione delle prestazioni è profondamente cambiato rispetto agli anni precedenti, sia per il
differente sistema di catalogazione che per il maggior rigore richiesto nella registrazione. In
ogni caso, i criteri di registrazione dati del 2005 e del 2004 sono confrontabili.
La tabella n. 3 conferma che la maggior parte dell’utenza in carico è eroinomane, poco
meno del 70%, mentre solamente il 30% dei nuovi pazienti utilizzano primariamente questa
87
sostanza. Appare di rilevo la diffusione di cocaina come droga primaria, ma ancor più come
droga secondaria: infatti, dopo la cannabis, è la sostanza secondaria più usata. Questo dato
conferma quanto si va sostenendo da tempo, e cioè che il consumo di questa droga eccitante è
molto diffusa nel territorio locale, similmente a quanto accade nel resto della regione e del
paese.
tabella n. 3: diffusione delle principali sostanze tra i tossicodipendenti in carico nell’anno 2005.
eroina
cannabis
cocaina
ecstasy e analoghi
amfetamine
alcool*
*non previsto come sostanza primaria
uso primario
(%)
379 (68.9)
111 (20.1)
30 (5.4)
6 (1.1)
0
-
uso primario nei
nuovi pazienti (%)
30 (30)
46 (46)
17 (17)
1 (1)
0
-
uso secondario
4
185
130
25
4
60
Il servizio riabilitativo per alcolisti
Nella tabella n. 4 viene riportato il numero di nuove persone che hanno preso contatto
con il servizio per la prima volta negli ultimi due anni. Le persone sono suddivise per zona di
residenza e per problematica presentata.
tabella n. 4: nuovi contatti distinti per problematica primaria presentata e provenienza, anni 2004 e 2005.
anno 2004
d. ss. n. 2
fuori u.l.ss
d. ss. n. 1
132
35
175
alcol
0
1
2
eroina/cocaina
1
1
21
tabacco
1
2
3
altre problematiche
134
39
201
totale
369
totale anno
d. ss. n. 1 = distretto socio-sanitario n. 1 “Asolo – Castelfranco Veneto”
d. ss. n. 2 = distretto socio-sanitario n. 2 “Valdobbiadene – Montebelluna”
problematica primaria
d. ss n. 1
182
5
8
1
196
anno 2005
d. ss. n. 2
113
0
6
0
119
361
fuori u.l.ss
37
0
3
1
41
Non tutte le persone che giungono al servizio hanno un problema di dipendenza
alcolica: come si vede dalla tabella n. 5, alcune persone sono abusatori d’alcol oppure persone
segnalate per guida in stato di ebbrezza senza diagnosi di abuso/dipendenza.
88
tabella n. 5: nuovi contatti con problematica primaria “alcol” per tipo di diagnosi alcologica, anno 2004 e 2005.
diagnosi alcologica
dipendenza alcolica
abusatori d’alcol
bevitori sanzionati
totale
anno 2004
anno 2005
159
84
106
140
56
129
349
325
Nella tabella n. 6 sono quantificate le persone seguite con attività ambulatoriale e
residenziale. In questo caso, si nota un incremento rispetto all’anno precedente dovuto ad un
costante aumento delle situazioni multiproblematiche che necessitano di prese in carico più
lunghe.
tabella n. 6: utenti seguiti a livello ambulatoriale e residenziale per problematica primaria presentata e
provenienza, anni 2004 e 2005.
anno 2004
d.ss n. 1
d.ss n. 2
fuori u.l.ss
d.ss. n. 1
alcol
382
270
56
422
eroina/cocaina
9
4
1
9
tabacco
8
1
1
21
altre problematiche
7
2
2
6
totale
406
277
60
458
totale anno
743
d. ss. n. 1 = distretto socio-sanitario n. 1 “Asolo – Castelfranco Veneto”
d. ss. n. 2 = distretto socio-sanitario n. 2 “Valdobbiadene – Montebelluna”
anno 2005
d.ss.n. 2
278
4
6
2
290
808
fuori u.l.ss
54
0
3
3
60
Alcune persone che prendono contatto con il servizio presentano problemi complessi
associati al bere alcolico. Esse richiedono una presa in carico integrata, di solito con più
figure dello stesso servizio o attraverso contatti con servizi diversi. E’ importante notare
l’andamento di tali situazioni in quanto queste richiedono un notevole uso di risorse.
tabella n. 7: problematiche complesse (%) in pazienti con dipendenza alcolica, anni 2004 e 2005.
anno 2004
11%
36%
26%
40%
4%
19%
10%
13%
56%
8%
uso passato o attuale di eroina
uso attuale tabacco
problemi psichiatrici documentati
usa psicofarmaci
senza fissa dimora
disoccupazione
precedenti penali
il coniuge con problemi alcolcorrelati (per i
almeno un genitore con problemi
più di due ricoveri alcolcorrelati
89
anno 2005
12%
40%
14%
39%
4%
20%
14%
12%
47%
10%
Le persone con problemi di dipendenza alcolica hanno alcune caratteristiche che
vanno sottolineate:
-
una prossimità all’uso di sostanza tossiche: il 12% ha usato eroina, il 40% fuma tabacco;
una possibilità di combinazione con problemi di tipo psichiatrico: il 14% ha problemi
psichiatrici documentati; il 39% usa psicofarmaci;
spesso ci sono delle problematiche di tipo sociale: il 4% senza fissa dimora, il 20% è
disoccupato; il 14% ha avuto procedimenti penali;
una familiarità con problemi alcolcorrelati: il 47% ha o ha avuto un genitore con problemi
d’alcol, il 12% delle persone coniugate ha il partner con problemi d’alcol;
una situazione precaria dello stato di salute generale: il 10% ha già avuto più di due
ricoveri ospedalieri per problemi legati all’alcol.
90
L’analisi del sistema di offerta
Il servizio per le tossicodipendenze
La mission
Il servizio per le tossicodipendenze dell’unità locale socio-sanitaria n. 8 è una unità
operativa interdistrettuale, inserita nella struttura del distretto socio-sanitario n. 1 di “AsoloCastelfranco Veneto”. È parte del dipartimento per le dipendenze e si coordina sul piano
tecnico-operativo con i servizi e le strutture a questo afferenti.
Il servizio ha la finalità di assicurare assistenza e di migliorare la qualità della vita
delle persone che abusano di sostanze o che presentano una dipendenza patologica, di offrire
supporto alle loro famiglie e di promuovere, inoltre, la salute psicologica e fisica nella
comunità locale.
Fornisce prestazioni di prevenzione, cura, riabilitazione e reinserimento sociale e
lavorativo, perseguendo il soddisfacimento dei bisogni di salute dei pazienti e la riduzione
della mortalità, delle complicazioni psichiche e fisiche nonché delle malattie infettive
correlate, in coerenza con la normativa nazionale e regionale.
Direttamente o tramite il dipartimento per le dipendenze, stabilisce rapporti e
collaborazioni con gli altri servizi sanitari e socio-sanitari dell’unità locale socio-sanitaria,
territoriali od ospedalieri, con gli altri servizi della regione, con le comunità terapeutiche della
regione, con i comuni dell’unità locale socio-sanitaria e loro aggregazioni, con la Provincia di
Treviso, con le cooperative sociali e il volontariato attivi nel reinserimento delle persone con
problemi di abuso/dipendenza, con gli istituti di scuola media superiore e con il carcere.
Si rapporta, inoltre, con l’ufficio prevenzione delle devianze della Regione del Veneto
e con l’osservatorio regionale sulle dipendenze. Si collega, infine, con le società e
associazioni scientifiche del settore.
Le prestazioni
Sul piano strategico, da alcuni anni, il servizio persegue principalmente due obiettivi:
-
tempi e livelli quantitativi di prodotti erogati sufficienti a garantire una pronta accoglienza
delle domande di assistenza e consulenza, sostanzialmente in assenza di una lista
d’attesa;
rafforzamento, consolidamento, razionalizzazione e miglioramento della qualità sia dei
programmi diagnostico-terapeutici e riabilitativi, sia delle attività di prevenzione e di
collegamento con il territorio.
Gli studi epidemiologici e clinici evidenziano la necessità dell’erogazione di interventi
sempre più complessi per persone con problemi sempre più diversificati. Sebbene il nucleo
centrale delle attività sia ancora rappresentato dall’assistenza ai tossicodipendenti da eroina, la
91
tipologia di persone che si rivolge al servizio è ben più articolata e richiede percorsi di
intervento molto differenziati.
Oltre ai tradizionali programmi terapeutici, di riabilitazione e di reinserimento per
tossicodipendenti, particolare attenzione va posta anche a percorsi specialistici per soggetti
con doppia diagnosi, giocatori d’azzardo, consumatori di cannabis e droghe eccitanti. Molte
di queste situazioni sono di difficile trattamento, soprattutto quando la motivazione
dell’interessato è labile o assente, proprio perché manca la percezione diretta e personale di
uno stato di asservimento alla sostanza. Nell’ambito di questi programmi, vengono, inoltre,
approntati interventi su bisogni specifici come, ad esempio, il sostegno alla famiglia, alla
genitorialità del tossicodipendente con figli minori ed al reinserimento socio-lavorativo.
La tabella n. 8 riassume le prestazioni complessive prodotte (n. = 13220), stratificate
per territorio di provenienza. Anche in questo caso il numero medio di prestazioni per
paziente appare sovrapponibile nei due distretti socio-sanitari.
tabella n. 8: numero prestazioni complessive* per provenienza.
totale pazienti
pervenuti
n. prestazioni totali
n. medio prestazioni
per paziente
unità locale socio-sanitaria n. 8
546
11743
21.5
distretto socio-sanitario n. 1
334
7083
21.1
distretto socio-sanitario n. 2
212
4660
22
altra ulss
64
1477
23
u.l.ss.
* prestazioni complessive per tossicodipendenti, alcolisti, giocatori e soli familiari (escluse prestazioni
infermieristiche)
La tabella n. 9 mostra i dati relativi ai programmi residenziali nelle comunità
terapeutiche del privato sociale accreditato, stratificati per territorio di provenienza del
paziente.
L’accesso ai trattamenti residenziali, stabile da diversi anni, ha mostrato una moderata
crescita che ha riguardato soprattutto i primi tre trimestri del 2005, con un aumento (+ 14
programmi comunitari rispetto al 2004) sia dei programmi tradizionali che di quelli in pronta
accoglienza.
Deve essere sottolineato l’elevato livello di integrazione esistente tra il servizio e le
strutture comunitarie, tale non solo da favorire migliori e più efficaci meccanismi di
inserimento nei programmi residenziali, ma anche da consentire l’attuazione di trattamenti
congiunti (ad esempio, terapie farmacologiche in ambiente comunitario), in grado di
aumentare la continuità terapeutica. Differenti strategie terapeutiche, attuate
contemporaneamente o in rapida successione, hanno permesso un miglioramento assai
significativo della capacità del servizio di rispondere ai bisogni espressi dai propri utenti.
92
Gli ultimi dati regionali disponibili e riferiti al 2002 indicano che i pazienti dell’unità
locale socio-sanitaria n. 8 inviati nelle comunità del privato sociale hanno una permanenza
media in trattamento tra le più alte della regione (182 giorni).
tabella n. 9: n. programmi residenziali per tossico/alcooldipendenti che hanno utilizzato le comunità
terapeutiche (CT) e di pronta accoglienza (PA) del privato sociale accreditato, anni 2004 e 2005.
2004
totali
2005
totali
2005
d. ss. n.1
2005
d. ss. n.2
non
residenti
nuovi programmi avviati (CT+PA)
46
55
38
16
1
programmi abbandonati (CT+PA)
26
38
25
12
1
programmi conclusi (CT+PA)
16
25
17
7
1
totale programmi (CT+PA)
76
90
61
27
2
totale programmi (solo CT)
56
64
45
17
2
presenze al 31 dicembre (CT+PA)
35
27
19
8
0
La tabella n. 10 riassume le tipologie di trattamenti ambulatoriali erogati dal servizio
per i tossicodipendenti. I programmi ambulatoriali comportamentali, di counselling, e gli altri
trattamenti psicoeducativi, quando integrati a terapie a lungo termine con farmaci sostitutivi,
si sono dimostrati gli strumenti principali di intervento e i più adeguati per favorire il
cambiamento personale del paziente. Nel 2005 si è verificato un aumento, seppur non
significativo, dei trattamenti sostitutivi, almeno in parte riferibile al maggior numero di utenti
tossicodipendenti pervenuti. La rilevante diminuzione di trattamenti psicosociali, senza cioè
una concomitante terapia medica sostitutiva, è probabilmente un artefatto legato ad una più
precisa e puntuale rilevazione del dato piuttosto che ad un cambiamento nella prassi operativa
del servizio.
tabella n. 10: trattamenti per tossicodipendenza effettuati nel corso degli anni 2003 e 2004.
trattamento
2004
2005
metadone (MTD)
217
244
breve termine
4
22
medio termine
10
30
lungo termine
203
192
counselling
421
186
185
29
psicoterapia
58
29
interventi sociali
177
127
4
88
117
6
107
123
psicologico/riabilitativo
naltrexone (NTX)
buprenorfina (BUP)
altre terapie farmacologiche
93
Le strategie di intervento
Il trattamento del tossicodipendente da eroina è di norma multimodale e integrato:
prevede, infatti, molteplici episodi di intervento multiprofessionale lungo un arco di diversi
anni. Altre forme di consumo possono talora richiedere un diverso mix di interventi, sia di
tipo socio-sanitario che più propriamente educativo, di durata variabile.
Sul piano delle tipologie di trattamenti offerti, il servizio ha sempre cercato di proporre
all’utenza un ampio ventaglio di possibilità: trattamenti farmacologici sostitutivi ed
antagonisti, terapie psicofarmacologiche per i sintomi psichici associati, monitoraggio e
prevenzione delle patologie somatiche correlate, comprese le vaccinazioni per le epatiti tipo A
e B, sostegno psicologico, trattamenti psicoterapici individuali, familiari, di gruppo, percorsi
socio-educativi, riabilitazione socio-lavorativa; infine, in caso di necessità, ricoveri
ospedalieri e trattamenti residenziali in comunità terapeutica o di pronta accoglienza
attraverso gli enti accreditati.
Per i soggetti con doppia diagnosi, oltre ai trattamenti specialistici sia
psicofarmacologici che psicoterapici ordinariamente attivati, è possibile l’inserimento nella
sezione a gestione integrata della comunità riabilitativa alcoologica. La collaborazione tra i
servizi del dipartimento per le dipendenze, da un lato, e il dipartimento di salute mentale,
dall’altro, uno dei primi esempi in Italia, è garantito da un protocollo interdipartimentale che
sta garantendo buoni livelli di integrazione degli interventi congiunti.
L’attività di reinserimento socio-lavorativo viene espletata attraverso percorsi
differenziati a seconda dei bisogni espressi dal paziente: a) raccolta e messa a disposizione di
informazioni sulle offerte di lavoro nel territorio; b) percorsi di consulenza per l’analisi delle
motivazioni, delle competenze, e per l’orientamento lavorativo; c) percorsi di affiancamento
più o meno intensivo nella ricerca del posto di lavoro; d) collegamento con il centro per
l’impiego della Provincia di Treviso; e) organizzazione di stage lavorativi presso cooperative
o aziende; f) inserimento lavorativo presso cooperative sociali collegate; g) inserimento
presso il centro occupazionale diurno del servizio. La possibilità, da parte del servizio, di
attivare direttamente questi percorsi garantisce il massimo livello di integrazione con i
trattamenti in corso e consente di utilizzare il lavoro come leva motivazionale e terapeutica.
Migliorando le condizioni e la qualità di vita, il trattamento consente ai
tossicodipendenti di affrontare tappe ulteriori del loro percorso esistenziale, tra cui la
genitorialità. Alcuni di loro presentano però particolari carenze in questo senso e la minaccia
di ricaduta rimane all’orizzonte per molto tempo, anche in periodi che richiederebbero
l’assunzione di responsabilità familiari. Da molti anni, il servizio ha mostrato particolare
attenzione in questo campo, attivando nel corso del tempo diversi progetti di studio ed
intervento. Più recentemente, ha voluto costruire percorsi di analisi ed intervento con le unità
operative dei consultori familiari e della pediatria ospedaliera al fine di programmare e
realizzare interventi congiunti per la protezione dei minori, figli di tossicodipendenti, e per
incrementare le abilità genitoriali dei pazienti. Questa collaborazione è stata formalizzata in
un protocollo.
94
Una quota consistente di attività del servizio vede il coinvolgimento diretto e talora
esclusivo dei familiari, in quanto la famiglia è ordinariamente fatta partecipe dei programmi
terapeutici. Sono, inoltre, periodicamente attivate specifiche iniziative a favore della famiglia,
come ad esempio gruppi psicoeducazionali, un modello di intervento ben noto in campo
psichiatrico.
L’ambulatorio per il gioco d’azzardo patologico, attivo da circa cinque anni, è stato
uno dei primi esempi di attività strutturata da parte del servizio pubblico nei confronti di
questa particolare utenza. Anche oggi, nonostante diversi dipartimenti per le dipendenze
stiano implementando programmi assistenziali per giocatori, il servizio mantiene una
posizione di spicco in ambito regionale, tanto da attirare un buon numero di pazienti anche da
altri territori. Le strategie terapeutiche anche in questo caso sono improntate alla
multiprofessionalità e alla integrazione degli interventi.
Oltre a percorsi di tipo cognitivo-comportamentale e di sostegno, vengono attivati
gruppi psicoeducazionali per familiari e terapie farmacologiche, qualora indicate.
Il servizio coordina un gruppo tecnico regionale sul gioco, afferente all’osservatorio
regionale sulle dipendenze, che ha prodotto un documento di linee guida per l’assistenza ai
giocatori e loro famiglie, e che è in procinto di produrre un report sui servizi offerti ai
giocatori patologici in ambito regionale dalle strutture pubbliche e private dei dipartimenti per
le dipendenze e dal volontariato.
L’organizzazione
Il servizio per le tossicodipendenze ha sede in una palazzina nei pressi del presidio
ospedaliero di Castelfranco Veneto. Oltre agli ambulatori ed agli studi professionali, l’edificio
ospita una sala riunioni attrezzata con una capienza di circa 35 posti.
é funzionante una rete informatica locale che accoglie la piattaforma multifunzionale
regionale mFp, un complesso e specialistico software per la gestione del servizio e per la
valutazione delle attività, in applicazione del progetto nazionale “sesit”, volto alla
armonizzazione dei sistemi informativi regionali e nazionali con gli standard richiesti dalla
comunità europea.
Il processo di implementazione del nuovo sistema informativo richiede tempi lunghi
ed è ancora lontana dal concludersi. In compenso, i dati forniti dal nuovo sistema appaiono
molto più adeguati e precisi di quelli prodotti alcuni anni or sono ed, inoltre, sarà possibile
gestire in modo automatico alcune funzioni cliniche.
Complessivamente, il servizio è aperto tutti i giorni feriali e prefestivi; è, inoltre,
attivo, due pomeriggi la settimana, un centro d’ascolto presso l’ospedale vecchio di
Montebelluna. Recentemente, è stata sperimentalmente sospesa l’attività di somministrazione
farmacologica sostitutiva nei giorni festivi; tale cambiamento è stato consentito dalla maggior
stabilità dell’utenza, per la quale viene prescritta questa tipologia di cura e che, pertanto, può
ricevere il farmaco in affidamento.
95
Non esistono liste di attesa; i pazienti che richiedono un intervento urgente vengono di
norma visti immediatamente o, comunque, entro un massimo di 24 ore. L’appuntamento per
situazioni meno urgenti viene, di norma, fissato entro qualche giorno dal contatto.
96
Il servizio riabilitativo per alcolisti
La mission
Il servizio riabilitativo per alcolisti dell’unità locale socio-sanitaria si occupa delle
problematiche legate all’uso di alcol e tabacco, sia a livello di prevenzione che per quanto
riguarda la cura e riabilitazione. L’approccio privilegiato è di tipo familiare, “drug-free” e
territoriale, in quanto tende ad attivare le risorse delle comunità locali.
Per affrontare in modo completo e articolato i problemi legati all’uso di alcol e tabacco
vengono attuate collaborazioni, a vario titolo, con altri servizi dell’unità locale socio-sanitaria
(servizio per le tossicodipendenze, dipartimento di psichiatria, servizio per l’educazione e la
promozione della salute, servizio integrazione lavorativa) e, in particolare, con
l’associazionismo (ACAT – associazione dei club degli alcolisti in trattamento), con il privato
sociale (cooperative “Sonda”, “Il Portico”, “Una casa per l’uomo”) e il mondo della scuola.
Le prestazioni
Le attività del servizio sono riconducibili, a grandi linee, ai seguenti filoni:
-
il lavoro diretto con i singoli o le famiglie a livello ambulatoriale: colloqui, visite
mediche, psicoterapie individuali e familiari, consulenze, relazioni per patente o porto
d’armi, prese in carico sociali, ecc.;
la gestione della comunità residenziale alcologica con un programma breve di 45-90
giorni;
la gestione della comunità che si occupa delle “doppie diagnosi” per persone con
comorbidità psichiatrica (programma medio-lungo dai 6 ai 24 mesi);
l’attività specifica per i fumatori di tabacco: ambulatorio tabacco, corsi per smettere di
fumare, attività di prevenzione;
il lavoro di prevenzione e tutte le attività di formazione delle figure significative del
territorio;
le attività in collaborazione con le cooperative sociali “Sonda” e “Il Portico” per
l’ergoterapia e per l’inserimento lavorativo;
le attività in collaborazione con la cooperativa sociale “Sonda” per l’inserimento abitavo
nelle case famiglia e con la cooperativa sociale “Una casa per l’uomo” per la mediazione
linguistico-culturale;
le attività di supporto e di collaborazione con i gruppi di auto-aiuto dell’associazione dei
club degli alcolisti in trattamento e degli alcolisti anonimi.
Nella tabella seguente vengono riportate le attività svolte dal servizio negli anni 2004
e 2005.
97
tabella n. 11: attività, anni 2004 e 2005.
prodotti
2004
2005
1. valutazione diagnostica (nuove cartelle)
2. rivalutazione diagnostica (rientri)
3. relazione medica per idoneità alla patente
4. relazione medica per idoneità al porto d’armi
5. presa in carico medica
6. presa in carico psicoterapeutica individuale
7. presa in carico psicoterapeutica familiare
8. presa in carico psicologica individuale o familiare
9. presa in carico sociale
10. presa in carico educativa
11. sostegno psicologico all’inserimento in gruppo di auto-aiuto
12. progetti di prevenzione
13. interventi di prevenzione
14.a corso di disassuefazione dal fumo
14.b numero tabagisti corsi
15. attività ambulatoriale per fumatori di tabacco (nuove cartelle)
16.a reinserimento lavorativo (cooperativa “Il Portico”)
16.b reinserimento lavorativo (altri)
17.a reinserimento abitativo (casa famiglia)
17.b reinserimento abitativo (altri)
18. inserimento lavorativo protetto in centro di lavoro guidato
19. percorso in comunità terapeutica alcologica
20. percorso in comunità terapeutica “doppia diagnosi”
21. inserimento in altre comunità
22. trattamento grippale di club (nuovi)
349
138
308
1
82
14
7
51
59
4
52
27
24
4
130
10
4
9
1
2
15
68
10
8
78
325
142
350
2
82
19
10
84
32
2
28
22
22
4
144
30
0
13
4
0
14
55
14
8
71
L’attività delle comunità residenziali, di notevole importanza all’interno del servizio,
viene rappresentata nella tabella seguente.
tabella n. 12: attività comunità residenziali per tipologia di percorso in comunità, anni 2004 e 2005.
percorsi in comunità alcologica
distretto socio-sanitario n.1
distretto socio-sanitario n.2
fuori u.l.ss.
percorsi in comunità doppia diagnosi
distretto socio-sanitario n.1
distretto socio-sanitario n.2
fuori u.l.ss.
anno 2004
anno 2005
(media 48 gg)
23
25
14
(media circa 235 gg)
6
4
0
(media (54 gg)
20
22
12
(media circa 130 gg)
6
7
1
98
Da sottolineare, che sempre più spesso le persone con problemi alcolcorrelati chiedono
un aiuto per vari tipi di sofferenza (sanitaria, psichiatrica, sociale, esistenziale, economica).
Particolarmente significativa risulta essere l’attività di prevenzione svolta dal servizio
riabilitativo per alcolisti, suddivisa in due grandi aree: prevenzione rispetto ai problemi alcolcorrelati e prevenzione rispetto al fumo di sigaretta.
Nell’anno 2005, gli operatori del servizio hanno attivato n. 22 interventi preventivi,
alcuni conclusi nell’arco dell’anno, altri a carattere biennale. I progetti di prevenzione
coinvolgono, come partner principale, la scuola (media e superiore) con iniziative di
formazione ad insegnanti e ragazzi, educazione tra pari e formazione, ma coinvolgono anche
altre agenzie del territorio, quali associazioni, parrocchie ed enti locali, con attività di
sensibilizzazione . Complessivamente, sono state raggiunte circa n. 2.300 persone (1.240 per
area alcol e 1.060 per area tabacco). La quantificazione non è sempre possibile, anche perché
sempre più si svolgono attività di formazione ad operatori del sociale e della scuola, i quali a
loro volta raggiungono altri destinatari.
Il servizio promuove, inoltre, attività di formazione ed integrazione con altri servizi,
strutture ed associazioni, con lo scopo di facilitare i percorsi di una famiglia con problemi
d’alcol e di integrare le prese in carico socio-sanitarie.
L’organizzazione
Il servizio riabilitativo per alcolisti, per sviluppare le proprie attività, si avvale delle
seguenti strutture:
-
una sede ambulatoriale a Castelfranco Veneto, uno sportello a Valdobbiadene, Crespano
del Grappa e Giavera del Montello;
due comunità residenziali entrambe situate a Castelfranco Veneto e, quindi, in stretto
collegamento con l’ambulatorio.
Il servizio, inoltre, collabora con:
-
il centro di lavoro guidato della cooperativa sociale “Sonda” ad Altivole, sia per le
attività riabilitative che per le attività di supporto alla comunità;
le case famiglia della cooperativa sociale “Sonda” a Vallà di Riese e Maser;
la cooperativa sociale “Il Portico”, il cui capannone ha sede ad Altivole;
i n. 41 club degli alcolisti in trattamento dislocati nella quasi totalità dei comuni
dell’unità locale socio-sanitaria n. 8 e facenti parte dell’ACAT;
i n. 6 gruppi degli alcolisti anonimi, il gruppo degli “Alaten”, i n. 6 gruppi di “Alanon”;
la cooperativa “Una casa per l’uomo”, con sede a Montebelluna per la mediazione
linguistico-culturale.
99
Le unità di offerta
Al fine di rappresentare un quadro completo delle unità di offerta presenti sul territorio
dell’unità locale socio-sanitaria n. 8, dedicate all’area delle dipendneze, in aggiunta ai servizi
precedentemente descritti, si riporta una tabella riassuntiva delle stesse, precisando che
l’allegato a) al presente piano di zona dei servizi alla persona contiene una descrizione più
ampia delle medesime.
tabella n. 13: unità di offerta area dipendenze.
denominazione struttura
comune
totale posti
appartamento protetto
Riese Pio X
2
casa famiglia
Riese Pio X
6
casa famiglia
Maser
6
casa famiglia
Riese Pio X
5
centro diurno
Altivole
30
comunità "Giuseppe Olivotti"
Asolo
30
comunità terapeutica alcologica
Castelfranco Veneto
10
comunità terapeutica doppia diagnosi
Castelfranco Veneto
10
100
Il confronto tra bisogni e risposte e la definizione delle priorità
Nel presente paragrafo viene rappresentato, attraverso l’utilizzo delle tabelle di seguito
riportate, il risultato dell’analisi dei bisogni di salute, considerando le variabili relative alla
dimensione fisica, mentale e socio-relazionale della stessa. Il bisogno di salute è stato inteso
quale condizione negativa in una delle suddette variabili, individuata attraverso i seguenti
elementi: a) patologia, b) disagio socio-relazionale, c) fattore di rischio, d) aspetto soggettivo.
I bisogni che ancora non trovano una soddisfacente risposta ed avvertiti quali priorità
hanno portato alla definizione di politiche di sviluppo dei livelli di salute, declinate, non solo
con riferimento agli stati di evoluzione positiva delle condizioni critiche, ma anche per quanto
riguarda le conseguenti necessità di intervenire sul sistema delle prestazioni (strategia sociosanitaria / sociale) e sulla organizzazione dei servizi (strategia organizzativa). Per ognuna
delle suddette politiche sono state, inoltre, specificate le necessità sul piano delle risorse e del
finanziamento ed individuati strumenti di controllo dello stato di attuazione delle relative
azioni, con definizione di appositi indicatori di processo o di risultato.
le patologie
1.
2.
3.
4.
5.
disturbi da uso di cocaina, di ecstasy e altre sostanze eccitanti e da discoteca, associate o
meno ad abuso alcolico;
disturbi psichici e di personalità associati a disturbi da uso di sostanze;
disturbi da uso di alcol in particolari fasce a rischio: nei giovani, nelle donne e negli
anziani;
disturbi da uso di nicotina;
gioco d’azzardo patologico e problemi correlati.
i disagi socio-relazionali
1.
2.
3.
impoverimento di relazioni affettive familiari, sociali e amicali valide in persone con
storia di dipendenza cronica da sostanze;
difficoltà nella gestione delle relazioni in ambiente lavorativo, precarietà lavorativa e/o
perdita o assenza di abilità lavorative;
grave stato di indigenza, disoccupazione cronica e mancanza di abitazione.
gli aspetti soggettivi
1.
2.
carente o imprecisa conoscenza della complessità delle funzioni e della articolazione
strutturale dei servizi del dipartimento per le dipendenze;
accesso disagevole alla struttura di riabitazione lavorativa per i pazienti residenti nel
distretto socio-sanitario n. 2.
i fattori di rischio
1.
2.
insicurezza, scarse capacità di fronteggiare e risolvere i problemi, mancanza di
autoefficacia e limitate aspettative della vita;
fallimento scolastico;
101
3.
4.
5.
6.
7.
scarse conoscenze sui rischi connessi all’uso delle sostanze psicoattive e sulle
conseguenze amministrative e penali della detenzione, cessione, coltivazione ed uso di
sostanze stupefacenti psicotrope;
comportamenti impulsivi, di ricerca di sensazioni ed esperienze forti e sempre nuove
negli adolescenti;
accessibilità alle sostanze psicoattive;
appartenenza a famiglie, gruppi di pari o ambienti sportivi in cui il consumo di sostanze
psicoattive o dopanti è tollerato, approvato o condiviso;
processi di progressiva emarginazione di soggetti portatori di disagio.
102
Le patologie
1. disturbi da uso di cocaina, di ecstasy e altre sostanze eccitanti e da discoteca,
associate o meno ad abuso alcolico
problema di salute
Negli ultimi anni, l’uso di cocaina ha avuto un incremento nel
territorio dell’unità locale socio-sanitaria n. 8. Tale incremento
interessa
anche
i
pazienti
pervenuti
al
servizio
tossicodipendenze, che sono passati dai n. 30 cocainomani del
2000 ai n. 55 del 2006; aumento ancor più evidente come droga
secondaria, dai n. 28 ai n. 159 abusatori. Si è rilevato, inoltre,
che il 16% delle persone con meno di 50 anni che si rivolgono al
servizio di alcologia per problemi connessi all’uso di alcol
risultano essere anche consumatori di cocaina. Benché le ultime
stime collochino il territorio dell’unità socio-sanitaria al di sotto
della media regionale per il consumo di ecstasy e altre droghe da
discoteca, il tasso di diffusione ha mostrato un ulteriore aumento
tra il 2003 e 2004, da 1,4 a 1,9 per mille. Il consumo di queste
sostanze si associa frequentemente all’abuso di alcol, con
ulteriori problemi di tipo fisico, psichico e di sicurezza sulle
strade; in ogni caso, la maggior parte dei consumatori di cocaina
e di altre droghe eccitanti non desidera rivolgersi ai servizi di
cura né d’altro canto sviluppa un disturbo di dipendenza
propriamente detto.
politica della salute
Contenimento o riduzione dell’uso di cocaina, di ecstasy, delle
altre sostanze eccitanti e da discoteca, e dei problemi correlati.
strategia sociosanitaria/sociale
1. sviluppare percorsi terapeutici adeguati all’interno dei servizi
e di sostegno ai familiari;
2. favorire il contatto con i soggetti che rifiutano di rivolgersi ai
servizi;
3. garantire interventi di informazione, sensibilizzazione e
prevenzione ai gruppi a rischio;
4. attivare interventi su gruppi a rischio, genitori, docenti e
opinion leader per una maggiore consapevolezza;
5. sviluppare azioni educative di contrasto all’uso di cocaina e
altre droghe eccitanti.
103
strategia organizzativa
1. formare il personale alle metodologie di intervento innovative
e sperimentare percorsi di trattamento adeguati alle
caratteristiche peculiari dei consumatori di cocaina;
2. attivare nel territorio uno o più centri d’ascolto non
connotabili come servizi per le dipendenze;
3. costituire gruppi di lavoro per la prevenzione nella scuola e
sul territorio, e loro coordinamento.
risorse/finanziamento
Il costo per la realizzazione delle azioni previste dalle strategie
organizzative viene finanziato con il fondo regionale lotta alla
droga – piano triennale 2007-2009 (fondo € 293.856,00 +
autofinanziamento € 99.453,99 = totale triennio € 393.309,99).
indicatori di controllo
1. avvio di n. 2 centri d’ascolto, n. 1 per ogni distretto sociosanitario, entro il 30.06.2008;
2. n. pazienti consumatori di cocaina e cocaina/alcol in carico
presso i servizi socio-sanitari: almeno n. 45.
104
2. disturbi psichici e di personalità associati a disturbi da uso di sostanze
problema di salute
L’abuso e la dipendenza da sostanze è frequentemente associata
a disturbi psichici e/o di personalità, con conseguente maggiore
gravità e difficoltà ad accedere a percorsi terapeutici adeguati;
nonostante il buon lavoro fin qui svolto, i casi più gravi e
complessi non ricevono ancora risposte del tutto efficaci nel
lungo periodo.
politica della salute
Riduzione dei livelli sintomatologici e contenimento delle
problematiche correlate.
strategia sociosanitaria/sociale
1. attivare procedure diagnostiche e di valutazione
standardizzate della comorbidità psichiatrica;
2. trattare la comorbidità psichiatrica sia direttamente che
attraverso la richiesta di consulenze da parte del dipartimento
di salute mentale;
3. gestire in modo diretto da parte del servizio
tossicodipendenze dei trattamenti farmacologici con
antipsicotici atipici in pazienti con prevalente disturbo di
dipendenza e comorbidità psichiatrica.
strategia organizzativa
1. garantire formazione continua del personale in tema di
diagnosi e trattamento della comorbidità psichiatrica;
2. sostenere l’applicazione del protocollo operativo tra i
dipartimenti per le dipendenze e di salute mentale;
3. partecipare ad incontri di coordinamento a livello di équipe
mista sul caso;
4. partecipare a tavoli di coordinamento e valutazione dei
trattamenti presso la comunità alcologica;
5. migliorare l’integrazione degli interventi ambulatoriali e
residenziali;
6. acquisizione di una nuova struttura allocata nel territorio del
distretto socio-sanitario n. 1 per il trasferimento della
comunità alcologica con sezione per la doppia diagnosi.
105
risorse/finanziamento
1. per i punti previsti dal n. 1 al n. 5 delle strategie organizzative
il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse
già a disposizione della rete dei servizi;
2. per il punto n. 6 delle strategie organizzative euro 2.500.000
per costo di investimento a carico dell’area sanitaria del
bilancio dell’u.l.ss. n. 8.
indicatori di controllo
1. n. pazienti con comorbidità psichiatrica in carico ai servizi
tossicodipendenze e riabilitativo per alcolisti: almeno n. 150
per anno;
2. termine finale per il trasferimento della comunità:
31/12/2009.
106
3. disturbi da uso di alcol in particolari fasce a rischio: nei giovani, nelle donne e negli
anziani
problema di salute
L’uso di alcol tra i più giovani e tra le donne sta mostrando un
aumento da alcuni anni a questa parte: l’affluenza dei soggetti
minori di 30 anni al servizio di alcologia si è incrementato del
18% nell’ultimo quinquennio rispetto a quello precedente,
mentre le donne che richiedono un trattamento sono aumentate
del 10% nello stesso periodo. Negli ultimi anni mediamente
l’11% delle persone con problemi di dipendenza alcolica ha più
di 65 anni; alcune di queste persone si trovano senza sostegno
familiare, in precarie condizioni fisiche o ricoverate nelle case di
riposo. L’incremento della diffusione del bere ha comportato
anche l’incremento di problemi correlati in queste
sottopopolazioni.
politica della salute
Ritardo nell’iniziazione all’alcol dei giovani, riduzione della
diffusione del bere tra le donne in gravidanza, e riduzione del
disagio psicologico e sociale nonché dei problemi fisici correlati
all’uso alcolico negli anziani.
strategia sociosanitaria/sociale
1. garantire adeguati livelli di prevenzione, informazione e
sensibilizzazione a giovani, donne e anziani;
2. individuare percorsi di trattamento adeguati alle specifiche
necessità delle persone appartenenti a queste fasce a rischio e
dei loro familiari;
3. sensibilizzare e formare il territorio rispetto ai problemi legati
al bere.
strategia organizzativa
1. ampliare la collaborazione con le scuole per progetti di
prevenzione;
2. approntare protocolli operativi tra i diversi servizi sociosanitari e assistenziali (servizio riabilitativo per alcolisti,
consultorio familiare, unità operative di ostetricia e
ginecologia, case di riposo);
3. organizzare una formazione specifica per singole categorie di
operatori sociali e socio-sanitari;
4. organizzare una formazione di base per gli operatori del
territorio (corso di sensibilizzazione) ogni tre anni.
107
risorse/finanziamento
1. per i punti previsti dal n. 1 al n. 3 delle strategie organizzative
il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse
già a disposizione della rete dei servizi;
2. per il punto n. 4 delle strategie organizzative il costo di euro
25.000 è a carico dell’area sanitaria del bilancio dell’u.l.ss. n.
8 – anno 2008.
indicatori di controllo
1. n. operatori socio-sanitari e sociali formati per anno: n. 30;
2. n. protocolli interistituzionali attivati entro il 30.06.2008: n. 2.
108
4. disturbi da uso di nicotina
problema di salute
Una persona su quattro fuma: il fumo di tabacco rappresenta la
principale causa evitabile di mortalità e morbilità ed è
largamente diffuso anche nel nostro territorio. Esso è sostenuto
dall’instaurarsi della dipendenza da nicotina, solitamente a
partire dai primi anni dell’adolescenza; non sono state ancora
trovate modalità efficaci per la prevenzione estesa e per far
emergere una domanda di trattamento.
politica della salute
Ritardo nell’iniziazione al fumo di tabacco e riduzione della
diffusione del fumo nella popolazione.
strategia sociosanitaria/sociale
Garantire adeguati livelli di informazione, di prevenzione per la
popolazione e di consulenza, motivazione al trattamento,
disassuefazione da fumo per i tabagisti.
strategia organizzativa
1. sviluppare l’ambulatorio tabaccologico di secondo livello;
2. elaborare protocolli di intervento con i reparti ospedalieri e i
medici di medicina generale;
3. promuovere un maggior collegamento fra i servizi, gli
operatori socio-sanitari e le associazioni;
4. coinvolgere le associazioni nella sensibilizzazione del
territorio;
5. aumentare la formazione di base degli operatori;
6. sostenere i corsi antifumo trimestrali attivati dal servizio
alcologia.
risorse/finanziamento
1. per i punti previsti dal n. 1 al n. 5 delle strategie organizzative
il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse
già a disposizione della rete dei servizi;
2. per il punto n. 6 delle strategie organizzative il costo di euro
42.000 per il triennio 2007/2009 è a carico dell’area sanitaria
del bilancio dell’u.l.ss. n. 8.
indicatori di controllo
1. n. pazienti trattati: almeno n. 80 per anno;
2. n. gruppi antifumo serali attivati: almeno n. 4 per anno.
109
5. gioco d’azzardo patologico e problemi correlati
problema di salute
Da alcuni anni il gioco d’azzardo è sempre più diffuso nella
popolazione, con fatturati in costante aumento: +12% nel 2005
rispetto all’anno precedente e +16% nel 2006. Persone
vulnerabili sviluppano una tendenza a giocare in modo
incontrollato, con conseguenti problemi personali, economici,
familiari, lavorativi, legali, eccetera; si stima che nel territorio
dell’unità socio-sanitaria n. 8 risiedano circa n. 750 giocatori
patologici.
politica della salute
Contenimento o riduzione del gioco d’azzardo patologico e dei
problemi correlati.
strategia sociosanitaria/sociale
1. sostenere gli interventi specialistici ambulatoriali;
2. promuovere lo sviluppo di modalità comuni di consulenza e
intervento in ambito regionale.
strategia organizzativa
1. garantire la formazione continua del personale in tema di
gioco d’azzardo patologico e relativa comorbidità;
2. revisionare i percorsi diagnostico-terapeutici e la metodologia
di valutazione;
3. sviluppare a livello provinciale linee guida operative per il
coordinamento degli interventi;
4. partecipare al gruppo regionale di ricerca sul gioco d’azzardo
patologico o ad altre analoghe iniziative regionali.
risorse/finanziamento
Il costo delle attività previste dalle strategie organizzative viene
sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete
dei servizi.
indicatori di controllo
N. pazienti trattati per anno: almeno n. 15.
110
I disagi socio-relazionali
1. impoverimento di relazioni affettive familiari, sociali e amicali valide in persone
con storia di dipendenza cronica da sostanze
problema di salute
Diversi soggetti con storia pluriennale di dipendenza da
sostanze, emarginazione e devianza, presentano difficoltà nel
reinserimento sociale a causa del progressivo venir meno di
relazioni familiari e sociali valide, sostituite per lungo tempo da
rapporti fondati sull’uso, condivisione e scambio di sostanze.
Inoltre, l’efficacia degli attuali trattamenti per la dipendenza da
sostanze ha permesso l’allungamento della vita di questi pazienti
che ormai raggiungono età avanzate, ma che possono presentare
situazioni di grave esclusione dal circuito socio-relazionale e
lavorativo.
politica della salute
Garanzia di relazioni affettive e sociali nella comunità locale e
aumento delle capacità di risposta ai bisogni di supporto
personale da parte delle famiglie e della comunità locale.
strategia sociosanitaria/sociale
1. favorire la conoscenza e l’accesso del paziente alle risorse del
privato sociale e del volontariato locale;
2. attivare percorsi integrati di supporto sociale alla persona
dipendente da parte dei servizi socio-sanitari, famiglie, enti
locali, privato sociale e volontariato.
strategia organizzativa
1. organizzare momenti di incontro e scambio tra i servizi
sociali dei comuni e delle unità operative dell’unità locale
socio-sanitaria con il privato sociale ed il volontariato per
favorire la reciproca conoscenza e la condivisione di percorsi
integrati volti al sostegno dei soggetti in difficoltà;
2. favorire il coinvolgimento delle famiglie nel trattamento.
risorse/finanziamento
Il costo delle attività previste dalle strategie organizzative viene
sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete
dei servizi.
111
indicatori di controllo
1. n. servizi sociali comunali coinvolti nel triennio 2007/2009:
almeno n. 16;
2. n. unità operative dell’unità locale socio-sanitaria coinvolte
nel triennio 2007/2009: almeno n. 3;
3. n. agenzie del privato sociale e del volontariato coinvolte nel
triennio 2007/2009: almeno n. 5.
112
2. difficoltà nella gestione delle relazioni in ambiente lavorativo, precarietà lavorativa
e/o perdita o assenza di abilità lavorative
problema di salute
La dipendenza da sostanze, soprattutto se accompagnata da
disturbi psichiatrici, comporta la compromissione o l’incompleto
sviluppo di quelle abilità cognitive e sociali che normalmente
sostengono l’attività lavorativa e le relazioni interpersonali sia
con i colleghi che con il datore di lavoro. Nel 2006, l’8.5% dei
pazienti tossicodipendenti si trovava in una condizione di
sottooccupazione od occupazione temporanea; le cooperative
sociali per il reinserimento lavorativo di questi soggetti sono
spesso in difficoltà nel reperire commesse e, quindi,
nell’assumere nuovi utenti.
politica della salute
Superamento delle problematiche personali e recupero delle
capacità lavorative, con rinforzo di abilità sociali e cognitive e
della corretta gestione economica.
strategia sociosanitaria/sociale
1. sostenere azioni di counselling lavorativo per la valutazione
dei bisogni e competenze individuali e personalizzazione
degli interventi riabilitativi;
2. inserire il soggetto in programmi residenziali o ambulatoriali
per il recupero e sostegno delle abilità sociali e cognitive;
3. inserire il soggetto in cooperativa, centro di lavoro guidato o
centro occupazionale;
4. sostenere e monitorare il percorso.
strategia organizzativa
1. integrare gli interventi terapeutici ambulatoriali o residenziali
con percorsi individualizzati di rinforzo di abilità cognitive e
sociali relative alle aree di problem solving, gestione
economica, cura di sé, gestione delle relazioni all’interno del
luogo di lavoro;
2. attivare interventi di riabilitazione lavorativa in ambiente
protetto, nell’ambito di un più ampio rapporto con il servizio
inserimento lavorativo;
3. sostenere da parte degli enti pubblici le attività economiche
delle cooperative sociali, applicando le indicazioni regionali
di assegnazione diretta di commesse.
113
risorse/finanziamento
1. il costo per la realizzazione delle azioni previste dal punto n.
1 delle strategie organizzative viene finanziato con il fondo
regionale lotta alla droga – piano triennale 2007-2009 (fondo
€ 146.928,00 + autofinanziamento € 48.975,99 = totale
triennio € 195.903,99);
2. per il punto n. 2 e n. 3 delle strategie organizzative il costo
delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a
disposizione della rete dei servizi.
indicatori di controllo
1. n. pazienti tossico-alcoldipendenti in carico e inseriti dai
servizi in luoghi di lavoro protetti o meno (centri diurni,
stage, assunzioni): almeno n. 30 per anno;
2. rapporto tra n. commesse in atto da comuni a cooperative
sociali/30, per anno > 1.
114
3. grave stato di indigenza, disoccupazione cronica e mancanza di abitazione
problema di salute
La dipendenza da sostanze o il gioco d’azzardo patologico
possono talora associarsi a gravissime forme di emarginazione
sociale con mancanza dell’abitazione e dei mezzi di sussistenza.
Nel 2006, il 15% dei pazienti tossicodipendenti risultava essere
disoccupato; nel quinquennio 2001-2006, il numero di
disoccupati alcoldipendenti è aumentato del 38% rispetto al
periodo precedente. Diversi soggetti tra questi si trovano in stato
di disoccupazione cronica, generalmente legata a disabilità
cognitive e sociali gravi. Nel 2006, il bisogno abitativo ha
riguardato almeno n. 7 persone tossicodipendenti (circa l’1.5%
del totale); talora, il bisogno abitativo non può trovare risposta,
nemmeno temporanea, nelle strutture di trattamento residenziale;
tra i pazienti alcoldipendenti pervenuti negli ultimi cinque anni,
il bisogno abitativo ha interessato 23 persone, con un incremento
del 109% rispetto al periodo precedente; queste situazioni
restano difficili da trattare, con rilevanti problemi di assistenza.
politica della salute
Garanzia delle condizioni minime vitali e dell’attivazione
dell’utente per un cambiamento dello stile di vita.
strategia sociosanitaria/sociale
1. garantire contributi economici per tempi predeterminati e
commisurati a specifici percorsi individualizzati;
2. predisporre e gestire appartamenti protetti in tutto il territorio;
3. attivare la rete familiare e territoriale e loro monitoraggio;
4. garantire il servizio di trasporto verso i servizi o il luogo di
lavoro per casi particolarmente disagiati.
strategia organizzativa
1. attivare una presa in carico integrata (servizi specialistici e
territoriali) dei casi che non hanno aderito ad un percorso
riabilitativo;
2. approntare un accordo tra comuni, unità locale socio-sanitaria
e ATER per la messa a disposizione e gestione di
appartamenti protetti;
3. garantire la valutazione integrata delle capacità residue
familiari e territoriali.
4. attivare n. 2 nuove case-famiglia, con ospitalità sino a n. 6
utenti ciascuna, nel territorio montebellunese e sinistra Piave.
115
risorse/finanziamento
1. per i punti previsti dal n. 1 al n. 3 delle strategie organizzative
il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse
già a disposizione della rete dei servizi;
2. per il punto n. 4 delle strategie organizzative il costo
dell’investimento per le n. 2 case-famiglia potrà essere
determinato solo successivamente alla definizione della
relativa azione progettuale che dovrà, in particolare, definire,
oltre al soggetto gestore, anche la modalità di possesso degli
immobili (acquisizione o affitto). Euro 197.100 per costi di
gestione a carico degli utenti.
indicatori di controllo
Termine finale per l’attivazione di n. 2 nuove case-famiglia:
31.12.2009.
116
Gli aspetti soggettivi
1. carente o imprecisa conoscenza della complessità delle funzioni e della
articolazione strutturale dei servizi del dipartimento per le dipendenze
problema di salute
Una recente ricerca regionale ha mostrato che nella Provincia di
Treviso i giovani mostrano una più limitata conoscenza della
complessa articolazione e funzione dei servizi per le dipendenze
e ridotta fiducia nei loro confronti.
politica della salute
Migliore conoscenza dei servizi del dipartimento per le
dipendenze, delle loro funzioni, competenze e struttura
organizzativa.
strategia sociosanitaria/sociale
1. migliorare quantitativamente e qualitativamente i livelli di
informazioni sui servizi disponibili al cittadino attraverso il
portale web dell’unità locale socio-sanitaria;
2. favorire il contatto diretto tra i cittadini e gli operatori del
servizio a garanzia di maggiore diffusione delle informazioni
relative ai servizi, alla loro missione, alle metodologie di
lavoro e ai risultati conseguiti;
3. incrementare le informazioni disponibili presso gli operatori
sociali del territorio.
strategia organizzativa
1. monitorare ed aggiornare i contenuti relativi ai servizi per le
dipendenze nel portale web dell’unità locale socio-sanitaria;
2. partecipare ad incontri periodici con la popolazione;
3. fornire adeguate informazioni sui servizi agli operatori del
territorio attraverso incontri e materiale informativo.
risorse/finanziamento
Il costo per la realizzazione delle azioni previste dalle strategie
organizzative viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a
disposizione della rete dei servizi.
indicatori di controllo
N. incontri di operatori dei servizi socio-sanitari con la
popolazione: almeno n. 3 per anno.
117
2. accesso disagevole alla struttura di riabilitazione lavorativa per i pazienti residenti
nel distretto socio-sanitario n. 2
problema di salute
Un progetto di riabilitazione lavorativa presso un centro
occupazionale o di lavoro guidato prevede di norma l’accesso
giornaliero alla struttura; l’eccessiva distanza associata alla
frequente indisponibilità di patente o di mezzo di trasporto
adeguato limita le possibilità di usufruire di dette strutture.
politica della salute
Garanzia di equa opportunità di utilizzo delle risorse per la
riabilitazione lavorativa per i cittadini residenti nel territorio
della unità socio-sanitaria locale.
strategia sociosanitaria/sociale
Ridurre il disagio dello spostamento dalla residenza al luogo di
lavoro, sede del programma, attualmente sito unicamente nel
territorio del distretto socio-sanitario n. 1.
strategia organizzativa
Attivare una seconda sede del centro di lavoro guidato/centro
occupazionale nel territorio del distretto socio-sanitario n. 2.
risorse/finanziamento
I costi di gestione per anno, corrispondenti a n. 7 nuovi posti,
pari ad euro 86.052, sono a carico dell’area sanitaria del bilancio
dell’u.l.ss. n. 8. Il costo per l’investimento potrà essere
determinato solo successivamente alla definizione della relativa
azione progettuale che, tra le altre cose, dovrà definire la
modalità di possesso dell’immobile (acquisizione o affitto).
indicatori di controllo
Termine finale per la messa in attività della nuova sede presso il
territorio del distretto socio-sanitario n. 2: 31.12.2009.
118
I fattori di rischio
1. insicurezza, scarse capacità di fronteggiare e risolvere i problemi, mancanza di
autoefficacia e limitate aspettative dalla vita
problema di salute
Carenze nello sviluppo personale, affettivo e relazionale possono
favorire una vulnerabilità nella gestione efficace dei problemi;
diversi giovani mostrano un disorientamento rispetto alle mete
personali ed ai metodi per raggiungerle, con la conseguenza di
percepire un senso di disagio ed inadeguatezza costanti e di
avere l‘aspettativa che le mete personali e relazionali siano
troppo elevate e irraggiungibili, acquisendo così un
atteggiamento passivo verso la vita.
politica della salute
Miglioramento dei livelli di sicurezza, aumento della fiducia
nella autorealizzazione e maggiore responsabilizzazione nella
gestione della salute da parte dell’individuo, della famiglia e
della comunità locale.
strategia sociosanitaria/sociale
1. promuovere il rafforzamento dei fattori di protezione legati
alle abilità sociali mediante interventi su gruppi-classe e
gruppi-informali;
2. realizzazione di progetti di “peer education”;
3. sviluppo di programmi riabilitativi che promuovono l’autoaiuto e l’empowerment.
strategia organizzativa
1. coinvolgere i giovani in microprogetti territoriali;
2. rafforzare le relazioni significative dei giovani con gli adulti;
3. mettere a contatto i gruppi a rischio con le risorse presenti nel
territorio;
4. sostenere i programmi di auto aiuto garantendo adeguate sedi
per i gruppi di auto-aiuto.
risorse/finanziamento
Il costo per la realizzazione delle azioni previste dalle strategie
organizzative viene finanziato con il fondo regionale lotta alla
droga – piano triennale 2007-2009 (azioni previste nell’ambito
dei progetti di area 1 finanziati complessivamente con €
293.856,00 (fondo) + € 104.261,01 (autofinanziamento) = totale
€ 398.117,01).
119
indicatori di controllo
Termine finale per la messa a regime delle attività: 31/12/2007.
120
2. fallimento scolastico
problema di salute
Nel 2006, solo il 29% dei pazienti tossicodipendenti aveva un
livello di istruzione superiore; la maggior parte degli altri
mostrava di aver ripetuto l’anno una o più volte, rinunciando,
pertanto, alla prosecuzione degli studi con conseguente
inadeguato sviluppo delle potenzialità personali. Frequentemente
si associa un atteggiamento passivo e uno stile di vita più
orientato a gratificazioni immediate e perdita di interesse per
progetti a lungo termine.
politica della salute
Migliorata condizione per quanto riguarda la partecipazione
scolastica.
strategia sociosanitaria/sociale
Favorire positive relazioni interpersonali tra pari e tra docenti e
allievi nelle classi più a rischio.
strategia organizzativa
1. realizzare corsi formativi per insegnanti;
2. organizzare ed attivare gruppi formativi ed educativi nelle
classi a rischio;
3. attivare processi partecipativi nelle classi a rischio.
risorse/finanziamento
Il costo per la realizzazione delle azioni previste dalle strategie
organizzative viene finanziato con il fondo regionale lotta alla
droga – piano triennale 2007-2009 (azioni previste nell’ambito
dei progetti di area 1 finanziati complessivamente con €
293.856,00 - fondo - + € 104.261,01 - autofinanziamento =
totale € 398.117,01).
indicatori di controllo
Termine finale per la messa a regime delle attività: 31/12/2007.
121
3. scarse conoscenze sui rischi connessi all’uso delle sostanze psicoattive e sulle
conseguenze amministrative e penali della detenzione, cessione, coltivazione ed uso di
sostanze stupefacenti e psicotrope
problema di salute
Nei giovani la trasmissione di conoscenze relative all’uso di
sostanze avviene soprattutto attraverso il gruppo dei pari, è priva
di rilevanza scientifica, e ignora le conseguenze legali derivate
dalla detenzione, cessione, coltivazione ed uso di stupefacenti; la
scarsa conoscenza può favorire una percezione di sicurezza e
impunibilità e può orientare il soggetto verso un atteggiamento
più favorevole all’uso.
politica della salute
Aumento sul piano quantitativo e qualitativo delle conoscenze
relative ai rischi connessi all’uso delle sostanze e ai rischi legali
della detenzione, cessione, coltivazione e uso di sostanze
stupefacenti e psicotrope.
strategia sociosanitaria/sociale
1. offrire informazioni scientificamente corrette sui rischi
connessi all’uso di sostanze, sia direttamente ai giovani che
indirettamente a docenti e ad altri adulti significativi;
2. incentivare la diffusione nella scuola di informazioni sui
rischi legali sia attraverso il confronto docente-allievo, sia
attraverso pieghevoli appositamente approntati.
strategia organizzativa
1. realizzare corsi di formazione rivolti a giovani e adulti;
2. attivare lavori di gruppo in classe su temi relativi all’uso di
sostanze;
3. offrire informazioni in contesti informali;
4. approntamento da parte dei servizi socio-sanitari di materiali
informativi per la diffusione ai giovani nelle scuole e/o in altri
contesti territoriali.
risorse/finanziamento
Il costo per la realizzazione delle azioni previste dalle strategie
organizzative viene finanziato con il fondo regionale lotta alla
droga – piano triennale 2007-2009 (azioni previste nell’ambito
dei progetti di area 1 finanziati complessivamente con euro
293.856,00 – fondo - + € 104.261,01 -autofinanziamento = totale
€ 398.117,01).
122
indicatori di controllo
Termine finale per la messa a regime delle attività: 31/12/2007.
123
4. comportamenti impulsivi, di ricerca di sensazioni ed esperienze forti e sempre
nuove negli adolescenti
problema di salute
L’atteggiamento favorevole verso comportamenti a rischio può
rendere il soggetto più disposto a sperimentare sostanze
psicoattive senza valutarne opportunamente le conseguenze.
politica della salute
Aumento negli adulti significativi della consapevolezza e della
capacità di individuare i soggetti a rischio.
1. formare i docenti a riconoscere i soggetti più a rischio;
2. aumentare negli adulti significativi la conoscenza delle
modalità di supporto agli adolescenti;
strategia
socio3. aumentare le conoscenze relative all’uso di sostanze e agli
sanitaria/sociale
altri comportamenti a rischio;
4. favorire l’accesso dei giovani a rischio a punti formali di
ascolto e sostegno.
strategia organizzativa
1. attivare nella scuola iniziative di formazione - prevenzione
per allievi o per docenti;
2. attivare e promuovere centri di ascolto e sostegno nel
territorio.
risorse/finanziamento
Il costo per la realizzazione delle azioni previste dalle strategie
organizzative viene finanziato con il fondo regionale lotta alla
droga – piano triennale 2007-2009 (azioni previste nell’ambito
dei progetti di area 1 finanziati complessivamente con € 293.856
– fondo - + € 104.261,01 autofinanziamento = totale euro
398.117,01).
indicatori di controllo
Termine finale per la messa a regime delle attività: 31/12/2007.
124
5. accessibilità alle sostanze psicoattive
problema di salute
Anche per l’anno 2006 il ministero dell’interno ha segnalato un
aumento del 4.8% delle quantità di stupefacenti sequestrate nel
territorio nazionale; almeno un terzo dei giovani sperimenta
l’uso di cannabis. L’alcol è di fatto liberamente accessibile
anche ai minorenni. Pertanto, la diffusione e reperibilità delle
sostanze psicoattive è talmente ampia che è difficile che un
giovane non si trovi a contatto con consumatori o fornitori, con
conseguente percezione di normalità del fenomeno.
politica della salute
Diminuzione dell’accesso all’alcol e tabacco nelle fasce
giovanili e negli ambienti di lavoro.
strategia sociosanitaria/sociale
Promuovere e diffondere stili di vita senza uso di sostanze
psicoattive nella guida, nei luoghi educativi, nei luoghi di lavoro,
con priorità per i luoghi di erogazione di servizi socio-sanitari.
strategia organizzativa
1. promuovere incontri con associazioni di categoria,
organizzazioni sindacali, associazioni di volontariato, datori
di lavoro;
2. promuovere l’impegno degli enti pubblici nei confronti della
carta europea sull’alcol;
3. diffondere la normativa sull’uso di sostanze negli esercizi
commerciali e nei luoghi di lavoro;
4. sviluppare programmi informativi/educativi per le persone
sanzionate per guida in stato di ebbrezza.
risorse/finanziamento
Il costo per la realizzazione delle azioni previste dalle strategie
organizzative viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a
disposizione della rete dei servizi.
indicatori di controllo
N. adesioni di enti pubblici alla carta europea sull’alcol: almeno
n. 15 nel triennio 2007/2009.
125
6. appartenenza a famiglie, gruppi di pari o ambienti sportivi in cui il consumo di
sostanze psicoattive o dopanti è tollerato, approvato o condiviso
problema di salute
La percezione che l’ambiente di appartenenza tollera, approva o
consuma sostanze rappresenta un modello di comportamento
negativo anziché di promozione di stili sani di vita, aumentando
così la percezione di normalità dell’uso e riducendo le difese
personali.
politica della salute
Aumento delle capacità di resistenza alle pressioni dell’ambiente
e garanzia che l’ambiente sportivo sia promotore di
comportamenti sani.
strategia sociosanitaria/sociale
1. promuovere l’attivazione di processi partecipativi a gruppi
sani;
2. aumentare la consapevolezza, le capacità comunicative e di
riconoscere le situazioni a rischio da parte di adulti
significativi, dirigenti e allenatori delle società sportive.
strategia organizzativa
1. costituire gruppi di lavoro di giovani su microprogetti;
2. intervenire nelle classi a rischio;
3. corsi formativi per adulti sugli stili comunicativi e relazioni di
aiuto.
risorse/finanziamento
Il costo per la realizzazione delle azioni previste dalle strategie
organizzative viene finanziato con il fondo regionale lotta alla
droga – piano triennale 2007-2009 (azioni previste nell’ambito
dei progetti di area 1 finanziati complessivamente con € 293.856
– fondo - + € 104.261,01 - autofinanziamento = totale €
398.117,01).
indicatori di controllo
Termine finale per la messa a regime delle attività: 31/12/2007.
126
7. processi di progressiva emarginazione di soggetti portatori di disagio
problema di salute
E’ possibile rilevare circoli viziosi relativi a giovani che sono
giudicati inadeguati e, a loro volta, si percepiscono sempre più
inadeguati a gestire efficacemente le relazioni sociali in
differenti contesti (scolastico, lavorativo, gruppo dei pari,
famiglia, ecc).
politica della salute
Sostegno alle relazioni sociali e contrasto alla stigmatizzazione
reciproca tra adulti e giovani in difficoltà.
strategia sociosanitaria/sociale
1. sviluppare la cooperazione tra adulti e giovani in difficoltà;
2. promuovere i servizi alla persona in luoghi formali e
informali;
3. garantire interventi di animazione di strada e consulenza in
contesti formali e informali.
strategia organizzativa
1. coinvolgere
i
giovani
opinion
leader
nella
progettazione/gestione di interventi preventivi;
2. costituire spazi e luoghi di ascolto nel territorio;
3. attivare operatività di strada e gruppi educativi-formativi di
giovani.
risorse/finanziamento
Il costo per la realizzazione delle azioni previste dalle strategie
organizzative viene finanziato con il fondo regionale lotta alla
droga – piano triennale 2007-2009 (azioni previste nell’ambito
dei progetti di area 1 finanziati complessivamente con €
293.856,00 – fondo - + € 104.261,01 – autofinanziamento =
totale € 398.117,01).
indicatori di controllo
Termine finale per la messa a regime delle attività: 31/12/2007.
127
AREA MINORI, GIOVANI E FAMIGLIA
Breve profilo dell’area minori, giovani e famiglia
Negli ultimi anni, per quanto concerne le politiche per i diritti dell’infanzia e
dell’adolescenza, gli interventi di tutela e di sostegno sono entrati a far parte di una più ampia
rete di servizi e opportunità a beneficio della popolazione minorile, promosse dai singoli
comuni, ma anche da aggregazioni degli stessi, sostenuti, in questo, dai finanziamenti della
legge 28 agosto 1997, n. 285.
Nello specifico, per tutela si intende l’insieme di interventi mirati alla riduzione
duratura del deterioramento della relazione genitore/bambino e alla risoluzione e
modificazione dei fattori di rischio psico-sociale ed evolutivo individuati nel sistema famiglia
di appartenenza del minore.
Le nuove politiche in ambito minorile accreditano l’idea del minore protagonista, non
più riduttivamente considerato quale soggetto da tutelare.
Il bambino, l’adolescente non sono più oggetto di particolari cure ed attenzioni dovute
alla loro minore età, ma diventano soggetti di diritto. Cambia, in questo modo, la prospettiva
stessa con la quale si guarda ai diritti dell’infanzia e dell’adolescenza: si tratta, cioè, non più
solamente di fornire servizi per il soddisfacimento di specifici bisogni, ma anche di
interpretare diversamente il loro diritto ad essere riconosciuti cittadini a pieno titolo.
Lo sviluppo, oggi, è finalizzato a promuovere e valorizzare il protagonismo e la
soggettività del minore in ogni sua dimensione (psicologica, cognitiva, affettiva, relazionale,
creativa) e all’interno dei contesti privilegiati (famiglia, scuola, territorio,…), anche
sostenendo e favorendo le competenze educative degli adulti per lui significativi: genitori,
familiari, insegnanti, educatori, allenatori, animatori.
L’esistenza di territori e comunità ricchi di opportunità educative, aggregative e di
socializzazione è garanzia di uno sviluppo armonico della generalità dei minori e, al
contempo, diviene ambito privilegiato di inserimento e integrazione per minori e famiglie
fragili.
L’ambito dei minori fa riferimento alla popolazione di età compresa tra 0 e 17 anni e
comprende soggetti di diverse fasce d’età: bambini, pre-adolescenti e adolescenti.
Per quanto riguarda i giovani è opportuno fare riferimento alle indicazioni fornite dalla
Commissione Europea ed alle sollecitazioni della Regione del Veneto: esse concordano
nell’adottare quale fascia d’età utile per l’implementazione delle politiche giovanili quella
compresa tra i 18 e i 34 anni.
Le azioni già avviate e realizzate in tale ambito si proponevano essenzialmente di:
128
-
favorire la partecipazione dei giovani alla programmazione, alla gestione ed alla verifica
delle politiche a loro dirette;
favorire e sviluppare una cultura attenta e consapevole in riferimento alle tematiche
giovanili;
sostenere l’aggregazione formale già esistente;
promuovere e valorizzare l’aggregazione spontanea;
coinvolgere le varie agenzie educative che operano con i giovani (scuole, parrocchie,
gruppi sportivi);
realizzare iniziative coordinate.
L’attuazione di queste strategie è stata prevalentemente implementata nell’ambito dei
“progetti giovani” e dei “progetti di comunità” condotti da comuni singoli o associati. E’ stata
così confermata la centralità dell’ente locale in materia di politiche giovanili e nel contempo
sono state sperimentate modalità di collaborazione fra diverse istituzioni e servizi (comuni,
scuole, unità locale socio-sanitaria, parrocchie, privato sociale).
Rimane, comunque, un quadro che necessita di una visione d’insieme, sia con
riferimento al territorio dell’unità locale socio-sanitaria, sia per quanto riguarda i diversi
soggetti coinvolti, che possa costituire la base per azioni maggiormente integrate; un
coordinamento che non ha ambizioni di uniformare, standardizzare od omologare le singole
progettualità ma che deve sostenere la presa di coscienza della necessità di confronto e
maggior informazione sulle esperienze e sulla valutazione della efficacia degli interventi per
sostenere le nuove sfide rappresentate dalla evoluzione demografica e sociale, che rende più
complesse le relazioni tra le generazioni, dallo scarto crescente tra la gioventù e gli affari
pubblici, che rischia di determinare un “deficit di cittadinanza”, dalla promozione di una
migliore partecipazione dei cittadini, della società civile e degli attori territoriali.
Si rende necessario promuovere nuove forme di governance, cioè di regole,
meccanismi e prassi che influiscono sull’articolazione dei diversi poteri esercitati, per
consentire, tra le altre cose, la partecipazione dei cittadini alle decisioni che li riguardano.
L’ambito della gioventù richiede la modernizzazione dell’azione pubblica secondo i seguenti
cinque principi fondamentali proposti dalla Commissione Europea:
-
apertura: assicurare un’informazione e una comunicazione attiva nei confronti dei
giovani, formulata nel loro linguaggio per far sì che comprendano il funzionamento delle
politiche che li riguardano;
partecipazione: assicurare la consultazione dei giovani e promuovere la loro
partecipazione alle decisioni che li riguardano e, in linea generale, alla vita delle loro
collettività;
responsabilità: sviluppare una cooperazione nuova tra le istituzioni per attuare soluzioni
concrete in risposta alle aspirazioni dei giovani;
efficacia: valorizzare la risorsa costituita dalla gioventù, perché possa meglio rispondere
alle sfide della società, contribuire al successo delle diverse politiche che la riguardano;
coerenza: sviluppare una visione integrata delle diverse politiche che riguardano la
gioventù e dei diversi livelli d’intervento pertinenti.
La condizione giovanile, nei suoi aspetti sociologici, economici e culturali ha
registrato un notevole mutamento sotto effetto dei cambiamenti demografici, ma anche delle
129
modifiche del contesto sociale, dei comportamenti individuali e collettivi, delle relazioni
familiari e delle condizioni del mercato del lavoro.
In questo quadro, se non si vuole incrementare il deficit di cittadinanza o addirittura
incoraggiare la contestazione, spetta alle istituzioni pubbliche colmare il fossato che separa la
volontà di espressione dei giovani dalle modalità strutturate di offerta proposte al mondo
giovanile dalla organizzazione sociale. Si deve incoraggiare la partecipazione, senza
esclusioni, e questo significa agevolare coloro che incontrano più difficoltà e aprire
maggiormente le strutture attuali ai giovani non appartenenti a organizzazioni. Modalità
significative di partecipazione sociale dei giovani sono rappresentate dal volontariato e dal
servizio civile, sia come impegno sociale che come esperienza educativa, fattore di
occupabilità e di integrazione sociale.
La famiglia, nelle molteplici forme che la caratterizzano, è il luogo privilegiato per le
relazioni affettive ed educative. È l’unità primaria di riferimento per i suoi membri e per la
società. Svolge funzioni indispensabili nella formazione, nella cura, nella promozione del
benessere della persona, nei rapporti di solidarietà intergenerazionali e nel perseguimento
della coesione sociale. È il luogo delle relazioni primarie in cui i figli trovano risposta ai
bisogni di accudimento e di protezione, che garantisce loro il diritto a crescere in un ambiente
che favorisca lo sviluppo armonioso e completo della loro personalità. Le politiche nazionali,
regionali e locali per la famiglia mirano a:
-
-
promuovere e sostenere la libera assunzione di responsabilità familiari;
sostenere e valorizzare le capacità genitoriali;
aiutare le famiglie nelle difficoltà di ordine relazionale, educativo, economico;
promuovere e sostenere l’armonioso sviluppo delle relazioni di coppia, delle funzioni
educative, dei rapporti di solidarietà intergenerazionali;
promuovere l’integrazione delle famiglie immigrate nel territorio;
rendere la famiglia non solo oggetto di servizi sociali, ma sempre più protagonista della
vita della comunità, capace di individuare e agire le proprie risorse e metterle in rete con
le altre famiglie per contribuire alla crescita delle persone, della famiglia stessa e della
comunità locale;
sostenere e tutelare i minori provenienti da nuclei in difficoltà.
130
L’analisi dei bisogni di salute
I bisogni espressi dalla società e dalla comunità locale cambiano con il mutare dei
tempi. Le nuove sfide che i servizi sono chiamati ad affrontare sono tante, soprattutto se
l’obiettivo posto è quello di affrontare e rispondere all’evoluzione costante di queste esigenze.
Ciò significa lavorare con la normalità delle famiglie, affiancandole nei momenti cruciali
delle loro tappe, promuovendo situazioni di benessere relazionale.
La famiglia rappresenta l’organismo primario della comunità e i meccanismi che la
generano e la fanno evolvere sono allo stesso tempo delicati e complessi. Affiancarsi al ciclo
vitale della famiglia e offrire uno spazio e un luogo in cui attivare risorse in alcuni momenti
importanti di evoluzione, rappresenta una importante sfida. Tutte le famiglie nel loro evolvere
attraversano momenti di difficoltà. Riuscire ad intervenire in un preciso momento può
significare fare un grande lavoro di prevenzione prima che le situazioni diventino croniche.
Le famiglie maggiormente esposte al rischio che le fasi cruciali di passaggio e di
evoluzione loro e dei singoli membri si trasformino in crisi esplosive sono le famiglie con
minor integrazione sociale, con scarso appoggio della rete parentale allargata, di più recente
immigrazione nel contesto della comunità locale, con riferimenti culturali diversificati.
Le principali fasi cruciali della vita familiare, dove emergono dei bisogni di salute
importanti, sono: l’adolescenza, la separazione ed autonomia dalla famiglia di origine e inizio
della vita di coppia (convivenza e/o matrimonio), la nascita di figli, l’adolescenza dei figli, le
modificazioni significative del ruolo sociale (inizio dell’attività lavorativa, cambiamento di
lavoro, pensionamento), la morte dei genitori o di altre persone significative della cerchia
familiare, la separazione/divorzio, l’uscita dei figli dalla famiglia, l’assunzione di nuovi ruoli
familiari (suoceri, nonni, …). Le situazioni di bisogno possono essere rappresentare in tre
macro aree integrate tra loro, come evidenziato nella seguente tabella.
tabella n. 1: situazioni di patologia distintamente per macro aree.
ambiente sociale
conflittualità di coppia e familiare
patologie fisiche
malattie sessualmente trasmissibili
abuso, maltrattamenti e violenze
sterilità
sui minori
trascuratezza familiare
abortività spontanea
difficoltà di integrazione tra culture
e stili di vita diversi (mediazione natimortalità
culturale)
ambienti
familiari
multiproblematici
stili educativi e cure parentali
inadeguate
131
patologie mentali
disturbi
relazionali
nevrotici lievi)
(disturbi
L’analisi del sistema di offerta
Il servizio di consultorio familiare
La mission
Il consultorio familiare è un servizio di assistenza, sostegno e consulenza al singolo ed
alla famiglia, individuata come nucleo portante della comunità locale, il cui benessere è il
risultato di un equilibrio dinamico tra fattori sanitari, psicologici, sociali ed affettivi. Le
prestazioni vengono erogate nel rispetto della riservatezza, della dignità e della libertà della
persona umana, senza distinzione di sesso, razza, religione, lingua, condizioni personali e
sociali.
Le finalità del servizio sono:
-
fornire l’assistenza sanitaria, psicologica e sociale per la preparazione alla maternità ed
alla paternità responsabili, sia biologica che adottiva;
assicurare l’assistenza psicologica e sociale per i problemi della coppia e della famiglia;
intervenire, in collaborazione con gli organi giudiziari, nelle situazioni di tutela minorile,
in linea con quanto previsto dalla carta dei diritti del bambino dell'ONU;
mettere in atto tutte le necessarie procedure operative nel campo della tutela della nascita
e della prevenzione delle situazioni patologiche collegate all’evento nascita;
intervenire in collaborazione con le risorse territoriali e con programmi mirati nel settore
della prevenzione e promozione della salute;
intervenire con attività di formazione, sostegno e cura dei nuclei familiari.
La sfida più grande è quella di evolvere da servizio di consulenza generica a servizio
per la famiglia: lavorare con le famiglie, affiancandole nei momenti cruciali delle loro tappe,
promuovendo situazioni di benessere relazionale.
La famiglia rappresenta l’organismo primario della comunità e i meccanismi che la
generano e la fanno evolvere sono allo stesso tempo delicati e complessi. Affiancarsi al ciclo
vitale della famiglia e offrire uno spazio e un luogo in cui attivare risorse in alcuni momenti
importanti di evoluzione (nascita e adolescenza dei figli, relazioni affettive intrafamiliari, crisi
di coppia, malattie gravi, istituzionalizzazione dei genitori anziani, lutti, …).
Nel dettaglio, la prospettiva futura del servizio di consultorio familiare è quella di
sviluppare i seguenti aspetti:
-
-
sussidiarietà con la comunità locale: Il consultorio familiare è tanto più radicato nella
comunità locale ed elemento importante per incrementare i livelli di benessere sociale e
familiare della comunità locale, quanto più riesce a promuovere lo sviluppo delle risorse
di aiuto e di mutuo-aiuto, tra cui il progetto affido ed il progetto tutori costituiscono
chiari esempi di questa funzione di promozione territoriale;
consulenza breve sul caso in situazioni critico-problematiche che si presentano nel corso
della normale evoluzione delle famiglie quali grave lutto di una persona cara, figlio
adolescente con problemi di dipendenza/autonomia dalla famiglia, coppia in crisi, un
132
-
figlio adolescente con particolari problematiche, presenza di un anziano che diventa nonautosufficiente o demente con conseguente compromissione delle relazioni familiari tra
conviventi o nella famiglia estesa, sostegno alla famiglia con malati terminali;
promozione del benessere con consulenze brevi di gruppo nelle fasi cruciali del percorso
familiare, quali gravidanze, corsi pre parto, corsi post parto, accompagnamento in gruppo
durante le varie fasi della vita;
prestazioni di alta specialità nella presa in carico di situazioni e bisogni specifici, quali
terapie familiari, terapie di coppia ecc.;
risposta alle richieste di tutela sanitaria nelle diverse situazioni connesse alla vita della
famiglia: tutela di una vita sessuale serena (educazione alla sessualità, contraccezione),
tutela nelle fasi procreative, tutela nella sessualità adolescenziale e nella menopausa.
Inoltre, interventi volti alla prevenzione dei disagi fisici e psicologici della donna e della
coppia legati alla menopausa e un’attenzione al benessere riproduttivo delle donne
straniere attraverso interventi di informazione e prevenzione”.
Le prestazioni
Le macro aree d’intervento dei servizi consultoriali si possono così riassumere:
-
fornire l'assistenza psicologica e sociale per la preparazione alla maternità ed alla
paternità responsabili, sia biologica che adottiva, e per i problemi della coppia e della
famiglia;
intervenire, in collaborazione con gli organi giudiziari, nelle situazioni di tutela minorile;
mettere in atto tutte le necessarie procedure operative nel campo della tutela della nascita
e della prevenzione delle situazioni patologiche collegate all’evento nascita;
intervenire in collaborazione con le risorse territoriali e con programmi mirati nel settore
della prevenzione e promozione della salute;
intervenire con attività di formazione, sostegno e cura dei nuclei familiari.
Rientrano, inoltre , nelle prestazioni dei servizi di consultorio familiare;
-
-
la visita ginecologica: questa prestazione viene erogata a tutte le donne che ne fanno
richiesta. Particolare attenzione viene data ai controlli preventivi. Per le situazioni
patologiche conclamate è necessario rivolgersi ad altri servizi;
il certificato di interruzione di gravidanza: vengono svolti i compiti previsti dalla legge
22 maggio 1978, n. 194, con consulenze mediche, psicologiche e sociali; vengono,
inoltre, fornite tutte le informazioni utili alla situazione e nei casi previsti la
certificazione di avvenuta richiesta di interruzione della gravidanza;
il pap-test: in tutte le sedi vengono eseguiti, possibilmente contestualmente alla visita dal
ginecologo. I servizi cercano di fare una “offerta attiva” di tale prestazione: non tutte le
donne, infatti, prenotano un pap-test, ma lo fanno dopo che il medico ne ha spiegato la
funzione preventiva. I consultori fanno parte della rete dei servizi dell’azienda coinvolti
nella realizzazione del progetto” Nefertari”.
Di seguito vengono riportati alcuni dati relativi alle attività e agli utenti dei servizi di
consultorio familiare.
133
tabella n. 2: prestazioni ed utenti per distretto socio-sanitario, anno 2005.
distretto sociosanitario n. 1
n.
%
distretto sociosanitario n. 2
n.
%
prestazioni sanitarie-dirigenti
13.284
37
6.987
prestazioni sanitarie-comparto e cooperative
2.689
8
totale prestazioni sanitarie
15.973
prestazioni psico-sociali-dirigenti
totale
n.
%
37
20.271
37
1.513
8
4.202
8
45
8.500
45
24.473
45
7.924
22
3.606
19
11.530
21
prestazioni psico-sociali-comparto e cooperative
11.695
33
6.777
36
18.472
34
totale prestazioni psico-sociali
19.619
55
10.383
55
30.002
55
totale prestazioni
35.592
100
18.883
100
54.475
100
nuovi utenti
1.077
920
1.997
totale utenti
4.260
3.067
7.327
tabella n. 3: prestazioni erogate da dirigenti e da personale del comparto e cooperative per distretto sociosanitario, anno 2005.
distretto sociosanitario n. 1
n.
%
distretto sociosanitario n. 2
n.
%
totale
n.
%
prestazioni erogate da dirigenti
21.208
60%
10.593
56%
31.802
58%
prestazioni erogate da personale di
comparto e cooperative
14.384
40%
8.290
44%
22.674
42%
totale
35.592
100%
18.883
100%
54.475
100%
134
tabella n. 4: minori in carico ai servizi di consultorio familiare per distretto socio-sanitario, anno 2005.
distretto socio-sanitario
area
affido
tipologia
totale
affidamenti
eterofamiliari a tempo pieno
consensuali in corso
eterofamiliari diurni
nell'anno 2005
eterofamiliari a tempo pieno
affidamenti
giudiziali in carico eterofamiliari diurni
n. 1
n. 2
4
6
10
8
1
9
13
3
16
3
0
3
affidi consensuali o richieste tutele di minori
stranieri a parenti
tutele/curatele in carico ai responsabili dei consultori familiari
nel corso del 2005
minori posti in affido al servizio sociale dall'A.G.
3
7
10
38
28
66
incarichi al servizio sociale di vigilanza e sostegno dall'A.G.
8
10
18
altri casi di tutela sociale in collaborazione con l'A.G.
13
3
16
studi di coppia conclusi nel 2005
20
11
31
post-adozioni in carico
22
18
40
pareri su adozioni in casi particolari
3
0
3
pareri espressi all'A.G. su affidamento figli in regime di
separazione/divorzio
10
3
13
totale
171
122
293
adozione
Le strategie di intervento
Per meglio rispondere ai bisogni di salute espressi dalla comunità locale e descritti
sopra, i servizi consultoriali si sono organizzati con interventi articolati in diverse aree
specifiche. Inoltre, i servizi tendono ad organizzare la propria attività “per progetti”, che
possono riguardare trasversalmente più aree specifiche.
L’informazione, la sensibilizzazione e l’educazione alla salute
Rappresentano le attività generali dei servizi di consultorio familiare. La diffusione di
conoscenze scientifiche sanitarie e psico-sociali riguardanti problematiche relazionali e
sessuali della coppia, del singolo e della famiglia, accresce la possibilità di una maternità e
paternità responsabili e di una vita adulta e familiare stabile e soddisfacente per i componenti
della famiglia.
Un’attività di formazione genitoriale permette la diffusione di conoscenze educative
che possano accompagnare i genitori nelle varie fasi del ciclo vitale della famiglia,
contribuendo a prevenire situazioni di violenza e di abuso sui minori. Tale attività di
promozione viene svolta nei diversi contesti vitali della comunità locale e in collaborazione
con scuole, enti locali, associazioni, ecc..
135
La presa in carico diretta, rivolta al singolo o al gruppo familiare
Altra area d’intervento è costituita dall’assistenza e dalla presa in carico diretta, rivolta
al singolo o al gruppo familiare, sotto il profilo psicologico, sociale, sanitario e legale, per
problemi insorgenti dallo sviluppo psicosessuale, da rapporti di convivenza, da gravidanza o
da interruzione della stessa. Sotto il profilo medico, l’intervento è centrato sul benessere della
donna e del prodotto del concepimento, attraverso consulenze, visite specialistiche e controlli.
Rientra, inoltre, tra i compiti dei servizi consultoriali la prevenzione dei tumori e dei fattori
patologici connessi alla sessualità, alla sterilità, alla menopausa ed alla gravidanza, e la
somministrazione dei mezzi necessari a promuovere e a prevenire la gravidanza stessa.
Il percorso nascita
Il percorso nascita comprende:
-
-
corsi di preparazione alla nascita: vengono tenuti in n. 4 sedi consultoriali, con cicli di
incontri in cui sono presenti vari specialisti (pediatra, psicologo, ostetrica ecc.). Tali corsi
sono organizzati in stretta collaborazione con il progetto di “sostegno alla relazione
mamma/bambino nel primo anno di vita”, che comprende l’attività di “benvenuta
mamma”. In particolare, nell’ambito del progetto “il percorso nascita integrato fra
ospedale e territorio”, è stata elaborata una proposta tipo di corso di preparazione al parto
comune a tutto il territorio dell’unità locale socio-sanitaria e tutti i corsi di preparazione
al parto si sono uniformati in tal senso. Oltre a ciò, è stata realizzata una formazione
specifica nella conduzione dei corsi di preparazione al parto, cui hanno partecipato con
notevole soddisfazione le ostetriche dell’ospedale e dei servizi distrettuali;
l’assistenza specialistica durante la gravidanza: gli appuntamenti vanno fissati entro la
tredicesime settimana di gestazione. Fin dall’inizio, vengono fissati tutti i controlli
successivi con cadenza mensile;
“sostegno alla relazione mamma/bambino nel primo anno di vita”: si tratta di uno
specifico progetto, le cui finalità consistono nel prevenire situazioni di rischio cui
possono andare incontro, nel periodo della nascita, le relazioni parentali, nonché
nell’offrire spazi di ascolto e accoglienza, realizzando una presa in carico precoce se
dovessero presentarsi casi limite. I punti chiave degli interventi sono la precocità
dell’intervento e l’integrazione tra gli operatori con compiti diversi e appartenenti a
servizi vari. L’accesso alle attività progettuali avviene tramite contatto con le educatrici,
durante la degenza ospedaliera per parto, oppure con il punto di ascolto “pronto mamma”
presso i servizi di consultorio familiare.
La collaborazione con gli organi giudiziari
Fondamentale è la collaborazione con gli organi giudiziari (tribunale dei minori ed
ordinario, giudice tutelare, ecc.), in particolare per adozioni, affidi, separazioni conflittuali
con presenza di minori, inserimento di minori in strutture sostitutive o integrative del nucleo
familiare, devianza minorile, nonché nei casi di interruzione volontaria della gravidanza,
matrimoni o violenze che interessano i minori.
136
Va ricordata l’istituzione dell’ufficio tutela sociale minorile, ubicato presso la sede di
Castelfranco Veneto del servizio di consultorio familiare del distretto socio-sanitario n. 1, al
quale sono state assegnate le sottoindicate funzioni di responsabilità e coordinamento in
materia di tutela sociale minorile:
-
assicurare metodologie di intervento uniformi sul territorio dell’unità locale sociosanitaria, a fronte dei diversi bisogni espressi dai minori, ed ispirate ai migliori criteri di
efficacia ed efficienza;
garantire e coordinare l’assolvimento dei compiti di intervento, in particolare di quelli
assegnati dagli organi giudiziari;
assicurare uniformità di approccio metodologico nelle relazioni interistituzionali;
assumere i provvedimenti di affidamento familiare proposti dai servizi;
fungere da unico punto di riferimento per le comunicazioni con le altre istituzioni.
L’équipe adozione
I servizi consultoriali delle sedi di Castelfranco Veneto e di Montebelluna curano la
preparazione e la valutazione della coppia aspirante all’adozione che ha fatto richiesta al
tribunale per i minori. In seguito, viene seguito dagli operatori il primo periodo post-adottivo,
di durata variabile (un anno per le adozioni nazionali, da uno a tre anni per le adozioni
internazionali, a seconda del paese di origine del bambino). Gli interventi si svolgono con la
forma del colloquio, della visita domiciliare, dell’incontro con gruppi di utenti. L’intera
attività viene coordinata da un’équipe provinciale, soprattutto per quel che riguarda il
calendario dei corsi di sensibilizzazione all’adozione.
Oltre a ciò, nell’ambito del progetto “gruppi di sostegno alla relazione educativa per
neo-genitori adottivi”, sono stati attivati due gruppi di genitori adottivi, uno a Castelfranco
Veneto ed uno a Montebelluna, che effettuano incontri mensili o bimestrali; ogni gruppo è
composto da n. 6/7 coppie.
L’équipe affido
Il progetto “affido” ha la finalità di formare famiglie o singoli idonei ad accogliere
minori i cui genitori siano momentaneamente, per vari problemi, impossibilitati ad occuparsi
di loro. L’équipe affido ha, nello specifico, il compito di promuovere una cultura
dell’accoglienza (attraverso incontri dibattiti ecc.), reperire nel territorio famiglie disponibili,
selezionare e formare queste famiglie attraverso corsi di formazione, creare una banca dati di
famiglie per offrire ad ogni minore in difficoltà la famiglia maggiormente idonea, attivare
momenti di équipe funzionale con gli operatori del territorio per individuare, in base alle
situazioni, i possibili abbinamenti.
Il progetto tutori
Avviato per iniziativa della Regione del Veneto, il progetto prevede la formazione di
tutori volontari per minori. Il progetto consta di diversi livelli di coordinamento (regionale,
provinciale, locale a livello di unità locale socio-sanitaria). Negli ultimi mesi del 2004, è stata
realizzata l’attività progettuale, di preparazione e di pubblicizzazione, il cui esito ha
consentito di realizzare, a partire dai primi mesi del 2005, l’attività formativa.
137
Il consultorio giovani
Tale progetto, attivato in forma sperimentale da alcuni anni presso il servizio di
consultorio familiare del distretto socio-sanitario n. 2 di Montebelluna, è stato oggetto di uno
specifico finanziamento regionale, grazie al quale è stato potenziato ed esteso al consultorio
familiare del distretto socio-sanitario n. 1 di Castelfranco Veneto. Il progetto si rivolge
all’utenza giovanile, offrendo consulenze ed interventi relativi principalmente agli aspetti
affettivi e sessuali. Il consultorio giovani ha sviluppato le seguenti fasi:
-
ideazione e creazione di volantini pubblicitari per sensibilizzare il territorio sulla nascita
del progetto;
distribuzione del materiale informativo agli enti interessati e coinvolti nell’attività con i
giovani;
realizzazione di conferenze stampa ed articoli pubblicati sulla stampa locale;
ideazione e realizzazione di un sito web;
costruzione di una rete con gli altri servizi dell’unità locale socio-sanitaria n. 8;
consulenza alle agenzie territoriali che operano con gli adolescenti (scuole, centri di
aggregazione giovanile, parrocchie, centri sportivi);
collaborazione con le équipes consultoriali;
ideazione e realizzazione di progetti di educazione sessuale e relazionale affettiva nelle
scuole superiori;
attività di consulenza ginecologica agli adolescenti;
attività di consulenza psicologica agli adolescenti ed ai loro genitori;
ideazione e organizzazione di un convegno a tema in collaborazione con il consultorio
giovani di Conegliano e Treviso, che ha coinvolto gli analoghi progetti presenti nel
territorio regionale.
La mediazione familiare
È un percorso per la riorganizzazione delle relazioni familiari in vista o in seguito alla
separazione od al divorzio: è un ambito che i servizi stanno cercando di implementare, visto
l’aumento di separazioni conflittuali che vedono i figli come vittime, potendo contare su
alcuni operatori consultoriali che hanno conseguito una specializzazione ad hoc in questo
ambito di intervento.
Il sostegno alla relazione genitoriale del tossicodipendente
Si tratta di un progetto, avviato nel 2004 e andato a regime nel 2005, che coinvolge
l’équipe del servizio per le tossicodipendenze, dei consultori familiari e del dipartimento
materno-infantile. Nella prima fase di realizzazione del progetto, si sono tenuti incontri interservizi, nel corso dei quali sono stati sviluppati i seguenti contenuti:
-
presentazione reciproca e confronto sulle metodologie di intervento nelle situazioni di
utenti, su problematiche di dipendenza da sostanze in attesa di un figlio o neo-genitori;
analisi delle caratteristiche d’intervento comuni nelle diverse équipe;
analisi di alcune situazioni problematiche di utenti, per la condivisione di strategie;
focalizzazione dei contenuti del previsto protocollo di lavoro.
138
La specializzazione delle équipe
Come già descritto, all’interno dei consultori esistono numerose funzioni che vengono
assegnate a specifico personale. La modalità organizzativa vede il coinvolgimento di tutti gli
operatori, ciascuno per la propria professionalità, nei compiti istituzionali dei consultori. In
generale, gli operatori dedicano a ciò una parte del proprio tempo lavorativo, dedicandone
un’altra parte alla realizzazione di una o più funzioni specifiche, qui richiamate:
area prevenzione
-
educazione alla salute;
progetto madre-bambino;
consultorio giovani;
percorso nascita;
progetti legge n. 285 del 28 agosto 1997;
formazione future coppie;
famiglia e genitorialità
-
équipe adozioni;
équipe affido;
spazio neutro;
mediazione familiare;
tutela minorile
-
progetto tutori;
progetto “La Via Postumia”;
progetto Azimut relativo ai minori stranieri non accompagnati;
tutela minori.
I protocolli di collaborazione
I protocolli di collaborazione interni all’unità locale socio-sanitaria sono i seguenti:
-
protocollo sul percorso nascita (che coinvolge i servizi di consultorio familiare, le unità
operative ospedaliere di ostetricia e ginecologia e pediatria ed i pediatri di libera scelta);
protocollo sul progetto mamma-bambino (che coinvolge i servizi di consultorio
familiare, il dipartimento di prevenzione, le unità operative ospedaliere di ostetricia e
ginecologia e pediatria ed i pediatri di libera scelta);
collaborazioni per l’educazione alla salute con l’ufficio per l’educazione e la promozione
della salute, in particolare per quanto riguarda il piano annuale di interventi nelle scuole;
collaborazione con il servizio di neuropsichiatria infantile per la tutela sociale minorile
(collaborazione da trasformare in protocollo operativo);
gli interventi del consultorio familiare in materia di tutela delle lavoratrici madri (che
devono diventare oggetto di un protocollo operativo che coinvolge i servizi di consultorio
familiare ed il dipartimento di prevenzione);
139
-
progetti condivisi con il servizio per le tossicodipendenze;
progetti condivisi con il servizio riabilitativo per alcolisti;
progetti condivisi con l’ambulatorio adolescenti giovani adulti;
collaborazioni con i centri di salute mentale;
integrazione con le progettualità realizzate nell’ambito dei piani territoriali attuativi della
legge n. 285 del 28 agosto 1997.
L’organizzazione
La struttura organizzativa dei servizi di consultorio familiare vede la presenza di un
consultorio familiare per ciascun distretto socio-sanitario, articolati nelle seguenti sedi:
-
distretto socio sanitario n. 1 sedi di Castelfranco Veneto ed Asolo;
distretto socio-sanitario n. 2 sedi di Montebelluna, Giavera del Montello e
Valdobbiadene.
In ogni sede è presente una équipe multidisciplinare che lavora in maniera autonoma
sia nella programmazione che nella presa in carico dell’utenza, oltre a contribuire alla
realizzazione di progetti specifici.
Gli operatori dei consultori collaborano funzionalmente con altri operatori interni ed
esterni all’unità locale socio-sanitaria per la realizzazione di progetti diversificati.
I metodi e i processi produttivi prevedono che le prestazioni degli operatori dei
consultori vengano fornite per appartenenza territoriale e su appuntamento.
Le richieste che arrivano al consultorio vengono accolte da un operatore che fa da
filtro e, a seconda della tipicità della richiesta, può attivare la collaborazione dell’équipe
multidisciplinare.
Per una buona espansione dei processi produttivi nel settore dei servizi consultoriali è
fondamentale l’attività di front-office che, oltre a fissare gli appuntamenti richiesti, costituisce
il punto di riferimento per il primo contatto dell’utenza. Trattandosi di utenza spesso
problematica, il primo contatto assume una valenza estremamente delicata.
Gli operatori, rappresentati da assistenti sociali, psicologi, educatori ed, in parte,
ostetriche (ad esempio visite domiciliari puerperali), si programmano autonomamente la
propria attività. In sede di équipe (nelle riunioni formali o con scambi tra colleghi) vengono
concordati gli interventi e le prese in carico nei casi che richiedono l’intervento di più
operatori contemporaneamente.
Le attività di educazione alla salute e di promozione vengono concordate e
programmate in sede di riunione di équipe.
L’uniformità degli interventi e le modalità di approccio alle problematiche comuni ai
due ambiti distrettuali sono oggetto delle riunioni di inter-équipe.
140
Le attività comunali a favore dei minori, dei giovani e della famiglia
Al fine di rappresentare le attività svolte dalle amministrazioni comunali a favore dei
minori, dei giovani e della famiglia, si riportano di seguito, distintamente per comune, le
iniziative realizzate.
tabella n. 5: progetti comunali, anno 2006.
comune: Altivole
AREA
TITOLO PROGETTO
minori
1. centri estivi
giovani
1. sala prove
famiglia
1. gruppo genitori
comune: Asolo
AREA
TITOLO PROGETTO
giovani
1. progetto giovani
2. progetto legge regionale 28 giugno 1988, n. 29
famiglia
1. progetto politiche familiari
comune: Borso del Grappa
AREA
TITOLO PROGETTO
minori
1. CREC estate ragazzi
2. tana libera tutti
giovani
1. progetto giovani
famiglia
1. sportello donna
141
comune: Caerano di San Marco
AREA
TITOLO PROGETTO
minori
1. “per un ambiente più pulito”
2. “mercatutto”
giovani
1. informagiovani
2. “facilitiamo l’accesso …al mondo del lavoro”
famiglia
1. “innamorarsi…non basta?”
2. “sportello famiglia”
comune: Castelcucco
AREA
TITOLO PROGETTO
minori
1. servizio civile volontario
giovani
1. progetto giovani comunale
2. progetto intercomunale
comune: Castelfranco Veneto
AREA
TITOLO PROGETTO
minori
1. centro socio educativo interculturale
giovani
1. giovani generativi
2. informagiovani
famiglia
1. wo-men together uomini e donne insieme verso la parità
2. sportello donna
142
comune: Castello di Godego
AREA
TITOLO PROGETTO
minori
1.
2.
3.
4.
5.
centro aggregativo pomeridiano
laboratorio linguistico
centri aggregativi estivi
progetto lettura animata
“librovolando”
giovani
1.
2.
3.
4.
5.
consulta giovanile
sala prove
legge regionale 28 giugno 1988, n. 29: “giovani e comunità rigenerano i territori”
agenzie delle idee
spazio studio
1.
2.
3.
4.
5.
6.
bando asilo
progetto cernobyl
progetto genitori efficaci
associazione genitori lotta alla droga
associazione famiglie italiane
progetto incremento detrazione ici per presenze inabile 100% all’interno del nucleo
famigliare
famiglia
comune: Cavaso del Tomba
AREA
TITOLO PROGETTO
minori
1. centri estivi
giovani
1. pensando-giovani
famiglia
1. sportello donna per donne
2. i lunedì di Cavaso informa
3. in arte salus
143
comune: Cornuda
AREA
TITOLO PROGETTO
minori
1. centri estivi
2. progetti educativi domiciliari
giovani
1.
2.
3.
4.
5.
6.
famiglia
1. politiche famigliari
2. sportello donna
spazio aggregativi
sala prove
informagiovani
giovani e anziani si incontrano
progetto generis – percorsi di educazione all’affettività e alla sessualità
progetto oltre
comune: Crespano del Grappa
AREA
TITOLO PROGETTO
minori
1. studio assistito
2. attività estive
giovani
1. centro giovani “il nucleo”
2. sala prove
144
comune: Crocetta del Montello
AREA
TITOLO PROGETTO
minori
1. centri estivi
2. progetti educativi domiciliari
giovani
1.
2.
3.
4.
5.
6.
famiglia
1. politiche famigliari
2. sportello donna
3. corso genitori
spazio giovani
studio assistito
sala prove
informagiovani
progetto generis – percorsi di educazione all’affettività e alla sessualità
progetto oltre
comune: Fonte
AREA
TITOLO PROGETTO
minori
1.
2.
3.
4.
spazi “studio assistito”
“tutti i bambini vanno bene a scuola”
educazione socio-affettiva-sessuale per le classi v
grest
giovani
1. tey c
famiglia
1.
2.
3.
4.
corso di informatica per donne organizzato dallo sportello donna
sportello donna
vincere le sfide del tempo. la comunicazione in coppia
auto-mutuo-aiuto per famigliari di disabili
145
comune: Giavera del Montello
AREA
minori
TITOLO PROGETTO
1.
2.
3.
centro diurno minori
centri estivi
progetto Giavera: giovani e comunità
giovani
1. progetto generis – percorsi di educazione all’affettività e alla sessualità
2. progetto oltre
3. progetto Giavera: giovani e comunità
famiglia
1.
2.
progetto Giavera: giovani e comunità
politiche familiari
comune: Loria
AREA
minori
TITOLO PROGETTO
1.
centro estivo
comune: Maser
AREA
TITOLO PROGETTO
minori
1. centri estivi
2. campo estivo
3. supporto scolastico pomeridiano
giovani
1. spazio giovani
2. progetto generis – percorsi di educazione all’affettività e alla sessualità
3. progetto oltre
famiglia
1. formazione per genitori
146
comune: Monfumo
AREA
minori
TITOLO PROGETTO
1. centro estivo
comune: Montebelluna
AREA
TITOLO PROGETTO
minori
1.
2.
3.
4.
comunità educativa diurna “l’isola che c’è”
“con…tatto” da ottobre 2006
“la scuola nella vita: nonni e bambini si incontrano”
centri estivi comunali
giovani
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
progetto generis – percorsi di educazione all’affettività e alla sessualità
progetto oltre
spazio aggregativi
sala prove
skate park
gruppi di lavoro
slangs
lavoro di comunità
famiglia
1. “politiche famigliari”
2. “pari opportunità. reciprocamente. donne e uomini in parità.ii edizione.”
3. “pari opportunità. reciprocamente. donne e uomini in parità.iii edizione
comune: Nervesa della Battaglia
AREA
minori
TITOLO PROGETTO
1. Attività estiva per alunni della scuola dell’obbligo
147
comune: Paderno del Grappa
AREA
TITOLO PROGETTO
minori
1. “giochiamo insieme”
giovani
1. servizio civile volontario
2. progetto giovani comunale
3. progetto intercomunale
comune: Pederobba
AREA
TITOLO PROGETTO
minori
1. centri aggregativi pomeridiani
2. educative domiciliari
giovani
1.
2.
3.
4.
famiglia
1. reti di famiglie solidali
2. sportello donna
informagiovani
sala prove
progetto generis – percorsi di educazione all’affettività e alla sessualità
progetto oltre
comune: Possagno
AREA
TITOLO PROGETTO
minori
1. centro estivo 2006
2. recupero scolastico
giovani
1. progetto giovani
2. gruppi di interesse
148
comune: Resana
AREA
TITOLO PROGETTO
minori
1. estate in gioco
giovani
1. consulta giovani
famiglia
1. la famiglia al centro
comune: Riese Pio X
AREA
TITOLO PROGETTO
minori
1.
CREK comunale
giovani
1. informagiovani
famiglia
1. alimentazione e sensibilità
comune: San Zenone degli Ezzelini
AREA
TITOLO PROGETTO
minori
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
CREK comunale
corso nuoto
ludobus
avvio alla lettura
nati per leggere
promozione lettura
progetto Unicef “salva un bambino e dona una bigotta”
giovani
1.
2.
consulta giovani
informagiovani
famiglia
1.
2.
incontri formativi sul tema la famiglia
sportello donna
149
comune: Segusino
AREA
TITOLO PROGETTO
minori
1. centri estivi
2. estate in biblioteca
3. sostegno extrascolastico
giovani
1. giovani espressioni
2. percorsi di prevenzione selettiva
famiglia
1. famiglie solidali
comune: Trevignano
AREA
TITOLO PROGETTO
minori
1. centro diurno”l’isola che c’è”
2. progetto interistituzionale per minori stranieri e loro famiglie
3. centri estivi
giovani
1.
2.
3.
4.
famiglia
1. “reciprocamente. donne e uomini in parità”, ii e iii edizione
2. “progetto interistituzionale per minori stranieri e loro famiglia”
3. “progetto nomadi
informagiovani/progetto giovani
“sala prove”
progetto generis – percorsi di educazione all’affettività e alla sessualità
progetto oltre
150
comune: Valdobbiadene
AREA
TITOLO PROGETTO
minori
1. studio assistito
1. centri estivi
2. tana libera tutti
giovani
1. amici per sempre
2. fondo regionale lotta alla droga, piano dipendenze
famiglia
1.
2.
3.
4.
5.
gruppo famiglia felice
formazione genitori
percorsi di formazione
l’uso di internet, televisione, cellulare
incontri per coppie
comune: Vedelago
AREA
TITOLO PROGETTO
minori
1. servizio educativo pomeridiano
2. centri estivi
3. ti piace la piscina
giovani
1. punto giovani e famiglia
2. rock placet
famiglia
1. punto giovani e famiglia
2. gruppo di mutuo aiuto per la rielaborazione del lutto
151
comune: Vidor
AREA
TITOLO PROGETTO
minori
1. centri estivi
2. estate in biblioteca
giovani
1. giovani espressioni
2. percorsi di prevenzione selettiva
famiglia
1. famiglie solidali
2. corsi di formazione per genitori
comune: Volpago del Montello
AREA
TITOLO PROGETTO
minori
1.
2.
3.
4.
centro gioco
tutti i bambini vanno con piacere a scuola
centri estivi
l’isola che c’è
giovani
1. progetto giovani
2. spazio ascolto
famiglia
1. gruppo famiglie accoglienti
2. progetto pari opportunità
3. formazione genitori scuole dell’infanzia statali e paritarie
152
La legge 28 agosto 1997, n. 285, “piano triennale area minori”
Negli ultimi anni, per quanto concerne le politiche per i diritti dell’infanzia e
dell’adolescenza, gli interventi di tutela e di sostegno sono entrati a far parte di una più ampia
rete di servizi ed opportunità a beneficio della popolazione minorile, promosse dai singoli
comuni, ma anche da aggregazioni degli stessi, sostenuti, in questo, dai finanziamenti della
legge 28 agosto 1997, n. 285.
Con riferimento a questo ultimo punto, il presente piano di zona dei servizi alla
persona recepisce le attività previste dal programma annuale 2007, che, come indicato dalla
deliberazione della giunta regionale del Veneto n. 3832 del 13 dicembre 2005, avente ad
oggetto ”Fondo Regionale di intervento per l’Infanzia e l’Adolescenza”, hanno carattere di
prosecuzione rispetto al precedente piano biennale.
Le iniziative in questione si collocano all’interno di un contesto sociale già sensibile e
ricco di opportunità a favore dell’infanzia e dell’adolescenza: in continuità con esse è stata
confermata l’attenzione alle connessioni e alle alleanze del e nel territorio.
Finalità condivisa, in riferimento ai minori ed agli adolescenti, è lo sviluppo della
comunità locale quale luogo delle relazioni interpersonali ed intergruppi e quale opportunità
per le persone e per i gruppi di trovare risposte ai propri bisogni. Il territorio, infatti, è il luogo
principale della promozione del benessere e della qualità della vita, ambiti in cui si esplica la
fondamentale azione preventiva dell’ente locale.
Il comune di Asolo, così come individuato dalle deliberazioni regionali e confermato
dalla conferenza dei sindaci dell’unità locale socio-sanitaria n. 8, è il soggetto coordinatore ed
attuatore della legge 28 agosto 1997, n. 285, e, in quanto tale, gestisce il finanziamento in
nome e per conto dei trenta comuni. All’interno di tale comune ha, quindi, sede la segreteria
deputata agli adempimenti amministrativi e contabili previsti dalla legge.
Alla conferenza dei sindaci spetta l’adozione del piano area minori, nonché la
definizione dell’indirizzo politico-amministrativo per la sua elaborazione ed attuazione, anche
con riferimento alle singole progettualità.
Nello svolgimento di tale ruolo, la conferenza dei sindaci si avvale del gruppo tecnico
amministrativo sovradistrettuale, la cui composizione è stata approvata dalla rappresentanza
della conferenza dei sindaci.
Fanno parte del gruppo in questione, il presidente della conferenza dei sindaci o suo
delegato, il direttore dei servizi sociali dell’unità locale socio-sanitaria, un referente politicoamministrativo ed un referente tecnico per ciascuna area distrettuale, i referenti delle reti
scolastiche, un referente per il centro di giustizia minorile, un referente per la federazione
italiana delle scuole materne, un referente per i centri di formazione professionale, un
referente per il privato sociale, i referenti dei servizi socio-sanitari interessati dalle attività del
piano (servizi di consultorio familiare e servizio per l’educazione e la promozione salute, i
referenti amministrativo, contabile e tecnico del piano.
153
Il gruppo tecnico amministrativo sovradistrettuale, su mandato della conferenza dei
sindaci, elabora il piano territoriale e ne assicura la realizzazione ed il coordinamento
interdistrettuale, con particolare attenzione al raccordo tra dimensione tecnica e dimensione
politico-amministrativa. I progetti trovano attuazione attraverso l’operatività delle equipe
distrettuali.
Ciascuna équipe distrettuale è composta da referenti comunali, referenti per i servizi
dell’area materno infantile dell’unità locale socio-sanitaria, educatori professionali impiegati
nel piano area minori e referenti scolastici. Partecipano all’équipe, laddove necessario o
opportuno, altre figure/operatori coinvolti in singoli e specifici progetti.
In particolare, il referente comunale assicura la ricaduta dei progetti a livello locale,
attivando tutte le risorse, umane e materiali, istituzionali e non, del proprio territorio.
Partecipa alle riunioni dell’équipe distrettuale di riferimento per assicurare il collegamento tra
le attività comunali e quelle distrettuali e per la realizzazione di attività condivise a livello
intercomunale o distrettuale. Nelle attività, i referenti comunali sono coadiuvati dagli
educatori professionali impiegati nel piano area minori, in particolare per quanto riguarda la
realizzazione, prioritaria, delle iniziative intercomunali.
Per l’anno 2007, la conferenza dei sindaci, su proposta del gruppo tecnico
amministrativo sovradistrettuale, ha approvato due progetti.
Il primo progetto, denominato “relazioni intergenerazionali ed educazione socioaffettiva”, in particolare attraverso le figure degli educatori professionali, prevede interventi di
tipo socio-educativo e territoriale finalizzati:
-
all’accompagnamento dei minori e delle famiglie fragili, soprattutto in collaborazione
con i servizi socio-sanitari e con i servizi sociali comunali;
allo sviluppo della comunità locale, delle forme di solidarietà, di gruppi di confronto, di
associazioni e di forum delle famiglie. Attenzione particolare viene data al sostegno alla
genitorialità ed alla formazione di adulti significativi, soprattutto sui temi della relazione,
della comunicazione, delle emozioni: a tale scopo, vengono previsti percorsi informativi,
formativi e di sensibilizzazione rivolti a gruppi target.
Il progetto si compone delle seguenti azioni: interventi educativi rivolti a minori e/o
alle famiglie fragili, interventi educativi con la comunità e con i gruppi, interventi di
promozione e manutenzione delle reti di associazionismo familiare e di altri gruppi
significativi.
Il secondo progetto, denominato “relazioni interculturali ed educazione alle
differenze”, prevede interventi volti a sostenere le reti tra comunità, scuole e famiglie
nell’ambito delle relazioni interculturali.
Attraverso l’attività di mediazione linguistico-culturale, particolare attenzione e
sostegno è dato all’importante ruolo delle due reti scolastiche per l’inserimento degli alunni
stranieri: alle reti aderiscono già da diversi anni tutte le scuole primarie (elementari) e
secondarie di 1° grado (medie) dei trenta comuni, più alcune scuole secondarie di 2° grado
154
(superiori). Con il nuovo piano, l’attività è stata estesa, in via sperimentale, anche alle scuole
dell’infanzia, statali e paritarie.
I mediatori linguistico-culturali realizzano interventi di accoglienza e di
accompagnamento all’interno delle scuole (in collaborazione con gli insegnanti referenti) e
all’interno delle attività socio-ricreative comunali rivolte ai minori ed alle loro famiglie (in
collaborazione con gli operatori sociali).
Il progetto favorisce anche l’avvio di gruppi donne immigrate a livello comunale,
mediante la collaborazione tra enti locali e centri territoriali permanenti.
tabella n. 5: progetti legge 28 agosto 1997, n. 285.
descrizione secondo d.g.r. n.
3832 del 13 dicembre 2005
titolo del progetto
relazioni
intergenerazionali
e
educazione
socioaffettiva
(finanziamento
euro
167.177,18)
relazioni interculturali
ed educazione alle
differenze
(finanziamento
euro
118.257,87)
-
accompagnamento
della
genitorialità nelle diverse fasi
di crescita dei figli;
sostegno
educativo
domiciliare;
promozione
dell’associazionismo
familiare
e
della
rete
educativa;
laboratori, attività teatrali,
ludico-sportive,
in
collaborazione tra le diverse
agenzie
educative
del
territorio, in primis la scuola.
comunità, scuola, famiglia:
collaborazioni tra le diverse
agenzie
formative
del
territorio;
laboratori, attività teatrali,
ludico-sportive,
in
collaborazione tra le diverse
agenzie
educative
del
territorio, in primis la scuola;
promozione di diritti.
155
interventi
-
sostegno educativo domiciliare;
preadolescenza e benessere;
viaggiocoso;
animazione alla lettura;
progetto estate 2006;
scopri la tua scuola d’infanzia;
formazione genitori;
in viaggio con le nostre emozioni;
regalarsi le storie;
gruppi donne;
buon vicinato;
progetto minori;
autoformazione per genitori;
progetto famiglia-scuola;
la famiglia di fronte ai nuovi media,
cineforum “la famiglia al centro”;
alimentazione e sensorialità;
dialoghi tra genitori;
centri aggregativi pomeridiani;
servizio educativo pomeridiano;
centri estivi comunali.
-
mediazione culturale nelle scuole;
mediazione culturale nelle attività
socio-ricreative dei comuni;
gruppi donne;
percorsi formativi rivolti a operatori.
-
Il progetto tutori
Il “progetto tutori” è un progetto promosso dall’ufficio protezione e pubblica tutela dei
minori della Regione del Veneto, d’intesa con l’assessorato e la direzione dei servizi sociali
della Regione del Veneto, in collaborazione con le unità locali socio-sanitarie e le relative
conferenze dei sindaci.
Spesso l’autorità giudiziaria, chiamata a nominare un tutore per il minore, poiché privo
di un esercente la responsabilità genitoriale e quando non vi è un parente disponibile od
idoneo, in molti casi nomina il sindaco oppure un suo assessore o un suo delegato.
L’investimento nel progetto in questione, impegnato nell’individuazione e formazione
di volontari disponibili ad assumere la tutela di minori di età, rappresenta l’occasione per
rinnovare profondamente la concezione della tutela legale, che non è solo dovere delle
istituzioni ma si configura sempre più come responsabilità sociale, che non è solo gestione di
un eventuale patrimonio del minore ma anche rappresentanza dei suoi diritti di relazione.
Attraverso l’impiego di volontari preparati, motivati e disponibili, al minore viene
garantita una tutela personalizzata e meno “burocratica”, superando l’inopportuna
sovrapposizione di responsabilità in capo allo stesso soggetto istituzionale, che si viene a
realizzare quando la tutela viene assunta da chi ha anche la titolarità delle prestazioni
assistenziali.
I volontari formati vengono inseriti in una banca dati gestita dall’ufficio del pubblico
tutore, che tiene contatti con l’autorità giudiziaria per rispondere alle richieste di tutto il
territorio, ma con l’attenzione alla collaborazione con i promotori territoriali al fine del
miglior abbinamento fra il minore ed il tutore.
Infatti, “il progetto tutori” è realizzato con la collaborazione dei referenti indicati dalle
unità locali socio-sanitarie e dalle conferenze dei sindaci, i cosiddetti promotori territoriali,
che hanno seguito un apposito percorso formativo finalizzato allo svolgimento di tale ruolo. Il
contatto con i referenti territoriali è essenziale poiché, nell’ottica della prossimità e della
sussidiarietà, il minore viene maggiormente tutelato.
I promotori sono fondamentali per la sensibilizzazione di volontari aspiranti tutori, per
la gestione dei percorsi formativi e per l’accompagnamento dei volontari nominati dal
giudice, con attività di orientamento, consulenza e monitoraggio delle loro azioni.
156
Le unità di offerta
Al fine di rappresentare un quadro completo delle unità di offerta presenti sul territorio
dell’unità locale socio-sanitaria n. 8, dedicate all’area minori, giovani e famiglia, in aggiunta
ai servizi precedentemente descritti, si riporta una tabella riassuntiva delle stesse, precisando
che l’allegato a) al presente piano di zona dei servizi alla persona contiene una descrizione più
ampia delle medesime.
tabella n. 6: unità di offerta area minori, giovani e famiglia.
denominazione struttura
comune
totale posti
asilo nido “La mongolfiera”
Volpago del Montello
45
centro diurno "L'isola che c'è"
Giavera del Montello
15
centro gioco
Volpago del Montello
10
centro infanzia - "Il guscio s.n.c."
Castelcucco
23
centro infanzia "Don Luigi Simeoni"
Pederobba
21
comunità alloggio "Sciarada"
(comunità educativa per minori)
Cornuda
7
comunità di Capodarco Veneto
(comunità educativa per minori)
Cavaso del Tomba
6
comunità educativa diurna "Il furetto"
Maser
10
comunità familiare mamma-bambino comunità "Tinny"
Castelfranco Veneto
4
micronido "La casa di Alice s.a.s."
Cornuda
15
nido aziendale "Nidotto"
Montebelluna
30
nido aziendale "Pollicino"
Castelfranco Veneto
30
nido integrato "Regina della pace"
Cornuda
25
157
Nuove strutture da attivare e/o ampliare nell’area minori/giovani/famiglia (ai sensi della
legge regionale 16 agosto 2002, n. 22)
Si riporta, di seguito, l’elenco delle nuove unità di offerta la cui attivazione viene
prevista nel corso del periodo di vigenza del presente piano di zona dei servizi alla persona:
denominazione
unità di offerta
titolare giuridico
ubicazione
tipo di intervento
capienza
denominazione
unità di offerta
titolare giuridico
ubicazione
tipo di intervento
capienza
denominazione
unità di offerta
titolare giuridico
ubicazione
tipo di intervento
capienza
denominazione
unità di offerta
titolare giuridico
ubicazione
tipo di intervento
capienza
denominazione
unità di offerta
titolare giuridico
ubicazione
tipo di intervento
capienza
centro infanzia “Catterina Jaquillard”
centro infanzia
istituzione pubblica di assistenza e beneficenza “Opere Pie d’Onigo”
Pederobba
realizzazione del servizio per la fascia nido dai 3 mesi ai 3 anni, in
aggiunta alla fascia scuola d’infanzia 3-6 anni
n. 50 posti bambino per la fascia nido
centro infanzia “Don Luigi Simeoni”
centro infanzia
istituzione pubblica di assistenza e beneficenza “Opere Pie d’Onigo”
Covolo di Pederobba
estensione della fascia nido dai 3 mesi ai 3 anni (attualmente il
servizio è autorizzato per la fascia nido 12-36 mesi e fascia scuola
d’infanzia 3-6 anni)
n. 21 posti bambino per la fascia nido
nido integrato
nido integrato
scuola materna “San Giuseppe”
San Zenone degli Ezzelini
realizzazione del nido integrato presso l’attuale scuola materna “San
Giuseppe”
n. 30-32 posti per bambini fascia nido
nido integrato
nido integrato
scuola materna paritaria “Sacro Cuore”
Ca’ Rainati di San Zenone degli Ezzelini
realizzazione del nido integrato presso l’attuale scuola materna
parrocchiale della frazione di Ca’ Rainati
n. 30-32 posti per bambini fascia nido
nido integrato
nido integrato
scuola materna “A. Zille e G. Sernagiotto”
Selva del Montello di Volpago del Montello
realizzazione del nido integrato presso l’attuale scuola materna “A.
Zille e G. Sernagiotto”
n. 40 posti per bambini fascia nido
158
denominazione
unità di offerta
titolare giuridico
ubicazione
tipo di intervento
capienza
asilo nido
asilo nido
comune di Loria
Ramon di Loria
realizzazione di nuova struttura per bambini fascia 0-3 anni
n. 45 posti per bambini fascia nido
denominazione
unità di offerta
titolare giuridico
ubicazione
tipo di intervento
capienza
micronido “La casa di Alice s.a.s.”
micronido
“La casa di Alice s.a.s.”
Crocetta del Montello
realizzazione di nuovo micronido
n. 27 posti per bambini fascia nido
159
Il confronto tra bisogni e risposte e la definizione delle priorità
Nel presente paragrafo viene rappresentato, attraverso l’utilizzo delle tabelle di seguito
riportate, il risultato dell’analisi dei bisogni di salute, considerando le variabili relative alla
dimensione fisica, mentale e socio-relazionale della stessa. Il bisogno di salute è stato inteso
quale condizione negativa in una delle suddette variabili, individuata attraverso i seguenti
elementi: a) patologia, b) disagio socio-relazionale, c) fattore di rischio, d) aspetto soggettivo.
I bisogni che ancora non trovano una soddisfacente risposta ed avvertiti quali priorità
hanno portato alla definizione di politiche di sviluppo dei livelli di salute, declinate, non solo
con riferimento agli stati di evoluzione positiva delle condizioni critiche, ma anche per quanto
riguarda le conseguenti necessità di intervenire sul sistema delle prestazioni (strategia sociosanitaria / sociale) e sulla organizzazione dei servizi (strategia organizzativa). Per ognuna
delle suddette politiche sono state, inoltre, specificate le necessità sul piano delle risorse e del
finanziamento ed individuati strumenti di controllo dello stato di attuazione delle relative
azioni, con definizione di appositi indicatori di processo o di risultato.
i disagi socio-relazionali
1.
2.
3.
4.
5.
fragilità nel rapporto di coppia;
fragilità nel rapporto genitori/figli;
problematiche della sfera comportamentale nei minori e crisi della fascia adolescenziale;
emarginazione del nucleo familiare dal contesto sociale;
difficoltà di autonomia tra i giovani e i giovani adulti, difficoltà a trovare una
occupazione idonea.
gli aspetti soggettivi
1.
partecipazione.
i fattori di rischio
1.
2.
3.
stile di vita familiare ambiguo e sregolato;
famiglie con la presenza di persone tossicodipendenti, portatori di handicap o con
patologie mentali;
abbandono scolastico relativo alla scuola dell’obbligo.
160
I disagi soci-relazionali
1. fragilità nel rapporto di coppia
problema di salute
Fragilità nel rapporto di coppia che si manifesta con sempre più
frequenti separazioni e divorzi, con tutto il carico di dolore e
conflittualità che ne conseguono.
politica della salute
Riduzione delle difficoltà relazionali nella coppia, in un contesto
di cultura della famiglia come piena reciprocità tra i sessi.
strategia sociosanitaria/sociale
Sviluppare la promozione con il coinvolgimento di famiglie non
problematiche (e non solo con la famiglia debole o patologica) al
fine di potenziare le risorse intrafamiliari e sviluppare le
potenzialità della relazione tra famiglie e tra famiglie e comunità
locale.
strategia organizzativa
1. attivare progetti volti allo sviluppo ed al consolidamento di
reti di famiglie informali e formali (associazionismo
familiare);
2. realizzare iniziative a livello di ciascun distretto sociosanitario (corsi laici, convegni, ecc.) per la formazione e il
sostegno della coniugalità in collaborazione con il consultorio
familiare;
3. potenziare le attività di mediazione familiare nel distretto
socio-sanitario n. 1 ed avvio delle attività presso il distretto
socio-sanitario n. 2;
4. formazione specifica sul tema della mediazione familiare ad
operatori dei servizi di consultorio familiare e dei comuni
dell’u.l.ss. n. 8.
risorse/finanziamento
1. euro 20.000 a carico dell’area sociale del bilancio dell’u.l.ss.
n. 8 per un corso biennale (ottobre 2007 / settembre 2009)
sulla mediazione familiare;
2. euro 16.863 a carico dell’area sociale del bilancio dell’u.l.ss.
n. 8 per un assistente sociale, a partire dal 1° aprile 2008, con
compiti di mediazione familiare presso il consultorio
familiare del distretto socio-sanitario n. 2 per n. 18 ore
settimanali.
161
indicatori di controllo
1. numero di progetti realizzati per anno a partire dal 2008:
almeno n. 2 per distretto socio-sanitario;
2. numero di corsi di formazione laici realizzati per anno a
partire dal 2007: n. 2 per ogni distretto socio-sanitario;
3. termine finale per l’avvio della attività di mediazione
familiare nel distretto socio-sanitario n. 2: 31/03/08;
4. termine finale per la realizzazione dell’attività di formazione:
30/09/09.
162
2. fragilità nel rapporto genitori/figli
problema di salute
Fragilità nel rapporto genitori/figli che si manifesta nell’aumento
del numero dei genitori che si sentono impreparati a supportare i
figli nelle varie fasi della loro crescita: a) difficoltà a comunicare
ed a interpretare esigenze generazionali diverse, b) casi di abuso
e maltrattamento sia fisico che psicologico, c) casi di incuria e
trascuratezza.
politica della salute
1. riduzione delle difficoltà relazionali tra genitori e figli, in
particolare per quanto riguarda le situazioni di trascuratezza
fisica ed affettiva nei confronti dei minori;
2. riduzione dei casi di trauma da violenza, aggressività e abuso
sul minore.
strategia sociosanitaria/sociale
1. aumentare l’efficacia degli interventi di prevenzione con lo
sviluppo del sostegno alla genitorialità mediante interventi
educativi domiciliari individualizzati rivolti alle famiglie;
2. aumentare l’efficacia degli interventi di tutela.
strategia organizzativa
1. realizzare iniziative per la formazione e il sostegno della
genitorialità in collaborazione con il consultorio familiare;
2. migliorare il lavoro di rete tra i vari soggetti operativi
sull’ambito della tutela minori, in base alle indicazioni
regionali che richiedono un piano territoriale, con costruzione
di un tavolo di lavoro interistituzionale e multidisciplinare
per:
a) stabilire buone prassi di intervento;
b) definire percorsi, suddivisione di competenze e protocolli
di intesa per la gestione della tutela minori;
c) creare un “fondo di solidarietà” a livello di u.l.s.s. per gli
inserimenti di minori in comunità;
3. pluralizzare le forme di sostegno ai minori mediante:
a) attivazione di reti di famiglie solidali, con realizzazione di
corsi di formazione a famiglie ed agli operatori che si
occuperanno della manutenzione della rete e previsione di
un coordinamento della rete stessa (il livello di
coordinamento territoriale varia a seconda delle diverse
situazioni);
163
b) creazione di spazi educativi diurni (nuova comunità
educativa diurna Fondazione Pontello e consolidamento e
potenziamento, a decorrere dal 1° gennaio 2008, comunità
educativa diurna di Giavera del Montello “l’isola che c’è”,
con estensione dell’utenza ai minori maggiori di 14 anni);
c) ristrutturazione della comunità diurna “Il Furetto”, con
creazione di un tavolo tra i comuni del distretto sociosanitario n. 1, l’u.l.ss. n. 8 e la cooperativa sociale Sonda
per la stesura di convenzione e protocollo di lavoro;
d) nuovi corsi di formazione per famiglie affidatarie con
attivazione di un polo dell’équipe affido per il distretto
socio-sanitario n. 2;
4. potenziare il lavoro di rete tra i vari soggetti operativi
sull’ambito minori (scuola, servizio di integrazione scolastica,
servizi di consultorio familiare, servizio di neuropsichiatria
infantile,
consultorio
giovani,
comunità
educative
residenziali) per una migliore e precoce segnalazione delle
situazioni problematiche mediante:
a) la formazione specifica degli operatori e degli insegnanti
coinvolti;
b) la definizione di un protocollo d’intesa, con specificazione
di competenze e aree di intervento di ogni attore coinvolto;
c) il potenziamento dei percorsi psico-sociali di supporto al
minore ed alla famiglia di origine.
risorse/finanziamento
1. euro 16.863 a carico dell’area sociale del bilancio dell’u.l.ss.
n. 8 per un assistente sociale, a partire dal 1° aprile 2008, per
il nuovo polo di équipe affido presso il consultorio familiare
del distretto socio-sanitario n. 2 per n. 18 ore settimanali;
2. euro 170.000 per costi di investimento per la realizzazione
della nuova comunità educativa diurna Fondazione Pontello,
di cui euro 100.000 finanziati dalla Regione del Veneto ed
euro 70.000 a carico del comune di Crocetta del Montello.
Euro 96.800 per anno per costi di gestione della stessa
comunità a carico dei bilanci dei comuni di residenza dei
minori inseriti.
Euro 84.700 per anno per costi di gestione a carico dei bilanci
dei comuni di residenza dei minori inseriti per il
potenziamento della comunità educativa diurna di Giavera del
Montello “l’isola che c’è”;
3. euro 34.234 per anno, a partire dal 1° luglio 2008, per n. 2
educatori professionali domiciliari a part time pomeridiano
per i servizi di consultorio familiare a carico dell’area sociale
del bilancio dell’u.l.ss. n. 8.
4. euro 30.000 complessivi per anno, a partire dal 1° ottobre
2007, a carico dei bilanci dei comuni per n. 40 ore annue
aggiuntive per l’assistente sociale di ogni comune rivolte alla
164
gestione della rete di famiglie solidali.
indicatori di controllo
1. termine finale per l’attivazione del tavolo di lavoro
interistituzionale e multidisciplinare: 31/10/2007;
2. termine finale per l’attivazione della nuova comunità
educativa diurna Fondazione Pontello: 31/10/2007.
165
3. problematiche della sfera comportamentale nei minori e crisi della fascia
adolescenziale
problema di salute
Le problematiche della sfera comportamentale nei minori e le
crisi della fascia adolescenziale si manifestano con un aumento
degli episodi di bullismo e aggressività nelle scuole e negli
ambienti aggregativi, accompagnati da emulazione di stili di vita
trasgressivi ed insicurezza nel rapporto con se stessi, col proprio
corpo in cambiamento, con il gruppo di pari e con il mondo degli
adulti. Inoltre, si assiste ad un significativo aumento delle
gravidanze precoci adolescenziali che destabilizzano la normale
evoluzione dell’individuo.
politica della salute
1. riduzione dei fenomeni di problemi comportamentali dei
minori;
2. riduzione del numero delle gravidanze precoci adolescenziali.
strategia sociosanitaria/sociale
1. aumentare gli interventi di sostegno alla genitorialità rivolti a
genitori di minori e adolescenti con problemi
comportamentali;
2. migliorare la presa in carico da parte degli operatori sociali,
scolastici e del tempo libero;
3. specializzare gli interventi di supporto educativo in spazi
aggregativi ed informativi;
4. migliorare l’efficacia dell’informazione sessuale intervenendo
a favore della fascia di età preadolescenziale.
strategia organizzativa
1. coinvolgere il consultorio giovani nell’organizzazione di
percorsi formativi rivolti ai genitori di minori ed adolescenti
con problemi comportamentali;
2. integrare operatori dei progetti giovani comunali, insegnanti e
psicopedagogisti delle scuole e psicologhe del servizio di
integrazione scolastica dell’u.l.ss. nella gestione dei casi
complessi;
3. aumentare le ore di presenza dell’assistente sociale presso i
servizi di neuropsichiatria infantile nelle sedi di
Valdobbiadene ed Asolo;
4. attivare incontri di gruppo periodici con la popolazione
giovanile, da attuarsi nelle sedi consultoriali e nel territorio.
166
risorse/finanziamento
1. euro 16.863 per anno, a partire dal 1° settembre 2008, a
carico dell’area sociale del bilancio dell’u.l.ss. n. 8 per
potenziamento figura assistente sociale presso i servizi di
neuropsichiatria infantile per n. 18 ore settimanali.
indicatori di controllo
Termine finale per la presentazione alla conferenza dei sindaci di
una relazione sulle attività svolte: 31/12/2008.
167
4. emarginazione del nucleo familiare dal contesto sociale
problema di salute
L’emarginazione del nucleo familiare dal contesto sociale si
manifesta con situazioni di perdita o precarietà del lavoro e di
sradicamento ambientale in aumento.
politica della salute
Riduzione dei casi e dei processi di esclusione, di autoesclusione
e isolamento familiare.
strategia sociosanitaria/sociale
1. sviluppare la prevenzione, creando contesti e dinamiche
positive e autopromozionali nelle famiglie, favorendo la
maturazione di atteggiamenti di accoglienza e inclusione
sociale nei contesti di vita delle famiglie a rischio di
esclusione;
2. offrire una mediazione (non sostituzione) nelle relazioni tra
famiglie ed enti o istituzioni (es. relazioni scuola- famiglia),
favorendo l’autonomia;
3. sviluppare l’accompagnamento pedagogico e relazionale
all’interno delle famiglie con disagio con la presenza di
educatori professionali;
4. erogare contributi economici per sostenere le famiglie con
disagio per avviare processi per la risoluzione di quei
problemi che possono portare a dinamiche escludenti (es:
sostenere la partecipazione dei figli ad attività sportive o
socializzanti).
strategia organizzativa
1. favorire l’inserimento delle famiglie a rischio di
emarginazione
nelle
reti
comunitarie,
tramite
accompagnamento sociale alla famiglia;
2. realizzare percorsi di sensibilizzazione e sostegno alle reti di
solidarietà.
risorse/finanziamento
Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già
a disposizione della rete dei servizi.
indicatori di controllo
Termine finale per la presentazione alla conferenza dei sindaci di
una relazione sulle attività svolte: 31/12/2008.
168
5. difficoltà di autonomia tra i giovani e i giovani adulti, difficoltà a trovare una
occupazione idonea
problema di salute
La difficoltà di autonomia tra i giovani e i giovani adulti è fonte
di significativo disagio nei confronti del mondo dei pari e di
quello adulto, limita la possibilità di acquisizione di nuove
competenze, è causa e conseguenza di una importante
autosvalutazione. Spesso frutto e fonte di difficili o errate
relazioni con i genitori e con il contesto sociale.
politica della salute
Riduzione delle difficoltà di autonomia tra i giovani e i giovani
adulti.
strategia sociosanitaria/sociale
Sviluppare la promozione della partecipazione sociale, con
particolare attenzione alle politiche di accesso al lavoro, alla
casa, al credito, alla formazione permanente (personale e
professionale).
strategia organizzativa
Attivare a livello sperimentale nei comuni di Montebelluna,
Trevignano, Cornuda, Crocetta del Montello, Pederobba, Maser
e Giavera del Montello progetti territoriali con azioni mirate alla
promozione della relazione tra i giovani stessi, le istituzioni,
l’imprenditoria locale e le agenzie educative/formative.
risorse/finanziamento
Euro 100.000 finanziate dal ministero delle politiche giovanili.
indicatori di controllo
Termine finale per la sperimentazione: 31/12/2007.
169
Gli aspetti soggettivi
1. partecipazione
problema di salute
Insufficiente grado di partecipazione delle famiglie e dei giovani
all’individuazione dei propri bisogni e scarsa attivazione.
politica della salute
Riduzione degli ostacoli che impediscono una reale
partecipazione delle famiglie nella emersione delle
problematiche, nel confronto su di esse, nella presa di decisione
delle azioni da intraprendere nel rapporto con i servizi e le
istituzioni.
strategia sociosanitaria/sociale
Sviluppo dell’accompagnamento delle famiglie.
strategia organizzativa
1. attivare dei percorsi formativi rivolti ad operatori del settore
(pubblici e privati) su metodologie e strumenti per favorire la
partecipazione delle famiglie nella relazione con i
servizi/istituzioni;
2. attivare, in connessione con le famiglie, piccole
azioni/strumenti in alcuni servizi della comunità;
3. valutare a livello di territorio di u.l.ss. l’attivazione delle
diverse esperienze pilota e riprogettare una strategia più
diffusa.
risorse/finanziamento
Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già
a disposizione della rete dei servizi.
indicatori di controllo
Termine finale per la presentazione alla conferenza dei sindaci di
una relazione sulle attività svolte: 31/12/2008.
170
I fattori di rischio
1. stile di vita familiare ambiguo e sregolato
problema di salute
Lo stile di vita familiare ambiguo e sregolato si accompagna alla
assenza di ruoli precisi nella famiglia e di regole educative
definite. Contribuisce all’instabilità dei figli e li rende meno
capaci di affrontare i problemi, di accettare i limiti e di gestire le
frustrazioni. Ciò determina una difficoltà di relazione nei diversi
contesti e con i coetanei con situazioni di: a) genitori non in
grado di rispondere adeguatamente alle richieste dei figli, b)
difficoltà comunicative e relazionali tra genitori e figli, c)
mancanza
di
accompagnamento
e
rielaborazione
nell’integrazione delle famiglie ricostruite.
politica della salute
Riduzione delle situazioni caratterizzate da uno stile di vita
familiare ambiguo e sregolato.
strategia sociosanitaria/sociale
Attivare interventi di sostegno ai nuclei familiari per un aumento
delle competenze educative dei genitori.
strategia organizzativa
1. sviluppare percorsi di sostegno al nucleo familiare (interventi
domiciliari) che pongano particolare attenzione agli aspetti
dell’autorevolezza, della gestione della quotidianità e del
senso della regola educativa;
2. attivare gruppi psico-educazionali rivolti ai genitori di nuclei
in carico ai servizi.
risorse/finanziamento
1. il costo dell’azione viene supportato dal potenziamento degli
educatori professionali domiciliari già previsto per i servizi di
consultorio familiare per quanto riguarda il tema della
fragilità del rapporto genitori/figli;
2. il costo per l’attivazione dei gruppi viene sostenuto con
l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi.
indicatori di controllo
Termine finale per la presentazione alla conferenza dei sindaci di
una relazione sulle attività svolte: 31/12/2008.
171
2. famiglie con la presenza di persone tossicodipendenti, portatori di handicap o con
patologie mentali
problema di salute
Inadeguatezza familiare a seguito della presenza di persone
tossicodipendenti, portatori di handicap o con patologie mentali,
che porta all’isolamento del nucleo familiare, centrato sui
bisogni del membro in difficoltà.
politica della salute
Riduzione delle situazioni di inadeguatezza familiare.
strategia sociosanitaria/sociale
1. migliorare la presa in carico congiunta da parte dei servizi
specialistici;
2. aumentare le competenze familiari nell’affrontare patologie
quali tossicodipendenza, portatori di handicap o patologie
mentali;
3. sviluppare la prevenzione dei fenomeni di isolamento di
questi nuclei familiari.
strategia organizzativa
1. potenziare l’offerta formativa con incontri di sostegno con i
singoli nuclei e percorsi di auto-mutuo aiuto rivolta a nuclei
familiari che si trovano in queste situazioni;
2. elaborare percorsi di rete fra i servizi (protocollo d’intesa) per
una più adeguata presa in carico;
3. sviluppare percorsi di accompagnamento all’interno dei
nuclei familiari per prevenire situazioni di isolamento;
4. attivare e consolidare gruppi di auto-mutuo aiuto di sostegno
alle famiglie.
risorse/finanziamento
Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già
a disposizione della rete dei servizi.
indicatori di controllo
Termine finale per la presentazione alla conferenza dei sindaci di
una relazione sulle attività svolte: 31/12/2008.
172
3. abbandono scolastico relativo alla scuola dell’obbligo
problema di salute
Nel territorio di riferimento si registra una situazione ancora
significativa di casi di abbandono scolastico relativo alla scuola
dell’obbligo.
politica della salute
Riduzione dei casi di abbandono scolastico relativi alla scuola
dell’obbligo.
strategia sociosanitaria/sociale
Sviluppare l’attività di prevenzione anche per una presa in carico
precoce dei casi a rischio.
strategia organizzativa
1. promuovere collegamenti e incontri tra scuola e servizi per
segnalare “minori a rischio di abbandono scolastico” e minori
che già hanno abbandonato la scuola per ridurre le cause di
non integrazione scolastica e per progettare interventi di
coinvolgimento delle famiglie;
2. approfondire i percorsi di collegamento nel passaggio
“scuola-lavoro” in collaborazione con le istituzioni
scolastiche ed il Centro per l’Impiego.
risorse/finanziamento
Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già
a disposizione della rete dei servizi.
indicatori di controllo
Termine finale per la presentazione alla conferenza dei sindaci di
una relazione sulle attività svolte: 31/12/2008.
173
AREA POVERTÀ ED EMARGINAZIONE
Breve profilo dell’area povertà ed emarginazione
La scelta di inserire per la prima volta nella programmazione locale la tematica della
povertà ed emarginazione è significativa di una attenzione delle istituzioni alle conseguenze
dei processi di trasformazione del contesto socio-economico che interessano anche aree del
nord est, conosciuto come ambito del benessere diffuso.
Diversamente dagli altri campi di intervento dei servizi alla persona (disabilità, minori,
anziani, salute mentale, dipendenze) che hanno più storia, questa tematica, per il suo carattere
di “novità” presenta non poche difficoltà nell’intraprendere un lavoro di analisi puntuale. Un
primo approccio dovrebbe, pertanto, cercare di chiarire le caratteristiche e le dimensioni del
fenomeno, relativamente al territorio, con riferimento ai concetti di povertà assoluta e di
povertà relativa desumibili dalle indagini statistiche nazionali.
Altra riflessione si impone sul binomio povertà/emarginazione, da declinare in tutte le
sue dimensioni e significati che si collocano ben oltre l’ambito strettamente economico.
Esistono, fino ad oggi, scarse fonti informative che permettano di descrivere e
quantificare il fenomeno attraverso dati oggettivi e statisticamente rilevanti. La
consapevolezza che, comunque, vi sia un numero sempre maggiore di persone e di famiglie
che si trovano in situazioni di difficoltà economiche e di povertà relazionali, è sempre più
percepita dalle istituzioni pubbliche e private che operano nel campo del sociale sul territorio
dell’unità locale socio-sanitaria n. 8. Ad esse arrivano richieste di aiuto da parte di soggetti
che nel recente passato non rientravano in questa area di bisogno. Si tratta di un fenomeno
complesso che il più delle volte non emerge con forza ma tende a rimanere in un contesto
sommerso, difficilmente intercettabile dai servizi che di conseguenza non riescono a dare
risposte adeguate, secondo i principi di giustizia ed equità sociale.
La difficoltà da affrontare è quindi legata alla rilevazione del trend di questo fenomeno
ed alla identificazione precisa della composizione del target, considerando che questa utenza
non necessariamente è in carico ai servizi socio-sanitari.
Il carattere sommerso del fenomeno è dovuto anche ai diversi motivi che portano
spesso le persone in condizione di povertà a non chiedere sostegno: isolamento, solitudine,
povertà culturale, mancanza di strumenti e competenze per accedere ai servizi, rassegnazione,
vergogna, ecc..
Alla luce di queste considerazioni si ritiene opportuno concentrare l’attenzione, in
particolare, sulle cosiddette “nuove povertà”, cioè sulle situazioni che interessano persone
singole (anziani, persone adulte espulse dal contesto lavorativo, madri sole, giovani adulti
inoccupati o precari di lungo periodo, minori abbandonati, ecc.) o nuclei familiari che, a
seguito di episodi improvvisi nella vita quotidiana o a seguito di un aggravamento di
174
situazioni già disagiate, si trovano a vivere in condizioni economiche e socio-relazionali di
grave privazione.
Molte sono le segnalazioni che provengono da quelle realtà territoriali che
maggiormente sono a contatto con questo tipo di utenza, quali Caritas, banchi alimentari, i
quali riferiscono che, mentre qualche anno fa chi si rivolgeva a loro erano persone conosciute
e con delle caratteristiche abbastanza codificabili, ora ci sono nuclei familiari che non
riescono a trovare una serenità economica. Segnali preoccupanti arrivano anche da operatori
pubblici e privati che operano nell’ambito del disagio abitativo.
Pur in mancanza di informazioni dettagliate sui fattori che determinano tale disagio e
sull’incidenza dello stesso nelle diverse categorie “a rischio”, è evidente l’aggravarsi
progressivo del fenomeno e l’estensione della vulnerabilità abitativa a fasce della popolazione
fino ad oggi non coinvolte.
Risulta, comunque, del tutto evidente la stretta relazione tra i fattori di disagio
abitativo per le categorie “deboli” evidenziate (anziani soli, giovani coppie, immigrati,
famiglie monogenitoriali, famiglie monoreddituali, etc.) e i più ampi processi di
impoverimento e di marginalizzazione precedentemente citati.
Sulle cause che hanno determinato questa situazione sociale si possono individuare
diversi fenomeni macro: mancanza sempre maggiore di reti sociali adeguate attorno ad un
nucleo familiare; trasformazione del mercato del lavoro; un mercato della casa che ha portato
i costi a livelli insostenibili; una crisi sempre più evidente del modello socio-economico che
non è più in grado di garantire continuo sviluppo ed attutire le situazioni di disagio e di
marginalità.
La situazione attuale presenta l’emergere di situazioni che rappresentano un quadro di
vulnerabilità, come rischio di povertà, che necessità di una particolare attenzione sia da parte
delle istituzioni che di tutti gli attori sociali attivi nelle comunità locali. Questa attenzione, sia
a livello programmatico che operativo, può rappresentare un salto di qualità dalla fase di
delega all’assistenza caritatevole e di beneficenza alla fase della pianificazione degli
interventi di contrasto alla povertà ed alla emarginazione come fattori di promozione dei
diritti di cittadinanza.
Un progetto di sistema
In considerazione della natura sostanzialmente nuova dell’area di bisogno considerata,
si ritiene necessario adottare un progetto di sistema basato sulla istituzione ed attivazione,
entro il 31 maggio 2007, di un tavolo di coordinamento, costituito da non più di dodici
persone, nominato dall’esecutivo della conferenza dei sindaci e presieduto dal presidente della
conferenza stessa o da un suo delegato. Tale tavolo di coordinamento ha il compito di
approfondire gli aspetti progettuali necessari alla realizzazione delle politiche della salute di
seguito riportate, presentando alla conferenza dei sindaci una proposta di dettaglio di
attuazione delle stesse.
175
In particolare, viene prevista una rilevazione dei servizi, delle relative attività e dei
conseguenti costi che i diversi soggetti istituzionali e non del territorio hanno attivato a favore
dell’area povertà ed emarginazione, contemplando anche la possibilità di istituire un gruppo
tecnico di lavoro, a decorrere dal 1° ottobre 2007, costituito da un esperto coordinatore di
ricerca sociale ed altri tre operatori. La durata di questa analisi e del gruppo sarà di sei mesi,
con un impegno orario di n. 10 ore settimanali del coordinatore e n. 20 ore settimanali degli
altri operatori, con una spesa complessiva di 30.000 euro.
L’obiettivo principale di questo gruppo di lavoro è quello di fare una analisi e
pervenire ad una proposta di ottimizzazione dei servizi e delle risorse esistenti ma non
omogenei, in modo tale da dare struttura ed organizzazione alle diverse prestazioni già in
essere sul territorio.
L’attivazione del sopraindicato tavolo di coordinamento deve rappresentare la
prosecuzione delle positive collaborazioni avviate nell’ambito del gruppo di lavoro
costituitosi per la fase istruttoria per la stesura del nuovo piano di zona dei servizi alla persona
2007/2009.
Il confronto tra bisogni e risposte e la definizione delle priorità
Nel presente paragrafo viene rappresentato, attraverso l’utilizzo delle tabelle di seguito
riportate, il risultato dell’analisi dei bisogni di salute, considerando le variabili relative alla
dimensione fisica, mentale e socio-relazionale della stessa. Il bisogno di salute è stato inteso
quale condizione negativa in una delle suddette variabili, individuata attraverso i seguenti
elementi: a) patologia, b) disagio socio-relazionale, c) fattore di rischio, d) aspetto soggettivo.
I bisogni che ancora non trovano una soddisfacente risposta ed avvertiti quali priorità
hanno portato alla definizione di politiche di sviluppo dei livelli di salute, declinate, non solo
con riferimento agli stati di evoluzione positiva delle condizioni critiche, ma anche per quanto
riguarda le conseguenti necessità di intervenire sul sistema delle prestazioni (strategia sociosanitaria / sociale) e sulla organizzazione dei servizi (strategia organizzativa). Per ognuna
delle suddette politiche sono state, inoltre, specificate le necessità sul piano delle risorse e del
finanziamento ed individuati strumenti di controllo dello stato di attuazione delle relative
azioni, con definizione di appositi indicatori di processo o di risultato.
i disagi socio-relazionali
1.
2.
3.
disagio abitativo;
precarietà lavorativa;
isolamento relazionale ed affettivo.
i fattori di rischio
1.
pregiudizio, forme di intolleranza e di discriminazione.
176
I disagi socio-relazionali
1. disagio abitativo
problema di salute
La situazione abitativa presenta situazioni estreme di mancanza
di alloggio a situazioni in cui spesso gli spazi a disposizione
sono fatiscenti, inidonei dal punto di vista igienico-sanitario ed
ambientale. I costi sono spesso insostenibili e si verificano anche
situazioni speculative. Si registra un aumento degli sfratti per
morosità, con un mercato della casa caratterizzato da forme di
discriminazione.
politica della salute
Riduzione del disagio abitativo con possibilità di un alloggio
adeguato a costi sostenibili.
strategia sociosanitaria/sociale
Favorire percorsi di accesso all’abitare per i soggetti in
condizione di disagio.
strategia organizzativa
1. effettuare una analisi di studio tra enti competenti di settore
(Ater, comuni, terzo settore, ecc.) che si occupano delle
tematiche legate all’abitare e all’accesso alla casa;
2. perfezionare e promuovere strumenti di settore atti a favorire
l’immissione sul mercato di alloggi a canone
“calmierato”(canone concordato, etc.) e la promozione delle
buone prassi;
3. organizzare ed analizzare le situazioni e gli strumenti
esistenti;
4. stipulare convenzioni con risorse del territorio per
l’attivazione di servizi informativi, di orientamento e
accompagnamento relativi all’abitare;
5. costituire un tavolo di lavoro tecnico/politico per individuare
strumenti e processi per lo sviluppo di politiche abitative in
favore di soggetti deboli;
6. sviluppare interventi di coordinamento e di programmazione
delle attività del volontariato per quanto riguarda in
particolare la prima accoglienza e gli interventi di prima
necessità;
7. revisionare le procedure ed i criteri per l’erogazione dei
contributi economici finalizzati alla prima casa;
177
8. progettare ed attivare una “agenzia di intermediazione sociale
all’abitare”, quale strumento innovativo per un approccio
integrato al problema abitativo delle fasce deboli, con lo
scopo di:
- attivare un sportello di consulenza e orientamento
all’abitare;
- ricercare alloggi a canone “sociale”;
- gestire l’accoglienza di breve periodo;
- sviluppare la mediazione sociale all’abitare;
- promuovere l’accesso a mutui;
- favorire l’accesso a microprestiti per l’affitto e l’acquisto;
- gestire
direttamente
il
patrimonio
immobiliare
pubblico/privato;
- identificare e promuovere strumenti condivisi atti a
favorire l’immissione nel mercato di alloggi a canone
calmierato (es. locazione a canone concordato);
- promuovere e realizzare interventi innovativi di social
housing (autocostruzione etc).
risorse/finanziamento
1. euro 20.000 per il triennio a carico del bilancio dei comuni
per la realizzazione delle strategie organizzative di cui ai
punti da n. 1 a n. 7;
2. euro 35.000 per anno, a partire dal 1° ottobre 2007, a carico
del bilancio dei comuni per n. n. 1 coordinatore e n. 1
operatore entrambi a tempo parziale per la progettazione ed
attivazione della agenzia di “intermediazione sociale
all’abitare”.
indicatori di controllo
Termine finale per presentare alla conferenza dei sindaci una
relazione descrittiva della situazione del territorio e delle azioni
realizzate: 31/12/2008.
178
2. precarietà lavorativa
problema di salute
La situazione lavorativa si caratterizza per situazioni di
disoccupazione o sottoccupazione, di lavoro nero senza garanzie
e tutele, di carenza di tutela nei contratti atipici (ammortizzatori
sociali), con conseguente difficoltà ad individuare prospettive a
lungo termine (progetti di vita).
politica della salute
Riduzione del disagio lavorativo in un contesto di occupazione
legale con maggior possibilità di inserirsi nel mercato del lavoro
e di poter individuare prospettive di vita a lungo termine.
strategia sociosanitaria/sociale
Favorire l’inserimento lavorativo dei soggetti deboli.
strategia organizzativa
1. attivare normative di settore per affidamento diretto alle
cooperative sociali di tipo B;
2. realizzazione del progetto promosso dai consorzi “Intesa” e
“In Concerto” per sviluppare le opportunità di lavoro a favore
delle persone in situazione di precarietà lavorativa;
3. favorire sinergie con risorse territoriali che si occupano di
lavoro (centri per l’impiego, agenzie interinali, ecc.) con
sviluppo di protocolli di intesa;
4. favorire forme di riqualificazione attraverso formazione
mediante collaborazione con enti di formazione
professionale;
5. favorire forme di riqualificazione attraverso formazione per le
donne, con attivazione di sportelli informativi e di
orientamento con personale qualificato;
6. costituire un tavolo di lavoro tecnico/politico per
l’individuazione di strumenti e processi mirati allo sviluppo
di politiche lavorative in favore di soggetti deboli (trattasi
dello stesso tavolo previsto per il disagio abitativo).
risorse/finanziamento
Si utilizzano le risorse già indicate a favore della politica relativa
al disagio abitativo.
179
indicatori di controllo
1. numero di convenzioni di appalto con cooperative sociali di
tipo B in ogni comune entro il triennio di vigenza del piano:
almeno n. 1;
2. percentuale di incremento degli inserimenti lavorativi rispetto
al target di utenza entro il triennio di vigenza del piano:
almeno il 5%.
180
3. isolamento relazionale ed affettivo
problema di salute
Si rilevano situazioni di esclusione dalla vita attiva che
producono un “tempo vuoto”, con assenza di autoaiuto e di
supporto del vicinato. Un maggiore spostamento delle persone
per lavoro determina situazioni di sradicamento dal proprio
contesto socio-relazionale. I tempi di vita e soprattutto di lavoro
non permettono la costruzione e il rafforzamento delle reti
sociali.
politica della salute
Riduzione delle situazioni di isolamento relazionale ed affettivo.
strategia sociosanitaria/sociale
Favorire l’integrazione sociale dei soggetti a rischio di
emarginazione.
strategia organizzativa
1. sviluppare forme di conoscenza e confronto tra tutte le realtà
del territorio che operano nel settore dell’emarginazione e
povertà attraverso la costituzione di un tavolo di lavoro
tecnico/politico;
2. sviluppare interventi di coordinamento e di programmazione
delle attività del volontariato.
risorse/finanziamento
Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già
a disposizione della rete dei servizi.
indicatori di controllo
Termine finale per la messa a regime delle attività: 31/03/2008.
181
Gli aspetti soggettivi
1. domanda inespressa
problema di salute
Incapacità di individuare, codificare ed esprimere i bisogni.
politica della salute
Riduzione delle situazioni di incapacità ad individuare,
codificare ed esprimere i bisogni.
strategia sociosanitaria/sociale
Sviluppo dell’attività di supporto nei confronti dei soggetti
deboli.
strategia organizzativa
Implementare una attività di rete tra i servizi sociali
professionali.
risorse/finanziamento
Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già
a disposizione della rete dei servizi.
indicatori di controllo
Termine finale per presentare alla conferenza dei sindaci una
relazione descrittiva della situazione del territorio: 31/12/2008.
182
2. difficoltà di accesso ai servizi
problema di salute
Si registrano situazioni di scarsa conoscenza delle possibilità
offerte dai servizi presenti nel territorio, accompagnati anche da
atteggiamenti di pudore e vergogna nel manifestare la richiesta
di aiuto
politica della salute
Migliorata conoscenza dei servizi territoriali con riduzione del
pudore e vergogna nel manifestare la richiesta di aiuto.
strategia sociosanitaria/sociale
1. sviluppare l’attività di informazione sulle possibilità
assistenziali offerte dalla rete dei servizi;
2. sviluppare l’accompagnamento dei soggetti target alla rete dei
servizi.
strategia organizzativa
Attivare lo sportello integrato.
risorse/finanziamento
Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già
a disposizione della rete dei servizi.
indicatori di controllo
Termine finale per l’attivazione dello sportello integrato:
31/12/2007.
183
I fattori di rischio
1. pregiudizio, forme di intolleranza e di discriminazione
problema di salute
Esistono persone non inseribili in categorie specifiche che
spesso sono soggette a forme di espulsione ed isolamento da tutti
i contesti della società (ex detenuti, vittime di tratta, ecc).
politica della salute
Riduzione del pregiudizio e delle forme di intolleranza e
discriminazione nei confronti di categorie deboli quali ex
detenuti e vittime di tratta.
strategia sociosanitaria/sociale
Sviluppare le attività di sensibilizzazione sociale.
strategia organizzativa
Realizzare collaborazioni con le associazioni di volontariato.
risorse/finanziamento
Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già
a disposizione della rete dei servizi.
indicatori di controllo
Termine finale per presentare alla conferenza dei sindaci una
relazione descrittiva della situazione del territorio: 31/12/2008.
184
AREA IMMIGRATI
Breve profilo dell’area immigrati
Negli ultimi anni si è verificato un costante incremento della popolazione straniera,
tanto che dagli ultimi dati in possesso risulta che:
-
-
facendo il confronto tra residenti totali e residenti stranieri nell’unità locale sociosanitaria n. 8, l’incidenza media è passata da 4,40% nell’anno 2000 a 9,13% nel 2005;
il numero dei minorenni stranieri sul totale dei minorenni presenti nel territorio è passato
da 6,12% nell’anno 2000 a 12,95% nel 2005, è, quindi, raddoppiato;
nelle scuole dell’obbligo la percentuale media dei minori stranieri frequentanti rispetto al
totale della popolazione scolastica è pari al 15,80% nelle aree di Asolo, Montebelluna e
Valdobbiadene, mentre in quella Castelfranco Veneto è di circa il 12%; in particolare
l’area pedemontana (comuni di Crespano del Grappa, Fonte, San Zenone degli Ezzelini,
Asolo) registra i picchi più alti di presenze rispetto alla percentuale media;
per quanto riguarda la nazionalità degli immigrati, si è riscontrato negli ultimi anni un
incremento della popolazione di origine asiatica e dell’est-Europa;
si sta, inoltre, riscontrando la tendenza alla parificazione tra la presenza numerica di
uomini e donne;
rimane, infine, aperta la questione relativa alla presenza di stranieri irregolari ed alle
conseguenze che ne derivano, sia per l’aspetto lavorativo che per quello sociale.
Il costante aumento della popolazione straniera nel territorio richiede azioni trasversali
che favoriscano l’integrazione e la partecipazione e che garantiscano il raggiungimento della
piena parità giuridica di diritti e doveri con la comunità locale. Pertanto, il presente piano
intende, da un lato, potenziare gli interventi già attivati e, dall’altro, promuovere la messa in
rete dei vari soggetti pubblici e privati che, a vario titolo, possono concorrere alla
progettazione ed alla realizzazione di interventi mirati al miglioramento delle interazioni
interpersonali e sociali tra popolazione locale e popolazione immigrata.
Un progetto di sistema
In considerazione della natura sostanzialmente nuova dell’area di bisogno considerata,
si ritiene necessario adottare un progetto di sistema basato sulla istituzione ed attivazione,
entro il 31 maggio 2007, di un tavolo di coordinamento, costituito da non più di dodici
persone, nominato dall’esecutivo della conferenza dei sindaci e presieduto dal presidente della
conferenza stessa o da un suo delegato. Tale tavolo di coordinamento ha il compito di
approfondire gli aspetti progettuali necessari alla realizzazione delle politiche della salute di
seguito riportate, presentando alla conferenza dei sindaci una proposta di dettaglio di
attuazione delle stesse.
185
In particolare, viene prevista una rilevazione dei servizi, delle relative attività e dei
conseguenti costi che i diversi soggetti istituzionali e non del territorio hanno attivato a favore
dell’area immigrati, contemplando anche la possibilità di costituire uno staff tecnico,
composto da 3 persone a tempo parziale e da un consulente, che lavori in stretto raccordo con
il suddetto tavolo di lavoro. Le tre persone dovrebbero essere tecnici che già lavorano (e
quindi già conoscono le risorse esistenti) nel territorio dell’unità locale socio-sanitaria n. 8,
con incarichi specifici retribuiti. E’ prevedibile un costo complessivo per il triennio di euro
15.000,00 a carico dei comuni.
L’attivazione del tavolo di coordinamento in questione deve rappresentare la
prosecuzione delle positive collaborazioni avviate nell’ambito del gruppo di lavoro
costituitosi per la fase istruttoria per la stesura del nuovo piano di zona dei servizi alla persona
2007/2009.
Il confronto tra bisogni e risposte e la definizione delle priorità
Nel presente paragrafo viene rappresentato, attraverso l’utilizzo delle tabelle di seguito
riportate, il risultato dell’analisi dei bisogni di salute, considerando le variabili relative alla
dimensione fisica, mentale e socio-relazionale della stessa. Il bisogno di salute è stato inteso
quale condizione negativa in una delle suddette variabili, individuata attraverso i seguenti
elementi: a) patologia, b) disagio socio-relazionale, c) fattore di rischio, d) aspetto soggettivo.
I bisogni che ancora non trovano una soddisfacente risposta ed avvertiti quali priorità
hanno portato alla definizione di politiche di sviluppo dei livelli di salute, declinate, non solo
con riferimento agli stati di evoluzione positiva delle condizioni critiche, ma anche per quanto
riguarda le conseguenti necessità di intervenire sul sistema delle prestazioni (strategia sociosanitaria / sociale) e sulla organizzazione dei servizi (strategia organizzativa). Per ognuna
delle suddette politiche sono state, inoltre, specificate le necessità sul piano delle risorse e del
finanziamento ed individuati strumenti di controllo dello stato di attuazione delle relative
azioni, con definizione di appositi indicatori di processo o di risultato.
i disagi socio-relazionali
1.
2.
3.
4.
5.
disagio abitativo;
disagio lavorativo;
emarginazione ed autoemarginazione;
difficoltà di integrazione scolastica;
emarginazione delle donne.
gli aspetti soggettivi
1.
conoscenza e capacità di orientamento ai vari servizi presenti nel territorio.
186
I disagi socio-relazionali
1. disagio abitativo
problema di salute
Si manifesta nella diffidenza della popolazione locale nei
confronti degli immigrati, nelle speculazioni, nella scarsa qualità
degli alloggi a fronte di costi elevati e nel sovraffollamento delle
abitazioni.
politica della salute
Diminuzione della diffidenza da parte della popolazione locale.
strategia sociosanitaria/sociale
1. sviluppare l’attività di formazione/informazione sulle regole
condominiali;
2. sviluppare le azioni di mediazione di conflitti.
Incaricare un operatore specializzato per tutto il territorio di
riferimento dell’u.l.ss. n. 8 per realizzare e coordinare le attività
di formazione-informazione relative all’abitare, in particolare:
strategia organizzativa
a) momenti di formazione all’abitare diretti alla popolazione
straniera;
b) mappatura delle zone abitative a rischio;
c) traduzione materiale informativo;
d) formazione agli amministratori condominiali alla relazione
interculturale;
e) utilizzo dei mediatori linguistico culturali e associazioni
immigrati per mediazione di conflitti;
f) attività di portierato sociale con finalità di prevenzione e
mediazione del conflitto in condomini e/o quartieri;
g) partecipazione alla rete per l’integrazione abitativa prevista
nell’area emarginazione e povertà.
risorse/finanziamento
Euro 10.000,00 per anno, a decorrere dal 1° gennaio 2008, a
carico dei comuni per l’incarico all’operatore specializzato.
indicatori di controllo
Termine iniziale per le attività di informazione e formazione:
01/02/2008.
187
2. disagio lavorativo
problema di salute
Si assiste a difficoltà relative alla cultura del lavoro (conoscenza
diritti-doveri), al lavoro sommerso e relativi rischi, alla
formazione ed all’addestramento, all’assenza di una rete di
sostegno in caso di perdita del lavoro con conseguente rischio di
povertà.
politica della salute
Riduzione del rischio di povertà dovuta a disoccupazione.
strategia sociosanitaria/sociale
Avviare una presa in carico specifica per i casi più gravi.
strategia organizzativa
Sviluppare una collaborazione tra servizi sociali di base e centri
per l’impiego per le situazioni di grave disagio sociale mediante
l’adozione di un protocollo d’intesa per la presa in carico di
situazioni socialmente rilevanti (azioni trasversali a più aree).
risorse/finanziamento
Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già
a disposizione della rete dei servizi.
indicatori di controllo
Termine finale per la stipula del protocollo: 31/12/2009.
188
3. emarginazione ed autoemarginazione
problema di salute
Si rilevano difficoltà reciproche di interazione tra la popolazione
locale e gli immigrati, mancando ancora una vera cultura della
partecipazione e delle forme di rappresentanza, proposte e spazi
di condivisione. Lo sradicamento e le continue migrazioni
creano destabilizzazioni e fanno nascere difficoltà di relazione
con le agenzie del territorio (scuole, servizi).
politica della salute
Riduzione delle situazioni di difficoltà reciproche di interazione
tra popolazione locale e immigrati.
strategia sociosanitaria/sociale
1. offrire spazi idonei per momenti di incontro per le
associazioni di immigrati (sale riunioni, ecc) e favorire
l’integrazione e la partecipazione della popolazione
immigrata alla vita locale;
2. offrire incontri di formazione e sensibilizzazione su tematiche
interculturali rivolti a tutta la popolazione.
strategia organizzativa
1. l’ente locale individua spazi idonei da mettere a disposizione
delle associazioni di immigrati, previa accettazione da parte
delle stesse, dei regolamenti per l’accesso e l’utilizzo dei
locali;
2. organizzare incontri specifici con esperti in collaborazione
con le università popolari e/o altre associazioni.
risorse/finanziamento
1. spazi individuati da ogni singolo ente locale;
2. euro 4.000 per il triennio a carico dei comuni ed eventuale
accesso ai fondi del centro servizi volontariato.
indicatori di controllo
Numero di incontri annui a partire dal 2008: n. 4.
189
4. difficoltà di integrazione scolastica
problema di salute
Si riscontrano problemi linguistici, difficoltà di dialogo tra
scuola e famiglie, aumento dell’abbandono scolastico in
particolare nel passaggio dalle scuole medie inferiori a quelle
superiori, difficoltà d’inserimento degli alunni stranieri nei
diversi momenti dell’anno scolastico. I minori stranieri trovano
difficoltà nell’orientamento ai percorsi scolastici successivi alle
scuole medie inferiori ed alla formazione professionale. In
qualche comune del territorio il numero degli alunni stranieri
presenti nelle classi è molto alto e diversi genitori italiani
chiedono di spostare i loro figli in altre scuole per paura di
abbassare la qualità della proposta formativa con il rischio di
creare scuole ghetto.
politica della salute
1. riduzione della difficoltà di dialogo tra scuola e famiglia;
2. diminuzione dell’abbandono scolastico e del relativo rischio
di emarginazione e devianza nell’età dell’adolescenza;
3. diminuzione del sovraffollamento dei minori stranieri nelle
scuole pubbliche;
4. aumento della frequenza dei minori stranieri alle scuole
materne.
strategia sociosanitaria/sociale
1. sviluppare l’attività di informazione e di mediazione
culturale;
2. potenziare le attività extrascolastiche con particolare riguardo
agli adolescenti stranieri;
3. adottare strategie di mediazione culturale per l’inserimento
nelle scuole materne;
4. erogare contributi economici per l’integrazione delle rette per
l’inserimento nelle scuole materne.
strategia organizzativa
1. organizzare incontri informativi sul funzionamento della
scuola e dei servizi collegati (mense, trasporti, contributi
regionali) coinvolgendo i mediatori culturali;
2. organizzare attività extrascolastiche (centro diurno, studio
assistito, centri giovani) rivolte a ragazzi sia italiani che
stranieri, con la collaborazione di mediatori culturali,
educatori professionali, biblioteche, associazioni sportive,
volontariato;
190
3. studiare il fenomeno emergente del sovraffollamento dei
minori stranieri nelle scuole pubbliche con indagine specifica
sulle scuole interessate al fenomeno da parte della rete
scolastica;
4. introdurre l’utilizzo del mediatore culturale anche per le
scuole materne;
5. rivedere i regolamenti comunali dei comuni del territorio di
riferimento dell’u.l.ss. n. 8 per l’erogazione dei contributi
economici.
risorse/finanziamento
1. il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse
già a disposizione della rete dei servizi;
2. euro 25.000 annui a carico dei bilanci dei comuni per n. 2
educatori di strada a tempo parziale che collaborino con gli
educatori già presenti nei vari servizi del territorio con
un’attenzione particolare all’integrazione degli adolescenti
stranieri nelle varie attività esistenti e nei luoghi di ritrovo
(bar, oratori, associazioni sportive, centri giovani, centri
diurni, consulte giovanili….);
3. il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse
già a disposizione della rete dei servizi;
4. il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse
già a disposizione della rete dei servizi;
5. il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse
già a disposizione della rete dei servizi;
indicatori di controllo
1. numero incontri informativi per anno a partire dal 2008: n. 8;
2. numero iniziative extrascolastiche per anno a partire dal
2008: n. 8;
3. termine finale per la presentazione alla conferenza dei sindaci
di una relazione: 31/12/2008;
4. termine finale per l’introduzione del mediatore culturale:
31/12/2008;
5. termine finale per la revisione dei regolamenti comunali:
31/12/2008.
191
5. emarginazione delle donne
problema di salute
La condizione della donna straniera è soggetta a maggiore
disagio e fragilità nei vari ambiti sociali, in particolare se è sola
e/o con figli minori, spesso per l’assenza di reti familiari di
sostegno. Questo fattore condiziona l’autonomia della donna ed
il sostegno nei momenti di crisi (es. perdita del lavoro, malattie).
politica della salute
Riduzione del disagio e della fragilità della donna straniera nei
vari ambiti sociali, in particolare se sola e/o con figli minori in
assenza di reti familiari di sostegno.
strategia sociosanitaria/sociale
1. promuovere iniziative di aggregazione e partecipazione alla
vita sociale locale;
2. sviluppare la formazione e le attività di accompagnamento
che favoriscano l’autonomia della donna;
3. sviluppare le attività di sensibilizzazione e formazione per
famiglie per promuovere reti a vari livelli per sostegno,
appoggio e reciproco aiuto.
strategia organizzativa
1. potenziare e diffondere gruppi di socializzazione per le donne
in tutto il territorio dell’u.l.ss. n. 8, coinvolgendo anche donne
italiane (gruppi donne organizzati in collaborazione con il
CTP) mediante un protocollo d’intesa tra u.l.ss. n. 8 e CTP
per la messa a disposizione di esperti (in particolare pediatri e
ginecologi) per incontri informativi rivolti alle donne
straniere;
2. diffondere corsi di lingua italiana, di economia domestica, di
cucina e di formazione per badanti;
3. avviare una specifica collaborazione con l’équipe affidi
dell’u.l.ss. n. 8.
risorse/finanziamento
1. il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse
già a disposizione della rete dei servizi;
2. euro 15.000 per il triennio a carico del bilancio dei comuni da
destinare ai CTP di Asolo, Castelfranco Veneto e
Montebelluna per la diffusione in tutto il territorio dei corsi di
lingua italiana ed accesso ad eventuali bandi provinciali e
regionali;
192
3. il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse
già a disposizione della rete dei servizi.
indicatori di controllo
1. numero gruppi di socializzazione per anno a partire dal 2008:
n. 15;
2. numero di corsi di lingua realizzati nel 2009: n. 15;
3. termine finale per avviare la collaborazione con l’équipe
affidi dell’u.l.ss. n. 8: 31/03/2008.
193
Gli aspetti soggettivi
1. conoscenza e capacità di orientamento ai vari servizi presenti nel territorio
problema di salute
Si registrano difficoltà a reperire informazioni sui servizi e le
opportunità del territorio, in particolare per quanto riguarda il
sapere dove e a chi rivolgersi.
politica della salute
Migliorata conoscenza e capacità di orientamento ai vari servizi
presenti sul territorio.
Sviluppare le attività di segretariato sociale, assistenza e
consulenza per pratiche amministrative e legali, in particolare su:
strategia sociosanitaria/sociale
strategia organizzativa
a) orientamento ed informazione sul territorio;
b) informazione sull’ingresso e soggiorno in Italia;
c) assistenza nella predisposizione di pratiche burocratiche
relative al rinnovo del permesso di soggiorno, alla carta di
soggiorno ed al ricongiungimento familiare;
d) mediazione dei conflitti;
e) consulenza (ai migranti ed agli enti pubblici e privati) su:
passaporto, ingresso nel territorio e visti, espulsioni,
riconoscimento dello status di rifugiato politico, permessi
umanitari, tutela dei minori e delle donne straniere,
matrimonio misto o tra stranieri, circolazione automobili,
iscrizione anagrafica dello straniero, accesso al mondo del
lavoro, trattamento del lavoratore, lavoro autonomo,
inserimento scolastico, riconoscimento titoli, assistenza
sanitaria acquisto e riconoscimento della cittadinanza,
locazione e vendita di immobili.
Creare e diffondere su tutto il territorio dell’u.l.ss. n. 8 un
modello istituzionalizzato di “sportello immigrati” reso
operativo da personale con qualificazione socio-giuridica che
lavora in collegamento con i servizi sociali comunali, i servizi
dell’u.l.ss. e le scuole, la prefettura e la questura, con previsione
di un modello di convenzione unica per la diffusione dello stesso
in tutto il territorio.
194
risorse/finanziamento
Euro 23.000 per anno a carico dei comuni che attualmente non
sostengono la spesa per lo “sportello immigrati” (il costo
complessivo annuo è di 140.000 euro di cui 114.000 già
sostenuti dai n. 24 comuni che sono convenzionati con la
cooperativa sociale “Una casa per l’Uomo”).
indicatori di controllo
Termine finale per l’attivazione dello “sportello immigrati”:
31/12/2008.
195
IL FINANZIAMENTO DELLE ATTIVITÀ
Nell’allegato b) al presente piano di zona dei servizi alla persona, vengono riportati i
costi di gestione e di investimento generati dalla realizzazione delle diverse strategie
organizzative previste dalle politiche della salute assunte nell’ambito delle aree tematiche
(anziani, dipendenze, disabili, immigrati, minori, giovani e famiglia, povertà ed
emarginazione, salute mentale). Tale valutazione è stata fatta anche per l’anno 2010, al fine di
consentire una adeguata pianificazione dei costi al termine di vigenza del triennio 2007-2009,
di riferimento del piano in questione. L’analisi consente di evidenziare l’incidenza dei costi di
gestione e di investimento non solo con riferimento all’area sanitaria e sociale del bilancio
dell’unità locale socio-sanitaria n. 8 ma anche per quanto riguarda i bilanci dei singoli
comuni.
In particolare, relativamente al valore della quota capitaria versata dai singoli comuni
all’unità locale socio-sanitaria n. 8 per la gestione dei servizi territoriali, confermato per
l’anno 2007 il valore già previsto di euro 20,00, nella tabella seguente viene riportata, in
forma riassuntiva, l’incidenza dei costi aggiuntivi determinati dal piano di zona dei servizi
alla persona 2007-2009 e le determinazioni assunte di incremento del valore della quota
capitaria nel periodo di riferimento.
tabella n. 1: costi aggiuntivi e quota capitarla 2007/2010
anno
costi aggiuntivi
per abitante
rispetto al 2007
(euro)
incremento
della quota capitaria
rispetto al 2007
(euro)
confronto
2008
1,34
1,00
- 0,34
2009
2,18
2,00
- 0,18
2010
2,98
3,00
+ 0,02
n.b.: l’elaborazione è stata effettuata con riferimento alla popolazione dell’unità locale socio-sanitaria n. 8 al 31
dicembre 2006 pari a 242.302 abitanti.
L’incremento del valore della quota capitaria deve accompagnarsi ad azioni di
miglioramento dell’efficienza nell’utilizzo delle risorse al fine di assicurare l’equilibrio di
bilancio.
Per consentire una visione generale dei costi sostenuti dall’unità locale socio-sanitaria
n. 8 per i servizi territoriali, si riporta un quadro riepilogativo, relativo all’anno 2005,
distintamente per livelli di assistenza e con evidenza anche del diverso finanziamento, tratto
dall’ultimo bilancio di esercizio certificato.
196
SERVIZI SOCIO-SANITARI - BILANCIO D'ESERCIZIO 2005
Bilancio sanitario
Totale
Valore
Area disabili
- territoriale
- integrazione scolastica
- semiresidenziale
- CEOD
- CERD
- struttura intermedia
- CLG, CDM
- residenziale
Area anziani
- territoriale
- semiresidenziale
- residenziale
Area dipendenze
- territoriale
- semiresidenziale
- residenziale
Area salute mentale
- territoriale
- semiresidenziale
- residenziale
- attività di ricovero
Area materno-infantile
TOTALE
(1)
(2)
(3)
(4)
(5)
%
15.261.210 100,0%
Valore
9.664.268
%
63,3%
Bilancio sociale
Valore
%
5.596.942
36,7%
4.212.411
100,0%
2.882.770
68,4% (11)
1.329.641
31,6% (1)
1.976.411
100,0%
7.094
0,4% (2)
1.969.317
99,6% (2)
7.021.188
100,0%
4.744.275
67,6%
2.276.913
32,4%
2.861.005
3.070.757
133.255
956.170
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
1.976.435
2.092.384
0
675.456
69,1% (3)
68,1% (4)
0,0%
70,6% (6)
884.570
978.374
133.255
280.714
30,9%
31,9%
100,0%
29,4%
2.051.200
100,0%
2.030.129
99,0% (12)
21.071
29.160.961 100,0%
28.965.322
99,3%
195.639
5.341.181
100,0%
5.145.542
96,3% (13)
195.639
404.677
100,0%
404.677
100,0% (14)
0
23.415.103
100,0%
23.415.103
100,0% (15)
3.731.090 100,0%
3.728.588
99,9%
2.319.182
99,9% (16)
2.502
239.015
100,0% (17)
0
1.170.391
100,0%
1.170.391
9.014.520 100,0%
8.937.051
100,0% (18)
99,1%
3,7% (8)
0,0%
100,0%
0,1% (9)
0,0%
0
0,0%
77.470
0,9%
3.093.470
100,0%
3.016.000
97,5% (19)
77.470
1.498.577
100,0%
1.498.577
100,0% (20)
0
0,0%
2.685.365
100,0%
2.685.365
100,0% (21)
0
0,0%
1.737.108
100,0%
1.737.108
100,0% (22)
0
0,0%
2.646.856 100,0%
1.819.691
68,7% (23)
827.165
59.814.638 100,0%
53.114.920
88,8%
6.699.718
(6)
0,0%
0,1%
100,0%
(5)
0,7%
0
239.015
(4)
1,0% (7)
2.502
2.321.685
(3)
2,5% (9)
31,3% (10)
11,2%
sono inclusi in questa voce i contributi dati ai disabili (legge 162/1998; contributi per
attività di tempo libero a favore di persone disabili, ecc.), il costo del servizio di
integrazione lavorativa, del centro di formazione professionale di Fonte e parte del costo
dell’equipè centrale del servizio per l’handicap dell’età adulta;
costo relativo al servizio di integrazione scolastica e sociale dei disabili;
costo delle convenzioni per la gestione dei centri educativi occupazionali diurni (Asolo,
Valdobbiadene, Montebelluna, Castelfranco Veneto, Giavera del Montello, Pederobba),
costo degli utenti presso il centro disabili gravi di Piombino Dese;
costo dei centri educativi residenziali diurni di Biadene di Montebelluna (a gestione
diretta) e di Castelfranco Veneto (in convenzione);
costo della struttura intermedia (a gestione diretta);
197
(6)
(7)
(8)
(9)
(10)
(11)
(12)
(13)
(14)
(15)
(16)
(17)
(18)
(19)
(20)
(21)
(22)
(23)
costo della convenzione per la gestione del centro disabili motori di Castelfranco
Veneto, dei centri di lavoro guidato (Montebelluna, Vedelago, Castelcucco) e del centro
diurno di Pederobba;
costo della comunità alloggio “Casa Maria Adelaide”;
contributi per progetto “Sollievo”;
costo delle borse di lavoro per tirocini;
quota sociale dei servizi di consultorio familiare (progetto affido, inserimento minori
stranieri in comunità residenziali, attività di mediazione culturale; parte del costo di
assistenti sociali ed educatori, ecc.);
costo dei servizi di neuropsichiatria infantile e parte del costo dell’equipè centrale del
servizio per l’handicap dell’età adulta;
costo delle RSA per disabili di Pederobba e Castelfranco Veneto, delle comunità
alloggio “Casa Giulia Martini” di Giavera del Montello e “Casa Maria Adelaide” di
Vidor, delle comunità residenziali extra u.l.ss. (es. istituto “Gris” di Mogliano Veneto);
costo dei servizi di assistenza domiciliare;
costo dei centri diurni per anziani presso alcune case di riposo (Pederobba,
Montebelluna, Selva del Montello, Castelfranco Veneto);
costo delle case di riposo, dei nuclei di RSA per anziani, dei nuclei stati vegetativi;
costo del servizio tossicodipendenze e del servizio riabilitativo per alcolisti, costo del
piano dipendenze;
costo del centro occupazionale diurno per tossicodipendenti di Castelfranco Veneto e
del centro educativo occupazionale diurno/centro di lavoro guidato per alcolisti di Vallà
di Riese Pio X;
costo della comunità terapeutica per alcolisti di Castelfranco Veneto (a gestione diretta)
e delle convenzioni con le comunità terapeutiche per tossicodipendenti (ubicate extra
u.l.ss.);
costo dell’attività ambulatoriale dei servizi psichiatrici territoriali (es. day hospital
territoriali);
costo dei centri educativi occupazionali diurni/centri di lavoro guidato di Crocetta del
Montello, Vedelago e Castelfranco Veneto; costo del centro diurno a gestione diretta di
Montebelluna;
costo della RSA per psichiatrici di Valdobbiadene, di “Casa Candiani” a Valdobbiadene,
della comunità terapeutica residenziale protetta di Valdobbiadene, delle altre comunità
terapeutiche ubicate extra-u.l.ss., delle persone alloggiate negli appartamenti protetti;
costo del servizio psichiatrico di diagnosi e cura;
quota sanitaria dei servizi di consultorio familiare (prestazioni ambulatoriali, prestazioni
consultoriali medico specialistiche alle donne, ai minori, alla coppia e alla famiglia,
mediazione familiare, ecc.).
Nella tabella seguente, viene evidenziato il finanziamento dell’area sociale del
bilancio di esercizio 2005 dell’unità locale socio-sanitaria n. 8, distintamente per comuni e
regione, tenendo presente che tale ripartizione è stata effettuata con criteri di proporzionalità.
198
FINANZIAMENTO PER COPRIRE I COSTI
Comuni
Area disabili
- territoriale
- integrazione scolastica
- semiresidenziale
- CEOD
- CERD
- struttura intermedia
- CLG, CDM
- residenziale
Area anziani
- territoriale
- semiresidenziale
- residenziale
Area dipendenze
- territoriale
- semiresidenziale
- residenziale
Area salute mentale
- territoriale
- semiresidenziale
- residenziale
- attività di ricovero
Area materno-infantile
TOTALE
Regione
3.800.311
669.992
1.444.611
1.670.251
86,2%
648.884
717.695
97.751
205.921
14,7%
16,3%
2,2%
4,7%
235.685
260.679
35.505
74.794
0,4%
0,0%
5.614
195.639
195.639
0
0
2.502
2.502
0
0
77.470
77.470
0
0
0
13,8%
220.390
15.457
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
606.774
15,2%
32,8%
37,9%
0,0%
0,0%
0,0%
0,0%
0,0%
0,0%
0,0%
0,0%
0,0%
0,0%
0,0%
0,0%
4.407.085 100,0%
di cui: indistinto
1.796.632 78,4%
659.649 28,8%
524.706 22,9%
606.662 26,5%
1.163.254
140.978
471.770
545.458
80,82%
10,3%
11,4%
1,5%
3,3%
211.908
234.379
31.923
67.248
0,2%
0,0%
5.048
0
0
0
0
2.435
2.435
0
0
75.387
75.387
0
0
0
9,6%
198.156
13,77%
2.292.633 100,0%
1.439.232
100,0%
8,5%
8,5%
0,0%
0,0%
0,1%
0,1%
0,0%
0,0%
3,4%
3,4%
0,0%
0,0%
199
di cui: vincolato
9,80%
482.930 71,72%
482.930 71,72%
32,78%
0,00%
37,90%
14,72%
16,29%
2,22%
4,67%
Altri ricavi
83,54%
0,00%
150.449
35.741
52.936
61.205
0,00%
0,00%
0,00%
0,00%
23.778
26.299
3.582
7.546
13,20%
14,60%
1,99%
4,19%
0,35%
0,00%
0,00%
0,00%
190.380 28,28%
190.380 28,28%
0,00%
0,00%
19,85%
29,39%
33,99%
5,24%
0,00%
0,00%
0,00%
0,00%
0,00%
0,00%
0,00%
566
5.259
5.259
0
0
67
67
0
0
2.082
2.082
0
0
0
0
0,00%
22.235
12,35%
673.310
100,0%
180.092
100,0%
0,00%
0,17%
0,00%
0
0,00%
0,17%
0,00%
0,00%
0,00%
0,00%
0,00%
5,24%
0
0,00%
0,31%
2,92%
2,92%
0,00%
0,00%
0,04%
0,04%
0,00%
0,00%
1,16%
1,16%
0,00%
0,00%
0,00%