PASQUALINO SETTEBELLEZZE di Lina Wertmüller
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PASQUALINO SETTEBELLEZZE di Lina Wertmüller
PASQUALINO SETTEBELLEZZE di Lina Wertmüller Prima proiezione 14 agosto 1975 Pasqualino Frafuso Pedro Concettina Comandante Hilde Madre di Pasqualino Francesco Don Raffaele Avvocato Socialista Dottoressa Caroline Totonno “18 carati” Kapò Sorelle di Pasqualino Soggetto e sceneggiatura Fotografia Scenografia e costumi Montaggio Musiche Giancarlo Giannini Fernando Rey Elena Fiore Shirley Stoler Ermelinda De Felice Piero Di Iorio Enzo Vitale Lucio Amelio Roberto Herlitzka Bianca Doriglia Palmi Francesca Marciano Mario Conti Barbara Valmorin Lina Sasso Anna Rechinuzzo Giovannella Gentile Lina Wertmüller Tonino Delli Colli Enrico Job Franco Fraticelli Enzo Jannacci Regia Lina Wertmüller Produzione Medusa Ci.ca Distribuzione Medusa Distribuzione Don Raffaele A Napoli, verso la fine degli anni Trenta, Pasqualino detto “settebellezze” è un giovane guappo in cerca di un’impresa da compiere che gli assicuri rispettabilità tra la malavita napoletana. Affronta l’uomo che ha trasformato sua sorella Concetta da sciantosa in prostituta, e dopo averlo ucciso, ne fa a pezzi il cadavere che, suddiviso in due valigie, spedisce in due città diverse. Scoperto e processato gli è riconosciuta l’infermità mentale ed è condannato a dodici anni di manicomio criminale. Ne esce come volontario, allo scoppio della seconda guerra mondiale. In fuga dalla Russia, insieme all’amico Francesco, finisce in un lager nazista. Per salvarsi finge di amare la kapò, una donna mastodontica e gelida. E in questa orrenda logica finisce col dover ammazzare il suo amico. Liberato dagli alleati torna in una Napoli irriconoscibile, dove trova tutte le sorelle dedite alla prostituzione, e così pure la sua piccola fidanzata. Pasqualino, d’ora in poi, sarà come un morto che sopravvive insensatamente (n. d. r.). “Uno spettacolo strenuo e grottesco, terribile e triviale, la fosca tragedia del lager concepito come un ex voto dantesco, la torrida sceneggiata partenopea assumono una bizzarra, speculare complementarietà dove il comico e lo scalmanante, il raccapricciante e l’atroce si saldano in un querulo girone” (F. Savio, Triviale, terribile Wertmüller, Prima visione, 24 dicembre 1975). “Le scenografie di Enrico Job, interpretando in un’unica cifra visiva, pur con strappi apparenti, i manicomi, le prigioni, la guerra e la vita dei ‘bassi’, svelano, e quasi commentano, la misura stessa del film” (G. L. Rondi, Pasqualino Settebellezze, Il Tempo, 24 dicembre 1975). “Il lavoro dello scenografo Enrico Job culmina nell’invenzione del campo di sterminio, un fabbricato altissimo e spoglio, un ambiente disumano, lontano dalla terra, dagli alberi, dalla luce del sole” (R. Ghiotto, Pasqualino Settebellezze, Il Giornale d’Italia, 27 dicembre 1975). “Scenografie eccellenti di Enrico Job” (A.Vald, Giannini diretto dalla Wertmüller, Stampa Sera, 27 dicembre 1975). The scene is Naples in the late thirties. Pasqualino, known as “Seven Beauties”, is a young crook looking for an exploit to perform that will assure him respectability in the eyes of the Neapolitan criminal underworld. He confronts the man who has transformed his sister from a singer into a prostitute, kills him, chops the body into pieces, packs it into two suitcases and sends it off to two different cities. He is discovered and tried, it is conceded that he is mentally ill, and he is sentenced to twelve years in an hospital for the criminally insane. He is allowed out at the outbreak of the Second World War, as a volunteer. Fleeing from Russia together with his friend Francesco, he ends up in a Nazi concentration camp. In order to save himself, he pretends to be in love with the overseer, an enormous, frigid woman. In order to keep up this horrible pretence he ends up having to kill his friend. Freed by the allies, he returns to a Naples which is unrecognizable, where he finds all his sisters engaging in prostitution, and even his young girlfriend. From now on, Pasqualino’s existence will be a numb, living death (ed.). “The film is at the same time bold and grotesque, terrible and trivial.The dark tragedy of the concentration camp portrayed like an ex voto out of Dante and the torrid Neapolitan set take on a bizarre, symmetrical complementary quality in which the comic and the distressing, the spine-chilling and the atrocious fuse into a querulous refrain” (F. Savio, Triviale, terribile Wertmüller, Prima visione, 24 December 1974). “Enrico Job’s sets, which interpret mental hospitals, prisons, the war and life in the Neapolitan slums in a single visual style (albeit with noticeable deviations), reveal the film’s scope and almost comment on it” (G. L. Rondi, Pasqualino Settebellezze, Il Tempo, 24 December 1975). “The work of art director Enrico Job culminates in his invention for the death camp, a very tall, naked building, an inhuman environment, far from grass, trees or the light of the sun” (R. Ghiotto, Pasqualino Settebellezze, Il Giornale d’Italia, 27 December 1975). “Excellent set design by Enrico Job” (A.Vald, Giannini diretto dalla Wertmüller, Stampa Sera, 27 December 1975). 27
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