piano di zona dei servizi alla persona 2007-2009
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piano di zona dei servizi alla persona 2007-2009
Regione del Veneto – AZIENDA U.L.S.S. N. 8 ASOLO PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA 2007-2009 Comuni di: Altivole, Asolo, Borso del Grappa, Caerano San Marco, Castelcucco, Castelfranco Veneto, Castello di Godego, Cavaso del Tomba, Cornuda, Crespano del Grappa, Crocetta del Montello, Fonte, Giavera del Montello, Loria, Maser, Monfumo, Montebelluna, Nervesa della Battaglia, Paderno del Grappa, Pederobba, Possagno, Resana, Riese Pio X, San Zenone degli Ezzelini, Segusino, Trevignano, Valdobbiadene, Vedelago, Vidor, Volpago del Montello. PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA 2007-2009 INDICE NATURA E FINALITÀ DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA……………........ pag. 1 • Introduzione………………………………............................................................……………….... pag. 1 • La natura del piano di zona dei servizi alla persona...............................................……………........ pag. 2 • La centralità dei bisogni di salute……................................................................……………........... pag. 5 IL TERRITORIO E LA SITUAZIONE DEMOGRAFICA……...............................……………........... pag. 7 AREA ANZIANI (piano locale per la non autosufficienza)…………………………………………..... pag. 12 • Breve profilo dell’area anziani………………………………………..…..........……………........... pag. 12 • Il riferimento al piano locale per la domiciliarità 2007-2009…..........................……………........... pag. 13 • Il piano locale per la non autosufficienza 2007-2009…….………………………….………........... pag. 13 • Articolazione del sistema di offerta esistente dei servizi residenziali….............……………........... pag. 14 • Articolazione della programmazione e della qualificazione del sistema di offerta............................ pag. 19 • Il confronto tra bisogni e risposte e la definizione delle priorità…...................……………........... pag. 25 AREA DISABILITÀ…………………………………………........................................…….…........... pag. 38 • Breve profilo dell’area disabili……………………………………………………………………... pag. 38 • Il riferimento al piano locale della disabilità 2007-2009…………………………………………… pag. 39 • Le unità di offerta…………………………………………………………………………………... pag. 40 • Il confronto tra bisogni e risposte e la definizione delle priorità………………………………….. pag. 42 AREA SALUTE MENTALE………...…………………………………………………………………. pag. 61 • Breve profilo dell’area salute mentale…………………………………………………………........ pag. 61 • L’analisi dei bisogni di salute……………………………………………………………….…........ pag. 62 • L’analisi del sistema di offerta……………………………………..……..........……………........... pag. 63 • Il confronto tra bisogni e risposte e la definizione delle priorità…………….....……………........... pag. 67 AREA DIPENDENZE…………………………………………………………………………………... pag. 83 • Breve profilo dell’area dipendenze…...…………………………………………………………….. pag. 83 • L’analisi dei bisogni di salute………………………………………………………………………. pag. 84 • L’analisi del sistema di offerta…..…………………………………………………………………. 91 • Il confronto tra bisogni e risposte e la definizione delle priorità…………………………………… pag. 101 pag. AREA MINORI, GIOVANI E FAMIGLIA………...………...…………………...……………………. pag. 128 • Breve profilo dell’area minori, giovani e famiglia………………………………………….…........ pag. 128 • L’analisi dei bisogni di salute ……………………………………………………………………… pag. 131 • L’analisi del sistema di offerta…………………………………………............……………........... pag. 132 • Il confronto tra bisogni e risposte e la definizione delle priorità……………………….……........... pag. 160 AREA POVERTÀ ED EMARGINAZIONE..…...…………...................................……………........... pag. 174 • Breve profilo dell’area povertà ed emarginazione...………………………………………………... pag. 174 • Un progetto di sistema…………………………………….................................……………........... pag. 175 • Il confronto tra bisogni e risposte e la definizione delle priorità.........................……………........... pag. 176 AREA IMMIGRATI…...………….....................………………………...............……....………........... pag. 185 • Breve profilo dell’area immigrati…….…………………………………………………………….. pag. 185 • Un progetto di sistema……………………………………………………………………………… pag. 185 • Il confronto tra bisogni e risposte e la definizione delle priorità…………………………………… pag. 186 IL FINANZIAMENTO DELLE ATTIVITÀ…………………………………………………………… pag. 196 ALLEGATI Allegato a) unità di offerta legge regionale 16 agosto 2002, n. 22 Allegato b) costi di gestione e di investimento NATURA E FINALITÀ DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA Introduzione Il V comma dell’art. 128 della legge regionale 13 aprile 2001, n. 11, disciplinante il conferimento di funzioni e compiti amministrativi alle autonomie locali in attuazione del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, definisce il piano di zona quale “strumento primario di attuazione della rete dei servizi sociali e dell’integrazione socio-sanitaria”. Come precisato dalla suddetta proposizione normativa, tale definizione si applica al piano di zona richiamato: - - dall’art. 8 della legge regionale 14 settembre 1994, n. 56, norme e principi per il riordino del servizio sanitario regionale in attuazione del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, “riordino della disciplina in materia sanitaria”, così come modificato dal decreto legislativo 7 dicembre 1993, n. 517; dagli artt. 4 e 5 della legge regionale 2 febbraio 1996, n. 5, piano socio-sanitario regionale per il triennio 1996/1998; dall’art. 19 della legge 8 novembre 2000, n. 328, legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali. Nel modello della Regione del Veneto di welfare regionale al piano di zona viene attribuito un ruolo fondamentale per dare risposte ai problemi delle persone e delle comunità locali, in quanto strumento condiviso per individuare i bisogni prioritari, le strategie di prevenzione, le risorse disponibili, i soggetti istituzionali e comunitari interessati, i risultati attesi, gli standard di funzionamento e di efficacia, le responsabilità gestionali, le forme di controllo, le modalità di verifica e le condizioni di valutazione sociale dei risultati. L’adozione da parte della conferenza dei sindaci e dell’unità locale socio-sanitaria del piano di zona e del relativo accordo di programma, che rende esecutivo il piano stesso, è sotto questo profilo un momento di sintesi giuridica e politica delle scelte condivise e le rende operanti su scala territoriale omogenea. Su queste premesse, i diversi soggetti istituzionali (regione, enti locali, unità locale socio sanitaria, amministrazioni periferiche dello stato, istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza) e i soggetti sociali (istituzioni, fondazioni, associazioni di volontariato, cooperative sociali, sindacati, enti con finalità religiose ed altre organizzazioni private), pur nel rispetto delle specificità, dei ruoli e delle competenze, sono stati e sono chiamati a condividere un modello partecipato di programmazione delle attività e degli interventi, di realizzazione e di valutazione degli stessi, di messa in rete delle risorse e di responsabilità in ordine ai risultati. La valorizzazione delle diverse responsabilità è un principio che la legge 8 novembre 2000, n. 328, pone a fondamento delle politiche sociali partecipate, non solo per garantire maggiore legittimazione alle scelte e condivisione delle risorse necessarie per la loro 1 attuazione, ma come sostanziale applicazione del principio che l’intera comunità locale è chiamata a rendersi responsabile del proprio sviluppo, in una logica di sussidiarietà e di condivisione delle responsabilità ai diversi livelli. Il direttore dei servizi sociali dell’unità locale socio-sanitaria, sul piano tecnico operativo, rappresenta l’anello di congiunzione tra la pianificazione del piano di zona e quella del piano attuativo locale dell’azienda, garantendo la saldatura sull’intera materia sociale tra comuni, unità locale socio-sanitaria e gli altri soggetti pubblici e privati coinvolti dal piano di zona. In ragione delle caratteristiche assunte dal piano di zona nella Regione del Veneto, la giunta regionale, con deliberazione n. 3702 del 28 novembre 2006, ha specificato che il medesimo assume la denominazione di “piano di zona dei servizi alla persona”. La natura del piano di zona dei servizi alla persona Il piano di zona, quale strumento primario di attuazione della rete dei servizi sociali e dell’integrazione socio-sanitaria, è prima di tutto un documento di pianificazione, da intendersi questa come processo di natura politica e tecnica, attraverso il quale, partendo dall’analisi della situazione esistente per quanto riguarda i bisogni di salute della comunità, si prevedono le politiche (gli obiettivi generali) da perseguire nel medio - lungo periodo (il triennio legislativo di riferimento) e le grandi azioni per realizzarle, sia sul versante del miglioramento delle prestazioni assistenziali (strategie sanitarie, socio-sanitarie e sociali) sia per ciò che riguarda l’evoluzione della organizzazione dei servizi (strategie organizzative e strumentali). Nella elaborazione ed adozione del piano di zona dei servizi alla persona devono essere tenute presenti ed attuate le prescrizioni dei livelli superiori, riconducibili prioritariamente al piano sanitario nazionale (d.p.r. 7 aprile 2006), al piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali (d.p.r. 3 maggio 2001), nonché al piano socio-sanitario regionale (legge regionale 3 febbraio 1996, n. 5). Inoltre, devono essere osservate le disposizioni contenute in altri specifici documenti regionali, rilevanti per la pianificazione dei servizi socio-sanitari e sociali, tra i quali, in questa sede, si ricordano le seguenti deliberazioni della giunta regionale del Veneto: - n. 1764 del 18 giugno 2004, linee guida per la predisposizione dei piani di zona; n. 2359 del 30 luglio 2004, il sistema della domiciliarità; n. 39 del 17 gennaio 2006, il sistema della domiciliarità - disposizioni applicative; n. 464 del 28 febbraio 2006, l’assistenza alle persone non autosufficienti; n. 1859 del 13 giugno 2006, linee di indirizzo per il sistema della domiciliarità e della residenzialità area disabili; n. 3702 del 28 novembre 2006, approvazione delle specifiche indicazioni per la valutazione dei piani di zona dei servizi alla persona e proroga del termine di presentazione dei piani di zona 2007/2009; n. 394 del 20 febbraio 2007, indirizzi ed interventi per l’assistenza alle persone non autosufficienti; 2 - n. 457 del 27 febbraio 2007, disposizioni alle unità locali socio-sanitarie per l’assistenza di persone non autosufficienti nei centri di servizio residenziali e per la predisposizione del piano locale della non autosufficienza. Dopo aver richiamato la natura del piano di zona come strumento di pianificazione, è ora possibile analizzare i riferimenti alla rete dei servizi sociali ed all’integrazione sociosanitaria previsti dal V comma dell’art. 128 della legge regionale 13 aprile 2001, n. 11. I servizi sociali, a norma del II comma dell’art. 124 della legge regionale 13 aprile 2001, n. 11, sono rivolti: - alla promozione, alla valorizzazione e alla formazione ed educazione alla socialità di tutti i cittadini, sia come singoli sia nelle diverse aggregazioni sociali; a soddisfare i bisogni di salute della persona mediante percorsi assistenziali integrati; alla prevenzione dei fattori del disagio sociale; al reinserimento nel nucleo familiare e nel normale ambiente di vita di quelle persone che, per qualsiasi causa, fossero state escluse od emarginate. Per servizi sociali, ai sensi del I comma del suddetto art. 124, si intendono: - - - tutte le attività aventi contenuto sociale, socio-assistenziale e socio-educativo, di cui all’art. 128 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112: interventi relativi alla predisposizione ed erogazione di servizi, gratuiti ed a pagamento, o di prestazioni economiche destinate a rimuovere e superare le situazioni di bisogno e di difficoltà che la persona umana incontra nel corso della sua vita, escluse soltanto quelle assicurate dal sistema previdenziale e da quello sanitario, nonché quelle assicurate in sede di amministrazione della giustizia; tutte le attività aventi contenuto sociale, socio-assistenziale e socio-educativo, di cui all’art. 22 della legge 8 novembre 2000, n. 328: interventi rientranti nel livello essenziale delle prestazioni sociali, erogabili sotto forma di beni e servizi secondo le caratteristiche ed i requisiti fissati dalla pianificazione nazionale, regionale e zonale; le prestazioni socio-sanitarie, di cui all’art. 3 septies del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni ed integrazioni. La Regione del Veneto, così come previsto dall’art. 8 della legge regionale 14 settembre 1994, n. 56, e ribadito dal III comma dell’art. 124 della legge regionale 13 aprile 2001, n. 11, persegue: - l’integrazione delle politiche sanitarie e sociali; l’integrazione delle attività svolte da soggetti pubblici e privati, sia all’interno del comune sia a livello intercomunale in ambiti territoriali corrispondenti a quelli definiti per le unità locali socio-sanitarie. A norma del I comma dell’art. 4 della legge regionale 3 febbraio 1996, n. 5, la realizzazione di un sistema integrato di erogazione dei servizi sociali e ad elevata integrazione socio-sanitaria si attua attraverso la gestione unitaria di tali servizi sociali in ambiti territoriali omogenei e la delega da parte dei comuni della gestione dei servizi stessi all’unità locale socio-sanitaria o, alternativamente, la stipula di accordi di programma tra gli enti interessati. 3 Più estesamente, il VI comma dell’art. 128 della legge regionale 13 aprile 2001, n. 11, prevede che, al fine di conseguire un uniforme livello qualitativo dei servizi sociali e di integrazione socio-sanitaria e di realizzare un miglior coordinamento degli interventi nel territorio, i soggetti interessati, in armonia con la programmazione del piano di zona, utilizzino le forme associative e di cooperazione di cui al decreto legislativo n. 267 del 18 agosto 2000. L’integrazione socio-sanitaria ha rappresentato la strategia prioritaria per lo sviluppo del sistema dei servizi alla persona nella Regione del Veneto. Grazie ad essa è stato possibile collegare la conoscenza dei bisogni allo sviluppo di risposte organiche e flessibili, basate sulla capacità di governo dei sistemi locali di welfare di esprimere scelte gestionali ed organizzative di natura integrata e globale. Il significato dell’integrazione socio-sanitaria può essere analizzato da due diversi punti di vista: a) il bisogno di salute delle persone, b) le prestazioni. Con riferimento al primo dei predetti aspetti, si deve ricordare che il IV comma dell’art. 124 della legge regionale 13 aprile 2001, n. 11, precisa che la Regione del Veneto tutela la salute, nel significato più ampio del termine, come fondamentale diritto della persona e interesse della collettività e garantisce, mediante atti di amministrazione e di programmazione, la libertà di costituzione delle persone in aggregazioni sociali e l’attività di queste ultime nel sistema dei servizi sociali, anche allo scopo di favorirne le possibili forme di collaborazione con gli enti pubblici e di agevolarne l’assolvimento di funzioni e compiti di rilevanza sociale, di cui al comma 3, lettera a), dell’art. 4 della legge 15 marzo 1997, n. 59. Il riferimento al significato più ampio del termine salute, fatto dal legislatore regionale nell’ambito di proposizioni normative dedicate ai servizi sociali ed alla integrazione sociosanitaria, porta a far ritenere che tali argomenti debbano essere ricondotti al concetto di salute delle persone accolto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, intendendosi per tale “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non soltanto l’assenza della malattia”. In relazione a questa definizione, si individuano tre dimensioni della salute: quella fisica, quella mentale e quella sociale, meglio definibile come relazionale. L’essenza dell’integrazione deve essere individuata proprio con riferimento al rapporto tra tali dimensioni, le quali, in una condizione di autonoma e reciproca soddisfazione, esprimono la condizione di salute dell’individuo e, quindi, di soddisfazione dei suoi bisogni. Spostando il ragionamento sul versante delle prestazioni, si deve rilevare che, a norma dell’art. 3 septies del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni, si definiscono prestazioni socio-sanitarie tutte le attività atte a soddisfare, mediante percorsi assistenziali integrati bisogni di salute della persona che richiedono unitariamente prestazioni sanitarie e azioni di protezione sociale in grado di garantire, anche nel lungo periodo, la continuità tra le azioni di cura e quelle di riabilitazione. Le prestazioni socio-sanitarie comprendono: 4 - prestazioni sanitarie a rilevanza sociale, cioè le attività finalizzate alla promozione della salute, alla prevenzione, individuazione, rimozione e contenimento di esiti degenerativi o invalidanti di patologie congenite e acquisite; prestazioni sociali a rilevanza sanitaria, cioè tutte le attività del sistema sociale che hanno l’obiettivo di supportare la persona in stato di bisogno, con problemi di disabilità o di emarginazione condizionanti lo stato di salute. Le prestazioni socio-sanitarie ad elevata integrazione sanitaria sono caratterizzate da particolare rilevanza terapeutica e intensità della componente sanitaria e attengono prevalentemente alle aree materno infantile, anziani, handicap, patologie psichiatriche e dipendenze da droga, alcool e farmaci, patologie per infezioni da HIV e patologie in fase terminale, inabilità o disabilità conseguenti a patologie cronico degenerative. Le prestazioni socio-sanitarie a elevata integrazione sanitaria sono assicurate dalle unità locali socio-sanitarie e comprese nei livelli essenziali di assistenza, secondo le modalità individuate dalla vigente normativa e dai piani nazionali e regionali, nonché dai progetti obiettivo nazionali e regionali. Le prestazioni sociali a rilevanza sanitaria sono di competenza dei comuni, che provvedono al loro finanziamento negli ambiti previsti dalla legislazione regionale. La regione determina il finanziamento per le prestazioni sanitarie a rilevanza sociale, sulla base di quote capitarie correlate ai livelli essenziali di assistenza. La centralità dei bisogni di salute Il bisogno si riferisce ad uno stato o ad una condizione nella quale un individuo percepisce uno squilibrio tra la sua situazione attuale di salute, da intendersi complessivamente nelle tre dimensioni fisica, mentale e relazionale, rispetto a quella attesa. Il presente piano si informa al principio fondamentale della centralità dei bisogni riferiti alle dimensioni sopraindicate, quali: - situazioni di danno o disagio relazionale delle persone, che richiedono interventi di tipo riparatorio; condizioni di insicurezza e di rischio presenti nella comunità locale, che presuppongono azioni di prevenzione; aspettative della popolazione. Tali bisogni debbono rappresentare il punto di partenza e il criterio motivazionale fondamentale di tutte le scelte di politica sanitaria, socio-sanitaria e sociale (obiettivi di salute e benessere da perseguire), di strategia sanitaria, socio-sanitaria e sociale (sistema di prestazioni da garantire), con le conseguenti implicazioni di natura organizzativa (processi di produzione delle prestazioni), strumentale (attività di aggiornamento e formazione permanente, sviluppo della qualità, ricerca finalizzata, sistema informativo) e di risorse (correnti e di investimento). 5 Ogni prescrizione di politica per la salute deve avere come soggetto la persona e le sue condizioni, rispetto alle quali, oltre all’intervento di tipo riparatorio, viene valorizzato il momento della prevenzione, che richiede interventi strettamente collegati con lo sviluppo della comunità visto nel suo complesso, e l’attenzione alle aspettative della popolazione nella accezione sopraindicata. La pianificazione, come fin qui descritta, diventa un segmento della più complessa politica di sviluppo della comunità locale e ciò spiega anche perché deve caratterizzarsi nel senso della partecipazione della popolazione alle scelte che riguardano il cambiamento del sistema della salute. Ai fini del presente piano di zona dei servizi alla persona, l’analisi dei bisogni, superando la focalizzazione, propria delle precedenti esperienze, sul tema dell’integrazione socio-sanitaria ed adottando invece una prospettiva aperta ai diversi determinanti della vita sociale, in linea con la legge 8 novembre 2000, n. 328, e con il vigente piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali, è stata effettuata con riferimento alle seguenti aree: a) minori/famiglia, b) dipendenze, c) disabili, d) anziani, e) salute mentale, f) immigrati, g) povertà ed emarginazione. Tale analisi è stata condotta sulla base delle indicazioni di cui al 2° e 4° comma dell’art. 22 della legge 8 novembre 2000, n. 328, ed all’art. 3 septies del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni ed integrazioni, con particolare attenzione alle priorità indicate dalla giunta regionale del Veneto, con deliberazione n. 3702 del 28 novembre 2006, per quanto riguarda le politiche per la famiglia, il pronto intervento sociale, i livelli essenziali e la valutazione integrata dei bisogni e l’accesso unitario ai servizi. La conferenza dei sindaci dell’unità locale socio-sanitaria n. 8, d’intesa con la direzione generale della stessa, ha realizzato una procedura per assicurare la più ampia partecipazione alla fase istruttoria dei diversi portatori di interessi presenti nel territorio, conformemente alle indicazioni legislative ed amministrative nazionali e regionali. A tal proposito, sono stati costituiti appositi gruppi di lavoro per ciascuna delle suddette aree tematiche e per ognuno degli ambiti territoriali facenti capo ai comuni di Asolo, Valdobbiadene, Montebelluna e Castelfranco Veneto Oltre ai soggetti istituzionali responsabili del piano, nella fase di elaborazione particolare rilevanza è stata data ai soggetti sociali presenti nel territorio, invitati a designare propri rappresentanti in seno ai gruppi di lavoro: il volontariato, l’associazionismo di impegno sociale, le imprese sociali, le fondazioni, gli enti religiosi, le organizzazioni sindacali e le associazioni di categoria. 6 IL TERRITORIO E LA SITUAZIONE DEMOGRAFICA L’ambito territoriale di riferimento dell’unità locale socio-sanitaria n. 8 comprende trenta comuni, articolati, a decorrere dal 16 settembre 2002, in due distretti socio-sanitari: distretto socio-sanitario n. 1 “Asolo – Castelfranco Veneto” e distretto socio-sanitario n. 2 “Valdobbiadene – Montebelluna”, con sede rispettivamente ad Asolo e Valdobbiadene. tabella n. 1: articolazione territoriale dell’unità locale socio-sanitaria n. 8, per distretto socio-sanitario e comune. distretto socio-sanitario comuni n. 1 "Asolo - Castelfranco Veneto" Altivole Asolo Borso del Grappa Castelcucco Castelfranco Veneto Castello di Godego Cavaso del Tomba Crespano del Grappa Fonte Loria Maser Monfumo Paderno del Grappa Possagno Resana Riese Pio X San Zenone degli Ezzelini Vedelago n. 2 "Valdobbiadene - Montebelluna" Caerano di San Marco Cornuda Crocetta del Montello Giavera del Montello Montebelluna Nervesa della Battaglia Pederobba Segusino Trevignano Valdobbiadene Vidor Volpago del Montello 7 La seguente cartina illustra la suddivisione del territorio dell’unità locale sociosanitaria n. 8 nei due distretti socio-sanitari, con evidenziazione dei comuni appartenenti ad ognuno di essi. Il territorio di riferimento dell'unità locale socio-sanitaria n. 8 si estende su una superficie di 801 kmq, con una densità di 299 abitanti per kmq (+4 unità rispetto al 2004 e +8 unità rispetto al 2003). La popolazione, alla data del 31 dicembre 2005, risultava pari a 239.832 unità e distinta pressoché equamente rispetto al sesso: 119.442 maschi (49,8% della popolazione) e 120.390 femmine (50,2 % della popolazione), come riportato nella tabella n. 2. 8 Sempre dalla stessa tabella, si può osservare che le prime due grandi classi di età sono più numerose, in termini percentuali, nel distretto socio-sanitario n. 1 (+1,5% nella prima classe e +1,4% nella seconda, rispetto al distretto socio-sanitario n. 2). Di conseguenza, la classe degli ultra 65-enni risulta più consistente nel distretto socio-sanitario n. 2 (+2,9%). tabella n. 2: popolazione residente al 31 dicembre 2005, per distretto socio-sanitario, grandi classi di età e sesso. classi di età maschi femmine totale % 0_14 11.471 10.789 22.260 16,4% 15_64 48.161 44.783 92.944 68,4% 65 e oltre 8.519 12.210 20.729 15,2% totale 68.151 67.782 135.933 100,0% % 50,1% 49,9% 100,0% 0_14 7.888 7.574 15.462 14,9% 15_64 35.970 33.685 69.655 67,0% 65 e oltre 7.433 11.349 18.782 18,1% totale 51.291 52.608 103.899 100,0% % 49,4% 50,6% 100,0% totale unità locale socio-sanitaria n. 8 119.442 120.390 239.832 % 49,8% 50,2% 100,0% distretto socio-sanitario n. 1 "Asolo – Castelfranco Veneto" n. 2 " Valdobbiadene - Montebelluna" Per una maggiore analisi di dettaglio della situazione demografica della popolazione, si riporta, di seguito, la tabella n. 3 riepilogativa della popolazione residente al 31 dicembre 2005, suddivisa per distretto socio-sanitario, comune e sesso. 9 tabella n. 3: popolazione residente al 31 dicembre 2005, per distretto socio-sanitario, comune e sesso. distretto socio-sanitario n. 1 "Asolo – Castelfranco Veneto" maschi femmine totale Altivole Asolo Borso del Grappa Castelcucco Castelfranco Veneto Castello di Godego Cavaso del Tomba Crespano del Grappa Fonte Loria Maser Monfumo Paderno del Grappa Possagno Resana Riese Pio X San Zenone degli Ezzelini Vedelago totale 3.231 4.358 2.659 1.117 16.204 3.388 1.449 2.218 2.952 4.363 2.398 735 1.077 1.076 4.276 5.246 3.704 7.700 68.151 3.264 4.383 2.696 989 16.772 3.371 1.457 2.321 2.864 4.131 2.426 711 1.067 1.070 4.151 5.106 3.452 7.551 67.782 6.495 8.741 5.355 2.106 32.976 6.759 2.906 4.539 5.816 8.494 4.824 1.446 2.144 2.146 8.427 10.352 7.156 15.251 135.933 distretto socio-sanitario n. 2 "Valdobbiadene - Montebelluna" maschi femmine totale Caerano di San Marco Cornuda Crocetta del Montello Giavera del Montello Montebelluna Nervesa della Battaglia Pederobba Segusino Trevignano Valdobbiadene Vidor Volpago del Montello totale 3.698 2.946 2.835 2.450 14.599 3.492 3.639 1.049 4.895 5.203 1.826 4.659 51.291 3.773 3.069 2.972 2.515 15128 3.450 3.687 1.006 4.902 5.587 1.820 4.699 52.608 7.471 6.015 5.807 4.965 29.727 6.942 7.326 2.055 9.797 10.790 3.646 9.358 103.899 totale unità locale socio-sanitaria n. 8 119.442 120.390 239.832 10 4,78% 6,43% 3,94% 1,55% 24,26% 4,97% 2,14% 3,34% 4,28% 6,25% 3,55% 1,06% 1,58% 1,58% 6,20% 7,62% 5,26% 11,22% 100,00% 7,19% 5,79% 5,59% 4,78% 28,61% 6,68% 7,05% 1,98% 9,43% 10,39% 3,51% 9,01% 100,00% Vengono riportati, di seguito, alcuni indicatori demografici, riferiti alla popolazione residente nel territorio dell'unità locale socio-sanitaria n. 8 al 31 dicembre 2005 e confrontati con quelli relativi all’anno 2004. tabella n. 4: indici di struttura per età della popolazione residente al 31 dicembre 2005 e al 31 dicembre 2004. anno 2004 anno 2005 variazione assoluta variazione relativa indice di vecchiaia (1) 104,67% 104,74% 0,07% 0,07% indice di invecchiamento (2) 16,30% 16,47% 0,17% 1,04% indice di dipendenza anziani (3) 23,92% 24,30% 0,38% 1,59% indice di dipendenza giovani (4) 22,86% 23,20% 0,34% 1,49% indice di dipendenza totale (5) 46,78% 47,50% 0,72% 1,54% Gli indici riportati nella tabella n. 4 permettono di trarre alcune osservazioni, relativamente alla struttura per età della popolazione residente al 31 dicembre 2005. Gli anziani ultra 65-enni costituiscono il 16% della popolazione complessiva (indice di invecchiamento = 16,47%) e superano di 4,7 punti percentuali la fascia dei giovanissimi (indice di vecchiaia = 104,74%). Inoltre, il carico relativo dei giovanissimi (età ≤ 14 anni) e degli anziani (età ≥ 65 anni), sulla collettività attiva (età 15_64 anni), risulta pari a circa il 23% e 24%, rispettivamente (indice di dipendenza giovani = 23,20% e indice di dipendenza anziani = 24,30%). Da queste osservazioni, si può desumere che la classe dei giovanissimi e quella degli anziani pesano con uguale intensità sulla classe lavorativa attiva. (1) indice di vecchiaia: popolazione residente ≥ 65 anni x 100 popolazione residente ≤ 14 anni (2) indice di invecchiamento: popolazione residente ≥ 65 anni x 100 popolazione residente (3) indice di dipendenza anziani: popolazione residente ≥ 65 anni x 100 popolazione residente 15_64 anni (4) indice di dipendenza giovani: popolazione residente ≤ 14 anni x 100 popolazione residente 15_64 anni (5) indice di dipendenza totale: popolazione residente ≤ 14 anni + popolazione residente ≥ 65 anni x 100 popolazione residente 15_64 anni 11 AREA ANZIANI (piano locale per la non autosufficienza) Breve profilo dell’area anziani I dati demografici sono di una evidenza incontestabile: nei paesi occidentali, la speranza di vita alla nascita supera oramai gli ottant’anni. Vivere a lungo non è più un privilegio riservato a pochi, ma un traguardo alla portata di tanti; e una testimonianza viene anche dalle diverse migliaia di centenari nel nostro Paese, in continuo aumento. I fattori che hanno permesso di raggiungere tali risultati sono diversi, dalle condizioni igieniche sanitarie degli ambienti di vita, alla migliore alimentazione, ai progressi della medicina ecc. Ciò nonostante non tutti invecchiano bene. In molte situazioni, con l’aumento dell’età si manifestano anche certe disabilità, che privano progressivamente, e a volte anche precocemente, le persone che invecchiano della fondamentale autonomia per vivere. Questo tipo di invecchiamento provoca, quindi, una domanda di assistenza sanitaria e sociale, che coinvolge i servizi pubblici e privati e le famiglie, chiamati ad offrire risposte congruenti. Anche le modificazioni degli assetti familiari richiedono un profondo ripensamento non soltanto delle modalità di offerta dei servizi alla persona, ma dell’organizzazione complessiva delle comunità locali. Accanto alla progressiva femminilizzazione della popolazione anziana (più di 2/3 dell’universo anziani è composto da donne), al progressivo aumento dei grandi vecchi (ultraottantenni), le modifiche delle strutture familiari (aumento delle famiglie unipersonali per circa 2/3 composte da persone con età superiore a 60 anni; aumento significativo delle unioni familiari, riduzione del tasso di nuzialità, aumento degli anziani che vivono soli) pongono per il futuro seri problemi di tenuta alla circolarità della famiglia, sussidarietà, attività di cura. L’evoluzione delle comunità locali, con specificità significative per quanto riguarda la coesione sociale, l’isolamento ed il disagio, la vivibilità, la mobilità, l’accesso ai servizi, rappresentano un’altra variabile significativa. La complessità e le profonde diversità che caratterizzano la popolazione anziana richiedono, dunque, un approccio con strumenti, anche culturali, nuovi nella consapevolezza della necessità di risposte ed azioni differenziate, capaci di offrire opportunità a situazioni e bisogni assolutamente diversi. La linea di demarcazione tra situazioni di totale autonomia, nelle quali occorre riconoscere e contribuire allo sviluppo di una maggiore presenza sociale degli anziani nella comunità locali, e quelle caratterizzate da situazioni di totale dipendenza, nelle quali cambiano radicalmente le problematiche e le risposte, si caratterizza sempre più per una “zona grigia”, nella quale la risorsa tende a farsi problema e la rete sociale entro la quale vivono gli anziani manifesta una crescente fragilità di protezione negli eventi critici. La tutela degli anziani è un compito della comunità locale. Sempre più si impone, nelle politiche sociali per questa area, l’acquisizione di criteri di flessibilità ed integrazione tra famiglia e servizi, tra servizi sociali e sanitari, tra servizi domiciliari e residenziali. Una prospettiva unitaria di “presa in carico” degli anziani è un orientamento di tutela nella 12 comunità prima che un complesso di prestazioni e di servizi, è il potenziamento del sostegno alle famiglie che se ne prendono cura, è un riconoscimento del valore della domiciliarità e delle decisioni che lo rendono praticabile, nel rispetto delle scelte di vita e di permanenza nella famiglia da parte dell’anziano. Il riferimento al piano locale per la domiciliarità 2007-2009 La giunta regionale del Veneto, con deliberazione n. 39 del 17 gennaio 2006, ha approvato le disposizioni applicative per la predisposizione dei piani locali per la domiciliarità da parte dei comuni e delle unità locali socio-sanitarie. In data 13 settembre 2006, la conferenza dei sindaci del territorio di riferimento dell’unità locale socio-sanitaria n. 8 ha adottato la proposta del piano locale per la domiciliarità 2007-2009, recepita dalla stessa azienda con deliberazione n. 870 del 14 settembre 2006. Con decreto del dirigente regionale della direzione per i servizi sociali n. 305 del 27 novembre 2006, è stata riconosciuta la congruità del predetto piano locale per la domiciliarità 2007-2009, in attuazione delle disposizioni di cui alle deliberazioni regionali n. 39 del 17 gennaio 2006 e n. 3109 del 10 ottobre 2006. La conferenza dei sindaci del territorio di riferimento dell’unità locale socio-sanitaria n. 8, in data 29 gennaio 2007, ha adottato all’unanimità il testo definitivo del piano locale per la domiciliarità 2007-2009, recepito dall’azienda con deliberazione n. 348 del 5 aprile 2007. Il presente capitolo del piano di zona dei servizi alla persona 2007-2009 recepisce, richiamandolo in questa sede, il suddetto documento di pianificazione, integrandolo con quanto di seguito riportato dai successivi paragrafi, al fine di assicurare il miglior coordinamento possibile con le politiche della salute complessivamente assunte a favore della non autosufficienza a livello di domiciliarità e di residenzialità. Il piano locale per la non autosufficienza 2007-2009 La giunta regionale del Veneto, con deliberazione n. 394 del 20 febbraio 2007, ha adottato le linee guida per l’assistenza socio-sanitaria alle persone anziane non autosufficienti, quale quadro di riferimento ai fini della programmazione regionale e locale dell’assistenza socio-sanitaria alle persone non autosufficienti nei servizi residenziali. La stessa giunta regionale, con deliberazione n. 457 del 27 febbraio 2007, ha adottato le linee guida per la predisposizione del piano locale per la non autosufficienza; tra le altre cose, è stato previsto, quale termine di adozione del documento in questione, il 30 aprile 2007, coincidente con la scadenza prevista per la adozione dello stesso piano di zona dei servizi alla persona. 13 Il piano locale per la non autosufficienza è uno strumento di pianificazione locale che costituisce parte integrante del piano di zona dei servizi alla persona e che le conferenze dei sindaci predispongono ed approvano in collaborazione con le unità locali socio-sanitarie. Per i motivi sopraindicati, con il presente capitolo del piano di zona dei servizi alla persona viene data attuazione alla deliberazione della giunta regionale del Veneto n. 457 del 27 febbraio 2007, costituendo esso il piano locale per la non autosufficienza 2007-2009. Articolazione del sistema di offerta esistente dei servizi residenziali Al fine di rappresentare un quadro completo delle unità di offerta presenti sul territorio dell’unità locale socio-sanitaria n. 8, dedicate all’area anziani, in aggiunta ai servizi analiticamente descritti nell’ambito del piano locale per la domiciliarità, si riporta una tabella riassuntiva delle stesse, precisando che l’allegato a) al presente piano di zona dei servizi alla persona contiene una descrizione più ampia delle medesime. tabella n. 1: unità di offerta area anziani. denominazione struttura comune totale posti alloggi autonomi - istituzione pubblica di assistenza e beneficenza "Opere Pie d'Onigo" Pederobba 18 ATER mini alloggi Vedelago 15 villaggio protetto – casa di riposo “Umberto I” Montebelluna 36 casa di riposo per autosufficienti – casa di riposo “Aita” Crespano del Grappa 20 casa di riposo per autosufficienti – casa di riposo “Convento Immacolata di Lourdes” Valdobbiadene 12 casa di riposo per autosufficienti – casa di riposo “Guizzo Marseille” Volpago del Montello 38 14 casa di riposo per autosufficienti – casa di riposo “Villa Fiorita” Cornuda 10 casa di riposo per autosufficienti – casa di riposo “Villa Pasinetti” Trevignano 44 casa di riposo per autosufficienti – casa di riposo per anziani “Villa Belvedere” Crocetta del Montello 50 casa di riposo per autosufficienti – casa di soggiorno “Prealpina” Cavaso del Tomba 32 casa di riposo per autosufficienti – casa di soggiorno per anziani “Giacomo e Alberto igotto” Cavaso del Tomba 52 casa di riposo per autosufficienti – fondazione casa di riposo e pensionato per anziani Possagno 60 casa di riposo per autosufficienti – Meneghetti, istituti di soggiorno per anziani “San Gregorio” Valdobbiadene 70 centro di servizi per anziani non autosufficienti a maggior bisogno assistenziale – casa di soggiorno “Prealpina” Cavaso del Tomba 24 centro di servizi per anziani non autosufficienti a maggior bisogno assistenziale – casa di riposo per anziani “Villa Belvedere” Crocetta del Montello 24 centro di servizi per anziani non autosufficienti a maggior bisogno assistenziale – casa di riposo “Aita” Crespano del Grappa 30 Montebelluna 24 di cui 10 per soggetti affetti da malattia di Alzheimer ed altra demenza centro di servizi per anziani non autosufficienti a maggior bisogno assistenziale – casa di riposo “Umberto I” 15 centro di servizi per anziani non autosufficienti a maggior bisogno assistenziale – casa di riposo “Guizzo Marseille” Volpago del Montello 24 centro di servizi per anziani non autosufficienti a maggior bisogno assistenziale – centro residenziale per anziani “Domenico Sartor” Castelfranco Veneto 24 di cui 5 per stati vegetativi permanenti centro di servizi per anziani non autosufficienti a maggior bisogno assistenziale – casa di riposo “mons. Lorenzo Crico” Vedelago 24 centro di servizi per anziani non autosufficienti a maggior bisogno assistenziale – Villa dei Lauri, istituti di soggiorno per anziani “San Gregorio” Valdobbiadene 24 centro di servizi per anziani non autosufficienti a maggior bisogno assistenziale – istituzione pubblica di assistenza e beneficenza “Opere Pie d’Onigo” Pederobba 24 di cui 5 per stati vegetativi permanenti centro di servizi per anziani non autosufficienti con ridotto/minimo bisogno assistenziale – casa di riposo “Aita” Crespano del Grappa 80 centro di servizi per anziani non autosufficienti con ridotto/minimo bisogno assistenziale – casa di soggiorno “Prealpina” Cavaso del Tomba 75 centro di servizi per anziani non autosufficienti con ridotto/minimo bisogno assistenziale – casa di riposo “Villa Fiorita” Cornuda 28 centro di servizi per anziani non autosufficienti con ridotto/minimo bisogno assistenziale – casa di riposo per anziani “Villa Belvedere” Crocetta del Montello 59 centro di servizi per anziani non autosufficienti con ridotto/minimo bisogno assistenziale – casa di riposo ed opere pie riunite Vidor 43 centro di servizi per anziani non autosufficienti con ridotto/minimo bisogno assistenziale – casa di riposo “Umberto I” Montebelluna 88 centro di servizi per anziani non autosufficienti con ridotto/minimo bisogno assistenziale – casa di riposo “Guizzo Marseille” Volpago del Montello 68 16 centro di servizi per anziani non autosufficienti con ridotto/minimo bisogno assistenziale – centro residenziale per anziani “Domenico Sartor” Castelfranco Veneto 226 centro di servizi per anziani non autosufficienti con ridotto/minimo bisogno assistenziale – casa di riposo “Convento Immacolata di Lourdes” Valdobbiadene 12 centro di servizi per anziani non autosufficienti con ridotto/minimo bisogno assistenziale – casa di riposo “mons. Lorenzo Crico” Vedelago 96 centro di servizi per anziani non autosufficienti con ridotto/minimo bisogno assistenziale – Villa dei Lauri, istituti di soggiorno per anziani “San Gregorio” Valdobbiadene 23 centro di servizi per anziani non autosufficienti con ridotto/minimo bisogno assistenziale – Geronazzo, istituti di soggiorno per anziani “San Gregorio” Valdobbiadene 129 centro di servizi per anziani non autosufficienti con ridotto/minimo bisogno assistenziale – istituzione pubblica di assistenza e beneficenza “Opere Pie d’Onigo” Pederobba 169 centro diurno per autosufficienti – casa di riposo “Guizzo Marseille” Volpago del Montello 5 centro diurno per autosufficienti – casa di riposo per anziani “Villa Belvedere” Crocetta del Montello n.d. centro diurno per autosufficienti – casa di soggiorno per anziani “Giacomo e Alberto igotto” Cavaso del Tomba 15 centro diurno per autosufficienti – centro diurno socio-assistenziale e ricreativo per anziani “Casa Roncato” Montebelluna n.d. centro diurno per autosufficienti – centro residenziale per anziani “Domenico Sartor” Castelfranco Veneto 150 circa centro diurno per autosufficienti – istituzione pubblica di assistenza e beneficenza “Opere Pie d’Onigo” Pederobba 10 17 centro diurno per autosufficienti/parzialmente autosufficienti – casa di riposo “mons. Lorenzo Crico” Vedelago 24 centro diurno socio-sanitario – casa di riposo “Guizzo Marseille” Volpago del Montello 5 Centro diurno socio-sanitario – casa di riposo “Umberto I” Montebelluna 5 centro diurno socio-sanitario - centro residenziale per anziani "Domenico Sartor" Castelfranco Veneto 24 centro diurno socio-sanitario - istituzione pubblica di assistenza e beneficenza "Opere Pie d'Onigo" Pederobba 10 sezione ad alta protezione per le demenze Montebelluna 10 stati vegetativi permanenti - centro residenziale per anziani "Domenico Sartor" Castelfranco Veneto 5 stati vegetativi permanenti - istituzione pubblica di assistenza e beneficenza "Opere Pie d'Onigo" Pederobba 5 18 Articolazione della programmazione e della qualificazione del sistema di offerta Le tabelle seguenti riportano la situazione dei posti letto, autorizzati al funzionamento ed all’esercizio per anziani non autosufficienti ed autosufficienti nel territorio di riferimento dell’unità locale socio-sanitaria n. 8, alla data di adozione del presente piano di zona dei servizi alla persona 2007-2009, nonché le disposizioni di attuazione della deliberazione della giunta regionale del Veneto n. 457 del 27 febbraio 2007. Preliminarmente, si riporta una tabella contenente i dati relativi ai provvedimenti di autorizzazione al funzionamento adottati dall’unità locale socio-sanitaria n. 8 per tutte le strutture in questione. tabella n. 2: autorizzazioni al funzionamento. sede centro di servizio denominazione centro di servizio deliberazione u.l.ss. n. 8 Castelfranco Veneto centro residenziale per anziani “D. Sartor” n. 853 dell’8 settembre 2006 Cavaso del Tomba casa di soggiorno “Prealpina” s.r.l. n. 630 del 9 giugno 2005 Cavaso del Tomba casa di soggiorno per anziani autosufficienti “G. e A. Binotto” n. 1194 del 21 dicembre 2006 Cornuda casa di riposo “Villa Fiorita” n. 1294 del 29 dicembre 2006 Crespano del Grappa casa di riposo “Aita” n. 523 del 25 maggio 2006 Crocetta del Montello casa di riposo per anziani “Villa Belvedere” n. 1293 del 29 dicembre 2006 Montebelluna casa di riposo “Umberto I” n. 896 del 21 settembre 2006 Pederobba istituzione pubblica di assistenza e beneficenza “Opere Pie d’Onigo” n. 1292 del 29 dicembre 2006 Possagno fondazione casa di pensionato per anziani n. 1295 del 29 dicembre 2006 Trevignano casa di riposo “Villa Pasinetti” n. 1289 del 29 dicembre 2006 Valdobbiadene istituti di soggiorno per anziani “San Gregorio” n. 1291 del 29 dicembre 2006 Vedelago centro residenziale per anziani “Mons. Lorenzo Crico” n. 773 del 9 luglio 2004 e n. 1014 del 27 ottobre 2005 Vidor casa di riposo ed opere pie riunite n. 920 del 28 settembre 2006 Volpago del Montello casa di riposo “Guizzo Marseille” n. 921 del 28 settembre 2006 19 riposo e 24 23 93 34 65 centro diurno "Opere Pie D'Onigo" istituti di soggiorno per anziani "San Gregorio" - padiglione "Geronazzo" istituti di soggiorno per anziani "San Gregorio" - padiglione "Villa dei Lauri" centro residenziale per anziani "Mons. Lorenzo Crico" Casa di Rip.ed Opere Pie Riunite casa di riposo "Guizzo Marseille" centro diurno "Guizzo Marseille" Pederobba Valdobbiadene Valdobbiadene Vedelago Vidor Volpago del Montello Volpago del Montello TOTALE 24 129 IPAB "Opere Pie d'Onigo" Pederobba 991 169 222 24 24 24 centro diurno "Umberto I" Montebelluna 73 casa di riposo "Umberto I" Montebelluna 24 51 Crocetta del Montello 30 24 casa di riposo "Aita" 75 28 80 24 posti a maggior intensità assistenziale casa di riposo per anziani "Villa Belvedere" Cornuda 171 posti a intensità minima/ridotta sanitaria 20 10 10 di cui sapa 10 5 5 di cui svp 93 9 3 1213 3 34 89 5 44 10 117 47 129 193 15 97 55 8 5 24 posti in centro diurno 150 38 50 32 10 20 autorizzati al funzionamento ma non all'esercizio posti letto per anziani autosufficienti 75 99 28 110 195 totale autorizzati all'esercizio (con quote di rilievo sanitario/convenzionati/accreditati) Crespano del Grappa casa di soggiorno "Prealpina" S.r.l. casa di riposo "Villa Fiorita" Cavaso del Tomba centro residenziale per anziani "D.Sartor" centro diurno "D.Sartor" Castelfranco Veneto CENTRI DI SERVIZIO Castelfranco Veneto sede centro di servizio SITUAZIONE ATTUALE posti letto di residenzialità e semiresidenzialità per anziani non autosufficienti posti letto di residenzialità per anziani autosufficienti sede centro di servizio CENTRI DI SERVIZIO n. posti letto Cavaso del Tomba casa di soggiorno per anziani autosufficienti “Giacomo e Alberto Binotto” 52 Possagno fondazione casa di riposo e pensionato per anziani 60 Trevignano casa di riposo "Villa Pasinetti" 44 Valdobbiadene istituti di soggiorno per anziani "San Gregorio" - padiglione "Meneghetti" 70 226 TOTALE 21 93 istituti di soggiorno per anziani "San Gregorio" centro residenziale per anziani "Mons. Lorenzo Crico" Casa di Rip.ed Opere Pie Riunite casa di riposo "Guizzo Marseille" Valdobbiadene Vedelago Vidor Volpago del Montello 22 70 152 casa di riposo "Villa Pasinetti" Trevignano TOTALE 44 fondazione casa di riposo e pensionato per anziani Possagno 981 10 222 1213 10 1223 89 89 65 24 34 34 34 176 117 176 117 24 24 193 188 24 164 5 IPAB "Opere Pie d'Onigo" 107 107 44 5 10 5 Pederobba 10 29 68 83 3 9 3 5 8 casa di riposo "Umberto I" 75 75 24 51 casa di riposo per anziani "Villa Belvedere" 376 38 60 50 20 10 52 Montebelluna 32 Crocetta del Montello 110 110 80 casa di riposo "Aita" 30 28 28 99 28 99 Crespano del Grappa 55 posti letto per anziani autosufficienti casa di riposo "Villa Fiorita" 24 posti in centro diurno Cornuda 195 totale casa di soggiorno per anziani autosufficienti “G. e A. Binotto” 5 svp Cavaso del Tomba 24 190 totale casa di soggiorno "Prealpina" S.r.l. 75 sapa Cavaso del Tomba 19 171 posti a maggior intensità assistenziale autorizzati al funzionamento ma non all'esercizio centro residenziale per anziani "D.Sartor" CENTRI DI SERVIZIO posti a intensità minima/ridotta sanitaria autorizzati all'esercizio (con quote di rilievo sanitario/convenzionati/accreditati) Castelfranco Veneto sede centro di servizio ATTUAZIONE D.G.R. N. 457 DEL 27/02/2007 posti letto di residenzialità e semiresidenzialità per anziani non autosufficienti Nel dare attuazione, così come indicato dalla precedente tabella, a quanto previsto dalla deliberazione della giunta regionale del Veneto n. 457 del 27 febbraio 2007, relativamente alla previsione, in riduzione rispetto alla attuale disponibilità, delle impegnative di residenzialità assegnate all’unità locale socio-sanitaria n. 8 ed ai relativi posti letto accreditabili al 31 dicembre 2007, il presente piano di zona dei servizi alla persona assume quali vincoli i seguenti criteri: - gradualità nell’adeguamento alla nuova disponibilità di impegnative di residenzialità e posti letto accreditabili, con le modalità ed i tempi che devono essere concordati con la giunta regionale del Veneto; aggiornamento progressivo del numero delle impegnative di residenzialità e del numero dei posti letto accreditabili in base allo sviluppo della popolazione del territorio di riferimento dell’unità locale socio-sanitaria n. 8, così come di seguito specificato; tabella n. 6: proiezione numero impegnative di residenzialità e numero posti letto accreditabili. classi di età anno 2007 (d.g.r. n. 457/2007) anno 2007* anno 2008 proiezione anno 2009 proiezione anno 2010 proiezione anno 2011 proiezione 0-64 anni 198.395 201.911 203.859 205.643 207.525 209.382 incremento rispetto anno precedente - - 1,0% 0,9% 0,9% 0,9% 65-74 anni 20.196 21.194 21.734 22.250 22.797 23.347 incremento rispetto anno precedente - - 2,6% 2,4% 2,5% 2,4% oltre 74 anni 18.194 19.197 19.603 20.033 20.466 20.912 incremento rispetto anno precedente - - 2,1% 2,2% 2,2% 2,2% totale 236.785 242.302 245.197 247.926 250.788 253.642 - - 1,2% 1,1% 1,2% 1,1% 1.051 1.104 1.126 1.149 1.173 1.198 1.156 1.214 1.239 1.264 1.290 1.318 incremento rispetto anno precedente numero impegnative numero posti letto accreditabili * i dati relativi alla popolazione dell’anno 2007 si riferiscono al 31 dicembre 2006, aggiornati al 28 febbraio 2007. - mantenimento, alla luce delle proiezioni riportate nella precedente tabella, dei n. 83 posti letto autorizzati al funzionamento ma non all’esercizio per anziani non autosufficienti, 23 - attualmente presenti presso le strutture del territorio, al fine di poter rispondere, nel breve periodo, all’incremento della domanda di residenzialità; rispetto dei vigenti accordi di programma di seguito riassunti: a) b) c) d) comune di Pederobba: riconversione ed utilizzo del dismesso ospedale di Pederobba, sottoscritto dalla Regione del Veneto, dall’unità locale socio-sanitaria n. 8, dal comune di Pederobba e dalla istituzione pubblica di assistenza e beneficenza “Opere Pie d’Onigo”; comune di Crespano del Grappa: riconversione ed utilizzo del dismesso ospedale di Crespano del Grappa, sottoscritto dalla Regione del Veneto, dall’unità locale sociosanitaria n. 8, dal comune di Crespano del Grappa, dalla istituzione pubblica di assistenza e beneficenza “Casa Aita” e dalla fondazione “Lascito Canova”; comune di Valdobbiadene: riconversione ed utilizzo del dismesso ospedale di Valdobbiadene, sottoscritto dalla Regione del Veneto, dall’unità locale sociosanitaria n. 8, dal comune di Valdobbiadene, dalla istituzione pubblica di assistenza e beneficenza “San Gregorio” e dalla fondazione “Cassamarca”; comune di Vedelago: attuazione di un piano integrato di interventi riguardanti la realizzazione e l’adeguamento di servizi sociali e socio-sanitari, sottoscritto dalla Regione del Veneto, dall’unità locale socio-sanitaria n. 8, dal comune di Vedelago, dalla istituzione pubblica di assistenza e beneficenza “Mons. L. Crico”, dall’azienda territoriale per l’edilizia residenziale della Provincia di Treviso e dalla fondazione “Opera Immacolata Concezione Onlus” di Padova. L’adeguamento dei posti di centro diurno, alla luce delle previsioni di cui alle deliberazioni della giunta regionale del Veneto n. 394 del 20 febbraio 2007 e n. 457 del 27 febbraio 2007, viene subordinato alle determinazioni regionali in ordine alla gradualità nell’adeguamento alla nuova disponibilità di impegnative di residenzialità e posti letto accreditabili, nonché alla possibilità di conservare i n. 83 posti letto autorizzati al funzionamento ma non all’esercizio per anziani non autosufficienti, attualmente presenti presso le strutture del territorio. 24 Il confronto tra bisogni e risposte e la definizione delle priorità Nel presente paragrafo viene rappresentato, attraverso l’utilizzo delle tabelle di seguito riportate, il risultato dell’analisi dei bisogni di salute, considerando le variabili relative alla dimensione fisica, mentale e socio-relazionale della stessa. Il bisogno di salute è stato inteso quale condizione negativa in una delle suddette variabili, individuata attraverso i seguenti elementi: a) patologia, b) disagio socio-relazionale, c) fattore di rischio, d) aspetto soggettivo. I bisogni che ancora non trovano una soddisfacente risposta ed avvertiti quali priorità hanno portato alla definizione di politiche di sviluppo dei livelli di salute, declinate, non solo con riferimento agli stati di evoluzione positiva delle condizioni critiche, ma anche per quanto riguarda le conseguenti necessità di intervenire sul sistema delle prestazioni (strategia sociosanitaria / sociale) e sulla organizzazione dei servizi (strategia organizzativa). Per ognuna delle suddette politiche sono state, inoltre, specificate le necessità sul piano delle risorse e del finanziamento ed individuati strumenti di controllo dello stato di attuazione delle relative azioni, con definizione di appositi indicatori di processo o di risultato. le patologie 1. 2. 3. pluripatologie; deterioramento cognitivo con problematiche comportamentali (demenze, morbo di Alzheimer); patologie che richiedono riabilitazione (ad es. osteoporosi e osteoartrosi, esiti di ictus, di fratture ecc.). i disagi socio-relazionali 1. 2. fragilità relazionale; condizione di parziale o totale non autosufficienza con carente protezione, sostegno e cura della rete famigliare. gli aspetti soggettivi 1. 2. accessibilità ai servizi socio-sanitari; riservatezza e privacy. i fattori di rischio 1. incapacità di valutazione. 25 Le patologie 1. pluripatologie problema di salute 1. presso le strutture residenziali extraospedaliere si registra, rispetto al passato, l’inserimento di casi con complessità sanitaria maggiore (stati di coma, peg, ventilazione assistita); 2. nel territorio di riferimento sono presenti significative situazioni di persone con patologia in fase terminale in carico a famiglie non in grado di sostenere il carico assistenziale di tipo strettamente sanitario nonché le problematiche psicologiche. politica della salute 1. garanzia di una assistenza presso le strutture residenziali extraospedaliere adeguata alla complessità dei casi; 2. riduzione del numero delle famiglie non in grado di sostenere il carico assistenziale di tipo strettamente sanitario nonché le problematiche psicologiche. strategia sociosanitaria/sociale 1. adeguare l’assistenza medico specialistica, infermieristica e socio-assistenziale, con particolare riferimento al dolore; 2. migliorare la presa in carico globale a domicilio dell’utente in fase terminale e della famiglia. strategia organizzativa 1. a) garantire la partecipazione del medico geriatra, all’interno delle strutture residenziali extraospedaliere, alle valutazioni di monitoraggio dei casi di particolare complessità, su richiesta dell’unità operativa interna approvata dal medico coordinatore; b) sviluppare un accordo con l’u.l.ss. n. 8 per quanto riguarda l’anziano in fase terminale; 2. dare applicazione alle linee di indirizzo per l’assistenza al malato neoplastico grave e in condizioni di terminalità e per lo sviluppo delle cure palliative (d.g.r. 2989/2000). risorse/finanziamento Euro 75.432,43 a carico dell’area sanitaria del bilancio dell’u.l.ss. n. 8 per n. 1 psicologo per il nucleo cure palliative. 26 indicatori di controllo 1. termine finale per l’adozione di uno specifico accordo tra le strutture residenziali extraospedaliere e l’u.l.ss. n. 8: 31/12/2007; 2. termine finale per la messa a regime delle linee di indirizzo per l’assistenza al malato neoplastico grave e in condizioni di terminalità e per lo sviluppo delle cure palliative: 30/06/2008. 27 2. deterioramento cognitivo con problematiche comportamentali (demenze, morbo di Alzheimer) problema di salute Negli ultimi anni si è assistito ad un significativo aumento delle demenze con rilevanti implicazioni di ordine sanitario, socioassistenziale ed economico, il cui onere grava sostanzialmente sulla famiglia della persona demente. Le statistiche confermano che l’80% delle persone malate di demenza sono curate a casa. La famiglia si trova impreparata dal punto di vista psicologico e di cultura medica a rivestire il proprio ruolo. politica della salute Riduzione del numero di famiglie non in grado di sostenere il carico assistenziale, sanitario e psicologico di persone affette da demenza. strategia sociosanitaria/sociale 1. migliorare l’informazione alla comunità sulle problematiche correlate alla demenza al fine di condividere e superare le situazioni di disagio; 2. a) promuovere una presa in carico articolata in ordine agli stadi di gravità della patologia ed alla capacità di tenuta della rete familiare e dei servizi; b) sviluppare la formazione ed il sostegno psicologico alle famiglie; 3. sviluppare il sostegno alle famiglie nello stadio iniziale della patologia; 4. garantire l’assistenza diurna “protetta”. strategia organizzativa 1. organizzare incontri annuali aperti alla popolazione per distretto socio-sanitario in collaborazione tra i comuni, l’u.l.ss. n. 8, i centri di servizio e le associazioni di volontariato; 2. a) organizzare incontri annuali a favore delle famiglie distribuiti sul territorio in ragione dell’utenza accertata; b) potenziare gli interventi di formazione e/o aggiornamento a favore degli operatori dei comuni, dell’u.l.ss. e dei centri servizi: n. 36 ore annue per distretto socio-sanitario con la stessa conduzione; c) implementare le collaborazioni con le associazioni di volontariato per le attività di supporto psicologico; 28 3. promuovere l’attivazione di punti sollievo diffusi nel territorio, preferibilmente a livello comunale, per gli stadi iniziali; 4. attivare due centri diurni, uno per ogni distretto sociosanitario, per n. 15 posti ciascuno. risorse/finanziamento indicatori di controllo 1. per i punti dal n. 1 al n. 3 il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi; 2. euro 3.000.000 per costi di investimento. Euro 413.700 per anno per costi di gestione, di cui euro 208.800 a carico dell’area sanitaria del bilancio dell’u.l.ss. n. 8, finanziati con la quota di rilievo sanitario assicurata dalla Regione del Veneto, ed euro 204.900 a carico degli utenti per la quota relativa al trattamento alberghiero. 1. numero incontri organizzati per anno per distretto sociosanitario: n. 2; 2. numero incontri annuali organizzati per gruppi di famiglie: n. 3; 3. termine finale per l’attivazione dei punti sollievo: 31/12/2008; 4. termine finale per l’attivazione dei centri diurni: 31/12/2008. 29 3. patologie che richiedono riabilitazione (ad es. osteoporosi e osteoartrosi, esiti di ictus, di fratture ecc.) problema di salute Nel territorio si evidenziano le seguenti frequenti tipologie di anziani: 1. persone con situazioni cliniche post acute o sub acute (esiti di traumatismi o recidive di patologie croniche ingravescenti); 2. persone a rischio di perdita di autonomia fisica in condizione di trascuratezza della propria cura. politica della salute 1. garanzia di presa in carico delle persone con situazioni cliniche post acute o sub acute (esiti di traumatismi o recidive di patologie croniche ingravescenti); 2. riduzione del rischio di perdita di autonomia fisica in condizione di trascuratezza della propria cura. strategia sociosanitaria/sociale Sviluppare la presa in carico congiunta da parte dell’u.l.ss. n. 8 e dei comuni, con la collaborazione dei centri di servizio, di soggetti che necessitano di cure riabilitative contemplate dai livelli uniformi di assistenza. strategia organizzativa 1. utilizzare i ricoveri temporanei presso i centri servizio presenti sul territorio per le dimissioni protette su posti assistiti da quota di rilievo sanitario che richiedono interventi riabilitativi; 2. implementare o attivare, ove mancanti, percorsi per la presa in carico intensiva da parte dei servizi domiciliari per il mantenimento dell’autonomia; 3. riorganizzare le attività di trasporto presso i servizi riabilitativi riconoscendo tale funzione nell’ambito della assistenza domiciliare. risorse/finanziamento Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi. Per le attività di trasporto, l’eventuale costo aggiuntivo può essere calcolato solo successivamente alla adozione delle misure di riorganizzazione. 30 indicatori di controllo 1. termine finale per la messa a regime dell’utilizzo dei ricoveri temporanei: 31/12/2007; 2. termine finale per l’attivazione dei percorsi: 31/12/2007; 3. termine finale per la presentazione alla conferenza dei sindaci di una relazione illustrativa della situazione dei trasporti e delle possibili proposte di riorganizzazione: 30/06/2008. 31 I disagi socio-relazionali 1. fragilità relazionale problema di salute La solitudine e la rarefazione di relazioni sociali rappresentano una condizione di precario equilibrio per tanti anziani che si trasforma in emergenza in caso di perdita dell’autonomia psicofisica. Nel territorio, si evidenzia, in misura maggiore rispetto al passato, la presenza di persone anziane che: a) risultano prive di un contesto familiare di riferimento; b) manifestano una incapacità ad assorbire i cambiamenti socioculturali; c) rappresentano difficoltà all’utilizzo delle nuove tecnologie. politica della salute Riduzione delle situazioni di solitudine e di rarefazione di relazioni sociali. strategia sociosanitaria/sociale Promuovere l’integrazione fisica, dell’anziano nel suo contesto di vita. strategia organizzativa psicologica e sociale 1. creare o potenziare una rete di solidarietà e sostegno presso l’ambiente di vita dell’anziano a rischio di esclusione; 2. organizzare iniziative ricreative, anche attraverso il potenziamento dei centri diurni socio-assistenziali, rivolte agli anziani, con interventi di formazione ed informazione per il mantenimento del benessere psico-fisico e relazionale; 3. avviare collaborazioni con le associazioni di volontariato per realizzare forme di contatto telefonico periodico per gli anziani ultrasettantacinquenni. risorse/finanziamento Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi. indicatori di controllo Termine finale per la presentazione alla conferenza dei sindaci di una relazione che contenga una descrizione delle iniziative in essere, delle risorse utilizzate e della congruenza delle attività svolte in relazione alla politica della salute: 30/06/2008. 32 2. condizione di parziale o totale non autosufficienza con carente protezione, sostegno e cura della rete familiare problema di salute Presenza nel territorio: 1. di un numero rilevante di anziani improvvisamente divenuti non autosufficienti (esiti di ictus, fratture, ecc.), privi di un contesto familiare capace di accoglierli e di sostenerli nei percorsi di cura; 2. casi di anziani in situazioni di disagio socio-ambientale e/o psico-cognitivo, soggetti a ospedalizzazioni frequenti e ripetute con difficoltà di rientro a domicilio per la carenza di una adeguata rete di sostegno famigliare e di servizi sociosanitari. politica della salute 1. aumento del numero delle famiglie in grado di accogliere l’anziano a domicilio; 2. riduzione dei casi di ospedalizzazione impropria. strategia sociosanitaria/sociale 1. migliorare la dimissione ospedaliera in grado di contemperare le esigenze di salute della persona anziana che viene dimessa con i vincoli e le risorse del nucleo familiare; 2. sviluppare le attività di assistenza domiciliare. strategia organizzativa 1. a) adottare protocolli di intesa per la dimissione protetta tra l’u.l.ss. n. 8, i comuni ed i centri di servizio per consentire la adozione del piano assistenziale individuale; b) sperimentare un servizio sociale ospedaliero per favorire il collegamento tra le strutture sanitarie ed i servizi territoriali domiciliari; 2. a) promuovere l’attivazione di forme di reperibilità per interventi di assistenza domiciliare nei giorni festivi e prefestivi da parte dei comuni; b) potenziamento delle attività di trasporto verso i centri diurni dei centri di servizio. risorse/finanziamento 1. a) il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi; b) euro 33.726 per anno per n. 1 assistente sociale a carico dell’area sanitaria del bilancio dell’u.l.ss. n. 8; 33 2. il costo aggiuntivo può essere calcolato solo successivamente alla definizione delle necessarie misure organizzative. indicatori di controllo 1. a) termine finale per la adozione del protocollo di intesa: 30/06/2008; b) termine iniziale del servizio sociale ospedaliero: 01/01/2008; 2. termine finale per la presentazione alla conferenza dei sindaci di una relazione contenente una analisi organizzativa ed economica della possibilità di attivare la reperibilità per gli interventi di assistenza domiciliare ed illustrativa della situazione dei trasporti e delle possibili proposte di riorganizzazione: 30/06/2008. 34 Gli aspetti soggettivi 1. accessibilità ai servizi socio-sanitari problema di salute Nel territorio dell’u.l.ss. n. 8 si rileva sovente una scarsa conoscenza dei servizi socio-sanitari, territoriali, servizi ospedalieri, servizi sociali da parte delle persone anziane, dei loro familiari e degli operatori. politica della salute Aumentata conoscenza da parte della popolazione della rete dei servizi presenti. strategia sociosanitaria/sociale Sviluppare una informazione uniforme sul territorio. strategia organizzativa 1. definire livelli informativi uniformi, finalizzati a semplificare i percorsi di accesso degli anziani ai servizi socio-sanitari e loro diffusione tramite idonei strumenti cartacei ed informatici; 2. attivare lo sportello unico integrato. risorse/finanziamento Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi. indicatori di controllo Termine finale per l’attivazione dello sportello integrato: 31/12/2007. 35 2. riservatezza e privacy problema di salute Scarso rispetto della fase terminale in relazione al diritto di riservatezza e di dignità per il malato e la famiglia. Trattasi di situazioni variamente diffuse sia in ambito ospedaliero che residenziale. politica della salute Garanzia di rispetto del diritto di riservatezza e di dignità per il malato in fase terminale e la sua famiglia. strategia sociosanitaria/sociale 1. migliorare la comunicazione tra gli operatori, l’utente e la famiglia; 2. garantire situazioni ambientali rispettose della situazione. strategia organizzativa 1. realizzare cicli formativi integrati per gli operatori coinvolti; 2. applicare gli standard previsti dalla legge regionale 16 agosto 2002, n., 22. risorse/finanziamento Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi. indicatori di controllo Termine finale per la presentazione alla conferenza dei sindaci di una relazione che contenga una descrizione delle iniziative realizzate, delle risorse utilizzate e della congruenza delle attività svolte in relazione alla politica della salute: 31/12/2008. 36 I fattori di rischio 1. incapacità di valutazione problema di salute Il sistema familiare evidenzia nei confronti delle persone in stato di demenza problemi di accettazione della patologia, di capacità di tenuta nei confronti dei cambiamenti e delle alterazioni nelle relazioni e nella gestione domiciliare. Si registra una crescente fragilità del sistema familiare, a fronte di eventi naturali, nella cura e nell’accompagnamento di tali situazioni (insicurezza relativa ai percorsi assistenziali, tendenza alla chiusura, espulsività, sensi di colpa, depressione connessa alle decisioni di permanenza o fuoriuscita dal nucleo familiare). politica della salute Aumentare la capacità di tenuta nei confronti dei cambiamenti e delle alterazioni nelle relazioni e nella gestione domiciliare da parte del sistema familiare. strategia sociosanitaria/sociale 1. promuovere percorsi di accompagnamento delle famiglie; 2. sviluppare l’assistenza domiciliare per rafforzare la decisione di cura. strategia organizzativa 1. elaborare progetti assistenziali condivisi con la famiglia con verifica in itinere; 2. attivare riunioni periodiche di verifica tra servizi sociali e centri servizi per accompagnamento ed aggiornamento su nucleo familiare ed utente inserito. risorse/finanziamento Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi. indicatori di controllo Termine finale per la presentazione alla conferenza dei sindaci di una relazione che contenga una descrizione delle iniziative realizzate, delle risorse utilizzate e della congruenza delle attività svolte in relazione alla politica della salute: 31/12/2008. 37 AREA DISABILITÀ Breve profilo dell’area disabili All’interno del piano di zona dei servizi alla persona, l’area tematica dedicata alla disabilità si occupa della persona “handicappata” come definita dall’art. 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, “legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate”: “è persona handicappata colui che presenta una minoranza fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione. Qualora la minoranza, singola o plurima, abbia ridotto l’autonomia personale, correlata all’età, in modo da rendere necessario un intervento assistenziale permanente, continuativo e globale nella sfera individuale o in quella di relazione, la situazione assume connotazione di gravità”. La concezione di disabilità è cambiata nel tempo; leggendo le definizioni proposte dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1980, essa era considerata “una condizione soggettiva che dipende dalle esigenze della persona disabile”. Secondo la Commissione Europea, “Delivering e accessibilità” del 26 settembre 2002, la disabilità non è più solo un attributo della persona ma “un insieme di condizioni potenzialmente restrittive della società nel soddisfare i bisogni delle persone e nel consentire loro di mettere a frutto le proprie capacità”. In base a questa definizione ed al nuovo documento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità del 2001, da un concetto restrittivo di disabilità si è passati ad un concetto più esteso che ricopre sia la restrizione di attività sia la limitazione di partecipazione. Viene messa al centro non la “disabilità” ma l’attività che può essere più o meno sviluppata a seconda delle condizioni proprie dell’individuo, ma anche derivanti dal mondo esterno; l’handicap viene considerato e osservato in relazione alla partecipazione. La disabilità non viene più considerata solo come qualcosa che manca, l’handicap è un fatto relativo e non assoluto; lo svantaggio è relativo alle condizioni di vita e di lavoro, cioè alla realtà in cui l’individuo “svantaggiato” è collocato. In altri termini, l’handicap è un incontro fra individuo e situazione, è uno svantaggio riducibile o aumentabile. La prospettiva futura del mondo dell’handicap è di definire la disabilità non più come malattia, disordine, disturbo, ma come la conseguenza o il risultato di una complessa relazione tra la condizione di salute di un individuo e i fattori personali e ambientali che rappresentano le circostanze in cui vive l’individuo. L’area tematica della “disabilità” considera allora lo “svantaggio” di partenza dell’individuo rapportandolo all’ambiente di vita familiare e sociale in cui l’individuo è inserito, con particolare attenzione al sistema di servizi e prestazioni in essere o attuabili che possono contribuire a ridurre lo svantaggio. 38 Il target dell’utenza di riferimento dell’area è la persona disabile dalla nascita all’età adulta (fino al compimento del 64° anno di età), con uno sviluppo dell’analisi per fasce d’età, distinguendo una prima fascia (della minore età) dalla nascita al raggiungimento della maggiore età 0-18 anni ed una seconda fascia (adulta) dai 18 anni fino al compimento del 64° anno d’età. I riferimenti legislativi principali nell’area sono: - la legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate” n. 104 del 05 febbraio 1992 e successive modifiche; la legge n. 162 del 21 maggio 1998, che ha incentivato la realizzazione di progetti individuali, progetti per la vita indipendente e interventi di sollievo alla famiglia; la legge n. 68 del 12 marzo 1999, che ha riformato l’inserimento lavorativo. Il riferimento al piano locale della disabilità 2007-2009 La conferenza dei sindaci dell’unità locale socio-sanitaria n. 8, nella seduta dell’11 dicembre 2006, ha adottato il piano locale della disabilità 2007-2009, ai sensi della deliberazione della giunta regionale del Veneto n. 1859 del 13 giugno 2006. L’unità locale socio-sanitaria n. 8, con deliberazione n. 1157 dell’11 dicembre 2006, ha recepito il predetto documento di pianificazione. Il presente capitolo del piano di zona dei servizi alla persona 2007-2009 recepisce, richiamandolo in questa sede, il suddetto documento di pianificazione, integrandolo con quanto di seguito riportato dai successivi paragrafi, al fine di assicurare il miglior coordinamento possibile con le politiche della salute complessivamente assunte per le diverse aree di intervento. 39 Le unità di offerta Al fine di rappresentare un quadro completo delle unità di offerta presenti sul territorio dell’unità locale socio-sanitaria n. 8, dedicate all’area delle disabilità, in aggiunta ai servizi analiticamente descritti nell’ambito del piano locale per la disabilità, si riporta una tabella riassuntiva delle stesse, precisando che l’allegato a) al presente piano di zona dei servizi alla persona contiene una descrizione più ampia delle medesime. tabella n. 1: unità di offerta area disabili. denominazione struttura comune totale posti centro disabili motori "Atlantis" Castelfranco Veneto 25 centro educativo occupazionale diurno "Ali" Valdobbiadene 22 centro educativo occupazionale diurno "Atlantis" Castelfranco Veneto 20 centro educativo occupazionale diurno "Solidarietà" Montebelluna 22 centro educativo occupazionale diurno "Casa Giulia Martini" Giavera del Montello 18 centro educativo occupazionale diurno "Casa Maria Adelaide" Vidor 20 centro educativo occupazionale diurno "Vita e lavoro" Asolo 24 centro educativo occupazionale diurno "Vita e lavoro" Castelfranco Veneto 24 centro educativo occupazionale diurno "Vita e lavoro" Montebelluna 24 centro educativo occupazionale diurno "Vita e lavoro" Pederobba 24 centro educativo riabilitativo diurno "Atlantis" Castelfranco Veneto 60 centro educativo riabilitativo diurno "Do re mi" Montebelluna 30 centro lavoro guidato "Andrea Serena" Castelcucco 21 centro lavoro guidato "La rosa canina" Montebelluna 25 centro lavoro guidato "Vita e lavoro" Vedelago 25 comunità alloggio "Casa Giulia Martini" Giavera del Montello 9 40 comunità alloggio "Casa Maria Adelaide" Vidor 20 gruppo appartamento per persone con disabilità “Casa amica” Castelcucco 4 residenza sanitaria assistenziale per disabili - Opere Pie d'Onigo Pederobba 26 residenza sanitaria assistenziale per disabili "Atlantis" Castelfranco Veneto 20 struttura intermedia Montebelluna 10 41 Il confronto tra bisogni e risposte e la definizione delle priorità Nel presente paragrafo viene rappresentato, attraverso l’utilizzo delle tabelle di seguito riportate, il risultato dell’analisi dei bisogni di salute, considerando le variabili relative alla dimensione fisica, mentale e socio-relazionale della stessa. Il bisogno di salute è stato inteso quale condizione negativa in una delle suddette variabili, individuata attraverso i seguenti elementi: a) patologia, b) disagio socio-relazionale, c) fattore di rischio, d) aspetto soggettivo. I bisogni che ancora non trovano una soddisfacente risposta ed avvertiti quali priorità hanno portato alla definizione di politiche di sviluppo dei livelli di salute, declinate, non solo con riferimento agli stati di evoluzione positiva delle condizioni critiche, ma anche per quanto riguarda le conseguenti necessità di intervenire sul sistema delle prestazioni (strategia sociosanitaria / sociale) e sulla organizzazione dei servizi (strategia organizzativa). Per ognuna delle suddette politiche sono state, inoltre, specificate le necessità sul piano delle risorse e del finanziamento ed individuati strumenti di controllo dello stato di attuazione delle relative azioni, con definizione di appositi indicatori di processo o di risultato. le patologie (disabili minori) 1. 2. 3. disturbo generalizzato dello sviluppo; disturbi del comportamento; ritardo mentale. le patologie (disabili adulti) 1. 2. 3. ritardo mentale ideopatico e sindromi genetiche; disabilità fisiche e cognitive; disabilità neurologiche, neurolesioni e traumatizzati cranici. i disagi socio relazionali 1. 2. 3. 4. non assunzione di ruolo produttivo/lavorativo – disoccupazione; problematiche della famiglia per quanto riguarda la sfera affettiva e relazionale con fragilità psicologica; difficoltà di autonomia; emarginazione e autoemarginazione. gli aspetti soggettivi 1. conoscenza e fruizione dei servizi. i fattori di rischio 1. perdita di legami e punti di riferimento nei periodi di passaggio delle fasi del ciclo di vita. 42 Le patologie (disabili minori) 1. disturbi generalizzati dello sviluppo problema di salute I disturbi generalizzati dello sviluppo comportano una grave compromissione nella capacità di interazione sociale reciproca, capacità di comunicazione o la comparsa di comportamenti, interessi e attività stereotipate. Il servizio di neuropsichiatria infantile ha in carico 83 minori che presentano questa patologia. Gli interventi riabilitativi del servizio vengono attivati a partire dalla diagnosi. La presa in carico di questi utenti presenta ancora situazioni di ritardo a causa della mancata segnalazione della sintomatologia nei primi anni di vita. Permane un rischio di compromissione delle abilità fisico, motorie e cognitive dei minori con disturbi generalizzati dello sviluppo presenti nel territorio. politica della salute 1. garanzia di una presa in carico precoce dei minori che presentano disturbi generalizzati dello sviluppo; 2. riduzione del rischio di compromissione delle abilità fisico, motorie e cognitive dei minori con disturbi generalizzati dello sviluppo presenti nel territorio. strategia sociosanitaria/sociale 1. sviluppare la diagnosi precoce dei disturbi generalizzati dello sviluppo; 2. sviluppare gli interventi terapeutici riabilitativi mirati, a lungo termine e continuativi. strategia organizzativa 1. proporre percorsi formativi e modalità di collaborazioni mirate con i pediatri di libera scelta per realizzare maggiori collaborazioni con i servizi di neuropsichiatria infantile; 2. consolidare l’ambulatorio dedicato ai disturbi generalizzati dello sviluppo presso il distretto socio-sanitario n. 2; 3. potenziare le attività di psicomotricista. risorse/finanziamento Euro 23.846,40 per n. 20 ore settimanali di psicomotricista per anno per costi di gestione a carico dell’area sanitaria del bilancio dell’u.l.ss. n. 8. 43 indicatori di controllo 1. termine finale per l’avvio di percorsi formativi: 30/06/2008; 2. termine finale per il consolidamento dell’ambulatorio: 30/09/2007; 3. termine finale per il potenziamento delle attività di psicomotricista: 30/09/2007. 44 2. disturbi del comportamento problema di salute I disturbi comportamentali gravi in adolescenza si manifestano con espressioni aggressive, a volte anche sul piano fisico, che comportano l’allontanamento del minore e l’inserimento in comunità terapeutiche esterne al territorio dell’unità locale socio-sanitaria. Le comunità terapeutiche, oltre a garantire la struttura di tipo educativo, prevedono psicoterapia individuale e di gruppo e trattamenti neuropsichiatrici. Tali disturbi impediscono un’adeguata capacità di relazione che compromette un inserimento sociale. Patologia in netto aumento nei minori. In carico al servizio di neuropsichiatria infantile 703 bambini con disturbo del comportamento, dei quali circa n. 60 casi gravi. Di questi n. 8 sono i casi che richiedono l’inserimento presso una comunità residenziale terapeutica. politica della salute Riduzione dei casi di allontanamento del minore pre-adolescente ed adolescente con disturbi comportamentali gravi dal proprio contesto di vita familiare e sociale. strategia sociosanitaria/sociale Sviluppare gli interventi congiunti tra le comunità educative diurne e residenziali presenti nel territorio dell’unità locale socio-sanitaria, con inserimento presso le stesse dei minori, ed i servizi di neuropsichiatria infantile che assicurano i trattamenti terapeutici. strategia organizzativa Perfezionare, nell’ambito delle convenzioni in essere con le comunità educative del territorio, i progetti di intervento, con adozione di un specifico protocollo di collaborazione tra le stesse ed i servizi di neuropsichiatria infantile. risorse/finanziamento Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi. indicatori di controllo Termine finale per l’adozione del protocollo: 30/06/2007. 45 3. ritardo mentale problema di salute Il ritardo mentale è una condizione di interrotto o incompleto sviluppo psichico caratterizzata da compromissione cognitiva, linguistica, motoria e sociale. Può essere lieve, medio e grave. Complessivamente il servizio di neuropsichiatria infantile segue 448 soggetti affetti da ritardo mentale. Il servizio centra gli interventi in contesto scolastico e ambulatoriale. Per quanto riguarda il ritardo mentale lieve e medio, permane un rischio di isolamento sociale e relazionale, anche con manifestazioni depressive. Per quanto riguarda il ritardo mentale grave, e anche per i casi di disabilità fisiche-mentali e neurologiche, si evidenziano casi di minori che rimangono per lunghi periodi di tempo a carico delle famiglie che presentano difficoltà a svolgere tale ruolo con rischio di deterioramento delle loro condizioni psico-fisiche. Tali situazioni riguardano essenzialmente il periodo postscolastico prima del compimento della maggiore età (14-18 anni). politica della salute 1. riduzione del rischio di isolamento sociale e relazionale, anche con manifestazioni depressive, nelle persone con ritardo mentale lieve e medio; 2. riduzione dei casi di minori che rimangono per lunghi periodi di tempo a carico delle famiglie che presentano difficoltà a svolgere tale ruolo con rischio di deterioramento delle sue condizioni psico-fisiche. strategia sociosanitaria/sociale 1. aumentare gli inserimenti lavorativi socializzanti a seguito del termine del percorso scolastico; 2. aumentare gli inserimenti in strutture diurne ed utilizzo degli inserimenti residenziali per i casi più gravi. strategia organizzativa 1. potenziare, entro il 31 dicembre 2008, con n. 1 educatore professionale i servizi di neuropsichiatria infantile per gli inserimenti lavorativi socializzanti; 2. realizzare il centro educativo riabilitativo diurno di Crespano del Grappa ed eventualmente, se necessario, aumentare i posti disponibili presso le strutture già esistenti; 46 3. ristrutturare la sede del centro educativo riabilitativo diurno di Biadene di Montebelluna; 4. utilizzare presso le residenze sanitarie per disabili posti per la residenzialità temporanea o di lungo periodo per i casi più gravi. risorse/finanziamento 1. euro 34.234 per anno per n. 1 educatore professionale a carico dell’area sociale del bilancio dell’u.l.ss. n. 8; 2. euro 2.500.000 per costi di investimento ed euro 505.916,61 per costi di gestione per anno a carico del bilancio dell’u.l.ss. n. 8, di cui 67,5% area sanitaria e 32,5% area sociale dello stesso; 3. euro 1.000.000 per costi di investimento; 4. il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi. indicatori di controllo 1. numero inserimenti socializzanti anno 2007 – 2008 – 2009 / n. inserimenti socializzanti anno 2006 – 2005 – 2004 = > 1; 2. termine finale per la ristrutturazione della sede del centro educativo riabilitativo diurno di Biadene di Montebelluna: 31/12/2009; 3. termine finale per l’attivazione del centro educativo riabilitativo diurno di Crespano del Grappa: 30/04/2010. 47 Le patologie (disabili adulti) 1. ritardo mentale ideopatico e sindromi genetiche problema di salute Il ritardo mentale è una condizione di interrotto e incompleto sviluppo psichico caratterizzato da compromissione cognitiva, linguistica e sociale. Può essere lieve, di media gravità, profondo. Altre forme di manifestazioni possono essere ricondotte a specifici quadri clinici (es. sindrome di Down, Angelmann, Rett, Turner, Williams, Prader-Willy, ecc…). Nell’anno 2006 il servizio per l’handicap dell’età adulta ha preso in carico 941 persone con disabilità, di cui 381 inseriti nelle strutture diurne, 101 presi in carico dal servizio inserimento lavorativo, 55 inseriti nelle strutture residenziali, 50 nelle grandi strutture residenziali con sede fuori del territorio dell’unità locale socio-sanitaria n. 8 (GRISS- Opera S.Antonio Sarmeola). Attualmente 15 persone sono in lista di attesa per la valutazione in struttura intermedia, altre 11 persone sono in attesa di inserimento in un centro educativo occupazionale diurno. Il problema considerato riguarda: 1. il tempo di attesa ritenuto troppo lungo per l’inserimento degli utenti in questione presso le strutture diurne; 2. la difficoltà per le famiglie di assicurare una adeguata presa in carico del disabile nei momenti di chiusura dei centri in relazione agli impegni di lavoro. politica della salute 1. riduzione del tempo di attesa per l’inserimento degli utenti presso centri educativi occupazionali diurni; 2. riduzione della difficoltà per le famiglie di assicurare una adeguata presa in carico del disabile nei momenti di chiusura dei centri in relazione agli impegni di lavoro. strategia sociosanitaria/sociale 1. sviluppare una risposta adeguata per i diversi gradi di disabilità mediante l’inserimento in una struttura educativa occupazionale diurna; 2. adeguare l’assistenza diurna in considerazione anche delle esigenze organizzative delle famiglie. 48 strategia organizzativa 1. realizzare un centro educativo occupazionale diurno presso il comune di Fonte; 2. realizzare un centro educativo occupazionale diurno presso il comune di Volpago del Montello; 3. trasferire presso una nuova sede il centro educativo occupazionale diurno di “Ca’ Falier”; 4. trasferire presso una nuova sede il centro educativo occupazionale diurno di Pederobba; 5. trasferire presso una nuova sede il centro di lavoro guidato “La Rosa Canina” di Montebelluna; 6. realizzare l’ampliamento della struttura “Atlantis” di Castelfranco Veneto, per consentire un maggiore spazio strutturale alle unità di offerta già presenti presso la stessa; 7. attivare la comunità alloggio “casa dei giacinti” nel comune di Volpago del Montello; 8. progettare una nuova comunità alloggio, con annesso centro educativo occupazionale diurno, presso villa Cecconi nel comune di Riese Pio X; 9. rivedere gli orari di apertura dei centri diurni con introduzione di forme flessibili di ospitalità in grado di riscontrare specifiche esigenze con il concorso finanziario delle famiglie. risorse/finanziamento 1. euro 2.300.000 per costi di investimento ed euro 362.350,11 per costi di gestione per anno a carico del bilancio dell’u.l.ss. n. 8, di cui 67,5% area sanitaria e 32,5% area sociale; 2. euro 2.300.000 per costi di investimento ed euro 90.587,53 per costi di gestione per anno a carico del bilancio dell’u.l.ss. n. 8, di cui 67,5% area sanitaria e 32,5% area sociale; 3. euro 2.300.000 per costi di investimento finanziato con il ricavato della vendita di “Ca’ Falier”; 4. euro 1.000.000 per costi di investimento con finanziamento previsto dall’accordo di programma tra l’u.l.ss. n. 8, il comune di Pederobba e l’ipab Opere Pie di Onigo, con possibilità per queste ultime di affidare la gestione del centro di lavoro guidato ad un soggetto esterno; 5. euro 2.300.000 per costi di investimento; 6. euro 829.640 per costi di investimento, di cui euro 500.000 oggetto di finanziamento regionale ed euro 329.640 a carico del soggetto gestore; 7. euro 715.637 per costi di gestione per anno, di cui euro 244.276 a carico dell’area sanitaria del bilancio dell’u.l.ss. n. 8 ed euro 146.000 a carico dell’area sociale dello stesso bilancio. Inoltre euro 325.361 a carico degli utenti. 49 indicatori di controllo 1. termine finale per l’attivazione del centro educativo occupazionale diurno di Fonte: 31/12/2008; 2. termine finale per l’attivazione del centro educativo occupazionale diurno di Volpago del Montello: 30/09/2010; 3. termine finale per il trasferimento del centro educativo occupazionale diurno di “Ca’ Falier”: 31/12/2009; 4. termine finale per il trasferimento del centro educativo occupazionale diurno di Pederobba: 31/12/2009; 5. termine finale per il trasferimento del centro di lavoro guidato “La Rosa Canina” di Montebelluna: 31/12/2009; 6. termine finale per la realizzazione dell’ampliamento della struttura “Atlantis”: 31/12/2007; 7. termine finale per l’attivazione della comunità alloggio “casa dei giacinti”: 31/12/2007; 8. termine finale per la progettazione della comunità alloggio, con annesso centro educativo occupazionale diurno, presso villa Cecconi”: 31/12/2009. 50 2. disabilità fisiche e cognitive problema di salute Associazione di ritardo cognitivo a situazione di danno fisico permanente. Questi quadri clinici, quando hanno particolari caratteristiche di disabilità, vengono assistiti a domicilio. Le famiglie presentano difficoltà a svolgere un ruolo assistenziale adeguato con rischio di deterioramento delle condizioni psicofisiche del disabile. Attualmente n. 84 utenti sono inseriti nei due centri educativi riabilitativi diurni. Altri n. 22 sono seguiti a domicilio con programmi specifici di assistenza (legge 21 maggio 1998, n. 162) come concordato con le famiglie, mentre altri n. 10 sono in attesa di inserimento in struttura diurna. Il problema considerato riguarda il tempo di attesa ritenuto troppo lungo per l’inserimento degli utenti in questione presso le strutture diurne. politica della salute 1. riduzione della difficoltà per le famiglie di svolgere un ruolo assistenziale adeguato con rischio di deterioramento delle condizioni psico-fisiche del disabile; 2. riduzione del tempo di attesa per l’inserimento degli utenti presso centri educativi riabilitativi diurni. strategia sociosanitaria/sociale 1. sviluppare l’assistenza a domicilio per i disabili che non possono essere inseriti in strutture diurne, in modo da poter assicurare un intervento il più possibile completo; 2. sviluppare una risposta adeguata per i diversi gradi di disabilità mediante l’inserimento in una struttura educativa riabilitativa diurna. strategia organizzativa 1. finalizzare i progetti previsti dalla legge 21 maggio 1998, n. 162, a sostegno dei disabili assistiti a domicilio e che non usufruiscono di altre forme di assistenza in strutture con un massimo di n. 15 ore settimanali di intervento; 2. realizzare il centro educativo riabilitativo diurno presso il comune di Crespano del Grappa. 51 risorse/finanziamento 1. il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi; 2. per quanto riguarda il costo relativo alla attivazione del centro educativo riabilitativo diurno presso il comune di Crespano del Grappa si rinvia alla precedente tabella relativa al ritardo mentale. indicatori di controllo Termine finale per l’attivazione del centro educativo riabilitativo diurno: 30/04/2010. 52 3. disabilità neurologiche, neurolesioni e traumatizzati cranici problema di salute Disabilità neurologiche e neurolesioni: lesioni del sistema nervoso centrale e/o del sistema nervoso periferico e loro eventuali conseguenze sulla persona colpita. Traumatizzati cranici: soggetti con possibile deficit cognitivo, motorio, sensitivo-sensoriale e comportamentale. Tali disabili presentano un elevato rischio di deterioramento delle abilità fisiche, relazionali, sociali ed occupazionali in quanto la maggior parte degli utenti (23) è attualmente seguita a domicilio con progetti individuali (legge 21 maggio 1998, n. 162), solo una minoranza (8) è inserita in un tirocinio lavorativo. politica della salute Ridurre il rischio di deterioramento delle abilità fisiche, relazionali, sociali ed occupazionali in persone con disabilità neurologiche, neurolesioni e traumatizzati cranici. strategia sociosanitaria/sociale Sviluppare l’assistenza riabilitativa, sanitaria ed occupazionale per le persone con disabilità neurologiche, neurolesioni, traumatizzati cranici, per il recupero e/o mantenimento delle capacità residue. strategia organizzativa 1. attivare presso l’I.P.A.B. Opere Pie d’Onigo di Pederobba di un centro diurno per n. 24 posti, già parzialmente operativo; 2. attivare la comunità familiare “casa del campo” per giovani portatori di cerebrolesioni acquisite nel comune di Cavaso del Tomba. risorse/finanziamento 1. euro 242.323,11 per costi di gestione per anno a carico del bilancio dell’u.l.ss. n. 8, di cui 67,5% area sanitaria e 32,5% area sociale; 2. euro 1.000.000 per costi di investimento per la ristrutturazione dell’immobile a carico della cooperativa sociale Castelmonte. Euro 131.400 per costi di gestione a carico dell’utente. 53 indicatori di controllo 1. termine finale per l’attivazione del centro educativo riabilitativo diurno: 31/12/2007; 2. termine finale per l’attivazione della comunità familiare: 31/12/2007. 54 I disagi socio-relazionali 1. non assunzione di ruolo produttivo/lavorativo –disoccupazione problema di salute Il mancato inserimento nel mondo del lavoro dovuto da una parte alle difficoltà produttive del disabile e dall’altra alla scarsità di posti di lavoro trascina con sé una serie di disagi: quelli comuni anche ad un normodotato (dipendenza economica da altri e mancata realizzazione personale) ed ulteriori legati alla situazione di handicap (solitudine ed isolamento dal contesto socio-economico e lavorativo). L’esclusione dal mondo del lavoro è imputabile a una serie di variabili: carenza di sensibilità da parte del mondo produttivo, alte aspettative lavorative da parte della famiglia, scarsità di posti di lavoro adeguati; ne consegue che anche i servizi preposti all’inserimento lavorativo del disabile hanno difficoltà nel reperimento di risorse lavorative ed in questo modo si creano rilevanti liste d’attesa. politica della salute Riduzione dei disagi legati alla non assunzione di un ruolo produttivo-lavorativo delle persone disabili. strategia sociosanitaria/sociale Aumentare i tirocini socializzanti. strategia organizzativa 1. sensibilizzare le aziende che consentano l’espletamento di mansioni compatibili con la disabilità; 2. sviluppare l’affidamento di servizi da parte degli enti pubblici alle cooperative sociali di tipo b). risorse/finanziamento Euro 34.234 per anno, a partire dal 1° luglio 2008, per n. 1 educatore professionale da assegnare al servizio inserimento lavorativo a carico dell’area sociale del bilancio dell’u.l.ss. n. 8. indicatori di controllo Numero inserimenti socializzanti anno 2007 – 2008 – 2009 / n. inserimenti socializzanti anno 2006 – 2005 – 2004 = > 1. 55 2. problematiche della famiglia per quanto riguarda la sfera affettiva e relazionale con fragilità psicologica problema di salute Nelle diverse fasi del ciclo di vita si possono sviluppare delle difficoltà da parte della famiglia a riconoscere le esigenze e i bisogni del disabile e trovarvi una adeguata risposta. Si ritiene che nel territorio vi sia ancora una presenza significativa di famiglie che sviluppano problematiche nella sfera affettiva e relazionale legate alla non accettazione del disabile con conseguenti sensi di colpa, di inadeguatezza o iperprotettività e grave rischio di isolamento sociale. politica della salute Riduzione del disagio delle famiglie che problematiche nella sfera affettiva e relazionale. strategia sociosanitaria/sociale Sviluppare il sostegno psico-educativo nei confronti delle famiglie dei disabili. strategia organizzativa 1. potenziare i gruppi di auto-mutuo aiuto delle famiglie di disabili adulti esistenti nel territorio favorendo la creazione di una rete tra famiglie. Per quanto riguarda i minori la costituzione di questi gruppi attualmente non esistenti; 2. realizzare un percorso di guida e accompagnamento dei gruppi affinché possano sviluppare un proprio percorso autonomo ed essere propositivi. risorse/finanziamento Euro 65.439 per anno, a partire dal 1° gennaio 2008, per n. 30 ore settimanali di psicologo al servizio per l’handicap dell’età adulta a carico dell’area sanitaria bilancio dell’u.l.ss. n. 8. indicatori di controllo N. nuovi gruppi attivati entro il 2009 = n. 3 di cui n. 1 per gli adulti e n. 2 per i minori. 56 sviluppano 3 difficoltà di autonomia problema di salute Vi sono ambiti diversi in cui il disabile non è autonomo nel soddisfare i propri bisogni. Appare ancora pregnante nel territorio il problema della dipendenza del disabile dalla famiglia che spesso ritiene il figlio incapace di prendere proprie decisioni e non riesce quindi ad aiutarlo a sperimentare percorsi di graduale/parziale autonomia dalla famiglia stessa. politica della salute Disabile maggiormente autonomo ed indipendente dalla famiglia. strategia sociosanitaria/sociale Aumentare per il disabile i percorsi di autonomia extrafamiliare, anche temporanei, e di integrazione sociale in ambito comunitario. strategia organizzativa 1. attivare gruppi appartamento in un ambito urbano che accolgano comunità fino a 6 persone; almeno due per ogni distretto socio-sanitario, di cui uno già individuato dal comune di Valdobbiadene e dalla cooperativa sociale “Ali”; 2. realizzare politiche abitative che prevedano, anche per quanto riguarda gli alloggi di edilizia residenziale pubblica, un adeguato numero di appartamenti a piano terra e privi di barriere architettoniche per i disabili; 3. creare una rete di protezione sociale intorno alle situazioni di gruppi appartamento di soggetti disabili che siano inseriti nel tessuto sociale con il volontariato e la comunità. risorse/finanziamento Euro 394.200 per anno per costi di gestione a carico dell’utente. La determinazione del costo per l’investimento è subordinata alla opzione tra l’acquisto o l’affitto degli immobili, onere a carico della cooperativa sociale. indicatori di controllo Termine finale per la messa a regime dei due gruppi appartamento: 31/12/2008. 57 4. emarginazione e autoemarginazione problema di salute Ancora presente il problema della socializzazione in ambiente extra familiare e della gestione del tempo libero delle persone disabili che si presenta con particolare evidenza nei weekend e nel periodo estivo, soprattutto per i minori. politica della salute Garanzia di inserimento ed integrazione del disabile in attività ricreative e sportive del tempo libero territoriali. strategia sociosanitaria/sociale Sviluppare l’inserimento della persona disabile in attività dedicate al tempo libero (sportive ricreative – culturali del territorio e per le vacanze) che tengano conto anche delle esigenze delle famiglie (orario giornaliero e durata nell’estate, allargamento fascia d’età). strategia organizzativa 1. realizzare sinergie tra comuni; 2. creare percorsi di integrazione nella normalità con il coinvolgimento di associazioni sportive del territorio e degli enti interessati; 3. realizzare progetti vacanza per le famiglie o per gruppi diversi dove possa trovare inserimento anche il disabile. risorse/finanziamento Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi. indicatori di controllo Numero associazioni impegnate in attività per il tempo libero anno 2008 / n. associazioni impegnate in attività per il tempo libero anno 2005 > 1. 58 Gli aspetti soggettivi 1. conoscenza e fruizione dei servizi problema di salute Nel territorio dell’unità locale socio-sanitaria n. 8 si rileva frequentemente una carente conoscenza dei servizi associata ad un non corretto accesso e relativa fruizione degli stessi da parte dei disabili e dei loro familiari. Ciò comporta la perdita dei diritti esigibili dai disabili e delle agevolazioni a loro specificatamente rivolte. politica della salute Aumento del livello di conoscenza dei servizi e dei diritti esigibili da parte delle persone disabili e delle loro famiglie in modo diffuso nel territorio. strategia sociosanitaria/sociale Migliorare l’informazione resa a favore degli utenti disabili e dei loro familiari. strategia organizzativa Realizzare uno sportello integrato per il primo accesso del cittadino ai servizi a favore della disabilità mediante: a) rilevazione dei servizi già esistenti nel territorio, b) formazione degli operatori, c) attivazione di un sistema informatico che metta in rete i servizi che si occupano di disabilità. risorse/finanziamento Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi. indicatori di controllo Termine finale per la messa a regime dello sportello integrato: 31/12/2007. 59 I fattori di rischio 1. perdita di legami e punti di riferimento nei periodi di passaggio delle fasi del ciclo di vita problema di salute Appare evidente l’importanza del supporto nei periodi di passaggio da una fase all’altra della vita. In particolare tale problematica si sostanzia nel passaggio dall’età evolutiva all’età adulta e dall’età adulta all’età anziana. Si tratta di momenti di cambiamento che se non affrontati con una sufficiente gradualità ed attenzione alla problematica del disabile possono dare origine a traumi psicologici e relazionali. politica della salute Riduzione dello sviluppo di problematiche psicologiche e relazionali dovute alla perdita di legami e punti di riferimento nei passaggi dall’età evolutiva all’età adulta e da questa a quella anziana. strategia sociosanitaria/sociale Migliorare la presa in carico integrata. strategia organizzativa Sviluppare protocolli per una presa in carico coordinata e continuativa, con raccordo fra i servizi sociali comunali, i servizi di neuropsichiatria infantile e per l’handicap dell’età adulta dell’unità locale socio-sanitaria, le unità di offerta diurne e residenziali per disabili ed anziani. risorse/finanziamento Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi. indicatori di controllo Termine finale per l’adozione dei protocolli: 31/12/2008. 60 AREA SALUTE MENTALE Breve profilo dell’area salute mentale L’area della salute mentale si occupa della patologia psichiatrica, intendendo per questa una alterazione dello stato di salute psichica, con modificazioni del comportamento, dell’affettività, del pensiero e di altri ambiti, che riducono il funzionamento individuale, relazionale e sociale della persona. Il disagio psichico altera, spesso in modo significativo, la qualità della vita dell’individuo, della famiglia e della società in cui i pazienti vivono. Si rende, pertanto, necessario attivare delle risorse umane e sociali per affrontare le problematiche che la patologia mentale comporta e per tentare di curarla. L’alterazione dello stato di salute psichica determina un modo inadeguato di comprendere la realtà, di reagire ad essa, di percepirla, di sentirla e di pensarla. L’utenza di cui si occupa l’area della salute mentale presenta le seguenti principali patologie: - disturbo schizofrenico: in rapporto circa di una persona ogni cento abitanti; depressione, in tutte le sue forme: 15% di possibilità di contrarla nell’arco dell’intera vita; disturbi bipolari: 0,3% della popolazione; diverse altre forme di disturbi psichici di varia gravità e prevalenza. A queste forme si aggiungono le patologie attualmente considerate “emergenti”: - disturbi del comportamento alimentare (in particolar modo l’anoressia nervosa); disturbi della personalità (in particolar modo il disturbo borderline); le cosiddette doppie diagnosi (associazione di un disturbo psichiatrico e di dipendenza da sostanze o da alcol oppure di disabilità grave). Il dipartimento di salute mentale è l'espressione organizzativa e programmatica degli interventi atti a prevenire, diagnosticare e curare le patologie mentali. Opera attraverso i servizi psichiatrici territoriali, che si coordinano con gli altri servizi presenti sul territorio, per prendere in carico i casi più problematici e difficili, che necessitano di un lungo intervento di più operatori, nell'ottica riabilitativa e d’integrazione sociale dei pazienti. Il servizio psichiatrico territoriale opera attraverso un primo momento di decodificazione della domanda, che permette di creare dei progetti specifici ed individuali, in base alle necessità dei singoli utenti, in modo da garantire un processo di cura adatto alla persona ed in una ottica di umanizzazione dei servizi. Per fare ciò si avvale della collaborazione delle risorse presenti nel territorio (servizi sociali dei comuni, volontario, associazioni dei familiari, privato sociale, centri di servizio, ecc.), coordinando gli interventi nel rispetto delle competenze e professionalità specifiche. 61 All’uopo, la collaborazione con i servizi sociali territoriali si rivela preziosa in quanto questi favoriscono le pratiche di inclusione e di appartenenza alla comunità sia con il coinvolgimento dell’utenza dei servizi, attraverso l’aggregazione, la promozione dell’automutuo aiuto e la relazione con associazioni, sia attuando strategie di informazione e di formazione alla cittadinanza in un’ottica di cultura del rispetto delle diversità e della riduzione delle barriere sociali. I servizi sociali, inoltre, sostengono i nuclei familiari per l’aspetto assistenziale quando questi si trovano nella fase motivazionale iniziale, prima di giungere alla presa in carico da parte di servizi specialistici. L’analisi dei bisogni di salute Le patologie gravi e croniche, quali le psicosi e i disturbi dell’umore, hanno richiesto nell’ultimo periodo un potenziamento dell’attività clinica e riabilitativa con programmi di cura e interventi riabilitativi personalizzati. In considerazione del fatto che le patologie gravi, quali la schizofrenia, comportano un notevole carico e spesso anche un’elevata conflittualità familiare, un particolare impegno viene rivolto ai nuclei familiari dei pazienti con malattie gravi e croniche. La complessità delle problematiche relazionali parentali e la persistenza di disagi propri delle situazioni in cui si gioca un’alta emotività espressa, rendono necessario un impegno mirato e consistente, attuato anche con l’introduzione di nuove tecniche psicoeducative. A fronte di un aumento della domanda di osservazione e presa in carico delle patologie psichiatriche, particolare attenzione viene posta alle situazioni di crisi (tentati suicidi, crisi emotive acute ecc), per le quali è applicato un protocollo che prevede, tra l’altro, l’immediato intervento e tempestivo inserimento dei pazienti in un programma di psicoterapia individuale e di gruppo. Relativamente alle patologie cosiddette “emergenti”, quali i disturbi di personalità e i disturbi della condotta alimentare, si evidenzia un considerevole incremento dell’attività specialistica in collaborazione con i medici di medicina generale. L’intervento di prevenzione attuato presso alcune scuole medie superiori del territorio rende possibile la precoce individuazione e l’invio agli ambulatori di giovani pazienti con disturbi del comportamento alimentare all’esordio. 62 L’analisi del sistema di offerta Il servizio psichiatrico territoriale La mission In ognuno dei due distretti socio-sanitari dell’unità locale socio-sanitaria è presente un servizio psichiatrico territoriale che svolge attività di promozione e tutela della salute mentale dei cittadini e di assistenza psichiatrica, sia programmata che con carattere di urgenza sul territorio, al di fuori del momento di degenza ospedaliera. Si articola in un centro di salute mentale e in ambulatori periferici distribuiti sul territorio. Ciascun servizio coordina e svolge tutte le funzioni di programmazione ed articolazione delle attività per la tutela della salute mentale della popolazione del bacino distrettuale di competenza, facendosi carico dell’intera domanda psichiatrica, preventiva, terapeutica e riabilitativa dell’area distrettuale di pertinenza. Al servizio psichiatrico territoriale vengono affrontate tutte le problematiche che riguardano la sfera psichica: dalle patologie cosiddette “minori”, quali i disturbi d’ansia, i disturbi del sonno, i disturbi depressivi lievi e dell’adattamento, sino a malattie più severe ed impegnative sul piano della presa in carico, come i disturbi dell’umore, le psicosi, la schizofrenia, i disturbi del comportamento alimentare. La risposta alla domanda di salute mentale avviene attraverso la formulazione di programmi di cura personalizzati, attuati, dove necessario, mediante la partecipazione integrata delle varie figure professionali: medici psichiatri, infermieri professionali, psicologi, educatori-animatori, assistenti sociali, operatori tecnici addetti all’assistenza e personale di segreteria. I servizi operano in stretta collaborazione con i servizi sociali dei comuni, le associazioni di volontariato, le associazione dei familiari, le cooperative sociali. Tutte le funzioni e le attività svolte dal centro di salute mentale si ispirano ai seguenti principi: - accoglimento e cura dei cittadini con problemi psichici nell’ambito di un approccio basato sulla centralità della relazione; promozione delle risorse di ciascun utente; realizzazione del progetto terapeutico riabilitativo nel contesto di vita della persona; facilitazione dell’inserimento sociale e lavorativo; interazione costante con gli altri servizi presenti nel territorio, assicurando una presa in carico integrata dei casi multiproblematici; garanzia di un continuo miglioramento della qualità tecnico-professionale ed organizzativa attraverso formazione ed aggiornamento costanti del personale. 63 Le prestazioni Si riportano, di seguito, i dati relativi all’attività psichiatrica territoriale svolta nell’anno 2005, separatamente per distretto socio-sanitario. tabella n. 1: numero prestazioni per distretto socio-sanitario, anno 2005. distretto socio-sanitario n. 1 distretto socio-sanitario n. 2 totale visita psichiatrica di controllo colloquio inf.vo e/o di sostegno somatoterapia psichiatrica interv.terap. riabilitativo strutturato colloquio psichiatrico terapeutico riunione di equipe prima visita psichiatrica psicoterapia individuale incontri op.vi multiprofessionali colloquio psicologico clinico consulenza specialistica relazione clinica esame testistico pluridiagnostico psicoterapia della coppia e/o famiglia segretariato sociale anamnesi e/o valutazione breve psicoterapia di gruppo attività educativo occupazionali altro giornata di presenza in struttura attività strutturata di prev. e tutela s.m. visita collegiale 6.994 5.794 4.316 2.032 44 732 550 780 936 305 191 253 98 44 97 85 452 323 164 1 116 1 3.016 5.087 3.185 4.991 0 995 408 106 236 169 126 187 1 43 122 0 1.346 0 1 10.143 127 0 10.010 10.881 7.501 7.023 44 1.727 958 886 1.172 474 317 440 99 87 219 85 1.798 323 165 10.144 243 1 totale 24.308 30.289 54.597 Le strategie di intervento Il lavoro dei servizi psichiatrici territoriali segue i principi della continuità terapeutica e della personalizzazione dei progetti di cura. La distribuzione del lavoro avviene sulla base di una specializzazione degli interventi degli operatori senza venir meno al principio del lavoro in équipe. Nelle varie sedi ambulatoriali si tengono riunioni di équipe settimanali per la valutazione dei casi seguiti e per la discussione di problemi di tipo organizzativo. Vengono, inoltre, effettuati regolari incontri multiprofessionali con il personale delle cooperative sociali, con le assistenti sociali dei comuni, con operatori di altre unità operative dell’unità locale socio-sanitaria e con i medici di medicina generale. 64 In particolare, si richiamano le seguenti strategie di intervento: - la psicoeducazione con le famiglie di pazienti schizofrenici; l’individuazione dei pazienti con maggiori necessità di interventi di tipo ludicoriabilitativo e loro inserimento nei progetti per “il tempo libero”; la collaborazione al “progetto teatro”, sia per quanto riguarda la progettualità sia per il monitoraggio e la verifica periodica; gli stages occupazionali, con borsa lavoro assegnata dall’unità locale socio-sanitaria, e degli inserimenti lavorativi in ambito protetto; la collaborazione con i servizi sociali dei comuni; l’attività di prevenzione rivolta agli adolescenti; la collaborazione con associazioni di volontariato; la collaborazione con il dipartimento delle dipendenze e con il servizio per l’handicap dell’età adulta per i casi portatori di doppia diagnosi; l’organizzazione di soggiorni estivi brevi per i pazienti di Montebelluna e Valdobbiadene. L’organizzazione Nell’ambito del distretto socio-sanitario n. 1, l’organizzazione del servizio psichiatrico territoriale presenta le seguenti unità d’offerta: - centro di salute mentale, sito a Castelfranco Veneto, dove viene svolta attività specialistica per i comuni dell’area castellana e dove si coordinano ed organizzano tutti gli interventi di salute mentale territoriale; ambulatorio psichiatrico sito ad Asolo; ambulatorio psichiatrico sito a Crespano del Grappa ambulatorio adolescenti giovani adulti sito ad Asolo, che si occupa delle patologie inerenti questa fascia di età per tutta l’area dell’unità locale socio sanitria n. 8; ambulatorio di neuropsicologia sito ad Asolo ed operante per tutta l’area dell’unità locale socio-sanitaria. Nell’ambito del distretto socio-sanitario n. 2, il servizio psichiatrico territoriale presenta la seguente organizzazione: - centro di salute mentale, sito a Valdobbiadene; centro di salute mentale, sito a Montebelluna; ambulatorio psichiatrico sito a Montebelluna; ambulatorio psichiatrico sito a Giavera del Montello. 65 Le unità di offerta Al fine di rappresentare un quadro completo delle unità di offerta presenti sul territorio dell’unità locale socio-sanitaria n. 8, dedicate all’area della salute mentale, in aggiunta ai servizi psichiatrici territoriali precedentemente descritti, si riporta una tabella riassuntiva delle stesse, precisando che l’allegato a) al presente piano di zona dei servizi alla persona contiene una descrizione più ampia delle medesime. tabella n. 2: unità di offerta area salute mentale. denominazione struttura comune totale posti comunità terapeutica residenziale protetta "Il gelso" Castelfranco Veneto 20 centro diurno "Solaris" Crocetta del Montello 336 centro diurno "Il castello" Castelfranco Veneto 19 centro diurno "Il campo verde" Castelfranco Veneto 17 centro diurno "Il melograno" Vedelago 33 centro terapeutico diurno Montebelluna 10 appartamenti protetti (per donne) Castelfranco Veneto 5 appartamenti protetti (per uomini) Castelfranco Veneto 3 appartamenti protetti Vedelago 8 comunità alloggio "La casetta" Valdobbiadene 8 residenza sanitaria assistenziale Fabris - istituti di soggiorno per anziani "San Gregorio" Valdobbiadene 44 comunità terapeutica residenziale protetta Valdobbiadene 15 66 Il confronto tra bisogni e risposte e la definizione delle priorità Nel presente paragrafo viene rappresentato, attraverso l’utilizzo delle tabelle di seguito riportate, il risultato dell’analisi dei bisogni di salute, considerando le variabili relative alla dimensione fisica, mentale e socio-relazionale della stessa. Il bisogno di salute è stato inteso quale condizione negativa in una delle suddette variabili, individuata attraverso i seguenti elementi: a) patologia, b) disagio socio-relazionale, c) fattore di rischio, d) aspetto soggettivo. I bisogni che ancora non trovano una soddisfacente risposta ed avvertiti quali priorità hanno portato alla definizione di politiche di sviluppo dei livelli di salute, declinate, non solo con riferimento agli stati di evoluzione positiva delle condizioni critiche, ma anche per quanto riguarda le conseguenti necessità di intervenire sul sistema delle prestazioni (strategia sociosanitaria / sociale) e sulla organizzazione dei servizi (strategia organizzativa). Per ognuna delle suddette politiche sono state, inoltre, specificate le necessità sul piano delle risorse e del finanziamento ed individuati strumenti di controllo dello stato di attuazione delle relative azioni, con definizione di appositi indicatori di processo o di risultato. le patologie 1. 2. 3. 4. 5. disturbi schizofrenici; doppie diagnosi; disturbi di personalità (con speciale riferimento al disturbo borderline); disturbi del comportamento alimentare; disturbi psicotici cronici di età avanzata (50 – 65 anni). i disagi socio-relazionali 1. 2. 3. 4. isolamento della famiglia; isolamento della persona affetta da patologia psichiatrica; emarginazione ed abbandono scolastico; inattività lavorativa. i fattori di rischio 1. rifiuto del soggetto da parte della famiglia e non percezione di questa dei comportamenti patologici del famigliare. gli aspetti soggettivi 1. 2. 3. non accessibilità ai servizi e alle strutture diurne; domande inespresse; non conoscenza dei servizi. 67 Le patologie 1. disturbi schizofrenici problema di salute Nel territorio è presente un numero significativo di pazienti a rischio di deterioramento nelle sfere lavorative, sociali e residenziali, specie nella seconda età adulta. politica della salute Riduzione del numero di pazienti a rischio di deterioramento nelle sfere lavorative, sociali e residenziali, specie nella seconda età adulta. strategia sociosanitaria/sociale 1. sviluppare l’attività riabilitativa occupazionale; 2. garantire una adeguata accoglienza per le ipotesi di emergenza sociale. strategia organizzativa 1. realizzare un centro occupazionale diurno per almeno n. 24 posti per il territorio dell’ex distretto socio-sanitario n. 1 (Asolo – Crespano del Grappa); 2. trasferire il centro diurno “il mosaico” di Montebelluna presso la struttura denominata “Ca’ Bolani”, con aumento del numero dei posti da 12 a 24 ed esternalizzazione dello stesso; 3. realizzare presso la sede del dismesso ospedale di Asolo una sezione del centro di salute mentale del distretto sociosanitario n. 1; 4. garantire l’apertura dei centri di salute mentale per n. 12 ore giornaliere per n. 6 giorni la settimana compatibilmente con la possibilità di disporre di personale infermieristico adeguatamente preparato; 5. individuare presso ciascuna delle due comunità terapeutiche residenziali protette n. 1 posto per le emergenze sociali improvvise; 6. avviare una comunità alloggio nell’area della castellana per n. 10 posti, di cui n. 2 per la pronta accoglienza. risorse/finanziamento 1. euro 300.000 per costi di investimento. Euro 252.096 per costi di gestione per anno a carico dell’area sanitaria del bilancio dell’u.l.ss. n. 8; 68 2. euro 1.500.000 per costi di investimento per la ristrutturazione di “Ca’ Bolani”. Euro 162.096 per anno per costi di gestione a carico dell’area sanitaria del bilancio dell’u.l.ss. n. 8; 3. euro 143.266 per anno a carico dell’area sanitaria del bilancio dell’u.l.ss. n. 8 per n. 1 medico psichiatra (n. 20 ore settimanali), n. 1 infermiere professionale, n. 2 operatori socio-sanitari; 4. euro 128.500 per anno a carico dell’area sanitaria del bilancio dell’u.l.ss. n. 8 per n. 2 infermieri professionali e n. 2 operatori socio-sanitari; 5. il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi; 6. euro 322.660 per anno per costi di gestione, di cui euro 193.596 a carico dell’area sanitaria del bilancio dell’u.l.ss. n. 8 ed euro 129.064 a carico dell’utente. Il costo dell’investimento potrà essere determinato solo successivamente alla definizione della relativa azione progettuale che dovrà, in particolare, definire, oltre al soggetto gestore, anche la modalità di possesso dell’immobile (acquisizione o affitto). indicatori di controllo 1. termine finale per l’attivazione del centro occupazionale diurno: 30/06/2008; 2. termine finale per il trasferimento del centro diurno “il mosaico”: 31/12/2009; 3. termine finale per l’attivazione della sezione del centro di salute mentale del distretto socio-sanitario n. 1: 31/12/2008; 4. termine finale per l’adeguamento dell’orario di apertura dei centri di salute mentale: 31/12/2009; 5. termine finale per l’individuazione dei posti di accoglienza per le emergenze sociali: 30/06/2007; 6. termine finale per l’attivazione della comunità alloggio nella castellana: 31/12/2009. 69 2. doppie diagnosi problema di salute Nel territorio si rileva un aumento di casi complessi, in maggioranza soggetti giovani che fanno uso di sostanze e presentano contemporaneamente problematiche psichiatriche che, per gravità di patologia o di situazione sociale, mancano di un contesto familiare in grado di sostenerli. politica della salute Garanzia di una presa in carico dei casi complessi. strategia sociosanitaria/sociale Aumentare l’assistenza residenziale presso la comunità doppia diagnosi dagli attuali n. 8 sino a n. 12. strategia organizzativa 1. rivedere la convenzione con la cooperativa sociale “Sonda” per l’aumento dei posti disponibili per questi utenti; 2. acquisizione di una nuova struttura allocata nel territorio del distretto socio-sanitario n. 1 per il trasferimento della comunità alcologica con sezione per la doppia diagnosi. risorse/finanziamento 1. euro 15.943,20 per anno a carico dell’area sanitaria del bilancio dell’u.l.ss. n. 8; 2. il costo per la realizzazione della nuova struttura, pari ad euro 2.500.000, è già stato registrato nell’area delle dipendenze. indicatori di controllo 1. termine finale per rivedere la convenzione: 30/06/2007; 2. termine finale per il trasferimento della comunità: 31/12/2009. 70 3. disturbi di personalità (con speciale riferimento al disturbo borderline) problema di salute I disturbi di personalità sono in aumento, soprattutto nei soggetti di sesso femminile in età giovane – adulta. politica della salute Garanzia di presa in carico degli utenti in costante aumento con disturbi di personalità border-line. strategia sociosanitaria/sociale Migliorare l’assistenza in una ottica di percorsi integrati e di lunga durata. strategia organizzativa 1. attivare percorsi terapeutici specifici; 2. attivare un nucleo residenziale presso la sede attuale del servizio psichiatrico di diagnosi e cura una volta effettuato il trasferimento dello stesso presso l’ospedale nuovo di Montebelluna come da programmazione sanitaria in essere. risorse/finanziamento Da definire a seguito della adozione dei percorsi. indicatori di controllo Termine finale per l’attivazione dei percorsi terapeutici specifici: 31/12/2008. 71 4. disturbi del comportamento alimentare problema di salute I casi complessi di disturbo del comportamento alimentare che necessitano di una presa in carico protratta con risposte in regime semiresidenziale non hanno, a tutt’oggi, adeguato riscontro. politica della salute Garanzia di presa in carico dei casi complessi di disturbo del comportamento alimentare che necessitano di risposte in regime semiresidenziale. strategia sociosanitaria/sociale Attivare una attività assistenziale riabilitativa diurna dedicata. strategia organizzativa 1. individuare spazi opportunamente attrezzati presso la sede di Montebelluna del centro di salute mentale del distretto sociosanitario n. 2; 2. attivare un nucleo residenziale presso la sede attuale del servizio psichiatrico di diagnosi e cura una volta effettuato il trasferimento dello stesso presso l’ospedale nuovo di Montebelluna come da programmazione sanitaria in essere. risorse/finanziamento Euro 10.000 per l’arredo delle stanze già disponibili a carico dell’area sanitaria del bilancio dell’u.l.ss. n. 8. indicatori di controllo Termine finale per l’attivazione dell’attività assistenziale riabilitativa diurna: 31/12/2007. 72 5. disturbi psicotici cronici di età avanzata (50 – 65 anni) problema di salute Alcuni pazienti affetti da psicosi cronica con caratteristiche di particolare gravità non riescono a completare i percorsi riabilitativi e, dopo diversi anni di permanenza presso gli atelier, presentano difficoltà di adattamento nei centri occupazionali che ospitano pazienti di età più giovane. Talvolta, inoltre, alcuni di questi pazienti si trovano in condizioni di grave disagio sociale in presenza di un contesto familiare non in grado di sostenere il carico assistenziale o del tutto assente. politica della salute 1. garanzia di presa in carico diurna di pazienti con disturbi psicotici cronici di età avanzata e con difficoltà di adattamento nei centri occupazionali che ospitano pazienti di età più giovane; 2. riduzione del disagio sociale in pazienti psicotici cronici in presenza di un contesto familiare non in grado di sostenere il carico assistenziale o del tutto assente. strategia sociosanitaria/sociale Sviluppare una specifica assistenza diurna e residenziale. strategia organizzativa 1. attivare n. 24 posti residenziali per persone in seconda età adulta con problemi di disagio mentale presso la casa di riposo Guizzo Marseille di Selva del Montello; 2. riorganizzare le attività presso la sede distrettuale di Valdobbiadene mediante attivazione presso la residenza sanitaria assistenziale Fabris di una sezione maschile dedicata ai pazienti di età compresa tra i 50 e 65 anni e potenziamento delle attività diurne riabilitative con finalità di mantenimento dell’autonomia e delle abilità residue, sino a giungere all’implementazione di piccoli gruppi, in funzione della successiva riconversione della residenza sanitaria assistenziale in struttura residenziale tipo comunità alloggio. risorse/finanziamento 1. a) euro 1.425.000,00 per costi di investimento, di cui: finanziamento regionale € 600.000,00 e finanziamento a carico Casa di Riposo: € 825.000,00. I lavori saranno completati a ottobre 2008 ed i locali ed il personale saranno disponibili da novembre 2008; 73 b) euro 774.384 per anno per costi di gestione, di cui il 60% a carico dell’area sanitaria del bilancio dell’u.l.ss. n. 8 ed il 40% a carico dell’utente; 2. a) euro 500.000 per costi di investimento. La ristrutturazione del padiglione Fabris è prevista dall’accordo di programma di cui al decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 428 dell’8 aprile 2003; b) euro 1.419.704 per anno per costi di gestione, di cui il 60% a carico dell’area sanitaria del bilancio dell’u.l.ss. n. 8 ed il 40% a carico dell’utente. Per gli utenti dimessi dagli ex ospedali psichiatrici il costo è a totale carico dell’area sanitaria del bilancio dell’u.l.ss. n. 8. indicatori di controllo 1. termine finale per l’attivazione posti residenziali per persone in seconda età adulta con problemi di disagio mentale presso la casa di riposo Guizzo Marseille di Selva del Montello: 31/12/2009; 2. termine finale per la riorganizzazione delle attività presso la sede distrettuale di Valdobbiadene: 31/12/2009. 74 I disagi socio-relazionali 1. isolamento della famiglia problema di salute Nel territorio si rileva una presenza ancora significativa di famiglie che, avendo al loro interno un famigliare con patologia psichiatrica, vivono in situazioni di isolamento relazionale e sociale. politica della salute Riduzione del numero di famiglie che vivono in condizioni di isolamento. strategia sociosanitaria/sociale Sviluppare percorsi informativi e formativi per famiglie. strategia organizzativa Potenziare i gruppi esistenti tramite informazione mirata e programmazione più integrata tra servizi specialistici, territoriali e associazione dei familiari in modo da favorire la creazione di nuovi gruppi di famiglie. risorse/finanziamento Euro 1.500 per anno a partire dal 2008, per l’organizzazione del corso a carico dell’area sanitaria del bilancio dell’u.l.ss. n. 8. indicatori di controllo Termine iniziale percorsi informativi e formativi per le famiglie: 01/01/2008. 75 2. isolamento della persona affetta da patologia psichiatrica problema di salute L’utente spesso vive in una situazione di emarginazione sociale e relazionale a causa della sua difficoltà ed al concetto di stigma. politica della salute Riduzione del numero di pazienti psichiatrici che vivono in situazione di emarginazione sociale e relazionale. strategia sociosanitaria/sociale Sviluppare attività per il tempo libero e creare nuove iniziative socio-ricreative e culturali. strategia organizzativa Coinvolgere le associazioni di famiglie e del privato sociale nell’organizzazione delle attività. risorse/finanziamento Euro 3.000 per anno a carico dell’area sociale del bilancio dell’u.l.ss. n. 8 per l’erogazione di contributi alle associazioni di volontariato su presentazione di specifici progetti. indicatori di controllo Termine iniziale 01/01/2008. 76 per nuove iniziative socio-ricreative: 3. emarginazione ed abbandono scolastico problema di salute Il problema è aumentato di pari passo all’incremento della scolarizzazione. L’esordio delle malattie psichiatriche può avvenire in età oggi normalmente rientrante ancora in una fase di scolarizzazione (scuola media superiore). politica della salute Riduzione dei casi di emarginazione ed abbandono scolastico. strategia sociosanitaria/sociale Sviluppare una presa in carico precoce prima che lo sviluppo della patologia causi l’emarginazione e l’abbandono scolastico. strategia organizzativa Perfezionare specifici accordi di collaborazione con le scuole medie superiori con attività di informazione sui servizi esistenti e le varie cause di disagio. risorse/finanziamento Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi. indicatori di controllo Termine finale per il perfezionamento degli accordi: 31/12/2007. 77 4. inattività lavorativa problema di salute Difficoltà ad utilizzare e valorizzare le abilità esistenti in quanto si stanno ampliando e diversificando le tipologia di utenza, con maggiore presenza di persone con scolarizzazione medio-alta. politica della salute Riduzione delle difficoltà nei pazienti psichiatrici nell’utilizzare e valorizzare le abilità esistenti nell’ambito lavorativo. strategia sociosanitaria/sociale Garantire percorsi lavorativi ed occupazionali differenziati. strategia organizzativa 1. attivare tirocini socializzanti che valorizzino anche le capacità intellettuali; 2. sostenere le cooperative sociali di tipo B con l’impegno da parte degli enti pubblici dell’assegnazione delle commesse alle cooperative di tipo B, nel rispetto della legge regionale n. 23 del 2006. risorse/finanziamento Euro 34.234 per anno, a partire dal 1° gennaio 2008, per n. 1 educatore professionale da assegnare al servizio psichiatrico territoriale del distretto socio-sanitario n. 1, presso la sede di Asolo, a carico del bilancio dell’u.l.ss. n. 8, di cui il 33% a carico dell’area sanitaria ed il 67% a carico dell’area sociale. indicatori di controllo Numero annuo nuovi tirocini che valorizzano anche le capacità intellettuali: n. 5. 78 I fattori di rischio 1. rifiuto del soggetto da parte della famiglia e non percezione di questa dei comportamenti patologici del famigliare problema di salute Esiste un numero rilevante di soggetti e di famiglie che rifiutano o non accettano la patologia psichiatrica, soprattutto al suo esordio. politica della salute Riduzione dei casi di rischio di emarginazione familiare. strategia sociosanitaria/sociale 1. sviluppare una attività di informazione alla famiglia sulla natura della patologia psichiatrica consentendo alla stessa di capire la specificità della situazione; 2. sviluppare una offerta residenziale protetta. strategia organizzativa 1. coinvolgere figure significative (medici di base, operatori dei servizi territoriali) con organizzazione di incontri di informazione e di sostegno alle famiglie; 2. creare n. 2 gruppi appartamento a protezione variabile nel distretto socio-sanitario n. 2 e n. 1 nel distretto socio-sanitario n. 1 per la zona pedemontana. risorse/finanziamento 1. il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi; 2. euro 232.315,20 per anno, di cui il 33,33% a carico dell’area sanitaria del bilancio dell’u.l.ss. n. 8, il 33,33% a carico del bilancio del comune di residenza dell’utente ed il 33,33% a carico dell’utente. Il costo dell’investimento per i n. 3 gruppi appartamento potrà essere determinato solo successivamente alla definizione della relativa azione progettuale che dovrà, in particolare, definire, oltre al soggetto gestore, anche la modalità di possesso degli immobili (acquisizione o affitto). indicatori di controllo 1. termine iniziale incontri di informazione e sostegno alle famiglie: 01/02/2008; 2. termine finale per l’attivazione dei gruppi appartamento: 31/12/2009. 79 Gli aspetti soggettivi 1. non accessibilità ai servizi e alle strutture diurne problema di salute Difficoltà per i pazienti schizofrenici di accesso ai servizi socioriabilitativi diversamente dislocati nel territorio. politica della salute Garanzia di accesso ai servizi ed alle strutture diurne. strategia sociosanitaria/sociale Sviluppare i servizi di trasporto. strategia organizzativa 1. rilevare i servizi esistenti nel territorio e quantificare le domande di trasporto; 2. perfezionare accordi tra comuni per l’organizzazione associata di servizi di trasporti sociali. risorse/finanziamento Le risorse aggiuntive possono essere definite solo successivamente alla individuazione specifica delle attività di trasporto da realizzare. indicatori di controllo Termine finale per la presentazione alla conferenza dei sindaci di una relazione contenente la quantificazione delle attività di trasporto da realizzare: 31/03/2008. 80 2. domande inespresse problema di salute Presenza di una quota significativa di utenti con difficoltà ad esprimere e/o riconoscere i propri bisogni di salute. politica della salute Nel rispetto della libertà individuale, riduzione del numero di pazienti psichiatrici non curati. strategia sociosanitaria/sociale Sviluppare interventi motivazionali nei confronti dei soggetti interessati a curarsi. strategia organizzativa Implementare la funzione di liaison dei servizi sociali territoriali verso i servizi specialistici con incontri pluridisciplinari tra operatori per accompagnamento ai servizi del soggetto interessato. risorse/finanziamento Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi. indicatori di controllo Termine finale per l’avvio di un calendario di incontri pluridisciplinari: 31/01/2008. 81 3. non conoscenza dei servizi problema di salute Scarsa conoscenza da parte degli utenti dei servizi e delle opportunità offerte. politica della salute Garanzia di conoscenza diffusa dei servizi esistenti e delle opportunità offerte. strategia sociosanitaria/sociale Potenziare l’informazione e la comunicazione dei servizi. strategia organizzativa Definire un progetto annuale di informazione agli utenti con l’utilizzo dei seguenti strumenti: portale u.l.ss. n. 8, rivista “Salute ulss8 Veneto”, notiziari comunali, rete degli sportelli del territorio. risorse/finanziamento Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi. indicatori di controllo Termine finale per la presentazione alla direzione dei servizi sociali dell’u.l.ss. n. 8 del primo progetto di informazione relativo all’anno 2008: 31/01/2008. 82 AREA DIPENDENZE Breve profilo dell’area dipendenze Il consumo di sostanze psicoattive a scopo voluttuario, al di fuori di qualsiasi indicazione medica, è un fenomeno che interessa la maggioranza della popolazione generale ed è connesso ad aspetti rilevanti della economia, della cultura locale e delle norme del buon vivere comune. L’uso di sostanze psicoattive a scopo voluttuario è direttamente implicato nella generazione di bisogni e problemi a livello individuale, psicologico o fisico, e sociale; l’uso di sostanze assume, pertanto, un peso di rilievo per lo stato di salute e, più in generale, per il benessere dell’individuo, dei gruppi di appartenenza e della collettività. Inoltre, la presenza di bisogni e problemi a livello individuale e sociale può, a sua volta, rappresentare un fattore di rischio per il consumo dannoso di sostanze. L’impatto complessivo sullo stato di benessere della comunità locale è indipendente dallo status legale delle sostanze consumate. All’interno dell’insieme dei problemi connessi ai fenomeni di consumo di sostanze psicoattive a scopo voluttuario, i comportamenti di abuso o dipendenza rappresentano la polarità estrema, primariamente ma non esclusivamente di interesse sanitario e sociosanitario. Oltre ad essi, esiste una amplissima fascia di manifestazioni che, pur non individuando precisi comportamenti patologici, si caratterizzano per essere facilitanti o determinanti per il benessere della comunità locale. L’abuso e la dipendenza vengono definiti, non solo dal comportamento di assunzione e dalle sue conseguenze psicofisiologiche, ma anche da un insieme complesso di fenomeni evidenziabili a livello individuale, familiare e sociale, che impone un approccio multidimensionale sia nell’analisi che nell’intervento. Secondo questo punto di vista, quindi, non esiste alcun soggetto individuale o collettivo, pubblico o privato, in grado di garantire una prospettiva così multiforme da essere esaustiva. L’integrazione tra soggetti differenti, lungi dall’essere uno sterile slogan, è una necessità; uno dei compiti del piano di zona dei servizi alla persona è quello di facilitarla. L’area dipendenze non può, quindi, essere ridotta ai meri aspetti patologici o tossicologici, ma è chiamata ad esprimere una politica secondo una prospettiva di complessità che oltrepassi, ricomprendendoli, l’approccio sanitario e socio-sanitario. È lecito, pertanto, attendersi che nella comunità locale esistano, da un lato, molti attori, individuali e collettivi, chiamati ad intervenire su questa ampia fascia di fenomeni secondo approcci e prospettive molto differenti l’uno dall’altro e, dall’altro, che esprimano, attraverso la loro stessa esistenza e attività, la complessità dell’area. Non possono essere dimenticati, in questa sede, nuovi fenomeni che stanno emergendo dalla comunità locale e che esprimono forme di vulnerabilità individuale e culturale: si fa riferimento particolarmente ai cosiddetti comportamenti di dipendenza senza sostanza, tra i quali il gioco d’azzardo patologico è forse il più noto. I comportamenti di dipendenza senza sostanze si manifestano attraverso caratteristiche molto vicine o sovrapponibili alle dipendenze chimiche, pur in assenza di assunzione di sostanze psicoattive. Anche questi 83 fenomeni sono in grado di generare bisogni e problemi di rilievo cui appare difficoltoso rispondere sia per l’assenza di normative specifiche, sia per una loro ancor carente definizione scientifica. Le attività in tema di dipendenza da sostanze sono attualmente regolate dal decreto del presidente della repubblica n. 309 del 9 ottobre 1990, modificato dalla legge 18 febbraio 1999, n. 45, e, più recentemente, dal decreto legge 30 dicembre 2005 n. 272, e dai relativi decreti attuativi. Il presente piano di zona dei servizi alla persona - area dipendenze - trova espressione operativa preminente, anche se non esaustiva, nel piano triennale di intervento, finanziato dal fondo regionale per la lotta alla droga con decreto della giunta regionale n. 456 del 28 febbraio 2006. L’analisi dei bisogni di salute La dipendenza da eroina rappresenta ancor oggi il principale peso assistenziale sopportato dal servizio per le tossicodipendenze dell’unità locale socio-sanitaria. Nella seconda metà degli anni novanta, una maggiore offerta di terapie con farmaci sostitutivi ha portato ad un rapido e rilevante aumento dei pazienti in carico e ad una loro maggiore permanenza in trattamento. A differenza di quanto si osserva in altri campi della medicina, il prolungarsi delle cure ha un positivo impatto sulla prognosi e consente una presa in carico più efficace sia del disturbo di dipendenza in sé che delle complicanze mediche, psicologiche e sociali. Tempi lunghi di trattamento non sono, pertanto, indice automatico di cronicità e irreversibilità del disturbo, pur se in un certo numero di casi il trattamento appare destinato a protrarsi per tempi non definibili. Anche se l’epidemia di immunodeficienza acquisita appare interessare sempre più marginalmente la popolazione di tossicodipendenti, i problemi fisici correlati al consumo di eroina rimangono una priorità: l’epatite virale da virus C, ad esempio, è una importante causa di morbilità e di potenziale mortalità per la sua naturale tendenza a cronicizzare in questi pazienti e a sviluppare gravi complicanze quali la cirrosi epatica e il cancro. La dipendenza da eroina non è più il motivo principale che porta i nuovi utenti a contatto con il servizio per le tossicodipendenze: negli ultimi anni, si sono infatti evidenziati nuovi fenomeni di consumo, quali l’uso di sostanze eccitanti, soprattutto cocaina, associato o meno ad alcool, ad altri stupefacenti e a sostanze energetiche. La tipologia del consumatore è divenuta, pertanto, più complessa, articolata, spesso compatibile con la normalità sociale; anzi, egli sempre più frequentemente giunge all’attenzione attraverso canali esterni (es. famiglia, prefettura) piuttosto che con una richiesta personale di aiuto. In una realtà come quella locale, priva di agglomerati urbani e con una struttura sociale conservata, il classico tossicodipendente deviante sociale rappresenta ormai una piccola minoranza nell’ambito del popolo dei consumatori, mentre sono sempre più frequenti coloro che usano eccitanti senza venire mai a contatto con strutture socio-sanitarie specialistiche. 84 Il consumo di cocaina, parimenti a quello di alcool, appare interessare in modo trasversale diversi gruppi sociali, ad esempio i giovanissimi policonsumatori, gli alcolisti, gli adulti che perseguono accanitamente performance nel lavoro e nel tempo libero, i consumatori di oppiacei stabilizzati con trattamenti sostitutivi. A questa forma di consumo si dovrà guardare con attenzione nel prossimo futuro, programmando interventi di contrasto che possano raggiungere il maggior numero possibile di soggetti. Un fenomeno che sta interessando sempre più i soggetti con abuso/dipendenza da stupefacenti è rappresentato dall’incremento di quadri complicati dalla presenza di altri disturbi psichiatrici (la cosiddetta doppia diagnosi). L’aumento di casi con patologia mista sembra essere l’espressione di molteplici fattori e richiede una cura particolare al lavoro di rete con altre unità operative dell’azienda, in primo luogo con il dipartimento di salute mentale. I disturbi che più frequentemente complicano il quadro della tossicodipendenza sono quelli di personalità, che si riflettono in difficoltà relazionali, di comportamento e di adattamento talora molto invalidanti. A questi vanno aggiunti, inoltre, disturbi dell’umore e d’ansia. Anche se più rari, i disturbi psicotici nei tossicodipendenti possono presentare una problematicità elevata. Un ulteriore campo di lavoro e di interesse è rappresentato dai quadri comportamentali di tipo compulsivo non correlati all’assunzione di sostanze: in particolare, si richiama la comparsa di spinte irrefrenabili verso alcune condotte quali, ad esempio, il gioco d’azzardo. Il comportamento di questi soggetti ricalca molto da vicino quello delle persone dipendenti da sostanze, tanto da far ritenere probabilmente necessaria una analoga strategia di intervento. Il gioco d’azzardo fuori controllo appare molto più diffuso di quanto non si creda comunemente e produce una elevata quota di sofferenza e problemi personali, familiari e sociali. Indipendentemente dal tipo di problematiche cliniche affrontate, la famiglia è oggetto di particolare considerazione. Essa, infatti, è generalmente portatrice di alcuni bisogni specifici che vanno dalla corretta informazione alla presa in carico di altri membri del nucleo, alla attenzione verso i figli minori. Soprattutto, però, rappresenta una risorsa essenziale per la limitazione o il superamento delle problematiche di abuso e dipendenza. E’ particolarmente attivo l’interesse verso i problemi della genitorialità del tossicodipendente e del comportamento dei figli minori. Un altro aspetto rilevante è rappresentato dal consumo di alcol e tabacco. L’alcol è uno dei più importanti fattori di rischio per la salute dell’uomo e rappresenta, insieme con il fumo, una delle principali cause di morte e morbilità. Il danno causato dall’alcol, oltre che al bevitore, si estende alle famiglie e alla collettività, gravando sull’intera società: si stima, infatti, che i prodotti alcolici siano responsabili del 9% della spesa sanitaria nella regione europea (organizzazione mondiale della sanità). Per l’istituto superiore della sanità, l’età di avvio al consumo alcolico in Italia è la più bassa di tutta l’Europa, 12 anni circa, e il 14.2% dei consumatori di bevande alcoliche dichiara consumi alcolici eccedenti i limiti massimi consigliati. A livello di mortalità, l’alcol è attualmente la prima causa di morte tra i giovani europei, mentre il tasso di ospedalizzazione in Italia per cause totalmente attribuibili all’alcol, è di 177.1 per 100.000 abitanti nell’anno 2001 (Veneto, dati anno 2000, tasso 263.9). 85 I fumatori in Italia sono, nel 2004, il 30% dei maschi (in diminuzione negli ultimi anni) e il 22,5% delle donne (stabili negli ultimi anni). Si registra una diminuzione di fumatori in tutte le fasce d’età ad esclusione dei giovani. È possibile effettuare una prima quantificazione dei fenomeni in esame attraverso i dati di attività del servizio per le tossicodipendenze e del servizio riabilitativo per alcolisti dell’unità locale socio-sanitaria. Il servizio per le tossicodipendenze La tabella n. 1 riporta alcuni dati relativi al numero di pazienti in carico stratificati per tipologia e per provenienza. Gli utenti che pervengono al servizio appartengono a quattro tipologie fondamentali: gli utilizzatori di sostanze, i giocatori d’azzardo, gli alcoolisti e i soli familiari. Il dato relativo ai tossicodipendenti viene, inoltre, parametrato alla popolazione a rischio residente (età 15-44 anni; distretto socio-sanitario n. 1 = n. 59.937; distretto sociosanitario n. 2 = n. 43.451; totale = n. 103.388), facilitando così il confronto tra i due territori distrettuali. Da tale confronto, si evince che sia il numero totale di tossicodipendenti pervenuti che il numero di nuovi pazienti non mostrano significative differenze nei due distretti sociosanitari. Tra i giocatori d’azzardo curiosamente non compare alcun residente nel distretto socio-sanitario n. 2, sicuramente non per problemi di accessibilità del servizio, visto che la maggior parte dei pazienti proviene da altre unità locali socio-sanitarie; d’altro canto, non vi sono motivi per supporre che il fenomeno del gioco eccessivo sia meno presente nel territorio del distretto in questione. Il numero assoluto di pazienti è, comunque, così piccolo da essere soggetto a fluttuazioni casuali. Tra i pazienti in carico al servizio esiste una piccola quota di alcooldipendenti che, per lo più, è rappresentata da persone seguite da molti anni e per le quali si è ritenuto di assicurare continuità nella presa in carico. Di norma, i soggetti alcooldipendenti vengono indirizzati al competente servizio riabilitativo per alcolisti. tabella n. 1: numero pazienti in carico per tipologia e per provenienza, anno 2005. tossicodipendenti giocatori di cui nuovi arrivi 45 12 distretto socio- 301 (0.50*) (0.07*) sanitario n. 1 204 (0.47*) 41 0 distrettosocio(0.09*) sanitario n. 2 45 14 17 fuori u.l.ss totale 550 100 29 * percentuale sulla popolazione a rischio 15-44 anni. 86 alcoolisti soli familiari pazienti in carico totali 17 4 334 4 4 212 2 23 0 8 64 610 La tabella n. 2 mostra alcuni indicatori di attività relativa ai soli soggetti consumatori di stupefacenti e li confronta con quelli relativi al precedente anno 2004. Gli indicatori del movimento pazienti mostrano una sostanziale e complessiva stabilità, ad eccezione del numero di rientri (soggetti già in carico negli anni precedenti e che richiedono un nuovo trattamento), che mostra un aumento rispetto al 2004, anno in cui il numero di rientri era apparso particolarmente basso. Il dato del 2005 appare, in ogni caso, ancora al di sotto di quello del 2003 e degli anni precedenti. tabella n. 2: indicatori di attività relativi ai pazienti tossicodipendenti, anni 2004 e 2005. 2004 2005 539 550 nuovi pazienti 108 100 rientri 48 78 in carico dall’anno precedente 383 365 n. medio pazienti in carico 374 390.5 turn over assistiti 31% 30,25% durata media assistenza (anni) 3.2 3.4 10197 12334 18.9 22.4 totale pazienti pervenuti n. prestazioni totali* n. medio prestazioni per paziente *prestazioni infermieristiche non incluse La dipendenza da sostanze evolve, usualmente, in tempi lunghi e, talora, in una certa percentuale di casi, assume aspetti di cronicità. Considerato che il buon esito delle terapie dipende, tra l’altro, anche dalla permanenza in trattamento, particolare attenzione viene data al mantenimento di una buona relazione con l’utente ed al proseguimento delle cure per tempi adeguati, al fine di perseguire e consolidare cambiamenti significativi nello stile di vita. Pertanto, contrariamente ad altri servizi sanitari per acuti, lunghi tempi di presa in carico rappresentano un indicatore di buon funzionamento del servizio. La durata media di una presa in carico è superiore ai tre anni, con una variabilità molto ampia: nel 1995 era inferiore all’anno e mezzo. Tale risultato è attribuibile, in buona parte, anche se non esclusivamente, ai trattamenti sostitutivi con metadone e buprenorfina, per i quali il dato di permanenza media è ancora maggiore. Da notare, infine, un aumento del 20% delle prestazioni erogate a tossicodipendenti (escluse quelle infermieristiche) rispetto all’anno precedente. Va ricordato che il sistema di rilevazione delle prestazioni è profondamente cambiato rispetto agli anni precedenti, sia per il differente sistema di catalogazione che per il maggior rigore richiesto nella registrazione. In ogni caso, i criteri di registrazione dati del 2005 e del 2004 sono confrontabili. La tabella n. 3 conferma che la maggior parte dell’utenza in carico è eroinomane, poco meno del 70%, mentre solamente il 30% dei nuovi pazienti utilizzano primariamente questa 87 sostanza. Appare di rilevo la diffusione di cocaina come droga primaria, ma ancor più come droga secondaria: infatti, dopo la cannabis, è la sostanza secondaria più usata. Questo dato conferma quanto si va sostenendo da tempo, e cioè che il consumo di questa droga eccitante è molto diffusa nel territorio locale, similmente a quanto accade nel resto della regione e del paese. tabella n. 3: diffusione delle principali sostanze tra i tossicodipendenti in carico nell’anno 2005. eroina cannabis cocaina ecstasy e analoghi amfetamine alcool* *non previsto come sostanza primaria uso primario (%) 379 (68.9) 111 (20.1) 30 (5.4) 6 (1.1) 0 - uso primario nei nuovi pazienti (%) 30 (30) 46 (46) 17 (17) 1 (1) 0 - uso secondario 4 185 130 25 4 60 Il servizio riabilitativo per alcolisti Nella tabella n. 4 viene riportato il numero di nuove persone che hanno preso contatto con il servizio per la prima volta negli ultimi due anni. Le persone sono suddivise per zona di residenza e per problematica presentata. tabella n. 4: nuovi contatti distinti per problematica primaria presentata e provenienza, anni 2004 e 2005. anno 2004 d. ss. n. 2 fuori u.l.ss d. ss. n. 1 132 35 175 alcol 0 1 2 eroina/cocaina 1 1 21 tabacco 1 2 3 altre problematiche 134 39 201 totale 369 totale anno d. ss. n. 1 = distretto socio-sanitario n. 1 “Asolo – Castelfranco Veneto” d. ss. n. 2 = distretto socio-sanitario n. 2 “Valdobbiadene – Montebelluna” problematica primaria d. ss n. 1 182 5 8 1 196 anno 2005 d. ss. n. 2 113 0 6 0 119 361 fuori u.l.ss 37 0 3 1 41 Non tutte le persone che giungono al servizio hanno un problema di dipendenza alcolica: come si vede dalla tabella n. 5, alcune persone sono abusatori d’alcol oppure persone segnalate per guida in stato di ebbrezza senza diagnosi di abuso/dipendenza. 88 tabella n. 5: nuovi contatti con problematica primaria “alcol” per tipo di diagnosi alcologica, anno 2004 e 2005. diagnosi alcologica dipendenza alcolica abusatori d’alcol bevitori sanzionati totale anno 2004 anno 2005 159 84 106 140 56 129 349 325 Nella tabella n. 6 sono quantificate le persone seguite con attività ambulatoriale e residenziale. In questo caso, si nota un incremento rispetto all’anno precedente dovuto ad un costante aumento delle situazioni multiproblematiche che necessitano di prese in carico più lunghe. tabella n. 6: utenti seguiti a livello ambulatoriale e residenziale per problematica primaria presentata e provenienza, anni 2004 e 2005. anno 2004 d.ss n. 1 d.ss n. 2 fuori u.l.ss d.ss. n. 1 alcol 382 270 56 422 eroina/cocaina 9 4 1 9 tabacco 8 1 1 21 altre problematiche 7 2 2 6 totale 406 277 60 458 totale anno 743 d. ss. n. 1 = distretto socio-sanitario n. 1 “Asolo – Castelfranco Veneto” d. ss. n. 2 = distretto socio-sanitario n. 2 “Valdobbiadene – Montebelluna” anno 2005 d.ss.n. 2 278 4 6 2 290 808 fuori u.l.ss 54 0 3 3 60 Alcune persone che prendono contatto con il servizio presentano problemi complessi associati al bere alcolico. Esse richiedono una presa in carico integrata, di solito con più figure dello stesso servizio o attraverso contatti con servizi diversi. E’ importante notare l’andamento di tali situazioni in quanto queste richiedono un notevole uso di risorse. tabella n. 7: problematiche complesse (%) in pazienti con dipendenza alcolica, anni 2004 e 2005. anno 2004 11% 36% 26% 40% 4% 19% 10% 13% 56% 8% uso passato o attuale di eroina uso attuale tabacco problemi psichiatrici documentati usa psicofarmaci senza fissa dimora disoccupazione precedenti penali il coniuge con problemi alcolcorrelati (per i almeno un genitore con problemi più di due ricoveri alcolcorrelati 89 anno 2005 12% 40% 14% 39% 4% 20% 14% 12% 47% 10% Le persone con problemi di dipendenza alcolica hanno alcune caratteristiche che vanno sottolineate: - una prossimità all’uso di sostanza tossiche: il 12% ha usato eroina, il 40% fuma tabacco; una possibilità di combinazione con problemi di tipo psichiatrico: il 14% ha problemi psichiatrici documentati; il 39% usa psicofarmaci; spesso ci sono delle problematiche di tipo sociale: il 4% senza fissa dimora, il 20% è disoccupato; il 14% ha avuto procedimenti penali; una familiarità con problemi alcolcorrelati: il 47% ha o ha avuto un genitore con problemi d’alcol, il 12% delle persone coniugate ha il partner con problemi d’alcol; una situazione precaria dello stato di salute generale: il 10% ha già avuto più di due ricoveri ospedalieri per problemi legati all’alcol. 90 L’analisi del sistema di offerta Il servizio per le tossicodipendenze La mission Il servizio per le tossicodipendenze dell’unità locale socio-sanitaria n. 8 è una unità operativa interdistrettuale, inserita nella struttura del distretto socio-sanitario n. 1 di “AsoloCastelfranco Veneto”. È parte del dipartimento per le dipendenze e si coordina sul piano tecnico-operativo con i servizi e le strutture a questo afferenti. Il servizio ha la finalità di assicurare assistenza e di migliorare la qualità della vita delle persone che abusano di sostanze o che presentano una dipendenza patologica, di offrire supporto alle loro famiglie e di promuovere, inoltre, la salute psicologica e fisica nella comunità locale. Fornisce prestazioni di prevenzione, cura, riabilitazione e reinserimento sociale e lavorativo, perseguendo il soddisfacimento dei bisogni di salute dei pazienti e la riduzione della mortalità, delle complicazioni psichiche e fisiche nonché delle malattie infettive correlate, in coerenza con la normativa nazionale e regionale. Direttamente o tramite il dipartimento per le dipendenze, stabilisce rapporti e collaborazioni con gli altri servizi sanitari e socio-sanitari dell’unità locale socio-sanitaria, territoriali od ospedalieri, con gli altri servizi della regione, con le comunità terapeutiche della regione, con i comuni dell’unità locale socio-sanitaria e loro aggregazioni, con la Provincia di Treviso, con le cooperative sociali e il volontariato attivi nel reinserimento delle persone con problemi di abuso/dipendenza, con gli istituti di scuola media superiore e con il carcere. Si rapporta, inoltre, con l’ufficio prevenzione delle devianze della Regione del Veneto e con l’osservatorio regionale sulle dipendenze. Si collega, infine, con le società e associazioni scientifiche del settore. Le prestazioni Sul piano strategico, da alcuni anni, il servizio persegue principalmente due obiettivi: - tempi e livelli quantitativi di prodotti erogati sufficienti a garantire una pronta accoglienza delle domande di assistenza e consulenza, sostanzialmente in assenza di una lista d’attesa; rafforzamento, consolidamento, razionalizzazione e miglioramento della qualità sia dei programmi diagnostico-terapeutici e riabilitativi, sia delle attività di prevenzione e di collegamento con il territorio. Gli studi epidemiologici e clinici evidenziano la necessità dell’erogazione di interventi sempre più complessi per persone con problemi sempre più diversificati. Sebbene il nucleo centrale delle attività sia ancora rappresentato dall’assistenza ai tossicodipendenti da eroina, la 91 tipologia di persone che si rivolge al servizio è ben più articolata e richiede percorsi di intervento molto differenziati. Oltre ai tradizionali programmi terapeutici, di riabilitazione e di reinserimento per tossicodipendenti, particolare attenzione va posta anche a percorsi specialistici per soggetti con doppia diagnosi, giocatori d’azzardo, consumatori di cannabis e droghe eccitanti. Molte di queste situazioni sono di difficile trattamento, soprattutto quando la motivazione dell’interessato è labile o assente, proprio perché manca la percezione diretta e personale di uno stato di asservimento alla sostanza. Nell’ambito di questi programmi, vengono, inoltre, approntati interventi su bisogni specifici come, ad esempio, il sostegno alla famiglia, alla genitorialità del tossicodipendente con figli minori ed al reinserimento socio-lavorativo. La tabella n. 8 riassume le prestazioni complessive prodotte (n. = 13220), stratificate per territorio di provenienza. Anche in questo caso il numero medio di prestazioni per paziente appare sovrapponibile nei due distretti socio-sanitari. tabella n. 8: numero prestazioni complessive* per provenienza. totale pazienti pervenuti n. prestazioni totali n. medio prestazioni per paziente unità locale socio-sanitaria n. 8 546 11743 21.5 distretto socio-sanitario n. 1 334 7083 21.1 distretto socio-sanitario n. 2 212 4660 22 altra ulss 64 1477 23 u.l.ss. * prestazioni complessive per tossicodipendenti, alcolisti, giocatori e soli familiari (escluse prestazioni infermieristiche) La tabella n. 9 mostra i dati relativi ai programmi residenziali nelle comunità terapeutiche del privato sociale accreditato, stratificati per territorio di provenienza del paziente. L’accesso ai trattamenti residenziali, stabile da diversi anni, ha mostrato una moderata crescita che ha riguardato soprattutto i primi tre trimestri del 2005, con un aumento (+ 14 programmi comunitari rispetto al 2004) sia dei programmi tradizionali che di quelli in pronta accoglienza. Deve essere sottolineato l’elevato livello di integrazione esistente tra il servizio e le strutture comunitarie, tale non solo da favorire migliori e più efficaci meccanismi di inserimento nei programmi residenziali, ma anche da consentire l’attuazione di trattamenti congiunti (ad esempio, terapie farmacologiche in ambiente comunitario), in grado di aumentare la continuità terapeutica. Differenti strategie terapeutiche, attuate contemporaneamente o in rapida successione, hanno permesso un miglioramento assai significativo della capacità del servizio di rispondere ai bisogni espressi dai propri utenti. 92 Gli ultimi dati regionali disponibili e riferiti al 2002 indicano che i pazienti dell’unità locale socio-sanitaria n. 8 inviati nelle comunità del privato sociale hanno una permanenza media in trattamento tra le più alte della regione (182 giorni). tabella n. 9: n. programmi residenziali per tossico/alcooldipendenti che hanno utilizzato le comunità terapeutiche (CT) e di pronta accoglienza (PA) del privato sociale accreditato, anni 2004 e 2005. 2004 totali 2005 totali 2005 d. ss. n.1 2005 d. ss. n.2 non residenti nuovi programmi avviati (CT+PA) 46 55 38 16 1 programmi abbandonati (CT+PA) 26 38 25 12 1 programmi conclusi (CT+PA) 16 25 17 7 1 totale programmi (CT+PA) 76 90 61 27 2 totale programmi (solo CT) 56 64 45 17 2 presenze al 31 dicembre (CT+PA) 35 27 19 8 0 La tabella n. 10 riassume le tipologie di trattamenti ambulatoriali erogati dal servizio per i tossicodipendenti. I programmi ambulatoriali comportamentali, di counselling, e gli altri trattamenti psicoeducativi, quando integrati a terapie a lungo termine con farmaci sostitutivi, si sono dimostrati gli strumenti principali di intervento e i più adeguati per favorire il cambiamento personale del paziente. Nel 2005 si è verificato un aumento, seppur non significativo, dei trattamenti sostitutivi, almeno in parte riferibile al maggior numero di utenti tossicodipendenti pervenuti. La rilevante diminuzione di trattamenti psicosociali, senza cioè una concomitante terapia medica sostitutiva, è probabilmente un artefatto legato ad una più precisa e puntuale rilevazione del dato piuttosto che ad un cambiamento nella prassi operativa del servizio. tabella n. 10: trattamenti per tossicodipendenza effettuati nel corso degli anni 2003 e 2004. trattamento 2004 2005 metadone (MTD) 217 244 breve termine 4 22 medio termine 10 30 lungo termine 203 192 counselling 421 186 185 29 psicoterapia 58 29 interventi sociali 177 127 4 88 117 6 107 123 psicologico/riabilitativo naltrexone (NTX) buprenorfina (BUP) altre terapie farmacologiche 93 Le strategie di intervento Il trattamento del tossicodipendente da eroina è di norma multimodale e integrato: prevede, infatti, molteplici episodi di intervento multiprofessionale lungo un arco di diversi anni. Altre forme di consumo possono talora richiedere un diverso mix di interventi, sia di tipo socio-sanitario che più propriamente educativo, di durata variabile. Sul piano delle tipologie di trattamenti offerti, il servizio ha sempre cercato di proporre all’utenza un ampio ventaglio di possibilità: trattamenti farmacologici sostitutivi ed antagonisti, terapie psicofarmacologiche per i sintomi psichici associati, monitoraggio e prevenzione delle patologie somatiche correlate, comprese le vaccinazioni per le epatiti tipo A e B, sostegno psicologico, trattamenti psicoterapici individuali, familiari, di gruppo, percorsi socio-educativi, riabilitazione socio-lavorativa; infine, in caso di necessità, ricoveri ospedalieri e trattamenti residenziali in comunità terapeutica o di pronta accoglienza attraverso gli enti accreditati. Per i soggetti con doppia diagnosi, oltre ai trattamenti specialistici sia psicofarmacologici che psicoterapici ordinariamente attivati, è possibile l’inserimento nella sezione a gestione integrata della comunità riabilitativa alcoologica. La collaborazione tra i servizi del dipartimento per le dipendenze, da un lato, e il dipartimento di salute mentale, dall’altro, uno dei primi esempi in Italia, è garantito da un protocollo interdipartimentale che sta garantendo buoni livelli di integrazione degli interventi congiunti. L’attività di reinserimento socio-lavorativo viene espletata attraverso percorsi differenziati a seconda dei bisogni espressi dal paziente: a) raccolta e messa a disposizione di informazioni sulle offerte di lavoro nel territorio; b) percorsi di consulenza per l’analisi delle motivazioni, delle competenze, e per l’orientamento lavorativo; c) percorsi di affiancamento più o meno intensivo nella ricerca del posto di lavoro; d) collegamento con il centro per l’impiego della Provincia di Treviso; e) organizzazione di stage lavorativi presso cooperative o aziende; f) inserimento lavorativo presso cooperative sociali collegate; g) inserimento presso il centro occupazionale diurno del servizio. La possibilità, da parte del servizio, di attivare direttamente questi percorsi garantisce il massimo livello di integrazione con i trattamenti in corso e consente di utilizzare il lavoro come leva motivazionale e terapeutica. Migliorando le condizioni e la qualità di vita, il trattamento consente ai tossicodipendenti di affrontare tappe ulteriori del loro percorso esistenziale, tra cui la genitorialità. Alcuni di loro presentano però particolari carenze in questo senso e la minaccia di ricaduta rimane all’orizzonte per molto tempo, anche in periodi che richiederebbero l’assunzione di responsabilità familiari. Da molti anni, il servizio ha mostrato particolare attenzione in questo campo, attivando nel corso del tempo diversi progetti di studio ed intervento. Più recentemente, ha voluto costruire percorsi di analisi ed intervento con le unità operative dei consultori familiari e della pediatria ospedaliera al fine di programmare e realizzare interventi congiunti per la protezione dei minori, figli di tossicodipendenti, e per incrementare le abilità genitoriali dei pazienti. Questa collaborazione è stata formalizzata in un protocollo. 94 Una quota consistente di attività del servizio vede il coinvolgimento diretto e talora esclusivo dei familiari, in quanto la famiglia è ordinariamente fatta partecipe dei programmi terapeutici. Sono, inoltre, periodicamente attivate specifiche iniziative a favore della famiglia, come ad esempio gruppi psicoeducazionali, un modello di intervento ben noto in campo psichiatrico. L’ambulatorio per il gioco d’azzardo patologico, attivo da circa cinque anni, è stato uno dei primi esempi di attività strutturata da parte del servizio pubblico nei confronti di questa particolare utenza. Anche oggi, nonostante diversi dipartimenti per le dipendenze stiano implementando programmi assistenziali per giocatori, il servizio mantiene una posizione di spicco in ambito regionale, tanto da attirare un buon numero di pazienti anche da altri territori. Le strategie terapeutiche anche in questo caso sono improntate alla multiprofessionalità e alla integrazione degli interventi. Oltre a percorsi di tipo cognitivo-comportamentale e di sostegno, vengono attivati gruppi psicoeducazionali per familiari e terapie farmacologiche, qualora indicate. Il servizio coordina un gruppo tecnico regionale sul gioco, afferente all’osservatorio regionale sulle dipendenze, che ha prodotto un documento di linee guida per l’assistenza ai giocatori e loro famiglie, e che è in procinto di produrre un report sui servizi offerti ai giocatori patologici in ambito regionale dalle strutture pubbliche e private dei dipartimenti per le dipendenze e dal volontariato. L’organizzazione Il servizio per le tossicodipendenze ha sede in una palazzina nei pressi del presidio ospedaliero di Castelfranco Veneto. Oltre agli ambulatori ed agli studi professionali, l’edificio ospita una sala riunioni attrezzata con una capienza di circa 35 posti. é funzionante una rete informatica locale che accoglie la piattaforma multifunzionale regionale mFp, un complesso e specialistico software per la gestione del servizio e per la valutazione delle attività, in applicazione del progetto nazionale “sesit”, volto alla armonizzazione dei sistemi informativi regionali e nazionali con gli standard richiesti dalla comunità europea. Il processo di implementazione del nuovo sistema informativo richiede tempi lunghi ed è ancora lontana dal concludersi. In compenso, i dati forniti dal nuovo sistema appaiono molto più adeguati e precisi di quelli prodotti alcuni anni or sono ed, inoltre, sarà possibile gestire in modo automatico alcune funzioni cliniche. Complessivamente, il servizio è aperto tutti i giorni feriali e prefestivi; è, inoltre, attivo, due pomeriggi la settimana, un centro d’ascolto presso l’ospedale vecchio di Montebelluna. Recentemente, è stata sperimentalmente sospesa l’attività di somministrazione farmacologica sostitutiva nei giorni festivi; tale cambiamento è stato consentito dalla maggior stabilità dell’utenza, per la quale viene prescritta questa tipologia di cura e che, pertanto, può ricevere il farmaco in affidamento. 95 Non esistono liste di attesa; i pazienti che richiedono un intervento urgente vengono di norma visti immediatamente o, comunque, entro un massimo di 24 ore. L’appuntamento per situazioni meno urgenti viene, di norma, fissato entro qualche giorno dal contatto. 96 Il servizio riabilitativo per alcolisti La mission Il servizio riabilitativo per alcolisti dell’unità locale socio-sanitaria si occupa delle problematiche legate all’uso di alcol e tabacco, sia a livello di prevenzione che per quanto riguarda la cura e riabilitazione. L’approccio privilegiato è di tipo familiare, “drug-free” e territoriale, in quanto tende ad attivare le risorse delle comunità locali. Per affrontare in modo completo e articolato i problemi legati all’uso di alcol e tabacco vengono attuate collaborazioni, a vario titolo, con altri servizi dell’unità locale socio-sanitaria (servizio per le tossicodipendenze, dipartimento di psichiatria, servizio per l’educazione e la promozione della salute, servizio integrazione lavorativa) e, in particolare, con l’associazionismo (ACAT – associazione dei club degli alcolisti in trattamento), con il privato sociale (cooperative “Sonda”, “Il Portico”, “Una casa per l’uomo”) e il mondo della scuola. Le prestazioni Le attività del servizio sono riconducibili, a grandi linee, ai seguenti filoni: - il lavoro diretto con i singoli o le famiglie a livello ambulatoriale: colloqui, visite mediche, psicoterapie individuali e familiari, consulenze, relazioni per patente o porto d’armi, prese in carico sociali, ecc.; la gestione della comunità residenziale alcologica con un programma breve di 45-90 giorni; la gestione della comunità che si occupa delle “doppie diagnosi” per persone con comorbidità psichiatrica (programma medio-lungo dai 6 ai 24 mesi); l’attività specifica per i fumatori di tabacco: ambulatorio tabacco, corsi per smettere di fumare, attività di prevenzione; il lavoro di prevenzione e tutte le attività di formazione delle figure significative del territorio; le attività in collaborazione con le cooperative sociali “Sonda” e “Il Portico” per l’ergoterapia e per l’inserimento lavorativo; le attività in collaborazione con la cooperativa sociale “Sonda” per l’inserimento abitavo nelle case famiglia e con la cooperativa sociale “Una casa per l’uomo” per la mediazione linguistico-culturale; le attività di supporto e di collaborazione con i gruppi di auto-aiuto dell’associazione dei club degli alcolisti in trattamento e degli alcolisti anonimi. Nella tabella seguente vengono riportate le attività svolte dal servizio negli anni 2004 e 2005. 97 tabella n. 11: attività, anni 2004 e 2005. prodotti 2004 2005 1. valutazione diagnostica (nuove cartelle) 2. rivalutazione diagnostica (rientri) 3. relazione medica per idoneità alla patente 4. relazione medica per idoneità al porto d’armi 5. presa in carico medica 6. presa in carico psicoterapeutica individuale 7. presa in carico psicoterapeutica familiare 8. presa in carico psicologica individuale o familiare 9. presa in carico sociale 10. presa in carico educativa 11. sostegno psicologico all’inserimento in gruppo di auto-aiuto 12. progetti di prevenzione 13. interventi di prevenzione 14.a corso di disassuefazione dal fumo 14.b numero tabagisti corsi 15. attività ambulatoriale per fumatori di tabacco (nuove cartelle) 16.a reinserimento lavorativo (cooperativa “Il Portico”) 16.b reinserimento lavorativo (altri) 17.a reinserimento abitativo (casa famiglia) 17.b reinserimento abitativo (altri) 18. inserimento lavorativo protetto in centro di lavoro guidato 19. percorso in comunità terapeutica alcologica 20. percorso in comunità terapeutica “doppia diagnosi” 21. inserimento in altre comunità 22. trattamento grippale di club (nuovi) 349 138 308 1 82 14 7 51 59 4 52 27 24 4 130 10 4 9 1 2 15 68 10 8 78 325 142 350 2 82 19 10 84 32 2 28 22 22 4 144 30 0 13 4 0 14 55 14 8 71 L’attività delle comunità residenziali, di notevole importanza all’interno del servizio, viene rappresentata nella tabella seguente. tabella n. 12: attività comunità residenziali per tipologia di percorso in comunità, anni 2004 e 2005. percorsi in comunità alcologica distretto socio-sanitario n.1 distretto socio-sanitario n.2 fuori u.l.ss. percorsi in comunità doppia diagnosi distretto socio-sanitario n.1 distretto socio-sanitario n.2 fuori u.l.ss. anno 2004 anno 2005 (media 48 gg) 23 25 14 (media circa 235 gg) 6 4 0 (media (54 gg) 20 22 12 (media circa 130 gg) 6 7 1 98 Da sottolineare, che sempre più spesso le persone con problemi alcolcorrelati chiedono un aiuto per vari tipi di sofferenza (sanitaria, psichiatrica, sociale, esistenziale, economica). Particolarmente significativa risulta essere l’attività di prevenzione svolta dal servizio riabilitativo per alcolisti, suddivisa in due grandi aree: prevenzione rispetto ai problemi alcolcorrelati e prevenzione rispetto al fumo di sigaretta. Nell’anno 2005, gli operatori del servizio hanno attivato n. 22 interventi preventivi, alcuni conclusi nell’arco dell’anno, altri a carattere biennale. I progetti di prevenzione coinvolgono, come partner principale, la scuola (media e superiore) con iniziative di formazione ad insegnanti e ragazzi, educazione tra pari e formazione, ma coinvolgono anche altre agenzie del territorio, quali associazioni, parrocchie ed enti locali, con attività di sensibilizzazione . Complessivamente, sono state raggiunte circa n. 2.300 persone (1.240 per area alcol e 1.060 per area tabacco). La quantificazione non è sempre possibile, anche perché sempre più si svolgono attività di formazione ad operatori del sociale e della scuola, i quali a loro volta raggiungono altri destinatari. Il servizio promuove, inoltre, attività di formazione ed integrazione con altri servizi, strutture ed associazioni, con lo scopo di facilitare i percorsi di una famiglia con problemi d’alcol e di integrare le prese in carico socio-sanitarie. L’organizzazione Il servizio riabilitativo per alcolisti, per sviluppare le proprie attività, si avvale delle seguenti strutture: - una sede ambulatoriale a Castelfranco Veneto, uno sportello a Valdobbiadene, Crespano del Grappa e Giavera del Montello; due comunità residenziali entrambe situate a Castelfranco Veneto e, quindi, in stretto collegamento con l’ambulatorio. Il servizio, inoltre, collabora con: - il centro di lavoro guidato della cooperativa sociale “Sonda” ad Altivole, sia per le attività riabilitative che per le attività di supporto alla comunità; le case famiglia della cooperativa sociale “Sonda” a Vallà di Riese e Maser; la cooperativa sociale “Il Portico”, il cui capannone ha sede ad Altivole; i n. 41 club degli alcolisti in trattamento dislocati nella quasi totalità dei comuni dell’unità locale socio-sanitaria n. 8 e facenti parte dell’ACAT; i n. 6 gruppi degli alcolisti anonimi, il gruppo degli “Alaten”, i n. 6 gruppi di “Alanon”; la cooperativa “Una casa per l’uomo”, con sede a Montebelluna per la mediazione linguistico-culturale. 99 Le unità di offerta Al fine di rappresentare un quadro completo delle unità di offerta presenti sul territorio dell’unità locale socio-sanitaria n. 8, dedicate all’area delle dipendneze, in aggiunta ai servizi precedentemente descritti, si riporta una tabella riassuntiva delle stesse, precisando che l’allegato a) al presente piano di zona dei servizi alla persona contiene una descrizione più ampia delle medesime. tabella n. 13: unità di offerta area dipendenze. denominazione struttura comune totale posti appartamento protetto Riese Pio X 2 casa famiglia Riese Pio X 6 casa famiglia Maser 6 casa famiglia Riese Pio X 5 centro diurno Altivole 30 comunità "Giuseppe Olivotti" Asolo 30 comunità terapeutica alcologica Castelfranco Veneto 10 comunità terapeutica doppia diagnosi Castelfranco Veneto 10 100 Il confronto tra bisogni e risposte e la definizione delle priorità Nel presente paragrafo viene rappresentato, attraverso l’utilizzo delle tabelle di seguito riportate, il risultato dell’analisi dei bisogni di salute, considerando le variabili relative alla dimensione fisica, mentale e socio-relazionale della stessa. Il bisogno di salute è stato inteso quale condizione negativa in una delle suddette variabili, individuata attraverso i seguenti elementi: a) patologia, b) disagio socio-relazionale, c) fattore di rischio, d) aspetto soggettivo. I bisogni che ancora non trovano una soddisfacente risposta ed avvertiti quali priorità hanno portato alla definizione di politiche di sviluppo dei livelli di salute, declinate, non solo con riferimento agli stati di evoluzione positiva delle condizioni critiche, ma anche per quanto riguarda le conseguenti necessità di intervenire sul sistema delle prestazioni (strategia sociosanitaria / sociale) e sulla organizzazione dei servizi (strategia organizzativa). Per ognuna delle suddette politiche sono state, inoltre, specificate le necessità sul piano delle risorse e del finanziamento ed individuati strumenti di controllo dello stato di attuazione delle relative azioni, con definizione di appositi indicatori di processo o di risultato. le patologie 1. 2. 3. 4. 5. disturbi da uso di cocaina, di ecstasy e altre sostanze eccitanti e da discoteca, associate o meno ad abuso alcolico; disturbi psichici e di personalità associati a disturbi da uso di sostanze; disturbi da uso di alcol in particolari fasce a rischio: nei giovani, nelle donne e negli anziani; disturbi da uso di nicotina; gioco d’azzardo patologico e problemi correlati. i disagi socio-relazionali 1. 2. 3. impoverimento di relazioni affettive familiari, sociali e amicali valide in persone con storia di dipendenza cronica da sostanze; difficoltà nella gestione delle relazioni in ambiente lavorativo, precarietà lavorativa e/o perdita o assenza di abilità lavorative; grave stato di indigenza, disoccupazione cronica e mancanza di abitazione. gli aspetti soggettivi 1. 2. carente o imprecisa conoscenza della complessità delle funzioni e della articolazione strutturale dei servizi del dipartimento per le dipendenze; accesso disagevole alla struttura di riabitazione lavorativa per i pazienti residenti nel distretto socio-sanitario n. 2. i fattori di rischio 1. 2. insicurezza, scarse capacità di fronteggiare e risolvere i problemi, mancanza di autoefficacia e limitate aspettative della vita; fallimento scolastico; 101 3. 4. 5. 6. 7. scarse conoscenze sui rischi connessi all’uso delle sostanze psicoattive e sulle conseguenze amministrative e penali della detenzione, cessione, coltivazione ed uso di sostanze stupefacenti psicotrope; comportamenti impulsivi, di ricerca di sensazioni ed esperienze forti e sempre nuove negli adolescenti; accessibilità alle sostanze psicoattive; appartenenza a famiglie, gruppi di pari o ambienti sportivi in cui il consumo di sostanze psicoattive o dopanti è tollerato, approvato o condiviso; processi di progressiva emarginazione di soggetti portatori di disagio. 102 Le patologie 1. disturbi da uso di cocaina, di ecstasy e altre sostanze eccitanti e da discoteca, associate o meno ad abuso alcolico problema di salute Negli ultimi anni, l’uso di cocaina ha avuto un incremento nel territorio dell’unità locale socio-sanitaria n. 8. Tale incremento interessa anche i pazienti pervenuti al servizio tossicodipendenze, che sono passati dai n. 30 cocainomani del 2000 ai n. 55 del 2006; aumento ancor più evidente come droga secondaria, dai n. 28 ai n. 159 abusatori. Si è rilevato, inoltre, che il 16% delle persone con meno di 50 anni che si rivolgono al servizio di alcologia per problemi connessi all’uso di alcol risultano essere anche consumatori di cocaina. Benché le ultime stime collochino il territorio dell’unità socio-sanitaria al di sotto della media regionale per il consumo di ecstasy e altre droghe da discoteca, il tasso di diffusione ha mostrato un ulteriore aumento tra il 2003 e 2004, da 1,4 a 1,9 per mille. Il consumo di queste sostanze si associa frequentemente all’abuso di alcol, con ulteriori problemi di tipo fisico, psichico e di sicurezza sulle strade; in ogni caso, la maggior parte dei consumatori di cocaina e di altre droghe eccitanti non desidera rivolgersi ai servizi di cura né d’altro canto sviluppa un disturbo di dipendenza propriamente detto. politica della salute Contenimento o riduzione dell’uso di cocaina, di ecstasy, delle altre sostanze eccitanti e da discoteca, e dei problemi correlati. strategia sociosanitaria/sociale 1. sviluppare percorsi terapeutici adeguati all’interno dei servizi e di sostegno ai familiari; 2. favorire il contatto con i soggetti che rifiutano di rivolgersi ai servizi; 3. garantire interventi di informazione, sensibilizzazione e prevenzione ai gruppi a rischio; 4. attivare interventi su gruppi a rischio, genitori, docenti e opinion leader per una maggiore consapevolezza; 5. sviluppare azioni educative di contrasto all’uso di cocaina e altre droghe eccitanti. 103 strategia organizzativa 1. formare il personale alle metodologie di intervento innovative e sperimentare percorsi di trattamento adeguati alle caratteristiche peculiari dei consumatori di cocaina; 2. attivare nel territorio uno o più centri d’ascolto non connotabili come servizi per le dipendenze; 3. costituire gruppi di lavoro per la prevenzione nella scuola e sul territorio, e loro coordinamento. risorse/finanziamento Il costo per la realizzazione delle azioni previste dalle strategie organizzative viene finanziato con il fondo regionale lotta alla droga – piano triennale 2007-2009 (fondo € 293.856,00 + autofinanziamento € 99.453,99 = totale triennio € 393.309,99). indicatori di controllo 1. avvio di n. 2 centri d’ascolto, n. 1 per ogni distretto sociosanitario, entro il 30.06.2008; 2. n. pazienti consumatori di cocaina e cocaina/alcol in carico presso i servizi socio-sanitari: almeno n. 45. 104 2. disturbi psichici e di personalità associati a disturbi da uso di sostanze problema di salute L’abuso e la dipendenza da sostanze è frequentemente associata a disturbi psichici e/o di personalità, con conseguente maggiore gravità e difficoltà ad accedere a percorsi terapeutici adeguati; nonostante il buon lavoro fin qui svolto, i casi più gravi e complessi non ricevono ancora risposte del tutto efficaci nel lungo periodo. politica della salute Riduzione dei livelli sintomatologici e contenimento delle problematiche correlate. strategia sociosanitaria/sociale 1. attivare procedure diagnostiche e di valutazione standardizzate della comorbidità psichiatrica; 2. trattare la comorbidità psichiatrica sia direttamente che attraverso la richiesta di consulenze da parte del dipartimento di salute mentale; 3. gestire in modo diretto da parte del servizio tossicodipendenze dei trattamenti farmacologici con antipsicotici atipici in pazienti con prevalente disturbo di dipendenza e comorbidità psichiatrica. strategia organizzativa 1. garantire formazione continua del personale in tema di diagnosi e trattamento della comorbidità psichiatrica; 2. sostenere l’applicazione del protocollo operativo tra i dipartimenti per le dipendenze e di salute mentale; 3. partecipare ad incontri di coordinamento a livello di équipe mista sul caso; 4. partecipare a tavoli di coordinamento e valutazione dei trattamenti presso la comunità alcologica; 5. migliorare l’integrazione degli interventi ambulatoriali e residenziali; 6. acquisizione di una nuova struttura allocata nel territorio del distretto socio-sanitario n. 1 per il trasferimento della comunità alcologica con sezione per la doppia diagnosi. 105 risorse/finanziamento 1. per i punti previsti dal n. 1 al n. 5 delle strategie organizzative il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi; 2. per il punto n. 6 delle strategie organizzative euro 2.500.000 per costo di investimento a carico dell’area sanitaria del bilancio dell’u.l.ss. n. 8. indicatori di controllo 1. n. pazienti con comorbidità psichiatrica in carico ai servizi tossicodipendenze e riabilitativo per alcolisti: almeno n. 150 per anno; 2. termine finale per il trasferimento della comunità: 31/12/2009. 106 3. disturbi da uso di alcol in particolari fasce a rischio: nei giovani, nelle donne e negli anziani problema di salute L’uso di alcol tra i più giovani e tra le donne sta mostrando un aumento da alcuni anni a questa parte: l’affluenza dei soggetti minori di 30 anni al servizio di alcologia si è incrementato del 18% nell’ultimo quinquennio rispetto a quello precedente, mentre le donne che richiedono un trattamento sono aumentate del 10% nello stesso periodo. Negli ultimi anni mediamente l’11% delle persone con problemi di dipendenza alcolica ha più di 65 anni; alcune di queste persone si trovano senza sostegno familiare, in precarie condizioni fisiche o ricoverate nelle case di riposo. L’incremento della diffusione del bere ha comportato anche l’incremento di problemi correlati in queste sottopopolazioni. politica della salute Ritardo nell’iniziazione all’alcol dei giovani, riduzione della diffusione del bere tra le donne in gravidanza, e riduzione del disagio psicologico e sociale nonché dei problemi fisici correlati all’uso alcolico negli anziani. strategia sociosanitaria/sociale 1. garantire adeguati livelli di prevenzione, informazione e sensibilizzazione a giovani, donne e anziani; 2. individuare percorsi di trattamento adeguati alle specifiche necessità delle persone appartenenti a queste fasce a rischio e dei loro familiari; 3. sensibilizzare e formare il territorio rispetto ai problemi legati al bere. strategia organizzativa 1. ampliare la collaborazione con le scuole per progetti di prevenzione; 2. approntare protocolli operativi tra i diversi servizi sociosanitari e assistenziali (servizio riabilitativo per alcolisti, consultorio familiare, unità operative di ostetricia e ginecologia, case di riposo); 3. organizzare una formazione specifica per singole categorie di operatori sociali e socio-sanitari; 4. organizzare una formazione di base per gli operatori del territorio (corso di sensibilizzazione) ogni tre anni. 107 risorse/finanziamento 1. per i punti previsti dal n. 1 al n. 3 delle strategie organizzative il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi; 2. per il punto n. 4 delle strategie organizzative il costo di euro 25.000 è a carico dell’area sanitaria del bilancio dell’u.l.ss. n. 8 – anno 2008. indicatori di controllo 1. n. operatori socio-sanitari e sociali formati per anno: n. 30; 2. n. protocolli interistituzionali attivati entro il 30.06.2008: n. 2. 108 4. disturbi da uso di nicotina problema di salute Una persona su quattro fuma: il fumo di tabacco rappresenta la principale causa evitabile di mortalità e morbilità ed è largamente diffuso anche nel nostro territorio. Esso è sostenuto dall’instaurarsi della dipendenza da nicotina, solitamente a partire dai primi anni dell’adolescenza; non sono state ancora trovate modalità efficaci per la prevenzione estesa e per far emergere una domanda di trattamento. politica della salute Ritardo nell’iniziazione al fumo di tabacco e riduzione della diffusione del fumo nella popolazione. strategia sociosanitaria/sociale Garantire adeguati livelli di informazione, di prevenzione per la popolazione e di consulenza, motivazione al trattamento, disassuefazione da fumo per i tabagisti. strategia organizzativa 1. sviluppare l’ambulatorio tabaccologico di secondo livello; 2. elaborare protocolli di intervento con i reparti ospedalieri e i medici di medicina generale; 3. promuovere un maggior collegamento fra i servizi, gli operatori socio-sanitari e le associazioni; 4. coinvolgere le associazioni nella sensibilizzazione del territorio; 5. aumentare la formazione di base degli operatori; 6. sostenere i corsi antifumo trimestrali attivati dal servizio alcologia. risorse/finanziamento 1. per i punti previsti dal n. 1 al n. 5 delle strategie organizzative il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi; 2. per il punto n. 6 delle strategie organizzative il costo di euro 42.000 per il triennio 2007/2009 è a carico dell’area sanitaria del bilancio dell’u.l.ss. n. 8. indicatori di controllo 1. n. pazienti trattati: almeno n. 80 per anno; 2. n. gruppi antifumo serali attivati: almeno n. 4 per anno. 109 5. gioco d’azzardo patologico e problemi correlati problema di salute Da alcuni anni il gioco d’azzardo è sempre più diffuso nella popolazione, con fatturati in costante aumento: +12% nel 2005 rispetto all’anno precedente e +16% nel 2006. Persone vulnerabili sviluppano una tendenza a giocare in modo incontrollato, con conseguenti problemi personali, economici, familiari, lavorativi, legali, eccetera; si stima che nel territorio dell’unità socio-sanitaria n. 8 risiedano circa n. 750 giocatori patologici. politica della salute Contenimento o riduzione del gioco d’azzardo patologico e dei problemi correlati. strategia sociosanitaria/sociale 1. sostenere gli interventi specialistici ambulatoriali; 2. promuovere lo sviluppo di modalità comuni di consulenza e intervento in ambito regionale. strategia organizzativa 1. garantire la formazione continua del personale in tema di gioco d’azzardo patologico e relativa comorbidità; 2. revisionare i percorsi diagnostico-terapeutici e la metodologia di valutazione; 3. sviluppare a livello provinciale linee guida operative per il coordinamento degli interventi; 4. partecipare al gruppo regionale di ricerca sul gioco d’azzardo patologico o ad altre analoghe iniziative regionali. risorse/finanziamento Il costo delle attività previste dalle strategie organizzative viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi. indicatori di controllo N. pazienti trattati per anno: almeno n. 15. 110 I disagi socio-relazionali 1. impoverimento di relazioni affettive familiari, sociali e amicali valide in persone con storia di dipendenza cronica da sostanze problema di salute Diversi soggetti con storia pluriennale di dipendenza da sostanze, emarginazione e devianza, presentano difficoltà nel reinserimento sociale a causa del progressivo venir meno di relazioni familiari e sociali valide, sostituite per lungo tempo da rapporti fondati sull’uso, condivisione e scambio di sostanze. Inoltre, l’efficacia degli attuali trattamenti per la dipendenza da sostanze ha permesso l’allungamento della vita di questi pazienti che ormai raggiungono età avanzate, ma che possono presentare situazioni di grave esclusione dal circuito socio-relazionale e lavorativo. politica della salute Garanzia di relazioni affettive e sociali nella comunità locale e aumento delle capacità di risposta ai bisogni di supporto personale da parte delle famiglie e della comunità locale. strategia sociosanitaria/sociale 1. favorire la conoscenza e l’accesso del paziente alle risorse del privato sociale e del volontariato locale; 2. attivare percorsi integrati di supporto sociale alla persona dipendente da parte dei servizi socio-sanitari, famiglie, enti locali, privato sociale e volontariato. strategia organizzativa 1. organizzare momenti di incontro e scambio tra i servizi sociali dei comuni e delle unità operative dell’unità locale socio-sanitaria con il privato sociale ed il volontariato per favorire la reciproca conoscenza e la condivisione di percorsi integrati volti al sostegno dei soggetti in difficoltà; 2. favorire il coinvolgimento delle famiglie nel trattamento. risorse/finanziamento Il costo delle attività previste dalle strategie organizzative viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi. 111 indicatori di controllo 1. n. servizi sociali comunali coinvolti nel triennio 2007/2009: almeno n. 16; 2. n. unità operative dell’unità locale socio-sanitaria coinvolte nel triennio 2007/2009: almeno n. 3; 3. n. agenzie del privato sociale e del volontariato coinvolte nel triennio 2007/2009: almeno n. 5. 112 2. difficoltà nella gestione delle relazioni in ambiente lavorativo, precarietà lavorativa e/o perdita o assenza di abilità lavorative problema di salute La dipendenza da sostanze, soprattutto se accompagnata da disturbi psichiatrici, comporta la compromissione o l’incompleto sviluppo di quelle abilità cognitive e sociali che normalmente sostengono l’attività lavorativa e le relazioni interpersonali sia con i colleghi che con il datore di lavoro. Nel 2006, l’8.5% dei pazienti tossicodipendenti si trovava in una condizione di sottooccupazione od occupazione temporanea; le cooperative sociali per il reinserimento lavorativo di questi soggetti sono spesso in difficoltà nel reperire commesse e, quindi, nell’assumere nuovi utenti. politica della salute Superamento delle problematiche personali e recupero delle capacità lavorative, con rinforzo di abilità sociali e cognitive e della corretta gestione economica. strategia sociosanitaria/sociale 1. sostenere azioni di counselling lavorativo per la valutazione dei bisogni e competenze individuali e personalizzazione degli interventi riabilitativi; 2. inserire il soggetto in programmi residenziali o ambulatoriali per il recupero e sostegno delle abilità sociali e cognitive; 3. inserire il soggetto in cooperativa, centro di lavoro guidato o centro occupazionale; 4. sostenere e monitorare il percorso. strategia organizzativa 1. integrare gli interventi terapeutici ambulatoriali o residenziali con percorsi individualizzati di rinforzo di abilità cognitive e sociali relative alle aree di problem solving, gestione economica, cura di sé, gestione delle relazioni all’interno del luogo di lavoro; 2. attivare interventi di riabilitazione lavorativa in ambiente protetto, nell’ambito di un più ampio rapporto con il servizio inserimento lavorativo; 3. sostenere da parte degli enti pubblici le attività economiche delle cooperative sociali, applicando le indicazioni regionali di assegnazione diretta di commesse. 113 risorse/finanziamento 1. il costo per la realizzazione delle azioni previste dal punto n. 1 delle strategie organizzative viene finanziato con il fondo regionale lotta alla droga – piano triennale 2007-2009 (fondo € 146.928,00 + autofinanziamento € 48.975,99 = totale triennio € 195.903,99); 2. per il punto n. 2 e n. 3 delle strategie organizzative il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi. indicatori di controllo 1. n. pazienti tossico-alcoldipendenti in carico e inseriti dai servizi in luoghi di lavoro protetti o meno (centri diurni, stage, assunzioni): almeno n. 30 per anno; 2. rapporto tra n. commesse in atto da comuni a cooperative sociali/30, per anno > 1. 114 3. grave stato di indigenza, disoccupazione cronica e mancanza di abitazione problema di salute La dipendenza da sostanze o il gioco d’azzardo patologico possono talora associarsi a gravissime forme di emarginazione sociale con mancanza dell’abitazione e dei mezzi di sussistenza. Nel 2006, il 15% dei pazienti tossicodipendenti risultava essere disoccupato; nel quinquennio 2001-2006, il numero di disoccupati alcoldipendenti è aumentato del 38% rispetto al periodo precedente. Diversi soggetti tra questi si trovano in stato di disoccupazione cronica, generalmente legata a disabilità cognitive e sociali gravi. Nel 2006, il bisogno abitativo ha riguardato almeno n. 7 persone tossicodipendenti (circa l’1.5% del totale); talora, il bisogno abitativo non può trovare risposta, nemmeno temporanea, nelle strutture di trattamento residenziale; tra i pazienti alcoldipendenti pervenuti negli ultimi cinque anni, il bisogno abitativo ha interessato 23 persone, con un incremento del 109% rispetto al periodo precedente; queste situazioni restano difficili da trattare, con rilevanti problemi di assistenza. politica della salute Garanzia delle condizioni minime vitali e dell’attivazione dell’utente per un cambiamento dello stile di vita. strategia sociosanitaria/sociale 1. garantire contributi economici per tempi predeterminati e commisurati a specifici percorsi individualizzati; 2. predisporre e gestire appartamenti protetti in tutto il territorio; 3. attivare la rete familiare e territoriale e loro monitoraggio; 4. garantire il servizio di trasporto verso i servizi o il luogo di lavoro per casi particolarmente disagiati. strategia organizzativa 1. attivare una presa in carico integrata (servizi specialistici e territoriali) dei casi che non hanno aderito ad un percorso riabilitativo; 2. approntare un accordo tra comuni, unità locale socio-sanitaria e ATER per la messa a disposizione e gestione di appartamenti protetti; 3. garantire la valutazione integrata delle capacità residue familiari e territoriali. 4. attivare n. 2 nuove case-famiglia, con ospitalità sino a n. 6 utenti ciascuna, nel territorio montebellunese e sinistra Piave. 115 risorse/finanziamento 1. per i punti previsti dal n. 1 al n. 3 delle strategie organizzative il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi; 2. per il punto n. 4 delle strategie organizzative il costo dell’investimento per le n. 2 case-famiglia potrà essere determinato solo successivamente alla definizione della relativa azione progettuale che dovrà, in particolare, definire, oltre al soggetto gestore, anche la modalità di possesso degli immobili (acquisizione o affitto). Euro 197.100 per costi di gestione a carico degli utenti. indicatori di controllo Termine finale per l’attivazione di n. 2 nuove case-famiglia: 31.12.2009. 116 Gli aspetti soggettivi 1. carente o imprecisa conoscenza della complessità delle funzioni e della articolazione strutturale dei servizi del dipartimento per le dipendenze problema di salute Una recente ricerca regionale ha mostrato che nella Provincia di Treviso i giovani mostrano una più limitata conoscenza della complessa articolazione e funzione dei servizi per le dipendenze e ridotta fiducia nei loro confronti. politica della salute Migliore conoscenza dei servizi del dipartimento per le dipendenze, delle loro funzioni, competenze e struttura organizzativa. strategia sociosanitaria/sociale 1. migliorare quantitativamente e qualitativamente i livelli di informazioni sui servizi disponibili al cittadino attraverso il portale web dell’unità locale socio-sanitaria; 2. favorire il contatto diretto tra i cittadini e gli operatori del servizio a garanzia di maggiore diffusione delle informazioni relative ai servizi, alla loro missione, alle metodologie di lavoro e ai risultati conseguiti; 3. incrementare le informazioni disponibili presso gli operatori sociali del territorio. strategia organizzativa 1. monitorare ed aggiornare i contenuti relativi ai servizi per le dipendenze nel portale web dell’unità locale socio-sanitaria; 2. partecipare ad incontri periodici con la popolazione; 3. fornire adeguate informazioni sui servizi agli operatori del territorio attraverso incontri e materiale informativo. risorse/finanziamento Il costo per la realizzazione delle azioni previste dalle strategie organizzative viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi. indicatori di controllo N. incontri di operatori dei servizi socio-sanitari con la popolazione: almeno n. 3 per anno. 117 2. accesso disagevole alla struttura di riabilitazione lavorativa per i pazienti residenti nel distretto socio-sanitario n. 2 problema di salute Un progetto di riabilitazione lavorativa presso un centro occupazionale o di lavoro guidato prevede di norma l’accesso giornaliero alla struttura; l’eccessiva distanza associata alla frequente indisponibilità di patente o di mezzo di trasporto adeguato limita le possibilità di usufruire di dette strutture. politica della salute Garanzia di equa opportunità di utilizzo delle risorse per la riabilitazione lavorativa per i cittadini residenti nel territorio della unità socio-sanitaria locale. strategia sociosanitaria/sociale Ridurre il disagio dello spostamento dalla residenza al luogo di lavoro, sede del programma, attualmente sito unicamente nel territorio del distretto socio-sanitario n. 1. strategia organizzativa Attivare una seconda sede del centro di lavoro guidato/centro occupazionale nel territorio del distretto socio-sanitario n. 2. risorse/finanziamento I costi di gestione per anno, corrispondenti a n. 7 nuovi posti, pari ad euro 86.052, sono a carico dell’area sanitaria del bilancio dell’u.l.ss. n. 8. Il costo per l’investimento potrà essere determinato solo successivamente alla definizione della relativa azione progettuale che, tra le altre cose, dovrà definire la modalità di possesso dell’immobile (acquisizione o affitto). indicatori di controllo Termine finale per la messa in attività della nuova sede presso il territorio del distretto socio-sanitario n. 2: 31.12.2009. 118 I fattori di rischio 1. insicurezza, scarse capacità di fronteggiare e risolvere i problemi, mancanza di autoefficacia e limitate aspettative dalla vita problema di salute Carenze nello sviluppo personale, affettivo e relazionale possono favorire una vulnerabilità nella gestione efficace dei problemi; diversi giovani mostrano un disorientamento rispetto alle mete personali ed ai metodi per raggiungerle, con la conseguenza di percepire un senso di disagio ed inadeguatezza costanti e di avere l‘aspettativa che le mete personali e relazionali siano troppo elevate e irraggiungibili, acquisendo così un atteggiamento passivo verso la vita. politica della salute Miglioramento dei livelli di sicurezza, aumento della fiducia nella autorealizzazione e maggiore responsabilizzazione nella gestione della salute da parte dell’individuo, della famiglia e della comunità locale. strategia sociosanitaria/sociale 1. promuovere il rafforzamento dei fattori di protezione legati alle abilità sociali mediante interventi su gruppi-classe e gruppi-informali; 2. realizzazione di progetti di “peer education”; 3. sviluppo di programmi riabilitativi che promuovono l’autoaiuto e l’empowerment. strategia organizzativa 1. coinvolgere i giovani in microprogetti territoriali; 2. rafforzare le relazioni significative dei giovani con gli adulti; 3. mettere a contatto i gruppi a rischio con le risorse presenti nel territorio; 4. sostenere i programmi di auto aiuto garantendo adeguate sedi per i gruppi di auto-aiuto. risorse/finanziamento Il costo per la realizzazione delle azioni previste dalle strategie organizzative viene finanziato con il fondo regionale lotta alla droga – piano triennale 2007-2009 (azioni previste nell’ambito dei progetti di area 1 finanziati complessivamente con € 293.856,00 (fondo) + € 104.261,01 (autofinanziamento) = totale € 398.117,01). 119 indicatori di controllo Termine finale per la messa a regime delle attività: 31/12/2007. 120 2. fallimento scolastico problema di salute Nel 2006, solo il 29% dei pazienti tossicodipendenti aveva un livello di istruzione superiore; la maggior parte degli altri mostrava di aver ripetuto l’anno una o più volte, rinunciando, pertanto, alla prosecuzione degli studi con conseguente inadeguato sviluppo delle potenzialità personali. Frequentemente si associa un atteggiamento passivo e uno stile di vita più orientato a gratificazioni immediate e perdita di interesse per progetti a lungo termine. politica della salute Migliorata condizione per quanto riguarda la partecipazione scolastica. strategia sociosanitaria/sociale Favorire positive relazioni interpersonali tra pari e tra docenti e allievi nelle classi più a rischio. strategia organizzativa 1. realizzare corsi formativi per insegnanti; 2. organizzare ed attivare gruppi formativi ed educativi nelle classi a rischio; 3. attivare processi partecipativi nelle classi a rischio. risorse/finanziamento Il costo per la realizzazione delle azioni previste dalle strategie organizzative viene finanziato con il fondo regionale lotta alla droga – piano triennale 2007-2009 (azioni previste nell’ambito dei progetti di area 1 finanziati complessivamente con € 293.856,00 - fondo - + € 104.261,01 - autofinanziamento = totale € 398.117,01). indicatori di controllo Termine finale per la messa a regime delle attività: 31/12/2007. 121 3. scarse conoscenze sui rischi connessi all’uso delle sostanze psicoattive e sulle conseguenze amministrative e penali della detenzione, cessione, coltivazione ed uso di sostanze stupefacenti e psicotrope problema di salute Nei giovani la trasmissione di conoscenze relative all’uso di sostanze avviene soprattutto attraverso il gruppo dei pari, è priva di rilevanza scientifica, e ignora le conseguenze legali derivate dalla detenzione, cessione, coltivazione ed uso di stupefacenti; la scarsa conoscenza può favorire una percezione di sicurezza e impunibilità e può orientare il soggetto verso un atteggiamento più favorevole all’uso. politica della salute Aumento sul piano quantitativo e qualitativo delle conoscenze relative ai rischi connessi all’uso delle sostanze e ai rischi legali della detenzione, cessione, coltivazione e uso di sostanze stupefacenti e psicotrope. strategia sociosanitaria/sociale 1. offrire informazioni scientificamente corrette sui rischi connessi all’uso di sostanze, sia direttamente ai giovani che indirettamente a docenti e ad altri adulti significativi; 2. incentivare la diffusione nella scuola di informazioni sui rischi legali sia attraverso il confronto docente-allievo, sia attraverso pieghevoli appositamente approntati. strategia organizzativa 1. realizzare corsi di formazione rivolti a giovani e adulti; 2. attivare lavori di gruppo in classe su temi relativi all’uso di sostanze; 3. offrire informazioni in contesti informali; 4. approntamento da parte dei servizi socio-sanitari di materiali informativi per la diffusione ai giovani nelle scuole e/o in altri contesti territoriali. risorse/finanziamento Il costo per la realizzazione delle azioni previste dalle strategie organizzative viene finanziato con il fondo regionale lotta alla droga – piano triennale 2007-2009 (azioni previste nell’ambito dei progetti di area 1 finanziati complessivamente con euro 293.856,00 – fondo - + € 104.261,01 -autofinanziamento = totale € 398.117,01). 122 indicatori di controllo Termine finale per la messa a regime delle attività: 31/12/2007. 123 4. comportamenti impulsivi, di ricerca di sensazioni ed esperienze forti e sempre nuove negli adolescenti problema di salute L’atteggiamento favorevole verso comportamenti a rischio può rendere il soggetto più disposto a sperimentare sostanze psicoattive senza valutarne opportunamente le conseguenze. politica della salute Aumento negli adulti significativi della consapevolezza e della capacità di individuare i soggetti a rischio. 1. formare i docenti a riconoscere i soggetti più a rischio; 2. aumentare negli adulti significativi la conoscenza delle modalità di supporto agli adolescenti; strategia socio3. aumentare le conoscenze relative all’uso di sostanze e agli sanitaria/sociale altri comportamenti a rischio; 4. favorire l’accesso dei giovani a rischio a punti formali di ascolto e sostegno. strategia organizzativa 1. attivare nella scuola iniziative di formazione - prevenzione per allievi o per docenti; 2. attivare e promuovere centri di ascolto e sostegno nel territorio. risorse/finanziamento Il costo per la realizzazione delle azioni previste dalle strategie organizzative viene finanziato con il fondo regionale lotta alla droga – piano triennale 2007-2009 (azioni previste nell’ambito dei progetti di area 1 finanziati complessivamente con € 293.856 – fondo - + € 104.261,01 autofinanziamento = totale euro 398.117,01). indicatori di controllo Termine finale per la messa a regime delle attività: 31/12/2007. 124 5. accessibilità alle sostanze psicoattive problema di salute Anche per l’anno 2006 il ministero dell’interno ha segnalato un aumento del 4.8% delle quantità di stupefacenti sequestrate nel territorio nazionale; almeno un terzo dei giovani sperimenta l’uso di cannabis. L’alcol è di fatto liberamente accessibile anche ai minorenni. Pertanto, la diffusione e reperibilità delle sostanze psicoattive è talmente ampia che è difficile che un giovane non si trovi a contatto con consumatori o fornitori, con conseguente percezione di normalità del fenomeno. politica della salute Diminuzione dell’accesso all’alcol e tabacco nelle fasce giovanili e negli ambienti di lavoro. strategia sociosanitaria/sociale Promuovere e diffondere stili di vita senza uso di sostanze psicoattive nella guida, nei luoghi educativi, nei luoghi di lavoro, con priorità per i luoghi di erogazione di servizi socio-sanitari. strategia organizzativa 1. promuovere incontri con associazioni di categoria, organizzazioni sindacali, associazioni di volontariato, datori di lavoro; 2. promuovere l’impegno degli enti pubblici nei confronti della carta europea sull’alcol; 3. diffondere la normativa sull’uso di sostanze negli esercizi commerciali e nei luoghi di lavoro; 4. sviluppare programmi informativi/educativi per le persone sanzionate per guida in stato di ebbrezza. risorse/finanziamento Il costo per la realizzazione delle azioni previste dalle strategie organizzative viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi. indicatori di controllo N. adesioni di enti pubblici alla carta europea sull’alcol: almeno n. 15 nel triennio 2007/2009. 125 6. appartenenza a famiglie, gruppi di pari o ambienti sportivi in cui il consumo di sostanze psicoattive o dopanti è tollerato, approvato o condiviso problema di salute La percezione che l’ambiente di appartenenza tollera, approva o consuma sostanze rappresenta un modello di comportamento negativo anziché di promozione di stili sani di vita, aumentando così la percezione di normalità dell’uso e riducendo le difese personali. politica della salute Aumento delle capacità di resistenza alle pressioni dell’ambiente e garanzia che l’ambiente sportivo sia promotore di comportamenti sani. strategia sociosanitaria/sociale 1. promuovere l’attivazione di processi partecipativi a gruppi sani; 2. aumentare la consapevolezza, le capacità comunicative e di riconoscere le situazioni a rischio da parte di adulti significativi, dirigenti e allenatori delle società sportive. strategia organizzativa 1. costituire gruppi di lavoro di giovani su microprogetti; 2. intervenire nelle classi a rischio; 3. corsi formativi per adulti sugli stili comunicativi e relazioni di aiuto. risorse/finanziamento Il costo per la realizzazione delle azioni previste dalle strategie organizzative viene finanziato con il fondo regionale lotta alla droga – piano triennale 2007-2009 (azioni previste nell’ambito dei progetti di area 1 finanziati complessivamente con € 293.856 – fondo - + € 104.261,01 - autofinanziamento = totale € 398.117,01). indicatori di controllo Termine finale per la messa a regime delle attività: 31/12/2007. 126 7. processi di progressiva emarginazione di soggetti portatori di disagio problema di salute E’ possibile rilevare circoli viziosi relativi a giovani che sono giudicati inadeguati e, a loro volta, si percepiscono sempre più inadeguati a gestire efficacemente le relazioni sociali in differenti contesti (scolastico, lavorativo, gruppo dei pari, famiglia, ecc). politica della salute Sostegno alle relazioni sociali e contrasto alla stigmatizzazione reciproca tra adulti e giovani in difficoltà. strategia sociosanitaria/sociale 1. sviluppare la cooperazione tra adulti e giovani in difficoltà; 2. promuovere i servizi alla persona in luoghi formali e informali; 3. garantire interventi di animazione di strada e consulenza in contesti formali e informali. strategia organizzativa 1. coinvolgere i giovani opinion leader nella progettazione/gestione di interventi preventivi; 2. costituire spazi e luoghi di ascolto nel territorio; 3. attivare operatività di strada e gruppi educativi-formativi di giovani. risorse/finanziamento Il costo per la realizzazione delle azioni previste dalle strategie organizzative viene finanziato con il fondo regionale lotta alla droga – piano triennale 2007-2009 (azioni previste nell’ambito dei progetti di area 1 finanziati complessivamente con € 293.856,00 – fondo - + € 104.261,01 – autofinanziamento = totale € 398.117,01). indicatori di controllo Termine finale per la messa a regime delle attività: 31/12/2007. 127 AREA MINORI, GIOVANI E FAMIGLIA Breve profilo dell’area minori, giovani e famiglia Negli ultimi anni, per quanto concerne le politiche per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, gli interventi di tutela e di sostegno sono entrati a far parte di una più ampia rete di servizi e opportunità a beneficio della popolazione minorile, promosse dai singoli comuni, ma anche da aggregazioni degli stessi, sostenuti, in questo, dai finanziamenti della legge 28 agosto 1997, n. 285. Nello specifico, per tutela si intende l’insieme di interventi mirati alla riduzione duratura del deterioramento della relazione genitore/bambino e alla risoluzione e modificazione dei fattori di rischio psico-sociale ed evolutivo individuati nel sistema famiglia di appartenenza del minore. Le nuove politiche in ambito minorile accreditano l’idea del minore protagonista, non più riduttivamente considerato quale soggetto da tutelare. Il bambino, l’adolescente non sono più oggetto di particolari cure ed attenzioni dovute alla loro minore età, ma diventano soggetti di diritto. Cambia, in questo modo, la prospettiva stessa con la quale si guarda ai diritti dell’infanzia e dell’adolescenza: si tratta, cioè, non più solamente di fornire servizi per il soddisfacimento di specifici bisogni, ma anche di interpretare diversamente il loro diritto ad essere riconosciuti cittadini a pieno titolo. Lo sviluppo, oggi, è finalizzato a promuovere e valorizzare il protagonismo e la soggettività del minore in ogni sua dimensione (psicologica, cognitiva, affettiva, relazionale, creativa) e all’interno dei contesti privilegiati (famiglia, scuola, territorio,…), anche sostenendo e favorendo le competenze educative degli adulti per lui significativi: genitori, familiari, insegnanti, educatori, allenatori, animatori. L’esistenza di territori e comunità ricchi di opportunità educative, aggregative e di socializzazione è garanzia di uno sviluppo armonico della generalità dei minori e, al contempo, diviene ambito privilegiato di inserimento e integrazione per minori e famiglie fragili. L’ambito dei minori fa riferimento alla popolazione di età compresa tra 0 e 17 anni e comprende soggetti di diverse fasce d’età: bambini, pre-adolescenti e adolescenti. Per quanto riguarda i giovani è opportuno fare riferimento alle indicazioni fornite dalla Commissione Europea ed alle sollecitazioni della Regione del Veneto: esse concordano nell’adottare quale fascia d’età utile per l’implementazione delle politiche giovanili quella compresa tra i 18 e i 34 anni. Le azioni già avviate e realizzate in tale ambito si proponevano essenzialmente di: 128 - favorire la partecipazione dei giovani alla programmazione, alla gestione ed alla verifica delle politiche a loro dirette; favorire e sviluppare una cultura attenta e consapevole in riferimento alle tematiche giovanili; sostenere l’aggregazione formale già esistente; promuovere e valorizzare l’aggregazione spontanea; coinvolgere le varie agenzie educative che operano con i giovani (scuole, parrocchie, gruppi sportivi); realizzare iniziative coordinate. L’attuazione di queste strategie è stata prevalentemente implementata nell’ambito dei “progetti giovani” e dei “progetti di comunità” condotti da comuni singoli o associati. E’ stata così confermata la centralità dell’ente locale in materia di politiche giovanili e nel contempo sono state sperimentate modalità di collaborazione fra diverse istituzioni e servizi (comuni, scuole, unità locale socio-sanitaria, parrocchie, privato sociale). Rimane, comunque, un quadro che necessita di una visione d’insieme, sia con riferimento al territorio dell’unità locale socio-sanitaria, sia per quanto riguarda i diversi soggetti coinvolti, che possa costituire la base per azioni maggiormente integrate; un coordinamento che non ha ambizioni di uniformare, standardizzare od omologare le singole progettualità ma che deve sostenere la presa di coscienza della necessità di confronto e maggior informazione sulle esperienze e sulla valutazione della efficacia degli interventi per sostenere le nuove sfide rappresentate dalla evoluzione demografica e sociale, che rende più complesse le relazioni tra le generazioni, dallo scarto crescente tra la gioventù e gli affari pubblici, che rischia di determinare un “deficit di cittadinanza”, dalla promozione di una migliore partecipazione dei cittadini, della società civile e degli attori territoriali. Si rende necessario promuovere nuove forme di governance, cioè di regole, meccanismi e prassi che influiscono sull’articolazione dei diversi poteri esercitati, per consentire, tra le altre cose, la partecipazione dei cittadini alle decisioni che li riguardano. L’ambito della gioventù richiede la modernizzazione dell’azione pubblica secondo i seguenti cinque principi fondamentali proposti dalla Commissione Europea: - apertura: assicurare un’informazione e una comunicazione attiva nei confronti dei giovani, formulata nel loro linguaggio per far sì che comprendano il funzionamento delle politiche che li riguardano; partecipazione: assicurare la consultazione dei giovani e promuovere la loro partecipazione alle decisioni che li riguardano e, in linea generale, alla vita delle loro collettività; responsabilità: sviluppare una cooperazione nuova tra le istituzioni per attuare soluzioni concrete in risposta alle aspirazioni dei giovani; efficacia: valorizzare la risorsa costituita dalla gioventù, perché possa meglio rispondere alle sfide della società, contribuire al successo delle diverse politiche che la riguardano; coerenza: sviluppare una visione integrata delle diverse politiche che riguardano la gioventù e dei diversi livelli d’intervento pertinenti. La condizione giovanile, nei suoi aspetti sociologici, economici e culturali ha registrato un notevole mutamento sotto effetto dei cambiamenti demografici, ma anche delle 129 modifiche del contesto sociale, dei comportamenti individuali e collettivi, delle relazioni familiari e delle condizioni del mercato del lavoro. In questo quadro, se non si vuole incrementare il deficit di cittadinanza o addirittura incoraggiare la contestazione, spetta alle istituzioni pubbliche colmare il fossato che separa la volontà di espressione dei giovani dalle modalità strutturate di offerta proposte al mondo giovanile dalla organizzazione sociale. Si deve incoraggiare la partecipazione, senza esclusioni, e questo significa agevolare coloro che incontrano più difficoltà e aprire maggiormente le strutture attuali ai giovani non appartenenti a organizzazioni. Modalità significative di partecipazione sociale dei giovani sono rappresentate dal volontariato e dal servizio civile, sia come impegno sociale che come esperienza educativa, fattore di occupabilità e di integrazione sociale. La famiglia, nelle molteplici forme che la caratterizzano, è il luogo privilegiato per le relazioni affettive ed educative. È l’unità primaria di riferimento per i suoi membri e per la società. Svolge funzioni indispensabili nella formazione, nella cura, nella promozione del benessere della persona, nei rapporti di solidarietà intergenerazionali e nel perseguimento della coesione sociale. È il luogo delle relazioni primarie in cui i figli trovano risposta ai bisogni di accudimento e di protezione, che garantisce loro il diritto a crescere in un ambiente che favorisca lo sviluppo armonioso e completo della loro personalità. Le politiche nazionali, regionali e locali per la famiglia mirano a: - - promuovere e sostenere la libera assunzione di responsabilità familiari; sostenere e valorizzare le capacità genitoriali; aiutare le famiglie nelle difficoltà di ordine relazionale, educativo, economico; promuovere e sostenere l’armonioso sviluppo delle relazioni di coppia, delle funzioni educative, dei rapporti di solidarietà intergenerazionali; promuovere l’integrazione delle famiglie immigrate nel territorio; rendere la famiglia non solo oggetto di servizi sociali, ma sempre più protagonista della vita della comunità, capace di individuare e agire le proprie risorse e metterle in rete con le altre famiglie per contribuire alla crescita delle persone, della famiglia stessa e della comunità locale; sostenere e tutelare i minori provenienti da nuclei in difficoltà. 130 L’analisi dei bisogni di salute I bisogni espressi dalla società e dalla comunità locale cambiano con il mutare dei tempi. Le nuove sfide che i servizi sono chiamati ad affrontare sono tante, soprattutto se l’obiettivo posto è quello di affrontare e rispondere all’evoluzione costante di queste esigenze. Ciò significa lavorare con la normalità delle famiglie, affiancandole nei momenti cruciali delle loro tappe, promuovendo situazioni di benessere relazionale. La famiglia rappresenta l’organismo primario della comunità e i meccanismi che la generano e la fanno evolvere sono allo stesso tempo delicati e complessi. Affiancarsi al ciclo vitale della famiglia e offrire uno spazio e un luogo in cui attivare risorse in alcuni momenti importanti di evoluzione, rappresenta una importante sfida. Tutte le famiglie nel loro evolvere attraversano momenti di difficoltà. Riuscire ad intervenire in un preciso momento può significare fare un grande lavoro di prevenzione prima che le situazioni diventino croniche. Le famiglie maggiormente esposte al rischio che le fasi cruciali di passaggio e di evoluzione loro e dei singoli membri si trasformino in crisi esplosive sono le famiglie con minor integrazione sociale, con scarso appoggio della rete parentale allargata, di più recente immigrazione nel contesto della comunità locale, con riferimenti culturali diversificati. Le principali fasi cruciali della vita familiare, dove emergono dei bisogni di salute importanti, sono: l’adolescenza, la separazione ed autonomia dalla famiglia di origine e inizio della vita di coppia (convivenza e/o matrimonio), la nascita di figli, l’adolescenza dei figli, le modificazioni significative del ruolo sociale (inizio dell’attività lavorativa, cambiamento di lavoro, pensionamento), la morte dei genitori o di altre persone significative della cerchia familiare, la separazione/divorzio, l’uscita dei figli dalla famiglia, l’assunzione di nuovi ruoli familiari (suoceri, nonni, …). Le situazioni di bisogno possono essere rappresentare in tre macro aree integrate tra loro, come evidenziato nella seguente tabella. tabella n. 1: situazioni di patologia distintamente per macro aree. ambiente sociale conflittualità di coppia e familiare patologie fisiche malattie sessualmente trasmissibili abuso, maltrattamenti e violenze sterilità sui minori trascuratezza familiare abortività spontanea difficoltà di integrazione tra culture e stili di vita diversi (mediazione natimortalità culturale) ambienti familiari multiproblematici stili educativi e cure parentali inadeguate 131 patologie mentali disturbi relazionali nevrotici lievi) (disturbi L’analisi del sistema di offerta Il servizio di consultorio familiare La mission Il consultorio familiare è un servizio di assistenza, sostegno e consulenza al singolo ed alla famiglia, individuata come nucleo portante della comunità locale, il cui benessere è il risultato di un equilibrio dinamico tra fattori sanitari, psicologici, sociali ed affettivi. Le prestazioni vengono erogate nel rispetto della riservatezza, della dignità e della libertà della persona umana, senza distinzione di sesso, razza, religione, lingua, condizioni personali e sociali. Le finalità del servizio sono: - fornire l’assistenza sanitaria, psicologica e sociale per la preparazione alla maternità ed alla paternità responsabili, sia biologica che adottiva; assicurare l’assistenza psicologica e sociale per i problemi della coppia e della famiglia; intervenire, in collaborazione con gli organi giudiziari, nelle situazioni di tutela minorile, in linea con quanto previsto dalla carta dei diritti del bambino dell'ONU; mettere in atto tutte le necessarie procedure operative nel campo della tutela della nascita e della prevenzione delle situazioni patologiche collegate all’evento nascita; intervenire in collaborazione con le risorse territoriali e con programmi mirati nel settore della prevenzione e promozione della salute; intervenire con attività di formazione, sostegno e cura dei nuclei familiari. La sfida più grande è quella di evolvere da servizio di consulenza generica a servizio per la famiglia: lavorare con le famiglie, affiancandole nei momenti cruciali delle loro tappe, promuovendo situazioni di benessere relazionale. La famiglia rappresenta l’organismo primario della comunità e i meccanismi che la generano e la fanno evolvere sono allo stesso tempo delicati e complessi. Affiancarsi al ciclo vitale della famiglia e offrire uno spazio e un luogo in cui attivare risorse in alcuni momenti importanti di evoluzione (nascita e adolescenza dei figli, relazioni affettive intrafamiliari, crisi di coppia, malattie gravi, istituzionalizzazione dei genitori anziani, lutti, …). Nel dettaglio, la prospettiva futura del servizio di consultorio familiare è quella di sviluppare i seguenti aspetti: - - sussidiarietà con la comunità locale: Il consultorio familiare è tanto più radicato nella comunità locale ed elemento importante per incrementare i livelli di benessere sociale e familiare della comunità locale, quanto più riesce a promuovere lo sviluppo delle risorse di aiuto e di mutuo-aiuto, tra cui il progetto affido ed il progetto tutori costituiscono chiari esempi di questa funzione di promozione territoriale; consulenza breve sul caso in situazioni critico-problematiche che si presentano nel corso della normale evoluzione delle famiglie quali grave lutto di una persona cara, figlio adolescente con problemi di dipendenza/autonomia dalla famiglia, coppia in crisi, un 132 - figlio adolescente con particolari problematiche, presenza di un anziano che diventa nonautosufficiente o demente con conseguente compromissione delle relazioni familiari tra conviventi o nella famiglia estesa, sostegno alla famiglia con malati terminali; promozione del benessere con consulenze brevi di gruppo nelle fasi cruciali del percorso familiare, quali gravidanze, corsi pre parto, corsi post parto, accompagnamento in gruppo durante le varie fasi della vita; prestazioni di alta specialità nella presa in carico di situazioni e bisogni specifici, quali terapie familiari, terapie di coppia ecc.; risposta alle richieste di tutela sanitaria nelle diverse situazioni connesse alla vita della famiglia: tutela di una vita sessuale serena (educazione alla sessualità, contraccezione), tutela nelle fasi procreative, tutela nella sessualità adolescenziale e nella menopausa. Inoltre, interventi volti alla prevenzione dei disagi fisici e psicologici della donna e della coppia legati alla menopausa e un’attenzione al benessere riproduttivo delle donne straniere attraverso interventi di informazione e prevenzione”. Le prestazioni Le macro aree d’intervento dei servizi consultoriali si possono così riassumere: - fornire l'assistenza psicologica e sociale per la preparazione alla maternità ed alla paternità responsabili, sia biologica che adottiva, e per i problemi della coppia e della famiglia; intervenire, in collaborazione con gli organi giudiziari, nelle situazioni di tutela minorile; mettere in atto tutte le necessarie procedure operative nel campo della tutela della nascita e della prevenzione delle situazioni patologiche collegate all’evento nascita; intervenire in collaborazione con le risorse territoriali e con programmi mirati nel settore della prevenzione e promozione della salute; intervenire con attività di formazione, sostegno e cura dei nuclei familiari. Rientrano, inoltre , nelle prestazioni dei servizi di consultorio familiare; - - la visita ginecologica: questa prestazione viene erogata a tutte le donne che ne fanno richiesta. Particolare attenzione viene data ai controlli preventivi. Per le situazioni patologiche conclamate è necessario rivolgersi ad altri servizi; il certificato di interruzione di gravidanza: vengono svolti i compiti previsti dalla legge 22 maggio 1978, n. 194, con consulenze mediche, psicologiche e sociali; vengono, inoltre, fornite tutte le informazioni utili alla situazione e nei casi previsti la certificazione di avvenuta richiesta di interruzione della gravidanza; il pap-test: in tutte le sedi vengono eseguiti, possibilmente contestualmente alla visita dal ginecologo. I servizi cercano di fare una “offerta attiva” di tale prestazione: non tutte le donne, infatti, prenotano un pap-test, ma lo fanno dopo che il medico ne ha spiegato la funzione preventiva. I consultori fanno parte della rete dei servizi dell’azienda coinvolti nella realizzazione del progetto” Nefertari”. Di seguito vengono riportati alcuni dati relativi alle attività e agli utenti dei servizi di consultorio familiare. 133 tabella n. 2: prestazioni ed utenti per distretto socio-sanitario, anno 2005. distretto sociosanitario n. 1 n. % distretto sociosanitario n. 2 n. % prestazioni sanitarie-dirigenti 13.284 37 6.987 prestazioni sanitarie-comparto e cooperative 2.689 8 totale prestazioni sanitarie 15.973 prestazioni psico-sociali-dirigenti totale n. % 37 20.271 37 1.513 8 4.202 8 45 8.500 45 24.473 45 7.924 22 3.606 19 11.530 21 prestazioni psico-sociali-comparto e cooperative 11.695 33 6.777 36 18.472 34 totale prestazioni psico-sociali 19.619 55 10.383 55 30.002 55 totale prestazioni 35.592 100 18.883 100 54.475 100 nuovi utenti 1.077 920 1.997 totale utenti 4.260 3.067 7.327 tabella n. 3: prestazioni erogate da dirigenti e da personale del comparto e cooperative per distretto sociosanitario, anno 2005. distretto sociosanitario n. 1 n. % distretto sociosanitario n. 2 n. % totale n. % prestazioni erogate da dirigenti 21.208 60% 10.593 56% 31.802 58% prestazioni erogate da personale di comparto e cooperative 14.384 40% 8.290 44% 22.674 42% totale 35.592 100% 18.883 100% 54.475 100% 134 tabella n. 4: minori in carico ai servizi di consultorio familiare per distretto socio-sanitario, anno 2005. distretto socio-sanitario area affido tipologia totale affidamenti eterofamiliari a tempo pieno consensuali in corso eterofamiliari diurni nell'anno 2005 eterofamiliari a tempo pieno affidamenti giudiziali in carico eterofamiliari diurni n. 1 n. 2 4 6 10 8 1 9 13 3 16 3 0 3 affidi consensuali o richieste tutele di minori stranieri a parenti tutele/curatele in carico ai responsabili dei consultori familiari nel corso del 2005 minori posti in affido al servizio sociale dall'A.G. 3 7 10 38 28 66 incarichi al servizio sociale di vigilanza e sostegno dall'A.G. 8 10 18 altri casi di tutela sociale in collaborazione con l'A.G. 13 3 16 studi di coppia conclusi nel 2005 20 11 31 post-adozioni in carico 22 18 40 pareri su adozioni in casi particolari 3 0 3 pareri espressi all'A.G. su affidamento figli in regime di separazione/divorzio 10 3 13 totale 171 122 293 adozione Le strategie di intervento Per meglio rispondere ai bisogni di salute espressi dalla comunità locale e descritti sopra, i servizi consultoriali si sono organizzati con interventi articolati in diverse aree specifiche. Inoltre, i servizi tendono ad organizzare la propria attività “per progetti”, che possono riguardare trasversalmente più aree specifiche. L’informazione, la sensibilizzazione e l’educazione alla salute Rappresentano le attività generali dei servizi di consultorio familiare. La diffusione di conoscenze scientifiche sanitarie e psico-sociali riguardanti problematiche relazionali e sessuali della coppia, del singolo e della famiglia, accresce la possibilità di una maternità e paternità responsabili e di una vita adulta e familiare stabile e soddisfacente per i componenti della famiglia. Un’attività di formazione genitoriale permette la diffusione di conoscenze educative che possano accompagnare i genitori nelle varie fasi del ciclo vitale della famiglia, contribuendo a prevenire situazioni di violenza e di abuso sui minori. Tale attività di promozione viene svolta nei diversi contesti vitali della comunità locale e in collaborazione con scuole, enti locali, associazioni, ecc.. 135 La presa in carico diretta, rivolta al singolo o al gruppo familiare Altra area d’intervento è costituita dall’assistenza e dalla presa in carico diretta, rivolta al singolo o al gruppo familiare, sotto il profilo psicologico, sociale, sanitario e legale, per problemi insorgenti dallo sviluppo psicosessuale, da rapporti di convivenza, da gravidanza o da interruzione della stessa. Sotto il profilo medico, l’intervento è centrato sul benessere della donna e del prodotto del concepimento, attraverso consulenze, visite specialistiche e controlli. Rientra, inoltre, tra i compiti dei servizi consultoriali la prevenzione dei tumori e dei fattori patologici connessi alla sessualità, alla sterilità, alla menopausa ed alla gravidanza, e la somministrazione dei mezzi necessari a promuovere e a prevenire la gravidanza stessa. Il percorso nascita Il percorso nascita comprende: - - corsi di preparazione alla nascita: vengono tenuti in n. 4 sedi consultoriali, con cicli di incontri in cui sono presenti vari specialisti (pediatra, psicologo, ostetrica ecc.). Tali corsi sono organizzati in stretta collaborazione con il progetto di “sostegno alla relazione mamma/bambino nel primo anno di vita”, che comprende l’attività di “benvenuta mamma”. In particolare, nell’ambito del progetto “il percorso nascita integrato fra ospedale e territorio”, è stata elaborata una proposta tipo di corso di preparazione al parto comune a tutto il territorio dell’unità locale socio-sanitaria e tutti i corsi di preparazione al parto si sono uniformati in tal senso. Oltre a ciò, è stata realizzata una formazione specifica nella conduzione dei corsi di preparazione al parto, cui hanno partecipato con notevole soddisfazione le ostetriche dell’ospedale e dei servizi distrettuali; l’assistenza specialistica durante la gravidanza: gli appuntamenti vanno fissati entro la tredicesime settimana di gestazione. Fin dall’inizio, vengono fissati tutti i controlli successivi con cadenza mensile; “sostegno alla relazione mamma/bambino nel primo anno di vita”: si tratta di uno specifico progetto, le cui finalità consistono nel prevenire situazioni di rischio cui possono andare incontro, nel periodo della nascita, le relazioni parentali, nonché nell’offrire spazi di ascolto e accoglienza, realizzando una presa in carico precoce se dovessero presentarsi casi limite. I punti chiave degli interventi sono la precocità dell’intervento e l’integrazione tra gli operatori con compiti diversi e appartenenti a servizi vari. L’accesso alle attività progettuali avviene tramite contatto con le educatrici, durante la degenza ospedaliera per parto, oppure con il punto di ascolto “pronto mamma” presso i servizi di consultorio familiare. La collaborazione con gli organi giudiziari Fondamentale è la collaborazione con gli organi giudiziari (tribunale dei minori ed ordinario, giudice tutelare, ecc.), in particolare per adozioni, affidi, separazioni conflittuali con presenza di minori, inserimento di minori in strutture sostitutive o integrative del nucleo familiare, devianza minorile, nonché nei casi di interruzione volontaria della gravidanza, matrimoni o violenze che interessano i minori. 136 Va ricordata l’istituzione dell’ufficio tutela sociale minorile, ubicato presso la sede di Castelfranco Veneto del servizio di consultorio familiare del distretto socio-sanitario n. 1, al quale sono state assegnate le sottoindicate funzioni di responsabilità e coordinamento in materia di tutela sociale minorile: - assicurare metodologie di intervento uniformi sul territorio dell’unità locale sociosanitaria, a fronte dei diversi bisogni espressi dai minori, ed ispirate ai migliori criteri di efficacia ed efficienza; garantire e coordinare l’assolvimento dei compiti di intervento, in particolare di quelli assegnati dagli organi giudiziari; assicurare uniformità di approccio metodologico nelle relazioni interistituzionali; assumere i provvedimenti di affidamento familiare proposti dai servizi; fungere da unico punto di riferimento per le comunicazioni con le altre istituzioni. L’équipe adozione I servizi consultoriali delle sedi di Castelfranco Veneto e di Montebelluna curano la preparazione e la valutazione della coppia aspirante all’adozione che ha fatto richiesta al tribunale per i minori. In seguito, viene seguito dagli operatori il primo periodo post-adottivo, di durata variabile (un anno per le adozioni nazionali, da uno a tre anni per le adozioni internazionali, a seconda del paese di origine del bambino). Gli interventi si svolgono con la forma del colloquio, della visita domiciliare, dell’incontro con gruppi di utenti. L’intera attività viene coordinata da un’équipe provinciale, soprattutto per quel che riguarda il calendario dei corsi di sensibilizzazione all’adozione. Oltre a ciò, nell’ambito del progetto “gruppi di sostegno alla relazione educativa per neo-genitori adottivi”, sono stati attivati due gruppi di genitori adottivi, uno a Castelfranco Veneto ed uno a Montebelluna, che effettuano incontri mensili o bimestrali; ogni gruppo è composto da n. 6/7 coppie. L’équipe affido Il progetto “affido” ha la finalità di formare famiglie o singoli idonei ad accogliere minori i cui genitori siano momentaneamente, per vari problemi, impossibilitati ad occuparsi di loro. L’équipe affido ha, nello specifico, il compito di promuovere una cultura dell’accoglienza (attraverso incontri dibattiti ecc.), reperire nel territorio famiglie disponibili, selezionare e formare queste famiglie attraverso corsi di formazione, creare una banca dati di famiglie per offrire ad ogni minore in difficoltà la famiglia maggiormente idonea, attivare momenti di équipe funzionale con gli operatori del territorio per individuare, in base alle situazioni, i possibili abbinamenti. Il progetto tutori Avviato per iniziativa della Regione del Veneto, il progetto prevede la formazione di tutori volontari per minori. Il progetto consta di diversi livelli di coordinamento (regionale, provinciale, locale a livello di unità locale socio-sanitaria). Negli ultimi mesi del 2004, è stata realizzata l’attività progettuale, di preparazione e di pubblicizzazione, il cui esito ha consentito di realizzare, a partire dai primi mesi del 2005, l’attività formativa. 137 Il consultorio giovani Tale progetto, attivato in forma sperimentale da alcuni anni presso il servizio di consultorio familiare del distretto socio-sanitario n. 2 di Montebelluna, è stato oggetto di uno specifico finanziamento regionale, grazie al quale è stato potenziato ed esteso al consultorio familiare del distretto socio-sanitario n. 1 di Castelfranco Veneto. Il progetto si rivolge all’utenza giovanile, offrendo consulenze ed interventi relativi principalmente agli aspetti affettivi e sessuali. Il consultorio giovani ha sviluppato le seguenti fasi: - ideazione e creazione di volantini pubblicitari per sensibilizzare il territorio sulla nascita del progetto; distribuzione del materiale informativo agli enti interessati e coinvolti nell’attività con i giovani; realizzazione di conferenze stampa ed articoli pubblicati sulla stampa locale; ideazione e realizzazione di un sito web; costruzione di una rete con gli altri servizi dell’unità locale socio-sanitaria n. 8; consulenza alle agenzie territoriali che operano con gli adolescenti (scuole, centri di aggregazione giovanile, parrocchie, centri sportivi); collaborazione con le équipes consultoriali; ideazione e realizzazione di progetti di educazione sessuale e relazionale affettiva nelle scuole superiori; attività di consulenza ginecologica agli adolescenti; attività di consulenza psicologica agli adolescenti ed ai loro genitori; ideazione e organizzazione di un convegno a tema in collaborazione con il consultorio giovani di Conegliano e Treviso, che ha coinvolto gli analoghi progetti presenti nel territorio regionale. La mediazione familiare È un percorso per la riorganizzazione delle relazioni familiari in vista o in seguito alla separazione od al divorzio: è un ambito che i servizi stanno cercando di implementare, visto l’aumento di separazioni conflittuali che vedono i figli come vittime, potendo contare su alcuni operatori consultoriali che hanno conseguito una specializzazione ad hoc in questo ambito di intervento. Il sostegno alla relazione genitoriale del tossicodipendente Si tratta di un progetto, avviato nel 2004 e andato a regime nel 2005, che coinvolge l’équipe del servizio per le tossicodipendenze, dei consultori familiari e del dipartimento materno-infantile. Nella prima fase di realizzazione del progetto, si sono tenuti incontri interservizi, nel corso dei quali sono stati sviluppati i seguenti contenuti: - presentazione reciproca e confronto sulle metodologie di intervento nelle situazioni di utenti, su problematiche di dipendenza da sostanze in attesa di un figlio o neo-genitori; analisi delle caratteristiche d’intervento comuni nelle diverse équipe; analisi di alcune situazioni problematiche di utenti, per la condivisione di strategie; focalizzazione dei contenuti del previsto protocollo di lavoro. 138 La specializzazione delle équipe Come già descritto, all’interno dei consultori esistono numerose funzioni che vengono assegnate a specifico personale. La modalità organizzativa vede il coinvolgimento di tutti gli operatori, ciascuno per la propria professionalità, nei compiti istituzionali dei consultori. In generale, gli operatori dedicano a ciò una parte del proprio tempo lavorativo, dedicandone un’altra parte alla realizzazione di una o più funzioni specifiche, qui richiamate: area prevenzione - educazione alla salute; progetto madre-bambino; consultorio giovani; percorso nascita; progetti legge n. 285 del 28 agosto 1997; formazione future coppie; famiglia e genitorialità - équipe adozioni; équipe affido; spazio neutro; mediazione familiare; tutela minorile - progetto tutori; progetto “La Via Postumia”; progetto Azimut relativo ai minori stranieri non accompagnati; tutela minori. I protocolli di collaborazione I protocolli di collaborazione interni all’unità locale socio-sanitaria sono i seguenti: - protocollo sul percorso nascita (che coinvolge i servizi di consultorio familiare, le unità operative ospedaliere di ostetricia e ginecologia e pediatria ed i pediatri di libera scelta); protocollo sul progetto mamma-bambino (che coinvolge i servizi di consultorio familiare, il dipartimento di prevenzione, le unità operative ospedaliere di ostetricia e ginecologia e pediatria ed i pediatri di libera scelta); collaborazioni per l’educazione alla salute con l’ufficio per l’educazione e la promozione della salute, in particolare per quanto riguarda il piano annuale di interventi nelle scuole; collaborazione con il servizio di neuropsichiatria infantile per la tutela sociale minorile (collaborazione da trasformare in protocollo operativo); gli interventi del consultorio familiare in materia di tutela delle lavoratrici madri (che devono diventare oggetto di un protocollo operativo che coinvolge i servizi di consultorio familiare ed il dipartimento di prevenzione); 139 - progetti condivisi con il servizio per le tossicodipendenze; progetti condivisi con il servizio riabilitativo per alcolisti; progetti condivisi con l’ambulatorio adolescenti giovani adulti; collaborazioni con i centri di salute mentale; integrazione con le progettualità realizzate nell’ambito dei piani territoriali attuativi della legge n. 285 del 28 agosto 1997. L’organizzazione La struttura organizzativa dei servizi di consultorio familiare vede la presenza di un consultorio familiare per ciascun distretto socio-sanitario, articolati nelle seguenti sedi: - distretto socio sanitario n. 1 sedi di Castelfranco Veneto ed Asolo; distretto socio-sanitario n. 2 sedi di Montebelluna, Giavera del Montello e Valdobbiadene. In ogni sede è presente una équipe multidisciplinare che lavora in maniera autonoma sia nella programmazione che nella presa in carico dell’utenza, oltre a contribuire alla realizzazione di progetti specifici. Gli operatori dei consultori collaborano funzionalmente con altri operatori interni ed esterni all’unità locale socio-sanitaria per la realizzazione di progetti diversificati. I metodi e i processi produttivi prevedono che le prestazioni degli operatori dei consultori vengano fornite per appartenenza territoriale e su appuntamento. Le richieste che arrivano al consultorio vengono accolte da un operatore che fa da filtro e, a seconda della tipicità della richiesta, può attivare la collaborazione dell’équipe multidisciplinare. Per una buona espansione dei processi produttivi nel settore dei servizi consultoriali è fondamentale l’attività di front-office che, oltre a fissare gli appuntamenti richiesti, costituisce il punto di riferimento per il primo contatto dell’utenza. Trattandosi di utenza spesso problematica, il primo contatto assume una valenza estremamente delicata. Gli operatori, rappresentati da assistenti sociali, psicologi, educatori ed, in parte, ostetriche (ad esempio visite domiciliari puerperali), si programmano autonomamente la propria attività. In sede di équipe (nelle riunioni formali o con scambi tra colleghi) vengono concordati gli interventi e le prese in carico nei casi che richiedono l’intervento di più operatori contemporaneamente. Le attività di educazione alla salute e di promozione vengono concordate e programmate in sede di riunione di équipe. L’uniformità degli interventi e le modalità di approccio alle problematiche comuni ai due ambiti distrettuali sono oggetto delle riunioni di inter-équipe. 140 Le attività comunali a favore dei minori, dei giovani e della famiglia Al fine di rappresentare le attività svolte dalle amministrazioni comunali a favore dei minori, dei giovani e della famiglia, si riportano di seguito, distintamente per comune, le iniziative realizzate. tabella n. 5: progetti comunali, anno 2006. comune: Altivole AREA TITOLO PROGETTO minori 1. centri estivi giovani 1. sala prove famiglia 1. gruppo genitori comune: Asolo AREA TITOLO PROGETTO giovani 1. progetto giovani 2. progetto legge regionale 28 giugno 1988, n. 29 famiglia 1. progetto politiche familiari comune: Borso del Grappa AREA TITOLO PROGETTO minori 1. CREC estate ragazzi 2. tana libera tutti giovani 1. progetto giovani famiglia 1. sportello donna 141 comune: Caerano di San Marco AREA TITOLO PROGETTO minori 1. “per un ambiente più pulito” 2. “mercatutto” giovani 1. informagiovani 2. “facilitiamo l’accesso …al mondo del lavoro” famiglia 1. “innamorarsi…non basta?” 2. “sportello famiglia” comune: Castelcucco AREA TITOLO PROGETTO minori 1. servizio civile volontario giovani 1. progetto giovani comunale 2. progetto intercomunale comune: Castelfranco Veneto AREA TITOLO PROGETTO minori 1. centro socio educativo interculturale giovani 1. giovani generativi 2. informagiovani famiglia 1. wo-men together uomini e donne insieme verso la parità 2. sportello donna 142 comune: Castello di Godego AREA TITOLO PROGETTO minori 1. 2. 3. 4. 5. centro aggregativo pomeridiano laboratorio linguistico centri aggregativi estivi progetto lettura animata “librovolando” giovani 1. 2. 3. 4. 5. consulta giovanile sala prove legge regionale 28 giugno 1988, n. 29: “giovani e comunità rigenerano i territori” agenzie delle idee spazio studio 1. 2. 3. 4. 5. 6. bando asilo progetto cernobyl progetto genitori efficaci associazione genitori lotta alla droga associazione famiglie italiane progetto incremento detrazione ici per presenze inabile 100% all’interno del nucleo famigliare famiglia comune: Cavaso del Tomba AREA TITOLO PROGETTO minori 1. centri estivi giovani 1. pensando-giovani famiglia 1. sportello donna per donne 2. i lunedì di Cavaso informa 3. in arte salus 143 comune: Cornuda AREA TITOLO PROGETTO minori 1. centri estivi 2. progetti educativi domiciliari giovani 1. 2. 3. 4. 5. 6. famiglia 1. politiche famigliari 2. sportello donna spazio aggregativi sala prove informagiovani giovani e anziani si incontrano progetto generis – percorsi di educazione all’affettività e alla sessualità progetto oltre comune: Crespano del Grappa AREA TITOLO PROGETTO minori 1. studio assistito 2. attività estive giovani 1. centro giovani “il nucleo” 2. sala prove 144 comune: Crocetta del Montello AREA TITOLO PROGETTO minori 1. centri estivi 2. progetti educativi domiciliari giovani 1. 2. 3. 4. 5. 6. famiglia 1. politiche famigliari 2. sportello donna 3. corso genitori spazio giovani studio assistito sala prove informagiovani progetto generis – percorsi di educazione all’affettività e alla sessualità progetto oltre comune: Fonte AREA TITOLO PROGETTO minori 1. 2. 3. 4. spazi “studio assistito” “tutti i bambini vanno bene a scuola” educazione socio-affettiva-sessuale per le classi v grest giovani 1. tey c famiglia 1. 2. 3. 4. corso di informatica per donne organizzato dallo sportello donna sportello donna vincere le sfide del tempo. la comunicazione in coppia auto-mutuo-aiuto per famigliari di disabili 145 comune: Giavera del Montello AREA minori TITOLO PROGETTO 1. 2. 3. centro diurno minori centri estivi progetto Giavera: giovani e comunità giovani 1. progetto generis – percorsi di educazione all’affettività e alla sessualità 2. progetto oltre 3. progetto Giavera: giovani e comunità famiglia 1. 2. progetto Giavera: giovani e comunità politiche familiari comune: Loria AREA minori TITOLO PROGETTO 1. centro estivo comune: Maser AREA TITOLO PROGETTO minori 1. centri estivi 2. campo estivo 3. supporto scolastico pomeridiano giovani 1. spazio giovani 2. progetto generis – percorsi di educazione all’affettività e alla sessualità 3. progetto oltre famiglia 1. formazione per genitori 146 comune: Monfumo AREA minori TITOLO PROGETTO 1. centro estivo comune: Montebelluna AREA TITOLO PROGETTO minori 1. 2. 3. 4. comunità educativa diurna “l’isola che c’è” “con…tatto” da ottobre 2006 “la scuola nella vita: nonni e bambini si incontrano” centri estivi comunali giovani 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. progetto generis – percorsi di educazione all’affettività e alla sessualità progetto oltre spazio aggregativi sala prove skate park gruppi di lavoro slangs lavoro di comunità famiglia 1. “politiche famigliari” 2. “pari opportunità. reciprocamente. donne e uomini in parità.ii edizione.” 3. “pari opportunità. reciprocamente. donne e uomini in parità.iii edizione comune: Nervesa della Battaglia AREA minori TITOLO PROGETTO 1. Attività estiva per alunni della scuola dell’obbligo 147 comune: Paderno del Grappa AREA TITOLO PROGETTO minori 1. “giochiamo insieme” giovani 1. servizio civile volontario 2. progetto giovani comunale 3. progetto intercomunale comune: Pederobba AREA TITOLO PROGETTO minori 1. centri aggregativi pomeridiani 2. educative domiciliari giovani 1. 2. 3. 4. famiglia 1. reti di famiglie solidali 2. sportello donna informagiovani sala prove progetto generis – percorsi di educazione all’affettività e alla sessualità progetto oltre comune: Possagno AREA TITOLO PROGETTO minori 1. centro estivo 2006 2. recupero scolastico giovani 1. progetto giovani 2. gruppi di interesse 148 comune: Resana AREA TITOLO PROGETTO minori 1. estate in gioco giovani 1. consulta giovani famiglia 1. la famiglia al centro comune: Riese Pio X AREA TITOLO PROGETTO minori 1. CREK comunale giovani 1. informagiovani famiglia 1. alimentazione e sensibilità comune: San Zenone degli Ezzelini AREA TITOLO PROGETTO minori 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. CREK comunale corso nuoto ludobus avvio alla lettura nati per leggere promozione lettura progetto Unicef “salva un bambino e dona una bigotta” giovani 1. 2. consulta giovani informagiovani famiglia 1. 2. incontri formativi sul tema la famiglia sportello donna 149 comune: Segusino AREA TITOLO PROGETTO minori 1. centri estivi 2. estate in biblioteca 3. sostegno extrascolastico giovani 1. giovani espressioni 2. percorsi di prevenzione selettiva famiglia 1. famiglie solidali comune: Trevignano AREA TITOLO PROGETTO minori 1. centro diurno”l’isola che c’è” 2. progetto interistituzionale per minori stranieri e loro famiglie 3. centri estivi giovani 1. 2. 3. 4. famiglia 1. “reciprocamente. donne e uomini in parità”, ii e iii edizione 2. “progetto interistituzionale per minori stranieri e loro famiglia” 3. “progetto nomadi informagiovani/progetto giovani “sala prove” progetto generis – percorsi di educazione all’affettività e alla sessualità progetto oltre 150 comune: Valdobbiadene AREA TITOLO PROGETTO minori 1. studio assistito 1. centri estivi 2. tana libera tutti giovani 1. amici per sempre 2. fondo regionale lotta alla droga, piano dipendenze famiglia 1. 2. 3. 4. 5. gruppo famiglia felice formazione genitori percorsi di formazione l’uso di internet, televisione, cellulare incontri per coppie comune: Vedelago AREA TITOLO PROGETTO minori 1. servizio educativo pomeridiano 2. centri estivi 3. ti piace la piscina giovani 1. punto giovani e famiglia 2. rock placet famiglia 1. punto giovani e famiglia 2. gruppo di mutuo aiuto per la rielaborazione del lutto 151 comune: Vidor AREA TITOLO PROGETTO minori 1. centri estivi 2. estate in biblioteca giovani 1. giovani espressioni 2. percorsi di prevenzione selettiva famiglia 1. famiglie solidali 2. corsi di formazione per genitori comune: Volpago del Montello AREA TITOLO PROGETTO minori 1. 2. 3. 4. centro gioco tutti i bambini vanno con piacere a scuola centri estivi l’isola che c’è giovani 1. progetto giovani 2. spazio ascolto famiglia 1. gruppo famiglie accoglienti 2. progetto pari opportunità 3. formazione genitori scuole dell’infanzia statali e paritarie 152 La legge 28 agosto 1997, n. 285, “piano triennale area minori” Negli ultimi anni, per quanto concerne le politiche per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, gli interventi di tutela e di sostegno sono entrati a far parte di una più ampia rete di servizi ed opportunità a beneficio della popolazione minorile, promosse dai singoli comuni, ma anche da aggregazioni degli stessi, sostenuti, in questo, dai finanziamenti della legge 28 agosto 1997, n. 285. Con riferimento a questo ultimo punto, il presente piano di zona dei servizi alla persona recepisce le attività previste dal programma annuale 2007, che, come indicato dalla deliberazione della giunta regionale del Veneto n. 3832 del 13 dicembre 2005, avente ad oggetto ”Fondo Regionale di intervento per l’Infanzia e l’Adolescenza”, hanno carattere di prosecuzione rispetto al precedente piano biennale. Le iniziative in questione si collocano all’interno di un contesto sociale già sensibile e ricco di opportunità a favore dell’infanzia e dell’adolescenza: in continuità con esse è stata confermata l’attenzione alle connessioni e alle alleanze del e nel territorio. Finalità condivisa, in riferimento ai minori ed agli adolescenti, è lo sviluppo della comunità locale quale luogo delle relazioni interpersonali ed intergruppi e quale opportunità per le persone e per i gruppi di trovare risposte ai propri bisogni. Il territorio, infatti, è il luogo principale della promozione del benessere e della qualità della vita, ambiti in cui si esplica la fondamentale azione preventiva dell’ente locale. Il comune di Asolo, così come individuato dalle deliberazioni regionali e confermato dalla conferenza dei sindaci dell’unità locale socio-sanitaria n. 8, è il soggetto coordinatore ed attuatore della legge 28 agosto 1997, n. 285, e, in quanto tale, gestisce il finanziamento in nome e per conto dei trenta comuni. All’interno di tale comune ha, quindi, sede la segreteria deputata agli adempimenti amministrativi e contabili previsti dalla legge. Alla conferenza dei sindaci spetta l’adozione del piano area minori, nonché la definizione dell’indirizzo politico-amministrativo per la sua elaborazione ed attuazione, anche con riferimento alle singole progettualità. Nello svolgimento di tale ruolo, la conferenza dei sindaci si avvale del gruppo tecnico amministrativo sovradistrettuale, la cui composizione è stata approvata dalla rappresentanza della conferenza dei sindaci. Fanno parte del gruppo in questione, il presidente della conferenza dei sindaci o suo delegato, il direttore dei servizi sociali dell’unità locale socio-sanitaria, un referente politicoamministrativo ed un referente tecnico per ciascuna area distrettuale, i referenti delle reti scolastiche, un referente per il centro di giustizia minorile, un referente per la federazione italiana delle scuole materne, un referente per i centri di formazione professionale, un referente per il privato sociale, i referenti dei servizi socio-sanitari interessati dalle attività del piano (servizi di consultorio familiare e servizio per l’educazione e la promozione salute, i referenti amministrativo, contabile e tecnico del piano. 153 Il gruppo tecnico amministrativo sovradistrettuale, su mandato della conferenza dei sindaci, elabora il piano territoriale e ne assicura la realizzazione ed il coordinamento interdistrettuale, con particolare attenzione al raccordo tra dimensione tecnica e dimensione politico-amministrativa. I progetti trovano attuazione attraverso l’operatività delle equipe distrettuali. Ciascuna équipe distrettuale è composta da referenti comunali, referenti per i servizi dell’area materno infantile dell’unità locale socio-sanitaria, educatori professionali impiegati nel piano area minori e referenti scolastici. Partecipano all’équipe, laddove necessario o opportuno, altre figure/operatori coinvolti in singoli e specifici progetti. In particolare, il referente comunale assicura la ricaduta dei progetti a livello locale, attivando tutte le risorse, umane e materiali, istituzionali e non, del proprio territorio. Partecipa alle riunioni dell’équipe distrettuale di riferimento per assicurare il collegamento tra le attività comunali e quelle distrettuali e per la realizzazione di attività condivise a livello intercomunale o distrettuale. Nelle attività, i referenti comunali sono coadiuvati dagli educatori professionali impiegati nel piano area minori, in particolare per quanto riguarda la realizzazione, prioritaria, delle iniziative intercomunali. Per l’anno 2007, la conferenza dei sindaci, su proposta del gruppo tecnico amministrativo sovradistrettuale, ha approvato due progetti. Il primo progetto, denominato “relazioni intergenerazionali ed educazione socioaffettiva”, in particolare attraverso le figure degli educatori professionali, prevede interventi di tipo socio-educativo e territoriale finalizzati: - all’accompagnamento dei minori e delle famiglie fragili, soprattutto in collaborazione con i servizi socio-sanitari e con i servizi sociali comunali; allo sviluppo della comunità locale, delle forme di solidarietà, di gruppi di confronto, di associazioni e di forum delle famiglie. Attenzione particolare viene data al sostegno alla genitorialità ed alla formazione di adulti significativi, soprattutto sui temi della relazione, della comunicazione, delle emozioni: a tale scopo, vengono previsti percorsi informativi, formativi e di sensibilizzazione rivolti a gruppi target. Il progetto si compone delle seguenti azioni: interventi educativi rivolti a minori e/o alle famiglie fragili, interventi educativi con la comunità e con i gruppi, interventi di promozione e manutenzione delle reti di associazionismo familiare e di altri gruppi significativi. Il secondo progetto, denominato “relazioni interculturali ed educazione alle differenze”, prevede interventi volti a sostenere le reti tra comunità, scuole e famiglie nell’ambito delle relazioni interculturali. Attraverso l’attività di mediazione linguistico-culturale, particolare attenzione e sostegno è dato all’importante ruolo delle due reti scolastiche per l’inserimento degli alunni stranieri: alle reti aderiscono già da diversi anni tutte le scuole primarie (elementari) e secondarie di 1° grado (medie) dei trenta comuni, più alcune scuole secondarie di 2° grado 154 (superiori). Con il nuovo piano, l’attività è stata estesa, in via sperimentale, anche alle scuole dell’infanzia, statali e paritarie. I mediatori linguistico-culturali realizzano interventi di accoglienza e di accompagnamento all’interno delle scuole (in collaborazione con gli insegnanti referenti) e all’interno delle attività socio-ricreative comunali rivolte ai minori ed alle loro famiglie (in collaborazione con gli operatori sociali). Il progetto favorisce anche l’avvio di gruppi donne immigrate a livello comunale, mediante la collaborazione tra enti locali e centri territoriali permanenti. tabella n. 5: progetti legge 28 agosto 1997, n. 285. descrizione secondo d.g.r. n. 3832 del 13 dicembre 2005 titolo del progetto relazioni intergenerazionali e educazione socioaffettiva (finanziamento euro 167.177,18) relazioni interculturali ed educazione alle differenze (finanziamento euro 118.257,87) - accompagnamento della genitorialità nelle diverse fasi di crescita dei figli; sostegno educativo domiciliare; promozione dell’associazionismo familiare e della rete educativa; laboratori, attività teatrali, ludico-sportive, in collaborazione tra le diverse agenzie educative del territorio, in primis la scuola. comunità, scuola, famiglia: collaborazioni tra le diverse agenzie formative del territorio; laboratori, attività teatrali, ludico-sportive, in collaborazione tra le diverse agenzie educative del territorio, in primis la scuola; promozione di diritti. 155 interventi - sostegno educativo domiciliare; preadolescenza e benessere; viaggiocoso; animazione alla lettura; progetto estate 2006; scopri la tua scuola d’infanzia; formazione genitori; in viaggio con le nostre emozioni; regalarsi le storie; gruppi donne; buon vicinato; progetto minori; autoformazione per genitori; progetto famiglia-scuola; la famiglia di fronte ai nuovi media, cineforum “la famiglia al centro”; alimentazione e sensorialità; dialoghi tra genitori; centri aggregativi pomeridiani; servizio educativo pomeridiano; centri estivi comunali. - mediazione culturale nelle scuole; mediazione culturale nelle attività socio-ricreative dei comuni; gruppi donne; percorsi formativi rivolti a operatori. - Il progetto tutori Il “progetto tutori” è un progetto promosso dall’ufficio protezione e pubblica tutela dei minori della Regione del Veneto, d’intesa con l’assessorato e la direzione dei servizi sociali della Regione del Veneto, in collaborazione con le unità locali socio-sanitarie e le relative conferenze dei sindaci. Spesso l’autorità giudiziaria, chiamata a nominare un tutore per il minore, poiché privo di un esercente la responsabilità genitoriale e quando non vi è un parente disponibile od idoneo, in molti casi nomina il sindaco oppure un suo assessore o un suo delegato. L’investimento nel progetto in questione, impegnato nell’individuazione e formazione di volontari disponibili ad assumere la tutela di minori di età, rappresenta l’occasione per rinnovare profondamente la concezione della tutela legale, che non è solo dovere delle istituzioni ma si configura sempre più come responsabilità sociale, che non è solo gestione di un eventuale patrimonio del minore ma anche rappresentanza dei suoi diritti di relazione. Attraverso l’impiego di volontari preparati, motivati e disponibili, al minore viene garantita una tutela personalizzata e meno “burocratica”, superando l’inopportuna sovrapposizione di responsabilità in capo allo stesso soggetto istituzionale, che si viene a realizzare quando la tutela viene assunta da chi ha anche la titolarità delle prestazioni assistenziali. I volontari formati vengono inseriti in una banca dati gestita dall’ufficio del pubblico tutore, che tiene contatti con l’autorità giudiziaria per rispondere alle richieste di tutto il territorio, ma con l’attenzione alla collaborazione con i promotori territoriali al fine del miglior abbinamento fra il minore ed il tutore. Infatti, “il progetto tutori” è realizzato con la collaborazione dei referenti indicati dalle unità locali socio-sanitarie e dalle conferenze dei sindaci, i cosiddetti promotori territoriali, che hanno seguito un apposito percorso formativo finalizzato allo svolgimento di tale ruolo. Il contatto con i referenti territoriali è essenziale poiché, nell’ottica della prossimità e della sussidiarietà, il minore viene maggiormente tutelato. I promotori sono fondamentali per la sensibilizzazione di volontari aspiranti tutori, per la gestione dei percorsi formativi e per l’accompagnamento dei volontari nominati dal giudice, con attività di orientamento, consulenza e monitoraggio delle loro azioni. 156 Le unità di offerta Al fine di rappresentare un quadro completo delle unità di offerta presenti sul territorio dell’unità locale socio-sanitaria n. 8, dedicate all’area minori, giovani e famiglia, in aggiunta ai servizi precedentemente descritti, si riporta una tabella riassuntiva delle stesse, precisando che l’allegato a) al presente piano di zona dei servizi alla persona contiene una descrizione più ampia delle medesime. tabella n. 6: unità di offerta area minori, giovani e famiglia. denominazione struttura comune totale posti asilo nido “La mongolfiera” Volpago del Montello 45 centro diurno "L'isola che c'è" Giavera del Montello 15 centro gioco Volpago del Montello 10 centro infanzia - "Il guscio s.n.c." Castelcucco 23 centro infanzia "Don Luigi Simeoni" Pederobba 21 comunità alloggio "Sciarada" (comunità educativa per minori) Cornuda 7 comunità di Capodarco Veneto (comunità educativa per minori) Cavaso del Tomba 6 comunità educativa diurna "Il furetto" Maser 10 comunità familiare mamma-bambino comunità "Tinny" Castelfranco Veneto 4 micronido "La casa di Alice s.a.s." Cornuda 15 nido aziendale "Nidotto" Montebelluna 30 nido aziendale "Pollicino" Castelfranco Veneto 30 nido integrato "Regina della pace" Cornuda 25 157 Nuove strutture da attivare e/o ampliare nell’area minori/giovani/famiglia (ai sensi della legge regionale 16 agosto 2002, n. 22) Si riporta, di seguito, l’elenco delle nuove unità di offerta la cui attivazione viene prevista nel corso del periodo di vigenza del presente piano di zona dei servizi alla persona: denominazione unità di offerta titolare giuridico ubicazione tipo di intervento capienza denominazione unità di offerta titolare giuridico ubicazione tipo di intervento capienza denominazione unità di offerta titolare giuridico ubicazione tipo di intervento capienza denominazione unità di offerta titolare giuridico ubicazione tipo di intervento capienza denominazione unità di offerta titolare giuridico ubicazione tipo di intervento capienza centro infanzia “Catterina Jaquillard” centro infanzia istituzione pubblica di assistenza e beneficenza “Opere Pie d’Onigo” Pederobba realizzazione del servizio per la fascia nido dai 3 mesi ai 3 anni, in aggiunta alla fascia scuola d’infanzia 3-6 anni n. 50 posti bambino per la fascia nido centro infanzia “Don Luigi Simeoni” centro infanzia istituzione pubblica di assistenza e beneficenza “Opere Pie d’Onigo” Covolo di Pederobba estensione della fascia nido dai 3 mesi ai 3 anni (attualmente il servizio è autorizzato per la fascia nido 12-36 mesi e fascia scuola d’infanzia 3-6 anni) n. 21 posti bambino per la fascia nido nido integrato nido integrato scuola materna “San Giuseppe” San Zenone degli Ezzelini realizzazione del nido integrato presso l’attuale scuola materna “San Giuseppe” n. 30-32 posti per bambini fascia nido nido integrato nido integrato scuola materna paritaria “Sacro Cuore” Ca’ Rainati di San Zenone degli Ezzelini realizzazione del nido integrato presso l’attuale scuola materna parrocchiale della frazione di Ca’ Rainati n. 30-32 posti per bambini fascia nido nido integrato nido integrato scuola materna “A. Zille e G. Sernagiotto” Selva del Montello di Volpago del Montello realizzazione del nido integrato presso l’attuale scuola materna “A. Zille e G. Sernagiotto” n. 40 posti per bambini fascia nido 158 denominazione unità di offerta titolare giuridico ubicazione tipo di intervento capienza asilo nido asilo nido comune di Loria Ramon di Loria realizzazione di nuova struttura per bambini fascia 0-3 anni n. 45 posti per bambini fascia nido denominazione unità di offerta titolare giuridico ubicazione tipo di intervento capienza micronido “La casa di Alice s.a.s.” micronido “La casa di Alice s.a.s.” Crocetta del Montello realizzazione di nuovo micronido n. 27 posti per bambini fascia nido 159 Il confronto tra bisogni e risposte e la definizione delle priorità Nel presente paragrafo viene rappresentato, attraverso l’utilizzo delle tabelle di seguito riportate, il risultato dell’analisi dei bisogni di salute, considerando le variabili relative alla dimensione fisica, mentale e socio-relazionale della stessa. Il bisogno di salute è stato inteso quale condizione negativa in una delle suddette variabili, individuata attraverso i seguenti elementi: a) patologia, b) disagio socio-relazionale, c) fattore di rischio, d) aspetto soggettivo. I bisogni che ancora non trovano una soddisfacente risposta ed avvertiti quali priorità hanno portato alla definizione di politiche di sviluppo dei livelli di salute, declinate, non solo con riferimento agli stati di evoluzione positiva delle condizioni critiche, ma anche per quanto riguarda le conseguenti necessità di intervenire sul sistema delle prestazioni (strategia sociosanitaria / sociale) e sulla organizzazione dei servizi (strategia organizzativa). Per ognuna delle suddette politiche sono state, inoltre, specificate le necessità sul piano delle risorse e del finanziamento ed individuati strumenti di controllo dello stato di attuazione delle relative azioni, con definizione di appositi indicatori di processo o di risultato. i disagi socio-relazionali 1. 2. 3. 4. 5. fragilità nel rapporto di coppia; fragilità nel rapporto genitori/figli; problematiche della sfera comportamentale nei minori e crisi della fascia adolescenziale; emarginazione del nucleo familiare dal contesto sociale; difficoltà di autonomia tra i giovani e i giovani adulti, difficoltà a trovare una occupazione idonea. gli aspetti soggettivi 1. partecipazione. i fattori di rischio 1. 2. 3. stile di vita familiare ambiguo e sregolato; famiglie con la presenza di persone tossicodipendenti, portatori di handicap o con patologie mentali; abbandono scolastico relativo alla scuola dell’obbligo. 160 I disagi soci-relazionali 1. fragilità nel rapporto di coppia problema di salute Fragilità nel rapporto di coppia che si manifesta con sempre più frequenti separazioni e divorzi, con tutto il carico di dolore e conflittualità che ne conseguono. politica della salute Riduzione delle difficoltà relazionali nella coppia, in un contesto di cultura della famiglia come piena reciprocità tra i sessi. strategia sociosanitaria/sociale Sviluppare la promozione con il coinvolgimento di famiglie non problematiche (e non solo con la famiglia debole o patologica) al fine di potenziare le risorse intrafamiliari e sviluppare le potenzialità della relazione tra famiglie e tra famiglie e comunità locale. strategia organizzativa 1. attivare progetti volti allo sviluppo ed al consolidamento di reti di famiglie informali e formali (associazionismo familiare); 2. realizzare iniziative a livello di ciascun distretto sociosanitario (corsi laici, convegni, ecc.) per la formazione e il sostegno della coniugalità in collaborazione con il consultorio familiare; 3. potenziare le attività di mediazione familiare nel distretto socio-sanitario n. 1 ed avvio delle attività presso il distretto socio-sanitario n. 2; 4. formazione specifica sul tema della mediazione familiare ad operatori dei servizi di consultorio familiare e dei comuni dell’u.l.ss. n. 8. risorse/finanziamento 1. euro 20.000 a carico dell’area sociale del bilancio dell’u.l.ss. n. 8 per un corso biennale (ottobre 2007 / settembre 2009) sulla mediazione familiare; 2. euro 16.863 a carico dell’area sociale del bilancio dell’u.l.ss. n. 8 per un assistente sociale, a partire dal 1° aprile 2008, con compiti di mediazione familiare presso il consultorio familiare del distretto socio-sanitario n. 2 per n. 18 ore settimanali. 161 indicatori di controllo 1. numero di progetti realizzati per anno a partire dal 2008: almeno n. 2 per distretto socio-sanitario; 2. numero di corsi di formazione laici realizzati per anno a partire dal 2007: n. 2 per ogni distretto socio-sanitario; 3. termine finale per l’avvio della attività di mediazione familiare nel distretto socio-sanitario n. 2: 31/03/08; 4. termine finale per la realizzazione dell’attività di formazione: 30/09/09. 162 2. fragilità nel rapporto genitori/figli problema di salute Fragilità nel rapporto genitori/figli che si manifesta nell’aumento del numero dei genitori che si sentono impreparati a supportare i figli nelle varie fasi della loro crescita: a) difficoltà a comunicare ed a interpretare esigenze generazionali diverse, b) casi di abuso e maltrattamento sia fisico che psicologico, c) casi di incuria e trascuratezza. politica della salute 1. riduzione delle difficoltà relazionali tra genitori e figli, in particolare per quanto riguarda le situazioni di trascuratezza fisica ed affettiva nei confronti dei minori; 2. riduzione dei casi di trauma da violenza, aggressività e abuso sul minore. strategia sociosanitaria/sociale 1. aumentare l’efficacia degli interventi di prevenzione con lo sviluppo del sostegno alla genitorialità mediante interventi educativi domiciliari individualizzati rivolti alle famiglie; 2. aumentare l’efficacia degli interventi di tutela. strategia organizzativa 1. realizzare iniziative per la formazione e il sostegno della genitorialità in collaborazione con il consultorio familiare; 2. migliorare il lavoro di rete tra i vari soggetti operativi sull’ambito della tutela minori, in base alle indicazioni regionali che richiedono un piano territoriale, con costruzione di un tavolo di lavoro interistituzionale e multidisciplinare per: a) stabilire buone prassi di intervento; b) definire percorsi, suddivisione di competenze e protocolli di intesa per la gestione della tutela minori; c) creare un “fondo di solidarietà” a livello di u.l.s.s. per gli inserimenti di minori in comunità; 3. pluralizzare le forme di sostegno ai minori mediante: a) attivazione di reti di famiglie solidali, con realizzazione di corsi di formazione a famiglie ed agli operatori che si occuperanno della manutenzione della rete e previsione di un coordinamento della rete stessa (il livello di coordinamento territoriale varia a seconda delle diverse situazioni); 163 b) creazione di spazi educativi diurni (nuova comunità educativa diurna Fondazione Pontello e consolidamento e potenziamento, a decorrere dal 1° gennaio 2008, comunità educativa diurna di Giavera del Montello “l’isola che c’è”, con estensione dell’utenza ai minori maggiori di 14 anni); c) ristrutturazione della comunità diurna “Il Furetto”, con creazione di un tavolo tra i comuni del distretto sociosanitario n. 1, l’u.l.ss. n. 8 e la cooperativa sociale Sonda per la stesura di convenzione e protocollo di lavoro; d) nuovi corsi di formazione per famiglie affidatarie con attivazione di un polo dell’équipe affido per il distretto socio-sanitario n. 2; 4. potenziare il lavoro di rete tra i vari soggetti operativi sull’ambito minori (scuola, servizio di integrazione scolastica, servizi di consultorio familiare, servizio di neuropsichiatria infantile, consultorio giovani, comunità educative residenziali) per una migliore e precoce segnalazione delle situazioni problematiche mediante: a) la formazione specifica degli operatori e degli insegnanti coinvolti; b) la definizione di un protocollo d’intesa, con specificazione di competenze e aree di intervento di ogni attore coinvolto; c) il potenziamento dei percorsi psico-sociali di supporto al minore ed alla famiglia di origine. risorse/finanziamento 1. euro 16.863 a carico dell’area sociale del bilancio dell’u.l.ss. n. 8 per un assistente sociale, a partire dal 1° aprile 2008, per il nuovo polo di équipe affido presso il consultorio familiare del distretto socio-sanitario n. 2 per n. 18 ore settimanali; 2. euro 170.000 per costi di investimento per la realizzazione della nuova comunità educativa diurna Fondazione Pontello, di cui euro 100.000 finanziati dalla Regione del Veneto ed euro 70.000 a carico del comune di Crocetta del Montello. Euro 96.800 per anno per costi di gestione della stessa comunità a carico dei bilanci dei comuni di residenza dei minori inseriti. Euro 84.700 per anno per costi di gestione a carico dei bilanci dei comuni di residenza dei minori inseriti per il potenziamento della comunità educativa diurna di Giavera del Montello “l’isola che c’è”; 3. euro 34.234 per anno, a partire dal 1° luglio 2008, per n. 2 educatori professionali domiciliari a part time pomeridiano per i servizi di consultorio familiare a carico dell’area sociale del bilancio dell’u.l.ss. n. 8. 4. euro 30.000 complessivi per anno, a partire dal 1° ottobre 2007, a carico dei bilanci dei comuni per n. 40 ore annue aggiuntive per l’assistente sociale di ogni comune rivolte alla 164 gestione della rete di famiglie solidali. indicatori di controllo 1. termine finale per l’attivazione del tavolo di lavoro interistituzionale e multidisciplinare: 31/10/2007; 2. termine finale per l’attivazione della nuova comunità educativa diurna Fondazione Pontello: 31/10/2007. 165 3. problematiche della sfera comportamentale nei minori e crisi della fascia adolescenziale problema di salute Le problematiche della sfera comportamentale nei minori e le crisi della fascia adolescenziale si manifestano con un aumento degli episodi di bullismo e aggressività nelle scuole e negli ambienti aggregativi, accompagnati da emulazione di stili di vita trasgressivi ed insicurezza nel rapporto con se stessi, col proprio corpo in cambiamento, con il gruppo di pari e con il mondo degli adulti. Inoltre, si assiste ad un significativo aumento delle gravidanze precoci adolescenziali che destabilizzano la normale evoluzione dell’individuo. politica della salute 1. riduzione dei fenomeni di problemi comportamentali dei minori; 2. riduzione del numero delle gravidanze precoci adolescenziali. strategia sociosanitaria/sociale 1. aumentare gli interventi di sostegno alla genitorialità rivolti a genitori di minori e adolescenti con problemi comportamentali; 2. migliorare la presa in carico da parte degli operatori sociali, scolastici e del tempo libero; 3. specializzare gli interventi di supporto educativo in spazi aggregativi ed informativi; 4. migliorare l’efficacia dell’informazione sessuale intervenendo a favore della fascia di età preadolescenziale. strategia organizzativa 1. coinvolgere il consultorio giovani nell’organizzazione di percorsi formativi rivolti ai genitori di minori ed adolescenti con problemi comportamentali; 2. integrare operatori dei progetti giovani comunali, insegnanti e psicopedagogisti delle scuole e psicologhe del servizio di integrazione scolastica dell’u.l.ss. nella gestione dei casi complessi; 3. aumentare le ore di presenza dell’assistente sociale presso i servizi di neuropsichiatria infantile nelle sedi di Valdobbiadene ed Asolo; 4. attivare incontri di gruppo periodici con la popolazione giovanile, da attuarsi nelle sedi consultoriali e nel territorio. 166 risorse/finanziamento 1. euro 16.863 per anno, a partire dal 1° settembre 2008, a carico dell’area sociale del bilancio dell’u.l.ss. n. 8 per potenziamento figura assistente sociale presso i servizi di neuropsichiatria infantile per n. 18 ore settimanali. indicatori di controllo Termine finale per la presentazione alla conferenza dei sindaci di una relazione sulle attività svolte: 31/12/2008. 167 4. emarginazione del nucleo familiare dal contesto sociale problema di salute L’emarginazione del nucleo familiare dal contesto sociale si manifesta con situazioni di perdita o precarietà del lavoro e di sradicamento ambientale in aumento. politica della salute Riduzione dei casi e dei processi di esclusione, di autoesclusione e isolamento familiare. strategia sociosanitaria/sociale 1. sviluppare la prevenzione, creando contesti e dinamiche positive e autopromozionali nelle famiglie, favorendo la maturazione di atteggiamenti di accoglienza e inclusione sociale nei contesti di vita delle famiglie a rischio di esclusione; 2. offrire una mediazione (non sostituzione) nelle relazioni tra famiglie ed enti o istituzioni (es. relazioni scuola- famiglia), favorendo l’autonomia; 3. sviluppare l’accompagnamento pedagogico e relazionale all’interno delle famiglie con disagio con la presenza di educatori professionali; 4. erogare contributi economici per sostenere le famiglie con disagio per avviare processi per la risoluzione di quei problemi che possono portare a dinamiche escludenti (es: sostenere la partecipazione dei figli ad attività sportive o socializzanti). strategia organizzativa 1. favorire l’inserimento delle famiglie a rischio di emarginazione nelle reti comunitarie, tramite accompagnamento sociale alla famiglia; 2. realizzare percorsi di sensibilizzazione e sostegno alle reti di solidarietà. risorse/finanziamento Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi. indicatori di controllo Termine finale per la presentazione alla conferenza dei sindaci di una relazione sulle attività svolte: 31/12/2008. 168 5. difficoltà di autonomia tra i giovani e i giovani adulti, difficoltà a trovare una occupazione idonea problema di salute La difficoltà di autonomia tra i giovani e i giovani adulti è fonte di significativo disagio nei confronti del mondo dei pari e di quello adulto, limita la possibilità di acquisizione di nuove competenze, è causa e conseguenza di una importante autosvalutazione. Spesso frutto e fonte di difficili o errate relazioni con i genitori e con il contesto sociale. politica della salute Riduzione delle difficoltà di autonomia tra i giovani e i giovani adulti. strategia sociosanitaria/sociale Sviluppare la promozione della partecipazione sociale, con particolare attenzione alle politiche di accesso al lavoro, alla casa, al credito, alla formazione permanente (personale e professionale). strategia organizzativa Attivare a livello sperimentale nei comuni di Montebelluna, Trevignano, Cornuda, Crocetta del Montello, Pederobba, Maser e Giavera del Montello progetti territoriali con azioni mirate alla promozione della relazione tra i giovani stessi, le istituzioni, l’imprenditoria locale e le agenzie educative/formative. risorse/finanziamento Euro 100.000 finanziate dal ministero delle politiche giovanili. indicatori di controllo Termine finale per la sperimentazione: 31/12/2007. 169 Gli aspetti soggettivi 1. partecipazione problema di salute Insufficiente grado di partecipazione delle famiglie e dei giovani all’individuazione dei propri bisogni e scarsa attivazione. politica della salute Riduzione degli ostacoli che impediscono una reale partecipazione delle famiglie nella emersione delle problematiche, nel confronto su di esse, nella presa di decisione delle azioni da intraprendere nel rapporto con i servizi e le istituzioni. strategia sociosanitaria/sociale Sviluppo dell’accompagnamento delle famiglie. strategia organizzativa 1. attivare dei percorsi formativi rivolti ad operatori del settore (pubblici e privati) su metodologie e strumenti per favorire la partecipazione delle famiglie nella relazione con i servizi/istituzioni; 2. attivare, in connessione con le famiglie, piccole azioni/strumenti in alcuni servizi della comunità; 3. valutare a livello di territorio di u.l.ss. l’attivazione delle diverse esperienze pilota e riprogettare una strategia più diffusa. risorse/finanziamento Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi. indicatori di controllo Termine finale per la presentazione alla conferenza dei sindaci di una relazione sulle attività svolte: 31/12/2008. 170 I fattori di rischio 1. stile di vita familiare ambiguo e sregolato problema di salute Lo stile di vita familiare ambiguo e sregolato si accompagna alla assenza di ruoli precisi nella famiglia e di regole educative definite. Contribuisce all’instabilità dei figli e li rende meno capaci di affrontare i problemi, di accettare i limiti e di gestire le frustrazioni. Ciò determina una difficoltà di relazione nei diversi contesti e con i coetanei con situazioni di: a) genitori non in grado di rispondere adeguatamente alle richieste dei figli, b) difficoltà comunicative e relazionali tra genitori e figli, c) mancanza di accompagnamento e rielaborazione nell’integrazione delle famiglie ricostruite. politica della salute Riduzione delle situazioni caratterizzate da uno stile di vita familiare ambiguo e sregolato. strategia sociosanitaria/sociale Attivare interventi di sostegno ai nuclei familiari per un aumento delle competenze educative dei genitori. strategia organizzativa 1. sviluppare percorsi di sostegno al nucleo familiare (interventi domiciliari) che pongano particolare attenzione agli aspetti dell’autorevolezza, della gestione della quotidianità e del senso della regola educativa; 2. attivare gruppi psico-educazionali rivolti ai genitori di nuclei in carico ai servizi. risorse/finanziamento 1. il costo dell’azione viene supportato dal potenziamento degli educatori professionali domiciliari già previsto per i servizi di consultorio familiare per quanto riguarda il tema della fragilità del rapporto genitori/figli; 2. il costo per l’attivazione dei gruppi viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi. indicatori di controllo Termine finale per la presentazione alla conferenza dei sindaci di una relazione sulle attività svolte: 31/12/2008. 171 2. famiglie con la presenza di persone tossicodipendenti, portatori di handicap o con patologie mentali problema di salute Inadeguatezza familiare a seguito della presenza di persone tossicodipendenti, portatori di handicap o con patologie mentali, che porta all’isolamento del nucleo familiare, centrato sui bisogni del membro in difficoltà. politica della salute Riduzione delle situazioni di inadeguatezza familiare. strategia sociosanitaria/sociale 1. migliorare la presa in carico congiunta da parte dei servizi specialistici; 2. aumentare le competenze familiari nell’affrontare patologie quali tossicodipendenza, portatori di handicap o patologie mentali; 3. sviluppare la prevenzione dei fenomeni di isolamento di questi nuclei familiari. strategia organizzativa 1. potenziare l’offerta formativa con incontri di sostegno con i singoli nuclei e percorsi di auto-mutuo aiuto rivolta a nuclei familiari che si trovano in queste situazioni; 2. elaborare percorsi di rete fra i servizi (protocollo d’intesa) per una più adeguata presa in carico; 3. sviluppare percorsi di accompagnamento all’interno dei nuclei familiari per prevenire situazioni di isolamento; 4. attivare e consolidare gruppi di auto-mutuo aiuto di sostegno alle famiglie. risorse/finanziamento Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi. indicatori di controllo Termine finale per la presentazione alla conferenza dei sindaci di una relazione sulle attività svolte: 31/12/2008. 172 3. abbandono scolastico relativo alla scuola dell’obbligo problema di salute Nel territorio di riferimento si registra una situazione ancora significativa di casi di abbandono scolastico relativo alla scuola dell’obbligo. politica della salute Riduzione dei casi di abbandono scolastico relativi alla scuola dell’obbligo. strategia sociosanitaria/sociale Sviluppare l’attività di prevenzione anche per una presa in carico precoce dei casi a rischio. strategia organizzativa 1. promuovere collegamenti e incontri tra scuola e servizi per segnalare “minori a rischio di abbandono scolastico” e minori che già hanno abbandonato la scuola per ridurre le cause di non integrazione scolastica e per progettare interventi di coinvolgimento delle famiglie; 2. approfondire i percorsi di collegamento nel passaggio “scuola-lavoro” in collaborazione con le istituzioni scolastiche ed il Centro per l’Impiego. risorse/finanziamento Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi. indicatori di controllo Termine finale per la presentazione alla conferenza dei sindaci di una relazione sulle attività svolte: 31/12/2008. 173 AREA POVERTÀ ED EMARGINAZIONE Breve profilo dell’area povertà ed emarginazione La scelta di inserire per la prima volta nella programmazione locale la tematica della povertà ed emarginazione è significativa di una attenzione delle istituzioni alle conseguenze dei processi di trasformazione del contesto socio-economico che interessano anche aree del nord est, conosciuto come ambito del benessere diffuso. Diversamente dagli altri campi di intervento dei servizi alla persona (disabilità, minori, anziani, salute mentale, dipendenze) che hanno più storia, questa tematica, per il suo carattere di “novità” presenta non poche difficoltà nell’intraprendere un lavoro di analisi puntuale. Un primo approccio dovrebbe, pertanto, cercare di chiarire le caratteristiche e le dimensioni del fenomeno, relativamente al territorio, con riferimento ai concetti di povertà assoluta e di povertà relativa desumibili dalle indagini statistiche nazionali. Altra riflessione si impone sul binomio povertà/emarginazione, da declinare in tutte le sue dimensioni e significati che si collocano ben oltre l’ambito strettamente economico. Esistono, fino ad oggi, scarse fonti informative che permettano di descrivere e quantificare il fenomeno attraverso dati oggettivi e statisticamente rilevanti. La consapevolezza che, comunque, vi sia un numero sempre maggiore di persone e di famiglie che si trovano in situazioni di difficoltà economiche e di povertà relazionali, è sempre più percepita dalle istituzioni pubbliche e private che operano nel campo del sociale sul territorio dell’unità locale socio-sanitaria n. 8. Ad esse arrivano richieste di aiuto da parte di soggetti che nel recente passato non rientravano in questa area di bisogno. Si tratta di un fenomeno complesso che il più delle volte non emerge con forza ma tende a rimanere in un contesto sommerso, difficilmente intercettabile dai servizi che di conseguenza non riescono a dare risposte adeguate, secondo i principi di giustizia ed equità sociale. La difficoltà da affrontare è quindi legata alla rilevazione del trend di questo fenomeno ed alla identificazione precisa della composizione del target, considerando che questa utenza non necessariamente è in carico ai servizi socio-sanitari. Il carattere sommerso del fenomeno è dovuto anche ai diversi motivi che portano spesso le persone in condizione di povertà a non chiedere sostegno: isolamento, solitudine, povertà culturale, mancanza di strumenti e competenze per accedere ai servizi, rassegnazione, vergogna, ecc.. Alla luce di queste considerazioni si ritiene opportuno concentrare l’attenzione, in particolare, sulle cosiddette “nuove povertà”, cioè sulle situazioni che interessano persone singole (anziani, persone adulte espulse dal contesto lavorativo, madri sole, giovani adulti inoccupati o precari di lungo periodo, minori abbandonati, ecc.) o nuclei familiari che, a seguito di episodi improvvisi nella vita quotidiana o a seguito di un aggravamento di 174 situazioni già disagiate, si trovano a vivere in condizioni economiche e socio-relazionali di grave privazione. Molte sono le segnalazioni che provengono da quelle realtà territoriali che maggiormente sono a contatto con questo tipo di utenza, quali Caritas, banchi alimentari, i quali riferiscono che, mentre qualche anno fa chi si rivolgeva a loro erano persone conosciute e con delle caratteristiche abbastanza codificabili, ora ci sono nuclei familiari che non riescono a trovare una serenità economica. Segnali preoccupanti arrivano anche da operatori pubblici e privati che operano nell’ambito del disagio abitativo. Pur in mancanza di informazioni dettagliate sui fattori che determinano tale disagio e sull’incidenza dello stesso nelle diverse categorie “a rischio”, è evidente l’aggravarsi progressivo del fenomeno e l’estensione della vulnerabilità abitativa a fasce della popolazione fino ad oggi non coinvolte. Risulta, comunque, del tutto evidente la stretta relazione tra i fattori di disagio abitativo per le categorie “deboli” evidenziate (anziani soli, giovani coppie, immigrati, famiglie monogenitoriali, famiglie monoreddituali, etc.) e i più ampi processi di impoverimento e di marginalizzazione precedentemente citati. Sulle cause che hanno determinato questa situazione sociale si possono individuare diversi fenomeni macro: mancanza sempre maggiore di reti sociali adeguate attorno ad un nucleo familiare; trasformazione del mercato del lavoro; un mercato della casa che ha portato i costi a livelli insostenibili; una crisi sempre più evidente del modello socio-economico che non è più in grado di garantire continuo sviluppo ed attutire le situazioni di disagio e di marginalità. La situazione attuale presenta l’emergere di situazioni che rappresentano un quadro di vulnerabilità, come rischio di povertà, che necessità di una particolare attenzione sia da parte delle istituzioni che di tutti gli attori sociali attivi nelle comunità locali. Questa attenzione, sia a livello programmatico che operativo, può rappresentare un salto di qualità dalla fase di delega all’assistenza caritatevole e di beneficenza alla fase della pianificazione degli interventi di contrasto alla povertà ed alla emarginazione come fattori di promozione dei diritti di cittadinanza. Un progetto di sistema In considerazione della natura sostanzialmente nuova dell’area di bisogno considerata, si ritiene necessario adottare un progetto di sistema basato sulla istituzione ed attivazione, entro il 31 maggio 2007, di un tavolo di coordinamento, costituito da non più di dodici persone, nominato dall’esecutivo della conferenza dei sindaci e presieduto dal presidente della conferenza stessa o da un suo delegato. Tale tavolo di coordinamento ha il compito di approfondire gli aspetti progettuali necessari alla realizzazione delle politiche della salute di seguito riportate, presentando alla conferenza dei sindaci una proposta di dettaglio di attuazione delle stesse. 175 In particolare, viene prevista una rilevazione dei servizi, delle relative attività e dei conseguenti costi che i diversi soggetti istituzionali e non del territorio hanno attivato a favore dell’area povertà ed emarginazione, contemplando anche la possibilità di istituire un gruppo tecnico di lavoro, a decorrere dal 1° ottobre 2007, costituito da un esperto coordinatore di ricerca sociale ed altri tre operatori. La durata di questa analisi e del gruppo sarà di sei mesi, con un impegno orario di n. 10 ore settimanali del coordinatore e n. 20 ore settimanali degli altri operatori, con una spesa complessiva di 30.000 euro. L’obiettivo principale di questo gruppo di lavoro è quello di fare una analisi e pervenire ad una proposta di ottimizzazione dei servizi e delle risorse esistenti ma non omogenei, in modo tale da dare struttura ed organizzazione alle diverse prestazioni già in essere sul territorio. L’attivazione del sopraindicato tavolo di coordinamento deve rappresentare la prosecuzione delle positive collaborazioni avviate nell’ambito del gruppo di lavoro costituitosi per la fase istruttoria per la stesura del nuovo piano di zona dei servizi alla persona 2007/2009. Il confronto tra bisogni e risposte e la definizione delle priorità Nel presente paragrafo viene rappresentato, attraverso l’utilizzo delle tabelle di seguito riportate, il risultato dell’analisi dei bisogni di salute, considerando le variabili relative alla dimensione fisica, mentale e socio-relazionale della stessa. Il bisogno di salute è stato inteso quale condizione negativa in una delle suddette variabili, individuata attraverso i seguenti elementi: a) patologia, b) disagio socio-relazionale, c) fattore di rischio, d) aspetto soggettivo. I bisogni che ancora non trovano una soddisfacente risposta ed avvertiti quali priorità hanno portato alla definizione di politiche di sviluppo dei livelli di salute, declinate, non solo con riferimento agli stati di evoluzione positiva delle condizioni critiche, ma anche per quanto riguarda le conseguenti necessità di intervenire sul sistema delle prestazioni (strategia sociosanitaria / sociale) e sulla organizzazione dei servizi (strategia organizzativa). Per ognuna delle suddette politiche sono state, inoltre, specificate le necessità sul piano delle risorse e del finanziamento ed individuati strumenti di controllo dello stato di attuazione delle relative azioni, con definizione di appositi indicatori di processo o di risultato. i disagi socio-relazionali 1. 2. 3. disagio abitativo; precarietà lavorativa; isolamento relazionale ed affettivo. i fattori di rischio 1. pregiudizio, forme di intolleranza e di discriminazione. 176 I disagi socio-relazionali 1. disagio abitativo problema di salute La situazione abitativa presenta situazioni estreme di mancanza di alloggio a situazioni in cui spesso gli spazi a disposizione sono fatiscenti, inidonei dal punto di vista igienico-sanitario ed ambientale. I costi sono spesso insostenibili e si verificano anche situazioni speculative. Si registra un aumento degli sfratti per morosità, con un mercato della casa caratterizzato da forme di discriminazione. politica della salute Riduzione del disagio abitativo con possibilità di un alloggio adeguato a costi sostenibili. strategia sociosanitaria/sociale Favorire percorsi di accesso all’abitare per i soggetti in condizione di disagio. strategia organizzativa 1. effettuare una analisi di studio tra enti competenti di settore (Ater, comuni, terzo settore, ecc.) che si occupano delle tematiche legate all’abitare e all’accesso alla casa; 2. perfezionare e promuovere strumenti di settore atti a favorire l’immissione sul mercato di alloggi a canone “calmierato”(canone concordato, etc.) e la promozione delle buone prassi; 3. organizzare ed analizzare le situazioni e gli strumenti esistenti; 4. stipulare convenzioni con risorse del territorio per l’attivazione di servizi informativi, di orientamento e accompagnamento relativi all’abitare; 5. costituire un tavolo di lavoro tecnico/politico per individuare strumenti e processi per lo sviluppo di politiche abitative in favore di soggetti deboli; 6. sviluppare interventi di coordinamento e di programmazione delle attività del volontariato per quanto riguarda in particolare la prima accoglienza e gli interventi di prima necessità; 7. revisionare le procedure ed i criteri per l’erogazione dei contributi economici finalizzati alla prima casa; 177 8. progettare ed attivare una “agenzia di intermediazione sociale all’abitare”, quale strumento innovativo per un approccio integrato al problema abitativo delle fasce deboli, con lo scopo di: - attivare un sportello di consulenza e orientamento all’abitare; - ricercare alloggi a canone “sociale”; - gestire l’accoglienza di breve periodo; - sviluppare la mediazione sociale all’abitare; - promuovere l’accesso a mutui; - favorire l’accesso a microprestiti per l’affitto e l’acquisto; - gestire direttamente il patrimonio immobiliare pubblico/privato; - identificare e promuovere strumenti condivisi atti a favorire l’immissione nel mercato di alloggi a canone calmierato (es. locazione a canone concordato); - promuovere e realizzare interventi innovativi di social housing (autocostruzione etc). risorse/finanziamento 1. euro 20.000 per il triennio a carico del bilancio dei comuni per la realizzazione delle strategie organizzative di cui ai punti da n. 1 a n. 7; 2. euro 35.000 per anno, a partire dal 1° ottobre 2007, a carico del bilancio dei comuni per n. n. 1 coordinatore e n. 1 operatore entrambi a tempo parziale per la progettazione ed attivazione della agenzia di “intermediazione sociale all’abitare”. indicatori di controllo Termine finale per presentare alla conferenza dei sindaci una relazione descrittiva della situazione del territorio e delle azioni realizzate: 31/12/2008. 178 2. precarietà lavorativa problema di salute La situazione lavorativa si caratterizza per situazioni di disoccupazione o sottoccupazione, di lavoro nero senza garanzie e tutele, di carenza di tutela nei contratti atipici (ammortizzatori sociali), con conseguente difficoltà ad individuare prospettive a lungo termine (progetti di vita). politica della salute Riduzione del disagio lavorativo in un contesto di occupazione legale con maggior possibilità di inserirsi nel mercato del lavoro e di poter individuare prospettive di vita a lungo termine. strategia sociosanitaria/sociale Favorire l’inserimento lavorativo dei soggetti deboli. strategia organizzativa 1. attivare normative di settore per affidamento diretto alle cooperative sociali di tipo B; 2. realizzazione del progetto promosso dai consorzi “Intesa” e “In Concerto” per sviluppare le opportunità di lavoro a favore delle persone in situazione di precarietà lavorativa; 3. favorire sinergie con risorse territoriali che si occupano di lavoro (centri per l’impiego, agenzie interinali, ecc.) con sviluppo di protocolli di intesa; 4. favorire forme di riqualificazione attraverso formazione mediante collaborazione con enti di formazione professionale; 5. favorire forme di riqualificazione attraverso formazione per le donne, con attivazione di sportelli informativi e di orientamento con personale qualificato; 6. costituire un tavolo di lavoro tecnico/politico per l’individuazione di strumenti e processi mirati allo sviluppo di politiche lavorative in favore di soggetti deboli (trattasi dello stesso tavolo previsto per il disagio abitativo). risorse/finanziamento Si utilizzano le risorse già indicate a favore della politica relativa al disagio abitativo. 179 indicatori di controllo 1. numero di convenzioni di appalto con cooperative sociali di tipo B in ogni comune entro il triennio di vigenza del piano: almeno n. 1; 2. percentuale di incremento degli inserimenti lavorativi rispetto al target di utenza entro il triennio di vigenza del piano: almeno il 5%. 180 3. isolamento relazionale ed affettivo problema di salute Si rilevano situazioni di esclusione dalla vita attiva che producono un “tempo vuoto”, con assenza di autoaiuto e di supporto del vicinato. Un maggiore spostamento delle persone per lavoro determina situazioni di sradicamento dal proprio contesto socio-relazionale. I tempi di vita e soprattutto di lavoro non permettono la costruzione e il rafforzamento delle reti sociali. politica della salute Riduzione delle situazioni di isolamento relazionale ed affettivo. strategia sociosanitaria/sociale Favorire l’integrazione sociale dei soggetti a rischio di emarginazione. strategia organizzativa 1. sviluppare forme di conoscenza e confronto tra tutte le realtà del territorio che operano nel settore dell’emarginazione e povertà attraverso la costituzione di un tavolo di lavoro tecnico/politico; 2. sviluppare interventi di coordinamento e di programmazione delle attività del volontariato. risorse/finanziamento Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi. indicatori di controllo Termine finale per la messa a regime delle attività: 31/03/2008. 181 Gli aspetti soggettivi 1. domanda inespressa problema di salute Incapacità di individuare, codificare ed esprimere i bisogni. politica della salute Riduzione delle situazioni di incapacità ad individuare, codificare ed esprimere i bisogni. strategia sociosanitaria/sociale Sviluppo dell’attività di supporto nei confronti dei soggetti deboli. strategia organizzativa Implementare una attività di rete tra i servizi sociali professionali. risorse/finanziamento Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi. indicatori di controllo Termine finale per presentare alla conferenza dei sindaci una relazione descrittiva della situazione del territorio: 31/12/2008. 182 2. difficoltà di accesso ai servizi problema di salute Si registrano situazioni di scarsa conoscenza delle possibilità offerte dai servizi presenti nel territorio, accompagnati anche da atteggiamenti di pudore e vergogna nel manifestare la richiesta di aiuto politica della salute Migliorata conoscenza dei servizi territoriali con riduzione del pudore e vergogna nel manifestare la richiesta di aiuto. strategia sociosanitaria/sociale 1. sviluppare l’attività di informazione sulle possibilità assistenziali offerte dalla rete dei servizi; 2. sviluppare l’accompagnamento dei soggetti target alla rete dei servizi. strategia organizzativa Attivare lo sportello integrato. risorse/finanziamento Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi. indicatori di controllo Termine finale per l’attivazione dello sportello integrato: 31/12/2007. 183 I fattori di rischio 1. pregiudizio, forme di intolleranza e di discriminazione problema di salute Esistono persone non inseribili in categorie specifiche che spesso sono soggette a forme di espulsione ed isolamento da tutti i contesti della società (ex detenuti, vittime di tratta, ecc). politica della salute Riduzione del pregiudizio e delle forme di intolleranza e discriminazione nei confronti di categorie deboli quali ex detenuti e vittime di tratta. strategia sociosanitaria/sociale Sviluppare le attività di sensibilizzazione sociale. strategia organizzativa Realizzare collaborazioni con le associazioni di volontariato. risorse/finanziamento Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi. indicatori di controllo Termine finale per presentare alla conferenza dei sindaci una relazione descrittiva della situazione del territorio: 31/12/2008. 184 AREA IMMIGRATI Breve profilo dell’area immigrati Negli ultimi anni si è verificato un costante incremento della popolazione straniera, tanto che dagli ultimi dati in possesso risulta che: - - facendo il confronto tra residenti totali e residenti stranieri nell’unità locale sociosanitaria n. 8, l’incidenza media è passata da 4,40% nell’anno 2000 a 9,13% nel 2005; il numero dei minorenni stranieri sul totale dei minorenni presenti nel territorio è passato da 6,12% nell’anno 2000 a 12,95% nel 2005, è, quindi, raddoppiato; nelle scuole dell’obbligo la percentuale media dei minori stranieri frequentanti rispetto al totale della popolazione scolastica è pari al 15,80% nelle aree di Asolo, Montebelluna e Valdobbiadene, mentre in quella Castelfranco Veneto è di circa il 12%; in particolare l’area pedemontana (comuni di Crespano del Grappa, Fonte, San Zenone degli Ezzelini, Asolo) registra i picchi più alti di presenze rispetto alla percentuale media; per quanto riguarda la nazionalità degli immigrati, si è riscontrato negli ultimi anni un incremento della popolazione di origine asiatica e dell’est-Europa; si sta, inoltre, riscontrando la tendenza alla parificazione tra la presenza numerica di uomini e donne; rimane, infine, aperta la questione relativa alla presenza di stranieri irregolari ed alle conseguenze che ne derivano, sia per l’aspetto lavorativo che per quello sociale. Il costante aumento della popolazione straniera nel territorio richiede azioni trasversali che favoriscano l’integrazione e la partecipazione e che garantiscano il raggiungimento della piena parità giuridica di diritti e doveri con la comunità locale. Pertanto, il presente piano intende, da un lato, potenziare gli interventi già attivati e, dall’altro, promuovere la messa in rete dei vari soggetti pubblici e privati che, a vario titolo, possono concorrere alla progettazione ed alla realizzazione di interventi mirati al miglioramento delle interazioni interpersonali e sociali tra popolazione locale e popolazione immigrata. Un progetto di sistema In considerazione della natura sostanzialmente nuova dell’area di bisogno considerata, si ritiene necessario adottare un progetto di sistema basato sulla istituzione ed attivazione, entro il 31 maggio 2007, di un tavolo di coordinamento, costituito da non più di dodici persone, nominato dall’esecutivo della conferenza dei sindaci e presieduto dal presidente della conferenza stessa o da un suo delegato. Tale tavolo di coordinamento ha il compito di approfondire gli aspetti progettuali necessari alla realizzazione delle politiche della salute di seguito riportate, presentando alla conferenza dei sindaci una proposta di dettaglio di attuazione delle stesse. 185 In particolare, viene prevista una rilevazione dei servizi, delle relative attività e dei conseguenti costi che i diversi soggetti istituzionali e non del territorio hanno attivato a favore dell’area immigrati, contemplando anche la possibilità di costituire uno staff tecnico, composto da 3 persone a tempo parziale e da un consulente, che lavori in stretto raccordo con il suddetto tavolo di lavoro. Le tre persone dovrebbero essere tecnici che già lavorano (e quindi già conoscono le risorse esistenti) nel territorio dell’unità locale socio-sanitaria n. 8, con incarichi specifici retribuiti. E’ prevedibile un costo complessivo per il triennio di euro 15.000,00 a carico dei comuni. L’attivazione del tavolo di coordinamento in questione deve rappresentare la prosecuzione delle positive collaborazioni avviate nell’ambito del gruppo di lavoro costituitosi per la fase istruttoria per la stesura del nuovo piano di zona dei servizi alla persona 2007/2009. Il confronto tra bisogni e risposte e la definizione delle priorità Nel presente paragrafo viene rappresentato, attraverso l’utilizzo delle tabelle di seguito riportate, il risultato dell’analisi dei bisogni di salute, considerando le variabili relative alla dimensione fisica, mentale e socio-relazionale della stessa. Il bisogno di salute è stato inteso quale condizione negativa in una delle suddette variabili, individuata attraverso i seguenti elementi: a) patologia, b) disagio socio-relazionale, c) fattore di rischio, d) aspetto soggettivo. I bisogni che ancora non trovano una soddisfacente risposta ed avvertiti quali priorità hanno portato alla definizione di politiche di sviluppo dei livelli di salute, declinate, non solo con riferimento agli stati di evoluzione positiva delle condizioni critiche, ma anche per quanto riguarda le conseguenti necessità di intervenire sul sistema delle prestazioni (strategia sociosanitaria / sociale) e sulla organizzazione dei servizi (strategia organizzativa). Per ognuna delle suddette politiche sono state, inoltre, specificate le necessità sul piano delle risorse e del finanziamento ed individuati strumenti di controllo dello stato di attuazione delle relative azioni, con definizione di appositi indicatori di processo o di risultato. i disagi socio-relazionali 1. 2. 3. 4. 5. disagio abitativo; disagio lavorativo; emarginazione ed autoemarginazione; difficoltà di integrazione scolastica; emarginazione delle donne. gli aspetti soggettivi 1. conoscenza e capacità di orientamento ai vari servizi presenti nel territorio. 186 I disagi socio-relazionali 1. disagio abitativo problema di salute Si manifesta nella diffidenza della popolazione locale nei confronti degli immigrati, nelle speculazioni, nella scarsa qualità degli alloggi a fronte di costi elevati e nel sovraffollamento delle abitazioni. politica della salute Diminuzione della diffidenza da parte della popolazione locale. strategia sociosanitaria/sociale 1. sviluppare l’attività di formazione/informazione sulle regole condominiali; 2. sviluppare le azioni di mediazione di conflitti. Incaricare un operatore specializzato per tutto il territorio di riferimento dell’u.l.ss. n. 8 per realizzare e coordinare le attività di formazione-informazione relative all’abitare, in particolare: strategia organizzativa a) momenti di formazione all’abitare diretti alla popolazione straniera; b) mappatura delle zone abitative a rischio; c) traduzione materiale informativo; d) formazione agli amministratori condominiali alla relazione interculturale; e) utilizzo dei mediatori linguistico culturali e associazioni immigrati per mediazione di conflitti; f) attività di portierato sociale con finalità di prevenzione e mediazione del conflitto in condomini e/o quartieri; g) partecipazione alla rete per l’integrazione abitativa prevista nell’area emarginazione e povertà. risorse/finanziamento Euro 10.000,00 per anno, a decorrere dal 1° gennaio 2008, a carico dei comuni per l’incarico all’operatore specializzato. indicatori di controllo Termine iniziale per le attività di informazione e formazione: 01/02/2008. 187 2. disagio lavorativo problema di salute Si assiste a difficoltà relative alla cultura del lavoro (conoscenza diritti-doveri), al lavoro sommerso e relativi rischi, alla formazione ed all’addestramento, all’assenza di una rete di sostegno in caso di perdita del lavoro con conseguente rischio di povertà. politica della salute Riduzione del rischio di povertà dovuta a disoccupazione. strategia sociosanitaria/sociale Avviare una presa in carico specifica per i casi più gravi. strategia organizzativa Sviluppare una collaborazione tra servizi sociali di base e centri per l’impiego per le situazioni di grave disagio sociale mediante l’adozione di un protocollo d’intesa per la presa in carico di situazioni socialmente rilevanti (azioni trasversali a più aree). risorse/finanziamento Il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi. indicatori di controllo Termine finale per la stipula del protocollo: 31/12/2009. 188 3. emarginazione ed autoemarginazione problema di salute Si rilevano difficoltà reciproche di interazione tra la popolazione locale e gli immigrati, mancando ancora una vera cultura della partecipazione e delle forme di rappresentanza, proposte e spazi di condivisione. Lo sradicamento e le continue migrazioni creano destabilizzazioni e fanno nascere difficoltà di relazione con le agenzie del territorio (scuole, servizi). politica della salute Riduzione delle situazioni di difficoltà reciproche di interazione tra popolazione locale e immigrati. strategia sociosanitaria/sociale 1. offrire spazi idonei per momenti di incontro per le associazioni di immigrati (sale riunioni, ecc) e favorire l’integrazione e la partecipazione della popolazione immigrata alla vita locale; 2. offrire incontri di formazione e sensibilizzazione su tematiche interculturali rivolti a tutta la popolazione. strategia organizzativa 1. l’ente locale individua spazi idonei da mettere a disposizione delle associazioni di immigrati, previa accettazione da parte delle stesse, dei regolamenti per l’accesso e l’utilizzo dei locali; 2. organizzare incontri specifici con esperti in collaborazione con le università popolari e/o altre associazioni. risorse/finanziamento 1. spazi individuati da ogni singolo ente locale; 2. euro 4.000 per il triennio a carico dei comuni ed eventuale accesso ai fondi del centro servizi volontariato. indicatori di controllo Numero di incontri annui a partire dal 2008: n. 4. 189 4. difficoltà di integrazione scolastica problema di salute Si riscontrano problemi linguistici, difficoltà di dialogo tra scuola e famiglie, aumento dell’abbandono scolastico in particolare nel passaggio dalle scuole medie inferiori a quelle superiori, difficoltà d’inserimento degli alunni stranieri nei diversi momenti dell’anno scolastico. I minori stranieri trovano difficoltà nell’orientamento ai percorsi scolastici successivi alle scuole medie inferiori ed alla formazione professionale. In qualche comune del territorio il numero degli alunni stranieri presenti nelle classi è molto alto e diversi genitori italiani chiedono di spostare i loro figli in altre scuole per paura di abbassare la qualità della proposta formativa con il rischio di creare scuole ghetto. politica della salute 1. riduzione della difficoltà di dialogo tra scuola e famiglia; 2. diminuzione dell’abbandono scolastico e del relativo rischio di emarginazione e devianza nell’età dell’adolescenza; 3. diminuzione del sovraffollamento dei minori stranieri nelle scuole pubbliche; 4. aumento della frequenza dei minori stranieri alle scuole materne. strategia sociosanitaria/sociale 1. sviluppare l’attività di informazione e di mediazione culturale; 2. potenziare le attività extrascolastiche con particolare riguardo agli adolescenti stranieri; 3. adottare strategie di mediazione culturale per l’inserimento nelle scuole materne; 4. erogare contributi economici per l’integrazione delle rette per l’inserimento nelle scuole materne. strategia organizzativa 1. organizzare incontri informativi sul funzionamento della scuola e dei servizi collegati (mense, trasporti, contributi regionali) coinvolgendo i mediatori culturali; 2. organizzare attività extrascolastiche (centro diurno, studio assistito, centri giovani) rivolte a ragazzi sia italiani che stranieri, con la collaborazione di mediatori culturali, educatori professionali, biblioteche, associazioni sportive, volontariato; 190 3. studiare il fenomeno emergente del sovraffollamento dei minori stranieri nelle scuole pubbliche con indagine specifica sulle scuole interessate al fenomeno da parte della rete scolastica; 4. introdurre l’utilizzo del mediatore culturale anche per le scuole materne; 5. rivedere i regolamenti comunali dei comuni del territorio di riferimento dell’u.l.ss. n. 8 per l’erogazione dei contributi economici. risorse/finanziamento 1. il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi; 2. euro 25.000 annui a carico dei bilanci dei comuni per n. 2 educatori di strada a tempo parziale che collaborino con gli educatori già presenti nei vari servizi del territorio con un’attenzione particolare all’integrazione degli adolescenti stranieri nelle varie attività esistenti e nei luoghi di ritrovo (bar, oratori, associazioni sportive, centri giovani, centri diurni, consulte giovanili….); 3. il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi; 4. il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi; 5. il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi; indicatori di controllo 1. numero incontri informativi per anno a partire dal 2008: n. 8; 2. numero iniziative extrascolastiche per anno a partire dal 2008: n. 8; 3. termine finale per la presentazione alla conferenza dei sindaci di una relazione: 31/12/2008; 4. termine finale per l’introduzione del mediatore culturale: 31/12/2008; 5. termine finale per la revisione dei regolamenti comunali: 31/12/2008. 191 5. emarginazione delle donne problema di salute La condizione della donna straniera è soggetta a maggiore disagio e fragilità nei vari ambiti sociali, in particolare se è sola e/o con figli minori, spesso per l’assenza di reti familiari di sostegno. Questo fattore condiziona l’autonomia della donna ed il sostegno nei momenti di crisi (es. perdita del lavoro, malattie). politica della salute Riduzione del disagio e della fragilità della donna straniera nei vari ambiti sociali, in particolare se sola e/o con figli minori in assenza di reti familiari di sostegno. strategia sociosanitaria/sociale 1. promuovere iniziative di aggregazione e partecipazione alla vita sociale locale; 2. sviluppare la formazione e le attività di accompagnamento che favoriscano l’autonomia della donna; 3. sviluppare le attività di sensibilizzazione e formazione per famiglie per promuovere reti a vari livelli per sostegno, appoggio e reciproco aiuto. strategia organizzativa 1. potenziare e diffondere gruppi di socializzazione per le donne in tutto il territorio dell’u.l.ss. n. 8, coinvolgendo anche donne italiane (gruppi donne organizzati in collaborazione con il CTP) mediante un protocollo d’intesa tra u.l.ss. n. 8 e CTP per la messa a disposizione di esperti (in particolare pediatri e ginecologi) per incontri informativi rivolti alle donne straniere; 2. diffondere corsi di lingua italiana, di economia domestica, di cucina e di formazione per badanti; 3. avviare una specifica collaborazione con l’équipe affidi dell’u.l.ss. n. 8. risorse/finanziamento 1. il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi; 2. euro 15.000 per il triennio a carico del bilancio dei comuni da destinare ai CTP di Asolo, Castelfranco Veneto e Montebelluna per la diffusione in tutto il territorio dei corsi di lingua italiana ed accesso ad eventuali bandi provinciali e regionali; 192 3. il costo delle attività viene sostenuto con l’utilizzo di risorse già a disposizione della rete dei servizi. indicatori di controllo 1. numero gruppi di socializzazione per anno a partire dal 2008: n. 15; 2. numero di corsi di lingua realizzati nel 2009: n. 15; 3. termine finale per avviare la collaborazione con l’équipe affidi dell’u.l.ss. n. 8: 31/03/2008. 193 Gli aspetti soggettivi 1. conoscenza e capacità di orientamento ai vari servizi presenti nel territorio problema di salute Si registrano difficoltà a reperire informazioni sui servizi e le opportunità del territorio, in particolare per quanto riguarda il sapere dove e a chi rivolgersi. politica della salute Migliorata conoscenza e capacità di orientamento ai vari servizi presenti sul territorio. Sviluppare le attività di segretariato sociale, assistenza e consulenza per pratiche amministrative e legali, in particolare su: strategia sociosanitaria/sociale strategia organizzativa a) orientamento ed informazione sul territorio; b) informazione sull’ingresso e soggiorno in Italia; c) assistenza nella predisposizione di pratiche burocratiche relative al rinnovo del permesso di soggiorno, alla carta di soggiorno ed al ricongiungimento familiare; d) mediazione dei conflitti; e) consulenza (ai migranti ed agli enti pubblici e privati) su: passaporto, ingresso nel territorio e visti, espulsioni, riconoscimento dello status di rifugiato politico, permessi umanitari, tutela dei minori e delle donne straniere, matrimonio misto o tra stranieri, circolazione automobili, iscrizione anagrafica dello straniero, accesso al mondo del lavoro, trattamento del lavoratore, lavoro autonomo, inserimento scolastico, riconoscimento titoli, assistenza sanitaria acquisto e riconoscimento della cittadinanza, locazione e vendita di immobili. Creare e diffondere su tutto il territorio dell’u.l.ss. n. 8 un modello istituzionalizzato di “sportello immigrati” reso operativo da personale con qualificazione socio-giuridica che lavora in collegamento con i servizi sociali comunali, i servizi dell’u.l.ss. e le scuole, la prefettura e la questura, con previsione di un modello di convenzione unica per la diffusione dello stesso in tutto il territorio. 194 risorse/finanziamento Euro 23.000 per anno a carico dei comuni che attualmente non sostengono la spesa per lo “sportello immigrati” (il costo complessivo annuo è di 140.000 euro di cui 114.000 già sostenuti dai n. 24 comuni che sono convenzionati con la cooperativa sociale “Una casa per l’Uomo”). indicatori di controllo Termine finale per l’attivazione dello “sportello immigrati”: 31/12/2008. 195 IL FINANZIAMENTO DELLE ATTIVITÀ Nell’allegato b) al presente piano di zona dei servizi alla persona, vengono riportati i costi di gestione e di investimento generati dalla realizzazione delle diverse strategie organizzative previste dalle politiche della salute assunte nell’ambito delle aree tematiche (anziani, dipendenze, disabili, immigrati, minori, giovani e famiglia, povertà ed emarginazione, salute mentale). Tale valutazione è stata fatta anche per l’anno 2010, al fine di consentire una adeguata pianificazione dei costi al termine di vigenza del triennio 2007-2009, di riferimento del piano in questione. L’analisi consente di evidenziare l’incidenza dei costi di gestione e di investimento non solo con riferimento all’area sanitaria e sociale del bilancio dell’unità locale socio-sanitaria n. 8 ma anche per quanto riguarda i bilanci dei singoli comuni. In particolare, relativamente al valore della quota capitaria versata dai singoli comuni all’unità locale socio-sanitaria n. 8 per la gestione dei servizi territoriali, confermato per l’anno 2007 il valore già previsto di euro 20,00, nella tabella seguente viene riportata, in forma riassuntiva, l’incidenza dei costi aggiuntivi determinati dal piano di zona dei servizi alla persona 2007-2009 e le determinazioni assunte di incremento del valore della quota capitaria nel periodo di riferimento. tabella n. 1: costi aggiuntivi e quota capitarla 2007/2010 anno costi aggiuntivi per abitante rispetto al 2007 (euro) incremento della quota capitaria rispetto al 2007 (euro) confronto 2008 1,34 1,00 - 0,34 2009 2,18 2,00 - 0,18 2010 2,98 3,00 + 0,02 n.b.: l’elaborazione è stata effettuata con riferimento alla popolazione dell’unità locale socio-sanitaria n. 8 al 31 dicembre 2006 pari a 242.302 abitanti. L’incremento del valore della quota capitaria deve accompagnarsi ad azioni di miglioramento dell’efficienza nell’utilizzo delle risorse al fine di assicurare l’equilibrio di bilancio. Per consentire una visione generale dei costi sostenuti dall’unità locale socio-sanitaria n. 8 per i servizi territoriali, si riporta un quadro riepilogativo, relativo all’anno 2005, distintamente per livelli di assistenza e con evidenza anche del diverso finanziamento, tratto dall’ultimo bilancio di esercizio certificato. 196 SERVIZI SOCIO-SANITARI - BILANCIO D'ESERCIZIO 2005 Bilancio sanitario Totale Valore Area disabili - territoriale - integrazione scolastica - semiresidenziale - CEOD - CERD - struttura intermedia - CLG, CDM - residenziale Area anziani - territoriale - semiresidenziale - residenziale Area dipendenze - territoriale - semiresidenziale - residenziale Area salute mentale - territoriale - semiresidenziale - residenziale - attività di ricovero Area materno-infantile TOTALE (1) (2) (3) (4) (5) % 15.261.210 100,0% Valore 9.664.268 % 63,3% Bilancio sociale Valore % 5.596.942 36,7% 4.212.411 100,0% 2.882.770 68,4% (11) 1.329.641 31,6% (1) 1.976.411 100,0% 7.094 0,4% (2) 1.969.317 99,6% (2) 7.021.188 100,0% 4.744.275 67,6% 2.276.913 32,4% 2.861.005 3.070.757 133.255 956.170 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 1.976.435 2.092.384 0 675.456 69,1% (3) 68,1% (4) 0,0% 70,6% (6) 884.570 978.374 133.255 280.714 30,9% 31,9% 100,0% 29,4% 2.051.200 100,0% 2.030.129 99,0% (12) 21.071 29.160.961 100,0% 28.965.322 99,3% 195.639 5.341.181 100,0% 5.145.542 96,3% (13) 195.639 404.677 100,0% 404.677 100,0% (14) 0 23.415.103 100,0% 23.415.103 100,0% (15) 3.731.090 100,0% 3.728.588 99,9% 2.319.182 99,9% (16) 2.502 239.015 100,0% (17) 0 1.170.391 100,0% 1.170.391 9.014.520 100,0% 8.937.051 100,0% (18) 99,1% 3,7% (8) 0,0% 100,0% 0,1% (9) 0,0% 0 0,0% 77.470 0,9% 3.093.470 100,0% 3.016.000 97,5% (19) 77.470 1.498.577 100,0% 1.498.577 100,0% (20) 0 0,0% 2.685.365 100,0% 2.685.365 100,0% (21) 0 0,0% 1.737.108 100,0% 1.737.108 100,0% (22) 0 0,0% 2.646.856 100,0% 1.819.691 68,7% (23) 827.165 59.814.638 100,0% 53.114.920 88,8% 6.699.718 (6) 0,0% 0,1% 100,0% (5) 0,7% 0 239.015 (4) 1,0% (7) 2.502 2.321.685 (3) 2,5% (9) 31,3% (10) 11,2% sono inclusi in questa voce i contributi dati ai disabili (legge 162/1998; contributi per attività di tempo libero a favore di persone disabili, ecc.), il costo del servizio di integrazione lavorativa, del centro di formazione professionale di Fonte e parte del costo dell’equipè centrale del servizio per l’handicap dell’età adulta; costo relativo al servizio di integrazione scolastica e sociale dei disabili; costo delle convenzioni per la gestione dei centri educativi occupazionali diurni (Asolo, Valdobbiadene, Montebelluna, Castelfranco Veneto, Giavera del Montello, Pederobba), costo degli utenti presso il centro disabili gravi di Piombino Dese; costo dei centri educativi residenziali diurni di Biadene di Montebelluna (a gestione diretta) e di Castelfranco Veneto (in convenzione); costo della struttura intermedia (a gestione diretta); 197 (6) (7) (8) (9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16) (17) (18) (19) (20) (21) (22) (23) costo della convenzione per la gestione del centro disabili motori di Castelfranco Veneto, dei centri di lavoro guidato (Montebelluna, Vedelago, Castelcucco) e del centro diurno di Pederobba; costo della comunità alloggio “Casa Maria Adelaide”; contributi per progetto “Sollievo”; costo delle borse di lavoro per tirocini; quota sociale dei servizi di consultorio familiare (progetto affido, inserimento minori stranieri in comunità residenziali, attività di mediazione culturale; parte del costo di assistenti sociali ed educatori, ecc.); costo dei servizi di neuropsichiatria infantile e parte del costo dell’equipè centrale del servizio per l’handicap dell’età adulta; costo delle RSA per disabili di Pederobba e Castelfranco Veneto, delle comunità alloggio “Casa Giulia Martini” di Giavera del Montello e “Casa Maria Adelaide” di Vidor, delle comunità residenziali extra u.l.ss. (es. istituto “Gris” di Mogliano Veneto); costo dei servizi di assistenza domiciliare; costo dei centri diurni per anziani presso alcune case di riposo (Pederobba, Montebelluna, Selva del Montello, Castelfranco Veneto); costo delle case di riposo, dei nuclei di RSA per anziani, dei nuclei stati vegetativi; costo del servizio tossicodipendenze e del servizio riabilitativo per alcolisti, costo del piano dipendenze; costo del centro occupazionale diurno per tossicodipendenti di Castelfranco Veneto e del centro educativo occupazionale diurno/centro di lavoro guidato per alcolisti di Vallà di Riese Pio X; costo della comunità terapeutica per alcolisti di Castelfranco Veneto (a gestione diretta) e delle convenzioni con le comunità terapeutiche per tossicodipendenti (ubicate extra u.l.ss.); costo dell’attività ambulatoriale dei servizi psichiatrici territoriali (es. day hospital territoriali); costo dei centri educativi occupazionali diurni/centri di lavoro guidato di Crocetta del Montello, Vedelago e Castelfranco Veneto; costo del centro diurno a gestione diretta di Montebelluna; costo della RSA per psichiatrici di Valdobbiadene, di “Casa Candiani” a Valdobbiadene, della comunità terapeutica residenziale protetta di Valdobbiadene, delle altre comunità terapeutiche ubicate extra-u.l.ss., delle persone alloggiate negli appartamenti protetti; costo del servizio psichiatrico di diagnosi e cura; quota sanitaria dei servizi di consultorio familiare (prestazioni ambulatoriali, prestazioni consultoriali medico specialistiche alle donne, ai minori, alla coppia e alla famiglia, mediazione familiare, ecc.). Nella tabella seguente, viene evidenziato il finanziamento dell’area sociale del bilancio di esercizio 2005 dell’unità locale socio-sanitaria n. 8, distintamente per comuni e regione, tenendo presente che tale ripartizione è stata effettuata con criteri di proporzionalità. 198 FINANZIAMENTO PER COPRIRE I COSTI Comuni Area disabili - territoriale - integrazione scolastica - semiresidenziale - CEOD - CERD - struttura intermedia - CLG, CDM - residenziale Area anziani - territoriale - semiresidenziale - residenziale Area dipendenze - territoriale - semiresidenziale - residenziale Area salute mentale - territoriale - semiresidenziale - residenziale - attività di ricovero Area materno-infantile TOTALE Regione 3.800.311 669.992 1.444.611 1.670.251 86,2% 648.884 717.695 97.751 205.921 14,7% 16,3% 2,2% 4,7% 235.685 260.679 35.505 74.794 0,4% 0,0% 5.614 195.639 195.639 0 0 2.502 2.502 0 0 77.470 77.470 0 0 0 13,8% 220.390 15.457 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 606.774 15,2% 32,8% 37,9% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 4.407.085 100,0% di cui: indistinto 1.796.632 78,4% 659.649 28,8% 524.706 22,9% 606.662 26,5% 1.163.254 140.978 471.770 545.458 80,82% 10,3% 11,4% 1,5% 3,3% 211.908 234.379 31.923 67.248 0,2% 0,0% 5.048 0 0 0 0 2.435 2.435 0 0 75.387 75.387 0 0 0 9,6% 198.156 13,77% 2.292.633 100,0% 1.439.232 100,0% 8,5% 8,5% 0,0% 0,0% 0,1% 0,1% 0,0% 0,0% 3,4% 3,4% 0,0% 0,0% 199 di cui: vincolato 9,80% 482.930 71,72% 482.930 71,72% 32,78% 0,00% 37,90% 14,72% 16,29% 2,22% 4,67% Altri ricavi 83,54% 0,00% 150.449 35.741 52.936 61.205 0,00% 0,00% 0,00% 0,00% 23.778 26.299 3.582 7.546 13,20% 14,60% 1,99% 4,19% 0,35% 0,00% 0,00% 0,00% 190.380 28,28% 190.380 28,28% 0,00% 0,00% 19,85% 29,39% 33,99% 5,24% 0,00% 0,00% 0,00% 0,00% 0,00% 0,00% 0,00% 566 5.259 5.259 0 0 67 67 0 0 2.082 2.082 0 0 0 0 0,00% 22.235 12,35% 673.310 100,0% 180.092 100,0% 0,00% 0,17% 0,00% 0 0,00% 0,17% 0,00% 0,00% 0,00% 0,00% 0,00% 5,24% 0 0,00% 0,31% 2,92% 2,92% 0,00% 0,00% 0,04% 0,04% 0,00% 0,00% 1,16% 1,16% 0,00% 0,00% 0,00%