shalom sette 2
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7 SETTIMANALE שבועון SHALOMשלום EBRAISMO INFORMAZIONE CULTURA Obama pensa ad un summit con Netanyahu e Abbas FEBBRAIO 2013 • SHEVAT 5773 L’agenda dei colloqui sara’ “complessa” e “complicata”, si parlera’ di processo di pace, minaccia nucleare iraniana e crisi in Siria. Obama ha aggiunto, “che l’avvio del suo secondo mandato e l’instaurazione di un nuovo governo in Israele sono un buon momento per la visita”. 1 CSM: la memoria non basta: ci vuole anche una legge contro le discriminazioni e la xenofobia FOCUS 22 SHEVAT 5773 S A B A T O FEBBRAIO 02 Museo Macro Testaccio di Roma: al via la mostra 'Israel now' – Israele reinventa il futuro IN MOSTRA FINO AL 17 MARZO, OPERE DI 24 ARTISTI CHE RACCONTANO IL NOSTRO FUTURO R oma ospita 'Israel now - Reinventing the future', una delle piu' importanti mostre d'arte contemporanea su Israele realizzate in Europa nel 2013: una piattaforma culturale trasversale, multidisciplinare, capace di riflettere il dinamismo di una cultura che affonda le proprie radici in una spiritualita' millenaria. Il progetto, strutturato attorno a una selezione di ventiquattro artisti israeliani provenienti da esperienze e generazioni diverse, vuole aprire molteplici sguardi sul futuro, per offrire una possibile concezione alternativa della produzione e della fruizione artistica. 'Israel now' rimarrà aperta al pubblico fino al 17 marzo. Presentata dal Macro e prodotta da Glocal project consulting, partner Drago, la mostra e' sostenuta dall'Ambasciata d'Israele in Italia e dalla Fondazione Italia Israele per la cultura e le arti, che con questo progetto inaugura le proprie attivita'. E' patrocinata dal ministero degli Affari esteri, Regione Lazio, Provincia di Roma e Roma Capitale-Assessorato alle Politiche culturali e Centro storico, Comunita' ebraica di Roma, Ucei e Centro ebraico italiano. La mostra ha ottenuto la medaglia di Il percorso espositivo si suddivide in grandi insiemi, all'interno dei quali ogni artista illustra la propria visione di futuro reinventato. Nahum Tevet, ad esempio, reinventa il futuro dell'oggetto e della forma mettendo in discussione valenza estetica e consistenza di ogni elemento della sua installazione. Michal Rovner, attraverso la sua video installazione, indaga il futuro dell'essere umano sotto forma di ricerca scientifica. Ofri Cnaani si affida alla videoarte per riprogrammare nuove forme di identita' religiosa, accostandole alla memoria ed al passato. Yael Bartana con la sua trilogia video e Adi Nes con le sue fotografie offrono allo spettatore un'affascinante panoramica su spaccati politico-sociali futuri e futuribili. Pensare nuovi confini e nuove identita' geografiche e' l'obiettivo di Yehudit Sasportas e Shai Kremer, mentre Keren Cytter concentra la sua ricerca sulla trasformazione del medium creativo e sul suo futuro alternativo. In mostra opere di Shay Frisch, Tamar Harpaz, Nahum Tevet, che saranno presenti all'inaugurazione e ancora Boaz Arad, Maya Attoun, Yael Bartana, Orit Ben-Shitrit, Yifat Bezalel, Ofri Cnaani, Elinor Carucci, Michal Chelbin, Keren Cytter, Dani Gal, Lea Golda Holterman, Meital Katz Minerbo, Shai Kremer, Adi Nes, Uri Nir, Leigh Orpaz, Michal Rovner, Yehudit Sasportas, Gal Weinstein, Shahar Yahalom, Guy Zagursky. Dopo il Macro di Roma sara' il Museo di arte moderna e contemporanea (Mamba) di Buenos Aires in Argentina a ospitare la mostra, da inizio luglio a fine agosto 2013, che girera' inoltre in diverse altre sedi internazionali. ''Siamo particolarmente contenti che la mostra si apra subito dopo la Giornata della Memoria - commenta Ofra Farhi, addetta culturale dell'Ambasciata d'Israele a Roma - perche' non si puo' andare avanti senza ricordare il passato. In Italia i nostri artisti non sono conosciuti come ad esempio in Francia, Germania o a New York, e del nostro paese molti parlano senza esservi mai stati. Siamo mediterranei, ma siamo anche molto diversi''. ''Israele è un paese millenario - prosegue la curatrice Micol Di Veroli - ma anche uno stato molto giovane, 60 anni quest'anno, da sempre orientato verso la ricerca. Questi artisti - aggiunge - hanno gia' esposto in grandi manifestazioni internazionali e musei come il Moma, il Guggenheim e il Louvre''. FEBBRAIO 2013 • SHEVAT 5773 Morto Edward Koch, fu sindaco di New York per tre mandati 2 È morto all’eta’ di 88 anni Edward ‘Ed’ Koch, popolare sindaco di New York tra il 1978 e il 1989 ed esponente di spicco della comunità ebraica americana. Nato nel 1924 nel Bronx da una famiglia di ebrei osservanti emigrati dalla Polonia, Koch fu avvocato, deputato alla Camera dei Rappresentanti fra il 1969 al 1977, primo cittadino della grande mela e negli anni ‘90 anche ‘giudice’ in un noto show televisivo. Schierato in origine su posizioni decisamente liberal e progressiste (fu fermo oppositore della guerra del Vietnam all’inizio della carriera politica), divenne in seguito figura bipartisan. Negli ultimi anni aveva sostenuto candidati senatori e presidenti sia repubblicani sia democratici. Dopo aver dato il suo ‘endorsement’ a George W. Bush nel 2004, appoggio’ Hillary Clinton alle primarie democratiche del 2008, per schierarsi infine con Barack Obama. Un sostegno successivamente revocato nel 2010, quando accuso l’attuale presidente di aver indebolito l’alleanza strategica fra Usa e Israele. Ma poi ‘restituito’ nel 2012, come lo stesso Koch annuncio’ in una delle ultime interviste tv affermando d’essere stato rassicurato da Obama durante un colloquio a due. 23 SHEVAT 5773 DOMENICA FEBBRAIO 03 Per la stampa israeliana “possibili nuovi raid contro traffico di armi” HAARETZ: "MOTIVI ECCEZIONALI" HANNO SPINTO AL RAID I sraele potrebbe dover effettuare dei nuovi raid in Siria se l'incursione effettuata mercoledì contro un centro di ricerca militare non fosse sufficiente a fermare il traffico di armi verso il Libano: è quanto pubblica la stampa israeliana, sottolineando anche il rischio che ciò aumenti ulteriormente la destabilizzazione della regione. "Se il segnale inviato alla Siria e Hezbollah per dir loro di cessare il traffico incontrollato di armi dell'esercito siriano non sarà ricevuto, nella prossima operazione i responsabili dovranno agire apertamente", scrive il quotidiano Yediot Aharonot alludendo al fatto che le forze armate israeliane non hanno commentato ufficialmente l'incursione, denunciata da Damasco. "Le armi chimiche sono un problema, ma anche i missili convenzionali lo sono; Hezbollah è un problema ma i gruppi jihadisti che potrebbero prendere il controllo della zona di frontiera con il Golan non sono meno pericolosi: avranno le stesse armi ma minor senso di responsabilità" rispetto alle milizie sciite libanesi, conclude l'articolo di Yediot Aharonot. Il quotidiano Haaretz da parte sua sottolinea la natura eccezionale dell'operazione, notando che "se Israele si è assunto il rischio di intervenire in Siria nonostante i chiari avvertimenti dell'Iran, è lecito supporre lo abbia fatto per dei motivi operativi urgenti, quali la necessità di impedire il trasferimento di determinate armi dalla Siria a Hezbollah". Secondo quanto reso noto da Damasco l'incursione avrebbe provocato due morti e cinque feriti tra i dipendenti del centro, il cui edificio avrebbe subito danni gravi. L'esercito siriano ha accusato Israele di "cooperare con i Paesi ostili al popolo siriano, e con gli alleati al suo interno per colpire i gangli vitali dell'esercito e cercare di indebolirne il ruolo di sostegno alla resistenza" anti-israeliana, sottolineando come negli ultimi mesi le milizie ribelli avessero più volte cercato di impadronirsi del centro. Mussolini: un italiano su due è d’accordo con Berlusconi SONDAGGIO DELL’ISTITUTO SWG: PER IL 47% DEGLI INTERVISTATI, NEL FASCISMO ANCHE LUCI E NON SOLO OMBRE Q FEBBRAIO 2013 • SHEVAT 5773 uasi un italiano su due non contesta le dichiarazioni che Silvio Berlusconi ha fatto su Benito Mussolini nel giorno della Memoria. In un sondaggio realizzato dall`Istituto Swg in esclusiva per Agorà, su Rai Tre, infatti, alla domanda `il fascismo ha avuto ombre ma anche luci: è d`accordo?`, il 47 percento degli intervistati ha risposto di sì. “E` un dato costante da oltre 15 anni”, ha commentato Roberto Weber, presidente dell`Istituto Swg. 3 In 300 hanno partecipato al memorial in ricordo di Settimia Spizzichino S uccesso per la manifestazione di oggi «Pedalando nella memoria», Memorial per ricordare Settimia Spizzichino, l’unica donna romana tornata viva dai lager nazisti e a cui è intitolato da poche settimane il nuovo ponte all’Ostiense. 300 ciclisti di tutte le età, dai 4 ai 70 anni, divisi in quattro percorsi, tutti con una pettorina gialla, hanno percorso i principali luoghi della memoria della città di Roma. Una pedalata conclusa al Portico d’Ottavia, nei luoghi del Ghetto e dell’orrore della deportazione degli ebrei del 16 ottobre 1943. Fra i momenti più emozionanti della pedalata il passaggio alle Fosse Ardeatine, con le tombe delle 335 vittime dell’eccidio nazista del 24 marzo del 1944. 24 SHEVAT 5773 L U N E D I FEBBRAIO 04 La memoria non basta: ci vuole anche una legge contro le discriminazioni e la xenofobia FEBBRAIO 2013 • SHEVAT 5773 I 4 Se ne e’ discusso oggi in un convegno al Consiglio Superiore della Magistratura n occasione della ricorrenza delle celebrazioni del Giorno della Memoria, questa mattina il Consiglio Superiore della Magistratura ha organizzato un convegno sulla giurisdizione e le discriminazioni razziali tra storia e attualità. I lavori sono stati introdotti dal primo presidente e dal procuratore generale della Corte di Cassazione Ernesto Lupo e Gianfranco Ciani e dal ministro della Giustizia Paola Severino. Nei discorsi il ricordo dell'orrore delle leggi razziste e il ruolo ricoperto da gran parte della magistratura che, pur dovendo attenersi alle leggi promulgate da Mussolini, cercò di limitare, quando possibile, gli effetti di quelle leggi e di non porle al centro della giurisdizione italiana. Chiaro è, come ha ricordato Ciani, che seppur c'è stata una magistratura che assumeva tali atteggiamenti, c'era anche una magistratura convintemente "fascista" che non ostacolò in alcun modo l'applicazione delle leggi razziste. "Dobbiamo capire quale sia il modo più efficace per tutelare la Memoria. Si deve introdurre il reato di negazionismo, come successo in altri ordinamenti? - si è chiesto il ministro Severino - Abbiamo analizzato le difficoltà tecniche anche con il presidente Renzo Gattegna, fino a elaborare un testo il cui percorso si è interrotto con questa legislatura" ma che potrebbe continuare nella prossima. Il ministro ha poi ricordato "l'episodio di Napoli (gli arresti ai militanti di CasaPound, ndr), che dimostra come la Memoria non basti. Solo un tempestivo intervento della legge può arginare questi fenomeni criminosi. Con questa legge dovrà essere applicato il fermo contrasto a ogni forma di discriminazione". Sono poi seguiti gli interventi del presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardi Pacifici, di Giuseppe Speciale, professore dell'Università di Catania, di Guido Raimondi, vice presidente della Corte europea dei diritti dell'uomo e di Marta Cartabia, giudice della Corte Costituzionale. I lavori sono stati infine conclusi dal vice presidente del Csm Michele Vietti, alla presenza dell'ambasciatore d'Israele in Italia Naor Gilon e del presidente della Corte Costituzionale Franco Gallo. "Questa è una giornata in cui - spiega il presidente della Cer, Riccardo Pacifici - ricordiamo non solo gli ebrei che vennero perseguitati e morirono nei campi di sterminio, ma anche tutte le altre minoranze considerate diverse dal nazi-fascismo. Oggi dobbiamo essere particolarmente attenti a tutte le comunità che vengono discriminate. Pochi giorni fa è stata pro- mossa dalle pagine del Corriere della Sera l'idea di istituire a Roma il lutto cittadino il 16 ottobre. La proposta ci ha riempito di orgoglio e l'amministrazione comunale vuole portare avanti l'idea del Corriere. Il Consiglio della nostra Comunità ha ragionato a fondo su questa proposta: in molti di noi hanno espresso il pericolo dell'assuefazione della Memoria, dando la sensazione che la Memoria sia ad appannaggio solo degli ebrei. Così ho chiesto al sindaco, Gianni Alemanno, di istituire la giornata del 16 ottobre come una giornata di riflessione per tutta la cittadinanza". Pacifici si è dunque chiesto se "le leggi razziste siano state l'inizio dell'aberrazione del fascismo o l'epilogo di questo? La verità è che questo Paese non ha mai fatto i propri conti col fascismo. L'errore è stato non aver messo mai sotto processo quelli che pensarono le leggi razziste e quelli che le fecero applicare, anche se va ricordato quanti cercarono di sottrarsi a quelle leggi. Abbiamo numerosi esempi, a iniziare tra le forze dell'ordine, di chi si ribellò alle leggi razziste. Credo che noi dobbiamo concentrare le nostre forze per trovare non solo le colpe dei carnefici, ma anche le colpe degli indifferenti, di quelli che sapevano e che non hanno voluto vedere. Questo è il vero esercizio di Memoria. Oggi siamo indifferenti di fronte a temi come l'immigrazione e la diversità. Il Giorno della Memoria non serve per ricordare solo le vittime ma per far sì che ciò non accada mai più. In questi tempi le nostre città sono protagoniste di fatti di cronaca dove gruppi neonazisti e neofascisti protestano, si organizzano, scendono in politica e in strada manifestando chiaramente la loro appartenenza ideologica. Anche se molto viene fatto dalle forze dell'ordine, manca a mio avviso un recinto legislativo per evitare che questi gruppi si organizzano fino a presentarsi alle elezioni. Come non consentire a gruppi come questi di utilizzare gli strumenti della democrazia per entrare a far parte delle istituzioni? Serve una norma chiara per non dare la possibilità a taluni movimenti di aggirare l'apologia del fascismo portando però avanti politiche fasciste se non naziste. Un'ultima annotazione - ha concluso Pacifici -, è un ringraziamento per il lavoro fatto sui nuovi fenomeni di xenofobia via web che ha portato a enormi risultati. Il mondo si deve però oggi chiedere se non sia il caso di applicare leggi rigide come quelle sulla pedopornografia anche sui temi del razzismo e della xenofobia". 25 SHEVAT 5773 MARTEDI FEBBRAIO 05 Riparte da Ney York la polemica sul sacrario al maresciallo Graziani, costruito ad Affile L L’ETIOPIA VUOLE PORTARE IL CASO ALLE NAZIONI UNITE: “E’ UNA VERGOGNA DEVASTANTE” a protesta contro il mausoleo dedicato al maresciallo Rodolfo Graziani, ministro della Repubblica di Salo', costruito nel paesino laziale di Affile, riparte da New York: un appello al governo italiano perche' rimuova il monumento innalzato in onore del generale che nelle guerre coloniali in Libia e Etiopia si rese colpevole di massacri e dell'uso di armi chimiche contro la popolazione civile e' stato lanciato in una tavola rotonda alla City University of New York da Girma Abebe, ex diplomatic di Addis Abeba all'Onu. Abebe, che nel 1937 vide la casa dei nonni ridotta in cenere dalle truppe italiane, ha suggerito di investire le Nazioni Unite e i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza della vicenda: ''Un monumento a un criminale di guerra e' una vergogna devastante. Tutti lo dobbiamo condannare''. Ministro della guerra della Repubblica di Salo', Graziani e' morto nel 1955 dopo esser stato condannato per collaborazionismo a 19 anni di prigione, di cui solo quattro mesi scontati. Su richiesta dell'Etiopia, il generale fu inserito dall'Onu nella lista dei criminali di guerra per l'uso di gas tossici e bombardamenti degli ospedali della Croce Rossa ma non venne mai processato. ''La Gran Bretagna non voleva processi per crimini coloniali'', ha commentato Lidia Santarelli, storica della Brown University, durante la tavola rotonda al John Calandra Institute della Cuny. La Santarelli ha invece definito Graziani ''una figura iconica del fascismo'' per i metodi innovativi della guerra totale: ''In Etiopia il generale teorizzo' l'uso dei gas e la necessita' di abolire le differenze tra bersagli militari e civili. Prima sterminare il nemico e poi occupare. Una logica simile a quella adottata dalla Germania nazista in Polonia all'inizio della Seconda Guerra Mondiale''. Il dibattito a New York sul sacrario a Graziani di Affile rilanciano a livello internazionale quelle sulla revisione del passato fascista in Italia: il 19 febbraio in una trentina di citta' del mondo da Johannesburg a Gerusalemme - e a Manhattan davanti alla sede della missione italiana all'ONU - si terranno manifestazioni di protesta organizzate dalla Global Alliance for Ethiopia. Israele consultazioni per la formazione del governo: prime difficoltà LA RIFORMA DELLA LEVA MILITARE PRIMO SCOGLIO PER NETANYAHU CHE HA 28 GIORNI DI TEMPO PER DEFINIRE LA COALIZIONE FEBBRAIO 2013 • SHEVAT 5773 È 5 la riforma del servizio di leva in Israele (finora aggirato dagli ebrei ortodossi) il primo tema sul quale - secondo i media - rischiano d'incagliarsi le consultazioni tra i partiti all'indomani dell'incarico di formare un nuovo governo affidato dal presidente Shimon Peres al premier uscente Benyamin Netanyahu (Likud-Beitenu, destra). Yair Lapid, leader centrista-laico di Yesh Atid, emerso come ago della bilancia dalle recenti elezioni, considera la riforma imprescindibile. Mentre a opporsi strenuamente restano i religiosi dello 'Shas' (formazione di peso dello schieramento di destra). Nell'incontro preliminare di domenica – secondo quanto riportano dai media - Lapid ha detto che se non si risolve il problema egli non ha certo paura di ''restare all'opposizione''. E ha aggiunto - scrive la stampa - d'essere sicuro di poter rimpiazzare Netanyahu come premier ''in 18 mesi''. Affermazioni giudicate dal Likud-Beitenu ''arroganti''. Nel proseguire il giro di incontri, una delegazione del partito di Netanyahu ha intanto visto Kadima, altro partito centrista (ma ormai ridotto ai minimi termini) il cui leader, Shaul Mofaz, ha ribadito a sua volta che tra i punti per entrare nella coalizione c'e' anche per lui la riforma della leva. Si preannuncia dunque - secondo gli osservatori - una trattativa tra le più ''difficili degli ultimi anni''. Il premier in pectore ha a disposizione in prima battuta 28 giorni per formare la nuova coalizione di governo, ma in caso di necessità può ottenere una proroga dal capo dello Stato. Addio al partigiano Remo Comanducci FU DEPORTATO A MATHAUSEN S i è spento ieri all'età di 90 anni Remo Comanducci, ex valoroso partigiano che partecipò agli scontri di Porta San Paolo nel 1943 e fu deportato nel campo di concentramento di Mathausen. “Con la scomparsa del partigiano Remo Comanducci - scrive in una nota la Comunità Ebraica di Roma - viene a mancare uno dei partecipanti alla Resistenza di Porta San Paolo del 1944 e un sopravissuto del campo di Mauthausen. La Comunità Ebraica di Roma dice addio a colui che, nonostante le difficoltà e la deportazione come prigioniero politico, ha sempre sostenuto eroicamente le proprie idee, nella lotta contro i nazisti e nella vita. È doveroso ricordare un uomo che con grande dignità ha combattuto per la libertà, facendosi portatore della luce in uno dei momenti più bui della storia italiana. La sua perdita è ancora più significativa in questi momenti visto lo spirare forte di venti revisionisti e negazionisti, ma proprio il suo impegno sarà di esempio per le dure battaglie per la verità che ci attendono nel prossimo futuro. Ai famigliari del partigiano Remo – conclude la nota - vanno dunque le più sentite condoglianze e la rassicurazione che la sua memoria rimarrà indelebile”. 26 SHEVAT 5773 MERCOLEDI FEBBRAIO 06 LA BULGARIA ACCUSA: DIETRO L’ATTENTATO DI BURGAS C’E’ HEZBOLLAH Israele e Usa: 'Ora l’Unione europea li metta nella Lista nera' FEBBRAIO 2013 • SHEVAT 5773 L 6 a Bulgaria punta apertamente il dito contro Hezbollah per il sanguinoso attentato kamikaze di Burgas, che il 18 luglio scorso costo' la vita a cinque turisti israeliani appena sbarcati nell'aeroporto della località bulgara sul Mar Nero per una vacanza, oltre all'autista locale del bus. Si trattò del piu' sanguinoso attentato contro israeliani all'estero dal 2004, e immediatamente dopo poche ore Israele accusò l'Iran e i suoi alleati di Hezbollah di essere mandanti dell’attentato. La svolta investigativa, preannunciata da giorni, e' stata confermata a Sofia dal ministro dell'Interno bulgaro, Tsvetan Tsvetanov, al termine di una riunione ad hoc del Consiglio di sicurezza nazionale. ''Nel corso dell'istruttoria sono state identificate tre persone coinvolte nell'attentato terroristico, per due delle quali si può formulare l'ipotesi che appartengano alle milizie armate di Hezbollah'', ha detto Tsvetanov. ''I due hanno passaporti rispettivamente dell'Australia e del Canada e risiedevano in Libano dal 2006 e dal 2010'', ha aggiunto senza fornire altri dettagli. Non si e' fatta attendere la reazione del premier israeliano Benyamin Netanyahu, che si e' subito rivolto all'Ue, invitandola a rivedere la sua posizione e a considerare ''la vera natura di Hezbollah''. L'auspicio di Israele - che accusa il movimento sciita libanese di promuovere con il patrocinio dell'Iran ''una campagna di terrore globale'' - e' che anche Bruxelles, come gia' Washington, confini le milizie dello sceicco Hassan Nasrallah nella black-list del terrorismo internazionale. Gli Usa, a loro volta, hanno commentato le conclusioni degli inquirenti bulgari elogiando Sofia ed esortando l'Europa ad agire in maniera piu' energica contro la minaccia degli Hezbollah. Pur con qualche cautela, Catherine Ashton, ha fatto sapere che l'Ue ''discutera' una risposta appropriata'' sulla base dei risultati dell'indagine bulgara. Mentre il premier libanese Najib Miqati, citato dalla Tv al Arabiya, si e' limitato a dire che il governo di Beirut e' pronto a collaborare per far luce pienamente sui fatti. Molto prudente, di fronte ai giornalisti, si e' mostrato il presidente bulgaro Rosen Plevneliev, il quale ha osservato che ''ci sono progressi sostanziali nell'istruttoria sull'attentato di luglio, ma soltanto gli organi inquirenti sono in grado di valutarne'' la portata. ''L'inchiesta e' ancora in corso e con le dichiarazioni che coinvolgono Hezbollah nell'attentato di Burgas, il governo conservatore mette a repentaglio la sicurezza nazionale della Bulgaria'', ha polemizzato dal canto suo il leader dell'opposizione di sinistra Serghei Stanishev. Nel settembre scorso il premier bulgaro, Boyko Borissov, era stato in visita in Israele per discutere del dossier Burgas con Netanyahu, e quindi, a dicembre, si era recato a Washington per informare il presidente Barack Obama sull'andamento delle indagini. Il 17 gennaio scorso, infine, il ministro degli Esteri bulgaro, Nikolay Mladenov, aveva fatto una visita a sorpresa nello Stato ebraico. PROCESSO A MILITIA: LA COMUNITÀ EBRAICA ROMA SI COSTITUISCE PARTE CIVILE L a comunita' ebraica di Roma si e' costituita parte civile nel procedimento, davanti al gup, nei confronti dei militanti dell'organizzazione di estrema destra Militia. Nel corso dell'udienza preliminare, rinviata al 17 aprile prossimo, due dei dieci imputati hanno chiesto di patteggiare la pena. Le accuse contestate dal pm Luca Tescaroli sono quelle di associazione per delinquere, violazione della legge Mancino, diffusione di idee fondate sull'odio razziale e etnico, apologia del fascismo, deturpamento di cosa altrui, procurato allarme, minacce alle istituzioni e ai loro rappresentanti. Nei confronti di molti degli imputati era stata emessa nel dicembre 2011 una ordinanza di custodia cautelare. Nel mirino di Militia erano finiti, tra gli altri, il presidente della comunita' ebraica, Riccardo Pacifici, il sindaco Alemanno e i presidenti di Camera e Senato. Il raid ultrà contro tifosi inglesi al pub di Roma: per la digos non ci fu nessun movente di antisemitismo S ono tre, tra cui due ultras della Lazio, le persone arrestate oggi dalla Polizia accusate di essere coinvolte nel raid ai tifosi inglesi lo scorso 22 novembre in un pub a Roma. Gli arrestati, che hanno tra i 25 e i 30 anni e non hanno alcun precedente, sono accusati dei reati di lesioni e danneggiamento pluriaggravato. L'assalto ai tifosi inglesi del Tottenham al pub Drunken Ship di Campo de' Fiori, avvenne alla vigilia della gara di Europa League Lazio-Tottenham, e per gli inquirenti non ebbe nessun movente antisemita. "Non abbiamo avuto nessun riscontro su UN movente antisemita dell'aggressione", ha infatti sottolineato il capo della Digos di Roma Lamberto Giannini, durante una conferenza stampa in Questura. "Non abbiamo recepito - ha spiegato il dirigente - nessuna testimonianza o dichiarazione formale che abbia riferito di grida o urla o offese antisemite pronunciate dagli aggressori". "E' un punto – ha sottolineato il capo della Digos - a cui abbiamo dato molta attenzione sia per capirne il contesto sociale, sia perché era necessario per la configurazione del reato, ma non abbiamo avuto nessun riscontro che possa far pensare a un movente antisemita". Il dirigente ha spiegato che l'unica voce in proposito, è stata una persona la quale ha riferito di aver sentito simili offese, da un'altra, che a sua volta lo avrebbe sentito da altri ancora. In passato, ha ricordato il dirigente, ci sono stati episodi, simili all'aggressione del pub a Campo de' fiori dove elementi estremisti legati agli ultrà, Roma e Lazio, si sono uniti a danno di tifoserie avverse: "In certi ambienti estremisti - ha spiegato Giannini - che vanno oltre a quelli che si possono definire degli ultrà, c'è quasi una gara a chi tiene i comportamenti più violenti nei confronti delle tifoserie avversarie". Quindi, ha concluso il capo della Digos romana, quello del Drunken Ship è stato un "assalto motivato dalla presenza della tifoseria inglese avversa". Gli aggressori – una cinquantina di persone - fecero irruzione nel locale, devastato la struttura, le suppellettili e accanendosi contro i tifosi avversari. Dieci inglesi tra i 20 e i 60 anni rimasero feriti, uno fu accoltellato al torace in maniera grave e fu ricoverato per molti giorni in prognosi riservata per lesioni all'aorta. 27 SHEVAT 5773 G I O V E D I FEBBRAIO 07 ANTISEMITISMO: SU YOUTUBE VIDEO SHOCK DI STORMFRONT Lo denuncia il deputato Alessandro Ruben che chiede al ministro Cancellieri di intervenire: ‘bisogna oscurare filmato criminale contro politici, giornalisti e mondo finanziario italiano’ “A ltro che oscuramento: Stormfront.org, sito xenofobo e razzista che propaganda idee antisioniste e antidemocratiche, e’ piu’ vivo che mai’’. E’ quanto sottolinea Alessandro Ruben, parlamentare uscente di Fli e candidato al Senato nella lista Con Monti per l’Italia, denunciando che ‘’nonostante l’operazione di polizia del novembre scorso, su Youtube circola un video di Stormfront dal titolo ‘Il nemico occulto’ confezionato appositamente per l’Italia e costruito ad arte per condizionare soprattutto i giovani, principali fruitori di Youtube, sulla teoria criminale per cui c’e’ una presunta lobby ebraica che Influenza la politica, la stampa, la finanza, l’economia e quindi la vita democratica del nostro Paese’’. Il video è visibile su: http://www. youtube.com/watch?v=llZAqR-mob4 ‘’Oltre a me e altri esponenti della comunita’ ebraica - spiega Ruben - nel video di Stormfront vengono citate anche persone che non sono ebree solo allo scopo di dimostrare la propria tesi. Nel mirino ci sono, tra gli altri, De Benedetti, Mieli, John Elkann, Rita Levi Montalcini, Mimum, Gad Lerner, Nirenstein e Saviano. Tutto cio’ - sottolinea Ruben - e’ assolutamente intollerabile: chiedo agli amministratori di Youtube di rimuovere immediatamente il video criminale dalla piattaforma e invito il Ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri e il Capo della Polizia Antonio Manganelli, sempre vigili contro il pericolo di rigurgiti antisemiti, di attivare subito la polizia postale per individuarne gli autori’’. ‘’E’ altrettanto necessario – continua - che tutte le forze politiche mettano di piu’ al centro della propria campagna elettorale il tema della lotta alla xenofobia e alle discriminazioni verso le minoranze, perche’ e’ proprio nei momenti di grande crisi economica e sociale che queste ideologie criminali gettano i semi per poter rifiorire. Ora piu’ che mai - conclude Ruben e’ necessario contrastare in ogni modo tali fenomeni, anche attraverso la sensibilizzazione verso i cittadini da parte delle forze politiche’’. ROMA PROTAGONISTA ALLA FIERA DEL TURISMO DI TEL AVIV Pronti nuovi percorsi come architettura contemporanea o ghetto L’ FEBBRAIO 2013 • SHEVAT 5773 architettura contemporanea, i percorsi enogastronomici alla riscoperta dei sapori della tradizione, il mare e l’archeologia di Ostia, le ville storiche, i quartieri del Ghetto con visite alle testimonianze dell’arte e della religione ebraica. Sono questi alcuni tra i nuovi percorsi turistici messi in mostra da Roma a Tel Aviv, dove in questi giorni si sta svolgendo l’Imtm, (International Mediterranean tourism market), una delle principali fiere in- 7 ternazionali sul turismo. Roma Capitale, rappresentata dal delegato Antonio Gazzellone, si e’ presentata in Israele proprio puntando su un’offerta turistica diversa dai grandi classici, ovvero dai tour nei musei e nelle aree archeologiche. Il cuore della strategia di sviluppo del turismo a Roma ruota proprio sulla possibilita’ di creare una offerta di nuovi turismi per rispondere alle tante e diversificate richieste che vengono dai nuovi viaggiatori. Diverse le novita’ emerse a Tel Aviv. Si va dal nuovo “Centro visite guidate” ai Fori Imperiali alla prossima nascita, in accordo con Regione Lazio e Governo, del distretto turistico del Secondo polo che comprende, oltre la porzione di territorio romano che dall’Eur arriva fino al mare, anche l’intero territorio di Fiumicino, Pomezia e Valmontone, con l’obiettivo di valorizzare l’offerta piu’ complessiva di questi territori grazie alla forza attrattiva della Capitale. Il turismo romano continua a crescere positivamente, e la Capitale ha chiuso il 2012 con un saldo positivo del +5,11% rispetto al 2011. L’Organizzazione mondiale del turismo ha calcolato che nel 2012 il numero dei turisti a livello globale e’ arrivato ad un miliardo e che di questi oltre 100 milioni sono quelli che scelgono l’Italia. 28 SHEVAT 5773 VENERDI FEBBRAIO 08 IL COMMENTO DELLA SETTIMANA La parashà di Mishpatìm: l'importanza della Torà orale R av Joseph B. Soloveitchik (1903-1993) in una sua derashà (sermone) sulla parashà di questa settimana, la definiva "la parashà della Torà orale". E veramente ci sono poche parashòt in tutta la Torà nella quale venga messa in evidenza l'importanza dell'insegnamento tramandato a voce da Moshè (Mosè) a Yehoshua' (Giosuè), e da lì, di generazione in generazione fino ai nostri giorni. FEBBRAIO 2013 • SHEVAT 5773 Nei versetti 22-25 del ventunesimo capitolo di Shemòt (Esodo) è scritto: "Se due uomini vengono a lite e percuotono una donna incinta così da farla abortire, senza altra fatalità, colui che ha percosso sarà multato in base a quanto il marito della donna gli imporrà; egli pagherà l'indennizzo come determineranno i giudici; ma se vi sarà una fatalità, darai vita per vita, occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, scottatura per scottatura, ferita per ferita, contusione per contusione". Un testo simile appare nella parashà di Emor (Vayqrà - Levitico, 24:17-20): "Chi percuote a morte un uomo dovrà essere messo a morte. Chi percuote a morte un capo di bestiame lo pagherà: vita per vita. Se uno causerà una lesione al suo prossimo, si farà a lui come egli ha fatto all'altro: frattura per frattura, occhio per occhio, dente per dente... “. 8 Riguardo all'ultimo passo, il commento alla Torà in inglese (Stone Edition) afferma che “occhio per occhio” è probabilmente la frase meno capita della Torà: Le persone poco colte dicono che in origine il significato era letterale e solo più tardi fu interpretato dai Maestri nel senso che si parla di compenso monetario. Questa opinione è errata. La Torà non impose mai altro che compenso monetario e questo lo abbiamo imparato per tradizione tramandata da Moshè. La cosa è anche dimostrata logicamente nel trattato Bavà Qamà (83b-84a) del Talmùd babilonese. Infatti non ci fu mai nessun tribunale ebraico che impose l'accecamento di chi aveva accecato una persona. Le sole pene fisiche previste dalla Torà sono la pena capitale e le frustate. R. Ovadyà Sforno da Cesena (1470-1550) nel suo commento alla Torà scrive che a rigore di legge la punizione appropriata sarebbe stata quella di usare "misura per misura"; tuttavia abbiamo imparato dal- la tradizione che il colpevole deve dare un compenso monetario perché (se volessimo applicare misura per misura) le nostre stime sarebbero errate e potremmo punire il colpevole in modo eccessivo. R. Mordekhai Hacohen di Aleppo (XVI-XVII secolo) nel suo commento Siftè Cohen alla Torà, citando le parole di R. Bachaye (Spagna, XIII-XIV secolo), scrive che è impossibile eseguire l'insegnamento di questo versetto senza la tradizione perché è impossibile punire un colpevole con la stessa lesione che ha causato ad un altro. E se ha fatto di più o di meno, non è stato messo in pratica l'insegnamento "Così come ha fatto verrà fatto a lui". E se domandassimo: come si fa a mettere in pratica questo insegnamento con una compensazione monetaria, la risposta è che "così come ha fatto" significa che così come il colpevole ha fatto del male, i giudici faranno del male a lui. Questo è dimostrato dal linguaggio usato da Shimshòn (Sansone) nel libro di Shoftìm (Giudici,15:11) che rispose "Cosi come hanno fatto a me ho fatto a loro". Sansone non aveva fatto quello che i Filistei avevano fatto a lui: i Filistei gli avevano portato via la moglie e Sansone aveva bruciato il loro raccolto attaccando delle fiaccole alle code di trecento volpi e facendole correre nei campi dei Filistei. In Italia il più noto insegnante della centralità della Torà orale fu rav Elia Benamozegh di Livorno (18231900) e in tutti i suoi scritti non vi fu probabilmente argomento che trattò più di frequente. Sulla parashà di Mishpatìm scrisse che “Secondo il senso superficiale del testo si deve strappare occhio per occhio, dente per dente, che è quanto dire il taglione in tutta la sua cruda e brutta nudità ... legge assurda giacché non raggiunge l’intento, o lo travalica, gli occhi non essendo, in ciascheduno del pregio medesimo.... Secondo la Torà orale la pena è pecuniaria e proporzionale al danno causato”. Rav Benamozegh insegnò anche che la Torà orale era stata riservata al popolo d’Israele. Anche altri hanno la Torà scritta, che rav Benamozegh chiamò “Il Padre, il libro”, “Noi abbiamo ad un tempo un Padre - il libro, e una Madre - la Tradizione”. Uno dei commenti alla Torà di rav Benamozegh, fu appunto intitolato “Em la-Miqrà” (la madre della Scrittura) dedicato a confutare i nemici interni ed esterni della Torà orale. Donato Grosser
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